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3 ottobre

Evoluzione storica dell’a ermazione del diritto alla


salute all’interno della comunità internazionale

4 fasi:
1. Statale: 18 secolo, unico attore Stato garante della tutela della salute, soprattutto interessato
ad evitare che su sul suo territorio si di ondano malattie contagiose che causerebbero
problemi per la popolazione e per i rapporti economici.
2. Prime forme di cooperazione internazionale tra gli stati per tutelare la salute e i commerci di
fronte a eventi gravi (peste): ‘800 e inizi ‘900 con scoppio colera EU evidenzia necessità
azione comune. Nel periodo precedente (Stato unico attore) si erano evidenziati modi di
reagire alle malattie in modi diversi che avevano inciso negativamente sulla tutela della salute
degli abitanti degli stati e soprattutto nei rapporti internazionali. Esigenza regolamenti comuni,
anche in materia di comunicazioni dello scoppio di un focolaio, per contenimento e tutela
interessi economici-> nascono prime convenzioni in materia di tutela delle epidemie.
• 1851 prima conferenza sanitaria internazionale a Parigi per avviare cooperazione in ambito
sanitario, poi altre conferenze e nel 1892 Convenzione sanitaria internazionale
disciplinava regime sanitario canale Suez
• 1893 prima Convenzione tutela salute pubblica in caso d colera-> de niva “area infetta” a lo
scopo di circoscrivere ambito nel quale si potevano applicare misure restrittive per persone e
merci, poneva limite potestà legislativa degli stati; stabiliva obblighi di comunicazione alle altre
parti. Obblighi di comunicazione si ritrovano in convenzioni successive in particolare 1897
Convenzione peste: obblighi di comunicare dove si trova il focolaio, numeri contagio, misure
che lo stato ha deciso di adottare, regole quantitativo di medicinali sulle navi per ridurre
possibilità di contagio una volta sbarcati. 1894 Convenzione Navi pellegrini (contenuti simili).
• 1903 Convenzione che riunisce le precedenti, strumento unitario (peste, colera, viaggi pellegrini)
riprendendo convenzioni precedenti: limite max 5 giorni per quarantena sospetti infetti, nei porti
presente un’area medica e dei laboratori batteriologici per fare delle analisi in tempo reale per
capire se merci/persone arrivate erano infette. Questa impostazione delle prime convenzioni è
basata fondamentalmente sullo stato, non c’è un organo internazionale che si occupi delle
questioni.
3. Cooperazione maggiormente istituzionalizzata: da 1GM no a 2GM agisce istituto
internazionale per l’igiene pubblico (mira a dare info agli stati su questioni sanitarie, ma anche a
cooperare con stati al ne di contenere eventuali malattie). A ermazione organizzazione
internazionale regionale (u cio panamericano per la salute). Fine 1GM nascita Società Nazioni e
così anche prima vera organizzazione a carattere universale in materia di salute: organizzazione
per la tutela salute pubblica (nata insieme SN), alternativo all’istituto internazionale di igiene
pubblico, più o meno stessi obiettivi, il primo non è stato abolito perché gli USA non avevano
aderito alla SN e quindi nemmeno all’organizzazione per la tutela salute e non si voleva escluderli
dalla cooperazione idi gestione sanitaria.
4. Dopo 2GM con nascita ONU e OMS (fase attuale): governance sanitaria Internazionale-> OMS
andrà ad assorbire entrambi (organizzazione e istituto igiene), mentre organizzazione
panamericana continuerà ad esistere come org regionale dell’OMS.

Salute entra anche nella Carta ONU, inclusa nelle competenze dell’ECOSOC [consiglio
economico e sociale], ma soprattutto perché si a ermano concetti diversi di salute.
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Statuto OMS de nisce salute: benessere psico sico individuo a carattere generale e non solo
assenza malattie.
Elementi che hanno condotto a governance internazionale della salute:
• globalizzazione che ha agito su piani diversi, Stati non riescono più come singoli a controllare/
legiferare:
- sviluppo medico e tecnologico
- produzione e distribuzione beni necessari per tutela salute e cambiamento climatico
- spostamenti di persone/prodotti potenzialmente infetti.
Quindi ci sono stati dei cambiamenti:
- salute deve essere tutelata come bene collettivo e consapevolezza che tutela in termini
collettivi può passare solo attraverso un’azione internazionale comune—> salute globale:
riferimento al fatto che le determinanti degli aspetti della salute pubblica trascendono i con ni
Internazionali. Determinanti in uenzate internazionalmente e necessitano di cooperazione.
- Concetto salute globale si collega a: sicurezza umana (non è assenza con itto o capacità
autorità di garantire sicurezza nazionale, ma si è sviluppato da anni ‘90 interno ONU e
considera sicurezza individuo come qualcosa che deriva da componenti economiche, sociali,
tutela biodiversità, sviluppo sostenibile, tutela dell’ambiente, socialmente e culturalmente).
Tutela salute pilastro sicurezza umana perché una collettività che non e’ sana non potrà
essere considerata sicura perché non potrà fruire dei beni e diritti che gli spettano.
- bene pubblico globale: concetto che deriva da teorizzazioni economiche che de niscono beni
pubblici i beni che sono a disposizione di tutti senza entrare in competizione con gli altri. Salute
non rientra in questo perché servizi che garantiscono salute sono competitivi, non tutti hanno
stesse possibilità, però i beni pubblici per la salute (misure adottate per prevenire/contenere
di usione malattie, es. vaccinazioni) sono beni pubblici globali.

Nella governante sanitaria internazionale sono rilevanti anche attori privati.

La salute ha una componente individuale, prime a ermazioni del diritto alla salute rivolte ai
singoli individui. Si pongono obblighi agli Stati in materia tutela salute dei singoli cittadini. Questa
esigenza che la CI sente di promuovere ed imporre gli atti dei singoli stati a nché questo diritto si
attui; implementazione e sviluppo che la tutela della salute ha avuto è legato all’approccio della CI
sia a livello universale che regionale.

Diritto alla salute negli strumenti a tutela dei diritti umani

Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo 1948:


- non aveva natura vincolante per i membri ONU ma punto di partenza per riconoscimenti dei
diritti. Pone dei principi, non è dettagliata come un trattato, adottata 1948 risente della di coltà
di a ermare diritti natura economico-sociale. La salute compare (anche se insieme ad altri
diritti) nell’ art.25 (due paragra ):
3. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita su ciente a garantire la salute e il benessere
proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario,
all’abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; e ha diritto alla sicurezza in caso
di disoccupazione, malattia, invalidit , vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei
mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volont .
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4. La maternit e l’infanzia hanno diritto a speciali cure e assistenza. Tutti i bambini nati nel
matrimonio o fuori di esso devono godere della stessa protezione sociale.

De nizione salute ripresa nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali 1966
(vincolante) art.12:
1. Gli Stati Parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo a godere delle migliori
condizioni di salute sica e mentale che sia in grado di conseguire.
2. Le misure che gli Stati Parti del presente Patto dovranno prendere per assicurare la piena
attuazione di tale diritto comprenderanno quelle necessarie ai seguenti ni:
a) la diminuzione del numero dei nati-morti e della mortalità infantile, nonché il sano sviluppo dei
fanciulli;
b) il miglioramento di tutti gli aspetti dell'igiene ambientale e industriale;
c) la pro lassi, la cura e il controllo delle malattie epidemiche, endemiche, professionali e d'altro
genere;
d) la creazione di condizioni che assicurino a tutti servizi medici e assistenza medica in caso di
malattia
-de nizione salute ricorda statuto OMS “ogni individuo ha diritto a godere delle migliori
condizioni di salute sica e mentale che sia in grado di conseguire” si dice “conseguire” perché
non è lo Stato il responsabile per qualsiasi malattia, il suo obbligo è porre in essere misure
necessarie a nché individuo possa curarsi. Secondo aspetto sono obblighi speci ci per Stati.

Carta sociale europea, adottata all’interno Consiglio Europa art.11:


Per assicurare l’e ettivo esercizio del diritto alla protezione della salute, le Parti s’impegnano ad
adottare sia direttamente sia in cooperazione con le organizzazioni pubbliche e private, adeguate
misure volte in particolare:
1. ad eliminare per, quanto possibile, le cause di una salute de citaria;
2. a prevedere consultori e servizi d’istruzione riguardo al miglioramento della salute ed allo
sviluppo del senso di responsabilità individuale in materia di salute;
3. a prevenire, per quanto possibile, le malattie epidemiche, endemiche e di altra natura, nonché
gli infortuni.
-riferimento alla cooperazione perché carta caratteristica di essere aperta a comunicazioni che
vengono dalla società civile.

Carta dei diritti fondamentali dell’unione europea 2000 art.35:


Ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ottenere cure
mediche alle condizioni stabilite dalle legislazioni e prassi nazionali. Nella de nizione e
nell’attuazione di tutte le politiche ed attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione
della salute umana.
-focus è sulla prevenzione malattie, sulla capacità di accedere alle cure mediche. Riferimento
diretto all’unione, carta impone di considerare nelle sue politiche la tutela della salute.

Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli 1981 art.16:


1. Ogni persona ha il diritto di godere del migliore stato di salute sica e mentale che essa sia in
grado di conseguire.
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2. Gli Stati Parti alla presente Carta si impegnano a prendere le misure necessarie al ne di
proteggere la salute delle loro popolazioni e di assicurare loro
l’assistenza medica in caso di malattia.
-si riprende quanto a ermato nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali 1966
e si richiama dovere stati a proteggere la loro popolazione. Molto scarno questo richiamo rispetto
ai precedenti, dovuto al fatto che gli stati africani hanno sempre di coltà a raggiungere questi
scopi, in particolare a causa della scarsa possibilità di usare delle risorse e quindi non si sono
posti obblighi troppo speci ci per evitare di non riuscire ad ottemperarli.

Protocollo addizionale ala convenzione Americana sui diritti dell’uomo 1988 art.10:
1. Ognuno ha il diritto alla salute, inteso come il diritto a godere del più alto livello di benessere
sco, mentale e sociale.
2. Al ne di assicurare l'esercizio di tale diritto, gli Stati Parti convengono nel riconoscere la salute
come bene pubblico e, in particolare, nell'adottare le seguenti misure per garantire
tale diritto:
a) servizi medici primari, vale a dire cure mediche disponibili per tutti gli individui e le famiglie a
livello di comunità;
b) allargamento dei servizi medici a favore di tutti gli individui soggetti alla giurisdizione dello Stato;
c) vaccinazione universale contro le principali malattie infettive;
d) prevenzione e trattamento delle malattie endemiche, professionali e altre;
e) educazione della popolazione in materia di prevenzione e trattamento delle problematiche
sanitarie
f) risposta ai bisogni di salute dei gruppi a rischio più alto e di coloro resi più vulnerabili dalla
povertà.
-(come de nizione OMS) salute benessere psico sico ma anche sociale. Prevede azioni
speci che per raggiungere questo status.

Carta araba dei diritti dell’uomo 1994, emendata 2004 art.39:


1. Gli Stati Parti riconoscono il diritto di ogni membro della società a godere dei più elevati livelli
raggiungibili di salute sica e mentale e il diritto di ogni cittadino ad accedere gratuitamente ai
servizi sanitari di base nonché ai presidi medici senza discriminazioni di alcun tipo.
2. I provvedimenti presi dagli Stati Parti comprenderanno le seguenti azioni:
a) sviluppo di servizi sanitari e di cura di base e garanzia di accesso facile e gratuito ai centri che
erogano tali servizi, a prescindere dalla collocazione geogra ca o dalla condizione economica;
b) sforzi per mettere sotto controllo le malattie attraverso la prevenzione e la cura, al ne di ridurre
il tasso di mortalità;
c) promozione della sensibilizzazione in materia sanitaria e dell'educazione alla salute;
d) soppressione di pratiche tradizionali che sono dannose per la salute degli individui;
e) prevedere alimentazione di base e acqua potabile per tutti;
f) lottare contro l'inquinamento ambientale e prevedere adeguati sistemi di igiene;
g) lottare contro le droghe, le sostanze psicotrope, il fumo e le sostanze che provocano danni alla
salute.
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-salute sica e mentale; riferimento accesso gratuito servizi sanitari di base. Carta richiede azione
Stato diretta a soppressione pratiche tradizionali dannose per la salute degli individui.

Diritto alla salute in strumenti SETTORIALI a tutela diritti umani:


-Art. 12 Convenzioni ONU sull’eliminazione di ogni forma di
discriminazione nei confronti delle donne (1979)
-Art. 24 Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (1989)
-Art. 25 Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità
(2006)
-Art. 14 Protocollo alla Carta africana sui diritti e il benessere del
fanciullo (1990)
-Art. 14 Protocollo alla Carta africana sui diritti delle donne (2003)
-Art. 19 Convenzione interamericana dei diritti delle persone anziane
(2013)
In questi casi diritto alla salute va a speci carsi in relazione alle caratteristiche del gruppo di
riferimento.

Il Consiglio d’Europa manca perché Convezione europea diritti dell’uomo (CEDU) non fa
riferimento al diritto alla salute. Adottati Protocolli che hanno integrato contenuti convenzione, ma
diritto salute non è stato inserito, tuttavia la Corte europea diritti uomo ha sviluppato
giurisprudenza in riferimento diritto alla salute che si collega all’interpretazione evolutiva dell’art.8
CEDU (diritto alla vita privata e familiare).
La giurisprudenza ha teso a far convergere la tutela diritto alla salute verso alcuni elementi
fondamentali a prescindere dalla speci cità degli obblighi ad esempio: non discriminazione
nell’accesso alle cure, obblighi di base, senza togliere che in alcuni strumenti ed aree geogra che
la tutela della salute a livello int è più avanzata mentre in altre parti del mondo fanno certamente
più fatica (azioni che si ritroveranno nell’OMS).
VEDI LIBRO PERCHè CONCETTO CONFUSO

6 ottobre

Aspetto universale tutela diritto alla salute: patto diritti economici, sociali e
culturali

-1976 Patto diritti economici, sociali e culturali (PDESC), adottato insieme Patto diritti civili e
pollici (PDCP), in origine tra i due forte di erenza tra i due che riguardava i sistemi di controllo:
possibilità ricorso individuale solo per Patto diritti civili e politici.
Caratteristiche generali PDESC:
• a di erenza PDCP in cui si ha una chiara applicazione territoriale (Stati si impegnano a rispettare
e riconoscere i diritti che derivano dal patto sul loro territorio) questo non esplicito nel PDESC,
evidente all’art.2: manca riferimento territoriale esplicito. In realtà obbligo di riconoscere sul
proprio territorio i diritti che discendono dal patto si può evincere dal paragrafo 3 art.2 ( PvS,
tenuto il debito conto dei diritti dell'uomo e delle rispettive economie nazionali, possono
determinare in quale misura essi garantiranno a individui non aventi la loro cittadinanza i diritti
economici riconosciuti nel presente Patto-> riferimento alla possibilità che PvS possano limitare
riconoscimenti diritti ai cittadini rinvia all’aspetto territoriale, al fatto che stati sono chiamati ad
applicare queste norme sul loro territorio); eccezione paragrafo 3 perché nei PvS limitatezza
risorse si è voluta lasciare libertà paesi di riconoscere diritti impegno economico solo ai cittadini
(per vere più rati che).
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Applicazione innanzi tutto territoriale: perché Stati sono tenuti a rispettare obblighi discendenti
Patto anche al di fuori del loro territorio.
• Art.4: permette agli stati di prevedere delle deroghe.
“Gli Stati Parti del presente Patto riconoscono che, nell'assicurare il godimento dei diritti in conformità dal
presente Patto, lo Stato potrà assoggettarli esclusivamente a quei limiti che siano stabiliti per legge, soltanto
nella misura in cui ciò sia compatibile con la natura di tali diritti e unicamente allo scopo di promuovere il
benessere generale in una società democratica.”
In alcuni casi stati possono limitare funzione dei diritti con un atto legislativo e limiti non possono
annullare il godimento di un certo diritto, limiti compatibili con lo scopo del patto e la nalità di
promuovere benessere generale in una società democratica.
• Non c’è possibilità di apporre riserve (strumento permette stati di aderire trattato senza
accettare alcune clausole o accettarle con una certa interpretazione) per il Patto.
Anche dichiarazioni interpretative soggette al controllo del Comitato (organo di controllo del
patto).
• Non è permesso il recesso.
DI dei trattati sostiene clausola recesso deve essere prevista, Convenzione di Vienna diritto dei
trattati sostiene che se clausola non presente si potrebbe far derivare facoltà da interpretazione
della volontà delle parti: Comitato ha escluso questa possibilità, la tutela dei diritti individuali non
può dipendere da scelte politiche che possono cambiare in base ai periodi di erenti della vita di
uno Stato.

Il sistema di controllo
PDESC genesi diversa PDCP, infatti no al 1985 il controllo rispetto diritti era condotto da
ECOSOC (non c’era un organo di controllo proprio).
Successivamente è stato creato da ECOSOC un organo sussidiario ed è nato il Comitato per i
diritti economici sociali e culturali, composto da 18 esperti indipendenti nominati da elenchi
presentati da stati parte, scelta basata sull’esperienza e l’equa partizione geogra ca.

Il sistema di controllo:
-Classico: previsto dal patto stesso, rapporti periodici da parte degli stati. Problema è che
rapporto è redatto da chi deve essere controllato. Non è lo strumento migliore.
Nel 2004 adozione Protocollo facoltativo, 2 sistemi:
1. comunicazioni (non ricorsi, perché Comitato non è un organo giudiziario, infatti adotta pareri non
vincolanti e non sentenza) inter-statali: azione promossa da uno stato che ritiene che un altro
non stia rispettando diritti e comunica ciò all’altro stato. Si apre fase di negoziazione. Questo
procedimento si basa sull’ idea che ogni Stato che ha rati cato il patto ha interesse che anche
le altre parti lo rispettino.
Dopo prima fase negoziato tra parti, se questa non porta a soluzione allora interviene Comitato
(funzione limitata in questa fase, ruolo svolgere buoni u ci[metodo soluzione controversie a
carattere diplomatico da parte di un attore terzo]).
Se parti trovano accordo pubblicata una relazione in cui si indica la soluzione.
Se non si trova un accordo Comitato può essere coinvolto come una commissione di
conciliazione (propone una soluzione alle parti-non obbligatoria).
Se ancora non si risolve, la controversia rimane non risolta.
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Questo strumento che potrebbe essere parzialmente e cace, però sconta fortemente il carattere
politico che potrebbe avere un’azione di questo genere. Usata quando rapporti già sono tesi,
talvolta come pressione sull’altra parte.
2. comunicazioni individuali (molto usate): possono presentarle i singoli individui lamentando di
essere vittime di violazione dei diritti del patto. Sono previsti dei limiti a questa facoltà:
• Chi presenta comunicazione deve essere la vittima o chi ritenga di essere una vittima.
• Nel caso in cui la vittima sia deceduta o detenuta può farlo qualcun altro, vittime indirette.
• Comunicazioni si possono presentare solo nei confronti stati che hanno rati cato anche
Protocollo ( che è facoltativo).
• Individui hanno 6 mesi da ultima sentenza interna de nitiva per presentare la comunicazione
(limite temporale).
• La vittima deve essere individuabile (non anonimato).
• Vittima deve avere esaurito i ricorsi interni (viene meno regola esaurimento se negli ordinamenti
nazionale ci sono condizioni che rendono inutile il ricorso interno-poco probabile che individuo
risolva la sua situazione).
• Comitato non può valutare questione se sottoposta contemporaneamente a un altro organo
internazionale.
• Divieto abuso comunicazioni individuali.
3. osservazioni generali (general comment): è a metà strada tra strumento controllo e
d’indirizzo. Possono essere adottate dal comitato, sono commenti sui singoli articoli del patto
che spiegano qual è la posizione del comitato su quel diritto/norma. Facendo ciò indica agli
stati cosa fare per adeguarsi a un diritto, ma allo stesso tempo sarà uno strumento
interpretativo per capire se uno stato ha violato o meno il patto.

General comment n.14/2000


Successivamente commenti anche più speci ci, es. commento su salute sessuale e riproduttiva.

Inizia con un’a ermazione generale. Salute diritto umano fondamentale indispensabile per gli altri
diritti umani.
“Health is a fundamental human right indispensable for the exercise of other human rights. Every human
being is entitled to the enjoyment of the highest attainable standard of health conducive to living a life in
dignity”.

Riferimento art.4: si può limitare diritto alla salute o altri diritti in tutela del diritto alla salute, ma
sempre e solo nei limiti dell’art.4.
Generiche a ermazioni in relazione al fatto che esigenze di ordine pubblico o sicurezza nazionale
siano necessarie per limitare accesso cure base o limitare diritto istruzione non saranno
ammissibili.
Bisognerà dimostrare che misure adottate sono le meno intrusive possibili, che maggiormente
garantiscono diritto alla salute e a carattere temporaneo.
“The realization of the right to health may be pursued through numerous, complementary
approaches, such as the formulation of health policies, or the implementation of health
programmes developed by the World Health Organization (WHO), or the adoption of speci c legal
instruments. Moreover, the right to health includes certain components which are legally
enforceable”.

Diritto alla salute non può essere inteso come diritto a essere sano, ci sono delle condizioni di
natura generica, comportamentale che possono incidere negativamente sulla salute su cui lo
stato non può intervenire, magari può intervenire per prevenire.
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Diritto alla salute signi ca sia che lo stato deve adottare misure necessarie perché salute sia
garantita in modo non discriminatorio, ma questo diritto implica anche delle libertà:
-da interferenze statali su questioni di scelte inerenti salute
-non essere sottoposti trattamenti/sperimentazioni contro o senza consenso libero e informato
-tutela dati sanitari.

Speci cazione in relazione formula che viene usata nel stesso art.12 che non riprende
letteralmente de nizione salute che sta nello stato dell’OMS, ma questo non signi ca che Patto si
focalizza solo su accesso alle cure. Gli obblighi che discendono dal Patto sono più generali
rispetto a garantire accesso cure.

4 elementi che costituiscono il diritto alla salute, elementi che stato deve tenere in considerazione
quando adotta azioni per favorire/realizzare diritto alla salute:
• Disponibilità: elemento di base. Autorità agiscono in modo tale che accesso cure base,
programmi d’informazione siano disponibili A TUTTI senza distinzioni. Accesso anche a beni
necessari per garantire salute (es. acqua sana/pulita sia per abitazioni sia per cliniche);
• Accessibilità: questi beni essenziali per salute devono essere accessibili senza discriminazione,
ma anche sicamente accessibili (ben distribuiti su territorio, vicini a comunità, accessibili da un
punto di vista economico).
Utilizzo e distribuzione risorse e anche oneri per accesso alle cure mediche base e più avanzate
devono essere distribuite con equità.
Accessibilità alle informazioni-> info scienti camente valide e provate, che possano permettere
individuo di autodeterminarsi e fare scelte in materia salute in modo consapevole. Importante
contesti in cui c’è un particolare sostrato culturale (donne e aspetti discriminatori che in uiscono
sulla salute donne, popoli indigeni di coltà accesso servizi sanitari nazionali e di coltà
preservare loro modalità/strumenti tutela salute).
• Accettabilità: tutti i servizi e azioni stati per garantire salute devono essere accettabili da un
punto di vista culturale, equilibrio tra garantire salute scegliendo strumenti per farlo e la cultura
che maggiormente è di usa interno determinata società.
Limite a questo sta nella qualità.
• Qualità dei servizi.

Questione controllo malattie osservazione: richiama necessità che stati soprattutto in situazioni di
crisi sanitaria condividano dati e tecnologie.
“The control of diseases refers to States’ individual and joint e orts to, inter alia, make available relevant
technologies, using and improving epidemiological surveillance and data collection on a disaggregated
basis, the implementation or enhancement of immunization programmes and other strategies of infectious
disease control”

Popoli indigeni: garantire accesso e possibilità preservare proprie conoscenze. Garantire


guadagni derivanti da sfruttamento delle loro conoscenze tradizionali.

Obblighi degli Stati:


- realizzazione diritto alla salute è progressiva, non si può avere realizzazione istantanea,
innanzitutto per una questione economica.
Questo non signi ca che non ci siano obblighi che devono essere immediatamente realizzati:
1. Garantire accesso non discriminatorio a strumenti per la salute;
2. Predisporre misure e risorse a disposizione per cercare di implementare sempre più art.12.

Obbligo di (…) diritto alla salute [tripartizione tipica dei diritti umani]:
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- Rispettare-> richiamo al “non fare” dello Stato per non violare il diritto. Riferimento non vietare
pratiche tradizionale che non siano dannose.
- Proteggere-> chiede allo stato di agire, perché protezione a cui si fa riferimento si riferisce
anche al fatto che lo stato deve adottare tutte misure necessarie per far si che terzi (anche
privati) non violino il diritto.
- Realizzare-> richiede stato di destinare risorse economiche e considerare questione salute in
tutte azioni che andrà a realizzare interno del suo territorio.
Richiamo a core obligations (fondamenti del diritto alla salute): doveri che stato deve
necessariamente realizzare (non potrebbe violare)* a prescindere condizioni socio economiche in
cui si trova, per non incorrere in una violazione diritto alla salute.
-diritto acesso senza discriminazioni;
-quantità cibo minimo essenze;
-assicurare abitazione.
*vero che non rispettare questi diritti di base sarebbe come non attuare diritto alla salute, però
potrebbe esserci caso stato in una situazione economica-sociale di cile e complicata che non
può realizzare nemmeno questi obblighi: in questo caso stato deve dimostrare di aver impedito
tutte forze per cercare di realizzare almeno alcuni di questi obblighi.

Obblighi di carattere internazionale


Quelli no ad ora enunciati trovano attuazione sul territorio statale, questi invece fanno riferimento
all’azione internazionale:
- stato coinvolto in un’organizzazione internazionale: si sottolinea che anche in queste situazione
stato deve tenere presente obblighi in materia tutale diritto salute e in base a questo dovrà
determinare scelte voto interno organizzazioni internazionali (atto contro salute, stato dovrebbe
votare contro).

- stato conclude accordo internazionale: stato deve tenere sempre presente e etti che
quell’accordo avrà sulla salute (se negativi non dovrebbe concludere accordo).

Si richiama obbligo stato di supervisionare attività soggetti terzi (in qualche modo a lui legati)
svolta sul territorio di altri stati per garantire che la loro azione non sia contraria al godimento del
diritto alla salute.
“States parties have to respect the enjoyment of the right to health in other countries, and to prevent third
parties from violating the right in other countries, if they are able to in uence these third parties by way of
legal or political means, in accordance with the Charter of the United Nations”.

Obblighi:
-di mezzo-> perché individuate azioni che di per sé (da sole) non garantiscono salute, ma sono
elementi necessari per garantire salute;
-di risultato-> perché tutto è teso a garantire maggior livello salute possibile per individui.
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10 ott

Tutela del diritto alla salute nell’ambito regionale europeo (focus Unione
Europea)
Nell’ambito della tutela alla salute, l’Ue ha una competenza concorrente con i singoli Stati.
Gli strumenti di governance che sono stati adottati dall’Ue in materia di tutela alla salute, a partire
dal periodo dopo il Covid, hanno subito dei cambiamenti: sono stati adottati dei regolamenti che
hanno inciso profondamente sulla governance della tutela alla salute, specie, ad esempio, nei
settori della di usione e centralizzazione della distribuzione dei farmaci.
Per quanto riguarda la giurisprudenza della Corte di Giustizia Ue in materia di salute, invece, la
CGUE ha avuto un approccio diverso a seconda che venisse in rilievo la tutela individuale della
salute oppure il concetto di tutela collettiva della salute.

Fino al Trattato di Maastricht 1992, la questione della tutela della salute in senso collettivo non ha
trovato molto spazio all’interno dei trattati dell’Ue e nemmeno nell’azione dell’Unione europea.
A partire da Maastricht – a causa di problemi di salute pubblica che, in quegli anni, avevano
interessato l’Europa- iniziano ad essere previste delle norme in materia di salute all’interno dei
trattati.
Questa tendenza, negli anni, si amplia sempre più sino ad arrivare al Trattato di Lisbona, quindi al
TUE (Tratto dual’UE) e al TFUE (Trattato sul funzionamento dell’UE), dove ritroviamo diversi articoli
che fanno riferimento alla salute:

Gli art. 6 e 9 del TFUE sono due articoli molto generali e introduttivi della competenza e dei poteri
che l’Ue ha in materia di salute.

- Art. 6 TFUE: l’Unione ha competenze per svolgere azioni intese a sostenere, coordinare e
completare l’azione degli Stati membri nell’ambito della tutela e del miglioramento della salute
umana-> l’azione dell’Ue non si sostituisce a quella degli Stati, la competenza principale nei
settori elencati dall’articolo resta in capo agli Stati, l’Unione interviene solo come sostegno,
completamento e coordinamento all’attività degli stati, allo scopo di garantire un
miglioramento nella fruizione del diritto alla salute;

- Art. 9 TFUE: disposizione trasversale: vuol dire che l’Unione deve considerare la tutela della
salute e i miglioramenti in questo campo in tutte le politiche che va ad adottare. Nella
de nizione e nell’attuazione delle sue politiche e azioni, l’Unione tiene conto delle esigenze
connesse con la promozione di un elevato livello di tutela della salute umana.

- Art. 168 TFUE: l'azione dell'Unione, che completa le politiche nazionali, si indirizza al:
• miglioramento della sanità pubblica
• prevenzione delle malattie e a ezioni
• eliminazione delle fonti di pericolo per la salute sica e mentale.

Tale azione comprende la lotta contro i grandi agelli, favorendo la ricerca sulle loro cause, la loro
propagazione e la loro prevenzione, nonché l'informazione e l'educazione in materia sanitaria,
nonché la sorveglianza, l'allarme e la lotta contro gravi minacce per la salute a carattere trans-
frontaliero.
È l’art. più rilevante perché si tende a delineare nel modo più chiaro e speci co possibile la
ripartizione delle competenze tra Ue e Stati, andando a precisare che la competenza dell’Ue in
materia di sanità pubblica è di tipo concorrente e interviene soprattutto in relazione a problemi
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comuni di sicurezza, per coadiuvare gli stati e nell’agire per combattere le grandi minacce di
carattere collettivo e trans-frontaliero.

I 3 settori in cui l’Unione ha competenza a intervenire per a rontare i problemi comuni sono:
3. qualità e sicurezza degli organi e sostanze di origine umana;
4. settore veterinario e tosanitario (protezione delle piante) in stretta connessione con l’idea che
anche la salute animale è un elemento della salute;
5. la qualità e la sicurezza dei medicinali.

Tale esigenza di intervento da parte dell’Ue sulle problematiche comuni di salute deriva da alcuni
eventi che si sono avuti negli anni ’90:
1. relativo alla circolazione all’interno della CE di sangue infetto (c’è anche una competenza
speci ca dell’Ue sul controllo del plasma e dei suoi derivati)
2. relativo alla di usione dell’encefalopatia spongiforme bovina (cd. morbo della mucca pazza)
Questi due eventi hanno reso chiaro all’Unione la necessità di un’azione di coordinamento e di
supporto agli stati.

In relazione a tale azione concorrente con gli stati, l’azione dell’Ue si è mossa su vari piani:
• Adozione dei “programmi d’azione”che si indirizzano a tuti gli stati e mirano a sostenere l’azione
statale in alcuni ambiti.
Ad esempio, nel Quarto programma d’azione in materia di salute (EU4HEALTH), adottato dopo il
covid, tutto è incentrato sulla preparazione e la prevenzione.
4 obiettivi che vanno in questa direzione:
1. migliorare e promuovere a salute nell’Ue
2. far fronte alle minacce sanitarie trans-frontaliere
3. migliorare la di usione dei medicinali e dei dispositivi diagnostici e di cura
4. potenziare i sistemi sanitari nazionali, la loro resilienza, la loro capacità di risposta alle
eventuali minacce trans-frontaliere e l’uso e cace delle risorse.
• Tentativi di armonizzazione delle legislazioni nazionali in via indiretta: gli stati sono competenti in
maniera autonoma per ciò che riguarda l’organizzazione dei sistemi sanitari nazionali.
Giuridicamente l’Ue non può adottare delle norme di armonizzazione in tale materia, però essa ha
cercato di farlo attraverso altri riferimenti normativi come l’attuale art. 114 del TFUE che riguarda il
mercato comune: attraverso l’armonizzazione della legislazione relativa al mercato comune, si è
potuto intervenire su questioni che riguardavano i sistemi sanitari nazionali, seppur in maniera
limitata, perché resta ferma la competenza concorrente in materia.
Un esempio, in questo senso, è il Regolamento 883/2004 che, prendendo come riferimento la
questione della libera circolazione dei lavoratori, riconosce la possibilità per i lavoratori di ricevere
cure al di fuori del proprio sistema sanitario nazionale, purché ci sia una sorta di autorizzazione da
parte del proprio stato a svolgere quelle cure all’estero.
In relazione all’autorizzazione è intervenuta la Corte di Giustizia, la quale ha speci cato che, in
situazioni di urgenza e necessità, il lavoratore può far riferimento anche a servizi nazionali stranieri
senza la necessità di avere quella autorizzazione.

Altri importanti articoli di riferimento, sono:


- Art. 169 TFUE: riguarda la tutela degli interessi dei consumatori.
Anche in questo caso la Corte è intervenuta per porre limiti anche alla libertà di impresa in
relazione a sostanze nocive per la salute;
- Art. 191 TFUE: riguarda la materia ambientale.
Anche questioni rientranti in quest’ambito hanno portato l’Ue a legiferare in materia di tutela e
diritto alla salute.
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Per ultimo, va ricordato che anche in materia PAC (politica agricola comune), tutta la normativa
adottata in relazione all’utilizzo o al divieto di certi prodotti per l’agricoltura è stata pensata in
relazione agli e etti che quei prodotti hanno sulla salute umana.

Tali aspetti delineano in maniera generale il quadro giuridico in cui agisce l’Unione nell’ambito
della tutela della salute: l’azione primaria dell’Unione è stata certamente quella di tentare di
creare una governance per reagire ai grandi eventi che mettono in pericolo la salute (art. 35
Carta dei diritti fondamentali dell’Ue + prima parte che riguarda il diritto individuale e seconda che
si riferisce all’Unione a carattere trasversale).

Per quanto riguarda la governance dell’Ue in materia di tutela della salute, tendenza ad una
costante europeizzazione della gestione delle crisi sanitarie.
Tramite adozione di decisioni e regolamenti successivi che miravano a creare un sistema di
comunicazione e reazione comune da parte dell’Ue e dei suoi stati membri di fronte alle crisi
sanitarie a carattere trans-frontaliero, tra queste ricordiamo:
- decisione 2219/1998: è la prima decisione che crea un sistema di coordinamento tra le autorità
di controllo individuate da ciascuno stato membro e quelle degli altri stati membri.
In questa decisione si richiama la necessità e il dovere degli stati di comunicare agli altri stati
l’insorgenza di malattie a carattere epidemico che potrebbero avere un’in uenza trans-frontaliera
e si richiede anche la comunicazione delle misure che soni state adottate per impedirne la
di usione.
Comunicazione da e ettuare non solo agli stati membri ma anche alla Commissione europea,
dunque agli organi dell’Ue, per permettere alle istituzioni dell’Ue di avere il controllo della
situazione e di poter intervenire e coordinare un’eventuale risposta comune;
- decisione 57/2000: creazione di un sistema di allarme rapido, vale a dire comunicare in maniera
tempestiva agli stati e alla Commissione qualsiasi minaccia e ettiva e concreta ma anche
potenziale (qualora gli stati abbiano il solo dubbio che sul loro territorio ci possa essere una
malattia che potrebbe avere e etti trans-frontaliero).
Al sistema di allarme rapido si è poi aggiunto un rapporto annuale che gli stati presentano
all’Unione circa le minacce che in quell’anno sono state a rontate sul territorio nazionale;
- Regolamento 851/2004: va sempre più nella direzione di una governance, ovvero della
creazione di strumenti comuni di gestione delle malattie.
Esso istituisce il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, organo che
gestisce la rete comunitaria istituita dalla decisione del 1998.
Tra le varie funzioni del Centro, si ricordano le seguenti:
• raccolta, analisi e valutazione dei dati che provengono dagli stati membri;
• fornire pareri scienti ci e assistenza tecnica in relazione ai problemi inerenti alla di usione di
malattie sul territorio dell’Ue;
• fornire informazioni tempestive alla Commissione, agli stati membri e a tutte le agenzie dell’Ue
su eventuali problemi trans-frontalieri inerenti alla salute;
• provvede allo scambio di informazioni e best practice agli stati, al ne di prevenire l’emergenza
in quegli stati che non hanno ancora a rontato il problema sanitario.

Tutti gli stati hanno l’obbligo di comunicare tempestivamente al Centro tutte le informazioni
tecniche e scienti che di cui dispongono su una certa problematica di cui il Centro si sta
occupando e comunicare tutti i messaggi che vengono comunicati alla rete comunitaria.
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- Decisione 1082 del 2013: verrà modi cato dai regolamenti post pandemia del 2022. Essa
abroga la decisione del 1998, in quanto tende ad applicarsi a un ambito più ampio: viene creato il
Comitato per la sicurezza sanitaria che garantisce un meccanismo di coordinamento delle
risposte nazionali e delle misure che sono adottate a livello nazionale, per evitare che le misure a
una certa minaccia da parte degli stati siano molto diverse e poco e caci. Si prevede per la prima
volta che l’Unione possa dichiarare un’emergenza di rilevanza regionale, senza che l’OMS abbia
ancora dichiarato una decisione in merito alla rilevanza internazionale di quella minaccia: tale
dichiarazione può avvenire solo dopo averlo comunicato al direttore generale dell’OMS e sempre
che nel frattempo l’OMS non abbia adottato una decisione in merito al carattere internazionale
della minaccia. Questa possibilità prevista è molto importante, anche perché nella proposta di
riforma del Regolamento sanitario dell’OMS si prevede la possibilità di permettere alle varie aree
regionali che compongono l’OMS di dichiarare una minaccia sanitaria di rilevanza internazionale.
- Decisione 1313 del 2013: istituisce il meccanismo di protezione civile dell’Unione, si tratta di
un pool di risorse che gli stati membri impegnano per essere dispiegate in momenti emergenziali;
il fatto che gli Stati mettano a disposizione degli altri stati una capacità di risposta comune e
coordinata europea in situazione emergenziali è molto rilevante per quanto riguarda le risposte
alle minacce transfrontaliere.

La giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Ue in materia di tutela della salute


Si divide in 2 grossi ambiti, soprattutto per quanto riguarda la rilevanza dell’art. 35 della Carta dei
diritti fondamentali, relativo al diritto individuale alla salute. La giurisprudenza della Corte,
paradossalmente, sembra dare più rilevanza all’articolo 35 quando si occupa di questioni di tutela
della salute collettiva rispetto a quando si occupa di questioni inerenti alla salute individuale.
1. CASO SIROKA’: è un’ordinanza della Corte del 2014 che deriva da un rinvio pregiudiziale (una
Corte nazionale sospende il giudizio interno per chiedere alla CGUE l’interpretazione di una norma
del diritto dell’Unione che è necessaria al giudice nazionale per decidere sul caso, oltre a poter
chiedere la compatibilità di una certa legislazione o prassi nazionale con la norma dell’Ue di
riferimento). In questo caso, la questione vedeva contrapposta la sig.ra Sirokà all’U cio della
salute pubblica della Slovacchia a causa del ri uto da parte della signora di rispettare la
legislazione nazionale che prevedeva la vaccinazione obbligatoria per alcune malattie per i minori
con la relativa contestazione dell’ammenda che le era stata sottoposta a seguito dell’infrazione; il
giudice del rinvio chiede alla CGUE innanzitutto se l’art. 35 della Carta dei diritti fondamentali, che
include il diritto di accesso alle cure, includa anche il diritto a non essere curati, vale a dire il diritto
a scegliere di non ricevere cure; inoltre, veniva chiesto se l’obbligo di sottoporsi a vaccinazione si
collega a degli obiettivi di tutela della salute collettiva dell’Ue. La Corte ha dichiarato di non essere
competente, a ermando che la materia delle vaccinazioni non rientra tra le competenze
dell’Unione. Questa impostazione ‘’formale’’ è stata fornita per evitare di pronunciarsi su quella
che sarebbe stata una decisione circa l’equilibrio che deve essere raggiunto tra la libera
autodeterminazione dell’individuo (e, quindi, la possibilità di scegliere di non essere curato) e la
tutela della collettività.
2. CASO ROSSIUS E COLLARD CONTRO BELGIO: anche qui vi è un’ordinanza (maggio 2011)
sempre su un rinvio pregiudiziale, in cui i ricorrenti lamentavano il fatto di aver ricevuto una
sanzione per condotte commerciali irregolari da parte dello stato del Belgio, in quanto avevano
commerciato in maniera irregolare dei prodotti del tabacco; la motivazione addotta dai ricorrenti
era molto singolare: le autorità nazionali avrebbero dovuto impedire la circolazione di tutti i
prodotti di tabacco, diversamente, se ammessa, non avrebbero poi potuto adottare sanzioni di
commercio irregolare, poiché, a quel punto, sarebbe eventualmente stata competenza dell’Unione
bloccare la di usione di quei prodotti. I ricorrenti aggiungevano che, se l’Ue fosse stata
preoccupata per la salute individuale e gli e etti sulla salute che hanno i prodotti del tabacco,
avrebbe potuto adottare una direttiva o un regolamento e impedirne la circolazione o la
produzione all’interno dei suoi territori. La Corte a erma che nché l’Unione non adotta un atto
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che impedisca la commercializzazione di questo tipo di prodotti, gli stati sono liberi di
disciplinarne la commercializzazione, in relazione al livello di tutela della salute che vogliono
garantire, pertanto, in questo caso, nché non c’è una decisione dell’Unione, l’art. 35 non può
essere invocato per a ermare che gli Stati avrebbero dovuto legiferare in maniera di erente.
Questo è uno dei casi in cui la Corte dà meno importanza all’art. 35, so ermandosi, invece, sul
fatto che nché l’Unione non adotta atti per vietare certi prodotti, gli Stati sono liberi di legiferare
come meglio credono in materia commerciale.
3. CASO ALSHARGAWI CONTRO CONSIGLIO: individuo inserito in una black list (cioè una lista in
cui, per decisione del Consiglio di sicurezza ONU, vengono inserite tutte quelle persone siche o
giuridiche che si ritiene sostengano il terrorismo internazionale; la presenza degli individui in
queste liste determina una serie di sanzioni individuali; in particolare il congelamento dei beni che
quella persona sica o giuridica possiede sul territorio dell’Unione e il divieto di ingresso sul
territorio dell’Ue; il Consiglio adotta le decisioni in materia di inserimento dei nomi nelle black lists)
non può entrare nel territorio dell’Unione, in particolare in Francia, per essere curato: Alshargawi
a ermava che la sua esigenza di cure e, quindi, la necessità che fosse rispetto il suo diritto alla
salute come sancito dall’art. 35, doveva prevalere sulla decisione del Consiglio e sulle esigenze di
sicurezza internazionale dell’Unione. In questo caso, la Corte a erma innanzitutto che il diritto alla
salute non costituisce un elemento che porti con sé il diritto di accedere al territorio dell’Unione:
perché ci potesse essere questa facoltà, l’uomo avrebbe dovuto dimostrare l’urgenza e la
necessità di entrare nel territorio dell’Unione, ovvero fornire la dimostrazione che non avrebbe
potuto ricevere cure dello stesso livello altrove. In questo senso, la Corte ha a ermato che il diritto
alla salute deve essere bilanciato con quello alla sicurezza. La Corte aggiunge che, comunque, gli
stati godono di un certo livello di discrezionalità, poiché le decisioni del Consiglio Ue lasciano agli
stati la possibilità di ammettere sul loro territorio individui che, magari, siano inseriti in una black
list per motivi umanitari, dunque la Francia, se lo avesse voluto, avrebbe permesso all’uomo di
entrare nel Paese per ragioni umanitarie.
4. CASO BODJI e CASO ABDIDA: riguardano due emigrati oggetto di decisione di esplusione dal
territorio belga. Bodji chiede di rimanere sul territorio belga per curare le gravi conseguenze
derivanti da un’aggressione subita in Belgio, mentre il nigeriano Abdida chiede di rimanere in
Belgio per curare una malattia di cui è a etto, poiché era stato sia privato dell’assistenza
previdenziale e gli era poi stato chiesto di lasciare il territorio, a ermando che poteva ricevere le
cure necessarie nel suo stato di origine. In questi casi, la questione riguarda il riconoscimento
della protezione internazionale a un individuo e, alla luce della Direttiva Quali che, che pone le
norme minime da rispettare per tutti gli stati in materia di attribuzione dello status di rifugiato o in
materia di protezione internazionale e che riprende le norme internazionali relative allo status dei
rifugiati, stabilendo quali sono i requisiti minimi che l’individuo deve soddisfare per essere
considerato rifugiato o per godere della protezione internazionale; la Corte dice che le lacune che
ci possono essere nel sistema sanitario nazionale degli stati di origine dei due ricorrenti non
possono essere considerate ai termini della Direttiva Quali che come un atto persecutorio (lo
status di rifugiato può essere riconosciuto a chi è perseguitato per motivi di razza, convinzioni
politiche, religiose o di appartenenza ad un gruppo sociale), pertanto non si può ravvisare la
volontà delle autorità nazionali di arrecare un danno all’individuo.
La Corte fa poi un passo avanti, stabilendo che, sebbene i problemi di saluti non costituiscano
oggetto per cui riconoscere la protezione internazionale, lo Stato deve sospendere il
procedimento di espulsione di un cittadino terzo malato in pendenza del giudizio, cioè nché il
giudice non ha deciso; inoltre, nella fase di sospensione le autorità nazionali devono garantire a
quell’individuo tutto il sostegno necessario per permettergli una vita dignitosa e garantire il diritto
alla salute. Ancora, la Corte dice che, nel valutare la posizione dell’individuo, lo Stato deve tenere
in considerazione gli elementi richiesti dalla Direttiva Quali che, ma deve anche tenere presente
se quell’atto di espulsione nei confronti di un individuo malato non possa costituire o rientrare
nella fattispecie di un trattamento inumano e degradante, in quel caso lo Stato sarà tenuto alla
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non espulsione, in base al principio del non refoulement, per cui un individuo non possa essere
espulso verso un territorio dove rischia di essere ucciso o di subire atti di tortura o di trattamenti
inumani. Si noti che, ancora una volta, l’art. 35 non compare.
L’art. 35, in connessione all’art. 168 del TFUE, sono molto presenti in quei casi in cui la tutela della
salute collettiva è un limite all’esercizio di altre libertà o diritti sanciti dall’ordinamento dell’Unione:
questo è avvenuto in cause che hanno riguardato prodotti considerati nocivi per la salute umana
e, a seguito di questo, le autorità dell’Unione hanno richiesto agli stati di adottare alcune misure,
ad esempio è stato richiesto che sugli involucri del tabacco ci sia un riferimento ai danni che il
tabacco può provare alla salute, il divieto di immettere nel commercio prodotti con aromi
particolari che possano aumentare il consumo di tabacco, il divieto di apporre certe indicazioni
sulle confezioni, ecc.
5. CAUSA PILLBOX 38 e PHILIP MORRIS: queste case produttrici di prodotti del tabacco
contestavano la direttiva a ermando che era in contrasto con la libertà di impresa; la Corte
a erma che è legittimo per le istituzioni Ue limitare quella o altre libertà previste dall’ordinamento
dell’Unione, nel momento in cui l’obiettivo è quello di tutelare la salute collettiva, che è un
obiettivo speci co ed una competenza che viene data all’Unione in base all’art. 168 TFUE e 35
della Carta, che chiede all’Ue di considerare il più alto livello di salute in tutte le politiche e le
azioni che realizza.
6. CAUSA WEINTOR eG: ordinanza che deriva da un rinvio pregiudiziale in merito
all’interpretazione sulle norme dell’Unione in materia di indicazioni nutrizionali e sulla salute poste
sui prodotti alimentari; nel caso di specie, i ricorrenti lamentavano il fatto di essere stati sanzionati
dalle autorità nazionali per avere inserito sui loro prodotti la dicitura ‘’facilmente digeribile con
basso tenore di acidità’’ in relazione a delle bevande. Anche qui, la Corte a erma che la questione
è estranea alla libertà di impresa e alla concorrenza tra aziende, ammettendo come legittima
l’azione delle autorità nazionali, perché si fonda sull’attuazione della direttiva dell’Unione, per cui
la tutela della salute collettiva prevale sulla libertà di fare impresa.
Questo fa comprendere come nei casi di salute collettiva, la Corte abbia fatto molto più uso
dell’art. 35 rispetto ai casi inerenti alla salute individuale.

13 ott
La Carta sociale europea e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo
e delle libertà fondamentali
Si tratta di due accordi internazionali conclusi nell’ambito del Consiglio d’Europa (organizzazione
internazionale diversa dall’Ue nata 1949) con lo scopo di ra orzare i legami all’interno dell’Europa
garantendo la tutela dei diritti dell’uomo, la democrazia e lo stato di diritto.
Tale azione continuerà anche con la caduta del muro del Berlino e l’azione del Consiglio d’Europa
sarà volta al sostegno della democratizzazione dei Paesi dell’ex blocco sovietico.
Il Consiglio d’Europa ha una struttura autonoma, composto da:
- Comitato dei Ministri (ministri degli A ari Esteri di tutti gli stati membri)-> funzioni rilevanti
in materia di ammissione, sospensione ed espulsione degli stati membri; ruolo di controllo di
esecuzione da parte degli stati delle sentenze della Corte di Strasburgo e del Comitato europeo
per i diritti economici e sociali.
- Assemblea parlamentare (rappresentati indirettamente i cittadini degli stati membri tramite
delegati dei parlamenti nazionali) non ha funzioni legislative, ma ha un’importante funzione di
stimolo all’attività del Comitato dei Ministri per una sempre continua progressione nella tutela
dei diritti umani e dello stato di diritto;
- Segretario Generale che si occupa delle funzioni amministrative e della gestione dei funzionari
dell’organizzazione e altri organi a carattere particolare, come il Commissario per i diritto
dell’uomo (eletto dall’Assemblea) che svolge un’attività di rispetto e standard dei diritti umani,
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oltre che d’inchiesta sui territorio nazionali del rispetto degli strumenti adottati nell’ambito del
Consiglio d’Europa.

All’interno del Consiglio d’Europa sono state adottate diverse Convenzioni, tra cui:

La Carta sociale europea (art. 11 diritto alla salute)


È un accordo internazionale particolare, perché è un sistema di assunzione degli obblighi
internazionali da parte degli stati-> non prevede che gli stati che rati cano il trattato siano
vincolati a tutti gli obblighi che discendono dalla Carta (come accade normalmente per gli accordi
internazionali, ad eccezione della possibilità di apporre riserve), ma è necessario che si vincolino
almeno al rispetto di alcuni (gli stati scelgono a cosa vincolarsi).
Dei 31 articoli presenti, gli stati devono averne accettati almeno 6, scelti tra 9 articoli (1, 5, 6, 7,
12, 13, 16, 19 e 20) considerati fondamentali per l’e ettiva tutela dei diritti sociali a cui si indirizza
la Carta.
1. diritti al lavoro
2. diritto ad organizzarsi per mezzo di organizzazione sindacali 3. diritto di negoziazione collettiva
4. diritto dei bambini e degli adolescenti ad una tutela
5. diritto alla sicurezza sociale
6. diritto all’assistenza sociale e sanitaria
7. diritto della famiglia alla protezione sociale, giuridica ed economica
8. diritto dei lavoratori migranti e delle loro famiglie alla protezione e all’assistenza
9. diritto all’uguaglianza e pari opportunità in materia di impiego senza discriminazioni
basate sul sesso.

La Carta è stata adottata nel 1961, in vigore nel 1965.


1996 c’è stata una revisione profonda della Carta, che ha inciso sul numero di obblighi che gli
stati devono rati care; è stato adottato il Protocollo addizionale alla Carta Sociale (in vigore nel
1998), che ha introdotto un nuovo sistema di controllo: Reclami Collettivi.
La nuova Carta sociale del ’96 è poi entrata in vigore nel 1999.
Le due Carte sono comunque entrambe in vigore; quella del 1996 non ha abrogato la precedente.
Attualmente, hanno aderito alla Carta Sociale 42 stati, di cui 35 hanno rati cato la nuova versione
del 1996, mentre il Protocollo sui Reclami collettivi è stato rati cato solo da 16 stati.

Tra i 9 articoli fondamentali non compare l’art. 11 (diritto alla salute- anche se è in parte incluso
sia nel diritto all’assistenza sociale e sanitaria, sia in relazione al diritto al lavoro e alla sicurezza
sul lavoro), tuttavia esso è uno tra i diritti più rati cati dagli stati membri. Perché oltre a rati care
almeno 6 tra i 9 articoli citati, gli stati devono necessariamente rati care anche altri articoli, in
modo da raggiungere almeno 16 articoli a cui si vincolano e 63 paragra .

Denuncia della Carta ( essibilità):gli stati possono o denunciare integralmente la Carta e non
esserne più parte, oppure denunciare solo alcuni articoli che precedentemente avevano rati cato,
purché il numero di articoli sottoscritti non sia inferiore al numero minimo richiesto.

Gli organi della Carta sociale europea


• Comitato europeo per i diritti sociali: composto da 15 esperti nominati dal Comitato dei Ministri
del Consiglio d’Europa (eletti per 6 anni) possono essere rieletti per una sola altra volta.
- Il Comitato, oltre alla presenza di questi esperti, può vedere la partecipazione a titolo consultivo
un rappresentante designato dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
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• Comitato governativo: composto da un rappresentante per ogni parte contraente. Possono
essere invitati a partecipare come osservatori:
- 2 organizzazioni internazionali dei datori di lavoro
- 2 rappresentanti di organizzazioni di lavoratori
- rappresentanti delle ONG che hanno lo status consultivo presso il Consiglio d’Europa.
• Comitato dei ministri del consiglio d’Europa: interviene nella fase nale del controllo.

Il sistema di controllo
• Presentazione di rapporti biennali (sia sulla parte rati cata, sia su quella non rati cata),
procedura più ricorrente.
Ogni stato parte presenta il proprio rapporto al Comitato europeo per i diritti sociali, che valuterà
la compatibilità delle misure che lo stato ha adottato e quanto esse siano e caci nel dare
attuazione ai singoli articoli che lo stato ha rati cato.
Gli stati parte sono tenuti a presentare dei rapporti periodici anche sulla parte che non hanno
rati cato: periodicamente devono comunicare al Comitato quali sono le ragioni che impediscono
a quello stato di riconoscere certi diritti e quindi rati care determinati articoli-> permette al
Comitato di e ettuare un controllo ad ampio spettro, veri cando perché gli stati non si assumono
ulteriori obblighi oltre a quelli già assunti.

Il Comitato presenta poi le sue conclusioni al Comitato governativo e all’Assemblea parlamentare


del Consiglio d’Europa per permettere loro di fare le loro osservazioni. Tutte le osservazioni
verranno poi presentate al Comitato dei Ministri che, dopo aver valutato i vari rapporti, adotta
con maggioranza dei 2/3 la raccomandazione da inviare allo stato.

E’ il Comitato dei Ministri che, alla ne, adotta l’atto u ciale con cui si dà una valutazione
all’azione statale e si raccomandano le misure ulteriori che lo stato dovrebbe adottare per una
completa attuazione delle norme del trattato.
• Presentazione dei reclami collettivi (Protocollo del 1995) è la procedura più e cace. Questi
reclami sono presentati da gruppi di individui, cioè soggetti ben individuati dal protocollo, che
non agiscono a tutela propria e singola, ma lo fanno a vantaggio di tutti, denunciando al
Comitato la presenza di storture che ravvisano nel loro campo di competenza (es. uno stato
adotta misure incompatibili con la Carta in un determinato ambito).
I soggetti che possono presentare reclami collettivi sono:
- organizzazioni internazionali di datori di lavoro o organizzazioni internazionali di lavoratori
(art. 27 della Carta sociale)
- organizzazioni non governative con status consultivo presso il Consiglio d’Europa e
iscritte nella lista redatta dal Comitato governativo
- organizzazioni nazionali dei rappresentanti dei datori di lavoro e dei rappresentanti dei
lavoratori relative allo stato verso cui viene presentato il reclamo
- altre ONG che sono state esplicitamente riconosciute ad agire di fronte al Comitato dallo
stato parte.
Una volta ricevuto il reclamo collettivo, il Comitato valuterà sia la ricevibilità del reclamo,
sia soprattutto la richiesta sostanziale.
Valutare se e ettivamente quelle azioni o omissioni dello stato siano incompatibili con uno degli
articoli rati cati.
Alla ne dell’esame, il rapporto viene trasmesso al Comitato dei Ministri e all’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa e, se le conclusioni accertano la violazione, il Comitato dei
Ministri, a maggioranza dei 2/3 rivolge la raccomandazione allo stato e pubblica il rapporto del
Comitato.
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Successivamente lo stato sarà tenuto nei rapporti periodici a indicare le misure speci che che
ha adottato per adeguarsi alle raccomandazioni del Comitato dei ministri.

Com’è stato interpretato il diritto alla salute? Quali sono le caratteristiche che ha assunto
nel quadro della Carta Sociale?
Riferimento all’art. 11 della Carta sociale, anche se il diritto alla salute è stato spesso oggetto di
reclami circa la sicurezza sul lavoro o i diritti della famiglia, delle persone migranti, ecc.

“Per assicurare l’e ettivo esercizio del diritto alla protezione della salute, le Parti s’impegnano ad adottare sia
direttamente sia in cooperazione con le organizzazioni pubbliche e private, adeguate misure volte in
particolare:
1 ad eliminare per, quanto possibile le cause di una salute de citaria;
2 a prevedere consultori e servizi d’istruzione riguardo al miglioramento della salute ed allo sviluppo del
senso di responsabilità individuale in materia di salute;
3 a prevenire, per quanto possibile, le malattie epidemiche, endemiche e di altra natura, nonché gli
infortuni.”
Salute intesa allo stesso modo dell’atto istitutivo dell’OMS: concetto di salute ampio, che include
il benessere sico, psichico e sociale dell’individuo.

Il Comitato ha inoltre individuato elementi necessari per rendere azione statale e cace e
compatibile con l’art. 11: lo stato deve adottare misure che siano e caci a rimuovere le cause
delle malattie, deve prevedere consultori e servizi di educazione alla salute, prevedere le malattie
epidemiche.

Da queste misure che lo stato deve adottare, derivano 3 categorie di obblighi:


• Dotarsi di un sistema sanitario in grado di reagire a tutti i rischi sanitari che possono avere un
e etto negativo sulla salute individuale o collettiva.
Lo stato deve usare tutte le conoscenze medico, scienti che e tecniche che ha a disposizione->
connotazione negativa del concetto di salute: non interferenza, non adozione di misure che
possano avere e etti negativi sulla salute + azione positiva, realizzare le azioni necessarie per
garantire le cure di base.
Per valutare se e quanto lo stato stia agendo in questo senso, il Comitato non fa riferimento solo a
dati di carattere generale inerenti al sistema sanitario, ma anche a dati scienti ci precisi:
- aspettativa di vita media
- le principali cause di morte
- la mortalità infantile e la mortalità materna
Dal confronto di questi dati con il resto degli stati si riterrà assolto o meno tale obbligo.
Il Comitato valuterà anche le misure che lo stato sta adottando per progredire (quanto più uno
stato già è avanzato nelle garanzie che dà, tanto più il Comitato gli richiederà una
implementazione sempre migliore dell’art. 11).

• Si deve garantire l’accesso alle cure di base e al sistema nazionale sanitario senza
discriminazione.
Il peso economico per poter accedere alle cure deve essere equamente distribuito, per cui lo
stato dovrebbe richiedere di più per l’accesso alle cure sanitarie a chi ha più possibilità
economiche, mentre sempre lo stato dovrebbe farsi carico in parte del costo per le fasce meno
abbienti.
Il Comitato si è so ermato anche sulle situazioni di crisi (prime dichiarazioni in merito 2009 a
seguito della crisi economica che aveva colpito l’Europa e poi durante la pandemia).
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Già nel 2009 si era notata una tendenza a ridurre gli interventi statali in materia di servizi sanitari
nazionali anche per rispondere alla crisi economica.
L’accessibilità sanitaria dell’obbligo in questione non è solo relativa all’aspetto economico, ma
riguarda anche:
- il tempo: comitato ha sottolineato molte volte necessità che le cure siano garantite per
tempo;
- il numero adeguato di personale medico e infermieristico: interessanti due decisioni che il
Comitato ha adottato nel 2013 e che riguardano l’Italia (IPPFEN c. Italia e CGIL c. Italia) aventi ad
oggetto la di coltà per le donne di accedere ai servizi relativi all’aborto a causa dell’elevato
numero di medici obiettori di coscienza.
I ricorrenti a ermavano che, in questo modo, veniva violato l’art.11 perché non si garantiva un
accesso a un servizio medico.
Il Comitato ha riconosciuto la violazione dell’art. 11, a ermando che le autorità nazionali hanno
l’obbligo di organizzare il sistema sanitario in modo tale che sia sempre possibile per le donne
accedere in tempi rapidi all’aborto.

• Obbligo all’educazione alla salute.


Indirizzato a prevenire stili di vita dannosi per la popolazione.
I servizi di educazione devono essere non discriminatori per le minoranze, che non devono essere
escluse dal circuito informativo e educativo.
Al tema dell’educazione si connette poi è il consenso informato: il Comitato a erma che non vi
può essere rispetto dell’art. 11 senza che gli individui possano scegliere in maniera libera e
cosciente a quali cure accedere e se accedervi.

• Obbligo di tutela ambientale.


Stretto legame tra un ambiente sano e la realizzazione del diritto alla salute, poiché la salute
individuale dipende strettamente dall’ambiente in cui l’individuo si trova.

L’Assemblea Parlamentare ha proposto al Comitato la creazione di un Protocollo per l’ambiente


salubre, sano e sostenibile sia per la Carta sociale sia per la Convenzione europea dei diritti
dell’uomo, che avrebbe fornito uno strumento autonomo per la tutela del diritto all’ambiente in
quanto tale.
Il Comitato ha sviluppato due concetti:
- realizzazione progressiva dell’obbligo-> la salute sarà realizzata progressivamente di pari
passo con la tutela ambientale;
- protezione e ettiva del diritto sociale alla salute-> idea per cui la salute può essere
realizzata solo se tutte le componenti che incidono su di essa vengono controllate o limitate.

• Obbligo di garantire a tutti i cittadini gli screening periodici.


Garantito l’accesso alle cure non solo nel momento in cui c’è la malattia, ma anche alle misure
preventive.

Da tutto ciò emerge l’idea di salute come valore giuridico ra orzato rispetto ad altri diritti
menzionati dalla Carta sociale, perché la salute è strettamente legata alla tutela della dignità
dell’individuo (rif. General Comment 14).
In relazione al concetto di diritto ra orzato il Comitato ha dato un’interpretazione particolare della
Carta (in particolare del suo annesso) che prevede che l’applicazione dei diritti sociali enunciati
nella Carta agli stranieri sarà possibile solo se sono cittadini di un altro stato parte e se risiedono
o lavorano regolarmente sul territorio dello stato in quesitone.
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L’annesso inizialmente escludeva dall’applicazione dei diritti tutti quegli individui che:
- sono sul territorio straniero e non hanno la cittadinanza dello stato parte
- pur provenendo dall’Europa, sono presenti sul territorio in maniera irregolare.
Il Comitato ha a ermato che un’interpretazione di questo tipo, cioè escludente, non è
ammissibile, in quanto incompatibile con l’oggetto e lo scopo della Carta.
Inoltre, la Carta va interpretata anche tenendo in considerazione gli altri strumenti adottati dal
Consiglio d’Europa, come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che ha più volte a ermato
che i diritti discendenti dalla Convenzione si applicano a tutti gli individui soggetti alla
giurisdizione di uno stato, a prescindere che siano cittadini o stranieri residenti regolarmente o
irregolarmente.
Poi un’interpretazione di quel tipo violerebbe lo ius cogens del diritto internazionale.
In ne, se si seguisse una tale interpretazione, la Carta avrebbe un’e cacia inferiore rispetto a
quella delle legislazioni nazionali che, spesso, per quanto riguarda l’accesso ai servizi sanitari di
base non distingue tra stranieri presenti regolarmente o irregolarmente sul territorio.

Pertanto, bisogna interpretare la Carta e il suo annesso come estendibile a tutti gli individui,
anche ai migranti irregolari che provengono da un territorio non parte della Carta.

La Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali


(non ha un articolo dedicato alla salute)

17 ott
La Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU)- tutela
della salute
Adottata nel 1950 Roma, in vigore 1953
Testo si so erma diritti di natura civile e politica poi 16 protocolli (modi che sistema controllo
CEDU)

Sistema di controllo:
Organo principale è Corte europea diritti uomo, prima del Protocollo 11 c’era anche la
Commissione europea per i diritti umani.
Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa controllo ex post, esecuzione sentenza da parte degli
stati.
2 tipologie di ricorsi:
1. Inter-statali-> stati presentano ricorso Corte quando ritengono che un altro membro parte
convenzione ne sta violando obbligo, non molto usato, usato quando ci sono frizioni;
2. Individuali-> più e cace, comunicazioni da individui che si considerano vittime dirette di
violazioni di principi convenzione da parte di uno stato parte della convenzione (utilizzabile
previo esaurimento ricorsi interni: ne bis in idem, anonimato, abuso di diritto ecc.).

Valore sentenze della Corte


Originariamente sentenze erano di mero accertamento, di fronte a un riscorso la corte valutava le
posizioni delle parti per capire se vi era stata una violazione o meno della convenzione.
Aumento ricorsi l’ha indotta a trovare meccanismi per evitare di violare lei stessa art.6 (diritto equo
processo in tempi ragionevoli)-> sentenza pilota.
C’erano ricorsi che mettevano in rilievo delle carenze strutturali, questa tipologia di ricorsi
richiedeva un controllo speci co.
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CEDU anche ruolo di migliorare sistema, meno violazioni. Ha iniziato indicare agli Stati cosa fare
per rimediare violazione di carattere strutturale (prima stati liberi di scegliere mezzi con cui
rimediare violazione).
Le sentenze pilota s’inseriscono nei problemi strutturali, hanno una caratteristica in più.
Sentenza pilota blocca valutazione di ricorsi simili, valuta ricorso, indica modo e tempo allo stato
per rimediare alle carenze strutturali. Se Stato si adegua verranno meno altri ricorsi, in caso
contrario analizza tutti i nuovi casi.
Così si riduce lavoro corte e si risolvono casi simili e nuovi possibili casi.

Interpretazione evolutiva: tecnica interpretativa usata molto frequentemente dalla CEDU.


Interpretazione permette a un testo Patrizio di adattarsi all’evoluzione della società a cui si
riferisce. Il testo evolve insieme cambiamenti sociali della società di riferimento.
Se la corte si fosse attenuta al testo letterale della Convenzione, tutta una serie di diritti sarebbero
rimasti fuori (1950 non erano nemmeno considerati)-> cambiamenti sociali. Questo ha permesso
di allargare gli ambiti di applicazione dei singoli ambiti nella CEDU.
Ha permesso di far rientrare diritto alla salute nella CEDU.

Struttura della Corte:


Numero giudici pari al numero Stati membri Consiglio d’Europa, divisi in:
- camere da 7 giudici (valutano in prima battuta i ricorsi) ;
- Comitati da 3 giudici->
• esaminare e respingere se c’è unanimità i ricorsi manifestamente irricevibili,
• prendere decisione ricorso su cui corte si è pronunciata molte volte e vi è orientamento
giurisprudenziale consolidato;
- grande camera 17 giudici->
• interviene se camera devolve il ricorso
• Valutare sentenza se una delle parti lo richiede (dopo che la camera si è pronunciata).

Articoli usati Corte per tutelare la salute


Non prevede diritti di natura sociale (se non diritto alla proprietà).
La convenzione, n dal 1979, ha a ermato che il solo fatto che una questione/un’interpretazione
della convenzione per risolvere un ricorso possa estendersi alla sfera economico-sociale non
impedisce alla corte di prendere decisione o di interpretare la soluzione della controversia.

Tutela diritto alla salute avviene di ri esso in primis nell’art.2 (diritto alla vita).
Nelle sentenze qui riportate Corte non interviene nel tipo di cure che individuo avrebbe dovuto
ricevere (spetta allo Stato) però va a determinare se certi inadempimenti Stati possano
rappresentare violazione art.2.

GN e altri vs. Italia 2005: ricorrenti erano persone avevano dovuto fare trasfusioni sangue (che era
infetto) contratto epatite o HIV. Ricorrenti a ermavano che carenze a livello sanitario nazionale
avevano costituito violazione diritto vita e integrità sica.
Corte richiama principi generali:
- art.2 (letto alla luce tutela salute) implica obbligo stati di adottare quadro normativo speci co
che si imponga a settore pubblico e privato e che prevede misure necessarie per garantire
massimo livello la tutela del diritto alla vita;
- Garantire sistema giudiziario indipendente che permetta di ricorre al giudice nazionale e
ottenere risarcimento in caso violazione diritti.
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Corte partendo da queste due a ermazioni va a veri care se autorità italiane avevano adottato
misure necessarie in riferimento alle conoscenze scienti che nel momento della presunta
violazione.
Non vi erano dati certi (riguardo trasmissibilità tramite sangue infetto di epatite e HIV)in riferimento
a quel momento (accaduto molto prima del 2005) e quindi in questo senso in relazione a
conoscenze scienti che non si poteva ravvisare violazione art.2.
Corte ravvisa violazione art.2 perché ritiene che sistema a disposizione individui per lamentare
violazioni subite non era idoneo e soprattutto non tempestivo (violazione procedurale).

Salute delle persone detenute: Corte a erma che anche in relazione persone detenute sistema
sanitario nazionale deve garantire livello adeguato di cure (non standard più elevato, ma standard
medio).
Dzieciak vs. Polonia 2008: persona sottoposta a detenzione preventiva sospettata di essere
coinvolta in un tra co di droga, poco prima dell’arresto ha due attacchi cardiaci. Portata
comunque in carcere anche perché medici sostengono che la condizione salute individuo non sia
incompatibile con carcere perché portato in una struttura con ala ospedaliera. Dopo 4 mesi
trasferito in un carcere senza ala ospedaliere e in cui accesso ai medici era di coltoso.
Richiesta di controlli da parte individuo e richiesta da parte medici di trasferimento anche perché
doveva essere operato (bypass coronarico). Dzieciak muore.
Corte ha a ermato che sebbene in una prima fase detenzione non si poteva ravvisare violazione
art.2, invece i numerosi rinvii per controlli/operazione costituiva una violazione art.2 perché non si
erano date cure e i ritardi avevano peggiorato condizione salute del detenuto.

Art. 3 divieto trattamenti inumani e degradanti e tortura, di erenza tra i due sta nella soglia di
gravità riguardo e etti sulla persona.

Caso Keenan: individuo con problemi psichici (schizofrenia e rischio suicidio)e posto in
isolamento per 7 giorni, senza possibilità di accedere cure necessarie, condizione che
danneggiava ulteriormente la sua salute.
Corte riconosciuto violazione art.3 da parte di UK a ermando che anche in carcere le terapie
dovevano essere comparabili a quelle assicurate al resto popolazione ( standard cure adeguato),
non cure migliori MA ADEGUATE e avere valutazione del proprio comportamento adeguata.
Non ha riconosciuto violazione art.2 (Kenan deceduto) perché misure anti suicidio adottate.

Espulsione stranieri a etti da grave malattia:

D. Vs UK 1997: individuo straniero stadio avanzato HIV e soggetto ordine espulsione. Per lui
espulsione sarebbe come sottoporlo a un trattamento inumano e degradante perché nel suo stato
d’origine non poteva accedere alle cure necessarie.
Riconosciuto atto illegittimo per violazione art.3.
Principio generale non refoulement: costatante ad a ermare che gli stati non possono espellere
individuo straniero se espulsione indirizzata verso territorio in cui sarà sottoposto a trattamenti
inumani e degradanti, in questo caso violazione CEDU.
La potestà dello stato di espellere un individuo resta autonoma nei limiti dell’art.3 e principio del
non refoulement.

N. Vs UK 2008: ricorrente a etta da HIV ma con condizione stabile rispetto caso precedente e
territorio di cittadinanza (Uganda) risponde di cure mediche adatte. Possibilità cura c’è ma a
causa limitate risorse statali economiche le cure non sono a disposizione di tutti.
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Non c’è violazione art.3, espulsione può essere eseguita. Perché malattia non grave, Uganda
famigliari per aiuto ma nulla detto sull’accessibilità alle cure (perché CEDU condizionata da una
preoccupazione dell’eccessiva possibilità di limitare le espulsioni da parte degli stati, si temeva
integrazione limiti art.3).

Art.8 tutela vita privata e familiare

Casoma vs. Romania 2013: ricorrente sottoposta ad aborto terapeutico perché feto ammalato di
una grave malattia, intervento con complicanze->isterectomia totale (asportazione utero). Medici
non erano stati chiari riguardo e etti intervento, quindi consenso non informato. Conseguenze
sulla sua salute dovute a una negligenza medica.
Violazione art.8 perché autorità nazionale non avevano permesso di avere a lei un consenso
informato, ma non violazione rispetto conseguenze.
Stati hanno obbligo di adottare misure regolamentari per assicurare che i dottori siano in grado di
dare info utili per consenso informato.

Cordella e altri vs. Italia 2019: ricorrenti lamentano autorità nazionali non sono state in grado di
tutelare persone che vivono intorno all’ILVA di Taranto. Inquinamento causato dall’ILVA e etti
devastanti sulla salute persone vivevano in quell’area.
CEDU ricorda che non c’è norma per tutela ambientale ma questa può incidere su art.8.
Corte riconosciuto violazione art.8 per questioni procedurali: autorità italiane hanno adottato
misure per controllare attività ILVA per ridurre impatto ambientale (misure necessarie) MA non le
ha fatte rispettare!
Non sempre violazione art.8 legata a dimostrazione di aver provocato malattie ma anche punto di
vista procedurale.

24 ott

Statuto OMS
- OMS principale attore della governance
- già interno SdN creata organizzazione sorveglianza prevenzione malattie, avrebbe dovuto
portare a termine obiettivi U cio Pubblico dell’Igiene, ma USA non parte SdN: enti
continuarono ad esistere e svolgere attività parallelamente.

• 1943 istituito United Nations relief and habilitation administration (UNRHA) focus Europa e
Medio Oriente, assistenza tecnica-scienti ca e non solo agli statali in emergenza in queste due
aree.
• Organizzazione panamericana per la salute, autonoma e indipendente relativa agli stati
americani. Esiste anche dopo nascita OMS e ne è inventata parte come organizzazione
regionale del continente americano.
• Dopo 2GM idea organizzazione tutela salute a livello universale, idea formatasi durante
conferenza San Francisco (conferenza formazione Onu) anche tutela salute è strumento per la
pace.
La proposta u ciale inizialmente da Brasile e Cina e si è arrivati alla conferenza di New York
(luglio 1946) in cui adottato statuto OMS, entrato in vigore 7 aprile 1948 quando si sono
raggiunte 28 rati che necessarie.
A OMS trasferite funzioni U cio pubblico per l’Igiene, dell’UNRHA e quella dell’organizzazione
per la salute della SdN.
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OMS sede a Ginevra, attualmente 194 membri di cui 192 anche membri ONU, solo Liechtenstein
ancora non parte e ci sono due micro stati (isole Cook e isola Niue).

OMS è un istituto specializzato della UN, ha funzioni solo nell’ambito tutela salute.
Istituto specializzato perché c’è accordo di collegamento: (organizzazioni comunque autonome e
indipendenti):
- Le NU sono rappresentate in tutti gli organi OMS pur non avendo diritto di voto
- obbligo di cooperazione e consultazione con organi NU (ECOSOC, Assemblea)
- obbligo di considerare in buona fede, agire al ne di realizzare e attuare le raccomandazioni
delle NU
- obbligo consultazione NU per conclusione accordi riferimento a immunità e dei privilegi OMS e
suoi funzionari.
Obblighi non incidono in alcun modo sulla personalità giuridica, OMS è un soggetto di DI e
perciò ha una capacità di azione autonoma nell’ambito delle relazioni internazionali e ha
ordinamento autonomo e originario che non dipende da altri soggetti.
Personalità limitata, solo in relazione al raggiungimento delle funzioni e degli scopi per cui
organizzazione è stata creata.

Personalità porta ad avere riconoscimento immunità e privilegi per suoi funzionari, necessari per
scopi e funzioni. (art.66 e seguenti)
Art.68 Statuto OMS: immunità e privilegi regolati in un accordo autonomo concluso tra i membri e
regolato dall’organizzazione.-> Riferimento Implicito alla Convenzione relativa alle immunità delle
agenzie specializzate delle NU 1947.

Scopi OMS:
Preambolo* (scopo composto) si richiama:
- Questione della non discriminazione per la tutela della salute dei popoli
- Salute del popolo è un elemento essenziale per la pace e la sicurezza internazionale
- Responsabilità degli Stati “la disparità tra i paesi costituisce un pericolo come una?”
La sanità diventa una questione di rilevanza internazionale e di competenza anche della CI e non
solo degli stati (questione che rientrava nel dominio riservato, ora implica anche coinvolgimento
della CI).

*Gli Stati partecipanti alla presente costituzione dichiarano, conformemente alla Carta delle Nazioni Unite2,
che alla base della felicità dei popoli, delle loro relazioni armoniose e della loro sicurezza, stanno i principi
seguenti:
La sanità è uno stato di completo benessere sico, mentale e sociale, e non consiste solo in un assenza di
malattia o d’infermità.
Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano,
senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale.
La sanità di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace del mondo e della sicurezza; essa
dipende dalla più stretta cooperazione possibile tra i singoli e tra gli Stati.
I risultati raggiunti da ogni Stato nel miglioramento e nella protezione della sanità sono preziosi per tutti.
La disparità nei diversi paesi per quanto concerne il miglioramento della sanità e la lotta contro le malattie, in
particolare contro le malattie trasmissibili, costituisce un pericolo per tutti.
Lo sviluppo sano del fanciullo è d’importanza fondamentale; l’attitudine a vivere in armonia con un ambiente
in piena trasformazione è essenziale per questo sviluppo.
Per raggiungere il più alto grado di sanità è indispensabile rendere accessibili a tutti i popoli le cognizioni
acquistate dalle scienze mediche, psicologiche ed a ni.
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Un’opinione pubblica informata ed una cooperazione attiva del pubblico sono d’importanza capitale per il
miglioramento della sanità dei popoli.
I governi sono responsabili della sanità dei loro popoli; essi possono fare fronte a questa responsabilità,
unicamente prendendo le misure sanitarie e sociali adeguate.

Art.1 “Il ne dell’Organizzazione mondiale della sanità (qui di seguito chiamata Organizzazione) è quello di
portare tutti i popoli al più alto grado possibile di sanità.”
Lo scopo è quello garantire a tutti i popoli esistenti al mondo la salute.

Funzioni e modalità con cui perseguire scopo (preambolo)


Art.2:
- OMS autorità guida e regolatrice cooperazione campo sanitario
- OMS aiuta governi se richiesto a ra orzare propri strumenti sanitari
- servizi di natura epidemiologica e statistica (funzione informativa per gli Stati)
- sostiene ricerca in campo sanitario
- informazione rivolta agli individui, intesa come formazione sulle questioni sanitarie

OMS in quanto organizzazione internazionale è rivolta alla partecipazione di Stati: membership


esclusivamente statale (acquisto status membro).
Art.3 tutti stati possono fare parte OMS, non solo membri UN.
Art.4 stati membri UN posso diventare membri OMS:
• rmando statuto
• facendo una dichiarazione di accettazione dello Statuto in un modo che risponde al loro
ordinamento interno (modalità basta su adesione)
Art.5 stati invitati a partecipare conferenza New York diventare membri:
• Firmando statuto
• Accettando in altro modo statuto, purché rma/accettazione si siano perfezionate entro
l’apertura della prima assemblea della sanità- tempo limitato. (modalità basta su adesione)->
rif. membri originari [negoziato statuto, danno vita a organizzazione].
Art.6 tutti gli altri stati possono domandare di diventare membri e essere ammessi come tale se la
loro domanda è approvata con una maggioranza semplice da Assemblea della sanità (modalità
basta su ammissione).
Lo statuto non prevede la possibilità di recedere dall’OMS.
Questo escluderebbe secondo la Convenzione Vienna sul diritto dei trattati la possibilità di
recedere, Convenzione Vienna sancisce che se non è prevista con norma esplicita questa facoltà
potrebbe essere fatta derivare dalla prassi o dalla volontà delle parti.
Nel caso OMS questione risolta per via di prassi: durante conferenza di New York dichiarazione in
cui si evidenziava che gli stati avrebbero potuto recedere nel caso fossero state adottati degli
emendamenti allo statuto che la parte non considerava ammissibili e che andavano a modi care
fortemente gli obblighi degli stati parte.
A questo si è a ancata dichiarazione USA momento di rati ca: USA si riservavano possibilità di
recedere dal trattato istitutivo dell’organizzazione.
Quindi recessione per:
• emendamento
• riserva
Nel 2020 amministrazione Trump volontà di recedere depositata presso Segretario OMS, e etto a
partire da luglio 2021, non ha avuto e etto perché cambio governo USA con Biden.
1950 Russia vari Stati est e Cina considerati membri inattivi, 1955 rientrati con pagamento
bilancio anni in cui non avevano pagato e nient’altro.
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Non è prevista Statuto l’espulsione membro.
E’ prevista la sospensione (art.7): decisa da Assemblea sanità in modo discrezionale (così come
potere di reintegrare lo Stato). Alcuni servizi interrotti (es.voto)

Obblighi membri:
- soprattutto di natura nanziaria, partecipazione al bilancio (anche se ora parte cospicua
da fondi privati- svantaggio non facile de nizione preventiva delle somme totali).
- da art.61 a 65-> obblighi di natura procedurale/reportistica.
Si prevede che annualmente ogni membro presenti a OMS dei rapporti:
• in relazione progressi tutela sanità e misure adottate per dare esecuzione sia ai
regolamenti sanitari (vincolanti), accordi e atti natura raccomandatoria (atti dell’OMS);
• rapporti natura tecnico-statistica-scienti ca in relazione alle malattie e tutela alla salute. Tutte
info possibili in materia di sanità.
Obbligo informare tornerà nel Regolamento sanitario del 2005.

Altre gure/status oltre i membri:


- art.8 membri associati: territori che non sono responsabili delle loro relazioni internazionali
(Puerto Rico, Isole Faroe).
Non hanno autonomia relazioni internazionali.
Hanno diritto di:
• partecipare alle discussioni interne OMS
• partecipare a tutti gli organi OMS senza diritto di voto.
Importante perché potrebbe essere primo passo per diventare in futuro membro
dell’organizzazione.
• Possono partecipare anche attività dei comitati regionali.
- osservatori: non sono membri, ma hanno interesse nell’organizzazione.
Non hanno diritto di voto e di parola (non posso intervenire direttamente interno organi).
Figura osservatori non prevista statuto OMS, gura sviluppata su alla prassi che vede direttore
generale invitare certi enti a partecipare attività organizzazione come osservatori.
Ora sono osservatori: Santa Sede, Croce rossa, Ordine di Malta, alleanza globale per i vaccini e
globalizzazione e fondo globale per la lotta all’AIDS.

Palestina ha posizione particolare perché ha qualche potere in più, derivanti dallo status di Stato
non membro osservatore interno NU:
• dritto parola e replica
• può porre mozioni sulle tematiche che la riguardano
• può supportare le risoluzioni proposte interno organi
• partecipa comitato regionale mediterraneo
Taiwan da 1971 non più presente nel OMS, da quando non è stata più riconosciuta membro Onu
perché membership solo Cina popolare. Da 2006 è ritornata nel OMS come osservatore no
2016, grazie a lungo lavoro di negoziato con Pechino.
Poi non si è più raggiunto accordo.
Unione Europea ha status osservatore derivato da scambio lettere e poi memorandum tra
direttore generale OMS e UE:
• partecipa lavori generali organi e lavori u cio regionale europeo.

Attori privati:
Soprattutto ONG (art.71- riferimento consultazione e cooperazione con ONG) che hanno ruolo
rilevante per OMS.
Per gestire rapporti con attori non statali nel 2016 OMS ha adottato framework (codice di
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condotta che determina standard di trasparenza nei rapporti tra OMS e ambito privato e obbligo
direttore generale di tenere registro in cui sono riportarti tutti i privati con cui OMS ha rapporti).
In passato proposta di creazione interno Assemblea comitato C: organo consultazione con
società civile, non si è giunti a un accordo.

Struttura OMS
-struttura basata su 3 organi principali:
1. Assemblea mondiale sanità
2. Consiglio esecutivo
3. Segretariato a cui capo c’è il direttore generale.

1. Assemblea mondiale sanità: organo in cui sono rappresentati tutti membri dell’OMS.
Ogni stato no a 3 rappresentati ma avrà solo 1 voto.
Uno stato un voto, molto usato anche consensus.
Si riunisce in sessioni ordinarie con cadenza annuale, ma c’è possibilità di sessione straordinaria
(richieste da Consiglio esecutivo o da maggioranza degli stati membri).

Funzioni (art.18):
- determina politica dell’organizzazione, il Consiglio realizza quanto deciso dall’assemblea
- nomina Direttore generale e elegge membri Consiglio esecutivo organizzazione dell’OMS (crea
comitati, organi sussidiari) per suo funzionamento
- indicazioni a Consiglio e Direttore generale a nché questi richiamino attenzione membri su
questione sanitaria che assemblea ritiene particolarmente importante in quella situazione
- invita organizzazioni internazionale e anche internazionali non governative a partecipare attività
organizzazione
- qualsiasi altra misura per perseguimento scopo dell’organizzazione (determina azioni per
raggiungere scopi)
- funzione normativa: approva accordi nelle materie competenza, adotta regolamenti.
Ha facoltà di adottare atti che si impongono agli stati membri.

Modalità di voto:
- maggioranza dei membri presenti e votanti
- maggioranza 2/3 membri presenti e votanti per questioni importanti (adozioni nuovi accordi,
approvazioni accordi su relazioni esterne, emendamento statuto)
- Però spesso si procede per consensus (non voto) atto adottato se non ci sono
opposizione manifeste.

Inoltre interno Assemblea:


- comitato A (questioni tecnico sanitarie)
- comitato B (questioni nanziarie e di gestione)
- Commissione sulle credenziali (12 membri), natura non politica, deve valutare se individui che
a ermano di rappresentare un certo stato ne siano e ettivamente rappresentanti.
Deve valutare lettere credenziali, in caso di dubbi i rappresentati siedono a titolo provvisorio MA
possono comunque esercitare poteri rappresentanti.
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27 ott

2. Consiglio esecutivo:
- composizione ristretta-> numero ristretto di membri per rendere azione e ciente
34 membri (in carica per 3 anni) rieleggibili, designati da stati membri e poi eletti da Assemblea
anche per garantire equa partizione geogra ca (almeno 1 membro per ogni area regionale).
- non ha carattere permanente, si riunisce 2 volte anno
- decisioni:
• maggioranza membri presenti e votanti
• maggioranza quali cata 2/3 per questioni importanti (raccomandazione per adozione tratti,
accordi con NU o altre organizzazioni internazionali)
- funzioni (art.28):
• Esecutiva per quello che decide assemblea, esegue decisioni e direttive dell’assemblea
• Potere delegato: può svolgere funzioni che gli vengono a date da assemblea
• Funzione consultiva: pareri all’assemblea in merito a questioni che questa ha sottoposto al
consiglio o questioni che gli vengono riferite in base ad accordi o regolamenti
dell’organizzazione
• Funzione di iniziativa legislativa: può fare proposte all’assemblea in materia di raccomandazioni
o altri atti di natura non vincolante che assemblea può adottare
• Funzioni amministrative: prepara ordini del giorno, sottopone assemblea programma di lavoro
in riferimento a un certo periodo di tempo e attività di studio per materie di sua competenza
-diviso in comitati:
• Per budget
• Standing committee per situazioni emergenziali e di crisi

3. Segretariato:
- capo è direttore generale-> nominato da assemblea su proposta del consiglio
• se candidati sono più di 2 alla prima votazione maggioranza quali cata di 2/3, se non si
raggiunge si passa a votazioni successive basate su maggioranza semplice.
• Assemblea può chiedere nome di erente in caso non si raggiunge maggioranza dopo primo
voto, perché direttore generale ha una funzione amministrativa, ma ha anche funzioni importanti
nell’ambito di una crisi sanitaria internazionale (dichiara esistenza crisi, di una pandemia).
- funzioni del direttore generale (art.32 e seguenti):
• Preparare e sottoporre al Consiglio rapporti nanziari e bilancio preventivo, che poi dovrà essere
approvato
• Assunzione, licenziamento, azioni sanzionatorie nei confronti dei funzionari
• Ultimi decenni, svolge azione per acquisizione risorse disponibili per organizzazione
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Articolazione regionale OMS:
- OMS ha al suo interno organizzazioni regionali (previsto art. 44-45).
Trattato istitutivo prevede che organizzazioni regionali possano essere create da Assemblea
qualora lo ritenga opportuno (più e cace intervento regionale invece che azione organizzazione
madre).
Le aree che compongono OMS attualmente sono: l’area mediterranea orientale, l’area del Paci co
occidentale, l’area del Sud est asiatico, l’area europea, l’area africana e l’area americana.
- organizzazioni regionali hanno interno:
A. comitato regionale(organo politico)
• determina azione organizzazione-> decide azioni per area regionale che si inseriscono nel più
ampio quadro dell’OMS
• composto da stati membri parte di quell’area (art.47) e membri associati alla regione
• non è predeterminato un posto sso di riunione
• Controlla attività u cio, coopera con comitati regionali delle NU e OMS, fornisce a OMS il
proprio parere su questioni di carattere internazionale che possono avere e etto per quell’area.
Nel caso comitato ritenga che quanto OMS ha messo a disposizione per sue funzioni è
insu ciente può chiedere a stati parte di fornire risorse nanziarie ulteriori (art.50).
B. u cio regionale
• funzione amministrativa
• ha a capo un direttore, nominato da consiglio esecutivo in accordo con comitato regionale

Finanziamento OMS
Deciso su base regole statuto (art.55 e seguenti) e anche base su regolamenti organizzazione.
- Finanziamento obbligatorio:
• stabilito da assemblea
• stabilisce suddivisione tra stati membri su base di vari indicatori (ricchezza interna, numero
abitanti ecc.) in che % deve partecipare ogni membro.
• Questo copre 20% spese OMS.
Stati spesso non pagano o pagano parzialmente, grande problema per attività di ricerca e pratica
quindi OMS si è aperta a:
- Contributi volontari (art.57): possono provenire sia dagli stati membri che decidono di
contribuire maggiormente rispetto alla percentuale che è stata loro attribuita con il bilancio
annuale , possono venire da altre istituzioni (es. UE 8%), ampia partecipazione dei privati (es.
fondazione Melinda Gates 12%):
Vantaggi:
1. OMS può svolgere sua attività
2. Indipendenza dagli stati
Problemi:
1. tipologia progetti/programmi nanziati, perché privato che dà risorse può tentare condizionare
scelta organizzazione sulla scelta del progetto nel quale investire.
OMS indotta a investire in questioni che riguardano una fascia ampia di popolazione o
popolazione dei paesi benestanti tralasciando malattie presenti in paesi che contribuiscono meno.
2. Sviare attenzione nei confronti di alcune malattie, la cui di usione potrebbe essere incentivata
dall’attività proprio dei contributori.
3. Incertezza di quanto l’organizzazione avrà a disposizione, valore contributi non pre determinati.
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OMS ha cercato di reagire adottando misure interne relative ai contributi volontari:
- anni 70 ha imposto una aliquota sui contributi volontari per coprire costi di gestione
- 2004 istituito fondo composto in parte da contributi volontari di cui il direttore generale può
disporre liberamente, non sono vincolati a determinati obiettivi
- 2013 bilancio unico (obbligatorio+contributi volontari) si è previsto un tetto massimo di
nanziamento di contributi volontari per ciascuna voce, possibilità del direttore di modulare
l’allocazione delle risorse in base alle esigenze d’azione del’OMS
- 2016 framework ha posto regole per regolare rapporti OMS-privati (ONG, fondazioni ecc.) e
reso più trasparente rapporto
- ultimi anni segretario impegnato a limitare che contributi volontari siano vincolati e 2018 creato
elenco beni pubblici per cercare di favorire incontro esigenze OMS-donatori e rendere più
autonoma azione OMS nella gestione contributi volontari.
Un ultimo modo che l’OMS ha per acquisire risorse è quello di aver imposto un contributo
economico ai privati (es. azienda farmaceutica) che fruiscono dei suoi servizi.

OMS è sempre in de cit e ciò deriva da concetto di salute:


- no metà anni 60 OMS concentrata su lotta a malattie speci che molto gravi, però azione
mirata (malaria, tubercolosi, malattie veneree) solo in alcuni casi riferimento ad alcuni settori
della società (salute infanzia, donne madri);
- anni 60-70 negli stati idea salute non solo combattere malattia ma anche prevenire, azione
OMS volte a rapporto tra la tutela della salute e lo sviluppo economico e sociale di un Paese,
compreso l’ambiente, anche al ne di istituire a livello mondiale l’esistenza di servizi sanitari
accessibili per tutti.
Iniziano campagne per ra orzamento servizi sanitari di base, formazione personale medico-
sanitario, informazione e coinvolgimento popolazione nelle scelte salute livello nazionale.
- 1978 Dichiarazione di Alma Ata (OMS-UNICEF): dedicata alle cure di base, obiettivo garantire
salute per tutti entro 2000.
E’ partita così la strategia “Salute per tutti entro il 2000”-> si basa su 5 punti dichiarazione:
1. Distribuzione delle risorse necessarie per lo sviluppo di servizi di base
2. partecipazione cittadinanza
3. Presenza territorio di servizi di prevenzione
4. Di usione tecnologie adeguate
5. Necessità si intervenire anche in altri settori economico-sociali legati a tutela salute

La valutazione della di usione della possibilità di accedere alle cure di base veniva individuata
sulla base di 8 elementi:
1. educazione
2. nutrizione corretta
3. acque sicure (potabili)
4. assistenza maternità e infanzia
5. livello immunizzazione
6. prevenzione controllo malattie endemiche
7. accesso a medicinali essenziali
8. supporto alla ricerca

L’azione statale era valutata da ulteriori indicatori, anche economici, che periodicamente vengono
aggiornati: la percentuale di PIL indirizzato al settore sanitario, la disponibilità per la popolazione
di tali servizi ecc.
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Strategia (riproposta e declinata con Agenda 2030) si basa su:
-riconoscimento del carattere universale del diritto alla salute.
Diritto di curarsi non può dipende da risorse economiche/appartenenza etnica/convincimenti
religiosi ecc.
-necessità di applicare valori e considerazioni etiche alla politica sulla salute
-necessità che stati incorporino in tutte le loro politiche l’obiettivo di tutelare la salute
-importanza aspetto regionale, locale e nazionale-> sono questi livelli che permettono di avere
risposta e cace perché si avranno strumenti adatti alla realtà di quell’area geogra ca.

Necessità di considerare queste componenti è evidente perché OMS ha messo in evidenza che
salute globale, a cui punta, si fonda su alcuni aspetti che non possono mancare:
- sistema universale sanitario (tutti possono accedervi e di uso in tutti i paesi)
- stati in grado di intervenire sulle determinanti sociali della salute (la possibilità per la
popolazione di avere un lavoro, una casa e altri aspetti economico-sociali che in uiscono
direttamente sulla salute)
- rispetto diritti umani intesi in senso ampio (strettamente connessi e interdipendenti con la
realizzazione del diritto alla salute, soprattutto diritti di natura economico e sociale )
- buona amministrazione (trasparenza, responsabilità nei confronti popolazione, partecipazione
della società, conduzione questioni pubbliche oneste-corruzione, considerazione salute in tutte
le politiche).
Tutti questi elementi, se presenti, rendono possibile il raggiungimento della salute globale: l’OMS
ha sottolineato come tale obiettivo non sia stato raggiunto entro il 2000, come auspicato dalla
Dichiarazione di Alma Ata e ha richiamato la comunità internazionale ad agire per il
soddisfacimento dell’obiettivo

Azione OMS è ampia e necessità della cooperazione tra gli Stati.


OMS gran parte delle sue funzioni basate su atti non vincolanti o soft law, quindi necessaria
cooperazione da parte stati.
• Funzione normativa:
- è vincolante per gli stati
- Vi rientrano tutti gli atti che impongono obblighi, 2 tipi atti vincolanti:
1. accordi internazionali (art.19)
• Assemblea decide la conclusione/adozione trattato in una delle materie di competenza OMS e
poi dopo averlo approvato (2/3) deve essere rati cata e adattata da stati-> ci sono due volontà
da considerare OMS e Stati
• Art.20 Stati possono anche non rati care la convenzione però devono motivare dissenso,
termine 18 mesi per accettare convenzione o motivare perché non accettano
• Se convenzione accettata oltre a rispettare obblighi bisogna presentare rapporto riguardo
attuazione convenzione nell’ordinamento intento
Ad oggi, tale strumento è stato usato e ha avuto un e etto utile solo in un’occasione, per la
Convenzione Quadro sul tabacco, seguita da un Protocollo sul commercio illecito di tabacco.

2. Regolamenti

31 ott
Funzione normativa dell’OMS
Art 19-> Permette all’organizzazione di concludere accordi internazionali. Articolo molto poco
utilizzato, di fatto solo per la conclusione della Convenzione quadro sul tabacco. La nascita
della convenzione e’ derivata dalla maggiore consapevolezza a livello di società civile
internazionale ma anche a livello medico-scienti co rispetto agli e etti devastanti dell’uso del
tabacco e derivanti-> anni ‘80/90 periodo negli USA delle azioni contro le grandi aziende
produttrici di tabacco. Nel ‘95 l’Assemblea mondiale della sanità richiede al direttore generale di
iniziare a elaborare a un progetto di convenzione per limitare il controllo della di usione di
tabacco, e nonostante questa grande consapevolezza che vi era all’interno dei paesi sugli e etti
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negativi che il tabacco ha sulla salute, ci sono voluti 10 anni perché la convenzione fosse
adottata-> la convenzione viene adottata per consensus nel 2003 e entra in vigore due anni dopo.
Da un punto di vista numerico la convenzione ha avuto grande successo, l’hanno rati cata 182
paesi, quindi 90% della popolazione mondiale e’ garantita da questa convenzione e da cio’che
questa prevede ma i tre aspetti positivi della convenzione a carattere generale sono:
- Aver favorito la cooperazione tra gli Stati in base agli obblighi, riesce a sviluppare un’azione
comune fra gli Stati per contrastare di usione del tabacco e derivanti;
- Costituzione di un forum di discussione, la Convenzione ha un organo, la conferenza delle parti
che ha questa funzione di veri care l’applicazione ma anche la necessita’ di revisione della
Convenzione;
- Convenzione quadro è riuscita a portare, riunire il consenso degli Stati fortemente in uenzati
anche dalla società civile intorno all’imperativo di tutelare la salute al di là degli interessi
economici che alcune parti tendevano a far prevalere

All’interno di questi tre risultati che la convenzione ha raggiunto, più nello speci co, cosa si
chiede agli stati? Ovviamente lo scopo della convenzione e’ di proteggere le generazioni presenti
e quelle future (in ambito sanitario, il principio di responsabilità inter-generazionale) dalle
devastanti conseguenze sociali sulla salute e ambiente derivante dal consume ed esposizione al
tabacco. Obiettivo della Convenzione e’ limitare in tutti i modi possibili la di usione del tabacco
ma anche il fatto che gli individui siano esposti agli e etti che il tabacco provoca. Partendo da
questo obiettivo si chiede agli Stati di cooperare tra loro per raggiungere questo scopo generale e
di realizzare alcuni obblighi:
• intervento, ciascuno in base al proprio ordinamento, sulla tassazione dei prezzi del tabacco e
dei suoi beni, intervenendo per rendere meno fruibili i prodotti del tabacco aumentando la
tassazione per chi li produce riducendo il vantaggio economico che deriva dalla
commercializzazione
• Ridurre l’esposizione al tabacco creando un ambiente 100% libero dal fumo, si inseriscono
anche tutte le legislazioni adottate dagli Stati per contrastare il fumo nei luoghi pubblici per
ridurne l’esposizione
• Indicare chiaramente quali sono i componenti del prodotto di tabacco perche’ no agli anni ’90
non veniva detto quali fossero i prodotti utilizzati, solo nel 1994 le 6 grandi aziende produttrici di
beni derivanti dal tabacco degli USA ne indicarono alcuni dei prodotti che utilizzavano. Si parla
di centinaia di prodotti ma tra questi 43 erano cancerogeni.
La convenzione chiede grande trasparenza sulle componenti:
• Confenzioni-> la convenzione richiede che sulle confezioni non si indichino delle diciture che
potrebbero essere fuorivianti (“light”, “ultra light”) che farebbero pensare a un prodotto meno
dannoso per la salute individuale e favorirebbe il consumo del tabacco
• Educazione indirizzata soprattutto ai minori per renderli consapevoli rispetto ai danni del fumo,
educazione da indirizzare anche alle minoranze perche’ ne sono particolarmente colpite in
relazione al commercio illecito del tabacco, non solo delle misure che intervengono ex post a
cercare di ridurre il consumo attraverso degli obblighi ma anche un’azione diretta dello Stato in
termini educativi della popolazione

La Convenzione ha un organo, la conferenza delle parti, composto dai rappresentanti di tutti gli
Stati che hanno rati cato la Convenzione che si e’ riunita ogni anno ma adesso ogni due e ha una
funzione di promozione utili ad attuare e implementare la convenzione quadro, ma anche svolgere
funzioni di un’eventuale revisione, modi ca della Convenzione e’ dalla conferenza delle parti che
e’ venuto il protocollo-> a anco di questo organo istituzionale , ha un ruolo importante l’alleanza
della convenzione quadro-> forum di discussione in cui sono presenti gli Stati parte e molte OGN,
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quindi luogo d’incontro tra attori istituzionali e la società civile, indirizzata a una migliore
recepimento degli obblighi della convenzione ma soprattutto della realizzazione dei suoi scopi.

Il protocollo-> adottato nel 2013 ed entrato in vigore nel 2018 e ha l’obiettivo di combattere il
commercio illecito di beni prodotti derivanti dal tabacco. E’ un protocollo facoltativo, le parti non
sono obbligati a rati carlo (ne sono parti solo 63 Stati).
Perché adottare un Protocollo sul commercio illecito?
Si e’ visto dagli studi che il commercio illecito di tabacco favorisce la di usione di questi prodotti,
perché permette di commerciare a dei prezzi più bassi, non si rispettano gli obblighi, non si
rispetta il limite di divieto di vendita ai minori e ritorna la questione delle minoranze perché se si
trovano in una situazione economicamente di cile, tendono ad accedere a questo tipo di prodotti
aumentandone la di usione. Il protocollo pone degli obblighi che gli Stati devono realizzare-> si
prevede che lo Stato monitori le catene di produzione e vendita illegali dei beni derivanti dal
tabacco, si chiede di prevedere delle sanzioni appropriate rinviate all’ordinamento interno dello
Stato, si chiede una cooperazione internazionale per lo scambio di dati, informazioni e assistenza
tecnica. Questo sistema (convenzione + protocollo) ha avuto degli e etti positivi, anche in termini
di creazione di obblighi in capo agli Stati ha permesso lo sviluppo di cooperazione internazionale
in questo ambito, ma l’elemento di debolezza è che sono pochi gli standard stabiliti per la
valutazione dell’attuazione degli obblighi, per cui sembrano un po’ avvicinarsi a degli strumenti di
soft-law con obiettivi di risultato con grado di determinatezza un po’ lontano da quello che si
trova negli accordi internazionali.
L’OMS ha anche adottato delle strategie per combattere la di usione del tabacco che insieme alle
malattie cardio-vascolari e di natura psichica sono considerati delle grandi s de a livello
universale.

2. La seconda tipologia di atti vincolanti sono i REGOLAMENTI disciplinati dall’art 21 dello


statuto dell’OMS-> dice che l’Assemblea della sanità può emanare regolarmente dei
regolamenti nei casi:
- Misure sanitarie e quarantenarie
- Nomenclatura delle malattie
- La standardizzazione di metodi diagnostici e di farmaci
Una capacità che l’organizzazione ha sugli Stati membri è quella di un atto che può intervenire in
alcuni casi e che ex art 22, entra in vigore per tutti i membri, dopo che l’approvazione da parte
dell’Assemblea della sanità sia stata comunicata (eccetto che nei confronti degli Stati che entro il
termine scritto nella comunicazione noti chino al direttore generale di non accettarli o di apporre
riserve).
L’assemblea mondiale della sanità adotta un regolamento che vincola tutti gli Stati membri,
lasciando la possibilità di non adeguarsi al regolamento entro un lasso di tempo. Nel momento in
cui viene adottato, il direttore generale indicherà il tempo nel quale possono non accettare o di
accettare con delle riserve-> l’intervento dell’assemblea mondiale e’ limitato, può non accettare le
dichiarazioni o riserve arrivate in ritardo; l’Assemblea può dire che quella riserva non sia
compatibile con l’oggetto e lo scopo-> o lo Stato ritira la riserva o non e’ parte del regolamento.

C’e’ una maggiore capacita’ dell’organizzazione di imporre il proprio atto agli Stati rispetto all’art
19 ma resta sempre una possibilità per gli Stati di svincolarsi o di non vincolarsi a quel
regolamento (si e’ chiesto se i regolamenti sanitari dell’OMS siano degli atti di terzo grado o di un
accordo internazionale) essendo un atto di un’organizzazione che vincola gli Stati membri,
dovrebbe rientrare nella categoria di fonte di terzo grado.
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I regolamenti sono aperti alla partecipazione di Stati non membri dell’OMS e i regolamenti sono
registrati presso il segretario generale dell’ONU (come si fa per gli accordi) e potrà essere
invocato dagli organi dello stesso.
La votazione e maggioranza
Lo statuto non si esprime e facendo un parallelo quanto previsto in base all’art 19, bisognerebbe
pensare che la maggioranza sia quali cata, nella prassi però si e’ andati a maggioranza
semplice o per consensus.
Anche questo articolo non e’ stato particolarmente utilizzato dall’OMS perché’ ad oggi ci sono
solo 2 regolamenti anche se uno e’ molto rilevante, che sono:
- Regolamento sulla nomenclatura delle malattie e delle cause di morte 1948-> deriva da
una prassi precedente di classi cazione di malattie e cause di morte per standardizzare le
procedure diagnostiche per fornire raccolta statistica e degli standard da seguire in tutto il
mondo rispetto alla registrazione per avere dei dati e ettivi e reali che possano essere tra di
loro compatibili
- Regolamento sanitario internazionale-> questo, deriva da dei regolamenti precedenti, il
primo adottato nel ’51 e rivisto nel ’69 ma in questo regolamento, anche nella versione
modi cata, si e’ seguito l’approccio che abbiamo visto per le prime convenzioni in materia di
contrasto alla di usione di malattie, perché ci si focalizzava sugli obblighi di informazione e
condivisione dei dati in relazione al controllo di determinate malattie che venivano
esplicitamente individuate nel regolamento del ’51 e in quello nel ’69 (colera, peste, febbre
gialla). Negli anni ’80 è crollato:
• Ine cace nell’a rontare malattie che non erano previste, nell’essere utilizzato per malattie
diverse da quelle richiamate esplicitamente
• Scarsa cooperazione tra stati, tendenza a non condividere informazioni
• Poteri limitati che all’organizzazione erano riconosciuti all’organizzazione in materia di controllo
di endemie o pandemie
Queste situazioni hanno portato l’OMS nel 1995 a un processo di profonda revisione in materia
di controllo della di usione delle arrivando al 2005 ad adottare il regolamento sanitario
internazionale, approccio che sia in grado di a rontare minaccia e di qualunque origine questa
sia (dall’ambito animale, ambientale, che venga dall’uomo attraverso lo sviluppo di armi
chimiche e batteriologiche e il loro utilizzo).

Il regolamento e’ basato su:


- tempestività ed e cacia-> il regolamento pone regole nuove in materia di informazione
condivisione dei dati con l’OMS
- Flessibilità -> risponde all’approccio e la possibilità’ di avere caratteristiche per cui possa
essere attuato in qualunque circostanza si trovi di fronte a una crisi sanitaria
- universalità-> al regolamento partecipano stati membri dell’OMS e anche gli stati terzi (Santa
Sede).
Il regolamento e’ stato pensato per essere un sistema di gestione condivisa dei dati, delle
informazioni anche in casi di crisi sanitarie, con due scopi:
• Garantire la tutela dei diritti individuali che potrebbero essere messi in pericolo dalle crisi
sanitaria
• Non incidere troppo negativamente sugli Stati e commerci internazionali-> l’adozione di
misure sanitarie preventive potrebbero avere e etti molto negativi sull’economia del Paese in
cui quella malattia si sta di ondendo, ma anche a livello allargato

Cosa prevede il regolamento sanitario?


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Art 2: attuazione e l’esecuzione del regolamento e’ a dato all’OMS e poi agli Stati membri
Art 3 par 4: si ricorda il diritto sovrano degli Stati di legiferare in materia di sanità pubblica e
controllo delle malattie e si aggiunge che dovrebbero realizzare lo scopo del regolamento. Questo
perché’ il regolamento non sarebbe stato accettato da nessuno Stato e l’OMS sarebbe obbligato
a gestire da sola le crisi sanitarie, quindi ribadisce che la competenza principale, la sovranità e
determinazione della legislazione del controllo delle malattie spetta agli Stati nel quadro e nel
rispetto del regolamento.
Un po’ tutto il regolamento è incentrato nell’equilibrio tra la Governance sanitaria internazionale e
le prerogative statali in materia di salute e il controllo delle malattie.

Come gestisce il regolamento il rapporto tra stati e OMS nella gestione delle crisi sanitarie:
• Si impone agli Stati il monitoraggio e la comunicazione di eventi sanitari che hanno luogo sul
territorio che sono inusuali e che possano di ondersi-> implica un obbligo degli Stati di
adottare delle azioni positive per ra orzare la loro capacita’ di valutazione delle malattie e
prevenzione delle stesse, avendo un servizio sanitario che possa far fronte alla crisi sanitaria in
corso
• Creazione di focal point nazionale per garantire le comunicazioni veloci tra Stato e OMS ->
in situazioni di crisi sanitaria internazionale , il focal point e’ l’organo che deve comunicare
immediatamente all’OMS tutti i dati comunicare all’OMS qualora pensi che sul territorio
nazionale ci sia un problema a inerente alla di usione della malattia

Questi due obblighi, sono anche un mezzo che l’OMS utilizza per ra orzare i servizi sanitari->
quando le autorità’ nazionali svolgono queste attività’ di sorveglianza (art 5) e ritengono che ci sia
un problema sul territorio, devono noti carlo all’OMS.
A questo punto il regolamento prevede dei limiti stringenti all’ art 6-> ogni Stato parte deve
noti care all’OMS entro 24 ore dalla valutazione delle informazioni tutti gli elementi che possono
costituire un’emergenza sanitaria internazionale e quindi una malattia che può’ di ondersi a livello
internazionale.
Nell’allegato 2 è previsto uno strumento che dà delle linee guida per capire quando fare la
noti ca all’OMS e questo strumento prevede per alcune malattie una comunicazione obbligatoria
-> se lo Stato si trova di fronte a malattie che derivano da varianti di virus devono
necessariamente noti care l’OMS, nel caso di altre malattie devono ricorrere alla noti ca se ci
sono 2 dei 4 indicatori che lo strumento di decisione prevede
1. gravita’ della malattia
2. Malattia inusuale per quell’area
3. Possibilità che si di onda a livello nazionale
4. possibilità’ che di di onda a livello internazionale

Una volta che e’ stata fatta questa noti ca, lo stato ha un altro obbligo ex art 7: comunicare
tempestivamente tutte le informazioni di cui viene in possesso, che il focal point viene ad avere
sulla malattia.
art 10 prevede che l’OMS possa far riferimento anche a fonti diverse rispetto a quella statale. Nel
veri care quel rischio di crisi sanitaria internazionale, l’OMS può’ non limitarsi solo alle valutazioni
delle autorità’ statali ma può’ far riferimento anche a fonti non u ciali.
Una volta che l’OMS è stata informata ci deve essere una comunicazione delle informazioni
ricevuti agli altri stati-> il regolamento e’ molto cauto pero’ in relazione alla necessita’ di tutelare il
sistema economico dello Stato su cui si e’ sviluppata quella malattia.
art 11: OMS deve inviare agli Stati parte e altre organizzazioni internazionali se lo ritiene
opportuno, le informazioni che lo Stato le ha dato ma in maniera riservata per evitare che si
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di onda il panico, in assenza di accordi diversi con lo Stato parte, l’OMS deve attendere no a
quando:
- non sia stato identi cato che l’evento sia un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale
- le informazioni non sono state confermate dall’OMS secondo principi epidemiologici
consolidati
- siano presenti prove attestanti che le misure di controllo contro la di usione internazionale
hanno
scarse possibilità’ di avere e etto
- lo stato non ha le capacita’ per farne fronte alla crisi
- la natura e l’ambito degli spostamenti internazionali dei viaggiatori da quell’area possono
contribuire alla di usione della malattia
Solo dopo aver fatto questo, l’OMS potrà’ di ondere anche al pubblico.

L’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale


quello che e’ centrale e’ proprio la determinazione che quella crisi che può avere e etti
internazionali, e il fatto che questa determinazione sia in capo all’OMS e il direttore generale .
Anche qui vi è un tentativo di contemperare gli interessi e la sovranità’ statale con quelli della
collettività’ (comunità’ internazionale).
L’art 12 dice che il direttore generale deve determinare ,sulla base delle informazioni ricevute, se
l’emergenza sia di rilevanza internazionale in base ai criteri e due situazioni di erenti che cercano
di contemperare diverse esigenze:
- il direttore generale e lo Stato in cui si sta veri cando l’evento sono d’accordo sul ritenere che la
situazione può’ costituire emergenza di rilevanza sanitaria internazionale -> accordo tra i due, e il
Direttore generale attiva, in base alle procedure ex art 49 il comitato d’emergenza per
determinare le misure e raccomandazioni temporanee che vengono indirizzate agli Stati per far
fronte all’emergenza
- il direttore generale e lo stato parte bel cui territorio si e’ veri cato l’evento, non sono arrivati a
una visione comune ma il regolamento non lascia liberi i due e dice che questa decisione comune
deve arrivare entro 48h-> se entro le 48h, le due parti non raggiungono un accordo, allora bisogna
ricorrere al comitato d’emergenza (art 48 ) che dara’ il suo parere al direttore generale sul se
quella situazione costituisca o meno un’emergenza internazionale.

Il comitato d’emergenza
Disciplinato dagli articoli 48 e 49, è un organo di esperti scelti dal direttore generale sulla base
delle loro expertise in relazione all’evento sanitario a cui si deve far fronte.
Al comitato d’emergenza viene chiesto dal Direttore generale (ha bisogno di supporto tecnico-
scienti co; *art 12-> il Direttore generale considera le informazioni dello Stato parte, il parere del
comitato d’emergenza, i principi scienti ci e una valutazione del rischio della salute umana,
interferenza internazionale) di fornire il suo parere su (art 48) tre ambiti d’azione:
1. se un evento costituisca o meno un’emergenza sanitaria internazionale
2. il termine di un’emergenza sanitaria internazionale
3. emanazione, modi ca, estensione o cessazione sulle raccomandazioni temporanee

Se c’è la dichiarazione dell’emergenza sanitaria internazionale, l’organizzazione può adottare le


raccomandazioni temporanee -> parte terza art 15;
Ci sono poi raccomandazioni a carattere permanente-> misure che vengono raccomandate di
fronte a una situazione di un problema di sanità pubblica che tende ad essere duraturo nel tempo,
a queste si aggiungono misure ulteriori* che gli Stati possono decidere di adottare. Misure che
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dovrebbero essere nei limiti che l’OMS ritiene utile, non dovrebbero implicare l’adozione di misure
che l’OMS ha vietato.
I criteri che vengono utilizzati per determinare queste misure (art 17) sono:
• le opinioni degli Stati che sono direttamente colpiti dalla crisi
• il parere del comitato d’emergenza
• principi e prove scienti che
• misure sanitarie che non siano più restrittive del tra co e commercio internazionale e più
intrusive per le persone rispetto ad alternative ragionevolmente disponibili che permetterebbero
di raggiungere un livello adeguato di protezione sanitaria
• standard e strumenti internazionali in base alla malattia considerata
• attività intraprese da organizzazione o altri enti internazionali

Queste misure* sono variegate (parte quinta del regolamento) sono disposizioni che riguardano
le persone in entrata e in partenza, che dimostrino le vaccinazioni, che dimostrino di aver seguito
determinate cure, dimostrazione di altri documenti di carattere sanitario ma anche misure per gli
operatori e vettori aerei e mezzi di trasporto. Il regolamento è molto dettagliato.

Questa struttura e il contenuto del regolamento ha fatto si’ che ,oltre ad essere innovativo rispetto
ai regolamenti del ’51, è un atto di Governance sanitaria internazionale perché è vero che il
regolamento richiama la sovranità degli Stati, prevede una serie di accortezze per tutelare gli Stati
soprattutto nella prima fase di scambio di informazioni, è uno strumento di Governance sanitaria
internazionale perché il ruolo principale é riconosciuto all’organizzazione, e perché pone dei limiti
agli Stati nello scegliere dei limiti da adottare per contenere le malattie (limiti a carattere generale
ma anche a carattere speci co).

Giustiziabilità inerenti al regolamento


Regolamento prevede all’art 56, la modalità di risoluzione delle controversie con una distinzione:
- controversie che coinvolgono solo gli Stati membri-> art 56, gli stati devono cercare di
risolverla attraverso classici mezzi diplomatici (negoziati, buoni u ci, mediazione o
conciliazione)e nel caso in cui non raggiungano l’accordo, le parti devono continuare a cercare
una soluzione ; se non si raggiunge una soluzione, possono deferire la questione al Direttore
generale che dovrà fare il possibile. Non vi è una soluzione obbligatoria ma la si può avere nel
caso del paragrafo 3 (uno Stato abbia accettato come obbligatorio il ricorso all’arbitrato -
reciprocità-> potrà essere applicato solo tra stati che hanno fatto la medesima dichiarazione) o
riguardo a tutte le questioni inerenti all’interpretazione del regolamento o riguardo a una
questione speci ca (a carattere generale o controversie speci che) -> accordo che le parti
raggiungono attraverso per risolvere la controversia attraverso l’arbitrato
- controversie tra Stati e l’organizzazione-> paragrafo 5 dell’art 56, questione dovrà’ essere
sottoposta all’assemblea mondiale della sanità

Per quanto riguarda la questione delle controversie, si potrebbe far riferimento a:


• art 75 dell’atto istitutivo dell’organizzazione che e’ una clausola compromissoria, dice che le
controversie inerenti all’interpretazione e l’applicazione dello statuto dell’OMS devono essere
sottoposte alla CIG
• art 63, riguarda interpretazione e applicazione dello Statuto, non dei regolamenti. L’obbligo di
informazione, comunicazione all’OMS dei dati sanitari degli Stati. Uno dei pilastri del
regolamento e’ proprio questo, si potrebbe tentare di arrivare alla corte internazionale di
giustizia per questa via. Resta la possibilità dell’OMS di richiedere pareri alla CIG in quanto sia
un’organizzazione internazionale, istituto specializzato dell’ONU che ha questa facoltà.
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3 nov
Le funzioni dell’OMS
A anco all’attività normativa che, per quanto rilevante, è abbastanza limitata, l’OMS utilizza molto
di più le raccomandazioni, richiamate dall’art 23 dello Statuto, secondo il quale l’Assemblea
mondiale della sanità può adottare raccomandazioni in qualunque ambito di attività che rientri
nelle funzioni dell’OMS. A questo articolo si collega, poi, l’art 62 che richiede agli stati di
presentare annualmente un rapporto sulle attività che pongono in essere per dare seguito a
quanto raccomandato dall’organizzazione.
Sebbene le raccomandazioni siano lo strumento più utilizzato, solo in due casi si è fatto un
esplicito e puntuale riferimento all’art 23 e questo ha fatto sì che gli Stati abbiano ritenuto di non
essere vincolati dall’obbligo di presentare i rapporti annuali, come speci cato, appunto,
dall’art.23. Le raccomandazioni in cui si è fatto riferimento all’art 23 sono:
- il Codice Internazionale per il commercio dei sostituti del latte materno
- il Codice per il reclutamento del personale sanitario del 2010;
in questi due codici si pongono una serie di standard e linee guida da far seguire agli stati, ma
anche agli stakeholders, al ne di favorire la necessaria cooperazione tra pubblico e privato.

Restando nell’ambito della categoria del soft law, che non vincola i soggetti verso cui si indirizza
ma cerca di condizionarne il comportamento, rientrano le dichiarazioni di principi che l’OMS
adotta -> prima fra tutte la dichiarazione di Alma Ata -> che ha l’obiettivo di a ermare la rilevanza
delle cure sanitarie di base e di spingere gli stati ad organizzare e gestire il sistema sanitario in
modo che quelle cure sanitarie di base siano di qualità, disponibili e accessibili, per permettere di
arrivare alla salute per tutti. La dichiarazione di Alma Ata stabilisce una serie di principi che OMS e
UNICEF hanno considerato essenziali per favorire tali livelli dei servizi sanitari di base. In questo
modo si chiude la funzione normativa dell’OMS, declinata sotto le varie tipologie di vincolante e
non vincolante.

Funzione operativa dell’OMS


In questo ambito, le azioni dell’OMS sono indirizzate alle:
- STRATEGIE GLOBALI, che tendono a sostenere gli Stati sia nell’a ermazione e
riorganizzazione dei sistemi sanitari nazionali sia nella di usione delle conoscenze e
informazioni-> si tratta di programmi che riguardano tutti gli Stati a portata globale, proprio
perché non si indirizzano a uno Stato in particolare e basta. Al loro interno hanno diversi
obiettivi, volti ad a rontare determinate malattie nel loro complesso e migliorare i sistemi
sanitari nazionali.
Un esempio è stata la Strategia Salute per tutti; altre più recenti sono la Strategia globale sulla
salute, l’attività sica e l’alimentazione, la Strategia globale sulla riduzione dell’uso eccessivo di
alcol e quella sulla prevenzione del controllo delle malattie non infettive, quest’ultima ha degli
obiettivi determinati:
1. individuare queste malattie e la loro di usione
2. coadiuvare gli stati nell’a rontare i rischi alla base di queste malattie, che derivano, in parte,
da cattivi comportamenti dell’uomo e, in parte, da fattori che, pur non essendo sotto il
controllo degli individui, potrebbero essere sotto al controllo degli stati, come, ad esempio,
l’inquinamento atmosferico
3. migliorare i servizi sanitari che a rontano questo tipo di malattie
4. favorire la cooperazione internazionale nello sviluppo di sistemi sanitari adeguati.
Questa strategia propone, poi, una serie di azioni politiche indirizzate agli stati e agli stakeholders,
allo scopo di raggiungere i 9 obiettivi globali della strategia che si inseriscono in quelli generali
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appena citati e alcuni di questi sono:

1. Riduzione dell’incidenza delle malattie non infettive;

2. Riduzione della percentuale di mortalità;

3. Ridurre la percentuale di persone che sviluppano stili di vita scorretti;

4. Aumento di persone che ricevono terapie farmacologiche e mediche

L’OMS ha poi sviluppato 25 indicatori per poter determinare quanto lo stato si sia avvicinato al
raggiungimento dei 9 obiettivi.

- AZIONI VERTICALI, ovvero quelle indirizzate a uno speci co problema.


Si tratta di programmi che non riguardano un insieme di malattie o certe questioni
comportamentali, ma si indirizzano speci catamente a una malattia. Questi sono stati i primi tipi
di programmi adottati dall’OMS.
In questo ambito, il ruolo dell’OMS, oltre ad individuare la tipologia di malattia su cui intervenire, è
di sostegno alle autorità statali, sia nell’individuare le metodologie migliori per combattere la
malattia se non si è in grado di sradicarla, sia nell’indicare i metodi migliori per rendere il sistema
sanitario più e ciente.
Il vantaggio rispetto ai programmi globali è che l’obiettivo qui è molto più chiaro ed è quindi più
facile individuare gli strumenti per raggiungere il risultato nale; d’altro canto, si tratta di interventi
settoriali che, in alcuni casi, riguardano solo alcuni stati e, in alcuni casi, perdono un po’ di vista
quello che è uno degli obiettivi dell’OMS, ovvero garantire un livello di salute per tutti che non
risponda solo all’assenza di malattie.
In questo tipo di attività, l’OMS ha avuto diversi risultati: il Programma di eradicazione del
vaiolo, lanciato nel 1966 con l’obiettivo di far scomparire la malattia, anche a causa del fatto che
le spese per curare le persone che avevano contratto la malattia o anche solo per prevenirla erano
molto elevate. Tuttavia nel corso del tempo ci si è resi conto che ciò non era attuabile e il
programma è mutato ed è stato indirizzato a favorire la di usione della vaccinazione contro il
vaiolo, oltre al sostegno nanziario e tecnico a questa attività all’interno dei Paesi che erano
colpiti da tale malattia.
Poi i Programmi contro alcune malattie come la difterite, il tetano, ecc, che sono state scon tte
grazie alla vaccinazione infantile a livello globale e il Programma contro oncocercosi, una malattia
dell’occhio di usa in Africa, Asia e America che porta alla cecità: dal 1974, l’OMS ha iniziato
un’attività di sostegno a questi Paesi per combattere la malattia e, alla ne, grazie alle ricerche
condotte con il sostegno dell’OMS, si è arrivati a scoprire che la malattia poteva essere prevenuta
attraverso la somministrazione di un medicinale che no a quel momento veniva utilizzato in
veterinaria.
Il tema della vaccinazione infantile costituisce un brillante risultato degli sforzi portati avanti
dall’OMS e altre organizzazioni che hanno fatto sì che la vaccinazione infantile portasse alla
scon tta della poliomielite nell’estremo Occidente nel 1991 e alla sua riduzione del 99% nel resto
del mondo; per quanto riguarda le altre malattie, la vaccinazione ha raggiunto livelli molto elevati,
ma con la pandemia la vaccinazione dei minori è diminuita dall’86% del 2019 all’81% del 2022,
non soltanto a causa dello scetticismo sempre più crescente, ma anche perché i sistemi sanitari
nazionali, con minori disponibilità economiche, si sono concentrati sulla pandemia e sulla
vaccinazione contro il covid.
Sempre nell’ambito dei programmi verticali rientra anche la Strategia globale contro l’AIDS che,
sebbene non sia stata scon tta, ha permesso di fare passi avanti negli ambiti della prevenzione, di
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assistenza agli stati e di sviluppo della capacità di reazione a questa malattia, tramite la
produzione di centri di trasfusione sicuri, il sostegno ai Paesi in via di sviluppo della ricerca
biomedica e farmaceutica e il ra orzamento della formazione dei ricercatori ( sebbene qui vi sia
un programma che si indirizza a una malattia speci ca, vi sono comunque elementi che
appartengono alle strategie globali e, anche per questo, si chiama strategia globale contro
l’AIDS).

Funzione di ricerca dell’OMS


Promuovere la ricerca in ambito medico e scienti co è una delle nalità istituzionali dell’OMS, in
quanto è previsto dallo statuto. Si possono distinguere 2 fasi di questa attività:
- fase iniziale -> l’OMS ha svolto questa funzione soprattutto fornendo consulenze a centri di
ricerca statali o a ricercatori ed era, quindi, un’attività prettamente di sostegno all’azione
nazionale e di orientamento alla ricerca
- seconda fase -> a partire dal 1965, l’OMS si è iniziata ad occupare direttamente e ‘’in prima
persona’’ dell’attività di ricerca attraverso l’autorizzazione a programmi speci ci di ricerca che
vedono coinvolti più Stati -> un primo esempio è stata la creazione dell’Agenzia
internazionale per la ricerca sul cancro, nata su iniziativa di Germania, Francia, Italia, Gran
Bretagna e USA nel 1965 e che ha avuto il sostegno dell’OMS a svolgere questa attività.
Sebbene la ricerca sia svolta da ricercatori di questi Stati, l’attività, nel suo complesso, viene
ricondotta all’OMS.
Un altro programma interessante è quello della ricerca sulla formazione delle malattie tropicali, di
cui l’OMS ne è l’Agenzia esecutiva e ha il merito di attirare l’attenzione degli stati su quelle
malattie che vengono considerate di meno, indirizzando risorse economiche verso questo tipo di
malattie che, altrimenti, sarebbero molto sotto-rappresentate.
Un ulteriore esempio è dato dal Network di allerta e risposta alle crisi sanitarie globali, che è
una rete creata e coordinata dall’OMS di oltre 250 istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo e che
ha il compito di mettere a disposizione, in maniera immediata e rapida, risorse umane e
conoscenze per far fronte a eventi inaspettati di crisi sanitaria che si veri cano all’interno di uno
stato; oltre a ciò, ha anche il compito di di usione delle conoscenze e delle migliori pratiche per
far fronte alle crisi sanitarie.

Attività di educazione e formazione


- carattere generale -> l’OMS ritiene fondamentale la formazione delle persone in materia di
salute, prevenzione, eccetera
- carattere speci co -> si indirizza agli stati che ne hanno fatto richiesta. Gli stati possono fare
richiesta all’OMS per essere sostenuti e coadiuvati nella riorganizzazione del sistema dei corsi
di laurea, ad esempio prevedendo corsi di laurea in medicina o professioni sanitarie, allo scopo
di avere sistemi educativi e cienti che creano professionisti in grado di rendere migliore il
sistema sanitario nazionale.

Gli attori istituzionali e non a anco dell’OMS


Nel rapporto tra OMS e altre organizzazioni internazionali troviamo un primo momento, dal ’48
no agli anni ’80, in cui l’OMS ha avuto un ruolo preminente nella gestione e garanzia della
salute a livello universale, nell’intervento in caso di crisi sanitaria. Questo grazie sia al fatto che
l’OMS ha sempre fornito supporto tecnico e scienti co agli stati, sia alla sua funzione normativa,
che ha permesso l’adozione di regolamenti sanitari e ha portato alla conclusioni di accordi
internazionali che hanno imposto obblighi speci ci agli stati, sia per la grande attività
programmatica e per la realizzazione di progetti in ambito di salute.
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Non solo, anche la presenza di direttori carismatici ha permesso di accentrare nell’OMS l’attività
della comunità internazionale in materia di salute.
Successivamente, si è assistito a un declino di questo ruolo dell’OMS a causa di diversi
fattori, tra cui:
- la contrapposizione che alcuni stati hanno sollevato nei confronti dell’attività dell’OMS, ritenuta
n troppo invadente e inclusiva rispetto alle funzioni che l’organizzazione doveva svolgere;
- i programmi globali e tutti quei programmi che richiedevano ingenti risorse umane ed
economiche agli stati e all’organizzazione stessa e che erano indirizzate a intervenire su
questioni di sistema degli ordinamenti nazionali.
Così, mentre l’OMS, nella Strategia globale salute per tutti, chiedeva che a livello nazionale si
sviluppassero sistemi sanitari di base e cienti e accessibili, senza fare alcun tipo di distinzione su
quale servizio privilegiare e implementare, altri organismi e organizzazioni, come l’UNICEF, si
focalizzavano su alcuni servizi sanitari di base, focalizzando le proprie azioni su determinati
obiettivi, come, ad esempio, la tutela della maternità. Questo permetteva a tali organizzazioni di
necessitare di minori risorse economiche rispetto all’OMS ed era lo specchio delle teorie
neoliberiste che in quegli anni si stavano a ermando.
Si è iniziato ad avere una s ducia nei confronti dell’OMS, sia in termini di e cacia della sua
azione, sia nel modo di usare le risorse a disposizione, a causa di scandali che, nel tempo, sono
sorti e che hanno contribuito a ridurre la ducia nei confronti dell’OMS.
A seguito di ciò, si è aperta una fase in cui l’attività a tutela della salute si è spostata all’interno
anche di altre organizzazioni internazionali, l’OMS ha continuato il proprio lavoro, ma non è stata
più considerata come l’unica organizzazione in questo ambito dal resto della comunità
internazionale.
Nello speci co, le organizzazioni che emergono in questa fase sono la Banca Mondiale e tutto il
gruppo di organismi che ruota intorno a tale organizzazione.
La Banca Mondiale nasce nel 1944, insieme al Fondo Monetario Internazionale, dagli Accordi
di Bretton Woods per sostenere la ricostruzione in Europa, ma poi la sua attività è stata estesa a
livello mondiale per sostenere lo sviluppo dei Paesi economicamente meno avanzati, ad oggi
accoglie 189 membri.
Il gruppo della Banca Mondiale è un gruppo in cui rientrano anche la Banca Internazionale per la
ricostruzione e lo sviluppo, l’Associazione internazionale per lo sviluppo, il Centro Internazionale
per la soluzione delle controversie in materia di investimenti e l’International Financial Corporation,
che assicura prestiti e assistenza tecnica nell’ambito degli investimenti dei Paesi in via di sviluppo.
Di questi enti, l’Associazione Internazionale per lo sviluppo si occupa di fornire prestiti e
sovvenzioni indirizzate solo a Paesi con bassi redditi, mentre la Banca per la ricostruzione e lo
sviluppo fornisce prestiti a Paesi con bassi e medi redditi.
L’organo decisionale della Banca Mondiale è il Consiglio dei Governatori, dove sono
rappresentati i governatori delle banche centrali dei Paesi che fanno parte della Banca Mondiale.
Vi è poi il Consiglio esecutivo, composto da 25 direttori, tra cui i 5 direttori dei Paesi che in quel
momento stanno nanziando maggiormente la Banca Mondiale e altri stati scelti di volta in volta.
Per quanto riguarda il Fondo Monetario, è composto da 190 Stati membri e agisce per
promuovere la cooperazione monetaria internazionale, rispondere agli shock nanziari e facilitare
l’espansione del commercio internazionale; anche qui vi è un organo plenario, il Consiglio dei
Governatori, e l’organo esecutivo, composto dal Consiglio di Amministrazione, vi è anche il
comitato monetario e nanziario internazionale, che è un organo consultivo per le attività e le
azioni del Fondo.
L’azione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario mira alla stabilità monetaria e nanziaria
internazionale e allo sviluppo economico dei Paesi più arretrati; tuttavia, in un primo momento, lo
sviluppo era stato inteso essenzialmente come sviluppo economico, ma nel 1968, con l’elezione
di McNamara si capì che lo sviluppo non doveva essere inteso solo come sviluppo economico,
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ma doveva rispondere anche ai bisogni sociali della popolazione, pertanto si indirizzò l’attività
della Banca mondiale anche verso il sostegno e nanziamento economico di progetti e programmi
statali che riguardavano anche la salute. Questa nuova interpretazione dello sviluppo ha portato
anche alla creazione all’interno della Banca mondiale di un’unità per la salute e la popolazione,
trasformato poi in un programma della Banca Mondiale.
D’altro canto, vi sono degli aspetti negativi, poiché c’è stato un forte condizionamento della
Banca Mondiale nel dare i propri nanziamenti per questi programmi: è stato chiesto agli stati,
infatti, di fare dei tagli sulla spesa pubblica e di prevedere tassazioni per l’accesso ai servizi
sanitari nazionali, per garantire all’interno dei Paesi la stabilità economica.
Questo ha portato i Paesi in via di sviluppo a ridurre sempre più le spese in ambito sanitario,
andando in senso contrario rispetto a quello che era la visione iniziale, poiché questi
condizionamenti hanno ridotto sempre più l’intervento statale nell’ambito sanitario.
Per arginare questo fenomeno è stato istituito strumento di crescita per ridurre la povertà ->
tende a intervenire in questo ambito per cercare di compensare gli e etti negativi che le politiche
della banca mondiale hanno avuto sugli Stati e l’iniziativa per i Paesi poveri fortemente indebitati e
per la riduzione del debito multilaterale.
I Paesi devono comunque presentare una loro strategia per ridurre la povertà e i debiti del Paese,
grazie all’aiuto del Fondo Internazionale, della Banca Mondiale e delle ONG, quindi la società
civile, tramite riforme strutturali che vadano nel senso di una stabilità interna dal punto di vista
economico e sociale.
La debolezza dell’OMS e i tentativi di sviluppo economico della Banca Mondiale e del Fondo
Monetario che, in qualche modo, hanno inciso negativamente specialmente sui Paesi già poveri,
hanno portato a rendere sempre più rilevante e pervasivo l’intervento dei privati.

7 nov

Il settore privato tra gli attori dell’OMS


Per ‘’settore privato’’ si intendono sia le ONG, i privati che hanno delle fondazioni e che decidono
di investire nell’ambito della tutela della salute; queste partnership, che sono tra il settore pubblico
e il settore privato, hanno sia e etti positivi che negativi.
L’a ermazione del settore privato rappresenta la terza fase relativa all’emergere degli attori
internazionali nella governance sanitaria internazionale e ciò è dovuto, soprattutto, all’esplosione
e alla di usione dell’AIDS, evento dirompente nella comunità internazionale, a partire dagli anni
‘80.
Uno dei primi esempi delle partnership tra pubblico e privato, in questo settore, è il Global Fund
to ght AIDS, malaria and tubercolosis, che vede un’azione tra attori istituzionali e non
istituzionali, trovando il sostegno anche del G8 e delle Nazioni Unite.
Il Fondo nasce come una Fondazione di diritto svizzero (base giuridica di diritto interno e non
internazionale) e l’organo di governo che decide le strategie e i progetti da nanziare, il Board of
the Global Fund, vede la presenza di 3 ONG (una appartenente a Paesi in via di sviluppo, una
appartenente ai Paesi colpiti dalla malattia e una appartenente a Paesi sviluppati), 2
rappresentanti del settore privato come aziende, imprese farmaceutiche e 15 rappresentanti di
governi; mentre, partecipano al lavoro del Board ma senza diritto di voto l’OMS, UNAIDS (il
programma delle Nazioni Unite per combattere l’AIDS) e la Banca Mondiale.
Il Fondo nanzia dei progetti che devono essere presentati da Stati a basso o medio reddito, che
siano indirizzati a combattere una di queste malattie, che siano tecnicamente realizzabili e in linea
con i bisogni di salute della popolazione considerata e con i progetti di politica sanitaria che il
Paese sta sviluppando. Un panel di esperti valuta i progetti presentati dagli stati e fa le sue
raccomandazioni al Board, che poi decide quali progetti nanziare. L’obiettivo del Fondo è di
collegare i nanziamenti ai risultati da raggiungere, scegliendo progetti che presentano obiettivi
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valutabili e misurabili in senso numerico, in cui i risultati possono essere de niti attraverso una
stima e un dato oggettivo. Proprio per questo motivo, il Segretario della Partnership ha il potere di
chiedere una modi ca in corso d’opera di quei progetti, qualora ritenga che ciò possa permettere
di raggiungere risultati quantitativamente meglio veri cabili.
Un aspetto a favore del Fondo è, sicuramente, il forte collegamento e coinvolgimento con la
società civile; non solo in relazione al fatto che alcune ONG siano presenti nel Board, ma anche
perché è stato creato un meccanismo, il Country Coordinating Mechanism, che permette di far
sentire al Board la voce della società civile attraverso delle proposte che la stessa può fare in
relazione alle attività del Fondo, questo meccanismo, inoltre, può ricevere anche dei fondi dalla
società civile e svolge una funzione di controllo e veri ca sull’attuazione dei progetti nanziati dal
Fondo.
Un altro aspetto rilevante è che il Fondo può nanziare anche dei progetti che gli vengono
presentati al di fuori di questo meccanismo, da parte di paesi economicamente o socialmente
svantaggiati, che non riescono ad arrivare con propri rappresentanti al Country Coordinating
Mechanism, allo scopo di superare de cienze statali e problemi legati alla discriminazione di
fasce della popolazione e gruppi etnici.
Il lavoro del Fondo è stato un successo: in particolare, i numeri di contagi per malaria e
tubercolosi sono fortemente diminuiti; ma anche per l’HIV sono stati raggiunti grandi risultati che,
dal 2015 al 2022, hanno visto un aumento del trend in riferimento al trattamento e alla
prevenzione della trasmissione del virus da madre a bambino, con una riduzione no all’80% della
contrazione del virus nei Paesi maggiormente a etti.
Oltre al Fondo, un altro attore che investe in materia di salute globale è la GAVI Alliance,
l’alleanza per la vaccinazione e l’immunizzazione, che ha il focus sulla di usione dei vaccini e sul
sostegno alla ricerca in materia di vaccini, soprattutto nei Paesi economicamente più deboli,
ovvero a reddito basso. Di questa partnership fanno parte la Fondazione Gates, la Banca
Mondiale, l’OMS e l’Unicef; all’interno del Board partecipano rappresentanti dell’industria
produttrice di vaccini e di ricerca, rappresentanti della società civile e rappresentanti di 10 governi
tra paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati.
La forza di questa alleanza sta nella scelta di nanziamento innovativo: l’Alleanza agisce
attraverso due tipologie di nanziamento, l’Advance Market Commitment, vale a dire tutte
quelle azioni di sostegno economico che l’alleanza fa per cercare di mitigare gli squilibri del
mercato attraverso l’investimento per la ricerca e la produzione di vaccini particolarmente di usi
in Paesi in via di sviluppo (questo perché il settore privato non è portato a investire su questo tipo
di attività, a causa della forte instabilità e imprevedibilità dei mercati dei Paesi in via di sviluppo;
ma con il sostegno dell’Alleanza, gli investimenti dei privati in queste zone diventano più di usi) e
l’International Finance Facility, uno strumento di vendita di obbligazioni sul mercato di capitale,
sostenuto dai donatori che si assumono l’obbligo nel lungo periodo di ripagare i possessori delle
obbligazioni; in questo modo, l’Alleanza ha a disposizione delle risorse economiche, che derivano
dalle obbligazioni, di cui, però non dovrà rispondere, perché ne risponderanno i donatori.
Tutto ciò, sommato al fatto che i nanziamenti dell’Alleanza sono destinati esclusivamente ai
Paesi con reddito basso, permette la stabilità nanziaria dell’Alleanza stessa.
Un ultimo riferimento all’azione dei privati va fatto in riferimento a tutte quelle fondazioni che
agiscono autonomamente, ovvero privati che non entrano a far parte di partnership con attori
istituzionali ma che sostengono economicamente le attività delle principali organizzazioni
internazionali o di ricerca: ne sono esempi, la Fondazione Rockefeller, la Fondazione Melinda and
Bill Gates, ecc. Le fondazioni sono parte fondamentale del sostegno nanziario alla tutela della
salute a livello mondiale, oltre a costituire una parte importante della governance sanitaria a livello
internazionale.
I vantaggi delle partnership o dell’azione dei soli privati sta nel fatto che ci sono meno vincoli dal
punto di vista burocratico e politico, perché non essendo all’interno di un’organizzazione
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internazionale non c’è necessità di ottenere il consenso di più Stati, ma l’azione è sicuramente più
snella e veloce; questo si ri ette anche nella struttura: generalmente, c’è un Board, a volte un
Segretariato per le attività amministrative, mancano, invece, tutti quegli organi principali e
sussidiari tipici delle organizzazioni internazionali.
Gli svantaggi, invece, si ritrovano nel fatto che la decisione inerente ai progetti da nanziare
all’indirizzo che la partnership o la fondazione vuole prendere sono nelle mani di pochi soggetti,
alcuni istituzionali altri privati; vi è, inoltre, una capacità di condizionare l’attore istituzionale, sia
nazionale a livello interno, sia le organizzazioni internazionali, anche a livello degli obiettivi da
perseguire.
La questione dell’azione delle partnership pone delle problematiche inerenti, soprattutto, a chi sia
imputabile la responsabilità nel momento in cui, dall’azione della partnership, derivino violazioni di
diritti individuali e chi poi debba eventualmente procedere alla riparazione: per alcuni, il
responsabile per eventuali violazioni di diritti individuali commesse dalle partnership è lo stato;
sotto questo punto di vista, in base al Progetto di articoli sulla responsabilità degli stati adottato
dalla Commissione di diritto internazionale delle Nazioni Unite nel 2001, lo stato sul cui territorio
quella partnership agisce ha sicuramente un obbligo di far sì che i propri organi adottino tutte le
misure necessarie per impedire che la partnership possa violare i diritti individuali sul territorio
dello stato.
Più problematico, invece, è capire se si possa imputare una qualche responsabilità agli stati che
partecipano alla partnership, ma che non sono stati sul cui territorio essa svolge la sua attività: da
una parte, le partnership in questione non sono organi di quegli stati e, quindi, le loro azioni non
possono essere imputate allo stato, ma non possono nemmeno essere considerati organi di fatto
(a nché si abbiano organi di fatto, in base al diritto internazionale, è necessario che lo stato
eserciti un controllo e ettivo e costante su ogni azione che la partnership ha posto in essere, ma,
spesso, queste partnership sono molto autonome e hanno dei propri organi che decidono quali
progetti nanziare e come realizzarli, senza che gli stati che vi partecipano possano esercitare un
controllo e ettivo); di conseguenza, violazioni di diritti individuali non potrebbero essere imputati
agli stati, ma, eventualmente, ai privati, anche se, in tal caso, ci si ritroverebbe nel diritto interno e
non il diritto internazionale, in base al quale il singolo privato non ha rilevanza.
Da questo quadro deriva l’obbligo di diligenza, in primis per lo stato su cui si svolge la
partnership, ma poi anche per gli altri stati che ne fanno parte, di adottare tutte le misure
necessarie per impedire violazioni del diritto alla salute da parte di terzi, anche privati, nel
momento in cui agiscono su un territorio non proprio. Per altri diritti, non sempre c’è questo
obbligo.
Non molto cambia per la responsabilità delle organizzazioni internazionali: più o meno si
applicano gli stessi criteri della responsabilità degli stati e, quindi, resta fermo il criterio del
controllo e ettivo (che le organizzazioni internazionali non esercitano in queste partnership); si
potrebbe provare a considerare i privati che agiscono in queste collaborazioni come degli agenti
delle organizzazioni internazionali, perché andrebbero a realizzare gli scopi, le funzioni e le nalità
delle organizzazioni; ma solitamente l’agente, nel diritto delle organizzazioni internazionali, è
qualcuno che pur non essendo un funzionario dell’organizzazione, ha comunque un legame
piuttosto stretto con essa, cosa che non è ravvisabile in questo tipo di partnership. Inoltre, per
quanto riguarda le organizzazioni internazionali, anche nel caso si potesse dimostrare la loro
responsabilità, resta il problema della riparazione: ad oggi, quasi nessuna organizzazione
internazionale ha dei meccanismi interni che permettano a un individuo che si vede violato un suo
diritto da parte di un’organizzazione internazionale di rivolgersi e cercare di ottenere giustizia, e
questo non si può fare nemmeno di fronte agli organi giudiziari nazionali, perché le organizzazioni
godono di immunità dalla giurisdizione nazionale.
Dunque, uno dei grandi problemi delle partnership è proprio la possibilità che violazioni di diritti
individuali restino impuniti, senza che l’individui riesca ad ottenere una riparazione né dallo stato
né dall’organizzazione internazionale.
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SECONDA PARTE DEL CORSO
Il rapporto tra tutela del diritto alla salute e altri diritti fondamentali e le situazioni di
crisi ed emergenze legate agli obblighi in materia sanitaria

Talvolta, il rapporto tra tutela del diritto alla salute e tutela di altri diritti individuali può essere
problematico: innanzitutto, la necessità di garantire la tutela della salute individuale ma anche e
soprattutto quella collettiva può portare a limitare fortemente altri diritti, quali il diritto alla libera
circolazione, all’istruzione, ecc. e ciò è previsto da tutti gli strumenti di diritto internazionale, in
caso di necessità. In questo senso, è interessante conoscere i Principi di Siracusa, adottati in
relazione alla possibile limitazione dei diritti enunciati dal patto internazionale sui diritti civili e
politici, dove si prevede che gli stati possano sospendere oltre che limitare la fruizione di alcuni di
questi diritti nel caso in cui ci sa una minaccia sanitaria all’interno del Paese, ma si richiede il
necessario coordinamento con il Regolamento Sanitario Internazionale. Questo è importante sia
perché il Regolamento prevede che la limitazione degli altri diritti individuali debba essere la più
‘’limitata’’ possibile, veri cando che le misure adottate incidano i meno possibile sulla fruizione dei
diritti, sia perché, in questo modo, vengono richiamati gli stati a non adottare misure ulteriori
rispetto a quelle raccomandate dal Direttore Generale non necessarie o che possono essere
dannose e, per questo, illegittime.
In altri casi, il rapporto negativo e con ittuale tra diritti individuali è salute è derivato da un utilizzo
errato della tutela del diritto alla salute: è il caso Testimoni di Geova c. Federazione Russa, deciso
dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2014  le autorità russe avevano adottato una misura
di scioglimento dei Testimoni di Geova, a ermando che il loro ri uto di sottoporsi a trasfusioni di
sangue, anche in situazioni di pericolo per la vita, corrispondesse a un’istigazione al suicidio e,
quindi, la necessità di tutelare la salute e la vita delle persone, in primis i minori, aveva portato le
autorità russe a sciogliere il gruppo religioso. La Corte rispose a ermando che il diritto alla salute
non poteva essere una giusti cazione per negare il diritto alla libertà religiosa, sottolineando che si
era di fronte a una libera scelta di non sottoporsi alle trasfusioni, inoltre, quello dei testimoni di
Geova non è un ri uto totale a tutte le cure, ma limitato alle trasfusioni di sangue o di derivati del
sangue; ancora, i minori erano comunque tutelati in quanto l’ordinamento russo prevedeva la
possibilità per il giudice di superare la volontà e il consenso dei genitori. Per tutti questi motivi, la
Corte ha a ermato che, in questo caso, la tutela del diritto alla salute non garantisce un equilibrio
con il diritto di professare la propria fede religiosa, dichiarando illegittimo lo scioglimento.
Un altro aspetto molto dibattuto è quello relativo al rapporto tra il diritto alla salute e i diritti di
proprietà intellettuale: bisogna partire da quello che è il diritto a partecipare ai bene ci della
scienza e del suo rapporto con il diritto alla salute; in particolare, dal General Comment 25 che il
Comitato per i diritti economici, sociali e culturali ha adottato nell’aprile del 2020, in piena
pandemia, nell’ambito di un commento dell’art. 15 del Patto sui diritti economici, sociali e
culturali. L’art. 15, al paragrafo 1, a erma che ogni individuo ha diritto a godere dei bene ci della
scienza e delle sue applicazioni, sottolineando, alla lettera c, che il suddetto articolo tutela
l’interesse morali e materiali scaturenti da produzioni letterarie, artistiche o scienti che di cui
l’individuo sia autore diritto di proprietà intellettuale.
Il Commento inizia speci cando cosa debba intendersi per ‘’scienza’’, ovvero un metodo che
consiste nell’avere delle ipotesi di risposta di un fenomeno, veri carlo sulla base dei dati e
giungere a una conclusione che possa essere sottoposta alla comunità scienti ca di riferimento
per la sua approvazione. Il commento, poi, si so erma sulla questione del godimento dei bene ci
della scienza: il Comitato evidenzia come questo diritto abbia una duplice valenza, una passiva e
una attiva; la valenza passiva è quella di poter accedere alla conoscenza scienti ca, quindi di
formarsi ed educarsi per avere le conoscenze necessarie per fare scelte consapevoli e
autodeterminarsi e, a questo proposito, si richiede che gli stati e gli stakeholders facciano di tutto
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a nché la scienza sia il più aperta possibile, anche verso coloro che appartengono a fasce
discriminate della popolazione o a Paesi in via di sviluppo che non hanno i nanziamenti necessari
per acquistare determinate conoscenze e pubblicazioni  open access e open science; la
valenza attiva, invece, consiste nel far sì che gli individui possano indirizzare la scienza, fornendo
il proprio contributo per indirizzare la ricerca pubblica verso certi ambiti, determinandone anche i
limiti da rispettare  la partecipazione degli esperti deve essere il più possibile favorita dall’intera
comunità che compone uno stato.
Il Comitato, poi, fa un riferimento anche alla libertà di ricerca che, tuttavia, incontra dei limiti, quali
la dignità umana, cioè la ricerca non può essere condotta no ad essere lesiva per la dignità
umana, il rispetto del consenso libero e informato ed altri.
Inoltre, ritorna l’idea di:
- DISPONIBILITÀ secondo cui lo stato debba di ondere le informazioni in maniera non
discriminatoria, per permetterne l’accesso a tutti
- ACCESSIBILITÀ, in particolare, dell’open source e dell’open access, a nché i bene ci della
scienza possano essere accessibili a tutti, senza discriminazioni. In particolare, per
l’accessibilità, il Comitato si so erma su alcune categorie: donne, popoli indigeni, persone
economicamente svantaggiate; tralasciando, però, parallelamente, altre categorie di gruppi
fortemente discriminate, come la popolazione LGBTQ+.
- QUALITÀ, ovvero il fatto che l’accesso ai bene ci a cui si ha diritto debbano essere bene ci di
qualità, sia nel senso che i prodotti della scienza debbano essere qualitativamente buoni, ma
anche come dovere degli stati di vigilare che privati non di ondano notizie false, non basate
sulla scienza e che possono in uenzare le scelte degli individui.
- ACCETTABILITÀ, ovvero il fatto che i bene ci della scienza siano compatibili con la cultura di
una certa comunità, ricordando che, tuttavia, questa accettabilità non può arrivare ad
ammettere delle soluzioni che non sono scienti che e che sono solo il frutto della tradizione;
fermo restando che devono essere dati pieno rispetto e tutela alle conoscenze dei popoli
indigeni che, spesso, hanno fondamento scienti co.
Per quanto riguarda gli obblighi degli stati, ritorna la classica ripartizione tra obbligo di rispettare,
di proteggere e di realizzare e implementare il diritto: per quanto riguarda l’obbligo di rispettare, si
intende che lo stato ha il dovere di non impedire che gli individui possano accedere ai bene ci
della scienza, alla ricerca e all’educazione scienti ca; per quanto riguarda l’obbligo di proteggere,
oltre alla necessità di proteggere gli individui da azioni di terzi, anche privati, che potrebbero
incidere negativamente sulla fruizione del diritto alla scienza e di altri diritti, la protezione è intesa
anche dal contesto sociale, culturale e familiare, che potrebbe impedire la partecipazione a certi
bene ci della scienza; per quanto riguarda l’implementazione, il Comitato richiama il fatto che gli
stati devono agire attivamente per far sì che all’interno del proprio stato ci sia progresso
scienti co e, in questo senso, sono chiamati ad investire nella ricerca scienti ca e a garantire
l’accesso ai prodotti della scienza; viene richiamato anche il fatto che gli stati debbano agire per
far sì che i diritti di proprietà intellettuale, riconosciuti agli individui che svolgono attività di ricerca,
non incidano negativamente o arrivino persino a limitare diritti di natura economica, sociale e
culturale, tra cui rientra il diritto alla salute.
La tutela dei diritti di proprietà intellettuale, in ogni caso, non può essere un ostacolo alla fruizione
del progresso e dei bene ci scienti ci; in questo senso, il Comitato richiama gli stati a intervenire
in maniera e ettiva per impedire che ci possano essere distorsioni nel rapporto tra questi due
diritti*.
Per quanto riguarda gli obblighi di natura internazionale, restano i due obblighi relativi al dovere
degli stati di tenere sempre presente il diritto di accesso ai bene ci della scienza, anche quando
adottano le loro posizioni all’interno delle organizzazioni internazionali e anche quando
concludono accordi con altri stati*; questi obblighi sono stati arricchiti richiamando l’obbligo per
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gli stati, soprattutto in situazioni di pandemia, di cooperare per la condivisione di dati e risultati
scienti ci.

10 nov
L’art. 15 a erma sì un diritto individuale che tutela la paternità dell’invenzione, ma l’obiettivo
dell’articolo è poi stato in parte travisato in altri accordi internazionali. Lo scopo primario
dell’articolo era di permettere l’attribuzione del merito e il riconoscimento della creazione a chi
l’aveva ideato, tutelandolo dalla contra azione e, solo parzialmente, mirava a garantire interessi e
bene ci economici: in ogni caso, l’articolo non aveva lo scopo di costituire una barriera o
monopolio d’accesso all’invenzione artistica, scienti ca, ecc.
Tant’è che lo stesso Comitato per i diritti sociali, economici e culturali ha sottolineato questo
aspetto, a ermando che tale diritto deve essere letto in combinato con tutte le altre norme
presenti nel Patto e, per questo motivo, non può essere, ad esempio, uno strumento che
impedisca a tutti gli individui la fruizione dell’educazione, auspicando l’intervento degli Stati per
ridurre gli ostacoli che i diritti di proprietà pongono ad altri diritti di natura sociale, economica e
culturale.
L’Accordo sui diritti di proprietà intellettuale legato agli aspetti commerciali TRIPs, adottato
all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (TRIPs, GATT e GATS sono i 3 accordi di
base accettati da tutti gli stati parte, con cui, nel ’94, è stata istituita l’Organizzazione Mondiale del
Commercio), ha modi cato la prassi precedentemente di usa a livello internazionale. Ha posto
standard molto elevati di protezione dei diritti di proprietà intellettuale e li ha imposti a tutti gli stati
partecipanti all’OMC, quindi anche ai Paesi in via di sviluppo, meno avanzati  successivamente
le c.d. clausole di essibilità hanno tentato a rendere meno stringente la normativa.
Gli standard principali sono:
1. Il TRIPs prevede che i diritti d’autore, che riguardano opere scritte letterarie, scienti che,
software e banche dati, devono essere riconosciuti, come minimo, per 50 anni.
2. Per quanto riguarda i brevetti, in cui rientrano anche i prodotti farmaceutici, la tutela è di
minimo 20 anni.
3. Mentre, per quanto riguarda i disegni industriali, essi hanno una tutela di almeno 10 anni.
Questo vuol dire che gli ordinamenti nazionali devono adeguarsi a questi standard e prevedere
una legislazione nazionale che garantisca per lo meno questi livelli di protezione per i diritti
d’autore, i brevetti e i disegni industriali. Nel dettaglio, per i brevetti, il cambiamento imposto dal
TRIPs è stato molto forte perché, prima di questo, ad esempio, in tutti i Paesi in via di sviluppo si
prevedeva che certi prodotti, relativi a mezzi diagnostici o prodotti alimentari o varietà di piante,
non potevano essere soggetti a brevetti; quindi, le legislazioni nazionali andavano nella direzione
di non sottoporre a brevetti queste tipologie di prodotti in determinate aree del mondo.
Con il TRIPs è prevalsa la posizione ‘’occidentale’’, accettata dai paesi in via di sviluppo nella
speranza di essere inclusi nel commercio mondiale e globale.
Inoltre, tali tempistiche così lunghe di tutela nei confronti dell’individuo che ha creato o scoperto
tali prodotti fanno sì che possano crearsi dei monopoli: per quei 20 anni, solo chi ha il brevetto
può produrre in maniera ristrettiva quel bene, a meno di applicazioni di clausole di essibilità
previste nel TRIPs stesso. Questa situazione, nell’ambito sanitario e farmaceutico, pesa,
specialmente, sulla parte di mondo meno ricca che non riesce ad accedere a farmaci essenziali e
necessari per la tutela della vita.

LE CLAUSOLE DI FLESSIBILITÀ PREVISTE DAL TRIPs


- La prima clausola di essibilità la si ritrova nell’art. 31 dell’Accordo e riguarda le ‘’licenze
obbligatorie”-> l’autorità giudiziaria o amministrativa di un Paese può autorizzare l’uso di un
brevetto (da parte di altre aziende) anche contro il consenso del detentore del brevetto, purché
si seguano alcuni passaggi: innanzitutto, bisogna tentare di avere una concessione volontaria
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da parte del detentore; questo passaggio può essere evitato nel momento in cui c’è
un’emergenza nazionale o una crisi sanitaria nazionale ma, dovrà sempre essere corrisposto al
detentore del brevetto un risarcimento monetario che tenga in considerazione il valore
commerciale di quel brevetto ( E già questo è particolarmente complicato per quei Paesi che
non hanno ingenti risorse); tale indennizzo potrà essere contestato davanti ai giudici nazionali
dal detentore del brevetto qualora pensi che non sia su cientemente proporzionato al valore
del bene e questo può bloccare l’e ettiva applicazione dell’art. 31.
Inoltre, le licenze obbligatorie possono essere utilizzate prevalentemente per il mercato interno:
questo signi ca che lo stato può autorizzare l’uso del brevetto per produrre un determinato bene
che, però, dovrà essere indirizzato al mercato interno. Con ciò, quello che si vuole evitare è
l’esportazione verso altri Paesi, che darebbero vita alle c.d. esportazioni parallele: un bene
prodotto senza copertura brevettuale costa meno e, se si permettesse allo stato di esportarlo o
ad altri Paesi di importarlo, tutti tenderebbero a importare il prodotto che costa meno, quindi
quello senza brevetto.
Resta fermo che, per i Paesi meno avanzati, la possibilità di sfruttare le importazioni parallele è
uno strumento importante, non solo per questioni economiche, ma anche perché, spesso, questi
Paesi non hanno nemmeno la capacità produttiva, cioè non hanno i produttori e le case o aziende
farmaceutiche preposte. Su quest’ultimo punto, è intervenuta una modi ca del Trattato, con
l’inserimento dell’art. 31-bis.
2. Il TRIPs prevede anche clausole di essibilità più generali, in quanto lascia agli stati un
margine di apprezzamento nel dare attuazione nell’ordinamento interno delle regole del TRIPs:
ad esempio, nell’accordo non viene speci cato quali sono le caratteristiche di un prodotto
nuovo, la cui determinazione e legislazione spetta agli ordinamenti interni, che decideranno se
il prodotto sia brevettabile o meno; ciò permette agli stati di poter adottare delle posizioni più
o meno favorevoli a tutela dei diritti di proprietà intellettuale  se si prevede che la modi ca
parziale di un prodotto già brevettato (tecnica del rinverdimento di un prodotto farmaceutico),
il cui brevetto stia per scadere, non corrisponda a un prodotto nuovo, a meno che non si
dimostri una nuova e cacia del prodotto che si vuole ora brevettare, ciò garantisce una tutela
inferiore dei diritti di proprietà intellettuale e una maggiore facilità di accesso al bene per gli
individui, tutelando maggiormente, in questo modo, il diritto di godimento del progresso
tecnologico e scienti co.
Il TRIPs permette, poi, agli stati di escludere dalla brevettabilità alcuni prodotti come i mezzi
diagnostici, terapeutici o chirurgici.
Tra le clausole di essibilità generali, il TRIPs ha previsto un periodo transitorio per i Paesi a basso
reddito e per i Paesi in via di sviluppo: in questo periodo, tali paesi non erano obbligati ad
adeguarsi alla normativa TRIPs in concomitanza con l’entrata in vigore del trattato, potendolo fare
con tempi più estesi; ai Paesi meno avanzati venivano concessi 15 anni, ai Paesi in via di sviluppo
5 anni. A questa moratoria, è stata prevista una deroga per i prodotti farmaceutici e i prodotti
chimici per l’agricoltura: per i prodotti farmaceutici, si è previsto che, in, questo periodo
transitorio, i Paesi in questione dovevano prevedere un sistema di ricezione e registrazione delle
richieste di brevetto e la copertura del brevetto partiva dal momento della richiesta, anche se il
Paese non si fosse ancora adattato al TRIPs. Questo sistema ha reso molto complicato l’accesso
a medicinali essenziali nei Paesi in via di sviluppo; un caso interessante, da questo punto di vista,
è il caso Novartis, tra l’azienda Novartis e l’India per un prodotto molto utilizzato per la cura di una
malattia e rientrava in quelle medicine essenziali per la tutela della vita: la controversia nasce dal
fatto che, inizialmente, in India viene di uso questo medicinale ma, all’epoca, non c’era la
possibilità di chiedere il brevetto perché l’India aveva una legislazione che non permetteva la
brevettabilità in questo campo e l’accordo TRIPs ancora non esisteva. Dopo l’entrata in vigore del
TRIPs, la Novartis ha presentato nel sistema indiano la richiesta di brevetto per una ‘’nuova’’
medicina che, di fatto, riprendeva il vecchio farmaco modi candolo in parte con nuove
componenti, che lo rendevano del 30% più facilmente utilizzabile dal corpo umano rispetto alla
formula precedente e, per questo, l’azienda riteneva che il farmaco dovesse essere brevettato. In
un primo momento le autorità hanno riconosciuto il diritto dell’azienda di esercitare dei diritti
derivanti dalla proprietà intellettuale, in attesa che l’autorità stessa si pronunciasse sulla
brevettabilità del farmaco e ciò ha provocato molte proteste perché il costo del prodotto
brevettato era di molto superiore rispetto a quello che no a quel momento era stato venduto.
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Dopo questa fase transitoria, le autorità giudiziarie indiane hanno ritenuto, in base all’art.3 della
legge nazionale inerente alla proprietà intellettuale, che quel prodotto non poteva essere
considerato un prodotto nuovo perché, sebbene avesse delle nuove componenti, non dimostrava
una nuova particolare e cacia nella cura delle malattie per cui veniva utilizzato. Questa
impostazione ha favorito l’accesso degli individui ai prodotti farmaceutici, tanto più che l’India è
considerata il centro farmaceutico di maggior sviluppo dei Paesi in via di sviluppo.

Bisogna ricordare, inoltre, che, nell’Accordo sul commercio e le tari e GATT, ritorna la questione
del principio della nazione più favorita, in base al quale non si può fare una discriminazione
ingiusti cata nel commercio tra Paesi, per cui la condizione più favorevole nel commercio che si
garantisce ad un Paese, va garantita anche agli altri Paesi facenti parte dell’OMC; però, la
discriminazione è possibile per tutelare la salute umana, degli animali, delle piante in casi di
emergenze sanitarie.
Il GATS, che si occupa del commercio nell’ambito dei servizi, si applica a tutti i servizi, ad
eccezione di quelli che sono forniti nell’esercizio dei poteri pubblici; ad esempio, la difesa
pubblica, un servizio che solo lo stato fornisce e che, quindi, non è sottoposto alle regole del
GATS. Tuttavia, la sanità rientra nell’ambito di applicazione del GATS, per cui tutti i servizi sanitari
devono rispettare le regole previste dal Trattato.
- La clausola di essibilità di cui all’art.31, così come le clausole generali, non sono state
ampiamente utilizzate dai Paesi meno avanzati, soprattutto a causa delle pressioni degli Stati
occidentali di non utilizzare la clausola.
Un caso molto importante di governance internazionale sanitaria che ha poi portato anche
all’introduzione dell’art. 31 bis è la QUESTIONE AIDS. La di usione di questa malattia è stata
così tanto dirompente nella comunità internazionale da portare a una modi ca dell’accordo TRIPs:
agli inizi degli anni 2000 nel continente africano si erano ormai registrati milioni di morti a causa
della di usione del virus e il trend sembrava non cambiare, proprio a causa dell’impossibilità della
popolazione di quegli stati di accedere ai farmaci essenziali, perché i farmaci utili per curare
l’AIDS, che erano stati sviluppati no a quel tempo e commercializzati su larga scala e che
avevano permesso di ridurre la di usione del virus dell’85% rispetto ai primi anni in cui l’AIDS si
era di usa, erano soggetti al brevetto no al 2016. Pertanto, no a quella data, era impossibile per
le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo accedere a quelle cure, il cui costo annuo per paziente
era di diverse migliaia di dollari e i servizi sanitari nazionali non avevano le risorse per sostenere
questi costi, così come non ne era in possesso la popolazione. Tuttavia, intorno ai primi anni del
2000, le principali aziende farmaceutiche avevano ridotto per il mercato dei Paesi in via di
sviluppo il costo annuo per i medicinali e farmaci per l’AIDS, che si aggirava intorno ai 500/600
dollari annui, ma era sempre un costo troppo superiore rispetto ai farmaci generici non brevettati
prodotti da India e Brasile. Questa situazione, che ha poi provocato reazioni da parte della società
civile, ha visto un tentativo di reazione da parte di Brasile, India e Thailandia che, proprio per le
proprie capacità di industria farmaceutica, hanno iniziato a produrre farmaci generici per
l’esportazione; il Sud Africa, non avendo questa capacità, ha adottato nel 1997 una legge interna
con cui autorizzava l’importazione di farmaci generici per la cura
dell’AIDS.
Queste azioni sono state oggetti di controversie giudiziarie perché le multinazionali hanno
presentato un ricorso contro la legge sudafricana, a ermando che non era compatibile con il
TRIPs (in particolare, l’art.31 limita le importazioni parallele al mercato interno, non verso altri
Stati); questo caso aveva indotto l’Alta Corte di Pretoria nel 1998 a bloccare la legge e, quindi,
anche le importazioni parallele e le licenze obbligatorie che l’atto prevedeva. Nel 2001, poi, le
aziende farmaceutiche hanno deciso di ritirare il ricorso.
D’altra parte, vi è stata un’azione degli USA nei confronti del Brasile, che hanno presentato una
controversia di fronte all’organo di risoluzione delle controversie dell’OMC, a ermando che il
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Brasile, avendo istituito un sistema di licenze obbligatorie indirizzate all’esportazione,
contravveniva alle norme TRIPs; alla ne, anche gli USA hanno ritirato questa controversia.
La maggior parte della comunità internazionale ha ritenuto essenziale sottolineare la propria
posizione attraverso la dichiarazione di Doha del Consiglio TRIPs del 2001, in cui si dice che
l’Accordi TRIPs non può impedire a uno stato di adottare le misure necessarie per proteggere la
salute pubblica; questo signi ca che lo stato, soprattutto quando a ronta una crisi sanitaria, ha
l’obbligo di tutelare la salute pubblica e deve poterlo fare senza incorrere nella possibilità di
violare il TRIPs, proprio perché l’accordo non può essere interpretato in questo senso; esso deve
essere interpretato in modo da garantire l’accesso ai farmaci essenziali.
Dalla dichiarazione di Doha, due anni dopo, nel 2003, c’è stata una decisione del Consiglio TRIPs,
in cui si diceva che, di fronte a situazioni emergenziali, era possibile esportare verso altri stati dei
prodotti sanitari, farmaceutici e medicinali per mezzo delle licenze obbligatorie: con ciò si
superava il limite dell’art.31.
Questa decisione, insieme alla Dichiarazione di Doha, saranno la base per l’adozione di un
Protocollo di emendamento al TRIPs, entrato in vigore nel 2017, che ha previsto l’articolo 31 bis:
questo articolo permette a uno stato membro dell’OMC di adottare una licenza obbligatoria ai ni
dell’esportazione verso uno stato che non ha la capacità di produrre o ha capacità limitate nella
produzione di quel bene; inoltre, si prevede per i paesi meno avanzanti che fanno parte di un
accordo commerciale di poter adottare questa licenza obbligatoria e di esportarla verso Paesi
meno avanzai o in via di sviluppo che condividono la stessa crisi sanitaria e che fanno parte di
quell’accordo, dunque anche gli accordi commerciali.
Gli stati che possono fruire di questa clausola sono:
- Tutti gli stati meno avanzati e tutti i Paesi che non hanno capacità economiche o molto basse
- Altri Paesi che o dichiarano al Consiglio di non poter produrre un certo bene o dichiarano che
faranno ricorso all’art. 31 bis solo in situazioni eccezionali.
Va precisato che l’art.31 bis non si riferisce solo ai casi di emergenza sanitaria, ma anche ad
‘’altre circostanze’’. il Protocollo che ha introdotto l’art.31 bis, sebbene rappresenti un
avanzamento rispetto a ciò che era previsto in precedenza, pone dei problemi perché questa
possibilità è fortemente limitata da una serie di procedure che il protocollo prevede; innanzitutto, i
Paesi che possono esportare devono avere una legislazione interna che permetta la licenza
obbligatoria per l’esportazione. Inoltre, il Paese che vuole importare quel bene deve fare una
dichiarazione preventiva al Consiglio, indicando in anticipo la quantità di bene di cui ha bisogno e,
in una situazione di emergenza, non sempre è agevole e facile individuare la quantità esatta per
far fronte alla crisi. Anche l’imballaggio dei prodotti pone dei problemi, poiché il Protocollo
prevede che questi beni oggetto di commercio debbano avere un imballaggio che li distingua da
quelli che provengono dalla circolazione con brevetto, per evitare il commercio ‘’in nero’’, ovvero
l’utilizzo del bene importato attraverso le licenze obbligatorie, danneggiando ulteriormente
l’azienda produttrice che detiene il brevetto. Il paese esportatore dovrà poi noti care al Consiglio
TRIPs la quantità di beni che esporta e, speci catamente, i Paesi verso cui li esporta. A queste
condizioni il TRIPs prevede che se ne possano aggiungere altre a livello nazionale, prevedendone
ulteriori. Questa clausola di essibilità ha messo in evidenza le proprie carenze durante la
pandemia covid, tanto che Sua Africa, India e altri stati hanno chiesto la sospensione di alcune
parti del TRIPs.

PANDEMIA COVID, TRIPs E ART. 31 BIS


Lo scoppio della pandemia nel primo periodo ha messo in evidenza una forte tendenza della
comunità Scienti ca a condividere dati: scienziati e centri di ricerca hanno condiviso su
piattaforme opensources informazioni e dati che riguardavano il virus e le sue caratteristiche per
individuare il prima possibile una cura o un vaccino per far fronte all’emergenza. Poi, però, nel
momento in cui il vaccino è stato creato, si è veri cato il fenomeno del ‘’nazionalismo vaccinale’’,
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vale a dire la tendenza degli stati di accaparrarsi il maggior numero possibile di vaccini per far
fronte alle esigenza della popolazione: il fatto che uno stato si adoperi per avere gli strumenti per
tutelare la salute dei suoi cittadini non può essere condannato, ma anzi risponde a uno dei doveri
principali dello stato, ma quello che si è veri cato durante il covid è stato che alcuni Paesi,
essenzialmente quelli occidentali, hanno acquistato dalle aziende farmaceutiche produttrici un
numero fortemente superiore a quello che era necessario in quel momento per far fronte alla crisi.
Dall’altro lato, le aziende produttrici avevano una notevole capacità di produzione, ma non era
su ciente per coprire tutta l’umanità, di conseguenza, l’azione si è indirizzata verso i paesi che
erano in grado di pagare per i vaccini che in quel momento erano a disposizione.
Di fronte a questa situazione, le organizzazioni internazionali coinvolte nella salute hanno
sviluppato un sistema che ha al suo interno il COVAX. Il sistema è denominato Access to
Covid-19 tools e il COVAX è uno dei pilastri, che ha lo scopo di sostenere la ricerca in molti Paesi
del mondo per far sì che si arrivasse non solo a uno, ma a più vaccini, per avere a disposizioni più
cure; l’obiettivo era che i vaccini arrivassero anche nei Paesi in via di sviluppo. Nel dettaglio, si
voleva giungere a vaccinare il 20% della popolazione di ogni stato entro il 2021  il 20%
includeva le fasce deboli della popolazione. Il funzionamento del COVAX permette di parteciparvi
come stati donatori, come riceventi o come donatori-riceventi insieme: i donatori contribuiscono
alle nanze e ai nanziamenti del COVAX, i bene ciari ricevono i vaccini. I bene ciari si
distinguono in 3 gruppi: i primi due riguardano stati che sono sia donatori che riceventi, i quali
possono scegliere come donare e bene ciare (con una prima modalità, lo stato si impegna a
comprare una certa quantità di vaccini dal sistema COVAX, anche nel caso non dovesse averne
bisogno, al costo di 1,6 dollari per dose, con un anticipo del 15% dell’ammontare; l’altra modalità
prevedeva l’acquisto di un certo numero di dosi, con la riserva della possibilità di non acquistarle
più; in questo caso, il costo dello stato per ogni dose di vaccino era superiore rispetto alla prima
modalità, 4.60 dollari a dose, e anche qui si dava una percentuale come garanzia per il futuro); il
terzo gruppo di soggetti è composto dai solo bene ciari, ovvero Paesi meno avanzati e in parte
Paesi in via di sviluppo, che potevano fare riferimento a contributi volontari da parte di altri
soggetti, Paesi o organi istituzionali.
I prezzi calmierati stabiliti dal COVAX a cui avrebbe venduto i vaccini si applicavano solo alle dosi
acquistate dagli stati, per il resto il prezzo diventava un prezzo di mercato. Uno degli elementi che
ha agito negativamente sul sistema COVAX è stata la capacità produttiva, poiché le strutture dei
vari Paesi non avevano le capacità e i tempi adeguati a produrre tutte le dosi richieste dagli
obiettivi che si poneva il sistema. Anche per questi motivi, alcuni stati hanno chiesto la
sospensione di alcune parti del TRIPs, relative a brevetti per cure mediche, vaccini e mezzi
diagnostici, chiedendo che venisse sospesa anche la parte sui disegni industriali, importanti per la
produzione di alcuni strumenti per la pandemia. Questa proposta a carattere temporaneo, ntanto
che l’OMS non avesse dichiarato la ne della pandemia per permettere l’accesso rapido di tutti i
Paesi a questi prodotti, è rimasta in discussione al Consiglio TRIPs per più di un anno e quando la
ne della pandemia è stata decretata dall’OMS il Consiglio non aveva ancora deciso a causa dei
numerosi rinvii e ricorsi che non portavano ad una decisione nale. Molti Paesi occidentali erano
favorevoli a questa sospensione, altri continuavano a sostenere l’importanza della tutela delle
aziende produttrici dei vaccini in un’ottica di non disincentivo per il periodo successivo.
Il COVAX è un esempio di partnership pubblico-privato, che include l’Ue, l’OMS, l’UNICEF, vari
altri organismi internazionali e anche molti privati, riunendo sia fondi pubblici che privati.

21 nov

In relazione alla condivisione di informazioni e dati scienti ci e alla possibilità di accedere ai


prodotti che da quei dati scienti ci derivano, l’OMS aveva cercato di intervenire creando un
network globale di condivisione dei materiali e delle sequenze dei virus relativi all’in uenza; è
proprio in relazione a questo che nel 2006 l’Indonesia, colpita dalla di usione dell’in uenza avaria,
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ha ri utato di condividere con gli altri Paesi, tramite il network dell’OMS, il virus sequenziato
dell’in uenza. Tale gesto fu dovuto dal disaccordo dell’Indonesia, che protestava contro il fatto
che a fronte di una condivisione del dato scienti co non corrispondeva una condivisione dei
vaccini, delle cure e dei medicinali che dall’utilizzo di quel dato scienti co derivavano.
Questa azione ha indotto l’OMS a rivedere in parte la sua governance, implementando e meglio
ra orzando la parte inerente alla condivisione, non tanto dei dati scienti ci quanto dei risultati e,
nel 2011, l’OMS ha adottato il Quadro di preparazione all’in uenza pandemia: esso è composto
da due parti; una parte relativa agli ‘’obblighi’’[1] che si assumono gli stati in materia di
condivisione dei dati e dei bene ci e una parte in cui sono presenti molti allegati, che si collegano
alla prima parte (come lo Standard Material Transfer Agreement, che riguarda la possibilità di
trasferimento della sequenza dei virus a attori privati che utilizzeranno quei dati scienti ci per
sviluppare vaccini, cure e condividendo i risultati parzialmente anche con l’OMS; di questo
network fanno parte tutti i centri di ricerca degli stati che svolgono l’attività di ricerca sui virus
messi a disposizioni dell’OMS da parte degli Stati).
Per quanto riguarda la condivisione di bene ci a cui fa riferimento il framework e lo SMTA, se ne
possono individuare 4 ambiti principali:
1. Condivisione dei dati scienti ci
2. Accesso ai vaccini e alle cure
3. Sorveglianza e di usione delle informazioni inerenti al rischio  riprende quanto detto nel
Regolamento Sanitario
4. Assistenza tecnica e supporto al ra orzamento delle capacità di risposta di fronte a questi
eventi
In questi 4 macro ambiti, gli impegni degli stati sono:
1. Assistenza tecnica ed economica dei Paesi più avanzati rispetto a quelli in via di sviluppo,
nell’ottica di permettere loro di acquisire e sviluppare le capacità di produzione  in questo si
sviluppa anche il trasferimento di tecnologia
2. Sviluppare vaccini e permettere l’accesso
3. Viene poi chiesto agli stati di cercare di spingere le aziende farmaceutiche nazionali a mettere
da parte un po’ dei vaccini che esse producono nell’ottica di essere pronte a fronte di
un’eventuale pandemia o endemia.
Il Framework prevede che gli stati condividano con l’OMS le caratteristiche dei virus in modo da
metterle a disposizione dei ricercatori degli altri Paesi: in questo contesto l’OMS può anche
concludere contratti con aziende private, trasferendo il materiale che gli stati hanno condiviso
a nché i privati sviluppino vaccini o altri tipo di farmaci utili. Nel momento in cui un privato decide
di aderire a questo sistema, deve assumersi almeno 2 dei 6 impegni che l’allegato al Framework
prevede. I 6 impegni sono:
1. Donare o riservare almeno il 10% della produzione dei vaccini all’OMS  quindi a titolo
gratuito
2. Riservare quel 10% per l’OMS, ma ad un prezzo conveniente e non a prezzo di mercato
3. Predeterminare una certa quantità di vaccini che verranno donati all’OMS
4. Garantire ai Paesi in via di sviluppo delle licenze per la produzione di quel vaccino a prezzi
equi e accessibili
5. Garantire licenze non esclusive senza royalties: il privato rinuncia alle proprie royalties e dà ai
privati o all’OMS le licenze non esclusive per produrre i vaccini.
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Al 2021, erano stati conclusi circa 91 accordi con attori privati, anche grazie al fatto che gli stati
hanno condiviso migliaia di campioni biologici di virus e questo ha permesso ai ricercatori di
individuare moltissime sottocategorie di virus e produrre vaccini. Questo ci fa comprendere sia
l’importante ruolo dell’OMS in questo ambito, sia il fatto che il problema del rapporto condivisione
dati scienti ci-risultati è ben presente nella governance dell’OMS che, sebbene con atti di soft
law, ha tentato di intervenire e portare dei correttivi a dei monopoli di aziende farmaceutiche nella
produzione di vaccini e medicinali.

IL RUOLO DELL’OMS NELLA PANDEMIA DA COVID 19


Nel tempo, vi sono state poche dichiarazioni di emergenza sanitaria internazionale; la più
importante è sicuramente quella del Covid, da cui sono sorte anche varie istanze di riforma di
alcuni aspetti dell’OMS che, in questa occasione, è apparsa impreparata e quasi non all’altezza di
fornire risposte e soluzioni adeguate, ma anche dell’Ue stessa.
La pandemia ha avuto la sua origine in Cina, a Wuhan, dove dalla metà di dicembre del 2019,
alcuni medici hanno iniziato a riscontrare l’esistenza di una sindrome respiratoria particolare,
diversa dalle precedenti; il 9 gennaio del 2020 l’OMS comunica che i ricercatori del centro cinese
di Focal Point per il controllo e la prevenzione di malattie avevano informato l’OMS dell’esistenza
di questa malattia e che, soprattutto, avevano isolato il virus e la sequenza genetica del virus
stesso. In questa fase, a posteriori, si a ermerà che l’OMS è stata molto cauta nell’a rontare i dati
e le notizie che le arrivavano dalla Cina e si è poi anche accusata la Cina di non aver di uso le
giuste informazioni, in maniera completa e trasparente.
A metà gennaio, l’OMS dichiara che le informazioni ricevute dal centro cinese non rendono chiara
quale sia la trasmissione, non permettendo di comprendere se l’origine fosse dovuta alla
trasmissione avvenuta tramite animali o uomo-uomo; verso la ne di gennaio si ha la riunione del
Comitato di emergenza[2], in cui si ritiene che non si possa ancora parlare di una emergenza
sanitaria di rilevanza internazionale. In realtà, il Comitato, in questa dichiarazione, è stato diviso
tra quanti ritenevano che ormai fosse arrivato il momento di dichiarare già l’emergenza sanitaria
internazionale, mentre altri hanno rallentato questa decisione del Comitato, nonostante già
arrivassero comunicazioni da stati, diversi dalla Cina, relativi a focolai e contagi. Il
Regolamento Sanitario Internazionale impone, innanzitutto, un obbligo allo stato che è
direttamente colpito dalla malattia di comunicare all’OMS l’esistenza di un rischio sanitario sul suo
territorio, ma anche stati terzi che, sul loro territorio ravvisano l’esistenza di casi simili a quelli
constatati nel primo Paese, hanno un obbligo di comunicazione all’OMS e, infatti, questo era già
avvenuto: alcuni Paesi avevano comunicato che persone che erano state a Wuhan presentavano
questa sindrome respiratoria simile a quanto descritto in Cina.
Alla ne, la dichiarazione di crisi sanitaria internazionale la si ha solo il 30 gennaio del 2020: già
altre volte l’OMS aveva dichiarato l’esistenza di un’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale;
il primo caso era stato nel 2009, con l’in uenza suina, poi quella della ripresa della di usione della
a poliomielite, quella relativa all’ebola nel 2016 e nel 2018 e quella del virus Zika. Va ricordato che,
a nché si abbia un’emergenza sanitaria internazionale, servono alcune condizioni minime, ovvero
deve essere un evento inusuale, in cui deve esserci una di usione del virus in altri Paesi rispetto al
Paese di origine e deve richiedere una cooperazione internazionale per essere e cacemente
gestita. Nel caso Covid, il ritardo dell’OMS nel dichiarare l’emergenza sanitaria internazionale è
stato dovuto a più fattori: innanzitutto, il Regolamento è strutturato in maniera binaria, per cui o
c’è una situazione di crisi accertata oppure no, manca, quindi, una via di mezzo che possa essere
utilizzata per allertare gli stati in merito ad un potenziale pericolo e rischio di crisi sanitaria
internazionale; inoltre, tale dichiarazione ha e etti molto importanti, non solo sulle relazioni
commerciali internazionali, ma anche sotto altri aspetti e, in particolare, le esperienze pregresse
hanno in uenzato l’OMS, specialmente in merito alle raccomandazioni  generalmente, le
dichiarazioni di emergenza sanitaria internazionale sono accompagnate da raccomandazioni che il
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Direttore Generale indirizza agli stati per indicare come a rontare quella crisi sanitaria
internazionale. In tutte le precedenti situazioni in cui l’OMS ha dichiarato l’emergenza sanitaria di
rilevanza internazionale e ha emanato le sue raccomandazioni, gli stati hanno emanato ulteriori
misure nazionali[3], il più delle volte inutili e controproducenti, per le quali non sono previste
sanzioni e, quindi, non c’è un modo per fermare gli stati dall’adottare tali misure. Ad esempio,
durante l’in uenza suina, molti stati hanno bloccato l’importazione della carne di maiale perché si
pensava che fosse vettore del virus, l’OMS ha insistito fortemente sul fatto che queste misure non
fossero necessarie e non fossero sostenute da dati scienti ci. Nel caso del virus Zika, invece,
esso colpiva maggiormente le donne in gravidanza, provocando gravi malformazioni al feto e in
alcuni Paesi si giunse a raccomandare fortemente alle donne di evitare gravidanze per un periodo
tra i 6 e i 2 anni e anche in questo caso l’OMS intervenne per sottolineare che tale misura non
poteva essere valida e raccomandata. Nel caso Ebola, l’OMS aveva adottato alcune misure di
contenimento, ma non aveva mai richiesto l’interruzione dei tra ci aerei o la chiusura dei con ni
degli stati vicini ai Paesi africani; nonostante ciò, la gran parte degli stati dell’Africa occidentale
avevano reagito in questo modo, tanto che poi è addirittura intervenuto il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite con una risoluzione, adottata in base al capitolo VII, quindi sulla base dei suoi
poteri vincolanti, in cui chiedeva agli stati di cessare queste misure, che rendevano ancora più
instabile la regione.
Tutto ciò ha inciso negativamente sul Comitato, perché si temeva che di fronte a una malattia
come il COVID 19 si potessero adottare delle misure particolarmente forti con e etti
particolarmente negativi a livello mondiale; infatti, anche in questa occasione alcuni stati hanno
adottato misure che non erano mai state raccomandate dall’OMS, come il lockdown, il blocco dei
trasporti tra stati, la cancellazione di eventi pubblici ecc.  queste azioni non sono tra le misure
raccomandate dall’OMS, ma è anche vero che non ci sono state richieste da parte del Direttore
Generale di non adottare tali misure o di ritirarle.
Le principali colpe rivolte all’OMS sono state le accuse di aver utilizzato esclusivamente dati
provenienti dal governo cinese, senza far uso di un potere esplicitamente menzionato nel
Regolamento Sanitario, cioè quello di ricercare fonti alternative rispetto ai dati delle autorità
nazionali, a maggior ragione di uno stato non particolarmente democratico come quello cinese; e,
ancora, l’accusa che l’OMS abbia ritardato nell’emanare tale dichiarazione anche a causa di
motivazioni economiche, ritardando quanto più tempo possibile la dichiarazione di emergenza
sanitaria internazionale per evitare di bloccare i commerci, specialmente quelli provenienti da un
partner commerciale così forte come la Cina.
La questione del Covid, però, è continuata perché l’11 marzo 2020 è arrivata la dichiarazione dello
stato pandemico da parte del Direttore Generale e su questo vi era solo un precedente, ovvero
quello dell’in uenza suina del 2009, episodio in cui l’OMS era stata accusata di aver dichiarato
troppo presto l’esistenza di una pandemia. Vi sono delle linee guida elaborate dall’OMS a nché
gli stati sappiano quando l’organizzazione può dichiarare una pandemia: ci sono 6 fasi, a partire
dalla fase 0, in cui non c’è alcun tipo di rischio, no alla fase 6; si passa da un livello di endemia a
quello di pandemia quando il virus coinvolge più di una regione dell’OMS[4] , dunque il passaggio
di livello non è dettato dalla gravità della malattia, ma dall’espandersi della sua di usione a vari
livelli. Si può parlare di pandemia transregionale quando coinvolge almeno 2 regioni vicine,
oppure inter regionale quando riguarda 2 o più regioni tra loro distante, globale quando riguarda
tutte le regioni. La dichiarazione dello stato pandemico è l’ultimo passo: da quel momento gli stati
non possono esimersi dall’adottare misure che prevengano e contengano la di usione del virus.
Evidenziato tutto ciò, è innegabile che l’OMS, specie nella fase iniziale della pandemia da covid
19, ha fatto degli errori, come, ad esempio, il fatto che inizialmente l’organizzazione non abbia
dato il giusto peso ai soggetti asintomatici; tuttavia è pur vero che l’OMS ha tentato di reagire al
meglio possibile con i mezzi a sua disposizione e, soprattutto, le de cienze che si sono avute
sono da imputare specialmente alla scarsa collaborazione e cooperazione tra stati.
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Nel maggio 2023, il Direttore Generale ha dichiarato la ne della pandemia: nel suo discorso, ha
ricordato gli e etti negativi del covid non solo in relazione alle perdite umane, ma anche alla
di coltà di rilevare i dati speci ci ed e ettivi, alla tutela dei diritti individuali e alle conseguenze
economiche. Si è inoltre ricordato come tale pandemia abbia contribuito ad approfondire le
disuguaglianze che già prima esistevano a livello mondiale, specie per ciò che riguarda l’accesso
alle cure e ai mezzi diagnostici. Il Direttore, poi, richiama il ruolo del Comitato di Emergenza e
dichiara che il covid resta un problema sanitario, seppur di minore gravità rispetto al passato; egli
ha poi sottolineato come questa esperienza debba servire agli stati per capire ciò su cui si deve
intervenire: gli errori che sono stati fatti durante la pandemia sono stati causati dalla mancanza di
condivisione delle informazioni e dei dati da parte degli stati ed è questo che deve rimanere agli
stati, cioè la necessità di essere pronti a rispondere sia in maniera nazionale che internazionale
alle future pandemie che potranno esserci. Anche l’intera OMS è stata presa in considerazione dal
discorso del Direttore, infatti, a seguito della ne della pandemia è iniziato un tentativo di riforma
sotto 2 punti di vista: da una parte, le proposte di emendamento al Regolamento del 2005 e,
dall’altra parte, la proposta di un nuovo trattato anti pandemico, che si focalizzi sulla prevenzione
e risposta della pandemie, che si basi sul concetto di one health, ovvero la salute umana legata
alla salute animale, legata alla tutela ambientale. L’obiettivo è di raggiungere questi risultati per la
primavera del 2024.
Le proposte di revisione del Regolamento richiamano diversi obiettivi, tra le proposte troviamo:
1. Dotare il Direttore del potere di emanare una dichiarazione intermedia di rischio sanitario,
prima di arrivare alla dichiarazione di emergenza sanitaria di rilevanza internazionale; per allertare
gli stati a nché mettano in atto misure per contenere quel tipo di virus  questo potere potrebbe
fondarsi su quella facoltà che ha il direttore generale di determinare una situazione di ‘’pre
esistenza’’ di emergenza sanitaria internazionale per permettere la produzione di determinati
farmaci o prodotti medici che ancora non hanno nito la fase sperimentale
2. Estendere la lista delle malattie che obbliga gli stati a comunicare all’OMS l’esistenza di un
rischio sanitario, anche per quelle polmoniti acute di cui non si conoscono le origini anche nei casi
in cui la trasmissione uomo-uomo non può essere esclusa.

[1] Non si tratta di veri e proprio obblighi, perché è un atto di soft law giuridicamente non
vincolante.
[2] Organo composto da esperti scelti dal Direttore in relazione a quella che si ipotizza essere la

tipologia di malattia, che ha il compito di coadiuvare il Direttore o decidere quali sono le


raccomandazioni da inviare agli stati, nel momento in cui lo stato presso cui si è sviluppato il
focolaio concorda con il Direttore in merito al fatto che quella malattia costituisca una minaccia
sanitaria internazionale; oppure se tra il direttore e lo stato vi è disaccordo, tale organo dà il suo
parere al Direttore per la dichiarazione di esistenza di una crisi sanitaria di rilevanza internazionale.
[3] In base all’art.43 del Regolamento Sanitario internazionale.
[4] All’interno dell’OMS vi sono 6 regioni.

28 nov

Proposte riforma Regolamento sanitario a seguito della pandemia


La volta scorsa si è parlato della proposta di riforma in relazione al potere del direttore generale di
lanciare un pre-allarme (intermedio) rispetto alla dichiarazione di emergenza sanitaria
internazionale.
Le proposte sono molte e presentano degli aspetti problematici soprattutto in relazione al
coordinamento con altri ambiti del DI e del diritto organizzazioni internazionali.
Altre questioni oltre quella del direttore generale:
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1. Questione delle raccomandazioni (non sono vincolanti, ma gli Stati sono caldamente invitati a
rispettarle): nel nuovo regolamento si propone di renderle vincolanti, si prevede un obbligo
giuridico per gli Stati di rimanere nel limiti delle raccomandazioni fatte dal direttore generale.
Queste raccomandazioni obbligatorie si possono estendere non solo a questioni rapporti dei
tra ci, commercio internazionale, trasporti tra stati, movimento di persone e merci tra stati,
ma potrebbero riguardare tematiche relative a di usione/accesso di mezzi diagnostici, cure,
vaccini ecc.
Si dovrebbe cambiare nome a questi atti perché raccomandazione obbligatorie sarebbe una
contraddizione; maggiormente si evidenzia il problema più rilevante di coordinamento/rapporto
con la tutela dei diritti umani-> quando raccomandazioni vanno a incidere/limitare diritti individuai
come la libertà movimento o incidere su diritto alla salute nel momento in cui riguardano la
di usione di medicinali che magari sono stati testati per un periodo di tempo inferiore rispetto agli
standard normali; quindi problema di coordinamento anche delle competenze/funzioni dell’OMS e
del direttore e delle competenze/funzioni che hanno organi di controllo in materia di tutela di diritti
umani.
2. Estensione dei poteri dell’OMS nel momento in cui c’è un’emergenza sanitaria internazionale,
soprattutto in alcuni ambiti che non sono pochi, si richiama:
- possibilità dell’OMS di intervenire/dare indicazioni sull’allocazione e disponibilità dei prodotti
per la salute, anche con piani di allocazione di beni durante una situazione di emergenza;
- sviluppare ulteriormente database sul know how (raccolta dati scienti ci e dati caratteristiche
dei virus);
- condivisione di questi beni (questione diritti proprietà intellettuale);
- Sviluppare linee guida (adottare linee guida, atto che sembra non vincolante, ma in una
situazione di emergenza, potrebbe di fatto diventare strumento che condiziona fortemente le
scelte statali e di altro organizzazioni internazionali) per approvazione rapida di prodotti di
qualità
- Ampliare capacità/meccanismi per scambio digitale informazioni sulla salute degli individui e
sviluppo di documenti condivisi che attestino lo stato di salute dell’individuo, sempre in
un’ottica emergenziale di limitazione del contagio.
Sebbene queste proposte mirino a rendere più e cace e incisiva l’azione dell’OMS in situazioni di
emergenza, dall’altra lasciano aperte (perché testo no ad ora di uso non lo può a rontare) altre
questioni:
• rapporto con diritti di materia di proprietà intellettuale
• questione della tutela della salute soprattutto in relazione alle linee guida per approvazione
rapida di prodotti di qualità, che porta con sé la questione della responsabilità in merito->
responsabilità dello Stato che ha messo in atto le linee guida o dell’OMS che ha adottato le
linee guida e ha facilitato adozione del meccanismo rapido da parte dello Stato? A secondo
della risposta cambia molto, soprattutto per l’individuo e la sua possibilità di far valere in
giudizio i suoi diritti (Stato giudici nazionali- OMS questione immunità, di cile avere
risarcimento)
• Limiti che pone lo Statuto OMS perché vari di questi aspetti ad es. la questione
dell’elaborazione di un documento condiviso che attesti salute individuo, va oltre ai limiti che
l’atto istitutivo attribuire in merito competenze all’OMS.
Alcuni di questi aspetti in relazioni a nalità OMS sembrano essere modi ca anche ad atto
istitutivo e non solo regolamento sanitario.

Questione rapporto tra crisi (non solo sanitaria) e tutela della salute
Concetto di sicurezza umana che poi ha portato anche un cambiamento nella prassi del CdS.
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Sicurezza umana: solitamente quando si pensa alla sicurezza si pensa alla difesa, a qualcosa che
è legato a un contrasto attacco armato, militare ecc. Sicurezza come assenza di con itto o di
minacce.
A partire anni ’90 concetto sicurezza è andato oltre ed ha iniziato ad inglobare altri aspetti come
sicurezza economica, ambientale, sanitaria e primo documento che fa riferimento a concetto di
sicurezza umana come concetto ampio è del 1993 il rapporto sullo sviluppo umano dell’UNDP
(programma NU per lo sviluppo). Nel rapporto si evidenzia l’interrelazione tra sicurezza umana e
sviluppo, il fatto che sviluppo economico e sociale è strettamente legato alle questioni di
sicurezza umana, andare oltre concetto tradizionale di sicurezza e integrarlo con lo sviluppo,
anche sostenibile (disponibilità di un ambiente sano).
Anno dopo 1994 UNDP altro rapporto in cui riporta 4 caratteristiche principali della sicurezza
umana:
- Necessità di realizzare sicurezza è un interesse universale, riguarda tutti i paesi a prescindere
dal loro sviluppo economico, politico, militare ecc.;
- Fattori che permettono di realizzare la sicurezza sono tra loro interdipendenti, non si può
realizzare la sicurezza ambientale senza quella sanitaria o economica;
- Necessità della prevenzione perché le componenti della sicurezza umana possono essere
meglio realizzate se si mettono in campo delle azioni preventive
- È l’individuo al centro della sicurezza umana, è l’individuo che deve essere tutelato.
Sicurezza da quel momento è sempre stata considerata in relazione allo sviluppo.

In questa idea ampia di sicurezza rientra anche la sicurezza sanitaria.


Su questo punto si sono so ermati alcuni rapporti dei segretari generali delle NU (Ko Annan,
Bankimun) hanno sviluppato la triade sicurezza- sviluppo- diritti umani e hanno posto attenzione
anche alla questione sanitaria, perché si è evidenziato come salute sia un mezzo per favorire
l’attuazione della sicurezza umana, ma d’altra parte salute non può essere realizzata se non c’è
sicurezza umana, perché molti elementi inerenti sviluppo e non solo in uiscono sulla possibilità
individui di godere della salute (stesso rapporto salute- diritti umani).
In quest’ottica torna l’idea della prevenzione, del fatto che la salute dipende da azioni preventive
in senso ampio, nel senso di garantire servizi igienici adeguati sul territorio, garantire di usione
strutture sanitarie sul territorio; prevenzione che include vari fattori, non solo quella medica in
senso stretto.
Questo concetto sicurezza umana ha avuto sua in uenza anche nel sistema delle NU per far
fronte a crisi dovute a catastro naturali-> approccio che NU hanno avuto in relazione all’aiuto
che CI deve dare di fronte a una crisi derivante da una catastrofe naturale. La responsabilità di
a rontare la crisi è principalmente dello Stato, ma anche della CI e quindi NU si sono dotate di un
sistema che si è modi cato nel tempo, per rendere intervento umanitario e cace (innanzitutto per
tutela salute individui colpiti, ma non solo, molti ambiti di intervento).

Sistema che si basa su 3 obiettivi (perseguitati da u ci NU di assistenza umanitaria e agenzie


specializzate tipo OMS,FAO,UNICEF ecc.) , si basa sul c.d. cluster approach:
• Rendere il più possibile prevedibile la disponibilità e economica e anche le modalità
d’intervento-> necessario coordinamento tra NU e agenzie specializzate e attori privati->
coordinamento ha portato al cluster approach e si è ra orzato il sistema di coordinamento
umanitario.
Quest’ultimi due si fondano, oltre che sul miglior coordinamento possibile tra le azioni di attori
coinvolti, in una chiara condivisione dei campi d’intervento, quindi attività di assistenza sono
suddivise in 9 cluster, che riguardano:
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- Protezione
- Coordinamento e gestione sul campo
- Acqua potabile e igiene
- Salute
- Nutrizione
- Approvvigionamento di energia
- Coordinamento punto di vista legislativo
- Recupero veloce (ricostruire o ricreare zone per vivere)
- Coordinamento logistico
Salute, cluster 3, che dal 2005 viene guidato dall’OMS: agenzia che ha responsabilità per
coordinamento di attori istituzionali e non di tutte attività necessarie per una situazione di crisi
umanitaria, inoltre deve fornire la sua expertise (competenze tecniche, mediche e scienti che) per
far fronte alla crisi e lo deve fare considerando 5 obiettivi (non so perché ne ha detti solo 4) previsti nel
cluster approach:
- ra orzamento del coordinamento degli attori sia globali sia nazionali
- ra orzamento della cooperazione che coinvolge più settori (i vari cluster comunicano tra loro)
- Miglioramento e utilizzo più e cace delle risorse umane oltre che economiche
- Cercare di implementare l’advocacy del cluster health sia a livello nazionale sia globale, per
avere maggior supporto dai vari attori (attualmente 900 partners) ù

Il concetto di sicurezza umana ha in uenzato anche l’azione del CdS nel momento in cui è
intervenuto adottando risoluzioni relative a crisi rientranti nel capitolo 7, perché da un certo
momento in poi la crisi umanitaria derivante da il non accedere agli aiuti umanitari internazionali o
avere sul territorio la di usione di alcune malattie, ha portato il CdS a considerare nelle proprie
risoluzione anche questi aspetti:
• Risoluzione 794/1992 crisi somala: CdS ha a ermato che ampiezza crisi che popolo somalo
stava a rontando a causa del con itto interno e la grande di coltà per attori internazionali di
portare aiuti poteva costituire una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. CdS
invitava membri ad adottare mezzi necessari per ristabilire le operazioni le operazioni di
soccorso, ha autorizzato anche uso di forze aree o navali per fare arrivare in Somalia carichi del
PAM;
• Risoluzione 770/1992 crisi in bosnia erzogovina: portare aiuto a popolazione civili era un
elemento essenziale per ristabilire pace e sicurezza internazionale;
• Risoluzioni seconda guerra Iraq 2003, Afghanistan e anche più recenti da quando sono tornati al
governo i talebani anche se non interne al capitolo 7, richiamano necessità che stati agiscano
per far fronte a crisi umanitaria, economica e sanitaria del popolo afghano.

Concetto sicurezza umana connesso alle crisi ha portato anche a modi care approccio CdS
rispetto alle sanzioni.
Inizio erano sanzioni che ponevano embargo, impedivano di commerciare certi beni con quello
stato o bloccavano le esportazioni di quel paese che costituiva una minaccia per pace e
sicurezza, da questi beni erano esclusi prodotti medici, alcuni prodotti alimentari di base.
Però in alcune situazioni come ad esempio le sanzioni Iraq 1990 il sistema prevedeva una
valutazione di un organo sussidiario del CdS in relazione al fatto che un certo prodotto potesse
essere commerciato e questo ha portato a una gravissima crisi umanitaria in Iraq (di coltà
accesso cibo e fermaci). Prima si è sviluppato programma Oil for food (esportare petrolio, introiti
dati a USA che li avrebbe usati per bisogni civili).
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Fine anni ’90 cambio modalità sanzioni, si è teso ad adottare sanzioni intelligenti mirate a un
individuo/ persona giuridica (es. sostenitori terrorismo internazionale).

CdS si è occupato in alcuni casi di malattie (AIDS, ebola, covid) e lo ha fatto perché la di usione
di quella malattia potesse o già era una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.
- Risoluzione 1308/2000 AIDS (prima che ha ad oggetto una malattia): CdS aveva svolta un
meeting sulla questione di usione AIDS sul territorio africano e sugli e etti sua di usione,
risoluzione adottata poi nel luglio del 2000.
CdS si dichiara molto preoccupato per estensione della pandemia dell’AIDS, in particolare per
e etti gravi in Africa.
Pandemia provoca aumento violenza in situazioni che già sono di instabilità.
CdS non a erma che AIDS è una minaccia alla pace, quindi si è ancora nel capitolo 6. CdS
sottolinea altre agli e etti della di usione sulla stabilità regione, anche e etti negativi che AIDS
potrebbe avere sulle operazione di peace-keeping e richiama stati membri ad implementare azioni
per contrastare di usione.
- Risoluzione 1983/2011 AIDS: CdS richiama dati, nonostante sforzi malattia continua a mietere
vittime. Pandemia costituisce s da a sviluppo, progresso e stabilità delle società (oltre
sicurezza militare, sicurezza in senso ampio). Focus è il genere, in particolare donne e ragazze-
> si sottolineano gli e etti che la malattia ha sulle donne, ma anche sulla reazione sociale di
fronte al fatto che la donna abbia l’AIDS e quindi si chiede al segretario generale di dedicare
parte della formazione dei peace-keepers alla: prevenzione dell’AIDS, all’azione che combatte
lo stigma sociale che accompagna AIDS e un’azione in riferimento a tutte le politiche di peace-
keeping che tenga presente la tutela delle donne dalla di usione dell’AIDS (perché l’hanno
contratta soprattutto a seguito di violenze usate come arma di guerra e purtroppo talvolta
attuate anche da parte degli stessi peace-keepers).
- Risoluzione 2177/2014 ebola: prima e unica in cui CdS vede in una malattia una minaccia alla
pace e alla sicurezza internazionale.
Ebola ha iniziato a di ondersi nel 2013 nella Guinea sud orientale e poi in Liberia e Sierra Leone.
La più grande epidemia in Africa: 10 paesi coinvolti arrivata anche in occidente, più di 11mila
morti, trasmissione rima animale-uomo e poi uomo-uomo. OMS ha individuato 3 fattori che hanno
favorito di usione:
1. credenze e tradizioni locali che rendevano più di cile uso mezzi protettivi
2. all’inizio mobilità di persone tra paesi senza alcun controllo
3. Di coltà stati coinvolti a mettere in atto misure contenimento e caci
Agosto 2014 ebola emergenza internazionale no a marzo 2016.
In questo contesto CdS ha adottato risoluzione nel settembre del 2014, già era intervenuto
qualche giorno precedente con focus su missione di pace, mentre in questo caso focus crisi
sanitaria: prima ricorda art.24 Carta-> la sua responsabilità primaria nel mantenimento pace e
sicurezza, poi ricorda gli e etti positivi raggiunti nell’area erano messi in pericolo da di usione
ebola e poi CdS riconosce l’estensione senza precedenti della di usione ebola costituisce
minaccia pace e sicurezza internazionale, quindi signi ca richiamare art.39 carta NU e può
adottare tutte misure necessarie previste da capitolo 7 tra le quali ci sono quelle di natura
vincolate.
Infatti CdS continua richiamando alcuni aspetti inerenti anche alla richiesta d’intervento che
veniva proprio dagli Stati e poi richiama il Regolamento sanitario internazionale, lo fa per ricordare
ruolo OMS e anche perché ebola è stato uno dei casi in cui Stati hanno adottato misure ulteriori
rispetto a quelle raccomandate da direttore generale, nonostante stessa OMS fosse intervenuta
chiedendo di non adottare misure di interruzione dei collegamenti arei tra gli stati ritenendole non
utili, era necessario solo controllare chi fosse infetto e non farlo uscire dal territorio. Infatti CdS
nella risoluzione chiede di rispettare le raccomandazioni del direttore generale. Il richiamo a
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Regolamento sanitario non è solo in termini generali, ma si ricollega alla parte in cui risoluzione fa
riferimento all’evitare misure ulteriori che possono peggiorare ulteriormente situazione.
Risoluzione è stata molto commentata per alcuni aspetti:
• Estendere concetto di minaccia alla pace anche ad una crisi sanitaria. Alcuni hanno a ermato
che CdS in questo modo agiva come legislatore globale e a rendere questioni sanitarie delle
questioni di sicurezza; altri hanno sostenuto che CdS nel linguaggio usato nella risoluzione ha
cercato di mettere in evidenza il carattere eccezionale della risoluzione, ad esempio
sottolineando il carattere “senza precedenti” della di usione della malattia nel preambolo
richiamando la richiesta d’intervento da parte degli stati maggiormente colpiti. Sottolineare più
volte che era una situazione eccezionale.
• Rapporto tra CdS e OMS, perché è vero che CdS richiama il ruolo primario dell’OMS nell’azione
contro crisi sanitarie e richiama Stati rispetto Stati del Regolamento sanitario, ma da un altro
lato sembra che CdS si sia posto come tutore del rispetto del Regolamento sanitario e che
abbia di fatto indebolito la leadership dell’OMS. Si collega anche al fatto che il Regolamento si
applica a tutte le situazione di crisi sanitaria, anche quelle derivanti ad es. dal bioterrorismo, che
potrebbe essere un settore d’intervento del CdS.
Risoluzione un po’ spartiacque per quanto riguarda binomio salute-sicurezza, ma non è stata più
replicata.

Nelle due risoluzione in riferimento al covid CdS ha a ermato che covid avrebbe potuto costituire
una minaccia alla pace e alla sicurezza, chiaro riferimento all’art. 33 del capitolo 6 e poteri non
vincolanti.
- Risoluzione 2532/2020 covid: Assemblea generale già aveva adottato varie dichiarazioni,
mentre CdS era silente a causa:
• dell’attrito tra Cina e USA. USA accusavano Cina di non aver cooperato nel dare dati e info
inizio di usione malattia e accusava OMS di essere troppo compiacente con Cina e aver atteso
troppo prima di dichiara emergenza sanitaria internazionale. Si è riusciti a raggiungere
risoluzione grazie a mediazione di vari stati e a proposta tramite una bozza da parte della
Tunisia, i cui OMS non è mai citata.
• Altro problema che si poneva, visto che risoluzione chiede tregua per permettere aiuti umanitari
e accesso a cure nei territori che hanno vissuto un con itto, non si voleva che questa tregua
globale riguardasse la guerra contro Al-Qaida, altra questione che ha rallentato adozione
risoluzione.
• Problemi più tecnici: riunioni durante covid per via telematica e hanno richiesto adozioni di
regolamenti di queste riunioni.
CdS esprime preoccupazione per impatto devastante covid nel mondo e poi subito richiama
aspetto impatto nelle situazioni emergenziali (con itti, post con itto, crisi in generale), può mettere
in pericolo risultati n ora raggiunti in quanto va ad aggravare situazioni di violenza e instabilità.

In parte riprender risoluzione sull’ebola “estensione senza precedenti” evidenzia carattere


eccezionale, però poi non si arriva a dichiarare che costituisce una minaccia, ma si dice che è
possibile che costituisca una minaccia alla pace e la sicurezza internazionale. Termini usati fanno
riferimento al capito 6, non si utilizza mai “decidere”, ma “richiede” “spinge” “richiama”.
Il primo punto è la richiesta di un cessate il fuoco globale delle ostilità per permettere accesso a
cure da parte delle persone che si trovano in quei territori (tregua 90 giorni consecutivi).
Nel paragrafo 3 si dice che questa richiesta non riguarda azioni contro il terrorismo internazionale,
non bene ciano della tregua.
Si richiede al segretario generale di mantenere il CdS aggiornato.
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Questa risoluzione non ha avuto molta fortuna, la pausa umanitaria non è stata attuata in maniera
generalizzata e quindi CdS ha adottato una successiva risoluzione 2565/2021 (lezione 30 nov)
focalizzata sull’accesso ai vaccini nelle zone con ittuali, post con ittuali e di crisi.

30 nov

- Risoluzione 2565/2021 covid: CdS resta sempre come nella risoluzione del 2020 nell’ambito del
capitolo 6, ma interviene nuovamente perché la richiesta di cessate il fuoco non è stata
completamente eseguita e quindi viene richiesta con le stesse modalità (esclusione azioni
contro gruppi terroristici internazionali) però in questo caso tutto focalizzato sulla necessità di
permettere l’accesso ai vaccini in situazioni con ittuali o post con ittuali.
CdS dà tutta questa importanza all’accesso ai vaccini in queste situazioni perché il CdS riconosce
che l’immunizzazione in questo contesto come un bene pubblico globale, quindi a erma che il
mezzo principale per contrarre covid in tutte le aree, ma a maggior ragione per quelle che già
vivono situazioni di crisi è quello di favorire l’immunizzazione.
Si fa riferimento a l’immunizzazione in quanto tale e non speci camente ai vaccini, perché bene
pubblico globale= bene disponibile per tutti, bene non concorrenziale e quindi vaccini nello
speci co non rientrano in questa categoria.
CdS chiede agli Stati:
• tregua;
• creare aree sicure dove vaccinarsi;
• cooperare e sostenere il COVAX (programma internazionale che ha come obiettivo l'accesso
equo ai vaccini anti covid);
• non adottare misure, come ad es. fare eccessiva scorta, che possano impedire accesso globale
ai vaccini stessi.

Risoluzione è interessante se si vuole fare un discorso prospettico sul ruolo che CdS potrebbe
avere in futuro in caso di una nuova pandemia simile a quella del covid, perché il fatto che organo
che si occupa di sicurezza internazionale intervenga in ambito sanitario e lo faccia non solo
chiedendo tregue, ma in un aspetto così speci co come quello dei mezzi preventivi, pone delle
questioni se si considera la Carta NU ad es. come i CdS potrebbe usare i poteri che gli vengono
attributi dalla Carta NU per far fronte a queste situazioni emergenziali che ormai sono considerate
minacce globali alla pace e sicurezza, ma sfuggono un po’ allo Statuto NU ( ad es. cambiamento
climatico considerato una possibile futura minaccia alla sicurezza e alla pace per le conseguenze
che porta con sé: deserti cazione, riduzione risorse, migrazioni forzate ecc.).
In uno scenario tipo covid (di coltà accesso risorse mediche) il CdS potrebbe adottare diverse
strategie:
1. Se anche dopo risoluzione come quella appena vista non venissero attuate le misure (es.
tregua umanitaria), CdS potrebbe intervenire in base poteri cap 7 perché mancata attuazione
potrebbe diventare minaccia alla pace e sicurezza;
2. Oppure Consiglio potrebbe reiterare la sua richiesta e dire che se non fosse attuata potrebbe
agire in base al cap 7;
3. In caso in cui la mancanza di cure non fosse legata alla mancanza di corridoi umanitari, ma
per la di coltà di far arrivare prodotti sul territorio, CdS potrebbe richiamare alla cooperazione
e potrebbe fare riferimento all’art.41 e usarlo non tanto per sanzionare Stati ma per autorizzarli
ad agire in un certo modo, es. senza rispettare accordi come il TRIPS che possono bloccare la
richiesta che CdS ha fatto, questo perché Carta prevale sugli accordi internazionali.
Discorso punto 3 vale per aree limitate che se sono ulteriormente instabili possono diventare una
minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale.
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Rapporto problematico tra a ermazione diritto alla salute e a ermazione di altri
diritti, soprattutto in situazioni eticamente sensibili
perché coinvolgo sfera personale individuo, ma anche le sue credenze e valori. E talvolta questo
rapporto è problematico in relazione ad altri diritti essenziali nella formazione dell’individuo, quali
ad es. diritto all’istruzione.

• Obblighi vaccinali
Questione è stata richiamata nel periodo covid, ma se ne parlava da ben più tempo.
Nel caso sotto riportato vari Stati avevano imposto obbligo vaccinale nei confronti dei bambini,
obbligo incombe sui genitori che devono procedere alla vaccinazione. Questo si è scontrato con
le profonde convinzioni dei genitori contrari ai vaccini, ma anche con il diritto all’istruzione perché
diversi Stati hanno previsto che se il bambino no è vaccinato non può accedere all’istruzione (in
alcuni casi all’istruzione pre scolare, mentre alcuni Stati [Italia] hanno previsto di fronte al calo
delle vaccinazioni il non accesso anche alla scuola dell’obbligo).

Caso CEDU Vavřička vs. Repubblica Ceca: un genitore è stato sanzionato perché la legge ceca
prevedeva che se genitori non vaccinavano i gli potevano incorrere in un’ammenda e bambini
non potevano accedere alla scuola dell’infanzia .
Alcuni genitori hanno fatto ricorso prima davanti autorità nazionali e poi di fronte alla CEDU
lamentando la violazione dell’art.8- vita privata e famigliare sia gli sia genitori-> si vedevano
costretti a vaccinare gli se non volevano che venissero esclusi dall’educazione scolastica e se
non volevano/potevano sopportare e etti che ciò comportava (socializzazione, competenze per
scuola obbligo, costi per persona che stia con bambini).
I ricorrenti sottolineano che è vero che autorità nazionali hanno a ermato che legislazione era
necessaria perché molti esperti materia salute sottolineano quanto vaccini siano necessari per
garantire salute collettiva e per, soprattutto, garantire bambini che per problemi salute non
possono vaccinarsi; però ricorrenti evidenziano come anche in relazione a OMS non li si possa
considerare del tutto indipendenti, dato il notevole supporto economico che privati
particolarmente interessati a questione vaccinale danno a stessa OMS. Non ho capito se sono i vaccini
da non considerare indipendenti
Il governo rispondeva evidenziando come sua azione fosse necessaria (*perché diritto può essere
limitato in relazione CEDU se:
• limitazione prevista per legge
• risponde a un obiettivo legittimo per società democratica
• proporzionalità-> scelta di limitare è necessaria per raggiungere un obiettivo ugualmente
importante.
E spiega che decisione derivata dal fatto che vi era stata forte diminuzione di accesso ai vaccini
da parte della popolazione minorile e che dottrina medica e autorità che si occupano di salute
evidenziavano da tempo come vaccinazione su quelle malattie (tetano, poliomielite ecc.) sono
state scon tte grazie di usione vaccini.

Corte parte dal presupposto che in termini generali l’imposizione di vaccini è potenzialmente una
violazione art.8, ma necessario veri care se limitazione è legittima*:
- Limitazione prevista per legge
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- Obiettivo legittimo per società democratica: Corte richiama fatto che sebbene imposizione
dell’obbligo ha portato a una compressione dei ricorrenti adulti, ma anche dei minorenni, la
compressione poteva essere considerata necessaria perché andava nel senso di quanto
previsto da numerosi organismi internazionali (OMS, UNICEF ecc.), ma bisogna considerare
anche margine di apprezzamento-> perché nelle situazioni eticamente sensibili dove sono
in gioco diversi diritti, ma anche convinzioni individuo è necessario che margine di
apprezzamento (=Stato in quanto autorità che meglio conosce società a cui si fa riferimento, è
nella condizione migliore per stabilire margine limitazione) che viene riconosciuto allo Stato->
quanto più stati membri CEDU hanno un sentito comune in relazione a un tema tanto più
margine di apprezzamento è inferiore.
Nel caso speci co dei vaccini Corte ravvisa come quasi tutti gli Stati prevedono la vaccinazione
per questi tipi di malattie e anche il fatto che di fronte a una tendenza alla diminuzione della % di
bambini vaccinati, diversi stati hanno adottato una legislazione che impone degli obblighi e
sanzioni economiche e amministrative per genitori e in diversi casi impossibilità dei bambini di
frequentare la scuola.
Corte valuta equilibrio interessi in gioco: interesse essenziale di tutelare la collettività, in quanto
Stato ha un dovere primario di garantire la salute della popolazione e in base a ciò deve tutelare le
categorie più deboli. Quindi scelta d’imporre a bambini sani dei vaccini che nel 99,9% dei casi
non hanno mai dato e etti negativi è una scelta corretta e proporzionata perché si persegue
scopo legittimo: tutela collettività e soggetti fragili. Oltre obiettivo generale, la legislazione prevede
anche degli aspetti inerenti alla possibilità di non essere sottoposti vaccino nel momento in cui c’è
una dichiarazione medica che prevede che il bambino non può ricevere vaccinato e altro aspetto
è diritto istruzione, però questa limitazione la si ha solo per un certo periodo di tempo (scuola
infanzia).
Quindi Corte a erma non c’è colazione art.8.
- Proporzionalità

Diritto istruzione-> Corte Costituzionale 2018 questione costituzionalità legislazione nazionale


materia vaccini obbligatori per minori nel dichiarare che legazione era legittima da un punto di
vista costituzionale con motivazioni simili caso CEDU, ma non si è occupata rapporto tutela salute
collettività e diritto istruzione che nel caso Italia è ancora più rilevante, perché bambini non
possono accedere nemmeno scuola obbligo; questione rimasta aperta.
Così come sono rimasti aperti diversi ricorsi presentati a CEDU in relazione obbligo vaccinale per
covid:
Diversi ricorsi, alcuni anche piuttosto fantasiosi, un caso dichiarato irricevibile dalla CEDU->
Caso Zambrano vs. Francia : docente contestava di fronte alla CEDU la legislazione francese
relativa soprattutto al Green pass. Ha invitato tutti i contrari al Green pass a presentare alla CEDU
dei ricorsi; però poi CEDU ha dichiarato irricevibile il ricorso, perché ricorrente non aveva
sostanziato in cosa quel Green pass gli provocava violazioni di diritti.
Caso x vs. Francia: Tutela salute e diritto al lavoro-> pompiere gli era stato vietato di lavorare a
seguito legislazione francese che imponeva vaccino per alcune categorie di lavoratori. Ricorso
fatto senza esaurire vie ricorso interne, a ermando che non era necessario perché legge aveva
e etti su numero elevato di persone e legge si fondava su una frase illegittima, quindi si doveva
andare direttamente di fronte alla Corte.
Corte non ha accettato ricorso, perché la sua azione è sussidiaria e può intervenire solo se Stato
si è già pronunciato.

Corte giustizia europea è riuscita a pronunciarsi sulla questione Green pass:


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Robert Ross e altri vs. Parlamento europeo: ricorrenti sono parlamentari europei che
contestavano la legittimità decisone parlamento europeo nel 2021 di permettere accesso
parlamento se: vaccinati, tampone negativo o se da poco guariti.
A ermavano che:
1. Questa decisione impediva l’esercizio della loro funzione parlamentare, perché costringeva chi
non voleva vaccinarsi a un tampone ogni due giorni, il che talvolta era incompatibile con le
attività del parlamento non c’è il tempo per fare il tampone (sessioni molto lunghe)->
violazione libertà dei parlamentari di esercitare la loro funzione.
2. Imposizione vaccinazione, tampone ecc. erano discriminatorie perché li pari cava a coloro
che entravano occasionalmente in Parlamento.
3. Tutela della salute: la sottoesposizione continua a tamponi era un elemento pericolo per la
salute perché c’erano studi che a ermano che frequenti tamponi e etti negativi su salute
4. aspetto della privacy-> mostrare continuamente dati sanitari sensibili.

La Corte nel valutare le posizioni dei ricorrenti innanzitutto ha detto che non si poteva parlare di
discriminazione-> provvedimento indirizzato non a categorie ma obiettivo tutelare la salute di tutti,
che è uno degli obblighi fondamentali dell’istituzione.
La Corte richiama il fatto che ai parlamentari veniva lasciata una libertà di scelta, non si poteva
parlare di un obbligo indiretto. Anzi Parlamento adottato misure pratiche per favorire esistenza
centri dove dipendenti potessero fare tamponi, dimostrazione del fatto che non si voleva imporre
vaccinazione.
La tutela salute collettiva: provvedimento adottato parlamento nel 2021 cioè quando l’attività
parlamentare a ripreso in presenza, ma contagi molto elevati e periodo in cui si stavano
di ondendo varianti particolarmente contagiose-> questi dati medico-scienti ci giusti cano
decisione del parlamento di adottare quel provvedimento che periodicamente veniva rivisto ed era
limitato nel tempo.
Decisione parlamento legittima.

• Procreazione medicalmente assistita (PMA)


Tema che coinvolge innanzitutto gli Stati, ma anche perché questione sempre più a rontata dagli
organi internazionali sia quelli che si occupano speci catamente di salute, ma anche perché è
stata oggetto di valutazione da parte di giudici internazionali e nazionali.
Uno dei temi che vede maggiormente scontro tra questioni inerenti salute e questioni etiche e
bioetiche, ad es. OMS si sta occupando della questione dell’editing genetico per scon ggere
determinate malattie.
PMA è una questione innanzitutto etica (primo caso nel 1978 UK, questione non recentissima) la
procreazione può essere:
- Omologa (interno della coppia)
- Eterologa (uso materiale genetico di un terzo esterno ai futuri genitori) -> varie questioni come
ad es. diritto bambino conoscere origini genetiche per future malattie
- Gestazione (nasce da una donna che lo consegna alla coppia che lo ha desiderato)-> questione
merci cazione corpo della donna e fatto che donna venga pagata per questo, questione
riconoscimento genitori per es. caso coppie omosessuali e giudici nazionali che si ri utano di
riconoscere maternità/paternità di colui che non ha dato materiale genetico per procreazione.

Questione della salute


PMA interviene nei casi di sterilità (incapacità di riuscire ad avere un embrione) o in casi di
infertilità (incapacità di portare avanti una gravidanza) e risolve temporaneamente quei problemi
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(salute sica) e interviene anche sulla salute psichica della coppia, perché il fatto di non poter
avere gli o a rontare ripetutamente aborti naturali provoca senso frustrazione.
Questione della salute della donna perché è coinvolta sempre nella PMA anche quanto il
problema di salute sica non riguarda lei e perché la donna viene sottoposta a vari trattamenti per
a rontare PMA (stimolazione ovarica, trattamenti ormonali ecc.)-> aspetto in rilievo in Italia in due
casi: legge 40/2004 + numerosi interventi Corte Costituzionale e caso Costa Pavan (che riguarda
sempre legge 40/2004).

Legge 40/2004-> legge adottata per dare disciplina alla PMA che prima vedeva disciplina sparsa
in vari atti; però Corte Costituzionale è intervenuta nel 2009 sulla base del ricorso che le è stato
presentato, dichiarando incostituzionale art.14 di questa legge.
Sentenza 191/2009 incostituzionale art.14 di questa legge, il quale prevedeva che potevano
essere creati al max 3 embrioni impiantati tutti contemporaneamente, a meno che dopo la
fecondazione non ci fossero gravi motivi medici in relazione salute donne che portavano medico a
scegliere di impiantare solo uno.
Corte dice che la tutela dell’embrione su cui era stata costruita la legge 40 è uno scopo legittimo,
ma deve essere contemperato con diritto della donna alla tutela della sua salute e quindi art. 14
incostituzionale per 2* motivi:
1.
• Prevedere un impianto contemporaneo di tutti gli embrioni, signi ca indirettamente che se
gravidanza non andrà a buon ne la donna dovrà iniziare da capo procedimento, quindi tutti i
vari trattamenti che hanno e etti anche negativi sulla sua salute;
• Prevedere un impianto contemporaneo di tutti gli embrioni nelle donne giovani portava
facilmente a parti plurigemellari con anche i rischi che questo può avere per la donna;
• Compressione delle libertà di competenza del medico che non poteva decidere autonomamente
quanti embrioni impiantare.
2. In parte dovuto al caso CEDU Costa e Pavan vs. Italia 2012: ricorrenti non avevano problemi
di infertilità, ma prima glia nata con brosi cistica e hanno scoperto di essere portatori sani
della malattia, per cui durante seconda gravidanza dopo analisi che dichiaravano che anche il
secondo bambino avrebbe avuto la malattia, quindi hanno deciso di seguire via aborto
terapeutico.
Volendo un altro glio, chiedevano di accedere alla diagnosi pre impianto prevista dalla legge 40
nel caso di PMA, che però era ammessa solo per coppie infertili o sterili, quindi hanno fatto
ricorso alle CEDU per violazione art.8 perché la scelta era o decidere di non avere più gli o avere
gli ma con la possibilità di dover abortire.
Il governo si era espresso con un’a ermazione, secondo cui non si poteva prevedere la diagnosi
pre impianto anche per le persone portatrici di malattie genetiche, perché si sarebbe sostenuta
una sorta di eugenetica, non si sarebbe tutelato l’embrione e si sarebbe quasi a ermato diritto ad
avere gli sani, CEDU rispondendo a ciò smonta il ragionamento:
• Ricorrenti vorrebbero la diagnosi pre impianto per quella malattia genetica, diagnosi
riguarderebbe solo quella speci ca malattia;
• Governo vuole tutelare embrione ed evitare derive eugenetiche, ma che tutela c’è se c’è
possibilità di aborto terapeutico? Visto che aborto avviene più avanti rispetto allo stadio
embrionale;
• Legislazione di questo tipo incide in modo negativo art.8 e in particolare sulla salute della donna
perché la donna viene costretta ad a rontare aborti terapeutici che sono trauma sia sico sia
psicologico.
Corte a erma che accesso PMA solo per coppie infertili o sterili non compatibile con CEDU e
infatti dopo poco anche *Corte costituzionale, che è stata investita della questione, ha dichiarato
incostituzionalità della legge 40 in relazione a questo limite.
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In realtà legge 40 prevedeva accesso anche per coppie in cui c’era possibilità trasmissione
malattie sessualmente trasmissibili tipo AIDS.

È una questione inerente alla salute che riguarda anche aspetti etici e il modo in cui legislazione
nazionale vuole intervenire in questi ambiti, che ha portato le istituzioni internazionali a tentare di
dare delle linee guida in questo ambito.

5 dic

Impatto covid su UE (riprende lezione 1 dic)


Due regolamenti adottati per rispondere a possibili future pandemie:
1. Regolamento che riguarda EMA (European Medicine Agency) -> Regolamento 123/2022
risponde esigenza di avere a disposizione medicinali, dispositivi medici, di centralizzare
controllo delle carenze e dei medicinali a rischio ecc.
Il regolamento interviene su questi aspetti poiché si creano due organismi:
• gruppo direttivo ed esecutivo per la carenza e la sicurezza dei medicinali-> ha il compito di
garantire la risposta dell’UE in una situazione di crisi.
Questo gruppo centralizzato è costantemente informato dalle autorità nazionali che rimangono in
contatto con stakeholders che producono medicinali, al ne di scambiare velocemente tutte info
utili per evitare carenza medicinali.
• Gruppo che si occupa dei dispositivi medici e va a monitorare eventuali carenze di questi.
Questi sono due primi aspetti che riguardano oltre che organizzazione EMA, le sue funzioni:
- Monitoraggio e azione per ridurre eventuali carenze;
- Azione di segretariato per gruppi di esperti che si occuperanno di dispositivi medici, ma anche
di farmaci, nel senso di fornire supporto tecnico-amministrativo per formazione di
raccomandazioni, di pareri da parte di questi organismi di esperti, agevolare loro riunioni e far si
che queste attività si svolgano in modo indipendente senza interferenze e che siano attività
coordinate in modo da garantire intervento comune da parte UE.
- Regolamento prevede EMA svolga funzione anche di analisi dati: raccolta dati inerenti uso,
sicurezza, e cacia medicinali e poi lavoro di interpretazione e di usione risultati analisi.
Centralizzazione dati in capo EMA, rispetto momento precedente in cui tutto era gestito dagli
Stati.

2. Regolamento di portata più generale che va a modi care direttiva 1082/2013 (perché si è visto
che quel sistema è fallito di fronte alla pandemia)-> Regolamento 2371/2022 che si occupa
gravi minacce per la salute a carattere trans frontaliero, ha obiettivo di dare strumenti a UE più
e caci possibili per far fronte a future pandemie.
Regolamento si applica in generale alle crisi sanitarie e all’art.1 fa riferimento speci catamente a
quali minacce si applica:
- di origine biologica (malattie trasmissibili, anche di ordine zoologica- derivano dagli animali,
come probabilmente pandemia covid19; ma anche perché anche qui c’è idea “One Health”->
tutela animale=tutela ambientale= tutela salute umana)
- resistenza anti microbica
- minacce di altra origine: chimica, batteriologica-ambientale, di origine ignota.
Un po’ come il Regolamento sanitario internazionale, segue un all-hazards approach: approccio
che mira a far fronte a qualunque crisi sanitaria, di qualunque origine.
Regolamento prevede una necessità che gli stati membri piani chino dei programmi d’intervento
preventivamente rispetto a una crisi, quindi tutto è incentrato sulla prevenzione e sulla
preparazione.
Poi prevede delle novità e delle modi che rispetto normativa precedente:
- viene istituito comitato per la sicurezza sanitaria-> composto da rappresentati stati membri e
suddiviso in due aree di lavoro. Una che dovrà tenere discussioni periodiche inerenti a minacce
più gravi che potrebbero avere carattere trans frontaliero e dei gruppi tecnici che si occupano di
aspetti più speci ci.
Attività del comitato:
• coordina, insieme alla commissione che resta organo maggiormente coinvolto, la piani cazione
della prevenzione/preparazione/ risposta dell’UE di fronte a nuove eventuali pandemie;
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• inoltre coordina la comunicazione in merito arrischio che ci sia una crisi sanitaria
• adotta dei pareri riguardo a misure speci che raccomandate agli stati per far fronte a una crisi
sanitaria.
L’altro aspetto molto rilevante nel Regolamento, oltre piano prevenzione, è il capo 4 che riguarda
l’allarme rapido e la reazione (strumento che UE ha pensato come essenziale per risposta a una
possibile crisi sanitaria). Si riprende il sistema di allarme rapido e reazione che consente al centro
europeo di prevenzione e controllo delle malattie e alle autorità nazionali di essere costantemente
informati riguardo alla possibilità che su un territorio si stia sviluppando una crisi che possa avere
e etti trans frontaliero.
Il sistema si fonda su obbligo di noti ca dell’allarme da parte di uno stato al SAR (sistema allarme
rapido) ogni qual volta sul suo territorio ci sia una minaccia per la salute insolita, che ancora non è
stata ben de nita, che da quando è sorta può provocare ampia di usione e mortalità e che può
di ondersi oltre i con ni statali [molto simile a Regolamento 2005]. L’allarme viene dato quando la
risposta che la minaccia richiede deve essere coordinata, lo stato da solo non è in grado di
controllare la minaccia.
Nel momento in cui viene fatta la noti ca al SAR, anche gli altri stati sono tenuti a comunicare al
sistema le info che hanno su quella minaccia (possibile tipologia agente patogeno, luogo e data in
cui ha iniziato a di ondersi, numeri che ha coinvolto, dati tossicologici ecc.) tutte info che
condivise possono permettere di arrivare a una identi cazione rapida del virus e anche delle
possibilità di reagire.
Nel momento in cui allarme noti cato al SAR, la Commissione deve oltre che condividere le info
con stati membri, deve dare valutazione del rischio per la sanità pubblica a livello dell’UE.
Valutazione che verrà fatta sulla base delle valutazione fatte da agenzie, organi tecnici unione,
autorità nazionali che possono fornire dati a nché la Commissione possa attuare questa
valutazione.
Nel momento in cui si ritiene che ci sia un rischio per la sanità pubblica, la Commissione può
adottare raccomandazioni sulle misure comuni che dovrebbero essere adottate per far fronte a
quel rischio sanitario.
Una delle novità importanti è quella del riconoscimento da parte della Commissione
dell’esistenza di un’emergenza di sanità pubblica a livello dell’unione ex art.23. La
Commissione lo può fare a prescindere dal fatto che l’OMS abbia dichiarato esistenza di
un’emergenza sanitaria internazionale, si dice che Commissione informerà il direttore generale (nel
sistema precedente si diceva che la commissione poteva fare questa dichiarazione se OMS
ancora non aveva adottato delle misure- questa speci cazione scompare). La decisione in
questione viene adottata dalla Commissione dopo una consultazione con il Comitato, il quale
formula pareri non vincolanti sia in relazione al fatto se una minaccia costituisce un’emergenza di
sanità pubblica dell’unione, ma anche in relazione alla sua cessazione.
Altri aspetti innovativi:
- Appalti congiunti per acquisto di dispositivi medici e medicinali, perché acquisto collettivo
dell’unione di vaccini per conto dei membri è stato e cace (deriva da esperienza avuta durante
il covid)
- Rete sorveglianza epidemiologica, monitoraggio a livello unione dei trend delle malattie,
individuazione focolai ecc. con lo scopo di avere reazione veloce, immediata e il più possibile
condivisa.
Impatto covid su UE è stato notevole a livello di riorganizzazione del sistema salute dell’unione.
Tralasciata tutta la parte che ha riguardato la fase iniziale del covid, di tutti gli aiuti economici
temporanei dati per far fronte emergenza o anche la predisposizione del programma EU4Health
(parlato inizio corso).

Prospettive e s de future della governance sanitaria internazionale


Sistema governance sebbene da una parte provi ad essere centralizzato (OMS, organizzazioni
regionali), tuttavia non si può non dire che esiste una notevole frammentazione, la quale deriva in
parte dai numerosi attori coinvolti (tanti attori istituzionali, ma anche tanti attori privati [ONG, fondi
ecc.] che svolgono funzione importante), ma anche frammentazione delle aree d’intervento, ad es.
OMS inizio fase incentrata sul far fronte certe tipologie di malattie e una seconda fase indirizzata
anche ad altre aree come sviluppare sistemi sanitari nazionali, intervenire nelle situazioni di crisi
(disastri naturali, con itti armati) situazioni diverse ma al centro sempre salute; frammentarietà che
deriva anche dal rapporto con altri settori (diritti umani, problemi etici).
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Tutto questo rende governance di cile da descrivere e da canalizzare in un contesto unitario o
speci co, ma d’altro canto da quando OMS è nata sono stati fatti diversi progressi sia nei Paesi
sviluppati che nei PvS.
Però governance si trova ad a rontare delle ulteriori s de, alcune non del tutto nuove, altre invece
sì:
• La necessità di rendere i sistemi sanitari nazionali non solo più e cienti, ma anche più incentrati
sulla persona. Orientare programmi nazionali salute sulle necessità della comunità, ma anche
sulle speci che necessità di alcuni gruppi (vulnerabili, minoranze, popoli indigeni);
• Incentivare Stati a intervenire per ridurre le componenti sociali che in uiscono negativamente
sulla salute (povertà, discriminazione, necessità di a rontare meglio questione di genere ecc.);
• Necessità della migliore allocazione delle risorse e soprattutto della condivisione dei dati/risultati
scienti ci.
Perché talvolta per i ricercatori PvS è quasi impossibile accedere a certa letteratura innovativa,
perché non fanno parte di reti di centri di ricerca che hanno risorse economiche su cienti per
abbonarsi a certe riviste o acquistare certi libri (questione copyright), ma anche risultati
immateriali (farmaci, vaccini ecc.)- s da di di cile soluzione;
S de nuove:
- Salute digitale-> nuove tecnologie sono elemento di forte crescita di possibilità di tutela
e ettiva salute, ma possono essere anche un pericolo per altri diritti che sono collegati alla
salute. Quindi governance sta portando avanti un’azione che tende a sostenere stati in materia
di digitalizzazione della salute, è attenta agli aspetti negativi che le nuove tecnologie possono
aver in questo ambito e qui viene in rilievo la Strategia globale dell’OMS per la salute digitale
2020-2025-> non è sorta all’improvviso, perché n dal 2005 Assemblea mondiale della sanità
aveva adottato la Risoluzione 58.28 in cui chiedeva agli stati di impegnarsi per sviluppare piani
strategici al ne di ampliare ed implementare i servizi digitali inerenti alla salute (2005 prima
della pandemia che ha dato impulso forte verso digitalizzazione della salute)
In questa risoluzione Assemblea chiede di dotarsi di infrastrutture necessarie e adottare tutte
misure per far si che l’accesso a queste strutture fosse euro e non discriminatorio.
Risoluzione 6624/2013 focus sul favorire l’inter-operatività dei servizi digitali della salute, servizi
potessero essere scambiati tra stati (una sorta di standardizzazione dei servizi digitali).
Risoluzione 17.7/2018 riguarda salute digitale, dove si chiede a direttore generale di sviluppare la
strategia globale dell’OMS, da qui nasce quella strategia 2020-2025.

OMS sente necessità di condizionare stati a sviluppare servizi digitali per la salute perché ritiene,
come UE, che nuove tecnologie di info e comunicazione possano essere uno strumento utile per
favorire il fatto che i servizi sanitari raggiungano i cittadini (anche persone isolate perché vivono
lontano dal centro cittadino o isolate per motivi di salute ecc.) in modo tale che possano accedere
a dei servizi più veloci, più facilmente, possono avere contatto costante con personale medico/
esperti di medicina e tutto questo può aiutare a sostenere l’e cacia dei servizi sanitari
internazionali.
Ed è su questo e sul contrasto agli e etti negativi che i servizi digitali possono avere (non tutela
privacy, cyber security, diverso sviluppo tra stati e all’interno di diverse aree dello stesso stato)
che si concentra la Strategia globale dell’OMS per la salute digitale 2020-2025. Nel documento
che la riguarda viene evidenziato anche una risposta alla Risoluzione dell’Assemblea generale NU
2019 che incoraggiava cooperazione tra stati e tra stati e stakeholders per favorire servizi digitali
per la salute, inoltre Strategia mira a seguire alcuni principi e perseguire alcuni obiettivi che OMS
ritiene fondamentali: (principi guida)
• Ra orzare sistemi sanitari internazionali (scopo classico OMS reinterpretato alla luce della
nuova società digitale);
• Spingere Stati a istituzionalizzare interno del sistema sanitario nazionale la salute digitale,
elaborare programmi che facciano evolvere sistema sanitario nazionale verso salute digitale;
• Rendere consapevoli stati che un buon sistema sanitario nazionale che preveda digitalizzazione
richiede una strategia integrata tra attori istituzionali e privati, in ambito nanziario, organizzativo
e amministrativo, oltre che un sistema integrato in relazione agli ambiti d’intervento che devono
essere coordinati tra loro;
• Promuovere un uso appropriato delle tecnologie digitali per la salute (iniziano a comparire
aspetti negativi)->
- dovere degli stati di garantire accesso equo alle risorse digitali
- Necessità che normativa nazionale in materia di salute consideri dati sanitari come personali
che devono essere altamente tutelati
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- A rontare le necessità dei paesi meno avanzati nell’implementare la tecnologia digitale (se non
c’è equa distribuzione delle tecnologie digitale nel mondo, non si può parlare di salute
digitalizzata equa)->
• Primo obiettivo strategico è quello di promuovere la collaborazione globale e migliorare
trasferimento di conoscenze sulla salute digitale. Questo scopo ha un duplice focus:
trasferimento conoscenze sulla tecnologia digitale da un lato si riferisce alla necessità che stati
agiscano per educare popolazione all’uso della tecnologia digitale, dall’altro collegato alla
necessità di sostenere paesi meno avanzati nell’implementazione della tecnologia digitale e
quindi trasferimento di conoscenze di tecnologie all’avanguardia verso questi paesi, non per
intervenite in senso caritatevole, ma mettere in grado questi paesi di sviluppare a loro volta
questa tipologia di tecnologie.
Nell’individuare obiettivi strategici OMS individua anche quali potrebbero essere le opzioni/azioni
politiche che possono aiutare il raggiungimento di questo obiettivo:
- condivisione di buone pratiche delle conoscenza, ma anche dei metodi e delle tecniche (ritorna
questione del rapporto con proprietà intellettuale).
• Secondo obiettivo strategico è quello di migliorare là dove già ci sono le strategie di attuazione
della salute nazionale digitale, in questo caso focus è tutto indirizzato a livello interno, in
particolare si fa riferimento ad aumentare investimenti, ma soprattutto alla richiesta di creare
sistemi nazionali che abbiano al loro centro alcuni aspetti speci ci:
- Flessibilità delle strutture digitali
- L’interoperabilità
- La presenza di principi etici che guidino creazione e utilizzo di strutture digitali per la salute
- Creazione di una leadership che sia in gradi di seguire e migliorare sistema digitale nazionale in
materia di salute
• Terzo obiettivo ra orzamento delle strategie per la salute a livello regionale e globale, idea
sempre quella di creare un sistema unitario.
• Quarto obiettivo è di porre al centro dei sistemi di salute digitale la persona (rif. Dichiarazione di
Alma Ata e Programma Salute per tutti) anche nel senso di favorire uguaglianza di genere e
combattere discriminazioni.
Interno dell’idea di cooperazione e costruzione unitaria di un sistema di salute digitale si inserisce
un accordo che OMS e UE hanno raggiunto giugno 2023, con cui OMS ha adottato il sistema di
certi cazione covid che è stato elaborato nell’UE.
OMS userà sistema per favorire la mobilità a livello mondiale di certi cati sanitari. OMS e UE
hanno concluso questo partenariato per cooperare nello sviluppo e nella gestione di questo
sistema mondiale di condivisione dei certi cati sanitari inerenti a una crisi sanitaria internazionale.

La Strategia pone degli obiettivi ampi che sono per diversi aspetti di di cile realizzazione e
sicuramente pongono delle questioni di elevata criticità:
- INCLUSIONE-> o si fa si che tutti gli stati possano raggiungere un livello medio di di usione
delle tecnologie digitali e dell’informazione, oppure è inutile parlarne.
Infatti OMS richiama necessità stati di garantire a tutti accesso ad es. alla banda larga.
• Educazione digitale-> ci sono ampi strati popolazione che non sono educati/abituati ad usare il
digitale, paradossalmente in queste fasce rientrano coloro che hanno maggior bisogno della
salute digitale (anziani).
• Gender gap nell’accesso alle tecnologie digitali-> doppia discriminazione della donna in quanto
tale e in più nell’accesso al digitale e quindi ai servizi sanitari.
• Formazione che in materia di digitale bisognerebbe fare anche agli operatori sanitari.
- PRIVACY e CYBER SECURITY-> recentemente condotta una ricerca in cui sono stati intervistati
1100 professionisti dell’ambito digitale applicato alla salute (sicurezza), di quelli 78% ha
dichiarato di aver subito attacchi cyber durante la loro attività, il 30% ha dichiarato che gli
attacchi hanno colpito dati sanitari sensibili e i pinti in questione, il 13% ha dichiarato che quegli
attacchi hanno avuto un impatto grave o sulla salute o sulla sicurezza del paziente.
La questione della cyber sicurezza è legata non solo alla sicurezza dei singoli, ma anche alla
sicurezza statale, nel senso che esiste la possibilità che uno Stato sia oggetto di un attacco cyber
da parte di terroristi o da parte di uno Stato nemico (con itto)- si discute in dottrina se questo
possa essere considerato un attacco armato.
La questione della cyber security collegata alla salute è molto ampia, quindi la governance è
chiamato oggi ad a rontare s de parzialmente nuove o totalmente nuove come in questo caso (o
editing genetico- Convenzione di Oviedo, ma successivamente a questa si sono avuti tantissimi
cambiamenti).
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