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Canto VI

Il canto VI, riguardante il tema politico, Dante e Virgilio si ritrova ad essere circondato da un
gruppo di anime, morte di violenza che si pentirono sull’ultimo istante della loro vita, e chiedono a
Dante di ottenere preghiere dalla Terra. Dante si rivolge a Virgilio chiedendogli se è possibile che le
preghiere possano abbreviare la penitenza delle anime, visto che nell’Eneide lo negava. Virgilio gli
rispose che la sua opera si riferiva agli dei pagani, e potrebbe avere conferma soltanto da Beatrice.
Dopo che i due poeti riprendono il cammino per salire il monte, incontrano un’anima sola soletta,
seduta in disparte, il trovatore mantovano Sordello da Goito, che non parlava, ma aveva uno
sguardo come un leone che si riposa. Virgilio chiese di mostargli la via più rapida per salire, ma lui
non rispose. Dopodiché lui chiese ad entrambi da dove provenivano e Virgilio fece appena in tempo
a pronunciare «Mantova» che Sordello lo abbraccia entusiasto. Dante stupito dal gesto di Sordello
inizia un’invettiva contro la mancanza di pace nell’Italia, parlando anche di Firenze, vista come
massimo esempio di instabilità politica, secondo lui causata dalla mancanza di un imperatore, dalla
espansione delle signiorie e dalla ingerenza della chiesa.

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