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PAROLA CHIAVE=BORGHESIA

Protagonista del secolo XIX, collegabile allo “zoccolo duro” dei notabili di formazione napoleonica e
ancor prima al “terzo stato” promotore della Rivoluzione francese, è il gruppo sociale che muove il
cambiamento tecnologico e sociale, il PROGRESSO, che legge e viaggia, che matura la necessità di
uno spazio pubblico nel quale discutere e informarsi, e di garanzie costituzionali rispetto agli arbitri
dell’autorità politica. Piccola, media, alta, essa è formata dai piccoli, medi e grandi proprietari
terrieri i cui patrimoni sono relativamente recenti, ma soprattutto dagli esponenti delle libere
professioni, dalla piccola e media ufficialità dell’esercito, dal ceto impiegatizio (inclusi gli insegnanti),
dagli imprenditori – anche della carta stampata - e dai commercianti. In Europa diventa la nuova
interlocutrice del potere, la leva del cambiamento nelle città, la nuova possidente nelle tenute di
campagna. Negli stati della Confederazione germanica nel periodo pre-1848 (Vormärz) il il desiderio
di ordine, decoro e pace domestica proprio della borghesia di città dà vita a un vero e proprio stile
architettonico e dell’arredamento, il Biedermeier.
Molte delle parole chiave della Storia Contemporanea e del Lungo Ottocento (vedi power point)
sono l’espressione della società borghese, dei suoi bisogni, delle sue dinamiche di sociabilità e del
desiderio di miglioramento della propria posizione nella scala sociale.
Istruita, lettrice (forma l’attento pubblico della carta stampata, quotidiani e periodici, che esplode
nel fenomeno del cd. print capitalism, ma anche consumatrice della produzione artistica romantica,
in letteratura, nelle arti figurative e nella musica) e dotata di identità professionale
– a differenza di un’aristocrazia che vive per lo più di rendita, anche se i grandi patrimoni nobiliari vanno intaccandosi

(per cui si assiste nel secolo al fenomeno di matrimoni di giovani rampolli di famiglie in decadenza con le figlie della
borghesia possidente o degli affari, plot di molti romanzi europei dell’Ottocento, per l’Italia si pensi al caso de Il
Gattopardo e al matrimonio tra Tancredi e Angelica),

e anche se in alcune realtà, come ad esempio nel regno di Prussia, la nobiltà si è da tempo messa al servizio dello Stato
nell’amministrazione e nell’esercito –

la borghesia entra in scena come la regista delle rivoluzioni del 1848, nelle quali il proletariato
urbano offre la manovalanza per raggiungere obiettivi in realtà non completamente condivisi con la
borghesia, che anzi di fronte alla violenza e alla deriva della “piazza” (il cd. “pericolo rosso”) sceglierà
in molti casi di rifluire su posizioni conservatrici (vedi Francia) e premierà i sostenitori del ritorno
all’ordine sociale. Nel 1848-49 si consuma così il “divorzio” tra la borghesia liberale europea e il
proletariato urbano, alleatisi occasionalmente per porre fine ai regimi assoluti attraverso
l’abbattimento dei regimi, lo strumento costituzionale e le riforme sociali (vedi tesi di L. Namier ne
La rivoluzione degli intellettuali).
Anche nel caso della penisola italiana nella sua storia ottocentesca la borghesia alimenta sia le
cospirazioni clandestine degli anni ‘20 e ’30, sia l’opinione pubblica che, delusa dalle repressioni e
dalla timidezza riformatrice dei sovrani, ma anche dal costo umano dei fallimenti insurrezionali,
negli anni ’40 aderisce alla proposta politica dei moderati. Negli anni ’50, infine, la borghesia liberale
delle varie realtà politiche della penisola guarderà al Piemonte come all’unico Regno in grado di
offrire un progetto politico monarchico-costituzionale, una volta sconfitta l’Austria.
Fonti visive:
J.-A.-D. Ingres, Ritratto di Monsieur Bertin, 1832, utilizzato per la copertina del volume Il borghese.
Tra storia e letteratura, di Franco Moretti (Einaudi 2017). François Bertin era un collezionista,
mecenate e direttore del «Journal des Débats»
E. Degas, Il mercato del cotone a New Orleans, 1873, usato per la copertina del volume Il trionfo
della borghesia, 1848-1875 di Eric J. Hobsbawm (Laterza, titolo originale: The triumph of the capital,
1848-1875, 1975)

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