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Questa raccolta di studi rappresenta una sorta di viaggio all‟interno di quel tempo che ha preceduto
la fondazione della disciplina alla metà del secolo scorso, per poi addentrarsi nella situazione attuale
italiana, europea e mondiale. Il viaggio prosegue poi in direzione dei principi basilari della musico-
terapia che da questa storia sono scaturiti e degli strumenti musicali utilizzati, visti da vicino, fino
ad indagarli nella loro essenza relazionale, nella loro „anima‟.
È stato come rispondere alla domanda: ma dove, come e quando è venuta fuori questa disciplina?
RENATO DE MICHELE
Musicista, Musicoterapista, Supervisore.
__________________________________
Il testo è depositato e tutelato. È vietata la riproduzione, le fotocopie e la diffusione non autorizzata dall’Autore.
In copertina: Exploratorium (www.emaproject.eu; foto di Annemies Tamboer), riproduzioni di strumenti musicali primitivi.
Napoli – 2018
INDICE
27 CAP. 3 – LA MUSICOTERAPIA
Musica ed emozioni
Musica come terapia o musica in terapia?
I principi della musicoterapia
I modelli di riferimento
Il setting in musicoterapia
Limiti del termine „musicoterapia‟
Il musicoterapista
Come documentiamo un caso clinico?
Livelli e tecniche di intervento
83 BIBLIOGRAFIA
1 Nel paleolitico superiore, 10.000-9.000 anni fa, con la nascita dei primi stanziamenti stabili e delle
prime economie agricole, dotate di relativo surplus alimentare.
2GINO STEFANI, in L'etica musicale di S. Agostino, in Jucunda Laudatio, Rassegna Gregoriana, Fondazione
Giorgio Cini, Venezia, 1968.
3 In WIGRAM et AL., Guida Generale alla Musicoterapia, pg. 2, v. bibl.
4
Ibidem, pg. 8.
5 DEUMM, Il lessico, vol. II, pg. 163, voce Estetica musicale.
6 Ibidem.
7 Enciclopedia della Musica, Garzanti, Torino, rist. 2002, pg. 446.
8 DEUMM, Ibidem, pg. 163.
15 Ibidem.
16 H. DE LA MOTTE-HABER, op. cit., pg. 5.
17 Enciclopedia della musica di G. Ricordi, op. cit., pgg. 497-498.
18 H. DE LA MOTTE-HABER, op. cit., pg. 5.
19 ALF GRABIELSSON in La Psicologia della Musica in Europa ed in Italia, a cura di GINO STEFANI e FRANCA
FERRARI, Ed. Clueb, Bologna, 1986 ed ampliata, pg. 31.
20 Ibidem, pg. 32.
21 Ibidem, pg. 37.
27 JOHANNELLA TAFURI, Psicologia genetica della musica, Bulzoni Editore, Roma, 1991, pg. 7.
28 ROLANDO O. BENENZON, Manuale di Musicoterapia, Borla, Roma, 1984, pgg. 46-55.
29 J. TAFURI, op. cit., pg. 10.
30 RENZO CANESTRARI, Psicologia generale dello sviluppo, Ed. Clueb, Bologna, 1984, pg. 141.
31 FRANCESCO DELLI SANTI in Dispensa Psicologica della Percezione e della Memeoria, relativa al corso trien-
nale di musicoterapia, Conservatorio U. Giordano di Foggia, a.a. 2002-2003.
32 Ibidem.
La percezione uditiva
Secondo le leggi percettive gestaltiche esiste una costanza della grandezza e della forma
anche nella percezione dei suoni; questa ipotesi è comprovata dall‟esperienza uditiva in
cui si ha il mantenimento della costanza del volume del suono, per sui un suono il cui vo-
lume è variabile viene percepito come se fosse in movimento. Il famoso fenomeno acustico
denominato „effetto Doppler‟ ci dimostra come la percezione del volume di un suono varia
a seconda del suo avvicinarsi o allontanarsi, dall‟incrementarsi o dal diminuire
dell‟intensità, unitamente ai vari andamenti che il suono può assumere avvicinandosi o di-
stanziandosi dal nostro udito: „crescente‟, „calante‟34.
La legge gestaltica della costanza della forma trova un sua permanenza nel mante-
nimento del riconoscimento soggettiva di una struttura musicale, che rimane invariata nel-
la riproduzione pur presentando livelli ampi di distorsione.
Ciò che maggiormente ricopre importanza nella percezione uditiva è l‟aspetto tem-
porale: la sequenza temporale degli stimoli sonori viene infatti a strutturarsi in un insieme
caratterizzato dal ritmo, e da qualità come l‟armonia, la cadenza e la consonanza.
La disposizione temporale dei suoni e gli intervalli tonali, in particolare, sono in gra-
do di fornire stimolazioni tali da indurre reazioni motorie ritmiche e variazioni del tono
affettivo nell‟uomo.
È sicuramente in un passato molto più lontano che possiamo riscontrare le prime
concezioni, riguardanti le influenze della musica sull‟uomo, soprattutto risalendo alla ci-
viltà Greca che riconosce alla musica particolari valenze e ne individua, nel sistema moda-
le, un aspetto simbolico e funzionale. Queste concezioni continuano tuttora ad essere mo-
tivo di indagine e di speculazioni, ma in un‟ottica traslata, nel „nostro‟ sistema musicale
33 Ibidem.
34 R. CANESTRARI, op. cit., pg. 161.
35 IRÈNE DELIEGE, La percezione della musica in Enciclopedia della Musica, vol. II, Il Sapere Musicale, Ei-
naudi, Torino, 2002, pg. 305.
36 Ibidem, pg. 306.
37 Ibidem, pg. 307.
38 Ibidem, pg. 308.
39 Ibidem.
40 Ibidem.
41 Ibidem, pg. 311.
64
D‟ora in poi il termine „musicoterapia‟ potrà comparire nella forma abbreviata: „MT‟.
65 TONY WIGRAM, Dispensa di musicoterapia, 2003, pg. 11.
66 KENNETH E. BRUSCIA, Definire la musicoterapia, Ed. Gli Archetti, Roma, 1989, pg. 47.
71 G. DI FRANCO, op. cit., pg. 68. Il concetto di oggetto intermediario è però di Benenzon.
72 R.O. BENENZON, op. cit., pg. 60.
73 GIANLUIGI DI FRANCO, op.cit.
74 R.O. BENENZON, op. cit., pg. 60.
75 MICHEL IMBERTY, La musica e l'incoscio, in Enciclopedia della Musica, op. cit., pg. 336.
76 G. DI FRANCO, op. cit., pg. 46.
77 Dispensa tratta e aggiornata dal volume a cura di RENATO DE MICHELE, ELENA DE ROSA, FFFortissi-
mo. La musica dei bambini. Più forte di ogni terremoto!!!, progetto di ricerca-aiuto nelle scuole medie di
L‟Aquila aa.ss. 2010/11 e 2011/12, Cap.1 p.15-23, © ISMEZ Ed., Roma 2012. Diritti riservati.
78 ROLANDO O. BENENZON, VIOLETA DE GAINZA H., GABRIELA WAGNER, La nuova musicoterapia. Tradu-
zione di ANNALISA SASSANO, Roma, Il Minotauro, 1997 (Phoenix), p. 9.
79 Il concetto di setting fa riferimento alla definizione che WINNICOTT [v. par. dedicato al setting in MT].
I modelli di riferimento
Per completezza, riportiamo i principali modelli utilizzati in musicoterapia. Questi sono
stati definiti durante il IX CONGRESSO MONDIALE DI MT (Washington, 1999), e sono:
1) Modello BENENZON – ROLANDO O. BENENZON, Argentina.
Si basa sul concetto di ISO (identità sonora). Secondo questo modello, di stampo psicoanaliti-
co con successivi risvolti psicodinamici, la musicoterapia può essere definita in due modi: 1)
Si considera l‟aspetto „scientifico‟, occupandosi dello studio e della ricerca del complesso
suono-essere umano con obiettivi diagnostici e terapeutici. 2) L‟altra considera l‟aspetto „te-
rapeutico‟, secondo il quale la MT è una disciplina paramedica che utilizza il suono, la musi-
ca e il movimento per provocare effetti regressivi e aprire canali di comunicazione, con
l‟obiettivo di attivare, per loro tramite, il processo di socializzazione e di inserimento sociale,
inteso nel piccolo e nel medio gruppo di pari.
2) Modello NORDOFF-ROBBINS – PAUL NORDOFF e CLIVE ROBBINS, USA.
La musicoterapia creativa, da loro pensata, è un approccio alla terapia individuale e di grup-
po basato sull‟improvvisazione. I due, rispettivamente musicista e insegnante di sostegno,
hanno lavorato insieme, nella seconda metà del secolo scorso, in équipe clinica per diciassette
anni trattando bambini handicappati affetti da varie menomazioni e problemi. Nordoff e
Robbins definirono il loro approccio «creativo» perché il terapista „crea‟ musica, situazioni e
sequenze terapeutiche. La musica viene usata perciò come terapia piuttosto che in terapia.
3) Modello AOM (Mt Orientata Analiticamente) – MARY PRIESTLEY, Inghilterra.
La musicoterapia orientata analiticamente, di stampo junghiano, è un modello basato
sull‟improvvisazione. Viene definito come l‟uso delle parole e delle improvvisazioni di mu-
sica simbolica da parte del terapista e del paziente allo scopo di esplorare la vita interiore del
paziente e fornirgli la predisposizione alla crescita. Un elemento caratteristico di tale
modello è che l‟improvvisazione del paziente è spesso stimolata e guidata da titoli pro-
grammatici. Il metodo è stato originariamente creato per pazienti adulti ed è stato u-
tilizzato per una vasta gamma di disturbi psicologici; in seguito, parte del lavoro è
stata anche orientata ai bambini.
4) Metodo GIM (Immaginario Guidato e Musica) – HELEN BONNY, USA.
80 CLAUS BANG, Un mondo di suono e musica, in Music and health, edited by EVEN RUUD, Oslo, Norsk Mu-
sikforlag, 1986, p. 20.
81
Ai primordi, la musicoterapia recettiva era chiamata „passiva‟, termine abbandonato per ovvi motivi.
82 KENNETH E. BRUSCIA, Definire la musicoterapia. Percorso epistemologico di una disciplina e di una profes-
sione. Traduzione di FRANCESCO BOLINI, Roma, ISMEZ, 1993, p. 92.
83
JULIETTE ALVIN, Music therapy, (revised edition), John Claire Books, London 1975, pg. 22.
Il setting in musicoterapia
Il concetto di setting fa riferimento alla definizione che WINNICOTT dà della situazione
psicoanalitica tradizionale, laddove viene indicato come un insieme di regole che permet-
tono lo strutturarsi della relazione terapeuta/paziente e come una configurazione riguar-
dante tempo e spazio [Winnicott, v. bibl.]. Nella sua descrizione, Winnicott non definisce so-
lo un livello fisico del setting, ma anche uno mentale.
Oltre alla corporeità e presenza fisica, l‟operatore mette a disposizione la capacità di
comprendere, di contenere gli stati d‟animo dell‟altro, e di trasformare i pensieri del pa-
ziente in emozioni comunicabili [ibidem]. In musicoterapia, pertanto, il setting rappresenta
l‟ambiente e il rapporto che viene creato nella relazione tra musicoterapista e paziente o
gruppo; è lo spazio fisico e mentale, il „luogo protetto‟ dove si svolge il trattamento musi-
coterapico e costituisce una parte importante di ogni seduta, le cui modificazioni provoca-
no cambiamenti nella condotta e nel comportamento dei pazienti. «Il setting fa parte della
consegna di un contesto non-verbale […]. Il setting può essere costituito dallo studio di musicote-
rapia propriamente detto. Però può anche stabilirsi all‟aperto nella natura e nell‟acqua» [BENEN-
ZON, DE GAINZA, WAGNER, La nuova musicoterapia, p. 15].
Il musicoterapista
In molti paesi del mondo (USA, Argentina, Australia, Danimarca, Paesi scandinavi, in
particolare) la formazione viene affidata a corsi universitari di laurea quinquennale. In al-
tri paesi la formazione si limita a corsi triennali (Bachelor). In altri ancora sono presenti solo
Master universitari, o di corsi triennali non riconosciuti a livello pubblico.
In Italia, il musicoterapista è una figura professionale dotata di specifiche competen-
ze, sebbene non ancora riconosciuta a livello governativo.84 È un professionista formato in
musicoterapia attraverso Corsi di Formazione generalmente triennali.85
È bene avere programmi di formazione [in musicoterapia, ndr] che offrano specializ-
zazioni in aree specifiche, ma vi deve essere un comune livello base concordato, un con-
cordato numero minimo di ore di studio in musica, psicologia, metodologia e terapia.
Inoltre, è importante avere un minimo numero di ore di pratica clinica supervisionata.86
84 V. il paragrafo successivo: Breve storia sui tentativi di riconoscimento della Musicoterapia in Italia.
85 Cfr. il paragrafo [omonimo, riportato appresso] dedicato ai Corsi di formazione in Italia curato da
Gianluigi di Franco in TONY WIGRAM – INGE NYGAARD PEDERSEN – LARS OLE BONDE, Guida generale alla
musicoterapia. Teoria, pratica clinica, ricerca e formazione, Ismez, Roma, 2003, pp. 268-269.
86 TONY WIGRAM, Riconoscimento del ruolo professionale del musicoterapista. Un processo europeo, in Musico-
terapia in Italia. Scuola, handicap, salute mentale, a cura di GIANLUIGI DI FRANCO e RENATO DE MICHELE, Na-
poli, Idelson, 1995, pp. XXV-XXVII.
87 GABRIELLA GIORDANELLA PERILLI, Premessa, in BRUSCIA, Definire la musicoterapia, p. 8.
88 GIANLUIGI DI FRANCO, Le voci dell'emozione: verso una pragmatica della musica come terapia, ISMEZ, Roma
2001.
TRATTAMENTO
9bis. COMPILAZIONE, ORGANIZZAZIONE E ANALISI QUANTITATIVA DEI DATI [presentazione effettiva, riporto grafi-
co e trasversale anche rispetto alla periodicità della valutazione in itinere con specificazione della presenza o meno di
Supervisione didattica, di Tutoraggio, di Supervisione clinica del Servizio].
10. DESCRIZIONE DEL PERCORSO.
La terapia può essere elaborata e preparata (come esplicitato chiaramente, con relative motivazioni,
in fase iniziale di Ipotesi di trattamento) in uno dei seguenti modi:
a) per singole sedute e in maniera discorsiva (sconsigliato),
b) per valutazione quali-quantitativa trasversale di ciascuna variabile (o scheda) osservata,
c) per gruppi di sedute (ogni numero fisso di sedute),
d) per fasi della terapia (basato sui cambiamenti rilevanti).
11. ANDAMENTO DELLA RELAZIONE E DELLA PROCESSUALITÀ dell‟intervento [emotività espresse, natura della re-
lazione ed investimenti affettivi], tramite un‟analisi dei riporti delle sedute. È la parte più importante del lavoro
e richiede costanza e metodo, rigorosi e coscienziosi.
CONCLUSIONI
14. CONCLUSIONI (agganciate agli obiettivi iniziali) e riflessioni a cui eventualmente aggiungere considera-
zioni approfondite sul significato del percorso con il Supervisore e/o Tutor.
15. PROSPETTIVE FUTURE DEL CASO dopo la naturale conclusione della terapia ed eventuali follow-up previsti,
(ovvero quali controlli successivi, e a distanza di quanto tempo ognuno).
89 Cfr. FELICITY BAKER – TONY WIGRAM, Songwriting. Metodi, tecniche e applicazioni cliniche per clinici, edu-
catori e studenti di musicoterapia. Trad. A. De Vivo, Roma, ISMEZ, 2008 (Gli Archetti).
L’accordatura
Uno strumento musicale deve essere ben accordato. Questa è la regola. Ma bisogna rap-
portare sempre tale regola all‟obiettivo da perseguire. Di fatto, la perfezione o
l‟imperfezione dell‟accordatura di uno strumento musicale possono entrambe far parte
dell‟agito sonoro in un determinato contesto.
Esempio 1: un‟esecuzione classica richiede la perfetta accordatura degli strumenti.
Esempio 2: una banda di paese può essere maggiormente comunicativa se i suoi
strumenti non sono perfettamente accordati.
Gli strumenti musicali, rispetto a tanti altri strumenti di terapia, posseggono il van-
taggio di essere „sociali‟ nel loro essere mediatori di una comunicazione sonora, di tra-
smettere calore, cultura, seduttività, intuibilità, emotività.
Questa pre-comunicazione, ovvero questa predisposizione ad un terreno comune per
la relazione, fa degli strumenti musicali, in particolare quelli destinati alla terapia, il luogo
su cui si andrà ad imperniare il fulcro della nostra relazione col paziente.
Se la lettura dell‟oggetto significante „strumento musicale‟ è condizionata dalla no-
stra relazione con esso, secondo tutto quello che finora si è detto, allora tanto più la „lettu-
ra‟ dei significanti sonori, intesi come gesti sonori dei pazienti, andranno letti a vari livelli
di significato (meta-livelli).
Ma questo farà parte della storia che maturerà nelle esperienze agite, oltre che nello
studio delle varie teorie della musicoterapia e dei suoi casi clinici.
1. Idiofoni (suono prodotto dalla vibrazione del corpo stesso dello strumento musicale).
1.a. Ad urto: cimbali, piatti, nacchere.
1.b. A scuotimento: sonagli, sistri, raganelle, maracas.
1.c. A sfregamento: armonica a bicchieri, legnetti intagliati, guïro.
1.d. A pizzico: scacciapensieri, tamburi a lingue di legno.
1.e. A percussione: triangolo, gong, campane, xilofono, vibrafono.
Altre classificazioni sono state proposte, come quella molto interessante di ANDRÉ
SCHAEFFNER nel volume Origine degli strumenti musicali (Sellerio, Palermo, 1987). Preferisco
tuttavia non addentrarmi, anche perché tali classificazioni, sebbene utili allo studioso di
etnomusicologia per una sistemazione organica, non risultano versatili e precise. È diffici-
le, ad esempio, classificare correttamente il tamburo a lingua (membranofono o idiofono?)
o, ancora, lo scacciapensieri (marranzano). Né una corretta identificazione di uno strumen-
to potrà farci fare un passo in più rispetto alla comprensione „comunicazionale‟ del suo
uso. Per non parlare degli „oggetti sonori‟ dell‟ambiente. Prendiamo, dunque, per buona la
classificazione sopra suggerita senza andare, per quel che ci riguarda, tanto per il sottile.
Lo strumentario Orff
È un‟insieme di strumenti creati dal musicista CARL ORFF intorno agli anni ‟50 destinati i-
nizialmente ad esecuzioni radiofoniche, ed utilizzati in seguito, per la loro semplicità
d‟uso, a fini didattici e, successivamente, terapeutici.
Vi sono tra essi strumenti idiofoni, membranofoni, cordofoni.
L‟intuibilità d‟uso, i timbri intensi, la robustezza, la leggerezza, sono alcune tra le ca-
ratteristiche più interessanti di questo strumentario, che si presta ad un infinito numero di
applicazioni: nella prevenzione, in ambito scolastico e in una vasta gamma di patologie.
nella relazione:
- fanno vivere le sonorità in modo attivo;
- favoriscono la vicinanza fisica (strumento-persona; persona-persona);
- consentono la costruzione di un contesto del „come se‟;
- favoriscono l‟espressione di bisogni primari (angosce, desideri...);
- consentono di vivere attivamente il proprio spazio-tempo.
Il pianoforte
Le sonorità dell’ambiente
L‟ambiente circostante fornisce di per sé molte sonorità quasi sempre disorganizzate: traf-
fico, richiami, campanelli, strilli e urla, porte che si aprono o sbattono, il vento che soffia
attraverso gli infissi, lo starnuto, la tosse, il singhiozzo, la pioggia, il tuono, l‟acqua che
scorre, il sospiro, la risata. Tutte sonorità che è possibile in qualche modo organizzare con
registrazioni, imitazioni vocali o strumentali. In questo modo è possibile utilizzare anche
queste fonti come strumenti, in senso lato s‟intende, che possono fornire spunti preziosi
per l‟integrazione delle sonorità in terapia. È possibile, inoltre, recuperare sonorità anche
dal patrimonio individuale del paziente.
A puro titolo di elencazione di queste ultime possibili sonorità da poter recuperare,
voglio suggerire appresso alcuni fattori di condizionamento sonoro che sono frutto di un
mio particolare lavoro ad integrazione di quello già compiuto da Benenzon nel suo Manua-
le di musicoterapia [v. bibl.]. Qui il termine „condizionamento‟ non va inteso nell‟accezione
negativa con il quale viene normalmente utilizzato, bensì in un senso neutrale sospensivo
di ogni giudizio di valore.
Tale elenco, sebbene meditato, non vuole essere assolutamente esaustivo di tutti i
possibili fattori sonori condizionanti, bensì intende fornire una panoramica che testimoni
l‟ampiezza del campo sonoro esperibile all‟interno di un‟interazione sonora tra persone.
Il corpo
Altro strumento importante che occorre citare è il nostro corpo. Con il corpo si comunica,
oltre che con la gestualità e con il modo di apparire, con i suoni che con esso si possono
emettere. Infatti, possiamo produrre una quantità impensabile di sonorità con il nostro
corpo, più di quante generalmente non si creda.
A solo titolo di esempio, voglio citare [v. Tabella L‟umanofono‟] quel che è emerso da
un‟attivazione proposta in un setting di MT in un centro contro le Dipendenze [R. DE MI-
CHELE, R. MATTO, Ser.T. 50 ASL Napoli 1, 1999]. Si trattava di creare con il corpo, voce
compresa, quanti più suoni possibile a turno e in cerchio, riproducendoli dal vivo. Ne è
uscito fuori un divertente gioco da cui è scaturito un elenco di circa 130 sonorità corporali
che abbiamo voluto chiamare l‟‟Umanofono‟.
Li abbiamo successivamente suddivisi in: 1. Suoni di TESTA; 2. Suoni di TRONCO e
con ARTI SUPERIORI; 3. Suoni di BACINO e con ARTI INFERIORI.
La percezione e le risposte
Sebbene il problema della percezione non sia un argomento di stretta competenza del mu-
sicoterapista, tuttavia occorre fornire alcuni elementi che si trovano, per così dire, al confi-
ne con le altre discipline, quali quella medica e quella psicologica.
La percezione del ritmo, dell‟intensità, del timbro dell‟altezza e di tutte quelle carat-
teristiche sonore proprie di una esecuzione vanno individuate in questa sede, per poi esse-
re trattate ed escusse in altra.
Il ritmo è una di quelle caratteristiche dell‟esecuzione che, nella sua immediatezza, la
rende comunicativa ed interagibile. Esso è in pratica un messaggio del tipo: „Io sono qui,
La „modalità oggettuale‟
Uno dei „modi‟ di approcciare lo strumento è quello del come il paziente afferra e
suona lo strumento. Se, cioè, lo prende per il verso proprio e se lo suona propriamente. Ad
esempio, cercare di suonare un tamburello percuotendo la membrana con le unghie è un
modo improprio di usare gli strumenti, come ancora il suonare il triangolo con un maz-
zuolo felpato.
A prescindere dalla creatività o dall‟inesperienza nell‟uso degli strumenti che queste
modalità possono far trasparire o ne possono essere connotate, usiamo definire il modo di
approcciare lo strumento come „modalità oggettuale‟ del dato paziente verso lo strumento.
4. Come ci si esprime sia sonoramente (dinamica; ad es.: pp, p, mf, f, ff, o andamento grafico), che
negli altri aspetti della comunicazione non verbale?
Questa è la parte più descrittiva fra i vertici qui indicati. In esso rientrano la modalità
oggettuale, l‟approccio con il corpo allo strumento, le sonorità scelte, la capacità di speri-
mentare e sperimentarsi, la dinamica sonora, la capacità di proposta e di risposta sonore.
Anche altri „vertici‟ devono finire sotto tiro in questo item, come quelli relativi ad al-
tri aspetti della comunicazione non verbale, per quanto detto all‟inizio nella premessa di
questa trattazione. Tali gesti non verbali, infatti, generano quel contesto in cui la patologia
si definisce e caratterizza, e dei quali vanno monitorizzati tutti i cambiamenti.
Di questi gesti non verbali voglio qui fornire un elenco puramente indicativo:
. Postura;
. Orientamento reciproco, mobilità e gestione dello spazio;
. Sguardo, mimica facciale;
. Mimica corporea, drammatizzazione;
. Ridondanze comportamentali del singolo e/o del gruppo;
. Rituali di gruppo;
. Ossessività gestuali dei singoli;
9. Quante sono le fasi che la produzione sonora di quella data seduta ha attraversato?
Una buona norma di osservazione è il riporto per „fasi‟ delle sedute. Ossia la capacità
di coglierne i momenti salienti in unità temporalmente definite e unitariamente caratteriz-
zate da un determinato andamento sonoro o da episodi specifici che siano dotati di un ini-
zio e di una fine.
90
La „scheda delle 7W‟, è riportata nel volume di G. di Franco e R. De Michele (a cura di) Musicoterapia in Ita-
lia, pg. 185, Idelson, Napoli, 1995.
91
Le linee storiche sono state qui notevolmente ampliate a partire dal breve profilo storico delineato in
una relazione di FERDINANDO SUVINI, già Vice-Presidente EMTC, alla stessa Confederazione.
La Scuola Napoletana
Con le parole del suo fondatore, GIANLUIGI DI FRANCO – pioniere indiscusso della musico-
terapia italiana, scomparso nel 2005 –, riportiamo il senso dell‟esperienza formativa napo-
letana da lui fondata e portata avanti fino al 2005 e che ha dato origine a innumerevoli e-
sperienze in Italia, non solo nel Sud ma anche a livello nazionale e internazionale.
I brani qui riportati sono stati estrapolati dal volume, edito a sua cura, La Scuola Na-
poletana, un Modello per la Formazione in Musicoterapia, ISFOM, Napoli, 2002, pgg. 7-9.
“(…) In occasione del 9° Congresso Mondiale di Musicoterapia (Washington, Dic. ‟99), è sta-
to fatto un grosso passo avanti dalla comunità internazionale di musicoterapia allorquando sono
92
È qui riportato l‟intero paragrafo 6.7 della Guida generale alla Musicoterapia, 2002, pg. 268-269, v. bibl.
Accanto a queste organizzazioni „ufficiali‟ sono sorte tante altre Associazioni, Scuole
e Corsi – alcuni attivi, altri cessati – in tutte le Regioni d‟Italia. Il panorama è davvero va-
sto e ciascuna delle realtà possiede una sua storia particolare, che sarebbe davvero troppo
complicato riportare in questa sede.
Da un calcolo sommario, il numero di musicoterapisti in Italia, al 2018, dovrebbe ag-
girarsi intorno ai seimila operatori, con varia formazione personale e provenienza.
94
Oltre che dal volume di G. di Franco, si fa riferimento ad un paragrafo su FFFortissimo. La musica dei
bambini. Più forte di ogni terremoto!!!, a cura di R. De Michele e Elena De Rosa, ISMEZ, Roma 2012, pg. 19.
Numerosi, quindi, e a più riprese, sono stati in Italia i tentativi di riconoscimento del-
la professione di „musicoterapista‟, fin dalla sua nascita, ma fino a oggi infruttuosi.
Ecco qui elencate le principali PROPOSTE DI LEGGE NAZIONALI nel corso degli anni:
- Proposta di Legge, XI Legislatura, on. Bottini, n. 2698 del 25.5.1993: Norme per favorire gli interventi di
musicoterapia per bambini handicappati.
- Proposta di Legge, XII Legislatura, on. Sbarbati, n. 544 del 18.5.1994: Norme per favorire gli interventi di
musicoterapia per bambini handicappati.
- Proposta di Legge, XII Legislatura, on. Calderoli, n. 884 del 7.7.1994: Norme per la formazione dei musi-
coterapeuti.
- Proposta di Legge, XIII Legislatura, on. Sbarbati, n. 673 del 10.5.1996: Norme per favorire gli interventi
di musicoterapia per bambini handicappati.
- Proposta di Legge, XIII Legislatura, on. Delfino, n. 4048 del 25.7.1997: Disposizioni in materia di forma-
zione e di riconoscimento professionale dei musicoterapisti.
- Proposta di Legge, XIII Legislatura, sen. Duva, n. 4000 del 4.5.1999: Norme per la specializzazione in
musicoterapia.
- Proposta di Legge, XVI Legislatura, on. Scilipoti, n. 3761 del 11 Ottobre 2010: Disciplina della musico-
terapia e istituzione della figura professionale del musicoterapista.
- Disegno di Legge, XVI Legislatura, sen. Tancredi, Fleres e Burgaretta Aparo, n. 2713, 4.5.2011: Istitu-
zione della figura professionale del musicoterapeuta.
- Proposta di Legge, XVI Legislatura, on. Sbrollini, Binetti, Brandolini, Marco Carra, D‟Incecco, Gava,
Ginoble, Murer, Narducci, Olivieri, Zampa, n. 5143 del 19.4.2012: Disciplina dell‟esercizio della musico-
terapia.
- Proposta di Legge, XVII Legislatura, sen. Federica Chiavarolin, n. 1293 del 6.2.2014: Istituzione della
figura professionale del musicoterapeuta.
95 Per la storia va detto che un‟altra associazione, la SPIM, Scuola di Psicoterapia Integrata e Musicote-
rapia (Roma, pres. Gabriella G. Perilli), era accreditata come Registro di Musicoterapia, fino al 2007.
L‟EMTC, European Music Therapy Confederation, è stata fondata nel 1991 come forum per lo
scambio fra musicoterapisti in Europa. Il suo primo nome fu European Music Therapy Com-
mittee (poi trasformato, alla fine del 2004, in „Confederation‟).
L‟EMTC è una confederazione delle associazioni di professionisti della musicotera-
pia, che lavora attivamente per promuovere il più alto sviluppo della pratica professionale
in Europa, e per accrescere scambi e collaborazioni fra i paesi membri.
L‟obiettivo generale dell‟EMTC è di strutturare il mutuo rispetto, comprensione e
scambio fra musicoterapisti in Europa.
La EMTC fu fondata nel 1990, come luogo di scambio fra i musicoterapisti in Euro-
pa. Da quel momento si sono svolte regolari riunioni durante le conferenze, all‟interno di
piccoli gruppi di lavoro e attraverso scambi epistolari elettronici. Anche se le basi teoriche,
i metodi e i concetti nei corsi di formazione di musicoterapia sono diversi all'interno di
ciascun paese, lo scopo complessivo dell'EMTC è di curare il rispetto reciproco, la com-
prensione e lo scambio.
Noi consideriamo opportuno curare e migliorare attivamente la cooperazione inter-
nazionale ad un livello più operativo, e perciò più influente. Questo è essenziale per l'ulte-
riore sviluppo della professione nel mondo. La consistenza di un alto livello professionale
e di pratica è vitale, in modo da conservare individualità di approccio, filosofia e specializ-
zazione.
Situazione attuale
In maggio 2004 l'EMTC ottenne lo status di AISBL (Onlus) ufficiale a livello UE a Bruxel-
les, come associazione professionale internazionale senza scopo di lucro, secondo la legge
belga. Questo EMTC nuovo ha uno Statuto, un Regolamento ed un Codice Etico. È gover-
nato da un'infrastruttura amministrativa consistente in un Consiglio Direttivo composto
da Presidente e tre Vicepresidenti (Nord, Centro e Sud Europa), un Segretario Generale e
Tesoriere.
Struttura e Storia
La Federazione Mondiale di Musicoterapia (WFMT – WORLD FEDERATION OF MUSIC THE-
RAPY Inc.) è un‟organizzazione internazionale che raccoglie associazioni di musicoterapia e
singoli individui interessati ed attivi nello sviluppo globale e nella promozione della mu-
sicoterapia attraverso lo scambio professionale, la collaborazione e l‟azione. Fondata nel
1985 a Genova, Italia, è l‟unica organizzazione professionale mondiale che rappresenta la
musicoterapia in molte aree del globo.
I membri della Federazione son organizzazioni di musicoterapia, Corsi di formazio-
ne, musicoterapisti e persone associate per la musicoterapia. La WFMT conta oggi (2010)
un totale di 48 membri (v. dopo), da tutto il mondo: 27 organizzazioni-membro, 19 mem-
bri individuali, 1 patrono, 2 membri onorari a vita. La WFMT è un organismo internazio-
nale, con Dirigenti, Capicommissione, Rappresentanti regionali per l‟Africa, l‟America La-
tina, il Nord America, il Sud-Est Asiatico, l‟Australia/Nuova Zelanda, l‟Europa, il Medi-
terraneo Orientale, il Pacifico Occidentale (Asia).
La WFMT incoraggia i suoi membri a contribuire e partecipare ai progetti avviati, ma
propone anche nuove aree progettuali in cui la WFMT può essere coinvolta. Se voi e le vo-
stre organizzazioni desiderate sostenere gli sforzi dei Capi delle Commissioni, siete prega-
ti di contattarli. Risultanze di progetti dei precedenti Responsabili possono essere trovate
negli archivi.
La Membership (Presidente attuale MELISSA MERCADAL-BROTONS, 2017-2020) permet-
te di accedere alle più recenti informazioni sugli eventi sulla musicoterapia nel mondo, in-
cludendo conferenze, simposi, e Congresso Mondiale.
È stato realizzato nel 2008 un sito per la WFMT: www.wfmt.info.
Come membri della WFMT si diviene parte di un interessante insieme internazionale
di musicoterapisti, clinici e ricercatori. Attraverso l‟appartenenza si ha accesso ai contatti
in molti paesi, così come l‟opportunità di avere una parola nello sviluppo della musicote-
rapia a livello internazionale. Soprattutto si parteciperà allo sviluppo internazionale della
disciplina attraverso il contributo all‟organismo internazionale.
Scambio informazioni
Il sito della WFMT (www.wfmt.info) fornisce informazioni sulle attività della Federazione,
le sue associazioni-membro, e sulle organizzazioni internazionali. Vi sono pubblicati pro-
getti occasionali, report, e atti di conferenze.
Visione
Migliorare salute e benessere di individui e popoli attraverso interventi con la musica.
Valori
Noi crediamo...
che l‟educazione, la salute ed il benessere sono diritti fondamentali dell‟individuo.
Noi patrociniamo...
l‟uso della musica per promuovere l‟uguaglianza e la giustizia sociale.
Noi sosteniamo...
un consesso globale della musicoterapia che includa diversi retroterra sociali e cultu-
rali, etnie, razze, generi, orientamenti sessuali e diverse abilità.
Noi incoraggiamo...
la comunicazione attraverso la musica come fondamento di apprendimento e di cre-
scita della nostra professione.
Noi crediamo...
che la musica abbia il potere di ricomporre e promuovere il benessere.
Scopi
1. Agire come Organizzazione internazionale per la professione della musicoterapia;
2. Promuovere lo scambio di informazioni sulla musicoterapia;
3. Tenere congressi internazionali;
4. Identificare caratteristiche di somiglianza e distinzione nelle teorie e nelle pratiche
della musicoterapia nel mondo;
5. Stabilire e mantenere linee-guida per la pratica dei musicoterapisti;
6. Stabilire e mantenere linee-guida per l‟educazione e la formazione dei musicotera-
pisti;
7. Stabilire e mantenere linee-guida per la condotta etica dei musicoterapisti;
8. Stabilire e mantenere linee-guida per la registrazione dei musicoterapisti;
9. Promuovere tutti gli aspetti di ricerca in musicoterapia e stabilire e mantenere le re-
lative linee-guida;
10. Promuovere la cooperazione internazionale fra le associazioni di musicoterapia, fra
musicoterapisti, e fra loro ed altri gruppi professionali correlati;
11. Promuovere il riconoscimento ufficiale della musicoterapia come professione nelle
varie legislazioni governative e/o organismi regolamentari;
12. Promuovere, stabilire e mantenere pubblicazioni di musicoterapia.
Attività
I Congressi Internazionali
I Congressi della WFMT (dal 1990 in poi) si tengono ogni tre anni. Professionisti della Mu-
sicoterapia ed esperti in campi correlati, da tutto il mondo si raccolgono al Congresso per
condividere idee, esperienze, tendenze, e risultati della ricerca. Tradizionalmente, Il Con-
gresso Mondiale è ospitato da un membro della WFMT unitamente ad una delle organiz-
zazioni locali. Il luogo del Congresso è determinato da un lavoro di sostegno da parte del-
Commissioni
La Federazione Mondiale oggi (2008) include le seguenti otto Commissioni presiedute da
altrettante personalità, che lavorano su progetti riferiti ai fini e agli obiettivi di ciascuna
Commissione:
- Commissione Didattica, Formazione e Registri.
- Commissione Pratica Clinica
- Commissione Ricerca ed Etica
- Commissione Accreditamento e Certificazione
- Commissione Pubblicazioni
- Commissione Interventi sulle Crisi Globali
- Commissione Pubbliche Relazioni
Cui si aggiunge un Organizzatore del Congresso Mondiale successivo.
Ci sembra ora importante riportare la storia dei Congressi della WFMT nei suoi pri-
mi anni di storia, almeno fino al 2005.