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Lezione 1 – 15.02.22
Esame scritto con 3 domande aperte: per passare l’esame è necessaria la sufficienza in tutti e 3 i
quesiti
All’esame chiede le slides, gli appunti + consiglia di leggere il libro ma non è necessario ai fini
dell’esame se si seguono le lezioni
I paesi sviluppati hanno apportato degli sviluppi economici, i paesi in via di sviluppo hanno intrapreso
questo percorso mentre i paesi sottosviluppati sono rimasti intrappolati in una situazione poco favorevole
al cambiamento
Alcuni Paesi in via di sviluppo, India e Asia orientale, hanno sperimentato tassi di crescita sostenuti;
altri, i paesi africani, sembrano intrappolati in una sorta di povertà endemica.
Quali sono le cause di differenze così marcate?
Da che periodo datano le divergenze fra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati? Perché lo
sviluppo economico ha avuto luogo nei paesi occidentali e non in Asia o Africa?
Quali sono i fattori determinanti che spiegano perché l’Occidente, piuttosto che Cina o impero
islamico, ha intrapreso lo sviluppo economico?
La rivoluzione industriale come emblema e/o fenomeno complesso di sviluppo economico.
Distinzione fra sviluppo economico e ciò che invece attiene alla crescita economica.
SVILUPPO ECONOMICO
Fenomeno durevole nel tempo che consiste nella crescita di alcune variabili reali del sistema:
• Produzione
• Consumi
• Investimenti
• Occupazione
Il PIL è un indicatore sintetico e presenta quindi delle criticità riguarda sia aspetti quantitativi che aspetti
qualitativi
Criticità:
Indice sintetico relativamente al livello di benessere raggiunto da un paese e la sua distribuzione
all’interno del paese.
Per superare la criticità si ricorre ad altri parametri: struttura per età della popolazione, indice della
qualità fisica della vita e compatibilità ambientale.
Centralità del concetto di sviluppo economico nell’economia e scienze sociali.
La crescita dell’economia è necessaria ma non sufficiente allo sviluppo economico, in quanto si può avere
crescita economica senza sviluppo economico: ciò avviene quando la crescita economica non viene
endogenizzata. la crescita dell’economia è uno degli indicatori dello sviluppo economico, ci sono anche
la qualità della vita e molti altri elementi = la crescita economica è necessaria ma non sufficiente perché ci
sia uno sviluppo economico
Sviluppo economico: è connotato da una maggiore attenzione verso la qualità, ossia verso ciò che non
sempre è calcolabile come benessere, utilità ed equità sociale. Non è solo materiale ma corrisponde anche
ad una condizione di progresso sociale (sviluppo sociale) e compatibilità ambientale (sviluppo sostenibile).
Lo sviluppo sociale è un processo durevole nel tempo, è materiale e corrisponde ad una
progressione dello sviluppo sociale e lo sviluppo sostenibile
CRESCITA ECONOMICA
Insieme degli aspetti quantitativi dello sviluppo misurati attraverso le principali grandezze economiche
(reddito nazionale, investimenti).
Si ha crescita economica equilibrata in un processo di sviluppo quando tutte le principali grandezze
macroeconomiche crescono allo stesso tasso percentuale costante.
Si ha crescita zero nella situazione in cui l’economia non si sviluppa rimanendo stazionaria.
In economia si studia la teoria della crescita con modelli che rappresentano, a diversi livelli di aggregazione,
l’andamento nel tempo di variabili cruciali quali il reddito, il risparmio, gli investimenti ecc. I modelli di
crescita possono essere formulati con equazioni dinamiche.
Gli studiosi dell’economia dello sviluppo pongono attenzione sia sugli aspetti quantitativi sia gli aspetti
qualitativi che vanno a condizionare lo sviluppo delle diverse regioni
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La teoria della crescita si distingue dall’economia dello sviluppo per l’attenzione agli aspetti quantitativi e
alla formalizzazione, a discapito dello studio degli aspetti istituzionali, storici, etici ed antropologici che
condizionano i processi di sviluppo nelle diverse regioni del mondo.
o Una civiltà comparativamente giovane, come quella industriale, è stata capace di una
trasformazione radicale in un tempo più breve di quelle precedenti, e per questa capacità
trasformatrice è stata definita rivoluzionaria, non per i suoi tempi di realizzazione, più lenti
delle rivoluzioni politiche.
o la civiltà industriale in 3 secoli ha scardinato le condizioni di lavoro e di vita dei periodi
precedenti trasformazione radicale in tempi molto brevi rispetto alle civiltà precedenti
La letteratura di vecchia data era una letteratura europocentrica che attribuiva una certa superiorità alla
cultura del continente europeo. Questa letteratura è stata superata da una letteratura più recente che
considera la crescita e lo sviluppo economico dell’occidente come un fattore momentaneo quindi tutti
gli elementi considerati importanti dalla letteratura tradizionale non sono più considerati determinanti ma
facilitanti, in più sono emerse alcune teorie che hanno sottolineato i ruoli delle istituzioni e delle correnti
filosofico-religiose
Le istituzioni sono strutture che costituiscono un insieme di regole formali e informali e meccanismi
sanzionatori La recente letteratura sottolinea il ruolo importante delle istituzioni per la crescita e lo
sviluppo economico
Le variabili prese in considerazione sono: grado di libertà, ordine, grado di giustizia, tassazione e beni
pubblici:
Beni pubblici beni costruiti per la collettività: dighe, costruzione canali interni (garantivano un
notevole commercio interno), la Grande Muraglia (serviva per proteggere il paese dalle invasioni
provenienti da nord)
Le spedizioni marittime dell’ammiraglio Zhen si conclusero nel 1424 con il divieto di commercio con gli
stranieri e l’obbligo per le popolazioni costiere di arretrare di almeno 30 km dalle coste; ripiegamento verso
l’interno contro le invasioni da Nord. Nel momento in cui l’Europa si apprestava alle grandi scoperte
geografiche e il commercio internazionale, l’impero cinese invece si chiudeva
= la Cina paga della sua vasta dimensione e si chiude in sé stessa: vasta popolazione, grandi risorse e
manifattura elevata è in grado di servirsi da sola e non ha bisogno di servirsi del commercio estero
La Cina ha sempre una buona conoscenza dei mari e possedeva delle grandi navi che contenevano anche
mille uomini e che permettevano all’interno la presenza di armamenti
Proseguì con delle esplorazioni dalla parte dell’oceano Indiano con navigazioni che avevano il vento a
favore – a un certo punto la Cina paga delle sue grandi dimensioni e si chiude in sé stessa decretando la fine
delle sue esplorazioni marittime, obbliga gli abitanti delle zone costiere di arretrare e stabilisce il divieto di
commercio con gli stranieri - Si ripiega all’interno per concentrarsi sulle invasioni proveniente da nord
L’Europa seppe sviluppare un ambiente favorevole all’innovazione tecnologica e istituzionale perché c’era
maggiore libertà, maggiore certezza del diritto, che dava basi più sicure al calcolo economico connesso con
l’investimento. Inoltre, forniva più sostegno all’iniziativa individuale da parte dei pubblici poteri in funzione
sussidiaria, sia sul piano politico e militare sia su quello economico, e dei beni pubblici.
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I fondamenti filosofico-religiosi dell’Europa si sono rivelati strategici nel creare e sostenere questa dinamica
politica, culturale ed economica.
Definizione di persona umana come valore assoluto: se ogni persona è a immagine di Dio, allora la
relazione di base fra le persone è orizzontale = concetto che deriva dalla religione cristiana
Esaltazione dello spirito come razionalità: base della rivoluzione scientifica che ha permesso
l’istruzione che a sua volta ha permesso nuove invenzioni e lo sviluppo della tecnica
separazione tra potere politico, civile e religioso e successivamente tra potere legislativo, esecutivo
e giudiziario e successivamente l’avvento della democrazia.
Partita doppia: libro-giornale in cui annotare entrate ed uscite per valutare l’andamento degli affari;
tecnica di derivazione islamica, perfezionata dal pisano Leonardo Fibonacci nel 1202. La
teorizzazione della partita doppia si deve a fra Luca Pacioli nel 1494.
Ius mercatorum o lex mercatoria: nascita del diritto commerciale e della figura del notaio con la
corporazione dei giureconsulti dal XIII sec. questo in risposta all’aumento dei traffici commerciali
che portarono a controversie e scontri sempre di carattere commerciale
Nel 1300 l’Italia delle città (Centro Nord) aveva raggiunto un reddito pro capite doppio di quello
delle migliori aree europee (Olanda e Spagna). L’Inghilterra invece era molto indietro. Un secolo
dopo le città italiane erano ancora prime, ma Olanda e Inghilterra avevano imboccato il sentiero
verso lo sviluppo economico.
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La ricchezza delle città italiane venne superata dall’Olanda nel XVII e dall’Inghilterra nel XVIII. Le
innovazioni istituzionali iniziate nelle città italiane continuarono anche quando esse andarono in
crisi, poiché si trattava di perfezionamenti di prassi già in essere
Lezione 2 – 17.02.22
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN GRAN BRETAGNA
Perché in Gran Bretagna?
[La Francia del 700 vantava una popolazione maggiore, uno stato assoluto più centralizzato, un’unione
commerciale di vecchia data e un’agricoltura fiorente] però la rivoluzione industriale inizia in GB perché
presenta la maggior parte degli elementi e dei fattori materiali e immateriali che gli studiosi hanno
individuato come favorevoli alla crescita economica e al progresso tecnologico.
È un processo che richiede un lungo periodo <rivoluzione> perché ha portato un cambiamento
rivoluzionario in vari ambiti: vita, lavoro, economia ha delle capacità scardinartici e trasformatrici
Quindi per far fronte alla carenza di legno, si va sostituirlo con il carbon fossile reperibile in natura
strozzature che anziché essere una criticità serve per implementare innovazione
Fattori istituzionali:
Magna Charta Libertatum 1215 il potere del sovrano inizia ad avere delle limitazioni dapprima
nei confronti del potere ecclesiastico e poi anche verso i “commons” soprattutto su questioni
monetarie -> a partire da questo documento la GB va verso a situazioni più inclusive
Peste del 1348 porta alla morte di molte persone - dopo la peste una grande problema fu quello di
trovare contadini in grado di seguire la terra -> la carenza di manodopera determina una richiesta
di diritti da parte dei contadini stessi = viene fatto lo:
Statuto dei lavoratori nel 1351 = porta all’annientamento dei vincoli feudali -> ci si orienta verso
istituzioni più inclusive e maggiormente estrattive
Rivolta dei contadini del 1381
Statuto dei monopoli del 1623
Guerra Civile: 1642-1645
Gloriosa Rivoluzione nel 1688 il parlamento assume il controllo diretto della finanza pubblica,
istituì un debito pubblico distinto dalle finanze del Re e fondò la Banca d’Inghilterra (1694) – la
monarchia rimane come simbolo dell’unità nazionale ma di fatto non governerà più il
parlamento sarà quello che inizierà a governare e il governo rappresentativo andò rafforzandosi
sino ad arrivare alla democrazia.
Il governo non era di diretta emanazione dei mercanti come nelle città stato, ma era un governo disponibile
ad ascoltare ed appoggiare le richieste degli uomini di affari.
Essendo un regno disponeva di maggiori risorse militari rispetto le città-stato per contrastare le potenze
straniere e sostenere le proprie imprese.
L’ordinamento giuridico britannico si basa sul sistema del COMMON LAW: elevato adattamento ai
cambiamenti che avvenivano nella società perché legiferava e amministrava la giustizia sulla base delle
mutate consuetudini accertate attraverso i casi esaminati, che divenivano modelli per le applicazioni
successive, piuttosto che sulla base della conformità a un corpo di leggi scritte, la cui modifica richiedeva
tempi lunghi.
La società inglese dell’età moderna aveva una maggiore apertura rispetto alle altre società occidentali = vi
era una minore distanza sociale tra i ceti e maggiore mobilità
Relativa omogeneità sociale e standardizzazione dei consumi, elementi indispensabili per lo sviluppo della
produzione di massa che supera i limiti di volume e di prezzo della produzione manifatturiero-artigianale.
Dal 500 in poi ci sono delle leggi suntuarie contro il consumo di beni di lusso anche i nobili sono obbligati
a vestire con stoffe prodotte in patria (anche gli aristocratici si adeguano a queste leggi)
Diversa gerarchia di valori rispetto alla società europea: [in particolare la Francia dove il prestigio sociale è
misurato sulla base dell’acceso di un individuo a beni extra-economici, come cariche politiche,
frequentazione di determinati ambienti e l’arricchimento ne è una conseguenza]; in G.B al contrario il
prestigio sociale è determinato proprio dal successo economico
Ad esempio, Richard Arkwright: barbiere semianalfabeta che diviene un magnate della filatura del cotone
grazie all’invenzione della macchina per filare azionata ad acqua, nominato Cavaliere e Sceriffo della contea
di Derby in virtù del suo successo imprenditoriale.
Sviluppo della filosofia inglese in senso empiristico, nascita dell’economia politica con Adam Smith,
diffusione della cultura attraverso i giornali, accademie e club.
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La tecnologia della prima rivoluzione industriale non richiedeva studi particolarmente avanzati, ma una
mentalità curiosa, l’abilità ad imparare dall’esperienza mediante il processo di trial and error e, soprattutto,
l’incentivo ad usare i propri talenti a scopi produttivi
L’orologio meccanico viene inventato in Europa e con questa invenzione (e la bussola) si installa in Europa
una mentalità più meccanica tendente alla tecnologia
I congegni e i miglioramenti apportati ai macchinari già esistenti derivano da menti ingegnose che
conoscono bene i processi di lavoro e dagli errori cercano di migliorarsi
European marriage pattern = pratica della famiglia nucleare sviluppatasi in Inghilterra dopo il periodo della
peste nera, più che in qualsiasi altro paese europeo
La famiglia nucleare si sposava più tardi
si tende a mandare i figli al lavoro prima del matrimonio, anche le donne
Vi è un rapporto paritario tra gli sposi: donna con più autonomia che poteva disporre di una dote,
metteva al mondo meno figli e li educava meglio per renderli più autonomi. Alle donne veniva
anche chiesto il consenso al matrimonio.
era una famiglia fragile che doveva stringere rapporti con altre corporazioni – famiglia aperta
I Valori Borghesi:
Teoria di McCloskey economista storica, esperta di letteratura inglese, che ha teso una teoria sul
capitalismo che delinea i valori borghesi
Lei parte dall’interrogativo di come sua zia norvegese potesse vivere avendo a disposizione 2 dollari al
giorno per le sue attività quotidiane oggi ne abbiamo circa 40 di dollari = differenza notevole – nella
società di antico regime il reddito veniva devoluto per consumi di base (si destina il reddito all’acquisto di
generi alimentari e rimane qualcosina per il vestiario e la produzione ha dei limiti ben precisi) dopo la
rivoluzione industriale, la povertà non è più legata alla mancanza di produzione ma è una conseguenza
delle scelte di spartizione della ricchezza prodotta
Alla base della rivoluzione secondo questa economista vi è la diffusione di valori borghesi che permettono
l’irrompere sulla scena storica della figura del borghese (figura che realizza innovazione) cause dello
sviluppo economico:
✓ Il passaggio da relazioni gerarchiche, fondate sullo status, a relazioni volontarie e contrattuali, sul calco di
quelle commerciali, non è una conseguenza ma la causa dello sviluppo economico.
✓ Il mutamento culturale è dirompente: le idee e la libertà sono la più grande esternalità positiva della
storia.
✓ È il riconoscimento della dignità del cambiamento: a capitalismo McCloskey preferisce innovazione, che
disegna il perimetro del sistema della libertà naturale caro ad Adam Smith.
✓ Prima della rivoluzione industriale la povertà è un fatto, dopo diventa un problema: fra i meriti del
capitalismo non è il minore. Tuttavia, il capitalismo va riformato nei suoi aspetti negativi.
McCloskey preferisce il termine innovazione invece di capitalismo prima della rivoluzione industriale la
povertà era una condizione normale, poi diventa un problema durante il capitalismo
La figura borghese si innesta su una serie di principi e virtù che sono le 3 virtù femminili cristiane: fede,
speranza e amore + prudenza, temperanza, giustizia e coraggio che sono le virtù maschili (pagane)
Prudenza: conduce alla conoscenza e alla previsione -> virtù borghese guida che consiste nel
comperare a meno per vendere a più. Ma è prudenza anche quella che porta a commerciare
anziché invadere, calcolare le conseguenze, comperare le merci con competenza (conoscenza e
previsione).
Temperanza: intesa come capacità di risparmio e accumulazione – intesa di risparmio in un’ottica
futura (non avidità) -> risparmiare ed accumulare, educare sé stessi al commercio e alla vita,
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ascoltare i clienti, resistere alla tentazione di barare, compromesso, accordo in senso positivo
(equilibrio individuale, moderazione, umiltà).
Giustizia: acquisto corretto ed onesto della proprietà privata, pagamento del lavoro, della merce,
considerazione del lavoro ed eliminazione dei privilegi, valutazione delle persone ricorrendo a
criteri meritocratici, per quello che fanno e non in base a quello che hanno e/o sono, visione del
successo senza cattiveria e malizia (equilibrio individuale, moderazione, umiltà)
Coraggio: intrapresa di nuove iniziative e commerci, apertura alle nuove idee senza timore del
cambiamento e del rischio di bancarotta (autonomia, audacia, resistenza).
Amore: in senso lato prendersi cura di qualcuno, in senso stretto cura e benevolenza per i
lavoratori, partner, clienti e cittadini ed esseri umani in genere, ricerca di Dio, ricerca della
connessione umana e trascendentale nei luoghi di mercato attuali (benevolenza, amicizia, agape).
Fede: sostegno del commercio e dello studio -> sostegno alle tradizioni del commercio, dello
studio, della religione e identità (identità, integrità, onestà, fedeltà).
Speranza: nutrire fiducia nell’avvenire incerto = avere una visione positiva del futuro da qui
derivano ottimismo e imprenditorialità
L’esercizio di queste virtù borghesi le vediamo a Venezia, in Olanda, Inghilterra, Scozia, America del Nord
britannica, Belgio, Francia del Nord, zona del Reno, Sidney, Cleveland, Los Angeles, Bombay, Shanghai. Qui
vediamo queste virtù borghesi in contrapposizione alle tradizioni e virtù degli aristocratici. Non sono una
contraddizione ma la vita che viviamo al lavoro, nei nostri buoni giorni ….
Questi valori borghesi si vedono nella famiglia nucleare È la famiglia nucleare che sviluppa le virtù
borghesi di attaccamento al lavoro, di promozione dei talenti individuali e di intraprendenza che McCloskey
ritiene fondamentali per spiegare il progresso economico e la R.I
Fattori Economici:
* Ampio accesso a materie prime e mercati di sbocco per i prodotti finiti grazie all’inserimento dell’industria
tradizionale britannica, fin dal Sei e Settecento, in una struttura commerciale globale.
* 1650-800 GB vince tutte le guerre, in particolare contro l’Olanda e la Francia, e ogni volta accresce i suoi
domini imperiali e il commercio mondiale
* Costruzione della più potente marina commerciale militare ed efficiente stato fiscale-militare quali
condizioni determinanti le opportunità imprenditoriali che i paesi concorrenti non ebbero a disposizione
=> Queste furono condizioni importanti che altri paesi non ebbero a disposizione
Le colonie permisero la delocalizzazione delle produzioni a basso valore aggiunto = rimane libero il terreno
in GB per attività che producevano maggiore ricchezza questo poi evidenzia la grande divergenza tra GB
e Cina
Cambiamenti in agricoltura:
Si parla anche di rivoluzione agricola che sostenne la rivoluzione industriale insieme alle altre innovazioni
L’Inghilterra contava 5mln di abitanti (meno di ITA, FRA, OL e SPA) e nella capitale c’erano 350 mila
persone, una % significativa di tutta la popolazione della nazione, e qui si concentravano tutte le funzioni
principali della società economica, politica e civile.
Il sistema produttivo inglese del ‘600-700 aveva nell’attività agricola e nei traffici nazionali e internazionali
la fonte principale della ricchezza
Razionalizzazione della produzione agricola: vaste estensioni di unità produttive a cereali sostituiscono un
sistema parcellizzato di piccolissimi appezzamenti coltivati diversamente.
Si introducono delle innovazioni – una volta vi era rotazione biennale (una parte coltivata e una a riposo)
poi rotazione triennale (2 coltivazioni diverse e una parte a maggese) poi si passa alla rotazione
quadriennale (3 coltivazioni + coltivazione di fraggere che erano rape ecc utili per essere mangime per gli
animali = si ha a disposizione tutto il terreno per l’agricoltura)
Ora il bestiame non circola più liberamente sul terreno ma viene messo in stalla ed esce solo per mangiare
ste fraggere nella porzione di territorio apposta
L’allevamento permette di avere a disposizione materie per poter concimare il terreno (agricoltura= + terra,
migliori attrezzi)
Allevamento= animali in una stalla così si ha bestiame anche grazie al foraggio. Più prodotti caseari e quindi
più cibo per la popolazione= migliore e maggiore disponibilità di generi alimentari è una delle cause
dell’aumento demografico
Accelerazione del processo di recinzioni fra la metà del Settecento e primi due decenni
dell’Ottocento.
Crescita della produzione e della produttività.
Prodotto destinato al mercato e non più all’autoconsumo.
Razionalizzazione e miglioramento delle colture con l’introduzione di rapa e trifoglio. La
disponibilità di foraggio per animali conduce ad un aumento dei capi bestiame allevato per il lavoro
dei campi e il consumo di carne.
Maggiore e migliore disponibilità di generi alimentari, innalzamento lieve dell’indice medio di
sopravvivenza e quindi del tasso di crescita demografico.
Modernizzazione dell’agricoltura con conseguente aumento di produttività e riduzione del numero
di addetti.
Dal punto di vista sociale pesanti ripercussioni per i piccoli operatori: contadini, braccianti e piccoli
proprietari tentano di opporsi invano alla diffusione delle recinzioni.
Aumento temporaneo della povertà per queste persone costrette a rifugiarsi in città per vivere di
espedienti e di carità.
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Poor laws: i provvedimenti solidaristici vennero standardizzati in una legislazione universalistica che a
partire dal 1610 impose la tassazione dei ricchi a scopo redistributivo per il finanziamento di sussidi e
introdusse case di lavoro finalizzate al sollievo della disoccupazione e dell’inabilità. La certezza di avere una
rete di salvataggio nel caso si fosse caduti in povertà aumentò la propensione al rischio, abbassò il tasso di
violenza, con una diminuzione delle rivolte, sostenne i consumi interni e offrì occasioni di lavoro e di
apprendistato anche a chi non era stato in grado di procurarsi un lavoro autonomamente.
Forzato esodo alla campagna
Il forzato esodo dalla campagna diventò la premessa per l’impiego nelle nascenti imprese (salari di pura
sussistenza). ➢ Vantaggio per i medi e grandi proprietari terrieri
Aumento ricavi attività agricole in proporzione alla crescita della produttività (base strategica per
costituire il capitale da destinare alla nascita delle manifatture assieme all’accumulazione di
capitale derivante dall’attività commerciale internazionale).
Aumento della domanda di prodotti agricoli come erpici, aratri, strumenti da lavoro e macchinari
(volano delle industrie siderurgiche e meccaniche).
Aumento popolazione, domanda di generi alimentari di vestiario e di beni primari in generale.
Ampliamento delle terre coltivate da 11 milioni di acri nel 1750 a 15 milioni un secolo più tardi.
Diminuzione addetti settore primario dal 62% al 2% nel medesimo periodo, mentre triplicano gli
addetti all’industria.
La produzione per lavoratore in Inghilterra cresce del 60% circa, in Francia nello stesso periodo del
20%.
La rivoluzione agricola permette l’uscita da un sistema produttivo arretrato plurisecolare in 3 tappe:
o Valorizzazione e liberazione del lavoratore rurale non più servo ma libero di muoversi da un
fondo padronale all’altro e da un’attività economica all’altra;
o Liberazione delle proprietà dei vincoli legali, retaggio del sistema feudale per cui le
proprietà potevano essere vendute liberamente (abolizione maggiorasco, l’indivisibilità del
patrimonio a favore del figlio maggiore e del fidecommesso, obbligo per chi riceveva
l’eredità di trasmettere la proprietà integralmente).
o Superamento degli antichi criteri nelle coltivazioni e nell’organizzazione della produzione.
Questi passaggi conducono la Gran Bretagna ad anticipare i paesi europei ed extraeuropei nel
raggiungimento di una nuova fase dello sviluppo agricolo e della premessa per la R.I
Lezione 3 – 22.02.22
IL CONCETTO DI INDUSTRIA E INTERPRETAZIONI
Quando usiamo il concetto di industria?
Il termine industria ha diverse interpretazioni e viene usato dagli storici con due accezioni diverse a
seconda delle etiche oggetto di studio:
Età contemporanea -> gli storici che si occupano di contemporaneità lo intendono come: insieme
delle attività produttive svolte all’interno di strutture specializzate, le fabbriche, che utilizzano
macchinari complessi azionati da fonti di energia inanimata (combustibili fossili, motrici idrauliche
ed elettricità) e che richiedono un rilevante investimento di capitale.
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Età moderna -> gli storici hanno riscontrato forme organizzative legate alla manifattura. Attività di
trasformazione e manifatturiere non sono assenti nelle epoche precedenti la Rivoluzione
Industriale e gli storici economici hanno riscontrato anche in età moderna la forma organizzativa
della fabbrica accentrata dove si utilizzavano macchinari mossi da energia inanimata (Arsenale di
Venezia e Canapificio). Quindi anche in età moderna erano presenti forme produttive rivolte ai
mercati esteri:
o = l’industria la si trova nelle fabbriche accentrate ancora prima ella R.I. che sfruttavano
l’energia umana, la forza animale, la forza del vento e dell’acqua
o L’arsenale di Venezia è un esempio di fabbrica accentrata: è diviso in vari settori dove si
svolgevano diverse lavorazioni (reparto di chi si occupava del cordame, altri reparti)
Forme organizzative in età moderna:
Industria a domicilio (o proto industria, o industria rurale): si determina per cercare
di ovviare gli alti costi del lavoro
Artigianato urbano organizzato in corporazioni: ogni artigiano era iscritto ad una
corporazione (ognuna aveva un proprio statuto) che avevano anche delle finalità
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Le corporazioni ritenevano cruciale che non ci fosse troppa competenza, la qualità dei prodotti doveva
essere buona e l’utile doveva essere congruo per permettere una vita dignitosa. Ad un certo punto le
corporazioni si chiudono in sé stesse e i costi aumentano per far fronte a questi aumenti nascono quindi
le industrie a domicilio.
Industria a domicilio ha il suo perno nel mercante imprenditore che si reca nelle zone rurali e fa svolgere
determinate fasi del processo produttivo (tessitura, filatura dei tessuti) agli agricoltori che durante le pause
invernali dei lavori agricoli ne approfittavano e svolgevano questi lavori per accrescere il loro reddito.
Il mercante faceva incetta della domanda e coordinava l’offerta aveva diversi lavoratori agricoli alle sue
dipendenze: nella fase iniziale forniva solo le materie prime ai dipendenti poi iniziò a dargli anche
macchinari (telai, ecc) qui non producevano per l’autoconsumo ma per il mercato finale con l’unica
differenza che unità di produzione e unità di consumo coincidevano:
l’artigiano lavorava nella sua bottega (in pratica casa sua)
i contadini lavoravano i loro campi e parte dei prodotti rimaneva per usi propri (prodotti sia per
venderli sia per consumarli)
Armi, prodotti metallurgici, tessili e altri beni di consumo commerciati nel 600-700 sono prodotti che noi
troviamo già in età moderna e non solo in quella industriale = per questo viene usato anche dagli storici
dell’età moderna il termine “industria”
Come, quando e dove si avvia la grande trasformazione che, dalle forme produttive dell’epoca moderna,
conduce ai livelli di produttività senza precedenti del mondo contemporaneo e all’affermazione definitiva
del sistema di fabbrica? Dipende dal concetto di Rivoluzione Industriale e dai modelli esplicativi che
descrivono il passaggio da una società tradizionale ad una industrializzata.
Due interpretazioni:
1- Prima interpretazione: contrappone l’età moderna all’età contemporanea caratterizzata dalla
fabbrica, dall’offerta crescente di capitale, dalla crescita continua del reddito pro capite, da un
flusso di innovazioni tecnologiche che permettono rendimenti crescenti di scala. Quando l’industria
si afferma in vaste aree dell’Europa (prima GB) e del continente americano, fra la fine del XVIII sec.
e i primi tre decenni del XIX, vengono poste le basi per un eccezionale aumento di produttività in
tutti i comparti dell’attività economica. Se nelle società di antico regime almeno 8 esseri umani su
10 devono lavorare in campagna, dopo la Rivoluzione Industriale ne bastano 2 (dopo la R.I solo
pochi operatori si occupano di agricoltura [sett 1°], la maggior parte lavorano nel settore
manifatturiero [sett 2°]): il radicamento dell’industria fra le attività economiche permette di evitare
quella condizione di precarietà che ha afflitto l’umanità fino al XVIII secolo
siamo in contesto preindustriale e la maggior parte del reddito è devoluto per i beni di consumo di base
per la sopravvivenza (più è basso il reddito, tanto più è usato per i beni di base) – quindi si mettono a
coltura nuovi territori, ma i migliori terreno sono già coltivati quindi mano a mano bisogna coltivare terreni
nuovi – la fertilità dei terreni non è uguale per tutti – i terreni migliori vengono già coltivati e i terreni che si
mettono a coltura dopo avranno un rendimento minore (per questo decrescente) = quindi l’aumento della
domanda di generi alimentari non trova una corrispondente offerta così i salari si abbassano e le
condizioni di vita peggiorano (la società pre-industriale è incapace di modificare il proprio assetto secondo
la tesi malthusiana)
La crescita demografica determina una sproporzione tra popolazione e risorse con aumento dei prezzi e
abbassamento dei salari reali, determinando un peggioramento delle condizioni di vita.
Peggiorano le condizioni di vita e il fisico si debilita, diventa più suscettibile alle malattie e di fatto l’aumento
demografico viene vanificato quindi per evitare questo circolo vizioso bisogna porre dei freni preventivi:
innalzamento età matrimoniale che incide sulla fertilità biologica, controllo delle nascite in questo modo è
possibile evitare le grandi crisi di sussistenza perché la società pre-industriale non è in grado di modificare il
proprio assetto economico e sociale.
2- Seconda interpretazione: contesta la prima nei suoi assunti di base perché in contrasto con le
evidenze della ricerca storica. Sistemi per ottenere rendimenti maggiori sono noti ma non diffusi,
incrementi di produttività appaiono in agricoltura, industria, cantieristica e navigazione, sebbene
non generalizzati e la disponibilità di terre arabili è lontana dal suo tetto. Secondo i demografi le più
gravi crisi demografiche in Europa sono riconducibili alle epidemie (vaiolo, malaria, peste). Gli
studiosi dicono che non vi è correlazione tra andamento dei prezzi e mortalità e le crisi di
sussistenza diventano eccezionali e localizzate in Europa; al contrario la curva dei decessi si alza in
corrispondenza di epidemie e guerre. Le crisi di mortalità dovute a carestie sono riassorbite in
tempi brevi; invece, quelle riconducibili a eventi bellici si prolungano per decenni
La popolazione europea tra 1500 e 1800 cresce notevolmente (da 57 a 133 milioni) così come aumenta il
numero di abitanti che risiedono nelle città (superiori a 5 mila abitanti) -> le città passano da 8,4 a quasi 21
milioni = processo di urbanizzazione che continua
Diminuiscono però gli addetti al settore primario che passano dal 75% nel 1500 al 42-45% nel 1750
(Inghilterra e Olanda)
Le nuove scoperte geografiche, i nuovi consumi (spezie ecc), nascita di nuove istituzioni creditizie (come la
borsa e le s.p.a), progressi della scienza moderna, nascita e affermazione del pensiero illuministico sono
creazioni dell’età moderna che vanno implicitamente a contraddire il quadro dei teorici neomalthusiani
(non sono creazioni dell’età industriale)
Una teoria che fa da collante è quella dello storico E. Wrigley che ha evidenziato l’esistenza del vincolo
energetico delle società tradizionali che si fondano su energie che sfruttano il lavoro umano, animale,
l’energia dell’acqua, del vento e le piante, e sono definite per questo motivo economie organiche per
aumentare la produzione, posso aumentare il fattore lavoro fino ad un certo punto (il fisico non può
sostenere il lavoro per tante ore ad un’intensità elevata) – queste economie organiche che sfruttano le
energie animate non possono evitare il raggiungimento degli andamenti decrescenti = si tratta di una
società preindustriale
Le economie contemporanee sono economie minerali che si basano sullo sfruttamento di fonti energetiche:
combustibili fossili, liquidi e di materie che sono in grado di oltrepassare il vincolo energetico= per produrre
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di più aumento il voltaggio dell’energia elettrica queste economie aumentando l’input energetico
possono aumentare la produzione senza andare in contro ad andamenti decrescenti
L’Inghilterra, dal 1600 al 1800, sperimenta una fase di transizione in cui l’economia organica e quella
minerale, basata sul carbone, sono compresenti ma modificano il loro equilibrio. Tra il 1800 e il 1850 inizia
un periodo con caratteri simili, ma con una maggiore accelerazione del cambiamento
Le riserve del sottosuolo sono stock di grandi proporzioni e non sono più limitati dall’estensione della terra
(sulla terra fino a quel momento gravavano diversi usi = agricoltura, allevamento, vita economica-sociale
degli uomini, boschi da cui si ricava la legna) – nel momento in cui si può liberare la superficie per andare a
sfruttare quello che c’è nel sottosuolo, aumenta lo stock produttivo (carbone, combustibili fossili) –> tutto
ciò permette di costruire e potenziare macchinari sempre più evoluti che lavoreranno a ciclo continuo e si
potranno produrre quantità mai viste in precedenza , e questo scardina tutto ciò che era il sistema
precedente + abbattimento dei prezzi
Il concetto di R.I. è stato messo in discussione dagli storici dell’economia, in quanto espressione fuorviante
poiché sottende l’idea di una brusca e radicale frattura, mentre l’economia non presenterebbe tassi di
crescita aggregati particolarmente rapidi.
La corrente “new economic history”: cui appartengono gli storici che hanno ridimensionato il concetto di
R.I., non ha però negato che nel periodo 1760-1840 fosse in corso una trasformazione della società
britannica con un cambiamento pronunciato: hanno riscontrato, attraverso l’analisi quantitativa delle
variabili macroeconomiche del periodo, che il tasso di crescita del reddito pro-capite è modesto prima del
1820.
Gli storici economici di questa corrente reperiscono dati negli archivi e dalle fonti storiche che poi vengono
messi in correlazione attraverso la tecnica delle regressioni questa corrente di storici mette in
discussione lo stesso concetto di R.I. perché si sono resi conto che in quel periodo il reddito pro capite della
GB non cresce a due cifre ma subisce dei timidi miglioramenti
Quindi alcuni studiosi hanno messo in discussione il termine R.I. basandosi su queste stime che danno
conto ad aumenti non così miracolosi. Le stime risentono dell’incremento di popolazione che ebbe luogo in
GB in quel periodo, delle numerose guerre che la GB aveva combattuto e soprattutto il divario temporale
tra un’innovazione e le sue ripercussioni sulla vita umana è spesso ampio.
Recenti stime rivelano che il reddito pro capite in Gran Bretagna fra il 1760 e 1800 è cresciuto a una media
annua dello 0,2% mentre nel trentennio successivo l’incremento è stato dello 0,5%. Probabilmente perché
il divario temporale fra la comparsa di un’innovazione e le sue ripercussioni sulle variabili
macroeconomiche, come l’output industriale o il reddito pro capite, è assai ampio. Il tasso di crescita del
reddito pro-capite risente degli effetti delle guerre combattute in quegli anni. Inoltre, la G.B. conosce
durante la R.I. una crescita demografica e l’economia è costretta a soddisfare i bisogni primari di un numero
sempre maggiore di individui.
L’economia industriale di quel periodo è bisettoriale (presenta quindi un carattere duale): accanto ai settori
della prima R.I. (Cotoniero, tessile, meccanico siderurgico, dove avvengono una serie di innovazioni)
convivono settori economici che inizialmente sono poco interessati da queste innovazioni e poco immersi in
questi miglioramenti tecnologici (agricolo, edile, confezione di abiti o produzione di alimenti) e continuano
a svilupparsi secondo le traiettorie tipiche del periodo preindustriale.
L’adozione di un modello bisettoriale permette di spiegare la gradualità del cambiamento dell’economia
britannica senza negare il carattere davvero rivoluzionario della rivoluzione
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Produzione di attrezzi agricoli in ferro fuso, conservazione degli alimenti, refrigerazione, produzione di
birra, macinatura del grano, lavorazione del vetro, maiolica e porcellane, macchine utensili e attrezzature
minerarie sono settori in trasformazione più lenta nei quali però le innovazioni sono presenti.
Il processo di trasformazione industriale non è confinato ai leading sectors dell’economia (cioè il tessile, il
metallurgico, il meccanico): le innovazioni tecnologiche, che hanno luogo in questi settori, interagiscono
con le attività economiche tradizionali già in mutamento e con mercati ampi e consolidati, conducendo ad
una modernizzazione dell’intera economia britannica.
Ecco perché appare difficile negare il carattere rivoluzionario dei cambiamenti che avvennero in G.B fra il
1760 e il 1830
Libero scambio:
Smith e Riccardo sono i 2 teorici principali del libero scambio.
Smith è celebre per aver scritto “la ricchezza delle nazione” -> lui sosteneva che il sistema
economico è sorretto da una mano invisibile che alloca tutte le risorse in modo ottimale nel sistema
economico = l’economia lasciata a sé stessa conduce ad un equilibrio il sistema se lasciato a sé
stesso è in grado di autoregolarsi
Smith fa l’esempio del panettiere: produce il pane, e grazie al suo egoismo (produrre e rivendere a un
prezzo più alto del prezzo delle materie prime usate) il sistema produttivo ha il pane.
Quindi è grazie il perseguimento del singolo interesse che il sistema è in grado di funzionare e autoregolarsi
L’economia di un paese cresce grazie al lavoro svolto all’interno dello stesso TEORIA DELLA
SPECIALIZZAZIONE: come esempio ricorre alla fabbrica che produce gli spilli: vengono prodotti con una
sequenza di 18 operazioni diverse – in precedenza venivano svolte da un unico operatore, poi le varie fasi
lavorative vengono suddivise in fasi più semplici e attribuite a più persone = il tempo di produzione si
abbrevia (a parità di tempistiche si può produrre di più e con maggiore qualità)
Questa specializzazione del lavoro poi viene ripresa da David Riccardo che introduce LA TEORIA DEI
COSTI COMPARATI: ciascun paese si deve specializzare in produzioni che gli sono più consone e lo
caratterizzano.
Poi, quindi, GB e POR si scambiano i prodotti e questo porta un vantaggio per entrambi in termine di utile
(si scambiano i prodotti a prezzi minori) =in questo modo il sistema economico è in equilibrio
Il lavoro: in epoca pre-industriale nel sistema un ruolo importante ce l’hanno le corporazioni con un
sistema di usi e consuetudini che davano importanza non alla competizione, ma al fatto che i prodotti
fossero ben fatti e che il profitto fosse equo per garantire un’esistenza dignitosa.
Nel momento in cui si afferma il sistema di fabbrica, le corporazioni perdono importanza e verranno poi
abolite nel 1814 (in GB) e si affermano i trade clubs (associazioni di mestiere) dove operai specializzati si
raggruppavano per chiedere il mantenimento dei privilegi, dello status equo e per evitare l’ingresso di
nuovi operai in questi club.
È solamente con le associazioni formate dagli operai non specializzati che diventano più insistenti le
richieste di miglioramento di condizioni lavorative. Nella fase iniziale dell’industrializzazione i salari sono di
pura sussistenza e vengono sfruttate nelle strutture sia manodopera femminile, che infantile (non vi erano
limiti allo sfruttamento minorile fino al 1833 quando verrà stabilito che i minori di 13 anni non possono
lavorare per più di 9 ore al giorno) in questa fase il lavoro minorile deriva soprattutto dalle case di lavoro
dove crescevano gli orfani.
Quindi le prime leggi che vanno a limitare l’orario giornaliero sono per il settore tessile nel 1833 dove
vengono ridotti gli orari di lavoro e si limita il lavoro minorile.
In questo periodo nasce anche il movimento luddista (1811-1816): la R.I non fu un processo indolore e
provocò insurrezione da parte di piccoli artigiani e contadini che non volevano andare a lavorare nelle
industrie e che protestavano contro la progressiva meccanizzazione movimento che parte da Lud che nel
1789 distrusse un telaio meccanico per la lavorazione delle calze
Vengono poi emanati una serie di atti per evitare le associazioni di mestiere e di operai non specializzati, e
per evitare le associazioni di imprenditori questi divieti pero andavano a discapito delle forze operaie
che erano tanti ma avevano difficoltà a trovarsi
Verrà introdotta la figura dell’ispettore ministeriale che andava a controllare le fabbriche + formazione di
un sindacato di base diverso che troviamo in ITA e in Fra in GB il sindacato aveva già accettato il principio
capitalistico della libertà privata, della libertà di intrapresa e della libera iniziativa economica (sindacati ITA
e FRA invece erano basati su principi diversi)
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Antico regime: la demografia è influenzata da elevata natalità (si aggira sul 40 x mille) ed elevata mortalità
(30 x mille) = significa che c’è un ricambio naturale della popolazione la mortalità però è elevata nei
bambini fino ad un anno di vita e fino ai 5 anni di vita (speranza di vita media era 25 anni). La demografia in
questa società è influenzata da natalità, mortalità e età matrimoniale: più si abbassa questa età più si alza
l’indice di maternità
Nel momento in cui si introducono i miglioramenti come conseguenze della R.I notiamo che il tasso natalità
rimane alto e inizia ad abbassarsi quello di mortalità (questo non c’entra con i miglioramenti in medicina –>
1790 viene introdotto il vaccino contro il vaiolo ma i progressi di medicina con effetti in campo medico si
vedranno nel XX secolo quando gli stati iniziano ad investire sulla medicina)
I primi miglioramenti sulla mortalità, quindi, sono dovuti a una migliore nutrizione e urbanizzazione:
realizzazione di varie reti idriche per acqua potabile, vengono separate le acque reflue grazie alla
costruzione di fognature, le case vengono costruite in muratura e non più in legno cosi non entrano i topi
che portavano a malattie come la peste)
Successivamente, non prima del XX secolo, influirà anche la medicina.
Fase di transizione-> nella prima parte il tasso di natalità è ancora elevato perché la vita non è ancora
cambiata radicalmente, nella fase successiva si abbassa anche il tasso di natalità = la donna matura un ruolo
sociale (ruolo lavorativo e indipendenza) e fa meno figli.
Si arriva all’attualità dove natalità e mortalità non sono troppo elevati.
Ma negli ultimi anni in ITA vi è un decremento delle nascite e questo non garantisce il naturale ricambio
della popolazione.
Tutto ciò è la transazione demografica da una società agraria ad una società industrializzata.
Lezione 4 – 24.02.22
MODELLI DI IMITAZIONE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE
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Marx è stato il primo a dire che i paesi più avanzati industrialmente mostravano ai paesi più arretrati la loro
proiezione in un paese capitalistico
Tre sono i fattori alla base del processo di imitazione della rivoluzione industriale inglese da parte dei paesi
Europei:
1- Condivisione: molti paesi europei condividevano con la GB la maggior parte dei fattori che hanno
fatto sì che la GB si industrializzasse condivisione di elementi che hanno portato la GB alla R.I
2- Effetto dimostrazione: passaggio rapido delle informazioni in uno spazio abituato oltre che alle
guerre anche agli scambi di idee, persone, beni. Ciò che era avvenuto in G.B. dimostrava ai paesi
ritardatari, definiti late comers, la fattibilità di certi avanzamenti (il continente europeo è sempre
stato contraddistinto da un rapito passaggio dell’informazione)
3- Effetto bilanciamento dei poteri: lo spirito di competizione che ha sempre animato le nazioni
europee, prima ancora che i suoi cittadini, ha impedito l’accettazione di una perdita relativa di
potere di una nazione nei confronti di un’altra.
Effetto dirompente Rivoluzione Industriale: variazione degli equilibri di potere all’interno dello scacchiere
europeo riconducibile al divario fra G.B ed Europa continentale con riferimento alle variabili reddito e
ricchezza, senza ricorso a guerre e conquiste di nuovi territori o colonie
In GB ricchezza e reddito aumentavano attraverso l’investimento nel settore manifatturiero l’effetto
della R.I era notevole, così tutti gli altri paesi dell’Europa cercarono di imitare questi processi
Noi ci focalizzeremo su 3 studiosi che teorizzano il percorso dei paesi europei nell’imitazione della GB:
Rostow: teoria che appartiene alle teorie delle imitazioni senza differenze
Gerschenkron e Pollard definiscono le teorie di imitazione con differenze o somiglianze
1
Walt William Rostow al Convegno Internazionale di Storia Economica a Stoccolma del 1960 elabora una
teoria, chiamata “Gli stadi dello sviluppo economico” che prevedeva 5 stadi che spiegano il passaggio da
una società agricola a una società dei consumi di massa all’interno di questo modello va a elaborare
questa teoria che determina la trasformazione della società che per Rostow è applicabile a qualsiasi paese
in via di sviluppo.
Obbiettivo: società agricola nel primo stadio società dei consumi nell’ultimo stadio
I 5 stadi teorizzati da Rostow:
1. Società tradizionale: società rurale e mercantile preindustriale a lento sviluppo, sfruttamento
estensivo delle risorse naturali del suolo, eventi naturali catastrofici come peste e carestie
ricorrenti, scambi regolati nelle aree di mercato regionale senza alcun processo di
internazionalizzazione
2. La transizione: la società abbandona la tradizione e cerca il mutamento. Nascono figure
imprenditoriali che accumulano capitali, propri e altrui, da rischiare in nuove attività. Si registra la
comparsa della società moderna, basata sulla produzione industriale, dove le risorse non crescono
in maniera equilibrata rispetto all’aumento demografico.
È il periodo della prima R.I. tra XVIII e XIX sec.
3. Il decollo o take off: quando si forma un gruppo numeroso di imprenditori, gli investimenti
assumono una dimensione consistente e il sistema subisce un’accelerazione, un decollo, iniziando
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un percorso di accumulazione di capitale e incremento della produttività con tassi di crescita della
produzione sconosciuti in precedenza. Si parla di “big spurt” o “big push”. Avviene il distacco fra
società agricola e quella industriale, tra economia dell’offerta e della domanda. Il mercato non è più
caratterizzato dalla rigidità dell’offerta e si avvia la diversificazione; l’industria leggera e pesante si
impone sui mercati internazionali.
4. La maturità: quando l’intero sistema si è modernizzato si entra in una fase di rallentamento della
crescita dovuto al restringersi delle opportunità di investimento (ristagno di beni strumentali) e alla
diminuzione della creazione di nuova tecnologia. L’investimento ristagna e si dedicano maggiori
risorse ai consumi.
5. L’età dei consumi di massa: punto di arrivo nella società industriale, per definizione società dei
consumi. Se il periodo compreso fra il decollo e la maturità vede una compressione dei consumi per
far posto agli investimenti necessari a modernizzare il sistema economico, in seguito, il tasso di
accumulazione dell’economia può abbassarsi e rimane maggiore potere d’acquisto per il consumo.
Le imprese produttrici di beni di consumo investiranno in processi di standardizzazione della
produzione per diminuire i costi e allargare il mercato
Il Belgio si industrializza in un tempo breve: è geograficamente vicino alla GB e ha gli stessi pre-requisiti
(minerali di ferro, risorse di vario genere, presenza di molti immigrati con qualifiche elevate) avvia un
celebre processo di industrializzazione
Russia: è distante dalla GB e manca di prerequisiti rispetto ad essa (per esempio sotto il punto di vista delle
istituzioni politiche, e anche le condizioni dei lavoratori sono diverse: i cittadini inglesi sono sgravati dai
retaggi delle servitù feudali molto prima rispetto alla Russia dove i servi della gleba vivono in una
condizione diversa) processo di industrializzazione più lento
Quindi quei paesi che riescono a trovare dei fattori sostituivi agli originali prerequisiti inglesi mancanti per
avviare uno sviluppo, sono in grado di svilupparsi e poi recuperare il gap che hanno con la GB
Questi fattori sostitutivi sono identificati da Gerschenkron nei diversi casi studio:
caso tedesco: istituzioni banche miste vanno a fare incetta (acquistare la maggior parte
di/raccogliere) di capitali e li coinvolgono nei settori strategici – questa banca è uno dei principali
fattori sostitutivi per lo sviluppo
caso russo: intervento dello stato fondamentale per attivare un’industrializzazione + nuova politica
economica con Lenin negli anni 30
caso italiano: ha 2 fattori sostitutivi (sviluppo avvenuto durante gli anni giolittiani quando è
possibile utilizzare l’energia elettrica a costi contenuti):
o presenza delle banche miste (1894-1895 nascita di questi istituti bancari) banca
commerciale italiana (ora intesa san paolo) e credito italiano (ora UniCredit) –che esistono
ancora queste permettevano l’arrivo di capitali da Germania e Svizzera
o presenza dello stato che prima opera in modo indiretto sostenendo le imprese e poi in
modo diretto con l’IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale (anni 20) che nasce per
porre fine al collasso del sistema italiano a seguito della crisi del 1929 doveva servire per
fornire capitale alle imprese messe male, risanarle e rivenderle ai privati non si
trovarono privati che le acquistarono e quindi rimasero di proprietà statale
Durante il periodo dell’IRI si ebbe l’affermazione di molti settori strategici la sua azione
fu importantissima per il miracolo economico post Seconda guerra mondiale
Secondo l’autore ha origine da qui la differenziazione dei processi di imitazione del modello inglese sul
continente europeo poiché non tutti i paesi sono in grado di identificare questi fattori e non tutti i paesi
sono capaci di industrializzarsi o lo fanno con tempistiche diverse. ➢ Se e quando un paese attraverso i
fattori sostitutivi riesce a decollare il suo decollo può essere più rapido di quello del leader per merito dei
vantaggi dell’arretratezza. ➢ Paradosso: il paese imitatore non necessita di invenzioni ma introduce
tecnologie altrui, producendo un balzo vs l’alto di produttività più rapido
La GB per industrializzarsi ci mette quasi 200 anni, la Germania invece si industrializza dopo la creazione
dell’impero, però dal 1870 a prima dello scoppio della 1GM supererà la GB, questo per i vantaggi insiti
nell’arretratezza, la Germania si industrializza in un tempo più breve e supera il paese leader il paese
imitatore non va ad innovare, nella fase iniziale implementa la tecnologia inventata da altri e questo
determina una crescita e produce un balzo più alto di produttività
Esito finale di agganciamento, studiato dagli economisti come catching up, ovvero generalizzazione delle
condizioni che devono essere presenti in un paese perché questo possa effettuare con successo la rincorsa
ai paesi più ricchi. (istruzione generalizzata e diffusione delle conoscenze quali elementi prioritari).
[Treccani – catching up: Termine usato nelle teorie di crescita economica per indicare l’ipotesi secondo cui i
Paesi più poveri mostrano tassi di crescita più alti dei Paesi più ricchi, raggiungendo nel tempo il loro stesso
livello di PIL pro capite]
Es. supremazia degli Usa sulla Gran Bretagna e decadenza città italiane rinascimentali nei confronti di
Spagna, Portogallo e Paesi Bassi nel Seicento.
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Gerschenkron non sviluppa la frontiera tecnologica perché si concentra sulla fase di decollo: i settori guida
nei paesi ritardatari non furono gli stessi della R.I. inglese.
3
Sidney Pollard nel suo “La conquista pacifica del 1981” sviluppa due concetti significativi
suggerisce un’importante correzione nell’unità-base di applicazione della teoria gerschenkroniana:
non è la nazione ma la regione che decolla economicamente. Per regione si intende un’area che
spesso coincide con un’unità amministrativa, ma non sempre, centro propulsivo di attività
economiche interconnesse. Da qui l’importanza delle analisi regionali piuttosto che analisi
aggregate
Richiamo pollardiano sui fattori di interferenza o concetto differenziale della contemporaneità: vi
sono eventi di risonanza internazionale che interferiscono con i sentieri predisposti dalle decisioni
dei singoli paesi, deviandoli talora in senso negativo rispetto alle direzioni impresse internamente. È
indispensabile considerare gli sviluppi dell’economia internazionale per poter adeguatamente
comprendere le diversità dei percorsi nazionali (I guerra mondiale e crisi del ‘29)
Un esempio è il periodo d’oro delle ferrovie dove nessun paese poteva farne a meno
G.B. le ferrovie non furono causa dello sviluppo ma il prodotto dello stesso e si materializzarono
quando il paese era in grado di raccogliere i capitali da convogliare per la costruzione delle strade
ferrate e quando la costruzione di locomotrici proveniva dall’industria metallurgica e meccanica
nazionale.
In Belgio, Francia, Germania e Usa le ferrovie funsero da volano per lo sviluppo; indussero la
costruzione di un’industria metalmeccanica nazionale, l’attivazione di canali per il reperimento
(rintracciamento/ritrovamento) dei finanziamenti e nel caso statunitense di sistemi di gestione su
larga scala (capitalismo manageriale e organizzazione scientifica del lavoro).
In Italia furono concepite dal governo unitario come uno strumento di modernizzazione, ma
necessitarono di flussi di importazione di materiale dall’estero e solo in seguito permisero la nascita
di un’industria metalmeccanica nazionale
Turchia e altri paesi arretrati: le ferrovie furono un lusso inutile acquistato interamente dall’estero
e pagato con lo sfascio delle già dissestate finanze pubbliche.
Sono fattori di interferenza (o differenziali della contemporaneità) anche la prima guerra mondiale o la crisi
del ’29, in quanto devianti i trend di sviluppo di molti paesi europei.
Pollard abbraccia il liberismo classico, marchiando (bollando/segnando) qualsiasi forma di protezionismo
come un episodio di guerra economica
25
Lezione 5 – 03.03.22
I CASI STUDIO DEI PRINCIPALI PAESI EUROPEI NELL’IMITAZIONE
26
Nell’analisi dei casi studio ci riferiamo al periodo che precede la prima guerra mondiale, la quale sancisce la
chiusura definitiva del lungo 800
BELGIO:
Era un paese abbastanza vicino a GB sia in senso geografico sia con riferimento ai requisiti necessari per
l’industrializzazione segue un percorso simile alla GB per crescita e sviluppo economico – l’unica
differenza che contraddistingue i due paesi è un nuovo attore che fa la sua comparsa in Belgio: la banca
d’affari
Il Belgio vantava di una lunga tradizione marittima (porto di Anversa), commerciale e manifatturiera
preindustriale (nelle Fiandre) e una fu luogo di forte immigrazione di imprenditori dalla G.B
Nel 1913 la sua popolazione è di 7,7 milioni di abitanti ed ha due regioni: le Fiandre di lingua olandese e la
Vallonia di lingua francese.
Ha un trascorso storico movimentato: dopo esser stato sottoposto al dominio spagnolo e poi asburgico
venne incorporato nell’impero francese e successivamente dopo la restaurazione venne accorpato ai Paesi
Bassi. Dal 1830 divenne un regno autonomo grazie ad una rivolta non particolarmente cruenta
nonostante il passato tortuoso rimane sempre una buona situazione economica
La prima attività meccanizzata (a partire dal 700) è stata la lana che vantava una lunga tradizione di
lavorazione nel contesto belga;
poi fu la volta delle miniere, soprattutto di carbone, che vennero equipaggiate di caldaie a vapore e
numerosi imprenditori;
William Cockerill (meccanico di Leeds) poi introdusse le macchine filatrici e costruì una grande
fabbrica metalmeccanica nel 1830 a Liegi -> che dava lavoro a tanti operai
Venne localizzata l’industria cotoniera a Gand che nel 1810 dava lavoro a 10mila operai
dopo venne meccanizzato anche il lino
vennero creati zuccherifici (zucchero ricavato dalla barbabietola), vetrerie, cantieri navali, fabbriche
di materiale ferroviario, rotabile e tranviario e sviluppo dell’industria chimica (+ introduzione del
carbonato sodico nel 1862 ad opera di Ernst Solvay
Un attore particolare è rappresentato dalle banche: nel 1822 venne fondata a Bruxelles la società generale
del Belgio “Société générale de Belgique” con l’appoggio di Guglielmo I -> banca diversa da quelle
britanniche, queste era una banca d’affari, una banca di investimento sotto forma di spa che deteneva
pacchetti azionari di imprese industriali, le creava, e ne seguiva da vicino gli interessi. Una specie di holding
finanziaria non presente in G.B
Nel 1835 vi è la creazione di una banca simile: la banca del Belgio “Banque de Belgique” che nel giro di 4
anni fondò e rilevò ventiquattro imprese industriali.
Finanziamento statale di un’estesa rete ferroviaria.
Nel 1840 il Belgio era il paese più industrializzato del continente e tale rimase sino alla prima
guerra mondiale.
Quindi: il Belgio si industrializza nonostante i domini e segue un percorso industriale simile a quello
britannico (unico attore diverso da GB sono le banche di investimento che permettono la fondazione delle
impese, ne sottoscrivono i pacchetti azionari e curano e coordinano le imprese)
FRANCIA
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Nel caso francese, furono i fattori istituzionali a rivelarsi meno favorevoli rispetto alla G.B. assieme alla
carenza, minore accessibilità e minore qualità di miniere di carbone.
Qui era presente un forte attaccamento alla terra al punto che nel 1851 il 64% della popolazione era ancora
attiva in agricoltura contro il 22% in Gran Bretagna.
Importante tradizione nella lavorazione seta con industria localizzata a Lione questa tradizione
manifatturiera fu alla base degli sviluppi dell’industria della moda francese (primato che le spetta ancora
oggi insieme alla moda italiana)
Viene meccanizzata anche l’industria del cotone con l’introduzione del telaio meccanico che permette di
realizzare stampe su tessuti in cotone; poi ci furono sviluppi anche in industria siderurgica: si impiantò una
moderna industria siderurgica, Le Creusot, aperta nel 1785 con l’aiuto finanziario di Luigi XVI
Nel 1927 si contavano un 100aio di raffinerie di zucchero e nell’ 800 si procede alle trasformazioni
urbanistiche che connoteranno poi la capitale ci furono una serie di innovazioni e poi si diffonderà
l’illuminazione pubblica a gas e la modernizzazione di vetro, ceramica, carta e gomma.
1830: epoca della ferrovia realizzazione dei tratti ferroviari in più la Francia inizia a fare i primi passi nei
settori di elettricità e automobile: quest’ultimo vede il paese leader a livello europeo con le sue case
automobilistiche che producevano beni di lusso destinati ad una gamma ristretta di destinatari [: Panhard
28
(1885) Peugeot (1895), Renault (1898)], diversamente dalla Ford (statunitense) che aveva beni più
omogenei destinati a persone con un reddito più basso.
Quindi l’automobilistica francese prima nasce come bene di lusso e poi amplia la sua gamma produttiva
anche verso prodotti di più basso valore (utilitarie).
La struttura industriale francese è diversificata rispetto al caso inglese: industria non concentrata,
diversificata e più decentrata e dispersa soprattutto nelle campagne, ha dimensioni più ridotte e mantiene
una certa impronta di artigianalità (produzione di beni ad elevato valore aggiunto per consumatori di
elevato potere d’acquisto), basata sull’industria leggera e finanziata mediante il reinvestimento di profitti.
Anche in questo caso abbiamo banche, diverse da quelle inglesi:
L’alta banca parigina (“Haute banque parisienne”) tra cui la banca Rothschild fondata da un
imprenditore di origine ebraica, finanziava il commercio e gli investimenti internazionali
1852: fondazione del Credit mobilier da parte dei fratelli Pereire, Emile e Isaac, specializzato
nell’attività finanziaria di sostegno alle imprese industriali, fallito nel 1867. Si trattava di una banca
di investimento che raccoglieva depositi e investiva direttamente in imprese industriali e
commerciali
1863: fondazione del Crédit Lyonnais e 1864: fondazione della Société Générale
Adozione nuovo modello di banca: prevedeva la raccolta di fondi attraverso l’emissione di proprie
obbligazioni e la concessione di finanziamenti a lungo termine alle imprese, anche tramite
l’acquisto di azioni da esse emesse.
1872: istituzione della Banca di Parigi dei Paesi Bassi (Banque de Paris et des Pays Bas) nota come
Paribas nel caso francese l’operato della banca non è mai fondamentale, ha avuto un operato
importante ma non fondamentale come nel caso tedesco
Parigi diventò poi il più importante centro finanziario del continente in più ci fu l’appoggio da parte dello
stato nella costruzione di infrastrutture, come le ferrovie.
1832: prima linea ferroviaria francese Lione-Saint-Etienne
1842: prima legge organica sulle ferrovie: prevedeva l’allestimento di un certo numero di linee
principali per le quali il governo doveva fornire i terreni e le infrastrutture
Nel 1848 erano in funzione appena 1.800 chilometri di strade ferrate.
Da 3.000 a 22.000 chilometri grazie al sistema delle concessioni a imprese private, che riuscirono a
mobilitare grandi capitali mediante l’emissione di obbligazioni garantite dallo stato al 4%.
Nascita delle grandi compagnie che facevano capo ai principali esponenti dell’alta banca parigina
(Pereire, Talabot, Rothschild).
Il nuovo mezzo di locomozione era particolarmente importante in un paese come la Francia, dove
era necessario coprire grandi distanze.
Stimolati dalle costruzioni ferroviarie, gli investimenti iniziarono a dirottarsi anche verso l’industria
pesante.
Programma di lavori pubblici: ammodernamento di alcuni porti; rinnovamento edilizio di Parigi:
demolizione dei vecchi quartieri operai caratterizzati da strette viuzze, edificazione nuovi palazzi,
lunghi viali rettilinei (boulevard), spazi per parchi e giardini.
Le costruzioni edilizie stimolarono altre attività produttive e assorbirono mano d’opera; tuttavia,
richiedevano grandi anticipazioni e furono spesso all’origine di speculazioni.
Dualismo tra settori sviluppati e debolezze ereditarie; tra zone e settori industrializzati e zone
legate all’economia tradizionale.
Sviluppo di un moderno sistema di istruzione tecnico-pratica con l’istituzione di scuole superiori
tecnico-professionali, come la scuola per ingegneri civili fondata nel 1747, il famoso politecnico nel
1794, il conservatorio arti e mestieri e la Scuola superiore normale nel 1798.
29
Diversamente dalle scuole tecniche tedesche, più pratiche, quelle francesi erano più matematiche
GERMANIA
Venne studiata da Gerschenkron perché rimase in Germania fino al varo delle leggi ebraiche e poi emigrò
negli USA.
La Germania era suddivisa e frammentata in stati di piccole dimensioni (circa 400) ognuno legato alle
proprie tradizioni localistiche.
All’interno del contesto di frammentazione assunse dominio per dimensione e potenza la Prussia degli
Hohenzollern, una dinastia arrivata al potere nel XV sec. in Brandeburgo e ingranditasi per via ereditaria
dotata di un potente esercito e un apparato statale efficiente.
Il Fiume Elba-Saale faceva da spartiacque tra il diverso regime agrario e quello di conduzione dei fondi:
ad ovest dominava il sistema della Grundherrschaft, dove i fondi erano stati spezzettati e dove
vigeva il sistema dell’affitto,
ad est invece vigeva la Gutherrschaft basata sulla grande proprietà feudale e la conduzione diretta
dei fondi
Nel periodo napoleonico, più precisamente nel 1807, venne abolita la servitù della gleba e successivamente
vennero abolite anche le corporazioni.
Dopo il congresso di Vienna la situazione dal punto di vista della disgregazione in svariati stati tese verso un
ricompattamento da circa 400 stati a 39
A partire dal 1818, con la diminuzione e la semplificazione dei dazi in Prussia, ci fu l’apertura degli scambi
internazionali questo avvenne anche grazie anche all’introduzione del Zollverein nel 1833 (unione
doganale) che permise l’eliminazione dei dazi interni e l’adozione di moderati dazi esterni mutuati dalla
Prussia l’unificazione doganale porta ad un incremento dei commerci dentro la Germania e
internazionali
Lo Zollverein fu uno degli assi fondamentai per portare ad un unificazione politica avvenuta poi nel 1871
sotto la guida dell’imperatore tedesco - data alla quale si fa risalire il decollo economico.
Il decollo avviene a cavallo dell’epoca delle ferrovie, le grandi acciaierie e la seconda rivoluzione industriale,
basata su nuovi settori come elettricità, chimica organica, motore a scoppio, tutti settori innovativi e ad
elevato intensità di capitale; ciò richiede imprese di notevoli dimensioni e flussi di finanziamento che
eccedono le capacità patrimoniali del singolo imprenditore
A cavallo della seconda rivoluzione industriale quando la Germania cresce e si sviluppa, ci sono settori
leader innovativi che richiedono elevati livelli di capitale e così le dimensioni aziendali aumentano si
parla di capitalismo manageriale statunitense o capitalismo corporativo tedesco (all’interno delle imprese
sono inseriti anche i rappresentanti del mondo sindacale)
Le prime ferrovie furono realizzate da privati, a cui ben presto si sostituì lo stato nel ruolo di
costruttore e gestore delle linee stesse. Lo stato intervenne con circa il 50% dei capitali necessari
alle costruzioni ferroviarie.
Inaugurazione primo tratto ferroviario Norimberga-Furth nel 1835.
Nel 1850 la Germania vantava una rete di 5856 km, mentre la Francia nello stesso periodo
possedeva uno sviluppo ferroviario pari a 2996 km.
Le costruzioni ferroviarie furono un efficace strumento per lo sfruttamento delle risorse naturali,
con l’estrazione di ferro e carbone, allo stesso modo in cui la produzione di acciaio e la produzione
meccanica furono alimentate dagli obiettivi di potenziamento dell’esercito.
La Germania divenne il primo produttore europeo di acciaio, leader in Europa e nel mondo
nell’industria elettrica.
30
Ruolo decisivo delle banche per il finanziamento delle nuove iniziative industriali erano dette banche
miste o banche universali e per Gerschenkron furono il fattore sostitutivo che permise alla Germania di
attuare un percorso di industrializzazione.
Queste banche intercettavano il capitale e lo convogliavano verso le iniziative industriali più strategiche;
alcuni esempi: Disconto Gesellschaft di Berlino sorta nel 1851, la Darmstadter nel 1853, la Berliner
Handelsgesellschaftnel 1856 e soprattutto la Deutsche Bank nel 1870, la Commerzbank nel medesimo anno
e la Dresdner Bank nel 1882.
Queste banche miste operavano in modo diverso dalle banche commerciali inglesi:
le banche commerciali raccoglievano depositi dalla clientela e concedevano prestiti relativi ai
periodi brevi;
la banca mista invece, oltre a svolgere il ruolo di banca commerciale, aveva la funzione di banca di
investimento: incanala il credito nel lungo periodo per iniziative industriali. I crediti incanalati
provenivano da capitali propri della banca e dai depositi dei propri clienti.
Esse erano al contempo banche commerciali, che raccoglievano i depositi da una vasta clientela e
concedevano crediti a breve termine, e banche d’investimento, che incanalavano verso il credito a
lungo termine i propri capitali e parte dei depositi dei loro clienti, superando la specializzazione del
credito di stampo anglosassone. Per questo motivo si definivano banche miste o universali perché
non erano specializzate e offrivano alle imprese, loro clienti, numerosi servizi come il collocamento
di azioni, operazioni di ristrutturazione del capitale, interventi di salvataggio delle imprese in
difficoltà (fattore sostitutivo per Gerschenkron).
Le banche miste sottoscrivevano i pacchetti azionari delle principali imprese e quindi i rappresentanti delle
banche andavano a sedere nei consigli di amministrazione (in Germania detti “consigli di gestione”) delle
principali imprese
[Nelle imprese individuali l’imprenditore è sia il soggetto economico (Responsabilità della gestione
dell’impresa) sia il soggetto giuridico (risponde delle obbligazioni sociali – risponde dei contratti stipulati)
-Le società di persone prevedono associazione tra più persone che hanno legami di parentale/ di amicizia –
queste persone apportano quote di denaro / beni in società. Il socio che apporta la maggioranza di capitale
sociale è il soggetto economico, mentre tutti i soci sono soggetti giuridici.
-Nelle società di capitali (Spa / Srl) il soggetto giuridico coincide con la società che è dotata di personalità
giuridica (ha un’autonomia patrimoniale perfetta e risponde col proprio capitale – quindi i soci sono
responsabili limitatamente al numero di azioni sottoscritte), il soggetto economico invece è rappresentato
dal consiglio di amministrazione nel caso italiano, nel caso tedesco è rappresentato dal consiglio di gestione
all’interno de quale si siedono anche i rappresentanti della forza lavoro perché c’è una maggiore fusione tra
parte lavorativa e parte di amministrazione]
All’interno dei vari consigli di gestione delle imprese figuravano, quindi, i rappresentanti delle banche miste
così, questi soggetti, che avevano la possibilità di partecipare a più consigli di gestione, si trovavano in
possesso di informazioni relative a vari complessi industriali, a volte interi settori (tipo la Deutsch Bank
seguiva diverse acciaierie e altre imprese di altri settori) questo favoriva forme di protezione del mercato
interno e l’organizzazione di produzione come i cartelli.
Cartelli: accordi tra i produttori di uno stesso bene finalizzati a regolarizzare i prezzi di un certo bene sul
mercato o la spartizione delle quote di mercato fra imprese.
Nel 1914 se ne contavano quasi mille (la formazione dei cartelli invece era vietata negli USA).
Le banche miste quindi conoscevano informazioni importanti, favorivano la nascita di forme di protezione
del mercato e nel momento in cui si trovavano a fronteggiare delle crisi potevano contare sull’intervento
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della banca centrale: la Reichsbank (più interventista della Bank of England e della Banque de France)
garantiva sostegno alle proprie banche
Questo è un tipo di sistema economico che Chandler ha definito cooperativo e che invece gli studiosi
tedeschi hanno preferito chiamare organizzativo, diverso dal sistema quasi concorrenziale con imprese di
piccole dimensioni, tipico della Gran Bretagna.
I settori portanti dell’industria tedesca furono: acciaio, chimica, automobilistica settori che richiedevano
un elevato investimento di capitale fisso, economie di scala con costi ridotti, grande dimensione con lo
sviluppo di queste industrie la produzione ha una logica continua e non si ferma mai.
Nella chimica nacquero le tre famose imprese Bayer, Basf e Hoechst, che impiantarono la
carbochimica, ossia la catena di lavorazione del carbone che produceva intermedi da cui si
derivavano tutti i coloranti artificiali, prodotti farmaceutici, l’aspirina brevettata dalla Bayer nel
1899, e gli esplosivi.
La Germania in questo periodo detiene il primato nelle esportazioni chimiche del mondo: oltre la
metà dei prodotti chimici esportati erano tedeschi.
Nell’elettricità Siemens e Aeg investirono in tutta Europa rivaleggiando a livello mondiale con le
americane General Electric e Westinghouse
Krupp e Thyssen nel settore dell’acciaio.
Quello che emerge è che le principali imprese appartenevano al settore dell’industria pesante e quindi
potevano essere facilmente convertite in imprese degli armamenti per la guerra ciò favorì la politica
nazionalistica degli Hohenzollern che ritennero di essere in grado di guadagnarsi con le armi l’egemonia in
Europa fino a portare la Germania alla Prima guerra mondiale.
Questi settori richiedevano una base scientifica complessa servivano competenze maggiori rispetto alla
prima rivoluzione industriale Maggiore complessità della base scientifica utilizzata negli avanzamenti
tecnologici tipici della seconda rivoluzione industriale come siderurgia, acciaio, elettricità, rispetto alla base
scientifica richiesta per le invenzioni della tecnologia usata nei settori tessile e meccanico della prima R.I.
Dal punto di vista dell’istruzione anche in Germania viene realizzato un sistema pubblico di scuole tecniche
e secondarie e di politecnici a livello superiore scuole meno empiriche e più sperimentali rispetto alle
scuole francesi.
Ad un certo punto la classe borghese è formata da moltissimi ingegneri che acquisirono un’importante
posizione sociale
Osmosi inedita fra università e imprese con scambio di tecnici di alto livello fra laboratori di ricerca
universitari e quelli delle imprese
Forte dualismo tra aree est e ovest la Germania annoverava al suo interno aree molto avanzate
rispetto alla GB e altre aree arretrate che andavano ad inficiare (rendere sospetti) i risultati delle
stime del PIL e del redito pro capite infatti prima della 1GM il reddito pro capite era poco
superiore a quello francese - questo perché i buoni indicatori dell’area occidentale erano abbassati
dai valori delle aree orientali
= questo conferma la validità dell’approccio regionale sostenuto da Pollard è più importane la
singola regione, non la nazione
Nel 1880 viene definito un sistema di previdenza sociale gestito dallo stato
Tra il 1883 e il 1889 viene introdotto il sistema delle assicurazioni obbligatorie gestite sotto il controllo
pubblico contro gli infortuni sul lavoro, l’invalidità e la vecchiaia, che permise lo svolgimento
dell’industrializzazione, garantendo la pace sociale e quindi di tenendo a bada le forze sindacali.
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Il 1873 è una data particolare perché segna una crisi: crisi agricola dovuta al fatto che i miglioramenti nella
comunicazione e nei trasporti (strade ferrate, ferrovie, navigazione a vapore, telegrafo ecc) avevano
permesso una contrazione delle tempistiche di percorrenza e l’annullamento delle distanze così l’Europa
si trova inondata di cereali e grani di provenienza statunitense e russa questo fece sì che molti paesi
europei richiedessero protezioni soprattutto per l’agricoltura (infatti, in questo periodo vennero abolite le
poor laws in Inghilterra per tutelare gli interessi dei proprietari fondiari britannici )
Molti stati decisero di introdurre questi sistemi di previdenza sociale una caso è appunto la Germania
che fa politiche protezionistiche e che introdusse questo sistema di previdenza sociale per permettere un
ordinato svolgimento dell’industrializzazione mantenendo una pace sociale.
La Germania è il primo pese che introduce la copertura assicurativa generalizzata basata sul rapporto di
lavoro universale (la copertura assicurativa basata sul diritto di cittadinanza invece verrà fatta poi in Svezia
alla fine della 2GM)
IMPERO ASBURGICO
Fino agli anni recenti la letteratura aveva fornito una visione negativa dello sviluppo industriale dell’impero
asburgico – invece recenti studi migliorano questa visione affermando che anche questo impero seppe
approntare un processo di crescita anche se non con risultati cosi positivi anche perché ne risenti della
prima guerra mondiale.
Nell’Ottocento riuniva undici diverse nazionalità con le rispettive lingue. Il territorio non era favorevole
all’agricoltura poiché i due terzi del territorio erano formati da montagne e colline. L’unico sbocco al mare
era nell’Adriatico con il porto di Trieste. Non era dotato di risorse e materie prime poco carbone che
oltretutto era di difficile estrazione.
Nel corso del 700 ebbe una politica importante ma nel 800 non seppe mantenere lo status quo
Abolizione della servitù della gleba, dopo la rivoluzione del 1848.
Abolizione dazi interni con l’adozione di un’unione doganale sul modello dello Zollverein.
Politica protezionistica che la esclude dal commercio internazionale, ad eccezione degli scambi
commerciali con la Germania. questo porta l’impero a creare numerosi cartelli
Alla vigilia della Grande guerra c’erano 200 cartelli sull’esempio tedesco
Il risultato alla vigilia della 1GM rimase insoddisfacente crebbero Austria e Ungheria mentre le altre zone
dell’Impero rimasero più stagnanti.
Inoltre il primo ministro Ernst von Korber, ideatore del progetto di canalizzazione tra Danubio e Oder che
avrebbe migliorato i trasporti interni e stemperato i conflitti nazionalisti, finì col dare le dimissioni nel 1904
per il continuo sabotaggio da parte del ministero delle finanze (episodio citato da Gerschenkron nel suo
volume) = poca lungimiranza dei principali attori economico-politici.
SPAGNA
Raggiunse il picco con le scoperte geografiche, colonizzazione, afflusso di metalli preziosi dalle colonie nel
500, dopo pero iniziò a declinare perdendo le sue colonie ai primi dell’Ottocento (1824)
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Il settore primario spagnolo era dedito a prodotti di nicchia, l’agricoltura era arretrata e NON intensiva a
causa delle condizioni climatiche e del suolo.
L’istruzione era carente.
Nella seconda metà dell’ottocento inizia un processo di industrializzazione grazie alla Catalogna e ai Paesi
Baschi (oltre grazie alla capitale Madrid)
Catalogna: attiva nell’industria del cotone, meccanica, mezzi di trasporto, elettrica e dei servizi
pubblici.
Paesi Baschi: la presenza di miniere di ferro alimentava una fiorente esportazione di minerale
grezzo verso l’estero, poi verso la fine dell’Ottocento vennero sfruttate per l’avvio dell’industria
siderurgica
In seguito si avviò qualche industria meccanica
Prima della Grande guerra il livello di reddito pro capite spagnolo era simile a quello dell’Italia, con il 42%
circa del reddito pro capite inglese a fronte del 47% dell’Italia.
In quel periodo c’erano aree più industrializzate come Paesi Baschi e Catalogna, e aree più arretrate.
Viene applicata una politica protezionistica spiccata, specie dopo gli aumenti daziari del 1906.
La crescita spagnola continuò negli anni Venti, non fu disturbata gravemente dalla grande crisi, ma accusò
una battuta d’arresto con la guerra civile del 1936 e i primi due decenni di autarchia da parte del nuovo
regime franchista
alle soglie del XX secolo, appunto, l’unico paese industrializzato è quindi l’Italia
Lezione 6 – 08.03.22
Francia – Germania - Belgio casi positivi di industrializzazione
Impero Asburgico – Spagna - Russia erano annoverati come casi di successo ma di fatto non
conseguirono esiti così brillanti
Il pieno sviluppo economico si avrà un po’ dappertutto a fine Seconda guerra mondiale con la “Golden Age”
RUSSIA
La Russia si trova all’estremità dell’Europa e ha un’estensione territoriale ampissima profondamente
influenzata dall’assolutismo orientale, si aprì all’influenza europea solo per interventi calati dall’alto da
parte degli zar come Pietro il Grande (1696-1725) = che iniziarono i primi tentativi di apertura all’influenza
europea
Come costante vi è una paura verso la distruzione creatrice la Russia del XIX sec avversa il cambiamento
tecnologico, ha timore verso l’industria, le tecnologie e l’avvento delle ferrovieha paura di questa
distruzione creatrice da cui derivano le istituzioni
Un esempio di questa paura è quella del ministero delle finanze Egor Krankin sotto lo zar Nicola I (1823-
1844) figura emblematica: nel suo operato emerge l’avversione alle trasformazioni sociali che sarebbero
avvenute come conseguenze dello sviluppo economico.
Krankin rispolvera la vecchia banca che forniva prestiti soltanto a coloro che potevano offrire come garanzia
i servi della gleba modalità con cui si favoriva l’aristocrazia terriera e si tutelava l’agricoltura russa in
opposizione alla creazione di una banca commerciale statale per finanziare l’industria.
Venne così rispolverato da Krankin l’istituto di credito che agevola i proprietari terrieri (era stato
precedentemente chiuso durante le guerre napoleoniche) che vedeva i servi della gleba garanti del prestito.
Krankin ha paura del progresso tecnologico, rispolvera un vecchio istituto agrario che andava concedere
finanziamenti solo ai proprietari terrieri che potevano offrire i servi della gleba quindi erano tutelati solo
i proprietari terrieri mantenendo così lo status quo di una Russia basata sull’agricoltura.
Oltre ad avversare la formazione di istituti finanziari moderni, Krankin fece una serie di divieti riguardo lo
svolgimento delle fiere industriali gli expo (esposizioni universali) erano vetrine che mostravano i nuovi
prodotti derivati dalle rivoluzioni industriali (veicolano idee e nuovi prodotti) nel caso russo venne quindi
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vietato di ospitare le esposizioni universali perché avrebbero indotto dei cambiamenti che sarebbero andati
a scardinare i vecchi assetti economico-politici (intimorivano sia zar che ministero delle finanze) –
avrebbero portato trasformazioni sociali e un cambiamento dell’economia.
(I cambiamenti economici avrebbero generato cambiamenti politici nonché le trasformazioni sociali che la
creazione di un’economia moderna avrebbe indotto, minando le fondamenta del sistema politico russo)
Nel 1849 iniziarono le restrizioni al numero di fabbriche che potevano essere aperte in ciascuna area di
Mosca, vennero sanciti i divieti di aprire nuovi stabilimenti in cui potesse essere lavorato il cotone, la lana e
le fonderie di ferro divieti nati dal timore che nelle nuove fabbriche meccanizzate si sarebbero
concentrate enormi masse di lavoratori che potrebbero essere fonte di rivolte.
I divieti si rivolsero anche al settore ferroviario quindi i divieti che mantenevano lo status quo dal punto
di vista finanziario si rivolsero anche alle infrastrutture ferroviarie sotto lo zar venne bocciato un sistema
di costruzione di linee ferroviarie.
Nel momento in cui ci fu la guerra di Crimea (in cui la Russia venne sconfitta) si capì l’importanza della
ferrovia e di una rete di trasporto efficiente per lo spostamento delle truppe e degli armamenti.
Solamente con la sconfitta della guerra di Crimea si capi che l’arretratezza nei trasporti era un problema
serio per la sicurezza in Russia.
lo zar successivo, Alessandro II, introdusse delle innovazioni che portarono alla modernizzazione del paese:
abolizione della servitù della gleba (nel 1861) che non comportò la libera coltivazione delle terre e
nemmeno la mobilità totale dei contadini (come era avvenuto invece in GB) poiché la decisione di
cosa e come coltivare e l’organizzazione dei lavori era attribuita alla comunità del villaggio (mir) – i
servi non potevano muoversi da un fondo all’altro: per spostarsi dovevano pagare dei riscatti alla
comunità del fondo che lasciavano
1907 vera e propria liberazione della terra grazie all’abolizione dei pagamenti residui del riscatto
si procede con privatizzazione delle terre (sotto il ministro Stolypin)
Prima della 1GM, la Russia pur rimanendo arretrata, aveva dei dati economici buoni: produceva più energia
elettrica della Francia e dell’Impero Asburgico, estraeva tonnellate di carbone (Dati importanti in termini
assoluti, non relativi: rispetto al numero elevato della popolazione, questi dati non erano sufficienti e
conducevano ad una situazione di arretratezza) – infatti aveva un reddito pro capite pari a meno di un terzo
di quello inglese; il 75% della forza lavoro impiegata in agricoltura; con il 72% di analfabeti e solo il 15%
della popolazione insediata in aree urbane.
Sotto la figura dello zar Alessandro II anche la Russia intraprende il percorso di industrializzazione anche se
rimaneva uno stato rappresentato da una vasta estensione territoriale:
Costruzione ferrovie
riorganizzazione del sistema bancario
passi avanti notevoli nell’industrializzazione tra il 1880e il 1890
Le industrie vennero localizzate prevalentemente a Mosca, San Pietroburgo negli Urali, in Ucraina e
nelle regioni polacche:
o decollarono le industrie del settore pesante: industria dei minerali e industrie che si
levavano alla realizzazione di assetti ferroviari e armamenti (carbone, acciaio e macchine)
o industria tessile e alimentare si svilupparono con ritmo più lento anche per la ristrettezza
del mercato dei consumi privati questo sottolineava il ruolo della domanda pubblica e
quindi del ruolo statale
All’inizio del XX secolo la Russia inizia un rallentamento della crescita seguita dalla guerra russo-giapponese
(1904-1905) e dalla rivoluzione del 1905-1906 che introdusse la legalizzazione degli scioperi dei sindacati e
la riforma agraria ma non un vero e proprio Parlamento (Duma).
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Gli imprenditori erano irrilevanti dal punto di vista numerico, mal organizzati e maltrattati
industrializzazione creata grazie allo stato che viene considerato da Gerschenkron un fattore sostitutivo ai
canali privati di investimento del caso britannico:
Fu lo stato a finanziare le ferrovie, a introdurre il Gold standard (sistema internazionale dei pagamenti)
nel momento in cui la Russia aderì al Gold standard fu possibile attirare flussi notevoli per il capitale estero
che vennero indirizzati verso la creazione di ferrovie e industrie del settore pesante.
Lo stato introdusse dazi sulle industrie strategiche e ordinò una serie di armamenti per far nascere
l’industria pesante
Alla vigilia della guerra il capitale straniero finanziava metà del debito pubblico russo, utilizzato per le
ferrovie e il 40% di tutte le spa.
Tuttavia la ristrettezza della domanda privata a causa dell’esistenza di un mercato privato fu causa di una
tassazione dei redditi che erano già bassi
Con lo scoppio della 1GM, la Russia intervenne sollecitata dalla Francia e andò incontro a un fattore di forte
destabilizzazione che impedì l’evoluzione di una crescita - se non ci fosse stata la guerra, il paese sarebbe
stato in grado di raggiungere un equilibrio e autosostenersi (secondo Gerschenkron) il conflitto fermò
quindi la prosecuzione politica economica di questo percorso di crescita.
ITALIA
L’Italia nel periodo rinascimentale ha avuto diverse modernizzazioni istituzionali: come la nascita della
partita doppia e il mulino alla bolognese in questo periodo il paese era stato una delle principali culle
delle innovazioni istituzionali dal punto di vista economico e politico.
Poi a causa di diversi fattori tra cui la divisione territoriale e il dominio di potenze straniere ci fu una
diminuzione del reddito pro capite italiano nel corso del 700 il PIL si era ridotto del 50% rispetto a quello
britannico.
A partire dal 600 diminuiscono i dati economici ed emergono nuovi competitors
Ci fu una timida ripresa dal 700 alle soglie dell’unificazione l’Italia era arretrata: la popolazione era
impiegata prevalentemente nel settore primario, c’era elevato tasso di analfabetismo, il livello della vita
media era basso e la popolazione cresceva a ritmi lenti.
C’erano quindi diversi ostacoli che andavano a ritardare il percorso dell’industrializzazione - ostacoli
individuabili in una serie di elementi naturali ed istituzionali:
1- Lenta crescita della popolazione da 15.5 milioni a meno di 25 milioni fra 1750 e 1850
2- Natura del suolo: la penisola italiana è costituita per 2/3 da colline e montagne – oltre alla Pianura
Padana e Tavoliere delle Puglie ci sono poche zone pianeggianti questo crea difficolta nel trovare
terreni coltivabili, edificabili e adatti alla costruzione di strade
3- Scarsità risorse minerarie: la dotazione di minerali di ferro e di carbone non era elevata nel caso
italiano
4- Inadeguatezza del settore dei trasporti: dovuta alle difficoltà di costruzione per la formazione del
territorio (creare tunnel nei valichi alpini richiedeva tanti soldi e numerose conoscenze)
5- Scarsità di capitali: agricoltura arretrata, manifattura ancorata alla lavorazione a domicilio
determinavano un difficile processo di cumulazione di capitali (i capitali per modernizzare il settore
manifatturiero erano pochi)
6- Mancanza di un mercato unificato nazionale: i mercati erano frammentati e ciascuno era regolato
da diverse tariffe doganali le merci erano sottoposte a diverse tariffe protezionistiche nelle varie
zone
Solo a metà 700 vennero attivate una serie di importanti riforme da parte dei governanti più illuminati,
completate durante l’occupazione francese che avevano portato alla fine delle corporazioni, delle dogane
interne e del regime feudale.
Il congresso di Vienna divise l’Italia in 7 stati:
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L’unico stato dinamico era il Regno di Sardegna con uno statuto albertino che grazie a Cavour seppe
intraprendere un percorso di crescita e sviluppo economico
Il Granducato di Toscana cercò di sviluppare progetti di industrializzazione ma vennero poi bloccati dai
francesi
Quindi dopo il Congresso di Vienna – ad eccezione di Sardegna e Toscana - il resto delle zone erano
arretrate e con l’occupazione francese vennero smantellati gli ultimi retaggi del sistema feudale, il sistema
corporativo e le dogane interne che vennero poi però ripristinate.
L’unificazione politica del 1861 (parziale – si attende il 1870 per l’unificazione completa con l’entrata di
Roma e del Lazio) avvenne a cavallo della seconda rivoluzione industriale che determinò un cambiamento
delle dimensioni delle imprese, una base scientifica più complessa e livelli di capitali crescenti. Ma l’Italia
alla rivoluzione si affacciò da una posizione fortemente arretrata: l’agricoltura era arretrata, l’industria era
inesistente, la rete ferroviaria era limitata a piccoli tronconi, la marina mercantile era costituita ancora da
velieri e mancava un sistema bancario – erano presenti delle casse rurali ma solo verso fine 800 vengono
istituite banche e casse di risparmio che però non avevano disponibilità di grossi capitale da convogliare nei
settori moderni.
Al momento dell’Unità il 70% della popolazione era impiegato nel settore primario, il PIL era pari al 40% di
quello britannico e solo nel 1913 sarebbe tornato al 50%.
Con l’unificazione divennero evidenti i divari sociali tra le regioni ed emerse il problema dell’arretratezza
del mezzogiorno (divario fra Sud e altre parti del paese oscillabile fra 13 e 19 punti percentuali nel 1871)
Sono stati fatti diversi studi in merito a questa situazione: alcuni studiosi hanno sostenuto che la divergenza
maggiore era più tra le regioni che si affacciavano su Mar Tirreno e le regioni che si affacciavano
sull’Adriatico, altri sostenevano la divergenza nord-sud.
Gli studiosi Daniele e Malanima hanno evidenziato 5 fasi in cui vengono spiegate divergenza e convergenza
del divario tra nord e sud dall’Unità ai giorni nostri:
1- Periodo della stabilità 1861-1890 periodo in cui si punta alla specializzazione dell’agricoltura, alla
realizzazione della rete ferroviaria (le differenza tra nord e sud non ancora erano così marcate)
2- Periodo della formazione del divario 1890-1920 il divario passa dai 6 ai 25 punti % - si passa a
scelte protezionistiche, l’intervento dello stato in ambito industriale è evidente e iniziano ad
emergere le prime divergenze nasce il triangolo economico tra Lombardia, Piemonte e Liguria
(Milano-Torino-Genova) dove si completa un processo di industrializzazione mentre nel resto
d’Italia non viene seguito questo stesso percorso
3- Periodo della divergenza 1920-1945 (fino alle due guerre mondiali): qui si rinforza l’industria
connessa agli armamenti (meccanica, siderurgica e bellica) – questo va ad implementare la
divergenza tra regioni nord e sud (47 punti percentuali)
4- Periodo convergenza 1950-1975: ventennio in cui l’occidente persegue lo sviluppo economico (alla
crescita economica seguono i sistemi di Welfare) – in questo periodo nel caso italiano si sperimenta
la Golden Age (1953-1960 miracolo economico) l’Italia cresce, e cresce anche il Mezzogiorno
(cresce di più rispetto alle regioni settentrionali)
Questo avvenne anche grazie all’intervento dell’IRI (istituto di ricostruzione industriale) che andò
ad acquisire la proprietà delle imprese messe male così da risanarle con l’obbiettivo di rimetterle
sul mercato ma nessun imprenditore decise di prendersene carico, così rimasero in capo allo
stato che si ritrovò con importanti partecipazioni nei campi strategici (bancario, siderurgico, navale)
- l’IRI diresse gli interessi nella creazione di nuove industrie anche nel sud Italia così da diminuire
anche la disoccupazione e aumentando lo sviluppo delle zone meridionali, riducendo il divario (38
punti percentuali)
5- stagnazione 1975-ai nostri giorni divario tornato sopra ai 40 punti percentuali
Il Mezzogiorno ha beneficiato del diffuso processo di modernizzazione dell’intero paese; un processo
trascinato dal generale miglioramento economico e sociale del Paese, che però non è riuscito a stimolare
un autonomo percorso di crescita delle regioni meridionali e insulari (modernizzazione passiva)
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Il ritardo del Mezzogiorno era evidente sia nel settore agricolo che in quello industriale:
Nella zona della Pianura lombarda e del Piemonte si riscontravano comunque delle imprese agrarie con un
agricoltura intensiva, le fraggere e un patrimonio zootecnico rilevante (era una situazione di nicchia) – nel
resto di Italia la situazione non era così brillante: c’erano alcune aziende agricole più sviluppate come in
Veneto (poderi condotti a mezzadria: il proprietario del fondo affida la gestione dei fondi al mezzadro che li
coltiva e a fine periodo si dividono i prodotti del raccolto tra mezzadro e proprietario) e Toscana (poderi
condotti a colonia parziaria. Nell’Italia centrale era diffusa la policoltura)
Al sud invece predominava la cerealicoltura estensiva e la pastorizia transumante, con poche aree destinate
all’agricoltura intensiva (vite, olivo, agrumi). Gli stessi contratti non erano così inclusivi: vi erano vasti
latifondi affidati a persone pagate poco e malamente sfruttate.
Nel settore industriale anche le manifatture delle regioni settentrionali erano basate sull’artigianato, sul
lavoro a domicilio, con pochi nuclei industriali moderni. Nuclei industriali erano presenti pure al Sud a
Napoli (metalmeccanica), a Salerno (cotonifici) e nella valle del Lori e nell’attuale provincia di Frosinone
(cartiere e lanifici)
Le regioni italiane però non erano complementari né dal punto di vista agricolo ne economico: tutte
producevano più o meno gli stessi prodotti questo è un fattore che rallentò lo sviluppo
Le costruzioni ferroviarie si mantennero entro i confini di ciascuno stato per diffidenze politiche e gelosie:
nel 1861 si contavano quasi 2.800 km di strade ferrate.
La popolazione raggiungeva i 26 milioni di abitanti nel 1861, diventati 36 milioni nel 1911 distribuita per il
63% nelle regioni Centro-Nord e il 37% nelle regioni del Mezzogiorno.
La popolazione era quindi concentrata prevalentemente nelle zone settentrionali e centrali - ci fu
un’importante emigrazione in cui fino al 1914 partirono quasi 15 milioni di persone -> 2 tipi di emigrazioni:
1- temporanea che aveva per oggetto le regioni poste ai confini in cui le persone emigravano verso le
miniere e poi tornavano a casa – ma a seguito del miglioramento dei trasporti navali e delle
comunicazioni iniziò una corrente migratoria definitiva:
2- definitiva: le persone emigravano e si stanziavano poi in Argentina, Brasile e Usa
Ma nonostante il flusso migratorio la popolazione italiana iniziò poi a crescere esponenzialmente
Potenziamento dell’istruzione (obbligatoria primi due anni poi porta a tre) delle scuole elementari
che permise la diminuzione dell’analfabetismo.
vennero creati politecnici e scuole superiori: Politecnico di Milano (1863), Politecnico di Torino
(1906) e alcune Scuole superiori del Commercio
creazione di alcune università: ventuno nel Nord e Centro, due nel Mezzogiorno Napoli e Bari
(1924)
Il ritardo iniziale del Mezzogiorno, che pare si fosse prodotto nel regno borbonico fra la fine del Settecento
e l’Unità, costituì un ostacolo allo sviluppo successivo delle regioni meridionali e insulari.
Altri provvedimenti del neonato Regno italiano:
realizzazione unione amministrativa e legislativa nel 1865 mediante l’estensione al nuovo regno
degli ordinamenti piemontesi.
Introduzione nel 1862 della lira italiana: la lira piemontese divenne la moneta ufficiale
Adozione del sistema bimetallico prevalente negli Stati preunitari, ad eccezione delle Due Sicilie e
della Toscana dove vigeva il monometallismo argenteo.
Sistema bimetallico: si potevano fare pagamenti con monete d’oro, d’argento o con la cartamoneta
= quindi si unificò anche la moneta, venne esteso il sistema bimetallico che era in uno nel regno di
Sardegna
La moneta cartacea era poco diffusa: appena il 17,5% della circolazione monetaria complessiva e il
compito di metterla in circolazione spettava a tre banche di emissione: la Banca Nazionale Sarda
(sorta a Torino nel 1849 e denominata Banca Nazionale nel Regno di Italia dal 1866), la banca
nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito
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Mentre gli altri stati avevano banche centrali, nel caso italiano questo non avvenne perché vi era la
resistenza degli interessi economici locali che furono la causa della pluralità degli istituti di emissione.
fino a quando non nascerà la Banca d’Italia, la funzione di battere moneta spettava a diverse banche: Banca
Nazionale Sarda che derivava da un’unione precedente di due istituiti, Banca Nazionale Toscana e Banca
Toscana di Credito.
Si aggiunsero altri due istituti, Il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia e dopo l’annessione di Roma anche la
Banca Romana, portando a sei le banche di emissione
Una volta definita la moneta ufficiale, si decide di unificare il debito pubblico il nuovo stato quindi
riassunse tutti i debiti pubblici dei vari stati unitari e li scrisse nel Gran Libro del Debito Pubblico lo stato
italiano nasce quindi da gravato da un debito pubblico notevole
Dopo aver introdotto questa unificazione si procedette all’unificazione doganale per dare vita ad un vasto
mercato nazionale, secondo le aspirazioni degli uomini del Risorgimento, convinti che ciò avrebbe
consentito lo sviluppo economico del paese, e ci fu anche l’adozione della tariffa piemontese che era la più
bassa fra le tariffe in vigore negli Stati preunitari
Il periodo di crescita e sviluppo economico si è sviluppato in 3 fasi:
1- Primo Periodo (dall’Unità 1861 al 1880 il paese gettò le basi per la crescita e l’espansione del
settore agricolo (agricoltura specializzata secondo un orientamento libero scambista)
2- Secondo Periodo 1881-96 non c’è più la destra storica al governo, ma c’è la sinistra storica che
intraprende una scelta industrialista e abbraccia una logica protezionistica ideando poi le tariffe
doganali
3- Terzo Periodo 1897-1914 coincide con il decollo vero e proprio negli anni giolittiani: primo
sviluppo economico grazie all’avvento dell’energia elettrica e all’avvento delle banche miste che
potevano convogliare capitale verso i settori strategici
o 1863: riduzione tariffe doganali in occasione della stipula del contratto commerciale con la
Francia
o 1861-1880 raddoppio valore esportazioni (vino, agrumi, olio d’oliva, seta tratta, formaggi,
canapa, zolfo e marmo); aumento del 50% delle importazioni (frumento, carbone, ferro,
acciaio lavorati, ghisa, rottami di ferro e cotone); riduzione del disavanzo della bilancia
commerciale:
[la bilancia commerciale tiene conto delle esportazioni (che generano l’introito di valuta
estera) e le importazioni (fuoriuscita della valuta estera) -> la differenza tra le due genera
quindi un avanzo se esportazioni > importazioni, oppure un disavanzo nel caso in cui
importazioni > esportazioni. L’Italia era condannata ad avere un disavanzo di questa,
perché l’importazione di prodotti finiti costa di più dell’esportazioni di materie prime
quindi l’adozione di tariffe moderate permetteva un aumento delle esportazioni e un
aumento contenuto delle importazioni così da permettere un pareggio della bilancia
commerciale]
Altri prodotti esportati: prodotti manifatturieri provenienti dal nord che era specializzato in semilavorati di
seta che venivano esportati in Francia e Germania quindi i prodotti esportati in questi periodi erano gli
agricoli dal sud e i prodotti della seta greggia proveniente dalle fabbriche del nord.
I risultati furono positivi ma l’incremento produttivo era dovuto ad una applicazione crescente di
forza lavoro alla terra e allargamento delle zone coltivate che non con investimenti di capitali (i
capitali venivano investiti in titoli del debito pubblico e nell’acquisto di terre ecclesiastiche e
demaniali messi in vendita specie nel Sud)
Lo stato in questo periodo fece un grande sforzo per il miglioramento dello Paese:
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Lo Stato svolse un ruolo sostitutivo dei prerequisiti dello sviluppo: cercando di stimolare e/o
sostenere le attività economiche mediante grossi investimenti in opere pubbliche: costruzione rete
ferroviaria, creazione di una marina a vapore nazionale, ampliamento del servizio telegrafico e
postale.
Le strade ferrate che contavano 2.800 km nel 1861 nel 1914 raggiungevano 19.00 km
Nazionalizzazione della rete nel 1905
Per realizzare questi investimenti viene aumentata anche l’efficienza della riscossione dei tributi: pagamenti
che la collettività fa allo stato per ricevere determinati servizi
I tributi si distinguono in:
imposte:
o dirette (vanno a colpire la manifestazione immediata della ricchezza: patrimonio o reddito)
o indirette (vanno a colpire le manifestazioni mediate della ricchezza: imposta sul valore
aggiunto)
tasse: pagamenti nel momento in cui si usufruisce di un servizio
Quindi per costruire la rete ferroviaria, la rete stradale, il sistema postale, marina militare era necessario
aumentare il debito pubblico e fu sistemato il sistema dei tributi.
Furono introdotti quindi dazi al consumo, imposte sui terreni e fabbricati, l’imposta di ricchezza mobile e
l’imposta sul macinato (1869 al 1884).
Aumento debito pubblico che passò dal 45 all’87%
A seguito della crisi agraria del 1873 cessa l’enfasi sulla modernizzazione dell’agricoltura e quindi ci fu un
tramonto del modello improntato sull’agricoltura specializzata:
1876: cambiano delle alleanze politiche e cambiano anche gli orientamenti si passa dalla visione libero
scambista a una visione protezionista si dà più importanza all’industria, lo stato interviene direttamente
creando anche alcune imprese e vara una politica commerciale più restrittiva che andava a tutelare i
prodotti siderurgici e tessili a scapito di alcuni prodotti agricoli.
Dal secondo periodo lo stato interverrà in modo attivo per industrializzare in paese – lo stato, secondo
Gerschenkron, sarà uno dei fattori importanti per l‘industrializzazione del Paese.
Impulso attività industriale per la protezione accordata ad alcuni rami (cotoniero) dalla tariffa
doganale del 1878, sia per la maggiore disponibilità di capitali in seguito all’abolizione del corso
forzoso, che attirò investimenti esteri.
Industrializzazione con l’aiuto dello stato
nuova tariffa del 1887 e rottura commerciale con la Francia
Poi ci fu una crisi economica e bancaria tra il 1888 e il 1894 scaturita dal boom delle costruzioni edilizie:
c’era stata la costruzione di Roma capitale e anche di Napoli che era appena uscita da un’epidemia di colera
Ci fu un intervento statale nel 1893 per ridurre a tre gli istituti di emissione: nascita della Banca d’Italia
(nata dalla fusione fra Banca Nazionale nel Regno d’Italia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di
Credito), del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia.
Poi presero vita la Banca Commerciale Italiana nel 1894 che ritroviamo oggi sotto la Banca Intesa e nel 1895
nasce il Credito Italiano che oggi è UniCredit (entrambe nate grazie a capitali esteri ) entrambe erano sia
banca commerciale sia banca di investimento che andavano ad investire in attività commerciali a lungo
periodo.
Dal 1890 al 1914 l’Italia sperimentò il suo take off o decollo economico grazie a banche miste, energia
elettrica e intervento dello Stato (Terni 1884).
Lezione 7 – 10.03.22
CAUSE DEL DECLINO BRITANNICO
Essere pionieri porta vantaggi e svantaggi: il declino appartiene alla dimensione storica - avviene sempre, è
una “conseguenza” dell’essere pionieri.
La GB fu la prima ad intraprendere un industrializzazione e diventò il leader economico, tecnologico e
politico poi ebbe una caduta, in una perdita della leadership
Il first mover ha grandi vantaggi ma tuttavia non sono sufficienti da garantire la posizione dominante a
lungo
Il declino britannico lo si può misurare in termini relativi, non assoluti: declino che ha motivazioni
economico-socio-culturali ma non politico-industriali. Infatti dopo la rivoluzione industriale la GB rimase
stabile nel suo assetto politico, vinse i conflitti e continuò nel suo progresso tecnologico quindi continuò
a crescere economicamente e a svilupparsi ma perse la leadership assoluta perché alcuni paesi si
svilupparono più di lei sulla frontiera tecnologica: come USA, Germania e Giappone.
Non è, quindi, un declino assoluto ma un declino relativo perché la GB continua a svilupparsi, seppur
lentamente, dopo la rivoluzione.
La GB fu il primo paese a vedere la riduzione degli addetti al settore primario a favore dell’industria già
nell’800, così come fu il primo paese in cui gli addetti del settore secondario scemarono e si dedicarono al
settore terziario. Tuttavia i tassi del reddito divennero inferiori a quelli degli altri paesi sviluppati – questo
permise agli latri paesi (Usa, Germania, ecc) di raggiungere il catching up: ovvero di raggiungere la GB a
livelli di reddito pro capite.
Usa e Germania raggiunsero e poi superarono GB già a inizio XXsec, dopo ci fu un processo di catching up
anche da parte di Italia, Giappone e altri paesi europei avanzati dopo la fine della la 2GM.
Le cause della caduta della GB vennero teorizzate da molti storcici cause socio-economiche e culturali
che sono riconducibili a tre ordini di fattori:
Inizio precoce (Early start) il fatto di essere pionieri fa derivare una serie di vantaggi , ma anche
svantaggi (arretratezza: il paese che prima si industrializza avrà una tecnologia che richiede tanti
capitali e tempo per sperimentare e implementare) - questi fattori non ci sono invece nei paesi
arretrati che implementano la tecnologia del paese leader e in poco tempo riescono ad
industrializzarsi.
La GB fu la prima ad aver sperimentato un certo tipo di tecnologia ma poi si fermò senza continuare
nei miglioramenti: per esempio la ferrovia che inizialmente era costruita con una tecnologia più
semplice, nel momento in cui USA e GER iniziarono a introdurre le ferrovie, introdussero ferrovie
più tecnologiche più efficaci ed efficienti da questo punto di vista la GB si fermò: una volta dopo
averle introdotte non proseguirono subito con il loro miglioramento.
Ci sono due criteri diversi per indicare il superamento tecnologico: obsolescenza e senescenza
o senescenza: logorio fisico-tecnico (il macchinario non va più perché è stato usato)
o obsolescenza: superamento tecnologico (dal punto di visto tecnico funziona ancora ma dal
punto di vista tecnologico ci sono già altri mezzi migliori) questo è quello che accade in
GB
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Quindi questi 3 fattori furono le cause socio economiche culturali che originarono la perdita di primato
della GB nei confronti di alcuni competitori emergenti -> Questo insieme di fattori con il colonialismo
condusse ad investimenti militari eccessivi e distolse risorse al capitale umano causando notevoli perdite.
Il declino avviene in termini relativi, non assoluti: la GB ha avuto una battuta d’arresto negli anni 30/40 con
una batosta poi nella seconda GM gli inglesi poi faticarono ad impostare una politica più realistica e di
collaborazione col resto d’Europa.
Quando uscirà il piano Marshall, gli USA lavoreranno anche per far crescere degli istituti basati sulla
cooperazione che poi sfoceranno verso la CECA (primo passo che poi porta all’UE) – l’idea originaria della
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CECA deriva dai ministri di Francia e Germania a cui la GB non aderisce, solo successivamente prendendo
atto del proprio declino imposterà una politica più collaborativa con gli altri stati europei.
Lo sviluppo economico da qui iniziò a delinearsi in un contesto più dinamico: nel momento in cui gli USA
divennero indipendenti la popolazione era per lo più lavoratrice del settore primario
Lo sviluppo economico non iniziò in modo rapido: quando si costituirono come nazione indipendente l’80-
90% della forza lavoro era in agricoltura, la cui elevata produttività era riconducibile all’abbondanza di terra
disponibile.
Nascono comunque le prime industrie e uno dei settori che si sviluppò per primo fu quello che vede la
meccanizzazione di strumenti e mezzi agricoli. I salari erano alti e vi era una tendenza alla meccanizzazione
dovuta all’elevato costo della manodopera.
(Il primo tentativo in questa direzione fu data dalla scoperta della macchina separatrice dei semi di cotone)
Le ferrovie condussero l‘avanzamento della frontiera verso ovest, con l’avanzare della ferrovia si
costruivano le strade e si coltivavano i territori così poi si procedeva con le opere di urbanizzazione.
Nel momento in cui le ferrovie arrivarono all’altra parte ci fu un congiungimento delle frontiere e si creò un
mercato ampissimo.
La crescita quindi continua a ritmi sostenuti senza soluzione di continuità fino al 1929 (anno della prima
discontinuità dello sviluppo USA per crisi internazionale)
Lo sviluppo USA si basa sullo sviluppo della grande impresa (large corporation) nei settori ad alta intensità
di capitale propri della seconda rivoluzione industriale; questi richiedevano un’applicazione elevata di fonti
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energetiche e un processo produttivo continuo e veloce che determinava le economie di scala e di scopo
si determinarono i settori: Elettricità, chimica, distillazione del petrolio, dello zucchero, dell’olio vegetale,
delle bevande alcoliche, la lavorazione di massa dei prodotti del tabacco e del grano, l’invenzione della linea
automatica per l’inscatolamento e di altre macchine per il packaging (importanti per l’industria alimentare
– permise la conservazione sottovuoto - e dei prodotti chimici di largo consumo).
Si diffuse un nuovo modo di fabbricazione basato sulla produzione di piccoli pezzi e l’assemblaggio di parti
intercambiabili, inoltre si diffusero le imprese relative alla produzione delle armi, delle macchine agricole, di
macchine per cucire, di macchine per scrivere e altri strumenti da ufficio, sino alle automobili.
Quindi negli USA ci si basò sulla grande impresa e sulla figura del manager le dimensioni delle imprese
erano sempre più grandi e l’imprenditore quindi non poteva più svolgere tutte le mansioni ma aveva la
necessità di delegare determinati compiti a figure che avevano un background di studi economici: i
manager. [Non si parla più di mano invisibile come nel paradigma di Adam Smith (mercato che si sa
autoregolamentare), qui si parla di mano visibile dei manager che pianificano, coordinano e controllano
tutta l’attività all’interno di queste grandi imprese raggiungendo lo sfruttamento ottimale delle risorse]
Le imprese diventano sempre più grandi grazie a 3 investimenti di attività tra loro correlate:
le imprese sono dotate di impianti sempre più tecnologiche e colossali che producono
continuamente senza fermarsi
questo porta ad una strozzatura a monte e a valle (integrazione verticale): c’è necessita di andare a
coordinare gli approvvigionamenti e le vendite – quindi l’impresa cerca di svilupparsi anche a
monte (verso gli approvvigionamenti) e poi inizia ad integrarsi a valle (verso i sistemi distributivi)
per essere più competitiva rispetto alle altre imprese.
Investimento che riguarda crescita ed affidamento alle varie teorie e tecniche manageriali: le
imprese di vaste dimensioni sono un istituto difficile da governare da un'unica persona,
l’imprenditore ha la necessita di delegare le varie mansioni:
compare la direzione centrale composta dai manager che vanno a dare le informazioni al
proprietario dell’impresa (I manager avranno il compito di pianificare e controllare che
l’attività si svolga senza intoppi)
soci
dipartimenti funzionali in cui viene articolata l’attività d’impresa
5. Abbondanza: appartiene alla dimensione statunitense che non ha mai sofferto e dove sono stati
marginali i conflitti distributivi; qui è sempre prevalso un atteggiamento costruttivo su come
organizzare le risorse particolarmente abbondanti
Il fatto di essere una popolazione di migranti provenienti da retroterra culturali diversi, ha forgiato la
mentalità di questi coloni: sono aperti ad un’elevata mentalità, hanno un orientamento verso il
miglioramento della propria posizione, hanno una maggiore propensione al rischio e alla costruzione del
proprio destino (Self made man) quindi i valori americani vennero subito condivisi in un Melting pot che
annullò il rischio di formazione di etnie diverse: la stessa proclamazione dello stato federale va vista in
quest’ottica oltre che la necessità di fronteggiare la potenza britannica. Ciò comportò la decisione per gli
stati di coordinarsi, pur mantenendo una forte decentralizzazione dei poteri (mercato unico, moneta unica,
politica estera unica)
Anche le leggi operavano in modo diverso vennero introdotte non per conflitto ma per consenso:
l’ambiente cercò di organizzarsi in modo di introdurre le nuove leggi andando a privilegiare le esigenze di
produttività e di efficienza (in Europa invece le leggi spesso provenivano da conflitti)
Tutto questo si presta alla formazione di una mentalità americana rivolta alla grande imprese, al grande
organismo burocratico.
La grande impresa nacque dalle ferrovie, la cui lunghezza eccezionale imponeva un forte coordinamento,
che si realizzò per il tramite della struttura manageriale che combinava la line con responsabilità operative
e lo staff con responsabilità di pianificazione e attivava un sistema informativo capillare basato sulla
comunicazione, sui reports (ogni manager di line stilava una serie di report che poi passava ai manager di
staff che andavano ad analizzare le varie cose con le principali figure dell’impresa) che permettevano una
dettagliata analisi dei costi nasce quindi la contabilità analitica
[mentre l’Italia è la patria della ragioneria, della gestione; gli USA sono la patria della contabilità per costi e
budget]
Una volta sviluppatosi il mondo ferroviario: realizzazione strade ferrate, linee operative vennero
introdotti dei miglioramenti a livello delle comunicazioni:
nasce la Western Union-> si occupava di stendere il collegamento telegrafico per facilitare la
comunicazione con il telegrafo
vennero introdotte le linee telefoniche grazie alla Att
settore acciaio conobbe sviluppi importantissimi con la figura di Andrew Carnegie, che era stato
supervisore nelle ferrovie, costruttore di impianti sempre più colossali.
Ascesa del petrolio con David Rockfeller che costruì i più grandi impianti e con la sua Standard Oil
minacciò di diventare un monopolista;
seguirono l’elettricità con la General Electric e la Westinghouse.
Infine l’avventura dell’automobile con Henry Ford che introdusse nel 1913 la catena di montaggio
completa abbassando i tempi di produzione del suo famoso modello (da 12 ore e 8 minuti a un’ora
e 35 minuti) dimezzando il costo di produzione e pagando i salari più alti al mondo. (Differenza: il
mercato automobilisti europeo nasce per la vendita ad un target di lusso, nel contesto statunitense
invece da subito ci si orientò verso la produzione di beni di massa)
Nella chimica sorsero la Dow Chemicals e la Du Pont con uno sviluppo impetuoso nel settore
petrolchimico negli anni ‘20 del ‘900
Nel settore terziario si affermarono imprese come la Woolworth che a partire dal 1879 inventò i
grandi magazzini a prezzo unico dove la merce era in vendita già pesata, confezionata e prezzata
con prezzi standard facili da sommare.
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Secondo lo studioso Sklar la centralità della grande impresa è stata preferita a quella dello stato in
quanto l’impresa la considera l’espressione più diretta del popolo.
L’impresa ha assunto responsabilità sociali e si è managerializzata per garantire una maggiore stabilità,
continuità e legislazione antitrust per proteggersi dall’eccessivo gigantismo.
Alla centralità dell’impresa è seguita una dimensione contenuta relativamente agli istituti finanziari:
Le banche rimasero piccole a seguito di una legislazione restrittiva che impediva loro di diventare
grandi. (non potevano essere fondate più filiali di certe banche in uno stesso stato)
Emanazione Banking act durante la guerra civile che impose alle banche nazionali di avere un’unica
sede senza filiali mentre alle banche interne a ogni singolo stato era permesso avere qualche filiale
però non potevano impegnare più del 10% dei loro crediti con un singolo cliente. Fu così che le banche
americane giunsero al numero di 30.000 rimanendo piccole, deboli e marginali, mancando inoltre della
supervisione di una banca centrale fino al 1913, anno di fondazione della Federal Reserve.
Un ruolo maggiore lo ebbe la Borsa come ruolo di raccolta di capitali venne poi rafforzata come
diretto servizio delle imprese
Già alla fine dell’800 il reddito pro capite americano aveva superato quello inglese e la sua economia
divenne la più grande e potente anche in termini assoluti.
Il commercio estero era comunque modesto cosi come il volume degli investimenti esteri anche perché
gli USA attuavano una politica isolazionista piegata verso il mercato interno (vs la leadership mondiale
inglese)
Sarà il secondo conflitto mondiale a segnare la discontinuità nell’atteggiamento isolazionista degli Usa
Lezione 8 – 15.03.22
IL DECOLLO DEL GIAPPONE
Il Giappone si contraddistingue per una civiltà sofisticata e complessa, basata sulla cultura e i valori del
confucianesimo di lealtà, rettitudine, decoro e armonia
Il Giappone aveva un forte spirito nazionalistico in modo tale da distinguersi dall’Impero Cinese da qui
discende una vita disciplinata e si innestarono le innovazioni da cui il paese inizia ad intraprendere un
percorso di crescita e sviluppo economico, aprendosi ai cambiamenti occidentali mantenendosi però fedele
ai propri valori e usi.
Già dal VII secolo d.C l’imperatore divenne sempre più una figura che rappresentante l’unità nazionale ma
non esercitava alcun potere che invece veniva esercitato dal capo dell’aristocrazia militare detto Shogun
Quindi il ruolo dell’imperatore era formale, senza poteri pratici – dal punto di vista della struttura del
potere, esso è frazionato in diverse zone territoriali (rispecchiando il sistema feudale europeo) questo
dà luogo ad un sistema multicentrico che fa perno sui governatori locali chiamati Daimyo (erano circa 300)
(Lo shogun è una carica a trasmissione ereditaria)
A metà 800 il Giappone vantava una rilevante popolazione (numeri elevati dal punto di vista demografico) e
aveva 3 grandi città: Edo (Tokyo) aveva una popolazione superiore al milione di persone, Osaka contava
300.000 abitanti e Kyoto 200.000.
Il Giappone perseguiva una politica di chiusura in contrasto alla politica occidentale e ai traffici di merci
(politica chiamata Sakoku che prevedeva una serie di divieti per isolare il Giappone dal mondo occidentale:
divieto di viaggiare all’estero e commerciare con l’unica eccezione di una nave olandese all’anno, cui era
permesso l’attracco su una piccola isola del porto di Nagasaki)
I mercati erano funzionali e la figura del mercante era riconosciuta, c’era un sistema creditizio sviluppato e
l’istruzione era diffusa tra le classi ristrette più elevate come i samurai.
La data che sottolinea una congiuntura importante è quella del 1853/54 quando il Comodoro Mattew Perry
salpando dalla California arrivò alla Baia di Edo costrinse lo shogun appartenente alla dinastia Tokugawa
ad aprirsi ai rapporti e ai traffici commerciali internazionali - in caso contrario avrebbe bombardato la
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capitale Edo quindi il Giappone venne obbligato ad aprirsi ai traffici occidentali e venne assoggettato ai
trattati ineguali: doveva aprirsi ai commerci e non poteva imporre dei dazi sui propri prodotti superiori al
5% -> questa congiuntura portò ad una svolta per il Giappone che si apri all’occidente coniugando le
innovazioni ai propri valori nipponici = da qui ha origine il percorso intrapreso dal paese verso lo sviluppo
economico.
La svolta si ebbe sotto l’imperatore Mutsuhito che inaugurò la restaurazione Meiji (una serie di riforme
istituzionali iniziate nel 1868) – rimase al timone della politica fino al 1812 – fu a partire da questo periodo
che l’imperatore riprese il potere come previsto originariamente --> un ruolo fondamentale lo svolse il
primo Ministro Okubo che creò una alleanza segreta portando al rovesciamento dello shogun dei
Tokugawa che vennero emarginati e così l’imperatore riprese il potere.
Dal 1868 inizia la politica di crescita e sviluppo economico che porterà il Giappone ad essere un diretto
concorrente per gli USA.
Nel momento in cui il giovane imperatore varò la restaurazione Meiji, il primo provvedimento fu
l’abolizione delle caste e l’abolizione dello stipendio per i samurai che furono costretti a riversare il loro
spirito combattivo nel mondo delle imprese (mondo degli affari e dei commerci)
A partire da questo periodo di restaurazione inizia lo sviluppo di tutto l’assetto economico e culturale e
venne adottato un sistema educativo non più riservato solo ai samurai ma venne generalizzato e offerto a
tutti.
Vennero inoltre finanziate una serie di missioni di studi all’estero -> i giovani venivano inviati all’estero
(Europa o USA) affinché potessero prendere visione e studiare le istituzioni politiche economiche
occidentali per poi implementarle in patria secondo i propri valori nipponici.
Lo stesso ministro Okubo, che fece l’alleanza segreta, svolse un ruolo fondamentale nell’implementazione
dei modelli occidentali in Giappone visitò l’Europa e gli USA, prese visione delle imprese, delle ferrovie e
dei cantieri navali e riportò in patria questi modelli relativi ad intere filiere produttive la trasformazione
del paese fu talmente rapida che, nonostante l’assassinio del ministro da parte dei samurai, il progresso
economico venne portato avanti.
Adozione amministrazione centralizzata sul modello francese; organizzazione dell’esercito sul modello
prussiano; organizzazione della flotta sul modello inglese; mentre industria e finanza seguirono
prevalentemente i modelli prima americano e poi tedesco.
Nel 1882 venne creata la banca centrale lo Yen diventa la moneta pubblica e viene riformato il
sistema bancario
Nel 1889 viene promulgata la Costituzione
Nella fase iniziale di modernizzazione il governo cercò di creare delle imprese pubbliche, ma il tentativo
fallì: le imprese vennero vendute ai privati da lì il governo si riservò un ruolo di indirizzo, promozione e
coordinamento di queste senza però gestirle direttamente (il governo richiedeva alle imprese di saper
competere a livello globale)
Il paese è piccolo e costituito da montagne, privo di importanti risorse nel sottosuolo (con l’eccezione di un
po’ di carbone e rame) quindi dovettero ingegnarsi per trovare un prodotto base da poter esportare:
questo prodotto fu trovato nella seta -> la lavorazione serica venne utilizzata per creare grandi correnti di
esportazione in modo da poter utilizzare i ricavi delle vendite per pagare i prodotti da importare.
Agli inizi del XX secolo il Giappone porta avanti una politica aggressiva di espansione dal punto di vista
coloniale la colonizzazione giapponese colpisce prima l’isola di Formosa (1894/95), poi nel 1910 fu la
volta della Corea che viene strappata alla Russia.
Attraverso le esportazioni della seta, settore che vantava una lunga tradizione nel paese, il GIAP fu in grado
di sopportare e pagare le importazioni che erano necessarie soppiantò l’Italia nei mercati internazionali.
Un’altra esportazione importante fu il tè che declinò molto più rapidamente rispetto l’export della seta
grezza.
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Poi si ebbe decollo dell’industria tessile e successivamente di quella pesante grazie al fatto che a fine 800
vennero abrogati i trattati ineguali (dazi meno di 5%) così si inizia ad offrire un po’ di protezione alle proprie
imprese e ai propri imprenditori.
Vennero costruite le ferrovie e poi si diffuse su vasta scala l’elettricità.
Il reddito pro capite tra il 1870 e il 1913 crebbe a livelli comparabili di quelli europei e il Giappone risentì
poco della crisi del 1929 e continuò la sua crescita fino alla sua entrata nella 2GM.
Fu importante la presenza di grandi gruppi industriali che si chiamano Zaibatsu: gruppi finanziari, industriali
e commerciali costituiti da un numero di imprese che si raccolgono intorno ad una holding originariamente
capitanata dalle famiglie più importanti queste unioni attorno a una holding contribuirono allo sviluppo
economico del paese a partire dal periodo Meiji fino alla seconda GM.
Tra i più importanti si ricordano Mitsui, Mitsubishi, Sumitomo e Yasuda. Gli interessi economici legati a
queste associazioni ebbero un ruolo importante nella politica di espansione portata avanti da Meiji e
nell’imperialismo delle epoche Taisho (1912-26) e Showa (1926-45). Al termine del conflitto mondiale gli
Usa ne tentarono lo scioglimento, identificando i motivi del militarismo nipponico nelle relazioni che
caratterizzavano gli zaibatsu. Il provvedimento non toccò le grandi banche, le maggiori delle quali erano di
proprietà di zaibatsu
Alla fine del secondo conflitto mondiale gli USA smantellarono gli zaibatsu e li portarono al fallimento -> si
riproposero gli zaibatsu sotto forma dei Keiretsu
Keiretsu: che raggruppano attraverso complesse partecipazioni azionarie incrociate società commerciali,
imprese produttive, compagnie di assicurazione alla cui testa vi è sempre una banca che svolge il ruolo di
guida del gruppo.
Ci sono due tipi di Keiretsu:
K. orizzontali: gruppi in cui le imprese operano in settori produttivi diversi e risultano legate fra loro
da incroci azionari reciproci e con la banca di riferimento, generando strutture difficilmente scalabili
da imprese esterne (se una impresa vuole acquistarne una all’interno del gruppo deve acquistare
azioni di tutte le imprese appartenenti a questo)
K. verticali: vanno ad integrare l’intera filiera produttiva dalle fasi approvvigionamento delle
materie prime alle fasi del collocamento di prodotti finiti nei mercati internazionali (operano quindi
in attività diverse appartenenti allo stesso settore) quindi si stringono rapporti stabili, privi di
vincoli legali formali, tra imprese che operano per il mercato finale e la rete di subfornitori.
I diversi modelli:
modello anglosassone:
o personal-familiare
o capitalistico-manageriale (USA)
modello continentale europeo
l’esperienza sovietica
i modelli asiatici
il modello italiano
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IL MODELLO ANGLOSASSONE
L’enfasi è sul ruolo del mercato e della competizione economica
Nel modello inglese della prima rivoluzione industriale abbiamo il modello dell’impresa personal-familiare
l’imprenditore la figura più importante (ha la proprietà, la gestione e il controllo impresa) che è in grado
di autofinanziarsi – il grado delle innovazioni non richiedono ne troppe conoscenze ne capitali, quindi riesce
ad arrangiarsi (l’imprenditore in caso ricorre alle country banks per avvalersi del capitale a breve termine)
quindi imprenditore è il protagonista e le imprese sono piccole
In questo contesto lo stato si occupa di garantire il rispetto della legge, di tutelare il diritto di proprietà, di
far rispettare la stipulazione dei contratti, mette la sua potenza militare al servizio della realizzazione degli
affari, permette la costruzione di infrastrutture nei trasporti e nelle comunicazioni.
Ma dopo la prima guerra mondiale l’impresa personal-familiare si rivela inadeguata per gestire l’aumento
dimensionale impostosi con la Seconda Rivoluzione industriale le circostanze ambientali mutano: i
settori della seconda rivoluzione industriale richiedono un elevato investimento in capitale fisso e si
muovono da una base scientifica maggiore e per approntare le innovazioni non servono più soltanto
curiosità e mente brillante, ma le innovazioni si innestano su una base scientifica, su un background
formativo basato su studi matematici e scientifici per l’imprenditore quindi diventa impossibile gestire
l’impresa da solo dopo la 1GM inizia il modello di capitalismo manageriale dove i manager salariati
svolgono la funzione di coordinamento e allocamento delle risorse a livello aziendale
Gli Stati Uniti colgono le occasioni della Seconda Rivoluzione industriale, favoriti da un mercato interno
vasto e dinamico, rispetto al competitor inglese (Popolazione e reddito pro-capite crescono due volte e
mezzo fra 1870 e Prima Guerra mondiale)
Qui il rapporto tra stato e impresa si impronta sulla Regulation= regolamentazione ma c’è un paradosso:
lo stato americano regolamenta il mercato competitivo con un corpo di leggi (Antitrust) e con la Federal
Trade Commission che ha come obbiettivo quello di controllare che nel mercato non ci siano posizioni
monopolistiche -> quindi ha lo scopo di fermare la crescita di imprese di dimensioni mostruose (Per
esempio nel 1911 la United State Bild che incideva per il 7% sul pil)
Nel momento in cui questa Federal Trade Commission con l’antitrust proibisce la creazione di cartelli (in
Europa invece erano permessi), la collusione e gli accordi favoriscono la crescita dimensionale: le imprese,
non potendosi accordare tra loro, pur di conquistare il mercato singolarmente, accrescono le loro
dimensioni per poter essere più efficienti e per produrre di più a prezzi più bassi
Ecco che le imprese fanno integrazioni verticali a monte e a valle oppure orizzontali con fusioni che danno
origine ad imprese più grandi per produrre a costi unitari più bassi e acquisire maggiori quote di mercato.
Questa cultura statunitense gioca a favore della grande impresa: si adatta e accetta l’organizzazione
burocratica, spersonalizzante, universalistica adatta ad un organismo di grandi dimensioni come la grande
impresa in questo contesto l’imprenditore non svolge più tutto da solo, quindi il controllo familiare è
impossibile.
I manager salariati hanno un ruolo importante.
La grande impresa USA a inizio XX sec si struttura su un quartier generale (ovvero del consiglio di
amministrazione) che controlla le funzioni all’interno dell’impresa, le quali, tutte insieme, vanno a formare
la cosiddetta forma unitaria (U-form).
Dopo la 2GM, con la saturazione dei mercati e l’istituzionalizzazione delle innovazioni (R&D), emergono
nuove strategie di diversificazione produttiva quindi alcune aziende pioniere [come la DuPont (chimica),
la General Motors (automobili), la Standard Oil (petrolio) e la Sears and Roebook (vendita per
corrispondenza)] creano un’impresa ancora più strutturata, di dimensioni ancora più vaste che si chiama
impresa multi-divisionale prevede un quartier genarle dotato di uno staff che si occupa di programmare
l’attività strategica nel lungo periodo e di controllare le divisioni che si strutturano a seconda delle aree
geografiche o dei prodotti.
L’impresa multi-divisionale si diffonde nel secondo dopoguerra potenziando il capitalismo manageriale
americano.
49
Ma negli anni Sessanta questo modello entra in crisi a causa della diversificazione non correlata: per
diversificare i rischi, le imprese vanno ad investire in settori non legati alla loro attività principale, così da
portare alla nascita di conglomerate controllabili soltanto attraverso rapporti finanziari si diffonde quindi
questa tendenza manageriale detta management by numbers che conduce un distacco dell’alta direzione
dall’economia reale.
Queste imprese vengono gestite attraverso lo studio dei casi, con una pratica consolidata da Harvard: la
gestione avviene attraverso i report finanziari –> questa tendenza si ripercuoterà negativamente negli USA
e porterà alla rovina economica di molti settori che una volta erano importanti [come la meccanica per
l’agricoltura (scomparsa dell’International Harvester) e per l’elettronica di consumo (la RCA)]
Solo alla fine del XX sec gli USA tornano alle core competence, dando più importanza agli azionisti e
smantellando le conglomerate.
Entrano in scena gli investitori istituzionali e i fondi pensione, il mercato e i diritti dei proprietari di azioni
tornano ad essere questioni determinanti.
Fino al 1950 solo il 4% della popolazione americana possedeva azioni (pazienti cassettisti i cui orizzonti
temporali coincidono con le strategie di un management che basa le proprie strategie sul lungo periodo). In
seguito, la proprietà azionaria diventa diffusa, costituita di gente che deve riscuotere la pensione ogni mese
e che pretende dai propri investitori risultati a breve superiori almeno al livello di inflazione.
Ciò ha posto il management sotto pressione e si è attuata una profonda e drammatica ristrutturazione
nell’industria americana anche grazie all’ausilio delle nuove tecnologie informatiche e delle
telecomunicazioni che ha condotto al licenziamento di milioni di persone.
All’inizio del XXI secolo la più grande impresa americana è la Manpower non più la General Motors.
Quindi mentre il mondo soffriva la crisi del 1929 l’Unione sovietica si industrializzava specializzandosi
nell’industria pesante, metallurgica e meccanica (seconda solo agli USA)
L’abolizione della proprietà privata, la negazione del mercato e il processo decisionale centralizzato per
determinare investimenti e produzione complessiva furono le determinanti di tale processo
Le grandi imprese, private dei livelli di autorità e delle funzioni che in un’ottica di libero mercato ne
garantiscono l’efficacia, diventano mere unità di produzione, sprovviste sia di middle management
(presente nei dipartimenti funzionali delle imprese americane unitarie) che del top management (presente
nelle imprese multi-divisionali americane).
Carenza di imprese di nicchia che si ripercosse negativamente L’Unione Sovietica ha approntato
innovazioni tecnologiche (su ispirazione europea) come la colata continua in campo siderurgico o il
cemento a presa rapida, e dopo il 1960 il sistema sovietico fondato sulle imprese di grandi dimensioni è
riuscito a creare una modesta società dei consumi. Ma tutto ciò è avvenuto in un sistema economico rigido.
La concentrazione di potere economico è riuscita a risolvere con efficacia alcuni problemi di base dello
sviluppo economico, ma il prezzo pagato è stato altissimo: come l’assenza di libertà politiche e civili.
I MODELLI ASIATICI
3 modelli: quello del Giappone, quello delle 4 tigri asiatiche e quello cinese in comune hanno che si
basano su una forte presenza dello stato che ha saputo proteggere le imprese ma ha chiesto loro la
razionalità produttiva e la capacità di competere sui mercati internazionali (la Cina poi differisce in alcuni
aspetti)
Altra caratteristica del sistema Giappone e delle 4 Tigri: si è rifiutata la presenza di imprese multinazionali;
si è evitata la politica inflazionistica che avrebbe favorito l’esportazione ma provocato l’instabilità sociale, e
la competizione (soprattutto nel caso giapponese) non si è basata non sul basso costo del lavoro ma sulle
tecnologie medie della Seconda Rivoluzione industriale.
L’attenzione alla fase produttiva ha fatto sì che queste tecnologie fossero pienamente sfruttate in un
contesto lavorativo caratterizzato da forte mobilitazione di forze produttive e grande coesione sociale in
fabbrica.
Il modello cinese:
Il caso cinese è diverso: ha dapprima tentato una liberalizzazione e poi ha effettuato una privatizzazione.
C’è stata una liberalizzazione dei settori: si sono create delle zone economiche speciali dove sono stati
attirati degli investimenti esteri che hanno costruito delle imprese.
Poi c’è stata una privatizzazione che però non raggiunge il 40%.
51
Ci sono diverse categorie di imprenditori cinesi: quelli che sostengono la forza politica, quelli ostili ad essa e
quelli che non si esprimono.
IL MODELLO ITALIANO
Era stato definito da Fuà come un modellaccio L’Italia ha conosciuto la grande impresa come i Paesi del
nucleo centrale del capitalismo mondiale, ma ha annoverato al suo interno anche lo Stato che ha protetto,
sovvenzionato e sostenuto le imprese con la domanda e le ha salvate qualora fossero ritenute strategiche e
sull’orlo del fallimento.
In Italia esisteva un grande capitalismo orientato al mercato ma con una grande carenza dei limiti interni al
mercato: era un mercato ristretto e quindi il capitalismo non poteva diventare manageriale.
Alla vigilia della Seconda Guerra mondiale il connubio fra capitalismo politico (nel 1933 nasce l’Iri) e il
grande capitalismo privato rendono l’Italia l’unico paese industrializzato nell’Europa mediterranea (=
Golden Age con miracolo economico grazie al connubio tra imprenditori pubblici e privati)
Nel dopoguerra imprenditori pubblici come Oscar Sinigaglia, leader di Finsider la finanziaria del settore
pubblico dell’acciaio, o Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni, e imprenditori privati come Valletta, Presidente
della Fiat e Adriano Olivetti concorrono insieme a realizzare il miracolo economico, utilizzando la stessa
logica, all’americana (grandi impianti e grandi organizzazioni).
Lo studioso Amatori sostiene che agli inizi degli anni Sessanta era ragionevole prevedere per l’Italia un
approdo giapponese: se questo è fallito, le responsabilità maggiori sono sul versante politico-istituzionale.
A partire dagli anni 70, lo stato non solo ha ridimensionato la sua attività di imprenditore, ma l’ha
addirittura intensificata secondo criteri politici: espansione non rivolta al mercato, ma al consenso e
all’acquisizione di voti. Allo stesso tempo lo Stato non ha creato il quadro giuridico istituzionale all’interno
del quale può prosperare la grande impresa: non si sono stabilite garanzie di trasparenza a tutela degli
investitori sul mercato mobiliare, non sono stati promossi investitori istituzionali, non si è attivata una
politica di salvaguardia della concorrenza e del mercato (antitrust). Non è stato regolato il conflitto sociale.
L’IRI non era più uno strumento per condurre i settori manifatturieri in modo efficace ed efficiente, ma è
diventato uno strumento per distribuire, secondo logiche di spartizione politica, i diversi posti. Questo è
stato l’origine dell’andamento negativo delle partecipazioni pubbliche (dell’impresa pubblica) che ha
condotto poi alla privatizzazione.
Senza grandi imprese però non si può essere in prima fila tra i paesi della frontiera tecnologica si può
avere un benessere diffuso che è stato permesso grazie alla creazione di un sistema di piccole medie
imprese che hanno dato origine al quarto capitalismo.
A partire dagli anni 80 si è diffuso un sistema locale di piccola media impresa che spesso ha formato i
distretti industriali che perseguono delle economie distrettuali che mirano all’abbattimento dei costi.
Sono territori concentrati sulla produzione di un bene per la quale si realizza una sofisticata divisione del
lavoro. Non si fabbrica solo un determinato prodotto ma anche le macchine per produrre i medesimi beni.
L’Italia dei distretti ha radici lontane: la tradizione artigianale corporativa, la raffinata domanda urbana,
l’etica del lavoro, le abilità della campagna mezzadrile e l’attitudine al commercio cosmopolita.
I distretti industriali si concentrano su settori che producono beni per la persona e l’abitazione, non sono
settori sui quali si gioca la grande partita del XXI secolo.
Dalle forme distrettuali e dai sistemi locali di piccola impresa spesso emerge un quarto capitalismo ovvero
né piccole imprese, né grandi imprese pubbliche, né grandi imprese private, ma medie imprese che
fatturano fra i 150 milioni di euro e il miliardo e mezzo, che finiscono per egemonizzare il distretto e
concentrarsi in una nicchia globale. Nel proprio campo queste medie imprese, possono detenere quote del
70-80% di un prodotto a livello mondiale e vengono definite multinazionali tascabili (Colli).
Lezione 9 – 17.03.22
L’ECONOMIA INTERNAZIONALE TRA FINE OTTOCENTO E L’INIZIO DEL NOVECENTO : MOBILITÀ DEI
FATTORI LAVORATIVI E IL SISTEMA FINANZIARIO
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Le rivoluzioni industriali tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento hanno coinvolto prima GB e poi
man mano il resto d’Europa, USA e Giappone tutte queste rivoluzioni determinarono dei mutamenti
all’interno delle relazioni economiche – mutamenti rivoluzionari e repentini.
Le rivoluzioni industriali hanno avuto implicazione nella produzione di beni (migliore qualità e maggiore
quantità) e nei miglioramenti delle comunicazioni (telefono e telegrafo importanti per lo svolgimento delle
pratiche di affari) e dei trasporti (ferrovia e navigazione a vapore che hanno diminuito le tempistiche di
percorrenza e abbassato i costi di trasporto relativi alle merci).
La diminuzione dei costi di trasporto e la velocita delle informazioni, quindi, hanno contribuito ad un
aumento notevole della mobilità dei beni finiti quindi le rivoluzioni hanno determinato un aumento di
mobilita dei beni e dei fattori produttivi come lavoro e capitale
A sua volta ci sono stati cambiamenti nel mondo della finanza: l’economia internazionale ha potuto
funzionare grazie alla Gold Standard = un sistema internazionale di pagamenti che operava in quel campo
vista l’assenza di un’istituzione che li coordinasse questo portò ad un’intensificazione dell’economia
ci fu un impatto economico degli imperi coloniali sulla madrepatria
e un impatto sull’andamento demografico
L’ampliamento del commercio internazionale determinò un incremento della sua incidenza sul Pil – questo
soprattutto nei paesi più piccoli che potevano concentrarsi sulla produzione di una sola gamma di prodotti e
acquistare gli altri da altri paesi.
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Gli economisti hanno sempre raccomandato di lasciare libero il commercio, detto free trade.
Guardando alla storia industriale si coglie con immediatezza come nessun paese si è mai industrializzato in
presenza di una totale libertà di commercio
La Gran Bretagna diventò liberista a partire dall’abolizione dei Navigation Acts, Calicò Acts e le Corn Laws, a
rivoluzione industriale completata -> cioè si aprì al liberismo e inondò il mondo con i propri prodotti a basso
prezzo.
[Corn Laws: leggi che tutelavano i produttori cerealicoli che potevano applicare un prezzo più alto ai
prodotti nel caso in cui il prezzo del grano scendesse sotto determinati livelli questo andava a pesare sui
consumatori finali che dovevano pagare di più per i prodotti, e sul sistema industriale che doveva pagare di
più i dipendenti perché il costo dei beni si era alzato]
In realtà sono i paesi di piccole dimensioni quelli più aperti alla libertà commerciale (Olanda, Danimarca,
Svizzera) che orientarono la loro politica commerciale verso il liberismo avendo bassi livelli di protezione.
Invece i grandi paesi come USA e Russia sono sempre stati protezionisti (Anche la Germania) mentre il
Giappone aveva un basso livello di protezione poiché gli erano stati imposti dei trattati internazionali
ineguali.
Frederick List, economista tedesco, sosteneva la necessità di protezione per sviluppare e tutelare l’industria
nascente date le potenzialità di mercato di un paese grande.
Nel decennio tra il 1880 e il 1890, contrariamente al periodo precedente, si vide un aumento dei dazi e del
livello di protezione dazi difensivi soprattutto sui cereali, applicati per sollevare l’agricoltura dalla crisi
agraria che colpiva l’Europa dal 1873 (crisi causata dall’arrivo dei garni americani e russi a bassissimo
prezzo) da questo periodo si decide di introdurre i sistemi di assicurazione sociali obbligatorie
Oltre alla mobilità di beni che alimentano il commercio internazionale, anche i fattori come lavoro e
capitale divennero molto più mobili.
Lavoro:
Si assiste ad un aumento delle emigrazioni tra fine 800 e prima decade del 900 si passa da 2 milioni di
emigrati nel decennio 1850 a 10,5 milioni nel primo decennio del ‘900. – le emigrazioni quindi si
impongono sulla scena mondiale favorite dalle modernizzazioni navali.
L’emigrazione interessò soprattutto aree come la GB, ma soprattutto l’Irlanda - verso meta 800 gli inglesi
cessano di emigrare in USA e si spinsero verso l’Irlanda
La Francia per un breve tempo fu una nazione di emigrazione inizialmente molti francesi emigrarono in
Canada ma successivamente la stessa Francia diventò meta di immigrazione come Belgio e Svizzera.
54
Belgio, Svizzera e Germania poi diventeranno mete di immigrazione soprattutto con arrivi dall’Italia
spesso avveniva una migrazione temporanea: i migranti del nord Italia (come veneti, piemontesi e
valdostani) lavoravano nelle miniere e poi tornavano a casa per trascorrere la vecchiaia in patria; poi prese
il via la migrazione definitiva soprattutto da parte dei cittadini dell’Italia meridionale che si spostarono in
USA e America Latina.
Spagna, Russia, Italia e Irlanda: paesi di forte emigrazione vs America del Nord e del Sud e Australia.
Secondo Jeff Williamson, l’emigrazione portò alla convergenza dei salari e dei redditi tra paesi di
emigrazione e di immigrazione
Capitale:
I movimenti di capitale non erano una novità (avevano contraddistinto anche l’epoca preindustriale: i
banchieri avevano sempre effettuato finanziamenti internazionali soprattutto in occasione delle guerre.) ma
assunsero dimensioni notevoli tra la seconda meta dell’800 e inizio 900 il paese leader nella
mobilitazione dei capitali era la GB che era il maggior investitore mondiale; seguivano poi Francia, Olanda,
Belgio, Svizzera e Svezia
La proiezione internazionale statunitense invece era molto modesta
Le Destinazioni dei capitali riguardavano: 19% del totale in America Latina, 14% in Asia, 11% Africa e il
restante andava ai paesi di insediamento europeo Usa, Canada, Australia.
Questi capitali prendevano impiego nello sfruttamento di risorse naturali, nella realizzazione delle
infrastrutture (ferrovie, navi, porti) e poi investimenti sul settore secondario e quindi su creazione di nuove
industrie manifatturiere.
A questo punto con l’intensificazione dell’economia, i paesi devono prestare attenzione alla bilancia dei
pagamenti = confronta tutti i pagamenti da effettuare all’estero a qualunque titolo (importazioni, lavoro
straniero da remunerare, capitali da mandare all’estero) con tutti i pagamenti ricevuti dall’estero
(esportazioni, rimesse degli emigranti, capitali investiti dall’estero) per vedere qual’ è la situazione del
paese.
[La bilancia commerciale riguarda importazioni ed esportazioni, mentre i movimenti di capitale riguardano
lavoro straniero da remunerare, capitali da mandare all’estero, rimesse degli emigranti e capitali investiti
dall’estero]
I fattori produttivi (capitale e lavoro) diventano più mobili dal punto di vista internazionale e questo
determina una forte evoluzione dei sistemi finanziari
I beni pubblici erano la moneta e la banca centrale a mano a mano che i paesi andavano
industrializzandosi si dotavano di una moneta e di una banca centrale
La moneta ha tre funzioni: unità di misura, metodo si scambio e valore di conto
La banca centrale invece amministra la moneta
Le prime banche ad imporsi sono la banca di Svezia nel 1667 e la Bank of England nel 1694,
Altri paesi sono più lenti nell’istituire una banca: ad esempio la Banca d’Italia nasce nel 1893, mentre negli
USA asce la Federal Reserve solamente nel 1913.
I compiti fondamentali della banca centrale sono:
monopolio dell’emissione della cartamoneta
mantenimento delle riserve auree
mantenimento delle riserve di valuta estera
Altri compiti a questi collegati:
definizione del tasso ufficiale di sconto tutte le banche aderenti ai sistemi bancari nazionali
possono farsi prestare liquidità dalla banca centrale – inoltre questo tasso funge da riferimento per
tutti gli altri tassi adottati dalle banche nelle altre operazioni.
Il tasso di sconto segnala delle politiche monetarie che possono essere espansive o restrittive:
espansive: quando il tasso di sconto diminuisce
restrittive: quando il tasso aumenta
supervisione del tasso di cambio in regime di cambi fissi
supervisione del sistema bancario
ha rapporti con il tesoro (nel caso italiano per molto tempo la banca d’Italia non è stata tanto
autonoma dal tesoro)
Funzione di prestatore di ultima istanza = in occasioni di crisi per evitare panico e fallimenti a
catena di banche, la banca centrale interveniva offrendo liquidità ad un tasso di interesse fisso per
bloccare la tendenza a vendere titoli e la depressione delle quotazioni, bloccando la speculazione
Inoltre, si diffondono Casse di risparmio postali: finanziavano opere pubbliche locali attraverso una cassa
depositi e prestiti.
Poi si erano sviluppati anche altri istituti bancari: in GB c’erano le country banks (banche commerciali) e gli
istituti di credito specializzati nelle attività di investimento del lungo periodo: come le merchant banks, le
banques d’affaires in Francia e le investements banks negli USA che davano prestiti in base al capitale
sottoscritto.
In Germania si impose l’istituto della banca universale / banca mista che non faceva distinzione tra attività
bancaria a lungo e corto periodo.
Un’altra novità fu la nascita delle banche cooperative a metà 800 in Germania in due versioni:
versione urbana sul modello Schulze Delitzsch (banche popolari): che operava nel contesto urbano
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versione rurale sul modello di Raiffeisen che si rivolgeva più alle zone rurali che introduceva la
responsabilità illimitata teorizzata
Questa tipologia di banche cooperative nacque poi anche in Italia insieme alle banche popolari che
operavano nel contesto urbano e andavano a favorire l’operosità dei ceti artigiani, piccoli imprenditori e
bottegai.
Queste banche vantavano una grande tradizione e permisero l’esercizio del credito
Erano banche connesse al territorio circostante: infatti il fallimento della baca popolare di Vicenza ha avuto
ripercussioni notevoli su piccola e media imprenditoria.
Anche la borsa ebbe un impulso notevole tra metà 800 e inizio 900: ci sono due modelli di borsa:
modello anglosassone: modello aperto al mercato (in GB, USA, ecc) - l’orientamento è verso la
borsa come mercato di capitali (ruolo di contatto tra domanda e offerta) – l’informativa data dalla
borsa deve essere trasparente e veritiera – in questo contesto le banche hanno un ruolo secondario
mentre la borsa ha un ruolo primario
modello tedesco: modello in cui la banca è al centro la banca mista ha il ruolo preponderante e la
borsa è di dimensioni più ristrette e di importanza secondaria. C’è interconnessione fra i due attori,
banche e imprese, sancita da pacchetti azionari incrociati; circolano informazioni riservate non
disponibili né alla borsa né al pubblico e c’è un maggior coordinamento
I paesi si sono sviluppati seguendo due modelli diversi l’Europa continentale ha seguito il modello
tedesco mentre la GB e gli USA quello anglosassone.
Ma a partire dagli anni 90, con determinati cambiamenti macroeconomici e con nuove legislazioni bancarie,
La diffusione tra i due modelli è andata sempre più sfumando questo è uno dei motivi che ha portato alla
crisi del 2008
IL GOLD STANDARD
Le rivoluzioni industriali implicarono delle modifiche importanti nei sistemi finanziari –> l’economia diventa
sempre più internazionale e poté funzionare grazie all’adozione di un sistema monetario internazionale in
assenza di meccanismi di supervisione. = il Gold Standard (detto anche regime aureo) rese possibile tutto
ciò in quanto è un sistema monetario internazionale.
Già in età preindustriale per poter pagare beni e servizi si poteva far affidamento alla moneta (d’oro o
argento) oppure con cartamoneta: alcuni paesi usavano solo oro e argento (sistema bimetallico) mentre
altri paesi adottavano un solo metallo (sistema mono-metallista) andò in vigore internazionalmente il
sistema monometallico basato sull’oro (Deciso da GB)
Inizio del Gold standard: 1817 quando Isaac Newton, responsabile della zecca, fissò il prezzo dell’oro a 3
sterline, 17 scellini e 10,5 pence.
Quindi andò in funzione questo monometallismo aureo si preferì usare l’oro che aveva un valore più alto
rispetto argento nel contesto europeo
Poi l’uso di oro e argento, che erano pericolosi e pesavano, iniziò a diminuire e si impose la circolazione
della cartamoneta a seguito della diffusione di pratiche bancarie e dell’uso di cambiali, tratte e banconote,
più facili da circolare e da moltiplicare esigenze di comodità e minor rischio; quindi, le monete
lasciarono spazio alla circolazione cartacea e il metallo venne rilegato nei forzieri delle banche con funzioni
di riserva.
A mano a mano che si impone la banca centrale, questa diventa l’unico istituto che può stampare carta
moneta e che possiede al suo interno determinate riserve di oro.
Quindi i cardini del sistema del Gold Standard sono:
la banca centrale che ha una riserva di materiale aureo aveva il diritto di convertibilità della
cartamoneta in metallo prezioso a una parità prefissata per impedire l’eccessiva emissione di carta
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Da questo discende che per aumentare la circolazione cartacea occorreva acquisire più metallo prezioso,
viceversa quando il metallo diminuiva si restringeva la circolazione cartacea (regole del gioco del sistema
legato al metallo prezioso).
Il sistema fiduciario si reggeva sulla corretta applicazione delle regole del gioco perché non esisteva
abbastanza metallo in riserva per convertire tutte le banconote in circolazione.
Il Gold standard ha garantito una forte stabilità e ha mantenuto fissi i cambi tra i vari paesi i paesi
osservavano l’equilibrio della bilancia dei pagamenti e nel momento in cui c’erano squilibri mettevano in
moto i meccanismi di equilibrio in modo da mantenere i cambi tra le monete fissi.
Abbiamo due periodi di ordine e stabilità economica:
1870-1914: periodo in cui è rimasto vigore il Gold standard
1947-1973: Gold Exchange standard
= sono periodi che hanno visto una forte crescita dei vari paesi, una forte espansione internazionale e una
forte stabilità
Alcuni studiosi hanno sostenuto che sono stati i periodi di grande stabilità internazionale e di sviluppo a
permettere il gold standard e non viceversa.
Occorre un’economia internazionale che non sia turbata da eventi traumatici per il funzionamento del
sistema.
I periodi di guerra hanno visto l’abolizione del gold standard per la necessità di stampare carta moneta per
finanziare la guerra generando inflazione (=aumento generalizzato e prolungato dei prezzi che porta alla
diminuzione del potere d’acquisto della moneta e del valore reale di tutte le grandezze monetarie).
Mentre il Gold standard invece faceva riferimento all’oro, il Gold Exchange standard si basa sul rapporto fra
un’uccia doro e 35 dollari, tutte le altre monete tengono questo rapporto fisso e ogni banca ha una riserva
di dollari
= Entrambi i due sistemi hanno permesso grandi periodi di stabilità dal punto di vista internazionale
permettendo lo sviluppo dei paesi.
Queste manovre fanno diminuire la domanda interna e le importazioni, abbassano i prezzi, rendono le
esportazioni più competitive e i tassi di interesse più elevati attireranno capitali dall’estero.
Si riequilibra la bilancia dei pagamenti e si impedisce la svalutazione della moneta.
Un paese con una bilancia dei pagamenti in avanzo vede un afflusso di oro e un‘espansione della
circolazione cartacea.
Una forma di regime aureo depotenziata era quella del Gold Exchange Standard definito nel 1944 con gli
accordi Bretton Woods perché la maggior parte dei paesi non deteneva riserve di oro, ma di dollari, e solo
attraverso il cambio con il dollaro poteva accedere all’oro.
Con il passare del tempo si capì che l’oro ha un suo mercato: quando è scarso aumenta e viceversa. Le
miniere d’oro sono limitate e vengono scoperte con ritmi che non sono collegati all’espansione delle attività
economiche. Si optò a questa versione depotenziata per risparmiare oro
Un sistema di Gold standard non mantiene i livelli dei prezzi fissi; quando c’è poca offerta di oro, anche la
moneta cartacea in circolazione aumenta poco e se le attività economiche aumentano il livello dei prezzi
tende a diminuire (deflazione).
Quando c’è una forte immissione di oro e la moneta cartacea aumenta più che proporzionalmente
all’aumento delle attività economiche, il livello dei prezzi tende all’aumento (inflazione).
Però in un sistema di gold standard inflazione e deflazione si propagano internazionalmente nella stessa
misura e quindi i cambi possono rimanere fissi.
Si pervenne quindi a due conclusioni:
La deflazione non è favorevole all’attività economica e la scarsità di oro, che l’aumento delle attività
economiche rendeva inevitabile, venne vista come una interferenza negativa.
Era possibile mantenere condizioni di stabilità dei cambi e dei prezzi anche senza l’oro.
(In realtà l’abbandono del Gold standard come vedremo produsse un’instabilità finanziaria mondiale.)
Lezione 10 – 22.03.22
La grande impresa manifatturiera è al centro delle moderne economie industriali -> la differenziazione ed il
coordinamento dei compiti e delle capacità professionali di chi lavora all’interno di queste grandi
organizzazioni si è evoluta secondo alcuni modelli principali.
Nell’età preindustriale le forme produttive organizzative si presentano in tre tipologie che coesistono:
1- L’industria domestica: vi era una coincidenza tra l’unità di produzione e l’unità di consumo ->
l’industria domestica viene svolta dai membri di una famiglia per soddisfare i bisogni non agricoli –
quindi questa industria si ha nei contesti rurali e in alcuni contesti urbani ed è finalizzata a
realizzare i prodotti non agricoli (esigenze di vestiario, di manifatture, la necessità di mangiare il
pane, ecc) – attività svolte in casa con lo scopo dell’autoconsumo, non di mercato.
2- L’artigianato: l’artigiano produceva utilizzando prevalentemente il lavoro proprio (dall’ideazione
alla vendita sul mercato), a volte si avvaleva della collaborazione dei propri familiari.
Nell’artigiano la funzione imprenditoriale e quella commerciale coincidevano: egli si occupava della
creazione del prodotto e dell’ideazione, poi lo collocava finito sul mercato. Solitamente produceva
su commessa e a volte anche per il mercato rappresentato da fiere periodiche dove si vendevano
diversi prodotti. Nell’industria artigianale è fondamentale l’abilità manuale dell’artigiano e la
padronanza degli strumenti (martello, telaio, strumenti semplici e multiuso).
Prima di essere artigiani è necessaria una formazione e poi un tirocinio con superamento
dell’esame finale e infine bisogna iscriversi alle cooperazioni. Nella fase iniziale la funzione
imprenditoriale e mercantile quindi coincidono perché l’artigiano svolge tutte le attività.
Ad un certo punto compare la figura del mercante imprenditore e quindi la funzione
imprenditoriale tende a scindersi da quella mercantile: l’artigiano realizza i prodotti finiti che poi
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sarà il mercate imprenditore a collocare sul mercato-> tipologia produttiva detta Kaufsystem o
small Clothier System
3- Il Putting out System qui il mercante imprenditore coordina il lavoro a domicilio di diversi
artigiani
Successivamente il mercante imprenditore invece di coordinare diversi artigiani andrà a rivolgersi
verso i contadi, dove i contadini sfruttano le pause dei lavori agricoli, per poter svolgere queste
lavorazioni in modo tale da accrescere i loro patrimoni.
La proprietà dei mezzi di produzione è dei contadini nella fase iniziale.
Il mercante imprenditore fornisce oltre alle materie prime anche i mezzi di produzione nella fase
finale.
Il mercante imprenditore colloca i prodotti sui mercati regionali e nazionali
Quindi nella fase iniziale abbiamo il passaggio dall’artigiano (che fa tutto da sé) alla comparsa del mercante
imprenditore (Kufsysem o small clothier system), poi abbiamo il passaggio alla produzione per il mercato
con il lavoro coordinato dai mercanti imprenditori (Putting out system). Nella fase finale il mercante
imprenditore oltre a distribuire le materie prime e gli strumenti di lavorazione, si rivolgerà alle zone rurali
(proto-industria o industria a domicilio)
Le tipologie manifatturiere sono soprattutto legate al settore tessile: trattura della seta, filatura della lana,
lavorazione del lino e alcune realizzazioni in fustagno (No cotone perché si tratta di un prodotto
dell’industrializzazione britannica) quindi le diverse fasi della lavorazione tessile venivano suddivise tra
diversi operatori
Si parla quindi di proto-industrializzazione La trasformazione seguente consiste nella concentrazione
della manodopera in un unico luogo, fabbrica o factory, sotto la direzione di un imprenditore che fornisce i
mezzi di produzione. Con la scoperta della macchina a vapore e lo sfruttamento della relativa energia si
assiste alla meccanizzazione e alla produzione in scala per il mercato.
Joel Mokir: la fabbrica moderna nasce con l’impiego dei lavoratori in luoghi che non si identificano più né
con il domicilio del consumatore né con quello del produttore e nella concentrazione nelle mani
dell’imprenditore di strumenti e materie prime che fino a quel momento sono rimaste di proprietà diverse.
L’avvento della Rivoluzione segna la separazione fisica tra fabbrica e famiglia, tra unità di produzione e
unità di consumo
La caratteristica del Factory System è l’efficienza: il rapporto fra mezzi utilizzati e risultati conseguiti
(produttività) che si ottiene tramite:
l’introduzione della divisione tecnica del lavoro
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l’organizzazione secondo cui ogni squadra è adibita allo svolgimento di una certa lavorazione che
determina l’intercambiabilità dei lavoratori e la scomposizione delle operazioni in lavorazioni più
semplici
alti volumi produttivi ed economie di scala: i costi di produzione diminuiscono e si consegue ad una
diminuzione del costo medio per prodotto.
Essendo il processo produttivo sempre più scomponibile, l’operaio di mestiere che conosceva tutto il
processo produttivo inizia ad essere sostituito dalla manodopera non-specializzata o semi-specializzata (ex
contadini e immigrati).
Gli operai più qualificati iniziano ad occuparsi della manutenzione dei macchinari che sono sempre più
complessi.
IL TAYLORISMO
Una novità si ha a inizio del 900 con introduzione dell’organizzazione del lavoro -> Taylor è un ingegnere
che si occupa dell’organizzazione scientifica del lavoro (1911 The Principles of Scientific Management),
ovvero introduce una metodologia che vale per qualsiasi impresa per migliorarne l’organizzazione.
Taylor aveva osservato che le grandi imprese non erano organizzate: all’interno i lavoratori erano suddivisi
per squadra e ogni squadra riceveva prescrizioni non scritte ma orali; quindi, non si arrivava all’aumento di
produttività ma si andava in contro a diseconomie da qui idea il suo metodo di organizzazione scientifica
Questo metodo, definito Taylorismo, si basa su quattro presupposti:
1. Studio scientifico dei migliori metodi di lavoro: il principio riguarda tutte le prescrizioni che portano
a decomporre il flusso naturale del lavoro manuale e a ricomporlo in base a criteri stabiliti
dall’esterno. Si seleziona un gruppo di lavoratori abili nel lavoro che si intende organizzare. Il lavoro
viene studiato «scientificamente» al fine di determinare il metodo migliore per eseguirlo in modo
efficiente (si cronometra la fase lavorativa e la si priva di tutti quei movimenti che aggravano il
lavoro, comportano perdite di tempo e sono fonte di inefficienze). Una volta determinata la
metodologia migliore la si impone al resto della fabbrica.
2. Selezione e addestramento scientifico della manodopera: l’assunzione della manodopera e
l’assegnazione della manodopera a determinate tipologie lavorative, deve avvenire secondo il
criterio dell’uomo giusto al posto giusto – quindi si usano criteri attitudinali. In questo contesto
viene creato un ufficio per la selezione e l’addestramento scientifico della manodopera. Da qui
deriva anche la nascita del quadro tecnico intermedio con funzione di staff che si occupa di
fungere da tramite tra l’alta direzione, che ha compiti direttivi, e la manodopera
3. Sviluppo di rapporti di stime e collaborazione tra la direzione e la manodopera: da questo deriva
l’aumento della retribuzione i ritmi lavorativi imposti con l’organizzazione scientifica del lavoro
facevano sì che l’operaio una volta finito il turno potesse riposarsi – da qui deriva un aumento della
produttività e della produzione ma avviene comunque una forte alienazione che porta alla
spersonalizzazione del lavoro tantoché l’uomo che dovrà sottostare ai ritmi della macchina – per
evitare l’alienazione si aumentano così le retribuzioni
Taylor era contrario al cottimo: in età preindustriale l’artigiano svolgeva il suo lavoro senza tempistiche e
veniva retribuito a lavoro consegnato mentre i suoi operai/collaboratori venivano retribuiti a giornata a
settimana o a livello bisettimanale. Taylor introduce dei premi ai lavoratori che eseguono fedelmente tutte
le prescrizioni -> per esempio: quota di produzione a fine giornata calcolata dall’ufficio programmazione in
caso contrario decurtazione.
Nel taylorismo (che nasce in America) il sindacato non deve invadere il campo dell’organizzazione del
lavoro che è prerogativa della direzione d’impresa
funzionale: gli operai non obbediscono più a un solo capo ma ricevono ordini da diversi superiori,
ciascuno dei quali preposto ad un aspetto particolare del lavoro.
Nasce inoltre la burocrazia di fabbrica e one best way: per ogni problema esiste sempre una
soluzione ottimale e tale soluzione può essere raggiunta solo impiegando metodi scientifici di
ricerca
All’interno della fabbrica taylorista vengono introdotte delle macchine che sono sempre più specializzate o
monovalenti: macchinari che svolgono una sola funzione (contrario della fase iniziale dove le macchine
venivano adattate a varie funzioni) ad esempio la pressa con stampi dedicati. Queste macchine sono veloci,
rigide e non sono flessibili, destinate a produzioni di serie e di massa, richiedono un breve addestramento e
si addicono ad una manodopera generica, non qualificata e poco specializzata. (La manodopera
specializzata si occupa così della manutenzione delle macchine)
Cambia quindi la metodologia di lavoro e gli operai di mestiere lasciano il posto agli operai dequalificati e la
manutenzione viene affidata a ristrette squadre di operai specializzati.
FORDISMO
La parcellizzazione delle operazioni e la semplificazione dei compiti raggiungono il loro ruolo estremo con la
catena di montaggio (1913) di Ford: il cosiddetto Fordismo.
La catena di montaggio o semovente è una forma di produzione che si basa sull’organizzazione scientifica
del lavoro che permette un incremento della produttività.
A partire dall’intro di questa catena il lavoro diventa deprofessionalizzato e consiste nella ripetizione di
mansioni elementari – lo spazio nella postazione è ridotto.
Quindi taylorismo e fordismo portano alla standardizzazione della fabbrica che ormai è progettata per le
macchine e non per l’uomo.
Il ritmo è imposto dalla catena di montaggio. ➢La divisione e la segmentazione del lavoro alla catena di
montaggio non lasciano più spazio all’esercizio delle abilità proprie dell’operaio di mestiere– quindi vi è la
figura dell’operaio di massa
L’organizzazione fordista ha una precisa rispondenza nel mercato di quegli anni che era caratterizzato da:
una forte espansione dei consumi anche grazie alle maggiori retribuzioni che l’organizzazione
taylorista e il sistema fordista garantiscono per lenire e controbilanciare l’alienazione della figura
dell’operaio;
una scarsa differenziazione della domanda che ben si adatta alla rigida capacità della produzione in
serie dell’industria fordista.
Divisione del lavoro: separazione dei diversi compiti tra i diversi gruppi di lavoro dove i non specializzati
eseguono semplici operazioni ripetitive mentre i tecnici e i qualificati ricoprono incarichi di ricerca,
controllo qualità, finanza, coordinamento e marketing.
La fabbricazione è standardizzata e la produzione è di massa di oggetti omogenei: la Ford T è nera e non
esiste personalizzazione.
Le macchine sono disposte funzionalmente nel corretto ordine di sequenza richiesto per la fabbrica. Le
varie parti della catena di montaggio sono collegate insieme da un nastro trasportatore, la linea di
assemblaggio, per facilitare lo svolgimento dei compiti. L’introduzione della catena permette
l’abbattimento dei tempi di produzione -> si passa da 20 h a 1h e mezza per produrre un determinato tipo
di prodotto aumentano quindi produzione e produttività e vi è un calo dei costi di produzione media.
LA SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE
L’organizzazione scientifica del lavoro (fordismo) e il taylorismo di fatto preludono all’imposizione della
società di massa con i consumi di massa -> questo paradigma produttivo rimane in vigore fino agli anni 60
70 negli anni dopo la 2GM si delinea un mercato sempre più diversificato dal punto di vista della
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domanda – una volta venivano soddisfatti i bisogni basici, ora la domanda va sempre più diversificandosi
con la creazione di nuovi bisogni -> per la soddisfazione di questi non basta più la produzione di beni
omogenei ma vengono proposti beni sempre più innovativi che la produzione di massa non è in grado di
soddisfare: si entra nell’era della specializzazione flessibile e quindi si tende a produrre sempre più ciò che
viene ordinato dai clienti, siano essi individui o aziende, che presiedono il mercato inteso come variabile
instabile, incerto e differenziato.
Così cambia il paradigma produttivo soprattutto anche a seguito della terza rivoluzione industriale:
vengono introdotte le macchine a controllo numerico e in alcuni casi robotizzate.
L’incidenza del settore secondario diminuisce mentre aumentano gli operai del settore terziario
Diminuisce la quota di lavoro manuale ed esecutivo mentre aumenta il lavoro di controllo e di
manutenzione.
La specializzazione flessibile richiede una minore passività dei lavoratori e degli occupati, una maggiore
capacità decisionale dal punto di vista operativo e un grado di motivazione più elevato e non solamente
legato all’aspetto economico.
Nel sistema fordista non c’è nessuna interruzione: la catena semovente che è disposta in ordine logico e
consequenziale, porta il prodotto alla singola postazione senza interruzioni quindi non c’è più l’operaio di
massa, ma ci sono tecnici sempre più qualificato a cui vengono richieste maggiori abilità e competenze
Il modello di specializzazione flessibile che viene implementato con i migliori risultati è il modello
giapponese (improntato alla Toyota) -> viene designato con diversi nomi come fabbrica integrata,
produzione snella, just in time – alla base di questo modello ci sono diversi principi:
fare ben le cose la prima volta per evitare gli sprechi non solo di materiale ma di funzioni lavorative
e quant’altro (principio della muda)
analizzare gli errori – sono da analizzare e bisogna intervenire subito – dagli errori ci sono
possibilità di miglioramento e apprendimento
considerare il proprio vicino di linea come un potenziale cliente per eccepire maggiormente i
desideri del cliente
progettazione con i fornitori che vengono spesso scelti per la vicinanza del territorio: la
progettazione si avvale della loro collaborazione
ascolto e comunicazione
capacità di lavorare in gruppo e in team che derivano dal fatto che dipendenti possono lavorare in
diverse fasi e quindi conoscono più funzioni del processo produttivo. In questo modo possono
avere un attaccamento più forte all’impresa
kaizen (miglioramento continuo)
just in time: l’orientamento è rivolto al consumatore che ormai è diventato un cliente – non si
hanno grandi scorte in magazzino né di materie prime né prodotti finiti: gestione ottimale delle
scorte di magazzino che non deve essere né pieno né vuoto
Poi forze imprenditoriali e i sindacati arrivarono ad un accordo di collaborazione propositiva ecco perché
c’è questo modello che è totalmente diverso da quello statunitense
Il modello giapponese ha raggiunto esiti positivi, è stato provato negli USA dove ha avuto un riscontro
negativo, poi è stato adottato anche nel contesto italiano (un esempio ne è la Fiat).
Lezione 11 – 24.03.22
GLI ANNI VENTI: EUROPA E STATI UNITI
Le conseguenze della Prima Guerra Mondiale
Motivazioni economiche della guerra:
il conflitto franco-tedesco sul possesso di Alsazia-Lorena (regioni ricche di miniere di ferro, zinco e
carbone) aveva avuto profonde implicazioni economiche
espansionismo delle imprese tedesche che veniva visto con preoccupazione negli ambienti
nazionalisti italiani e francesi
contrasti economici nei Balcani
C’era un forte dissenso tra Germania e Russia, all’epoca confinanti, sul protezionismo.
Convinzione che la guerra fosse lo strumento più idoneo, valido a far prevalere l’egemonia e
acquistare nuovi territori e ricchezze (tipica convinzione dell’età preindustriale) in questo
contesto gli europei non avevano ancora maturato la concezione che in realtà la guerra è un gioco a
somma negativa per tutti gli aderenti
Durante la 1GM vennero sperimentate nuove tecnologie particolarmente distruttive: l’input dato dai
combattimenti aerei fu minore rispetto all’importanza che avranno nella 2GM nella 1GM venne
sperimentata dalla Germania la guerra sottomarina che portò all’affondo di numerose navi militari e
commerciali.
La guerra divenne un fattore di rallentamento nell’accumulazione attraverso la distruzione di capitale fisso
e umano e scompiglio dei mercati con perdite economiche per tutti i partecipanti.
Fu un conflitto lungo e distruttivo: oltre a sperimentare per la prima volta le armi di distruzione di massa,
vennero sperimentate per la prima volta le trincee e anche i civili vennero coinvolti. La guerra comportò la
morte di quasi 9 milioni di soldati, mentre 40 milioni di civili furono falcidiati fra 1918-1919 dall’epidemia di
spagnola, senza considerare i morti civili della Rivoluzione russa.
Fu una guerra di posizione che sperimentò gli effetti delle incursioni aeree che furono meno rispetto alle
incursioni marine, e fu anche una guerra di occupazione: molti parti del territorio vennero occupate (ad
esempio il veneto venne occupato dalle forze austro-ungariche)
Come conseguenze della guerra troviamo inoltre:
Dissoluzione impero austroungarico;
Dramma delle riparazioni tedesche;
Rallentamento delle economie europee.
La Grande Guerra determinò un allargamento dell’insufficiente base produttiva per alcuni paesi come
FRA e ITA la guerra rappresentò l’occasione per incrementare l’insufficienza della propria base produttiva in
acciaio, armamenti ed esplosivi si svilupparono le imprese dei settori pesanti e questo determinò un
incremento dell’impegno finanziario da parte degli Stati (il costo per la partecipazione al conflitto era a
carico dello stato) che non potevano più essere coperti tramite le imposte e l’allargamento del debito
pubblico (eccezione Gran Bretagna) -> ma queste misure non funzionarono e si ricorse alla stampa di
cartamoneta, la cui circolazione aumentò, portando effetti negativi al termine del conflitto dal punto di
vista dell’inflazione quindi inflazione non è immediata (non avviene durante la guerra), perché
solitamente durante il periodo bellico gli stati introducevano una serie di controlli (c’è un razionamento
delle materie prime e dei vari prodotti; la maggior parte delle industrie si specializzano in armi e
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rifornimenti bellici, i consumi di lusso cessano di essere prodotti quindi si assiste ad un razionamento delle
risorse) - solitamente per bloccare le economie nemiche si cerca di boccare gli afflussi di materie prime.
Per finanziare l’economia bellica, quindi, non bastando queste misure, si ricorre alla stampa di cartamoneta
che non è più convertibile in oro in questo modo i paesi escono dal Gold standard e mettono in atto una
serie di controlli che vanno a limitare l’aumento dell’inflazione (aumento dei prezzi) questi controlli sono
fattibili in un contesto di economia bellica.
Quindi nella fase iniziale l’aumento dell’inflazione, grazie ai controlli attuati dagli stati, viene fermato nel
periodo successivo al conflitto, l’inflazione aumentò e questo fu un problema che accomunò tutti i paesi
europei.
Una volta conclusasi la guerra ci fu un'altra problematica: il difficile inserimento dei militari nelle attività
lavorative (durante la guerra i posti lasciati liberi dagli uomini mandati al fronte vennero occupati dalle
donne) e la difficile conversione dell’industria da bellica a civile.
Un’altra difficoltà: la riparazione dei danni materiali = non c’erano aiuti internazionali, quindi, fu tutto molto
difficile nel primo dopoguerra non c’erano istituzioni internazionali e soprattutto prendono il via una
serie di tensioni sociali e politiche. La 1GM chiude l’800 ma la vera fine del conflitto avviene con lo scoppio
della 2GM: gli anni tra il 1914 e il 1945 sono anni in cui c’è un forte decremento di quasi tutti gli indicatori
anche a causa della crisi del 1929 – (ci sono anche anni in cui questi indicatori crescono, ma di fatto nel
complesso, sono anni abbastanza duri anche per i commerci internazionali caratterizzati da un forte
protezionismo)
Per quanto riguarda gli stati dell’est europeo, questi dovettero creare una propria valuta, proprie banche
centrali e ripristinare le frontiere: ma si trovavano di fronte a forti criticità:
1. riforma agraria e ridimensionamento dei latifondi questi paesi avevano un’agricoltura estensiva
e dominata dal latifondo: il primo passo fu quello di definire una riforma che riconducesse ad un
ridimensionamento del latifondo – ma si trattava di riforme difficili che avrebbero richiesto una
condizione di pace e prosperità internazionale (in realtà si era in un periodo turbolento) quindi
queste sono riforme che nacquero già zoppe perché difficili da realizzare.
2. ridirezionamento del commercio dal punto di vista interno ed esterno per esempio la
Cecoslovacchia, che era una delle regioni più industrializzate, dovette riorganizzare le proprie
correnti commerciali perché il mercato interno non bastava per assorbire tutto ciò che veniva
prodotto nell’apparato manifatturiero -> processo che richiedeva molto tempo.
3. ricompattamento e ridimensionamento infrastrutturale: questi paesi si trovarono in possesso di
infrastrutture costruite con standard diversi (es Iugoslavia e Polonia ereditarono ferrovie con tre
standard diversi)
4. promozione dell’industria in un contesto non favorevole (con eccezione di Austria e
Cecoslovacchia) la maggior parte dei paesi non avevano una dotazione di industrie di alto livello,
così agirono tutelando e promuovendo l’industria nascente in determinati comparti andando a
definire alcuni dazi.
Ad eccezione della Cecoslovacchia che ebbe un tasso di crescita e raddoppiò la sua produzione industriale,
le altre nazioni (come Polonia e Bulgaria) ebbero risultati più deludenti la riorganizzazione territoriale
politica, economica e sociale dell’est avrebbe avuto bisogno di un contesto internazionale stabile di pace e
prosperità, in modo da poter stimolare l’industria nascente ed evolvere da una crescita allo sviluppo
economico = ma questo non avvenne a causa della crisi del 1929 e della 2GM.
La povertà e le difficoltà dell’Europa orientale la resero instabile e debole economicamente e politicamente
LE RIPARAZIONI TEDESCHE
La Repubblica di Weimar durò poco ed ebbe un’esistenza travagliata dai disordini socio economici.
La Germania uscì sconfitta dalla 1GM con la perdita di 2 milioni di soldati, del 13% del suo terrario di 3/4
delle miniere di ferro, del 68% delle miniere di zinco e del 26% delle miniere di carbone. Inoltre, subì la
confisca delle colonie, della marina militare, di tutto il materiale bellico comprese le navi mercantili
superiori a 1600 t. di stazza, 1/4 della flotta di pescherecci, migliaia di locomotive, carri ferroviari e camion.
Già da subito la GER fu obbligata a pagare, e quindi a fornire agli alleati dei beni in natura in conto
riparazioni fino al 1923 (come il carbone)
Fu ritenuta responsabile della guerra e fu obbligata a pagare una somma di “risarcimento” per i danni subiti
agli alleati.
[Questa modalità non era nuova: Bismark, una volta sconfitta la Francia nella guerra Franco-Prussiana, gli
impose il pagamento dell’indennità: questa indennità a cui fu assoggettata la FRA, si ripercosse
negativamente nei confronti della Germania a unificazione avvenuta -> perché l’arrivo di oro nell’impero
appena unificato determinò delle politiche espansive che condussero ad un aumento dell’inflazione
quindi l’indennità scontata dalla Francia ebbe effetti negativi sull’impero tedesco appena unificato.]
La GER, in quanto colpevole, fu appunto obbligata a pagare un’indennità a titolo di riparazioni: gli effetti
però furono nefasti il meccanismo delle riparazioni fu uno delle cause che condussero alla crisi del 29 e
generarono un sentimento di logica nazionalistica e rivalsa nei confronti della Germania che porteranno poi
al regime dittatoriale.
Venne nominata una commissione con sede a Berlino che aveva il compito di stabilire le riparazioni che la
GER avrebbe dovuto pagare, e ci fu la requisizione di materiali in natura: ad esempio le forniture di
prodotti, fra cui il carbone, che rappresentarono tra il 4 e il 5% del Pil tedesco negli anni 1919-1922.
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accanto ai beni in natura, poi, vennero richieste anche delle somme di denaro sulle quali facevano
affidamento soprattutto la FRA e la GB per attuare la propria ricostruzione e per saldare i loro debiti relativi
ai prestiti che gli erano stati forniti dagli USA.
Celebre è l’opera di Keynes “The Economic Consequences of the Peace”: l’autore scrisse questo saggio in cui
andava a criticare le eccessive richieste di riparazioni degli alleati che avrebbero poi condotto ad una nuova
guerra (cosa che poi successe). Lui chiedeva prudenza agli alleati e sosteneva la cancellazione dei debiti di
guerra, cosa che non avvenne perché gli USA volevano la restituzione dei prestiti che avevano
precedentemente concesso.
Si instaura quindi un circolo vizioso tra le riparazioni che dovevano essere pagate dalla Germania su cui
facevano affidamento soprattutto FRA e GB che dovevano ripagare gli USA.
Gli Usa furono inflessibili nel richiedere il pagamento dei crediti per i beni che avevano inviato agli alleati
durante il conflitto e questo rese rigidi gli alleati verso la Germania nel pretendere delle riparazioni
sufficienti a consentire il rimborso del debito con gli Usa. Ci furono diverse trattative che andarono a
quantificare le riparazioni:
FASE 1: La prima proposta della commissione berlinese per le riparazioni, avanzata alla conferenza
di Boulogne il 20/06/1920, consisteva in 269 milioni di marchi oro
FASE 2: Nella conferenza di Parigi del gennaio 1921 la commissione fissò una somma di 226 miliardi
di marchi-oro e un prelievo del 12% sulle esportazioni tedesche per 42 anni
FASE 3: si arrivò all’ Ultimatum di Londra nel maggio 1921 che fissava le riparazioni a 132 miliardi di
marchi in rate con un interesse del 6%, individuando una serie di cespiti fiscali (beni materiali e
immateriali che non sono destinati a tradursi in oro) a garanzia.
Se la Germania avesse osservato questo piano di ammortamento avrebbe finito di pagare le riparazioni
negli anni 90 (l’ammontare era 3 volte superiore di quanto la Germania potesse effettivamente pagare)
La GER riuscì a pagare poco e furono introdotte numerose forze che porteranno poi alla 2GM.
La vicenda delle riparazioni, quindi comincia già male, e la GER inizia subito chiedendo una moratoria dei
pagamenti in denaro, la moratoria non fu accettata e si apri un contenzioso che portò all’invasione della
Ruhr da parte dei contingenti belgi e francesi nel gennaio del 1923.
Questo condusse ad una resistenza passiva della popolazione tedesca che ad un certo punto smise di
lavorare e dovette essere mantenuta da sussidi governativi.
Se nel 1921 le imposte coprivano il 47% delle spese, nel 1922 esse coprivano il 40% e nel 1923 la copertura
precipitò: solo il 7% delle spese era coperto da entrate il restante invece dalla stampa di cartamoneta.
L’inflazione si tramutò in iperinflazione e causò la distruzione del sistema monetario tedesco
Venne introdotto un nuovo marco nel novembre del 23, ma le riparazioni si ebbero a seguito della
fissazione di un nuovo piano:
Charles Dawes ideò un piano nel 1924 che prevedeva il pagamento di rate annuali crescenti secondo un
indice di prosperità dell’economia tedesca, senza fissare un orizzonte temporale. Venne lanciato un prestito
commerciale sulla piazza di New York che permise all’economia tedesca di iniziare il pagamento delle
riparazioni con i proventi di tale prestito e di coprire altri buchi della bilancia dei pagamenti.
Quindi per cominciare a pagare queste indennità, la Germania dovette attendere il 1924: questo permise di
stabilizzare la circolazione monetaria tedesca con il Reichs Mark e venne introdotta la nuova moneta in
questa fase fu fondamentale l’afflusso di capitali esteri per permettere alla GER di onorare le riparazioni.
La Germania, quindi, mantenne elevati tassi di interesse per poter attirare capitali stranieri – ma quando la
profittabilità si abbassò, diminuì l’attrattività del mercato tedesco soprattutto per i capitali statunitensi che
dal 1928 iniziarono a tornare in patria vedendo la loro borsa in costante espansione.
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Quindi questo prestito lanciato dalla borsa di NY funzionò dal 24 al 28, poi ad un certo punto i capitali
americani tornarono in patria attirati dall’euforia della banca di NY quindi nel 28 inizia nel contesto
europeo (Germania) la grande crisi (un anno prima del crollo della borsa di Wall Street)
Fu necessario definire un nuovo piano delle riparazioni che fu affidato alla commissione presieduta dal
banchiere americano Owen Young nel 1929 - decise di abbassare la rata annuale, che sarebbe stata
aumentata successivamente, e per fissare un orizzonte temporale del pagamento in 37 anni.
Il pagamento delle riparazioni continuò per altri due anni, e nel 31 venne sospeso (siamo nel pieno della
crisi finanziaria internazionale)
Di fatto l’iperinflazione tedesca aveva azzerato i capitali liquidi (depositi bancari, titoli di stato e moneta
corrente) provocando perdite alla classe media, detentrice di tali capitali. Ciò condusse alla disaffezione
della classe media nei confronti della repubblica di Weimar e verso i partiti estremi, ulteriormente rafforzati
dalla crisi internazionale.
Gli autori di questa politica furono gli USA, che erano ancora troppo isolazionisti, e gli stati europei che non
avevano ancora capito che era necessario abbracciare una politica di integrazione.
Gli USA che volevano rientrare in possesso dei loro prestiti: per poter assorbire i capitali provenienti
dall’estero avrebbero dovuto avere una bilancia dei pagamenti in deficit; invece, gli USA avevano una
bilancia in avanzo e quindi si trovarono a finanziare i trasferimenti che poi Francia e Gran Bretagna
avrebbero girato a loro quindi gli USA erano creditori netti e finanziavano dei trasferimenti a loro
destinati
LA GRAN BRETAGNA
La GB era uscita come vincitrice dal conflitto ma si infilò in una spirale negativa che le impedì di accrescere il
reddito pro capite.
Il paese era già in un contesto di declino relativo perché l’industria manifatturiera era abbastanza obsoleta
questo declino continuò e permise uno scivolamento che vide un livello elevato di disoccupazione (fra il
7% e l’11%) e l’inflazione era molto più elevata di quella statunitense: quindi la sterlina perse il primato con
un indebolimento anche della piazza finanziaria londinese.
Quindi all’uscita della 1GM: la Gran Bretagna ebbe un indebolimento commerciale e finanziario causato
dalla partecipazione al conflitto, il settore manifatturiero era obsoleto e non venne rinnovato, le
esportazioni ristagnarono e il debito verso gli USA era molto elevato.
La GB non procedette subito con la svalutazione della lira e quindi cerco di mantenere un valore della
sterlina artificiale quando, su pressione americana collegata al piano Dawes, gli europei tornarono al
gold standard, la decisione della GB fu quella di rientrare nel gold standard con lo stesso tasso di cambio tra
sterlina e dollaro che vigeva prima della Grande Guerra (4.86$ per £).
Tuttavia, la decisione del primo ministro Churchill di mantenere elevato il valore della sterlina fu appoggiata
dalla City che vedeva di buon occhio un rafforzamento della sterlina e dalla confederazione degli industriali
per nulla spaventati dalla perdita di competitività delle esportazioni. (Solo Keynes avanzò critiche)
Il governo per sostenere il cambio sopravvalutato della sterlina ricorse ad una politica monetaria restrittiva
con alti tassi di interesse che disincentivavano gli investimenti; le esportazioni caddero anche a seguito
dello sciopero dei minatori nel 1926.
La bilancia dei pagamenti andò in negativo, le riserve si assottigliarono, causando problemi alla Banca
d’Inghilterra che non voleva ricorrere a prestiti
= la GB rimase strutturalmente arretrata nonostante vinse la Prima guerra mondiale.
FRANCIA
Aveva subito grosse perdite a causa della guerra:
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Faceva affidamento sulle riparazioni tedesche per realizzare la propria ricostruzione economica, in realtà
finì per ricostruirsi da sola con le proprie sostanze
Nel dopoguerra poté disporre di materie prime che derivavano dalla missione di Alsazia e Lorena e
entrò in possesso di un apparato industriale importante
riuscì nella conversione da economia bellica a economia civile durante il primo conflitto aveva
potenziato la propria capacità produttiva dell’industria pesante
ci fu un periodo di instabilità finanziaria che vide l’alternanza di 11 governi diversi senza che però
questo generasse in una dittatura (Cosa che invece successe nel caso italiano)
Poincaré si rese conto che il franco ha perso valore dopo la guerra e ne prese atto diversamente dalla
GB, non si ostinò a mantenere il valore del franco elevato artificialmente – quindi si attuarono una serie di
riforme senza creare danni all’economia e alla democrazia
La stabilizzazione avvenne al tasso corrente accettando la sua svalutazione nel dopoguerra
Negli anni 20 l’economia ebbe grandi risultati dal punto di vista del settore manifatturiero, fu la seconda
migliore dopo l’Italia
Le esportazioni e il reddito pro-capite aumentarono
L’ITALIA
Andò in contro ad una serie di difficolta politiche drammatiche che la fecero scivolare in una dittatura:
l’Italia affrontò un difficile passaggio dall’ industria bellica all’economia civile e questo causò molti
fallimenti di banche e imprese: la riconversione non poteva essere sostenuta interamente dallo
stato.
[Una delle imprese cresciute maggiormente durante il conflitto fu l’Ansaldo: impresa meccanica di
Genova che produceva un po’ di tutto e che durante la guerra si era convertita a produrre il
materiale bellico. Questa impresa era cresciuta tantissimo e si era legata finanziariamente alla
banca italiana di sconto. La sopravvivenza di questa impesa era garantita dalle commesse statali di
armamenti e ordinativi bellici: nel momento in cui la guerra cessò, l’Ansaldo si trova a fronteggiare
la riconversione a impresa meccanica civile. Per un certo periodo lo stato cercò di aiutarla insieme
ad altre imprese dell’industria bellica creando il Consorzio Sovvenzioni per Valori industriali; ma
l’intervento dello stato non è sufficiente e molte imprese e banche vanno in crisi. IN questo periodo
di crisi di banche e imprese inizia un periodo di acquisizione di scalate alle banche: le principali
imprese cercano di acquisire le principali banche miste per poter accingere liquidità queste
scalate non vanno bene.]
Il periodo tra il 1919 e il 1920 detto biennio rosso porta all’occupazione delle fabbriche da parte dei
dipendenti che protestano e occupazione delle terre da parte dei contadini. Inoltre, questo periodo
ha ripercussioni profonde su tessuto civile
Sviluppi politici: nel 1919 nasce il partito popolare che viene in coincidenza col cambiamento del
sistema elettorale ci fu la vittoria del partito socialista e del partito popolare che però non
volevano cooperare tra loro, così emerge la scarsa attitudine alla prassi democratica del sistema
politico italiano.
Nascita del movimento fascista di Benito Mussolini nel 1919 che iniziò a fare attacchi squadristici
non adeguatamente contrastati dalla polizia
Atteggiamento scarsamente garantista del re il re non intervenne per contrastare la marcia su
Roma e Mussolini la raggiunse senza problemi e il sovrano gli conferì l’ordine di formare il governo.
= Tutti questi fattori portano quindi al regime dittatoriale
Nella fase iniziale Mussolini non fece cambiamenti drastici e radicali: anche il fascismo continuò nell’opera
riequilibratrice delle finanze pubbliche = si avvalse della collaborazione dell’economista De Stefani che
continuo l’opera di riequilibrare la finanza pubblica
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Si riuscì a conseguire il pareggio di bilancio, solo successivamente vennero proibiti gli scioperi e vennero
aboliti i sindacati ed emanato poi il sindacato unico.
De Stefani poi venne sostituito con Volpi: era una persona più gradita visti i desideri del mondo
imprenditoriale italiano –> con Volpi si ebbe la rivalutazione della lira a Quota Novanta: si consolidò il
debito pubblico e si fece la riforma bancaria con cui la Banca d’Italia diventava la sola Banca di Emissione
nel 1926.
Per attuare questo provvedimento, Volpi compì viaggi in USA e GB e si adoperò in modo da portare a
compimento la rivalutazione della lira a Quota Novanta questo porto un incremento del valore della lira:
risvolti positivi sulle importazioni soprattutto di materie energetiche italiane
ma distorsioni sulle esportazioni che persero competitività
Volpi, che assunse il controllo e la vigilanza dell’intero sistema bancario, riuscì a sistemare i debiti di guerra
e inoltre venne emanata la riforma bancaria che garantiva alla banca d’Italia il monopolio dell’emissione.
Nel 1925 venne varata la politica dei cereali volta a far conseguire all’Italia una maggiore autonomia in
campo cerealicolo; inoltre, ci fu la bonifica integrale dal 1928 che fu ideata da Arrigo Serpieri ed era
finalizzata a migliorare l’agricoltura italiana dal punto di vista strutturale -> permise la bonifica e la messa in
coltura di zone paludose.
Risultati che la Bonifica voleva per il sud Italia: voleva diminuire i latifondi, dare la terra ai contadini e
passare da un’agricoltura estensiva ad una intensiva questi risultati nel sud non ci furono e quindi le
intenzioni di Arrigo non furono rispettate
Gli anni Venti furono abbastanza positivi per l’economia italiana che vide la sua posizione industriale
aumentare in quasi tutti i settori come il chimico (Montecatini e Snia Viscosa). La reazione del governo
fascista alla crisi del ’29 mise il paese su binari diversi da quelli che ci si sarebbe potuti aspettare da un
governo democratico (interpretazione Zamagni)
Tuttavia, il protagonismo della Corporation americana e delle grandi imprese condusse ad una
marginalizzazione del ruolo sindacale: i sindacati erano esterni alle grandi imprese questo contribuì
all’aumento di disuguaglianza della popolazione.
Si afferma questo modello di industrializzazione basato sulla produzione standardizzata di massa per un
consumo di massa: auto, chimica, frigoriferi, cinema, telefono, fonografo, radio, elettricità.
Gli Stati Uniti degli anni 20 si contraddistinguono per investimenti infrastrutturali sostenuti dal governo, per
una forte urbanizzazione e per l’avanzare del settore secondario a discapito del settore primario.
1929: la produzione di autovetture si attestava sui 5,5 milioni, 20 erano già in circolazione.
Il 60% delle famiglie americane aveva almeno un’auto, il 40% un telefono, il 45% una radio e il 70%
l’elettricità
Gli anni 20 videro anche l’estensione diritto di voto alle donne e l’abolizione di alcune leggi discriminatorie;
in più esplode il lavoro delle donne nelle large corporation che conduce ad una maggiore libertà del genere
femminile ci furono cambiamenti forti anche negli usi e nei costumi perché le donne portano sempre
meno capi ingombranti e coprenti.
70
Questi anni sono anche quelli del protezionismo e dei tentativi per raggirare i divieti di produzione, di
esportazione e di consumo delle bevande alcoliche.
Jazz e giochi sportivi.
American way of life: beni di consumo durevoli, libertà di intrapresa, rottura delle tradizioni che gli
europei non potevano permettersi a causa dei loro piccoli mercati protetti che impedivano
l’introduzione dei prodotti di massa
Lezione 12 – 31.03.21
All’inizio del XX secolo, la Russia inizia ad industrializzarsi attraverso i capitali esteri convogliati nei settori
ferroviari e nelle imprese del settore pesante.
Lo scoppio della 1GM coglie la Russia all’inizio del suo percorso industrializzazione e determina delle
condizioni negative l’intervento della Russia in guerra è richiesto dagli alleati (soprattutto dalla Francia),
ma il fatto di non aver concluso l’industrializzazione la fa partire in una posizione di svantaggio.
Nel momento in cui partecipa al conflitto, entra in un a posizione svantaggiata poiché vi era un’incapacità
dell’economia e della società russa di affrontare la guerra combattuta sulla base della potenza industriale:
difficoltà nell’assicurare le forniture di derrate alimentari ai soldati e alle città industriali che producevano
per la guerra.
Tutto ciò genera un malcontento popolare che aumenta sempre di più: la popolazione non era motivata a
combattere questo, insieme ad altre cause, condusse alla deposizione dello Zar Nicola II nel 1917 con
una rivoluzione borghese, e alla formazione di un nuovo governo che verrà guidato da Aleksandr Kerenskij.
Il nuovo governo ha un orientamento liberale: la prima decisione assunta consiste nella volontà di
proseguire la propria azione in guerra questo è un errore fondamentale: la partecipazione al conflitto
determinerà nell’ottobre del 1917 (calendario occidentale) l’attacco al governo borghese da parte di Lenin,
del partito bolscevico e dei soviet che presero il Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo (il partito bolscevico
quindi conduce la rivoluzione)
Da qui inizia la guerra civile che dura 4 anni il periodo tra il 1917 e gli anni 40 è diviso in 3 periodi:
1^ periodo (19017-1921): Comunismo di Guerra
2^ periodo (1921-1927/28): prevede una nuova politica economica
3^ periodo (1928-anni 40): periodo della pianificazione
Una volta che Lenin prende il Palazzo d’Inverno, si impone il periodo che dura quattro anni di Comunismo di
Guerra: di fatto è una guerra civile che vede lo scontro dell’armata rossa con le formazioni bianche.
Dal punto di vista economico si assiste a:
ritorno al baratto: la rivoluzione bolscevica viene finanziata con le emissioni di cartamoneta, questo
genera l’inflazione e la svalutazione del rublo si torna quindi al baratto dove gli scambi sono
regolati attraverso lo scambio di beni.
viene eliminata la moneta e viene abolito il commercio privato.
I lavori vengono irreggimentati in una specie di apparto militare e sono remunerati in natura. Tutta
la produzione agricola viene poi requisita, e i contadini devono fornire i loro prodotti per la
distribuzione alla popolazione (il commercio di prodotti agricoli viene in questo modo eliminato)
le industrie vengono nazionalizzate
fornitura gratuita dei servizi pubblici ma in modo limitato in un ammontare minimo dei servizi
postali, gas, elettricità e trasporti pubblici.
si ha quindi la caduta della produzione industriale a 1/5 rispetto a quella del 1913, quella agricola a
2/3
si assiste alla scomparsa di importazioni ed esportazioni: causata anche dal fatto che, dal momento
in cui Lenin prende il palazzo e da inizio la rivoluzione, si rifiuta di ratificare il debito pubblico
71
sottoscritto dallo Zar precedentemente quindi questa decisione porta una reazione ostile nei
confronti degli altri paesi europei e degli USA
= il partito bolscevico e i suoi sostenitori riuscirono ad impadronirsi di tutto il paese vincendo la guerra
civile.
Quando la guerra viene vinta dai bolscevichi, Lenin fa un piccolo passo indietro per poter procedere ad una
rapida affermazione del comunismo.
Il sistema comunista viene implementato in un contesto non del tutto industrializzato (percorso non
concluso) e questo fornirà l’input per la rivoluzione borghese e bolscevica: queste due rivoluzioni vanno ad
aggravare la struttura economico-industriale del Paese e quindi, nel momento in cui Lenin sale al potere,
non può attuare da subito l’abolizione della proprietà privata delle terre –> nella fase iniziale Lenin compie
un piccolo passo indietro per giungere ad un sistema economico funzionante
Nel 1921 Lenin vara la NEP (Nuova Politica Economica): si assiste alla fine del razionamento e delle
perquisizioni dei prodotti agricoli questa politica è un tentativo per combinare il mercato con gli elementi
del socialismo quindi viene reintrodotta la moneta, e il commercio privato, che era stato eliminato
durante il comunismo di guerra, viene liberalizzato; mentre il commercio estero divenne monopolio dello
stato.
Così le imprese di piccole dimensioni (sotto i 20 occupati) vengono liberalizzate, possono muoversi secondo
la logica di mercato, mentre le imprese che superano i 20 dipendenti vengono nazionalizzate e vengono
considerate strategiche (comparto militare, trasporti, finanza); le altre imprese più grandi che non rientrano
in questi campi di fatto sono sempre sottoposte all’influenza e le decisioni centralizzate ma hanno una certa
autonomia anche nella formazione di gruppi, che seguivano criteri di efficienza e ottimizzazione delle
risorse, pagavano allo stato imposte sul reddito e patrimonio e potevano definire delle strategie.
L’agricoltura era stata sottoposta al controllo statale durante il comunismo di guerra, ora viene liberalizzata
e quindi la proprietà privata delle terre non viene negata -> si tenta una redistribuzione delle terre ai
contadini con esiti poco positivi: in alcune zone la distribuzione è parcellizzata, in altre non fu possibile la
divisione perché mancava la popolazione. Quindi la terra viene liberalizzata, i contadini non ne hanno la
piena disponibilità e non possono vendere i fondi: possono praticare l’agricoltura e vendere il ricavato sul
mercato privato (ai contadini viene richiesta un’imposta fondiaria prima in natura e poi in denaro).
Quando viene a mancare Lenin si determinò uno scontro tra tre visioni alternative all’interno del partito:
1- Ala sinistra del partito - guidata da Preobrazhensky: raccomandava un grande balzo dell’industria
(soprattutto pesante) a danno dell’agricoltura che doveva comunque rimanere ai privati.
72
2- Destra estrema – guidata da Shanin: sosteneva il ritorno alle tradizioni agrarie russe bisognava
rinforzare il settore primario e sperare in una maggiore produttività agricola dal quale sarebbe
derivato del risparmio di capitale da investire poi nel settore manifatturiero. Inoltre, la maggior
produttività agricola avrebbe accresciuto i risparmi e mantenuto bassi i costi dei prodotti
alimentari.
3- Ala destra del partito – sostenuta da Bukharin: voleva una crescita bilanciata sul modello della NEP
All’interno di queste 3 visioni contrastanti non spicca subito Stalin non diede un suo contributo, ma si
allineò con la posizione di Bukharin che sosteneva la continuità della NEP.
Subito Stalin, quindi, non diede subito un contributo personale, ma, a seguito del peggioramento delle
relazioni esterne nel 1927 e nel mezzo della crisi dei cereali, cambiò posizione.
Gli anni 20 videro dei raccolti negativi non solo nell’URSS (nel periodo tra 1920-30 ci furono 5 annate
negative e solamente 3 positive) questo ebbe delle implicazioni negative nell’approvvigionamento di
prodotti cerealicoli.
Quindi maturò l’idea che fosse necessario dare una svolta alla Rivoluzione russa:
Viene introdotto il Gosplan: comitato statale di pianificazione che aveva compiti di coordinamento
e il VSNKH (che era alla base della NEP) venne eliminato.
introduzione della pianificazione dell’economia da parte di Stalin: pianificare l’economia senza
passare attraverso la moneta con l’uso di modelli input-output e l’individuazione degli obiettivi in
termini fisici = nel mezzo della crisi dei cereali, Stalin pensa di risolvere i problemi di carenza di
prodotti agricoli con la forza: elimina il mercato e i riferimenti alla domanda e all’offerta (alla
moneta quindi)
nel 1928 viene istituito il piano quinquennale con Stalin che era ormai il padrone del partito
bolscevico (dopo aver eliminato Trockij). Con la pianificazione stalinista venne abolita la proprietà
privata delle terre e si procedette con la collettivizzazione integrale iniziata poi nel 29 seguita dalla
pianificazione sovietica.
[Prima di queste riforme c’erano i Kolchoz che erano una specie di cooperativa dove vivevano i contadini
che producevano, e i Sovchoz che erano le aziende agricole di proprietà dello stato. Queste due tipologie
vennero meno a seguito della collettivizzazione integrale delle terre.]
I piani quinquennali erano rigidi ed era difficile prevedere l’andamento futuro delle variabili; quindi, una
criticità della pianificazione quinquennale era l’impossibilita di prevedere alla perfezione gli obbiettivi:
quando c’erano delle variazioni era quindi necessario riprendere in mano i piani.
Nel momento in cui ero stati eliminati i prezzi stabiliti dal Gosplan, tutti i problemi connessi a domanda e
offerta finivano per capitolare nel sistema pianificato sotto mentite spoglie: spesso i direttori di fabbrica
erano costretti a servirsi di mercati informali per liberarsi di prodotti in eccesso e acquisire quelli in difetto.
Tra il 1917 il 1930 non ci fu spazio per una tecnologia sovietica le invenzioni non possono nascere in un
contesto estrattivo e sotto minaccia poiché comportano una perdita di tempo queste perdite di tempo
non erano previste dal Gosplan; quindi, in questo periodo di fatto venne occluso lo spazio per
l’implementazione di tecnologia locale quindi l’Urss va ad usare la tecnologa prima tedesca e poi
statunitense.
Gli unici piani quinquennali realizzati interamente furono i primi due (1928-1932 e 1933-1937) questi
piani permisero il raggiungimento del 70% degli obiettivi prefissati. Tutti i successivi tentativi di
pianificazione diedero risultati negativi; nonostante ciò, l’URSS crebbe a tassi positivi al punto che, già ad
inizio anni 20, il giornalista americano Stevenson aveva compiuto un viaggio in Russia, e una volta tornato
in patria scrisse sul suo giornale di essere stato nel futuro e disse che il futuro, quindi, era realizzabile =
aveva visto la concretizzazione del regime comunista.
Solamente l’agricoltura conobbe vicende drammatiche: il processo di industrializzazione sovietica venne
ripartito in modo egualitario tra tutti gli abitanti, chi ne soffri di più furono i contadini, soprattutto i culachi
(i contadini più ricchi che sono coloro che sopportarono il peso della collettivizzazione forzata) – a tal punto
che nel 32 si verificò una carestia che uccise dalle 6 alle 8 milioni di persone.
L’industria pesante invece viene privilegiata grazie allo spostamento del PIL dai consumi agli investimenti e
alla difesa.
La pianificazione centralizzata produsse un’industrializzazione forzata a spese del settore primario e favorì
l’industria strategica militare e la realizzazione delle infrastrutture nel paese, e nella fase successiva vede un
aumento dei consumi personali pro capite dovuto ad un aumento dei consumi dei prodotti manifatturieri.
La Russia partecipo anche alla 2GM e la vinse grazie all’intervento degli USA l’URSS oltre alla vastità del
territorio e alla numerosa popolazione, poté contare di un aiuto proveniente dagli USA che andò a
configurarsi intorno al 10% del PIL
Gli USA inviarono una serie di aiuti consistenti in generi alimentari e fornimenti di tipo bellico – questo
permise il verificarsi uno dei paradossi della storia: l’URSS fu una delle potenze vincitrici grazie all’aiuto
americano e fu l’unica potenza che fu in grado di contrastare gli USA fino alla fine della guerra fredda.
La vittoria dei russi nella 2GM ebbe un impatto notevole internazionalmente e portò tre effetti:
il potere dei militari rimase intatto e ne uscì forte fino alla fine degli anni 70
egemonia imperialistica esercitata sull’Europa orientale che permise di sostenere il sistema
economico russo inefficiente nel momento in cui gli USA offrono il piano Marshall tutti gli stati
del secondo conflitto mondiale, viene proposto anche all’Unione sovietica che però rifiuta questi
74
aiuti. L’Unione Sovietica creò così il COMICON alle quali aderivano gli stati sotto la propria orbita
(come Polonia e Bulgaria) – nel momento in cui venne istituito, l’Unione iniziò ad esercitare
un’egemonia imperialistica in cui lei era al centro e gli altri stati erano la periferia: questa egemonia
di fatto sostenne l’inefficiente sistema economico russo.
l’acquisizione tecnologica occidentale venne mantenuta per un certo tempo
Solo quando cessò il potere dei militari, aumentò il divario tecnologico e si incrinò l’egemonia imperialistica
con la caduta dei regimi comunisti dell’Europa orientale, l’economia sovietica rivelò la sua insostenibilità e
venne spazzata via emergono una serie di criticità che portarono alla caduta dell’URSS nel 1991.
Il passaggio da un’economia pianificata a un’economia di mercato fu lento e difficile: fino a meta anni 70 la
crescita del PIL dell’Urss fu abbastanza vivace -> in realtà questa crescita fu determinata dalla corsa agli
armamenti a seguito dell’accentuata competizione con gli USA (siamo nella guerra fredda).
Successivamente subentrarono le prime difficoltà: furono varate una serie di riforme per aumentare la
produttività -> ma non coinvolsero mai i settori di beni di consumo di massa e quindi una delle mancanze
dell’Unione fu la carenza di un’industria leggera dei consumi, cosa che invece i sistemi occidentali avevano
saputo creare.
Dopo la morte di Breznev (generale vincitore della 2GM) si apre un periodo di vuoto nella leadership nel
1982 per qualche anno ci fu quindi un vuoto di leadership politica fino a quando Gorbachev diventò
segretario del PCUS, nel 1985, e intraprese una serie di riforme per uscire dalla pianificazione: la sua politica
permette l’avvio di processi di cambiamento grazie a trasparenza (glasnost’) e cambiamento (perestrojka)
che sono alla base della fine della guerra fredda:
- 1987 si firma un trattato che elimina le armi nucleari a raggio intermedio in Europa
- 1988 viene annunciata la fine della dottrina Breznev che permette alle nazioni del blocco sovietico
di tornare alla democrazia
- nel settembre dello stesso anno Gorbaciov diventa capo dello stato e porta avanti le sue riforme
che però avevano un tempo di realizzazione lungo: dal momento in cui le riforme da lui intraprese
non danno gli esiti sperati, Gorbaciov venne esautorato nel 1991 – sale quindi al potere Eltsin che
applica una liberalizzazione istantanea provocando una recessione del sistema che conduce ad una
crisi.
L’economia russa viene definita da alcuni studiosi come economia di privatizzazione: le grandi imprese
statali vennero privatizzate subito in modo istantaneo, però questo ha avuto come esito l’imposizione degli
oligarchi = lo stato ha distribuito una serie di voucher alla popolazione che contenevano un diritto di
proprietà nei confronti delle imprese, così gli uomini particolarmente potenti hanno fatto incetta di questi
buoni e si sono appropriati della maggior parte delle imprese russe = questo è alla nascita del fenomeno
degli oligarchi.
quindi con Eltsin ha luogo questa privatizzazione e liberalizzazione istantanea che provocò una pesantissima
recensione del sistema, seguita da un’altra crisi nel 1998
l’economia russa si riprende dal 1999 grazie all’esportazione di materie prime, in particolare petrolio e gas
nel 2007 il suo reddito pro-capite ha raggiunto quello già goduto nel 1989 per poi subire i colpi della
grande crisi internazionale e rimanere in balia dell’andamento dei prezzi del petrolio e anche delle politiche
di Putin: quando prende il potere permette la ripresa dai danni creati da Eltsin ma poi va creare dei
problemi per l’economia russa (vedi guerra in ucraina oggi)
75
Nonostante ciò, il paese ha delle criticità da risolvere: il tasso di crescita demografica che è uno dei più bassi
al mondo così come il tasso di vita media (intorno ai 66 anni)
Lezione 13 – 05.04.22
1929: LA PRIMA GRANDE CRISI INTERNAZIONALE
L’andamento economico nel corso del tempo è ciclico: ci sono momenti di crescita e momenti di decrescita
questo movimento oscillante è stato osservato da diversi economisti e storici economici -> possiamo
individuare 4 storie di pensiero:
1- Scuola dell’instabilità: sostiene che il sistema capitalistico è intrinsecamente instabile (non in
equilibrio) e vede fra i suoi aderenti Malthus, Marx e Keynes
2- Scuola della stabilità: ritiene che il mercato sia in grado di digerire gli shock di varia natura cui è
sottoposto riportando il sistema all’equilibrio nel lungo periodo (piena occupazione dei fattori
produttivi nel lungo periodo per i neoclassici) – scuola rappresentata dai classici e i neoclassici
3- Scuola dei cicli: mette al centro della teorizzazione il ciclo economico e annovera Schumpeter e
Kuznets
[Saturazione dei mercati: effetto della diffusione del regime tecnologico esistente in un periodo storico tale
da portare a una domanda legata alla sostituzione di beni usurati, presupposto per una stagnazione
secolare, se non avvengono innovazioni. Può esserci una saturazione spuria per la crescita di
disuguaglianze: ciò indurrà sovra produzione, ricerca di impieghi finanziari per i capitali, bolle finanziarie e
crisi generale. Caso Usa anni Venti]
4- Scuola della teoria finanziaria del ciclo: spiega come si creano le bolle finanziarie, producendo
prima euforia e poi panico. Il teorico di riferimento è Hymar Minsky che ha sviluppato una teoria
endogena delle crisi finanziarie a stadi, l’ultimo dei quali definito pavimento della crisi risulta più o
meno lungo nel tempo a seconda che ci sia un prestatore di ultima istanza efficace sostiene che
la crisi è lunga quanto più ci impiega il pressatore di ultima istanza ad intervenire
SCUOLA DELL’INSTABILITÀ
T. R. MALTHUS E LA TEORIA DEL SOTTOCONSUMO
Sostiene la teoria del sottoconsumo su cui si basa il sistema economico.
Malthus si basa sulla situazione pre-industriale e afferma che la produzione agricola tende a crescere in
proporzione aritmetica, mentre la popolazione tende a crescere in proporzione geometrica, a raddoppiare
ogni venticinque anni = quindi c’è un andamento divergente tra la disponibilità delle risorse e la crescita
della popolazione che è limitata dalla presenza di mezzi di sussistenza. Non appena questi superano lo
stretto necessario la popolazione cresce più della produzione agricola e lo squilibrio si riflette sulle classi più
povere perché i prezzi dei generi alimentari aumentano e si riduce il salario reale.
Si determina una riduzione forzata del tasso di crescita della popolazione con un aumento del tasso di
mortalità o una riduzione del tasso di natalità e la diffusione di povertà e miseria
- i salari si mantengono a livello di sussistenza e si arriva alla crisi generalizzata e alla diminuzione dei
profitti
- inoltre, nel suo saggio, Malthus sostiene l’inutilità di tentativi per migliorare la situazione della
massa dei lavoratori, come cambiamenti istituzionali o politiche sociali per i poveri. L’unico rimedio
è il freno preventivo alla crescita della popolazione.
KARL MARX
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Individua la tendenza alla polarizzazione economica e sociale delle società capitalistiche: si assiste ad un
impoverimento progressivo di una quota crescente della popolazione e la concentrazione in poche mani di
un crescente potere economico e politico
Questo deriva dalla crescente concentrazione della produzione industriale in poche grandi imprese per i
vantaggi tecnologici e organizzativi connessi alla produzione su larga scala, al funzionamento del sistema
creditizio e ai meccanismi di concorrenza tra capitalisti che implicano ostacoli alla nascita di nuove imprese
Quindi le imprese per diventare sempre più grandi vanno alla conquista del mercato autonomamente
attraverso economie di scala e di scopo, e quindi andiamo verso una concentrazione della produzione in
poche imprese che, quando raggiungono una posizione importante, attuano dei comportamenti (barriere
all’ingresso) che vanno ad ostacolare la concorrenza (e la nascita di nuove imprese)
Queste imprese detengono la maggior parte dei mezzi di produzione e di capitali e si assiste al fenomeno
sempre più crescente della proletarizzazione: la maggior parte della popolazione va a lavorare in fabbrica
formando sempre più ampie masse di operai non qualificati (vanno a fare gli operai perché bisognosi di un
salario)
Si assiste inoltre ad una diminuzione di piccoli imprenditori e artigiani indipendenti che vengono assorbiti
nelle file dei lavoratori dipendenti.
Ma ad una grande massa di operai, corrisponde una piccola parte di impeditori che detengono la proprietà
delle grandi imprese = di fatto si arriverà quindi all’ inevitabile crollo del sistema capitalistico -> i proletari,
che sono un numero maggiore, andranno ad espropriare la classe dei capitalisti, che sono pochi ma molto
ricchi e potenti.
Questo porta alla caduta tendenziale del saggio di profitto = il capitalista sfrutta il lavoro del proletario -> lo
sfruttamento deriva da una discrasia tra il valore svolto dal proletario e il lavoro svolto dalla macchina –
siccome il lavoro umano inizia a ridursi e aumenta quello della macchina, questo porta alla diminuzione del
saggio di profitto per lavoratore.
J.M KEYNES
Keynes rovescia quella che è la legge degli sbocchi, alla base dell’approccio dell’economia classica, che si
basava sulla centralità dell’offerta che crea automaticamente la domanda Keynes rovescia questa
costruzione teorica e attribuisce centralità e importanza alla domanda.
La domanda aggregata è la domanda di consumo che proviene dalle famiglie, dallo stato, dalle imprese e
dagli altri operatori del sistema economico (può essere una domanda di consumi o di beni strumentali) ->
nel momento in cui la domanda aggregata diminuisce, succede che l‘offerta messa sul mercato (beni e
servizi) rimane invenduta dando luogo alla formazione anomala di scorte e ad una drammatica caduta della
produzione.
Quindi per superare questa fase depressiva, Keynes sostiene che è necessario l’intervento dello stato
attraverso una manovra pubblica di politica economica, che può essere una politica monetaria (andando ad
agire sui dazi come nel caso del gold standard) o fiscale (per esempio attraverso l’aumento della spesa
pubblica) e che deve sostenere la domanda aggregata.
= nell’ottica di Keynes, la manovra più opportuna per risollevarsi dalla crisi è la politica fiscale attraverso
l’aumento della spesa pubblica che può prendere varie forme come l’aumento dei sussidi e l’esecuzione di
alcuni lavori pubblici.
Nella teoria keynesiana, il livello di produzione e di occupazione dipendono dagli investimenti che sono
effettuati dagli imprenditori: soggetti umani irrazionali che hanno aspettative sugli investimenti (se
l’aspettativa è pari a 0, l’imprenditore non va a fare l’investimento; se invece l’aspettativa è alta, ci sarà un
maggior numero di soggetti interessati ad effettuarlo)
Ma le scelte degli imprenditori sono pensate anche in base all’andamento generale dell’economia se è
negativo è difficile che vadano ad investire.
77
Qualora il livello di investimenti sia insufficiente ad occupare tutta la forza lavoro e le risorse produttive
esistenti, si determina un equilibrio di sotto-occupazione. In questo caso, l’unico modo per rilanciare
l’economia è quello di aumentare la spesa pubblica, portando la domanda complessiva ad un livello
compatibile con la piena occupazione, rimediando così ai problemi causati dal livello insufficiente di
domanda privata.
Quindi lo stato deve rilanciare e sollecitare l’economia effettuando una politica economica (o monetaria o
fiscale) e in questo modo si riporta la situazione verso l’equilibrio con riferimento soprattutto alla piena
occupazione aumentando la spesa pubblica, lo stato contribuisce all’aumento di domanda aggregata di
beni stimolando positivamente l’occupazione e arginando la crisi dia insufficienza di domanda: così coloro
che hanno svolto un lavoro percepiscono un reddito che poi verrà usato per l’acquisto di altri beni e gli
imprenditori saranno incentivati ad effettuare investimenti.
Lo stato può effettuare delle manovre anche se il bilancio non è in pareggio, attraverso il deficit standing: lo
stato può indebitarsi per aumentare il proprio intervento in economia che poi verrà ripagato sotto forma di
ricchezza maggiore grazie al moltiplicatore degli investimenti:
Come funziona il passaggio da crisi ad equilibrio? Come funziona il concetto “moltiplicatore” introdotto da
Keynes?
1- lo stato investe nella spesa pubblica con una manovra di politica fiscale e decide di fare alcuni
imponenti lavori (dighe, strade, ferrovie) -> lo svolgimento di questi lavori porta reddito per le
imprese e salari per gli operai.
2- dopodiché il reddito percepito da imprese e operai verrà speso per l’acquisto bei di consumo o per
nuovi investimenti
3- quindi i commercianti cominceranno a produrre nuovamente e, vendendo i loro prodotti, verranno
in possesso di denaro da rispendere in altri acquisti
4- l’effetto finale di questo meccanismo è un aumento del reddito complessivo superiore
all’incremento della spesa pubblica necessario per innescare “la miccia” dell’economia
Questa teoria keynesiana viene pubblicata nel 1936 in “teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e
della moneta”
S.S KUZNEST (1901-1985): propone la teoria del ciclo delle infrastrutture in cui l’alternarsi delle fasi di
crescita e recessione avviene in ipercicli della durata di 15-20 anni creati dai regimi tecnologici. Ogni nuovo
regime tecnologico richiede investimenti in infrastrutture: p.e. locomotiva e strade ferrate, automobili e
strade, elettricità con le dighe e il trasporto a distanza, l’aereo con gli aereoporti etc…
J.A. SCHUMPETER: (1883-1950): elabora un’interpretazione in base alla quale la società industriale si
sviluppa in un processo continuo e non finito di distruzione e creazione. Considerando il ruolo sempre più
importante delle innovazioni tecnologiche, l’imprenditore che riesce a portare sul mercato un prodotto
nuovo ad un prezzo competitivo, o introdurre un nuovo modo di lavorazione, un nuovo input produttivo, un
nuovo canale distributivo o una nuova formula organizzativa registrerà il proprio successo e al tempo stesso
espellerà dal mercato i produttori dello stesso bene che non sono più competitivi. Tale processo è da lui
definito come distruzione creatrice.
Per lui ha un ruolo importante l’innovazione tecnologica (invenzione di prodotto, innovazione di processo,
innovazione organizzativa) ecc.
[Nel momento in cui l’impeditore introduce un nuovo prodotto o l’innovazione in qualsiasi ambito sul
mercato, eliminerà tutta la concorrenza e gli permetterà di conseguire profitti, poi altri imprenditori
cercheranno di imitarle questo imprenditore]
Nel lungo periodo, riprendendo la tendenza ciclica individuata da Kondrat’ew, Schumpeter individua una
prima ondata di innovazioni fra 1780 e il 1840 corrispondente alla prima rivoluzione industriale; l’ondata
successiva va dal 1840 al 1890 e corrisponde all’età del vapore e dell’acciaio, fino alla fase del grappolo
delle innovazioni. Nei decenni successivi dal 1890 al 1950 si è avuto il ciclo della chimica, dell’elettricità, e
del motore a combustione
FATTI E INTERPRETAZIONI
La crisi del 1929 fu una crisi generalizzata perché coinvolse tutti i settori: agricoltura, manifattura,
commercio e banche ed ebbe due poli: uno negli USA con il crollo della borsa di NY (Wall Street) e l’altro
focolaio riconducibile alla Germania che era entrata in crisi già l’anno precedente.
A seguito del crollo della borsa di NY, si genera una contrazione dell’industria e del commercio
internazionale – ma i prezzi di alcune materie prime e dei prodotti agricoli avevano iniziato a scendere già
nei 3 mesi precedenti –> Quindi c’è il crollo della Borsa nel 29, ma l’anno precedente ci fu la crisi in
Germania seguita da una contrazione nella produzione a livello globale e del commercio.
Il crollo della borsa inizia il 24 ottobre fino ad arrivare all’apice il 29 ottobre 1929 (giovedì nero)
La durata della crisi e la sua gravità furono superiori a qualsiasi altra crisi precedente del sistema
capitalistico industriale.
79
I governi, trovandosi di fronte a questa situazione, cercarono di usare rimedi riconducibili alle economie
neoclassiche con politiche monetarie, senza capire che in realtà dovevano invertire il trend operando con
teorie economiche inverse.
Le crisi una volta manifestatesi poi si riassorbono, in questo caso la crisi si propagò nel resto del mondo e
durò diverso tempo anche a causa dell’ostinazione dei governi nel seguire idee classiche.
Il Giappone ne fu risparmiato e anche l’Unione Sovietica non ne risentì
Gli effetti della crisi dal punto di vista sociale furono nefasti: allora non c’era un Welfare State diffuso e
questo fece sì che molte persone disoccupate si mettessero in fila per chiedere aiuti per poter vivere (piatti
di minestra o aiuti per la casa)
[Paradosso: nel paese leader a livello economico e tecnologico, si verificò una crisi che provocò miseria e
povertà. Il paese che produceva il 40% della produzione mondiale conobbe una crisi notevole]
Deflazione: contribuiva ad abbassare i prezzi creando difficoltà alle imprese sane costrette a vendere a bassi
prezzi.
Mancanza di meccanismi di sostegno: faceva crollare la domanda effettiva in una spirale recessiva
[Se investo in titoli di debito pubblico: io acquisto un bot / un certificato del tesoro -> so di rischiare poco
ma non ho neanche un elevato profitto
80
Nel 1929, visto che le quotazioni dei titoli azionari delle imprese stavano aumentando, la gente pensava di
comprare i titoli per poi rivenderli a prezzo maggiore e guadagnare la differenza tra il prezzo in cui li hanno
comprati e il prezzo di rivendita (fenomeno del capital game)= quindi si mise in moto un meccanismo
speculativo che coinvolse tantissime persone in questo meccanismo ebbero un ruolo particolare gli
agenti di cambio (broker), che vendevano titoli azionari a persone che non avevano grandi conoscenze nel
mondo finanziario. (i rendimenti delle azioni sono più elevati rispetto ai titoli di debito pubblico, il rischio
era maggiore).
Questi agenti pur di vendere, vendevano i titoli rendendo non necessario che il compratore comprasse
tutto, bastava che depositasse un 10% del valore dell’acquisto, dopodiché l’agente non rilasciava
materialmente il titolo, ma lo cedeva ad una banca o a una società assicurativa, e questo andava a mettere
in moto un fenomeno di speculazione che faceva poi salire le quotazioni influendo sull’indice di borsa. La
borsa di NY, quindi, trascinava verso l’alto anche tutte le altre borse.
Quindi la sopravvalutazione del valore di titoli azionari delle imprese induce una discrasia tra il valore reale
e quello delle quotazioni -> questa sopravvalutazione, ad un certo punto, fece emergere i propri limiti.
Sopravvalutazione del valore dei titoli azionari delle imprese, ricerca di vantaggi finanziari degli investitori,
contagio diffuso per i risparmiatori impegnati direttamente o tramite intermediari nell’acquisizione di titoli.
Capitalizzazione di molte imprese per effetto della forte domanda sui loro titoli in borsa che non per
conseguenza della reale crescita della produzione industriale della singola azienda.
- Buona stagione dei raccolti dal 1925 al 1928: diminuzione prezzo del frumento e di altri generi
alimentari e contrazione dei ricavi agricoli.
- Difficoltà nel rimborso dei mutui
Il 24 ott 1929: vendita dei primi 13 milioni di titoli azionari (sab e dom la borsa è chiusa) le vendite
riprendono massicciamente il 29 ottobre, il cosiddetto martedì nero e si assiste alla caduta dell’indice Down
Jones (indice di andamento dei corsi azionari giornalieri) da 469 a 230, per arrivare a 42 nel 1931.
Con la vendita di questi titoli ha luogo la polverizzazione di una massa inimmaginabile di dollari e inizia la
corsa alla vendita dei titoli
- le azioni individuali delle imprese crollano
o Titolo General Motors da 81 $ per azione scese a 8.
o Titolo Goldman Sachs da 104 $ a 1,75.
- I rendimenti dei titoli azionari delle prime 500 imprese nel mercato mondiale tra il 1929 e il 1932
cedettero il 65% del loro valore.
- Molte imprese fallirono, molte fermarono la produzione, svanirono i risparmi dei consumatori.
- Scioperi violenti scossero gli Usa causati dalla perdita di 15 milioni di posti di lavoro. la grande
crisi porta ad una forte disoccupazione
- Produzione General Motors scese da 622.000 veicoli nel marzo 1929 a 92.500 nel dicembre; la Ford
che occupava 130 mila persone nel 1929, nel 1931 dava lavoro a meno di 37.000.
- La produzione di acciaio scese da 57 mil. di ton. a 15 nel 1933 e ben 100.000 imprese chiusero
LE RIPERCUSSIONI BANCARIE:
Le banche non ebbero un ruolo in primo piano ma furono pesantemente coinvolte nella crisi: le prime
banche coinvolte furono quelle europee (la crisi inizia già nel 28 in Germania) e nel momento in cui la crisi
fu generalizzata, le banche non furono più capaci di sostenere il peso dei troppi mutui non restituiti
Il peggioramento della situazione bancaria iniziò nel 1931
La prima banca ad andare in crisi fu la Kreditanstalt austriaca nel maggio del 31, una banca mista che
operava come quelle italiane, principale finanziatrice delle s.p.a austriache
- Le difficili condizioni del paese spinsero la Kreditanstalt a sostenere le imprese cui si era legato,
finendo con l’acquisire il 60% del capitale azionario austriaco, anche sotto la pressione del governo
austriaco.
- I crediti inesigibili costituivano il 70% del totale delle perdite al momento del fallimento. Le azioni
de Kreditanstalt erano in mani straniere per il 50%, a causa della divisione dell’impero asburgico, e
il 40% delle attività era all’estero.
- Tardivo intervento governo austriaco mediante la banca centrale.
- Introduzione nell’ottobre 1931 di controlli dei cambi e ruolo dello stato austriaco quale azionista di
riferimento della banca ripristinandola a funzione di banca mista
La crisi di questa banca si trasmise anche a quelle vicine ungheresi e poi alle tedesche
82
GERMANIA
- Perdita di metà delle riserve di oro da parte della Reichsbank (vigeva ancora il gold standard) tra
maggio e metà giugno.
- Aiuto statunitense il 20 giugno, sotto la presidenza Hoover, in favore della Germania nonostante le
proteste francesi.
- Concessione di una moratoria nei pagamenti delle riparazioni e dei debiti di guerra.
Tentativo di organizzare un prestito internazionale, con scarso successo.
La Germania inizia ad andare in crisi nel 28, perde più della meta delle sue riserve d’oro senza poter uscire
dal gold standard (clausola contenuta nel trattato di Versailles) non riuscendo a pagare i debiti di guerra,
gli USA aprono un prestito internazionale per aiutarla, che però non condusse agli effetti desiderati, quindi
verrà fatta una moratoria.
Viene stabilita questa moratoria ma nel frattempo le banche miste vanno in crisi e si genera la crisi bancaria
Esplosione crisi bancaria nel luglio e fallimento di una delle quattro più grandi banche miste, la Danat,
riconducibile non ad un cattivo management ma alle ripercussioni della politica monetaria restrittiva -> la
Danat venne aiutata dallo stato e poi ci furono una serie di fusioni tra le varie banche miste
- Chiusura di banche e borse per una settimana per decisione governativa.
- Predisposizione pacchetto di misure come l’aumento del tasso di interesse al 10% e un’iniezione di
liquidità nelle banche miste.
- Fusione Danat con la Dresdner Bank e il suo capitale come quello della Kommerz Bank diventò a
maggioranza pubblico. La Deutsche Bank divenne partecipata pubblica nella misura di 1/3.
Queste misure non alterarono il funzionamento delle banche che tornarono private sul finire degli Anni ‘30
Anche la Deutsche Bank viene aiutata dallo stato, così come altre banche, e di fatto l’intervento dello stato
è fondamentale per evitare il fallimento di queste
GRAN BRETAGNA
La crisi tedesca si trasmette poi anche alla GB e all’Italia che inizialmente non furono molto coinvolte.
In GB ci fu una crisi di governo e, una volta eletto quello nuovo, questo si ostina a perseguire le politiche
rosse inasprendo il tasso di sconto, aumentano le imposte e diminuendo le spese nel tentativo di pareggio
di bilancio -> quindi fece una politica economica restrittiva
Ci furono quindi molti scioperi che fanno sì che la GB accusi la perdita di un quantitativo importante d’oro
il più popolare: Sciopero del personale di Marina di stanza a Invergorden passato dalla stampa come
ammutinamento:
=> la crisi diventa più acuta e induce la GB ad uscire dal gold standard il 19 settembre 1931
ITALIA:
L’Italia nella fase iniziale non risente della crisi del 29 -> tuttavia anche se con ritardo, arriva la crisi
partendo dalle banche miste che non riescono a rientrare in possesso dei mutui che avevano concesso alle
imprese, e quindi i direttori di queste banche miste vanno da Mussolini a chiedere un salvataggio che viene
affidato ad Alberto Beneduce Beneduce progetta questo salvataggio del mondo bancario in 2 momenti:
1- creazione dell’IMI nel 31: istituto di credito industriale pubblico con il ruolo di finanziatore, che
subentrava alle 3 banche miste principali italiane va a sostituirle nel finanziamento a medio
lungo termine delle imprese (manovra non sufficiente)
2- 1933: creazione dell’IRI = avrebbe dovuto essere temporaneo, ma poi divenne definitivo e si
privatizza nel 2000 -> con l’IRI, lo stato intervenne nel capitale di queste banche miste e intervenne
nelle imprese in difficoltà (subentro nelle immobilizzazioni in azioni delle banche miste e gestione
delle partecipazioni azionarie come una grande holding) -> risolleva le imprese con l’ottica di farli
tornare sul mercato. I capitali privati in Italia sono pochi, e la maggior parte delle imprese più grandi
rimasero quindi poi in capo allo stato
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Nel 36 viene emanata la nuova legge bancaria che elimina la pratica della banca mista, che diventano
semplicemente banche commerciali (possono compiere operazioni in un tempo massimo di 18 mesi) ->
nello stesso anno la banca d’Italia acquisisce la funzione di vigilanza del sistema bancario italiano Con
questa legge si stabilisce ordine all’interno del sistema bancario italiano
FRANCIA:
È stato l’unico paese risparmiato dalla crisi erano preoccupati di sbarazzarsi delle sterline senza
preoccuparsi troppo della svalutazione di queste
Questo porrà la Francia in una situazione più critica negli anni 30 dal punto di vista economico e industriale
STATI UNITI:
La situazione bancaria statunitense: tracollo di un numero elevato di banche (falliscono
Il 7 ottobre 1931, vista l’incapacità della Federal Reserve di governare la crisi, venne creato un organismo
per fermare i fallimenti bancari “National Credit Corporation” -> ente che fu insufficiente e quindi venne
rifondato e ricostruito l’ente “Reconstruction Finance Corporation”
Ci fu poi l’elezione di Roosevelt, e il suo primo provvedimento fu quelli di chiudere le banche e la borsa per
una settimana, successivamente, in marzo, emanò l’Emergency Act che poi a giugno venne incorporato al
Glass Steagall Act: aveva come scopo quello di mantenere piccola l’operosità delle banche americane e
prevedeva la separazione delle attività (Separava le banche di deposito da quelle di investimento)
- Le banche di deposito potevano operare solo nel breve termine
- Le banche di investimento potevano rischiare solo i loro propri capitali e non potevano avere
depositanti.
- Introduzione assicurazione sui depositi a vista.
- Divieto di pagamento di interessi sui depositi a vista.
- Allargamento poteri Federal Reserve.
- Creazione di nuove banche subordinata ad autorizzazione.
- Creazione di un’agenzia con funzioni di controllo sull’operato della borsa, la Security Exchange
Commission Sec.
Regolamentazione valida sino agli anni ‘80.
Lezione 14 – 07.04.22
Assenza di cooperazione internazionale
Gli unici eventi di carattere internazionale negli anni 30 furono:
- la Fondazione della BRI – Banca dei Regolamenti Internazionali – a Zurigo nel 1930: banca nata con
funzione di supervisione dei pagamenti delle riparazioni tedesche – nel momento in cui le
riparazioni verranno sospese, questa banca verrà privata della sua funzione fondamentale
diventerà:
- luogo di incontro tra i diversi banchieri centrali per concordare i prestiti internazionali.
- Luogo di formazione per economisti internazionali.
- Luogo di produzione di idee e piani per la riorganizzazione del sistema economico
internazionale.
- 1933: Convegno economico di Londra per studiare le modalità di uscita dalla crisi non si riuscì a
prendere nessuna decisione concreta e ogni stato continuò le sue politiche protezionistiche.
Di fatto questo convegno giunse ad un accordo sulle vendite dei cereali e sul prezzo dell’argento,
ma non produsse soluzioni importanti per stoppare la crisi.
- Venne stipulato l’accordo tripartito nel 1936 tra USA, FRA e GB: i 3 paesi si rendevano
disponibili a sostenere reciprocamente il corso delle loro monete in modo che tutte le
misure decise dal paese sotto attacco potessero andare in funzione senza generare panico
84
Quindi, assenza cooperazione internazionale, blocchi di protezionismo, distorsione del gold standard,
mancanza Pui e politiche volte al pareggio di bilancio furono i fattori che contribuirono ad aggravare la
situazione economica internazionale più complicata e interconnessa rispetto a quella vigente dopo la prima
rivoluzione industriale.
GRAN BRETAGNA:
Dava molta importanza alla City e aveva fatto di tutto per tenere la sterlina ancorata al valore prebellico
questo fece sì che il paese conseguisse una performance non positiva negli anni 20
Ad un certo punto, una serie di situazioni (scioperi, ammutinamenti), fecero sì che la GB optasse per la
svalutazione della sterlina nel settembre nel 1931 –> di conseguenza, una volta stabilita la svalutazione
della sterlina, ci fu l’uscita del paese dal gold standard
Nel 1932 la svalutazione della sterlina nei confronti di dollaro e franco francese era del 30% (svalutazione
media 13% scesa al 9% nel 1933).
Lo sganciamento dal gold standard rese possibile una politica monetaria non più restrittiva, ma espansiva
nel momento in cui la GB decide di svalutare la propria moneta, viene varata una nuova politica basata
su bassi tassi di interesse per intensificare gli investimenti (specialmente nelle costruzioni)
Nel 1973 l’indice della produzione industriale tornò a salire del 30% rispetto al 29, tuttavia il livello di
disoccupazione scese rimanendo elevato a causa dell’assenza di una politica fiscale keynesiana.
Dal 1938 poi si verifica un’espansione della spesa pubblica quando divenne chiara l’inferiorità britannica
negli armamenti e la GB intraprese un percorso di riarmo.
Altri studiosi propendono per cause strutturali: investimenti concentrati su industrie nuove tralasciando
quelle tradizionali dove si scontava il livello di disoccupazione maggiore.
La politica di riarmo, quindi, viene presa in considerazione dopo aver capito la propria debolezza rispetto ai
tedeschi.
Anche la GB, a seguito del ritorno al protezionismo degli USA, vara delle politiche protezionistiche (dal 31 in
poi) con eccezione per i suoi domini coloniali (paesi del Commonwealth). Il trattato di Ottawa prevede delle
clausole in cui le colonie erano esentate da alcuni pagamenti – questo fece sì che la GB concentrasse i
propri commerci nei propri possedimenti coloniali (la Gran Bretagna manda metà delle sue esportazioni
nelle Colonie, da cui riceve il 40% delle sue importazioni)
Questo comportamento poi fu imitato da altri stati come la Francia e Giappone
La definizione del trattato di Ottawa, con cui si esentavano dai dazi le proprie colonie e le ex colonie,
prevedeva inoltre una serie di concessioni nei confronti di esse questo permise l’inizio del processo di
decolonizzazione che si intensificherà già durante la Seconda guerra mondiale
GERMANIA
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La maggior parte degli stati europei aveva applicato politiche deflazionistiche in modo restrittivo, la
Germania lo fece in modo super restrittivo: aumento imposte, salita tassi di interesse, collasso economia
tedesca, disaffezione cittadini nei confronti della repubblica di Weimar.
A mano a mano che queste politiche diventavano più ardue, cresceva il consenso nei confronti dei partiti
nazionalisti più queste politiche erano rigorose, più aumentava la disoccupazione e più aumentava il
consenso verso il partito nazionalsocialista di Hitler
Dal 28, col rientro in patria dei capitali statunitensi, si verificò la scomparsa dell’afflusso di capitali stranieri
– questa mancanza di capitali stranieri, obbligò la Germania a ricorrere all’avanzo della propria bilancia dei
pagamenti per pagare le riparazioni si arrivò così al collasso dell’economia tedesco e il paese fu costretto
a richiedere un prestito internazionale – si arrivò a ricevere una moratoria e poi la sospensione delle
riparazioni.
La Germania non procedete alla svalutazione del franco tedesco su osservanza del trattato di Versailles,
però a partire dal 1931 si introducono controlli sui cambi che isolano il marco dai peggiori effetti della sua
rivalutazione nei confronti delle monete che via via si svalutano.
I salari furono mantenuti ad un livello normale a causa dell’elevato potere sindacale (Bruning non aveva
alternative a questa politica estremamente restrittiva)
Nelle elezioni successive del 32 vinse il partito nazista, e nel gennaio del 33 Hitler salì al potere
una volta salito al potere si diede da fare per dare stabilità al sistema economico fece di tutto per
riavviare gli investimenti nel settori edilizio, industriale e dei trasporti -> la Volkswagen nacque in questo
periodo (Hitler diede il compito agli ingeneri di creare una macchina che potesse andare in contro alle
esigenze del ceto medio) – quindi, già prima dell’inizio della politica di riarmo, fu possibile conseguire una
situazione di piena occupazione (mentre invece in GB non si arrivò alla pinea occupazione del fattore
lavoro).
Il regime poi si rafforzò in virtù anche del successo economico -> rafforzamento che fu in parte dovuto
all’incremento della spesa pubblica che passa dal 15% del reddito nel 1928 al 23% nel 1934 e al 33% nel
1938.
Fu possibile evitare le tendenze inflazionistiche grazie al banchiere H. Schlacht (presidente della
Reichsbank) che ideò un metodo per aumentare l’offerta di credito senza generare l’inflazione quindi
l’offerta di credito venne aumentata attraverso l’emissione di certificati di credito (non attraverso l’offerta
di moneta perché la Germania non può uscire dal gold standard) che potevano essere usati come mezzi di
pagamento solo da banche o imprese – questo impediva che la moneta potesse essere usata dai
risparmiatori per i consumi = si evita così l ‘inflazione
Dopo il 36 inizia la politica del riarmo su larga scala basata su un piano quadriennale -> quindi anche nel
caso tedesco, abbiamo i piani che richiamano la politica sovietica (dove avevamo una politica centralizzata
decisa dal gosplan) –> nel caso tedesco i piani quadriennali erano inseriti in un’economia mista: lo stato si
appropria della centralità delle decisioni ma, aldilà delle industrie strategiche, le altre imprese sono libere di
organizzarsi e gestirsi quindi nel caso tedesco si può parlare di economia mista: parte delle risorse sotto
controllo diretto dello stato, attraverso mercati prioritari, e una parte lasciata al mercato.
L’obbiettivo della pianificazione tedesca era quello di creare uno stock di armamenti in grado di sostenere
una guerra lampo: Hitler riteneva controproducente sottrare le risorse all’economia civile
Lentezza nelle realizzazioni per l’inefficiente direzione di Göring e la decisione di Hitler di entrare in guerra
prima del previsto non permettono la conclusione efficace del riarmo.
A partire da questo momento, la GER intraprende una politica autarchica accompagnata dallo sfruttamento
dei paesi dell’Europa centro meridionale
Inoltre, il paese, fece di tutto per rintrodure una politica autarchica basata sulla creazione di prodotti
sostituitivi dei prodotti che non aveva e avrebbe dovuto importare questo permise gli sviluppi della
86
chimica per appunto creare i prodotti ma rimane la dipendenza per petrolio, ferro e altri materiali impiegati
nelle leghe per produrre aeroplani.
Dal 38 quindi la politica tedesca si rivolse verso la politica del Lebensraum (spazio vitale), che venne
realizzata attraverso l’annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia una volta annesse, seguì il
ridimensionamento del commercio tedesco a loro favore con risultati modesti.
Inoltre, aumentano le importazioni da Bulgaria, Grecia, Romania, Turchia, Jugoslavia e Spagna salgono dal
9,8% nel 1929 al 18,7% nel 1938 e le esportazioni tedesche dall’11,2 al 20,8%.
La maggior parte di queste economie finirono per finanziare lo sforzo bellico tedesco attraverso il
meccanismo del clearing: accordi con cui la Germania regolava le proprie transazioni commerciali con
riferimento ai paesi dell’Europa meridionale e orientale
Con questi accordi il saldo di importazioni ed esportazioni non era regolato in termini monetari, ma veniva
compensato con il saldo relativo al periodo successivo = le importazioni di cui la Germania necessitava non
venivano pagate in termini monetari, perché veniva chiesto ai paesi di compensare i saldi con esportazioni
tedesche di fatto la Germania andava ad importare gratis i materiali di cui aveva bisogno perché la
compensazione veniva sempre posticipata
(poi la Germania impianto l’industria in grande stile sia in Cecoslovacchia che in Austria)
FRANCIA
Negli anni 20 aveva reagito molto bene e aveva basato la propria ricostruzione sulle riparazioni tedesche
ma alla fine si costruì da sola.
La prima cosa che fece fu prendere atto della svalutazione del franco tedesco.
La Francia, negli ani 20 aveva accumulato una serie di riserve di oro e valuta estera che di fatto la misero al
riparo dalla crisi e dalla recessione del 29, e fecero sì che il paese scontasse un livello di disoccupazione
basso.
A seguito della crisi del 29, la Francia però inizia a risentire del declino delle proprie esportazioni e
soprattutto declinano le entrate dei flussi turistici continua in una politica monetaria restrittiva che la
conduce in una spirale inflazionistica con il taglio dei prezzi –> così, gli imprenditori, per cercare di
contenere i costi, vanno ad abbassare gli stipendi e diminuire la produzione questa situazione dura fino
al 36, quando la Francia decise di svalutare il franco francese.
Nel giungo nel 36 si arriva ad un cambiamento politico importante: risale al governo un governo di sinistra
con Léon Blum appoggiato dal fronte popolare ( formato dall’alleanza tra socialisti e comunisti) questo
governo, prima di svalutare il franco, stipulò gli accordi di Matignon: prevedevano l’aumento dei salari e la
riduzione della settimana lavorativa da 48 a 40 ore settimanali -> queste misure in realtà erano state prese
in un momento in cui la congiuntura economica era totalmente negativa
Gli imprenditori capiscono la non congruità tra la situazione e le misure prese, ed iniziano ad esportare
all’estero così il Governo decise di ri-svalutare il franco rendendo la ripresa difficile: gli investimenti
stazionano e si apre un’instabilità politica che tra il 37 e il 38 vede succedersi circa 11 governi.
Nonostante ciò, rimane viva la struttura democratica
Giugno 1937: Richiesta di poteri speciali da parte di Blum al parlamento.
1937-1938: paralisi politica con governi di breve durata fra cui un nuovo governo Blum che dura un
mese.
Nel maggio del 38 venne incaricato del governo Edouard Daladier che chiama all’economia un ministro
molto capace che deve prendere atto delle necessità del momento -> quindi gli accordi Matignon vengono
aboliti e si procede con:
eliminazione settimana da 40 ore lavorative
incentivi agli investimenti
promozione della ricerca
raccolta statistica
87
L’esperienza fallimentare del governo di sinistra era riconducibile alla modestia della personalità di Blum: si
circondò di un partito poco preparato dal punto di vista economico che non riuscì ad attuare politiche di
respiro e coinvolgimento della società
Poi fu la volta del governo collaborazionista di Pétain -> presenta spunti interessanti dal punto di vista
economico migliora i metodi di produzione dell’industria francese, aumentando la produttività sulla base
di un piano decennale di modernizzazione degli impianti e una più efficiente raccolta di dati statistici.
Il Ministero per la produzione strutturato in comitati settoriali e con il coinvolgimento degli imprenditori
sotto la guida di J. Bichelonne, che verrà ripreso dalla programmazione post-bellica
Gli interventi successivi invece avevano obbiettivi più mirati e coprirono diversi ambiti:
3- primo provvedimento per cercare di offrire lavoro a disoccupati per la realizzazione di opere
pubbliche infrastrutturali: venne creato il Federal Emergency Relief Administration di cui
beneficiarono 2 milioni di lavoratori tra il 33 e il 34
4- dopodiché si opera per il settore agricolo: rialzo dei prezzi dei prodotti agricoli attraverso
Agricultural Adjustment Administration -> si diedero una serie di misure per incentivare gli
agricoltori per contenere la cultura dei terreni e si incentivarono a tornare a maggese
5- National Recovery Administration: misure analoghe a quelle dell’agricoltura ma per l’ambito
industriale
Queste politiche rafforzarono il prestigio di Roosevelt che conquista i democratici nel congresso d’inverno
nel 1935
Finita la legislazione di emergenza, iniziò un periodo definito “seconda fase del new deal” alcuni
provvedimenti vennero eliminati ed altri introdotti;
- L’Agricultural Adjustment Act venne mantenuto come sostegno ai prezzi dei prodotti agricoli, e
vennero introdotte una serie di misure per controllare le quantità prodotte e un meccanismo per la
conservazione del suolo
- venne abolito il NRA, e venne sostituito da tre interventi:
88
a. Wagner Act nel 1935: creazione del National labor relations board (nlrb) che garantisce il
riconoscimento ufficiale ai sindacati;
b. Fair Labor Standards Act nel 1938: stabiliva un salario minimo, un orario massimo di lavoro
e prevedeva il pagamento degli straordinari
c. Social Security Act nel 1935: poneva ordine al sistema pensionistico e riconosceva il sistema
di assicurazioni sociali obbligatorie. Quindi vennero riconosciuti i sussidi per disoccupazione
e invalidità sul lavoro
Venne poi emanato un ordinamento (pwa: public work administration) all’interno dei lavori pubblici e
furono istituite delle agenzie per la creazione di lavori importanti
Lezione 15 – 12.04.22
ITALIA: L’IMPERIALISMO
La crisi del 29 colpisce un paese che non ha un’economia particolarmente surriscaldata e quindi,
inizialmente, la crisi in Italia non si avverte. Le cose poi cambiano in virtù del meccanismo tra le banche
miste italiane con le principali imprese del tessuto industriale: meccanismo di partecipazioni incrociate –
c’era questo intreccio di partecipazioni che appunto fu alla base della crisi.
L’aiuto alla crisi fu concretizzato, attraverso un tentativo salvataggio bancario, da Beneduce che, per evitare
il collasso della situazione, ideò prima l’IMI nel 31, poi essendosi rivelato un intervento non esaustivo, si
rese necessario procedere con l’istituzione dell’IRI -> nato come istituto provvisorio, dal 37 diventa
definitivo -> con questo nuovo status si parla di “stato imprenditore” perché lo stato interviene
nell’economia. L’intervento dello stato sulle imprese italiane veniva condotto sulla base del diritto privato –
l’IRI funzionava attraverso due istituzioni e, con la sua nascita, lo stato si trovò a possedere quasi il 22%
dell’intero capitale delle s.p.a italiane e a controllare il 42% di tale capitale.
L’IRI controllava la totalità della produzione di armi, l’80-90% delle costruzioni navali, compagnie di
navigazione, compagnie aeree, telefoni, il 40% della siderurgia, il 30% dell’elettricità, il 25% della
meccanica, il 15% della chimica, (la principale impresa la Montecatini però rimase privata) e le ex banche
miste Banca commerciale italiana, il Credito Italiano e il Banco di Roma.
IRI = ente che subentrò nella proprietà delle tre ex banche miste che diventarono statali: Banca
Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma.
- inoltre, la banca d’Italia venne resa pubblica e le venne attribuita la funzione di vigilanza dell’intero
sistema bancario
- per la fonazione di banche estere serviva un’autorizzazione della banca d’Italia
Sempre nel 36 venne decisa la svalutazione della lira; una volta svalutata, venne abbandonato il gold
standard e si decise di legare la lira al dollaro = questo rese obbligatoria l’adozione di una politica
monetaria restrittiva, anche se mitigata dai controlli sui cambi e dagli accordi di clearing
Continuò la politica della bonifica integrale introdotta da Monserpieri -> continuò a pieno ritmo durante la
crisi e diede risultati soddisfacenti solo dove c’era la collaborazione di privati che facevano consorzi ed
esborsi monetari. Quindi la bonifica vede degli esiti positivi nel nord Italia, esiti non troppo negativi al
centro, mentre al sud fu un fallimento.
(Per avere la pacificazione tra il ceto contadino e lo stato bisognerà attendere la fine della 2GM)
Un altro provvedimento che trovò attuazione dal 34, fu la formazione delle corporazioni: dovevano essere
una terza via alternativa a quella rappresentata dal capitalismo e il comunismo – questo sistema doveva
servire a diminuire la conflittualità tra lavoro e capitali –> la camera delle corporazioni avrebbe dovuto
assumere il ruolo di rappresentate degli interessi comuni alternativo al Parlamento liberale, ma, in realtà,
finì per avere una funzione di controllo dei consorzi (i cartelli – accordi tra imprese), sulle decisioni di
investimento, sui prezzi e sui contratti di lavoro.
Visto che gli esiti della politica economica tardavano a dare risultati, dal 34 Mussolini inizia a parlare di
sbocco per la popolazione italiana = inizia a progettare l’intervento militare in Africa che iniziò il 3 ottobre in
Etiopia e portò alla conquista del territorio e alla proclamazione dell’impero.
La creazione dell’impero determinò l’ira della lega delle nazioni che sanzionò il paese per il suo
comportamento.
In realtà, dal 36 inizia la corsa al riarmo, e con ciò inizia la ripresa dell’economia italiana che poi darà esisti
insoddisfacenti.
La corsa al riarmo prosegue con il sostegno di Mussolini al generale Francisco Franco nella guerra civile
spagnola, poi segue l’avvicinamento a Hitler con la proclamazione del Patto d’Acciaio nel 38, poi ci fu
l’emanazione delle leggi raziali contro gli ebrei tutto ciò porta l’Italia all’ingresso nella 2GM nel giugno
del 40
Mussolini imitò l’autarchia hitleriana che fu poco soddisfacente e spostò il commercio estero verso la
Germania
Nel contesto italiano, contrariamente al caso tedesco, la ripresa si basò sul riarmo con risultati inadeguati
rispetto a quelle che furono le caratteristiche e le modalità di combattimento del secondo conflitto.
Sia Germania, che Urss, che GB erano paesi che potevano contare su risorse aggiuntive: la Germania sulle
risorse dei paesi che lei stessa aveva annesso, la GB e l’Urss poterono contare sulle risorse provenienti
dall’esterno.
L’aiuto americano fu determinante per la GB e nell’ultimo periodo anche per l’Unione Sovietica (contributo
americano all’Urss pari a 10% del PIL russo).
In questo contesto di guerra meritano un cenno le proposte che vennero elaborate dai paesi per la
riorganizzazione del mondo al termine del conflitto:
90
- la GER elaborò una specie di nuovo ordine che si sarebbe dovuto basare su uno stato corporativo di
stampo fascista e su una programmazione mista che avrebbe dovuto includere una presenza
statale, facendo perno sull’autarchia e lo spazio vitale (cioè egemonia tedesca sull’economia
europea)
- la FRA diede il contributo più elevato allo sforzo bellico tedesco produsse i beni destinati al
mercato civile tedesco lasciando libera la capacità produttiva tedesca di produrre armamenti
- di notevole aiuto per i tedeschi fu anche il contributo norvegese la Norvegia fornì tutte le
materie prime strategiche all’industria tedesca
- anche l’Italia contribuì, soprattutto durante l’occupazione, attraverso i pagamenti di indennità di
guerra
- nel 33-34 esportazioni italiane di materiali e prodotti industriali inviati in Germania
- un contributo di poca entità fu dato dai paesi dell’est europeo a seguito del loro sottosviluppo
GERMANIA
La GER elaborò una serie di piani di produzioni integrati: prevedevano l’apertura di nuovi impianti da parte
delle imprese tedesche questo sistema venne poi attuato anche nei paesi occupati – solo che, questi
piani di produzione nei paesi occupati, richiedevano il ricorso alla violenza generando problemi
nell’organizzare una forza di lavoro contraria a tutto ciò.
I gerarchi nazisti avevano due modi di operare:
- secondo Sauckel: gli operai dei territori occupati venivano obbligatoriamente mandati in Germania
e li trovavano occupazione nelle fabbriche;
- Speer era più propenso ad evitare ciò, e proponeva di far lavorare la manodopera in patria sotto un
attento controllo, senza trasportarli in Germania
GRAN BRETAGNA
Ha il problema di trovare risorse per fronteggiare una guerra che con la sconfitta della Francia diventa
sempre più lunga e costosa non poté fare affidamento agli aiuti del Commonwealth che furono
inadeguati e chiede aiuto agli USA
Gli USA cercano di evitare la guerra fino all’ultimo e proposero alla GB di liquidare gli investimenti inglesi
all’estero nel 41 venne poi stipulato il Neutrality Act: qualsiasi aiuto di guerra ai belligeranti viene fornito
senza contropartita per eliminare i perversi effetti dei debiti di guerra interalleati successivi alla Prima
guerra mondiale.
Nel corso del 41, a maggio, venne inviata negli USA una delegazione inglese capeggiata da Keynes per
negoziare un piano d’aiuti sarebbero dovuti rimanere 1 settimana ma poi rimasero 3 mesi
Avrebbero dovuto definire un piano di aiuti ma gli USA chiedevano condizioni rigorose alla GB e Keynes non
si sentì di aderire integralmente a queste richieste, perché consapevole delle difficolta della GB nella
ricostruzione post conflitto. Si arrivò, quindi, ad agosto, al varo della Carta Atlantica contenente il principio
del multilateralismo e un assetto mondiale cooperativo per espandere produzione, occupazione e scambi,
eliminando barriere discriminatorie e riducendo le barriere al libero scambio.
Nel 42 venne varato Mutual aid Agreement schema di aiuti verso la Gran Bretagna consistente in 30
miliardi di materiale bellico, di cui 10 distribuiti alla Russia.
A seguito dell’incursione giapponese a Pearl Harbour, gli USA intervennero al conflitto ed iniziarono a
partecipare direttamente.
1942-1943 gli alleati con gli Usa possono contare su un ammontare di risorse più che doppio rispetto a
quello delle potenze dell’Asse, divario che sale a tre e cinque volte nel 1944 e nel 1945 la guerra arrivò a
conclusione sancendo la sconfitta di GER e GIAPP e consacrando gli USA come i costruttori della pace.
91
La guerra determinò 55 milioni di morti, di cui poco meno della metà russi, distruzioni in tutta Europa,
industrie e infrastrutture, secondo collasso della Germania.
Gli USA optarono per un piano di aiuti dove vennero inclusi anche i paesi sconfitti come la Germania.
Il varo del piano Marshall fu preceduto dal discorso di Marshall (segretario di stato) ad Harvard dove spiegò
in cosa consisteva il piano: sostegno finanziario su un piano pluriennale per aiutare i paesi europei (detto
anche ERP - European Recovery Programm)
L’obbiettivo era finalizzato alla copertura dei disavanzi delle bilance dei pagamenti dei paesi europei
attraverso gli aiuti americani, in modo da aumentare la ripresa produttiva europea evitando l’inflazione.
La concessione di questi aiuti avveniva previa adesione al modello di crescita basato sull’aumento della
produttività e all’organizzazione scientifica del lavoro per aumentare il reddito nazionale e sgravare i
conflitti distributivi.
Il piano di aiuti venne offerto anche all’Urss ma declinò.
Questo piano non consisteva in una distribuzione di moneta, perché ciò avrebbe creato un aumento della
massa monetaria e avrebbe potuto alimentare tendenze inflazionistiche e non avrebbe potuto essere
controllato quindi non si optò per l’invio di aiuti monetari, ma venne definito un meccanismo di
distribuzione dei fondi basato su trasferimenti diretti dei beni su richiesta dei vari paesi e su decisioni prese
dagli americani che erano i capi di questo sistema.
Quindi in ciascuno dei paesi aderenti al piano vennero aperti degli uffici (in cui vi erano funzionari
statunitensi) dove venivano negoziati i beni da richiedere (si creavano delle liste) agli USA e che questi poi
avrebbero inviato -> questa lista di beni veniva stilata attraverso dei piani quadriennali di crescita che
successivamente venivano articolati in piani operativi a scadenze più brevi.
I beni poi venivano distribuiti ai paesi che li mettevano sui mercati nazionali – i paesi poi ritirano la moneta
locale e la depositano in un fondo di contropartita il cui utilizzo deve essere concordato con gli americani.
- Gli USA consegnarono in UE: 33% materie prime; 29% di prodotti alimentari e fertilizzanti; 16% di
carbone e petrolio; 17% macchinari e mezzi di trasporto; 5% altri prodotti
- Beni per un valore di 12,5 miliardi di dollari per la durata di 4 anni dal 1948 al 1952.
92
Successivamente vi è uno snaturamento del piano di aiuti verso un piano più limitato e di carattere militare
a causa della guerra di Corea (Mutual Security Agency msa).
- Inserimento nell’Erp di Turchia e Portogallo per ragioni politiche.
- Francia e Gran Bretagna assorbono poco meno della metà degli aiuti, seguite da Germania, Italia e
Olanda.
- Sostegno significativo alla Grecia in parte utilizzato per sistemare la guerra civile con la sconfitta dei
comunisti
- 100 miliari di dollari nel 1948 che opportunamente deflazionati corrispondono a 850 miliardi di
dollari del 2015, di cui almeno due terzi in armamenti.
Solo un paese come gli Usa, abituato a progettare e amministrare imprese di dimensioni gigantesche, ha
potuto fronteggiare una mobilitazione bellica su larga scala e poi una vasta e coordinata presenza a
sostegno della ricostruzione, insieme alla creazione di organismi proposti al governo delle relazioni
internazionali fino ad allora mancato.
Il piano Marshall è stato strategico anche per l’impulso che ha dato alla nascita di una nuova convivenza
europea.
Il 12 luglio 1947 a Parigi: creazione di un comitato per la cooperazione economica europea con
rappresentanti di tutti i paesi finalizzato alla realizzazione di studi tecnici sulle economie europee per
permettere a ciascun paese di formulare il proprio piano quadriennale e rendere gli obiettivi di ciascun
paese compatibili a livello aggregato.
Il 16 aprile 1948 questo comitato venne trasformato nell’OECE: Organizzazione per la cooperazione
economica europea (OECE)
Caratteristiche Oece:
- anticipava l’assetto federativo e rappresentò il primo passo per la definizione di alcune istituzioni di
carattere europeo che rappresentarono la prima pietra verso il cammino della creazione dell’UE
- privo di potere decisionale poiché i paesi europei sono ancorati all’individualità nazionale e non
vogliono delegare a organismi internazionali.
- secondarietà nella dimensione politica e funzionamento a livello tecnico e di consulenza fino a
quando nel 1961 viene tramutato in Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
(Ocse) con l’inserimento di altri paesi sviluppati quali Canada, Australia e Giappone
La Francia nutriva timori verso la rinascita dell’industria pesante tedesca -> da subito porse il problema e
condivide i suoi timori con GB relativamente all’istituzione di una autorità che controllasse la RUHR (zona
industriale tedesca)
La Gran Bretagna, con cui i francesi pensavano di poter condividere la leadership in Europa, non era attiva
nel vagliare soluzioni perché poco interessata a sentirsi economicamente parte integrante dell’Europa
continentale.
Quindi la FRA si rende conto di non avere l’appoggio della GB e propone una soluzione innovativa: il
ministro degli Esteri Schumann, senza informare preventivamente gli inglesi, anche se ciò avrebbe sancito
la fine della cooperazione anglo-francese, agì Decide di stipulare un accordo con i tedeschi per la
costituzione di un organismo congiunto, sovranazionale, con pieno potere decisionale, aperto all’adesione
di altri paesi, per il controllo dei settori del carbone e dell’acciaio.
Da questa proposta nacque il 18 aprile del 1951 la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) a cui
aderirono anche Francia, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Italia.
CECA: realizza un mercato comune per il carbone e l’acciaio, rimuovendo dazi, contingentamenti e altre
restrizioni, armonizzando tecnologia e salari e lavorando per l’interesse dei suoi membri.
Le istituzioni sovrannazionali europee non rappresentano il superamento della nazione, ma sono state
messe in funzione proprio per salvare gli interessi nazionali in un’economia mondiale che non permetteva
più a piccole nazioni, come quelle europee di massimizzare isolatamente i loro interessi. Quindi la Ceca fu la
93
Altra nascita importante -> 19 settembre 1950: nascita Unione Europea dei Pagamenti (UEP) per ovviare il
contesto di scarsità di riserve da parte delle banche centrali europee, finanziando i deficit temporanei delle
bilance dei pagamenti con lo scopo di non intralciare i flussi di import ed export, causato della carenza di
mezzi di pagamento.
- idea americana supportata dai finanziamenti provenienti dal piano Marshall nonché primo
esperimento di cooperazione monetaria che esplica la sua attività fino al 1958 con il ritorno delle
monete alla piena convertibilità.
- permette l’eliminazione di molte restrizioni al commercio e abitua a negoziati finalizzati a
conseguire benefici per tutti, mostrando la validità di comportamenti cooperativi.
Lezione 16 – 14.04.22
Ruolo dell’OEC (organismo di cooperazione economica) fondamentale nel piano organismo che avrebbe
dovuto rappresentare il fulcro da cui innestare la ricostruzione europea -> ma in realtà non raggiunse i
risultati sperati perché ciascun paese era ancorato alle proprie logiche nazionalistiche
Venne costituito il 12 luglio del 48 e servì come punto di riferimento per la distribuzione dei beni derivanti
dal piano ai vari paesi, ma non ebbe un ruolo fondamentale sull’aspetto federale europeo per questo nel
61 venne tramutato in OCSE e al suo interno confluirono altri paesi avanzati
Il piano della CECA fu predisposto da Jean Monet e fu portato avanti dal ministro francese Schuman
Perché venne fondato questo organismo? Dopo la 2GM la Francia aveva la problematica del controllo della
RUHR (si temeva la rinascita e una forte ripresa dell’industria tedesca) – la FRA all’inizio si era alleata con la
GB per coordinare la ricostruzione, ma la GB era in realtà poco interessata e presa a sistemare i suoi
rapporti con le colonie, quindi la FRA mutò direzione e coinvolse la Germania nella formazione della CECA. a
cui poi parteciparono altri paesi (Belgio, Lussemburgo, Olanda e Italia) = la CECA che è il primo passo verso
quella che è oggi l’Unione Europea
Scopi della CECA:
- eliminare le barriere commerciali e tariffarie in merito a carbone e acciaio nel mercato europeo
- armonizzazioni di salari e prezzi delle materie prime
Dalla CECA si arriverà poi al trattato di Roma fino alla creazione dell’Unione Europea
Le istituzioni sovrannazionali, di cui la CECA fu il primo passo, vennero messe in funzione per salvaguardare
gli interessi nazionali di piccoli paesi.
Un altro istituto importante, che però ebbe un’operatività temporanea, fu l’Unione Europea dei Pagamenti
(EUP) venne istituita nel settembre del 50 con la finalità di ovviare il contesto di scarsità delle riserve da
parte delle banche centrali europee
Le banche andavano a finanziare temporaneamente il deficit delle bilance dei pagamenti dei diversi paesi
grazie agli aiuti del Piano Marshall
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Quindi ciascuna banca centrale andava a coprire i deficit (causati dalla carenza di mezzi di pagamento) allo
scopo di far continuare i flussi di import ed export (le principali riserve di valuta europea diminuirono a
causa della partecipazione al conflitto mondiale)
Con la EUP si ebbe il primo tentativo di cooperazione monetaria europea -> organizzazione rimasta in vita
fino al 58 quando le monete europee tornarono alla piena convertibilità
1947= seduta negoziale di Ginevra con 123 accordi raggiunti da 23 paesi che stabiliscono di dare continuità
ai negoziati (detti round), creando il Gatt a partire dal gennaio dell’anno successivo
Nel 1953 seduta di Annécy seguita da altri 4 negoziati negli anni ‘50 che eliminano quasi tutte le restrizioni
quantitative oltre ad abbassare i dazi
1964-1967 seduta di Ginevra, denominata Kennedy round, diminuisce di un terzo i dazi sui prodotti
industriali, mentre nelle sedute precedenti si erano eliminati i dazi su singoli prodotti
1994 = Uruguay round che prevede l’inserimento nei negoziati commerciali internazionali del settore
agricolo e dei servizi industriali tradizionalmente esclusi in precedenza. In più venne creato quell’organismo
più forte che era stato rifiutato nel 1947 e che prende a funzionare nel 1995 = l’Organizzazione mondiale
del commercio (WTO) dotato di potere sanzionatorio che invece mancava al GATT.
Relativamente al fronte monetario ci furono una serie di incontri e di trattati, Nel 43 vennero esaminate 2
proposte:
1- Harry White (da parte statunitense): si basava su un piano che prevedeva la reintroduzione del gold
standard dopo la fine della 2GM proposta che venne resa pubblica dopo il 43 – Inoltre prevedeva
anche la creazione di un fondo che avrebbe avuto il potere di intervenire per poter sostenere i tassi
di cambio in vigore.
Questo fondo avrebbe dovuto essere controllato dal paese che conferiva le maggiori risorse (quindi
gli usa) - oltre a questo fondo sarebbe dovuta comparire anche una banca mondiale
2- Keynes aveva proposto una cosa alternativa (da parte inglese): questa controproposta era
finalizzata a controllare e governare i flussi finanziari mondiali, e soprattutto avrebbe dovuto
eliminare gli squilibri presenti nelle bilance dei pagamenti attraverso un monitoraggio centralizzato
quindi tuti i paesi che avrebbero riscontrato un avanzo o un disavanzo sarebbero stati sottoposti
ad interventi disincentivanti – questo avrebbe portato ad un’attuazione del sistema di cambi fissi
equilibrato (Keynes puntava ad un governo dei fondi finanziari mondiali)
95
A controllare ciò sarebbe stata un’unione di compensazione (clearing union) che avrebbe adottato
una propria moneta utilizzabile solo dalle banche centrali negli scambi tra di loro
La proposta di Keynes venne rifiutata e venne approvata quella di White
Nel luglio del 44 = accordi di Bretton Woods: riunione dei paesi facenti parte delle Nazioni Unite con la
discussione e ratifica da parte di 45 paesi.
Si arrivò così alla nascita del Fondo monetario internazionale (Fmi) nel 1947 il cui compito consisteva
nella supervisione del sistema dei cambi fissi; inoltre erano previsti dei supporti finanziari per i paesi in
difficoltà con la bilancia dei pagamenti.
[La versione del gold standard utilizzata dopo la 2FM fu un sistema depotenziato detto gold Exchange
standard: solo il dollaro era convertibile in oro (un’uccia d’oro per 35 dollari) e tutte le altre monete non
potevano essere convertite ma dovevano far riferimento al dollaro.
Nonostante ciò, non venne impedito che le riserve d’oro in mano statunitense si riducessero quindi
anche gli USA videro assottigliarsi le proprie riserve d’oro, tant’è che questo sistema rimase in vigore fino al
71 quando venne deciso di svincolare il dollaro dall’oro.
Quindi dal 47 al 71 vi è un sistema di cambi fissi in cui solo il dollaro era liberamente convertibile]
Il Fondo monetario internazionale non riesce a impedire l’assottigliamento delle riserve americane a fine
anni ’60 del 20% ciò che porterà all’abbandono del Gold Exchange standard nel 1971
- ricopriva il ruolo di garante e apripista = aveva poteri di ispezione sul paese richiedente un prestito,
definiva un piano di misure di politica economica, concedeva un modesto credito. Da parte dei
paesi richiedenti c’era l’obbligo di allinearsi alle richieste del Fmi.
Nel 47 venne creata la Banca mondiale, denominata allora banca internazionale per lo sviluppo, che in
seguito si occuperà dello sviluppo dei paesi arretrati senza alcun nesso con la Clearing Union che Keynes
aveva concepito come banca centrale del mondo
LA RICORSTRUZIONE
- rappresentò il fondamento per la costruzione di nuove democrazie
- porta ad una nuova convivenza tra gli stati europei
- nasce un nuovo modello economico
- in questo periodo si affermò e si diffuse il welfare state che sperimentò un vero e proprio
allargamento
Le ricostruzioni furono celeri grazie agli aiuti derivanti dal piano Marshall.
Prima della ricostruzione:
- Caso italiano: perdita del 10% della capacità produttiva post-bellica
- la GER si trovò a disporre di un capitale fisso nel settore industriale superiore dell’11% a quello
disponibile nel 1936.
- la FRA non ebbe perdite consistenti dal punto di vista industriale
- La GB si ritrovò con un capitale fisso invecchiato assieme ai precedenti problemi.
Quindi in questo contesto di ricostruzione non mancava la capacità produttiva, ma un contesto favorevole
alla ripresa produttiva questo contesto favorevole venne reso disponibile e venne facilitato dalla
creazione di organismi sovranazionali che operarono a livello commerciale e finanziario
I paesi che ebbero i migliori risultati produttivi furono quelli che utilizzarono efficacemente i fondi di
contropartita per scopi produttivi
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Le migliori performance sono riconducibili al caso tedesco e italiano – a seguire Francia, Portogallo e
Spagna – mentre risultati meno brillanti ci furono da parte di Irlanda e Gran Bretagna
Relativamente all’economia inglese si nota una certa lentezza = la GB presta scarsa attenzione all’aumento
degli investimenti e all’aggiornamento tecnologico; non partecipò alla Ceca; introdusse il National
Insurance Act avente ad oggetto il servizio sanitario nazionale, il pagamento degli assegni familiari e delle
pensioni di vecchiaia; avviò la nazionalizzazione dei settori del carbone, acciaio, elettricità, gas, trasporti
aerei, ferroviari e su gomma telefoni (governi laburisti).
Le nazionalizzazioni britanniche erano prive di un chiaro obiettivo di politica economica e di fatto non
diedero effetti positivi nel lungo periodo si configurarono come monopoli di stato e venne a mancare il
coordinamento e il legame tra settore industrializzato e politica
- Nazionalizzazioni fatte su una base prevalentemente ideologica diversamente dagli altri paesi
realizzate per il raggiungimento di obiettivi di politica economica come in Francia, o ereditate dal
passato come in Italia o in Germania.
- Mancata combinazione fra settore nazionalizzato con una forte politica industriale che ha impedito
un uso espansivo delle imprese pubbliche, gestite come monopoli di stato.
Francia: dopo i primi problemi di controllo macroeconomico con ricorrenti crisi della bilancia dei pagamenti
e inflazione, il sistema produttivo si riprese grazie alla decisione presa dal generale De Gaulle di affidarsi alla
programmazione a partire dal 1946 con il Commisariat du plan sotto la guida di Jean Monnet.
Questo metodo di programmazione era particolarmente innovativo:
- si basava sulla definizione di obbiettivi realistici e compatibili
- prevedeva la concentrazione con i soggetti coinvolti nella realizzazione del piano
- venivano distribuiti degli incentivi
- quindi la programmazione entra nel vivo nei settori di base (carbone, acciaio, elettricità, cemento,
macchine agricole, ferrovie.)
Strumento permanente della programmazione dal 1947, anno in cui è attuato il primo piano, fino alla fine
degli anni ‘70, inaugurando il coinvolgimento dello stato francese nel processo di sviluppo economico che
sarà una costante anche quando la programmazione sarà abbandonata.
Nel caso italiano si ha un caso emblematico si parla di miracolo economico o Golden age
Il punto di partenza fu l’elezione della democrazia cristiana arginando il pericolo comunista
Nel periodo tra il 1958 e il 1963 l’Italia registrò una bilancia dei pagamenti positiva con le esportazioni
superiori alle importazioni (quindi anche la bilancia commerciale è attiva)
- assenza di inflazione
- moneta stabile
Quindi in quel periodo si vide l’Italia crescere a ritmi particolarmente sostenuti
Con il boom economico si sviluppa il settore secondario con un numero maggiore di addetti a differenza del
settore primario in cui gli addetti diminuiscono.
97
Vennero realizzate numerose assi ferroviarie e viarie che favoriscono una migrazione dal sud al nord Italia
Vennero incentivati i mezzi di motorizzazione che furono preceduti dall’espansione dell’industria
siderurgica
Due personalità importanti dell’industria pubblica:
- Enrico Mattei che a fine guerra ricevette il compito di liquidare l’AGIP – lui si ingegna per evitare di
chiudere l’agip, non la fa chiudere e fonda l’eni nel 56 stringe degli accordi con i paesi proprietari
delle materie prime. E attraverso una serie di accordi, l’Italia riceve delle risorse energetiche
Mattei fa realizzare una serie di gasdotti e di metanodotti attraverso i quali confluiscono i prodotti
energetici.
- Oscar Senigallia che realizza la produzione di acciaio diretto partendo dai minerali preleva le
materie prima dall’Algeria e riesce ad ottenere i semilavorati (prodotti siderurgici) a prezzi
competitivi – questi sono poi i prodotti usati dalle imprese siderurgiche e ferroviarie
I paesi dell’Europa orientale seguirono l’unione sovietica pertanto crebbero fintanto che si realizzò
un’industria di base basata sui settori pesanti
Nel momento in cui la capacità produttiva era esaurita, la mancanza di un’industria leggera determinò la
stagnazione e il crollo di questi paesi -> seguirono la sorte dell’unione sovietica e addirittura ebbero danni
maggiori
L’Europa occidentale crebbe fino al 73 pertanto possiamo parlare di catching up da parte dell’Europa
occidentale e del Giappone, che partiva da livelli più bassi rispetto quelli europei, nei confronti degli USA
Catching up: i paesi si allinearono con riferimento ai tassi di crescita di reddito statunitensi l’Italia ebbe
uno dei tassi di crescita più spettacolari insieme a quelli tedeschi– ma poi anche Portogallo, Grecia e Spagna
ebbero dei risultati positivi
- attuazione di politiche economiche interne espansive che si concentrarono più sul lato dell’offerta -
> si concretizzarono in politiche industriali volte al sostegno e alla qualificazione dell’offerta
- Diffusione welfare state per contenere le disuguaglianze al punto da generare l’idea che la crescita
per sua natura è in grado di diffondere benessere su tutta la popolazione, idea in seguito smentita
(interpretazione Vera Zamagni).
Lezione 17 – 26.04.22
WELFARE STATE
Anni 50-70 periodo di super crescita dove trova affermazione il welfare state
In realtà il principio di solidarietà si affermò abbastanza presto nel contesto europeo poiché i principi
solidaristici sono stati insiti dalla civiltà cristiana cattolica e protestante (con le poor laws e altre attività di
sostentamento ai malati pellegrini)
- Opere assistenziali di carattere religioso durante il Medioevo e l’età moderna per fornire aiuto ai
bisognosi, orfani e fasce deboli della popolazione.
- Successivamente alla rivoluzione industriale istituzionalizzazione principio solidaristico come il fisco
progressivo (tassazione più elevata per i ricchi) per finanziare istruzione e assistenza e la copertura
generalizzata contro i rischi, fatta prevalentemente con la contribuzione dei datori di lavoro e con
sussidi pubblici accentuatosi dopo la Seconda guerra mondiale.
In realtà, infatti, l’istituzionalizzazione dei principi solidaristici viene estesa a livello mondiale solo dopo la
2GM con lo scopo di formare una società più equa e giusta.
I principali campi di intervento dopo la 2gm riguardano:
Pubblica istruzione, servizio sanitario nazionale, sussidi di disoccupazione o accertato stato di
bisogno, sistema pensionistico, assistenza per particolari forme di svantaggio.
Accesso alla cultura, sostegno biblioteche, musei, teatri e tutela ambientale
o quindi la Svezia ha stanziato delle risorse per realizzare uno stato sociale (quindi per
investire sull’istruzione e il capitale umano) – i cittadini hanno partecipato al processo
produttivo portando ad un aumento di produttività che a sua volta ha portato ad un
aumento di produzione e di reddito – e questo reddito ha permesso di risanare il debito
pubblico e successivamente ha permesso di ridurre la tassazione.
Il welfare europeo non è stato causa di inefficienza del sistema economico fino a che il finanziamento dello
stesso è stato compatibile con i tassi di crescita dell’economia e non è stato effettuato con larghi deficit del
bilancio dello stato
Le cause della crisi del welfare europeo sono riconducibili ad una serie di fattori:
- invecchiamento della popolazione – aumento dell’età media che ovviamente porta a richiedere
maggiori spese
- fenomeno della denatalità -> base ampia di una popolazione over 60 che deve essere finanziata da
una frazione sempre minore di under 60
- sono aumentati i costi delle nuove prestazioni
- è aumentata la povertà
- si richiede un maggior coinvolgimento della società civile per ripensare ad un nuovo welfare society
In Italia, nel 71, viene approvato lo statuto unico dei lavoratori che riconosce maggiori diritti ai lavoratori
determinando maggiori salari, le esportazioni sono meno competitive, e la bilancia commerciale inizia ad
avere particolari tensioni
Negli anni 70 finisce quindi la Golden age italiana e nel contesto europeo occidentale
Nel contesto internazionale vengono abbandonati il gold exchange standard e l’inconvertibilità del dollaro
nel 1973 con l’adozione di un sistema di cambi flessibili e un ritorno della speculazione
Ci fu poi la guerra dello Yom Kippur, nel 73, che vede contrapposti Israele a Siria ed Egitto questo
determina un embargo delle risorse petrolifere – il prezzo per barile di petrolio quadruplica
quindi l’aumento delle materie prime energetiche porta all’aumento dei prezzi dei prodotti finiti e
l’aumento dell’inflazione. (situazione nominata: Shock petrolifero – ce ne furono due: 1973 e 1979)
cerca di bilanciare con maggiori esportazioni dei prodotti made in italy verso i paesi produttori di
petrolio.
Con gli shock petroliferi (73 e quello del 79) cessa il periodo di stabilità delle materie prime in Europa
quindi aumentano i prezzi delle materie prime
Con gli shock si conclude il periodo delle golden age e si torna ad un’economia mondiale più instabile; dagli
anni 80, nei diversi paesi iniziano a verificarsi delle crisi interne che poi saranno alla base della crisi generale
generatasi tra il 2007 e il 2008.
Il periodo dal 73 al 95 vede dei tassi di crescita buoni e superiori a quelli americani ma che si dimezzano
rispetto a quelli precedenti il catching up tra USA ed Europa si è fermato prima –> è cessato il periodo di
implementazione di tecnologia statunitense e l’Europa deve diventare un’area capace di produrre
autonomamente proprie tecnologie
Il processo di imitazione della tecnologia americana è giunto a conclusione (il PIL pro capire europeo è più
basso di quello americano) in Europa si lavorano meno ore rispetto agli USA e sono più diffuse idee
contrattuali part time (negli USA non esistono questi contratti)
ITA= le ore lavorate sono minori, part time e la produzione per questo motivo risulta minore
Quindi l’Europa si deve attrezzare per diventare un’area in grado di produrre tecnologia propria in alcuni
paesi sta avendo buoni risultati, ma non in tutti i paesi europei
Il peggioramento del posizionamento europeo successivo agli anni ‘90 attiene alla finanziarizzazione
dell’economia mondiale e la crisi mondiale successiva
I prodotti di questa rivoluzione sono gli artificiali: plastica, fibre tessili sintetiche, biochimica (antibiotici e
ingegneria genetica), microchip, microprocessori che hanno portato lo sviluppo di informatica, elettronica e
robotica -> portando ad un cambiamento nel modo di vivere e nel sistema produttivo = si arriva alla
produzione flessibile (abbiamo sempre più robotica e sempre meno uomini in fabbrica)
- Abbandono catene di montaggio rigide e introduzione produzione flessibile (robot e impianti
automatici es. isole con possibilità di modificare e personalizzare i modelli con varianti).
- Sostituzione lavoro insalubre e pesante con macchine
Si è imposto il fenomeno della delocalizzazione delle fabbriche -> i prodotti ormai sono made in the world
perché il processo produttivo è frammentato su larga scala si è sviluppato il commercio su larga scala di
componenti e micro-parti dei prodotti finiti questo è stato possibile grazie all’elettronica che ha dato la
possibilità di controllare la produzione a distanza
- Globalizzazione produttiva: prodotti complessi made in the world il design e il progetto è a cura
della casa madre che affida i pezzi di produzione a filiali o fornitori indipendenti, scegliendo quelli
più specializzati o capaci di produrre a costi inferiori a seconda delle opportunità.
101
- Possibilità di controllo a distanza, fornito dall’elettronica, e la facilità attuale dei trasporti e delle
comunicazioni hanno favorito la frammentazione delle grandi imprese, le quali hanno coinvolto
nella loro filiera produttiva anche medie e piccole aziende altamente specializzate oppure aziende a
basso costo del lavoro nei paesi in via di sviluppo.
A seguito della globalizzazione si è visto l’inserimento di lavoratori specializzati in paesi in via di sviluppo;
invece, nei paesi sviluppati c’è stata l’uscita dalle imprese di personale non qualificato.
Le imprese sono organizzate a rete e quindi delocalizzano in vari paesi le fasi lavorative a basso valore
aggiunto; invece, quelle a più alto valore aggiunto rimangono in patria per poter pagare gli stipendi agli
operai qualificati
A rete perché hanno sì delle filiali nei paesi in via di sviluppo, ma poi alcune fasi produttive avvengono al
proprio interno con personale qualificato, poi a seconda del costo di qualità alcune fasi produttive vengono
affidate a soggetti specializzati
- legami che vanno oltre il mercato e che assumono natura contrattuale incitando le imprese dei
paesi sviluppati a spostarsi verso settori e lavorazioni ad elevato valore aggiunto per pagare i loro
alti salari e per non dover competere con i nuovi entranti, esternalizzando le produzioni a più basso
valore aggiunto nei paesi a basso costo del lavoro e/o in via di sviluppo.
Introduzione di software dedicati che possono essere utilizzati da impiegati meno specializzati -> hanno
generato un forte cambiamento: in precedenza il lavoro aveva una forma piramidale-> gli operai qualificati
formavano la base maggiore, poi c’era una base intermedia rappresentata dal lavoro impiegatizio e poi
c’era una parte verticista molto contenuta (manager ecc) – a seguito della terza R.I questa forma piramidale
si è deformata e ha assunto la forma a clessidra: il lavoro generico persiste, è aumentato il lavoro
direzionale e il segmento intermedio si è ridotto assottigliando le classi medie.
La dimensione delle imprese ha risentito della terza R.I: non abbiamo più le imprese gigantesche come nella
seconda R.I; ora si inizia delocalizzare e si è assistito al ritorno al lavoro a domicilio grazie allo smart-
working (grazie alle nuove tecnologie)
È cambiata anche la tipologia contrattuale del lavoro: il lavoro dipendente è diminuito a favore di forme
lavorative autonome il cambiamento del fattore lavoro e la frammentazione della forza lavoro si è
riflessa anche all’interno del mondo sindacale portando alla crisi del sindacalismo che si basava sulla grande
fabbrica.
Durante la terza R.I sono cresciuti soprattutto il settore terziario e il terziario avanzato
- Vertiginoso aumento dell’occupazione nei servizi: era post-industriale.
- Impianti sempre più miniaturizzati che portano ad un utilizzo minore di materie prime, energia
(diminuzione intensità energetica del Pil), lavoro manuale e generico.
- Nuovi prodotti e processi con ricadute sociali sul modo di vivere, lavorare e organizzarsi
socialmente delle persone (speranza di vita, famiglie e imprese)
La caratteristica dell’Oriente è l’intervento dello stato coniugato con i valori del contesto orientale ->
intervento non paragonabile allo stato massimale dell’esperienza sovietica, ma nemmeno paragonabile
102
all’inport sobstitution attuato dall’America latina che ha visto la limitazione delle importazioni attraverso
misure protezionistiche.
L’intervento dello stato della Cina e degli stati europei è diverso e ripercorre per certi aspetti quello
europeo ma con connotazioni più ampie
GIAPPONE:
Dopo la 2GM durante la quale venne colpito dal bombardamento (Hiroshima e Nagasaki), si ricostruisce ->
gli USA concedono al Giappone un piano di intervento molto simile agli obbiettivi del piano Marshall con la
finalità di poter disporre il Giappone di un baluardo contro l’espansionismo sovietico
- vengono eliminati gli zaibatsu ritenuti colpevoli di aver alimentato il nazionalismo nipponico
- creazione dei Keiretsu
Il GIAP investe nel settore dell’acciaio, in quello cantieristico e soprattutto nei mezzi di trasporto come
automobili, moto, navi – ma non nella costruzione degli aerei
Inoltre, si specializza nella produzione macchinari strumentali ed elettronica
Le imprese giapponesi muovo una concorrenza agguerrita alle imprese americane e in un cero momento si
ipotizza addirittura un sorpasso
Il ruolo statale era di sostegno alle politiche dei keiretsu attraverso il protezionismo, interventi
infrastrutturali e sostegno diplomatico -> si puntò a generare innovazione
Capacità di generare e sostenere piani di investimento a l/t e di realizzare innovazioni organizzative
all’interno dell’azienda, es. qualità totale intesa come miglioramento continuo (principio kaizen) e la
progressiva eliminazione degli sprechi nel mantenimento di stock di materie prime e prodotti intermedi
presenti nelle imprese a seguito dei calcoli precisi dei fabbisogni e dei tempi di lavorazione (just in time)
Verso gli anni 80 si pensava che il Giappone potesse superare il livello di innovazione Statunitense ma non
avvenne a causa della crisi di fine anni 80:
- a causa della svalutazione della moneta giapponese (yen), segue una speculazione finanziaria
portando ad una bolla immobiliare ciò determina appunto la crisi
- Tracollo e fallimento di numerose banche salvate con grave esborso di denaro pubblico
Sono necessari interventi da parte dello stato per sostenere le banche che erano coinvolte in questa bolla
speculativa immobiliare – questo intervento viene effettuato con l’utilizzo di denaro pubblico che
determina un aumento del rapporto tra debito pubblico e PIL= crisi giapponese
La banca centrale giapponese si ostina ad abbassare i tassi e, nonostante ciò, il GIAPP non perde la sua
potenza -> il GIAPP è una potenza economica di primo ordine nonostante abbia subito una forte crisi
LE 4 TIGRI ASIATICHE:
Hanno seguito un modello simile a quello giapponese
103
Hong Kong fu una colonia britannica da metà 800 fino al 97 quando la Cina ne riprese la sovranità
- ha basato il proprio sviluppo eco sulla terziarizzazione dell’economia, in particolare sul settore
finanziario
- ebbe un intenso sviluppo nel secondo dopoguerra: aumento popolazione, territorio ristretto, città
verticale
- la sua ricchezza deriva quindi dalla finanza e dal settore cantieristico
Singapore fu sottoposta all’amministrazione della Compagnia delle Indie Orientali inglese nella prima metà
dell’800, e poi divenne colonia inglese, per un breve periodo durante la 2GM fu sottoposta a dominio
giapponese, poi tornò alla GB e poi diventò autonoma negli anni 60
- economia manifatturiera
- attività cantieristica, navale
- è una delle principali mete turistiche
- sistema politico accentrato
- liberalismo economico che troviamo sia a Singapore che ad Hong Kong (entrambe sono città stato)
Taiwan (o Formosa) venne assoggettata al dominio giapponese nel 1894 - i giapponesi rimasero nell’isola
fino a fine 2GM e implementarono il proprio modello di sviluppo economico.
Con la fine della 2GM i giapponesi vengono espulsi e l’isola di Taiwan divenne luogo di guerra civile: i
nazionalisti sconfitti nel dicembre 1949 si rifugiarono nell’isola proclamando la Repubblica di Cina con
capitale Taipei.
Ma l’ONU non ha riconosciuto la repubblica cinese, ha riconosciuto l’altra Cina e Taiwan rimase priva di un
riconoscimento formale
Taiwan ha conosciuto uno sviluppo intenso grazie allo stato basato sull’iniziativa di gruppi industriali privati
(meno verticali e più orizzontali, formati da imprese di piccola media dimensione)
Economia vivace con il coinvolgimento dello stato secondo il modello giapponese in supporto dell’iniziativa
dei gruppi industriali privati che a Taiwan sono molto orizzontali cioè formati da piccole medie imprese forti
nell’elettronica, macchinario, petrolchimica e tessili.
Corea del sud che è il caso più eclatante di miracolo economico asiatico dopo il Giappone:
La Corea fu colonia giapponese nel 1910 – anche qui il GIAPP implementò il proprio modello di sviluppo
fintantoché il paese non venne suddiviso in due dopo la 2GM -> Corea del nord e Corea del sud.
- Sud popoloso e agricolo sotto protettorato americano.
- Nord più industrializzato sotto controllo sovietico
A partire dagli anni 60, la corea venne guidata dalla figura dal generale Park Chung-hee che decise di
sviluppare la manifattura leggera sulla base di un piano quinquennale piano che diede ottimi risultati al
punto che nel 1973 il generale decide di concentrarsi anche nell’industria pesante (acciaio, nucleare,
petrolchimica e canteri navali)
La Corea del sud si è sviluppata quindi su un modello nipponico a gruppi verticali (detti chaebol): hanno una
struttura familiare con un core business in diverse attività (Hyundai, Samsung, Daewoo, LG e Sk cinque
grandi chaebol.)
104
Il generale venne assassinato nel 79 – data da cui iniziò un processo di democratizzazione prime elezioni
democratiche nel 87e poi vennero introdotte anche le organizzazioni sindacali
Poi, nel 96, la Corea aderisce all’Ocse e assieme al Giappone rappresentano i casi più eclatanti di miracolo
economico orientale
La scarsa lungimiranza della dinastia Manciù fu una delle cause del ristagno economico e delle perdite delle
guerre contro le potenze straniere
Nel 1911 muore l’imperatore e iniziano le prime rivolte a sud 1912 vene proclamata la repubblica cinese
dai caratteri nazionalisti
Nel 1921 nasce il partito comunista di Mao Zedong e l‘anno dopo ha inizio una guerra civile che cesserà solo
nel 19449 con la vittoria dei comunisti (Mao) su nazionalisti -> Il partito nazionalista Kuomintang si stanzia a
Taiwan
La repubblica di Mao segue il modello di panificazione centralizzata alla sovietica Mao imita l’URSS
attuando un percorso di pianificazione centralizzata e tenta collettivizzazione dell’agricoltura che determina
un abbassamento dell’attività agricola e un grande carestia.
Nel 1950 la Cina si sgancia dall’URSS e ha luogo la rivoluzione culturale fino al 70 con il proposito di
eliminare la classe borghese attraverso la chiusura dell’università e delle scuole superiori e il forzato rientro
di tutti nella classe operaia
Durante il periodo di Mao Zedong la Cina ristagna
La morte di Mao avviene nel 76 e subentra Deng Xiaoping vara la grande riforma nel 1978
- politica del figlio unico per portare la natalità a tassi più affrontabili dall’economia;
- liberalizzazione dell’agricoltura non più a conduzione statale ma basata su cooperative agricole di
territorio (sul modello giapponese).
- riconoscimento necessità di importare tecnologie e nascita Zes, zone economiche speciali in cui
sono possibili investimenti esteri e commercio con l’estero, mentre si rende possibile la creazione
di imprese private.
- liberalizzazioni e privatizzazioni nonostante ancora oggi le decisioni strategiche siano prese dal
partito comunista cinese che non ha ancora messo in conto alcun progetto di democratizzazione
politica. In questo contesto è evidente la politica del caso russo che è molto diversa da quella
cinese
Nel caso cinese, pur rimanendo forte l’impronta del partito comunista, ci sono state delle timide
liberalizzazioni seguite da delle timide privatizzazioni che hanno condotto a risultati diversi rispetto alla
Russia
Nel 1992 la Cina diventa un’economia socialista di mercato e la pianificazione centralizzata viene sostituita
dall’economia mista in cui le imprese, estere, joint ventures, private cinesi e pubbliche cinesi, si misurano
col mercato all’interno di strategie elaborate dal partito (i piani quinquennali esistono ancora, ma sono
piani strategici e non direttamente operativi).
105
L’economia sociale cinese attiene a un processo di crescita economica dominato dall’alto secondo la
tradizione millenaria cinese (società cinese basata sul confucianesimo: rispetto e sottomissione) – basata su
implementazione di tecnologia estera
- Economia socialista di mercato? Diversa dall’economia sociale di mercato alla tedesca. Non
concerne solo un pesante ruolo dello stato, proprio di tutte le economie asiatiche, ma di un
processo di crescita economica dominato dall’alto secondo la millenaria tradizione cinese, che
finora non ha avuto grandi problemi perché basato sull’implementazione di tecnologia occidentale
Riforma della finanza con il passaggio dall’unica Banca del popolo dai tempi di Mao ad una Banca centrale
più quattro banche specializzate non in grado di controllare l’inflazione, fino alla metà degli anni ‘90
Dal 1994 migliore istituzionalizzazione della Banca centrale e stabilità della politica monetaria cinese con
interventi tempestivi al profilarsi dell’inflazione.
La Cina è cresciuta ritmi elevatissimi e ha inondato il mondo con i suoi prodotti a basso costo dati i livelli
salariali più bassi (solo nelle zone urbane hanno i salari più alti come nei paesi occidentali)
- Industrializzazione cinese: 47% del pil generato nella manifattura con tassi di crescita del pil
procapite del 5,3% nel periodo 1989-2000 e dell’8,5% nel periodo 2000-2010 e quantità enormi di
prodotti a basso costo dato il livello salariale più basso, eccezione zone urbane e avanzate.
- Investimenti in capitale umano per migliorare il personale docente e sviluppare laboratori di ricerca
e università di eccellenza in campo scientifico (spesa in ricerca salita dallo 0,5 all’1,42% tra 1995-
2007).
Investimenti esteri: strumento trasferimento tecnologie e creazione parchi tecnologici
Sfide future: dualismo città e campagne, rapporti fra mercato e regolazione, demografia e welfare
sostenibile, consumi interni mantenuti bassi con salari e tassi di cambio favorevoli all’esportazioni, assetto
politico e ruolo società civile, cura dell’ambiente e reperimento di materie prime e prodotti alimentari
INDIA
Diversamente dalla Cina è sempre stata un’area meno unita e del punto di vista storico ha presentato
vicende travagliate
In india l’attività mercantile, a differenza dalla Cina, si sviluppò precocemente e portò a frequenti scambi
con l’occidente -> l’India divenne presto terra di conquista di popoli stranieri a causa dell’incapacità del
governo centralizzato di mantenere un esercito in grado di contrastare le invasioni delle popolazioni
dell’Asia centrale nel nord e dei musulmani del Medio Oriente nelle coste del Sud
Tra il XIV-XV secolo l’India viene divisa in sultanati che commerciavano con arabi e italiani
Dal 56 al 39 domino dell’impero Moghul: attività mercantile fiorente sulle coste meridionali, promozione
manifattura soprattutto tessile, interno arretrato
- L’India subì il dominio commerciale e politico dell’inglese -> East India Company che nel 1858 unì le
Indie alla corona inglese.
- Ci furono una serie di carestie: dodici fra 1765 e 1858 e venti fra 1858 e 1947 (Demografia elevata e
l’agricoltura poco estensiva)
- l’aspetto meno negativo della lunga dominazione inglese risiede nell’attività manifatturiera ->
imprenditori locali furono in grado di accumulare ricchezze e know how; infatti, all’epoca
dell’indipendenza il 70% delle attività economiche era nelle loro mani
Nel 1947 acquisì l’indipendenza dopo la campagna di Gandhi che portò alla costituzione repubblicana e
formalmente vennero abolite le caste
106
L’unificazione territoriale fu difficile e non impedì ulteriori divisioni: nel 47 si stacco il Pakistan e nel 71
nacque il Bangladesh
- L’India è cresciuta grazie ad una pianificazione calata dall’alto quindi grazie all’intervento statale
che ha dato esiti positivi dopo con la liberalizzazione
- Non è una sorta di pianificazione perché il sistema di mercato non è stato mai abolito.
- Legame dei governi con la dialettica democratica in versione indiana.
- Introduzione liberalizzazioni e apertura verso l’estero anche in campo finanziario a partire dal 1989.
- Aumento tasso di crescita minore rispetto a quello cinese anche a causa dell’aspetto demografico.
- Terziario e agricoltura assorbono una vasta parte della popolazione indiana con livelli di
produttività bassi.
- Esistenza di grandi imprese e piccole medie imprese, dove lavora la maggior parte della
popolazione a basso costo e per l’esportazione di prodotti tessili.
- Cinematografia bollywoodiana.
- Terziario: servizi informatici e altri servizi alle imprese a basso costo su scala globale attirano in tal
modo investimenti stranieri.
Sfide future: 1/3 della popolazione è analfabeta, speranza di vita sui 60 anni, mentalità catastale, posizione
della donna, elevata percentuale di povertà assoluta (20%) e disuguaglianze economiche.
Ascesa dell’Asia nel XXI secolo si basa su un processo di imitazione del modello occidentale favorito
dall’eredità storica di una cultura complessa e articolata dove il ruolo attivo dello stato ha permesso la
partecipazione di tali nazioni alla circolazione mondiale di persone, merci e capitali
Lezione 18 – 28.04.22
ASCESA DEL NEOLIBERISMO E LA CRISI BANCARIA AMERICANA
La crisi del 2007-2008 in realtà ha origini che datano agli anni 60.
Gli anni 60 hanno visto un regime di cambi fissi con il gold Exchange standard - con quel regime ci sarebbe
dovuto essere un controllo maggiore e la speculazione sarebbe stata di basso livello ma in realtà, già nel
63, all’interno di questo sistema di cambi fissi, si aprì comunque un varco: nasce il mercato dell’euro-
dollaro -> si è stabilita la data del 63 perché per la prima volta l’URSS depositò i dollari derivanti dalla
vendita di prodotti petroliferi presso le banche occidentali senza chiederne il cambio nel rublo.
A partire da questa data, questo modus operandi diventa ripetitivo e questo finisce per formare dei
consistenti depositi di dollari presso le banche occidentali che vengono utilizzati e impiegati sempre in
dollari quindi si crea un circuito del credito privo di regolamentazione: le banche centrali europee dei
vari paesi hanno ovviamente autorità e giurisdizione solo sulle proprie monete e la FED americana non può
estendere il suo controllo fuori dal proprio stato: quindi le banche occidentali si trovano con una serie di
depositi di dollari che possono utilizzare lasciandoli in dollari (non convertendoli) poiché sono privi di
regolamentazione (non hanno autorità su una moneta che non è quella del loro stato).
Questo circuito del credito, detto mercato dell’euro-dollaro, con gli shock petroliferi degli anni 70, subisce
un’impennata legata all’aumento delle rendite dei paesi produttori di petrolio: nel 1973 315 miliardi di
dollari, nel 1983 2278 miliardi di dollari.
Questo mercato fa apprezzare alle banche la mancanza di regolamentazione: i mancati controlli fanno sì
che si possano conseguire guadagni maggiori, quindi, già a partire dai primi anni 80, inizia una lunga catena
di crisi finanziarie dovute ad eccessi di credito concessi a paesi con scarsa possibilità di restituzione
quindi la speculazione mondiale va a colpire i diversi paesi. Però queste crisi vengono concepite come
singole crisi, solo successivamente si capirà che la somma delle crisi ha condotto alla crisi generale del
2007-2008.
107
Dai primi anni 80 inizia quindi una catena di crisi: si effettuano prestiti a paesi che hanno scarsa possibilità
di restituzione, quindi, per ovviare ai problemi di mancata restituzione, sorgono una serie di innovazioni
finanziarie per rendere liquidi i prestiti:
- iniziano con la cartolarizzazione: si vende con uno sconto particolarmente forte un credito -> quindi
il credito di cui siamo in possesso viene venduto ad un prezzo inferiore di quello a cui era stato
concesso, in modo da recuperare la liquidità; una volta recuperata la liquidità si fanno nuove
operazioni
Vengono creati i derivati, gli hedge funds (fondi di copertura), gli abs (asset backed securities) vengono poi
creati si cds (credit default swaps) e i cdo (collateralized obligations) questi titoli permettono dei
rendimenti maggiori sia per le banche ma anche per i risparmiatori che li sottoscrivono bilanciando i rischi
con gli alti rendimenti.
Questi titoli configurati riscuotono successo e si assiste ad un aumento della loro emissione -> l’esplosione
di questi tioli è accompagnata da un cambiamento della natura delle banche: da aziende di servizio alla
produzione e al consumo, attraverso l’esercizio del credito, si tramutano in aziende di produzione di
profitto grazie all’ingegneria finanziaria.
Il cambiamento della natura delle banche risente della cosiddetta deregulation finanziaria che nasce negli
USA a partire dal 1980 a seguito dei provvedimenti presi dal presidente Reagan Nel momento in cui
nasce il mercato dell’euro-dollaro, le banche americane sono tagliate fuori e decidono di varare delle nuove
riforme per poter partecipare a questo mercato finanziario = riforme che prendono il nome di deregulation
finanziaria che comporta la nascita di grandi colossi bancari, così grandi da non poter fallire (colossi too big
to fail)
La deregulation inizia nell’80 e dura fino al 99 .
Inizialmente negli USA era in vigore il Glass Steagall Act che manteneva la dimensione delle banche piccole
e stabiliva una distinzione tra le banche di deposito e le banche di investimento (che potevano investire
solo i propri capitali) -> il Glass Steagall Act rimase in vigore fino al 1999, ma già dall’80 Reagal introduce
delle novità:
- nell’84 vengono ammesse una serie di fusioni tra istituti bancari nascono imprese di colossali
dimensioni
- nel 99 viene definitivamente abolito il Glass Steagall Act = si torna alla banca universale: ma la
banca universale americana è diversa da quella tedesca: la tedesca ha una lunga tradizione in
questa tipologia di attività, quella americana non ha tradizione e, a partire dagli anni 2000, si è di
fatto specializzata nell’orientamento al trading e alla speculazione (quindi i depositi del cliente
invece di essere investiti nel settore industriale vengono investiti nella speculazioni -> questo avrà
delle ripercussioni negativo)
Quindi con la deregulation e con la nascita di nuovi prodotti finanziari, si assiste ad una rapida circolazione
di capitali a breve termine grazie anche all’ausilio di nuove tecnologie informatiche che permettono di
vedere titoli istantaneamente in ogni parte del mondo con poche interferenze da parte delle autorità le
banche centrali hanno avuto una funzione di controllo limitata, spesso molte di queste operazioni venivano
registrate nei bilanci dei soggetti bancari solo nel omento in cui effettivamente avvenivano e, spesso, molte
di queste operazioni venivano condotte dalle società veicolo (Società parabancarie che movimentano
trilioni di dollari) -> queste società veicolo sono sottratte ai controlli delle banche centrali perché sono
considerati soggetti non formalmente bancari = questa tipologia di operazioni era detta “over the counter”
Questo comportamento delle società veicolo, che non erano assoggettate dai controlli e registravano le
operazioni alla conclusione, venne imitato dalle società bancarie europee che si avviano verso una leva
finanziaria non sostenibile.
teoria economica neoliberista – si inizia a percepire l’intervento dello stato nel sistema economico
come una presenza eccessivamente pesante che va ad alimentare la capacita dei mercati di
raggiungere l’equilibrio in modo autonomo, quindi tutte le manovre economiche che erano state
fatte dallo stato vengono ritenute come un ostacolo per il mercato – lo stato inizia ad arretrare
dal sistema economico, seguono una serie di privatizzazioni nei casi inglese e italiano, e quindi si
prendono una serie di manovre in senso contrario a quelle precedenti.
o i mercati sono in grado di auto-regolamentarsi e il rischio di credito si abbassa sino a
scomparire quando non lo si detiene in forma originaria ma lo si distribuisce su una vasta
platea di debitori, (coloro a cui si dà credito) e creditori (i risparmiatori).
- l’altra motivazione è il fondamento teorico: si riteneva di aver trovato un modo di arricchirsi senza
doversi applicare al lavoro grazie ai prodotti dell’ingegneria finanziaria -> questo fu il fondamento
degli operatori finanziari che effettuarono diverse vendite con pochi scrupoli
- sismo delle autorità bancarie e di vigilanza
Le imprese in quel periodo avevano come obbiettivo la massimizzazione del profitto per gli azionisti e si
pensava che fosse possibile avere maggior rendimenti investendo in prodotti dell’ingegneria finanziaria. Le
banche americane si lanciano in operazioni di credito senza copertura, aumentano i mutui per l’intero
valore dell’immobile all’atto del contratto, carte di credito multiple, spostamenti internazionali di capitali
per attaccare paesi (debito pubblico e moneta).
- La crisi successiva coinvolse la Russia nel 1998 che era appena uscita dal crollo del partito
comunista
- poi nel 2002 ci fu una crisi in argentina legata alla sopravalutazione del peso agganciato al dollaro
- Dopo il crollo delle torri gemelle ci fu la crisi della dot.com negli USA: crisi dovuta alla crescente
sopravalutazione delle società legate all’informatica
tutte queste crisi periodiche furono trattate isolatamente e si predisposero dei meccanismi a doc
per risanarle, senza capire che in realtà erano tutte legate da un filo conduttore
Queste portarono poi al collasso generale nel 2007-2008 a causa dell’insostenibilità dei mutui subprime->
questi erano rischiosi perché dati a persone che difficilmente avrebbero potuto ripagarli, che a loro volta
avevano fatto rialzare il prezzo delle case.
Aumenta il numero di mutui, aumenta il prezzo delle case, gli investitori fanno fatica a rimborsare le rate, le
rate aumentano e le banche iniziano a vendere gli immobili sul mercato, la vendita provoca una
svalutazione del loro valore che conduce poi al tracollo.
Quindi la mancata restituzione dei rimborsi e la vendita degli immobili determina il crollo dei prezzi delle
case
Viene a crollare tutto il sistema insieme a tutte le altre operazioni producendo un effetto domino: a questa
crisi si arrivò anche per l’impreparazione degli economisti che non avevano previsto una possibile
situazione del genere
- Opacità sistema tale che nessuno degli economisti seppe prevedere e stimare la dimensione della
bolla finché questa non si esplicitò con gravi danni collaterali
Le banche non si fidavano più a fare operazioni tra di loro poiché non sapevano più quanti titoli tossici
avevano nelle loro mani, e vanno in crisi questo avviene sia negli USA che in GB, Islanda e Cipro (le
banche europee avevano seguito il modello di operatività delle banche americane)
A questi paesi iniziarono a seguire anche altri paesi come Irlanda e Spagna con speculazioni edilizie – poi
Portogallo, Grecia e Italia (paesi che non avevano conti in ordine a livello europeo con un elevato debito sia
pubblico che privato)
La causa principale di tutto ciò è stata l’esistenza di un sistema finanziario che ha incentivato i privati ad
indebitarsi al di là del ragionevole, molto prima che si facesse largo un grave indebitamento pubblico
dovuto alle risorse spese per i salvataggi.
Poi la crisi diventa pesante nel caso italiano perché si innesta su una struttura che parte già in deficit e
gravata da un elevato debito pubblico a cui si aggiunge il debito per sostenere gli istituti bancari in crisi.
Anche gli altri paesi hanno visto un aumento dell’indebitamento pubblico in seguito agli aiuti per i
salvataggi bancari.
Le banche statunitensi fungono da moltiplicatore negativo e nessun politico si assume la responsabilità di
far fallire una banca (ad eccezione della Lehman Brothers, che venne lasciata fallire anche se la sua era una
crisi di liquidità piuttosto che di insolvenza.)
La differenza con la crisi del 29 è che in questo caso sono state varate delle operazioni di salvataggio,
governativo soprattutto nel contesto americano – provvedimenti per salvare a situazione:
- venne approvato il Tarp: Troubled Asset relief Program che permetteva la spesa di 700 miliardi di
dollari, poi ridotti a 475 da parte del Tesoro americano a scopo di salvataggio
- Molti miliardi provennero da altre fonti come la Federal Reserve per un totale di 3.116 miliardi di
dollari di cui 1650 per salvare due banche semipubbliche, Fannie Mae e Freddie Mac esposte sui
subprime, 256 per l’assicurazione anch’essa semipubblica Aig e il resto per oltre un migliaio di
istituti finanziari, fra cui JP Morgan, Bank of America e Citigroup.
Nonostante gli aiuti per arginare la crisi, ci sono state delle conseguenze negative:
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Sono provvedimenti che hanno messo al riparo da situazioni drammatiche e hanno evidenziato la necessità
che la banca centrale svolga maggiori compiti operativi anche se va a discapito delle singole banche centrali
dei paesi europei
Nel momento in cui si pensava ad una ripresa della situazione economica Covid e poi guerra in Russia