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numero 8 anno V 27 febbraio 2013


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Luca Beltrami Gadola LINUTILE PRUDENZA DEL FUOCO AMICO Antonio Padoa Schioppa LA LEZIONE DEL VOTO. E ORA? Walter Marossi ELEZIONI REGIONALI. LE CIFRE E I CONFRONTI Marco Vitale DOPO LE ELEZIONI. LETTERA DAL FRONTE Giuseppe Ucciero E ORA POVERO GRILLO? Giuseppe Gario LE PROMESSE ELETTORALI E LA PROVVIDENZA Massimo Cingolani USURA E CREDIT CRUNCH: UNA VIA PER IL SUICIDIO Giulia Mattace Raso ELEZIONI A MILANO. SCUOLE CHIUSE. MA IL CONTO CHI LO PAGA? Rita Bramante
RIMPIANGEREMO GIORGIO NAPOLITANO E NON SOLO PER LART. 27

Marco Ponti NAPOLI HA FINITO LA BENZINA, PER LE ALTRE CITT SOLO QUESTIONE DI TEMPO Riccardo Lo Schiavo MILANO - LOMBARDIA. MA LA MAFIA SONO IO? Ciro Noja IMU. MA LA VERIT MI FA MALE Stefano Rolando BILANCIO A CALDO DELLE ELEZIONI REGIONALI IN LOMBARDIA VIDEO STEFANO DRAGHI : I DATI A BOTTA CALDA suggerimento musicale Linda Ronstadt canta DARK END OF THE STREET Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani www.arcipelagomilano.org

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LINUTILE PRUDENZA DEL FUOCO AMICO Luca Beltrami Gadola


Le analisi dei risultati elettorali ci occuperanno per qualche settimana e il tema sar scavalcato prepotentemente dalla vicenda legata alla formazione, se ci si arriver, del prossimo governo. Anche laffannosa ricerca delle cause della sconfitta del centro sinistra che non ha saputo coagulare attorno a se di che candidarsi a guidare una solida maggioranza saranno argomento dinfiniti e logoranti dibattiti. Insomma di chi la colpa? O meglio di chi sono le colpe? Sgomberiamo il tavolo dalle facili giustificazioni: gli italiani sono fatti cos, il loro DNA politico questo, guardano alla politica come al calcio e potremmo continuare per qualche riga. Ma questo non cancella le responsabilit, quelle della vera e propria classe politica e quelle della cosiddetta societ civile. Il grande imputato della sinistra il Pd. Gi luned sera il direttore di Repubblica diceva: il Partito Dem ocratico si seduto sul successo delle primarie e ha considerato che la vittoria fosse in tasca, forse pi fidando sulla disfatta di Berlusconi che sulle sue capacit: pensava di vincere per abbandono dellavversario. Incauto. Ma la sua parte di colpa se la deve prendere anche la societ civile: una colpa che non so se collocare tra il reato di mancato soccorso o una colpa per eccesso di prudenza o forse di cinico e disilluso distacco. Per farla breve non abbiamo detto a voce sufficientemente alta quello che ci passava per la testa: bisognava dirlo in ogni sede, con ogni mezzo, pur sapendo che dallaltra parte ci stavano prevalentemente dei sordi ma non si sa mai. Prima di tutto lo scarso impegno del Pd in Lombardia e a Milano. Non voglio sentirmi dire che lelezione di Pisapia stata una vi ttoria recente del Pd perch ho ancora troppo viva la memoria della campagna elettorale per Ferrante e quella per Ambrosoli me lha ricordata da vicino. Voglio notare che non stata fatta nemmeno una conferenza stampa di presentazione della lista Pd e dei suoi programmi. Voglio far notare che lattivit dei singoli candidati stata pi che mai una campagna elettorale interna per strapparsi delle preferenze. Era chiaro che tutta la campagna era orientata a garantire gli uscenti pi che a promuovere volti nuovi. Ho avuto limpressione che il segmento rosa non sia stato valorizzato. Ci si mossi male, in ritardo, non uno slogan che fosse comunicativo, tutti sulla falsariga dellusato sicuro in un momento, forse magico, nel quale la gente era disposta a credere anche ai sogni purch a farli sognare non fossero le solite facce. E poi per quale ragione far scendere Matteo Renzi accanto ad Ambrosoli solo nellultima settimana? Lo si messo in campo quando finalmente qualcuno ha cominciato ad aver paura di Grillo? Ma ancora prima, perch non si capito che un ruolo pi marcato di Renzi avrebbe avuto il risultato di attirare consensi dallarea moderata. Io sono convinto che se Matteo Renzi avesse avuto pi ruolo probabilmente Mario Monti non si sarebbe presentato perch parte del suo elettorato gli avrebbe preferito Renzi. Nello stesso modo sono convinto che se Umberto Ambrosoli nella sua campagna elettorale avesse considerato che lonest un prerequisito per fare politica e che nessuno avrebbe messo in discussione la sua e dunque meno avesse insistito su quel tasto ma si fosse dedicato a temi pi vicini alle prime necessit della gente allontanando da se unimmagine molto borghese di chi vive in un ceto privilegiato, probabilmente avrebbe raccolto maggiori consensi. Qual dunque la nostra colpa? Non aver detto queste cose con maggior vigore forse anche bloccati dal timore di offrire occasione allopposizione di vedere nella critica il dissenso. Il fuoco amico in certe occasioni pu essere salutare. Comunque andata cos. Probabilmente non ci saranno rivincite in futuro. Non con questi partiti almeno, con altri forse ritemprati dalla doccia fredda di Grillo. In Lombardia per cinque anni sono lunghi da passare.

LA LEZIONE DEL VOTO. E ORA? Antonio Padoa-Schioppa


Per me la lezione del voto si potrebbe riassumere cos: - Gli italiani non ne vogliono pi sapere di partitelli. Anche se dignitosi. Vendola ha detto cose giuste ed credibile; ma crollato. Fini aveva ben meritato nello scontro con B., ma crollato. Anche Monti non decollato. Persino la Lega si dimezzata. - Il PD stato debole nelle proposte e nella mobilitazione. Doveva osare di pi: per le cose italiane e per l'Europa (per la crescita lo strumento oggi utilizzabile per investimenti pubblici solo l'aumento del bilancio europeo, finanziato da tasse europee come la Tassa sulle transazioni finanziarie e la carbon tax). Ma il PD resta l'unico partito credibile e ha fatto, pur con fatica e in modo incompleto, passi importanti per il rinnovamento. - Il successo incredibile (e umiliante per noi come nazione) di B. si deve a due fattori: a) il peso schiacciante della TV, dove B. ha dilagato in modo indecente e illegittimo; la TV uccide la memoria e bastano poche settimane per farlo; b) la pulsione fortissima di chi vuole continuare a non pagare le tasse o vuole ridurle costi quel che costi, anche se pereat mundus. - La malattia morale e politica della Lombardia (la Sicilia malata cronica) stata cruciale. La diagnosi dellamico Franco Continolo (*) riceve una conferma forte. La colpa inescusabile del PD di non aver fatto nulla per riconquistare la Lombardia. Se non ripartir da qui non vincer mai. - Infine: il black out di tutti - ma soprattutto del PD - sui risultati positivi del Governo Prodi un errore tragico. Prodi aveva battuto B., anche se incredibilmente la vittoria non mai stata riconosciuta. Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa e Visco avevano fatto pi di Monti per risanare e per crescere nell'equit (nessuno ricorda il cuneo fiscale ridotto sul lavoro, n la spending review, n la lotta contro l'evasione, n la tracciabilit subito abrogata da Tremonti, n il patto per l'universit n l'avvio del vero federalismo interno, n molte altri interventi positivi). E questo in un clima infuocato e con una maggioranza risicatissima (e alla fine chi ha fatto cadere Prodi sono stati Dini e Mastella). Sino a quando il PD non recuperer la memoria e

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(*) Gli argomenti di Krugman contro l'austerit sono noti e ampiamente condivisibili. Ma Krugman anche un euroscettico, ossia non si limita a osservare che l'unione monetaria senza unione politica non sta in piedi e che la crisi dei paesi periferici stata aggravata dall'aver rinunciato alla sovranit monetaria ma incapace di dare un valore ai sacrifici per tenere in piedi quel poco di unione. In altre parole, le critiche alla Germania sono sacrosante, quelle ai paesi che ne subiscono le decisioni vanno precisate. Lo stesso Monti, che pure impersona il partito pi tedesco, non pu essere identificato con le posizioni di

l'orgoglio per i suoi (pochi) momenti alti, perder. E meritatamente. A questo punto credo che la cosa da fare sia che il PD chieda esplicitamente a Grillo e ai suoi di indicare cosa vogliono. E trattare. Sono in Parlamento per legiferare: dicano cosa vogliono. E se possibile si trovi un accordo. Se sono in buona fede, dovrebbero accettare la sfida. I Cinque stelle potrebbero poi anche assentarsi al momento della fiducia al Senato.

Berlino. Il PD, seppur timidamente, dissente da Berlino; quello che manca al PD un pi profondo europeismo, un'idea di quale dovrebbe essere la politica estera dell'UE, un legame con gli altri partiti della sinistra europea senza di ci la sua posizione rester debole e incapace di contrapporsi al tatticismo tedesco. Comunque meglio il PD di quei partiti di sinistra e di destra che vedono l'uscita dalla UE come il toccasana Franco Continolo autore del recente saggio Milano clef dItalie, ed. Lampi di stampa

ELEZIONI REGIONALI. LE CIFRE E I CONFRONTI Walter Marossi


Commentare le elezioni regionali, anche se al momento di scrivere mancano ancora dati definitivi, relativamente facile rispetto alle nazionali. Il vincitore certo ed ha un nome e cognome: Roberto Maroni, che in pochissimo tempo ha assunto il controllo del suo partito sbaraccando i concorrenti, ha licenziato un logorato ma pur sempre potente Formigoni imponendogli le dimissioni, ha reimpostato unalleanza con Berlusconi da posizioni di forza, ha espulso dalla sua coalizione un temibile concorrente come Albertini e last but not least ha portato a casa un consiglio regionale a sua immagine e misura. In termine di voti, essendo difficile fare raffronti tra valori assoluti, stante che l'abbinata con le politiche ha portato al voto il 12% di elettori in pi, Maroni pur perdendo il 13% rispetto a Formigoni, con il 10% della sua lista personale azzera praticamente le perdite della Lega e scarica tutto il saldo negativo sulle spalle del pdl che non a caso passa dal 31 al 16%. Complessivamente il centrodestra alle regionali migliora la performance delle politiche e poich questo avviene anche nel centro sinistra risulta evidente che nelle elezioni presidenziali l'elettorato sceglie in una logica bipolare dove il candidato pesa pi delle liste e delle coalizioni. Con Maroni si conferma la tendenza di parte dei lombardi di votare solo il presidente e non le liste, questo vale anche per Ambrosoli, ma rispetto al suo predecessore Maroni non soffre granch del voto disgiunto che comunque ha un peso relativo. Se chiaro il vincitore sono altrettanto chiari i perdenti: Gabriele Albertini e Umberto Ambrosoli. Albertini e la sua coalizione dimezzano i voti rispetto alle politiche e si attestano su una percentuale simile a quella del grigio Pezzotta e dell'Udc, rispetto alle aspettative di partenza un risultato disastroso, tanto pi considerando che la sua candidatura ha condizionato la campagna elettorale offuscando parzialmente il candidato di centro sinistra. Ambrosoli, come Maroni, migliora la performance rispetto alle contemporanee politiche contenendo l'effetto Grillo, migliora di 5 punti il risultato di Penati (che per aveva una coalizione ridotta senza rifondazione) ma resta 5 punti sotto Sarfatti che aveva ottenuto il 43,6%, ottine un consenso personale superiore a quello delle liste. Com'era facile prevedere le possibilit di vittoria di Ambrosoli si giocavano da una parte sulla capacit di attrarre voti dal centro destra sottraendoli a Monti dall'altra di mantenere i grillini in una percentuale sotto il 10%, magari ricercando il voto disgiunto. Entrambi questi obbiettivi sono stati tentati ma non raggiunti. Gli endorsment di Ichino e Borletti non sono stati sufficienti e il voto disgiunto grillino inferiore all'1%. Per i partiti nel centrosinistra si conferma l'egemonia assoluta del PD che guadagna percentualmente rispetto alle precedenti regionali, il declino della sinistra radicale con i modesti risultati di Sel ed Etico e la scomparsa dell'Italia dei valori che alle precedenti elezioni aveva superato il 6% sostituita dalla lista civica che ottiene il 7%. I centristi aggregati ad Ambrosoli fanno quel che si dice la loro modesta parte mentre sfugge il perch della lista socialista. Colpisce il dato di Etico perch Di Stefano aveva ottenuto alle primarie un clamoroso 23% dei 150000 elettori mentre alle elezioni vere non supera l'1% con circa 50000 voti, evidenziando le distorsioni che si creano tra primarie che favoriscono le componenti pi radicali e la campagna elettorale dove queste componenti sono meno rilevanti. I grillini hanno non hanno lo stesso successo rispetto alle politiche ma guadagnano comunque oltre 10 punti rispetto alle precedenti regionali, di fatto probabilmente favorendo la vittoria di Maroni. Come in tutte le sconfitte del centro sinistra prevedibile che parta la caccia al colpevole con due interpretazioni ricorrenti: a) il candidato non era all'altezza ed era troppo Milano centrico b) i partiti, cio il Pd, hanno lasciato solo il candidato; il tutto accompagnato dal solito refrain: le parole d'ordine erano sbagliate, mancavano i soldi, i manifesti erano brutti, i candidati si sono occupati solo delle preferenze, il segretario si deve dimettere etc. Vale la pena ricordare: 1) il candidato stato eletto con primarie quindi nel modo pi consono per incrociare il gusto degli attivisti 2) il candidato fin dall'inizio ha sottolineato la caratteristica civica della sua candidatura e la sua distanza dai partiti quindi il passo indietro del PD corrispondeva a una precisa e condivisa strategia 3) la campagna elettorale stata impostata sulla parola d'ordine della "legalit" cercando quindi di contendere spazio al grillismo (e riuscendovi anche visto i risultati) ma probabilmente risultando poco efficace per contendere elettori del centro destra. Non vedo un errore particolare o una strategia sbagliata nella campagna di Ambrosoli, forse personalmente un po troppo "ingessato" e privo di acuti, forse vi stata una sopravvalutazione del potenziale della societ civile e un insufficiente approfondimento dei temi economici della crisi, forse le primarie era meglio tenerle tempo prima, ma si po-

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www.arcipelagomilano.org trebbe continuare all'infinito. La ricerca del perch di una sconfitta elettorale spesso simile a quella della sconfitta calcistica: con il senno di poi sono tutti straordinari allenatori. Meglio lasciar perdere, ringraziare chi ci ha messo la faccia e ripartire da zero.

DOPO LE LELEZIONI. LETTERA DAL FRONTE Marco Vitale


Caro Luca, come daccordo Ti faccio avere le mie riflessioni post - elezioni, collegandomi a quelle che Ti avevo gi fatto avere pre-elezioni. In queste ultime avevo detto che una lezione era gi chiara: non possiamo interessarci del funzionamento della nostra democrazia, solo in occasione delle elezioni che allora potrebbe essere troppo tardi. Mi sembra che lesito delle elezioni confermi con forza questa lezione. Oggi tutto a rischio ed molto molto tardi. Da dove ricominciare? Dalle cose nuove. Lunica cosa veramente nuova lemergere vittorioso, di l da ogni previsione, del Movimento 5 Stelle. Colpisce che la maggioranza dei commentatori continui a trattare questa importante parte del popolo italiano come qualche cosa che s ha vinto, ma che, in fondo, non esiste. E, invece, essi non solo esistono ma sono una forza nuova, giovane, indispensabile per ricostruire la democrazia italiana. Lunico commentatore che ha fino ad ora detto cose giuste Mario Calabrese che sulla Stampa del 26 febbraio scrive: In Parlamento si possono e si dovranno trovare convergenze, tra i partiti tradizionali ma anche tra i nuovissimi parlamentari 5 Stelle, che ora vantano come un merito la loro inesperienza politica e il loro candore. Vanno trattati come una risorsa, non come nemici. Sono rappresentanti degli italiani, come tutti gli altri, la politica quando nobile cerca soluzioni e quando efficace le trova. Non c pi tempo per giochi oscuri il voto degli italiani lo ha detto chiaramente. Sottoscrivo totalmente. La partita vera rendere governabile il Paese, grazie anche a questa forza nuova, giovane e fresca e non cercare di isolarli con laccusa di essere loro la causa dingovernabilit. La causa dellingovernabilit sono tutte le riforme che non abbiamo fatto, sono tutti gli inciuci che abbiamo fatto, sono lavere messo sugli altari una politica economica come quella del Governo Monti che salvo la fase iniziale di ricupero della credibilit internazionale (contributo importantissimo, intendiamoci e del quale continuiamo a essere grati a Monti), stata una politica super recessiva, massacrante, profondamente sbagliata, condotta da ministri che, salvi due o tre, erano dei veri e propri asini. In Sicilia il presidente Crocetta governa con laccordo, caso per caso, dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle. A Parma M5S andato meglio del gi clamoroso risultato nazionale, mentre alle elezioni comunali, al primo turno, la lista guidata da Pizzarotti aveva preso poco pi del 19%. Eppure il sindaco Pizzarotti ha dovuto gestire un comune disastrato, in condizioni difficilissime e ha dovuto prendere provvedimenti anche impopolari. Non si tratta di perseguire alleanze a tavolino di tipo tradizionale alle quali il Movimento 5 Stelle si dichiara refrattario, ma di trovare il modo di fare entrare nella responsabilit democratica questa forza nuova, portatrice di nuove energie e anche di nuove speranze. E pi che prevedibile che il PD si trover presto di fronte al seguente ricatto del caimano, pi o meno nei seguenti termini: facciamo unalleanza per il funzionamento del governo ma insieme concordiamo una maggioranza per eleggere il caimano alla presidenza della Repubblica. Come scongiurare questo supremo rischio per il Paese, senza trovare un modo concreto di collaborazione con M5S? Lindirizzo di collaborazione gi evidente: il Movimento reclama delle riforme istituzionali fondamentali che, sulla carta, sono richieste e condivise anche dalla maggioranza degli italiani. Ma i partiti tradizionali non sembrano capaci di farle come la loro inerzia del passato dimostra. Perch allora non partire proprio da qui? Ma queste elezioni ci mandano un altro messaggio molto forte. Esiste una parte molto cospicua e molto consolidata del popolo italiano che non ha nessuna voglia di cambiare, che non ha nessuna voglia di legalit e che anzi la teme, che rifiuta ogni decenza fiscale, che felice di andare avanti a colpi di condono edilizi e fiscali, alla quale che si faccia mercato di voti con la ndrangheta a livello di consiglio regionale in Lombardia non interessa niente, alla quale del pari non interessa niente che faccendieri della economicamente pi importante regione italiana si arricchiscano per decine di milioni di euro a spese della sanit lombarda. Questa Italia esiste, forte, ha trovato la sua bandiera in Berlusconi e nella Lega e quindi il confronto con questa Italia far parte stabilmente della nostra battaglia politica. Devo confessare che non mi aspettavo un risultato migliore a livello nazionale ma mi aspettavo un risultato migliore a livello regionale e per questo mi sono speso molto a favore della candidatura Ambrosoli come rappresentante di un nuovo modo di fare politica, di gestire le risorse pubbliche ed anche punta di diamante di una nuova generazione. Ambrosoli stato sconfitto e la Lega con le sue minacce di secessione si rafforzata. Il futuro per noi, ma soprattutto per i nostri figli e nipoti, diventato molto pi oscuro. Ma questo il momento di unire le forze e di prepararsi a una lunga resistenza.

E ORA POVERO GRILLO? Giuseppe Ucciero


Si pu morire di troppo successo? Cosa accade a un affabulatore di genio che si vede consegnare, malgr lu, il destino di una nazione? Certo, ora vive il momento dell'euforia, ma, non domani, ma ancora pi presto, diciamo pure oggi pomeriggio, assagger l'amaro retrogusto del reale che incombe. Come potr fare fronte alla parola d'ordine del non si pagano i (vostri) debiti? Pur mutuato dal blasonato movimento d'oltreoceano, lo slogan assume nella vicenda odierna del nostro Paese un connotato di orrenda attualit, l'attualit di un Paese che non stigmatizzato da una tripla A e da cui gi da tempo gli in-

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vestitori esteri si ritirano. Se pi della met del debito dello Stato italiano non finanziato dalle banche e dalle famiglie italiane, quale effetto potr avere una parola d'ordine che diviene, nelle nostre condizioni concrete, minaccia, pericolo grave e urgente, di non avere di ritorno i denari prestati? Come potr fare fronte Grillo alla bancarotta pubblica, alla conseguente paralisi dello stato, al mancato pagamento di stipendi e pensioni, alle prestazioni del welfare verso la totalit dei cittadini, quegli stessi che lhanno votato per averli quei servizi? Grillo non potr mantenere la sua parola d'ordine, per la semplice considerazione che gli effetti colpirebbero proprio i suoi elettori. E come potr anche solo pensare di uscire dall'euro? Come potr effettivamente farsi carico della tempesta finanziaria distruttiva innescata anche solo dal pericolo concreto che questo accada? Di nuovo, non potr dare seguito a una parola d'ordine tanto demagogica quanto irrealizzabile, e non perch poteri forti, che

pure ci sono e operano, vi si oppongano, ma perch le conseguenze che ne deriverebbero sarebbero devastanti prima di tutto per i suoi elettori, i quali dopo averlo votato lo metterebbero immediatamente in croce, per non doversi loro inchiodare in prima persona. E come potr effettivamente distribuire il reddito di cittadinanza, concetto anche nobile e molto interessante in s, ma che presuppone la radicale trasformazione della societ, dei suoi caratteri culturali e dei suoi equilibri economici e di distribuzione del reddito. Se oggi, a fronte di un pur modesto prelievo come quello dell'IMU montato un sordo e trasversale risentimento, in che modo, con quale faccia, Grillo potr mettere le mani nelle tasche degli italiani per trarne, come tassazione aggiuntiva e assai pi pesante, il denaro necessario per consegnarlo ai cittadini beneficiari, i quali nello stesso momento diventeranno per i suoi sostenitori parassiti e ladri? Davvero Grillo pu pensare anche solo un momento di fare tutto questo? Non potr farlo, per la semplice

ragione che i primi a cacciarlo sarebbero i suoi stessi elettori. E davvero si opporr alla cittadinanza per i giovani italiani di origine straniera, e davvero insister con la mafia che non esiste? E cos via discorrendo, la sua proposta politica, messa finalmente alla prova dal suo successo elettorale, non potr che mostrarsi per quella che : un insieme di vaffa, di proposizioni contraddittorie, finora legate da un unico collante, l'odio che la cosiddetta societ civile ha maturato verso i ladri della societ politica, un odio che intanto possibile nella misura in cui da tempo questa nostra societ civile non si guarda pi allo specchio. Si pu morire di successo elettorale? Lo vedremo presto, purtroppo. Purtroppo perch la lezione sar durissima e la pagheremo tutti, quelli che lhanno votato per non pagare dazio e quelli che non lhanno votato, accomunati nel destino di una nazione che non riesce proprio a divenire fino in fondo moderna. Povero Grillo, e poveri noi.

LE PROMESSE ELETTORALI E LA PROVVIDENZA Giuseppe Gario


raro avere le informazioni necessarie e sufficienti a rendere chiare le conseguenze delle nostre scelte in situazioni complicate. In politica, rarissimo. Ma dai risultati delle elezioni sono evidenti le conseguenze delle scelte di una parte politica (non abbiamo pi partiti, movimenti, organizzazioni, grazie a una legge elettorale unica al mondo che nessuno ci invidia). Restituire lIMU (in contanti se si vuole), fare un condono tombale (dopo i recenti gi tumulati), sanare gli abusi edilizi e costruire il ponte di Messina. un annuncio di poker che ha portato via il piatto, o quel che ne rimane. La restituzione dellIMU prelude inevitabilmente a prelievi alternativi, non necessariamente fiscali perch si pagher, se lIMU sar restituita, perdendo o pagando servizi sanitari, scolastici, sociali prima gratuiti. Si rinuncer anche a riformare lo Stato e le istituzioni pubbliche, specie locali, che di IMU vivono. La promessa di restituire i soldi in contanti, inoltre, annuncia la pi grande operazione di riciclaggio della storia e del mondo, come osserva un sacerdote che conosce bene il suo gregge. Il condono fiscale tombale quante volte va seppellito un fisco gi moribondo? un incentivo a realizzare operazioni scorrette, illegali e criminali nella certezza dellimpunit. Lobiettivo non di evadere o eludere il fisco, che per molte categorie emerse o sommerse gi non esiste, ma affermare il diritto di fare ci che si vuole: voi, ceto medio e pensionati, non sapete chi siamo noi, e va bene cos. Il condono edilizio anche peggio, perch rende capillare linfiltrazione criminale, la ufficializza e legalizza, se cos si pu dire trattandosi di azzerare le leggi. Anche in questo caso lannuncio un invito a progettare e realizzare ci che verr condonato, ma il guaio pi grosso consiste nel fatto che in questo modo nellindustria edilizia a essere premiati sono (tecnicamente) i malfattori, che gi da anni hanno invaso il campo in modo sistemico, approfittando sia delle complicit e della corruzione che delle proprie iniziative imprenditoriali che non si possono rifiutare e sono ormai di vasta gamma (dagli iniziali subappalti al partenariato, allazionariato e al puro e semplice subentro). In tempi di credito razionato, oltre che di crisi, la liquidit di cui dispone la criminalit una leva irresistibile di penetrazione e definitiva conquista di un mondo gi largamente infiltrato. Il ponte di Messina la ciliegia sulla torta. Si rivolge direttamente agli interessi, grandi e piccoli, che da sempre giocano sulluso strategicamente fantasioso e finanziariamente perverso delle risorse pubbliche (ormai molto scarse anche sul piano del credito internazionale), ed evidente che ci che conta avviare i lavori, non concluderli, com nel costume italico e da tempo anche lombardo (pur potendosi sempre meno sfruttare i lavori avviati quali garanzie per ulteriori finanziamenti a spese di pantalone, che non ne informato). Il minimo comune denominatore di queste chiamate ad hoc alle urne il salto di qualit verso il potere legislativo (verso il presunto riparo dalle leggi anche internazionali) della lotta per bande che oggi oppone tra loro gli affiliati nellaccaparrarsi risorse (non solo finanziarie) sempre pi scarse. Tutto ci da anni evidente allestero, in particolare in Europa, grazie a una maggiore maturit civile e a una migliore informazione. Con il programma elettorale prima richiamato, la Provvidenza interviene a fare chiarezza per chi in Italia

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www.arcipelagomilano.org vuole capire. Naturalmente, come si sa da sempre, specie in Lombardia, la Provvidenza non fa tutto il lavoro. Ci sarebbe voluto anche discernimento da parte di noi italiani e in particolare lombardi, che non da oggi siamo nellocchio del ciclone, e lo chiamiamo modello lombardo. Molti non hanno avuto orecchie per intendere e hanno fatto il giochino delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano. La maggioranza ha fatto come le scimmiette, saremo trattati da scimmiette. Tutti.

USURA E CREDIT CRUNCH: UNA VIA PER IL SUICIDIO Massimo Cingolani


Qualche giorno fa a Milano avvenuto un fatto, ripreso pochissimo dai giornali e quasi ignorato da altri media. Frediano Manzi, presidente di una delle pi note associazioni antiracket si dato fuoco davanti alla sede RAI di Milano in corso Sempione. Prima di mettere in atto un gesto cos disperato aveva consegnato un plico di documenti nei quali spiegava di darsi fuoco per tutte le vittime dellusura. Manzi un personaggio controverso, dopo aver fatto partire inchieste negli ambiti dellusura e dellintreccio tra criminalit ed enti locali, si era poi ridotto a organizzare finti attentati alla sua attivit per attirare lattenzione sulla propria associazione. Non mi interessa entrare nel dettaglio della personalit di questa vittima, ma mi preme approfondire un problema che a Milano sta diventando drammatico: lusura. La crisi economica e la crescente difficolt di accesso al credito per svariate attivit commerciali, manifatturiere e di servizi, da un grande spazio a tutto quello che collegato alla malavita. Ad esempio, nella nostra citt, ormai prassi accettare assegni postdatati, anche se tecnicamente impossibile, un secondo mercato con delle strane leggi che regolano la stanza di compensazione. Questi assegni, tutti regolarmente non intestati girano tranquillamente e pagano i pi diversi servizi. Se poi qualcuno durante una delle tante girate, volesse riscuotere della liquidit, non deve fare altro che appoggiarsi a uffici di cambio clandestini, che lo trasformano nell80% del valore. A prima vista si potrebbe pensare a un normale factoring bancario, la differenza che in questo caso per chi eroga i liquidi non esiste rischio dimpresa. Infatti il portatore che propone i soldi allincasso garantisce con la propria persona, nel senso che se lassegno dovesse essere scoperto risponde con la propria integrit fisica, pare che in base allimporto si parta da minacce ai beni per passare alle gambe e arrivare a invalidit pi gravi. Di queste cose, spesso ne sono a conoscenza gli assicuratori, perch quasi sempre la richiesta di certe garanzie legate ai rischi sociali, quali latto vandalico e doloso, spesso fatta dopo aver subito minacce, e in questo specifico caso il rischio, con grande disperazione del proponente, non pu che essere rifiutato. Questi tipi di polizza da prodotti di offerta si sono trasformati in prodotti di domanda. Come estrema ratio, c anche chi, per pagare debiti esorbitanti e salvare la famiglia, chiede quanto tempo deve passare per suicidarsi dopo la stipulazione di una polizza vita. Per il suicidio, come previsto dallarticolo 1927 del codice civile, devono trascorrere almeno due anni, ma nessuno pu aspettare tanto. Al credit crunch, cio la difficolt di accesso al credito, spesso la risposta viene data dal credito illegale, cio lusura, se non addirittura con il coinvolgimento di un socio di capitali, che di fatto controlla poi limpresa. Basta vedere in quante SRL, ultimamente entrato un socio nuovo, magari proveniente da qualche paese neocomunitario. Ultimamente, per controllare le imprese che lavorano con il pubblico sono state introdotte le white list, che non sono servite a molto, sia perch non offrivano nessun vantaggio allazienda che ha bisogno di credito e non di certificati, sia perch non coinvolgevano chi lavora in grandi opere private. Comunque il fenomeno dellinquinamento malavitoso pi diffuso di quanto si immagini e colpisce sopratutto le piccole e medie attivit che hanno maggiori difficolt nel reperire fondi. In generale la politica a Milano assente o prigioniera di visioni fin troppo complesse ma poi incapaci di cogliere le vere difficolt. Il nuovo governo della nostra regione avr poco tempo per affrontare con decisione questo drammatico problema.

ELEZIONI A MILANO. SCUOLE CHIUSE. MA IL CONTO CHI LO PAGA? Giulia Mattace Raso
Abbiamo preso la nostra tessera elettorale e siamo andati a votare. Proprio l dove siamo sempre andati: nella scuola del quartiere pi vicina a noi. Nel Comune di Milano gli edifici sede di seggio elettorale sono 211: escludendo gli ospedali e le case di riposo contiamo 185 scuole, 125 le elementari. Scuole chiuse vuol dire bimbi a casa: chi paga il conto? Chiuse da venerd pomeriggio fino a gioved mattina: tutto il tempo necessario a prenderne possesso, assegnare il materiale elettorale, allestire i seggi, insediare le commissioni elettorali, votare, scrutinare, scrutinare ancora grazie allelection day ci sono anche le regionali, smontare, pulire, e finalmente riconsegnare la scuola ai suoi abitanti di diritto. Nello stesso tempo le famiglie milanesi si sono ritrovate i bambini a casa senza il pranzo del venerd, e tre lunghi giorni da organizzare. Pochi quelli che hanno pensato di raddoppiare la settimana bianca (le scuole erano chiuse anche per i giorni del carnevale), alcuni si sono salvati con i nonni o avranno allestito reti di mutuo soccorso, altre avranno preso ferie, altre ancora avranno cercato una baby sitter. Le famose mamme acrobate milanesi. Perch tocca ancora a loro pagare il conto? un conto salato: consideriamo il caso di una famiglia i cui figli frequentino una scuola elementare a tempo pieno. Le ore da coprire con i bambini a casa sono state 28, il costo medio allora per una baby sitter di 8 euro, totale 224 euro. Ipotizziamo una scuola di piccole dimensioni con tre sezioni, le classi sono 15, ciascuna con 25 alunni: 375 alunni. Se anche solo un terzo delle famiglie avesse dovuto pagare le baby sitter il conto complessivo sarebbe 28.000 euro. In tutta la citt le elementari coinvolte sono 125: il totale 3.500.000 milioni. Calcolo al ribasso?

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www.arcipelagomilano.org Calcoliamo anche questi nei costi elettorali, o li aggiungiamo alle gabelle comunali? La valutazione cinica che si vota ogni cinque anni, e quindi che le famiglie sopportano una tantum? Varrebbe la pena considerare soluzioni alternative, la pi banale sarebbe quelle di utilizzare le scuole medie o i licei, a quellet per esempio non c pi bisogno di accudimento. Eppure ci deve essere una qualche logica nascosta (ordine pubblico?), a parte lovvia distribuzione territoriale degli edifici: non sono pochi i casi in cui i plessi ospitano scuole di diverso ordine e grado, ma si sceglie comunque di insistere sulle elementari quando se ne potrebbe fare a meno, come in zona 1 le scuole di via Commenda, via Olona, via Giusti, e via SantOrsola / piazza Massaia, in zona 3 le scuole di via Sacchini e di via Pisacane, in zona 5 quelle di via Saponaro, in zona 6 in via Scrosati e in zona 8 via Monviso e via Moscati. In questi casi perch non accorpare le sezioni elettorali? Vengono chiuse scuole intere per utilizzare solamente quattro / cinque classi, la distanza per i votanti da casa non varia, ma la qualit delle vita delle famiglie si. Spero che lassessora Bisconti, che ce lha proprio per delega, voglia considerare anche questo aspetto nel suo mandato, e insista perch lUfficio Elettorale del Comune possa intraprendere strade diverse dalle consuete. Trovare nuove sedi e comunicarle ai votanti non pu essere valutato un costo insormontabile, a fronte di quello neanche tanto occulto che si chiede alle famiglie di sostenere. Il voto per posta, gi concesso ai residenti allestero, non potrebbe diventare una prassi? Negli Stati Uniti la norma e anche nella vicina Svizzera abitudine consolidata. Milano Smart City non potrebbe cominciare a ragionare sul voto telematico? Con primi ambiti di applicazione le petizioni popolari e i referendum cittadini? La Commissione consiliare Referendum Approvati Iniziativa Popolare - Digitalizzazione - Trasparenza - Agenda Digitale presieduta da Marco Cappato sembra fatta apposta...

RIMPIANGEREMO GIORGIO NAPOLITANO E NON SOLO PER LART. 27 Rita Bramante


Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanit e devono tendere alla rieducazione del condannato. Cos l'articolo 27; e ancora l'articolo 13: punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libert. Quando i Padri costituenti erano impegnati a scrivere le regole auree del nostro sistema democratico, Giorgio Napolitano era un giovane studente antifascista, attivo nel movimento della Facolt di Giurisprudenza a Napoli. Lo aspettavano oltre quarant'anni di impegno politico e di convinto assertore dei valori della Costituzione, come deputato della Repubblica, fino alla Presidenza della Camera e al ruolo di parlamentare europeo. Quando nel 1997 gli venne consegnato il premio internazionale 'Leibniz-Ring' per l'impegno di tutta una vita per il rafforzamento dei valori e delle istituzioni democratiche in Italia e in Europa, era ancora lontano da lui forse il solo pensiero che a distanza di alcuni anni sarebbe stato chiamato a ricoprire il pi alto incarico istituzionale di primo garante della Costituzione. Durante il settennato l'emergenza carceraria ha costituito un punto di attenzione costante del Presidente, che ha ripetutamente richiamato il Parlamento ad accelerare l'individuazione di misure alternative per una soluzione strutturale al problema del sovraffollamento carcerario e della rieducazione del condannato. In pi occasioni il Presidente ha ribadito l'esigenza non pi procrastinabile di riduzione della popolazione ristretta e di condizioni pi civili per quanti scontano sanzioni detentive. Un appello purtroppo non sufficientemente ascoltato. Lo Stato repubblicano non ha saputo finora realizzare un sistema penitenziario rispettoso dell'articolo 27 della Costituzione e dell'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo, imperniata sul parametro dello 'spazio vitale del detenuto'. Ancora una volta all'inizio del 2013 la Corte Europea di Strasburgo ha denunciato l'urgenza di un intervento del governo italiano che affronti in maniera definitiva l'emergenza carceri, a partire dall'irragionevole durata dei procedimenti. E nella recente visita a Milano - citt di Cesare Beccaria (1) - risuonano come un monito le parole accorate e amare del Presidente Napolitano nella Casa circondariale di San Vittore e investono unintera classe politica che non riuscita a porre rimedio allo scandalo del sovraffollamento delle carceri italiane. C' tanta amarezza per la 'mortificante' sentenza della Corte europea, per una situazione di emergenza che mette 'in gioco il prestigio e lonore dellItalia'. In prossimit della conclusione del proprio mandato il Presidente non cela la commozione con questo discorso pronunciato in un luogo simbolo della situazione del carcere che scoppia: bisogna reagire e difendere la Costituzione a tutti i costi. Questo il monito tormentato alle nuove generazioni di parlamentari, di uomini delle istituzioni e di cittadini elettori, ciascuno per la propria parte. Gi Seneca scriveva che sa indignarsi solo chi capace di speranza. (1) L'avvocato Cesare Rimini ha letto un estratto de 'Dei delitti e delle pene' in occasione della quarta Conferenza mondiale Science for peace, dedicata nel novembre scorso ai temi della dignit della persona e dei diritti umani nei sistemi penali nel mondo.

NAPOLI HA FINITO LA BENZINA, PER LE ALTRE CITT SOLO QUESTIONE DI TEMPO Marco Ponti
La notizia apparsa su tutti i giornali con grande evidenza: lazienda napoletana ha sospeso per un giorno i servizi di trasporto pubblico perch ha finito il carburante. Tutti in coro (nessuno escluso) a lamentarsi: ecco la conseguenza dei tagli del governo Monti. Ma nessuno andato a vedere i conti. In Italia abbiamo nel trasporto pubblico una serie di fantastici record: tariffe bassissime a confronto degli altri paesi europei, e costi altissimi. Un lavoratore nel settore costa allazienda intorno ai 50.000 allanno, contro un costo medio del lavoro nel settore privato che si aggira sui 38.000. Sembra che anche la produttivit

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www.arcipelagomilano.org del lavoro nei trasporti pubblici non sia entusiasmante, al contrario. Due ottime cose, alti salari e basse tariffe, per i lavoratori e per gli utenti. Ma questo regime ovviamente richiede alti livelli di sussidio pubblico, e questi sono soldi che non possono andare ad altri servizi sociali. A Milano, che ha unimpresa di trasporti pubblici che sembra abbastanza efficiente rispetto ad altre, il costo dei sussidi ha raggiunto un milione di euro al giorno. Di nuovo, niente di male, ma a due condizioni: a) che la cosa sia nota ai cittadini, ma non lo , e non lo persino a diversi giornalisti del settore, tanto il segreto deve essere gelosamente custodito, e, b) che ci fosse stato un pubblico e ben informato dibattito sulle priorit sociali cui destinare i soldi del comune e della regione. Mai se ne vista traccia, n con lamministrazione precedente n ora. Sono assolutamente certo che questa insostenibile situazione vale per tutta Italia, e in modo assolutamente bipartisan. Ma la storia non finisce qui. In Italia, per legge, bisognerebbe mettere in gara i servizi. Mica liberalizzarli n privatizzarli, attenzione! Solo fare un bando serio per vedere se c qualche impresa, pubblica o privata, che per un periodo limitato (5-7 anni) pu offrire gli stessi servizi alle stesse tariffe chiedendo meno sussidi. Cio un intervento prudentissimo, non certo una rivoluzione antisociale. Ma le gare o non sono state fatte proprio, o sono state fatte per finta, in modo da far vincere sempre e comunque limpresa pubblica che cera prima (nel 99% dei casi, una vera presa in giro). ovvio che in questo modo i costi non sono scesi. Dulcis in fundo, non si fatta lautorit indipendente di regolazione che avrebbe dovuto garantire gare non truccate. (Un amministratore dellazienda napoletana, credo molto onesto, mi ha detto qualche anno fa, e io non volevo credere alle mie orecchie non si possono fare le gare, perch il Comune ci d soldi in nero per ripianare i bilanci, e con un privato non si potrebbe fare). Risultato di questa gestione dissennata e monopolistica del settore: la voragine dei conti sta diventando incolmabile. Ma cosa fanno gli enti locali? Piangono come coccodrilli, danno la colpa al governo ladro, e alla fine tagliano i servizi ai cittadini! Nessuno per osa aumentare le tariffe a livelli europei, o ridurre i costi con gare serie. Spesso si trovano soluzioni provvisorie e truffaldine, con prestiti e mutui, che rimandano solo nel tempo la resa dei conti, soprattutto a quando occorrer comprare mezzi nuovi. Ora, dal punto di vista sociale meglio avere tariffe un po pi alte o non riuscire ad andare a lavorare? meglio avere aziende monopolistiche e pubbliche, che garantiscono tanti voti e posti nei consigli di amministrazione, o avere aziende efficienti, pubbliche o private che siano, che garantiscano alla gente servizi a costi sopportabili per le casse del Comune, a rischio di venire cacciate in malo modo? Il coccodrillo il simbolo di note magliette sportive, ma dovrebbe essere cucito, molto in grande, su quelle di quasi tutti gli assessori ai trasporti dItalia.

MILANO-LOMBARDIA. MA LA MAFIA SONO IO? Riccardo Lo Schiavo


Dopo larresto di un noto politico eletto in regione Lombardia siamo arrivati a capire che la malavita organizzata permea realmente la societ e le istituzioni lombarde. Alcuni palermitani dicono: Milano zona dei Calabresi, nonostante la diversa opinione del prefetto di Milano, a Milano la malavita organizzata non esiste (Gian Valerio Lombardi, 2011). Sappiamo tutti che la criminalit organizzata dentro la politica, dentro leconomia, dentro la vita pubblica e le esperienze collettive; la criminalit organizzata un cancro della societ moderna contro cui si deve combattere in modo innovativo e le organizzazioni criminali oramai hanno superato la fase primordiale, quella dei sequestri ,delle rapine, del taglieggio: questi erano fenomeni della fase iniziale , per accumulare capitali . Oggi operano prevalentemente in ambito legale e sono dunque difficilmente riconoscibili. Oggi non bisogna pi domandarsi soltanto se una persona appartenga o meno alla criminalit organizzata ma piuttosto se sia opportuno comprare in alcuni negozi, servirsi di certi professionisti, andare a mangiare in qualche pizzeria, entrare in qualche centro commerciale alla cui costruzione si pu legittimamente pensare che siano nati attingendo risorse dalla criminalit organizzata. Ma quello che mi fa pi specie sono le pizzerie: il luogo dove andare con gli amici a passare una serata simpatica spendendo pochi spiccioli. Se la pizza buona il servizio efficiente, i bagni sono gradevoli, mai ti verrebbe in mente che ci pu essere qualche legame con la malavita organizzata eppure spesso c. Allora ci si pone la domanda: ci vado o non in tale locale, ci porto gli amici?. Magari qualche amico pure membro della commissione antimafia . E in Germania le pizzerie sono i presidi del crimine organizzato.... Mi capitato di parlare con appartenenti alle forze di pubblica sicurezza, e anche loro talvolta fanno amare considerazioni del tipo: non sappiamo dove finisce lo stato e inizia la malavita organizzata, spesso camminiamo sulle uova e non dobbiamo esagerare nei controlli altrimenti risultiamo e inefficaci e troppo zelanti . Ma uno stato deve essere forte, deve proporre opportunit ai bisognosi in modo che non intervengano intermediari interessati. Uno stato forte agisce e non si nasconde pavido dietro i cavilli burocratici. Uno stato forte impedisce che il cancro si diffonda, lo stronca. Il nostro cancro nato con lingresso degli spagnoli in Italia m eridionale si fortificato sotto i Borboni stato ereditato dallo stato unitario ed sopravvissuto a due guerre mondiali. Ha avuto un periodo di bassa fortuna nel ventennio quando il prefetto Mori ha pesantemente inciso sugli equilibri locali. Poi si sono susseguiti una serie di eroici servitori dello Stato che in solitario hanno combattuto (vedi ad esempio Chinnici, Falcone, Borsellino, Livatino, Dalla Chiesa Ambrosoli e tanti anonimi carabinieri e poliziotti). Tutte persone animate da un forte senso del dovere e appartenenza alla comunit. Dopo di loro, finiti dalla malavita in modo plateale e cruento a mo di esempio per gli altri, iniziata una fase ben pi subdola . La fase finanziaria dove le forze del male agiscono nel campo del bene senza farsi riconoscere, anzi spesso utilizzando il mondo legale per arricchirsi ulteriormente. Basta leggere il libro Mafia export: come 'Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra hanno colonizzato il mondo edito da Baldini Castoldi Dalai. E allora Milano diventa la provincia della

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www.arcipelagomilano.org provincia delle mire della criminalit organizzata, val sempre la frase Milano vicino all'Europa ... . Si pone quindi il problema di come affrontare tale situazione, spesso si hanno di fronte persone che non si immagina minimamente a chi appartengano. A questo punto dovrebbe intervenire la politica con una forte proposta bipartisan che fotografi la situazione e intervenga .Non facile con la selva di leggi oggi in vigore andare ad aggredire le attivit di origine non legale, delimitare il campo di intervento consentendo di enucleare dal corpo la parte sana. Bisogna ricordare che molte aziende di origine illegale spesso danno lavoro e il loro sequestro porta all'abbandono delle medesime, alla conseguente chiusura, alla perdita di posti di lavoro. Oramai distinguere il malaffare mafioso da quello della borghesia che predica bene e razzola male difficilissimo, spesso la differenza va ricercata nell'albero genealogico.

IMU. MA LA VERIT MI FA MALE Ciro Noja


Buona parte di questa campagna elettorale, o comunque la sua parte pi fragorosa, sembra essersi giocata sulla questione dellIMU. Ma il fragore aveva un riscontro con leffettiva dimensione economica del problema? Vediamo: un quarto delle prime case non ha pagato nulla, essendo al di sotto dellimporto detraibile (a questo nessuno aveva ancora pensato, bisognerebbe suggerirlo subito chi promette il rimborso dellIMU: andrebbe rimborsata anche la detrazione, se no gli incapienti ci rimettono, si tratta sempre di poco meno di 6 milioni di contribuenti/elettori!). Limporto medio dellIMU pagata sulla prima abitazione 225 euro, per un totale di 17,8 milioni di contribuenti e unentrata totale di circa 4 miliardi di euro.; il 36% dei contribuenti ha pagato meno di 100 euro (il 18 % meno di 50); il 62% sotto i 200 euro; l85% sotto i 400 euro; sopra i 600 euro sono il 6,8% dei contribuenti; i contribuenti con un imponibile superiore a 120.00 euro lanno (1,01% del totale) hanno pagato mediamente 629 euro. In generale lesame del rapporto IMU / imponibile dimostra che c stata una buona progressivit; per finire, lintroito complessivo dellIMU sulla prima abitazione ad aliquota standard stato di 3,4 miliardi, contro i 3,3 dellICI prima casa del 2007 (poi stata abolita): cento milioni di differenza, mediamente 5,62 euro per abitazione. La differenza tra i 4 miliardi complessivi e i 3,4 ad aliquota standard relativa alle variazioni di aliquota introdotte dai Comuni, che ne rispondono, nel bene e nel maleUna simulazione sui dati (propriet/rendite catastali) del 2010, d come risultato che a seguito della maggiorazione dellimporto detraibile per la prima abitazione rispetto allICI 2007 (200 euro contro 103,29), il 74% delle abitazioni risulterebbe avere unimposta minore a quella del 2007 nonostante la maggiorazione dei coefficienti (sempre ad aliquota standard, cio al netto delle variazioni comunali dellaliquota). I dati che ho riportato sono ricavati da un rapporto del Dipartimento delle Finanze, reperibile facilmente sulla front page del Ministero dellEconomi e delle Finanze col titolo: IMU Analisi dei versamenti 2012. Il rapporto dettagliato e i nteressante, per chi desidera approfondirlo personalmente, pu cliccare qui: Mentre scrivo non si ancora votato, e non so se lIMU verr rimborsata. Ma se ci avvenisse, il risultato paradossale sarebbe questo: verrebbero prelevati soldi dalle casse dello Stato (perch di questo comunque si tratta: che provengano da un fantomatico accordo con la Svizzera, dalle tasse sulle sigarette o da qualunque altra posta del bilancio, sono soldi delle casse dello Stato cui ciascuno contribuisce con le varie imposte e tasse che paga; soldi che lo Stato deciderebbe di spendere in questo modo anzich in un altro, ad esempio per rimborsare il debito nei confronti delle imprese o per diminuire le tasse a tutti i contribuenti) per versarli a una parte dei contribuenti in maniera inversamente progressiva rispetto al reddito: ad esempio, chi non ha casa in propriet o aveva unIMU inferiore alla franchigia, non riavr nulla, ma vedr una parte delle proprie tasse spesa per rimborsare 600, 700, 1.000 euro ai contribuenti pi ricchi. Evviva! Ma, a parte questo aspetto paradossale, landamento dati di questa vicenda meritano una considerazione pi generale: possibile che in questo sciagurato paese non ci sia stato uno che si sia alzato a dire: scusate, ma ci rendiamo conto che una casa ha bisogno che qualcuno asfalti la via, la spazzi, dia lilluminazione pubblica; che qualcuno smaltisca gli scarichi della fognatura, metta i vigili e i semafori, curi i parchi e i giardinetti, gestisca i servizi scolastici comunali -e si potrebbe continuare. Ma davvero c qualcuno che pu pensare che questi servizi costino meno di 225 allanno, meno di 62 centesimi al giorno, per ogni casa servita, compresa la prima?. (Forse il caso di precisare che il conto esatto dei 225 euro noto ora, ma non una sorpresa, perch la previsione di novembre, basata sulla sola aliquota standard parlava di 209 euro). E allora dove sta il problema, con lIMU? Dei problemi ci sono, certo, e qualche correzione andrebbe studiata: i soldi dellIMU dovrebbero andare direttamente ai Comuni, e il minor trasferimento di risorse (fino allazzeramento) dallo Stato ai Comuni dovrebbe subito trasformarsi in un equivalente alleggerimento della pressione fiscale dello Stato; i valori catastali sono distorti, e questo si riflette sulle operazioni di trasferimento di propriet, quindi bisognerebbe subito porre mano a una revisione degli estimi; le aliquote potrebbero forse essere modulate con pi progressivit a carico dei grandi patrimoni (il primo scaglione di contribuenti, quelli fino a 10.000 euro di reddito, ha pagato mediamente 187 euro di IMU prima casa). Queste sono le critiche che potevano e dovevano essere fatte, a partire per dal fatto che lIMU cult uralmente sacrosanta, che la regola generale in tutta Europa che le imposte sugli immobili, prima casa compresa, (che sono pi alte che in Italia) servono a finanziare i servizi locali. Punto. Se qualcuno avesse avuto questo coraggio, avrebbe evitato se non altro di condannarsi alla rincorsa di quello che la spara pi grossa, rincorsa inutile perch c sempre uno, incurante del ridicolo, che spara pi in l: diminuisco lIMU ... e io lazzero... e io ve la rimborso.. e io vi regalo anche sette pentole e due materassi ..... Dir di pi: lIMU anche morale ed educativa (bisogna anche avere il

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www.arcipelagomilano.org coraggio di usare parole desuete e considerate piuttosto ridicole), perch lunica imposta veramente federale, che consentirebbe di misurare in maniera ravvicinata luso pi o meno efficace dei nostri soldi, di stabilire un controllo del rapporto imposte/servizi a portata del cittadino. E soprattutto perch dire alla gente che lIMU iniqua di per s vuol dire continuare a lisciare il pelo agli elettori facendo pensare che i servizi che ognuno di noi usa li deve pagare qualcun altro: e sappiamo come va a finire, questo qualcun altro poi il debito pubblico, cio il futuro, cio il domani dei nostri figli. A meno che laumento smisurato del debito e degli interessi non ci seppellisca tutti molto prima.

BILANCIO A CALDO DEGLI ESITI DELLE ELEZIONI IN LOMBARDIA Stefano Rolando


In un Parlamento nazionale dove rientrano i Razzi e gli Scilipoti, si disegna un paese che non sceglie fino in fondo il cambiamento. E che mette persino in dubbio la possibilit di realizzare una transizione. Aveva forse ragione Claudio Bisio a lamentarsi, a Sanremo, degli italiani e della loro disponibilit a credere alla demagogia di certa politica. Ai predicatori di menzogne costruite artificialmente. Nel corso della campagna in Lombardia Umberto Ambrosoli si rifiutato di usare quei linguaggi, quei metodi. Sono stati disegnati percorsi di riscossa possibile. Economica e civile. Con un programma attentamente compatibile. Questa proposta, come centrosinistra, ha fatto fare un balzo avanti rispetto al voto di due anni fa. Di sette anni fa. Di dodici anni fa. Eccetera. Il "Patto Civico per la Lombardia" stato cos portato in partita. Per correre fino all'ultimo per un risultato in cui il voto disgiunto avrebbe potuto essere il segno, civilissimo, di chi tiene fede alle proprie opinioni di parte, ma poi ragiona politicamente sulle questioni decisive. Se ne tanto parlato ma poi, a conti fatti, quel voto disgiunto proveniente dal centro ha forse pi premiato il centrodestra che il centrosinistra. Qualcuno far meglio le analisi dei flussi. Sulle questioni decisive la coalizione di Umberto Ambrosoli ha rimesso la Lombardia nella strada della riscossa. Lo ha fatto con una coalizione rinnovata, coesa, ringiovanita. Ma nelle urne poi limitata solo al PD e alla Civica. Una coalizione pronta a fare comunque la sua parte per il futuro della societ lombarda. Ha conquistato intanto le citt pi importanti della regione (Milano, Bergamo, Brescia, Monza, Lecco). Non poco. Segnalando che il centrodestra governa per il suo successo nel contado e il centrosinistra ottiene il suo miglior risultato ventennale per il suo successo nelle dimensioni urbane. E ha conquistato il favore dei sindaci e la sinergia piena con Milano. Siccome Umberto Ambrosoli ha detto accettando il verdetto delle urne nella conferenza stampa al Pirellone che giusto avere un pensiero autocritico, forse si pu dire che per non correre dietro alla faciloneria del centrodestra in materia di tasse (al centro delle campagne sia di Maroni che di Berlusconi) e sulla questione settentrionale, questi due argomenti che comunque interessano la gente sono stati trattati magari in modo non semplice, in modo non molto comunicativo. Il programma ne ha parlato, seriamente, ma magari non con la presa degli slogan che il centrodestra ha sbandierato. A buoni conti giusto chiedersi: chi lha spuntata? Lha spuntata una coalizione che, in realt, perde pezzi e voti, rispetto al passato. Ma non abbastanza per perdere anche un potere che detiene contro l'evidenza di un ciclo davvero esauritosi. Una guida leghista che ha in Lombardia una vera e propria ridotta perch quella Lega al lumicino nel paese. Vincendo in Lombardia abbiamo salvato la Lega ha ammesso Maroni. Annunciando offensive verso Roma e verso Bruxelles. Con linfluenza decisiva di un Berlusconi abile propagandista, che lEuropa vede come un pericoloso salto nel passato, ma a cui lelettorato italiano riserva ancora una quota di consenso che gli permette di mantenere in vita la confusione della seconda Repubblica in cui stata rimandata lora dei bilanci irrevocabili. Utili sia a destra che a sinistra. E finalmente utili soprattutto alla salvezza delle istituzioni. Vince poi il potere televisivo che ha messo Maroni e Berlusconi nelle case dei lombardi a ogni ora del giorno e della sera grazie al loro ruolo nazionale e che ha favorito enormemente Grillo per la sua spettacolarit. Il bilancio televisivo resta per Umberto Ambrosoli un esito iniquo non corretto dalle istituzioni e dalle normative vigenti. Vince infine una coalizione che non assicura stabilit, perch gli elementi di rissa e di polemica interna sono visibili a tutti. E si esprimeranno, anche se il potere attutisce i conflitti. Il centrosinistra lombardo ha proposto un cambiamento ragionevole, non avventuroso, con percorsi responsabili di governo per rimettere in moto l'economia e assicurare benessere e sviluppo. Questo ha prodotto cinque punti di consenso in pi rispetto al voto dello stesso centrosinistra alla Camera e quasi dieci punti in pi rispetto al voto del centrosinistra al Senato. Un capitale politico in larga parte connesso agli oltre 7 punti di risultato della Lista Civica Con Ambrosoli Presidente che elegge, senza premio di maggioranza, quattro consiglieri pi lo stesso Ambrosoli. Prevale, in buona sostanza, sia pure di poco, la paura di abbandonare i vecchi porti, di riprendere un cammino pi libero e pi coraggioso. Prevale ancora una volta la propaganda. Umberto Ambrosoli ha annunciato questa sera di voler lavorare per assicurare una cultura di opposizione che si assume la responsabilit di favorire migliori istituzioni al servizio di una societ' migliore. Facendo gli auguri a Maroni a met scrutinio gli ha anche detto che si appresta a farlo con lo spirito del cane da guardia. Sperando che sia possibile il raccordo tra tutte le forze che esprimono novit e al tempo stesso inquietudine per le pesanti eredit che il centrodestra ci ha lasciato e che non sono state ancora debellate.

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Scrive Luciano Bavestrelli ad ArcipelagoMilano


Mi sono letto tutto, o quasi, l'ultimo ArcipelagoMlano e vi ho trovato tanti articoli interessanti, in particolare quello sulle donne di Camilla Gaiaschi e quello di Andrea Boitani sui trasporti. Mentre quello sull'urbanistica di Matteo Bolocan Goldstein e Andrea Di Giovanni mi sembrato, francamente, prolisso e poco comprensibile; ma forse un problema mio, da ingegnere, che capisce poco il linguaggio astruso degli urbanisti. Ma la domanda : se lo capisco poco io, che ho una certa formazione e credo di non essere stupido, quanti ne capiranno qualcosa?

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Alzek Misheff


Nel 1971 aveva da poco compiuto trentanni e, fuggito dalla sua Bulgaria ancora schiacciata dal tallone russo, arrivava a piedi in Italia per cercar fortuna; non sappiamo dire se labbia trovata o meno, certo se l costruita e molto bene, con grande creativit e caparbiet, soprattutto con le sue straordinarie qualit artistiche. Ha presto sposato una bella architetta milanese, con la quale vive tra Milano e una splendida casa-museo di Acqui, e ha due italianissimi figli. Molti lo ricorderanno per il concertoinstallazione Musica del cielo del 1979 in piazza del Duomo, poi la Traversata dellAtlantico a nuoto del 1982 (con un sottotitolo che anche un sottointeso, Piscina della Queen Elizabeth II); o per 500 Ritratti dipinti a mano, con cui nel 1984 ha tappezzato i muri di cinque citt, Milano compresa, e per i suoi 365 volti di Un ritratto al giorno, del 1991. Ma Alzek Misheff non solo pittore o performer, anche musicista - sicuramente un musicista sui generis e sicuramente interessante - che pochi giorni or sono ha realizzato unopera molto particolare della quale ci fa piacere darvi notizia e per cui oggi parliamo di lui in questa rubrica. Essere pittori e musicisti non usuale, e il modo in cui Misheff musicista di usuale non ha proprio nulla. Qualche anno fa invent uno strumento con il quale dipingeva e componeva musica insieme: armato di pennello e colori, davanti a un cavalletto con una tela immacolata e a un pianoforte a coda, ritraeva un volonteroso rappresentante del pubblico - o un qualsiasi altro soggetto, o inventava un paesaggio ma con quello stesso gesto produceva suoni tuttaltro che casuali attraverso i tasti del pianoforte. Il suo era una sorta di pennello elettronico - come fosse un telecomando - con cui posava realmente il colore sulla tela, apparentemente in modo tradizionale, mentre i tasti del pianoforte comandati dallo stesso pennello si mettevano in movimento generando una melodia. Quando il pennello si portava pi in alto sulla tela le note prodotte dal pianoforte diventavano pi acute, al contrario mano a mano che il pennello si abbassava la melodia si portava su note pi gravi. Non solo. Quanto pi velocemente il pennello si muoveva sulla tela, tanto pi si alzava il volume del suono e viceversa. Poteva sembrare un gioco innocuo e privo di significato, si capiva invece molto bene che sia lesito pittorico che quello musicale erano perfettamente controllati dal loro autore e in stretta e sorprendente relazione tra loro. Questa performance fu ripetuta pi e pi volte, davanti a pubblici anche molto diversi, con risultati sempre apprezzabili e convincenti, tanto che nel 2005, al Padiglione d'Arte Contemporanea, Misheff diresse il Concerto per violino Stradivari, pianoforte Disklavier e quartetto di violinitelefonini con il violinista rumeno Eugen Sarbu, una performance in cui musiche di Bach e di Paganini venivano eseguite da un autentico Stradivari e da una specie di pianola a relais elettrici, comandati a distanza da una bacchetta a raggi infrarossi (il Disklavier), registrate e riprodotte da un quartetto di telefonini (!). E due anni dopo, alla Biennale di Venezia, con una orchestra di flauti realizz il concerto di chiusura Scambiarsi un suono di pace: Harmonia mundi per Joseph Beuys. Lultima opera, di cui vogliamo parlarvi, stata realizzata fra gennaio e febbraio di questanno: un grande affresco in realt una tela di circa 9 x 3 metri che fa da fondale alla Sala del Consiglio Comunale di Acqui e rappresenta unorchestra sinfonica con il direttore rivolto al pubblico come per salutare o ringraziare, e dunque rivolto anche allo stesso Consiglio, quasi a dirigerne i lavori come si trattasse di una seconda, democratica e armonica orchestra formata dai rappresentanti del popolo. Pensate che meraviglia un Consiglio Comunale che si confronta vis-vis con unorchestra sinfonica tanto da esserne influenzato, con i Consiglieri spinti a comportarsi come quei musicisti che devono fondere le loro sensibilit e unire le loro competenze per finalizzarle a un unico risultato e raggiungere una perfetta concertazione! La cosa ancor pi sorprendente che, non avendo ovviamente il Comune i soldi per ordinare e acquistare unopera cos impegnativa, vi hanno provveduto con una sottoscrizione alcuni cittadini, moderni mecenati, che hanno accettato di essere ricompensati solo con una targa apposta sotto la tela che li ricorder insieme al nome dellautore. Come qualche secolo fa. Link al video della inaugurazione dellopera: http://www.youtube.com/watch?v=B 0kbN9h8xWc&feature=youtu.be

ARTE
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questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Modigliani, Soutine e la Collezione Netter
Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tr agica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un artista incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, scegliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la coll ezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 Settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

I tarocchi dei Bembo. Gusto cortese tra Milano e Cremona


Dopo i tarocchi della collezione Sola Busca, la Pinacoteca di Brera espone un altro prestigioso gioiello, le 48 carte del mazzo braidense, detto Brambilla dal nome della famiglia milanese che lha posseduto nel corso dellOttocento e di buona parte del Novecento. Il mazzo, realizzato dalla bottega cremonese di Bonifacio Bembo tra il 1442 e il 1444 circa per il duca di Milano Filippo Maria Visconti, stato acquistato nel 1971 dallo Stato per la Pinacoteca. Per ragioni conservative legate al materiale costitutivo (cartoncino pressato, rivestito di un sottile strato di gesso, con foglia doro o dargento e coloritura a tempera), i tarocchi non possono essere esposti con continuit. Ecco perch, dopo la breve apparizione alla mostra Oro dai Visconti agli Sforza, tenutasi al Museo Diocesano nel 2011, loccasione preziosa. La mostra, curata da Sandrina Bandera e Marco Tanzi, presenta una scelta di opere che, nel secolo scorso, sono state alla base del recupero critico della stagione del gotico in Lombardia e intende fare il punto sulla produzione artistica della famiglia cremonese dei Bembo, protagonista, tra Lombardia ed Emilia, del delicato passaggio dalla cultura gotica cortese e internazionale, a quella rinascimentale. I fratelli Bembo, attivi alla corte milanese e nelle principali corti padane, attraversano quarantanni di storia del ducato con ruoli da protagonisti: Bonifacio, alla guida della bottega cremonese, il preferito dei duchi di Milano, che gli affidano la conduzione delle pi importanti fabbriche nei centri del loro potere (Milano, Pavia, Cremona, Vigevano, Caravaggio); Ambrogio il suo collaboratore prediletto tra gli anni quaranta e cinquanta. Benedetto, pi giovane, e il presunto Gerolamo sono, invece, i beniamini dei feudatari padani. Stessa famiglia ma influenze e interessi differenti: Bonifacio guarda alla tradizione gotica di Milano e, in parte, di Venezia e si rivolge a Gentile da Fabriano, Masolino e Pisanello

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www.arcipelagomilano.org registrandone le opere presenti nei territori confinanti con Cremona e in Valpadana, Benedetto precocemente orientato sulla Ferrara di Leonello dEste, tra lo Studiolo di Belfiore, Donatello e Rogier van der Weyden. A contornare i tarocchi dei due mazzi bembeschi presenti in mostra, quello di Brera e quello dellAccademia Carrara di Bergamo, sono esposte alcune significative opere, selezionate per tentare di delineare, alla luce delle pi recenti riflessioni critiche, le scelte espressive dei vari fratelli. Codici disegnati e miniati, tavolette da soffitto e dipinti su tavola e anche, da Cremona, i ritratti dei duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti (1462), affreschi strappati dalla chiesa di SantAgostino, mai usciti dalla citt, e lIncoronazione di Cristo e di Maria. Il tutto per testimoniare la produzione quasi seriale di questa famiglia di artisti. E proprio la bottega (o le botteghe) dei Bembo rappresentano un modello esemplare del fervore culturale che anima, dalla met del Quattrocento, Cremona, scelta nel 1441 per celebrare il matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, fondatore della nuova dinastia. Nel segno delle nozze ducali si intrecciano, simbolicamente, i vecchi e i nuovi orizzonti culturali: la tendenza milanese a un visione gotica propriamente internazionale, derivata da Giovannino de Grassi e da Michelino da Besozzo, con uno sguardo pi moderno, aggiornato sulle novit portate dal toscano Masolino, ma anche sulla lezione pi espressiva in arrivo da Padova e Ferrara. In mostra anche un capolavoro eccezionale: i disegni del Lancillotto, che ne fanno un codice-capolavoro della cultura cavalleresca, sempre attribuito alla bottega di Bonifacio Bembo. I tarocchi dei Bembo. Una bottega di pittori dal cuore del Ducato di Milano alle corti padane Pinacoteca di Brera Dal 21 febbraio al 7 aprile Orari 8.30-19.15 da marted a domenica (la biglietteria chiude alle 18.40) Biglietti Intero: 10,00 Ridotto: 7,00

Bob Dylan pittore a Milano


Di lui si sa che un grande musicista, un poeta (ha vinto anche il Premio Pulitzer 2008), un idolo per intere generazioni, e un vero artista. Nel senso pi letterale della parola. A Milano, presso lAppartamento di Riserva di Palazzo Reale (primo piano), Bob Dylan espone 22 lavori, oli su tela, in cui la protagonista indiscussa la New Orleans degli anni 40 e 50. Da cosa nasce la passione di Dylan per la pittura? In realt un amore di lunga data questo, risalente gi agli anni 60, data in cui, per un piccolo incidente, Dylan costretto a letto e passa il suo tempo disegnando e abbozzando le prime opere. Una passione che continuata nel corso degli anni, tra un tour e laltro anzi, durante gli spostamenti tra una tappa e laltra, tanto che la prima mostra di bozzetti e disegni a essere esposta (in Italia), era intitolata On the road. Dylan ci riprova, questa volta a Milano, citt nella quale ha fatto una breve apparizione allinaugurazione della mostra. Pochi minuti, giusto il tempo di una foto e via di nuovo. Il tema dei 22 dipinti, la cui serie intitolata New Orleans Series, dunque la realt sporca, angusta, malfamata e cupa della citt americana negli anni 40 e 50, altrettanto loschi ma vivi. La mostra si caratterizza, soprattutto nelle prime stanze, per scene molto forti di sesso e violenza, creando un contrasto incolmabile con le tappezzerie e la boiserie degli antichi appartamenti. Basati quasi tutti su fotografie, le tele raccontano un mondo tormentato, intriso di perversioni sessuali, razzismo, ma anche di situazioni allapparenza banali: fedeli afroam ericani che cantano in chiesa con i loro reverendi, attese alla stazione del treno, barber shop, bische e balli clandestini. Si conclude con le Courtyard, interni di cortili che Dylan ha visto durante le sue passeggiate per la citt che tante volte lo ha ospitato. Qui il tono si rilassa, la tensione delle scene di violenza si allenta e si portati in un mondo fatto di piante, fiori, colori e sole. La pennellata di Dylan pastosa e materica, non ha spazio per le raffinatezze dei dettagli, centrerebbero poco con i temi rappresentati, crea e forma i personaggi dando loro forza e corposit. Si potrebbe preferire il cantautore rispetto allartista, ma la mostra a ingresso gratuito, su decisione dellartista stesso, per cui il confronto dobbligo. Bob Dylan - New Orleans Series Palazzo Reale, fino al 10 marzo lun 14.30-19.30; mar, merc, ven e dome 9.30 -19.30; giove e sab 9.3022.30. Ingresso gratuito

Le mostre del 2013. Milano si risveglia?


Nuovo anno, nuove mostre. Dopo il clamoroso successo della retrospettiva su Picasso, che stata la mostra pi visitata dItalia e che ha r egalato numeri da capogiro in termini di biglietti staccati, si pensa gi alle nuove iniziative. Ancora da vedere, fino a marzo, la bella mostra di Costantino 313 d.C., sempre a Palazzo Reale, sede che ospiter anche, a partire dal 21 febbraio, un altro gigante della pittura: Modigliani. E infatti la mostra dal titolo Modigliani e gli artisti di Montparnasse: la collezione Jonas Netter, racconter la vita, le opere, larte e le passioni di Modigliani, livornese ma parigino dadozione, e dei tanti artisti che con lui hanno condiviso gli anni della Parigi, difficile, affascinante, vivissima, di inizio secolo. Sempre a Palazzo Reale, in autunno, prevista una mostra che non mancher di affascinare e stupire: protagonista sar August Rodin, lartista del Pensatore, con una mostra monografica in cui verranno presentati, per la prima volta in Italia, sculture e opere per lo pi in marmo. Il programma espositivo dellanno molto ricco, con nomi, come si visto, di grande richiamo. Continuiamo proprio con Palazzo Reale e le sue mostre pi importanti. A fine gennaio aprir Il vero e il falso, mostra che propone un viaggio sul fenomeno della falsificazione nel mondo dellarte, a cura della Guardia di Finanza, mentre in febbraio ci sar invece una piacevole sorpresa per gli appassionati di Bob Dylan: verranno infatti esposti 22 dipinti creati dal musicista-artista, che da anni si diletta anche di pittura. A cura di Francesco Bonami intitolata The New Orleans Series. Larte contemporanea prende ancora il sopravvento, con la mostra The desire for freedom. Arte in Europa dal 1945. Nata dalla collaborazione tra Milano e prestigiosi musei europei, lesposizione racconta

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www.arcipelagomilano.org levoluzione dellarte e dei suoi temi dal 45 a oggi, attraverso oltre 100 lavori di grandi artisti contemporanei come Daniel Hirst, Richter e Merz. A giugno entra in gioco la fotografia. Quasi 1000 fotografie provenienti dal prestigioso Moderna Museet di Stoccolma, racconteranno la storia della fotografia a partire dal 1840 fino ad oggi. Da ottobre in poi la stagione riprender con grande vigore con due super mostre. La prima si intitoler Da Pollock alla Pop Art, e proporr ai visitatori niente meno che le prestigiose opere degli Espressionisti Astratti americani conservate presso il Whitney Museum di New York, concentrandosi sugli artisti pi influenti e importanti, coprendo un arco di tempo che va dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Sessanta: da Jackson Pollock - protagonista indiscusso - a Willem de Kooning, Mark Rothko, Franz Kline e Barnett Newman. Se questo non bastasse, ecco arrivare anche una retrospettiva sullitaliano Piero Manzoni, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Per gli appassionati della pittura pi tradizionale ci sar invece la possibilit di visitare la mostra su Bernardino Luini, pittore lombardo leonardesco, a cui sar dedicata una mostra autoctona, curata dal Comune di Milano e dalla Pinacoteca di Brera. Anche il PAC far la sua parte, con le mostre di Jeff Wall, artista canadese considerato uno dei pi influenti fotografi contemporanei (a marzo), e di Adrian Paci (a ottobre), artista albanese di grande successo internazionale. Non poteva mancare anche il Museo del 900, che ad aprile propone il nome di un artista intramontabile: Andy Warhol. Non pitture, film o fotografie, ma stampe, relative ai pi celebri nuclei e soggetti dellartista, protagonista della Pop art americana. La GAM di via Palestro invece punta su artista di casa, Medardo Rosso. Unoccasione per presentare le nuove sale della galleria, aperte dal prossimo autunno, in cui verr risistemato e riqualificato il pi importante nucleo di opere al mondo di questo artista. Ci fermiamo qui, ma il programma in realt molto pi vasto e sviluppato su quasi tutte le sedi museali milanesi, dal Castello, al Museo del Fumetto, allArcheologico, alla Rotonda della Besana. Un programma vario e ricco, sintomo di una rinnovata attenzione verso larte e le sue manifestazioni.

Claudia Gian Ferrari e le sue passioni


Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari, collezionista, gallerista e storica dellarte il primo appuntamento di un ciclo di mostre che il Museo del 900 dedica a collezionisti importanti che hanno messo al centro larte del XX secolo. Si inizia con Claudia Gian Ferrari, collezionista, studiosa, appassionata darte e figlia di Ettore, importante gallerista milanese, dal quale erediter la gestione della galleria. Claudia si propone fin da subito come una importante figura di riferimento per il mondo artistico milanese, tramite un lungo percorso, che ha portato la Gian Ferrari a far scoprire e riscoprire importanti artisti del 900 attraverso mostre e accurate monografie, quali quelle su Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Fausto Pirandello e Mario Sironi. Ma un artista fu forse pi importante di altri, Arturo Martini. Sulla scia del padre, che aveva fondato lAssociazione Amici di Arturo Martini a sostegno delle opere del maestro, Claudia Gian Ferrari nel 1998 ne cura limportante catalogo generale e ragionato delle sculture, che porta a scoprirne una serie di inedite e anche alcune ritenute disperse. Tra queste, lOfelia acquistata dalla Pinacoteca di Brera proprio quando Claudia fu presidente dellAssociazione (opera presente in mostra). Quindici le opere che entrano da oggi a far parte delle collezioni del Museo, donate dalla famiglia e a cui Claudia fu sempre particolarmente legata, opere che occupavano un posto speciale allinterno della sua abitazione privata. Troveranno spazio un Achrome di Manzoni, destinato alla sala Azimuth del museo, una gouache di Lucio Fontana e unesemplare delle uova in terracotta realizzate dallartista allinizio degli anni Sessanta, ci sar Mario Merz, con la sua Proliferazione laterale del 1975, Apollo e Dafne di Giulio Paolini, una composizione di sale di Giuseppe Penone, una piccola installazione di Pier Paolo Calzolari, e una Stella del 1977 di Gilberto Zorio. La donazione include poi Prire de toucher realizzata da Marcel Duchamp per la copertina del catalogo pubblicato in occasione della mostra Esposizione surrealista, organizzata con Andr Breton alla Galerie Maeght di Parigi nel 1947, le fotografie di Dan Graham, Bruno Kirchgraber e Giorgio Colombo e uno schizzo di De Kooning. Per concludere, ci saranno anche una Macchina drogata di Vincenzo Agnetti del 1969 e un gesso di Fausto Melotti. Inoltre in mostra anche opere di artisti molto amati dalla Gian Ferrari, e prestati appositamente per loccasione, come Arturo Martini, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Cagnaccio di San Pietro, Fausto Pirandello e Mario Sironi, a cui Claudia Gian Ferrari ha dedicato una vita di studi, pubblicazioni ed esposizioni. Infine, due degli artisti contemporanei pi vicini alla gallerista, Luigi Ontani e Claudio Parmiggiani, hanno contribuito ad allestire due piccole sale monografiche di particolare intensit. Interessante anche la selezione di materiali provenienti dai documenti dellarchivio storico della galleria Gian Ferrari, che Claudia ha destinato con un legato testamentario agli Archivi del Novecento, attraverso i quali si potr capire e approfondire meglio i momenti pi salienti e le scelte artistiche della Galleria. Documenti, fotografie, lettere e una biblioteca relativa a circa settantanni di attivit per far rivivere unepoca intera. Pitture e sculture ma non solo. Nel percorso espositivo sono inseriti anche mise e accessori amati e usati in vita dalla Gian Ferrari. Vengono proposti alcuni abiti del suo guardaroba, firmato quasi esclusivamente da Issey Miyake, e dei cappellini dautore che Claudia ha sempre indossato, vera e propria passione trasformatasi nel tempo in collezionismo. Claudia ha lasciato a Palazzo Morando, sede delle collezioni di Costume, Moda e Immagine del Comune, oltre cento abiti di Miyake e altrettanti copricapo, tra cui quelli dello stilista Alan Journo e dellartista, da lei promossa, Lucia Sammarco. Una vera amante dellarte e della filantropia. Nel 2006, prima dellapertura del Museo del 900, furono donati consistenti nuclei di opere a Villa Necchi Campiglio e al MART di Rovereto. Una parte di queste collezioni sono andate anche a far parte del MAXXI di Roma, altra citt amata e frequentata dalla collezionista. Lallestimento della mostra altrettanto di eccezione, firmato Libeskind. In una sorta di labirinto dalle pareti disuguali il visitatore potr ammirare da ogni angolo le singole

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www.arcipelagomilano.org opere, avviluppandosi man mano nel mondo tutto privato che fu un tempo della collezionista, e che da oggi diventa spazio pubblico. Molteplici punti di vista come molteplici e di diversi orientamenti furono le passioni di Claudia Gian Ferrari. Collezionare il Novecento. Claudia Gian Ferrari gallerista, collezionista e storica dellarte - Fino al 3 marzo 2013 Museo del 900 Orari lun 14.30 19.30 mar, merc, ven e dom 9.30 19.30 giov e sab 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro

Costantino 313. Il sogno che cambi lEuropa


Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la complessa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione uffici ale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della soci et, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima Sant Elena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50 10.00 19.00. Chiuso il marted.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Matteo Collura Sicilia La fabbrica del mito
Longanesi, 2013

pp. 212, in libreria il 7 marzo

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Mercoled 20 aprile, ore 18, il libro verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano, relatori Erminia Dell'Oro e Marta Morazzoni Con Sicilia.La fabbrica del mito, Matteo Collura conclude la trilogia, dedicata alla propria terra, che ha avuto inizio con In Sicilia del 2004 e proseguita con L'isola senza ponte del 2007, entrambi editi da Longanesi. Un terzo tempo, dunque, dedicato all'irriducibile perdurare di quello che, per gli storici dal fiato corto, una sorta di Provvidenza: il mito, emblema rappresentativo, il pi rappresentativo della Trinacria, che esercita una fascinosa ancorch stucchevole dittatura nella vicenda plurimillenaria dell'Isola. Ma il mito, osserva Collura, altro non che una delle molte maschere imposte alla Sicilia, nel corso delle sue tante stratificazioni umane, storiche e culturali, i cui divulgatori, come sempre avviene, sono coloro che definiamo vincitori. Del resto, ricorda il Principe di Salina nel Gattopardo, siamo stati avvezzi, da una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare il capello in quattro. Se non si faceva cos, non si scampava dagli esattori bizantini, dagli emiri berberi, dai vicer spagnoli..

Questa forma di adattamento, che poi una straordinaria forma di resistenza, ha salvato i siciliani dallo sparire, ancorandoli, tuttavia, a una durata attenta esclusivamente al passato e incapace di dare luogo a correnti vitali. Da ci, sottolinea Collura, citando ancora il Gattopardo l'incredibile fenomeno della formazione attuale dei miti che sarebbero venerabili se fossero antichi sul serio, ma che non sono altro che sinistri tentativi di rituffarsi in un passato che attrae soltanto perch morto. Anche se-aggiungiamo noi - quel passato remoto ha suscitato tante e tanto profonde suggestioni da far scrivere a Paul Luis Courier (facente parte dell'armata napoleonica bloccata nella primavera del 1806 sulla costa della Calabria) che nel traversar lo Stretto Non volger l o sguardo indietro... Voglio vedere la patria di Proserpina e sapere perch il diavolo ha preso moglie proprio in quel paese. E pagina dopo pagina Collura, con affettuosa puntualit e impagabile ironia, offre una risposta, anzi un ventaglio multicolore di risposte alla domanda di Courier. Assistiamo cos al ratto con fine di matrimonio (come recitava fino a non molto tempo fa il nostro codice penale) consumato da Elio Vittorini ai danni, se cos si pu dire, di Rosa Quasimodo, nell'estate del 1927. Alla misteriosa morte di Vincenzo Bellini.

Alla vicenda profetica di Salvatore Giuliano, in cui la presenza della madre acquista un rilievo decisivo e straziante. Cos come nelle processioni pasquali in Sicilia la figura della Vergine appare sempre pi dolorosa che quella di Cristo. Alla torbida questione dei monaci mafiosi di Mazzarino, conclusa con la risposta di padre Agrippino, durante il dibattimento processuale, al Pubblico Ministero che gli aveva domandato cosa fosse per lui la mafia Figliolo, confesso che non lo so. Di agghiacciante attualit, dopo le recentissime polemiche sul Petrolio pasoliniano, la narrazione delle vite e delle morti parallele di Ippolito Nievo e di Enrico Mattei, con i quali far scomparire delle gigantesche e terribili verit storiche. Narrazione alla quale Collura pone come epitaffio la seguente affermazione: Una cosa certa: se si viaggia portando con s dei segreti, dalla Sicilia si parte ma non si arriva poi a destinazione. Cos stato per Ippolito Nievo, cos per Enrico Mattei. Perch? Perch cos vuole una irriducibile maledizione, chiamata mistero siciliano. Mistero che aleggia in tutte le altre ricostruzioni dell'Autore, come quelle dedicate a Raymond Roussel e al caso di Ettore Majorana. (Paolo Bonaccorsi)

TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org La rivincita


Di Michele Santeramo Regia Leo Muscato Con M. Cipriani, V. Continelli, S. Damato, P. Fresa, R. Lanzarone, Mi. Sinisi, Direttore tecnico N.Cambione Assistente alla regia A. Papeo Organizzazione L. Marengo/A. Papeo Produzione Teatro Minimo In coproduzione con Bollenti Spiriti Regione Pugila Assessorato alle politiche Giovanili e alla Cittadinanza In collaborazione con lAssessorato alla Cultura del Comune di Andria
Teatro minimo il nome della compagnia di Sinisi e Santeramo, ma anche il riassunto perfetto della poetica di questo spettacolo: una messa in scena fatta con niente. Niente scenografie (a parte due muretti di cartongesso dietro ai quali gli attori si nascondono e si cambiano quando non sono in scena e che si muovono in avanti solo nella scena finale), niente musiche, niente effetti, niente costumi (la storia ambientata ai giorni nostri e i vestiti potrebbero tranquillamente venire dagli armadi degli attori); niente di niente, insomma. Niente tranne tre cose minime e fondamentali: un bel testo, dei bravi attori e unidea registica. La vicenda quella di due uomini alle prese con problemi economici e voglia (o non-voglia) di paternit, ma si inserisce in un contesto che diventa il vero protagonista, con un banchiere insensibile, due barististrozzini, un avvocato opportunista, due mogli molto diverse fra loro e un tessuto sociale fatto di lavoro sottopagato e buchi nella terra agricola scavati di notte per sotterrare rifiuti tossici (che si rivelano essere poi la causa della quasi-sterilit del protagonista). Il dramma trattato per con la cifra della commedia e non c spazio per patetismo o retorica, anche se la critica finale alle banche forse anche a causa della troppa attualit risulta un po scontata. Landamento del testo ha un ritmo brillante e incalzante che tiene viva lattenzione del pubblico e suscita molte risate, ma che forse rimane troppo identico dallinizio alla fine. Se questo da un lato rischia di indebolire lazione drammatica, visto che ai personaggi succedono in modo quasi ciclico sempre le stesse cose (sindebitano, guadagnano un po, pagano i debiti e poi sindebitano di

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www.arcipelagomilano.org nuovo), dallaltro rende lidea di una ripetizione sistematica che dal punto di vista tematico molto interessante. Il linguaggio semplice e diretto, mai generico, e ha unautorialit ben precisa, riconoscibile in altri testi di Santeramo, come ad esempio Sequestro allitaliana: i personaggi hanno un particolare equilibrio nellutilizzare termini e costruzioni sintattiche poco complessi, popolari, quasi dialettali, ma nel formulare con essi argomentazioni ironiche e talvolta intellettualmente sofisticate; si tratta di uninteressantissima forma di ibrido fra il realismo dellambientazione, delle problem atiche, dei toni e appunto del linguaggio, e una sorta di nonrealismo che emerge quando i personaggi commentano la situazione in cui loro stessi si trovano con uno sguardo lucido e distaccato che chi agisce come agiscono loro, dallinterno, non potrebbe avere. Leo Muscato riesce a rendere teatrale una trama che forse avrebbe avuto bisogno del cinema (infatti in origine era una sceneggiatura), fa-

cendo in modo che siano gli attori a creare gli spazi, muovendosi e i ncontrandosi con soluzione di continuit anche se si passa da una scena in banca a una in campagna. Gli attori sono bravi ma soprattutto quel che fa la differenza sono affiatati e si lasciano andare nel gioco teatrale con fiducia reciproca, risultando per questo motivo molto veri e naturali, a riprova del valore che pu avere un lavoro di compagnia ben guidato e che si appoggia su un testo solido. Uno spettacolo fatto con niente, da vedere.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org SCUSATE, MA NON HO SAPUTO RESISTERE
Scusate, ma non ho saputo resistere, s congeda con questa battuta il Dottor King Schultz in Django Unchained [USA, 2012, 165] di Quentin Tarantino. Allo stesso modo Christoph Waltz, attore austriaco che interpreta King Schultz, ha salutato la platea degli Academy Award dopo aver ricevuto lOscar al Miglior attore non protagonista. Quello a Waltz stato un Oscar quasi scontato dopo leccellente interpretazione del cacciatore di taglie che accompagna Django verso la liberazione della sua amata moglie. Cos come, qualche anno fa, era stato giustamente premiato per la parte del colonnello SS Hans Landa in Bastardi senza gloria [USA, 2009, 153]. Due interpretazioni indimenticabili, quelle di Waltz, entrambe scritte e riprese dalla mano di Quentin Tarantino. Waltz stesso, nel 2009, riconobbe il merito del regista che con i suoi metodi di navigazione poco ortodossi era riuscito a condurre la nave verso il successo; ancora nel 2013, lattore ha ringraziato il creatore del suo maestoso mondo, Quentin Tarantino. E, per il maestoso mondo creato in Django, anche il regista viene premiato dagli Academy per la Miglior sceneggiatura originale. Unaccoppiata irresistibile Tarantino - Waltz fa tenere gli occhi incollati alla magia dello schermo, facendo crescere il prurito del desiderio di uscire dalla sala per citare, raccontare, ricordare quelle battute e quelle sequenze che gli spettatori non si stuferanno mai di vedere e rivedere. Ho fatto un bingo!, esulterebbe il Colonnello Landa di Bastardi senza gloria. Lha fatto anche Waltz, il bi ngo, con due nomination e due premi ritirati. Ma, soprattutto, il bingo labbiamo fatto noi amanti del cinema scoprendo che quando Tarantino e Waltz lavorano insieme c sempre il rischio che stia per nascere un capolavoro. La notte degli Oscar, ovviamente, ha premiato anche altri meritevoli, ma quando ho visto lattore austriaco e Tarantino salire sul palco Scusate, ma non ho saputo resistere! Paolo Schipani

PROMISED LAND
di Gus Van Sant [U.S.A., 2013, 106'] con Matt Damon, John Krasinski, Frances McDormand, Rosemarie DeWitt, Hal Holbrook
Io non vendo gas naturale ma la voglia di ricominciare. Si presenta con questa frase da manuale del perfetto venditore, Steve Butler (Matt Damon), protagonista di Promised Land e miglior procacciatore d'affari della multinazionale del gas che rappresenta. Steve abituato a vendere illusioni. Gira il Paese prospettando alla gente una facile soluzione ai suoi problemi economici, una terra promessa nascosta sotto la propria fattoria o i propri terreni. Dave Eggers, creatore del soggetto, Matt Damon, nelle vesti di sceneggiatore e Gus Van Sant ci raccontano l'ultima missione di Steve prima di diventare dirigente della Global; l'ultima occasione in cui costretto ad affrontare personalmente tutta questa gente che lui vede esclusivamente sotto forma di profitti per l'azienda. McKinley, in Pennsylvania, per un posto diverso dagli altri. La democrazia sembra trovare un buon modello di attuazione, le assemblee ricevono partecipazione e importanza e la gente si aiuta per una salvezza comune. Non un terreno fertile per gli imbonitori. La sceneggiatura di Matt Damon parte da questo radicale contrasto per evidenziare lo scontro tra valori. Da una parte il cinismo di chi approfitta e lucra sulla debolezza del prossimo, sulla povert a seguito della crisi agricola e sull'incertezza del futuro. Dall'altra l'onest e dignit di una popolazione che, nelle vesti di una bambina che vende limonate, decide di non farsi comprare dal denaro degli avvoltoi. Valori che Steve finisce per recuperare, rendendo cos Promised Land, una storia di redenzione. Non la prima di questo 2013 cinematografico, se pensiamo al capitano di Flight (Robert Zemeckis - Denzel Washintgon) e all'ex poliziotto di Broken City (Allen Hughes Mark Wahlberg). Con una ripresa dall'elicottero dei terreni ancora incontaminati di McKinley, Gus Vant Sant ci saluta in chiave ottimistica. Le multinazionali milionarie sono formate da uomini come Steve Butler, che chiudono a

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www.arcipelagomilano.org chiave la propria coscienza. Non bisogna, tuttavia, perdere la speranza in persone comuni come Alice (Rosemarie DeWitt) e il professor Yates (Hal Holbrook) capaci di trovare il grimaldello giusto per andarla a recuperare. Marco Santarpia

In sala a Milano: Apollo, UCI Cinemas Bicocca.

CIRQUE DU SOLEIL: MONDI LONTANI di Andrew Adamson [Cirque du Soleil: Worlds Away, USA, 2012, 91]
con Erica Kathleen Linz e Igor Zaripov, e gli artisti del Cirque du Soleil (Las Vegas)
Una fiaba antica dal sapore orientale delle Mille e una notte. Nel racconto cornice di una fiera di campagna una ragazza senza nome (che chiameremo Alice) un po spaesata incrocia lamore della sua vita, un giovane trapezista che si esibisce nel piccolo circo interno alla fiera. Durante lo spettacolo il Trapezista (tutti i personaggi sono anonimi nel film), commette un errore, cade e la sabbia del palco si tramuta in un vortice che inghiotte il Trapezista e Alice portandoli in un Paese delle Meraviglie, dove vengono separati da esseri semi-umani che imprigionano il giovane. Alice con in mano un volantino del Trapezista (mezzo del riconoscimento finale) va in cerca dellamato, guidata dal suo Bianconiglio, un triciclo che si muove da s, allinterno dei padiglioni circensi che creano questi mondi lontani. Il Trapezista viene liberato da alcuni amici che lo portano nellultimo padiglione della giungla fatata, senza che prima riesca a incontrare Alice, ma solo a intravederla Un amore, separazione, peripezie, riconoscimento e, infine, ricongiungimento in un mozzafiato gran pas damour, un duetto sospeso sulle corde. Una trama antica che ha luogo in un Paese delle Meraviglie dove il teatro entra nel teatro in una spirale metateatrale, dove non importa nascondere i trucchi di scena: questo il circo! Come in tutte le fiabe, la morale. Quello un Paese delle Meraviglie, nel quale le navi sono sospese nellaria, i combattimenti avvengono su pareti verticali e il mimo diventa sovrano assoluto, prendendo il posto delle parole e persino dei nomi; ma quelle meraviglie sono create da uomini, con laiuto di costumi, cavi di sicurezza e tanto esercizio fisico: possiamo vivere la nostra vita come una meraviglia, come un circo. Unavventura da non perdere per chi, grande o piccino, abbia voglia di sognare. Domenico G. Muscianisi

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STEFANO DRAGHI : I DATI A BOTTA CALDA http://youtu.be/n_xvDUCwJuM

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