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ANZIANA
- Ipertensione arteriosa
- Malattie cardiovascolari
- Malattie respiratorie croniche
- Osteoporosi
- Patologia tiroidea
- Diabete mellito
- Demenza
- Malattia di Alzheimer
IPERTENSIONE ARTERIOSA
I cambiamenti strutturali e funzionali delle arterie
conseguenti all’invecchiamento determinano l’alta
prevalenza dell’ipertensione nel paziente anziano. Si
stima infatti che il 75% delle persone ultra sessantenni
sia iperteso. L’ipertensione arteriosa è un importante
indicatore di mortalità nel soggetto anziano. È stata
infatti ampiamente dimostrata la correlazione diretta di
valori superiori alla media di pressione arteriosa con
una probabilità più alta di contrarre patologie croniche
e acute (ictus,infarto miocardico, scompenso cardiaco,
apero-sclerosi carotidea, ecc.).
IPERTENSIONE ARTERIOSA
La corretta gestione del paziente anziano con
conosciuta o sospetta ipertensione, prevede
innanzitutto una determinazione accurata della
pressione arteriosa.
Per comprendere se siamo di fronte a valori
pressori anomali oppure normali, a livello
internazionale sono stati definiti, per le persone
in età avanzata, i valori di 140/90 mmHg come
limiti superiori oltre i quali si può parlare di
ipertensione arteriosa.
IPERTENSIONE ARTERIOSA
Purtroppo la pressione alta dell’anziano è in genere
asintomatica, mentre i sintomi della pressione bassa,
di per sé meno pericolosa per l’organismo, possono
essere avvertiti come capogiri frequenti nei cambi di
posizione, stanchezza di fondo, spossatezza, ecc. La
pressione bassa diventa insidiosa soprattutto in termini
indiretti: l’anziano è in genere meno veloce nel reagire
quando avverte un principio di svenimento da calo
pressorio e, pertanto, può facilmente procurarsi delle
lesioni nella conseguente caduta a terra.
IPERTENSIONE ARTERIOSA
La qualità della pressione arteriosa è molto
influenzata dallo stile di vita individuale:
alimentazione e attività fisica sono infatti due
importanti “leve” su cui poter agire direttamente
per preservare un buono stato di salute
generale, che è alla base della prevenzione
dell’ipertensione.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Scompenso cardiaco, aritmie, ecc.
Lo scompenso cardiaco è una patologia di particolare
interesse geriatrico, la cui prevalenza aumenta
notevolmente con il crescere dell’età. Questa patologia
si può pertanto considerare strettamente “età-
correlata”. La sua incidenza è destinata a crescere in
futuro, sia in rapporto all’invecchiamento della
popolazione, sia per i progressi in terapia
cardiovascolare, che comporteranno una
sopravvivenza sempre più lunga delle persone
cardiopatiche.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Le patologie più frequentemente responsabili di
scompenso cardiaco nell’anziano sono la
cardiopatia ischemica e la cardiopatia
ipertensiva, spesso tra loro associate.
Per quanto riguarda le aritmie, una di notevole
interesse geriatrico è la fibrillazione atriale,
facile da riconoscere clinicamente, attraverso
l’ascoltazione cardiaca e la palpazione del polso
radiale, e diagnosticabile con certezza
attraverso l’ECG.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Numerose patologie possono essere responsabili di
questa aritmia, in particolare le valvulopatie, la
cardiopatia ischemica e l’ipertensione arteriosa.
La F.A. cronica comporta l’insorgenza di numerosi
sintomi: palpitazioni, affaticabilità, dispnea, vertigini,
angina, sincope.
La conseguenza più importante di questa aritmia è
rappresentata dall’aumento del rischio cardio-embolico
ed in particolare dell’incidenza di ictus cerebrale.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Le persone con F.A. cronica assumono in terapia
dei farmaci anticoagulanti o antiaggreganti. In
entrambi i casi l’effetto collaterale che ne
consegue è di tipo emorragico.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
L’apparato respiratorio tende a ridurre gradualmente la
sua funzione con il passare degli anni. Alla base della
ridotta funzione respiratoria vi sono delle modificazioni
strutturali:
-riduzione volumetrica dei corpi e dei dischi vertebrali che
causano una chiusura della gabbia toracica
-ossificazione delle cartilagini condro-costali
-rigidità e deformazione dei legamenti articolari
-ipotrofia dei muscoli respiratori ed ausiliari
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Altre modificazioni si evidenziano a livello dei bronchi:
-la mucosa di rivestimento si assottiglia
-le ghiandole mucipare aumentano di volume
-la componente muscolare si riduce e prevale la struttura fibrosa
-l’epitelio bronchiale di rivestimento tende a perdere le ciglia
vibratili che sono indispensabili per l’allontanamento delle
particelle di muco o corpuscolate
A livello vascolare e polmonare i capillari polmonari tendono a
ridursi di numero pertanto non vengono ossigenati a sufficienza.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Le modificazioni elencate provocano delle
alterazioni sull’apparato respiratorio.
L’espirazione tende ad essere prolungata ed
equivalente come durata all’inspirazione,
aumentando così la frequenza degli atti
respiratori.
Ginnastica respiratoria e ginnastica posturale
aiutano a prevenire problemi respiratori.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
La ginnastica previene e corregge le alterazioni
scheletriche e muscolari come le alterazioni del
trofismo dei muscoli della parete toracica e del
diaframma, le limitazioni funzionali, ecc.; migliora le
secrezioni bronchiali migliorando l’espansione e
l’elasticità polmonare; potenzia il movimento
diaframmatico delle coste e si ha una maggiore
ossigenazione del sangue.
Pertanto, un primo intervento che sicuramente agevolerà
la meccanica respiratoria, sarà l’utilizzo di una corretta
ginnastica posturale per correggere un’errata postura
dell’anziano.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Gli obiettivi della ginnastica posturale sono:
- Presa di coscienza della propria postura
- Riequilibrio della propria postura
- Mobilizzazione della colonna vertebrale
- Apprendimento delle posizioni e dei movimenti
corretti.
Un secondo intervento abbinato alla ginnastica
posturale è la ginnastica respiratoria.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Gli obiettivi della ginnastica respiratoria sono:
- Presa di coscienza dell’atto respiratorio e sue
possibilità di modulazione e controllo (fasi della
respirazione, apnea, respirazione toracica,
respirazione addominale, ecc..
- Presa di coscienza e controllo della muscolatura
respiratoria
- Rilassamento
- Sollecitazione della funzione respiratoria
OSTEOPOROSI
Patologia abbastanza comune che impatta direttamente sulle
capacità motorie del soggetto.
È una condizione caratterizzata dalla diminuzione della massa
ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto
osseo.
Questo in sostanza si traduce in un aumento della fragilità delle
ossa, con conseguenti fratture più frequenti, spesso nelle zone
dei polsi, delle vertebre o del femore. Tale patologia può essere
associata a diverse malattie, disturbi ormonali, carenze
alimentari, forme ereditarie e l’assunzione cronica di alcuni
farmaci.
OSTEOPOROSI
Le donne vengono colpite più precocemente a causa degli squilibri
ormonali derivanti dalla menopausa.
Il comparire di sintomi di dolore alla colonna vertebrale è legato
alla presenza di microfratture che possono portare al crollo dei
corpi vertebrali. Negli stadi più avanzati della malattia può
addirittura accadere che sia sufficiente sollevare male un peso o
inciampare mentre si cammina per provocare la frattura del collo
del femore.
La terapia, che però non è in grado di curare l’osteoporosi, ma solo
di rallentarne il processo, si basa sulla somministrazione di
calcio.
OSTEOPOROSI
Questa patologia ha un impatto negativo anche a
livello psicologico: a seguito di un infortunio,
durante la terza età, non è sempre facile
riprendersi e recuperare tutte le capacità
motorie di prima, anzi, molto spesso le persone
che subiscono fratture importanti non riescono a
riprendere una vita autonoma, anche dopo la
guarigione.
PATOLOGIA TIROIDEA
Deve essere sempre presa in considerazione nel
caso di una riduzione della performance
psicofisica di un anziano: l’ipotiroidismo, infatti,
non è raro come causa di ridotta capacità
intellettuale e di progressivo impigrimento della
persona.
DIABETE MELLITO
Malattia che può influire in modo molto negativo sulla
qualità di vita della persona anziana.
È una condizione caratterizzata dalla presenza eccessiva
di glucosio nel sangue, a causa di alterazioni
quantitative o funzionali dell’insulina, l’ormone prodotto
dal pancreas, che permette l’ingresso del glucosio
stesso nelle cellule utilizzato come fonte di energia.
Il diabete, se non diagnosticato e curato, a lungo andare
può avere conseguenze molto gravi sulla salute della
persona: può infatti provocare problemi alla vista, ai
reni e al sistema nervoso.
DIABETE MELLITO
Il diabete mellito è una delle patologie più
frequenti nell’anziano, a causa del progressivo
impoverimento della funzione pancreatica. Per
questo una corretta alimentazione, con una
particolare attenzione alle quantità di vino e
alcolici, è di fondamentale importanza.
DEMENZA
Termine generico utilizzato per descrivere un declino delle facoltà
mentali sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana.
Non è una malattia specifica, bensì un termine generico che descrive
una vasta gamma di sintomi associati al declino della memoria o
di altre abilità del pensare.
La demenza è spesso definita erroneamente “demenza senile” il che
riflette la convinzione, errata, che un grave declino mentale
rappresenti una caratteristica normale dell’invecchiamento.
Nella demenza almeno due delle seguenti funzioni mentali devono
essere compromesse in modo significativo: la memoria; la
comunicazione e il linguaggio; la capacità di concentrarsi e di
prestare attenzione; il ragionamento e il giudizio; la percezione
visiva.
DEMENZA
La demenza è causata da danni subiti dalle cellule cerebrali.
Quando le cellule cerebrali non comunicano normalmente, il
pensiero, il comportamento e le sensazioni ne risentono.
A seconda dell’area cerebrale danneggiata si avranno sintomi
diversi e non si riusciranno a svolgere le normali funzioni
specifiche di quell’area cerebrale. Ad es. le cellule della regione
cerebrale dell’ippocampo (centro dell’apprendimento e della
memoria), che spesso sono le prime ad essere danneggiate,
spiegano perché la perdita della memoria è generalmente uno
dei primi sintomi della demenza.
Molte forme di demenza sono progressive, cioè, i sintomi si
manifestano lentamente per poi peggiorare gradualmente.
DEMENZA
La Demenza può essere di vari tipi:
- Demenza di Alzheimer
- Demenza Vascolare
- Demenza con corpi di Lewy
- Demenza fronto-temporale (Malattia di Pick)
- Demenza secondaria ad altre patologie (idrocefalo normoteso,
demenza HIV-correlata, demenza da prioni, demenza alcolica,
demenza da malattie metaboliche ereditarie)
- Disturbi del movimento con demenza (Morbo di Parkinson)
MALATTIA DI ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer è una patologia
neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che
colpisce il cervello.
Nell'anziano, rappresenta la più comune forma di
demenza (60-70% di tutte le forme di demenza), intesa
come una progressiva perdita delle funzioni cognitive.
Il morbo di Alzheimer influisce, infatti, sulle capacità di
una persona di portare a termine le più semplici attività
quotidiane, andando a colpire aree cerebrali che
controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la
parola.
MALATTIA DI ALZHEIMER
L'esordio della malattia è spesso subdolo e sottovalutato. Il
sintomo precoce più comune è la difficoltà a ricordare
informazioni apprese recentemente (i cambiamenti hanno inizio
generalmente nella parte del cervello che riguarda
l’apprendimento).
Con il suo progredire, però, l'individuo ha difficoltà a svolgere le
normali funzioni quotidiane, dimentica facilmente (in particolare
eventi recenti e nomi di persone), sviluppa difficoltà di
linguaggio, tende a perdersi e può anche mostrare disturbi
comportamentali.
In alcuni soggetti, nelle fasi più avanzate, possono anche
manifestarsi allucinazioni, disturbi dell'alimentazione,
incontinenza, difficoltà nel camminare e comportamenti
inappropriati in pubblico.
MALATTIA DI ALZHEIMER
Il declino progressivo delle funzioni intellettive porta, nel
malato di Alzheimer, ad un conseguente
peggioramento della vita di relazione, dovuto alla
perdita di controllo delle proprie reazioni
comportamentali ed emotive. Al deterioramento
cognitivo si aggiungono spesso altre problematiche
che rendono complessa e difficile la gestione dei malati
di Alzheimer da parte di chi si prende cura di loro.
Questi problemi vengono definiti come disturbi
comportamentali o sintomi non cognitivi della
demenza.
MALATTIA DI ALZHEIMER
AGGRESSIVITA’
Può manifestarsi sia come aggressività verbale (insulti, parolacce,
bestemmie, linguaggio scurrile) che, più raramente, sotto forma
di aggressività fisica (graffi, sberle, morsi, lancio di oggetti).
Queste manifestazioni, anche se compaiono improvvisamente e
non sembrano all’apparenza causate da eventi specifici,
costituiscono molto spesso una vera e propria reazione
difensiva del malato verso qualcosa che viene interpretato come
una minaccia.
Non va dimenticato che il malato di Alzheimer non è in grado di
capire pienamente ciò che accade intorno a lui o ciò che gli si
richiede.
MALATTIA DI ALZHEIMER
VAGABONDAGGIO
Anche detto “Wondering”, consiste
sostanzialmente in un attività motoria
incessante del malato, che tende a camminare
senza una meta e uno scopo precisi, spesso di
notte.
Oppure ci può essere un “affacendamento
afinalistico”, ossia tutti quei gesti e
comportamenti ripetitivi svolti dal malato senza
alcun fine apparente.
MALATTIA DI ALZHEIMER
DELIRI
In questo caso il malato è assolutamente convinto
che stiano accadendo delle cose che in realtà
non ci sono (per es. crede che qualcuno lo stia
derubando o che qualcuno voglia fargli del male
o che il partner lo tradisca)
MALATTIA DI ALZHEIMER
ALLUCINAZIONI
Il malato vede, o, più raramente, sente, cose che
in realtà non esistono (ad es. animali, persone,
voci). Tale disturbo può derivare da fenomeni di
illusione (cioè il malato percepisce in modo
errato immagini o suoni reali) oppure può
comparire in corso di febbre o disidratazione ed
essere pertanto la spia di una malattia acuta.
MALATTIA DI ALZHEIMER
- Il consumo di alcolici, nicotina, caffè, tè, cioccolata e farmaci può interferire con
il sonno. Anche una diversa posologia farmacologica o un'improvvisa
interruzione nella somministrazione di un farmaco può compromettere il riposo
notturno.
DORMIRE E RIPOSARE
Ecco alcuni accorgimenti per affrontare questo tipo di problemi:
Mantenere orari regolari per il consumo dei pasti e per il riposo notturno.
E’ particolarmente consigliabile andare sempre a letto e svegliarsi alla
stessa ora.