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Tutta l’evoluzione normativa che abbiamo registrato dalla Costituzione ad oggi

tendenzialmente ha ad oggetto la regolazione di un unico rapporto di lavoro, il


rapporto di lavoro subordinato.
Sappiamo però che un’attività lavorativa può anche essere svolta con altre
tipologie di lavoro, non per forza subordinate.
Solo negli ultimi tempi, da un ventennio a questa parte, il legislatore ha
cominciato ad interessarsi al lavoro non subordinato. Dal 48 al 1990, tutte le
leggi avevano ad oggetto la tutela dei lavoratori subordinati, perché la
Costituzione, negli art. 1-2-3-4-35-36-37-38-39-40, si occupa di diritti sociali, di
diritti dei lavoratori, tutela in vari momenti il lavoro, quindi il legislatore ha
preso questo impegno perché dettato dalla Costituzione, ma anche perché sul
piano fattivo/esperienziale il lavoratore subordinato è apparso essere da
sempre quelle più bisognoso di tutele, quello più esposto, quello più soggetto al
datore di lavoro.
Diversamente, il lavoro autonomo, storicamente, era considerato un lavoratore
economicamente più forte, poiché si aveva in mente l’idea del medico,
dell’avvocato, del commercialista, etc., che non dipendevano da un datore di
lavoro e che quindi potevano gestirsi autonomamente. Questa è stata
l’impostazione che è stata seguita per moltissimo tempo. Ad un certo punto,
sono intervenuti due fattori importanti:
1. Si sono incominciate ad avere forme di lavoro autonome sempre meno forti,
poco tutelato, che sempre di più assomigliava al lavoro subordinato, poiché
dipende economicamente dal lavoro che gli viene commissionato (es. i
riders);
2. Queste nuove forme di lavoro autonomo, intermedie tra il lavoro autonomo e
il lavoro subordinato, hanno creato problemi di qualificazione, di confusione.
Questo perché, nel frattempo è anche cambiato il lavoro subordinato.

Lavoro subordinato e lavoro autonomo1

Il LAVORO SUBORDINATO è definito nell’articolo 2094 Codice Civile –


Prestatore di lavoro subordinato, secondo il quale “E’ prestatore di lavoro
subordinato chi si obbliga mediante retribuzione a collaborare nell’impresa,
prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale, alle dipendenze e sotto la
direzione dell’imprenditore.”
Da questo articolo si evincono gli elementi della subordinazione:
 Contratto a prestazioni corrispettive, poiché c’è una retribuzione che
viene erogata dal datore di lavoro a fronte di un’attività lavorativa
manuale o intellettuale (quindi non rientra il lavoro volontario, il lavoro
familiare);
 L’etero-direzione, ovvero il lavoratore deve lavorare alle dipendenze e
sotto la direzione dell’imprenditore (significa che il lavoratore non è
libero di fare il lavoro manuale o intellettuale come/quando/dove vuole lui

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Lavoro subordinato, lavoro autonomo e forme parasubordinate:
1) Lavoro subordinato;
2) Collaborazioni etero-organizzative;
3) Collaborazioni coordinate continuative;
4) Lavoro autonomo.
ma deve rispettare ciò che gli viene detto dall’imprenditore). È l’elemento
essenziale della subordinazione;
 Collaborazione all’interno dell’impresa, ovvero il lavoratore dev’essere
inserito nell’impresa perché altrimenti non può essere diretto
dall’imprenditore. È un elemento molto importante perché può rendere
difficile la distinzione con quelle forme di lavoro a metà strada tra
autonomo e subordinato, poiché anche in queste forme ci può essere la
collaborazione.
Il LAVORO AUTONOMO è definito nell’articolo 2222 Codice Civile – Contratto
d’opera, secondo il quale “Quando una persona si obbliga a compiere verso un
corrispettivo un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio2 e
senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente, si applicano le
norme di questo capo.”
Da questo articolo si evincono gli elementi del lavoro autonomo:
 Contratto a prestazioni corrispettive, poiché viene erogato un
corrispettivo dal committente a fronte del compimento di un’opera o di un
servizio. Mentre il lavoratore subordinato si impegna a prestare il suo
lavoro (obbligazione di mezzo), il lavoratore autonomo si impegna ad
ottenere un certo risultato (obbligazione di risultato);
 Senza vincolo di subordinazione, ovvero che il lavoratore autonomo non è
etero-diretto ma si auto-dirige;

Questa distinzione funziona se le modalità operative della prestazione sono


chiare, se le direttive datoriali sono chiare, se c’è davvero l’etero-direzione ed è
visibile. In tanti rapporti, però, la distinzione tra lavoro autonomo e lavoro
subordinato non è cosi netta, perché ci sono dei lavoratori subordinati dove
l’elemento dell’etero-direzione è sfumata (es. il dirigente) mentre ci sono dei
rapporti di lavoro autonomi in cui c’è forte intromissione da parte del
committente.

Nel caso in cui ci siano problemi di qualificazione e il lavoratore decida di


andare in giudizio per qualificarsi come lavoratore subordinato, la prima cosa
che il giudice deve fare è accertare l’etero-direzione.
Dato che la sola etero-direzione può non essere sufficiente per distinguere
questi due rapporti di lavoro, poiché può essere molto sfumata e difficile da
provare, i giudici, nel corso degli anni, hanno individuato degli INDICI
SUSSIDIARI, cioè quegli indici che devono essere ricavati/esplorati dal giudice
tutte le volte in cui non risolve con l’etero-direzione. Tali indici sono:
 L’inserimento stabile nell’organizzazione dell’impresa (es. il committente
ha dato una scrivania, un armadietto o le chiavi, etc.);
 Il rispetto di un determinato orario di lavoro;
 La continuità nel tempo (dimostrare al giudice che non era un lavoro
occasionale, ma che si svolgeva sempre quell’attività, quell’opera o quel
servizio per lo stesso committente);
 Utilizzo degli strumenti di lavoro (dimostrare che si utilizzavano gli
strumenti dati dal committente);
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Serve a distinguere il lavoro autonomo dall’imprenditore, che è definito dall’articolo 2082 del Codice Civile. Mentre
l’imprenditore è colui che organizza i mezzi, non lavora lui stesso ma si serve del lavoro di altri, il lavoratore autonomo
lavora lui stesso, con il proprio lavoro.
 Tipo di retribuzione (dimostrare che il committente mi pagava a scadenze
fisse e regolari, a prescindere dal completamento dell’opera o del
risultato);
 L’esclusività dell’impegno lavorativo (dimostrare che questo lavoro
veniva svolto solo per quel committente).
In passato, se non era chiara l’etero-direzione, per poter qualificare quel
rapporto come lavoro subordinato, dovevano essere presenti tutti questi indici.
Poiché non era semplice provare tutti questi indici, recentemente i giudici
ritengono sia necessaria e sufficiente una prevalenza di tali indici.

Tutto ciò è stato complicato da un dato di fatto, perché nel corso degli anni tra
lavoro autonomo e lavoro subordinato si sono inserite tutta una serie di
Tutto ciò è stato complicato dal fatto che, nel corso degli anni, il legislatore ha
sdoganato alcune forme parasubordinate di lavoro autonomo, intermedie tra
lavoro autonomo e lavoro subordinato, che hanno meno tutele rispetto al
rapporto di lavoro autonomo.

Le COLLABORAZIONI COORDINATE CONTINUATIVE, che sono disciplinate


nell’articolo 409, co. 3, Codice di Procedura Civile, che serve a dare le tutele
del processo del lavoro ai lavoratori indicati nell’articolo. Nel 1973 si riconosce
la prima forma di tutela a questo lavoro autonomo coordinato e continuativo,
che una tutela processuale, cioè si applica il processo del lavoro che ha il
vantaggio di essere gratuito, i termini sono dimezzati (cioè era un processo
velocissimo), dava ampi poteri istruttori al giudice (perché è una materia molto
sensibile). Oggi questo articolo afferma che “Si osservano le disposizioni del
presente capo nelle controversie relative a:
1) rapporti di lavoro subordinato privato, anche se non inerenti all'esercizio di
una impresa;
2) rapporti di mezzadria, di colonia parziaria, di compartecipazione agraria,
di affitto a coltivatore diretto, nonché rapporti derivanti da altri contratti
agrari, salva la competenza delle sezioni specializzate agrarie;

3) rapporti di agenzia, di rappresentanza commerciale ed altri rapporti di


collaborazione che si concretino in una prestazione di opera continuativa e
coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato.
La collaborazione si intende coordinata quando, nel rispetto delle modalità di
coordinamento stabilite di comune accordo dalle parti, il collaboratore
organizza autonomamente l'attività lavorativa;
4) rapporti di lavoro dei dipendenti di enti pubblici che svolgono
esclusivamente o prevalentemente attività economica;
5) rapporti di lavoro dei dipendenti di enti pubblici ed altri rapporti di lavoro
pubblico, sempreché non siano devoluti dalla legge ad altro giudice.”
Da questo articolo emerge che:
 Questo tipo di rapporto si caratterizza dal fatto che la collaborazione
viene fissata da comune accordo tra le parti. È importante perché serve a
distinguere questo tipo di rapporto di lavoro dal rapporto di lavoro
subordinato.
 È una collaborazione caratterizzata dall’autonomia dell’attività, cioè
organizza autonomamente l’attività. Collabora ma resta autonomo
nell’organizzazione. È importante perché serve a distinguere questo tipo
di rapporto di lavoro dalle Collaborazioni etero-organizzative.

Le COLLABORAZIONI ETERO-ORGANIZZATIVE, disciplinate dall’articolo 2 d.lgs.


n. 81/20153, che prova a dare tutela a quei lavoratori autonomi che non sono
veri e propri subordinati, poiché non c’è il potere direttivo, ma sono però
organizzati dal committente. Tale articolo afferma che “Si applica la disciplina
del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si
concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e
le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente. Le disposizioni
di cui al presente comma si applicano anche qualora le modalità di esecuzione
della prestazione siano organizzate mediante piattaforma digitale.”
In questo caso il giudice, oltre a qualificare il lavoratore, decide anche quali
tutele del lavoro subordinato andare ad applicare.

Queste diverse forme di lavoro presentano, per i lavoratori, delle analogie e


delle differenze tra di loro:
 Nel lavoro autonomo, il lavoro è prevalentemente personale, non c’è
coordinamento con nessuno;
 Nelle collaborazioni coordinate continuative, il lavoro è prevalentemente
personale (come nel lavoro autonomo e nelle collaborazioni etero-
organizzative), ci deve essere collaborazione e coordinamento con il
committente (come nel lavoro subordinato) ma c’è la libertà di
organizzarsi (come nel lavoro autonomo);
 Nelle collaborazioni etero-organizzative, il lavoro è prevalentemente
personale (come nel lavoro autonomo e nelle co.co.co), non c’è libertà di
organizzarsi perché bisogna obbedire al committente (come nel lavoro
subordinato), ma c’è la libertà di coordinamento;
 Nel lavoro subordinato c’è l’esclusività e l’etero-direzione.

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È uno dei tanti decreti che fa parte del jobs act.

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