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Davvero la vita consacrata essere considerato è una penso si possa affermare che la vita
Consacrata, nella chiesa sia una risorsa, poi che proviene da una lunga tradizione di Carismi spirituali,
di opere proprie e di istituzioni ecclesiali di carattere educativo, assistenziale, caritativo e pastorale
profondamente inserti nel territorio diocesano e nella e nella esperienza della chiesa
Tutta via, la vita consacrata mostra una certa fragilità strutturale dovuta al calo numerico dei propri
Membri alla, aumento dei decessi, alla progressiva della invecchiamento, alla mancanza di forze
nuove alla amarezza da parte dei superiori degli istituti religiosi di dover chiudere ogni anno molte
case. È una situazione che si ripercuote sui singoli membri, spesso generando ripiegamenti pensieri
nostalgici e pertanto, una risorsa fragile e, come tutti gli oggetti fragili preziosa.
La Riflessione sulla, ecclesiologia di comunione porta alla convinzione che la comunione è fatta
da soggetti diversi, consapevoli della propria specificità, che sanno coi che sono e che vogliono.
emerge perciò la necessità anche per la vita consacrata essere di chiarire la propria identità e
specificità all’interno della comunità ecclesiale.
La chiesa ha l’obbligo di aiutare i consacrati ad essere fedeli alla propria identità, fedeli alla
spirito .pastori devono richiudere ai consacrati la testimonianza di un amore ardente per cristo e per
l’umanità solo rimanendo fedeli alla natura e alla logica del carisma, essi possono servire la missione
della chiesa. soltanto servendo la chiesa salvano la loro Identità. a volte pare si abbia paura a parlare
di specificità, di quella specificità che porta a diversità di modi di essere e, quando si affronta il
problema della specificità, si finisce per affrontar strumento Strumentalmente, cercando solo di
definire chi fa e che cosa fa all’interno della comunità ecclesiale.
In questo anno sarà opportuno che ogni famiglia carismatica ricordi i suoi inizi, il suo sviluppo
storico, per ringraziare Dio che ha Offerto alla chiesa così tanti doni che la rendono bella e attrezzata
per ogni opera buona sia questo ’anno della vita consacrata un’ occasione anche per confessare con
umiltà e insieme, con grande confidenza in dio amore la propria fragilità e per viverla come
esperienza dell’amore misericordioso del signore, un’occasione per gridare alla mondo con forza e
per testimoniare con gioia la santità e la vita presenti nella gran parte di coloro che sono stati
chiamati a sequire cristo nella vita consacrata la vita consacrata, oggi sembra diventata un po' afona
quasi muta o sordomuta, o senza un volto preciso incapace di dare ragione di confessare i motivi
della sua speranza e di spremere la b Bellezza di una vita totalmente consacrata all’eterno e sempre
meno credibile nell’altare altri a unirsi in questo viaggio. stiamo volando al ribasso, raso terra, il poco
ci basta, sentiamo forte la tentazione di vivere senza illusione, o coi attenua la creatività non
crediamo sempre nello stile di vita che professiamo. nella vita consacrata i veri problemi noi
consistono tanto nell’invecchiamento condizionamenti socio-culturali, accettare la morte del
tradizionale modello di vita consacrata, a ritrovare la scintilla ispiratrice da cui è iniziata la sequela.
ripartire da cristo così possiamo integrare le continue chiamate che la vita ci chiede di
considerare, perché dalla fedeltà di fondo nasce la libertà per essere creative, soprattutto in quelle
chiamate che definiamo piccole e quotidiane la prima quella di integrare il limite. i fratelli di istituto,
sognati in un certo modo hanno i loro difetti, il lavoro che siamo facendo soffre la routine, il veni
meno delle forze può rendere più visibili la gratuità del vangelo sul volto sereno di chi impara da
invecchiare, di chi sa smettere di lavorare senza sentirsi inutile, di chi sa abitare la crisi di identità
degli uomini e delle donne del nostro tempo, nella con saperiolezza che anche le nostre. Abitate
dalla grazia si trasforma in freschezza e annuncio pasquale of vc.44 l’anno della vita consacrata sarà
anzitutto un occasione privilegiata per fare memoria grata del cammino per corso ad oggi, per pro
seguire questo cammino con coraggio e vigilanza e sa usare scelte che onorino il carattere profetico
della identità dei consacrati e delle consacrate, affiche sia manifestata nell’oggi la preminente
grandezza della grazia vittoriosa di cristo e l’infinita potenza dello spirito santo che opera nella
chiesa. così anche il nostro amen all’accoglienza del corpo e del Sangue del Signore. Non è questo un
modo profondamente fecondo di vedere la nostra Consacrazione come Religiose Perché nonostante
la meravigliosa diversità di Carismi che contraddistinguono le comunità di Religiose e Religiose della
chiesa la nostra trasformazione interiore come quella del pane e del vino che diventando corpo e
sangue di Cristo rende tutti noi la santa presenza di Cristo nella nostra vita consacrata, attraverso i
voti di povertà, castità e obbedienza.
Dobbiamo vivere con passione convertici in uomini e donne appassionati per quel dio che si
è appassionato per questo nostro mondo, non possiamo vivere come consacrati senza incarnare le
grandi passioni evangeliche, concretamente nostro è favorire tutto ciò che profuma di desiderio di
rinnovamento tanto nella vita comunitaria, per poterci, aprire alla novità dell’incontro con dio e alla
ricerca comunitaria con i fratelli e le sorelle.
La domanda che siamo chiamati a rivolgerci in questo anno è se come anche noi ci lasciamo
interpellare dal vangelo se esso è davvero il ’’vademecum’’ per la vita di ogni giorno e per le scelte
che siamo chiamati ad operare. esso è esigente e domanda di essere vissuto con radicalità è
sincerità, non basta leggerlo eppure lettura e studio rimangono di estrema importanza non basta
meditarlo e lo facciamo con gioia ogni giorno Gesù ci chiede di attarlo, di vivere le sue parola
Gesù, Dobbiamo domandarci, ancora, e davvero il primo è l’unico amore come ci siamo
prefissi quando abbiamo professato i nostri voti soltanto se è tale, possiamo e dobbiamo amare nella
verità e nella misericordia ogni persona che incontriamo sul nostro cammino, perché avremo da Lui
che cose l’amore e come amare,
L’Anno della Vita Consacrata ci interroga sulla fedeltà alla missione che stata affidata. Oggi cè
bisogno di non Essere testardi, ma disponibili, Non possiamo cercare solo come portare avanti ciò
che si faceva abitualmente, ma accorre riprendere la coscienza della vocazione SPIRITIALE.
Per concludere Lascio la conclusione alla riflessione su un verbo, IL Papa ha usato per
spremere una caratteristica di questo Anno’ ’deve essere un, occasione per gridare.
Penso che noi abbiamo motivi per non gridare, pensiamo non ci sia un motivo per farlo,
pensiamo a cosa direbbero gli altri, pensiamo che non Vogliamo disturbare, pensiamo che alla nostra
età non sia opportuno, pensiamo, Viviamo in un tempo in cui gridano solo i tifosi ed i dimostrati
Eppure il Papa ci invita a farlo, Forse si può intendere cosi la vita consacrata come una vita che
grida ,Forse i consacrati dovrebbero essere persone disponibili a farsi voce dello Spirito, a gridare il
Vangelo con la vita,
Gridare è dare voce all’incontenibile, al dono che ci abita e sovrabbonda, gridare per dire che
siamo persone contente e per irradiare la gioia.
Simone di Giovanni, mi ami tu più di questi conosciamo tutti la struggente pagina che chiude il
quarto Vangelo e che riporta il dialogo tra Gesù e Pietro sul bordo del lago di Tiberiade, dopo la
Risurrezione di Gesù ma penso che quella domanda del Signore sia una Domanda di duemila anni, si
pone ad ogni fedele che abbraccia la vita consacrata ,’’mi ami tu più di questi’’ Questa incalzante
domanda deve essere sempre presente nel cuore di ogni consacrato, anche nei momenti di
scoraggiamento e di prova per le debolezze personali, per la difficoltà di vivere la missione.
E’solo un amore grande ed indomabile per Cristo che qualifica la vita consacrata e la rende
profetica.me ricorda che addetto il PAPA ripongono grande fiducia in voi, sorelle e fratelli carissimi,
soprattutto per il contributo che potete offrire a rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita
cristiana, cose da elaborare insieme forme nuove di vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide
attuali.
Qui c’è la questione dell’identità sia della vita religiosa che dei singoli religiosi. Questa identità
è vissuta intimamente in comunione responsabile con la Chiesa e la società allargate. Qual è lo stato
di vita specifico, la vocazione e la missione particolare del religioso oggi ’che cosa siamo chiamati a
dare alla Chiesa e, attraverso la Chiesa, all’umanità e alla storia umana’ Questo sforzo di grazia, ma
porta con sé anche le sue potenzialità di pericolo. Nell’incontro guarderemo a questa situazione di
oggi e tenteremo di trarre fuori la risposta profetica il documento offre vita consacrata completa i
precedenti Sinodi fedeli laici e sacerdoti dedicati alla trattazione dei’’ tratti distintivi degli stati di vita
voluti dal Signore Gesù per la sua Chiesa’’. Questa vita che siamo stati chiamati a vivere e alla quale
ciascuno di noi ha dato il proprio ‘’amen’’ personale non è qualcosa di facoltativo per la Chiesa o per
il mondo la Chiesa,,
Fin dai primi secoli della Chiesa, uomini e donne si sono sentiti chiamati ad imitare l’incarnazione del
Mondo che ha assunto la condizione di servo. Hanno cercato di seguirlo vivendo in modo
particolarmente radicale, attraverso la professione monastica , le esigenze che scaturisce dalla
partecipazione al Battesimo nel mistero pasquale della sua morte e risurrezione. In tal modo,
diventando portatori della Croce, hanno cercato di diventare portatori dello Spirito, uomini e donne
autenticamente spirituali, capaci di donare alla storia una fecondità nascosta con la lode e
l’intercessione incessanti, da Spirituale consigli e opere di carità .
L’importanza della vita consacrata si situa nell’incarnazione del Verbo. Cristo stesso ha
coscientemente scelto, per il regno di Dio, di vivere casto, povero e in obbedienza al Padre suo. I
consacrati e le consacrate continuano a fare questo stile di vita storico di Gesù Cristo presente in
storia contemporanea. Ciò ha senso solo se questo modo storico di vivere di Cristo due mila anni fa
ha una rilevanza duratura in ogni generazione e quindi ne fa un’esperienza primordiale in
(originaria)della persona umana.
L’introduzione all’enciclica afferma che lo scopo del Documento è duplice. In primo luogo, per
condurci ad una più profonda comprensione del dono della vita consacrata negli aspetti della
consacrazione, della comunione, e della missione. In secondo luogo, aiutare i Religiosi a scoprire
ulteriori stimoli per affrontare in modo spirituale e apostolico le nuove sfide del nostro tempo.
All’interno del corpo stesso dell’enciclica si afferma che il primo ed essenziale dei consigli
evangelici è il vicolo temuto della castità per il regno dei cieli. Altrove si afferma che <<Chiesa ha
sempre insegnato la preminenza della perfetta castità in vista del Regno, e giustamente la considera
la ‘’porta’’ di tutta la vita consacrata.
La visione dell’uomo che contempla Dio e quindi contempla la propria dignità, essendo creato
a immagine e somiglianza di Dio, è sostituita dall’uomo che contempla una caricatura di se stesso, e
vuole che questo gli parli della verità della propria vita.
Ma il nostro è un secolo che ha voglia di sentire ancora una volta la voce sonora del portatore
di buone notizie. Per chè cercare tra i morti chi è vivo Non è qui, è risorto. Prima di addentrarci in
ulteriori analisi della situazione in cui ci troviamo oggi, poniamo anzitutto davanti ai nostri occhi la
fonte della verità della vocazione della persona umana. La verità è che solo nel mistero del Verbo
incarnato prende corpo il mistero dell’uomo su luce. Perché Adamo, il primo uomo era una figura di
colui che doveva venire, ciò Cristo Signore. Cristo, ultimo Adamo ,mediate la rivelazione del mistero
del Padre e del suo amore, rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso e gli manifesta la sua
vocazione suprema. Non sorprende, quindi, che in lui tutti le suddette verità trovino la loro radice e
raggiungano il loro coronamento.
Colui che è l’immagine del Dio invisibile’’(Col.1,15), è Lui stesso l’uomo perfetto. Ai figli di Adamo
restituisce la somiglianza divina che era stata sfigurata dal primo peccato in poi. Ammesso che non
sia stato annullato, per questo stesso fatto è stato elevato a divino dignità anche nel nostro rispetto.
Con l’incarnazione, in fatti, il Figlio di Dio si è unito in qualche modo ad ogni uomo. Ha lavorato con
mani d’uomo. Ha pensato con mente d’uomo, ha agito per scelta d’uomo e a amato con cuore
d’uomo, Nato della Vergine Maria, si è fatto veramente uno di noi, come noi in tutto tranne che nel
peccato.
IL compito di vivere i consigli evangelici, professati come la castità, la povertà e l’obbedienza, non
è quello di cercare di disincarnarsi e vivere una vita spirituale preoccupata di isolarsi dal mondo.
Questa è sempre una pratica tentazione eretica in ogni generazione. È vero che questi voti
comportano per loro natura una rinuncia. Tuttavia, più importante della rinuncia in questione, che è
solo sebbene essenziale nella vita consacrata, un mezzo verso qualcos’altro, è il per. il per della
rinuncia è il regno dei cieli. Siamo chiamati a vivere in una tensione escatologica. Sforzandoci sempre
di guardare il volto trasfigurato di Cristo per diventare nel nostro stesso corpo icone viventi di Cristo.
Come Vita Consacrata.