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Anti pellegrinaggio:
Voltano la schiena a
Gerusalemme: ritorno indietro;
ripiego amaro.
E cominciando da Mosé e
da tutti i profeti spiegò
loro in tutte le scritture
ciò che si riferiva a Lui.
Apriva loro le scritture
In breve, la risposta del Cristo sui
dubbi che riguardano l’umanità:
ovvero in che modo il mistero della
croce è il nocciolo carico di senso
della prima Alleanza.
Visto che si immerge in una sacca di
magma primordiale raffreddato e
indurito, colore di scoria di
carbone. Come un giacimento.
E le sue pepite: alcune lettere
maiuscole alla rinfusa. Alcune appena
leggibili, altre iridate, più distinte,
che brillano di un bagliore
ultramarino.
Lentezze e pesantezze della venuta del
Verbo in carne attraverso la materia
bruta da cui fiorirà la croce, anch’essa
colore di scoria, terrosa e insieme
gloriosa – il Cristo era ebreo – promessa
di forma nata dall’informe, di Parola
partorita dall’inarticolato, ancora semi
schiusa, prigioniera della lettera delle
Scritture, e tuttavia in procinto di venire
alla luce.
Poiché ecco che la materia si apre, e la fessura diventa
canale, estuario getto e il gioiello della luce può traboccare
nell’oceano d’oro.
Ma Lui sparì
dalla loro
vista.
La scomparsa
L’essenziale è invisibile
agli occhi.
Il centro di questo
quadro non è nel
quadro. Il tavolo è
apparecchiato, il
mestolo è nella
zuppiera. La cena era
preparata per chi si
era messo a tavola:
non comincerà
neppure. Poiché è
scomparso ai loro
occhi, mentre faceva
un semplice segno.
Dunque era Lui, vivo.
Come potrebbero
ancora avere
appetito?
La scomparsa non
provoca la stessa
reazione nei due
discepoli.
Il primo, più
scattante, già in
partenza, si alza di
colpo,
appoggiandosi con
le mani piatte sul
tavolo, rovesciando
la sedia impagliata;
mentre il secondo
resta al proprio
posto, in
contemplazione,
calamitato dal
centro di quel
posto ormai vuoto.
L’illuminazione lo
immobilizza. E fa
sciogliere in lui
ogni resistenza. La
gioia lo inonda.
La tela è completa.
E’ solo il visibile che
vi è incorniciato.
E partirono
all’istante e
fecero
ritorno a
Gerusalemme.
Il varco
Resti di una cena
interrotta appena
cominciata. La sedia
rovesciata parla di
una partenza
frettolosa, le pieghe
dei tovaglioli
richiamano le mani
che li hanno stretti e
le bocche che sono
state asciugate. Non
c’è più nessuno, a
quanto pare.
Tu resti solo, qui
davanti,
spettatore in
ascolto di quel
rumore di
comunione che si
sente ancora,
mentre raccogli il
segno di una
scomparsa,
mentre forse
cerchi anche tu
l’illuminazione.
Ancora una volta la porta aperta.
Ora Colui che si fa chiamare
Colui che ha
minacciato di far
gridare i sassi fa
parlare gli oggetti.
Nella fedele
lentezza della loro
inerzia gli oggetti
inanimati parlano.
E i biancori
di una luna
piena,
nettamente
tagliati, li
seguono in
corteo.
Realizzazione a cura
dell’Idr:
Butti Maria Grazia