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Abbiamo mai provato a riflettere su cosa significhi dire che un uomo degno di rispetto? Oggi, non si parla in maniera sufficiente e adeguata della dignit, perch viene considerata un attributo assodato e certo, e sul quale quindi superfluo riflettere. O, al contrario, se ne parliamo, la trattiamo come un accidente fortemente legato allessenza delluomo, ma che tuttavia pu essere perso come un qualsiasi merito. Eppure, oggi pi che in ogni altra epoca, tornare a pensare la dignit delluomo urgente, dal momento che viviamo nella cosiddetta et postmoderna: unepoca di disincanto, segnata dalla perdita del senso e della verit delle cose. Il pensiero greco guardava alla verit come qualcosa che precedeva luomo, e di cui luomo contemplava il disvelamento nei processi naturali. La riflessione medievale, poi, pensando ancora a una verit che accadeva prima
delluomo, la collocava in un ambiente innocente, o in un Ente trascendente, come il Dio della Scolastica cristiana. E sia nel pensiero greco che in quello medievale, la verit era da riscoprire guardando le cose che essa formava e nelle quali si nascondeva. La finalit di questa contemplazione per il pensiero antico era quella di conoscere ci che luomo davvero, quale il suo posto nelluniverso per realizzarlo appieno, cos da ottenere la felicit. Il pensiero scolastico medievale, invece, intendeva guardare alle cose per riscoprire in esse una traccia di Dio, per conoscere Dio nel suo atto creativo e donatore di senso. Ai nostri giorni, una concezione della verit gi compiuta prima delluomo impensabile. Let moderna ha posto un accento primario e quasi esclusivo sul soggetto agente, e in particolare, dopo il cogito cartesiano, solo il soggetto certo, mentre di tutto quanto il resto si pu dubitare. E di fatto, a partire dallet moderna, si potuto dubitare di tutto, fino a
toccare nellOttocento lapice con lo scetticismo nietzscheano. Let moderna poi lepoca in cui nasce la scienza cos come la conosciamo oggi: la scienza che nasce con Bacone seguendo il comando di Dio alluomo di soggiogare la Terra, per poi rendersi sempre pi autonoma da quel riferimento teologico. In et moderna, quindi, luomo sogna di disfarsi di magia, mito e religione, facendo affidamento solo su se stesso e sui mezzi tecnici e scientifici per muoversi e sopravvivere nella natura. Si tratta di un cambiamento culturale che genera delle profonde conseguenze anche in ambito morale. Luomo occidentale si liberato di ogni verit gi fatta, sentita come una minaccia per lautonomia umana. Ma, disfandosi di questa verit che lo precedeva, luomo ha spogliato la realt del senso che da quella verit derivava: per il greco, le cose avevano un senso in quanto collocate nelluniverso secondo lordine del logos; per il pensiero scolastico, la
realt aveva il senso che Dio le assegnava. Per luomo moderno, le cose della natura e fra di esse lo stesso essere umano perdono questo senso gi assegnato e al contempo rischiano di non averne pi alcuno. Il pensiero moderno e contemporaneo iniziano allora a pensare la verit come una costruzione umana, utile ad attribuire un ordine agli enti naturali, per prevederne levoluzione e per difendersi cos dalla loro imprevedibilit. E un destino simile tocca anche alla morale e ai valori di cui essa si occupava: la morale dichiarata uninvenzione delluomo per auto-proclamarsi superiore rispetto a tutti gli altri esseri viventi e uno strumento di autodifesa usato dai deboli per far fronte alla potenza dei pi forti. Dopo questo smascheramento della verit e della morale operato dal pensiero moderno, luomo occidentale contemporaneo si ritrova gettato in un mondo senza senso; e si ritrova chiamato a costruire un senso per la realt in cui
vive. Gli strumenti impiegati per questo compito sono quelli della scienza, per provocare la natura e conoscerla, e quelli della tecnica, per modificare la natura considerata ora come semplice risorsa a disposizione. sul modello di scienza e tecnica che vengono poi forgiati tutti i meccanismi sociali e politici che oggi permettono alluomo di vivere in comunit complesse e, almeno per una parte della popolazione mondiale, in condizioni di agio. Quando i mezzi a disposizione sono limitati o unici, come nel caso di scienza e tecnica, accade per che ci si dedichi al loro potenziamento in modo cos esclusivo, da trasformare questi mezzi in veri e propri fini. Essendo essi gli unici mezzi a disposizione, la loro massima efficienza promette una maggiore facilit nella realizzazione dei fini; e cos, ci si dimentica dei fini originari, per dedicarsi esclusivamente al potenziamento dei mezzi. Cos accade, per esempio, per la scienza e la tecnica, ma accade anche per tutti i meccanismi
che sul loro modello si sono formati con la finalit di agevolare la vita delluomo, ma che oggi si sviluppano a discapito delluomo e anzi lo sfruttano come funzionario intercambiabile. Si pu pensare allesempio di medicina e psicologia che, pur essendo delle scienze per luomo e per la sua salute, per operare in modo efficiente trasformano spesso luomo in un meccanismo anatomico da aggiustare, sottraendogli la sua umanit. Ma si pensi anche alleconomia finanziaria, che seguendo unesattezza del tutto scientifica e sviluppandosi secondo unefficienza tecnica, si impone come un Super-ente umano, che per allo stesso tempo calpesta luomo concreto, luomo in carne e ossa. Leconomia finanziaria, che si imposta come unico mezzo per gestire le risorse, si trasformata in un fine, al servizio del quale possono essere sacrificati gli stessi uomini che prima invece si servivano di lei: si pensi, allora, al modo in cui la politica modera i propri lavori in base alle pretese della finanza internazionale; e si
pensi al modo in cui i governi dei Paesi, per salvare il bilancio e rendersi appetibili al mercato, sono pronti a sacrificare gli abitanti di quegli stessi Paesi, e i loro diritti. Oggi tutto ha un prezzo, anche lo stesso uomo, che vale quanto si disposti a spendere per usare la sua forza. Se lobiettivo del pensiero moderno e illuminista era quello di affermare luomo come soggetto di dignit, come capace di riflessione e di deliberazione autonome, gli esiti che oggi viviamo sono ben lontani da quelle intenzioni. Eliminando ogni riferimento oggettivo della verit, come poteva essere la natura greca o il Dio della Scolastica, luomo si impossessato delle redini del proprio destino. Ma di fatto sembra aver perso il controllo della propria vicenda storica. E infatti oggi viviamo in una societ disinteressata alla riflessione sui valori che regolano la convivenza fra gli uomini: tutto ci
che pare interessare larricchimento illimitato e il consumo, nonostante questo significhi per luomo perdere se stesso, sacrificare la propria umanit al servizio del mezzo economico, divenuto oggi lunico vero fine. Resta da dire, per, che un discorso che recuperi i valori delluguaglianza e della dignit non pu proporsi come uninvettiva contro il progresso e come un si stava meglio quando si stava peggio. In altre parole, se lodierna crisi dellumano dovuta a una maturazione equivoca della ragione, in senso primariamente strumentale, a una maturazione della ragione non pi come scelta della vita migliore e virtuosa ma come un semplice mezzo tra i mezzi, la soluzione a questa crisi non pu essere ricercata in un ulteriore regresso a un livello irrazionale. Bisogna, invece, guadagnare una riflessione sulla ragione come vera e propria dimensione dellumano, e non come una sua semplice facolt. Si deve prospettare un discorso sulla ragione come specifica espressione dellumano da
riscoprire nella sua completezza e nella sua manifestazione linguistica. Ed proprio ci che si tenta di fare in questo studio che presento. Se ci si pone alla ricerca dellumano nella sua interalit, ci si accorge che luomo non un semplice essere vivente, sebbene sia anche quello; che luomo non semplicemente mosso da credenze e desideri, sebbene sia anche questo; che luomo non solo un atomo nella complessit sociale, sebbene la vita politica sia una sua prerogativa. Se ci si pone alla ricerca dellumano, ci si accorge che luomo un essere in cui queste dimensioni biologica, antropologica, religiosa, politica coabitano in maniera organica e senza escludersi lun laltra. Ci si accorge che luomo vive sempre e attualmente queste dimensioni nella propria quotidianit. Se si intende allora proporre un discorso sulla dignit delluomo, si dovr tenere conto di questa complessit che luomo e del modo in cui ogni soggetto si narra come individuo finito,
ma con una storia e con dei progetti. Se la dignit pu e deve essere rintracciata in ci che di inviolabile abita luomo, laccento dovr essere posto sulluomo come un fine in s ma soprattutto sulluomo che si dichiara e si racconta come fine in s. Sulluomo che si riscopre finito, ma che parla di se stesso sporgendosi oltre questa finitezza, per lasciare delle tracce di s che lo segnalano in vita e lo faranno ricordare dopo la sua morte biologica. Tracce di una vita sempre tesa alla propria realizzazione, e che non pu mai essere piegata sotto dinamiche che degradino lumanit che abita ognuno di noi.