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A cura del docente: Maria Grazia Butti

buttittinga@tiscali.it
Caravaggio, San Matteo nella Cappella Contarelli, 1599-1602,
San Luigi dei Francesi, Roma
La “Vocazione di San Matteo" è un dipinto ad olio
su tela di cm 322 x 340 realizzato tra il 1599 ed il
1600 dal pittore italiano Caravaggio.

È conservato alla Cappella Contarelli nella chiesa


di San Luigi dei Francesi a Roma.

Nella Vocazione di San Matteo è illustrato il


passo evangelico di Luca, che narra la
chiamata del pubblico Levi, seduto al suo
banco di gabelliere.
Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di
nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli
disse: «Seguimi!». Egli, lasciando tutto, si alzò
e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande
banchetto nella sua casa. C'era una folla di
pubblicani e d'altra gente seduta con loro a
tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e
dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e
bevete con i pubblicani e i peccatori?». Gesù
rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno
del medico, ma i malati; io non sono venuto a
chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».
(Lc. 5, 27-32)
Il dipinto è realizzato su due pieni paralleli, quello più alto
vuoto, occupato solo dalla finestra,

mentre quello in basso raffigura il momento preciso in cui Cristo


indicando San Matteo lo chiama all'apostolato.
Il santo è seduto ad
un tavolo con un
gruppo di persone,
vestite come i
contemporanei del
Caravaggio, come in
una scena da osteria.
La scena si svolge in
un ambiente buio e
squallido. Seduti
attorno a un tavolo
alcuni uomini
contano del denaro
(il momento della
riscossione delle
tasse);
improvvisamente entrano San Pietro e Gesù;
quest'ultimo accenna a
Matteo, che indica se
stesso stupefatto.
È la prima grande tela nella quale Caravaggio, per
accentuare la tensione drammatica dell’immagine e
focalizzare sul gruppo dei protagonisti l’attenzione di
chi guarda, ricorre all’espediente di immergere la
scena in una fitta penombra tagliata da squarci di
luce bianca, che fa emergere visi, mani o parti
dell’abbigliamento e rende quasi invisibile tutto il
resto. La tela, inoltre, è densa di significati allegorici.
In primo luogo proprio la luce, grande protagonista
della raffigurazione pittorica, assurge a simbolo della
Grazia divina (non a caso non proviene dalla finestra
dipinta in alto a destra che, anzi, resta del tutto priva di
luminosità, ma dalle spalle di Cristo), Grazia che
investe tutti gli uomini pur lasciandoli liberi di
aderire o meno al Mistero della Rivelazione.
Il significato del fatto narrato (la grazia che discende nel buio
del peccato) è reso mediante la luce: la luce non proviene
dalla finestra ma da destra, come se la porta dalla quale è
appena entrato Cristo, fosse rimasta spalancata. Ma non
possiamo renderci conto con certezza della sua provenienza:
non è una luce reale,
ma una luce morale,
che scende sfiorando la
testa di Gesù,
individuandone la bella
mano, si sofferma sugli
astanti, bloccandoli
nell'atto che stanno
compiendo
Motivo principale del quadro,
quindi, è il fascio di luce che
proviene da una finestra che
non vediamo, posta sulla destra
dell’immagine.

Questa luce ha un valore altamente simbolico. Essa


proviene dalle spalle di Gesù, quasi forza che lo precede, ed è
tale la sua intensità che la finestra aperta sulla parete di
fronte non emana alcuna luce. Se questa finestra non emana
luce perché è notte, a maggior ragione la luce da destra che
rischiara l’ambiente ha un valenza prettamente simbolica.
Il fascio di luce ci fa intravedere la figura di Gesù,
parzialmente coperta da quella di san Pietro. Entrambi
stanno indicando san Matteo, ma il gesto di Gesù ha una
maggiore forza e determinazione.
E così, solo alcuni dei
personaggi investiti
dalla luce (i destinatari
della “vocazione”
insieme a Matteo il
Pubblicano) volgono lo
sguardo verso Gesù,
mentre gli altri
preferiscono restare
a capo chino,
distratti dalle proprie
solite occupazioni.
Non è forse casuale
che uno dei
compagni di Matteo
porti gli occhiali,
quasi che fosse
accecato dal denaro!
Il fatto, poi, che essi siano vestiti
alla moda dell’epoca del Pittore ed
abbiano il viso di modelli scelti tra
la gente comune e raffigurati senza
alcuna idealizzazione, con il
realismo esasperato che ha
sempre caratterizzato l’opera di
Caravaggio, trasmette la
percezione dell’artista dell’attualità
della scena, la sua intima
partecipazione all’evento
raffigurato, mentre su un piano
altro, totalmente metastorico, si
pongono giustamente il Cristo e lo
stesso Pietro, avvolti in una tunica
senza tempo.
Di grande intensità e valenza
simbolica, nella Vocazione, è il
dialogo dei gesti che si svolge tra
Cristo, Pietro e Matteo.
Il gesto di Cristo (che altro non è che
l’immagine speculare della mano protesa
nella famosissima scena della Creazione
di Adamo – Cristo è il “nuovo Adamo”! –
della Cappella Sistina michelangiolesca
Il gesto di Cristo viene ripetuto da Pietro, simbolo della Chiesa
Cattolica Romana che media, tra il mondo divino e quello
umano (siamo in periodo di Controriforma) ed a sua volta
ripetuto da Matteo.
È la rappresentazione simbolica della Salvezza, che
passa attraverso la ripetizione dei gesti istituiti da Cristo
(i sacramenti) e ribaditi, nel tempo, dalla Chiesa. Grazie
alla radiografia, sappiamo che nella prima versione, non era
presente la figura di San Pietro, aggiunta successivamente.
Il Cristo è come filtrato da Pietro (la Chiesa).
La risposta subitanea
di Levi, il cui gesto
della mano rivela tutto
lo stupore di chi
comprende di essere
stato chiamato, lo
porterà a seguire
Gesù con il nome di
Matteo (nome che in
ebraico ricorda la
radice del verbo
“donare”).
PREGARE CON LE MANI

Gesù tende la mano verso


un uomo. Pietro fa un
identico gesto con la mano
ma con meno sicurezza
come se egli non avesse
ancora compreso come
chiamare alla maniera di
Gesù. Con l’altra mano tiene
il bastone: egli cammina al
seguito di Gesù.
Il gesto di Matteo traduce la
sua sorpresa: sono proprio
io? L’altra mano conta le
moneta d’argento con la
mano del suo vicino.
Queste due mani danno
l’illusione di appartenere ad
un'unica persona.
Matteo è indeciso.
Quale mano seguire?

Lasciamoci toccare da questo


invito silenzioso a mettere le
nostre mani al servizio della
missione di Gesù.
PREGARE CON GLI SGUARDI
La varietà degli sguardi è rivelatrice dell’interiorità
dei personaggi.

Alcuni continuano ad
essere assorti nel loro
lavoro: uno conta, l’altro
verifica dal dietro delle
sue spalle.
Essi non vedono nulla
dell’incontro.
Atri guardano con
Matteo nella
direzione di Gesù e
di Pietro:
si lasceranno
sorprendere?
Lo sguardo di Matteo
incrocia quello di Gesù.
Il raggio di luce accompagna
la diagonale disegnata da
questi sguardi. Un cammino
di luce:Matteo lo seguirà?
Lasciamo che lo sguardo si purifichi
in questa contemplazione.

“Molti dicono: - Chi ci farà vedere il


bene?- Risplenda su di noi, Signore,
la luce del tuo, volto”.
(Sal. 4,7)
PREGARE NEL TEMPO

Pietro e Gesù sono


vestiti poveramente,
con tuniche della
loro epoca.
Sono a piedi nudi.
Matteo e i suoi compagni sono vestiti secondo
la moda del Rinascimento, epoca nella quale il
quadro è stato dipinto.
L’appello lanciato da loro sulle strade della
Palestina sarà inteso nelle ricche case del
Rinascimento? Lasceranno le loro
ricchezze per seguire Cristo povero e
umile: follia ancora possibile o souvenir
morto del passato?
Ed io voglio restare sordo all’appello di
Cristo?
La liberazione che Cristo è venuto a portare
nella storia può aprire un nuovo avvenire
nella mia vita?
PREGARE CON LA CROCE

La finestra evoca una croce. E’ una


finestra che non nasconde la
luce:essa è rischiarata da una
sorgente luminosa situata al di sopra
dallo spazio che separa i due gruppi
di uomini.

La croce, e la stessa mano di


Gesù, tenta di stabilire come un
ponte. Così la croce di Cristo
cerca di riappacificare di nuovo
l’umanità con il suo Dio.
La croce non s’impone: essa si fonda
con la decorazione. Discreta, essa
segna il nuovo universo che sta per
nascere. Essa è la traccia vivente di
Gesù che, da ricco si fa povero, sino
a morire per noi.

Alziamo gli occhi alla croce.


Quale passaggio mi invita a fare nella
vita?
Presentazione a cura dell’Idr: Butti M. Grazia

Cl.5 A – IC Brembate Sotto – a.s. 2005/2006


FINE

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