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Ariaporu n 9

Giugno 2013

Ariaporu n 9
RIA O T I

Giugno 2013

LE DI DO N RIG OBE R

Benestare: Una comunit in cammino nella speranza


mici: dir di seguito e pi diffusamente il lavoro fatto da/con loro; per ora mi limito a dire grazie per il loro servizio per il bene della comunit. - Ai catechisti: a tutti i catechisti, di qualunque ambito (iniziazione cristiana, giovani e adulti); il vostro lavoro preziosissimo . Vorrei essere capace di darvi entusiasmo per questa azione di chiesa che la catechesi e la formazione: tutto ha bisogno di catechesi e di formazione. Posso solo dirvi che il vostro lavoro non andr mai perso. - Agli animatori liturgici: anche a voi grazie e anche a voi chiedo tenacia ed entusiasmo; vi dico comunque che questo servizio, delicato e competente, utilissimo alla crescita della comunit; con voi ringrazio tutti coloro che in qualunque modo rendono servizio alla liturgia (animazione delle Messe, preghiere comunitarie) i nostri due adorabili cori parrocchiali che rendono le nostre celebrazioni belli e attive, al gruppo dei ministranti, i lettori ,sagrestano , fioriste , quelli che puliscono la Chiesa - Agli operatori Caritas: grazie perch vi sento vivaci e stimolanti; stiamo rivitalizzando la Caritas parrocchiale nei suoi vari settori; il settore dellassistenza non ha mai smesso di funzionare; quello dellanimazione si veramente impegnato in varie iniziative: lavvento e la quaresima della carit . Abbiamo aggiunto questanno nel nostro gruppo la pastorale della salute e il ministero della consolazione con la disponibilit e limpegno delle nostre tre ministre straordinarie dellEucaristia che hanno ricevuto il mandato del Vescovo. dono sublime per i nostri malati che riceveranno spesso Ges nellEucaristia. La seconda festa degli anziani organizzata da voi e le mamme delloratorio stata un successo. - Agli animatori della pastorale familiare :grazie per la disponibilit,abbiamo continuato con i centri familiari di ascolto nelle frazioni con la condivisione della parola di Dio. La novit in questanno pastorale lattivazione

Carissimi parrocchiani e lettori pace e gioia nel Signore,anche questanno dopo avere fatto la verifica dellazione pastorale con alcuni gruppi, voglio consegnarvi a fine anno pastorale qualche riflessione personale sulla vita parrocchiale. Sono pensieri ad alta voce, niente di ordinato. il tentativo di aprirvi il mio cuore e di condividere la rilettura che sto facendo del cammino pastorale che il Signore ci ha donato di percorrere seguendo gli indicazioni della diocesi che per la voce del vescovo ci invita a costruire le comunit adulte.

Questa rilettura non pu e non deve essere solo del parroco. la comunit che deve rileggere la propria storia,il proprio cammino per cogliere i segni dellazione dello Spirito (e ringraziarne il Signore) e per valutare le resistenze a questa azione . Questo discernimento comunitario azione di chiesa, di una parrocchia (come la nostra) che si sta educando a diventare quello che , cio popolo di Dio, organicamente composto, con carismi, ministeri e responsabilit diverse, mosso dallo Spirito a navigare le strade del mondo per rendere il servizio dellevangelizzazione. Prima, per, voglio rinnovare il mio ringraziamento a ciascuno di voi. Un ringraziamento vero, che parte dal profondo. -Ai membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale e del Consiglio parrocchiale per gli affari econo-

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dellincontro delle giovane coppie e fidanzati, e lattivazione de corso prematrimoniale parrocchiale con quattro coppie che hanno seguito il programma diocesano con animatori e esperti locali. - Alloratorio parrocchiale: Grazie dal profondo del mio cuore agli animatori, educatori e il comitato del nostro nascente oratorio. Come lo sapete, questo anno abbiamo con ansia, paura e speranza provato di creare loratorio, per potere dare ai nostri ragazzi uno spazio di divertimento, educazione e preghiera, con difficolt abbiamo riuscito grazie allimpegno dei genitori e degli animatori realizzare questo progetto che ancora un cantiere a perfezionare . Un espressione di gratitudine ai nostri giovani animatori( ACR,Calcio e musica) che aldil degli impegni, riescono a dare del tempo per gli altri. E un impegno comunitario che dobbiamo prendere a cuore. Ci manca ancora una struttura adattata ma andiamo avanti lo stesso. Grazie perch con iniziative del gemellaggio con le parrocchia. - Al comitato pro -restauro Chiesa: grazie per la vostra disponibilit, la vostra perseveranza per la causa comune. Grazie a tutti quanti prendono a cuore e simpegnano per il progetto della ristrutturazione della Chiesa parrocchiale , dobbiamo tutti impegnarci per rendere bella la nostra Casa comune, la Casa di Dio ,il luogo pi importante del nostro paese,io sono ottimista. Tanti hanno manifestato la loro buona volont. Andiamo avanti con gli impegni presi. Parliamo un solo linguaggio per lunico interesse comune :La nostra Chiesa. Preghiamo la divina provvidenza . - Ai gruppi, associazioni e movimenti impegnati in parrocchia: le nostre due confraternite, le comunit di Scarparina, Russellina e Canale, il cenacolo di preghiere Maria immacolata di Scarparina, i collaboratori del giornalino parrocchiale, a tutti dico grazie per il bene che fate allinterno dei vostri gruppi e per quello che fate a servizio della parrocchia e del territorio; la centralit della parrocchia di cui vi parlo da quando sono in mezza voi non deve penalizzarvi , ma anzi deve esaltare la vostra presenza come indispensabile per una parrocchia costruita come comunione (o per una pastorale integrata, i vescovi italiani) del-

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le varie ministerialit e dei doni dello Spirito . - A chiunque e in qualunque maniera svolge un servizio, in parrocchia: spesso la comunit va avanti per il servizio concreto di tanta tanta gente a cui nemmeno il parroco si ricorda di dire grazie; ma penso anche a quellesercito di anziani ed ammalati che ci rende il grande servizio di accompagnarci con la preghiera e con lofferta della loro sofferenza. A tutti, ma veramente a tutti, di cuore, la mia gratitudine. Ve lo dicevo laltro anno e ve lo ripeto questanno: non pu esistere una parrocchia fondata sul parroco. Il ministero del parroco quello di rendere presente il ministero del vescovo, cio il servizio della sintesi, della comunione e dellecclesialit . Senza la vostra presenza, la vostra disponibilit, la vostra faticosa ricerca della volont di Dio, la vostra generosit di servizio al Vangelo, non avrebbe motivo il mio ministero di comunione e di coordinamento. Cos come sono convinto che a nulla varrebbero presenza, disponibilit, ricerca e generosit vissute al di fuori dellecclesialit di cui il mio ministero vuole essere garanzia. Le porte della chiesa sono aperte a tutti , tutti abbiamo un posto in questa comunit. Sono contento del cammino che siamo facendo insieme, e sono felice di essere in mezzo voi e di continuare con amore questo camino di Fede, rimarr per annunziare lamore del Signore . Ogni giorno sperimento lamore e la bont che mi manifestate . Dove c il bene, c pure il male, ma noi cristiani dobbiamo vincere il male con la sola forza del bene, lodio con la forza dellamore . Che nulla separa quello che Dio ha unito . Tutti insieme pastore e popolo andiamo avanti con Cristo. Pregate per me, io continuer ad offrire il Sacrifico che d la vita per per tutti voi. Concludendo dicendo che arriva lestate e abbiamo la possibilit di fare delle vacanze ma non dobbiamo dimenticare che la nostra fede non deve andare mai in ferie. Ci saranno tanti iniziativi durante lestate per i ragazzi e genitori, le feste nelle frazione , il grande appuntamento estivo del grest . Tutto questo per coltivare e fare crescere nostro stare insieme. Scopriremo la bellezza di camminare come comunit e ci accorgeremo che meglio relazionarci con gli altri e magari aprirci anche alla solidariet e al dono. Laugurio che tutti possano concedersi del tempo per se stessi e per gli altri.

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Il Vescovo di Locri-Gerace

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Franco Bono e Maria Rosaria De Angelis:durante la Veglia di Pentecoste inizia la Causa per la loro Beatificazione.
Francesco e Maria Rosaria, con la propria vita e la loro famiglia, si offrono come un attraente esempio di santit per le famiglie cristiane. Una santit che non si lascia scoraggiare dalla sofferenza e dalle asperit dellambiente circostante, ma che si afferma come vita cristiana matura, pronta ad accettare la sfida di rendere migliore questo nostro mondo attraverso la gioia e la fatica di un meraviglioso cammino e, insieme, combattimento al fianco del Signore Ges Crocifisso e Risorto. subito per salvare il figlio che scendeva con lui. Di Franco, che fu Presidente dellAzione Cattolica diocesana per nove anni (19831992), ancora oggi affascina ed ricordato il grande impegno nel lavoro, nella vita ecclesiale e nel sociale: medico di alta professionalit e straordinaria umanit (nel reparto di rianimazione dellOspedale di Locri); uomo di grande cultura; generoso ed instancabile nel servizio della Chiesa.

Maria Rosaria De Angelis nata il 7 ottobre 1955 a Locri e morta sempre a Locri il Medici e sposi, genitori di 15 dicembre 2000 acausa 5 figli. Entrambi, insieme, di un tumore fulminante al hanno sempre vissuto pancreasDi Maria Rosaria, pienamente il matrimonio responsabile di zona del come vocazione e dono Movimento dei Focolari della grazia di Dio. Nella per diversi anni, sempre vita coniugale, Franco e vivo il ricordo della sua Maria Rosaria hanno saputo sensibilit e delicatezza, riversare questo dono di unite a fermezza e amore luno nellaltra, e coraggio con cui riusciva lo hanno saputo anche a sorprendere ed edificare trasmettere ai figli, e metterlo al servizio del tutti. Come per il marito Franco, sempre prossimo come carit che spinge verso laltro, ricordato il suo qualificato e generoso impegno anche e con maggiore efficacia nei momenti di nel lavoro ( stata medico di base prima a prova e sofferenza.. San Nicola di Ardore e poi a Locri), nella vita ecclesiale e nel sociale. Francesco Bono nato a Nicastro il 25 ottobre 1948 e morto il 24 aprile 1996 a La Chiesa ha bisogno, oggi pi che mai, di offrire Catanzaro, dopo un incidente sulla neve, al mondo, alle famiglie, e specialmente alle

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giovani generazioni, esempi di santit come quella di Franco e Maria Rosaria, dono e frutto dello Spirito Santo, Amore di Dio che discende su di noi per dissetare la nostra sete e saziare la nostra fame di felicit.Ed per questo, cari fedeli, che vi aspetto numerosi alla Veglia di pentecoste che si terr a Locri in Cattedrale alle 20.30 del prossimo 18 maggio, durante la quale si insedieranno i Tribunali per le Cause di Beatificazione di Franco e Maria Rosaria.

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Nb: La causa di Beatificazione si aperta durante la veglia della pentecoste con linsediamento del Tribunale composto dal Vescovo che presiede i lavori, da don Nicola Commisso, Giudice delegato, da don Giuseppe Depace Promotore di giustizia, da Anna Congiusta, Michele Trichilo e Domenico Vestito Notai attuari e da don Pietro Romeo Postulatore della causa. p. Giuseppe Morosini

Le origini della festa del Corpus Domini


La festivit del Corpus Domini ha una origine recente. La solennit cattolica del Corpus Domini chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e vuole celebrare il mistero dellEucaristia ed stata costituita grazie ad una suora che nel 1246 per prima volle celebrare il mistero dellEucaristia in una festa dal clima di tristezza e lutto della Settimana Santa. Il suo vescovo apprezz lidea e la celebrazione dellEucaristia divenne una festa per tutto il compartimento di Liegi. In realt la festa ebbe le sue radici nellambiente della Gallia belgica dove San Francesco chiamava amica Corporis Domini e in particolare grazie alle confessioni della Beata Giuliana di Retne. Nel 1208 la beata Giuliana, priora nel Monastero di Monte Cornelio presso Liegi, vide durante unestasi il disco lunare splendente di luce candida, deformato per da un lato da una linea rimasta in ombra, da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo che ancora mancava di una solennit in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, present al vescovo la richiesta di introdurre la festa. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del gioved dopo lottava della Trinit. Pi tardi, nel 1262 sal al soglio pontificio,

di Katia Brizzi

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col nome di Urbano IV, lantico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263, che conosciamo sin dai primi anni della nostra formazione cristiana. Infatti, ci raccontatocheunpreteboemo, inpellegrinaggio verso Roma, si ferm a dir messa a Bolsena ed al momento dellEucarestia, nello spezzare lostia consacrata, fu invaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dallostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dellaltare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina. Venutoaconoscenzadellaccaduto Papa Urbano IV istitu ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianit. La data della sua celebrazione fu fissata nel gioved seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Cos, l11 Agosto 1264 il Papa promulg la Bolla Transiturus che istituiva per tutta la cristianit la Festa del Corpus Domini dalla citt che fino allora era stata infestata dai Patarini neganti il Sacramento dellEucaristia. Gi qualche settimana prima di promulgare questo importante atto,il 19 Giugno lo stesso Pontefice aveva preso parte, assieme a numerosissimi Cardinali e prelati venuti da ogni luogo e ad una moltitudine di fedeli, ad una solenne processione con la quale il sacro lino macchiato del sangue di Cristo era stato recato per le vie della citt. Da allora, ogni anno in Orvieto, la domenica successiva alla festivit del Corpus Domini, il Corporale del Miracolo di Bolsena, racchiuso in un prezioso reliquiario, viene portato processionalmente per le strade cittadine seguendo il percorso che tocca tutti i quartieri e tutti i luoghi pi significativi della citt.

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In seguito la popolarit della festa crebbe grazie al Concilio di Trento, si diffusero le processioni eucaristiche e il culto del Santissimo Sacramento al di fuori della Messa. Se nella Solennit del Gioved Santo la Chiesa guarda allIstituzione dellEucaristia, osservando il mistero di Cristo che ci am sino alla fine donando se stesso in cibo e sigillando il nuovo Patto nel suo Sangue, nel giorno del Corpus Domini lattenzione si sposta sullintima relazione esistente fra Eucaristia e Chiesa, fra il Corpo del Signore e il suo Corpo Mistico. Le processioni e le adorazioni prolungate celebrate in questa solennit, manifestano pubblicamente la fede del popolo cristiano in questo Sacramento. In esso la Chiesa trova la sorgente del suo esistere e della sua comunione con Cristo, Presente nellEucaristia in Corpo Sangue anima e Divinit.

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Don Gallo: il padre degli ultimi


In unepoca in cui la scena dellormai trafficato teatro sociale da tempo pervasa da personaggi, la cui popolarit risulta per lo pi legata ad effimere fortunate contingenze o ad unormai radicata incapacit della gente di distinguere ci che degno di considerazione da ci che non lo , fa da sfondo la figura di Don Andrea Gallo, lumile prete genovese che si spento il 22 maggio scorso alla veneranda et di 85 anni. Ma chi era in realt Don Andrea Gallo? Molti lo hanno recentemente scoperto, in seguito alla notizia della sua morte che le reti nazionali hanno diffuso e si potrebbe dire quasi sussurrato, anche perch chi spende la propria vita per il bene dellumanit, non fa certamente audience! Il mondo cattolico al quale Don Andrea, nonostante tutto, sempre stato fiero di appartenere lo ha ignorato ritenendolo un personaggio piuttosto scomodo che ha avuto la pretesa di mettere in discussione, attenzione, non le verit di fede del Cristianesimo o i principi evangelici, ma in molti casi la fedelt della chiesa verso quegli stessi principi che essa proclamava. In compenso, lumile prete genovese riuscito con le sue opere a raggiungere quella popolarit e quella benevolenza, di sicuro preclusa agli alti prelati, proprio perch ha saputo parlare al cuore della gente, offrire un sorriso pieno di speranza a chi versava nella disperazione, mettere a disposizione se stesso, la propria vita, di giorno e soprattutto di notte per il bene dei fratelli pi sfortunati. Don Andrea un personaggio che ha preferito prestare dietro le quinte, in una condizione di assoluto discreto anonimato, la propria opera di sacerdote a contatto con gli ultimi, gli emarginati, i tossicodipendenti, gli extracomunitari, le prostitute, gli omosessuali ossia, con tutte quelle persone che la nostra opulenta e perbenista societ ha sempre

di Ivana Pascale

considerato alla stregua di meri rifiuti umani. Egli era consapevole del fatto che proprio chi opera nel silenzio e quotidianamente mortifica il proprio individualismo, per mettersi al servizio del prossimo, in grado di conseguire quella libert e nobilt interiore che solo lesercizio continuo della pratica evangelica pu dare. Grande ammiratore della figura di Don Bosco, dalla quale ha completamente assorbito gli stili e i modelli di vita, don Andrea ha adottato con i ragazzi del riformatorio della nave-scuola Garaventa, di cui fu per un certo periodo educatore, la pedagogia della comprensione, della fiducia e della libert, in contrapposizione ai metodi educativi repressivi. Questa esperienza gli diede successivamente lopportunit di trasferire in altre realt a rischio la medesima pratica e, nello stesso tempo, di intraprendere quelle battaglie sociali per le quali stato frainteso e tacciato di eresia proprio da quel mondo cattolico, che contravvenendo paradossalmente agli stessi principi Cristiani che asseriva, ha cercato in tutti i modi di ostacolarlo. Don Andrea era fermamente convinto che le diversit non vanno giudicate, n condannate, perch la loro condanna e la loro conseguente repressione equivarrebbero ad incrementare la stato di emarginazione e di disagio di chi vive il dramma della diversit sulla propria pelle. A chi lo accusava di frequentare le prostitute, Don Gallo con molta serenit rispondeva: -Perch, Ges non lo faceva? Non stato proprio lui ad accogliere tra i suoi seguaci la Maddalena?- E a chi lo accusava di pauperismo esasperato o di comunismo replicava citando una frase del Vangelo di Matteo (Mt. 25,40) Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli pi piccoli, lavete fatto a me.

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Lettera a Don Rigo


Caro Don Rigo,
quando abbiamo appreso la triste notizia dellattentato alla tua auto, abbiamo provato unimmensa tristezza e tanto dispiacere per ci che ti era accaduto, ma soprattutto tanta, tanta rabbia per un cos vile gesto. Per noi molto difficile immaginare che nel nostro paese ci siano persone cos crudeli e capaci di fare tanto male. Anche perch abbiamo sempre conosciuto la nostra Benestare come una comunit di gente onesta, civile e laboriosa. Caro Don Rigo, noi comprendiamo il tuo dolore e la tua tristezza, ma soprattutto la tua delusione nei confronti di una comunit che tu ami tanto e che, purtroppo, non ti ha saputo ripagare con quellamore umile e generoso che tu gli hai dato. Appena sei arrivato tra noi hai conquistato i nostri cuori e adesso che non abiti pi a Benestare a noi mancano la tua simpatia e il tuo sorriso. Come tu sai, noi benestaresi ti vogliamo tanto bene e speriamo che queste persone si pentano del brutto gesto compiuto, se cos fosse noi, da bravi cristiani, saremmo pronti a perdonarli e ad accoglierli nella nostra comunit. Ti ringraziamo per i bei momenti trascorsi insieme a te: la festa di Don Bosco, le uscite con lACR, luscita a Monte Stella, ecc e per tutta la gioia che ci hai donato! Ti vogliamo tanto bene e ci auguriamo con tutto il cuore che tu rimanga per sempre con noi!
Dagli alunni della Scuola Primaria di Benestare(classi 4^e 5^) Caminiti Francesca, Carbone Domenico, Fontana Rosamaria, Ghanim Youssef, Pelle Maicol, Macr Vincenzo, Mammoliti Irene.

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La storia di Santa Rita da Cascia


Rita nacque probabilmente nell'anno 1381 a Roccaporena, un villaggio posto nel comune di Cascia in provincia di Perugia, i suoi genitori erano Antonio Lotti e Amata Ferri. Erano molto credenti e la situazione economica non era agiata ma dignitosa. La storia di S. Rita fu piena di eventi straordinari e uno di questi si mostr nella sua infanzia. La piccolina, forse lasciata per qualche momento incustodita nella culla in campagna mentre i genitori lavoravano la terra, fu attorniata da uno sciame di api. Questi insetti ricoprirono la piccola ma stranamente non la punsero. Un contadino, che nel frattempo si era ferito alla mano con la falce e stava correndo a farsi medicare, si trov a passare davanti al panierino dove era Rita. Viste le api che ronzavano attorno alla bimba, prese a scacciarle ma, con grande stupore, a mano a mano che scuoteva le braccia per scacciarle, la ferita si rimarginava completamente. La tradizione ci tramanda che Rita aveva una precoce vocazione religiosa e che un Angelo scendeva dal cielo a visitarla quando si ritirava a pregare in un piccolo sottotetto. Rita avrebbe tanto desiderato farsi monaca tuttavia ancor giovanetta a soli 13 anni i genitori, oramai anziani, la promisero in sposa a Paolo Ferdinando Mancini, un uomo conosciuto per il suo carattere litigioso e brutale. S. Rita, abituata al dovere non oppose resistenza e and in sposa al giovane ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, verso i 17-18 anni, cio intorno al 1397-1398. Dal matrimonio fra Rita e Paolo nacquero due figli gemelli maschi; Giangiacomo Antonio e Paolo

di Katia Brizzi

Maria che ebbero tutto l'amore, la tenerezza e le cure dalla mamma. Rita riusc con il suo tenero amore e tanta pazienza a trasformare il carattere del marito.La vita coniugale di S. Rita, dopo 18 anni, fu tragicamente spezzata con l'assassinio del marito, avvenuto in piena notte, presso la Torre di Collegiacone a qualche chilometro da Roccaporena mentre tornava a Cascia. Rita fu molto sofferente per l'atrocit dell'avvenimento, cerc dunque rifugio e conforto nell'orazione con continue preghiere nel chiedere a Dio il perdono degli assassini. Contemporaneamente S. Rita incominci

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un'azione per giungere alla pacificazione, a partire dai suoi figlioli, che sentivano come un dovere la vendetta per la morte del padre. Rita si rese conto che le volont dei figli non si piegavano al perdono, allora la Santa preg il Signore offrendo la vita dei suoi figli, pur di non vederli macchiati di sangue. "Essi moriranno a meno di un anno dalla morte del padre". Quando S. Rita rimase sola, aveva poco pi di 30 anni e senti rifiorire e maturare nel suo cuore il desiderio di seguire quella vocazione che da giovinetta aveva desiderato realizzare. Rita chiese di entrare come monaca nel Monastero di S. Maria Maddalena, ma per ben tre volte non fu ammessa, in quanto vedova di un uomo assassinato. La leggenda narra che S. Rita riusc a superare tutti gli sbarramenti e le porte chiuse grazie all'intercessione di: S. Giovanni Battista, S. Agostino e S. Nicola da Tolentino che l'aiutarono a spiccare il volo dallo " Scoglio" fino al Convento di Cascia in un modo a lei incomprensibile. Le monache convinte dal prodigio e dal suo sorriso, la accolsero fra di loro e qui Rita vi rimase per 40 anni immersa nella preghiera. Era il Venerd Santo del 1432, S. Rita torn in Convento fortemente turbata, dopo aver sentito un predicatore rievocare con ardore le sofferenze della morte di Ges e rimase a pregare davanti al crocefisso in contemplazione. In uno slancio di amore S. Rita chiese a Ges di condividere almeno in parte la Sue sofferenze. Avvenne allora il prodigio: S. Rita fu trafitta da una delle spine della corona di Ges, che la colpi alla fronte. Fu uno spasimo senza fine. S. Rita port in fronte la

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piaga per 15 anni. Per Rita gli ultimi anni furono di sofferenza senza tregua, la sua perseveranza nella preghiera la portava a trascorrere anche 15 giorni di seguito nella sua cella "senza parlare con nessuno se non con Dio", inoltre portava anche il cilicio che le procurava sofferenza, per di pi sottoponeva il suo corpo a molte mortificazioni: dormiva per terra fino alla fine quando si ammalo e rimase inferma negli ultimi anni della sua vita. A circa 5 mesi dal trapasso di Rita, un giorno di inverno con la temperatura rigida e un manto nevoso copriva ogni cosa, una parente le fece visita e nel congedarsi chiese alla Santa se desiderava qualche cosa, Rita rispose che avrebbe desiderato una rosa dal suo orto. Tornata a Roccaporena la parente si reco nell'orticello e grande fu la meraviglia quando vide una bellissima rosa sbocciata, la colse e la port a Rita. Cosi S. Rita divenne la Santa della "Spina" e la Santa della "Rosa". S. Rita prima di chiudere gli occhi per sempre, ebbe la visione di Ges e della Vergine Maria che la invitavano in Paradiso. Una sua consorella vide la sua anima salire al cielo accompagnata dagli Angeli e contemporaneamente le campane della chiesa si misero a suonare da sole, mentre un profumo soavissimo si spanse per tutto il Monastero e dalla sua camera si vide risplendere una luce luminosa come se vi fosse entrato il Sole. Era il 22 Maggio del 1447. S. Rita da Cascia stata beatificata ben 180 anni dopo il suo decesso e proclamata Santa a 453 anni dalla sua morte.

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Una chiave e una scala. E si rivaluta il professore.


Di Lucia Perri
Cinque anni fa, nella sua rubrica LA Bustina di Minerva su lEspresso, Umberto Eco ha rif lettuto sulla frase: Prof, che ci fa in classe nellera di internet? In effetti, ci sarebbe da chiederselo ancora di pi oggi, anno in cui (la notizia del 27 aprile scorso) i robot hanno sostituito in cattedra i professori, in modo sperimentale ancora ma sempre di un inizio (nefasto) si 1) La concezione dellinsegnamento che persiste nella testa di alunni, genitori ed insegnanti e nasce dalla convinzione che la scuola in sostanza debba fornire soprattutto nozioni. Concezione, diciamocelo, superata, basata sulla dicotomia la famiglia educa e la scuola istruisce ormai inesistente, come molta famiglia del resto. 2) La concezione dei discenti comevasa receptionis teste ben piene, che , se non erro, era di San Paolo. Il docente travasatore di informazione, riempitore di sapere, magico trasformatore di zucche vuote in teste ben piene non esiste pi, non ha nessun valore formativo. tratta. Si parla sempre pi di cyber society, di societ di rete, di societ dellinformazione. Gli androidi sanno gi imitare il comportamento umano, scuotono la testa quando parla l'allievo, gridano se l'educazione in classe lascia a desiderare, gesticolano con le mani. Nellepoca di Internet non ha nessun valore inoltre parlare di pazienza, di ricerca, di applicazione nello studio: che senso ha selezionare le informazioni pi importanti, trarne una sintesi nellepoca in cui non devo pi ricopiare nulla a mano ma posso con un clic scaricare unopera omnia sullargomento? Oggi, poi se li si vuol avvicinare su questo terreno, gli alunni navigatori della rete poi, hanno tutto da insegnarci sulluso di i-pod. I-pad, tablet e co e niente da imparare. Questa pessima constatazione parte da due false concezioni:

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Oggi allora in cui esiste e domina la scuola parallela rappresentata dai mass media (giornali, televisione, cinema, e soprattutto internet) molte cose si imparano non dai prof. o dalla scuola o ( Vade retro cultura! ) dai libri ma si sentono, si sono viste, si sono sentite prima nella scuola parallela. Eco risponde in maniera esaustiva ad un tale dubbio chiarendo che il compito del professore, oggi, come ieri (considerando come ieri unepoca assai recente in cui si considera non solo lalunno c o m e studente in s, come un piccolo uomo, ancora immaturo da indottrinare ma una persona, con una personalit diversa dalladulto) il professore non deve solo informare ma formare, non solo istruire ma educare. Se questo non bastasse unaltra motivazione contraddice lassunto iniziale: lalunno che ha immagazzinato un sacco di notizie e informazioni tuttal pi un erudito e non una persona colta, per dirla con Montaigne non ha una testa ben fatta ma una testa ben piena. Il professore serve a fare delle buone testoline, ad infondere spirito critico, ad insegnare a selezionare, riconoscere, usare bene le informazioni da cui si viene quotidianamente bombardati. Quello che fa di una classe una buona classe ricorda U. Eco non che vi si apprendano date e dati ma che si stabilisca un dialogo continuo, un confronto di opinioni, una discussione su quanto si apprende a scuola e quanto avviene di fuori. Certo, che cosa accada in Iraq ce lo dice la televisione, ma perch qualcosa accada sempre l, sin dai tempi della civilt mesopotamica, e non in Groenlandia, lo pu dire solo la scuola.

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I compiti che attendono la scuola e i professori in questa fase storica cos difficile e complessa sono davvero ardui, i mass media hanno trasformato il nostro modo di conoscere e pensare: da analitico, strutturato, sequenziale e referenziale, in generico, vago, globale ed olistico; mentre la scuola educa allanaliticit, al controllo linguistico, allesplicitazione verbale, alla consequenzialit. I prof. hanno questo gap da colmare, questa sfida da cogliere e una reputazione da mantenere, una professionalit da riportare a degna considerazione. Ma la sfida lhanno gi accettata e sono l, in cattedra e gi dalla cattedra, in giro fra i banchi, ogni giorno, ad affrontare insieme ai propri alunni la quotidianit, ad offrire loro una chiave di lettura, una scala valoriale che molto spesso fuori, dove si trova di tutto, i nostri ragazzi, queste non riescono pi a trovarle Ma insieme si pu, solo insieme e solo a scuola. Alla prossima!

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Don Pino Puglisi proclamato Beato

Don Giuseppe Puglisi, stato proclamato beato sabato 25 maggio 2013. Lelevazione agli onori degli altari del parroco di Brancaccio, ucciso dalla mafia nel 1993, stata comunicata ad una folla di oltre 80 mila persone in preghiera al Foro Italico di Palermo dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco, nellambito di una celebrazione presieduta dal cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo. AMEN AMEN AMEN. La lettura dellatto in latino con cui don Puglisi stato proclamato beato stata salutata da un triplice amen delle migliaia di persone assiepate in preghiera davanti al palco allestito proprio sul mare, con le spalle al golfo di Palermo. Accanto al palco, una gigantografia del sacerdote assassinato da cosa nostra. Numerose le autorit presenti Grasso, Alfano, Cancellieri, DAlia e la rappresentanza di magistrati ed esponenti delle forze dellordine, ma davvero imponente la presenza di pellegrini, giunti a Palermo da tutta Italia per ricordare il parroco di Brancaccio. . Il Beato Puglisi serv e am i fratelli da padre. Fu soprattutto a Brancaccio che trov bambini e giovani quotidianamente esposti ad una paternit falsa e meschina, quella della mafia del quartiere, che rubava dignit e dava morte

in cambio di protezione e sostegno. La sua azione mir a rendere presente un altro padre, il Padre Nostro. Secondo lui di nostro non pu esserci cosa che si impone a tutti attraverso un padrino onnipresente. Di nostro c solo Dio che ama tutti dentro e fuori la Chiesa. SANGUE CHE FECONDA LA CHIESA. Il cardinale Romeo ha poi dichiarato: Beato martire Giuseppe, il tuo sangue continuer a fecondare questa Chiesa. E rivolto a tutti: La chiesa riconosce nella vita del Beato Puglisi sigillata dal suo martirio un modello da imitare. La mano mafiosa che lo ha barbaramente assassinato ha liberato la vita vera di questo chicco di grano che nella sua opera di evangelizzazione moriva ogni giorno per portare frutto. Quella mano assassina ha amplificato oltre lo spazio e il tempo la sua delicata voce sacerdotale, e lo ha donato martire non solo a Brancaccio ma al mondo intero. Il martirio di don Pino ci interpella tutti a vivere ogni forma di male nel mondo professando una fede saldamente fondata sulla Parola e compiuta nella carit. La nostra fede vincer solo se verr testimoniata, come Puglisi diceva, sintetizzando insieme evangelizzazione e promozione umana. Breve biografia di Padre Pino Puglisi Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata

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palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937, figlio di un calzolaio e di una sarta, e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56 compleanno. Entra nel seminario diocesano di Palermo nel 1953 e viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio, e rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi. Nel 1963 nominato cappellano presso listituto per orfani Roosevelt e vicario presso la parrocchia Maria SS. ma Assunta a Valdesi. Sin da questi primi anni segue in particolare modo i giovani e si interessa delle problematiche sociali dei quartieri pi emarginati della citt. Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dellecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare lannunzio di Gesu Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunit cristiana. Il primo ottobre 1970 viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese in provincia di Palermo - segnato da una sanguinosa faida dove rimane fino al 31 luglio 1978, riuscendo a riconciliare le famiglie con la forza del perdono. In questi anni segue anche le battaglie sociali di unaltra zona della periferia orientale della citt., lo Scaricatore. Il 9 agosto 1978 nominato pro-rettore del seminario minore di Palermo e il 24 novembre dellanno seguente direttore del Centro diocesano vocazioni. Nel 1983 diventa responsabile del Centro regionale Vocazioni e membro del Consiglio nazionale. Agli studenti e ai giovani del Centro diocesano vocazioni ha dedicato con passione lunghi anni realizzando, attraverso una serie di campi scuola, un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e

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cristiano. Don Giuseppe Puglisi stato docente di matematica e poi di religione presso varie scuole. Ha insegnato al liceo classico Vittorio Emanuele II a Palermo dal 78 al 93. A Palermo e in Sicilia stato tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame. Dal marzo del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la Casa Madonna dellAccoglienza dellOpera pia Cardinale Ruffini in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficolt.

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e nel 1992 assume anche lincarico di direttore spirituale presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro Padre Nostro, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. La sua attenzione si rivolse al recupero degli adolescenti gi reclutati dalla criminalit mafiosa, riaffermando nel quartiere una cultura della legalit illuminata dalla fede. Questa sua attivit pastorale - come stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie - ha costituito il movente dellomicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno, innumerevoli sono le scuole, i centri sociali, le strutture sportive, le strada e le piazze a lui intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.

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pastorale della diocesi di Palermo. Il 15 settembre 1999 il Cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il Tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio, che ha iniziato ad ascoltare i testimoni. Un archivio di scritti editi ed inediti, registrazioni, testimonianze e articoli si costituito presso il Centro ascolto giovani don Giuseppe Puglisi in via Matteo Bonello a Palermo (091334669). La sua vita e la sua morte sono state testimonianze della sua fedelt allunico Signore e hanno disvelato A partire dal 1994 il 15 settembre, anniversario la malvagit e lassoluta incompatibilit della della sua morte, segna lapertura dellanno mafia con il messaggio evangelico.

LULTIMO REGALO di Domenico Sgr


Domenico Antonio Sgr, poeta ottantunenne di Caraffa del Bianco, nonch scrittore, lessicologo, commediografo e drammaturgo, laureato in Discipline dello Spettacolo presso la facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit di Bologna, scrive da una vita, collaborando a giornali e riviste e inanellando un quantit considerevole di coppe, medaglie, riconoscimenti e onorificenze vari in tutta Italia, senza finire mai di stupire per la sua poliedrica attivit. Dopo la pubblicazione di ben dieci opere, dal 1951 ad oggi, tra drammi, farse carnascialesche , commedie, racconti, proverbi e, ovviamente, raccolte di poesie (da quel poeta autentico che sempre stato), lette e rilette nelle scuole, nelle piazze, nei circoli privati, nei concorsi letterari ( sempre vinti!), nelle famiglie e in tutte le televisioni private della nostra zona, non ultima Tarantella, sulle frequenze di Tele Radio Sud di Siderno, trasmissione di poesia dialettale, musica contadina e cultura popolare della nostra terra di Calabria, da me ideata e condotta, Mimmo Sgr torna ancora in libreria. E questa volta lo fa con Lultimo regalo ( Racconti, per i tipi di La Ruffa Editore srl, 2013, Reggio Calabria, pp.191, 12.00 ), il cui titolo, a primo acchito, mi sembrato profetico. Ma mi sbagliavo di grosso: Mimmo Sgr ( come lo chiamano gli amici come me) non avverte affatto lincalzare inesorabile degli anni, anzi ripercorre con incredibile lucidit mentale il mondo della sua infanzia, riproponendo situazioni ed ambienti del suo vissuto mai dimenticato legato al mondo contadino, con alcuni racconti di esilarante bellezza storica, umoristica ed emotiva. Lex-Amministratore del Liceo Artistico Statale Mattia Preti di Reggio Calabria, non ha nessuna intenzione di farci lultimo regalo della sua vita, nel senso pi concreto e letterario del termine. come erro-

di Franco Blefari

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neamente avevo pensato per qualche istante - , insomma non ha alcuna voglia di appendere la penna al chiodo e non abbassa la saracinesca per fine attivit, perch ha tanta strada ancora da percorrere, ha tante poesie da proporci, lautore de Il respiro degli angeli & posterine, oppure quello di Coraggio, si chiude ( ancora un altro titolo profetico di poesie che ti fa gelare il sangue solo a pensare che la sua vena poetica si sia inaridita e non godremo pi della squisita bellezza dei suoi versi ). Da laborioso intellettuale e figlio della terra quale sempre stato, lautore della poesia A ciangiuta da Gnura Rosa ( dopo che lha letta nel mio programma televisivo, tale stato il successo ottenuto, che ho avuto richieste di replica del programma da tutte le parti, tanto che a qualcuno lho dovuta mandare anche tramite posta!), Mimmo Sgr, con Lultimo regalo, riproponendo la Calabria di ieri, si sofferma sullimportanza dellistituto familiare come scuola di vita, il mondo dei suoi antenati, il rapporto della gente comune con la gente comune, i suoi sogni, con un linguaggio dialettale autentico, anche quando parla in poesia in vernacolo, che non si pu tradurre in lingua nazionale perch contiene lemmi cos radicati nellanima popolare che, molte volte, solo il silenzio pu tradurre. In queste centoventuno pagine de Lultimo regalo, Mimmo Sgr racconta, dallalto della sua saggezza di vecchio patriarca, forse ai suoi nipoti, o ai suoi alunni, da Insegnante di Lettere di Scuola Media qual stato, o a chi ha voglia e interesse di ripercorrere a ritroso la

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strada che porta alle origini della propria vita di calabresi, quando parole comuni che oggi usiamo distrattamente avevano un altro significato..Parole importanti che oggi non dicono pi nulla, come Dio, Patria, Amore, Giustizia, Verit, Carit, Castit, e tante altre che vengono pronunciate non pi nel rispetto di Dio, ma per compiacere il diavolo , che la causa di ogni trasgressione umana. Mi soffermo sul racconto che ha per titolo La guarigione di Lzzaro, dove Ntoni Lazzaro, appunto, riesce ad ottenere da Don Vincenzo Stalteri, proprietario di un fondo agricolo, in contrada Amendola di Caraffa del Bianco, una quotaparte per la semina del grano. Dopo il consueto lavoro di aratura con laratro, fatto con laiuto di tutta la famiglia, e a mano, grazie allintervento dei soliti amici zappatori, nei primi mesi invernali, arriva finalmente il fatidico giorno in cui si si pisa u ranu, si trebbia il grano, cio, che vede contadini avanzare in un mare di spighe doro,con grembiuli di pelle e ditali di canna in tutte le dita della mano sinistra per proteggersi da possibili tagli con la falce appuntita e seghettata con cui procedono alla mietitura. Mimmo Sgr, attingendo alla sua fertile (ancora) memoria, ci restituisce un affresco epocale che ha caratterizzato una pagina molto tradizionale della storia dei nostri antenati nati contadini e morti contadini, nel giorno in cui la speranza di un ricco raccolto si fonde con la fatica pesante dei mietitori, e la bellezza di una campagna inondata di sole, con i profumi della terra dei primi giorni del mese di giugno. Ci sono le donne che traspor-

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tano sui crcini le salandre ( grandi lenzuoli di canapa) stracolmi di gregne ( insieme di pi manipoli di grano, detti jrmiti ), nel sole infuocato di mezzogiorno, per costruire con tutti i covoni gi ammassati, la timogna, cio la bica. C lautore del libro che allora bambino punta lobiettivo dei ricordi sul pranzo di mezzogiorno, a base di pasta e patate, pane di giornata, soppressate e caso caprino, oltre al vino che asciuga il sudore dei mietitori, tutti cibi portati con lasino o a spalla, abitualmente, in una grande cesta piatta chiamata cfina. E tutto questo fa parte di un atto ancestrale, condotto con le movenze e la religiosit di un rito primordiale, che solo coloro i quali hanno avuto la possibilit, e la fortuna, di assistervi, o prendervi parte attiva, possono comprendere in tutta la sua arcaica e profonda bellezza emotiva. Sar lo stesso Lzzaro a rimanere per tutta la notte a guardia della bica, sotto la luna, ascoltando il trillo dei grilli, col timore che qualche male intenzionato, anche inavvertitamente, possa mandare in fumo il lavoro di unintera famiglia. Il finale, anche se bello, trascurabile davanti al ricordo di una tradizione del mondo agricolo che Mimmo Sgr ha saputo tratteggiare con grande finezza e partecipazione interiore, dove si colgono aliti ( non poteva essere altrimenti ) di pura poesia. Mi vorrei soffermare anche sul settimo dei dodici racconti che compongono

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la raccolta, e cio su Il gallo di nonna Maria, per dare lidea di quel mondo semplice e contadino sulla cui scena campestre si muovono personaggi di ieri che hanno in comune il rispetto per le tradizioni, il culto per la famiglia, la credenza atavica che tutto ci che scritto nei proverbi debba essere legge. Mastro Andrea, fresco sposo, dopo una luna di miele fatta in casa, non prende sonno allidea che sua moglie possa mettere al mondo una figlia femmina, memore di quanto, da sempre , si andava ripetendo in quel paese, privo di luce elettrica, dove le ragazze dovevano svuotare dal balcone il cnteri, cio il vaso da notte ( proprio come faceva mia nonna, quando, certe notti, da bambino, i miei genitori mi facevano dormire con lei nel suo stesso letto ), ed essere esposte alla vista indecente di giovani maliziosi che guardano con occhi di fuoco quelle giovani ragazze che a quindici anni hanno strane voglie che devono essere soddisfatte: << Quandu a fimmina arriva a quindici anni, / o a mariti o a scanni! >>. Quando la femmina arriva a quindici anni, / o la sposi o la scanni, il tarlo che rode la mente di mastro Andrea, che aspetta con ansia la nascita del suo primo figlio. Ma leuforia per lo scampato pericolo, dopo aver saputo che maschio, lo porta a correre per le strade gridando :<< Viva Mastro Andrea, Franco di corna!>> Le vicine di casa prendono la sua esibizione con molta

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ilarit, ma gli ricordano, per, che bisogna aspettare il compiersi di tutta la vita matrimoniale prima di cantare vittoria. Anche le due successive gravidanze, che vedono la nascita di altri due maschietti, fanno la felicit di mastro Andrea, che rif il giro del il paese gridando che << Mastro Andrea franco di corna >>. Succede poi che, al quarto anno di gravidanza, la moglie gli faccia avere una femminuccia a cui impongono il nome di Mariantonia, e il padre, per la grande delusione, si raggomitola in un angolo della casa, piangente e desolato. << Cosa avete Mastro Andrea>>, gli dice Lisa, una vicina di casa. << Piango risponde - perch finita la gioia della mia vita, vedendo corna dappertutto>>.Succede, poi, che dopo la morte di un vecchio spasimante di Maria, la moglie, la famiglia vada ad abitare in campagna, in una casa ricca di ogni ben di Dio. Alla morte di Mastro Andrea ognuno si prende la sua parte di propriet, senza abbandonare il desco quotidiano, dove si riuniscono tutti allora di pranzo, mentre nonna Maria, tra laltro, bada, amorevolmente, a preparare giornalmente le verdure al ricco pollaio riservando una particolare attenzione per quel gallo gigante, che piaceva tanto alla buonanima di suo marito :<< Quando gli tireremo il collo ripeteva sempre Mastro Andrea sar festa grande per tutto il parentado, con maccheroni fatti in casa, un rag da padreterno da leccarsi i baffi e tanto vino>>.Ma nel giorno stabilito per la sua festa, dopo che la casa si era riempita di invitati, il pennuto, proprio mentre stava per essere catturato nel pollaio, riesce a scappare da un pertugio a guardia del quale era stato incaricato un bambino, e tutte le battute fatte nel bosco per rintracciarlo risultano vane. Lo trovano poco distante dalla casa, dopo alcune ore, quando ormai tutti gli invitati erano gi tornati alle loro case. Con la tavola ancora imbandita, il gallo viene catturato nel bosco e messo in pentola e dopo alcune ore di cottura pronto per la grande abbuffata notturna. La famiglia al completo mangia a saziet come se fosse digiuna da alcuni giorni e beve

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molto vino. Lindomani, la famiglia fa in modo che gli invitati, che la sera prima erano andati via a pancia vuota, sappiano che il gallo, purtroppo, era stato divorato dalla volpe. Nonna Maria, che aveva mangiato a saziet, dedic il gallo al suo Andrea: << Che abbia rinfresco e riposo, l dove si trova! >>, sapendo quanto avesse sognato una serata in famiglia alla presenza di tutti i suoi figli con quel gallo gigante cucinato al centro della tavola imbandita a festa E allora ho pensato a Teuccio, il bambino del secondo racconto intitolato Lultimo regalo, dove ancora la famiglia il filo conduttore di queste storie dal profumo campestre contadino e vere, dove e c sempre un padre o un nonno che dettano le regole della vita da osservare scrupolosamente e custodire sempre gelosamente nelle profondit del cuore. Il bambino de Lultimo regalo, nella sua innocenza, non pu capacitarsi che il nonno sia morto e non torner mai pi a fargli i regali che gli faceva abitualmente da quando era nato. E il giorno in cui condotto al cimitero, in visita alla sua tomba , pensa che ancora il nonno sia l pronto a dargli il solito regalino. Ma non cos. Uscendo dalla cappella, per, vede una siepe di more e tende la mano per raccogliere lultimo regalo del nonno vecchio. La poesia di questo bambino, che incanta, e di questi racconti dacentellinare, la stessa poesia che ha sempre pervaso i versi di Mimmo Sgr, uno dei pi grandi poeti contemporanei viventi.

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Il Cognome
In un mondo che si caratterizza per i suoi continui cambiamenti e le ricorrenti trasformazioni, colpisce la persistente immutabilit di quellelemento a volte caro, a volte detestato che il cognome il quale, al contrario del nome, che imposto da persone vicine a noi (mamma e pap), ha, invece, unorigine lontana, secolare, a volte millenaria. Quasi tutti, per, sorvolano su questo aspetto, convinti come sono che il cognome sia un elemento acquisito, scontato, naturale della propria persona. Non proprio cos, perch la sua affermazione non stata n facile, n casuale, ma rappresenta una storia lunga, infinita, iniziata nel profondo buio dei secoli

Di Bruno Palamara

Romolo, come il gemello Remo, era conosciuto con il nomen unicum

con la stessa nascita delluomo e generata per il suo legittimo e naturale bisogno di denominare le cose del mondo. Cercheremo di spiegare in breve questo percorso che, a ben vedere, fa parte della stessa storia dellumanit. Infatti, ogni popolo nel corso dei secoli ha ideato e messo in pratica un suo sistema di denominazione per quanto riguarda lindividuazione della persona fin dai tempi del

Vecchio e del Nuovo Testamento, quando le persone venivano individuate e conosciute attraverso i cosiddetti nomi teofori (evocatori della divinit), che gi nel nome avevano il loro intrinseco significato: Isacco (Dio gli sorride), Giacobbe (seguace di Dio), Giuseppe (accresciuto da Dio), Nabucodonosor (il dio Nab protegge il confine), Giovanni (Dio ha avuto misericordia), Maria (lamata), Emanuele (Dio con noi), Matteo (dono di Dio). I greci usavano il semplice nome, si pensi a Socrate, Platone, Aristotele, o il patronimico, come Pelide per indicare Achille o il demotico, il luogo di origine, come in Aiace dOileo. Gli arabi e i popoli nordici usavano rispettivamente i primi i suffissi ibn e bar, i secondi ssen, sson, per specificare figlio di (nome del padre), come Muhammad ibn Abd Allh significa Muhammad figlio di Abd Allh e Eriksson significa figlio di Erik. I Romani si distinsero anche in questo campo: allinizio della loro storia usavano il nome unico, nomen unicum, per es. Romolo, Numitore, passarono poi al sistema bimembre, nomen e proenomen: Numa Pompilio, Anco Marzio, Quinto Massimo, prima di aggiungere ancora un terzo elemento, il cognomen, una sorta di soprannome di famiglia, nato dalle pi diverse situazioni, pervenendo cos al tria nomina (Caio Giulio Cesare, Marco Tullio Cicerone). Il cognomen col tempo diventato lelemento pi importante tanto che con esso che i personaggi di quei tempi sono conosciuti dai posteri, Cesare, Augusto, Scipione. Con la caduta dellimpero romano e le continue invasioni barbariche il tria nomina tese a scomparire e si torn al nome unico, come testimoniano i nomi di derivazione barbara: Alarico, Teodosio,

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Tornando a quel periodo ognuno va a registrare il proprio cognome e nascono aneddoti di vario genere, perch il cognome che viene attribuito a queste persone il pi vario e va dal soprannome allaspetto fisico, al luogo di provenienza, ad una qualsiasi situazione comica, drammatica, toccando anche un problema di ordine sociale quale quello dei trovatelli. Nascono cos cognomi strani, bizzarri, stravaganti, originali. Interessanti i nomi che provengono dal famoso nomen omen dei latini secondo il quale il nome non altro che quello che si far da grande. Ci sono infiniti esempi, citiamo solo
Caio Giulio Cesare riproduce il tria nomina.

Teodolinda, Riccardo, Clotilde. Ogni persona fu individuata dal solo nome personale di battesimo, con vezzeggiativo nell'ambito familiare, talvolta riferito anche alle caratteristiche della persona o al luogo di provenienza o alla paternit. Dopo un lungo percorso, durato tutto il Medio Evo, si pervenne al consolidamento del cognome quando, per mettere ordine in un campo dove regnava confusione e grande instabilit e anche per evitare possibili matrimoni tra consanguinei, data la mancanza di certezza dei dati personali, che non venivano nemmeno trascritti, il Concilio di Trento (15451563) rese obbligatori i registri di battesimo, di matrimonio e poi di morte, imponendo e istituendo di fatto il primo ufficio di stato anagrafico della popolazione. E proprio da questo momento che inizia il consolidamento del cognome, che si concretizzer, per, per quanto riguarda la popolazione italiana, solo negli ultimi decenni dellottocento quando verranno create le anagrafi comunali che sanciranno lobbligo della immutabilit del cognome, poi confluito nellart. 6, comma 3, del Codice Civile del 1942, il quale codificher questo principio, stabilendo che non sono ammessi cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalit dalla legge indicati.

Il monaco padre Raniero Cantalamessa esprime il famoso nomen omen dei latini.

questi. Alberto Beneduce stato leminenza grigia di Benito Mussolini, padre Raniero Cantalamessa il monaco reso famoso dalla televisione, Pistone fa il meccanico, La Prova un valente avvocato, il signor Mangione un dietologo, il dott. Zecca un veterinario, il dott. Matti uno psichiatra ecc. Altrettanto importanti i cognomi che si rifanno a nomi di mestiere come Zappavigna, legato allattivit di coltivatore di vigneti, Carbone, collegato ad un soprannome indicante lattivit di estrattore o venditore di carbone, Pittari, legato al mestiere di imbianchino, dal dialetto pittri, Lagan,

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che si rif allattivit di ortolano, Scopacasa, indicante un soprannome del capostipite connesso ai lavori di casa, Mesiti e Misitano, specifici del reggino ionico indicanti lattivit di mediatore, di sensale, Fazzari o Fazzolari, cacciatore di colombi, dal latino fassa. Dal mestiere di fabbro e dalla lavorazione del ferro derivano i cognomi Ferraro, Ferrero, Ferrigno, Fabbri, Fabbris e tanti altri come Barbieri, Bottai, Argentieri, Cavallaro, Sarti, Medici. Altri cognomi si rifanno ai difetti fisici o a caratteristiche somatiche, come Calvi, Occhipinti, Quattrocchi, Occhiaperti, Guerci, Span, Cond, Condello, Condemi, Piccolo (tipici calabresi, che tendono ad indicare che il capostipite era di modesta statura), Mollica, indicante persona di corporatura minuta, esile, da molicula, piccola quantit e i vari Biondi, Neri, Moro, Rossi, Lobianco, Zoppi, Guerci, Malfatti, Gambacorta, Allegri, Onesti, Malerba, Spinoso. Ma sono i cognomi strani, a volte vergognosi che attirano maggiormente lattenzione dei pi. Citiamo tra gli altri i signori Riccodipeli, Cadavere, Fossaceca, Puzzolente, Sciancato, Ammazzalamorte, Sventurato, Mortovivo, Moribondo, Finocchio, Bagnalasta, Tontodimamma, Carnemolla, Racchia, Bonazza, Sfortunato e altri di cui, per pudore, evitiamo la menzione. Ma un trofeo dovrebbero darlo a quei genitori che, pur consapevoli del loro spiacevole cognome, impongono ai propri figli un nome che rende nome e cognome un capolavoro spesso di ilarit, ma altre volte di

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vergogna, come nei signori Remo Colluccello, Massimo Riccodipeli, Cappella Celeste, Vacca Vera, Donato Sederino, Amante Felice. Accade pure, a volte, che il nome di battesimo crea un doppio imbarazzo, perch, vicino a un cognome stonato o sgradevole, crea una situazione disastrosa come quando vengono pronunciati i nomi di Fiocco Rosa, Manno Assunta, Vacca Innocente, Mangiapane Benedetto, Guido Di Rado, Papa Giovanni, La Barba Bianca, Guido Collauto, Campo Santo, Angelo Della Morte, Madonna Addolorata, Felice Di Domenica, Guido Stanca. Come non dare ragione, perci, a quelle persone che cercano disperatamente, ma con enormi difficolt, di cambiare cognome, quando si tratta effettivamente di cognomi proprio indicibili quali Favagrossa, Fogna, Bastardo, Spione, Lecca, Peloso, Teschio, Lapuzza, Ingordo, Mascalzoni, Larogna, Maiale, Scarafaggi, Piattola e tanti, tanti ancora? Certo, il cognome si pu anche cambiare, ma a noi piace terminare queste nostre note, che sicuramente non hanno avuto lardire di essere esaustive del problema, menzionando il drammaturgo tedesco Hebbel che affermava: Non ci che luomo , soltanto ci che fa il patrimonio che non potr mai perdere! Bruno Palamara Autore de: Il cognome. Origine, evoluzione, curiosit Edizioni Laruffa

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TRA

IO Z I D

NI POPOLA RI

A vucata c a lissa
di Franco Blefari

Forse le nuove generazioni non sanno come con cui si fabbricano le candele, e da sempre si lavavano i panni una volta, quando non stato accreditato di un enorme potere cera la lavatrice e nei nostri paesi si doveva sbiancante. Prima che lacqua incominciasse a andare al fiume per fare a vucata, (il bucato bollire, i panni venivano sistemati, a strati, in con la cenere), cio con la liscivia. Conservo una grande cesta di canne intrecciate ( cfina) ancora intatto il versandovi ricordo di quelle l a c q u a poche volte che della caldaia andai al fiume con frammista ad mia madre e con altra cenere. cummari Ntona, Ogni strato di comare Atonia, panni veniva che laiutava a cosparso di fare il bucato, cenere con come lo facevano aggiunta di cento anni prima ulteriore acqua e forse pi calda fino a anche le nostre riempire la cfina nonne. Tutte fino allorlo. Dopo due, dopo avere qualche ora che individuato i panni erano una grande cos rimasti sotto Donne di una volta al fiume che lavavano i panni pietra piatta pi leffetto filtrante della vicina allacqua, vi insaponavano tutti i panni cenere, che penetrava nelle fibre e rimuoveva sporchi, uno per volta, col sapone fatto in lo sporco, venivano estratti uno per uno e casa con carbonato di sodio allo stato solido sciacquati pi volte ( schjarisciti) in un a scaglie , morchie ed altri sedimenti oleosi. anfratto naturale vicino al fiume, dove lacqua Dopodich i panni venivano sbattuti con forza era pi profonda. Dopodich i panni venivano su questa pietra e insaponati ancora con acqua strizzati da due persone, che, disponendosi per eliminare altri restanti residui di sporco e alle due estremit, li torcevano in senso lasciati a mollo per tutto il tempo che serviva per opposto Una volta puliti e controllati contro reperire un po di legna, che sul greto dei fiumi sole, i panni venivano appesi lungo gli oleandri non manca mai, e accendere un fuoco l vicino che crescevano lungo i fiumi e restavano ad per far bollire lacqua in una caldaia, dove veniva asciugare, mentre sulla stessa brace dove era versata cenere( lissa) di lentischio ( stincu ). stata scaldata lacqua per la caldaia mia madre La cenere di questo arbusto particolarmente arrostiva sempre qualcosa da mettere sotto i indicata a pulire i panni sporchi, perch, specie denti. nei frutti piccolissimi e rossastri, contiene un gliceride dellacido stearico, palmitico e oleico,

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ACR: la Festa della Pace e il II Raduno della Giovent


creto e personale fatto di piccole scelte quotidiane non scontate n banali se compiute con seriet e coerenza. Lobiettivo del Mese della Pace quello di far intendere ai ragazzi la portata del proprio contributo alla vita e alle scelte della comunit. Hanno, infatti, riflettuto sullimportanza di vivere il proprio essere cittadini come preciso mandato, che implica determinate responsabilit. Hanno scoperto, daltra parte, come il primo dovere del cittadino, quello pi importante e qualificante, sia quello di farsi carico delle persone che gli sono accanto: nella cura dellaltro, nellattenzione alle sue esigenze e ai suoi bisogni risiede la pi autentica espressione di una cittadinanza attiva. Non si tratta dunque di qualcosa di estraneo o di diverso rispetto alle relazioni autentiche cui i ragazzi

l mesi di gennaio e febbraio sono stati dedicati alla riflessione e allapprofondimento del tema della pace, in sintonia con il messaggio del Santo Padre per la XLVI Giornata Mondiale della Pace 2013, intitolato Beati gli operatori di pace, qui Benedetto XVI afferma che la pace non un sogno, non unutopia: possibile. I nostri occhi devono vedere pi in profondit, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realt positiva che esiste nei cuori, perch ogni uomo creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo alledificazione di un mondo nuovo. La riflessione sulla pace sempre, necessariamente, una riflessione sulla giustizia, e dunque sullinfluenza che le scelte di ciascuno possono avere nel suo difficile e complesso processo di costruzione. Per il cristiano questa scelta di vita ha nel Vangelo uno strumento ulteriore e illuminante per orientarsi tra le luci e le ombre del tempo che vive. La giustizia nella visione di Dio coincide necessariamente con la carit, quella carit che magnanima, non invidiosa, non si vanta, non si gonfia di orgogli, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dellingiustizia ma si rallegra della verit.

sono da sempre chiamati allinterno del proprio gruppo e della propria comunit, n soltanto di cose da grandi, ma di un compito preciso affidato a ciascuno, anche ai pi piccoli, secondo le loro possibilit e la loro scelta di impegnarsi in prima persona.

in questa prospettiva che la pace diventa una Il luogo da cui partire, dunque, proprio il terrimentalit, che pu appartenere ed essere matu- torio, con i suoi paesi, i suoi monumenti, le persorata da ciascuno, richiamando a un impegno con- ne che lo abitano.

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bandonato dai successivi proprietari, fino a divenire mattatoio, orto, ricovero per gli animali. Ma da circa dieci anni le varie Amministrazioni comunali hanno recuperato la parziale fruizione del manufatto che, soprattutto in estate, diventato scenario di spettacoli teatrali, mostre, eventi e celebrazioni di matrimoni civili. Successivamente i bambini hanno vissuto un momento di svago: sempre insieme agli altri ragazzi si sono spostati nella struttura dellex carcere, oggi Bed&Breakfast Casa di Mamre, che ospita La festa della Pace stata loccasione per i ragazzi un campo di calcio e alcuni spiazzi con giostre di rivolgere lo sguardo al luogo in cui vivono per per bambini. L hanno giocato e fatto merenda scoprire o (perch no) riscoprire le necessit che tutti insieme. richiamano il loro contributo e, insieme, ci che La giornata si naturalmente conclusa con la celo rende bello. lebrazione della Santa Messa nella chiesa Madre stata loccasione per fare un gemellaggio con di Piazza Umberto I, proprio di fronte al Castello. gli oratori di Ardore Superiore e San Nicola dAr- La Funzione stata concelebrata dal nostro pardore, avvenuto il 16 Febbraio c.a. Tutti insieme i roco Don Rigobert e dal parroco del posto, Don ragazzi sono andati alla scoperta del Castello di Jerome, e animata dai tre oratori. Ardore Superiore. Nella visita sono stati accompagnati da una guida di riguardo, il Dott. Giuseppe Grenci, che ne ha curato le ricerche storiche e parte dei restauri e che molto accuratamente e gentilmente ci ha raccontato le origini, levoluzione e la struttura del forte: un castello che risale al 1600, quando la famiglia Gambacorta di Melicucc, acquistandone il feudo omonimo, decide di fortificare il piccolo Stato, per renderlo meno esposto agli assalti dei Pirati turchi e in modo che facesse da simbolo di potere ed ostentazione della famiglia. Delle quattro torri originarie oggi rimane solo quella di nord-est, seminascosta dalle costruzioni abitative ottocentesche, e quella cilindrica posta a sud-est del mare Jonio, da dove si scorge, in lontananza, il promontorio di Capo Zeffirio. Della struttura maestosa, del suo splendore e del suo fasto rimane molto poco: i ragazzi hanno potuto visitare solo il seminterrato, dove si trovavano le stalle e le cantine, e il piano nobile che ospitava la residenza dei feudatari, i servizi e la prigione. Larredamento, gli affreschi, gli elementi decorativi in pietra di Siracusa intagliata sono andati completamente persi. Fu, infatti, abI ragazzi con questa festa hanno sperimentato meglio ci che si trova attorno a loro, hanno conosciuto e si sono integrati con altri ragazzi di un paese vicino e soprattutto hanno scoperto il senso vero della Pace.Ma passiamo al Mese degli Incontri, iniziato subito dopo Pasqua e che si concluder a met Giugno. Vogliamo cominciare esprimendo il nostro entusiasmo e la nostra gioia provati nel secondo gemellaggio con gli oratori di Ardore, ovvero nel II Raduno della Giovent del 20 Aprile c.a.: ci sembrato bellissimo tro-

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gruppo, ma necessario coinvolgere altri: la propria comunit, il proprio territorio. Vogliamo togliere tutti gli ostacoli che incontriamo sul nostro percorso per partecipare con tutti i nostri amici allincontro con il Signore. In occasione dellAnno della Fede, che ha avuto inizio l11 ottobre e del 50 anniversario dellinizio dei lavori del Concilio Vaticano II, vogliamo risvegliare nei ragazzi e in noi educatori il senso dellessere credenti, accompagnati dalla figura e dallesempio di Ges. varci insieme a moltissimi altri ragazzi simpatici, attivi, naturalmente fortissimi come tutti quelli dellACR e poi vedere che, come noi, essi ritrovano in Ges il pi grande amico. Usiamo il superlativo assoluto: tre volte in due righe. Sintomo, questo, del nostro entusiasmo e soprattutto dellandare al cuore dellesperienza in AC: Lincontro con Ges, il pi grande amico. Come Ges nella sua adolescenza ha imparato a credere, cos vogliamo accompagnare i ragazzi allincontro con Lui e insieme con Lui a crescere nella fede.

Grandi e sentiti ringraziamenti vanno al Dott. Giuseppe Grenci per la pazienza dimostrata, allassessore del comune di Ardore, Giuseppe Fabiano, e con lui tutta lAmministrazione comuI ragazzi hanno, infatti, giocato presso il campetnale, per la disponibilit a rendere accessibile il to di calcio sito nella frazione di Bombile, per poi spostarsi nella piazza Chiesa per condividere insieme la merenda portata dagli instancabili genitori. Abbiamo, infine, concluso la giornata nella Chiesa San Nicola dei Canali con il rito della Santa Messa concelebrata dal nostro Don Rigo e da un entusiasta Don Jerome, che durante lomelia ci ha fatto cantare tutti insieme: Io ho un amico che mi ama, mi ama, il suo nome Ges!. Ecco, proprio partendo da questo entusiasmo che vogliamo cominciare con i preparativi per partecipare tutti insieme alla Festa degli Incontri che ci attende il prossimo 15 giugno. Per prepararci al meglio a questappuntamento gli acierrini sono invitati a Castello anche nel periodo invernale, e i due camriflettere su alcuni temi fondamentali: trasformapetti di calcio, a tutti gli animatori dei due oratori, ti dallincontro con Ges Eucarestia, rispondere soprattutto a Elena Fabiano e Lucia Sollazzo per alla chiamata del Signore a farsi dono per gli altri la collaborazione, ai due parroci Don Rigobert e nei gesti quotidiani; scoprire nella fedelt allEuDon Jerome per limpegno, a tutti i ragazzi che carestia un dono di grazia sempre nuovo; vivere hanno partecipato attivamente e ai genitori per da protagonista la propria vita, mettendola genelappoggio fattivo e morale.Lappuntamento ora rosamente a servizio degli altri. al 15 Giugno per lultima festa dellanno prima Durante il mese degli Incontri Ci si mette allope- della pausa estiva, aspettando il grande raduno Animatori A.C.R ra per comunicare le scoperte fatte perch non del grest.. pi sufficiente rimanere allinterno del proprio

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Presentato a Siderno il libro Chi Stato? di Fabio Pugliese sulla strada della morte

UN DOSSIER SULLA STATALE 106 Evidenziate le responsabilit di chi governa ma anche dei cittadini
Di: Ilario Camerieri

Un libro presentato in una striscia di territorio che ha voglia di parlare, di chiedere, per essere voce fiera e forte; ha usato queste parole Don Cornelio Femia, primo dei relatori a prendere la parola e fare gli onori di casa a Fabio Pugliese. Il libro dello scrittore di Calopezzati stato letto prima e ascoltato con piacere poi, protagonisti gli ospiti e gli invitati della sala Calliope del Centro Commerciale La Gru. E proprio mentre un appello sottoscritto da sindaci, associazioni e professionisti sta per essere inviato dalla locride ai Parlamentari con la richiesta esplicita di poter avere subito un governo che si occupi di noi, Fabio tuona con il suo dossier dal carattere anche romanzesco, fatto di viva attinenza ai problemi di sempre e, nello specifico, alla viabilit, alla carenza infrastrutturale relativa alla tristemente nota strada della morte. Problemi di sempre significa problemi irrisolti e il testo Chi Stato? si chiede dove esso sia tuttora anche se, sottolinea Pugliese, un po siamo stati tutti noi. Il mio primo libro sulla strada della morte: la conosciamo bene ma non ne conosciamo i dati ha detto lautore -. Tanti i fattori che mi hanno spinto alla pubblicazione, primo fra tutti quello di far tornare il tema uno dei pi importanti nella discussione politica (e non

solo politica), in favore e a tutela della gente. un testo di dati, lavori, numeri e soldi spesi. Un libro che non solo calabrese e che cresciuto grazie alle testimonianze di chi, ancora oggi, vive di ricordo e di rimpianto. Durante la serata il poeta Giovanni Di Landro confessa la sua commozione al sesto capitolo, il professore Filippo Todaro ne indica le difficolt di stesura in toto e Don Cornelio ha scommesso sulla capacit del testo di veicolare un buon messaggio. Ma il lavoro di Fabio Pugliese vuole combattere anche la mentalit di nascondere, accettare e giustificare. Ladattamento, in qualche modo, ha reso noi responsabili quanto lo Stato. Era curioso di conoscere, lo scrittore, il professore Ilario Ammendolia, che ha elogiato Pugliese perch capace, diretto e autore di un urlo di rabbia. Anche il Corsecom, nella Locride, sta cercando di parlare per il bene del territorio, di promuovere e supervisionare. Ecco perch Mario Diano si detto sempre pi stimolato, anche sullonda dellinput di Fabio, a lavorare. La 106 e il suo controsenso hanno dato un nuovo scossone: essa che strada deccellenza e al contempo del degrado. Ma non possiamo prendercela con la strada ha concluso Di Landro non avrebbe proprio senso!.

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ROMA E IL PAPA: EMOZIONI DA VIVERE.


Il mio racconto :L esperienza di una fede vissuta.
Di Francesca Pelli
ha lasciato diverse tracce indelebili e ingegnose. Era la prima volta che mi recavo dal Papa e non riuscivo a contenere un leggero tremito di gioia, della forma pi deliziosa: la gioia che nasce dalla sorpresa e dalla novit. Ma lora di entrare finalmente arriv. Camminai a grandi passi, osservando sbigottita la marea chiassosa di umanit che mi circondava. Tutti a correre per trovare il posto pi vicino alle transenne per poterlo vedere da vicino. Scoprii ben presto che il fiume che mi trascinava era in realt un modesto affluente che sgorgava in un lago: uomini che correvano in giacca e cravatta nonostante il caldo tenue del mattino, donne con bambini, turisti provenienti dallEuropa settentrionale, pallidi come il marmo di Carrara, con i loro vistosi zaini da montagna, gruppi di ragazzi urlanti in gita scolastica, qualche divisa di guardie svizzere pi intenti a chiacchierare che a sorvegliare. Mi fermai, scrutando in tutte le direzioni. Ero arrivata, finalmente. Davanti a me, risplendente di una tiepida luce, si trovava il cuore pulsante della citt da vivere: Roma e la Basilica di San Pietro. Il viaggio inizi l1 Aprile, il giorno di Pasquetta, di buon mattino partimmo con destinazione Pompei. Eravamo una cinquantina di persone: bambini, ragazze, giovani e consolidate coppie, mamme e figli, amici e parenti. Ma tutti con una gran voglia di divertirsi e fare lincontro tanto atteso. Dopo le lodi mattutine e alcune preghiere, si sono alternate canzoni, risate e dormite. Poco dopo pranzo e varie fermate alle stazioni di servizio arrivammo finalmente innanzi al primo

Se penso al viaggio fatto a Roma, il mio primo ricordo il vento fresco che soffiava tra i miei capelli ricci e incolti. Risuonava attraverso le imponenti colonne di San Pietro. Il rumore era tale regalare una sensazione di piacevole isolamento nonostante fossi immersa in una folla composta ma impaziente. Alti pilastri di marmo si alternavano a grossi muri di pietra che dividevano lUrbe dal Vaticano. I miei occhi si chiudevano a causa della mancanza di sonno. Lidea fu di alzarci alle 4.30 del mattino per arrivare il prima possibile a fare la fila davanti ai metal detector posti allingresso. I tempi di attesa furono lunghi ma piacevoli, la compagnia era quella giusta. Accolsi con un sospiro di gioia e di sollievo lo spuntare del sole sullorizzonte offuscato da qualche sottile e tenue nuvola. Osservai affascinata quella struttura che si ergeva innanzi a me, edificata almeno cinque secoli fa. Aveva retto allerosione del tempo e della pioggia, un capolavoro ingegneristico. Non stato lunico capolavoro che vidi. Il fiero popolo che in questa regione aveva la sua capitale

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Santuario Pontifico: Pompei. La struttura era imponente, linterno era maestoso, gli affreschi mi hanno rubato lo sguardo e la mente, me ne stavo l col naso in su, persa in tutti quei colori, finch non scorsi la cosa pi bella: il quadro della Madonna del Rosario. Il giro turistico fu breve, giusto una capatina nella Cappella del Beato Bartolo Longo e qualche acquisto per i familiari. Ripartimmo subito in direzione Roma. Verso le 20.00 arrivammo in zona Anagnina, dove fummo accolti da deliziose e piccole presenze, le Suore dello Spirito Santo, nel cui albergo trovammo cibo, acqua, letti, ma soprattutto tanta dolcezza e attenzione. Cenammo e andammo a letto stanchi per il viaggio. Ma giornata stata conclusa con la Santa Messa nella cappella delle suore celebrata da don Rigobert. Il 2 Aprile, marted, ci dedicammo allUrbe dei latini. Prima tappa: il Colosseo. Ci arrivammo con la metropolitana, e lo spettacolo che ci si present proprio alluscita della stazione fu tanto spettacolare da farci dimenticare la pioggia, che nel frattempo ci stava bagnando. Fatto un giro breve per qualche foto di rito e qualche spiegazione dataci dalla nostra guida personale, Monica, ormai pi che esperta di architettura antica, dovemmo proseguire il tour spostandoci in metro, sempre a causa del maltempo. Salt, infatti, la visita allAltare della Patria, visto solo da lontano. Optammo per un giro a Piazza di Spagna, da dove scattammo la foto pi bella dellintero gruppo, poi la Fontana di Trevi e la Chiesa di SanAndrea delle Fratte, dove si trova il bellissimo quadro della Madonna del Miracolo. Infine a causa dellacqua incessante sopra le nostre teste, ci rifugiammo nella Galleria Alberto Sordi, accanto a Piazza Colonna, l consumammo il pranzo gi predisposto dai nostri instancabili organizzatori, ciceroni, angeli custodi Nicola

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e Francesco. Dopo unoretta libera, naturalmente per noi ragazze, di shopping, decidemmo di visitare la Basilica di San Pietro allinterno, poich il giorno dopo sarebbe rimasta chiusa. Infiltrarci nella lunga fila di due ore potemmo assaporare tutta larte, il mistero, la magnificenza e il prestigio di questo splendido posto, un vero e proprio Paradiso in Terra. Sempre di fretta cercammo di arrivare in tempo a San Giovanni in Laterano per salire la Scala Santa, ma il tempo e la metro furono tiranni. L, la promessa di un presto ritorno per esaudire questo desiderio. Arriv finalmente il tanto sospirato mercoled 3 Aprile, giorno della seconda Udienza generale da Papa Francesco. Con una corsa e la sveglia pi che mattutina, alle 8.30 eravamo seduti nel primo blocco e vicino alle transenne. Attendendo larrivo ci dilettammo a confezionare alla meglio uno striscione, e quindi con i pochi mezzi a nostra disposizione: un k-way, rossetto ed eyeliner, dedicammo al Papa la frase pi semplice e pi bella che possa venire dal cuore: Benestare ti voli beni!. Alle 10.00 arriv la Papa Mobile e Papa Francesco sopra che benediva lintera piazza. Lemozione era grandissima, indescrivibile. In piazza San Pietro cerano 50 mila pellegrini ma Papa Francesco scelse lui: Giovanni, 5 anni, il bambino che, accompagnato dalla mamma Simo-

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na e pap Francesco, si trovato nel posto giusto al momento giusto. La Jeep bianca si fermata davanti a lui e la mamma del piccolo ha chiesto al Pontefice se poteva baciarlo. Papa Francesco fece cenno positivo con la testa, poi prese il bimbo e lo baci. Tutti in festa per lui. Il Papa era a pochi centimetri, potevamo toccarlo con mano. Non dimenticher mai questi momenti, quando il Papa pass davanti a noi, eravamo tutti emozionanti e commossi, una sensazione difficile da spiegare e da capire, solo da vivere. Una giornata, che mi rimarr impressa per il resto della vita: il Papa dal vivo ancora meglio rispetto a ci che si vede in televisione, perch riesce a trasmettere una vera e propria magia. Nel suo discorso fece un appello alle mamme e alle nonne: Continuate la vostra missione: testimoniare che Ges vivo ed risorto. Il suo messaggio: Vivere con pi fiducia le realt quotidiane, affrontarle con coraggio. La resurrezione di Cristo la nostra forza, vuole significare una fede non allacqua di rose, ma forte e vigorosa. Soprattutto quella delle donne, le prime testimoni della Resurrezione. Papa Francesco ne esalt il ruolo primario e fondamentale perch hanno accolto il messaggio con fede e lo hanno trasmesso. E questo bello: gli evangelisti hanno solo raccontato quello che le donne hanno visto. Questa la missione delle donne: dare testi-

monianza ai loro figli e ai nipotini che Ges risorto. E poi, abbandonando il testo scritto, Papa Francesco rese omaggio allaltra met del Cielo e lanciando un appello: Mamme e donne avanti con questa testimonianza, ricord come le donne nella Chiesa e nel cammino di fede abbiano un ruolo particolare: Aprire le porte al Signore con lo sguardo semplice e profondo dellamore. Nel Vangelo, ricord Papa Bergoglio, le donne sono spinte dellamore e hanno accolto il messaggio con fede e lo hanno trasmesso. La gioia della Resurrezione il tesoro pi prezioso che non solo per noi, ma va condiviso con gli altri. Per Dio conta il cuore, quanto siamo aperti a lui, se siamo come bambini che si fidano - ha aggiunto il Papa - Questo ci fa riflettere su quanto le donne nella Chiesa abbiano avuto e abbiano anche ora un ruolo particolare nellaprire le porte al Signore. E, spieg, questo anche un segno della storicit dei racconti evangelici. Secondo la legge ebraica, le donne e bambini non potevano rendere testimonianza credibile, ma nel vangelo le donne hanno un ruolo fondamentale e primario. E se i Vangeli glielo assegnano, vuol dire che il racconto autentico. Gli evangelisti narrano quello che avvenuto: sono le donne le prime testimoni della Resurrezione. Poi si rivolse ai giovani: Ho visto tanti giovani nella piazza, a voi dico: portate avanti questa certezza, il Signore vivo e cammina, questa la vostra missione, portate avanti questa speranza, siate ancorati a questa speranza, questa ancora che nel cielo, portate avanti la speranza, voi testimoni di Ges portate avanti il testimone che Ges vivo e questo dar speranza a questo mondo invecchiato per le guerre, per il peccato, avanti giovani. Hanno preso parte anche circa 10 mila pellegrini provenienti da Milano guidati da Angelo Scola e

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da, Norvegia, Svezia, Australia, Filippine, Canada, Usa, Germania, Austria, Spagna e Brasile. E con questo bellissimo ricordo partimmo per tornare a casa, zeppi di cose meravigliose ed emozionanti da raccontare. Grazie a tutti quanti hanno partecipato per aver reso questo viaggio grandioso, soprattutto a Don Rigo, Nicola e Francesco per limpegno profuso, al tempo, che almeno il mercoled stato clemente con noi e a Dio per averci regalato un segno profondo della sua presenza negli occhi di un grande uomo come Papa Francesco! Dionigi Tettamanzi, rispettivamente arcivescovo di Milano e arcivescovo emerito. Davvero sono entusiasti questi milanesi! ha esclamato il Pontefice rispondendo alle acclamazioni dei Fedeli della Diocesi Ambrosiana. Ma anche noi siamo riusciti a farci sentire quando fu detto il nome della nostra parrocchia, fu un urlo di gioia e di orgoglio, noi eravamo l a testimoniare la fede di Benestare e a rendere omaggio al nuovo Papa successore di Pietro ,vicario di Cristo. Poco distante da lui sedevano il nostro parroco Don Rigobert e il nostro sindaco Rosario Rocca che avuto la fortuna di stringere la sua mano e di scambiare qualche parole con lui . Ma i 50 mila fedeli che hanno partecipato alludienza sono giunti da diverse parti del mondo: Francia, Svizzera, Belgio, Libano, Inghilterra, Scozia, Galles, Irlan-

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Papa Francesco ! Benestari ti voli beni !


Con questo striscione il gruppo giovani della Parrocchia Santa Maria della Misericordia ha salutato Papa Francesco, alludienza del 03 Aprile 2013. Il Gruppo Parrocchiale partito da Benestare in Pullman subito dopo la Santa Pasqua, diretti a Roma, il pellegrinaggio stato organizzato dalla parrocchia coordinato da Francesco Squillaci e Nicola Span, del gruppo facevano parte, il Parroco Don Rigobert Elangui, Il Sindaco Prof. Rosario Rocca, ed un folto gruppo di giovani e meno giovani, siamo partiti il giorno di Pasquetta alle ore 07,00 da Benestare con prima tappa a Pompei nel pomeriggio per la Visita al Santuario dedicato alla nostra Regina del Rosario, e subito le sorprese non sono mancate, infatti arrivati a Pompei abbiamo avuto la sorpresa di poter venerare il quadro della Madonna da vicino in quanto eccezionalmente era esposto ai fedeli, poi abbiamo proseguito il viaggio per Roma con arrivo in serata ed alloggiamento presso le Suore Ancelle dello Spirito Santo . Il programma prevedeva poi il giorno dopo la visita di Roma e dei luoghi simbolo della Capitale, in Primis il Vaticano dove tutti abbiamo pregato presso le Tombe dei Papi,ed in particolare presso la Tomba del Beato Giovanni Paolo II, poi la visita proseguita verso il Colosseo, Piazza di Spagna, Laltare della Patria, via della Conciliazione, La Basilica di San Paolo, la Basilica di San Giovanni, la Scala Santa etc . La sera dellarrivo a Roma Don Rigo ha celebrato la S.Messa nella Cappella delle Suore, stessa cosa ha fatto il giorno dopo ha celebrato la S. Messa al mat-

Di Francesco Squillaci

tino presto sempre nella Cappella accompagnato dal canto melodioso delle Suore, poi ci siamo avviati per la visita di Roma, sotto una pioggia battente, ma che non ci ha scoraggiato, il giorno dopo timorosi che il tempo ci potesse fare qualche brutto scherzo, siamo partiti molto presto per Piazza San Pietro, abbiamo varcato i controlli ed eccoci proiettati a raggiungere i posti per attendere alle ore 10,30 linizio delludienza generale del Mercoledi con il Santo Padre, in quel giorno Roma era invasa dai giovani provenienti dalla Diocesi di Milano accompagnati dal Cardinale Scola, Piazza San Pietro era gremita, noi siamo riusciti a prendere posto nel Primo settore mentre Don Rigo ed il nostro Sindaco hanno potuto sistemarsi ai lati dellaltare ove vi sono le autorit, lattesa stata lunga ed emozionante ma premiata dalla semplicit ed umanit di Papa Francesco, e dalle sue Parole semplici e facilmente raggiungibili da tutti perch vanno dirette al cuore. Unaltra gradita sorpresa stata quella che durante il percorso che Papa Francesco Compie con la Papamobile, per raggiungere lAltare, arrivato nei pressi del settore dove eravamo sistemati, a seguito delle nostre gioiosa grida di saluto e di richiamo si fermato, ed ha preso in Braccio il mio piccolo Giovanni Squillaci, e la cuginetta Giada, accarezzandoli e baciandoli amorevolmente, tutti eravamo emozionati le lacrime scorrevano da sole, stato indimenticabile, subito mi sono venute in mente le parole di un altro grande Papa, Giovanni XXIII che dalla finestra una sera disse ai genitori: Tornando a casa, troverete i Vostri bambini, date una carezza ai

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Vostri bambini, e dite: Questa la carezza del Papa. Poi sistematosi sullaltare a dato inizio alla catechesi, rivolgendosi ai Giovani ha detto: Leggete il Vangelo, meditatelo, seguitelo: umilt, semplicit, fraternit, servizio; tutto nella fiducia in Dio Padre, nella gioia di avere un Padre nei cieli, che vi ascolta sempre e parla al vostro cuore. Seguite la sua voce, e porterete frutto nellamore! Cari ragazzi. In seguito ha rivolto a tutti una riflessione a tutti, partendo dalla frase del credo: Il terzo giorno risuscitato secondo le Scritture ci ha esortati a riflettere sul Mistero Pasquale della Risurrezione trasmesso a noi attraverso le testimonianze riportate nel Nuovo Testamento, appunto nei Vangeli oltre che dalle testimonianze degli apostoli viene messa in risalto la Testimonianza delle Donne, le prime testimoni della Risurrezione sono le donne. E questo bello. E questo un po la missione delle donne: delle mamme! Dare testimonianza ai figli, ai nipotini, che Ges vivo, il vivente, risorto, che Ges Amore !. Al Termine dellincontro il Santo Padre ha rivolto il Saluto tra le altre alla nostra Parrocchia, ed ha salutato Personalmente il nostro Parroco Don Rigo ed il Sindaco stringendo la mano, e dicendo a Don Rigo, Siate un Santo Sacerdote, Don Rigo ed il Sindaco

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erano particolarmente emozionati, ma hanno chiesto al Santo Padre di Pregare per Benestare e per la Calabria. Al termine delludienza siamo rientrati a Benestare felici per aver trascorso insieme tre giorni meravigliosi che ci hanno fatto incontrare da vicino colui che stato chiamato dal Santo Spirito a guidare la chiesa in questi tempi difficili, ed inoltre abbiamo potuto sperimentare anche la comunione tra di noi, infatti lennesima sorpresa che il Viaggio ci ha riservato stata lunit e lo spirito di fraternit che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Grazie a Tutti Grazie al Santo Padre

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O LO A NG

DELL A PO E S I

E ora batte
Ed ora batte il vento della sera Alla porta che cigola di freddo Da un varco di piet lungo le scale Penetra un raggio ancora, Entro. Sento che la tua voce si tormenta Impacciata al richiamo del perdono. Stai bene? Sto bene, ma non so Se la credenza piena come un tempo, se il piatto caldo, se il profumo che corre sa di pane, se ride il vino dentro la bottiglia. Se puoi ascoltarmi che non so vederti. Dammi la mano. La tua mano dambra Esperta di lavoro e di carezze.

di Carlo Antonio PASCALE,

Alza la voce santa a benedire La voglia di sapere quale sono, vieni tra le mie braccia ad ascoltarmi. Mille peccati ho addosso, mille misfatti, mille sere trascorse senza fede, mille cadute, mille tradimenti, ed una arsura come fuoco avvampa. Lascia che batta il vento, che mi tocchi, che dalle spaccature giunga un refolo .Sono venuto. C il vino rosso E il pane s indurito. Ma gi C il mare. La valle. Le colline. E un trancio leggerissimo di luna.

Carlo Antonio Pascale, figlio illustre di una Benestare che non riconosce la genia dei poeti e degli scrittori , ha scritto favole, poesie e romanzi. Ma ha ha scritto anche una poesia di rara bellezza come questa, dove il cuore di chi legge si ferma per tributargli il doveroso silenzio, che merita un componimento che tocca le corde dellanima facendole vibrare di emozioni violente per la grandezza dei versi e la profondit interiore.

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Tri minuti di notti


Non ti curari di mia si scrivu pagini di ventu o si sguttu lu puzzu cu nu panaru di canna. Dssimi mi vindu aria e mi rigalu snnara prejandumi stu passatu di cvarta. Dassa mi dormu nta lettu di nuvuli mi mberntu favuli comu schjocchi di cerasi. Ndaju mi portu alleternu sti catini antichi

di Luciano Nucera,

e sti mani di zzappaturi chi sullevaru mi mbivu nta sta ciotula di cori. Dassami cu lu me surinu e sti cuncerti di campani chi pungiunu comu spini supra sta carni livastra. E tu, cumpagna mia, rrigalami tri minuti di notti pemmi mi nzonnu ca domani viju ancora lu suli.

LUCIANO NOCERA Poeta in lingua e in vernacolo, Luciano Nocera si spento da alcuni mesi, ma non nel cuore di chi lo ha apprezzato e conosciuto bene. Con Poeti in Piazza, la nota manifestazione itinerante organizzata dal critico letterario Pasquino Crupi, ha sempre rimarcato, nelle sue poesie, con grande senso di appartenenza, le sue radici contadine, il suo mondo fatto di piccole cose. << Luciano Nocera ha un tesoretto che si chiama nostalgia: - si legge nella letteratura calabrese per la scuola media, scritta dallo stesso Crupi - luogo degli affetti, del lavoro, del dolore >>. Tutti valori, questi, evidenziati nelle sue pubblicazioni Viaggio nella memoria e La vita un giro di giostra

St quetu pe favuridi Mario Careri


Quandu pe chista via passi cotrara mia, ognunu guarda a tia nnemuratu. Pe lu to caminari junta lu cori e pari ca si porra sciuppari di lu pettu. Li tacchi a pipaloru, e li ricchjni doru: quandu ti pensu, soru mia, chi quatru! Lu passu fai puntatu, spricitu e misuratu: tratteni lu rihiaqtu: cu ti vidi. Ncomma camini lesta, di supa la to vesta sabberti...na timpesta naturali! Bella, tu troppu abusi di mossi grazziusi; non sai ca s gulusi certi cosi? Cu guarda a tia nu pocu suffri e non trova locu: lu sangu si fa focu nta li vini. Sta queta, pe favuri, figghja, ca ssu fururi faci nu gran rumuri nto paisi!
MARIO CARERI
La produzione poetica di Mario Careri molto nutrita, ed solo grazie allinteressamento di Bruno Chin se alcuni suoi volumi hanno potuto vedere la luce prima della sua morte, che ha lasciato un grande vuoto tra tutte quelle persone che si sono ispirate alla sua poesia per avviarsi e crescere. Ma nonostante tanta produzione poetica, il poeta di Ardore Marina, che si colloca tra le eccellenze della poesia dialettale calabrese contemporanea, ha legato indissolubilmente il suo nome ad una sola, grande, poesia di rara bellezza che nessun altro potr mai scrivere per una bella ragazza che abitava nta na ruga a cupigghjuni dove nc na casa povarella / cu na porta, tri scaluni/ e na sula frinestella, proprio dove si affacciava lei: Maristella. .

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Benestarnatilese PROMOSSA !
Gioie e dolori per la Benestarnatilese in Promozione che, causa il nuovo regolamento, per il salto di categoria impone degli accorgimenti strutturali allimpianto sportivo difficilmente realizzabili in breve tempo al Comunale di Perrone. Per il rogo che ha sottoposto Benestare ai riflettori nazionali, si rispolvera inoltre da Portobello lamara espressione di Enzo Tortora Dunque, dove eravamo rimasti?. Per il girone D del campionato di prima categoria della provincia regina, Ariapuru al giorno delle Palme, per limpegno casalingo per la capolista Benestarnatilese nello scontro diretto con la Bagnarese, unica possibile minaccia per la vetta della classifica assieme alla squadra di Taurianova. Il pareggio scaturitovi da intendersi come un tassello aggiunto al salto diretto di categoria per i padroni di casa e due persi per gli ospiti che rimangono a 9 lunghezze di distanza. Sedici le formazioni in gara e ci sembra avere una starna affinit con la cabala. I novanta punti in palio, nelle trenta partite che ciascuna formazione dovr disputarvi complessivamente, sono infatti esattamente i numeri che la tradizione partenopea associa al lotto. In base alla smorfia napoletana sessanta, i punti in vetta, rappresentano il lamento della squadra di Bagnara che con un punteggio di 51 sembrerebbe non rimanere altro che una passeggiata nel giardino dei play-off. Eppure, come da tradizione capitolina, di zemaniana memoria, la magica Benestarnatilese ha raccolto poco nei mesi freddi. Come da

proverbio nostrale prima Natali ne friddu ne fami di punti ma dopo... La squadra dei fratelli Amato, ad eccezione di due pareggi, nel 2012, era sempre risultata vincitrice in questo campionato. La prima sconfitta proprio ad inizio anno, in casa, assecondando le provocazioni di un Lazzaro di met classifica, dello stesso spessore delle successive Palizzi ed Africo con le quali non si andati oltre al pareggio. Ad inizio febbraio, la sospensione della partita a Campo Calabro per eccessive schermaglie aveva anche portato al silenzio stampa della Benestarnatilese, su cui sembrava aleggiare lo spettro della crisi. Subito dopo per la vittoria con lAntonimina ha risollevato gli animi.

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Il pareggio con il Caulonia si dimostrato non fare testo poich il sodalizio Benestar-Natile, da fine febbraio ad inizio marzo, ha inanellato ben cinque vittorie consecutive. A farne le spese: Santa Cristina e Bianchese, la Campese nel recupero infrasettimanale, la Taureana nello scontro diretto e anche la Cittanovese. Alla ripresa, dopo la sosta per Pasqua, la Benestarnatilese, sconfitta di misura, paga un pesante dazio a Locri. Nel proseguo pari sia in casa con il Real Campese che in trasferta contro la Deliese. Si cos giunti alla terzultima di campio-

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nato con la Taureana riuscita ad appaiarsi in vetta alla classifica insieme alla Benestarnatilese. Un equilibrio mantenuto fino allultima di campionato e che dunque, per il regolamento di questanno, nonostante gli scontri diretti fossero a favore del sodalizio Benestare-Natile, doveva essere deciso in ununica sfida contro il Taureana. Il 12 maggio, sul neutro di Bocale, la Benestarnatilese ribalta due reti di passivo e vola cos direttamente in promozione.
La redazione

LUnione Diocesana Confraternite riparte da Benestare


Acquisito della redazione

Benestare: Nella locride, lo scorso dicembre, lincarico di padre spirituale dellUnione Diocesana Confraternite passato dallemerito canonico don Giuseppe Barbaro a don Fabrizio Cotardo. Il 13 aprile, presso la Matrice di Benestare, il primo incontro pubblico fra il neoeletto, gi titolare della parrocchia cauloniese di San Zaccaria e lUDC che, nella sua decennale storia, mai prima di adesso si era spostata dalla sede in Locri come ha rimarcato Antonio Crin, priore della confraternita casignanese e presidente in carica. Il vice: Antonio Blefari, rappresentante dellImmacolata di Bovalino Superiore, ha inoltre proposto lintensificarsi della rete comunicativa dellUnione attraverso la redazione di un periodico e lapertura di un sito internet. Nei suoi saluti don Fabrizio, con la metafora del calice, ha esortato i congregati, giunti anche da Cimin e Ardore, ad un ancora pi numerosa e fattiva collaborazione in chiesa. Piena concordia espressa da don Rigobert Elangui, titolare della parrocchia ospitante, affermandovi che limpegno confraternale non pu prescindere da quello parrocchiale. Analogo confronto operato anche dal punto di vista di alcuni fedeli che hanno preso la parola. In conclusione, il priore del Santo

Rosario di Caulonia: Rinaldo dAquino ha auspicato che lUDC possa ritrovare lo smalto di un tempo. Analoga convinzione espressa da Rosario Macr e Ferdinando Parisi, principali responsabili delle rispettive locali confraternite dedicate a Maria SS. del Rosario e San Giuseppe.

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GG E TA

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Cera labitudine, una volta, durante le funzioni liturgiche serali del periodo pasquale, per i ragazzi degli anni 50/60, di giocare per le strade intorno alla Chiesa del SS.mo Rosario, quando quasi tutte le famiglie stavano in chiesa ad ascoltare i padri predicatori che venivano da fuori. Uno di questi giochi di quelle serate primaverili era quello della presa, che vedeva coinvolti tutti i ragazzi che avevano voglia di correre per le strade e divertirsi con niente.. Un carabiniere, scelto a sorte tra tutti i partecipanti al gioco, doveva riprendere i banditi scappati da unipotetica prigione, individuandoli e colpendoli con un buffetto dietro la schiena. Il carabiniere, non solo doveva riprendere i banditi scappati, ma tenerli prigionieri ed evitare che altri, ancora liberi, vi si avvicinassero e, toccandoli, potessero gridare liberi; in tal caso il gioco sarebbe continuato, protraendosi anche dopo la fine delle funzioni, con le mamme che andavano alla ricerca dei figli nella notte per i vicoli semibui del paese, mentre lultimo dei banditi catturati avrebbe assunto le funzioni di nuovo carabiniere. Un altro gioco delle notti primaverili era il gioco du trentatr, cio del trentatre. Questo gioco faceva riferimento al numero di colpi che il solito carabiniere ( ogni tempo ha i suoi miti!) avrebbe dovuto battere con un sasso sopra un punto prestabilito ( di solito un muretto o il gradino di una scala ), prima di andare alla ri-

Giochi infantili di una volta


( Piroci bagliu e piroci non mbiju )
cerca dei fuggitivi. Ogni volta che ne avvistava uno, doveva gridare il suo nome e battere tre colpi col sasso. Nel caso in cui fosse stato uno dei fuggitivi ad avvicinarsi al sasso, quando il carabiniere era alla ricerca degli altri, avrebbe dovuto battere i canonici tre colpi e dire: Unu ddui e tr, fissa eri e fissa si ( Un due e tre, fesso eri e fesso sei). In tal caso tutti i prigionieri potevano essere liberati e il gioco riprendeva. Un altro gioco, largamente diffuso tra i bambini, era quello d u piroci (della trottola di legno). Bastava avere una trottola, meglio se fatta al tornio, che rispetto a quella fatta a mano girava pi uniformemente, per partecipare al gioco che vedeva la trottola di un altro giocatore, estratto precedentemente a sorte tramite la conta delle dita chiamata toccu , partendo, in senso orario, da quello immediatamente alla sinistra di colui che eseguiva lestrazione, posta dentro un cerchio disegnato per terra. Dopo avere arrotolato un pezzo di spago ( lazza) intorno alla trottola, doveva far s che la stessa, mentre cadeva a terra ballando, cio girando su se stessa, mossa dal movimento rotatorio impressole dalla lazza (che rimaneva nelle mani del giocatore ), restasse allinterno del cerchio. Ma lo scopo principale del gioco era quello di colpire con la
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punta metallica della propria trottola ( spunturi) quella dellavversario che era a terra, per cui al momento di lanciare in gioco la sua trottola, il giocatore diceva Piroci bagliu e piroci non mbiju, ( Trottola ballo e trottola non vedo), nel senso che non voleva alcuna responsabilit di quello che poteva succedere se avesse colpito con la sua quella avversaria. Il giocatore che non riusciva a far ballare allinterno del cerchio la propria trottola, avrebbe dovuto subire sulla sua un numero di picunati ( colpi ), precedentemente concordato, inferti col proprio spunturi, da tutti i partecipanti al gioco principalmente sulla cianciana, una prominenza a forma di cerchio sulla parte superiore della stessa, dove veniva agganciata la lazza. Lessenza del gioco stava tutta nel colpire violentemente con la propria trottola quella avversaria, specie se nuova e ben tornita, riducendola ad una pizzata, in modo che non girasse in modo uniforme e fosse resa inservibile. E quando la trottola aveva ricevuto molti colpi da altri piroci non solo sulla cianciana, ma anche sui fianchi, o la punta non fosse abbastanza liscia, tale da risultare deforme e non girare in maniera uniforme, si diceva che era ciciaru.. Cerano poi, tra i giochi che si facevano giocando a soldi, quelli con monetine da cinque e da dieci lire, ed erano quelli da righetta ( della riga tracciata a terra) e du battimuru ( del battimuro ). Il gioco du battimuru consisteva nellavvicinare ad una monetina metallica che si trovava gi a terra, dopo essere stata sbattuta frontalmente contro un muro di cemento da un giocatore da una distanza prestabilita di un palmo della mano, o di unaltra misura della lunghezza forfettaria di uno stecco di legno o di un pezzo di canna, un altra monetina lanciata allo stesso modo da un altro

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giocatore. Chi vinceva, fra i tanti che partecipavano al gioco, si appropriava di tutte le monetine che erano a terra. Quello della righetta consisteva nellavvicinare, con una monetina lanciata da uno dei giocatori, il pi possibile, una riga tracciata per terra. Quando due o pi giocatori riuscivano ad intersecare la stessa linea con altrettante monetine ( in posizione di bruscia: da bruciare, cio annullare ), il gioco veniva ripreso unaltra volta da tutti i giocatori partecipanti. Il vincitore si impossessava di tutte le monetine, oppure, se stabilito prima, doveva lanciarle in aria , facendo a testa o croce, dopo averle ripetutamente sguazzati ( fatti mescolare ) tra i due incavi delle mani riuniti a conchiglia. Poi cerano i giochi che si praticavano con le nocciole nel periodo natalizio. Uno di questi era quello del cacal ( della fossetta scavata nel terreno ). I giocatori lanciavano alcune nocciole ( si poteva giocare anche con le monetine ) da un punto prestabilito verso una fossetta scavata l per l nel terreno. Chi vi si avvicinava di pi incominciava dalla sua nocciola ( meglio se la mandava gi direttamente dentro ) a mandare tutte le altre, con uno o pi schiocchi concordati prima del pollice, che faceva leva sul medio, nella fossetta, dicendo, in segno bene augurante: Zito, zit, nto cacal ( cio in buca ). Quando un giocatore non riusciva a mandare la nocciola in buca, secondo i tentativi gi concordati, entrava in gioco quello che aveva la sua nocciola pi vicina al cacal . Tutte le nocciole che andavano in buca appartenevano al giocatore che ve le aveva mandate. Un altro gioco che si faceva con le noc-

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ciole ( chi ce le aveva! perch i pi poveri giocavano con i bottoni tolti agli stracci o con i tappi delle bottiglie di birra ) era quello da filareglia, cio delle nocciole allineate sul terreno. Le nocciole venivano messe in fila sul terreno con la capocchia rivolta verso il basso. Chi riusciva a colpirle con una nocciola di dimensioni leggermente pi grosse, chiamata bagliu ( che molte volte per appesantirla veniva riempita anche di piombo fuso ), si impossessava delle altre nocciole sistemata alla sinistra o alla destra di quella colpita, come precedentemente stabilito. Cera anche il gioco du cimbulegliu delle nocciole che si facevano rotolare attraverso una tegola, che vedeva vincitore colui che, facendo rotolare le sue, riusciva a toccare ( struccari ) quelle degli altri giocatori, che gi erano erano state fatte rotolare, vincendole tutte. Il gioco dei casteglia, cio dei castelli, eretti fino ad un massimo di sei, con tre nocciole a terra accostate tra di loro e una sopra di esse, dava la possibilit ad uno dei giocatori, che aveva gi sistemato a terra uno o due castelli di nocciole, di impossessarsi di quelli che aveva jettatu, cio demolito, colpendoli con u bagliu e facendoli cadere a terra, dopo aver fatto tre passi da un punto prestabilito. Nel caso in cui, lo stesso giocatore fosse riuscito ad abbatterli tutti, si diceva che i scucuzzu, li aveva abbattuti. Un altro gioco ancora che si poteva fare utilizzando le nocciole, era quello del pirigliu, cio di un treppiedi di le-

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gno sulla cui sommit era stata sistemata frontalmente una monetina. Chi riusciva a far cadere il treppiedi col lancio delle nocciole, vinceva quelle dei giocatori che avevano fallito il bersaglio. Cera poi un gioco che, a seconda dei paesi dove si praticava, cambiava nome e anche modo di eseguirlo. Lo si poteva chiamare sia gioco del gravachjumbu, oppure del trinca trincona. Esso vedeva un ragazzo nelle vesti del somarello, che doveva sopportare il peso di un altro ragazzo che stava a cavalcioni sulla sua schiena, mentre tutti gli altri assistevano al gioco, in attesa di prendervi parte. Quello che stava sopra diceva: Grava chjumbu?. Quello di sotto rispondeva: Grava, mentre quello di sopra subito incalzava: Cu chi grava? Ora quello di sotto, cio il somarello, doveva dire il nome di chi stava a cavalcioni sulla sua schiena; se sbagliava nome, quello di sopra diceva: Si Peppi ( nome a caso ) dicivi bonu facivi, cos non dicisti cu chi sentisti? ( Se Peppe tu avessi detto, bene avresti fatto, cos non hai detto, chi colui che hai sentito? ) E allora saliva un altro sulla sua schiena e il gioco riprendeva fino a che il somarello non indovinava il nome dellultimo ragazzo che vi era salito. Ma il gioco tante volte si interrompeva perch i ragazzi sulla schiena del somarello aumentavano, e lui, non riuscendo a indovinarne il nome e a sopportarne il peso, si abbassava facendo cadere tutti a terra.

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G E N TE

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D I Q U EL P A ES E D I G

E SS O

Don Tit Giurato

Di: Franco Blefari

Don Tit, diminuitivo di Attilio, era il mio maestro di prima e seconda elementare. Parlare di lui, a distanza di pi di sessantanni, mi crea una certa emozione che non so nascondere. Non tanto per ci che ha rappresentato per me, i primi passi nel mondo della scuola, lemozione delle cose che si imparano per la prima volta, ma per tutto ci che il suo nome mi evoca, che difficilmente sapr tradurre in parole ascoltando il cuore, sulla strada dei ricordi. La paura di non inquadrarlo nella giusta luce, gi mi incute paura; non solo perch potrei togliere qualcosa alla sua immagine, che non ha bisogno di celebrazioni, ma soprattutto perch non saprei rendere un giusto servigio alla storia alla quale la memoria di chi lo ha ben conosciuto meglio di me lo ha gi consegnato. Don

Tit apparteneva alla classe dei Don, avendo altri quattro fratelli ritenuti nobili per la posizione sociale che occupavano, escluso il quinto, per, Pasqualino, detto u vavusu, che, invece, viveva di luce riflessa, essendo solo portalettere col vizio del vino, ma sempre appartenente alla cerchia dei Don. Il suo nome attraversa la storia del mio paese non solo per il suo profilo carismatico di grande educatore, ma di uomo di pace, essendo stato per due legislature, quelle del 52 e del 56, alla guida politica del paese e distinguendosi per la sua grande umanit e onest intellettuale. << I primi quattro anni dellAmministrazione Giurato scrive Vincenzo Garreffa nel suo libro Benestare oltre la speranza ( Eurograf, Luglio 1996, pp 142) segnano linizio della rinascita materiale e morale del paese >>, per il fatto che Don Tit scende dal piedistallo su cui era stato posto dalla stragrande maggioranza del paese, abituata a convivere coi notabili del paese in un rapporto di sudditanza psicologica e sociale, e si avvicina alla massa di contadini, braccianti, artigiani e disoccupati col sorriso sulle labbra e il timbro di sindaco nel taschino per potere espletare il suo mandato di primo cittadino al servizio della gente anche nei giorni festivi e nelle ore serali e della notte, in cui gli uffici comunali restavano chiusi. Don Tit diventa il consigliere, lamico e il compare di tutti. Non cera matrimonio a Benestare, dove non fos-

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se invitato e chiamato anche a fare il compare danello, e non cera battesimo o cresima dove non fosse invitato in veste di padrino. La domenica, infatti, si divideva tante volte tra un matrimonio e un battesimo, non riuscendo a soddisfare, ormai, le tante richieste di comparato che gli arrivavano da tutte le parti, specie dalle fasce meno abbienti della popolazione che vedevano in lui una persona super partes, che chiamavano parrinu, padrino, aprendogli la porta del cuore, con un caldo abbraccio o un sorriso che solo il popolo dei campi, che lavorava la terra, sapeva donargli senza interesse alcuno o ipocriti infingimenti. Ma a don Tit non basta essere insegnante e primo cittadino di Benestare: il suo amore per Benestare lo porta ad essere eletto priore della confraternita del SS. Rosario, dove, in un crescendo di consensi ( non elettorali! ), d prova di profonda partecipazione alla vita civile e religiosa della nostra congrega, ispirando a tutti i confratelli, con il suo esempio, losservanza dei princpi fondamentali che, attraverso un apposito statuto, regolano la vita pubblica, privata e religiosa degli iscritti. E anche in veste di priore, con la quale scrive pagine luminose di amore verso la Madonna, a contatto di gomito con Tumasinu lorganista, suo fanatico estimatore, e di Giuseppe Cristarella, raffinato falegname e consigliere comunale, nonch mastru per antonomasia di artistici presepi fatti in chiesa, il mio maestro di scuola d prova della sua caratura umana, sociale e religiosa, creando una vera famiglia, tutti per uno e uno per tutti, nei

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rapporti col clero, i fedeli e i forestieri molto legati ai festeggiamenti in onore alla Madonna della prima domenica di ottobre. Ma nel 1960, don Tit abbandona per sempre la politica e Benestare per stabilirsi a Pergine Valsugana, nel Trentino, paese dorigine della moglie Livia, insieme ai figli Maria Grazia, Antonella e Mimmo, che dalle pagine on line di facebook piange ancora, come il padre per il resto della sua vita, il suo eterno amore per Benestare. Nella nuova terra, don Tit diventa subito un punto di riferimento per tutti i meridionali che abitano nel Trentino. Li aiuta a risolvere problemi di varia natura che hanno attinenza con lesperienza da lui maturata in campo scolastico e amministrativo, avendo fatto linsegnante e il sindaco. Ritrova nei sapori di alcuni piatti particolari della sua terra di Benestare, che lui stesso cucinava invitando tutti i parenti, il profumo di quel paese, di quelle feste paesane, che aveva lasciato per sempre. Andava spesso al mercato, dove comprava sempre qualche cosa da portare a casa dei suoi figli. Amava tanto i suoi nipotini che gli occhi, solo al vederli, gli si imperlavano di lacrime. Ogni qual volta tornava a Bovalino, dove possiede ancora una casa, lo andavo a trovare e gli portavo quasi sempre la mia ultima pubblicazione di poesie dialettali. Mi chiedeva di tutti, snocciolando un rosario di notizie sui suoi compaesani che nemmeno io stesso, che vivevo in paese, conoscevo. Una volta, appena arrivato a Bovalino, mi disse che la sera stessa sarebbe venuto a Benestare<< Vegnu - mi dissi - vegnu quandu scura ( scrissi, ispirato, vedendo dopo tanti anni non aveva reciso il cordone ombelicale col suo paese, anzi ), / stasira, si mi reggiu, a Benistari; / aspettami quand mbrunuta lura / aundi ndavi i casi

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popolari >> E quando stavo per riavviare il motore, mi ferm ancora un attimo e aggiunse: << Vegnu mi d i s s i Don Tit Giurato, al centro della foto, che balla con la Sig.ra Maria Galletta, in casa di Donna Dante, negli anni 50 allurtimu ca vogghju, / puru si no nc cchj a famigghja mia, / i brazzu gli vingli e mu mi cogghju / larrisi di la genti chi perda>>. Ecco leterna felicit fatta di piccole cose, pensai: ecco un uomo che, come tanti altri figli emigrati, lontano dalla sua terra e dalla sua gente, torna sempre col pensiero dove lo porta il cuore e dove, ora, batte quello di suo figlio Mimmo, che, lontano dal suo nido e dalla sua casa di Piazza Matrice, che lo ha visto nascere, ne ascolta, nelle conversazioni telefoniche con gli amici, i battiti pi segreti e impenetrabili, commuovendosi fino alle lacrime. Chiamai don Tit, ricordo, il giorno del suo novantesimo compleanno per fargli gli auguri, e lui si commosse al ricordo dei suoi compaesani lontani, di cui mi chiedeva, chiamandoli col soprannome, come se fosse andato via solo da poco tempo. << Ciau, Franchic >>, mi disse dopo una lunga conversazione, salutandomi per lultima volta. Lo stesso figlio Mimmo mi telefon, a distanza di qualche mese, per darmi la notizia che suo padre si era spento per sempre col nome di Benestare sulle labbra. Unonda di commozione pervase quelle persone di Benestare che non lo avevano mai dimenticato. << Non sistemau cumpari e non parenti, scrissi nel mio Paese di gesso, ricordando il sindaco e luomo Attilio Giurato non calau a compromessi e mancu a pattti, / ca cu diventa sindacu, nta nnenti, / pensa sempi pa digliu e mai pa llatti >>. Qualcuno diceva che la storia la fa chi la scrive ( manipolandola!), io invece sostengo che la storia, quella vera, la fa chi la vive, perch qualcuno che la sappia scrivere, qual-

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che volta, c sempre. E don Tit la storia di Benestare lha vissuta in prima persona, anche se poi<< Tutti quanti perdmma la memoria / quandu moru chistomu bontatusu! / ndavmu scommitatu pura storia, / si morutu ndava nu maffiusu >> . Qui habet aures audiendi, audiat. E chi vuole ascoltare, e ha i mezzi per farlo a livello istituzionale, si faccia promotore di uniniziativa tendente a consegnare il suo nome alle nuove generazioni che verranno, in un tempo in cui abbiamo tanto bisogno di modelli umani cui ispirarci e in unepoca in cui, in Italia, a livello sociale e politico, non esiste pi la cultura della legalit. E se non un monumento ad un uomo che stato licona della legalit, il simbolo di unepoca, della giustizia sociale e della trasparenza amministrativa, ( in un tempo in cui i cattivi consiglieri imponevano gi la legge del numero dei voti di cui disponevano per avere pi voce nel civico consesso), il meno che si possa fare per ricordarlo sarebbe

quello di dedicargli una strada o una piazza, col cui nome venga chiamata. Proporrei Piazza Matrice e/o Via Roma, dalla casa in cui viveva ( angolo Via Umberto, odierna casa Cristarella ) fino alla strada statale 112, attraverso tutta la via Roma. << Via don Tit Giurato, Sindaco di Benestare, 19521960 >>. E questo affinch nessuno possa mai cancellare dalla memoria il ricordo di un uomo, figlio illustre di un paese di origine contadina, che don Tit ha tanto amato e custodito gelosamente nel cuore, come un grande tesoro, per tutta la vita.

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Sky e lattuale digitale terrestre italiano a rischio estinzione


di Gianfranco Elia

Il maggior limite della legislazione sulle telecomunicazioni italiane rappresentato dalla conseguenza che, allaggiudicarsi dellasta per i diritti di trasmissione, gli eventi sono esclusivi. Ci anche se, limitandoci a considerare in Italia la fruibilit tv: satellitare-digitale terrestre, una societ televisiva non ha la possibilit di disporre adeguatamente di entrambi i canali per poter offrire i suoi contenuti agli utenti che non possiedano entrambi questi impianti di ricezione base. Ad esempio, Sky fruisce di un notevole spazio sul satellite, ripartito in trasponder; altrettanto non si pu dire in ambito digitale terrestre, ordinato in multiplex (mux). Discorso inverso per Mediaset Premium, ben messa sul digitale terrestre ma in modalit di trasmissione professionale multi-stream sul satellite, di elaborata accessibilit, specie su Hot Bird 13est, direzione verso la quale, per gli italiani, puntata la parabola. Vi siete mai chiesti perch MP, fino alla scorsa stagione, fosse lunica a trasmettere lEuropa League?. La risposta : verosimilmente il suo consiglio damministrazione aveva optato per il monopolio. Di questa pecca legislativa italiana sembrerebbe volerne approfittare anche la pay-tv Al Jazeera sport che si sta interessando sempre pi alla Serie A, i cui diritti di trasmis-

sione dovranno rinnovarsi nel 2015. Al riguardo, non traggano in inganno le recenti, mediorientali, fumate nere per la AS Roma, nel nostro caso stiamo parlando di Hamad bin Khalifa Al Thani (in foto insieme ad Obama). Trattasi niente poco di meno che dellemiro del Qatar il cui personale intervento ha convinto la FIFA a portargli a casa i Mondiali 2022 nonostante ivi, fra giugno e luglio, la temperatura giornaliera superi facilmente i 40 gradi. A chi pensava che ci avrebbe rappresentato un problema per lo svolgersi al meglio della massima competizione calcistica planetaria, lassicurazione che gli stadi verranno dotati di climatizzatori ha lasciato tutti di stucco. In effetti Al Jazeera sport comprende gi nel suo palinsesto le dirette di tutta la Serie A e della Coppa Italia, in doppio audio: araboinglese. Fruibile da chiunque, previa unanonima tessera prepagata del costo indicativo di novanta euro per un anno. La codifica utilizzata sia la viaccess che lirdeto, diverse da quelle per Tivsat o Sky. La programmazione completa si trovate su www.aljazeerasport.net. Se lesclusiva italiana per questa pay-tv araba si concretizzasse ovviamente il commento delle partite sarebbe nostrale; ne sanno qualcosa Cesare Maldini ed Altobelli che, doppiati, hanno gi prestato il loro servigi quali opinionisti in Arabia. Chiunque

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possieda un ricevitore satellitare che esegua una ricerca manuale dei canali potr averne unanteprima visualizzando in chiaro Al Jazeera Sport Global; baster inserire: frequenza mhrz 12245, polarizzazione Horizzontal, Simbol Rate 27500. Tutto questo sarebbe possibile senza un appoggio nel nostro Bel Paese?. Rumors parlano di una complicit di MP in ci ai danni di Sky. Se Sparta piange Atene per non ride. Sempre nel 2015 prevista unevoluzione del digitale terrestre che dovrebbe passare dallattuale modalit Digital Video Broadcast terrestrial 1 al DVBt 2. Si modificherebbe dunque lo standard di compressione 264 (utilizzato per le trasmissioni in alta definizione) con il 265. Il tutto per liberare spazio nei ripetitori di digitale terrestre che dovranno incrementarvi i servizi evoluti per la telefonia mobile. Ci dovrebbe per comportare la sostituzione dei ricevitori esterni e dei televisori, anche quelli acquistati questanno se, nel libretto distruzioni, non riportata la dicitura DVBt2. Opportuno chiarire ulteriormente che ci non comprometter i sistemi satellitari ma solo quelli digitali terrestri. Questulteriore stato di difficolt stato recepito da Ferdinand Kayser. Questi leader della lussemburghese Societ Europea Satelliti, proprietaria della flotta satellitare Astra che, insieme alla

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rivale Eutelsat, gestisce gran parte dei satelliti che servono lEuropa. Le due insieme ad Intelsat sono le maggiori societ satellitari al mondo. Astra a 28est irradia lintera televisione inglese, a 19est invece dove si vorrebbe ospitare Rai e Mediaset Premium. Ivi gi presenti la televisione a pagamento Canal Plus Francia, quella di Telepi Italia poi fusa con Stream, gi di propriet di Rupert Murdoch che anche padrone di BskyB in Gran Bretagna. Lo stesso squalo che in Germania ha trasformato Premiere in Sky De, rimanendo sempre a 19est, insieme alla rispettiva televisione di Stato. Proprio dalla tedesca RTL, la pi importante emittente europea in chiaro, famosa anche perch trasmette tutte le dirette del Gran Premio di Formula 1, nel 2014 abbandoner per certo il digitale terrestre tedesco per stabilirsi unicamente sul satellite. Anche se c da osservare che, paragonandovi lItalia, in Germania gli schermi televisivi per la popolazione funzionano; per il 6% con digitale terrestre. Il 35% tramite satellite ed il 50% via cavo, il restante 9% non pervenuto. Se un simile passaggio avvenisse agli utenti italiani non rimarrebbe che aggiungere un altro illuminatore alla parabola mantenendo lattuale puntamento.

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Prima comunione tra bellezza della liturgia e gioia dei bambini

Dominica 26 maggio nella solennit della Santissima Trinit, la nostra comunit parrocchiale ha vissuto con gioia la celebrazione della prima comunione dei nove bambini che hanno seguito un cammino di preparazione sotto la guida delle catechiste Mimma e Rossella.Si leggeva nei sguardi dei bambini e dei genitori,emozioni, gioie, felicit e grande spirito di preghiere. La liturgia stata animato dei suoni musicali del coro degli Angeli che ha saputo conciliare gioia e preghiera. Durante la Santa Messa il parroco don Rigobert Elangui a pronunciato questa omelia. Carissimi Fratelli e sorelle popolo Santo di Dio, la Madre Chiesa celebra oggi la solennit della Santissima Trinit, il mistero di Dio Uno e Trino. Mistero centrale della nostra fede. Celebrando questa verit di fede cosa dobbiamo trattenere? La Santissima Trinit significa che in Dio ci sono tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo e tutte e tre sono Dio. Tipico di queste tre persone non la solitudine (non sono tre divinit) ma lessere in relazione con gli altri due. C chi Ama (ovvero il Padre), chi si sente Amato (ovvero il Figlio) e c lAmore (ovvero lo Spirito) che li unisce. La festa della Trinit Santa ci insegna

che Dio Amore; Dio Relazione. E per parlare della relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo, si us una parola: pericorsi. Peri-coreo vuol dire andare attorno, danzare (il choros la danza). La Trinit Vita, Relazione, Danza, Divenire, Amore, Comunicazione, Darsi e Riceversi. Quindi celebrando questo mistero noi dobbiamo chiedere al Signore la grazie dellamore, del dialogo, dellaccoglienza reciproco senza il complesso di inferiorit e di superiorit allimmagine di questo trinitario che siamo stati battezzati e professiamo ogni domenica nel Credo. Ora mi rivolgo ai nostri bambini Cari amici, grande la mia gioia nel vedervi qui, cos pieni di fervore, belli per celebrare la santa messa nella quale riceverete per la prima volta Ges eucaristia.. Vi saluto tutti e ognuno in particolare con la pi profonda tenerezza, saluto i vostri genitori e parenti e le catechiste che vi hanno preparati e accompagnati.Ci troviamo dinanzi alla vostra meravigliosa innocenza, ai vostri occhi sfavillanti, ai vostri irrequieti sorrisi!Cari bambini e bambine! Vi siete preparati alla vostra Prima Comunione con tanto impegno e tanta diligenza, e il vostro primo incontro con Ges un momento

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di intensa commozione e di profonda felicit. Ricordate per sempre questo giorno benedetto della Prima Comunione! Ricordate per sempre il vostro fervore e la vostra gioia purissima!. Voglio lasciarvi alcuni pensieri, che vi possano servire per mantenere sempre limpida la vostra fede, fervoroso il vostro amore a Ges Eucaristico, innocente la vostra vita.

Ges quindi ha voluto rimanere con noi per sempre! Ges ha voluto unirsi intimamente a noi nel1. Ges presente con noi. Ecco il primo pen- la Santa Comunione, per dimostrarci il suo amore siero. direttamente e personalmente. Ognuno pu dire: Ges risorto, asceso al cielo; ma ha voluto rima- Ges mi ama! Io amo Ges. nere con noi e per noi, in tutti i luoghi della terra. Santa Teresa di Ges Bambino, ricordando il giorLEucaristia davvero uninvenzione , istituzione no della sua Prima Comunione, scriveva: Oh, come divina! fu dolce il primo bacio che Ges diede

Prima di morire in Croce, offrendo la sua vita a l Padre in sacrificio di adorazione e di amore, Ges istitu lEucaristia, trasformando il pane e il vino nella sua stessa Persona e dando agli Apostoli e ai loro successori, i Vescovi e i Sacerdoti, il potere di renderlo presente nella Santa Messa.

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alla mia anima!... fu un bacio damore, io mi sentivo amata e dicevo a mia volta: Vi amo, mi dono a voi per sempre... Teresa era sparita come la goccia dacqua che si perde in seno alloceano. Restava solo Ges: il maestro, il Re . E si mise a piangere di gioia e di consolazione, tra lo stupore delle compagne.

ne della Santa Messa.

Ges presente nellEucaristia per essere incontrato, amato, ricevuto, consolato. Dovunque c il sacerdote, l presente Ges, perch la missione e la grandezza del Sacerdote proprio la celebrazio-

Ges presente nelle grandi citt e nei piccoli paesi, nelle chiese di montagna e nelle lontane capanne dellAfrica e dellAsia, negli ospedali e nelle carceri. 2. Ges il vostro pi grande Amico e vostro pastore. Ecco il secondo pensiero.

Cari bambini! Ricevete spesso Ges! Rimanete in lui; lasciatevi trasformare da lui! Non dimenticatelo mai! Ges vuole essere il nostro amico pi intimo, il nostro compagno di strada.

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C e r tamente avete tanti amici; ma non potete stare sempre con loro e non sempre essi possono aiutarvi, ascoltarvi, consolarvi. Ges invece lamico che non vi abbandona mai; Ges vi conosce uno per uno, personalmente; conosce il vostro nome, vi segue, vi accompagna, cammina con voi ogni giorno; partecipa alle vostre gioie e vi consola nei momenti del dolore e della tristezza. Ges lamico di cui non si pu pi fare a meno, quando lo si incontrato e si capito che ci ama e vuole il nostro amore. Con Ges eucaristia, potete parlare, confidare; a lui potete rivolgervi con affetto e fiducia. Ges mor-

to addirittura in Croce per nostro amore! fate un patto di amicizia con Ges e non rompetelo mai! In tutte le situazioni della vostra vita, rivolgetevi allAmico Divino, presente in noi con la sua grazia, presente con noi e in noi nellEucaristia. E siate anche i messaggeri e i testimoni gioiosi dellAmico Ges nelle vostre famiglie, tra i vostri compagni, nei luoghi dei vostri giochi e delle vostre vacanze, in questa societ moderna, tante volte cos triste e insoddisfatta. 3. Ges ci attende. Ecco lultimo pensiero. Ricevete spesso Ges per non dimenticare mai il

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paradiso, per essere sempre in marcia dere bella la vita a tutti con lobbedienza, verso la casa del Padre Celeste, per gustare gi un con la gentilezza, con la buona educazione! Il sepoco il paradiso! greto della gioia la bont!. Fate la prima comuQuesto aveva capito Domenico Savio, che a sette nione, abbiate veramente il senso della comunioanni ebbe il permesso di ricevere la Prima Comu- ne, dellappartenenza alla Chiesa. LEucaristia il nione, e in quel giorno scrisse i suoi propositi: sacramento dellamore, della fraternit, dellunit. Primo: mi confesser spesso e far la Comunio- Crescete nella coscienza che la chiesa una famine tutte le volte che il sacerdote me lo consiglier. glia. Secondo: voglio santificare i giorni festivi. Terzo: i miei amici saranno Ges e Maria. Quarto: la morte ma non peccati.

E a voi, genitori e parenti, dico con fiducia: amate i vostri bambini , rispettateli, edificateli! Siate degni della loro innocenza e del mistero racchiuso nella Carissimi, loro anima, creata direttamente da Dio! Essi hanno c o n c l u - bisogno di amore, di delicatezza, di buon esempio, do dicen- di maturit! Non trascurateli! Non traditeli! Insedo a voi, gnateli le cose di Dio b a m b i n i Tutti vi affido a Maria Santissima, la nostra Madre e bambi- del cielo, la Stella del mare della nostra vita: prene, man- gatela ogni giorno voi, fanciulli! Date a lei, a Maria tenetevi Santissima, la vostra mano perch vi conduca a ridegni di cevere santamente Ges. Ges che E rivolgiamo anche un pensiero di affetto e di soricevete! lidariet a tutti i fanciulli sofferenti, a tutti i bamSiate in- bini che non possono ricevere Ges perch non lo nocenti conoscono, a tutti i genitori che sono stati doloroe ge- samente privati dei loro figli o sono delusi e amanerosi! reggiati nelle loro aspettative. Impeg n a - Nel vostro incontro con Ges pregate per tutti, ractevi a comandate tutti, invocate grazie e aiuti per tutti!E r e n - pregate anche per me vostro umile amico.

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Benestare, celebrata la seconda festa degli anziani, dopo il dolore la speranza.


di Adelina B. Scorda BENESTARE - Interroga gli anziani e te lo diranno, in questa frase racchiuso tutto il significato che la seconda edizione della festa degli anziani conclusasi poche ore fa a Benestare ha voluto e vuole trasmettere. Voluta fortemente dal parroco Elangui Rigobert, con la partecipazione dellamministrazione comunale e del sindaco Rosario Rocca, che nonostante latto intimidatorio consumatosi nella notte tra venerd e ha detto don Rigo incarnano i valori morali, religiosi e sociali umani ed importante secondo me ricordare, soprattutto oggi, alla societ di cui facciamo parte, linestimabile valore che hanno per le nostre vite, attirando su di loro quellattenzione che spesso manca. Troppo spesso abbandonati e soli, gli anziani vengono visti non come un bene prezioso ma come un peso, un impedimento nel vivere senza problemi e

sabato, non ha voluto n annullarla, n tantomeno rimandarla.Un magnifico esempio di come nulla, neppure il pi vile fra i gesti possa fermare o abbattere quel desiderio di amore, amicizia e fratellanza che anima la sua missione. La seconda edizione della festa degli anziani che si svolge in primavera, dunque iniziata con un momento di accoglienza nella chiesa matrice, seguito dalla celebrazione eucaristica officiata dal parroco e dalla benedizione di tutti i presenti. Una conclusione in allegria, poi, come vuole non solo la nostra tradizione, ma anche quella congolese. Un pranzo per tutti nei locali dellasilo accompagnato da qualche canto improvvisato e dalle voci spensierate di tanti bambini. Laria triste che si respirava nelle ore successive allincendio ha lasciato spazio a un giorno di festa che ha voluto ricordare limportanza rivestita da chi ha raggiunto ormai let della saggezza. Loro

senza grosse responsabilit le nostre vite troppo frenetiche. La cura, lattenzione e la pazienza che richiedono diviene nella maggior parte dei casi una fatica impossibile da sopportare, dimenticando che nei loro nei loro visi, e nelle loro mani scritta a solchi la bellezza della vita. Il senso di questa festa e di questo giorno tutto racchiuso in un proverbio africano che recita cos: quando un anziano muore in Africa una biblioteca che brucia. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Nb: Ringraziamo il gruppo Caritas e i genitori del comitato delloratorio per limpegno e il lavoro fatto con amore per i nostri anziani.

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Successo del coro S. Maria della Misericordia al raduno dei cori parrocchiali
Grande successo , del nostro coro parrocchiale S. Maria della Misericordia(coro dei grandi) al ventiduesimo raduno dei cori parrocchiali organizzata dalla commissione liturgica diocesana nella Chiesa parrocchiale di Mammola, domenica 14 aprile 2013. Il brano esibito dal nostro coro stato Aprite le porte a Cristo di Marco Frisina . Le ottime voci dei coristi hanno emozionato i presenti, il coro ben accompagnato allorgano da Laura perrone, e dal Gianluca Orlando e magistralmente diretto da Alessia Parisi , con la partecipazione della quasi totalit dei suoi componenti , ha Saputo creare un atmosfera di gioia nellassemblea . . Lapprezzamento dellesibizione stato espresso con lunghi applausi di un Chiesa piena. Compimenti al nostro coro che ci ha onorato.

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IN A T I V

PARROCCHIA

Diversi appuntamenti

-Domenica 2/06/2012 Ore 10:00 Chiusura dellAnno catechistico( condivisione tra ragazzi, catechisti e genitori) Ore:17:00 Adorazione eucaristica comunitaria in comunione con il Santo Padre Ore 18:00 S.Messa seguita dalla processione eucaristica

-Giovedi 13/06/ 2013 Festa di S.Antonio (Vedere il Programma)

-Sabato 15/06/2013 Oratorio festa degli incontri

- Domenica 23/06/ 2013 Festa Regina della pace a Scarparina

-Domenica 30/06/2013 Santa Messa delle Cresime.

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ANAGRAFE PARROCCHIALE

1-BATTESIMO - Garreffa Attilio -

2-Matrimonio - Caminiti Antonio e Giorgi Maria

3- DEFUNTI
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- Macr Giuseppe di anni 43 -Macr Tommaso di anni Argir Fedele Giuseppe di anni 6 Polliffrone Ferdinando Antonio di anni 89 -Rocca Maria Rosa di anni 91

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- -Chiarantano Michele di anni 85

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SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI S. Antonio da Padova Benestare dal 01 al 13 Giugno 2013


Carissime Consorelle, Confratelli e devoti di SantAntonio, Papa Francesco afferma: Camminare, edificare e confessare sono le linee della Chiesa. Se non camminiamo, se non edifichiamo, se non confessiamo, diventeremo una ong. perci, la celebrazione della festa di S. Antonio in questanno della fede per noi un opportunit di riscoprire, la nostra fede, e di renderla dinamica e operosa. S. Antonio di Padova, che noi onoriamo, visse per tutta la sua vita, con assoluta fedelt al Vangelo, e divenne il Santo per eccellenza. La Chiesa lo venera solennemente come uomo di Dio, vero apostolo, sapiente dottore evangelico e potente intercessore, raccomandandone limitazione. S. Antonio ci aiuti ad incontrare Ges nellumilt, la povert e lamore. Don Rigobert Elangui PROGRAMMA RELIGIOSO Sabato 01 GIUGNO 2013 Inizio Tredicina Tutte le sere presso la Chiesa di S. Giuseppe: Recita rosario popolare. Celebrazione Santa Messa. Le celebrazioni saranno animate ogni sera dai vari gruppi parrocchiali. Domenica 02 GIUGNO 2013 Solennit del Corpus Domini Celebrazione Santa Messa, presso la Chiesa di S. Giuseppe. Celebrazione S. Messa, presso la Chiesa Matrice. Seguir la processione per le vie del paese.

Ore 17:30 Ore 18:30

Ore 09:30 Ore 18:00

Venerd 07 GIUGNO 2013 Solennit del Sacro Cuore Dalle ore 09:00 alle 12:00 Visita agli ammalati. Ore 17:30 Solenne adorazione eucaristica comunitaria in onore del Sacro Cuore di Ges. Ore 18:30 Celebrazione Santa Messa e consacrazione al Sacratissimo Cuore di Ges. Seguir un breve processione e fiaccolata, dalla Chiesa di S. Giuseppe alla Chiesa Matrice. Sabato 08 GIUGNO 2013 Accoglienza e venerazione della Reliquia di S. Antonio da Padova Ore 17:30 Accoglienza della reliquia di S. Antonio, presso la Cappella di S. Barbara (ex

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residenza Leocane - via Margherita), che verr portata in processione alla Chiesa di S. Giuseppe, dove sar celebrata la Santa Messa, a cui seguir la venerazione della reliquia e lunzione degli ammalati. Gioved 13 GIUGNO 2013 Solennit di S. Antonio da Padova Ore 08:30 Celebrazione Santa Messa. Ore 12:00 Supplica a S. Antonio. Ore 18:00 Celebrazione Santa Messa e benedizione di tutti i bambini. Seguir la processione della sacra effigie del Santo, per le vie di Benestare. PROGRAMMA CIVILE Sabato 08 GIUGNO 2013 Ore 20:00 Momento di condivisone in P.zza S.Giuseppe, con musica e balli e degustazione di prodotti tipici. Mercoled 12 GIUGNO 2013 Ore 21:30 Esibizione in Piazza Municipio del cantautore reggino DEMETRIO AROI Gioved 13 GIUGNO 2013 Ore 06:00 Il giorno dei solenni festeggiamenti in onore di S. Antonio da Padova, sar annunciato dalle melodiose note del Mattutino. Ore 8:00 Arrivo del NUOVO GRAN CONCERTO BANDISTICO CITTA DI PAZZANO, diretto dal M Concertatore Andrea Graziani, che per tutta la giornata sfiler per le vie del paese.

Ore 21:30 In Piazza Municipio concerto del gruppo etno calabrese Le vie del paese saranno illuminate dalla ditta Guidace di Benestare

La Confraternita ringrazia il Parroco, lAmministrazione Comunale, le Forze dellordine, tutti i fedeli e i paesi viciniori che hanno collaborato per la buona riuscita della festa. Il Priore Ferdinando Parisi Il Parroco Don Rigobert Elangui

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