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Salvador Dalí è stato uno dei pittori più rappresentativi e popolari del

XX secolo.
Nacque l’11 maggio 1904 nella cittadina di Figueres in Catalogna,
vicino al confine francese.
Era un bambino intelligente che faceva disegni avanzati già in età
precoce, nella sua autobiografia, scritta nel 1942 Dalì scrisse:” A tre anni
volevo diventare uno chef. A cinque volevo essere Napoleone. Poi la
mia ambizione non solo è cresciuta…volevo diventare Salvador Dalì e
niente di più.”
I suoi genitori lo chiamarono come il fratello maggiore morto qualche
anno prima a causa di una meningite. A cinque anni lo portarono davanti
alla tomba del fratello defunto e gli spiegarono che lui non era altro che
la reincarnazione di quel fratello mai conosciuto.
Nel 1921 venne accettato all’Accademia di Belle Arti di San Fernando, a
Madrid, e nel convitto universitario incontrò quelli che saranno i suoi
migliori amici: Federico García Lorca e Luis Buñel.
In questo periodo fu anche brevemente incarcerato per attività politiche
contro il governo e venne cacciato dall’accademia nel 1926 dopo aver
affermato che nessuno nell’istituto era abbastanza competente da
esaminare uno come lui.
Nel 1927 si trasferì a Parigi unendosi, con Pablo Picasso e Joan Mirò, al
gruppo surrealista guidato da André Breton.
I surrealisti credevano nella libertà artistica e politica per aiutare a
liberare l’immaginazione e Dalì disegnava in modo estremamente
preciso gli strani soggetti del suo mondo di sogno.
Poco dopo stese il suo metodo “paranoico-critico” che consisteva nella
ripetizione ossessiva di elementi che alludono alla parte più profonda
dell’inconscio, quella dei conflitti familiari, delle pulsioni sessuali,
dell’amore e della morte.
Il processo paranoico prevedeva l’osservazione di un oggetto e la sua
trasmutazione in un altro e si operava in uno stato allucinatorio,
frenetico, compulsivo, diverso quindi dallo stato di quiete ipnotica
descritto da Breton nell’automatismo psichico.
Questa visione esasperata di Dalì verso se stesso, la sua posizione
completamente apolitica e la scelta di continuare a vivere in Spagna
anche durante il regime franchista, cominciarono a infastidire gli altri
surrealisti e nel 1939 André Breton lo espulse dal movimento.
Dipinta nel 1931 e conservata al Moma di New York, la piccola tela
de La persistenza della memoria è probabilmente l’opera più celebre di
Salvador Dalì.
La scena è ambientata su una spiaggia deserta, poco prima dell’alba.
In primo piano domina ancora il buio, sullo sfondo la luce rischiara
l’acqua e illumina già la scogliera che si trova sulla destra del dipinto.
Sulla sinistra è visibile una parte di un solido geometrico, dal quale
spunta un albero, un tronco ormai morto con un ramo che si protende
verso il centro del quadro, dietro al tronco, in secondo piano una tela è
distesa a terra e come uno specchio riflette il colore del cielo.
Popolano il dipinto tre orologi molli. Uno adagiato sul bordo del
parallelepipedo, uno appeso al ramo e uno appoggiato sulla grande
faccia addormentata. Non si tratta di orologi da polso né da muro, sono
orologi da taschino, dalla caratteristica forma a cipolla e con il quadrante
azzurro. Un quarto orologio, anch’esso sul solido geometrico, mantiene
la sua forma e la sua consistenza solida, a differenza degli altri però è
chiuso, il quadrante non è visibile e il suo coperchio rosso è invaso da
una moltitudine di formiche.
Adagiata sulla spiaggia, proprio al centro del dipinto, si vede una strana
forma antropomorfa, una sorta di grossa testa piatta e molle, su cui si
distingue un occhio chiuso dalle lunghissime ciglia. La creatura, fatta di
sola testa, perché il corpo assottigliandosi si perde nel buio, è immersa
nel sonno, l’andamento ondulatorio della palpebra e del sopracciglio, la
forma delle linee che corrugano la fronte suggeriscono che si trovi
in fase REM.
La mente contenuta in quello strano involucro sta sognando, galleggia in
uno spazio e in un tempo altri rispetto a quelli della realtà…
Il 23 gennaio 1989, mentre ascoltava il suo disco preferito, Tristano e
Isotta di Wagner, Salvador Dalì morì per un attacco di cuore. Aveva 84
anni. Fu sepolto all’interno del suo Teatro-Museo di Figueres, dall’altro
lato della strada rispetto alla chiesa in cui era stato battezzato e dove si
svolse il suo funerale, e solo a tre isolati dalla casa in cui era nato

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