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METODOLOGIA

Il presente lavoro una ricerca storico-topografica sui luoghi di culto della regione nota nellantichit col nome di Calabria.1 Lindagine si basa sullanalisi delle manifestazioni del sacro, con particolare attenzione alle realizzazioni delledilizia monumentale, ma tiene anche conto delle testimonianze della cultura materiale al fine di fornire elementi utili per la definizione di una mappa topografica virtuale degli edifici e dei luoghi di culto della regione. Lambito geografico preso in esame comprende il territorio dellodierno Salento, includendo le province di Lecce e Brindisi e parte della provincia di Taranto fino al limite costituito dalla linea TarantoEgnazia.2 Lordine topografico seguito quello predisposto nel nono volume del CIL, a partire da Leuca in direzione nord.3 Lambito

Assieme ai territori dellApulia e dellHirpinia e dei Sallentini, la Calabria andava a costituire la regio II Apulia et Calabria nellambito della divisione amministrativa dellItalia in 11 regiones voluta da Augusto agli inizi del I sec. d.C. Sullargomento e sulla creazione di un nuovo regime provinciale nel III secolo, vedi V. A. SIRAGO, Puglia antica, Bari 1999, pp. 203-17, 236-8. 2 Vedi STRAB. VI, 3, 8. Larea nota dalla tradizione geografica greca come Iapygha o Messapa (v. STRAB. VI, 3, 1) e forse detta dai greci tarantini Kalabra (v. G. SEMERARO, . Ceramica greca e societ nel Salento arcaico [Beni Archeologici Conoscenza e Tecnologie, Quaderno 1.1], Lecce-Bari 1997, p. 15 nota 1). Per le denominazioni etniche e geografiche nelle fonti letterarie antiche, v. G. NENCI, Il problema storico di Cavallino, in O. PANCRAZZI, Cavallino, I, Galatina 1979, pp. 9-50; M. LOMBARDO (a cura di), I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine, Galatina 1992, p. XI ss.; ID., I Messapi: aspetti della problematica storica, in Atti Taranto XXX (1990), Napoli 1993, p. 42 ss. Sulla definizione del territorio preso in esame cfr. F. DANDRIA, Insediamenti e territorio: let storica, in Atti Taranto XXX cit., p. 397. Sul percorso stradale assai antico che univa Egnazia con Taranto, segnando il confine N della Messapia, e passante per Fasano, Locorotondo, Martina Franca, Mass. Orimini e Mass. S. Teresa, v. A. DONVITO, Egnazia. Dalle origini alla riscoperta archeologica, Fasano 1988, p. 70. 3 T. MOMMSEN, CIL IX: I. Leuca; II. Callipolis; III. Neretum; IV. Porto Cesareo; V. Hydruntum; VI. Lupiae. Rudiae; VII. Brundisium; VIII. Mesagne; IX. Uria; X. Tarentum; XIII. Gnathia.
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cronologico include le fasi storiche che vanno dallet arcaica (VI sec. a.C.)4 alla tarda antichit romana, sino a tutto il V secolo d.C.5 La ricerca muove dal confronto tra la documentazione epigrafica (in lingua latina, greca e messapica), le scarne testimonianze delle fonti letterarie (vengono prese in considerazione anche notizie det altomedievale o pi tarde, purch riconducibili allorizzonte cronologico considerato) e lanalisi delle conferme che i messaggi in esse contenuti hanno trovato nei ritrovamenti archeologici degli ultimi decenni. Per la conoscenza della topografia sacra della Calabria tra VI e III secolo a.C. significativo il contributo delle numerose iscrizioni in lingua messapica6 e greca e delle testimonianze delle fonti letterarie greche, per quanto non sempre supportate dalla documentazione archeologica.7 Per quanto riguarda le iscrizioni in lingua messapica, quelle di natura religiosa,
A questa fase si datano i primi fenomeni di urbanizzazione e le prime realizzazioni di edilizia sacra monumentale nella regione. Cfr . G. SEMERARO, cit., p. 15. 5 La conquista romana del Salento si data al 267/6 a.C. (LIV. XV periocha; FLOR., Epit. I 14-15; ANON., de Vir. Ill., 40; CASS. DIO., Hist. Rom. X apud ZONAR., Epit. Hist. VIII, 7, 3; EUSEB., Chron. Can., a Abr. 1749 (= s. Ol. 128,2 = 266 a.C.), p. 120 Schoene; EUTR., Brev. a. U. c., II, 17; PAEAN., Eutr. Brev. translatio, II, 17; JORDANES, Romana, 161; Schol. Bern. in Verg. Georg. III, 1). 6 Si veda la pi recente raccolta completa delle iscrizione messapiche edite in C. DE SIMONE-S. MARCHESINI, Monumenta Linguae Messapicae, Wiesbaden 2002 (che raccoglie tutta la bibliografia precedente). 7 Qualunque sia il suo valore, una tradizione greca localizzava lungo la costa adriatica della Iapigia una serie di aree sacre nelle quali a divinit del pantheon greco venivano dedicate offerte votive da eroi viaggiatori e colonizzatori (C. PAGLIARA, Materiali epigrafici da Vaste e Muro, in Studi di Antichit 2, Galatina 1983, p. 215). Allespansione corinzio-corcirese nellarea adriatica fecero eco sia aitia di culti sia ricostruzioni di viaggi eroici (v. L. BRACCESI, Grecit adriatica, Bologna 1977, p. 108 ss.). Licofrone (v. SCHOL. ad LYC., 852 ss.; E. CIACERI, La Alessandria di Licofrone, Catania 1901, pp. 260-1) accenna al santuario di una Parthenos Skyletria, che conservava offerte di Menelao. Lo Pseudo-Aristotele ricorda uno hieron di Artemis nei Peuceti, che conservava un anathema di Diomede ([ARISTOT.], de Mirab. Ausc. 110); inoltre indica come prova del passaggio degli Argonauti una serie di altari posti da Giasone e, su unisola adriatica, uno hieron di Artemis eretto da Medea ([ARISTOT.], de Mirab. Ausc. 115), con funzioni simili ai luoghi di culto scavati nelle aree successivamente pi sottoposte a forti influssi greci (per la sponda illirica dellAdriatico, vedi V. TOI, Inscriptions et reliefs de la necropole de Dyrrah (Dyrrachium), in Studia Albanica II (1965), pp. 79-81 e fig. 54 a, b, c; N. G. L. HAMMOND, Epirus, Oxford 1967, pp. 425-6 e nota 6).
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siano esse pubbliche (dediche in santuari, anathemata) o private (ex-voto), sono per la maggior parte presenti su frammenti di ceramica e su pareti di grotte sacre, come quelle della Porcinara a Leuca e della Poesia di Roca.8 Per let romana la presenza di culti ufficiali nella penisola Salentina attestata da poche testimonianze epigrafiche9 e archeologiche, che, per quanto isolate, sono verisimilmente ricollegabili ad antichi edifici e aree sacre.10 Laddove possibile, vengono inoltre considerati aspetti di storia sociale e politica riconducibili alla sfera cultuale: la peculiarit di alcune aree sacre; la loro frequentazione da parte di determinate categorie di persone; il carattere privato o ufficiale del culto con riferimento a interventi di edilizia sacra da parte delle autorit.

S. MARCHESINI, Confini e frontiera nella grecit doccidente: la situazione alfabetica, in Atti Taranto XXXVII (1997), Napoli 1998, p. 184. 9 Per le iscrizioni in lingua latina v. D. A. MUSCA, Apuliae et Calabriae Latinarum inscriptionum lexicon, Bari 1966. pp. 226-37 (V. ad Sacra et Religiosa Pertinentia); C. MARANGIO, Gli studi di epigrafia latina sulla regio secunda nellultimo decennio (1986-1995), in Studi di Antichit 8, 2, Galatina 1995, pp. 146-9 (6-Res Sacrae), pp. 151-2 (9-E. Augustales et Similes Ordines). 10 Allo stato attuale delle conoscenze la regione povera di attestazioni epigrafiche in lingua latina; le poche evidenze si concentrano per lo pi a Leuca, Torre dellOrso, Roca Vecchia, Tarentum e Brundisium. C. MARANGIO, Lepigrafia nella ricerca topografica. Edifici di culto ed aree sacre nella regio secunda, in Atti I Congr. Top. Ant. (Roma 1993) [= Riv. Top. Ant., IV (1994)], Torino 1996, pp. 38-40.
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IV

I. IL SANTUARIO DI LEUCA

Sin dallet preistorica la baia di Leuca ha offerto un punto di sosta chiave nei collegamenti tra lAdriatico e lo Ionio, al riparo dalle correnti marine provenienti dai quadranti settentrionali grazie allalto profilo roccioso di Punta Meliso. La rada fu scalo obbligato lungo la rotta privilegiata che collegava le citt greche continentali con quelle della Magna Grecia e della Sicilia, a cominciare da Taranto, almeno fino a quando i romani non preferirono potenziare il porto brindisino.1 Lasciate le coste della Grecia, la rotta faceva tappa nel porto di Corcyra (lodierna Corf) 2 , di qui puntava a Nord fino a superare il canale che separa lisola dal continente per poi piegare decisamente verso Ovest e giungere dopo un tragitto di circa 170 km al Capo di S. Maria di Leuca, estrema punta del Salento. 3 La natura rocciosa del promontorio, che i greci chiamavano l 4 , la sua pressoch esclusiva accessibilit dal mare, sono stati gli ostacoli principali alla formazione di un centro costiero di dimensioni
R. VAN COMPERNOLLE, La pointe de lIapygie et Leuca sur la route maritime conduisant de Grce en Italie mridionale et en Sicile, in AA. VV., Leuca, Galatina 1978, pp. 1-6; C. PAGLIARA, Le iscrizioni, in Leuca cit., p. 185 s.; . F. DANDRIA, La Puglia romana, in AA. VV., Civilt e Culture in Puglia, I (La Puglia dal paleolitico al tardo romano), Milano 1979, p. 339; C. PAGLIARA, Santuari costieri, in Atti Taranto XXX (1990) cit., p. 506; C. MARANGIO, Lepigrafia nella ricerca topografica cit., p. 40. 2 Sul ruolo chiave di Corf nei collegamenti marittimi tra Grecia e Italia: C. MARANGIO, nelle linee di rotta di et greca e romana tra la Grecia e lItalia, in G. LAUDIZI-C. MARANGIO (a cura di), Porti, approdi e linee di rotta nel Mediterraneo antico, Galatina 1998, pp. 79-104 e relativa bibliografia. 3 C. PAGLIARA, Santuari costieri cit., pp. 503-526. SERV., In Verg. Aen. III, 400; MELA, II, 4, 66-8; PLIN., Nat. Hist. III 100; 103 (promunturium Iapygium). 4 Tra gli altri: THUC. VI, 44, 1-2; VII, 33, 3-4; [ARISTOT.] de Mirab. Ausc. 97-8; POLYB., Hist. X, 1; DION. HAL. I, 51, 3; STRAB. VI, 3, 1. Con gli omonimi l nellarea di Capo Rizzuto, nellantico Bruzio quelli salentini erano considerati i limiti naturali del golfo di Taranto: cfr. STRAB. VI, 1, 11. Sulla toponomastica di questi promontori vedi G. NENCI, Intervento, in Salento arcaico [Atti Coll. Intern.], Galatina 1979, pp. 38-9.
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urbane. In realt tracce di un insediamento sono state riconosciute sul versante occidentale di Punta Meliso. 5 Le fasi di vita di questo villaggio vanno dalla prima et del Bronzo allet del Ferro, quando venne abbandonato al pari di altri centri messapici, contestualmente alla sistemazione di una serie di abitati daltura situati a breve distanza dalla costa. Tra questi va annoverato labitato arcaico della Madonna di Vereto/Varito, alla periferia di Pat, sede in epoca storica del municipium romano di Veretum, il cui territorio si estendeva verso ovest probabilmente fino a comprendere la baia di Leuca 6 , dove si sarebbe sviluppato un piccolo nucleo insediativo dotato di approdo.7 La localit viene ricordata dalla maggioranza degli scrittori antichi come promontorio 8 e pi che un vero e proprio scalo dotato di servizi portuali pare sia stata un luogo di sosta per naviganti diretti a porti lontani almeno dalla seconda met del III sec. a.C. (quando fu potenziato il porto nella pi settentrionale cala di S. Gregorio). Le testimonianze delle fonti letterarie sui diversi culti praticati nellarea degli , per quanto sporadiche, conservano il ricordo dellimportanza riconosciuta al Capo di Leuca lungo le rotte della navigazione antica. 9 Lidentificazione di unarea di culto connesso ai riti
C. PAGLIARA, Santuari costieri cit., p. 509. CIL IX, 6; G. SUSINI, Fonti per la storia greca e romana del Salento, Bologna 1962, pp. 75-6. Sullestensione possibile dellagro di Veretum vedi M. SILVESTRINI, Le citt della Puglia romana. Un profilo sociale, Bari 2005, pp. 168-9. 7 E. PAIS, Storia della Sicilia e della Magna Grecia, Torino 1894, p. 552, considera Leuca un vicus di Veretum. Cfr. GUIDO, 29, 71 (Beretos quae nunc Leuca). Vedi anche M. BERNARDINI, Panorama archeologico dellestremo Salento, Trani 1955, p. 54 e C. MILLER, Itineraria Romana, Roma 1964, p. 224, che riporta invece dalla Tabula Peutingeriana un port(us) Salentinum presso il promontorio omonimo. 8 CIC., ad Att. XVI, 6, 1 (Leucopetrae Tarentinorum); STRAB. VI, 3,5 ( ) ; LUC., Bell. Civ. V, 376 (Leuca); It. Marit. 489 (Leucae). 9 M. LOMBARDO, I Messapi e la Messapia cit. (con indice dei passi richiamati a p. 262).
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della navigazione gravitante attorno alla Grotta della Porcinara, poche centinaia di metri a NNE di Punta Ristola, estremit occidentale della baia, sembra dar credito a tali tradizioni (vedi infra pag. 5). Anche per altre realt del Salento le ricerche archeologiche hanno di fatto confermato le indicazioni delle fonti, che collegavano i punti di approdo della Calabria antica non ad insediamenti veri e propri, ma a santuari e aree sacre indigeni. Nonostante la documentazione povera e sporadica attualmente a disposizione, la frequentazione di tali luoghi di culto attestata a partire almeno dal VI sec. a.C., per tutta let romana ed in alcuni casi anche oltre. Tra i vari miti e leggende riguardanti il passaggio di divinit ed eroi nella penisola salentina, la tradizione letteraria riferisce nel contesto del racconto dellarrivo di Enea in Italia dellesistenza di un santuario costiero dedicato ad Atena-Minerva 10 , dotato di approdo che prese nome dalla dea Afrodite ( A), il cui culto sarebbe stato introdotto nella penisola dai troiani accanto a quello preesistente di Pallade-Atena. 11 La presenza dei due culti lungo le coste salentine ne rimangono tracce nella toponomastica locale da mettere in relazione con il legame delle due divinit con il mare e la navigazione. 12 Oltre al noto Castrum Minervae 13 richiamano il culto di Atena-Minerva i seguenti toponimi: Borgo Minerva (colle S. Giovanni, della Minerva), immediatamente a Sud
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DION. HAL. loc. cit. (); VERG., Aen. III, 531 (templumque in arce Minervae);

STRAB. VI, 3, 5 (A i). 11 E. PAIS, Storia cit., p. 553 ss. 12 R. SCHILLING, La religion romaine de Venus, Paris 1954, p. 236 s. Cfr. infra nota 47. Per richiami tra alcuni epiteti di Pallade Atena ed il mare vedi K. KERNYI, Gli dei della Grecia, traduz. di V. TEDESCHI, Milano 1998, p. 111 s. 13 VARRO, Ant. Hum. III apud PROB., ad Buc. et Georg. VI, 31; C. MILLER, Itineraria Romana loc. cit. (Castrum Minervae).

di Otranto; Minervino di Lecce (TAV. Muro Leccese); Torre Minervino (TAV. S. Cesarea Terme). Al culto di Afrodite-Venere sembrano rimandare, con qualche incertezza, Torre Vneri (TAV. Frigole) 14 e Borgo Vnneri (TAV. Gemini). 15 Il problema della localizzazione dell , del A e del Castrum Minervae continua ad essere oggetto di discussioni tra gli studiosi. Secondo alcuni16 un tempio di Atena doveva essere situato proprio sul Capo di Leuca, in virt della posizione privilegiata del sito lungo la rotta che collegava Mediterraneo orientale e occidentale. Unantica tradizione, da confermare a livello archeologico, localizzava il tempio a Punta Meliso, nel luogo oggi occupato dalla chiesa di S. Maria de Finibus Terrae, non lontano dal faro. 17 Per rispondere alle esigenze del culto e ai servizi connessi, attorno al santuario si sarebbe sviluppato un abitato in posizione elevata (il Castrum Minervae) e pi in basso, al riparo della baia di Leuca, un porticciolo. Nonostante la mancanza di resti riferibili al tempio antico o a strutture ad esso collegate, ancora nell800 molti eruditi hanno continuato a ritenere che il sito occupato dalla chiesa cristiana fosse stato s lo stesso del santuario di Atena, ma che in relazione a questo si fosse formato il solo vicus di Leuca, mentre il centro romano di Castrum Minervae andrebbe ricercato pi a nord, nellarea
Sulle evidenze rinvenute in questo sito v. R. AURIEMMA, Salentum a salo. Porti, approdi, merci e scambi lungo la costa adriatica del Salento, I, Galatina 2004, p. 149. 15 G. SUSINI, Fonti cit., pp. 199 e 206. 16 Su tutti: E. PAIS, Storia cit., p. 550 ss.; G. RUOTOLO, Il santuario antico di S. Maria di Leuca, in Arch. St. Pugl. V (1952), pp. 403-9; cfr. anche G. SUSINI, Fonti cit., p. 23. 17 Notizie di ruderi attribuiti ad antichi edifici monumentali da Galateo e Tasselli in C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara al Capo di S. Maria di Leuca. I, Le iscrizioni, in Ann. Fac. Lett. e Filos., Univ. Lecce VI (1971-73), p. 53 nota 111.
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dellodierna Castro. Recenti scoperte archeologiche sembrano sciogliere ogni dubbio e dar credito alla localizzazione sullaltura di Castro non solo del Castrum Minervae ma anche del santuario di Atena ricordato dalle fonti. 18 Lipotesi tradizionale che l si trovasse al Capo di S. Maria di Leuca resta comunque suggestiva se la si confronta con situazioni simili ben attestate nellantichit. 19 Tuttavia va accolta con le dovute riserve, dal momento che n le indicazioni degli antichi, n le testimonianze archeologiche sono tanto precise da consentire di localizzare con sicurezza un santuario dedicato alla dea anche a punta Meliso. 20 Allo stesso tempo una conferma alle testimonianze delle fonti che collegavano i luoghi di approdo del Salento antico a santuari ed aree di culto offerta dallidentificazione di un santuario rupestre a Punta Ristola, sul versante opposto della baia di Leuca. Le ricognizioni qui condotte alla fine degli anni 50 hanno rivelato lesistenza di unarea sacra facente capo a una delle tante cavit accessibili solo dal mare, la grotta artificiale della Porcinara (o Portinara). 21 Scavi condotti nella prima met degli anni 70 nellarea della grotta e delle terrazze
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antistanti

hanno

restituito

documenti

che

attestano

la

G. DOTOLI, F. FIORINO, Il viaggio di F. Lenormant in Viaggiatori francesi in Puglia nellOttocento, IV, Fasano 1989, p. 349. Per la localizzazione del santuario di Atena e del Castrum Minervae a Castro, vedi R. VAN COMPERNOLLE, La pointe loc. cit.; C. MARANGIO, cit., p. 83; cfr. anche pi avanti il capitolo relativo. 19 In Italia basti ricordare lHeraion presso il promunturium Lacinium (lodierno Capo Colonna, in Calabria) o lAthenaeum presso punta Campanella, di fronte a Capri; per la Grecia continentale, il santuario di Atena a capo Sunio, in Attica. 20 Gli , ai quali le fonti associano il tempio, possono ben indicare tutta lestremit della penisola salentina e comprendere pi sporgenze rocciose, come gli omonimi del Bruzio. 21 G. SUSINI, Fonti loc. cit. Per la storia delle prime segnalazioni, osservazioni e saggi di scavo, vedi C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 5 ss.

frequentazione di questo luogo a scopo di culto dallVIII sec. a.C. fino alla fine del II d.C., quando ogni attivit religiosa sembra cessare improvvisamente. 22 In particolare, su un tratto di terrazza oggi franata per lazione secolare del mare ma che in antico degradava verso linterno della baia, sono state riconosciute tracce di antichi interventi di spianamento e muri di contenimento anchessi crollati, che possibile riferire a strutture collegate alla grotta. In evidenza la testa di un concio di tufo squadrato probabilmente un 23 sistemato nel VI secolo a.C. con materiali di recupero, tra i quali una stele-cippo (che documenta la presenza nel santuario del culto aniconico del pilastro) e un frammento litico di ancora.24 Sulla parete rocciosa sottostante, la Grotta della Porcinara si apre con due bocche allinterno delle quali luomo ha scavato tre ambienti comunicanti di diverse dimensioni. Larea offre testimonianze di scrittura dalla met del VI sec. a.C., dapprima dediche su vasi in messapico e greco (fino al IV a.C.), seguite da iscrizioni greche e latine det repubblicana e imperiale incise sulle pareti interne della cavit. Le iscrizioni graffite sui frammenti fittili offrono un quadro chiaro della frequentazione del sito tra la met del VI e la fine del IV sec. a.C. Gi in queste fasi la baia di Leuca era un punto dapprodo
C. PAGLIARA, Le iscrizioni, in Leuca cit., p. 221; F. DANDRIA, Note sullimpianto cultuale, in Leuca cit., p. 86. Larea sacra di et storica si dispone su tre terrazze rocciose sistemate nel corso del IV sec. a.C. e degradanti sul mare verso Est, ben integrata nel paesaggio roccioso secondo un gusto tipicamente ellenistico (v. anche AA. VV., Missione archeologica a Malta 1965, Roma 1966, p. 168). 23 Il grande altare di ceneri, spostato nel VI sec. a.C. di fronte allingresso della grotta. Cfr. M. R. PALUMBO, Le terrecotte figurate di tipo greco in Daunia, Peucezia e Messapia, Galatina 1986, p. 153. Per le ipotesi relative alla topografia di questa parte del santuario, diverso dai santuari monumentali posti di norma sulla parte alta di un promontorio, v. F. DANDRIA, Note sullimpianto cultuale loc. cit. 24 C. PAGLIARA, Santuari Costieri cit., p. 509.
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chiave lungo la rotta che collegava Corcyra e lItalia 25 e la Grotta della Porcinara non era solo un luogo di culto indigeno. La secolare frequentazione del luogo da parte di indigeni e di naviganti di lingua greca e latina, fruitori del sito in particolari occasioni, ha lasciato tracce di consuetudini cultuali disparate 26 . Tuttavia, la compresenza di differenti pratiche cultuali non ha impedito di trovare punti di contatto tra formule di dedica messapiche, greche e latine. Purtroppo nessuno dei culti indicati dalle fonti letterarie per larea di Leuca sembra trovare conferme nei graffiti di grotta Porcinara. Tra questi si segnala un gruppo di iscrizioni dedicate da naviganti a Iuppiter, al quale in alcuni casi viene associata lepiclesi Batius Vatius 27 , sulla quale opportuno soffermarsi. Alcune iscrizioni in lingua messapica 28 , contenenti varianti della medesima parola (idde, idd[e-i], idi) presenti anche su due are votive salentine quindi sempre in contesti cultuali , sono state lette dallArena come varianti locali del messapico Zis, etimologicamente corrispondente al greco Zeus. 29 In base a questa lettura Zis sarebbe la divinit venerata nelle pi antiche fasi di vita del santuario e pare che tanto gli indigeni quanto i

Vedi nota 1. I graffiti incisi da marinai sulle pareti della grotta, sia invocazioni propiziatorie sia ex voto, sono principalmente rivolte a Iuppiter Batius, divinit cui era consacrata la grotta. Cfr. C. MARANGIO, Lepigrafia loc. cit. 27 C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit.: p. 15-18, n. 4 (= AE 1979, 186): I(ovi) O(ptimo) M(aximo) Batio; p. 23-4, n. 14 (= CIL IX, 6093; AE 1979,187): I(ovi) O(ptimo) M(aximo) Vat(io); n.22: < > . 28 C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., p. 177 ss.: n. E 4 ed E 5 (fine VI-inizi V sec. a.C.), E 28 (met IV a.C.). 29 R. ARENA, Note messapiche I, in Rend. Ist. Lomb. 98 (1964), pp. 271-286; ma v. C. SANTORO, Nome di divinit su unepigrafe prelatina da Ceglie Messapico (a proposito della nuova IM 7.122), in Taras I, 2 (1981), pp. 217-25, per il quale il teonimo *iddis non ha nulla a che fare con Zis-.
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greci vi si rivolgessero invocando Batas 30 , epiclesi che in origine individua una divinit ctonia encoria assimilata in epoca successiva a Iuppiter, come indicano alcune delle dediche in lingua latina e greca graffite sulle pareti interne della grotta. 31 Fenomeni simili di assimilazione cultuale si hanno in aree anche pi interne del Salento antico. Oltre la testimonianza di Paolo Diacono sul culto di Iuppiter Menzana 32 e la dedica a Diovei Mourc[o] da Muro Maurizio 33 , si ricollegano allo Iuppiter Batius di Leuca alcune iscrizioni dellarea messapica. Uno skyphos da Mesagne (III sec a.C.) reca graffita sotto lansa la sequenza Bati, forma che sembra latina. Uniscrizione da Nard tra le pi antiche in lingua messapica (VI sec. a.C.), forse pertinente ad una stele funeraria 34 , reca la forma Bataos, genitivo maschile da un nominativo in -as, da cui si risale alla base Bat-, alle cui varianti daz-, avi- , bale-, baled, si rifanno i nomi messapici (tra parentesi i rispettivi esiti latini) dazos (lat. Dasius), avitas/-os (lat. Avitius), baleas (lat. Valetium). 35 La forma *Batas indica una divinit indigena o eventualmente unepiclesi, la stessa che abbiamo visto associata allo Iuppiter di Leuca in epoca pi tarda. Nel tentativo di definire caratteristiche e funzioni di questa divinit, le epiclesi Menzana e *Batas paiono riconducibili a una stessa entit, solare
Vedi le iscrizioni frammentarie su vasi di produzione locale E 13-E 18 (tutte del V sec. a.C.) in C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., p. 180. 31 In C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., oltre quelle gi citate a nota 28, vedi le n. 5, 17 (= AE 1979, 189; G. SUSINI, Fonti cit., n. 3 pp. 72-3) e 31; in G. SUSINI, Fonti cit., n. 4 e 5, pp. 73-4. 32 PAUL. ex Fest., p. 190 L, s.v. October equus; cfr. O. PARLANGELI, Studi Messapici, Milano 1960, pp. 401-2. 33 C. MARANGIO, Osservazioni sul processo di romanizzazione del centro messapico di Muro Maurizio, in M. LOMBARDO, C. MARANGIO (a cura di), Il territorio brundisino dallet messapica allet romana [Atti IV Conv. Studi Pugl. Rom., Mesagne 1996], Galatina 1998, p. 129 ss. 34 C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 54, nota 115. 35 J. UNTERMANN, Die Messapischen Personennamen, in H. KRAHE, Die Sprache der Illyrier, II, Wiesbaden 1964, pp. 209-13.
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e fulguratrice come lo Zeus dei Greci 36 , identificabile con lo Zis cui sono dedicate varie iscrizioni messapiche. Il probabile carattere pubblico di queste una riprova dellimportanza che tale divinit godeva nel pantheon indigeno. Di qui il passaggio da Zis-Zeus a Iuppiter 37 facilmente intuibile. Tornando al caso di Leuca non chiaro per se i caratteri originari di Zis *Batas persistano nelle epoche successive. Solo uniscrizione reca un simbolo che sembra richiamare la forma del disco solare. 38 Per il resto, le dediche sulle pareti di grotta Porcinara danno a Iuppiter Batius i caratteri di una divinit sentita dai frequentatori del santuario come propiziatoria per la rotta da intraprendere 39 e, pi in generale, protettrice del 40 , landare per mare. Il legame peculiare coi riti della navigazione giustifica, nel santuario di Leuca come in altri punti di approdo della Calabria, la dedica da parte dei naviganti di antiche navi, in segno di ringraziamento alla divinit per lesito favorevole di una traversata. A Iuppiter Optimus Maximus furono dedicate la Rhedon e la Medaurus da un equipaggio con funzioni militari (pleroma) sotto la guida di C. Cordius Aquil(l)inus. 41 La presenza di piccole forze navali di stanza nei porti e negli approdi del Salento, tra cui la stessa Leuca, confermata anche dalle fonti letterarie in riferimento a episodi del I sec. a.C. e del I d.C. 42
Per ulteriori dettagli vedi C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 55 ss. Anche presso i romani Giove veniva identificato con laria, col cielo, coi fenomeni atmosferici. Basti pensare alle espressioni del tipo sub divo, sub Iove (HOR., Carm. I, 1, 25) usate per indicare il nudo cielo. 38 C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., n.14, p. 23 ss. 39 C. MARANGIO, cit., p. 102. 40 Cfr. HESYCH., s.v. . 41 CIL IX, 1; AE 1979, 189; C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., n. 17 pp. 27-9; G. SUSINI, Fonti cit., n. 3 pp. 72-3. 42 TAC., Ann. 4, 27 (per il 24 d.C.); LUC., Bell. Civ. V, 374-8; CAES., Bell. Civ. III, 2.
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Anche la di unaltra iscrizione 43 dalla grotta da leggere come il nome di una nave dedicata alla divinit del santuario come ex voto, pratica che trova puntuali riscontri in iscrizioni del tipo 44 dallisola di Taso. Tale denominazione potrebbe non avere alcun legame col culto di Afrodite (anche se qualcuno ritiene liscrizione una dedica alla dea 45 ), tanto pi che nella letteratura antica non di rado si associa la nave a una figura femminile. 46 Lofferta votiva di una nave pu essere letta come lesaudimento di una promessa fatta da un marinaio scampato a un naufragio 47 ; oppure come il dono di unimbarcazione che ha compiuto felicemente il suo ultimo viaggio. Per quanto riguarda la potrebbe anche esserci una qualche relazione tra il nome e unimmagine della dea che limbarcazione poteva portare dipinta o scolpita a poppa. 48 Il primato numerico di dediche rivolte a Iuppiter (Batius), siano esse formule di ringraziamento o invocazioni propiziatorie, se da un lato fa di grotta Porcinara un luogo consacrato a questa divinit, dallaltro non esaurisce il panorama cultuale di unarea sacra nella quale sembrano trovare
CIL IX, 5, 3; C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., n. 23: [---] / [=] / /= []. 44 Contenenti formule augurali di buona navigazione. Vedi N. SANDBERG, , Etudes pigraphiques, Gteborg 1954: iscrizioni n. 22, 27, 28, 31, 39, 41, 42. Cfr. pure C. PAGLIARA, EYPLOIA SOI, in S. ALESSANDR (a cura di), . Studi offerti dagli allievi a G. Nenci in occasione del suo settantesimo compleanno, Galatina 1994, pp. 345-57. 45 C. DE GIORGI, La Grotta Porcinara al Capo di S. Maria di Leuca, in Il Giusti I, 18, Lecce 1884; ID., La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio, II, Lecce 1888, p. 108, nonostante lindecifrabilit del testo, ritiene la dedica rivolta a Venere-Afrodite. L. DE SALVO, Economia privata e pubblici servizi nellImpero romano. I corpora naviculariorum, Messina 1992, p. 291. 46 In un passo di Aristofane (Cavalieri, v. 1300) le triremi sono invocate come vergini. 47 I naufraghi scampati alla morte, per mantenere un voto fatto al dio del mare nel momento del pericolo, gli offrivano ci che rimaneva loro (nel caso in cui avessero perso tutto, anche i soli vestiti) e una tavoletta votiva (un graffito nel caso della grotta di Leuca). Cfr. HOR. Carm. I, 5, 13-16, in A. LA PENNA, Q. Orazio Flacco, le opere. Antologia, Firenze 1968, pp. 1978. 48 Secondo un costume antico, v. HOR., Carm. I, 5, 14 (pictis puppibus). Cfr. HOM., Il. II, 637, che dice le navi = dalla guance dipinte di rosso.
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spazio manifestazioni devozionali eterogenee, con una continuit che dura fino a tutto il II secolo d.C. Tra i documenti epigrafici pi antichi il Pagliara segnala, su un frammento di coppo databile al IV sec. a.C., liscrizione graffita ainas[, che lA. riferisce al culto per una qualche entit femminile. 49 La difficolt di attribuire il testo alla lingua messapica piuttosto che alla greca non consente di stabilire con sicurezza a quale divinit sia dedicato. Nella prima ipotesi si tratterebbe di unepiclesi attribuita alla Afrodite indigena 50 ; se liscrizione greca, lepiteto indicherebbe lesistenza a Leuca di un culto femminile accanto a Batas 51 , da confrontare forse con un frammento fittile di testa femminile 52 e con la tarda dedica a Ino , che presenta formule tipiche del lessico marinaro. 53 Lepiclesi richiama forse un culto locale identificato con Ino dai naviganti e certo il riferimento al mondo sotterraneo, alle profondit oscure delle grotte, 54 come quella assai vicina del Diavolo, frequentata dalla preistoria, che potrebbe aver fatto parte del complesso sacro della Porcinara. Questa entit femminile potrebbe aver subito unevoluzione analoga a quanto detto a proposito di Batius: dapprima divinit ctonia indigena, poi epiclesi associata a divinit del pantheon greco e venerata

C. PAGLIARA, Le iscrizioni, in Leuca cit., p. 182 s. (iscrizione E 33). Ma vedi M. LOMBARDO, Nota sul graffito ainas, in Studi di Antichit 8, 2 cit., pp. 69-70, il quale segnala che liscrizione torna identica su uno skyphos tardo-arcaico (databile tra il primo e il secondo quarto del V sec. a.C.) da una tomba (n. 4) di Rocavecchia. Il contesto spinge lA. a ritenere Ainas un antroponimo messapico, come a Roca cos anche nelliscrizione di Leuca. 50 Secondo quanto suggerisce R. ARENA, Note messapiche cit., p. 117. 51 C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 63. 52 Inizi del V sec. a.C.: F. DANDRIA, Lesplorazione archeologica, in Leuca cit., p. 80. 53 Vedi liscrizione n. 8a in C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 20. 54 AESCH., Prom. 453; SOPH., Oedip. col. 675; EURIP., Herc. f. 607; Alc. 852; Andr. 5334; C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 63.

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come protettrice, nel contesto specifico del santuario di Punta Ristola, da naviganti in sosta nella rada di Leuca. Alcuni graffiti pi recenti, databili al I-II sec. d.C. 55 , pur essendo di difficile lettura, suggeriscono lesistenza anche di forme di devozione per altre divinit. Il testo mutilo di un graffito bilingue Afroditi Iul(ius) A[----] / / [----] 56 rimanda al culto di Afrodite. Similmente, al culto di Venere sembra riferirsi uniscrizione inedita, anchessa assai mutila, graffita sulla parete esterna della grotta. 57 Se linterpretazione corretta, la presenza di tali divinit sarebbe una conferma ulteriore del legame riconosciuto tra il santuario e i riti legati alla navigazione.
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Analogo significato si pu

attribuire a quella che pare una dedica alla Fortuna. 59 Altre testimonianze indirette non hanno ancora trovato conferme nella documentazione epigrafica o archeologica disponibile. La tradizione letteraria ricorda lesistenza l di un luogo di culto dedicato a Eracle 60 collegato ad una fonte dacqua solforosa 61 da ricercare a Leuca o nelle vicinanze.
G. SUSINI, Fonti cit., p. 71 (I - Leuca); C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., p. 218. G. SUSINI, Fonti cit., n. 1 p. 71-2, vuole riconoscervi liscrizione aphrodo SENTILI citata da L. TASSELLI DI CASARANO, Antichit di Leuca, Lecce 1693, p. 201 e da T. MOMMSEN, Inscr. Neap., 437. Cfr. G. M. GIOVENE, Lettera al Signor Abate Carlo Amoretti del Signor Abate G.M. Giovene, Mem. di Matem. e Fis. della Soc. Ital. delle Scienze, XV, 2 (1810), p. 286 ( /). Cfr. pure supra nota 47. 57 G. SUSINI, Fonti cit., n. 6 p. 74, propone, con qualche dubbio, la lettura Vener[i] / [-----] / [v]ot(um) [sol(vit)]. Per un confronto con CIL IX 5, 3 v. L. TASSELLI DI CASARANO, cit. in C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., n. 23. 58 LAnthologia Palatina conserva alcuni epigrammi (IX, 143 di Antipatro di Tessalonica; IX, 144 di Anite; X, 21 di Filodemo; V, 17 di Getulico) nei quali Afrodite invocata sia come dea dellamore che come divinit marina protettrice dei naviganti. 59 CIL IX, 2; AE 1979, 188; C. PAGLIARA, Le iscrizioni cit., p. 21 e ID., Le iscrizioni, in Leuca cit., p. 199 n. 8b: Fortuna(e) / s(acrum) h(ic) f(actum). Ma vedi G. SUSINI, Fonti cit., n. 2 a p. 72. 60 C. PAGLIARA, La Grotta di Porcinara cit., p. 51. Eracle, dio errante, era considerato propizio ai cercatori di nuove terre. STRAB. VI, 3-5, pone genericamente il culto di Eracle e la sorgente nella , una regione costiera non meglio identificata, ma prossima a Leuca.
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