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Mario Seminerio, investitore professionale e blogger.

Lunedì, giornata di
emissione dei Btp valore, il Tesoro ha raccolto più di sei miliardi. Perché i titoli
italiani vanno a ruba soprattutto tra i piccoli risparmiatori?

Fino a quando i depositi bancari non renderanno di più e fino a quando


l’inflazione picchierà, gli italiani saranno sempre più disposti a investire i loro
risparmi sui titoli di Stato. Il risparmiatore per tanti anni è stato letargico. Infatti
i politici si lamentavano che sui conti correnti fosse parcheggiata troppa liquidità.
Dopo la grande inerzia, ora, i risparmiatori si sono svegliati ed è partita la
transumanza. Bisogna far fruttare i propri soldi e quindi cosa c’è di meglio, si fa
per dire, dei titoli di Stato? Dopodiché la gran cassa dell’informazione, con questi
claim del tipo “manteniamo il debito a casa nostra così la speculazione cattiva
non ci può fare del male” – concetto pericolosissimo a livello economico –, ha
fatto il resto. C’era da aspettarselo. Ora vediamo se la transumanza finirà giù da
un dirupo o proseguirà serenamente verso pascoli e prati sempre più verdi e
rigogliosi.

Il fatto che una quota crescente di debito pubblico italiano sia in mano alla sua
popolazione è una notizia positiva?

Secondo la politica sì. Molti politici sono convinti che se il debito pubblico finisce
nelle mani dei piccoli risparmiatori e questi lo tengono fino a scadenza senza
farsi spaventare da nulla, allora vivranno tutti felici e contenti. E così lo spread
risulterebbe più protetto. Questa è pura fallacia. Perché, innanzitutto, anche se
noi riuscissimo a ricomprarci tutto il debito non è affatto detto che rimarrebbe
stabile se succedesse qualcosa. La transumanza seguita all’inerzia potrebbe
prendere la direzione opposta a quella attuale. E tutti vendono. Secondo, segnalo
un ipotetico pericolo: se il debito pubblico è interamente nelle mani del retail
come vorrebbe la politica – ragionamento per assurdo perché questo non accadrà
– in caso di emergenza per i conti pubblici qualcuno al governo potrebbe
decidere, con il favore delle tenebre, di rinviare il rimborso del capitale, del
pagamento delle cedole. Non lo diranno mai apertis verbis perché non sono
stupidi fino a questo punto. Però è questo il sottinteso. E poi c’è il terzo punto, per
tornare alla realtà: qui si sta creando un fenomeno preoccupante di spiazzamento
dei capitali privati per mano del debito pubblico.

In che senso?

Se la gente continua a comprare debito pubblico allettata dal fatto che non cade in
successione, ha un’aliquota fiscale agevolata al 12,5%, si può usare l’Isee per
avere più trattamenti di welfare, alla fine la gente è incentivata a vendere quelle
eventuali obbligazioni societarie private che ha in portafoglio puntando sui titoli
di Stato. A quel punto però non lamentiamoci se il costo del debito per i privati
aumenta. Perché se i flussi si dirigono verso il debito pubblico, resterà meno
denaro disponibile per finanziare iniziative private: mi riferisco alle obbligazioni
finanziarie private, tassate al 26%, ma anche a quel tentativo di spingere i
risparmiatori verso la Borsa, dove c’è il capitale di rischio.

Meno risorse verso il privato, meno crescita e dunque maggiore debito pubblico
in prospettiva? E siamo sempre lì...

C’è questo rischio. Segnalo un altro aspetto: dall’inizio di quest’anno una quota
alta e crescente dei titoli collocati dal Tesoro viene comprata da non italiani. Per
cui mi pare un miraggio che qualcuno pensi di aumentare in maniera importante
la quota che resta in Italia. Non accade, perché in questo momento i conti pubblici
appaiono stabili e siamo davanti a una prospettiva di riduzione dei tassi da parte
della Bce. Il calo dei tassi favorisce i grandi debitori, quindi noi. E il nostro livello
di rendimenti è talmente appetibile, dato questo scenario, che aumenta
l’interesse dall’estero. E quindi è più facile collocare il nostro debito. Però queste
cose la politica non le dice, perché si preoccupa sempre e soltanto di dire:
“Evitiamo che il debito italiano finisca in mano straniera”. Poi fanno la ruota
come i pavoni dicendo “è un successo: un sacco di stranieri si sono presentati
all’ultimo collocamento dei Btp”. C’è un’incoerenza frutto di ignoranza. D’altro
canto la situazione è piuttosto delicata, nel senso che noi dobbiamo continuare a
piazzare Btp in quantità crescenti, perché chi si ferma è perduto. Se non
riuscissimo avremmo un’esplosione dello spread.

Lo spot andato in onda per incentivare l’acquisto dei Btp con questi signori
verosimilmente pensionati che possono finalmente permettersi la crociera
tanto sognata grazie alle cedole del Btp, che cosa ci dice sui risparmiatori
italiani?

Uno spot molto stereotipato. Molto italiano. Il fatto che siano stati rappresentati
dei pensionati che, tutte le statistiche ce lo confermano, stanno molto meglio
delle nuove generazioni, mi pare la rappresentazione plastica di tutte le
distorsioni, anche regressive, del welfare italiano. Non stiamo parlando di un
welfare che aiuta chi ha più bisogno: è regressivo, nel senso che il più delle volte
non fa che consolidare una classe media che si è formata, ad esempio attraverso
le pensioni retributive, lasciando al freddo molti altri. Capisco che è una
pubblicità. Però questa è una pubblicità che crea un suggerimento di consumo
voluttuario. Tra l’altro faccio notare che non è nemmeno un suggerimento
veritiero: provate a vedere quante cedole servono per fare una crociera.

Una pessima educazione finanziaria veicolata tramite uno spot istituzionale?

Pensi se un gestore privato avesse fatto una campagna pubblicitaria con i criteri
usati dal Mef. Sarebbe stato mitragliato. Si sarebbe gridato alla comunicazione
non veritiera. Mentre in quella del Tesoro non c’è nulla che metta dei caveat
generali. Ad esempio: “In caso di vendita prima della scadenza potreste subire
una perdita se i tassi di mercato, nel frattempo, sono saliti”. Non c’è nulla. Si
parla solo di premio fedeltà, cedole crescenti dopo tre anni e via dicendo. A questo
punto è inutile che perdiamo tempo a dire: “Dobbiamo puntare sull’educazione
finanziaria” quando poi si fa una comunicazione così nazionalpopolare – non a
caso poi con il cartello che passa durante il Festival di Sanremo, l’apoteosi di tutti
i luoghi comuni di questo paese.

Tra l’altro nello spot, c’è un altro interlocutore che, rivolgendosi ai due che
annunciano la partenza per la crociera, gli chiede: “Avete vinto alla lotteria?”.

Qui c’è un’altra suggestione: “Prendete il Btp e avrete la cornucopia che vi fa


piovere i soldi in testa”. Ripeto: non bisogna essere schizzinosi quando si devono
collocare centinaia e centinaia di miliardi di debito. Però, aggiungo, speriamo che
ce la caviamo. Poi per carità: La gestione privata del risparmio è piena di storture,
con prodotti costosissimi di cui i clienti capiscono pochissimo. Non voglio
difendere il risparmio privato gestito che ha spesso un approccio predatorio. Ma
se noi abbiamo da un lato risparmiatori che vengono predati con tutte queste
comunicazioni e dall’altro un Tesoro sempre più vorace, allora non è una bella
notizia. E in più: qualcuno è andato a vedere le precedenti emissioni di Btp
destinate al retail? Alcune di queste sono sotto prezzo pesantemente. Se qualcuno
dovesse aver bisogno di vendere, si troverebbe una perdita devastante. Ecco
perché non mi piacciono quegli esperti di comunicazione che tessono le lodi dello
spot Btp “perché bisogna educare i risparmiatori a costruire progetti di vita”. Ho
capito che i “progetti di vita” sono importanti, ma se poi ti ritrovi in emergenza a
vendere i tuoi Btp e quelli valgono il 30% in meno, poi il “progetto di vita” te lo
saluti.

Per concludere, le pongo un paradosso. I cosiddetti frugali del Nord Europa,


secondo la vulgata, hanno sempre accusato gli italiani di essere un popolo di
cicale per la gestione allegra dei conti pubblici. Però è anche vero che la
propensione a risparmiare e a non prendersi rischi è una cosa da popolo delle
formichine. Lo dimostrano gli oltre 1300 miliardi fermi sui conti correnti Lei
come se lo spiega?

Partiamo da un dato di fondo: noi abbiamo un’enorme ricchezza privata e un


enorme debito pubblico. Qualcuno dovrebbe iniziare a chiedersi se le due cose
sono tra loro connesse. Dobbiamo chiederci se un paese che ha gonfiato per
decenni il suo debito pubblico non abbia anche favorito un’accumulazione del
risparmio privato. Esiste questa vulgata per cui siamo un popolo di formichine.
Però abbiamo anche un enorme debito pubblico. Ricordiamo inoltre che i tedeschi
hanno uno stock di ricchezza immobiliare e finanziaria più piccolo di quello degli
italiani. Non mi sembra così irragionevole che i tedeschi, rivolti a noi, ci dicano:
“Basta con queste richieste di trasferimenti e sussidi da parte del popolo più
risparmioso e più ricco d’Europa”. Poi: gli italiani risparmiano risparmiano.
Vero, però può essere che risparmino quello che magari viene generato dal debito
pubblico, generato a sua volta dalle scorse generazioni, che ora è anche a rischio.

A cosa si riferisce?

Pensiamo al patrimonio immobiliare del nostro paese. Un paese in cui per


decenni, dopo la seconda guerra mondiale, l’unica cosa che contava era
comprarsi la casa. Adesso cosa succede? Calo demografico, case che diventano
ruderi con uno stato di conservazione pessimo che, con la transizione energetica,
farà crollare il prezzo di questi immobili a meno di metterci enormi quantità di
soldi e così bruciare i risparmi. E quindi poco alla volta, una parte di questo stock
di risparmi italiani lo vedo destinato a sparire. In breve: c’è una quotidianità che è
quella degli spot idioti, e poi c’è un arco temporale generazionale che è quello in
cui la rana finisce lentamente bollita. Rischiamo di diventare un paese di anziani
che vivono tra i ruderi che gli cadono in testa mentre il risparmio se ne va.

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