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LEZIONE 4

Cosa sono le malattie mentali?

Le malattie mentali coinvolgono un ampio ventaglio di disturbi del pensiero,


dell’emotività, e/o del comportamento.

Il disturbo mentale è inteso come una sindrome caratterizzata da significativi problemi nel
pensiero, nella regolazione delle emozioni, o nel comportamento di una persona, che
riflettono una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che
compongono il funzionamento mentale.
I disturbi mentali sono generalmente accompagnati da sofferenza o difficoltà nelle abilità
sociali, occupazionali e altre attività significative.
Quali sono le cause delle malattie
mentali?
Le malattie mentali sono probabilmente dovute a una combinazione di molti
fattori, tra cui:
• Fattori ereditari, per le malattie mentali che hanno carattere ereditario
• Stress della vita
• L’ambiente e la cultura di appartenenza
• Problemi di salute che interessano il cervello
Molti stress, quali la perdita di un lavoro, il divorzio o l’assunzione di troppi
farmaci, aumentano il rischio di malattia mentale.
Alcuni problemi di salute che interessano il cervello dei neonati, come le
complicanze durante la nascita o un’infezione cerebrale da virus (encefalite),
aumentano il rischio di malattia mentale più tardi nella vita.
Come viene posta la diagnosi di malattia
mentale?
Differenziare una malattia mentale dalle reazioni normali può risultare
difficoltoso.
Ad esempio può essere difficile distinguere il normale lutto dalla depressione
dopo la morte del coniuge o di un bambino, dato che entrambe coinvolgono la
tristezza e un umore depresso. Analogamente, la linea di demarcazione tra
essere molto puliti o ordinati e soffrire di un disturbo ossessivo-compulsivo
può essere indistinta. Una linea divisoria viene solitamente basata su:
• Gravità dei sintomi
• Durata dei sintomi
• La misura in cui i sintomi incidono sulla capacità di funzionare
Pandemia COVID-19 e salute mentale
La pandemia di COVID-19 ha avuto un forte impatto sulla salute mentale delle
persone.
Alcuni gruppi, tra cui operatori sanitari e altri lavoratori in prima linea, studenti,
persone che vivono da sole, soggetti vulnerabili (tra i quali i detenuti e i migranti)
e persone con disturbi di salute mentale preesistenti, sono stati particolarmente
colpiti.
In molti paesi, oltre all'effetto deleterio che le misure di contenimento del
COVID-19 sembrano aver avuto sulla salute mentale della popolazione, la crisi ha
aumentato alcuni tra i principali fattori di rischio per le malattie mentali quali
disoccupazione, insicurezza finanziaria, povertà.
In aggiunta a ciò, i servizi sanitari dedicati ai disturbi mentali, neurologici e
all’uso di sostanze sono stati significativamente rallentati e in molti casi interrotti.
LA L.180/1978
L’esperimento di Basaglia

Nel 1961 Franco Basaglia diventò direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia e si


accorse di come la situazione dei manicomi fosse urgente e grave.
Basaglia tentò così un approccio nuovo, quello della “comunità terapeutica” e
l’organizzazione dell’ospedale cambiò completamente.
L’approccio di Basaglia alla salute mentale portò ad un’umanizzazione della vita dei
reparti, all’abbattimento delle inferriate, alla democratizzazione della vita manicomiale, ad
un’umanizzazione e liberazione delle persone con malattie mentali.
I cambiamenti portati da Basaglia hanno costituito i primi passi verso
una critica all’istituzione manicomiale. Grazie a lui si è iniziato a mettere in
discussione il sistema dei manicomi e si è poi avviato il percorso verso una legge che ha
portato in seguito alla chiusura definitiva di queste strutture.
Il 13 maggio 1978 veniva approvata la legge 180 e con essa venivano smantellati i
capisaldi su cui si era costruita la psichiatria moderna: manicomio e pericolosità sociale.
La legge Basaglia

La legge 180/1978 segna infatti il superamento degli ospedali psichiatrici, o


manicomi, fino ad allora risposta quasi unica ai problemi dei malati mentali.
Il vecchio manicomio, se da un lato avevo lo scopo di migliorare le condizioni dei
malati di mente affidandoli all’osservazione e alle cure dei medici, dall’altro
finiva per isolare un fenomeno considerato disturbante per la comunità.
Chi entrava nell’istituzione manicomiale, non vi usciva, anzi perdeva all’interno
di essa ogni diritto: l’ «istituzione totale» lo emarginava dal resto del mondo.

Il primo intervento legislativo nell’ambito della psichiatria fu la legge n. 36 del


1904, «Disposizione sui manicomi e sugli alienati» finalizzata a regolare una
realtà, quella degli ospedali psichiatrici che si era sviluppata in Italia attorno al
XIX secolo.
Essa affermava che le persone affette da alienazione mentale, se pericolose a sé
o agli altri, dovevano essere rinchiuse in un manicomio.
La legge 180/1978 «Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori»
decreta la chiusura del manicomio come sede di trattamento istituisce invece i
Servizi Psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) come unità di ricovero negli ospedali
generali.
Non solo, ha imposto anche una regolamentazione del TSO (trattamento sanitario
obbligatorio), strumento che prima dell’emanazione della legge veniva utilizzato
con molta più frequenza e con molto meno rispetto nei confronti della persona.
«La follia è una condizione umana.
In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per
dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una
scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla».

Franco Basaglia
Dignità al malato psichiatrico

Un ulteriore elemento che caratterizza la Legge Basaglia è la modifica


delle terminologie usate in alcuni articoli del codice penale.
L’obiettivo raggiunto è stato quello di restituire dignità anche lessicale
alla persona affetta da disturbi mentali.
E oggi?

Alla salute mentale non viene data la stessa importanza di quella fisica e andare
in terapia, per esempio, rimane ancora un tabù. Oltre al fatto che si tratta anche di un
privilegio, a causa del costo elevato.

Ancora oggi si tratta con leggerezza chi ha una malattia mentale. La


parola depressione spesso viene usata come sinonimo di tristezza, bipolare al posto di dire
lunatica.
Non basta, inoltre, curare il malato, ma bisogna operare
a livello terapeutico sul contesto sociale nel quale la persona vive che si
tratti della famiglia, del posto di lavoro o della scuola.
La tutela della salute mentale

 Con l'espressione salute mentale, secondo la definizione dell'organizzazione


mondiale della sanità (OMS), si fa riferimento ad uno stato di benessere
emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue
capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno
della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno,
stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare
costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni
esterne e ai conflitti interni.
Secondo l'OMS, i disturbi relativi alle malattie mentali rivestono
un'importanza crescente in tutti i paesi industrializzati sia per il numero
dei soggetti colpiti, sia per l'elevato carico di disabilità e di costi
economici e sociali che comportano per le persone colpite e per i loro
familiari.
La L. 833/1978 ha riconosciuto particolare importanza alla tutela della
salute mentale, attribuendo alle ASL le relative prestazioni.
Il trattamento può essere:
 Volontario
 Obbligatorio, secondo la previsione dell’art. 32 della Costituzione
Il TSO

Gli accertamenti ed i trattamenti sanitari obbligatori nei confronti delle persone


affette da malattia mentale sono disposti con provvedimento del Sindaco, nella
sua qualità di autorità sanitaria, su proposta motivata di un medico (art. 32 L.
833/1978).
 Il trattamento sanitario obbligatorio può prevedere che le cure vengano
prestate in condizioni di degenza ospedaliera (ricovero coatto), solo se
esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici,
ove gli stessi non vengano accettati dall’infermo e se non vi siano le
condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee
misure sanitarie extraospedaliere.
Lo stesso provvedimento del Sindaco deve, nelle 48 ore successive alla sua
emanazione, essere notificato al giudice tutelare il quale, a sua volta, assunte
informazioni e disposti gli eventuali accertamenti, provvede con decreto
motivato a convalidare o meno il provvedimento, dandone comunicazione al
Sindaco.
Sia chi è sottoposto al TSO, sia il Sindaco possono proporre ricorso al tribunale
avverso, rispettivamente il provvedimento del Sindaco o la mancata convalida da
parte del giudice tutelare.
Alcune eccezioni:

 Se il provvedimento è disposto dal sindaco di un comune diverso da quello di


residenza dell’infermo, ne va data comunicazione al sindaco di questo ultimo
comune.
 Se il provvedimento è adottato nei confronti di cittadini stranieri o di apolidi,
ne va data comunicazione al Ministero dell’interno e al consolato
competente, tramite il prefetto.
Le attività delle ASL

La tutela della salute mentale rappresenta una complessa finalità cui concorrono
nei tre ambiti preventivo, terapeutico e riabilitativo, molteplici servizi ed unità
operative della ASL in integrazione con il servizio di psichiatria.
Le strutture ASL per la tutela della
salute mentale
1. DSM – Dipartimento di Salute mentale
2. CSM – Centro di Salute Mentale
3. SPDC – Servizio
1-

In prima linea opera il DSM (Dipartimento di Salute Mentale) cui fanno capo
tutte le attività territoriali ed ospedaliere dell’assistenza psichiatrica. Si
identifica come un complesso di strutture e servizi pubblici tra loro integrati, in
grado di accogliere l’intera domanda psichiatrica del territorio di competenza.
In genere il DSM ha un bacino d'utenza definito, tendenzialmente non superiore a
150.000 abitanti, all'interno del quale deve assicurare tutte le attività di
prevenzione, cura (compresa la risposta all'emergenza e al ricovero ospedaliero)
riabilitazione e reinserimento del malato mentale.
In tale dipartimento operano diverse figure professionali in stretta
collaborazione: lo psichiatra, lo psicologo, l’assistente sociale, l’educatore
professionale, l’infermiere .
Il dipartimento dispone nel suo complesso di ambulatori, posti letto ospedalieri,
strutture residenziali e semiresidenziali.
2-

A tal fine il DSM utilizza come proprio braccio operativo, il Centro di salute
mentale (CSM): struttura organizzativa a base territoriale che svolge attività
ambulatoriali e domiciliari con turni di operatività di 12 ore al giorno per 6 giorni
a settimana.
Il Centro svolge attività di accoglienza, analisi della domanda, attività
diagnostica, definizione ed attuazione dei programmi terapeutici e
socioriabilitativi personalizzati, secondo l’approccio integrato, tramite interventi
ambulatoriali, domiciliari ed eventualmente anche residenziali.
Garantisce la strategia della continuità terapeutica, svolgendo così attività di
raccordo con i medici di medicina generale per fornire consulenza psichiatrica.

Si occupa anche di consulenza specialistica «di confine» riguardanti alcolismo,


tossicodipendenze, ecc.
3-

Nel caso di patologie tali da non poter essere trattate ambulatorialmente, si


ricorre al ricovero presso il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC) ubicato
all'interno degli ospedali pubblici, collegato con il pronto soccorso e strutturato
ed organizzato in modo da garantire assistenza per degenze medio-lunghe.
Sono altresì previste:

 sia strutture semiresidenziali:


- il day hospital psichiatrico (DH)
- e Centro diurno (CD)
destinate ad accogliere soggetti per i quali sia necessario attuare interventi
terapeutici e di riabilitazione sociale nell'ambito di programmi curativi di breve,
medio e lungo periodo. Entrambi hanno come fine anche quello di evitare i
ricoveri a tempo pieno.
 sia strutture residenziali vere e proprie (Residenze sanitarie assistenziali -
RSA) che accolgono pazienti che necessitano di lungo-assistenza.
Tra le strutture residenziali, menzioniamo anche i gruppi- appartamento per
utenti giunti ad una certa autonomia.
L’accesso deve comunque far parte di un programma individualizzato concordato
tra utente, servizio e familiari.
Il day hospital psichiatrico

Il day hospital (DH) psichiatrico, o ricovero diurno, è una forma di assistenza,


garantita dal Servizio sanitario nazionale, che permette al paziente di usufruire
di cure ospedaliere, nella forma di più ricoveri programmati tutti svolti in
giornata e senza pernottamento, al fine di sottoporlo a trattamenti farmacologici
o accertamenti diagnostici e visite specialistiche.
La permanenza in ospedale è limitata al tempo strettamente necessario a
completare le cure, dopo le paziente torna a proprio domicilio.
Questo tipo di ricovero, non avendo carattere di urgenza, avviene solo in
modalità programmata e negli ospedali, o strutture accreditate.

Le cure prestate in DH devono presentare determinate caratteristiche:


— devono essere di tipo multi-specialistico;
— possono comportare il ricorso alle risorse tecnologiche e professionali proprie
di una struttura ospedaliera;
— implicano un periodo di osservazione del paziente che non può essere garantito
in regime ambulatoriale.
Il modello di assistenza sanitaria del DH può essere distinto in diverse aree,
secondo il tipo di intervento: diagnostico, terapeutico e/o riabilitativo.
 I malati psichiatrici entrano poi nei programmi di inserimento lacorativo come
gli altri disabili, attraverso il collocamento mirato obbligatorio o in
cooperative di tipo B.
È difficile mantenere un malato di mente nel proprio ambito di vita, se non si
stabiliscono relazioni corrette con questo contesto: occorre perciò che la
comunità sia sensibilizzata rispetto al problema, che sia cioè capace di
accoglierlo, che diventi in qualche modo «competente».
Quale ruolo ha l’OSS

L’Operatore Socio-Sanitario può essere impiegato in SPDC, Servizi Psichiatrici di


Diagnosi e Cura, nei CSM, Centri di Salute Mentale, nella strutture
semiresidenziali (SR), nelle Comunità alloggio per disabili psichici e nei Day
Hospital psichiatrici. Qui svolge le stesse mansioni dei colleghi OSS in altri
reparti, ma i pazienti sono in genere meno collaborativi a causa delle loro
patologie.
Il paziente psichiatrico non è di per se pericoloso ma può manifestare con più
probabilità ostilità nei confronti dello staff sanitario, percependo come una
minaccia l’operatore che desideri aiutarlo; può inoltre rifiutare le cure
farmacologiche e respingere i servizi igienici.
Questo può esporre maggiormente l’OSS al rischio di burn-out: può sentirsi più
facilmente inadeguato, frustrato ed ansioso ed essere portato a credere di non
riuscire a fare il suo lavoro.
Per evitare il burn-out, l’OSS in questi reparti deve imparare a gestire al meglio
le proprie emozioni senza compromettere la propria emotività: deve dimostrare
una maggiore empatia con questo tipo di pazienti, per comprenderne al meglio i
loro punti di vista e riuscire ad interagire con loro al meglio.

È fondamentale perciò instaurare una buona comunicazione, con un tono


di voce basso e calmo; anche se potrebbe risultare istintivo alzare la voce, non
conviene farlo mai con questi pazienti, poiché potrebbe essere
controproducente, così come evitare ad ogni costo l’aggressione verbale.
Le principali patologie

La schizofrenia
La schizofrenia è a tutt’oggi considerata la più grave fra le malattie mentali, per
via della sua precoce comparsa e per il fatto che i sintomi possono essere
devastanti tanto per il paziente quanto per familiari e amici.
È una forma di disturbo psicotico.

L'esordio avviene generalmente trai 15 e i 25 anni per gli uomini, trai 25 ei 35 per
le donne.
La schizofrenia è caratterizzata da:

 Deliri, sono convinzioni e idee errate ma persistenti nonostante le evidenze


contrarie. Il loro contenuto può comprendere una varietà di temi, ad
esempio:
- Delirio di persecuzione: in cui il soggetto è convinto di essere oggetto di
cospirazione o di essere ingannato, molestato o perseguitato;
- Delirio somatico: il paziente è convinto di avere qualche deformità o
malattia;
- Delirio di grandezza: convinzione di avere eccezionali capacità o poteri o di
relazioni con divinità o persone famose
 Allucinazioni: sono percezioni che si verificano senza uno stimolo esterno.
Sono vivide e chiare, con il pieno impatto e tutta la forza delle percezioni
normali, e non sono sotto il con trollo volontario.
Esse possono presentarsi in qualsiasi modalità sensoriale (possono cioè essere
visive, uditive, olfattive, gustative e tattili) ma le allucinazioni uditive sono le
più comuni nella schizofrenia e consistono nell'udire voci che vengono percepite
come distinte dai propri pensieri.
 Eloquio disorganizzato: l'individuo può passare da un argomento all'atro e ciò
è segno di una disorganizzazione del pensiero. A volte, anche se raramente,
può essere cosi gravemente disorganizzato da essere quasi incomprensibile.
 Comportamento motorio grossolanamente disorganizzato può manifestarsi in
una varietà di modi: atteggiamenti di tipo infantile, agitazione imprevedibile,
difficoltà nell'esecuzione delle attività quotidiane.
 Comportamento catatonico: resistenza a istruzioni impartite, al mantenere
una postura rigida, inappropriata o bizzarra, fino alla completa mancanza di
risposte verbali e motorie (mutismo)
 Diminuzione delle espressione delle emozioni, a livello facciale, intonazione
della voce, ecc.
 Abulia: la persona può rimanere seduta a lungo tempo non partecipando ad
attività lavorative o sociali
Il disturbo depressivo

Il disturbo depressivo può insorgere per la prima volta a qualsiasi età ma la


probabilità di esordio aumenta con la pubertà.
Sebbene vi sia una prevalenza nelle femmine, non ci sono differenze per quanto
riguarda sintomi, decorso e risposta al trattamento.
Umore depresso, perdita di interesse e di piacere e inibizione sono i sintomi
chiave della depressione.
Si identifica lo stato depressivo come una pena assai dolorosa, di cui spesso il
paziente non comprende i motivi. Il soggetto depresso appare talvolta addirittura
inconsapevole della propria depressione
Quasi tutti riferiscono una diminuzione dell'energia che produce difficoltà a
portare a termine un compito, una compromissione nell'attività scolastica o nel
lavoro, e una diminuzione di motivazione nell'intraprendere nuovi progetti.
Molti pazienti lamentano disturbi del sonno e numerosi risvegli nel corso della
notte, durante i quali rimugina sui propri problemi.
Altri sintomi sono rappresentati da sentimenti di autosvalutazione o di colpa
eccessivi o inappropriati e pensieri di morte ricorrenti e idee suicidarie.
Molti disturbi bipolari hanno inizio con un episodio depressivo per cui chi
inizialmente sembra avere un disturbo depressivo in realtà soffre di un disturbo
che nel tempo si rivelerà di tipo bipolare.
Il disturbo depressivo con caratteristiche psicotiche, infine, può evolvere in
schizofrenia.
La depressione con andamento
stagionale
Molte volte nella pratica clinica ci si trova di fronte a pazienti che lamentano un
turbamento dell’umore in maniera ciclica e, in genere, sempre negli stessi
periodi dell'anno.
Queste persone spesso, dichiarano di aver imparato che vi sono alcuni periodi per
loro «a rischio», arrivando, talvolta, addirittura a chiedere al medico una cura
preventiva.
Tali periodi sembrano specifici per ogni individuo, anche se la maggior parte
degli autori a una maggiore morbilità nei passaggi di stagione, cioè nei mesi
aprile-maggio e novembre dicembre. quadro cinico della depressione stagionale
è caratterizzato, oltre che dalla flessione del umore, da anergia, ansia,
irritabilità e difficoltà di concentrazione.
Il disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è caratterizzato dall'alternanza di episodi depressivi: sintomi


simili a quelli determinati dalla depressione, e episodi cosiddetti «maniacali.
Caratteristica dell'episodio maniacale è la presenza di un umore anormalmente e
persistentemente elevato, il soggetto si sente particolarmente attivo, in forma, e
si trova in uno stato di esaltazione e grande espansività.
A volte è presente irritabilità soprattutto quando i desideri del soggetto vengono
contrastati. E spesso presente un'autostima e fiducia in se stessi esagerata che
può raggiungere proporzioni deliranti.
I disturbi di ansia
I disturbi d'ansia sono caratterizzati da paura, ansia e preoccupazioni croniche ed
eccessive.
Il DSM-V ne distingue diversi tipi che si caratterizzano per vari fattori, quali la
durata complessiva del disturbo e degli attacchi d'ansia che la caratterizzano,
oppure il tipo di fobie (oggetti esterni, sociali ecc.), o il quadro sintomatologico
in generale.
In questa sezione troviamo:
- il disturbo da attacchi di panico: si caratterizza rispettivamente per
l'insorgenza improvvisa di intensa apprensione, paura o terrore spesso
associati ad una sensazione di catastrofe imminente; si caratterizzano per
dispnea, palpitazioni, dolore al petto, asfissia, paura di «impazzire» o di
perdere il controllo.
- Fobie specifiche o sociali.
I disturbi di personalità

La personalità rappresenta il risultato dell’incontro tra fattori biologicamente


determinanti, presenti fin dalla nascita (temperamento), sia da fattori acquisiti
dalle esperienze di vita (carattere).
I tratti di personalità sono modalità coerenti di comportamenti, emozioni e
componenti cognitive che variano da individuo a individuo.
Si parla di «disturbi della personalità» quando alcuni tratti di una personalità
assumono degli aspetti eccessivamente rigidi, dominanti, tanto da determinare
una modalità di essere nel mondo disfunzionante che può compromettere in
maniera anche rilevante la vita sociale, lavorativa ed affettiva di un soggetto.
Il DSM 5 organizza i diversi disturbi di personalità in tre gruppi.

 Gruppo A. Rientrano in questo gruppo i seguenti disturbi:


- disturbo paranoide di personalità: tendenza alla sospettosità, a percepire il
contesto sociale come pericoloso
- disturbo schizoide di personalità: tendenza a vivere ritirati dal contesto
sociale ed appaiono insensibili alle critiche
- disturbo schizotipico di personalità: compromissione nelle capacità di
stabilire relazioni sociali ed affettive

Gli individui con questi disturbi appaiono strani ed eccentrici.


 Gruppo B. Rientrano in questo gruppo i seguenti disturbi:

- disturbo antisociale di personalità: incapacità di conformarsi a


comportamenti sanciti dalla legge e mancanza di preoccupazione per gli altri
- disturbo borderline di personalità: instabilità dell’immagine di sé,
impulsività, tendenza a correre rischi
- disturbo istrionico di personalità: stati emotivi esibiti in maniera teatrale per
catturare l’attenzione su di sé
- disturbo narcisistico di personalità: autostima instabile e fragile, con tentativi
di regolarla per mezzo della ricerca di attenzione
L'appartenenza a uno stesso gruppo è data dall'essere amplificativi, emotivi e
imprevedibili.
 Gruppo C. Rientrano in questo gruppo i seguenti disturbi:

- disturbo evitante di personalità: caratterizzato da sentimenti di


inadeguatezza, evita situazioni sociali
- disturbo dipendente di personalità: caratterizzato da difficoltà nel prendere
decisioni e a svolgere attività di vita quotidiane se non si ha l’approvazione e
il sostegno dell’altro
- disturbo ossessivo-compulsivo di personalità: difficoltà a stabilire rapporti
stretti, associata a perfezionismo rigido, mancanza di flessibilità e ridotta
capacità di espressione emotiva.
Questi disturbi hanno come tratto comune l'ansia e il timore.
I DCA

I DCA sono i disturbi della nutrizione e del comportamento alimentare.

Tra i fattori legati all’insorgenza dei DCA sono stati considerati con maggior
enfasi gli eventi traumatici, e tra questi, in particolare, l’abuso sessuale
nell’infanzia, di cui si è confermata una correlazione significativa soprattutto con
la bulimia nervosa.
Anche i tratti di personalità sono stati considerati fattori di rischio per i DCA, tra
questi in particolare il perfezionismo e la bassa autostima.
Tra i DCA, ricordiamo:

 Anoressia nervosa: consiste nel rifiuto di mantenere il peso corporeo al di


sopra del peso minimo normale. L’alterata percezione dell’immagine corporea
induce i soggetti a percepire il proprio corpo più voluminoso di quanto non
sia.

 Bulimia nervosa: i pazienti affetti non riescono a mantenere il proprio


autocontrollo come avviene nell’AN e tentano di ottenerlo con eccessiva
attività fisica, vomito autoindotto, uso di lassativi, ecc. Il comportamento
alimentare è caratterizzato da eccessive abbuffate alimentari ipercaloriche,
ma i pazienti riescono a mantenersi nel normopeso perché ricorrono a
pratiche di compenso.
 Disturbo dal alimentazione incontrollata: prima dell’abbuffata il soggetto
prova un’irresistibile bisogno di urgenza a mangiare, mentre dopo
l’abbuffata, prova un forte senso di colpa, depressione e disgusto verso se
stesso.
Disturbi correlati a uso di sostanze

 Le sostanze d’abuso sono sostanze psicoattive assunte in virtù della loro


capacità di modificare il funzionamento mentale e l’umore, introdotte senza
scopo terapeutico ma per fini voluttuari.

 Il termine abuso di sostanze indica l’autosomministrazione di qualsiasi


sostanza. Si caratterizza per l’uso ricorrente.

 Intossicazione o overdose, indica una sindrome reversibile, specifica per


sostanza, che può verificarsi tanto in soggetti tossicodipendenti, quanto in
consumatori occasionali.
Alcune condizioni psicopatologiche e psicologiche personali sono considerate
fattori predisponenti per lo sviluppo di tossicodipendenza.
Infatti, tra le principali condizioni psicopatologiche è necessario annoverare i
disturbi d’ansia e i disturbi depressivi.
La dipendenza da sostanze è considerata una malattia a decorso cronico e
recidivante, per la cui diagnosi è necessaria la presenza, per un periodo di 12
mesi o più, di almeno 3 dei seguenti problemi connessi con l'assunzione della
sostanza:
 Tolleranza
 astinenza;
 sostanza assunta in quantità maggiori o per periodi più lunghi rispetto a
quanto desiderato dal soggetto;
 frequenti tentativi vani di sospendere l’uso;
 riduzione delle attività lavorative, sociali e ricreative a causa dell'uso della
sostanza;
 continuare l'uso nonostante la presenza dl un problema, psichico o fisico
 Le sostanze d’abuso sono:
 Alcool
 Oppiacei
 Sedativi, ipnotici o ansiolitici
 Cannabis e derivati
 Inalanti (es. nitrito di amile, presente in deodoranti per ambienti)
 Allucinogeni
 Psicostimolanti
I servizi per la tossicodipendenza

La tossicodipendenza si propone con drammaticità come problema sociale a


partire dagli anni Settanta. Furono per primi il mondo del volontariato e del
privato sociale a denunciare il fenomeno e a realizzare comunità terapeutiche
per aiutare chi voleva uscire dal tunnel della dipendenza.
E fu la cultura dei servizi degli anni Settanta che seppe ispirare i futuri
provvedimenti normativi in materia. Si supera proprio in quegli anni l’intervento
di tipo repressivo, promuovendo una politica orientata alla prevenzione e ad un
approccio multidisciplinare al problema.
Durante gli anni 90, vengono istituiti i S.E.R.T., servizi tossicodipendenze che
dovevano non solo offrire attività di prevenzione, cioè informazioni sulle
patologie correlate e di educazione sanitaria, ma anche garantire diagnosi e
presa in carico del singolo tossicodipendente.

Tali interventi si sono poi andati ad ampliare, prevedendo anche terapie


farmacologiche sostitutive così come nuovi supporti relazionali per singoli e
gruppi.
Per ciascuna presa in carico, deve essere predisposto un programma di recupero
terapeutico e riabilitativo individualizzato, con l’apporto alla psicoterapia sia
individuale che di gruppo, che affronti oltre alla dipendenza fisica, anche la
dipendenza psicologica.

Importante anche il lavoro d’equipe e quello di rete.


Nel percorso riabilitativo viene altresì chiesta e sollecitata la collaborazione
delle famiglie

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