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Capitolo 5

La quantità
di moto

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La quantità di moto

Per fermare un corpo in moto è


necessario applicargli una forza opposta
alla direzione del moto. Per il secondo
principio della dinamica, si ha che:
Δ𝑣⃗
𝐹⃗ = 𝑚𝑎⃗ =
Δ𝑡
e dunque l’intensità della forza necessaria per fermare un corpo
di massa m che si muove con velocità 𝑣⃗ è:
! direttamente proporzionale alla massa del corpo;

! direttamente proporzionale alla velocità del corpo.

Per misurare queste proprietà del moto introduciamo una nuova


grandezza, chiamata quantità di moto.
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Il vettore quantità di moto
La quantità di moto di un punto materiale è una grandezza
vettoriale data dal prodotto tra la massa m del corpo e la sua
velocità vettoriale 𝑣:

! Il vettore 𝑝⃗ ha la stessa direzione e lo stesso verso del


vettore 𝑣;

! Il modulo di 𝑝⃗ è direttamente proporzionale alla massa e al
modulo della velocità del corpo.
La quantità di moto di un punto materiale cambia se il modulo
della velocità aumenta o diminuisce, ma cambia anche al
variare della direzione o del verso del moto.
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La quantità di moto totale
Consideriamo un sistema composto da
due corpi (esempio: rugbista + palla):
indichiamo con m1 e 𝑣⃗" rispettivamente
la massa e la velocità del primo corpo, e
con m2 e 𝑣⃗# rispettivamente la massa e
la velocità del secondo corpo.
Per ciascun corpo possiamo definire la rispettiva quantità di moto:
𝑝⃗" = 𝑚" 𝑣⃗" e 𝑝⃗# = 𝑚# 𝑣⃗# .
La quantità di moto totale del sistema è data dalla somma vettoriale
delle quantità di moto dei singoli corpi: 𝑝⃗$%$ = 𝑝⃗" + 𝑝⃗#
La quantità di moto totale di un sistema di n corpi è la
somma vettoriale delle quantità di moto 𝑝⃗! dei singoli corpi:

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L’impulso di una forza costante

Il lavoro di una forza modifica l’energia di un


oggetto. La grandezza che modifica la sua
quantità di moto è l’impulso di una forza.

Data una forza costante 𝐹⃗ che agisce su un


punto materiale per un intervallo di tempo Δt,
l’impulso 𝐼⃗ della forza 𝐹⃗ è definito come il
prodotto tra 𝐹⃗ e l’intervallo di tempo Δt:

L’unità di misura dell’impulso è N ⋅ s = kg ⋅ m/s. Quindi


l’unità di impulso coincide con l’unità di quantità di moto.
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Il teorema dell’impulso
Consideriamo un punto materiale di massa m con quantità di moto
iniziale 𝑝⃗! = 𝑚𝑣⃗! ; su di esso agisce una forza risultante costante
𝐹⃗!"! per un intervallo di tempo Δt, che ha l’effetto di modificare la
quantità di moto del corpo in 𝑝⃗& = 𝑚𝑣⃗& .
! Applichiamo il secondo principio della dinamica:

! Scriviamo l’impulso della forza risultante:

La variazione Δ𝑝⃗ della quantità di moto di un punto materiale è


uguale all’impulso totale subito, cioè all’impulso 𝐹⃗$%$ Δt della forza
risultante:

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L’impulso di una forza variabile
Se 𝐹⃗ è variabile (in modulo, direzione o verso), dobbiamo suddividere
l’intervallo di tempo Δt nel quale la forza agisce in molti (infiniti)
intervalli, tanto brevi da poter considerare che al loro interno la forza
sia costante. In questo modo, possiamo calcolare l’impulso della forza
in ciascun sotto-intervallo e sommare vettorialmente i contributi
ottenuti. Per semplicità, studiamo il caso in cui direzione e verso di 𝐹⃗
sono costanti.

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La forza media

Nella figura a lato, l’area sottesa al


grafico F-t è il modulo dell’impulso
⃗ e coincide con l’area del
𝐼,
rettangolo di base Δt e altezza Fm.

Dato che Fm è il modulo della forza


media 𝐹⃗! nell’intervallo Δt, si ha che:

se una forza 𝐹⃗ produce un impulso 𝐼⃗ durante il tempo di


applicazione Δt, la corrispondente forza media 𝐹⃗! è tale che:

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La forza media e la variazione di quantità di moto
Utilizzando la forza media 𝐹⃗! nell’intervallo di tempo Δt, possiamo
scrivere il teorema dell’impulso come:

Quindi, fissata la variazione di quantità di moto, la forza media è


tanto maggiore quanto più breve è l’intervallo di tempo nel quale
essa agisce.
ESEMPIO:
quando la mano del karateka si abbatte su un mattone
e si ferma o rimbalza, la sua quantità di moto si azzera
o si inverte. Se questa variazione di quantità di moto
avviene in un tempo sufficientemente piccolo, la forza
d’urto è così grande da spezzare il mattone.
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La conservazione della quantità di moto:
masse uguali

La quantità di moto totale del sistema (carrelli+molla) si conserva:


! la quantità di moto iniziale è nulla, perché entrambi i carrelli
sono fermi;
! la quantità di moto finale è nulla, perché i carrelli si allontanano
l’uno dall’altro a una stessa velocità (dunque le quantità di
moto dei carrelli sono uguali in modulo e direzione, ma
opposte in verso).
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La conservazione della quantità di moto:
masse diverse

La quantità di moto totale del sistema (carrelli+molla) si conserva:


! la quantità di moto iniziale è nulla, perché entrambi i carrelli
sono fermi;
! la quantità di moto finale è nulla, perché somma vettoriale di
vettori con uguale modulo (m1v1 = m2v2) e direzione ma verso
opposto.

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Legge di conservazione

La legge di conservazione della quantità di moto stabilisce


che, se la forza esterna risultante che agisce su un sistema è
uguale a zero, la quantità di moto totale del sistema si conserva:

È un’equazione vettoriale, che quindi equivale a tre equazioni


scalari: una per ciascuna delle tre componenti x, y, z dei vettori
𝑝⃗ $%$,! e 𝑝⃗ $%$,& lungo gli assi cartesiani prescelti.

Se la forza esterna risultante che agisce su un sistema ha una


componente nulla lungo una direzione, la componente della
quantità di moto totale del sistema lungo quella stessa direzione
si conserva.
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Legge di conservazione: dimostrazione
Consideriamo un sistema formato da due corpi A e B che
interagiscono tra loro, e supponiamo che le forze esterne
a cui è soggetto il sistema abbiano risultante nulla.
• 𝑝⃗ #,% e 𝑝⃗ &,% sono le quantità di moto prima dell’interazione;

• 𝑝⃗ #,( e 𝑝⃗ &,( sono le quantità di moto dopo l’interazione;

• 𝐹⃗ #→& e 𝐹⃗ &→# sono forze interne esercitate da A e B durante l’interazione;

• Δt è l’intervallo di tempo nel quale avviene l’interazione.


! Per il terzo principio della dinamica si ha che:

! Per il teorema dell’impulso:

! Andando a sostituire nella prima equazione:

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La velocità di rinculo
Una disintegrazione è un evento in cui un corpo unico si separa
in due o più parti, come nel caso degli esperimenti con i carrelli.
Un altro esempio di disintegrazione è lo sparo di una pistola.
Siano m1 e 𝑣⃗" rispettivamente la massa e la velocità del
proiettile, mentre indichiamo con m2 la massa della pistola,
inizialmente ferma.

Dopo lo sparo, la pistola acquista una velocità


𝑣⃗# , detta velocità di rinculo, che per la legge
di conservazione è data da:

cioè è diretta come 𝑣⃗" ma con verso opposto.


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La propulsione a reazione
La propulsione a reazione funziona in base allo stesso principio
di «rinculo» che avviene con uno sparo di pistola.
Un razzo acquista velocità in avanti perché
«spara» continuamente all’indietro le molecole
dei suoi gas di scarico. I gas non spingono il
razzo per il fatto di premere sul terreno o
sull’aria atmosferica: la propulsione a reazione è
univocamente dovuta alla conservazione della
quantità di moto totale del sistema razzo-gas e
quindi è efficace anche nello spazio vuoto.
Poiché la forza-peso è una forza esterna non bilanciata, la legge di
conservazione della quantità di moto non è esatta. Tuttavia,
siccome la forza-peso è piccola rispetto alla forze interne che si
sviluppano tra gas e razzo, la legge continua a valere in modo
approssimato.
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Gli urti
Consideriamo due bocce che si urtano.
Durante l’urto, tra le due bocce si generano
forze molto intense che agiscono per
un tempo molto breve.
Rispetto a queste forze, che sono interne al sistema, la forza-
peso ed eventuali forze di attrito sono trascurabili.
Le forze d’urto sono dette forze impulsive, per il fatto che il
loro modulo aumenta rapidamente da zero fino a un massimo
molto grande e altrettanto rapidamente si annulla.

In tutti gli urti si sviluppano forze interne impulsive: in generale,


nella breve durata dell’urto le forze esterne sono trascurabili.
Tra l’istante che subito precede un urto e l’istante che subito
lo segue, la quantità di moto totale del sistema si conserva.

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La legge di conservazione negli urti
Consideriamo l’urto di due corpi di massa rispettivamente m1 e
m2, con velocità iniziali 𝑣⃗" , 𝑣⃗# prima dell’urto e 𝑉" , 𝑉# dopo l’urto.

Legge di conservazione:

Se il moto avviene su una retta:


NB:
v1, v2, V1, V2
possono essere
positive o negative
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L’urto elastico lungo una retta
Un urto si dice elastico se in esso si conserva sia la quantità di
moto sia l’energia cinetica totale dei corpi che interagiscono.

Gli urti tra sfere rigide (biglie, bocce ecc.) possono essere
trattati come urti elastici:

continua

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L’urto elastico lungo una retta

Anche se le traiettorie delle


sfere sono archi di parabola,
l’urto avviene lungo una retta.

Le leggi di conservazione della quantità di moto e dell’energia cinetica


formano un sistema di equazioni:

Possiamo riscrivere le due equazioni nel modo seguente:

da cui troviamo che:


continua

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L’urto elastico lungo una retta
Ricavando V2 dall’equazione v1 + V1 = v2 + V2 e sostituendolo nell’altra
equazione del sistema, si arriva a determinare V1 e V2 in funzione delle
quantità note (prima dell’urto):

Immaginiamo che i due corpi abbiano masse uguali e che, prima


dell’urto, il secondo sia fermo (m1 = m2, v2 = 0). Dal sistema si ottiene:

v1 = 0 e V2 = v1

Dopo l’urto, la prima pallina si ferma e la seconda acquista una velocità


pari alla velocità con cui è stata colpita dalla prima.

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L’urto completamente anelastico

Un urto si dice anelastico quando si conserva la quantità di


moto ma non l’energia cinetica.

La massima dissipazione di energia cinetica avviene nel caso


in cui, dopo l’urto, i due corpi possiedono la stessa velocità (in
modulo, direzione e verso).

In un urto completamente anelastico, la velocità finale, che


è la stessa per entrambi i corpi, è determinata dalla sola
conservazione della quantità di moto.

Se il moto avviene su una retta:

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L’urto obliquo
Su un piano orizzontale una biglia (rossa) di massa m urta in modo
elastico una seconda biglia (blu) della stessa massa, inizialmente
ferma.

• 𝑣⃗ è la velocità iniziale della biglia rossa;


• 𝑉 è la velocità finale della biglia rossa;
• 𝑢 è la velocità finale della biglia blu;

Se il centro della biglia blu, che all’inizio è ferma, si trova sulla retta
che contiene il vettore 𝑣⃗ , il moto delle due biglie, dopo l’urto,
prosegue sulla stessa retta. Se invece il centro della biglia blu è
esterno alla retta di 𝑣⃗ , l’urto è obliquo e i vettori 𝑢 e 𝑉 non sono
né paralleli a 𝑣⃗ né paralleli tra loro.

! Per la legge di conservazione della quantità di moto si ha che:

continua

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L’urto obliquo
! Siccome l’urto è elastico, imponiamo la conservazione dell’energia
cinetica:

Quindi, nel triangolo ABC, la somma


dei quadrati delle misure u e V dei
due lati BC e AB è uguale al
quadrato della misura v del lato AC.
Allora, per il teorema di Pitagora:
ABC è un triangolo rettangolo
con ipotenusa AC; il
parallelogramma ABCD è un
* è retto.
rettangolo; l’angolo 𝐷 𝐴𝐵
Nell’urto elastico obliquo di una biglia con un’altra biglia della
stessa massa e inizialmente ferma, le velocità finali sono
perpendicolari tra loro.
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Il centro di massa
Per studiare il moto d’insieme di un sistema di punti materiali
definiamo il centro di massa, cioè un punto in cui
approssimiamo che la massa del sistema sia interamente
concentrata e in cui agiscano le forze a cui il sistema è
soggetto.

Consideriamo due punti materiali di masse m1 e m2, fissiamo un


asse x di riferimento che passa per entrambi e chiamiamo x1 e
x2 le loro coordinate.

Il centro di massa del sistema dei due punti materiali è il punto


dell’asse x di coordinata xCM data dalla seguente formula:

continua

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Il centro di massa
Se i due punti hanno una stessa massa m, allora il centro di
massa è il punto medio tra i due:

Se i due punti hanno masse diverse, il centro di massa è


compreso tra i due ed è più vicino al punto con massa
maggiore.

In generale, per n punti materiali di masse m1, m2, … mn e


ascisse x1, x2, … xn, l’ascissa del centro di massa è data da:

continua

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Il centro di massa
Se il sistema di n punti materiali si estende su un piano,
l’ordinata del centro di massa si trova come visto per l’ascissa
ed è data da:

Per un sistema di punti materiali distribuiti nello spazio si


definisce allo stesso modo anche la coordinata zCM.

Il centro di massa può essere definito anche per un corpo che


abbia la massa distribuita con continuità in un certo volume.

Quando il sistema si estende in una regione al cui interno


l’accelerazione di gravità g è costante, il centro di massa
coincide con il baricentro del corpo o dell’insieme di corpi.
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Il moto del centro di massa
in assenza di forze esterne
Se la forza esterna risultante su un sistema è nulla, e
quindi la quantità di moto del sistema si conserva, il suo
centro di massa compie un moto rettilineo uniforme.
La velocità 𝑣⃗!" con cui si muove il centro di massa di un
sistema è legata alla quantità di moto totale 𝑝⃗#$# e alla
massa totale mtot del sistema:

La quantità di moto totale 𝑝⃗#$# è la quantità di moto che


avrebbe un singolo punto materiale di massa uguale alla
massa totale del sistema che si muove alla velocità
del centro di massa.
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Il moto del centro di massa
in presenza di forze esterne
Se la forza esterna risultante non è nulla, la quantità di
moto totale non si conserva e il centro di massa compie
un moto accelerato.
Per il teorema dell’impulso si ha che:

da cui, utilizzando 𝑝⃗$%$ = 𝑚$%$ 𝑣⃗() , troviamo che:

che significa: 𝐹⃗*+$ = 𝑚$%$ 𝑎⃗()


continua

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Il moto del centro di massa
in presenza di forze esterne
Se la forza esterna risultante 𝐹⃗%&# che agisce su un sistema di
massa totale mtot è diversa da zero, il centro di massa del
sistema si muove come un punto materiale di massa mtot
soggetto alla sola forza 𝐹⃗%&# .

Il centro di massa di un sistema è un punto geometrico che


non sempre coincide con uno dei punti fisici del sistema.

ESEMPIO:
il centro di massa di
un tuffatore che si lancia dal trampolino
compie lo stesso moto parabolico di un punto
materiale, indipendentemente dalle evoluzioni del
tuffatore.

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