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Il Piano delle fosse granarie

Il Piano delle Fosse del grano (o Piano San Rocco) di Cerignola ubicato a sud
dell'abitato. Con le sue oltre 600 fosse, rappresenta l'ultimo esempio di una modalit di
conservazione del grano tipica della Capitanata. Il primo documento che parla
dell'esistenza delle fosse risale al 1225 ("Codice diplomatico barese. Vol. X. Le
Pergamene di Barletta. doc. n. 66"), ma solo nel 1581 si fa esplicito riferimento al piano
antistante la chiesa di San Domenico.
Sebbene non esistano dati certi si ritiene che un piccolo numero di fosse risalgano all'et
romana, ma la maggior parte di esse risalgono al periodo medievale. Le fosse
acquisirono un'importanza sempre maggiore con l'istituzione della Dogana delle pecore,
poich all'attivit di pastorizia si affianc un'estesa attivit cerealicola. Nel 1840 le
attivit lavorative e commerciali del Piano furono regolate dal Regolamento del Piano
delle Fosse di Cerignola approvato dal Decurionato. Nel 1902 la consistenza numerica
era di circa 1.100 fosse ma successivamente, soprattutto negli ultimi cinquant'anni, si
assistito al loro declino. Oltre 300 fosse furono comprate dalla societ Magazzini
Generali che poi le trasfer alla Federconsorzi. Al loro posto, infatti, sono stati installati
silos fuoriterra metallici. Oggi il Piano, composto da 625 fosse, di cui circa 200 tuttora
utilizzate. Le fosse occupano un'area di 26.000 m in prossimit del centro urbano.
Questo singolare monumento a rovescio certamente lespressione pi significativa di
quella civilt contadina che ha caratterizzato il Tavoliere di Puglia.
Le fosse erano adibite in passato prevalentemente alla conservazione di grano, orzo,
avena, granturco, fave, mandorle, ceci, semi di lino.
Dal 1982 il bene parzialmente sottoposto a vincolo tutelativo del Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali, ai sensi della Legge 1089/39. Attualmente lunico piano delle
fosse esistente, essendo scomparsi quelli che si trovavano in altre localit della
Capitanata come Foggia, Apricena, Lucera, Manfredonia, San Paolo Civitate, San
Severo, Torremaggiore, Trinitapoli.

Originaria estensione e sistemazione del piano delle fosse


Larea attuale del piano delle fosse granarie di Cerignola

Alcune immagini che esemplificano loriginaria estensione e sistemazione del Piano


delle fosse granarie di Cerignola e i diversi interventi di riqualificazione e
conservazione: prima con prato e piste in mattoni per un tracciato a piedi e infine
lattuale modello di pavimentazione del Piano realizzato per impedire la crescita di erbe
infestanti in prossimit delle fosse
Sparse sul piano vi sono anche cinque casette chiamate in dialetto kamaredde (piccole
camere). Due sono abbandonate. Delle altre tre, luna ancora utilizzata dagli sfossatori,
unaltra, che oggi viene usata come autorimessa, un tempo era invece bottega di
falegname. La terza una bottega di stagnino.
Il Piano si estende su unarea di circa 26.000 m ed di propriet pubblica mentre le
fosse sono di propriet privata.
Il maggior proprietario di fosse la Federconsorzi di Roma che ne possiede 302. Segue
il Consorzio Agrario Provinciale di Foggia che ne possiede 45, mentre le rimanenti sono
di propriet di agricoltori. Non tutte le fosse sono per utilizzate, infatti delle oltre 600
esistenti ne vengono usate circa 200.

Le fosse
Le fosse sono depositi scavati nel terreno, utilizzate soprattutto per conservare grano.
Questo sistema di conservazione reso possibile grazie alla natura del terreno, che
garantisce, allinterno delle fosse, una temperatura costante e lassenza di umidit e
permette quindi che i prodotti, anche se conservati per lungo tempo, non si guastino.

Struttura della fossa granaria


Le fosse hanno una forma tronco conica, diametro del fondo variabile da 4 a 8 metri e
altezza di 6 7 metri. La capacit minima di 70 quintali, quella media di 450, la
massima di 1100.

Le fosse hanno una forma a campana, unaltezza che varia dai 4 ai 7 m e un diametro del
fondo che varia dai 4 agli 8 m.
Le pareti interne vengono periodicamente rivestite di un sottile strato di cemento per
evitare il contatto del prodotto con il terreno.
Una fossa pu contenere, a seconda della grandezza, da un minimo di 70 q ad un
massimo di 1100 q di grano.
Le fosse sono state usate per conservare grano, orzo, avena, fave, granoturco, mandorle,
favino, semi di lino e ceci. Oggi per nelle fosse ancora in uso si conserva quasi
esclusivamente grano.
La parte superiore delle fosse costituita da: lappedateure, landeine e u titele
Lappedataure quella parte formata da quattro elementi angolari, che possono essere
mattoni di terracotta oppure pietre e che delimitano circolarmente limboccatura delle
fosse. Il termine dialettale deriva dal fatto che su questa parte gli sfossatori poggiavano i
piedi per prelevare dalla fossa con cesti legati a funi il prodotto conservato.
Le andeine sono 4 elementi in pietra che delimitano la parte esterna delle fosse. Sono
larghi 30 cm circa e lunghi, in media, 220 cm, una coppia, e 130 cm, laltra coppia.
Servono anche ad impedire infiltrazioni dai lati delle fosse di acqua piovana che
guasterebbe il prodotto.
U titele un elemento in pietra alto in media 90 cm di cui 30 interrati. Su di esso sono
scolpiti le iniziali del proprietario e il numero progressivo delle fosse da lui possedute.

Le fosse: i titoli

Ogni fossa identificata da un cippo lapideo, che reca scolpite spesso intrecciate o
fuse le iniziali del proprietario e un numero progressivo. Molti cippi recano poi
scolpite, sul retro una M e una G intrecciate: acronimo della societ Magmeri
Magazzini Generali Meridionali che acquist da privati 302 fosse, per poi rivenderle
alla Federconsorzi di Roma.

Il titolo in pietra calcarea, collocato in maniera adiacente ad una delle quattro pietre
quadrangolari, era lelemento pi caratterizzante di una fossa poich recava scolpite, e
quindi praticamente immodificabili, le iniziali o il monogramma o lestensione del
cognome del proprietario con lindicazione del numero della fossa calcolato rispetto alle
fosse precedenti, numero che rendeva possibile lannotazione del contenuto in
riferimento alla fossa. Per renderlo quanto pi possibile inamovibile, il titolo era
costituito da una pietra calcarea di notevole dimensione e, di conseguenza, peso, parte
della quale veniva interrato costituendo cos un tuttuno con il resto della fossa.

Titele di una fossa appartenuta a Federico Pavoncelli come risulta dalle iniziali del nome
Titele di una fossa appartenuta a Casimiro Cirillo.
Titele di una fossa di propriet di Luigi Russo (eccezionalmente il cognome scolpito per esteso)

Titele di una fossa appartenuta alla Magmeri (Magazzini Generali Meridionali) che nel 1939
acquist dalla famiglia Pavoncelli e da altri proprietari 302 fosse, poi rivendute alla
Federconsorzi di Roma. La Magmeri fece scolpire sui titele delle fosse acquistate la propria sigla
(MG) e numerazione, lasciando per, sulla faccia opposta, anche le iniziali e la numerazione dei
vecchi proprietari.
Fossa con scolpite iniziali e simboli delloriginario proprietario: Pignatelli dAragona e Antentas

Titolo in pietra calcarea con il monogramma di Giuseppe Specchio. Il titolo appare nella sua
interezza con la parte pi grezza originariamente interrata

Carico della fossa


In passato, il contenuto veniva riversato all'interno del silos attraverso una piccola
apertura ad imbuto (detta angelo). Una volta praticato un foro nel cumulo di terra che
ricopriva la fossa, questo veniva modellato con malta di terra ed acqua e rinforzato con
alcune pietre. Avendo cos irrobustito l'apertura, era possibile scaricare il grano
preservando l'isolamento con il terreno. Successivamente, questo metodo fu sostituito da
un cilindro cementizio industriale, corto e provvisto di coperchio. Attualmente si utilizza
un ampio telone che ricopre interamente la fossa e che presenta un foro centrale
attraverso cui far scivolare il prodotto.

Estrazione del prodotto


L'estrazione del frumento dalle fosse granarie necessitava di una vera e propria
organizzazione di esperti operai, i cosiddetti sfossatori. Alla base dell'ingresso della
fossa, venivano disposti tre o quattro pali fissati al terreno. Questi fungevano da
sostegno alla cui estremit veniva montata un carrucola per le operazioni di carico del
grano. Prima di poter scendere nella fossa, l'operaio provvedeva a sbattere un sacco
contro le pareti della fossa, in modo da consentire l'ingresso dell'aria nella fossa stessa.
Per essere sicuri che l'aria all'interno della fossa fosse sufficiente, veniva accesa una
candela, ed in base alla persistenza della fiamma, si determinava la presenza di ossigeno.
Il grano prelevato veniva misurato riempiendo un recipiente in legno detto tomolo, che
deve il nome all'omonima misura agraria di capacit in uso nel sistema metrico
borbonico, corrispondente a circa 45 litri. Infine veniva stoccato in sacchi.
Le fosse: la copertura
La chiusura delle fosse viene realizzata coprendo limboccatura con tavoloni che
vengono poggiati sullappedateure.
I tavoloni vengono disposti in due serie tra di loro trasversali.
La disposizione dei tavoloni realizzata in modo tale da lasciare al centro unapertura
quadrata di 30 cm circa di lato, che viene chiusa a sua volta con una pietra.
La pietra viene rimossa alloccorrenza per le operazioni di scarico e di controllo del
prodotto conservato.
I tavoloni vengono poi definitivamente coperti con un cumulo di terra che viene pressata
ben bene con i piedi, per renderla compatta. Poi si aggiunge altra terra, sistemandola a
spiovente, per permettere il deflusso dellacqua piovana ed impedirne cos linfiltrazione
nella fossa. La tipologia del legno dei tavolini specifica perch esso destinato ad
assorbire lumidit causata dal terreno e dalla fossa, alla quale umidit deve per
resistere il pi possibile evitando una rapida marcescenza.

Raccolta del terriccio che ricopriva la fossa per riformare al di sopra di essa la forma a spiovente
Linfossamento e lo sfossamento del
grano, oggi
Linfossamento del grano, per la sua conservazione, oggi avviene in maniera molto
rapida.
Si scava, al centro della terra di copertura della fossa, un foro, fino a raggiungere la
pietra che copre lapertura gi predisposta durante la sistemazione dei tavoloni.
Rimossa la pietra, nel foro viene inserito un cilindro di cemento per evitare che durante
lo scarico, la terra si mescoli al grano. Sulla fosse viene steso un telone, forato al centro,
per raccogliere quella parte di grano che cade tuttintorno.
A questo punto, il camion pieno di grano si avvicina alla fossa e sollevando il cassone fa
fuoriuscire, da una piccola apertura della sponda posteriore, il grano, che finisce nella
fossa attraverso il foro preparato. Quindi la fossa viene richiusa e verr riaperta solo per
le operazioni di sfossamento, quando il grano verr prelevato calando nella fossa una
pompa aspirante che lo trasporter sul camion con il quale sar portato a destinazione.
Fotogallery
Sezione di una Fossa Granaria.
Veduta parziale del Piano delle Fosse.

Veduta parziale del Piano delle Fosse.


Veduta delle fosse e dei magazzini delle compagnie
degli sfossatori.

Veduta parziale del Piano delle Fosse e sullo sfondo la Chiesa di


San Domenico.

Particolare di un magazzino.
Foto aerea del piano delle fosse.

Mappa catastale F/202 all. C.

Il Piano delle fosse all'epoca della costruzione del Duomo


(1908).
Fossa scoperchiata per l'operazione di carico.

Interno di una fossa.

Cippo di propriet della famiglia Pignatelli d'Aragona e Antentas.


Particolare di un cippo.

Cippo di propriet di Giuseppe Specchio.

Cippo di propriet dei Magazzini Generali.

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