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Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono
dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito
di fratellanza.
Articolo 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella
presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di
colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di
origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico,
giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona
appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non
autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria
persona.
Pluralismo e gerarchia di valori - 1
La società in cui viviamo fa esperienza del pluralismo dei valori, anche
se non è un fenomeno esclusivo del nostro periodo storico.
Certamente, nella società preindustriale o in comunità semplici, i
bisogni erano molto più omogenei e così pure si può dire degli
interessi e dei valori. Nelle nostre società è necessario saper
riconoscere i valori e verificare se possano essere assunti con altri
che ci vengono proposti oppure se siano in conflitto.
Per questo è essenziale stabilire una gerarchia di valori. Quasi tutti
riconoscono che ci sono «valori ultimi», o irrinunciabili. Tuttavia i
valori sono ordinati tra loro in modo gerarchico con un rapporto di
superiorità/inferiorità. Potete pensare questa gerarchia come a una
catena di mezzi e di fini intrecciati tra loro.
Un esempio può essere quello dell’albero. Se ci pensate le foglie
sono unite ai rami e questi al fusto, ma tutto l’albero è sostenuto dalle
radici. Proprio queste, le radici, sono i valori ultimi. Così come un
albero non può rimanere ancorato al terreno senza radici, anche le
scelte di una persona non possono essere ordinate una all’altra senza
un valido fondamento valoriale.
Pluralismo e gerarchia di valori - 2
ll valore della diversità
La secolarizzazione ha sganciato i valori dalla religione e
dalle grandi costruzioni ideologiche.
Sulla scia di filosofie nichiliste (cf. Nietzsche), si è iniziato a
parlare della morte dei valori".
Ma ciò non significa che non ci siano più valori.
Continuamente te vi sono gruppi che mobilitano nuove
energie e formulano nuovi valori, come avvenuto ad
esempio per la tutela dell’ambiente.
Pensate alla necessaria tutela del diverso e dell’altro da sé.
Questi due valori appaiono tanto più importanti quanto
più forte è la loro negazione, come avviene nelle società
multietniche o durante le guerre.
Altro valore emergente è l’uguaglianza nella diversità,
rivendicato soprattutto dalle donne.
La legge naturale
Secondo la Chiesa, Dio ha donato all’uomo la capacità di controllare le sue
azioni e di orientarsi verso la verità e il bene.
Quando si parla di legge naturale, perciò, si ha l’intenzione di riferirsi a
questo senso morale originale che consente all’uomo, usando la ragione, di
distinguere il bene e il male, la verità e la menzogna.
Questa legge è detta naturale perché la ragione, di cui l’uomo si serve per
distinguere ciò che è bene, appartiene alla natura umana: seguendo la ragione e
la legge naturale l’uomo può compiere il bene.
La legge naturale mostra all’umanità le norme essenziali che devono essere
seguite per regolare la vita morale: abbiamo un esempio di legge naturale nei
precetti esposti nel Decalogo.
La legge naturale è presente all’interno del cuore di ogni uomo,
immutabile, eterna, universale. In base alla legge naturale è possibile stabilire la
dignità della persona con i relativi diritti e doveri.
Ogni legge vera, vale a dire conforme alla legge naturale, ha il compito di
trattenere l’uomo dall’errore e perciò non può essere falsata da una legge
positiva, ossia da una norma inserita all'interno di un codice civile.
La legge naturale può richiedere un adattamento alle specifiche condizioni di
vita di un’epoca o di una circostanza. Tuttavia essa non può essere stravolta
poiché i valori che la esprimono restano sempre validi.
Il diritto positivo
Per diritto positivo o legge positiva si intende l’intero corpo di leggi o una
singola legge emanata da uno Stato. Attraverso le leggi, uno Stato intende
organizzare la vita e i rapporti dei cittadini tra loro, stabilendo ciò che si può e
ciò che non si può fare.
La legge positiva non è universale, non è eterna, ma dipende dal
momento storico e dalla cultura che l’ha approvata. Così può accadere
che ciò che è ritenuto giusto in un Paese, sia ritenuto ingiusto in un altro, ma
anche che le leggi siano modificate tenendo conto delle mutate condizioni
sociologiche, economiche, psicologiche. Giusto, all’interno di questo contesto,
è tutto ciò che viene normato dalla legge, ma non è detto che ciò che la legge
ammette sia per ciò stesso veramente giusto secondo la legge naturale. È in
questo contesto che possiamo parlare dell’obiezione di coscienza, il rifiuto di
ottemperare a una legge da parte di chi la ritiene inconciliabile con la propria
coscienza. In questo caso, infatti, la legge positiva si rivela essere una «legge
ingiusta» che, come già ricordava san Tommaso d’Aquino, non può in alcun
caso obbligare in coscienza: «Lex iniusta, nulla lex».
La legge naturale non si identifica con nessuna legge positiva. Tuttavia il
legislatore, se intende agire eticamente, non la può ignorare.
Perché le norme devono essere seguite?
Spesso le nostre azioni sono dettate dal conformismo, vale a dire dall’influsso che
il comportamento degli altri ha su di noi e che ci porta ad agire perché «così fan
tutti». In altre occasioni agiamo in un determinato modo perché riteniamo che
quello sia il modo adeguato per farlo. Se devo cucinare un piatto di pasta mi procuro
una fonte di calore, una pentola per far bollire l’acqua, del sale e certamente della
pasta.
Le norme si differenziano dal conformismo, dalle abitudini e dalle norme tecniche
(ossia quelle che mi consentono di farmi la pasta) perché quando vengono violate
prevedono sanzioni.
Ovviamente queste sono comminate a seconda della gravità della violazione. Se
l’inquilina del piano di sopra passeggia con i tacchi alle quattro di mattina le negherò
il saluto, ma l’omicida deve avere una pena detentiva.
Si può pensare che la gente agisca osservando la norma perché vi sono sanzioni
esterne prescritte da persone incaricate dallo Stato. Tuttavia se la gente rispetta il
semaforo, non calpesta le aiuole, paga le tasse, non uccide il prossimo, non ruba lo fa
non solo perché teme gli vengano imposte multe o debba pagare il conto con la
società, ma perché sente un obbligo interno.
Questo obbligo interno, quasi fosse la decisione di un tribunale, fa sì che la persona
si senta in colpa quando trasgredisce. Il sentirsi non adeguato è la sanzione
interna. Affinché ciò possa avvenire tuttavia occorre che le norme siano state
interiorizzate e ciò avviene durante l'educazione ricevuta dai genitori, dagli
insegnanti, dagli amici e dalle figure di riferimento.