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Busi D Proposta di lavoro garantito dalla sinistra spagnola

PROPOSTA DI LAVORO GARANTITO DALLA SINISTRA SPAGNOLA


di Daniele Busi
23 ott 2015

El Pas, importante quotidiano spagnolo, ospita una recente intervista ad Alberto Garzn,
esponente della sinistra spagnola e candidato per il partito Izquierda Unida (Sinistra Unita) alle
elezioni politiche che si terranno nel prossimo dicembre.
La proposta di Garzn prevede la garanzia di un posto di lavoro pubblico per un milione di
persone in cerca di occupazione nel primo anno dallentrata in vigore del progetto. La
prospettiva quella di allargare la partecipazione a tutti i disoccupati negli anni successivi.
Il pagamento dei salari sarebbe totalmente a carico dello Stato, che con una spesa complessiva
di circa 9,6 miliardi di euro (l1% del Pil spagnolo) potrebbe garantire una paga mensile di
900/1200 euro ad ogni nuovo occupato. Chi ha redatto il piano ha appositamente previsto che il
livello del salario fosse vicino al minimo attuale, cos che le persone gi occupate non siano
portate ad abbandonare il proprio posto di lavoro per usufruire di quello offerto dallo Stato: non
questo lobiettivo del progetto.
La settimana lavorativa sarebbe composta da 7 ore giornaliere di lavoro in aree di interesse
pubblico, come servizi sociali, cura dellambiente, attivit ricreative, nettezza urbana, attivit
culturali ecc. Inoltre, il 12% dellorario lavorativo sarebbe dedicato alla formazione
professionale dei partecipanti.
Questultimo punto denota con chiarezza lobiettivo del piano: offrire un posto di lavoro di
transizione a quelle persone che non riescono a trovare lavoro nel settore privato, dando loro
quella continuit professionale e quellabitudine al lavoro che li rende idonei a trovare
occupazione nel settore privato, che non ama assumere persone disoccupate da molto tempo e
disabituate al lavoro.
Limpressione quindi positiva: Izquierda Unida sembra aver compreso che lintervento diretto
dello Stato nelleconomia non qualcosa che ci si possa permettere di trascurare o, peggio,
negare. Tuttavia, permangono ancora alcuni punti interrogativi sulla solidit delle
argomentazioni (tecniche) nelle mani di Garzn e dei suoi. Nellintervista, infatti, si parla anche
di coperture. Si dice, ad esempio, che la spesa di 9,6 miliardi di euro verrebbe finanziata da
un aumento dellIVA sui prodotti di lusso, da una tassa sulle case vuote e sulle transazioni
finanziarie e dalla lotta allevasione fiscale. Tutto ci , in parte, in contraddizione con lo
spirito del progetto, che si propone di dare una spinta alleconomia spagnola attraverso la spesa
dello Stato. Limitare la spesa a deficit, tentare di coprire le spese con altre tasse, poco
sensato in presenza di disoccupazione. In un mondo ideale in cui tutti hanno la stessa domanda
di risparmio netto (vale a dire, soldi non presi in prestito), occupare 100 disoccupati senza
aumentare il deficit pubblico significa necessariamente provocare 100 licenziamenti da qualche
altra parte nelleconomia. Detto ci, non ci troviamo in un mondo ideale, quindi vero che la
redistribuzione della ricchezza finanziaria dalla classe ricca alla classe povera pu generare un
aumento della spesa totale, dunque delloccupazione [1].
Non comunque il caso di farsi prendere dallo sconforto. Si deve tenere conto del fatto che non
facile, e in politica pu essere controproducente, spiegare allopinione pubblica
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argomentazioni che mettano in discussione il principio di senso comune secondo il quale il


deficit e il debito pubblico siano elementi negativi. A due mesi dalle elezioni, uscire su El Pas
dicendo che abbiamo bisogno di pi debito pubblico per uscire dalla crisi probabilmente non
sarebbe stata una strategia comunicativa migliore di quella adottata da Garzn, che, peraltro,
sappiamo essere accompagnato da buoni consiglieri, come il fratello Eduardo Garzn,
economista di cui abbiamo avuto modo di apprezzare lumilt e lelasticit mentale, durante il
Mosler Spain Tour di settembre.
Tirando le somme, abbiamo davanti agli occhi un evento di assoluto rilievo: il primo tentativo di
promuovere politiche economiche tese alla piena occupazione in un Paese europeo dallinizio
della crisi, nel 2008. Un primo tentativo di ribaltare la concezione secondo cui lo Stato il male
e il lavoro un privilegio. Finalmente limpegno di chi, come Rete MMT, promuove la cultura del
vero progresso economico-sociale, inizia a portare effetti tangibili.

Note
[1] Se lo Stato toglie ricchezza finanziaria netta a chi ha molti risparmi e spende la stessa quantit di valuta a
beneficio di chi ne ha pochi (i disoccupati), probabilmente riesce a fare in modo che la quantit di valuta
trasferita venga poi spesa nelleconomia, generando reddito e occupazione.

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