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Il significato di questo termine è semplice da spiegare: “a programma” è tutta

quella musica scritta per orchestra che ha come scopo quello di narrare una
storia al di fuori della musica, quindi che parla di qualcosa, allo stesso modo
in cui un’opera di letteratura racconta qualche cosa al di là delle parole.
Questo stile musicale si poneva l’obiettivo di narrare un evento attraverso i
suoni. Non che prima di queste musiche i compositori non avessero tentato di
imitare musicalmente rumori o eventi naturali. Celebri, ad esempio, sono le
Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi. In ciascuno dei quattro concerti per
violino, il compositore riporta in partitura delle poesiole da lui stesso
composte che descrivono le stagioni dell’anno.

La nascita della musica a programma coincide con il 1830, anno in cui venne eseguita
per la prima volta a Parigi la Sinfonia Fantastica di Louis-Hector Berlioz. Come si fa a
narrare un determinato sentimento o elemento in musica? Lo strumento che Berlioz
utilizza è tanto semplice quanto efficace. Egli usa quella che lui stesso definì idée fixe,
l’idea fissa, appunto. Si tratta di un tema musicale ricorrente che ha uno specifico
riferimento ad un personaggio, un evento, un oggetto, un sentimento o un’idea. Un
motivo conduttore che torna spessissimo per tutta la composizione.
La musica a programma narra, dunque, una storia attraverso dei personaggi, più o
meno reali, esattamente come in un film. Non è un caso che molta musica scritta per
il cinema abbia adottato questo modello. Basti pensare alle musiche scritte per
Superman, Indiana Jones o Guerre Stellari. Ogni volta che Darth Fener o le forze
oscure sono presenti nella scena, il celebre tema di John Williams, affidato agli
ottoni, sottolinea la presenza dei personaggi come una marcia imperiale.

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