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CHIMICA: è la scienza che studia la struttura, le proprietà e

le trasformazioni della materia che ci circonda

In passato si credeva che tutta la materia fosse


formata dall’insieme di quattro elementi: ARIA,
TERRA, FUOCO ed ACQUA (Aristotele 350 a.c.)

La nascita della chimica moderna viene fatta


risalire alla seconda metà del XVII secolo, con
la pubblicazione da parte di Robert Boyle del
libro “The Sceptical Chymist” (1661), in cui
sosteneva che la materia fosse costituita da
particelle e le sostanze da atomi diversi.

1
Già Democrito nel 400 a.c. sosteneva che la materia fosse
costituita da corpi piccolissimi uniti in uno spazio vuoto

Nel V secolo d.c. si sviluppa l’ALCHIMIA; obiettivo: trasformare i


vili metalli nel nobile oro. Antoine Lavoisier nella seconda metà del
1700 enuncia il Principio di Conservazione della Massa in una
trasformazione chimica: “in una reazione chimica, la massa dei
reagenti è esattamente uguale alla massa dei prodotti in un
sistema chiuso”.

È la fine dell’ALCHIMIA,
nasce la

CHIMICA

2
In natura esistono 92 diversi atomi: ELEMENTI

Combinandosi…

energia +
inquinamento +
COMPOSTI
Milioni di composti diversi

- Formazione di nuovi composti

Reazione chimica = - emissione (o assorbimento) di energia


- inquinamento e sue conseguenze

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DA DOVE VENGONO GLI ELEMENTI CHIMICI ?

NUCLEOSINTESI nelle stelle


- Big Bang: H, He, (Li)
- Stelle: He Fe (Co, Ni)
- Supernove dal Fe in poi
- Decadimento radioattivo

Le esplosioni di supernova rilasciano


nello spazio gli elementi sintetizzati.

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ABBONDANZA DEGLI ELEMENTI CHIMICI NEL SISTEMA SOLARE

5
Atomico (Fe, Au)
ELEMENTO
(O2, Fe, S8, Au) Molecolare (O2, S8)
SOSTANZA PURA
(H2O, O2, Fe, S8, NaCl, Au)
Molecolare (H2O)
COMPOSTO
(H2O, NaCl)
Ionico (NaCl)
MATERIA
OMOGENEA (aria, latte)
MISCELA
ETEROGENEA (acqua + olio)
SOSTANZA PURA: costituita da una sola specie, o di atomo o di molecola
MISCELA: gruppo di due o più sostanze che sono mescolate fisicamente

S8 H2O NaCl

Fe

ELEMENTO: stato più semplice della materia, con COMPOSTO: materia costituita da due o
proprietà fisiche e chimiche esclusive. È più elementi chimicamente
costituito da una sola specie di atomo. legati tra loro. 6
COMPITO DELLA CHIMICA:
STUDIARE LA TRASFORMAZIONE DELLA MATERIA
A QUALE SCOPO?
1. SINTETIZZARE NUOVI MATERIALI (utilizzando RISORSE NATURALI)
2. OTTIMIZZARE UN PROCESSO CHIMICO (aumentando rese e velocità)
3. MINIMIZZARE INQUINAMENTO

STATI DI AGGREGAZIONE DELLA MATERIA LIVELLO


MICROSCOPICO
(Chimici)

Determina
SOLIDO LIQUIDO GAS proprietà

LIVELLO
MACROSCOPICO

Per spiegare le proprietà MACROSCOPICHE della materia (osservabili ad


occhio nudo), occorre considerare il livello MICROSCOPICO
(atomi, molecole ioni)
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DI COSA È FATTA LA MATERIA?
DALTON: STRUTTURA ATOMICA DELLA MATERIA
Dalton fu il primo chimico a formulare, nel 1803 una teoria atomica basata
sulle intuizioni di Democrito vissuto 2500 anni fa. Tale teoria si fonda sui
seguenti postulati:

1. La materia è costituita da particelle indivisibili: ATOMI


2. L’atomo è la più piccola parte di un ELEMENTO
3. Gli atomi di un elemento sono tutti uguali
4. Le reazioni chimiche avvengono tra atomi interi
5. In una reazione chimica gli atomi degli elementi rimangono INALTERATI in NUMERO e
QUALITÀ
I punti 4 e 5 sono diretta conseguenza della legge di Lavoisier sulla CONSERVAZIONE DELLA
MASSA (cardine di tutta la chimica): in tutte le reazioni chimiche la massa si conserva, cioè la
massa dei reagenti è uguale alla massa dei prodotti.

L’ATOMO SECONDO DALTON (1803):


sferetta indivisibile di materia neutra

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Nella seconda metà del 1800 William Crookes scopre i
raggi catodici

Nel vuoto spinto del tubo catodico le particelle negative viaggiano ad alta
velocità verso l'anodo e possono oltrepassarlo creando un “ombra” sullo
schermo retrostante sensibilizzato.
9
Nel 1886 Eugene Goldstein particelle che viaggiano in
direzione opposta ai raggi catodici. È la prima evidenza
dell’esistenza di particelle cariche positivamente

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Scoperta dell’elettrone: il modello di Sir Joseph John Thomson (1897)
Thomson osservò che in un tubo sotto vuoto, con all’estremità due elettrodi
collegati ad un generatore, si forma una scarica elettrica proveniente dal
catodo. Questi raggi catodici deviavano se sottoposti ad un campo magnetico
esterno, quindi devono essere costituiti da particelle cariche. Inoltre, sottoposti
ad un campo elettrico esterno, deviano verso il polo positivo, e quindi le
cariche devono essere negative.
Poiché i raggi non dipendevano dalla natura del catodo Thomson comprese
che queste particelle negative erano proprie di ogni atomo. Queste particelle
prendono il nome di ELETTRONI.

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Modello dell’atomo di Thompson: PLUM PUDDING MODEL (1904)

Gli elettroni “galleggiano” in una


nuvola carica positivamente.

│CARICA POSITIVA│ = N° ELETTRONI = ATOMO NEUTRO

12
Robert Millikan nel 1909 determina la carica dell’elettrone

qe = 1,602 • 10−19 C
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Nel 1911 Ernest Rutherford esegue l’esperimento che porta
il suo nome. A lui viene attribuita la scoperta del protone
“Era l’evento più incredibile mi fosse mai
capitato nel corso della mia vita. Era quasi
Geiger-Marsden experiment tanto incredibile quanto l’avere sparato un
proiettile di 15 pollici contro un foglio di
carta velina ed essere stati colpiti dal
proiettile rimbalzato sulla carta”.

Hans Wilhelm Geiger

Sir Ernest Marsden

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Se fosse valida la teoria di Thomson tutte le particelle α avrebbero dovuto
attraversare gli atomi di oro (Tm) e nessuna avrebbe potuto “rimbalzare”
all’indietro. Rutherford demolisce la teoria di Thomson ed introduce il
concetto di ATOMO NUCLEARE (Rm).

Ciò significa che l’atomo debba essere un’entità


pressochè vuota, in cui quasi tutta la massa è
concentrata nel nucleo ed, a distanze più o meno
elevate rispetto al raggio del nucleo, si trovano gli
elettroni.

N° PROTONI = N° ELETTRONI = ATOMO NEUTRO


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Qualche dato…
Elettrone, simbolo e-
Carica: 1.6 • 10-19 C (-1); massa: 9.11 • 10-31 kg

Protone, simbolo p+ p+
Carica: 1.6 • 10-19 C (+1); massa: 1.67 • 10-27 kg

1.67 • 10-27 kg e-
= 1836
9.11 • 10-31 kg

Massa Protone = 1836 volte la massa Elettrone

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COM’È FATTO L’ATOMO?
1- L’atomo è una struttura VUOTA (nucleo centrale contenente i
protoni ed i neutroni circondato da e- che ruotano intorno.
2- La materia occupa una regione limitatissima dello spazio
disponibile (se l’atomo fosse grande come lo stadio San Siro,
il nucleo, che contiene la massa effettiva, sarebbe
rappresentabile con una ciliegia al centro del campo).
rnucleo = 10-15m dnucleo = 1011 - 1014 g/cm3
Se la d media della Terra fosse 1012 g/cm3 sarebbe 2.5Km…
ratomo = 10-10m
- raggio atomo è 100.000 volte maggiore del raggio nucleo
- se il nucleo fosse grande come un punto su un foglio
peserebbe 100 tonnellate!!!
3- L’atomo è elettricamente neutro:
N° PROTONI = N° ELETTRONI

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L’ATOMO DEL CHIMICO

NUCLEO: mai interessato nelle reazioni chimiche


ELETTRONI: ruolo fondamentale nelle reazioni chimiche entrano in gioco
nella formazione dei legami fra atomi uguali (elementi: O2, N2, Cl2) e/o
diversi (composti: H2O, NH3, CO2) dei vari elementi.
Le energie in gioco nelle reazioni chimiche (in cui sono coinvolti solo gli
elettroni con la rottura e formazione di nuovi legami) sono milioni di volte
inferiori alle energie in gioco nelle reazioni nucleari (in cui sono coinvolte
solo le particelle del nucleo).

Per rompere un legame occorre fornire energia


Nella formazione di un legame si sviluppa energia

18
GLI ELEMENTI CHIMICI – LA TAVOLA PERIODICA

Dmitrij Ivanovič Mendeleev

19
GLI ELEMENTI CHIMICI – LA TAVOLA PERIODICA

Il chimico russo Dmitrij Ivanovič Mendeleev si accorse di


una certa somiglianza nelle proprietà chimiche di alcuni
elementi e li ordinò in in una tabella (1871). Gli elementi
con proprietà chimiche simili erano ordinati lungo le
colonne. Le caselle vuote sarebbero poi state occupate
da elementi scoperti successivamente!!!

Nasce la
TAVOLA PERIODICA
DEGLI ELEMENTI

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GLI ELEMENTI CHIMICI – LA TAVOLA PERIODICA

Nel 1932 James Chadwick scopre il neutrone, particella


nel nucleo atomico

Per riassumere:
Nel nucleo:
- Protoni, simbolo p+
Carica: 1.6 • 10-19 C (+1); massa: 1,672 621 • 10-27 kg
James Chadwick

- Neutroni, simbolo n
Carica: 0; massa: 1,674 927 • 10-27 kg

intorno al nucleo:
- Elettroni, simbolo e-
Carica: 1.6 • 10-19 C (-1); massa: 9.11 • 10-31 kg

N° PROTONI = N° ELETTRONI = ATOMO NEUTRO


N° NEUTRONI VARIABILE

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ELEMENTI CHIMICI

X
NUMERO DI MASSA A
NUMERO ATOMICO Z
Elemento
generico

NUMERO DI MASSA = n° protoni + n° neutroni nel nucleo


NUMERO ATOMICO = n° di protoni nel nucleo, DETERMINA L’ELEMENTO

12 14 235 238
6 C 6 C 92 U 92 U
ISOTOPI = atomi con uguale N° atomico Z ma diverso N° di massa A
Le PROPRIETÀ CHIMICHE di un atomo DIPENDONO SOLO DA Z
perché rappresentando il numero di protoni, ed essendo l’atomo
neutro, questo numero coincide con il numero di e- che entrano in
gioco nelle reazioni chimiche e quindi determinano le proprietà
chimiche di un atomo.
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ELEMENTI CHIMICI

X
NUMERO DI MASSA A
NUMERO ATOMICO Z
Elemento
generico

Parleremo quindi di:


Carbonio 12 Uranio 235

12 14 235 238
6 C 6 C 92 U 92 U
Carbonio 14 Uranio 238

In generale si indica solo il A, 12 14 235 238


dato che Z è univocamente
legato al simbolo dell’elemento
C C U U
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GLI ELEMENTI CHIMICI – LA TAVOLA PERIODICA

1871 - Dmitrij Ivanovič Mendeleev ordine secondo massa atomica


Henry Gwyn Jeffreys Moseley (1887 –1915) – in ordine di Z

Ci sono 4 casi che sarebbero “fuori sequenza” se si


seguisse l’ordine secondo massa atomica

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COME SI PESANO GLI ATOMI ?

MASSA ATOMICA RELATIVA


Il Sistema Internazionale (SI) ha scelto la dodicesima parte dell’atomo di 12C

1.99 • 10-26 kg
Massa assoluta = 1/12 12C = 1 uma = = 1.66 • 10-27 kg/uma
12
Massa assoluta (kg)
Massa atomica relativa (uma) =
1.66 • 10-27 kg/uma
Bi = 209.98 uma
Quindi non avremo più a che fare
H = 1.0079 uma
con numeri estremamente piccoli
C = 12.0107 uma

Unità di massa assoluta (kg/uma) × unità di massa relativa (uma) = massa dell’atomo considerato
quindi: m 1 atomo di C = 1.66 • 10-27 kg/uma × 12,0107 uma = 1.99 • 10-26 kg

MAA C = 1.99 • 10-26 kg MAA Bi = 3.49 • 10-26 kg MAA H = 1.67 • 10-27 kg

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H = 1.0079 uma
Perché non 1 ???

C = 12.0107 uma
Perché non 12 ???

Sulla TAVOLA PERIODICA è riportata la MASSA ATOMICA MEDIA, media


pesata degli isotopi di quell’elemento.

Esempio: isotopi massa atomica abbondanza %


12
C 12.00000 uma 98.89
13
C 13.00335 uma 1.109
14
C 14.00324 uma 10-12 (trascurabile)

98.89 1.109
Massa atomica media C = 12.00000 × + 13.00335 × = 12.011
100 100
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Attenzione: massa, non peso!!! La massa è indipendente dalle forze gravitazionali

MASSA ATOMICA, MOLECOLARE E FORMULA


Gli ELEMENTI possono essere costituiti da singoli atomi o da MOLECOLE di
atomi uguali (esempio: O2, C)
I COMPOSTI sono formati da atomi di elementi diversi e, a seconda del tipo
di legame fra questi atomi si parla di COMPOSTO MOLECOLARE (legame
covalente) o COMPOSTO IONICO (legame ionico).

ATOMI MASSA ATOMICA (uma)


MOLECOLE MASSA MOLECOLARE (uma)
COMPOSTI IONICI MASSA FORMULA (uma)

La massa molecolare e la massa formula si determinano sommando le masse


atomiche degli elementi che costituiscono le molecole e i composti ionici.

Esempi: O2 = 2 x 16 uma = 32 uma


H2O = (2 x 1 uma) + 16 uma = 18 uma
NaCl = 23 uma + 35.5 uma = 58.5 uma
27
LA MOLE

The mole, symbol mol, is the SI unit of amount of substance.


One mole contains exactly 6.022 140 76 × 1023 elementary
entities. This number is the fixed numerical value of the
Avogadro constant, NA, when expressed in mol−1, and is
called the Avogadro number.
28
LA MOLE
Pertanto ne risulta che:

MOLE = massa atomica espressa in grammi


es. carbonio: M = 12.011 uma, da cui:
12.011 (uma) × 1.66 • 10-27 (kg uma-1) × Na (mol -1) = 12.011 g, ~ 12g

Quindi: 1 mole di C = 12 g di C (approssimando i valori)


1 mole di H2 = 2 g di H2
1 mole di H2O = 18 g di H2O

n° di partcielle in una MOLE = 6.022 × 1023 (approx) = Na = n° di AVOGADRO


Quindi: 1 mole di C (= 12 g/mole di C) contiene Na atomi di C
1 mole di H2 (= 2 g/mole di H2) contiene Na molecole di H2
1 mole di H2O (= 18 g/mole di H2O) contiene Na molecole di H2O
1 mole di He contiene 2 moli di e-
1 mole di NaCl contiene 2 moli di ioni
29
LA MOLE
Millikan e il suo assistente Harvey Fletcher
“Volumi eguali di gas nelle (il padre della stereofonia) hanno
stesse condizioni di determinato N dalla carica dell’elettrone
temperatura e di pressione
contengono lo stesso
numero di molecole”

Lorenzo Romano Amedeo Carlo Avogadro, conte di Quaregna e Cerreto


(Torino, 9 agosto 1776 – Torino, 9 luglio 1856)

Na è un numero incredibilmente grande!!! ~ centomila miliardi di miliardi

Se vincessi alla lotteria una mole di euro (= 6.02 • 1023 €), spendendo
10 miliardi di € al secondo dalla nascita, al 90° compleanno mi rimarrebbe un
capitale pari al 99.995% della vincita!!!
Non ci credete? Facciamo i conti:
Numero di secondi in 90 anni: 90 (anni) × 365 (giorni/anno) × 24 (h/giorno) × 3600 (s/h) = 2.84 • 109 s
€ spesi in 90 anni: 10.0 • 109 (€/s) × 2.84 • 109 (s) = 2.84 • 1019 €

2.84 • 1019 (€)


% € spesi sulla vincita: = x 100 ~ 0.005 %
6.02 • 1023 (€)
0.005 % della somma vinta alla lotteria!!!!!!!!
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LA MOLE

1 mole di oggetti significa sempre 6.022 • 1023 oggetti.


1 mole di H2O = 18 g di H2O

La MOLE nei calcoli stechiometrici:


Reazione chimica: H2 + O2 H2O Espressione qualitativa

Va bilanciata: 2H2 + O2 2H2O Per la Legge di conservazione


della massa, che gli atomi restano
COEFFICIENTE STECHIOMETRICO inalterati in numero e qualità.
Quindi: 1° membro = 2° membro

Micro: 1 molecola di O2 + 2 molecole H2 2 molecole di H2O


Macro: N molecole di O2 + 2 x N molecole H2 2 x N molecole di H2O
Moli: 1 mole di O2 + 2 moli H2 2 moli di H2O LEGGE DI
Massa: 32 g O2 + 4 g H2 36 g H2O CONSERVAZIONE DELLA MASSA
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LIMITI AL MODELLO ATOMICO DI RUTHERFORD

In base alle leggi della FISICA CLASSICA, una


particella carica dotata di un movimento circolare libera
energia. Di conseguenza, gli elettroni che, secondo il
modello di Rutherford, ruotano attorno al nucleo,
+ nucleo irradiano in continuazione energia e quindi sono
destinati a rallentare il proprio moto, percorrendo orbite
a spirale che li porterebbero a “precipitare” sul nucleo.
e- Le leggi della FISICA CLASSICA vanno bene per spiegare il
comportamento di corpi MACROSCOPICI, ma non sono valide per
spiegare il comportamento di partcielle MICROSCOPICHE
(elettroni, protoni…).

FISICA QUANTISTICA

Per spiegare la disposizione degli a) NATURA DELLA LUCE


elettroni nell’atomo b) SUA INTERAZIONE CON
(STRUTTURA ELETTRONICA) LA MATERIA

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GLI ELETTRONI NEGLI ATOMI
(secondo la fisica quantistica)

Gli ATOMI ECCITATI (termicamentea o elettricamenteb) EMETTONO LUCE DI DIVERSO COLORE


Applicazioni nella realtà: fuochi d’artificioa, insegne luminoseb

ESEMPI: lampada ad H2 luce ROSSO-VIOLETTA


lampada al Ne luce ARANCIONE
lampada vapori Na luce GIALLA
lampada al Hg luce VERDE-BLU
lampada al Rb luce ROSSA

I particolari COLORI emessi da un ATOMO ECCITATO dipendono da come gli ELETTRONI sono
disposti in quell’atomo. QUINDI, STUDIANDO I COLORI EMESSI (SPETTRI DI EMISSIONE) SI
RISALE ALLA DISPOSIZIONE DEGLI ELETTRONI INTORNO AL NUCLEO quindi alla
CONFIGURAZIONE ELETTRONICA DI UN ATOMO

• TAVOLA PERIODICA DEGLI ELEMENTI


• PROPRIETÀ CHIMICO-FISICHE DEGLI ELEMENTI
• COMPOSTI CHE POSSONO FORMARE GLI ELEMENTI
• TIPI DI LEGAMI COINVOLTI IN TALI COMPOSTI
• GEOMETRIA DELLE MOLECOLE STATO DI AGGREGAZIONE (s, l, g) DELLA MOLECOLA

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LA LUCE

A = ampiezza
A2 = I (intensità luminosa)
l = lunghezza d’onda
c = velocità della luce nel vuoto (~ 3 • 108 m/s)
n = frequenza = c/l (sec-1)

>l <n

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SPETTRO ELETTROMAGNETICO
Scala logaritmica

Secondo la FISICA CLASSICA


l’energia di un’ONDA dipende
da A e E sarebbe proporzionale
a A2 (= I). Quindi l’ONDA
sarebbe FLUSSO CONTINUO
DI ENERGIA

Solamente una piccolissima frazione dello


spettro elettromagnetico viene percepita
dal nostro occhio

2 cm su 4000 Km!!!

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LUCE: onda o corpuscolo ?

SECONDO LA FISICA CLASSICA LA LUCE HA SOLO UNA NATURA


ONDULATORIA A CUI VIENE ASSOCIATA UN FLUSSO CONTINUO DI
ENERGIA

MA TRE FENOMENI NON TROVANO SPIEGAZIONE:

1- RADIAZIONE DEL CORPO NERO (a)


2- EFFETTO FOTOELETTRICO (b)
3- SPETTRI ATOMICI (c)

(a) Energia quantizzata


(b) Natura corpuscolare della luce
(c) Energia quantizzata dell’elettrone

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1 - RADIAZIONE DEL CORPO NERO - quantizzazione dell’energia
Quando un corpo solido viene scaldato comincia ad emettere luce di una certa intensità e frequenza.
Aumentando la temperatura si ha una variazione di intensità, ma anche il colore della radiazione (e
quindi la frequenza) varia (carbone (rosso), fornello elettrico (arancione), lampadina (bianco)).

Il corpo nero è un sistema ideale in grado


di assorbire tutta l’energia incidente. A
seguito di questo si scalda e riemette
energia la cui frequenza è strettamente
legata alla temperatura a cui si trova.

Emissione di radiazione

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1 - RADIAZIONE DEL CORPO NERO - quantizzazione dell’energia
Tuttavia la fisica classica non riusciva a trovare equazioni in grado di approssimare bene le curve di
emissione del corpo nero, solo la parte relative a valori di l molto elevate veniva spiegata, ma per valori
di l via via più piccoli il discostamento diveniva notevole. Addirittura il normale forno da cucina secondo le
leggi della fisica classica diventerebbe una sorgente di raggi g !!!

Ci pensa Max Plank (1901)

UN CORPO AD ALTA TEMPERATURA È IN GRADO DI


EMETTERE (O DI ASSORBIRE) SOLO CERTE QUANTITÀ
DI ENERGIA

E = nhn
n = numero quantico (numero intero)
h = costante di Plank = 6.626 • 10-34 J•s
n = frequenza

OGNI PACCHETTO DI ENERGIA È DETTO QUANTO E LA SUA ENERGIA È DATA DA hn. QUINDI
L’ENERGIA DELL’ATOMO È QUANTIZZATA E UN ATOMO VARIA IL SUO STATO ENERGETICO
EMETTENDO (O ASSORBENDO) UNO O PIÙ QUANTI DI ENERGIA

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2 – EFFETTO FOTOELETTRICO – natura corpuscolare della luce
EMISSIONE DI ELETTRONI DALLA SUPERFICIE DI UN METALLO
ILLUMINATA DA LUCE MONOCROMATICA DI ENERGIA
SUFFICIENTE, CON LA CONSEGUENTE GENERAZIONE DI
CORRENTE ELETTRICA (CORRENTE FOTOELETTRICA)
K non emette e- se colpito da luce rossa (l = 750nm) anche se
di forte intensità (I = A2). Emette invece e- se colpito da luce
arancione (λ = 500nm).
QUINDI: per ogni metallo la radiazione incidente deve avere
un valore minimo di frequenza n0, al di sotto della quale non
si ha emissione di elettroni, qualsiasi sia I.
SECONDO LA FISICA CLASSICA: la luce di qualsiasi λ avrebbe
metallo Lavoro (eV) n (Hz) colore
dovuto espellere e- dopo aver aumentato A in modo adeguato.
Na 1,82 4,39 1014 rosso
EINSTEIN (1905): la luce stessa è di natura particellare ed è
Ca 2,24 5,41 1014 verde
costituita da “quanti” di energia, detti fotoni.
Li 2,30 5,55 1014 verde
Ni 2,77 6,68 1014 blu
Al 4,20 1,01 1015 UV
Energia del fotone = hn
1
E = hn = hn0 + Ecin = hn0 + m v2
2 e
Misurando Ecin dell’ e- espulso (che varia linearmente con n della
luce usata) e conoscendo la radiazione della luce incidente si può
risalire a hn0.
> I (A2) > n° fotoni emessi
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SPETTRO CONTINUO
La luce emessa da una sorgente calda, ad esempio il filamento incandescente di
una lampadina, dà uno spettro luminoso CONTINUO

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SPETTRO DI EMISSIONE
La luce emessa da un gas eccitato, ad esempio un tubo contenente vapori
d’idrogeno, dà uno spettro luminoso a righe detto di EMISSIONE

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3 – SPETTRI ATOMICI

EMISSIONE:
Se si eccita (per riscaldamento o scarica elettrica) un elemento chimico esso emette luce. Se la luce emessa
viene fatta passare attraverso un prisma per scomporla nelle sue componenti e si registra la luce scomposta su
una lastra fotografica si nota uno spettro (di emissione) costituito da un campo nero in cui compaiono ALCUNE
RIGHE COLORATE le cui l sono CARATTERISTICHE DELL’ELEMENTO IN ESAME (impronta digitale).

ASSORBIMENTO:
Facendo passare della luce bianca (tutte le lunghezze d’onda, spettro continuo) emessa da una sorgente,
attraverso un campione (esempio: Idrogeno gassoso), tutta la luce viene trasmessa, tranne alcune specifiche
lunghezze d’onda (per l’idrogeno: l = 3835, 3889…6563 Å), dando luogo ad uno spettro di assorbimento (righe
nere su fondo colorato continuo).

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3 – SPETTRI ATOMICI
Nell’EMISSIONE un elemento emette E luminosa (hn) con frequenze BEN DETERMINATE
Nell’ASSORBIMENTO quello stesso elemento assorbe E luminosa le cui frequenze SONO LE
STESSE che è in grado di emettere.
QUINDI: l’elettrone all’interno dell’atomo può avere solo valori discreti di E (E1, E2…En)

L’ENERGIA DELL’ELETTRONE È QUANTIZZATA

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MODELLO ATOMICO QUANTIZZATO: L’ATOMO DI BOHR

a) L’elettrone ruota attorno al nucleo in orbite con determinato raggio ed


energia: STATI STAZIONARI
Quantizzazione dei livelli energetici: se n = livello energetico (con n = 1, 2,
3…N interi) si ha: - RAGGIO ORBITA: r = n2 x 53 pm (1 pm = 10-12m)
- ENERGIA LIVELLO: E = -RH/n2
dove RH = E0 = 218 • 10-20 J/e- (1312 kJ/mol e-)
b) Per assorbimento di energia l’elettrone può passare da n = 1 (STATO
FONDAMENTALE) a n = 2, n = 3, etc., solo se la radiazione incidente ha
E = hn = E2 - E1 o hn = E3 - E1 DE fra stati permessi

NON SONO AMMESSI MEZZI SALTI


N.B.: E ha segno negativo; n =1 stato fondamentale; n > 1 stati eccitati; n = ∞ E = 0 (e - espulso dall’atomo)

n=∞
n=5
n=4
n=3

n=2

NB: NON RAPPRESENTANO


UNA DISTANZA!!!
Energia

n=∞ r=∞

n=1
49
MODELLO ATOMICO QUANTIZZATO: L’ATOMO DI BOHR

c) Quando l’elettrone torna allo stato fondamentale viene emessa energia radiante il cui valore
E = hn deve essere uguale a E2-E1 o E3-E1, etc. Quindi hn = DE tra stati permessi.

Stato fondamentale + hn Stato eccitato - hn Stato fondamentale


n = 1, E1 assorbimento n = 2, E2 emissione n = 1, E1

n=∞
n=5 Serie di Paschen
n=4 infrarosso
n1 = 3
n=3
Serie di Balmer
visiblie
n1 = 2
n=2

EMISSIONE
ASSORBIMENTO
Energia

Serie di Lyman
ultravioletto
n1 = 1

n=1
50
MODELLO ATOMICO QUANTIZZATO

Lo spettro è l’impronta digitale dell’elemento

51
Il Sole è fatto d’idrogeno non ferro (1925)

Cecilia Payne-Gaposchkin (1900 - 1979)

TH
HEYSAIDIRONAGAI
G EN 52
LIMITI DEL MODELLO ATOMICO DI BOHR
Interpreta con successo lo spettro atomico dell’Idrogeno (H) monoelettronico ma non è in grado di
interpretare spettri atomici polielettronici.
DIFETTO FONDAMENTALE: l’elettrone in questo modello non obbedisce (giustamente) alle leggi
della fisica classica, ma queste leggi sono usate per definire la sua orbita stazionaria (POSIZIONE)
e la sua Energia (VELOCITÀ), ovvero attribuisce all’elettrone un comportamento definito (r e E).
PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE DI HEISENBERG (1927)
“È impossibile determinare contemporaneamente posizione (x) e velocità (v)
di particelle piccole come l’elettrone (me = 9.31 • 10-31 kg)”

Prodotto delle incertezze: Dx•Dv ≥ h/(4pme)


Dove: h = 6.626 • 10-34 J•s (costante di Plank - valore estremamente piccolo!)
Dx = incertezza nel determinare laposizione
Dv = incertezza nel determinare la velocità (Energia)
Per vedere un oggetto occorre illuminarlo con una radiazione di l confrontabile o inferiore alle
dimensioni dell’oggetto. Nel mondo microscopico già la luce visibile può avere
Nel mondo macroscopico la lunghezza d’onda della energia non trascurabile rispetto a quella di particelle
luce visibile è sempre ampiamente al di sotto delle microscopiche, al punto da poter modificare in modo
dimensioni degli oggetti osservati, i quali risultano significativo quella dell’oggetto osservato. In tal caso la
quindi sempre nitidi e ben risolti. Il principio di semplice osservazione ottica del sistema ne perturba lo
indeterminazione perde di importanza nel campo stato.
MACROSCOPICO
Prima interpretazione data da
Heisenberg ma non è proprio
corretta

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Esempio pratico:
a) Se diamo per certa l’energia dell’elettrone, ovvero la sua velocità, Δv = 1 e quindi
L’INCERTEZZA SULLA POSIZIONE DI e- = Δx•1 = h/(4pme) ≈ 10-4 m.
Se si considera che il raggio atomico è ≈ 10-10 m, l’ERRORE che si commette nella
determinazione della posizione è ENORME (elettrone fuori dal campo del nucleo…)
b) Se diamo per certa la velocità di una palla da tennis di massa = 0.10 kg, Δv = 1 e quindi
L’INCERTEZZA SULLA POSIZIONE DELLA PALLA = Δx•1 = h/(4pmpt) ≈ 10-33 m.
L’ERRORE che si commette è TRASCURABILE: certa anche la sua posizione!

Dall’impossibilità di determinare contemporaneamente posizione (x) e velocita (v) di


particelle piccole come l’elettrone
PERDE OGNI SIGNIFICATO SCIENTIFICO IL MODELLO ATOMICO DI BOHR
perchè in esso l’elettrone compie orbite ben determinate attorno al nucleo, con un valore
definito di energia!
OCCORRE ABBANDONARE L’IDEA DI DESCRIVERE L’ATOMO CON IL MODELLO
MECCANICISTICO DELLA FISICA CLASSICA

N.B.: l’energia di un elettrone all’interno di un atomo può essere


calcolata (vedi spettri di emissione e/o assorbimento)
Ma la sua posizione resta del tutto INDETERMINATA

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L’ATOMO SECONDO LA MECCANICA ONDULATORIA
IL DUALISMO ONDA-PARTICELLA
POSTULATO DI DE BROGLIÈ
Se alla luce, che è un fenomeno ondulatorio, sono associate anche le
caratteristiche corpuscolari della materia (Einstein: fotone), allora deve
essere vero anche il contrario: LA MATERIA, che ha con certezza
caratteristiche corpuscolari, DEVE POSSEDERE ANCHE PROPRIETÀ
ONDULATORIE

E = mc2 (Einstein)
E = hn (Plank – Einstein)

Significa che se la massa si converte in energia allora alla massa posso associare un’onda hn

E = mc2 = hn = h • c/l Questo postulato perde significato nel


campo MACROSCOPICO

Quantità di moto
c = velocità della luce
l = h/(m • c) l = h/(m • v)
generalizzando

N.B.: QUESTA ESPRESSIONE DEFINISCE UN’ONDA ASSOCIATA ALL’ELETTRONE


LIBERO DI MUOVERSI NELLO SPAZIO (NON VINCOLATO NEL CAMPO DEL NUCLEO).
Risultato che rivoluzionò la fisica. Ogni cosa in natura possiede sia le proprietà di
particella (unità discreta) che le proprietà di onda (continuità). L’aspetto particellare è più
importante nel descrivere oggetti di massa relativamente grande; l’aspetto ondulatorio è
più importante nel descrivere oggetti di massa minutissima (come elettroni, neutroni,
protoni).
55
L’ELETTRONE COME ONDA MATERIALE
L’EQUAZIONE DI SCHRŐDINGER
Schrödinger applicò la relazione di De Broglie anche al moto di particelle VINCOLATE (quali
sono gli elettroni all’interno dell’atomo). Ricavò così un’EQUAZIONE D’ONDA, che descrive gli
elettroni all’interno di un atomo come ONDE MATERIALI TRIDIMENSIONALI STAZIONARIE (nello
spazio limitato intorno al nucleo). L’ampiezza dell’onda o FUNZIONE D’ONDA è detta y (psi) e la
formulazione matematica dell’equazione risulta:

2y 2y 2y
8 p2 m ( E – V )
+ + + •Y=0
x2 y2 z2 h2
m = massa e-; E = energia totale; V = energia potenziale; x,y,z = coordinate cartesiane; h = costante di Plank

L’equazione d’onda ammette infinite soluzioni, ma solo le FUNZIONI


D’ONDA (y) ASSOCIATE A ONDE STAZIONARIE SONO SOLUZIONI
ACCETTABILI. Tali soluzioni si rivelarono esatte per descrivere il moto
dell’elettrone nell’atomo di idrogeno e sufficientemente approssimate per
descrivere il moto di un elettrone in atomi contenenti più di un elettrone.

COSA SI INTENDE PER ONDA STAZIONARIA?


Un’onda che vibra in una determinata regione dello spazio e la cui configurazione non varia nel
tempo. LA SUA AMPIEZZA NON DIPENDE DAL TEMPO. CRESTE E NODI NON CAMBIANO
POSIZIONE. L’onda stazionaria, una volta formata, continua indefinitamente, se non incontra
attriti, dando origine a STATI STAZIONARI, ovvero di ENERGIA COSTANTE. Poichè l’Energia
dell’elettrone è quantizzata, posso avere un numero intero discreto (quantizzato) di lunghezze
d’onda possibili e quindi di funzioni d’onda, ma ogni funzione d’onda deve avere un valore di E
costante, non variabile. Ecco perchè SOLO LE ONDE STAZIONARIE possono essere SOLUZIONI
ACCETTABILI DELL’EQUAZIONE DI SCHRŐDINGER.
56
LE ONDE STAZIONARIE
Onde generate da una corda vincolata a due punti fissi (es.:
corda della chitarra): vibrazioni monodimensionali. Le sole
vibrazioni permesse sono quelle vincolate a certe condizioni: la
corda in ogni momento deve rimanere fissata alle estremità; le
vibrazioni sono sempre e solo quelle che vedono la lunghezza l
della corda distorcersi in un numero intero n di mezze
lunghezze d’onda. In altre parole le lunghezze d’onda delle
infinite armoniche possibili non possono avere valore qualsiasi
ma soli valori discreti ricavati dall’equazione l = 2•l /n
Quindi: la corda di chitarra è un sistema quantizzato
Si possono trovare anche esempi per onde stazionarie che si
propagano in modo bidimensionale lungo una circonferenza
(percussione di un tamburo).

L’ELETTRONE, onda di materia, è assimilabile ad un’ONDA


MATERIALE STAZIONARIA (Y), con STATI STAZIONARI di
energia (E = costante), che si propaga nelle tre direzioni dello
spazio (x, y, z) disegnando FIGURE INTORNO AL NUCLEO.
Queste funzioni d’onda (Y) risultano matematicamente
descritte da TRE NUMERI INTERI detti NUMERI QUANTICI,
indicati con le lettere n l m. Una funzione d’onda caratterizzata
da ben precisi valori di numeri quantici (Yn,l,m) si dice
ORBITALE.
57
SIGNIFICATO FISICO DELL’ORBITALE (Yn,l,m)

QUINDI Y2n,l,m DETERMINA LA FORMA DELL’ORBITALE


Y2n,l,m: permette di visualizzare graficamente le zone dello spazio attorno al nucleo aventi più alta
densità di carica elettronica. L’informazione è di TIPO STATISTICO: non possiamo dire dove si
trova esattamente la particella (e-) in ogni istante, ma solo indicare quale PROBABILITÀ essa abbia
di trovarsi in una determinata ZONA DELLO SPAZIO a sua disposizione.

Bohr vs teoria ondulatoria ORBITALE

0.53Å
ATOMO di H•

Secondo Bohr: n = 1, Meccanica quantistica: 0.53 Å è


probabilità di trovare l’e- a 0.53Å solo la distanza PIÙ PROBABILE
dal nucleo = 100% = CERTEZZA a cui può trovarsi e-

58
NUMERI QUANTICI: n, l, m
Definendo una terna di numeri quantici si definisce un ORBITALE (Yn,l,m): è definita sia l’ENERGIA
dell’elettrone che la DISTRIBUZIONE DI CARICA NEGATIVA intorno al nucleo (Y2n,l,m).
n: numero quantico principale. Assume i valori 1, 2, 3, …∞ .
Definisce l’energia dell’elettrone e le sue dimensioni.
Al crescere di n aumenta l’energia En dell’elettrone (più lontano dal nucleo) e la zona dello spazio in cui
è più probabile trovarlo.

l: numero quantico secondario. Assume i valori 0 ≤ l ≤ n – 1. Quindi l = 0, 1, 2,… n - 1


Definisce la forma dell’orbitale.

n=1 l=0 l=0 orbitale tipo s


n=2 l = 0, 1 l=1 orbitale tipo p s, p, d, f rappresentano diverse
n=3 l = 0, 1, 2 l=2 orbitale tipo d FORME DI ORBITALI
n=4 l = 0, 1, 2, 3 l=3 orbitale tipo f

m = numero quantico magnetico. Assume i valori - l ≤ m ≤ + l. Quindi 2l + 1 orientazioni


Definisce l’orientazione dell’orbita nello spazio.
l=0 m= 0 1 orientazione nello spazio (s) -3
-1 -2
l=1 m= 0 3 orientazioni nello spazio (p) -1
+1 l=3 m= 0 7 orientaz. nello spazio (f)
+1
-2
+2
-1
+3
l=2 m= 0 5 orientazioni nello spazio (d)
+1 In assenza di campo magnetico esterno le 2l + 1
+2 orientazioni hanno = E: ORBITALI DEGENERI
59
ORBITALI s: l = 0
Una sola direzione nello spazio, quindi ORBITALI SFERICI (Y1,0,0 = 1s; Y2,0,0 = 2s; Y3,0,0 = 3s)

ORBITALE 1s (Y1,0,0)
|y (r)|2(1s) 4p r 2 = P
|Y (r)|2(1s)

r r (u.a.)
La densità di probabilità (numero Probabilità radiale: probabilità di
La probabilità di trovare l’e- di osservazioni per unità di trovare e- in un guscio sferico di
è maggiore dove la nuvola volume) debba essere massima raggio r e spessore dr (ovvero in
elettronica è più densa in prossimità del nucleo. un dato volume V).

L’andamento della funzione P (probabilità radiale) si comprende facilmente considerando che:


- 4pr2 è una funzione crescente (all’aumentare del raggio aumenta la superficie della sfera)
- Y2 è una funzione decrescente (allontanandosi dal nucleo, è meno probabile trovare l’elettrone).
Quindi, in una prima fase, all’aumentare di r la superficie della sfera (4pr2) cresce più rapidamente di
quanto diminuisca la densità dei punti (Y2): P AUMENTA.
Da un certo raggio in poi, Y2 cala più rapidamente di quanto aumenti la superficie della sfera: P
DIMINUISCE.
Questo raggio definisce il guscio sferico di spessore infinitesimo entro cui è massima la probabilità
di trovare e-. 60
ORBITALE 2s (Y2,0,0)
ORBITALE 3s (Y3,0,0)

1s: n=1
l=0
ml = 0

2s: n=2
l=0
ml = 0

3s: n=3
l=0
ml = 0

Densità di probabilità radiale

Dimensioni relative degli


orbitali 1s, 2s e 3s

61
ORBITALI p: l = 1, m = -1, 0, +1
Tre direzioni nello spazio (px, py, pz), ORBITALI A DOPPIA CLAVA
Per n = 2: Y2,1,-1 = 2px; Y2,1,0 = 2py; Y2,1,+1 = 2pz
Per n = 3: Y3,1,-1 = 3px; Y3,1,0 = 3py; Y3,1,+1 = 3pz

piano nodale x-y piano nodale y-z piano nodale x-z

N.B.: L’INSIEME DEI TRE


ORBITALI p CORRISPONDE AD
UNA DISTRIBUZIONE SFERICA

62
ORBITALI d: l = 2, m = -2, -1, 0, +1, +2
Cinque direzioni nello spazio
Per n = 3: Y3,2,-2 ; Y1,2,-1 ; Y3,2,0 ; Y3,2,+1 ; Y3,2,+2
Per n = 4: Y4,2,-2 ; Y4,2,-1 ; Y4,2,0 ; Y2,2,+1 ; Y4,2,+2

ORBITALI f: l = 3, m = -3, -2, -1, 0, +1, +2, +3

Questa è la “forma” calcolata per i nove orbitali g


l = 4, m = -4, -3, -2, -1, 0, +1, +2, +3, +4

N.B.: L’INSIEME DEI CINQUE


ORBITALI d CORRISPONDE AD
UNA DISTRIBUZIONE SFERICA
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RAPPRESENTAZIONE SCHEMATICA ENERGIA RELATIVA ORBITALI
E

3d
3d
3s 3p 3d 3p
3s 3p
3s
2s 2p 2p
2s
2p
2s
1s 1s
IDROGENO (Z = 1) LITIO (Z = 3) 1s POTASSIO (Z = 19)

Per Z = 1 (atomo di idrogeno: monoelettronico) l’energia degli orbitali dipende solo dal numero
quantico principale n. Per Z > 1 (atomi polielettronici) l’energia dipende sia dal numero quantico n
che dal numero quantico secondario l. Quindi, per Z > 1 E2s< E2p e E3s< E3p< E3d

PERCHÈ? EFFETTO SCHERMO


Se in un atomo ci sono più elettroni, questi risentiranno non solo della FORZA ATTRATTIVA del
NUCLEO (e- nucleon+), ma anche della FORZA REPULSIVA tra gli ELETTRONI (e- ↔ e-).
Si osserva uno SCHERMAGGIO della CARICA NUCLEARE (di valore Z), nei confronti di un e-, da
parte degli e- PIÙ INTERNI.
Z = n° atomico = n° e-
CARICA EFFICACE Zeff = Z - S S = schermo degli e- interni

CARICA EFFICACE (Zeff) è sempre minore della carica nucleare reale, esprime la carica risentita da
ogni singolo elettrone valutando l’effetto schermante del nucleo esercitato da tutti gli altri elettroni.
64
CONFIGURAZIONE ELETTRONICA

Come ordinare gli elettroni all’interno degli orbitali negli atomi nello stato fondamentale

Gli elettroni vanno ad “OCCUPARE” gli ORBITALI disponibili a PIÙ BASSA ENERGIA in modo da
rendere MINIMA L’ENERGIA DELL’ATOMO, seguendo le seguenti regole:
a) PRINCIPIO DI ESCLUSIONE DI PAULI
b) PRINCIPIO DI MASSIMA MOLTEPLICITÀ (REGOLA DI HUND)
I tre numeri quantici (n, l, m) consentono di definire l’orbitale ( n,l,m) e la sua energia (E = f(n,l)), ma
non definiscono ancora il singolo elettrone perché non tengono conto dello SPIN dell’elettrone.

SPIN dell’ELETTRONE
L’elettrone ruota su se stesso creando un CAMPO
MAGNETICO in 2 direzioni: ms = -1/2 e ms = +1/2

PRINCIPIO DI ESCLUSIONE DI PAULI: Ogni orbitale ( n,l,m) può contenere solo 2 elettroni e un
elettrone avrà ms = -1/2 e l’altro avrà ms = +1/2. Ovvero, gli elettroni accoppiati nello STESSO
ORBITALE devono avere SPIN OPPOSTO. In questo modo il campo magnetico risultante è uguale a
0 (minore repulsione magnetica).

Es: (atomo di He) orbitale 1s ( 1,0,0) 2e- accoppiati con SPIN OPPOSTO ( 1,0,0,-1/2) e( 1,0,0,+1/2)

65
REGOLA DI HUND: ms MASSIMA

GLI ORBITALI DEGENERI (STESSA ENERGIA) VENGONO “OCCUPATI” DAGLI ELETTRONI COSÌ
CHE LA SOMMA VETTORIALE DEGLI SPIN ( ms) SIA MASSIMA. GLI ELETTRONI CERCANO DI
DISPORSI IL PIÙ LONTANO POSSIBILE: MINOR REPULSIONE ELETTRICA. Ovvero gli elettroni si
dispongono negli ORBITALI DEGENERI con SPIN PARALLELO e solo dopo si accoppiano coi
precedenti.

3 orbitali p (DEGENERI)

Metodo AUFBAU 3e-


(costruzione)

4e-

3 orbitali d (DEGENERI)

5e-

6e-

n+l - Regola di Madelung


NUMERO MASSIMO DI ELETTRONI PER LIVELLO = 2n2
66
STRUTTURA ELETTRONICA DEGLI ELEMENTI
(ATOMI NELLO STATO FONDAMENTALE)

E
4d
5s
4p
3d
4s
3p
3s

2p
2s

1s

67
STRUTTURA ELETTRONICA DEGLI ELEMENTI
(ATOMI NELLO STATO FONDAMENTALE)
All’aumentare di Z l’energia degli orbitali diminuisce.
Variazione dei livelli energetici degli orbitali atomici al crescere
del numero atomico Z (non in scala)

Inversione dei livelli energetici 4s, 4p, 3d.


Per Z ≤ 20 E4s < E3d
Per Z > 20 E4s > E3d

Scandio: [Ar] 4s23d1

Titanio: [Ar] 4s23d2

Vanadio: [Ar] 4s23d3

Cromo: [Ar] 4s13d5

Manganese: [Ar] 4s23d5

Ferro: [Ar] 4s23d6


CONFIGURAZIONI
Cobalto: [Ar] 4s23d7 ELETTRONICHE
INATTESE
Nichel: [Ar] 4s23d8 Ci saremmo aspettati
Rame: [Ar] 4s13d10 4s23d4
Zinco: [Ar] 4s23d10 4s23d9

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PROPRIETÀ MAGNETICHE DEGLI ELEMENTI
DERIVANO DALLA CONFIGURAZIONE ELETTRONICA DEGLI ATOMI
- Atomi con ELETTRONI SPAIATI ( ms 0) diventano piccoli magneti e vengono attratti da un
campo magnetico. Tali sostanze vengono dette PARAMAGNETICHE. Dalla forza di attrazione
magnetica si può determinare il numero di elettroni spaiati nell’atomo.
- Atomi con solo ELETTRONI ACCOPPIATI ( ms = 0) sono debolmente respinti da un campo
magnetico e sono detti DIAMAGNETICI (il campo magnetico esterno perturba il moto degli elettroni
ed induce un campo magnetico (Legge di Lorenz) che ha direzione opposta al campo magnetico
applicato).

Ossigeno
(O2)

•O O•

Il paramagnetismo, quando presente, maschera il diamagnetismo,


essendo prevalente in ordine di grandezza.
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