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PATOLOGIE E SINDROMI IN ETA’

ANZIANA
- Ipertensione arteriosa
- Malattie cardiovascolari
- Malattie respiratorie croniche
- Osteoporosi
- Patologia tiroidea
- Diabete mellito
- Demenza
- Malattia di Alzheimer
IPERTENSIONE ARTERIOSA
I cambiamenti strutturali e funzionali delle arterie
conseguenti all’invecchiamento determinano l’alta
prevalenza dell’ipertensione nel paziente anziano. Si
stima infatti che il 75% delle persone ultra sessantenni
sia iperteso. L’ipertensione arteriosa è un importante
indicatore di mortalità nel soggetto anziano. È stata
infatti ampiamente dimostrata la correlazione diretta di
valori superiori alla media di pressione arteriosa con
una probabilità più alta di contrarre patologie croniche
e acute (ictus,infarto miocardico, scompenso cardiaco,
apero-sclerosi carotidea, ecc.).
IPERTENSIONE ARTERIOSA
La corretta gestione del paziente anziano con
conosciuta o sospetta ipertensione, prevede
innanzitutto una determinazione accurata della
pressione arteriosa.
Per comprendere se siamo di fronte a valori
pressori anomali oppure normali, a livello
internazionale sono stati definiti, per le persone
in età avanzata, i valori di 140/90 mmHg come
limiti superiori oltre i quali si può parlare di
ipertensione arteriosa.
IPERTENSIONE ARTERIOSA
Purtroppo la pressione alta dell’anziano è in genere
asintomatica, mentre i sintomi della pressione bassa,
di per sé meno pericolosa per l’organismo, possono
essere avvertiti come capogiri frequenti nei cambi di
posizione, stanchezza di fondo, spossatezza, ecc. La
pressione bassa diventa insidiosa soprattutto in termini
indiretti: l’anziano è in genere meno veloce nel reagire
quando avverte un principio di svenimento da calo
pressorio e, pertanto, può facilmente procurarsi delle
lesioni nella conseguente caduta a terra.
IPERTENSIONE ARTERIOSA
La qualità della pressione arteriosa è molto
influenzata dallo stile di vita individuale:
alimentazione e attività fisica sono infatti due
importanti “leve” su cui poter agire direttamente
per preservare un buono stato di salute
generale, che è alla base della prevenzione
dell’ipertensione.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Scompenso cardiaco, aritmie, ecc.
Lo scompenso cardiaco è una patologia di particolare
interesse geriatrico, la cui prevalenza aumenta
notevolmente con il crescere dell’età. Questa patologia
si può pertanto considerare strettamente “età-
correlata”. La sua incidenza è destinata a crescere in
futuro, sia in rapporto all’invecchiamento della
popolazione, sia per i progressi in terapia
cardiovascolare, che comporteranno una
sopravvivenza sempre più lunga delle persone
cardiopatiche.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Le patologie più frequentemente responsabili di
scompenso cardiaco nell’anziano sono la
cardiopatia ischemica e la cardiopatia
ipertensiva, spesso tra loro associate.
Per quanto riguarda le aritmie, una di notevole
interesse geriatrico è la fibrillazione atriale,
facile da riconoscere clinicamente, attraverso
l’ascoltazione cardiaca e la palpazione del polso
radiale, e diagnosticabile con certezza
attraverso l’ECG.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Numerose patologie possono essere responsabili di
questa aritmia, in particolare le valvulopatie, la
cardiopatia ischemica e l’ipertensione arteriosa.
La F.A. cronica comporta l’insorgenza di numerosi
sintomi: palpitazioni, affaticabilità, dispnea, vertigini,
angina, sincope.
La conseguenza più importante di questa aritmia è
rappresentata dall’aumento del rischio cardio-embolico
ed in particolare dell’incidenza di ictus cerebrale.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Le persone con F.A. cronica assumono in terapia
dei farmaci anticoagulanti o antiaggreganti. In
entrambi i casi l’effetto collaterale che ne
consegue è di tipo emorragico.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
L’apparato respiratorio tende a ridurre gradualmente la
sua funzione con il passare degli anni. Alla base della
ridotta funzione respiratoria vi sono delle modificazioni
strutturali:
-riduzione volumetrica dei corpi e dei dischi vertebrali che
causano una chiusura della gabbia toracica
-ossificazione delle cartilagini condro-costali
-rigidità e deformazione dei legamenti articolari
-ipotrofia dei muscoli respiratori ed ausiliari
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Altre modificazioni si evidenziano a livello dei bronchi:
-la mucosa di rivestimento si assottiglia
-le ghiandole mucipare aumentano di volume
-la componente muscolare si riduce e prevale la struttura fibrosa
-l’epitelio bronchiale di rivestimento tende a perdere le ciglia
vibratili che sono indispensabili per l’allontanamento delle
particelle di muco o corpuscolate
A livello vascolare e polmonare i capillari polmonari tendono a
ridursi di numero pertanto non vengono ossigenati a sufficienza.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Le modificazioni elencate provocano delle
alterazioni sull’apparato respiratorio.
L’espirazione tende ad essere prolungata ed
equivalente come durata all’inspirazione,
aumentando così la frequenza degli atti
respiratori.
Ginnastica respiratoria e ginnastica posturale
aiutano a prevenire problemi respiratori.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
La ginnastica previene e corregge le alterazioni
scheletriche e muscolari come le alterazioni del
trofismo dei muscoli della parete toracica e del
diaframma, le limitazioni funzionali, ecc.; migliora le
secrezioni bronchiali migliorando l’espansione e
l’elasticità polmonare; potenzia il movimento
diaframmatico delle coste e si ha una maggiore
ossigenazione del sangue.
Pertanto, un primo intervento che sicuramente agevolerà
la meccanica respiratoria, sarà l’utilizzo di una corretta
ginnastica posturale per correggere un’errata postura
dell’anziano.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Gli obiettivi della ginnastica posturale sono:
- Presa di coscienza della propria postura
- Riequilibrio della propria postura
- Mobilizzazione della colonna vertebrale
- Apprendimento delle posizioni e dei movimenti
corretti.
Un secondo intervento abbinato alla ginnastica
posturale è la ginnastica respiratoria.
MALATTIE RESPIRATORIE
CRONICHE
Gli obiettivi della ginnastica respiratoria sono:
- Presa di coscienza dell’atto respiratorio e sue
possibilità di modulazione e controllo (fasi della
respirazione, apnea, respirazione toracica,
respirazione addominale, ecc..
- Presa di coscienza e controllo della muscolatura
respiratoria
- Rilassamento
- Sollecitazione della funzione respiratoria
OSTEOPOROSI
Patologia abbastanza comune che impatta direttamente sulle
capacità motorie del soggetto.
È una condizione caratterizzata dalla diminuzione della massa
ossea e dal deterioramento della microarchitettura del tessuto
osseo.
Questo in sostanza si traduce in un aumento della fragilità delle
ossa, con conseguenti fratture più frequenti, spesso nelle zone
dei polsi, delle vertebre o del femore. Tale patologia può essere
associata a diverse malattie, disturbi ormonali, carenze
alimentari, forme ereditarie e l’assunzione cronica di alcuni
farmaci.
OSTEOPOROSI
Le donne vengono colpite più precocemente a causa degli squilibri
ormonali derivanti dalla menopausa.
Il comparire di sintomi di dolore alla colonna vertebrale è legato
alla presenza di microfratture che possono portare al crollo dei
corpi vertebrali. Negli stadi più avanzati della malattia può
addirittura accadere che sia sufficiente sollevare male un peso o
inciampare mentre si cammina per provocare la frattura del collo
del femore.
La terapia, che però non è in grado di curare l’osteoporosi, ma solo
di rallentarne il processo, si basa sulla somministrazione di
calcio.
OSTEOPOROSI
Questa patologia ha un impatto negativo anche a
livello psicologico: a seguito di un infortunio,
durante la terza età, non è sempre facile
riprendersi e recuperare tutte le capacità
motorie di prima, anzi, molto spesso le persone
che subiscono fratture importanti non riescono a
riprendere una vita autonoma, anche dopo la
guarigione.
PATOLOGIA TIROIDEA
Deve essere sempre presa in considerazione nel
caso di una riduzione della performance
psicofisica di un anziano: l’ipotiroidismo, infatti,
non è raro come causa di ridotta capacità
intellettuale e di progressivo impigrimento della
persona.
DIABETE MELLITO
Malattia che può influire in modo molto negativo sulla
qualità di vita della persona anziana.
È una condizione caratterizzata dalla presenza eccessiva
di glucosio nel sangue, a causa di alterazioni
quantitative o funzionali dell’insulina, l’ormone prodotto
dal pancreas, che permette l’ingresso del glucosio
stesso nelle cellule utilizzato come fonte di energia.
Il diabete, se non diagnosticato e curato, a lungo andare
può avere conseguenze molto gravi sulla salute della
persona: può infatti provocare problemi alla vista, ai
reni e al sistema nervoso.
DIABETE MELLITO
Il diabete mellito è una delle patologie più
frequenti nell’anziano, a causa del progressivo
impoverimento della funzione pancreatica. Per
questo una corretta alimentazione, con una
particolare attenzione alle quantità di vino e
alcolici, è di fondamentale importanza.
DEMENZA
Termine generico utilizzato per descrivere un declino delle facoltà
mentali sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana.
Non è una malattia specifica, bensì un termine generico che descrive
una vasta gamma di sintomi associati al declino della memoria o
di altre abilità del pensare.
La demenza è spesso definita erroneamente “demenza senile” il che
riflette la convinzione, errata, che un grave declino mentale
rappresenti una caratteristica normale dell’invecchiamento.
Nella demenza almeno due delle seguenti funzioni mentali devono
essere compromesse in modo significativo: la memoria; la
comunicazione e il linguaggio; la capacità di concentrarsi e di
prestare attenzione; il ragionamento e il giudizio; la percezione
visiva.
DEMENZA
La demenza è causata da danni subiti dalle cellule cerebrali.
Quando le cellule cerebrali non comunicano normalmente, il
pensiero, il comportamento e le sensazioni ne risentono.
A seconda dell’area cerebrale danneggiata si avranno sintomi
diversi e non si riusciranno a svolgere le normali funzioni
specifiche di quell’area cerebrale. Ad es. le cellule della regione
cerebrale dell’ippocampo (centro dell’apprendimento e della
memoria), che spesso sono le prime ad essere danneggiate,
spiegano perché la perdita della memoria è generalmente uno
dei primi sintomi della demenza.
Molte forme di demenza sono progressive, cioè, i sintomi si
manifestano lentamente per poi peggiorare gradualmente.
DEMENZA
La Demenza può essere di vari tipi:
- Demenza di Alzheimer
- Demenza Vascolare
- Demenza con corpi di Lewy
- Demenza fronto-temporale (Malattia di Pick)
- Demenza secondaria ad altre patologie (idrocefalo normoteso,
demenza HIV-correlata, demenza da prioni, demenza alcolica,
demenza da malattie metaboliche ereditarie)
- Disturbi del movimento con demenza (Morbo di Parkinson)
MALATTIA DI ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer è una patologia
neurodegenerativa, progressiva ed irreversibile, che
colpisce il cervello.
Nell'anziano, rappresenta la più comune forma di
demenza (60-70% di tutte le forme di demenza), intesa
come una progressiva perdita delle funzioni cognitive.
Il morbo di Alzheimer influisce, infatti, sulle capacità di
una persona di portare a termine le più semplici attività
quotidiane, andando a colpire aree cerebrali che
controllano funzioni come la memoria, il pensiero, la
parola.
MALATTIA DI ALZHEIMER
L'esordio della malattia è spesso subdolo e sottovalutato. Il
sintomo precoce più comune è la difficoltà a ricordare
informazioni apprese recentemente (i cambiamenti hanno inizio
generalmente nella parte del cervello che riguarda
l’apprendimento).
Con il suo progredire, però, l'individuo ha difficoltà a svolgere le
normali funzioni quotidiane, dimentica facilmente (in particolare
eventi recenti e nomi di persone), sviluppa difficoltà di
linguaggio, tende a perdersi e può anche mostrare disturbi
comportamentali.
In alcuni soggetti, nelle fasi più avanzate, possono anche
manifestarsi allucinazioni, disturbi dell'alimentazione,
incontinenza, difficoltà nel camminare e comportamenti
inappropriati in pubblico.
MALATTIA DI ALZHEIMER
Il declino progressivo delle funzioni intellettive porta, nel
malato di Alzheimer, ad un conseguente
peggioramento della vita di relazione, dovuto alla
perdita di controllo delle proprie reazioni
comportamentali ed emotive. Al deterioramento
cognitivo si aggiungono spesso altre problematiche
che rendono complessa e difficile la gestione dei malati
di Alzheimer da parte di chi si prende cura di loro.
Questi problemi vengono definiti come disturbi
comportamentali o sintomi non cognitivi della
demenza.
MALATTIA DI ALZHEIMER

AGGRESSIVITA’
Può manifestarsi sia come aggressività verbale (insulti, parolacce,
bestemmie, linguaggio scurrile) che, più raramente, sotto forma
di aggressività fisica (graffi, sberle, morsi, lancio di oggetti).
Queste manifestazioni, anche se compaiono improvvisamente e
non sembrano all’apparenza causate da eventi specifici,
costituiscono molto spesso una vera e propria reazione
difensiva del malato verso qualcosa che viene interpretato come
una minaccia.
Non va dimenticato che il malato di Alzheimer non è in grado di
capire pienamente ciò che accade intorno a lui o ciò che gli si
richiede.
MALATTIA DI ALZHEIMER

VAGABONDAGGIO
Anche detto “Wondering”, consiste
sostanzialmente in un attività motoria
incessante del malato, che tende a camminare
senza una meta e uno scopo precisi, spesso di
notte.
Oppure ci può essere un “affacendamento
afinalistico”, ossia tutti quei gesti e
comportamenti ripetitivi svolti dal malato senza
alcun fine apparente.
MALATTIA DI ALZHEIMER

DELIRI
In questo caso il malato è assolutamente convinto
che stiano accadendo delle cose che in realtà
non ci sono (per es. crede che qualcuno lo stia
derubando o che qualcuno voglia fargli del male
o che il partner lo tradisca)
MALATTIA DI ALZHEIMER

ALLUCINAZIONI
Il malato vede, o, più raramente, sente, cose che
in realtà non esistono (ad es. animali, persone,
voci). Tale disturbo può derivare da fenomeni di
illusione (cioè il malato percepisce in modo
errato immagini o suoni reali) oppure può
comparire in corso di febbre o disidratazione ed
essere pertanto la spia di una malattia acuta.
MALATTIA DI ALZHEIMER

Negli stadi finali della malattia sopraggiunge la


perdita dell'autonomia che spesso richiede
l'istituzionalizzazione.
In molti casi la morte subentra per una o più
complicanze legate al deperimento psico-fisico
del malato.
MALATTIA DI ALZHEIMER
Il decorso della malattia è molto variabile anche se in
genere si assesta su 8-15 anni.
Attualmente non vi è ancora una cura definitiva per
questa malattia. Tutti i farmaci attualmente disponibili
sono solamente in grado di rallentarne il decorso,
quindi di permettere al malato di conservare più a
lungo le funzioni cognitive.
Bisogni della Henderson
Comunicare
Alimentarsi e bere
Dormire e riposare
Igiene e protezione dei tessuti
Eliminare
Vestirsi e spogliarsi
Mantenere la temperatura corporea
Muoversi ed assumere posizioni adeguate
Evitare i pericoli
Respirare
Agire secondo le proprie convinzioni e valori
Occuparsi allo scopo di realizzarsi
Partecipare ad attività ricreative
Apprendere
COMUNICARE
Sebbene la malattia di Alzheimer sia nota per i disturbi di memoria,
altrettanto importanti sono i disturbi che si presentano nel corso della
malattia e che riguardano il linguaggio, come i disturbi nella
comprensione di molte parole e i disturbi nell'espressione.

Questi ultimi si manifestano quando improvvisamente al paziente manca


un termine o un nome, con la conseguente interruzione del discorso.

Il malato di Alzheimer può fermarsi nel bel mezzo di una conversazione e


non avere alcuna idea di come continuare, oppure può accadere che si
ripetano. Potrebbero “lottare” con il vocabolario, avere problemi a trovare
la parola giusta o chiamare le cose con il nome sbagliato.

E’ facile incorrere in fraintendimenti e incomprensioni e talvolta perdere


la pazienza. A ciò si può fare fronte con una buona strategia di
comunicazione che tenga conto delle principali difficoltà del malato.
COMUNICARE
Per comunicare con il paziente è importante cercare un'altra
strada, parallela, che porti allo stesso risultato: il linguaggio del
corpo. La nostra mimica e la nostra gestualità sono espressive
esattamente come il nostro linguaggio verbale: il paziente può non
comprendere il significato di una parola o di una frase, ma può
comprendere un gesto che dice la stessa cosa.
Inoltre bisogna tenere conto che nel nostro linguaggio di tutti i
giorni abbiamo delle abitudini sbagliate, che si accentuano spesso
nei dialoghi all'interno della famiglia. Tali abitudini sono parlare di
fretta, sfumare la parte finale di una frase, interrompere
l'interlocutore, parlare da una stanza all'altra, usare aforismi,
negazioni e doppie negazioni, dare per scontato un riferimento o
un ricordo. Abituarsi a un linguaggio semplice, elementare, più
tranquillo e rispettoso dell'altrui comprensione è uno sforzo
indispensabile
COMUNICARE
Un altro aspetto importante è che la mancanza della possibilità di
comunicare porta il paziente a un progressivo isolamento,
permettendo a incubi e deliri di occupare la mente e portando
quindi a quei disturbi comportamentali che rendono più difficile la
gestione e più rapida l'evoluzione peggiorativa della malattia.
Alcuni consigli per comunicare con una persona con Alzheimer:
• mantenere il contatto visivo, mettersi di fronte al malato
• usare un tono di voce calmo ma ben percepibile
• usare frasi brevi e affermative
• non utilizzare negazioni e doppie negazioni
• utilizzare termini concreti, non aforismi
COMUNICARE
• rispettare i tempi di comprensione
• non interrompere, non avere fretta
• non sgridare e non correggere mai
• rafforzare le parole con gesti ed espressioni
• ricordarsi che l'espressione del proprio viso viene letta e
percepita
• non parlare in due contemporaneamente al paziente
non parlare da un altra stanza
continuare a parlare in dialetto se è consuetudine farlo
usare il linguaggio del corpo, rispettare i tempi di comprensione
del malato, sfruttare l'empatia.
ALIMENTARSI E BERE
Il momento dei pasti può diventare sempre più difficile: a
volte il malato si sporca mentre mangia, altre volte
deve essere aiutato con forchetta e coltello.
Può anche succedere che si dimentichi di mangiare o
mangi più volte al giorno perché non si ricorda quando
l’ha fatto la volta precedente. É bene sapere che la
malattia può associarsi sia a dimagrimento che ad
incremento ponderale.
E’ quindi indispensabile aiutare il malato a mantenere
una dieta sana.
ALIMENTARSI E BERE
Ecco alcuni consigli:
Per quanto riguarda l’ambiente è importante che il luogo dove vengono
consumati i pasti sia confortevole.
Per permettergli di mangiare autonomamente è preferibile usare stoviglie
speciali (magari con i manici più grandi), piatti e bicchieri infrangibili,
grembiule, tovaglie di plastica. Con il cibo adatto può usare anche le
mani.
Utilizzare colori con contrasti semplici e netti, diversificare i piatti e la
tovaglia. Presentare un solo cibo alla volta può essere utile, magari
già tagliato e con la posata più opportuna.
Mantenere le abitudini del malato (orario di pranzo e cena, ambiente,
modalità del pasto e tipo di cibo).
Utilizzare cibi del territorio, appartenenti al vissuto gastronomico locale
ALIMENTARSI E BERE
Organizzare i pasti in base alle particolari esigenze del malato.
Cucinare cibo diluito, meglio che proporre un omogeneizzato, se
il malato non può mangiare cibi solidi. Accertarsi personalmente
della temperatura e della consistenza del cibo prima di proporlo
al malato.
Dare al malato il tempo di cui ha bisogno per completare il pasto.
Se viene utilizzata la dentiera è molto importante controllarne lo
stato, la funzionalità e la pulizia, almeno una volta a settimana.
Controllare l'adeguatezza dell'apporto di cibo monitorando il peso
corporeo almeno una volta al mese, meglio una volta ogni
quindici giorni.
ALIMENTARSI E BERE
Assicurare un’adeguata idratazione (almeno un litro e mezzo di acqua).
L’acqua viene assunta soprattutto con le bevande, in minore quantità
con alimenti e svolge un ruolo essenziale nella digestione,
nell’assorbimento, nel trasporto e nell’utilizzazione dei nutrienti: è
indispensabile per l’eliminazione delle scorie e per la regolazione della
temperatura corporea.
Le persone con Alzheimer e gli anziani in genere rischiano di andare
incontro a fenomeni di disidratazione perché con il passare degli anni
la sensazione della sete tende a diminuire. Si consiglia di fare bere
almeno un litro e mezzo di liquidi al giorno. L’acqua, specie se
minerale, è la migliore bevanda, ma possono essere assunti altri
liquidi come tè lungo, caffè d’orzo, succhi di frutta, spremute, brodi).
DORMIRE E RIPOSARE
Secondo alcuni studi, almeno il 40% delle persone affette
da demenza fa fatica ad addormentarsi, oppure si sveglia
ripetutamente di notte e rimane sveglio per lungo tempo
e diventando ansiosi e iperattivi.
Negli stadi più avanzati della malattia, i disturbi del sonno
possono intensificarsi, inducendo le persone a svegliarsi
spesso, alzarsi in preda all’irritazione o all’irrequietezza e
girovagare per la casa confusi, magari convinti che sia
ora di alzarsi o che la casa in cui si trovano non sia loro.
DORMIRE E RIPOSARE
I disturbi del sonno delle persone che hanno una demenza possono essere
causati anche da fattori psico-fisici che non riguardano direttamente la malattia.

- La depressione tende a interferire con la qualità o il ritmo del sonno. Se si


sospetta che la persona soffra di depressione, è bene consultare il medico per
un’eventuale terapia specifica.

- E’ possibile che l’interessato soffra di allucinazioni notturne. In tal caso la


situazione può essere migliorata assumendo appositi farmaci.

- Il dolore dovuto a patologie più o meno conclamate rende irrequieti e agitati,


compromettendo il riposo notturno.

- Malattie cardiovascolari, infezioni, problemi digestivi o di minzione, diabete,


ulcere, artriti possono disturbare il sonno.

- Il consumo di alcolici, nicotina, caffè, tè, cioccolata e farmaci può interferire con
il sonno. Anche una diversa posologia farmacologica o un'improvvisa
interruzione nella somministrazione di un farmaco può compromettere il riposo
notturno.
DORMIRE E RIPOSARE
Ecco alcuni accorgimenti per affrontare questo tipo di problemi:

Creare un ambiente tranquillo nella stanza da letto che induce al sonno e


al riposo. Rumori e luci possono essere di ostacolo alla tranquillità e
vanno ridotti il più possibile.

Arricchire la giornata con attività regolari e costanti che aiutino a


distinguere meglio le abitudini notturne (es. il riposo – ecco perché i
pisolini diurni possono essere problematici…) dalle attività diurne (es.
faccende domestiche, cura di sé, hobby, attività varie fuori e dentro casa,
ecc.);

Mantenere orari regolari per il consumo dei pasti e per il riposo notturno.
E’ particolarmente consigliabile andare sempre a letto e svegliarsi alla
stessa ora.

Fare attività fisica regolare, possibilmente ogni giorno. Anche una


passeggiata quotidiana può fare la differenza.
DORMIRE E RIPOSARE
Durante la notte, assicurarsi che non ci siano luci interne o che
provengono dall’esterno nella stanza da letto perché potrebbero
confondere o disturbare il sonno (soprattutto la presenza di ombre
o riflessi possono agitare e contribuire ad allucinazioni). Un
sistema di illuminazione a sensori che accendono le luci al
passaggio, ad es. segnando il cammino dalla stanza da letto al
bagno, aiuta ad orientarsi ed previene eventuali cadute . In
alternativa, potrebbe essere utile l’installazione di un lumino
notturno nella stanza. Fate un po’ di prove per capire cosa
funziona meglio…
Evitare di dormire troppo di giorno; i sonnellini troppo prolungati
possono interferire con il riposo notturno.
Sono sconsigliate attività come guardare la televisione, mangiare,
ecc. mentre si è a letto. Per una persona con disturbi del sonno, il
letto dovrebbe essere dedicato esclusivamente
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
I malati di demenza hanno bisogno di assistenza crescente nelle
operazioni di igiene personale. Man mano che la malattia progredisce,
possono avere difficoltà a maneggiare strumenti come un pettine o
uno spazzolino da denti. Possono anche dimenticare il significato di
questi oggetti, ma anche dimenticare che bisogna fare una
determinata cosa, avere l'impressione di averla già fatta, oppure
perdere interesse per la cura di sé.
Tuttavia, il fatto che abbiano bisogno di maggiore aiuto non significa
necessariamente che siano disposti ad accettarlo. Talvolta mettono in
atto una vera e propria lotta. Può darsi che male sopportino di
dipendere da un'altra persona, o che abbiano la sensazione che
questa invada la loro privacy. Inoltre, è possibile che non sentano
l'importanza di lavarsi regolarmente o di badare al proprio aspetto.
Chi assiste il malato, ha l'obbligo di fornire il giusto grado di assistenza
alle sue crescenti necessità, rispettando tuttavia il bisogno di privacy e
di indipendenza.
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
- Rispettare il bisogno di privacy e la dignità del malato
- Garantire l'assistenza necessaria senza privare il malato
dell’indipendenza
- Adottare accorgimenti che diano sicurezza
- Rispettare le abitudini del malato
- Fare in modo che il bagno diventi una cosa piacevole
- La rasatura
- Lo shampoo e il taglio
- Le unghie
- Creare in bagno un ambiente sicuro
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Rispettare il bisogno di privacy e la dignità del malato
Rimanere presenti mentre il malato si lava, sia per semplice sorveglianza che
per dargli aiuto, può essere fonte di stress e di imbarazzo. La maggior parte
delle persone si sono lavate da sole fin dall'infanzia e per tutta la vita e
troveranno quindi difficile accettare la nostra presenza durante tale
operazione. Il livello di imbarazzo dipende dal tipo di rapporto, dal sesso e
dall'entità dell'aiuto richiesto. Il malato proverà forse minor imbarazzo in un
contesto di tipo ospedaliero, per cui sarà possibile alleviare parte del suo
disagio facendolo aiutare da un'infermiera. Oppure, se il malato frequenta un
centro diurno, possiamo fare in modo che il personale si incarichi di farlo
lavare.
Se il malato è ancora in grado di fare il bagno o la doccia da solo, è un'utile
precauzione quella di togliere la chiave del bagno; altrimenti potrebbe
chiudersi dentro e poi non ricordare più come aprire o non riuscirvi, il che lo
metterebbe in una condizione di panico. Inoltre, se dovesse avere un malore
mentre è nella vasca, addormentarsi o semplicemente dimenticarsi di uscire,
sarebbe difficile soccorrerlo. Per rispettare la sua privacy, si potrebbe far
mettere un segnale sulla porta che indichi quando il bagno è occupato.
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Garantire l'assistenza necessaria senza privare il malato
dell’indipendenza
L'assistenza varia in funzione del livello di comprensione e delle
capacità residue. Per esempio, possiamo lasciare che la persona si
lavi da sola, facendoci avanti solo quando è necessario, oppure
possiamo spiegarle o farle vedere passo passo che cosa deve fare.
Se possibile, è bene lasciare che cominci e finisca le operazioni da
sola, subentrando o dando aiuto solo quando è necessario. Se è
ancora in grado di capire immagini o scritte, possiamo aiutarci con
annotazioni o disegni che servano da promemoria. Un'altra possibilità
è quella di fare tutti i preparativi e lasciare poi che il malato si lavi da
solo (ad es. preparare gli indumenti puliti, riempire d'acqua la vasca,
preriscaldare la stanza, mettere in mostra asciugamano, shampoo e
sapone, ecc.).
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Adottare accorgimenti che diano sicurezza
Alcuni malati possono avere paura di fare il bagno e preferiscono non
essere lasciati soli. La paura è di solito associata alla temperatura e
alla profondità dell'acqua o al pericolo di cadere. Poiché gli anziani
sono più sensibili alle temperature estreme, può darsi che il nostro
malato trovi l'acqua troppo calda e la stanza troppo fredda; bisogna
perciò tenerlo presente quando si prepara la vasca e la stanza. La
preoccupazione di cadere può essere meno forte se teniamo il livello
dell'acqua più basso e mettiamo un tappetino antiscivolo nella vasca.
L'uso di un bagno-schiuma o di un tappetino colorato può rendere più
facile giudicare la profondità dell'acqua, ma attenzione che il colore
del tappetino non sia troppo scuro, altrimenti potrebbe dare l'idea di
un buco. A volte è sufficiente aiutare il malato ad entrare e uscire dalla
vasca, lasciando poi che faccia il bagno da solo.
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Rispettare le abitudini del malato
La doccia può essere una buona alternativa se il malato si rifiuta di
fare il bagno. Può darsi infatti che nel corso degli anni egli abbia
seguito un certo tipo di routine (ad es. fare la doccia durante la
settimana e il bagno soltanto il sabato). È probabile che non ci sia
motivo di imporre una diversa routine. Per alcuni malati è più facile
fare il bagno che la doccia, per altri è il contrario. Alcuni trovano
difficile entrare e uscire dalla vasca, per altri la doccia è motivo di
ansia. Se comunque fare il bagno o la doccia comporta troppi
problemi, è necessario limitarsi a una pulizia "asciutta".
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Fare in modo che il bagno diventi una cosa piacevole
È importante che si cerchi di rendere l'operazione del lavarsi il più
gradevole possibile. Questo non può succedere se la stanza è fredda
e poco confortevole, o se il malato si sente forzato, imbarazzato,
trattato come un bambino, impaurito o sgridato. Anche se è
importante assicurarsi che si lavi bene e regolarmente, fare il bagno
non deve diventare un tormento. Come chiunque altro, i malati
apprezzano un buon profumo, il talco, il bagnoschiuma, la musica,
ecc.
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
La rasatura
I malati di demenza hanno talvolta difficoltà a radersi. Tuttavia, questo
dipende da come sono abituati: quelli che usano un rasoio
tradizionale possono rischiare di tagliarsi. Una possibile soluzione è
quella di sorvegliare il malato mentre si rade oppure di provvedere alla
rasatura in vece sua. Bisogna però rendersi conto che così facendo
gli si toglie una parte di indipendenza. Una soluzione alternativa
sarebbe quella di convincerlo ad usare un rasoio elettrico.
Incoraggiarlo a radersi tutti i giorni è importante non soltanto per
prolungare la sua indipendenza, ma anche per mantenere vivo in lui
l'interesse per il proprio aspetto e di conseguenza a tenergli alto il
morale. Se il problema diventa insormontabile, può essere
conveniente incoraggiarlo a farsi crescere la barba.
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Lo shampoo e il taglio
Oltre a mantenere i capelli puliti e in ordine, una pettinatura ben curata
può anche contribuire a mantenere l'autostima. Perciò, andare ogni
tanto dal parrucchiere o farlo venire in casa può essere una buona
idea. Il modo migliore per lavare i capelli ad una persona malata è
forse quello di fare come faceva lei in passato, assicurandosi che non
le sia disagevole né penoso. Un buon sistema è quello di usare il
telefono della doccia; saltuariamente si può ricorrere a uno shampoo
secco. Se è problematico lavarle i capelli quando fa il bagno, può
essere utile fare le due cose separatamente. Una taglio corto è
generalmente più facile da gestire.
Le unghie
I malati di demenza trovano spesso difficile tagliarsi le unghie dei piedi
e delle mani: a volte non riescono a farlo, altre volte semplicemente si
dimenticano. È bene accertarsi che questo venga fatto, perché le
unghie dei piedi non tagliate possono causare problemi. Alcuni malati
apprezzano un buon manicure e per le donne in particolare può
essere piacevole avere le unghie ben curate.
IGIENE E PROTEZIONE DEI
TESSUTI
Creare in bagno un ambiente sicuro
È bene fissare delle maniglie per tenersi in vari punti del bagno,
in modo che il malato possa spostarsi facilmente ed entrare e
uscire dalla vasca. Può essere utile avere nella vasca un sedile
e un dispositivo per la doccia, in modo che egli possa sedersi e
fare la doccia. Si può anche mettere una sedia nella doccia, se
per il malato è difficile rimanere in piedi, oppure è insicuro e
rischia di scivolare. Per evitare questo pericolo, bisogna
assicurarsi che tutti i tappeti del bagno siano ben fissati. È
buona norma togliere dal bagno tutti gli oggetti non necessari,
che possono contribuire alla confusione o essere usati
impropriamente. Gli articoli di cui il malato ha bisogno o che
desidera usare si metteranno in bella mostra, oppure gli
verranno consegnati al momento opportuno.
ELIMINARE
Il malato di demenza può soffrire di incontinenza urinaria.
L'incontinenza fecale può talvolta verificarsi, ma tende ad essere
più comune negli ultimi stadi della malattia.
L'incontinenza non è mai esclusivamente dovuta a cause fisiche.
Può essere causata da altri problemi, come la perdita di
memoria, il disorientamento, le difficoltà di comunicazione o una
malattia concomitante.
Per il malato, l’incontinenza è motivo di angoscia: può provarne
umiliazione e vergogna.
Di solito, seguendo con molta attenzione il malato e modificando
certi aspetti della casa, si può ridurre il numero degli “incidenti”
e/o limitarne le spiacevoli conseguenze.
ELIMINARE
Come prevenire l’incontinenza o limitarne le conseguenze:
Consultare il medico per scoprire se esiste una causa curabile :poiché in alcuni
casi l'incontinenza è curabile, è buona regola consultare il medico. Dobbiamo
essere preparati a rispondere a domande relative alla frequenza e alla natura
del problema, che può dipendere da condizioni patologiche curabili, come
un'infezione delle vie urinarie, oppure dai certi farmaci, che favoriscono uno
stato confusionale.
Cercare di tenere conto di quando il malato va in bagno e poi stabilire una
routine: e’ bene prendere nota di quando il malato va in bagno e di ogni volta
che è incontinente. Se, ad esempio, ci è capitato di osservare che il malato
ha più volte sofferto di incontinenza mezz'ora dopo colazione, potremo fare
in modo che vada in bagno subito dopo colazione. Sarebbe anche utile
riuscire a rilevare il tipo di segnali che indicano il bisogno, così da poterli
interpretare in altre situazioni. Sviluppare una routine può aiutare a far sì che
il malato vada in bagno a intervalli regolari, anche se non sempre è
necessario. Per alcuni malati una piccola sollecitazione può essere
sufficiente, mentre per altri può essere necessario accompagnarli di persona
e aiutarli.
ELIMINARE
Fare in modo che il bagno sia facilmente riconoscibile, accessibile e utilizzabile:
talvolta l’episodio di incontinenza si verifica perché il malato non riesce a
trovare il bagno in tempo, persino in casa propria. È perciò essenziale fare in
modo che la toilette sia identificata con chiarezza. Dipingere la porta della
toilette di un colore diverso è per alcuni di aiuto. Se la toilette è confortevole
e facile da usare e l'ambiente riscaldato, il malato può essere più incline a
fermarvisi per tutto il tempo necessario. Delle maniglie di sostegno e una
seduta leggermente rialzata possono rendere il water più accessibile e facile
da usare.
Per chi ha difficoltà a ricordare dove urinare, può essere d'aiuto colorare l'acqua
nel water, per creare un contrasto e renderlo quindi più facile da distinguere.
Oltre a garantire che la porta del gabinetto sia identificabile con chiarezza,
dobbiamo poi assicurarci che essa non sia difficile da aprire e, di notte,
lasciare la luce accesa. Più vicina è la toilette, maggiori sono le probabilità
che il malato vi arrivi in tempo.
ELIMINARE
Evitare di aggravare il problema: è importante assicurarsi che il
malato beva molta acqua (circa 8 tazze/un litro e mezzo al
giorno). Tuttavia, è meglio evitare qualunque bevanda nell'ultima
ora prima che vada a letto.
Se fa uso di tranquillanti, dobbiamo tenere presente che questi
possono causare sonnolenza e far sì che continui a dormire,
anche quando il suo corpo gli segnala lo stimolo di urinare.
Se il problema dell'incontinenza urinaria notturna esiste
effettivamente, può essere necessario svegliare il malato a metà
della notte per assicurarsi che vada in bagno.
Infine dobbiamo evitare certi tipi di abbigliamento che possono
ostacolare il malato quando ha un bisogno urgente.
ELIMINARE
Proteggere biancheria da letto, coperte e rivestimenti : nonostante tutti i nostri
sforzi, qualche “incidente” accadrà certamente di quando in quando. È perciò
opportuno proteggere mobili e arredi, mettendo delle federe di plastica ai
cuscini dei divani e ricoprendo di fodere divani e poltrone.
Esistono protezioni impermeabili per i materassi, ma bisogna stare attenti che la
plastica non venga a contatto con la pelle, perché questo potrebbe favorire le
piaghe da decubito. Sono disponibili speciali coprimaterasso assorbenti,
come pure dei coprimaterasso imbottiti, sia riutilizzabili sia del tipo "usa e
getta".
I piumoni rendono più facile rifare il letto e ci sono fodere protettive per questi
come per i cuscini.
Infine, è pericoloso per una persona che soffre di incontinenza usare una
coperta elettrica di tipo standard: ne esistono dei tipi speciali, anche se sono
più costosi.
ELIMINARE
Considerare la possibilità di usare i pannoloni: se il problema dell'incontinenza si
fa più grave, bisogna prendere in considerazione l'uso dei pannoloni. Potrà
essere difficile affrontare l'argomento con l'interessato e dovremo certamente
usare molto tatto per non offenderlo. I pannoloni sono una soluzione non
soltanto per noi, ma per il malato stesso, in quanto rendono il problema
dell'incontinenza meno visibile alle altre persone. I diversi tipi di pannoloni
disponibili variano molto fra di loro quanto ad assorbenza, accessori e
adattabilità al giorno o alla notte. La scelta della dimensione è importante,
perché un pannolone troppo grande può essere molto evidente e ostacolare i
movimenti, mentre uno piccolo può risultare insufficiente.
Altri accorgimenti : l'uso del pappagallo può essere opportuno, specialmente di
notte. Un'altra alternativa è rappresentata da vasi da notte e padelle, che
però alcuni trovano difficili da usare. Altre possibilità includono i presidi
urinari esterni per gli uomini e i cateteri sia per gli uomini che per le donne,
che devono essere applicati da un medico o da un'infermiera e sono
generalmente considerati come rimedio estremo. In ogni caso, sarà
opportuno discutere con il medico le diverse possibilità.
ELIMINARE
Come il care-giver deve affrontare il problema dell’incontinenza:
• cercare di dominare le nostre reazioni mantenendo un
atteggiamento comprensivo, non critico
• cercare di capire come si può sentire il malato
• assicurare il mantenimento di un’adeguata igiene
• lavare e sistemare in fretta gli indumenti sporchi, arieggiare i
locali
VESTIRSI E SPOGLIARSI
La capacità di vestirsi e svestirsi è un’abilità acquisita nel tempo,
apparentemente semplice, in realtà complessa e spesso difficile
o impossibile da eseguirsi correttamente per il malato di A.
Essa richiede la conservazione dei movimenti, della forza, della
coordinazione e dell’equilibrio. Inoltre, è necessaria la capacità
di pianificare la serie di sequenze gestuali necessarie per
indossare (o togliere) gli indumenti.
Infine chi si veste deve operare una scelta tra numerosi capi di
vestiario in rapporto al clima e alle circostanze, anche
adeguandosi a convenzioni sociali che prevedono l'uso di un
certo abbigliamento per una certa situazione.
VESTIRSI E SPOGLIARSI
Vestirsi e spogliarsi autonomamente può essere molto impegnativo
per un malato di Alzheimer, anche in fasi precoci della malattia:
il malato non sa più come indossare i vestiti e in che ordine, non
si rende conto della necessità di cambiarsi e fatica a scegliere i
capi in funzione della stagione e delle condizioni del tempo. A
ciò si aggiungono problematiche che comportano difficoltà
nell’allacciare o slacciare la fibbia della cinta o i bottoni,
annodare i lacci delle scarpe e così via.
Se si tratta di una persona anziana, poi, vestirsi e spogliarsi può
essere reso ancora più complicato dalla mobilità ridotta e dai
dolori che il movimento può procurarle.
VESTIRSI E SPOGLIARSI
È buona norma, come per tutte le attività che gradualmente il malato di
Alzheimer diventa incapace di fare, cercare di semplificare l’attività stessa,
rendendola agevole, così che il malato possa conservare il più a lungo
possibile l’autonomia, ricordando che i tempi di realizzazione di un’azione
anche semplice si modificano, che non deve essere messa fretta e che
sostituirsi al malato non è un aiuto ma una sottrazione di autonomia.
Saranno allo scopo utili semplici accorgimenti: eliminare bottoni, stringhe,
cinture, chiusure lampo, fantasie non accostabili o che provocano
confusione, collant o calze con tallone; prediligere invece il velcro, gli elastici
in vita, l’abbigliamento reversibile (cioè che il davanti possa essere indossato
come dietro), le calze o i calzini a tubo. I colori pastello o comunque
facilmente accostabili.
È bene anche che il malato non sia costretto a scegliere fra molte opzioni, ma
abbia a disposizione solo ed esclusivamente i capi di stagione oppure (in una
fase successiva) solo quelli che dovrà indossare.
VESTIRSI E SPOGLIARSI
Si tenga presente inoltre che l’abbigliamento, oltre ad essere
consono al clima e alla temperatura del momento (per evitare
disidratazione da caldo eccessivo, colpi di calore oppure
infreddature), deve rispondere a caratteristiche di praticità e
comodità: spesso, ad esempio, le difficoltà nello spogliarsi si
accompagnano e complicano l’insorgere dell’incontinenza. Ma
non per questo va modificato totalmente lo “stile” della persona
malata: ad esempio alcune donne detestano i pantaloni e alcuni
uomini odiano l’abbigliamento sportivo…
Far sì che il paziente conservi dignità e appropriatezza anche
nell’abbigliamento è un obiettivo che si deve raggiungere, e che
contribuisce alla conservazione dell’autostima del malato
MUOVERSI
L’attività motoria è da intendersi nella terza età come una
medicina. E’ scientificamente dimostrato come una attività
motoria continuativa migliori la velocità della marcia ed i metri
percorsi.
Di fronte alla demenza di Alzheimer, malattia caratterizzata da
perdita cronica di funzioni oltre che cognitive, motorie, specie
nelle fasi più avanzate, sappiamo come il movimento quotidiano
e l’attenzione al peggioramento delle performance motorie e dei
passaggi di postura dovrà essere alta e costante.
Il movimento è parte integrante del processo di cura, alla stregua
delle medicine, delle attenzioni protesico ambientali e dei
comportamenti assertivi in risposta alle reazioni catastrofiche
MUOVERSI
Talvolta l’attività motoria costante, la sola passeggiata, in ambiente
tranquillo con persone conosciute e care, può rappresentare
una valida opposizione a comportamenti motori aberranti
(vagabondaggio), a difficile riposo notturno (compresa la sun
down sindrome) e ad episodiche agitazioni incontrollabili talora
anche dai farmaci.
Tra le fasi più delicate della malattia di Alzheimer ci sono quelle
collegate al peggioramento delle capacità di movimento, quando
iniziano le incertezze della marcia, la regressione delle più
elementari attività di controllo delle cadute cioè la scomparsa
delle cosiddette “reazioni di protezione a paracadute”, che
ognuno di noi attiva spontaneamente di fronte ad un pericolo
motorio di caduta accidentale (ad esempio l’estensione in avanti
delle braccia per proteggersi dopo essere inciampati).
MUOVERSI
L’ipocinesia, il rallentamento motorio globale, divengono così un
altro dei passaggi “luttuosi” della malattia, in cui anche la
“passeggiatina” quotidiana con il proprio caro viene negata al
care giver.
La prevenzione della disabilità è la vera e forse unica medicina per
gli anziani, in particolare per i dementi diviene uno dei
fondamenti di valutazione anche dei risultati delle terapie.
L’ipomobilità, l’incertezza del cammino, la difficoltà nei
trasferimenti e nei dietro front, sono spesso l’anticamera di
rovinose cadute, di fratture e di perdita dell’autonomia, se non di
richiesta di istituto o peggio di morte.
MUOVERSI
L’allenamento alle attività motorie continuativo è una delle attività
preventive all’immobilità della terza età. Ovviamente ognuno sa
in genere quanto poter chiedere al proprio fisico in termini di
prestazioni, questa regola non vale per i pazienti con disturbi
cognitivi, che vanno avviati con cautela alle attività motorie
anche con programmi di ginnastica dolce.
Il paziente per sottoporsi ad esercizi ginnici anche semplici e
coscienti deve essere ancora cognitivamente se non
completamente integro, abbastanza presente, da poter eseguire
e comprendere i gesti richiesti dal terapista.
MUOVERSI
L’aprassia cioè l’incapacità di comprendere ed eseguire gesti
anche semplici, che magari passivamente guidati si sanno
ancora compiere, ostacola ogni programma cosciente di esercizi
di gruppo. Spesso anche le ultime funzioni imitative specie nelle
fasi avanzate della malattia, scompaiono, impedendo al
paziente ogni approccio cosciente ad attività motorie controllate
e corticalizzate.
La perdita di schemi motori e funzioni segmentarie e complesse
nell’esecuzione dei gesti è talvolta talmente drammatica nelle
fasi avanzate della cosiddetta regressione o retrogenesi della
malattia, da equiparare i comportamenti motori dei dementi di
Alzheimer alle attività neurologiche gerarchiche primordiali dei
primi anni di vita del bambino.
MUOVERSI
Il movimento rappresentato dalla passeggiata di un paio di
chilometri al giorno è spesso una delle poche medicine
prescrivibili dopo alcuni anni di malattia.
Va quindi salvaguardata e gestita come un rituale terapeutico
irrinunciabile e troppo spesso dimenticato da medici e care
giver.
EVITARE I PERICOLI
Al fine da tutelare i malati di Alzheimer da azioni o comportamenti
capaci di comprometterli, primo passo utile è tutelarli dalla
possibilità di allontanarsi inconsapevolmente da casa e perdersi.
Pertanto appare utile garantire una maggiore sicurezza adottando,
sugli accessi all’esterno, serrature per serramenti in posizioni
invisibili o inusuali, come ad esempio nella parte superiore delle
porte, al di sopra della normale linea di visione.
L’obbiettivo è rendere il processo di sblocco troppo complicato per
la persona affetta da Alzheimer. La stessa cosa vale per le
ampie finestre che, in determinati casi, possono comunque
essere degli accessi all’esterno in situazioni di totale
insicurezza. Installare campane o un sistema di allarme
elettronico su ogni porta di uscita.
EVITARE I PERICOLI
Riguardo alle sedute, un primo ed importante accorgimento è
l’eliminazione di sedie non ferme e stabili. Quindi appaiono poco
adatte alla situazione delle sedie girevoli o a dondolo. L’ideale è
l’utilizzo di  sedie con braccioli e con angoli arrotondati. Gli
angoli arrotondati si raccomandano in qualsiasi altro mobile
all’interno dell’abitazione. Inoltre, riguardo all’arredamento,
spostare i mobili lontano dal centro degli ambienti nel caso in cui
ci siano pazienti che usano girelli.
Per i letti si deve tener  conto da una parte della regressione fisica
del paziente e dall’altra delle necessità di chi si prende cura di
queste persone, impegnati nel seguire una degenza così
particolare. In generale si può consigliare di ridurre l’altezza del
letto della persona affetta da Alzheimer
EVITARE I PERICOLI
Nell’imbiancatura degli ambienti in cui vivono persone affette dal
morbo di  Alzheimer, non sottovalutare l’uso dei colori.  Il colore
riesce a influenzare l’umore e con le problematiche psichiatriche
che il morbo arreca, la semplice scelta di una tonalità invece di
un’altra riveste la sua importanza . Un colore positivo può
influenzare l’andamento della patologia.
I colori da preferire  sono il blu, il celeste e il verde (in tutte le
sfumature preferite) in quanto ritenuti più riposanti. Anche il
giallo e l’arancione predispongono ad affrontare le cure in modo
più sereno.
EVITARE I PERICOLI
In bagno, in caso di convivenza con persone affette da Alzheimer,
tenere fuori dalla portata medicinali e altri prodotti chimici. È
preferibile tenere questi prodotti lontani dal bagno e da ambienti
difficili da un facile controllo. Se possibile metterli sotto chiave.
Lasciare sempre una luce accesa in bagno.
Installare una maniglia alla quale aggrapparsi ed acquisire
sicurezza sia vicino al water che vicino la vasca. Rafforzare i
portasciugamani se sono utilizzati per il bilanciamento (un
maniglione è meglio). Non far mancare un tappeto antiscivolo al
fondo della vasca. Al fine di aiutare il malato di Alzheimer a
definirne i bordi e profondità, applicare un apposito nastro
colorato intorno al bordo della vasca.
Usare, se possibile, dosi singole di shampoo e saponi in modo da
limitare i danni in caso di ingestione.
EVITARE I PERICOLI
Eliminare la serratura dalla porta del bagno, in modo che la
persona malata di Alzheimer non possa rimanere bloccata
dentro.
A meno che non sia nascosto, non utilizzare un cestino della carta
straccia in bagno in quanto potrebbe essere confusa con la
forma di una toilette e utilizzato.
Mettere tappi di plastica in tutte le prese elettriche
Se la persona affetta dal morbo di  Alzheimer fuma, mettere un po’
d’acqua in tutti i posacenere.
In serata o di notte, tenere spente le luci esterne per scoraggiare il
malato ad uscire di casa (il buio tende a spaventare le persone
affette dal morbo di  Alzheimer).
OCCUPARSI ALLO SCOPO DI
REALIZZARSI
Mantenere le abilità della vita quotidiana. A questo principio si
ispira la terapia occupazionale, diffusa negli ultimi anni anche in
Italia.
“La terapia occupazionale a domicilio per gli anziani con demenza
e i loro caregiver” è un programma che comprende le linee
guida dell’intervento di Terapia occupazionale a domicilio (ma
ovviamente può essere adottato anche all’interno delle strutture
residenziali) ed è rivolto all’anziano con demenza con disturbi
cognitivi e al suo caregiver.
In questi ultimi anni tale programma è stato sperimentato in
Olanda, in Germania, in Inghilterra e in altri Paesi europei e dal
2009 è stato introdotto anche in Italia.
OCCUPARSI ALLO SCOPO DI
REALIZZARSI
Questo metodo è stato identificato come particolarmente rilevante
poiché la sperimentazione effettuata ha dimostrato non solo
l’efficacia dei risultati e l’efficienza del metodo, ma ha
evidenziato che, un intervento terapeutico di successo, può
produrre un notevole risparmio sui costi legati all’assistenza.
La Terapia occupazionale è una vera e propria professione, che ha
come scopo primario quello di coinvolgere la persona nelle
“occupazioni” della vita quotidiana.
«Un’occupazione» è «un gruppo di attività che ha un significato
personale, è insita in una cultura e supporta il soggetto a
partecipare in uno specifico ambiente sociale» (Creek, 2002).
L’occupazione può essere categorizzata nella cura di sé, nella
produttività (si intende la partecipazione all’ambiente lavorativo,
scolastico, ecc.) e nel tempo libero.
OCCUPARSI ALLO SCOPO DI
REALIZZARSI
La Terapia Occupazionale usa trattamenti per sviluppare, recuperare o
mantenere le abilità di vita quotidiana e lavorative e propone un piano
terapeutico secondo le linee guida del “Client centred occupational therapy”
per pazienti con demenza.
Il “Client centred pratice” propone interventi terapeutici che si focalizzano
adattando l’ambiente, modificando il compito, insegnando abilità ed
educando la famiglia e il paziente allo scopo di aumentare la partecipazione
nelle performance delle attività quotidiane particolarmente significative per la
persona demente.
L’intervento del terapista occupazionale non deve essere preponderante, non
sceglie e non impone il piano terapeutico, ma, attraverso un’intervista,
un’osservazione e una valutazione, ricostruisce la storia dell’anziano malato
e del suo caregiver concentrandosi sulle esigenze delle persone, rispettando
le loro specificità personali e i loro bisogni di esprimere sé stessi in un’attività,
in un compito e un’azione particolarmente significativa.
OCCUPARSI ALLO SCOPO DI
REALIZZARSI
Questo modello riguarda tutte le fasi del processo di valutazione e
pianificazione dell’intervento, e pertanto è necessario ottenere:
1) le informazioni relative alla storia della famiglia: eventi, lavoro,
ruoli, dinamiche, abitudini, ecc.;
2) le informazioni relative all’osservazione effettuata sul paziente
nei suoi comportamenti spontanei, durante l’esecuzione delle
attività quotidiane, per individuare i limiti ed esplorare quale
stadio di un’attività è possibile utilizzare. È importante, a tal fine,
valutare il gesto funzionale facendo eseguire le attività senza
istruzioni o con istruzioni generiche, e successivamente come
può farle dando precise istruzioni.
3) le informazioni intorno alla percezione del caregiver sull’abilità
funzionale reale del congiunto malato per la definizione di
obiettivi e punti di forza.
OCCUPARSI ALLO SCOPO DI
REALIZZARSI
Questo tipo di modello, “Person and family centred care”, supporta
la famiglia a diventare parte integrante del team di assistenza
sanitaria e identifica i suoi obiettivi nel: mantenere il più a lungo
possibile l’autonomia nelle attività quotidiane; studiare gli
adattamenti ambientali; stimolare interessi e motivazioni
attraverso attività reali; promuovere relazioni interpersonali;
stimolare la memoria procedurale e un training abitudinario;
adattare l’approccio terapeutico in relazione al livello mentale
funzionale.
Le Attività di vita quotidiane sono necessarie per il mantenimento
di sé stessi nell’ambiente e comprendono un’ampia varietà di
compiti eseguiti giornalmente da un essere umano.
PARTECIPARE AD ATTIVITA’
RICREATIVE
Che si tratti di attività ricreative o di compiti domestici di routine, le
attività aiutano a strutturare la giornata, favoriscono la
socializzazione e ci danno la misura di quello che possiamo
fare. Molte attività e passatempi dei malati di demenza sono
impediti o limitati dalla perdita di memoria, da problemi di
concentrazione e difficoltà fisiche. In tutti i casi il malato
mancherà di iniziativa o non sarà capace di avviarsi (Apatia).
L’inattività può portare ad un generale deterioramento delle
condizioni fisiche, oltre che alla noia. Il movimento e l'attività
fisica recano beneficio al malato di demenza in diversi modi: lo
aiutano a rimanere indipendente, mantengono e stimolano le
sue capacità mentali e fisiche, contribuiscono a fargli consumare
le energie in eccesso e a facilitare il sonno notturno.
PARTECIPARE AD ATTIVITA’
RICREATIVE
Come trovare attività piacevoli per il malato:
Cercare di coinvolgere il malato nelle attività quotidiane, anche se
il suo aiuto non è realmente necessario
Suggerire un'attività che riteniamo gli possa far piacere
Enfatizzare il divertimento, non il risultato
Se non può più continuare le sue attività abituali, trovargli nuovi
interessi
Semplificare per quanto possibile le attività, oppure aiutarlo senza
sostituirsi a lui
Fare in modo che il malato faccia un po' di moto all'aria aperta
PARTECIPARE AD ATTIVITA’
RICREATIVE
Come evitare che si senta scoraggiato, frustrato o annoiato:
Limitare la durata dell'attività (dai 15 ai 20 minuti)
Interrompere l'attività ai primi segni di stanchezza o frustrazione
Offrirgli a intervalli regolari un bicchiere d'acqua o un succo di
frutta
Individuare un compito che il malato sia in grado di assolvere e
fornirgli l’aiuto necessario
PARTECIPARE AD ATTIVITA’
RICREATIVE
Suggerimenti per la scelta di attività piacevoli
Passeggiare: è un'occasione per stare all'aria aperta, fare esercizio fisico e
vedere paesaggi diversi
Ballare: molti malati di demenza mantengono la capacità di ballare, apprezzano
la musica e si divertono a rivivere antichi momenti di felicità
Ascoltare musica: può darsi che il malato ricordi le parole e gli piaccia
accompagnare con il canto
Leggere libri e giornali, o ascoltarne la lettura: anche se le storie sono già note
al malato
Guardare la televisione (vecchi film già visti), evitando però ciò che può fargli
paura
Guardare videocassette di avvenimenti familiari importanti (matrimoni,
anniversari, ecc.)
PARTECIPARE AD ATTIVITA’
RICREATIVE
Prendere parte a feste tradizionali, di famiglia, nazionali o religiose
Stare in compagnia (inclusi bambini e animali domestici): gli animali domestici
possono rappresentare un conforto e qualcosa con cui parlare e giocare; un
animale di peluche può talvolta funzionare da sostituto
Fare giochi di società (tombola, domino, backgammon, carte, ecc.)
Dipingere: può rappresentare un’occasione per esprimere se stessi e
comunicare
Guardare album di fotografie
Fare giardinaggio, anche piante da interni
Truccarsi
Collezionare e mettere in ordine oggetti (francobolli, fiori secchi, ritagli di riviste)
Ascoltare canzoni, guardare film o parlare in lingua straniera: molte persone
bilingui tendono a ricordare più a lungo la prima lingua che hanno imparato.
TERAPIE COMPLEMENTARI
Diversi studi hanno verificato l’efficacia degli interventi
complementari – in particolare delle terapie emozionali e
psicosociali – sulla qualità di vita dei pazienti con Alzheimer, dei
loro familiari e dei caregiver.
Per terapie complementari si intendono tutte quelle metodiche che
prevedono trattamenti non farmacologici e fanno capo alle
cosiddette medicine naturali o, appunto, complementari.
In particolare ci riferiamo alla Musicoterapia; alla Danza intesa
come Movimento Terapia; alla Pet Therapy e all’Arte terapia,
ritenute in grado di favorire una maggiore autonomia cognitivo-
funzionale del paziente con Alzheimer e che, è chiaro, possono
affiancare, ma non sostituire, le terapie mediche convenzionali.
MUSICOTERAPIA
Gli approcci musicoterapici sono volti ad integrare funzioni
cognitive, affettive, fisiche ed interpersonali, utilizzando tecniche
attive e ricettive.
Durante le sedute i pazienti cantano canzoni popolari, ascoltano
musica dal vivo e/o registrata, danzano liberamente o vengono
coinvolti in danze popolari molto semplici, accompagnano con
strumenti a percussione brani musicali o canzoni. Durante le
sedute il paziente non deve mai sentirsi a disagio e non gli
devono mai essere fatte delle richieste superiori alle sue
capacità.
MUSICOTERAPIA
L’intervento musicoterapico mira a raggiungere alcuni dei seguenti obiettivi :
socializzazione;
modificazione dello stato umorale della persona e contenimento di manifestazioni d’ira e
di stati di agitazione;
contenimento dell’aggressività, del Wondering (vagabondaggio afinalistico) e degli stati
ansiosi-depressivi;
aiutare l’ospite a soffocare il proprio compatimento e a distogliere l’attenzione dai disturbi
somatici;
accrescimento dell’autostima e della considerazione di se stessi;
riattivazione della memoria musicale ed emozionale: recuperare il presente attraverso la
rivisitazione e la riappropriazione dei ricordi;
indurre un comportamento musicale attivo (cantare o suonare uno strumento) per favorire
il mantenimento delle abilità motorie, anche attraverso movimenti semplici del corpo;
costruzione di una relazione empatica tra musicoterapeuta e paziente.
MUSICOTERAPIA
L’importanza di introdurre la musicoterapia nella riabilitazione
dell’Alzheimer è supportata da una serie di studi scientifici che
hanno valutato attentamente le condizioni degli anziani durante
e dopo ogni seduta: in generale si osserva che si riducono i
sintomi più invalidanti della malattia e, pur sottolineando che i
canti e le impovvisazioni strumentali non hanno alcuna pretesa
di guarire, è palese che la partecipazione regolare alle sedute,
soprattutto per pazienti ancora autosufficienti, aiuta a rallentare i
processi degenerativi e migliora le condizioni generali, specie se
il malato vive in istituto (ALDRIDGE, 1998).
MUSICOTERAPIA
I musicoterapeuti sono concordi nel sostenere che è necessario
stabilire una scansione spazio-temporale degli incontri, poiché la
maggior parte dei malati perde precocemente questi due
parametri di riferimento. Ecco, allora, che le sedute devono
svolgersi sempre nello stesso spazio, alla stessa ora e dagli
stessi operatori.
Anche i contenuti degli incontri devono avere una successione
temporale definita e ripetitiva affinché i pazienti trovino stabilità e
regolarità. Le proposte così si succedono gradualmente:
l’approccio iniziale è forse la fase più delicata poiché deve
attirare ed incuriosire con discrezione i malati per invitarli a
partecipare alle sedute, segue una fase centrale caratterizzata
da maggior coinvolgimento, quindi la chiusura e il saluto finale.
MUSICOTERAPIA
La canzone popolare
Ricordare e ricostruire una canzone in tutte le sue parti, ritmo,
melodia e testo, è una tecnica musicoterapica ampiamente
utilizzata con i malati d’Alzheimer, ed ha lo scopo di mantenere
attiva la memoria, di accrescere la produzione linguistica e di
tranquillizzare il malato. Bisogna, però, lavorare sempre con
canzoni che i pazienti conoscono, che fanno parte del loro
bagaglio culturale, che ricordano il loro passato. Nel cantare una
canzone i malati ritrovano le loro origini, i ricordi, le emozioni, i
vissuti e gli stati d’animo delle esperienze più significative della
loro vita.
MUSICOTERAPIA
Il musicoterapeuta interpretando canzoni e melodie del passato
restituisce al paziente fatti, episodi e circostanze altrimenti
sommerse dalla malattia e perdute per sempre. Il paziente si
scopre ancora capace di cantare e di provare piacere nel
condividere un’esperienza di gruppo; anche gli anziani non
autosufficienti spesso ricordano e cantano i testi delle canzoni,
partecipano e rispondono con logicità agli stimoli musicali,
mentre hanno chiare difficoltà a sostenere attività dialogiche di
altro tipo.
Il canto, infine richiede uno sforzo di concentrazione, di attenzione,
di espressione, di memoria; la pratica canora distrae da una
situazione aggressiva, permette un controllo della respirazione e
quindi il rilassamento.
MUSICOTERAPIA
Gli strumenti musicali
L’utilizzo degli strumenti musicali facilita gli anziani che hanno
difficoltà ad esprimersi, poiché lo strumento è un mediatore tra
l’individuo ed il mondo; la scelta specifica dello strumento deve
tener conto delle limitate possibilità di movimento degli arti
superiori ed inferiori dei pazienti, perciò è consigliabile strumenti
dalle superfici ampie, come i tamburi, così facendo i pazienti
non si sentono inadeguati e frustrati e si inseriscono facilmente
nell’attività. Solo successivamente si introducono strumenti più
difficili da maneggiare e suonare. Durante l’esecuzione
strumentale ed il lavoro ritmico i malati riattivano e potenziano le
capacità motorie, acquistano maggior autocontrollo e precisione
nei movimenti, stimolano i processi cognitivi, anche se perdono
la spontaneità e la libertà di esprimersi.
MUSICOTERAPIA
I movimenti
Accade spesso che l’ascolto musicale spinga spontaneamente i
pazienti ad esibirsi in balli popolari e, là dove le condizioni lo
permettano, è proprio il musicoterapeuta a proporre al gruppo
semplici danze coreografiche, con lo scopo di favorire la
socializzazione ma anche la coordinazione motoria.
DANZA TERAPIA
Per secoli, i manuali di danza e altri scritti hanno lodato i benefici
per la salute della danza, di solito come esercizio fisico. Più di
recente abbiamo visto ricerche su altri benefici per la salute
della danza, come la riduzione dello stress e l'aumento del
livello di serotonina, con il suo senso di benessere.
Recentemente abbiamo sentito parlare di un altro vantaggio:
danzare di frequente ci rende apparentemente più intelligenti.
Uno studio importante si aggiunge alle crescenti evidenze che
stimolare la mente con il ballo può scongiurare l'Alzheimer e le
altre demenze, proprio come l'esercizio fisico può mantenere il
corpo in forma. La danza aumenta anche l'acutezza cognitiva a
tutte le età.
DANZA TERAPIA
Potreste aver sentito parlare del rapporto apparso sulla “New England Journal
of Medicine” a proposito degli effetti delle attività ricreative sull'acutezza
mentale nell'invecchiamento. Eccolo di seguito in poche parole.
Lo studio lungo 21 anni su anziani over-75 è stato condotto all’ Albert Einstein
College of Medicine di New York City, e finanziato dal National Institute on
Aging. Il metodo per misurare oggettivamente l'acutezza mentale
nell'invecchiamento è stato monitorare i tassi di demenza, compreso quello
dell'Alzheimer.
Lo studio voleva capire se eventuali attività ricreative fisiche o cognitive
influenzano l'acutezza mentale. I ricercatori hanno scoperto che alcune
attività hanno un notevole effetto benefico. Altre attività invece non ne hanno
per niente. Essi hanno studiato attività cognitive come la lettura di libri, la
scrittura per piacere, le parole crociate, le carte da gioco e suonare strumenti
musicali. E hanno studiato l'attività fisica come tennis, golf, nuoto, ciclismo,
danza, cammino per fare esercizio e lavori domestici.
DANZA TERAPIA
Una delle sorprese dello studio è che quasi nessuna delle attività
fisiche sembrava offrire una qualche protezione dalla demenza.
Ci possono essere benefici cardiovascolari, naturalmente, ma il
focus di questo studio era la mente.
C'è stata una importante eccezione: l'unica attività fisica ad offrire
protezione dalla demenza è il ballo frequente.
Le riduzioni del rischio di demenza accertate sono state:
• Leggere - 35%
• Bicicletta, nuoto, golf - 0%
• Enigmistica (almeno quattro giorni alla settimana) - 47%
• Ballare spesso - 76%. La riduzione più grande del rischio di
qualsiasi attività studiata, cognitiva o fisica.
 
DANZA TERAPIA
Lo studio ha dato un altro importante suggerimento: farlo spesso.
Gli anziani che facevano enigmistica quattro giorni alla
settimana avevano un rischio misurabile di demenza inferiore di
quelli che facevano i cruciverba una sola volta alla settimana.
Se non è possibile prendere lezioni o andare a ballare quattro
volte alla settimana, si può farlo quanto più possibile. Di più è
meglio.
E farlo ora, il più presto possibile. E' essenziale iniziare a costituire
la riserva cognitiva ora. Un giorno si avrà bisogno di quante più
pietre miliari è possibile per attraversare il torrente. Non
aspettare - iniziare a costruirle adesso.
 
DANZA TERAPIA
L'essenza dell'intelligenza è prendere decisioni. Il consiglio migliore, quando si
tratta di migliorare l'acutezza mentale, è quello di farsi coinvolgere in attività
che richiedono decisioni fulminee, al contrario della memoria meccanica
(ripercorre gli stessi percorsi ben assodati), o semplicemente di lavorare
sullo stile fisico.
Un modo per farlo è imparare qualcosa di nuovo. Non solo la danza, ma
qualunque cosa nuova. Non preoccuparsi della probabilità che non sia mai
usata in futuro. Partecipa ad un corso per sfidare la tua mente. Questo
stimolerà la connettività del cervello generando la necessità di nuovi
percorsi. Meglio se sono corsi difficili, in quanto si creerà una maggiore
necessità di nuovi percorsi neurali.
Poi impegnarsi in un corso di danza, che può essere ancora più efficace. La
danza integra diverse funzioni cerebrali in una volta (cinestetica, razionale,
musicale e emozionale) aumentando ulteriormente la connettività neurale.

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