DEL LAVORO
CAPITOLO I
1. IL LAVORO SUBORDINATO.
La norma dell’art. 2104 cod. civ., ribadisce che il lavoratore subordinato deve
lavoratore autonomo come colui che opera “senza vincolo di subordinazione nei
confronti del committente” (art. 2222 cod. civ.)e, quindi, organizza liberamente
la
propria attività.
dell’attività, nel senso che la prestazione lavorativa deve essere svolta nel modo
esclusiva di accesso a tutele fondamentali sia nei confronti del datore di lavoro,
sia sul
piano previdenziale.
centrali di ciascun tipo, bensì nelle situazioni incerte al confine tra lavoro
subordinato
e lavoro autonomo.
E’ proprio qui, infatti, che il criterio distintivo deve mostrare la sua idoneità allo
scopo.
del sillogismo giuridico e, cioè, del ’identità del a fattispecie concreta in quella
astratta.
concorrere in via indiziaria al convincimento del giudice, che deve, però, sempre
prestazione.
operarum, pone da un lato l’obbligazione di risultato con rischio sul debitore per
il
Non deve creare confusione, infine, il criterio del a alienità dei mezzi di
produzione e
del risultato produttivo, che serve a distinguere il lavoro subordinato non dal
lavoro
2. IL LAVORO AUTONOMO.
Si è già detto della essenziale caratteristica del lavoro autonomo, che appunto si
Il lavoro autonomo trova la sua disciplina essenziale nel codice civile, che, nel
dettare
2229), che possono essere integrate dal a disciplina generale del lavoro
autonomo
solo in quanto compatibile con le stesse e con l’intel ettualità dell’opera, salve
delicate attività.
che abbia accettato l’incarico, consentito solo per giusta causa e in modo da
evitare
pregiudizio al cliente; sulla facoltà di recesso del cliente invece esercitatile in
qualsiasi
particolare protezione nei confronti del committente, che, anzi, gode di una serie
di
garanzie.
una legislazione apposita che prevede l’iscrizione al ’INPS dei coltivatori diretti,
Proprio nel a zona di confine tra lavoro subordinato e lavoro autonomo si colloca
la
La prima è quel a del ’art. 2 della legge n. 741 del 1959 per la fissazione di
minimi di
trattamento conformi al e clausole dei contratti e accordi col ettivi, che riguarda
non
La seconda è la disposizione dell’art. 409 cod. proc. civ., che estende il processo
del
col aborazione aventi per oggetto la prestazione di attività svolte senza vincolo
di
durata, poiché quel che conta è la permanenza nel tempo della collaborazione.
subordinato.
dell’art. 409 cod. proc. civ., in considerazione del a continuatività insita nella
stabilità
lavoro subordinato.
ancora modesta: applicazione del processo del lavoro, con l’aggiunta del criterio
di
sciopero.
Ogni tutela legale del lavoro subordinato diversa da quelle fin qui ricordate resta
inapplicabile ai lavoratori autonomi parasubordinati nel pieno rispetto della
di ciascun associato.
manca l’alienità dei mezzi di produzione e/o del risultato produttivo proprio in
mutualistico, che nel caso delle cooperative di lavoro consiste, appunto, nel
fornire
contrasto, tipico del lavoro subordinato, per la ripartizione del reddito tra i
diversi fattori
contratto di scambio.
confronti della cooperativa nella fase di esecuzione della prestazione non basta,
come
l’alienità dell’organizzazione e del risultato produttivo, tant’è che gli introiti dei
singoli
Ora, però, la legge n. 142 del 2001 stabilisce che il socio di cooperativa non può
cooperativo, in cui il rischio d’impresa grava sugli stessi lavoratori, ai quali non
può
dall’art. 39 Cost.
con il solo ipocrita limite del a compatibilità con la posizione del socio
lavoratore, per
dipendente.
E perfino la nuova legge n. 142 del 2001 è costretta ad escludere il regime del
Per i rapporti tra la cooperativa di lavoro ed i propri soci non valevano neppure
le
tutele legali della libertà ed attività sindacale nei luoghi di lavoro, non essendo
qui
di sciopero con pretesa non nei confronti della cooperativa, ma di altri soggetti,
pubblici o privati.
scambio corrispettivo.
familiare.
5. IL LAVORO IN SOCIETA’.
Nei rapporti associativi rientra anche quel o del socio d’opera, che conferisce,
invece
subordinato.
costitutivo può stabilire l’obbligo dei soci di eseguire prestazioni accessorie con
compenso non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi per rapporti
aventi ad
oggetto le stesse prestazioni.
Neppure queste prestazioni, trovando titolo nel contratto sociale, possono dar
luogo
6. L’ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE.
agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un
determinato
apporto” (art. 2549 cod. civ.), che può consistere anche in una attività lavorativa.
L’associato partecipa, salvo patto contrario, anche al e perdite nei limiti del
valore del
suo apporto.
Resta, invece, esclusa ogni altra garanzia del lavoro subordinato, tra cui il
principio di
associato.
7. L’IMPRESA FAMILIARE.
Il lavoro svolto nell’ambito della famiglia dai componenti di questa si presume
gratuito,
salvo che sia prestato in modo continuativo nel ’impresa di un familiare, poiché
al ora,
associativo espressamente disciplinato dall’art. 230 bis cod. civ. (introdotto dalla
legge
L’impresa familiare rimane individuale nei rapporti con i terzi, sicchè il rapporto
concludenti.
e gli affini entro il secondo grado, mentre si ritiene esclusa la convivente more
uxorio.
dei beni acquistati con tali utili e degli incrementi del ’azienda, in proporzione
alla
familiari partecipanti a maggioranza con voto “per testa” e non in base al valore
del e
quote.
8. IL LAVORO GRATUITO.
L’ambito più diffuso del lavoro gratuito è la famiglia, ove si presume la gratuità
a causa
del rapporto affettivo tra i suoi componenti, salvo una prova rigorosissima del a
causa dalla convivente more uxorio, purchè tale convivenza dia luogo ad una
effettiva
L’altro ambito tipico del lavoro gratuito è quello delle comunità religiose, al cui
interno i
Sono previsti soltanto un rimborso spese, nonché una assicurazione contro gli
Un altro caso di lavoro gratuito tipico è quello dei “soci volontari” delle
cooperative
attività.
servizi di utilità collettiva”, nei settori della cura della persona, dell’ambiente,
del
Ai soggetti utilizzati spetta un assegno erogato dall’INPS con risorse a carico del
mobilità”.
Non si tratta, infatti, di una prestazione compensata con una retribuzione a carico
del
I piani sono attuati attraverso progetti di lavori socialmente utili oppure progetti
che
col egi professionali sulla base di apposite convenzioni con le agenzie per
l’impiego.
Anche qui è previsto espressamente che l’utilizzazione dei giovani, pur dando
luogo
Ciò in quanto la causa del lavoro non è lo scambio corrispettivo con una
retribuzione,
Tuttavia, per le sole ore di attività, la metà del costo della relativa indennità è a
carico
del oggetto utilizzatore, che deve anche provvedere alla assicurazione contro gli
Questi tirocini, detti anche stages, non sono riservati solo ai giovani, poiché
l’unico
inoccupazione o disoccupazione.
I tirocini sono promossi da agenzie per l’impiego, università, provveditorati agli
studi,
con datori di lavoro privati o pubblici, che possono ospitare un numero massimo
di
I soggetti promotori sono tenuti ad assicurare i tirocinanti contro gli infortuni sul
lavoro
professionale.
Ovviamente non si può escludere che, nella fase di concreta attuazione del
rapporto,
rappresentative.
CAPITOLO II
IL CONTRATTO DI LAVORO
qualsiasi età dalla Direzione provinciale del lavoro, previo assenso scritto dei
genitori.
Il contratto con un lavoratore di età inferiore a quel a minima legale è nullo per il
iceità
lavoro.
Per il minore di anni diciotto il contratto deve essere stipulato dal rappresentante
legale (genitore, tutore), mentre per ogni vicenda successiva il lavoratore può
agire in
proprio, richiedendosi una particolare cautela solo ai fini della instaurazione del
vincolo.
ma tale invalidità, che non tocca la liceità del ’oggetto o della causa, non
produce
Per il datore di lavoro non si pongono, ovviamente, limiti alla capacità giuridica
o di
La causa del contratto di lavoro consiste nel o scambio tra lavoro e retribuzione,
prestazioni corrispettive.
una responsabilità risarcitoria c.d. precontrattuale, come nel caso in cui il datore
di
stato avanzato della trattativa sul buon esito della quale il lavoratore aveva
ragionevolmente confidato.
Tuttavia la forma del contratto di lavoro rimane libera, proprio perché tale
dall’assunzione.
La forma scritta è prevista dalla legge solo per alcuni contratti, clausole o atti, di
solito
Innanzitutto lo scritto è imposto per gli scostamenti dal model o privilegiato del
lavoro
E’ così richiesta la forma scritta per l’apposizione del termine, per il contratto di
La nullità per difetto di forma scritta di singoli patti di prova (prova, termine,
non
indeterminato.
essere assistita, com’è previsto per le dimissioni del a lavoratrice nel periodo di
divieto
o sindacale.
17.LA PROVA.
divenga definitivo.
La prova costituisce, dunque, un elemento accidentale del contratto, che ben può
La prova deve essere concordata per iscritto anche se il contratto col ettivo
prevede
caso la legge prevede che dopo sei mesi si applichi il regime di necessaria
giustificazione del licenziamento, sicchè una prova più lunga non avrebbe utilità
per il
datore di lavoro.
Il periodo di prova si intende, proprio per la sua funzione, di lavoro effettivo, con
periodo massimo di sei mesi, questa fase sperimentale del rapporto, in cui lo
convenienza.
Se nessuna del e parti recede, dopo la scadenza del periodo di prova il rapporto
(simulazione relativa).
La regola è che il contratto simulato non produce effetti tra le parti, mentre è
efficace
competente).
subordinato (ad es. se il lavoratore è già pensionato, per evitare il versamento del
a
lavoro subordinato un rapporto effettivo di altro tipo (ad es. per creare a favore
di un
voluto è con altro datore di lavoro, realizzandosi così una interposizione fittizia,
da non
La simulazione non deve essere confusa, pur essendone a volte strumento, con la
frode alla legge, che ricorre quando “il contratto costituisce il mezzo per eludere
Si può verificare, invece, un errore sull’identità o sulle qualità della persona del
Queste qualità sono lecitamente indagabili dal datore di lavoro ai fini del
’assunzione
Se il datore di lavoro, pur dopo essersi reso conto del a carenza del requisito
Un certo spazio sembra avere l’errore di diritto, che consente l’annul amento del
contratto di lavoro quando ne sia stato la ragione unica o principale e sempre che
sia
stati tali che, senza di essi, l’altra parte non avrebbe stipulato (c.d. dolo
determinante).
fatti concludenti.
dell’imprenditore.
civ.
Questa salvezza di effetti vale solo per il periodo in cui la prestazione sia stata
resa e
accettata dal datore di lavoro, mentre non fonda alcun diritto del lavoratore a
Se la nullità del contratto deriva dalla il iceità del ’oggetto o della causa, il
lavoratore
non è ritenuto meritevole del a tutela in esame e può richiedere solo l’eventuale
stato prestato con violazione di norme poste a tutela del prestatore di lavoro”,
come
COLLOCAMENTO.
Dopo la Costituzione la disciplina del col ocamento è stata fissata con legge n.
264 del
1949, impostata sui seguenti principi fondamentali: monopolio pubblico con
divieto
penale del a mediazione privata; gestione da parte del o Stato (Ministero del
lavoro);
dell’avvenuta assunzione.
Il principio della richiesta numerica era considerato, però, troppo oneroso per le
prova, sicchè tale principio subiva un primo colpo con il riconoscimento della
facoltà
del datore di lavoro di effettuare una richiesta nominativa per la metà dei
lavoratori da
assumere numericamente.
limitata soddisfazione nell’obbligo dei datori di lavoro con oltre dieci dipendenti
di
riservare una quota percentuale (12% elevabile fino al 20% nelle aree ad alta
più di due anni nel a prima classe delle liste come disoccupati o inoccupati;
iscritti
ragioni aziendali).
lavoratori con riferimento a nuove assunzioni effettuate dal ’azienda in cui erano
in
precedenza occupati, con sacrificio del a libertà di scelta del datore di lavoro.
qualifiche e i profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola del
’obbligo.
Infine sono stati travolti gli ultimi capisaldi della vecchia disciplina del
collocamento.
soddisfare, per tutti i tipi di attività, la domanda esistente sul mercato del lavoro.
agenzie autorizzate dal Ministero del lavoro, con vincolo di gratuità nei confronti
dei
appartenenti a categorie protette, quali gli invalidi, gli orfani o i coniugi dei
caduti o dei
La differenza rispetto alla quota di riserva a favore delle fasce deboli prevista nel
col ocamento ordinario è che quest’ultima si riferisce solo alle nuove assunzioni
e
lavoratori già assunti in base alla previdente disciplina, che hanno diritto a
rimanere in
licenziamento collettivo.
Tuttavia il datore di lavoro ha diritto di indicare nella sua richiesta una precisa
qualifica
ed, in mancanza di iscritti in possesso del a stessa, può concordare con l‘ufficio
Sicchè, ove mancassero anche iscritti con qualifiche simili, l’avviamento non
potrebbe
richiesta.
siano adibiti a mansioni compatibili con il loro stato fisico e la valutazione del a
prova
lavoro, la incompatibilità delle mansioni affidate con lo stato fisico del disabile,
questi
ha diritto ad una sospensione non retribuita del rapporto fino a che persista tale
consentito solo se, all’esito dello stesso, non risulti scoperta la quota riservata.
CAPITOLO III
IL RAPPORTO DI LAVORO
DILIGENZA.
disciplina del lavoro impartite dal ’imprenditore” (art. 2104 cod. civ.).
Il lavoratore deve rispettare non solo gli ordini del datore di lavoro, ma anche
quelli
Il lavoratore deve rifiutare l’obbedienza agli ordini illeciti e può rifiutarla, in via
di
autotutela conservativa, agli ordini lesivi dei suoi diritti, come, ad esempio,
La prestazione lavorativa deve essere svolta con “la diligenza richiesta dalla
natura
professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura del ’attività
24.L’OBBLIGO DI FEDELTA’.
abuso dei segreti aziendali) operanti anche nei periodi di sospensione del a
prestazione lavorativa.
riguarda anche la concorrenza altrimenti lecita, sicchè non deve essere confuso
con il
L’obbligo in esame opera solo per la durata del rapporto, la cui estinzione
riattribuisce
limitando la propria libertà anche per il periodo successivo alla fine del rapporto.
con disposizione apposita, condizioni più rigorose a pena di nul ità del patto:
forma
l’azienda.
Il divieto in esame, per la sua stessa funzione, opera anche nel periodo
successivo
del proprio ufficio o professione, mentre la disposizione del ’art. 2105 non pone
tale
datore di lavoro.
a tenere una determinata condotta nel a propria vita privata al fine di conservare
affidategli.
CATEGORIE.
Nel contratto di lavoro non può essere dedotta un’attività imprecisata, poiché in
tal
Occorre, pertanto, che le parti pattuiscano il tipo di lavoro, cioè i compiti che il
prestatore deve svolgere, definiti dalla legge come le “mansioni per le quali è
stato
assunto”.
Questo accordo, in virtù della libertà di forma del contratto di lavoro, può essere
L’insieme delle mansioni pattuito viene indicato con il termine “qualifica”, che
quadri e dirigenti.
solo in mancanza dei quali si applicano, per la distinzione tre impiegati e operai,
i
attribuiti al lavoratore”.
Il valore delle diverse qualifiche nel mercato del lavoro è fissato dai contratti
collettivi,
(ad es. minor durata della prova e del preavviso per gli operai).
La categoria dei quadri, creata con la legge n. 190 del 1985, viene disciplinata
dagli
di livel i apicali, in cui sono confluiti anche gli impiegati con funzioni direttive e,
successivamente, i funzionari già previsti dall’autonomia collettiva in alcuni
settori (ad
es. il credito).
Invece i dirigenti hanno sindacati e contratti col ettivi distinti da quel i del
restante
contratti di area.
stabilmente svolte.
di idoneità professionale per una determinata qualifica (ad es. titolo di studio,
licenza
al a qualifica effettiva.
al a distinzione.
Si è affermato, pertanto, un criterio incentrato sul tipo di col aborazione, che per
l’impiegato è all’impresa, cioè al ’organizzazione della produzione, mentre per
permanendo qualche differenza per la durata del periodo di prova e del preavviso
di
licenziamento.
30. I QUADRI.
La categoria dei quadri intermedi, osta tra quella degli impiegati e quella dei
dirigenti,
è stata introdotta con la legge n. 190 del 1985, che ha modificato con tale
aggiunta il
La legge contiene una definizione dei quadri, individuati nei lavoratori che “pur
non
appartenendo alla categoria dei dirigenti, svolgano funzioni con carattere
continuativo
dell’impresa”.
verso terzi del lavoratore conseguente a colpa nello svolgimento delle mansioni
e ad
31. I DIRIGENTI.
essere qualificato dirigente chi non fosse nominato tale dal datore di lavoro.
quella in concreto ricavabile dal contratto collettivo, che può qualificare dirigenti
anche
lavoratori che occupino posizioni in parte diverse da quella tradizionale del c.d.
alter
quella degli altri lavoratori, proprio a causa del vincolo di particolare fiducia che
li lega
al datore di lavoro, di cui sono chiamati a fare le veci nei confronti del restante
personale.
Può accadere che il dirigente sia anche amministratore del a società datrice di
lavoro.
quale il dirigente prenda ordini, poi rispondendo del proprio operato, per l’ovvia
ragione che nessuno può essere dipendente di sé stesso.
dal datore di lavoro, bensì un caso di lavoro gestorio, in cui l’oggetto del a
prestazione
ulteriori compensi, tanto che può essere legittimamente pattuito l’obbligo del
dirigente
società amministrata.
sceglie, di volta in volta, mediante l’esercizio del potere direttivo quali far
svolgere in
concreto al lavoratore.
legale degli effetti ex art. 1374 cod. civ., l’assegnazione di mansioni equivalenti
rientra
lavoratore, che deve poter essere utilizzato anche nelle nuove mansioni,
escludendosi
come “nullo”, sicchè è impedita non solo una disciplina del rapporto, individuale
o
retribuzione precedente.
Un’altra eccezione riguarda i lavoratori esuberanti, il cui licenziamento può
essere
inutilizzato in azienda.
determina solo una situazione di mora accipiendi per mancata cooperazione del
creditore.
protagonista.
le prestazioni offertegli dal dipendente ex art. 1217 cod. civ., sia in mora
credendi
dichiarazione di nul ità dell’atto o del patto in tal senso, anche una pronunzia di
coattivamente.
Nel caso in cui sussista un effettivo periculum in mora per beni personali del
cautelare ex art. 700 cod. proc. civ., anch’esso, però, condizionato dal principio
di
nesso di causalità rispetto all’il ecito del datore di lavoro e la prevedibilità del
danno
luogo.
trattamento.
pari trattamento.
I contratti col ettivi prevedono, tuttavia, per i livelli più bassi degli avanzamenti
nei c.d. concorsi privatistici per promozione, previsti da alcuni contratti col ettivi
o in via
In tal caso, come in quello dei concorsi privatistici per assunzione, il datore di
lavoro è,
chance.
potendosi eliminare in tal modo gli effetti del ’inadempimento per il principio di
promozioni non dovute, proporre azione di annul amento delle stesse per errore.
Infine la promozione è imposta per legge al datore di lavoro che abbia assegnato
il
lavoratore a mansioni superiori per almeno tre mesi o per il diverso periodo
previsto
dai contratti collettivi, salvo che ciò sia avvenuto per sostituire un lavoratore
assente
Il periodo di tre mesi, o quel o diverso previsto dai contratti collettivi, necessario
per la
un periodo insufficiente a far scattare la promozione, tali periodi sono tra loro
Questo principio risponde al ’idea per cui se il datore di lavoro utilizza per un
adeguato
dalla durata della sostituzione, proprio perché al rientro del sostituito non vi sarà
più
mansioni superiori.
invenzione aziendale), i diritti patrimoniali sono anche qui a titolo originario del
datore
al ’importanza dell’invenzione.
potestativo poiché prescinde dalla volontà del lavoratore di cedere i suoi diritti,
deve
essere esercitata dal datore di lavoro entro tre mesi dalla ricevuta comunicazione
del
richiesto il brevetto entro un anno dalla cessazione del rapporto si considera fatta
l’invenzione aziendale oppure del canone o del prezzo per l’invenzione libera
occorre
instaurare un giudizio.
dipendenti.
delle mansioni.
datore di lavoro, il quale concorre nel reato del dipendente solo se ne sussistono
gli
estremi.
datore di lavoro del e spese per la difesa nel giudizio penale relativo a fatti
inerenti allo
La responsabilità civile, invece, grava anche sul datore di lavoro, il quale deve
il eciti posti in essere dai dipendenti “nell’esercizio del e incombenze a cui sono
adibiti”.
Si tratta di una responsabilità oggettiva per fatto altrui e non per colpa, neppure
in
essere incolpevole.
capiente.
La limitazione del a responsabilità del datore di lavoro ai soli fatti del dipendente
agli illeciti confinati nell’ambito del a vita privata del lavoratore, proprio perché,
in
questo caso, manca qualsiasi collegamento dell’illecito con un’attività svolta per
il
datore di lavoro, che, quindi, rimane del tutto estraneo alla vicenda.
rivalersi nei confronti di questo solo se sussista un inadempimento sul piano del
rapporto di lavoro.
Il che, ad esempio, è escluso quando l’il ecito sia stato commesso in esecuzione
di
Per evitare al lavoratore esborsi nei confronti del terzo danneggiato o del datore
di
contro il rischio di responsabilità civile verso i terzi i quadri e gli altri dipendenti
addetti
principio generale dell’art. 1917 cod. civ., ed ai soli fatti commessi nello
svolgimento
delle mansioni.
danni che sarebbero stati coperti dall’assicurazione, mentre se tali danni siano
stati
civile verso terzi del dipendente non va confusa con la libera assicurazione da
parte
dolo” dei dipendenti, ma può rivalersi nei confronti di questi ultimi appunto in
caso di
dolo.
In mancanza di un patto del genere, che è assai raro, rientra nel potere direttivo
del
datore di lavoro la determinazione e la modifica del luogo della prestazione.
essenziali sia del datore di lavoro alla più proficua utilizzazione del dipendente,
sia del
al oggio.
Alla trasferta non si applica la regola di necessaria giustificazione sancita per il
Una situazione del tutto particolare è quel a del lavoro itinerante, allorché viene
e provvisori.
economico.
residenza.
potere direttivo.
un’altra”.
Ne consegue che per gli spostamenti del lavoratore all’interno del a medesima
unità
giustificativo.
unità produttiva, che è la stessa utilizzata nello Statuto dei lavoratori con
riferimento
aziendale e dal relativo gruppo di dipendenti nel quale e per il quale può godere
del a
ma non sono queste l’oggetto della norma, che, infatti, si applica anche
nell’ipotesi in
cui le due unità produttive siano contigue ed, invece, non si applica, salvo
disposizioni
sicchè, ove la forma scritta non sia imposta dal contratto collettivo, è ammessa
anche
La legge non prevede neppure uno specifico obbligo di preavviso, che, peraltro,
è
particolari casi di urgenza, dal principio di buona fede nel ’esecuzione del
contratto.
Il trasferimento può essere legittimamente disposto dal datore di lavoro solo ove
prestato dal dipendente in base ai principi generali sui vizi del a volontà.
trasferimento, come risulta non solo dalla ratio della norma, ma anche dalla sua
struttura lessicale (“non può essere trasferito…se non per…”) e dal termine
comprovate.
non sono sindacabili nel merito da parte del giudice, che deve limitarsi a
verificarne
medesimo.
nella quale ad esempio non sia più conveniente utilizzare quel lavoratore che può
anche essere sostituito da altri, sia l’unità produttiva di destinazione, nel a quale
sia
istituzione.
Per la legittimità del trasferimento non è necessario, dunque, che sia dimostrata
la sua
inevitabilità, nel senso che il datore di lavoro ha facoltà di scegliere tra più
soluzioni
provenienza, essendo sufficiente la prova del suo più proficuo impiego nell’unità
di
destinazione.
Anche il problema della scelta di chi trasferire tra più dipendenti, tutti in linea di
lavoratori con una lunga anzianità di servizio a quelle secondo cui il datore di
lavoro
deve tenere conto anche degli interessi del lavoratore, pur potendo, comunque,
ingiustificato.
trasferimento disciplinare.
La giurisprudenza, tuttavia, ammette come giustificazione la tensione ambientale
e
Anche per la disciplina del trasferimento, come per quel a del a modificazione
del e
Gli accordi vietati sono solo quelli peggiorativi per il lavoratore, mentre quelli
La pattuizione del lavoro itinerante esula dal divieto in esame, che può operare
solo
laddove sia previsto un luogo fisso di lavoro, qui assente per definizione.
Il divieto non significa indisponibilità assoluta e, dunque, non riguarda gli atti di
disciplinati dall’art. 2113 cod. civ., che tutela l’eventuale interesse del lavoratore
ad
produttiva può essere disposto “solo previo nulla osta delle associazioni
sindacali di
appartenenza”.
Ciò per il periodo di durata del a carica e “sino al a fine del ’anno successivo” in
cui
invece sufficiente per gli altri lavoratori, ma occorre anche l’assenso del
sindacato, il
occorre, dunque, il nulla osta sindacale poiché non eliminano il collegamento del
generali sul divieto degli atti discriminatori e del a condotta antisindacale, ove ne
bambino.
imperativa dell’art. 2103 e, quindi, nullo ex art. 1324 e 1418 cod. civ. al pari del
azione può essere soddisfatta, al pari di quanto avviene a proposito della nullità
del
lavoro.
provvedimento d’urgenza ex art. 700 cod. proc. civ. per la sospensione degli
effetti del
Questa autotutela non è, peraltro, doverosa sicchè il lavoratore, nelle more del
meramente potenziale, il nesso di causalità tra l’il ecito e il danno (art. 1223 cod.
civ.)
e la prevedibilità di quest’ultimo irrilevante solo in caso di dolo (art. 1225 cod.
civ.).
Il contratto di lavoro può essere a tempo pieno o a tempo parziale, a seconda che
la
durata del a prestazione sia quella normale prevista dai contratti collettivi oppure
sia
inferiore.
orario inferiore, secondo la stessa previsione legale per cui “i contratti collettivi
a turni, per cui sul o stesso posto di lavoro si avvicendano più lavoratori, in
quanto
(c.d. ciclo semicontinuo) oppure si estende per gran parte della giornata (c.d.
ciclo
E’ definito lavoro notturno quel o svolto per almeno sette ore consecutive
colui che svolge in via non eccezionale una parte del suo orario nel periodo
notturno.
notturno della donna è vietato solo nel periodo “dall’accertamento dello stato di
gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino”, mentre non può
essere
Attualmente il limite legale è ancora quello di due ore al giorno e dodici ore
settimanali
un orario normale legale di 40 ore, significa che non può essere oltrepassata la
soglia
consenso del singolo lavoratore ed è fissato un “tetto” legale pari a 250 ore
annue e
80 trimestrali.
maggiorazione retributiva, fissata dalla legge nella misura minima del 10 per
cento; i
meticoloso rispetto dei requisiti fissati dall’art. 2729 cod. civ. onde evitare un
46. LE FERIE.
Le ferie maturano nel corso del rapporto, anche se questo dura da meno di un
anno o
è in prova.
contemperamento.
di una parte consistente delle ferie nel periodo estivo, anche per agevolare i
rapporti
con i familiari ed in particolare con i figli studenti.
escluso che possa mettersi in ferie contro la volontà del datore di lavoro.
Se le ferie maturate non vengono godute nell’anno e non è più possibile neppure
Si tratta di una ulteriore retribuzione ex art. 2126 cod. civ. per il lavoro
aggiuntivo non
danno (ad es. alla salute) causato dalla mancata fruizione del e ferie nel ’anno di
riferimento.
sua obbligazione.
Solo per gli alti dirigenti, che hanno il potere di autoassegnarsi le ferie, il datore
di
lavoro non risponde del mancato esercizio di tale potere da parte del ’interessato,
salvo che quest’ultimo dimostri che la mancata fruizione delle ferie è dipesa da
Le ferie non possono essere assegnate nel periodo di preavviso, ma tale regola
Le ferie sono state ritenute incompatibili anche con la malattia, che ne sospende
il
La malattia del bambino di età inferiore a otto anni che dia luogo a ricovero
La retribuzione dovuta nel periodo di ferie non è specificata dalla legge, ma, per
la
stessa funzione del e ferie, deve tendenzialmente coincidere con quella percepita
dal
PERICOLO.
L’importanza dei beni personali del lavoratore (vita, salute) messi in pericolo
le malattie professionali.
Il fulcro del sistema è costituito dalla disposizione del ’art. 2087 cod. civ., che
obbliga
contravvenzioni di pericolo.
sicurezza impartite dal Servizio ispettivo del a Direzione provinciale del lavoro,
le
obbligo civilistico di sicurezza del ’art. 2087 cod. civ., di cui costituiscono
specificazione.
Tuttavia già con l’art. 9 del o Statuto dei lavoratori è stato previsto l’intervento
di
Solo con le disposizioni del d. lgs. 626 del 1964 è stato, però, effettivamente
tecnica prevenzionistica.
salva valida delega, e civilmente (risarcimento del danno) per l’infortunio sul
lavoro o
confronti non solo dei propri dipendenti, ma anche dei lavoratori autonomi e dei
di lavoro per tali eventi, salvo che il medesimo provi ex art. 1218 cod. civ. di
avere
adempiuto all’obbligo di sicurezza dimostrando non solo il rispetto delle
specifiche
“chiedere non tanto se una determinata misura sia compresa nel patrimonio di
sicurezza”.
al a introduzione di nuovi precetti specifici, con piena salvezza della certezza del
diritto.
L’altro rilevante passo verso un sistema più civile si deve alla migliore
giurisprudenza
della Cassazione, secondo cui l’incertezza, più o meno estesa, sulla condotta
dovuta
dal datore di lavoro deve cessare almeno nel momento in cui, verificatosi
l’evento
innominata, dalla cui violazione sarebbe, a suo dire, derivato il danno, provando
civ. sorge solo se il lavoratore abbia adempiuto ai predetti suoi oneri, poiché il
datore
E’, dunque, escluso che la verificazione del sinistro possa essere da sola
sufficiente
per far scattare a carico del ’imprenditore l’onere probatorio di aver adottato
ogni sorta
a carico del datore di lavoro per lesioni colpose o omicidio colposo, nel senso
che
responsabilità aquiliana, talvolta invocata dal lavoratore per beneficiare del più
lungo
Il risarcimento spetta solo per il danno comprovato dal lavoratore, che può
essere
Il lavoratore, come si è visto, deve anche provare il nesso causale tra l’illecito e
il
elemento insostituibile (condicio sine qua non) della serie causale determinativa
Il nesso causale non viene meno per il mero concorso colposo dell’imprudente
come in caso di dolo o di rischio elettivo del lavoratore che tenga una condotta
lavoratore inadempiente.
L’obbligo di sicurezza del ’art. 2087 cod. civ. si estende anche alla “personalità
PROFESSIONALI.
non può essere adeguatamente compreso senza qualche cenno ai rapporti con
assicurativa.
Inoltre, nel ’ipotesi in esame, l’INAIL ha diritto di regresso nei confronti del
datore di
lavoratore o agli aventi diritto, sicchè il datore finisce per sopportare il costo del
ormai, anche il danno biologico per menomazioni di grado almeno pari al 6 per
cento
dell’eventuale danno biologico differenziale solo nel caso in cui rimanga la sua
Il lavoro minorile è stato oggetto di apposita disciplina sin dagli albori della
legislazione
Sono escluse dall’intera normativa le attività non qualificabili come lavoro per la
loro
estemporaneità o gratuità.
L’ammissione al lavoro è consentita solo per gli adolescenti, cioè per coloro che
e comprendente la domenica.
Ai minori spettano almeno 30 giorni di ferie se non hanno compiuto sedici anni,
Oltre al datore di lavoro delle violazioni più gravi rispondono anche coloro i
quali,
Tra i poteri del datore di lavoro rientra anche quel o, solitamente riportato
nell’ambito
potere in esame, può essere utilizzato per tale vigilanza solo il personale il cui
(truffa) del dipendente che durante l’orario di lavoro svolto da solo fuori
dall’azienda
E’ vietato, altresì, adibire alla vigilanza sul ’attività lavorativa le guardie giurate,
al fine
Queste possono svolgere solo compiti di tutela del patrimonio aziendale, con
predetta tutela.
dipendenti riguarda non i soggetti, ma i mezzi, essendo vietato, anche qui con
monte, la stessa instal azione di impianti destinati a fini leciti, quali esigenze
del lavoro (impianti a circuito chiuso nelle aziende di credito o nei grandi
magazzini),
effettuazione di telefonate.
In tal modo può anche essere accertato un uso il ecito del telefono aziendale a
fini
personali.
Ovviamente deve essere rispettata la generale tutela della riservatezza, che esige
la
La tutela del patrimonio aziendale può essere garantita attraverso l’impiego sia
di
assoluto, ma, per ridurre al minimo il sacrificio della dignità e della riservatezza,
sono
al a qualità degli strumenti di lavoro o del e materie prime o dei prodotti” intesa
come
solo “all’uscita dei luoghi di lavoro” e non anche durante lo svolgimento del a
prestazione.
Inoltre le visite devono essere effettuate con modalità tali da salvaguardare “la
dignità
in ambienti separati per sesso, da parte di controllori dello stesso sesso del
lavoratore
perquisito.
Sempre per la tutela del patrimonio aziendale nei confronti di illeciti del
dipendente,
LAVORATORE.
l’idoneità fisica del lavoratore alle mansioni in sede di assunzione e nel corso del
discostarsene anche mediante consulenza tecnica, peraltro assai più agevole per
il
control o sul ’idoneità che non per quello sulla malattia dopo la avvenuta
guarigione.
fino al decimo, mentre per l’eventuale ulteriore periodo perde la metà del
trattamento.
onere per evitare la illustrata decadenza, anche un obbligo nei confronti del
datore di
irreperibilità.
Ovviamente il lavoratore non è tenuto solo ad essere reperibile nel e fasce orarie,
ma
disciplinare, salvo che si ratti di diniego del consenso ai sensi del a legge n. 675
del
obbligo.
reiterazione.
lavoratore assente per asserita malattia tenga una condotta compatibile con
questa
Anche le visite sul a idoneità fisica del lavoratore richieste dal datore di lavoro
sono
L’eventuale errore da parte del medico pubblico imparziale esclude, fino al suo
dell’art. 8 stat. lav., che pone il divieto, sanzionato anche penalmente ex art. 38
della
stessa legge, di indagini da parte del datore di lavoro non solo sulle opinioni
politiche,
La tutela della vita privata del lavoratore si arresta di fronte a fatti “rilevanti ai
fini del a
divieto di indagini del ’art. 8 stat. lav., che si pone, dunque, come norma chiave.
Pertanto il datore di lavoro, sia ai fini dell’assunzione, sia nel corso del rapporto
ed in
apposite indagini, i fatti del a sfera privata del lavoratore che incidono
obiettivamente
Il datore di lavoro ha diritto di informarsi sulla persona e sui fatti del lavoratore
rilevanti
fisica, sia in relazione a fatti estranei allo svolgimento del rapporto ma tali da
eliminare
o il licenziamento, appunto per l’inidoneità del lavoratore dal punto di vista del e
L’impatto della sopravvenuta generale legge n. 675 del 1996 di tutela della
privacy su
riservatezza del lavoratore non poteva che essere del tutto particolare.
E’ stato espressamente fatto salvo il sistema vigente, che, come si è visto, vieta le
Sicchè è notevolmente esteso sia l’oggetto del a tutela, sia l’ambito del e
condotte
rilevanti.
ancora seccamente vietata ex art. 8 stat. lav., mentre se riguarda un fatto rilevante
Inoltre il consenso del lavoratore non è necessario per i dati raccolti in base ad
un
Problemi si pongono, invece, per i dati “sensibili”, che sono quelli idonei a
rivelare lo
trattamento di alcuni dati sensibili nella gestione dei rapporti di lavoro per
consentire la
“per far valere o difendere in sede giudiziaria un diritto di rango pari a quello
dell’interessato”.
Per i nuovi assunti il consenso può essere inserito nel contratto di lavoro
individuale.
Per i lavoratori già in servizio se il trattamento del dato sensibile è necessario per
La comunicazione diffusione da parte del datore di lavoro dei dati del lavoratore
è
Anche qui il rifiuto del consenso, ove ancora necessario, del lavoratore in
presenza di
rispettare le disposizioni per la disciplina del lavoro e di fedeltà, “può dar luogo
Come per gli altri poteri imprenditoriali la legge e la contrattazione col ettiva
hanno
interessi distinti da quel o del datore di lavoro, come nel caso di inosservanza da
parte
dipendente a danno di un altro, nel caso di violazione delle regole del o sciopero
nei
In conformità al principio generale nullum crimen, nulla poena sine lege non
possono
norme disciplinari relative alle sanzioni, alle infrazioni in relazione alle quali
ciascuna
Sia l’autonomia col ettiva che il datore di lavoro devono rispettare, a pena di nul
ità
della sanzione, la regola legale inderogabile di proporzionalità tra infrazione e
sanzione.
“che comportino mutamenti definitivi del rapporto di lavoro”, sicchè non può
essere
E’ fissata inderogabilmente anche l’entità massima della multa, che non può
superare
l’importo di quattro ore della retribuzione, e del a sospensione, che non può
superare i
dieci giorni.
La legge prevede, infine, che “non può tenersi conto ad alcun effetto del e
sanzioni
disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione”, sicchè non può essere
affermata
(ad es. la consegna del codice a ciascun dipendente) a prescindere dal a loro
efficacia
comparativa.
normativa disciplinare.
l’addebito.
Non è fissato un termine preciso, ma il datore di lavoro non può attendere per un
contestazione.
Tuttavia, nel giudizio di impugnazione del a sanzione, si può tenere conto anche
di
La contestazione deve essere fatta per iscritto, tranne che per il rimprovero
verbale.
lettera di licenziamento.
Questa difesa preventiva può avvenire, a scelta del lavoratore, sia oralmente in
un
l’inutile scadenza del tempo di attesa minimo, ma anche qui il datore di lavoro
deve
disciplinare.
Il datore di lavoro che non voglia sottoporsi al ’arbitrato promosso dal lavoratore
può
al giudice, vanno comunicati dal datore alla Direzione provinciale del lavoro
entro dieci
inefficace.
violazione di legge.
e sanzione.
residua parte, senza bisogno di alcuna domanda in tal senso del datore di lavoro.
Se, invece, è eccessivo il tipo di sanzione irrogata (ad es. sospensione al posto
della
multa oppure multa al posto del rimprovero) il giudice deve limitarsi a dichiarare
del negozio nul o, neppure su domanda del datore di lavoro, poiché l’atto non
contiene
il necessario requisito di sostanza.
del codice, contestazione preventiva, garanzia di difesa) non può essere rilevata
domanda, bensì rappresenta essa stessa causa pretendi del ’impugnazione della
ultrapetizione.
Pertanto solo nel caso in cui sia stata avanzata tale domanda, il datore di lavoro è
Per il potere disciplinare del e pubbliche amministrazioni nei confronti dei propri
disciplina.
dei commi 1 (affissione del codice), 5 (intervallo minimo di cinque giorni tra
mentre il capo del a struttura dove lavora il dipendente può solo segnalare
l’infrazione
a detto ufficio, salvo che si tratti di infrazione di lieve gravità per la quale può
gestire
Si realizza, così, per le infrazioni più gravi, una garanzia interna di obiettività di
A differenza del settore privato, in cui l’impugnazione della sanzione può essere
esclusa solo da una conciliazione successiva ex art. 2113 cod. civ., nel settore
impugnazione.
TRATTAMENTO
Pertanto ogni altra differenza per ragioni atipiche, anche se arbitrarie e non
funzionali
al ’organizzazione (ad es. la fede calcistica del dipendente), non può essere
definita
oppure un gruppo.
azione sindacale.
al ’azienda che non deve essere inferiore a quello dei dipendenti del
committente; il
interinali che non deve essere inferiore a quello dei dipendenti di pari livel o
dell’impresa utilizzatrice; il trattamento del lavoratore a tempo parziale che non
deve
62. LA RETRIBUZIONE.
liberalità, anche remuneratorie, che per loro natura dipendono dalla spontanea
contratto individuale, acquistando così, per effetto del requisito della continuità,
il
prestazione attuale (ad es. la retribuzione del lavoratore malato o del lavoratore
in
permesso sindacale) o differite nel tempo (ad es. trattamento di fine rapporto).
rapporto.
Dai compensi fissi si distinguono quelli variabili, sempre però in base a criteri
dalla liberalità.
lavoratori del settore agricolo e della pesca, è una forma di retribuzione variabile
in
agli eventuali utili netti, come risultanti dal bilancio per le imprese soggette a
questo
obbligo.
La retribuzione fissa si articola in diverse voci, quali la paga base, gli scatti di
La paga base è fissata nei contratti collettivi nazionali con riferimento alle
diverse
dell’azienda.
Le mensilità aggiuntive, previste dai contratti col ettivi con periodicità annuale,
sono la
In base al a disciplina istitutiva tali mensilità maturano anche se nel corso del
periodo
annuale di riferimento si siano verificate determinate cause di sospensione del a
prestazione lavorativa.
retribuzione dovuta per prestazioni lavorative più penose del normale, come per
il
ancora guarito.
comporto.
L’onere del a prova delle assenze integranti il periodo di comporto grava sul
datore di
La malattia o l’infortunio dovuti a colpa del datore di lavoro non sono utili per il
decorso del periodo di comporto, residuando in questo caso, ove ne ricorrano gli
volta guarito, riprende regolare servizio per un congruo lasso di tempo, non è più
consentito il licenziamento, poiché il datore di lavoro ha ritenuto nei fatti di
poter
poiché la tutela del lavoratore malato riguarda solo il recesso con preavviso.
Si è già detto della condotta del lavoratore malato, per il quale permane l’obbligo
di
fedeltà, e dei control i sulla malattia da parte del datore di lavoro, nonché del
’effetto di
65. LA TOSSICODIPENDENZA.
Il periodo di sospensione del lavoro con conservazione del posto coincide con il
salvo altre cause di sospensione, (ad es. malattia) o di estinzione (ad es.
Il periodo di sospensione per riabilitazione, che può anche essere frazionato nel
limite
massimo complessivo dei tre anni, è cumulabile con il periodo di comporto per
malattia.
Il favore del ’ordinamento per il recupero del tossicodipendente si estende fino a
toccare il rapporto di lavoro dei suoi familiari, i quali hanno diritto di ottenere
una
rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute dei terzi e dall’altro può, nel
proprio
dei terzi.
La lavoratrice madre, oltre alla tutela contro il licenziamento, gode di una serie
di
protezioni a garanzia non solo del a salute propria e del figlio, ma del a stessa
mese prima del parto a quattro mesi dopo, purchè sia certificato che ciò non
Ispettivo del Ministero del lavoro per periodi anche precedenti nel caso di
complicanze
nascituro.
durentel’intera gestazione e per sette mesi dopo il parto, non può essere adibita
al
maternità.
Il padre lavoratore ha diritto di astenersi dal lavoro nei primi tre mesi dalla
nascita del
In aggiunta alle fin qui ricordate sospensioni del rapporto, ciascun genitore ha
diritto di
astenersi dal lavoro nei primi otto anni di vita del bambino per un periodo
continuativo
o frazionato non superiore a sei mesi, con il limite complessivo di dieci mesi,
mentre
qualora “vi sia un solo genitore” questi ha diritto ad una astensione di dieci mesi.
al terzo anno di vita del bambino, mentre tale indennità spetta anche per le
astensioni
con mansioni equivalenti, nella stessa unità produttiva cui era adibita prima del a
sospensione o in altra unità dello stesso comune e a non essere trasferita fino al
malattie del bambino, senza limite fino a tre anni di età e nel limite di cinque
giorni
lavorativi al ’anno per ciascun genitore per il bambino di età fra tre ed otto anni.
Le lavoratrici autonome, come tali escluse dal a tutela delle lavoratrici madri
antecedenti ed i tre mesi successivi al parto e del congedo parentale con relativa
indennità per un ulteriore periodo di tre mesi nel primo anno di vita del bambino.
antecedenti ed i tre mesi successivi al parto a carico del a cassa di previdenza cui
siano iscritte.
esercitata l’impresa.
beni aziendali.
soggetto ad un altro.
dell’organizzazione.
questi.
un altro.
congiunto.
trasferimento”).
sono obbligati ad avviarlo entro sette giorni dal a richiesta ed a proseguirlo per
almeno
dieci giorni.
loro programma.
condotta lealmente.
trasferimento d’azienda.
Nel testo originario dell’art. 2112 cod. civ., coevo al a regola di licenziamento
libero
con tutela reale questa possibilità è venuta meno, essendosi riconosciuto che il
Ciò è ora espressamente sancito dalla legge, mentre è stato eliminato dal testo
COLLETTIVA.
La prosecuzione del rapporto, con la sola modificazione soggettiva dal lato del
datore
acquisita va intesa la previsione per cui “il lavoratore conserva tutti i diritti che
ne (dal
rapporto) derivano”.
col egati alla pregressa anzianità di servizio e quelli contenuti nel contratto
individuale,
anche per effetto di eventuali usi aziendali che lo abbiano integrato per fatti
concludenti.
del cessionario.
Quanto alla disciplina collettiva, che non si incorpora nei contratti individuali, il
col ettivi, anche aziendali, applicati dal cedente al a data del trasferimento, ma
ciò solo
dipendenze del cessionario ha facoltà, nel termine di tre mesi dal trasferimento,
di
preavviso di licenziamento.
Per i crediti, di qualsiasi tipo, già maturati dal lavoratore al momento del
trasferimento
Pertanto tale trasferimento viene agevolato dal a legge, mediante deroghe alla
tutele
aziendale.
CAPITOLO IV
IL LICENZIAMENTO INDIVIDUALE
PREAVVISO.
L’art. 2118 cod. civ. regola uniformemente il recesso del datore di lavoro
Questo recesso, detto ad nutum (con un cenno), non richiede, dunque, alcuna
Si tratta di un negozio unilaterale recettizio, che per produrre effetto deve essere
A tutela del a parte che subisce il recesso e deve perciò cercare un altro
contraente è
previsto, tuttavia, l’obbligo del preavviso, secondo cui l’efficacia del comunicato
tempo.
La durata del preavviso è fissata dai contratti col ettivi, che di solito la
differenziano in
agli usi o al ’equità, mentre per i soli impiegati vigono ancora, ove non derogati
in
periodo di preavviso può integrare gli estremi di una revoca per fatti concludenti
del
Il lavoratore malato non può essere licenziato fino alla scadenza del periodo di
temporaneamente inefficace.
Il periodo di preavviso non può essere computato nel e ferie, di cui impedirebbe
un
sereno godimento, salvo l’ipotesi di ferie non imposte dal datore di lavoro, ma
richieste
preavviso”.
danno effettivo e, quindi, anche nel caso in cui il lavoratore licenziato senza il
reale, nel senso che il rapporto prosegue comunque fino alla scadenza di tale
termine,
Qualora sia controversa la causa di cessazione del rapporto, grava sul lavoratore
che
A differenza del recesso libero con preavviso, il recesso per giusta causa riguarda
non
del termine fino al a quale le parti sono tenute a svolgere le rispettive prestazioni
rapporto” (art. 2119 cod. civ.), sicchè la sua verificazione legittima l’estinzione
Ciò significa che nel contratto a tempo determinato non occorre attendere la
scadenza
per il recesso libero con preavviso, è solo parziale nel recesso per giusta causa,
poiché solo il lavoratore che si dimette per giusta causa da un rapporto a tempo
apprestata per il datore di lavoro che debba recedere per giusta causa, benché
al ’indennità di anzianità.
Pertanto l’onere di allegazione e prova della giusta causa, quale fatto impeditivi
del
obbligo retributivo.
DELLA REGOLA.
A tutela del a parte debole del rapporto di lavoro (il lavoratore), si è posto il
problema
giustificazione necessaria.
necessari o non soddisfacenti, mentre dal ’altro lato rappresenta per i lavoratori
una
ad estenderla ad ambiti sempre più vasti, l’altra volta a sancire sanzioni speciali
per la
protezione forte con eliminazione dell’effetto estintivo del rapporto (c.d. tutela
reale).
art. 2697 cod. civ. le circostanze giustificatrici, quale fatto costitutivo della
facoltà di
licenziamento.
rinnovato nel 1950 e nel 1965) e, poi, dal legislatore mediante la disposizione
dell’art.
1 del a legge n. 604 del 1966, secondo cui “nel rapporto di lavoro a tempo
giusta causa ai sensi dell’art. 2119 cod. civ. o per giustificato motivo”, che la
stessa
minima talora inserite nei contratti individuali, che appunto impegnano il datore
di
anticipato per fatti commessi dal lavoratore con dolo o colpa grave.
per giusta causa è ammesso solo in contiguità temporale con la verificazione del
fatto
necessario per l’esatto accertamento dei fatti e per la loro adeguata valutazione,
con
disciplinare, il datore i lavoro che tema pregiudizi dalla presenza in azienda del
rapporto, incidano sul medesimo eliminando l’interesse del datore di lavoro alla
della aspettativa di puntuali futuri adempimenti, ma, a ben vedere, quando non è
svolgimento delle sue mansioni, non dal punto di vista fisico o tecnico, bensì con
riferimento alle qualità (morali, d’immagine) del a persona richieste dal tipo di
prestazione.
causa viene effettuato dal giudice di merito, con valutazione di gravità ritenuta
dell’illecito.
essere accertata caso per caso la sua idoneità ad impedire la prosecuzione anche
concussione, corruzione).
penale del lavoratore ad una pena detentiva non inferiore ad un certa misura (ad
es.
due anni) vincolano il giudice solo a favore del lavoratore, nel senso che, in
attuazione
di una pena inferiore evidentemente ritenuta dalle parti collettive meritevole solo
di
Il datore di lavoro non ha l’obbligo di attendere l’esito del processo penale per
intimare
commesso dal lavoratore imputato vincola nel giudizio sul licenziamento per
fatto
reato soltanto il datore di lavoro privato che abbia partecipato al processo penale
come parte civile, richiedendosi a tal fine una partecipazione effettiva e non
soltanto la
Pertanto il datore di lavoro privato che non abbia partecipato al processo penale
conclusosi con l’assoluzione del dipendente può pretendere dal giudice del
lavoro un
fatto non sussiste o non costituisce reato o non è stato commesso dal lavoratore
imputato.
Il giudicato di assoluzione perché il fatto non costituisce reato non esclude che il
pendenza del processo penale “se questo può dar luogo a un sentenza che abbia
efficacia di giudicato nell’altro processo” e, quindi, sicuramente se il datore di
lavoro si
In caso di accertata insussistenza del a giusta causa invocata dal datore di lavoro
per
rimane efficace se il fatto non integrante gli estremi della giusta causa sia
qualificabile
indeterminato è rispettata non solo in presenza di una giusta causa, ma anche ove
Come si è già detto a proposito della giusta causa, spetta al giudice, senza
vincolo da
cui rientrano anche quelle di appaltare a terzi il servizio al quale prima era
addetto il
Solo nel lavoro pubblico gli atti organizzativi presupposti sono controllabili
come ogni
eccesso di potere, con travolgimento del provvedimento sul piano del rapporto di
distribuzione tra altri dipendenti già in servizio oppure nel loro accorpamento in
posizione con quella degli addetti ai differenti posti residui, proprio perché
Solo quando venga eliminato un posto identico ad altri residui e non sia
configurabile
La prova della effettiva soppressione del posto non è, tuttavia, sufficiente da sola
ad
integrare gli estremi del giustificato motivo oggettivo, essendo necessaria anche
la
ratio.
lavoratore inutilizzabile.
dell’azienda.
innocente in sede penale ha diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro, che qui
non
per il medio tempore a carico del datore di lavoro e con esclusione di ogni altro
profilo
carico del lavoratore della situazione fondante il divieto, con evidente profonda
differenza rispetto alla regola di giustificazione necessaria del a cui prova è
onerato il
datore di lavoro, e dal ’altro la tutela reale per la violazione del divieto.
dell’acquirente, con aggiramento del e disposizioni dell’art. 2112 cod .civ. sul a
trattamento.
giustificazione necessaria.
quelli tipici indicati dal legislatore, mentre ogni altra non il ecita ragione di
lav.
E’ vietato, infine, il licenziamento della lavoratrice nel periodo dal giorno del a
richiesta
nel periodo dal ’inizio del periodo di gestazione fino al compimento di un anno
di età
del bambino.
In questi periodi, salvo l’estinzione del rapporto per scadenza del termine
colpa grave della lavoratrice costituente giusta causa oppure per cessazione
dell’attività dell’azienda.
In tali periodi il datore di lavoro non solo deve subire l’assenza del lavoratore
che lo
L’ipotesi più frequente è quella della malattia o infortunio del lavoratore, che
aziendale.
licenziamento.
80. LA FORMA.
La disposizione dell’art. 2 della legge n. 604 del 1966 prevede che “Il datore di
lavoro,
vale per qualsiasi licenziamento, con tre sole eccezioni: i lavoratori in prova; i
nutum, nei quali non si pone l’esigenza di fissare con certezza una
giustificazione non
In passato la forma scritta non era richiesta neppure per il licenziamento dei
dirigenti,
ancora ad nutum.
lavoratore.
La forma scritta della comunicazione è rispettata anche nel caso in cui il datore
offra in
nel momento in cui giunge all’indirizzo del destinatario, salva la prova del
’impossibilità
dal regime speciale dell’art. 18 stat. lav. per i datori di lavoro ad esso sottoposti
oppure dal regime di diritto comune dell’atto inefficace per gli altri datori di
lavoro.
Pertanto, per questi ultimi, la violazione del a regola relativa al a forma scritta
determina una sanzione reale (persistenza del rapporto e connesso obbligo
81. LA MOTIVAZIONE.
recesso”.
Il datore di lavoro deve comunicare per iscritto tali motivi entro sette giorni dalla
eventuale richiesta.
nonché i dirigenti, per i quali è dovuta per legge la forma scritta, ma non la
licenziamento.
radice il rischio di incorrere nel vizio di tardiva risposta alla richiesta del
lavoratore.
dalla sua giustificatezza, sia intimato con modalità (forma offensiva, pubblicità)
tali da
non riscontrabili nella mera contestazione del fatto fondante il recesso, può
richiedere
libero.
dall’art. 2106 cod. civ., una procedimentalizzazione del potere del datore di
lavoro,
sanzione.
superflua l’affissione del codice disciplinare ex art. 7 stat. lav., specie per fatti
contrari
di cinque giorni.
contestazione.
Nelle ipotesi di applicabilità del a tutela reale può essere utile ed è consentita
l’intimazione di un secondo licenziamento nelle more del giudizio sul primo, che
potrebbe essere invalido, o dopo la sentenza, anche non passata in giudicato, che
può ripetere ex nunc il recesso, senza problemi di immediatezza, per gli stessi
motivi
sostanziali rispettando la forma o il procedimento in precedenza violati.
Questo termine tutela l’ovvia esigenza di certezza del datore di lavoro, che ha
dal lavoratore.
Il termine “decorre dal a comunicazione del licenziamento ovvero dal a
comunicazione
dei motivi ove questa non sia contestuale a quel a del licenziamento”.
tentativo e per i venti giorni successivi al a sua conclusione, ma, a ben vedere,
tale
Il verificarsi della decadenza deve essere eccepito dal datore di lavoro nella
memoria
in quanto la norma sulla decadenza è col ocata all’interno della legge n. 604 del
1966
qui inapplicabile.
Nel caso di impugnazione giudiziale non basta che nel termine di decadenza sia
possiede i requisiti.
risptto del termine di decadenza entro cui l’atto recettizio deve pervenire al
datore di
lavoro.
contestare il licenziamento.
di ultrapetizione.
proprio atto.
prescrizione.
In questa situazione, ed ancor più nei casi in cui non opera neppure un termine di
consensuale del rapporto oppure, quanto meno, come condotta rilevante per la
interessato di cui, appunto, l’atto deve essere “idoneo a rendere nota la volontà”.
purchè gli sia stata conferita dal lavoratore valida procura alle liti.
apposita procura scritta, di cui deve essere munito qualsiasi altro rappresentante
E INDENNITA’.
regola con una disposizione apposita, diretta a proteggere l’interesse del datore
di
Pertanto nei rapporti così regolati il licenziamento, seppur privo del a necessaria
pagamento dell’indennità.
Questa sostituisce integralmente qualsiasi conseguenza di diritto comune, ad
eccezione del preavviso, sicchè il datore di lavoro non solo può realizzare la
disciplina speciale in esame, sarebbe nullo per violazione del a regola imperativa
di
eventuale danno ulteriore rispetto a quello coperto dal a modesta indennità, che
un nuovo rapporto, a prescindere dalla ragione per la quale questa non avvenga
e,
DIRIGENTI.
delle parti”.
In considerazione del modesto importo del ’indennità, per il quale di solito non
vale la
pena impegnare legali e giudici con le spese conseguenti, una norma intel igente
Per i dirigenti, esclusi dal a regola legale di giustificazione necessaria, una regola
solo
limiti del a loro efficacia soggettiva, l’obbligo del datore di lavoro, in caso di
Si tratta, anche qui, di una penale, che lascia fermo l’effetto estintivo del
rapporto
DI LAVORO.
ha compiuto il grande salto con l’art. 18 stat. lav. (legge n. 300 del 1970), che
o di un giustificato motivo.
Il legislatore non ha, però, utilizzato la semplice tutela reale di diritto comune
fondata
sul a improduttività di effetti dell’atto nullo per contrasto con norma imperativa,
ma con
il ricordato art. 18 stat. lav. ha introdotto un regime speciale.
sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento ai sensi del ’art. 2 della
predetta
legge (n. 604 del 1966) o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o
giustificato motivo, ovvero ne dichiara la nul ità a nome della legge stessa,
ordina al
Rientra, dunque, nel regime speciale in esame, laddove applicabile, non solo il
riprendere servizio, al quale deve obbedire nel termine di trenta giorni a pena di
La reintegrazione deve avvenire nello stesso posto cui era adibito il lavoratore al
momento del licenziamento, anche se nel frattempo sia stato occupato da altri,
salvo il
ordinata solo per l’omessa prova della impossibilità di diversa utilizzazione del
lavoratore licenziato.
il egittimo sul presupposto del a estinzione del rapporto poi esclusa dalla
sentenza.
giudicato.
Pertanto il datore di lavoro che abbia ottemperato al ’ordine poi riformato può
subito
cod. proc. civ., per ottenere la sospensione del ’efficacia del licenziamento che,
ad
gli effetti del a futura decisione di merito, dalla quale il concesso provvedimento
interni, per i quali il giudice può disporre la reintegrazione nel posto di lavoro
prima
della sentenza, mediante un’ordinanza emessa, in ogni stato e grado del giudizio
di
ALL’EFFETTIVA REINTEGRAZIONE.
prevedendo che “il giudice con la sentenza di cui al primo comma (ordine di
il egittimo.
Se l’”indennità” così stabilita fosse intesa come una vera e propria penale
forfetaria,
fatti che escludono la sua responsabilità o riducono il danno, sia da parte del
situazione del mercato del lavoro relativa alla sua professionalità (c.d. aliunde
Questa somma, comunque dovuta, acquista funzione punitiva del ’illecito nella
parte
il egittimo, salvo il caso in cui il rapporto sia proseguito senza alcuna soluzione
di
assistenziali e previdenziali”.
Qui la scelta tra prosecuzione del rapporto e indennità spetta solo al lavoratore e
non
La scelta del lavoratore per l’indennità sostitutiva deve essere fatta “entro trenta
giorni
reintegrazione.
danno ai sensi del ’art. 18, espressamente tenuto “fermo” dal legislatore.
Nei rapporti privi di tutela reale di fonte legale i contratti collettivi possono
introdurre
una tutela reale negoziale, anch’essa idonea ad eliminare l’effetto estintivo del
licenziamento ingiustificato.
Anche le c.d clausole di durata minima inserite nei contratti individuali, che
impegnano
DELL’ORDINAMENTO.
sociale tanto più grave quanto più elevato è il numero dei licenziati.
Un primo filtro creato dagli accordi collettivi e poi recepito dalla legge, è
costituito dalla
dell’eccedenza di personale.
fissando come criterio di scelta quello del possesso dei requisiti per il
pensionamento
rapporto.
Si tende, così, a realizzare una maggiore trasparenza del mercato del lavoro, nel
Sicchè i lavoratori dipendenti da imprenditori estranei a questa area non solo non
introdotta una definizione legale del licenziamento col ettivo che, ricorrendone i
requisiti, deve essere intimato come tale a pena di inefficacia per la mancata
col ettivo.
col ettivamente solo se l’azienda rientri in astratto nel campo di applicazione del
a
prevista.
La disciplina legale, che non riguarda i dirigenti, si applica solo “alle imprese
che
“al e imprese che abbiano occupato mediamente più di quindici lavoratori nel
straordinaria.
riduzione del personale, purchè effettiva e non transeunte, senza necessità di una
E’ confermato, altresì, il requisito del nesso di causalità (“in conseguenza di”) tra
la
Quanto alla pluralità dei licenziamenti è prevista una soglia numerica, poiché
deve
diverse unità produttive site “nel ’ambito del territorio di una stessa provincia”.
dell’altro.
scaglionati oltre l’arco dei centoventi giorni, può essere invocata la frode al a
legge,
non ritenere possibile una “utilizzazione diversa di tale personale, o di una sua
parte,
nell’ambito del a stessa impresa” costituisce un giudizio di convenienza
economica, in
dell’organico.
95. LA PROCEDURA.
licenziamenti non è richiesto l’assenso dei sindacati stessi, tant’è che la legge
prevede
lavoro.
L’informazione deve essere fin dal ’origine vera, completa e corretta, anche se
fisiologicamente per dettagli e chiarimenti v’è adeguato spazio nel corso del
Invece la non veridicità del ’informazione non può essere rilevata prima che i
sindacati
esuberi.
notevole finisce per saltare il beneficio della rateazione del contributo, il cui
importo
sono validi.
di mancato accordo.
informata da una delle parti, deve convocarle per un ulteriore esame formulando
trenta giorni, salvo che l’impresa non consenta un prolungamento degli incontri.
La riduzione del e eccedenze può comportare, inoltre, che al a fine siano intimati
meno di cinque recessi, senza che per questo sia esclusa la natura collettiva del
parte dei sindacati firmatari e dei loro iscritti, fondando, altresì, nei confronti di
accordo sindacale.
La selezione dei licenziandi viene effettuata unilateralmente dall’imprenditore al
di
onere della prova a carico del datore di lavoro, i criteri previsti dai contratti col
ettivi o,
in mancanza, quelli sanciti dal a legge, che, dunque, hanno funzione meramente
suppletiva.
I criteri fissati dai contratti collettivi devono essere obiettivi e generali e non
possono
l’industria del 1965, dovendosi tenere conto dei “carichi di famiglia”, del
’”anzianità” di
l’elenco dei lavoratori licenziati con una serie di dati individuali e con “puntuale
indicazione delle modalità con le quali sono stati applicati i criteri di scelta”.
al ’esaurimento della procedura sindacale, rientra nel più vasto ambito delle
“procedure previste nel presente articolo”, tutte come tali richiamate e sanzionate
con
omessa o viziata.
criteri sopra indicati, nel ’ambito dei “lavoratori sospesi”, di parte dei quali,
appunto,
97. LE SANZIONI.
qualsiasi atto scritto, anche extragiudiziale, idoneo a rendere nota la volontà del
Inoltre per il licenziamento collettivo è esplicitata dalla legge la regola per cui la
iscritto.
dei dati relativi ai lavoratori licenziati ed alle modalità di applicazione dei criteri
di
scelta.
lavoratori pari a quel o dei lavoratori reintegrati senza dover esperire una nuova
personale.
La libertà personale del lavoratore esige che questi, salva la stipulazione di una
lecita
qualsiasi momento, fermo restando l’obbligo del preavviso a tutela del datore di
lavoro.
La legge non impone per le dimissioni una determinata forma, sicchè sono
valide
la estinzione immediata.
indeterminato.
La giusta causa è definita, infatti, dal legislatore come “una causa che non
consenta la
Per le dimissioni rilevano, di solito, gravi inadempimenti del datore di lavoro che
particolare per le dimissioni anche al fine della verifica della almeno tendenziale
anche quando le dimissioni per giusta causa siano differite di qualche tempo
nella
Il lavoratore che si dimette per giusta causa nel contratto a tempo indeterminato
non
solo non deve dare il preavviso, ma ha diritto di ricevere dal datore di lavoro una
civ.
dimissioni.
Grava sul lavoratore, secondo la regola generale del ’art. 2697 cod. civ., l’onere
di
al egare e provare la giusta causa di dimissioni, quale fatto impeditivo del diritto
del
del diritto del lavoratore al ’indennità ex art. 2119 cod. civ. nel contratto a tempo
L’onere di allegare e provare la causa del ’annul amento grava sul lavoratore
secondo
iniziare il giudizio, essendo esclusa una interruzione del termine con atto
stragiudiziale
di costituzione in mora.
lavorativa che determina la mora credendi del datore di lavoro, mentre per il
periodo
tra le dimissioni e tale offerta al lavoratore può spettare solo il risarcimento del
danno
ottenere le dimissioni.
Quanto al ’ipotesi, non rara, del e dimissioni scritte senza data consegnate dal
convincente è l’impostazione nel senso della nullità di tali dimissioni per frode
alle
CAPITOLO V
pattuirsi appositamente.
Non occorre neppure alcun preavviso, proprio perché le parti sanno già che il
rapporto
scadenza del termine pattuito, con la conseguente cessazione del rapporto, non
contratto.
Il recesso anticipato è ammesso solo in presenza di una giusta causa ex art. 2119
cod. civ., cioè “qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione,
prova del patto, salvo il caso dello smarrimento incolpevole del documento.
scritti unilaterali o dalla corrispondenza con l’ufficio del lavoro o da altri atti
amministrativi.
Al precedente generico divieto di pattuizione del termine in frode alla legge, con
difficile onere probatorio a carico del lavoratore, veniva sostituita una ben più
rigorosa
con onere del a prova a carico del datore di lavoro, in mancanza della quale il
Erano indicate, innanzitutto, le attività stagionali, purchè non svolte per periodi
molto
del posto (ad es. per malattia, infortunio, maternità), con onere per il datore di
lavoro
di indicare nel contratto a termine il nome del lavoratore sostituito e la causa del
a
sostituzione.
volta soltanto alle seguenti condizioni: consenso del lavoratore; durata non
superiore
ammessa solo per esigenze contingenti ed imprevedibili, anche qui con onere
prosecuzioni brevi talvolta dovute a mera disattenzione, era stata, poi, alquanto
scadenza del termine a seconda del a durata del contratto) sul quale scattava solo
una maggiorazione retributiva, mentre il contratto si considerava a tempo
lecite.
tempo indeterminato.
termine di durata non superiore a cinque anni e con facoltà del dirigente di
dimettersi
una pronunzia dichiarativa della nullità o dello sforamento del termine o della
invalidità
indeterminato.
Il rigore della disciplina della legge n. 230 del 1962 aveva acquistato una carica
dirompente nei confronti dei datori di lavoro sottoposti al regime di tutela reale
contro il
licenziamento ingiustificato.
non potendo più il datore di lavoro disfarsi liberamente o a basso costo del
lavoratore
vittorioso in giudizio.
In questa situazione, a partire dagli anni ’70, veniva realizzata una progressiva
E, così, dapprima per i soli settori del commercio e del turismo e poi per tutti i
settori
Per ogni altro aspetto del rapporto era espressamente richiamata la disciplina
della
legge n. 230 del 1962.
maggiormente rappresentative.
Non veniva posto alcun vincolo alle causali di fonte collettiva, che potevano
essere
anche molto ampie, non essendo necessario che l’occasione di lavoro fosse solo
temporanea.
professionali.
essendo state espressamente abrogate sia la legge base n. 230 del 1962, sia l’art.
23
della legge n. 56 del 1987 (ipotesi di fonte collettiva, lavoratori giornalieri del
turismo e
pubblici esercizi, precedenza nelle nuove assunzioni), sia l’art. 8 bis del a legge
n. 79
anche se ora il termine può risultare dall’atto scritto non solo direttamente (data;
perché queste non sono più tipizzate dal a legge o dall’autonomia collettiva, ma
L’onere del a prova della stipulazione per iscritto grava sul a parte interessata a
far
valere il termine.
Mentre nel sistema precedente il termine poteva essere pattuito solo in ipotesi
tassative, individuate dalla legge e, poi, anche dai contratti collettivi, nel a
disciplina
del d. lgs. n. 368 del 2001 sono sufficienti “ragioni di carattere tecnico,
produttivo,
organizzativo o sostitutivo”.
della oggettiva esigenza aziendale indicata nel contratto, che resta insindacabile
nel
merito.
L’onere del a prova della giustificazione del termine grava, secondo la regola
generale
dell’art. 2697 cod. civ., sulla parte interessata a farlo valere, essendo stata
soppressa
lavoro.
previsto questo effetto legale sostitutivo del ’autonomia privata solo per la
prescritto intervallo.
Nel silenzio della legge deve essere applicato il principio generale del a nullità
parziale, secondo cui la nullità della clausola contenente il termine per contrasto
con
contratto, se risulta che i contraenti non lo avrebbero concluso senza quella parte
del
suo contenuto che è colpita da nul ità” (art. 1419 cod. civ.).
Sicchè, se è provata la volontà ipotetica negativa anche del solo datore di lavoro,
resta travolto l’intero contratto di lavoro, che in passato rimaneva invece sempre
in
prorogato, per alcuni giorni (venti oppure trenta, a seconda della durata del
contratto)
Questa disciplina è del tutto identica alla precedente, che era stata già
flessibilizzata
proroga; necessità del consenso del lavoratore; stessa attività lavorativa; durata
di proroga per contratti già in origine di durata pari o superiore a tre anni (in
sostituzione del a vecchia condizione della durata non superiore a quel a del
contratto
iniziale); ragioni oggettive con onere probatorio a carico del datore di lavoro (in
imprevedibili).
breve distanza di tempo dalla scadenza del precedente contratto (dieci o venti
giorni a
limitarsi ad una pronunzia dichiarativa della nul ità o del o sforamento del
termine o
fatti concludenti.
periodi, il che vale anche per il periodo tra la fine del lavoro e l’introduzione del
giudizio.
Al fine di disincentivare il lavoro a termine come strumento di elusione del a
tutela del
L’unico caso in cui è riconosciuto, come in passato, tale diritto, oltretutto solo
previa
effettuate presso la stessa azienda entro un anno dal a cessazione del lavoro a
ipotesi.
Altri rapporti sono esclusi solo da una parte della generale disciplina del lavoro a
termine.
concorso.
giustificazione per un periodo non superiore a cinque anni e con facoltà del
dirigente
Una forma di elusione delle tutele del lavoratore consiste nel ’imputazione del
rapporto
invece il vero datore di lavoro secondo la norma inderogabile del ’art. 2094 cod.
civ.
che si riferisce al a collaborazione “nel ’impresa” alle dipendenze
“dell’imprenditore”,
Si tratta, però, solo di un caso particolare del più ampio fenomeno interpositorio,
quest’ultimo.
Con la successiva legge n. 1369 del 1960 è stata introdotta, invece, una
disciplina
disposizione codicistica.
prova di questo semplice fatto base al posto della più difficile prova del a intera
Nella prima si verifica una simulazione relativa soggettiva, in forza della quale i
sostituendo alla volontà delle parti l’effetto legale del a costituzione del rapporto
di
si realizza la fattispecie inderogabile del ’art. 2094 cod. civ. che attiene non solo
al
questa norma generale, della volontà dei privati contraria alla instaurazione del
Pertanto il vero valore aggiunto del a legge n. 1369 del 1960 consiste nella
ricordata
La legge n. 1369 del 1960 sancisce un importante principio di tutela del lavoro
anche
con riferimento agli appalti veri, cioè relativi ad “opere o servizi” eseguiti “con
diritto dei lavoratori addetti a questi appalti alla parità di trattamento economico
e
ex art. 1676 cod. civ., è, peraltro, esclusa in una serie di ipotesi tassativamente
forza lavoro.
di lavoro.
Il sistema è articolato, dunque, su due contratti, l’uno di lavoro subordinato tra la
l’occupazione stabile.
tassativi fissati dalla legge (qualifiche non previste dai normali assetti produttivi,
Il contratto di fornitura deve essere stipulato per iscritto e deve contenere una
serie di
Anche il contratto di lavoro temporaneo deve essere stipulato per iscritto con
copia
stipula del contratto, mentre nel contratto a tempo indeterminato non occorre un
col ettivi nazionali deve intendersi riferita sia al contratto a termine, sia al
contratto a
tempo indeterminato.
prima assegnazione.
Il lavoratore temporaneo svolge la propria attività nell’interesse del ’utilizzatore,
sotto
ricevute dall’utilizzatore.
disciplinare, come pure il potere di recesso per giusta causa o per inidoneità
disciplina espressa nel contratto di fornitura per quanto attiene ai rapporti tra
sul ’impresa fornitrice, nella qualità di datore di lavoro che, appunto, assume il
fornitrice.
comunicazioni.
E’ previsto, altresì, che i lavoratori temporanei possano esercitare presso
l’impresa
riunione per tutti i dipendenti del a medesima impresa fornitrice occupati presso
diversi
utilizzatori.
Alla illustrata disciplina legale si è aggiunta quella col ettiva, sia con accordi
organico.
mediante il richiamo alla legge n. 1369 del 1960, come dipendente a tempo
temporaneo; prosecuzione del lavoro per oltre dieci giorni dopo la scadenza del
lavorativi della settimana con riduzione del solo orario giornaliero, oppure
“verticale”,
temporaneo.
ma con effetto solo dal a data del ’accertamento giudiziale, salvo, ovviamente, il
diritto
prestazione lavorativa.
risarcimento del danno per il suo stato di continua disponibilità in aggiunta alla
E’, ora, riconosciuta la facoltà delle parti del contratto individuale di prevedere
una
col ettivi; forma scritta del patto; contenuto necessario del patto; preavviso di
qui con una serie di vincoli incompatibili con l’esigenza di flessibilità: limite
massimo
necessario consenso del lavoratore, il cui rifiuto non può giustificare sanzioni
maggiorazioni retributive.
Il datore di lavoro deve inviare entro trenta giorni dal a stipulazione copia del
contratto
informazione annuale a carico del datore di lavoro in favore delle r.s.a. avente ad
supplementare .
prima della stipulazione del contratto a tempo parziale circa la disciplina del e
clausole
Anche qui, come per il lavoro supplementare e le clausole elastiche, il rifiuto del
esame.
amministrazione.
particolari formalità.
Tuttavia anche qui, come nel a trasformazione da tempo pieno a tempo parziale,
il
assunzioni a tempo pieno per mansioni eguali o equivalenti da parte del datore di
a tempo parziale.
Il concorso tra gli aventi titolo è regolato in base al criterio dei maggiori carichi
di
Dal lavoro a tempo parziale si distingue il c.d. job sharing o lavoro ripartito,
disciplinato
dai contratti collettivi, nel quale due o più lavoratori assumono in solido
un’unica
uno o più dei coobligati, secondo una scelta effettuata di volta in volta da questi
ultimi
personalmente svolta.
agevole.
E’ intervenuta, così, la legge n. 877 del 1973, tuttora vigente, che contiene una
Gli elementi della fattispecie legale sono: l’esecuzione dell’attività nel domicilio
del
concorrenza nei confronti dell’imprenditore che gli affidi una quantità di lavoro
idonea
“vincolo di subordinazione” che, “in deroga a quanto stabilito dall’art. 2094 cod.
civ.”, si
committente”.
Pertanto, per la configurabilità del lavoro a domicilio subordinato, non basta che
lo
sul e modalità di esecuzione e sui requisiti del lavoro compatibili con l’assenza
una col aborazione non accessoria dei familiari evincibile dal ’elevatezza del
fatturato
tipico dell’artigiano.
risulta dal divieto di servirsi di tale lavoro per un periodo di un anno a carico di
aziende
committente.
Per un più agevole control o del lavoro a domicilio sono previsti: il registro dei
lavoratori a domicilio utilizzati, con indicazione del tipo e quantità del lavoro
affidato e
ciascun lavoratore a domicilio, ove vanno indicati, con firma del ’imprenditore,
sia
L’APPRENDISTATO.
Il numero degli apprendisti presso ciascuna azienda non può superare il numero
dei
sempre in coerenza con la finalità formativa, non può essere inferiore a diciotto
mesi e
La normativa di tutela del posto di lavoro si applica al ’apprendista nel corso del
lavoro.
Il CFL è a tempo determinato, essendo rimessa alla libera scelta del datore di
lavoro
I datori di lavoro che possono avvalersi del CFL sono enti pubblici economici,
imprese,
abbia in atto una sospensione di lavoro o abbia proceduto nei dodici mesi
precedenti
ad una riduzione di personale, onde evitare una sostituzione fraudolenta di
lavoratori
asseritamene esuberanti.
lavoro.
individuate dai contratti col ettivi; ha una durata massima di 24 mesi; deve
prevedere
che possono anche imporre ulteriori ore di formazione non retribuita; gode di
una
riduzione dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro pari al 25 per
cento
del CFL.
E’ ammessa la stipulazione di un patto di prova, che però deve tener conto della
causa mista del CFL, sicchè la valutazione sul ’esito dell’esperimento va riferita
alla
lavoro.
Qualora il lavoratore assunto con CFL sia già in possesso della professionalità
per la
quale si dovrebbe formare, deve considerarsi nul a per difetto di causa o per
frode alla
concretamente attuato.
essere risolto consensualmente al fine di stipulare un CFL per altre più elevate
Servizio ispezione del lavoro qualora l’imprenditore non ottemperi alla diffida di
questo.
recesso ante tempus salvo giusta causa proprio del lavoro a termine e, quindi,
anche
del CFL.
destinazione, con conseguente riduzione del costo del lavoro (c.d. salario
d’ingresso)
nel livel o inferiore per un altro anno dopo la trasformazione avvenuta al termine
del
CFL “forte” nelle aree svantaggiate, nonché dalla conservazione del beneficio
anticipata.
CAPITOLO VI
La prima di queste garanzie attiene alla conservazione del valore del credito in
caso di
moneta avente corso legale nello Stato al tempo del pagamento e per il suo
valore
nominale”.
In caso di inadempimento sono dovuti dal giorno della costituzione in mora gli
Invece per i crediti pecuniari del lavoratore rimasti inadempiuti è previsto che il
giudice
“deve determinare, oltre gli interessi nel a misura legale, il maggior danno
interessi sono liquidabili anche d’ufficio, senza bisogno di domanda; non occorre
la
del diritto; non occorre la prova, neppure presuntiva, del maggior danno,
individuato
tipicamente dal a legge nella eventuale diminuzione di valore del credito causata
108. I PRIVILEGI.
Il lavoratore trova la garanzia dei suoi crediti nel patrimonio del datore di lavoro.
tra cui i privilegi accordati dalla legge “in considerazione del a causa del
credito”.
Questo privilegio, proprio per la essenziale funzione dei crediti così assistiti, è
Subito dopo il privilegio a favore dei lavoratori subordinati sono collocati quel i
per i
In questa col ocazione sussidiaria i crediti per trattamento di fine rapporto e per
dei crediti del lavoratore, prevede che siano solidalmente obbligati al relativo
sono obbligati in solido per tutti i crediti che il lavoratore aveva al tempo del
sede di conciliazione.
Un’altra ipotesi riguarda, con alcune esclusioni tassative, gli appalti leciti interni
al e
modo, garanzia per i loro crediti anche nel patrimonio, di solito più consistente,
dell’imprenditore appaltante.
diretta contro il committente per conseguire quanto è loro dovuto, fino alla
concorrenza del debito che il committente ha verso l’appaltatore nel tempo in cui
essi
propongono la domanda”.
senza passare per le mani dell’appaltatore, al fine di evitare il rischio che questi
lo
utilizzi diversamente.
Dal momento del a richiesta il committente deve pagare il residuo prezzo non
retribuzioni e contributi.
della sua famiglia, la legge stabilisce che le retribuzioni del lavoratore debitore
possono essere pignorate presso il terzo datore di lavoro solo nel a misura di un
quinto per i tributi e per ogni altro credito, mentre per i crediti alimentari la
misura è
indennità dovuta dal datore di lavoro, comprese le indennità di fine rapporto, tra
le
di lavoro del credito del lavoratore per retribuzioni non ancora erogate, mentre
se il
mobiliare del lavoratore, che può essere aggredito senza limiti in base al
principio
111. LA COMPENSAZIONE.
La compensazione dei crediti retributivi con eventuali crediti del datore di lavoro
verso
al sostentamento proprio e della famiglia, sicchè sono stabiliti gli stessi limiti
previsti
per il pignoramento.
diversi.
disporne.
onere probatorio grava sul datore di lavoro interessato, risulti una vera rinunzia o
transazione, come ad esempio nel caso di evidente col egamento con una
precedente
Per una effettiva rinunzia o transazione deve, quindi, essere espresso, o almeno
agli specifici diritti che ne costituiscono oggetto, mentre non sembra ammissibile
una
devono essere effettivamente tali da far emergere senza equivoci la volontà del
della rinunzia o del a transazione del lavoratore, trattandosi non di una mera
difesa,
Le rinunzie e transazioni sottoposte alla speciale disciplina del ’art. 2113 cod.
civ.
sono solo quelle “che hanno per oggetto diritti del prestatore derivanti da
disposizioni
La stessa conclusione vale per i rari casi di disposizioni del contratto collettivo
Le rinunzie e le transazioni non possono avere ad oggetto diritti non ancora sorti,
ossia mere aspettative, poiché i negozi riguardanti diritti futuri attengono al a
disciplina
del rapporto e non alla disposizione dei diritti dalla stessa derivanti.
sicchè restano estranee al a disciplina del ’art. 2113 cod. civ., salvo che non
La tutela in esame non riguarda solo i lavoratori subordinati, ma anche quelli dei
entro il termine di decadenza di sei mesi, che decorre dal a data di cessazione del
La ragione del decorso del termine solo dopo la cessazione del rapporto viene
rinvenuta nel timore reverenziale del prestatore nei confronti del datore di lavoro
in
del rapporto, seppur con decorso immediato del termine di decadenza, si spiega
con
la posizione di debolezza socio-economica del lavoratore fuori dal rapporto, che
“con qualsiasi atto scritto, anche stragiudiziale, del lavoratore idoneo a renderne
nota
la volontà”.
legale.
certezza.
Se, invece, nel termine viene introdotto il giudizio è sufficiente che il lavoratore
chieda
sensi dell’art. 2969 cod. civ., deve essere eccepita dal datore di lavoro, non
potendo
essere rilevata d’ufficio trattandosi di materia non sottratta alla disponibilità del e
parti.
L’imposizione dell’esaminato onere di impugnazione comporta la qualificazione
termine di decadenza.
col ettivo, salvo alcune eccezioni espresse come le ferie o il riposo settimanale,
non
impugnazione.
giudizio l’intera sua pretesa originaria, il datore di lavoro può richiedere in via
dell’effettivo dovuto.
convenienti conclusi per mera debolezza o soggezione nei confronti del datore di
comminatoria di invalidità.
agli appositi Col egi e Commissioni istituite presso le Direzioni provinciali del
lavoro e
soggetti garanti.
successiva ratifica, non è ritenuta idonea per la disposizione dei diritti già
maturati dal
lavoratore.
La disciplina speciale dell’art. 2113 cod. civ. non esclude che gli atti di
disposizione
dei diritti del lavoratore possano essere attaccati in base ai principi di diritto
comune
Ciò, evidentemente, non ha concreta utilità nel e ipotesi in cui il lavoratore abbia
o per un vizio del a volontà (artt. 1427 e ss. cod. civ.), con esclusione del solo
errore di
Ciò al fine di dare certezza ai rapporti giuridici evitando che il debitore resti
esposto
lavoratore sono sottoposti a prescrizioni brevi per una più rapida certezza.
per la cessazione del rapporto di lavoro”, tra le quali l’indennità sostitutiva del
fine rapporto.
previdenziale.
Del tutto diversa dalla prescrizione estintiva fin qui esaminata è la prescrizione
conseguenti diritti.
tali, salvo alcune eccezioni espresse come il diritto al a sicurezza oppure le ferie
e il
riposo settimanale.
La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto
valere,
sicchè i diritti del lavoratore che maturano durante il rapporto possono essere
perduti
tale diritto per essere rimasto inerte in costanza di rapporto, considerando tale
inerzia
indotta dal timore reverenziale nei confronti del datore di lavoro in base al a
indicazione sistematica ricavabile dal differimento alla fine del rapporto del
decorso
estintiva e presuntiva nel a parte in cui consentono che la prescrizione del diritto
al a
rapporti di lavoro dotati di stabilità, sicchè in tali casi la prescrizione del diritto
al a
La tutela reale necessaria al fine in esame può essere garantita dalla legge oppure
di non stabilità, con prescrizione sospesa, si cumulano tra loro i diversi periodi in
cui la
situazione di fatto e non quel a di diritto, sicchè la prescrizione non decorre nel
corso
indeterminato.
tempestivo esercizio dei propri diritti solo dopo l’accertamento giudiziale della
sul datore di lavoro che eccepisce la prescrizione per resistere ad una azione di
Invero nel primo caso tali circostanze fondano l’eccezione del convenuto,
mentre nel
secondo fondano la domanda del ricorrente.
La decorrenza della prescrizione estintiva ordinaria, prevista per diritti (ad es.
normalmente nel corso del rapporto, non potendo essere assimilati alla
retribuzione
ed in tal caso resta sospesa fino alla sentenza passata in giudicato, salvo il caso
di
estinzione del giudizio che lascia fermo solo l’effetto interruttivo di singoli atti.
121. LA DECADENZA.
Per effetto della decadenza il diritto si estingue se nel termine previsto non viene
più rigorosa, sia per la brevità del termine, sia perché in suscettibile di
interruzione o
sospensione.
Il verificarsi della decadenza deve essere eccepito dal datore di lavoro non
potendo
La decadenza può essere prevista non solo dal a legge, ma anche dall’autonomia
diritto.