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QUADERNO 3
QUADERNI DI ECOGRAFIA
Ecografia Vascolare
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Ecografia Vascolare
Sommario
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Aneurisma dell'aorta addominale
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Aneurisma dell'aorta addominale
Definizione di Aneurisma: dilatazione permanente e localizzata di un’arteria con aumento del diametro di
oltre il 50% rispetto a quello normale (si parla invece di ectasia se < al 50%) (Fig.1).
Il calibro normale dell’aorta addominale arriva a 2.5 cm in sede
sovra renale e a 2 cm in sede sotto renale.
La localizzazione più frequente dell’AAA è il tratto sotto renale
dell’aorta spesso con coinvolgimento anche della biforcazione
iliaca.
La causa principale è rappresentata dall’aterosclerosi; più
raramente si riconoscono come cause una necrosi cistica della
media o la Sindrome di Ehlers-Danlos.
Nel meccanismo di formazione gioca un ruolo determinante la
Figura 1 frammentazione e la sostituzione delle fibre di elastina della
tonaca media con fibre di collagene; ciò determina la riduzione
dell’elasticità della parete vasale con successiva progressiva dilatazione.
La patologia colpisce maggiormente il sesso maschile, con un rapporto di 4 a 1, e l’età avanzata. La
localizzazione a carico del tratto addominale dell’aorta è sette volte più frequente rispetto a quella del
tratto toracico.
Una volta formatosi un aneurisma esso può andare incontro a rottura e il rischio è correlato oltre che al
diametro anche alla velocità di crescita.
Il rischio di rottura a 5 anni in relazione al diametro è:
Il 75% dei pazienti è asintomatico (diagnosi accidentale, in genere durante altri accertamenti con
ecografia o con TAC o RM)
I sintomi sono spesso indicativi di una evoluzione verso la rottura: vago dolore addominale in regione
epigastrica irradiato posteriormente o al fianco oppure sintomi dovuti alla compressione con erosione dei
corpi vertebrali, nausea, vomito, calo ponderale, idronefrosi.
Quando si verifica una rapida espansione, una fissurazione o la rottura si ha dolore forte ed improvviso, al
dorso o all’addome che si può estendere fino alle cosce; il paziente può, anche con estrema rapidità,
andare incontro a shock emorragico da emo-retroperitoneo o emoperitoneo massivo. Altre possibili
evoluzioni sono rappresentate da perforazione con formazione di fistola A-V con la vena cava e
conseguente scompenso cardiaco ad alta portata, oppure perforazione in un segmento intestinale (nel 75%
dei casi la terza porzione duodenale) con conseguente massiva ematemesi e melena con quadro di shock.
La mortalità per rottura dell’aneurisma è molto alta: il 50% dei pazienti muore prima dell’arrivo in
ospedale, dei sopravvissuti il 24% muore in ospedale prima dell’intervento ed il 40% muore per
complicanze legate all’intervento. In sostanza 8 persone su 10 con rottura di aneurisma dell’aorta
addominale muore, mentre se l’aneurisma viene scoperto in tempo, e il trattamento chirurgico viene
programmato, il rischio di morte è inferiore al 3%. Questo è il motivo per cui questa patologia va
diagnosticata precocemente e l’intervento chirurgico va eseguito prima che il rischio di rottura divenga
elevato.
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Aneurisma dell'aorta addominale
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Aneurisma dell'aorta addominale
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Aneurisma dell'aorta addominale
Figura 6
Tipo I
Il tipo I è correlato al fallimento dell’aggancio della protesi all’arteria nativa prossimalmente (Ia) o
distalmente (Ib). Questa complicanza viene riscontrata nel caso in cui venga sovrastimato il
diametro del colletto con una scelta inadeguata della protesi che va incontro a ripiegamento, in
caso di vasi con diametri di grandi dimensioni, in caso di colletti angolati o di iliache tortuose.
Questo tipo di endoleak è spesso ad alto rischio di rottura della sacca, sebbene con la nuova
generazione di protesi sia in netta diminuzione.
Tipo II
L’endoleak di tipo II è causato dalla inversione del flusso di una arteria a partenza dalla sacca
aneurismatica (arterie lombari e arteria mesenterica inferiore) che rifornisce l’aneurisma. La
presenza di questo tipo di endoleak è spesso di difficile individuazione e viene individuato solo
nelle scansioni TC più tardive.
Tipo III
Dipende da un difetto della protesi che può essere legato ad una disgiunzione tra le componenti
della protesi modulare o ad una breccia nel graft. Questa evenienza risulta poco frequente e può
essere trattata mediante posizionamento di un’ulteriore protesi che escluda il rifornimento alla
sacca.
Tipo IV
È legato alla porosità della protesi e generalmente intercorre entro 30 giorni dal posizionamento.
Tipo V
L’endotension o endoleak di tipo V è un aumento della pressione all’interno della sacca con
ingrandimento della stessa senza evidenza di rifornimento ematico. Questo fenomeno è molto
controverso non essendo chiara la reale incidenza e quanto non sia in relazione a follow-up
effettuati con tecniche di imaging inadeguate.
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Aneurisma dell'aorta addominale
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
Figura 2
L’evoluzione “fisiologica” attesa della sacca aneurismatica è la riduzione di volume (“shrin-kage”), che
avviene nella maggior parte dei casi entro i primi 18 mesi; in alcuni casi la sacca può mantenere
dimensioni stabili. Se si assiste a un incremento del diametro, è indicato un approfondimento diagnostico
per escludere la presenza di rifornimento della sacca (endoleak). L’endoleak è più frequente in aneurismi
di grandi dimensioni con un rischio del 2% per dia-metri inferiori a 6 cm e del 10% per diametri superiori
a 6 cm [16].
La valutazione color-Doppler si focalizza sulla pervietà del graft, sia a livello del corpo sia delle
braghette, tenendo presente che la trombosi si verifica nel 2-4% dei casi, e comprende l’analisi qualitativa
color e/o power Doppler per valutare la presenza di flusso e l’analisi quantitativa e semi-quantitativa
mediante l’analisi spettrale, (trifasicità, velocità, indici di resistenza) del flusso. Il color-Doppler è
risultato affidabile nel determinare l’occlusione delle gambette dell’endograft nel monitorare la
grandezza della sacca [17]: i diametri misurati con ECD e CTA sono correlati, con minima sottostima da
parte dell’ ECD.
Per quanto riguarda la pervietà delle braghette è necessario valutarne la morfologia e la velocità del picco
di flusso sistolico (PSV) nei segmenti prossimale e distale: un aumento del PSV (indicativamente > 121
cm/s nel segmento prossimale e 129 cm/s nel segmento distale) è predittivo di complicanze a breve-
medio termine, pur non esistendo ancora un cut-off numerico preciso [18].
Durante la valutazione color-Doppler è fondamentale la detection degli EL che si effettua scansionando
tutta la sacca aneurismatica residua in senso cranio caudale, molto lentamente e con una bassa PRF in
modo da rilevare flussi anche molto lenti.
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
Figura 3
Chiaramente va posta parti-colare attenzione alle estremità craniali e caudali della protesi dove possono
essere presenti endoleak di I tipo (Fig. 3), ed alla parete posteriore della sacca, dove possono essere
presenti EL di tipo II da parte delle arterie lombari (Figg. 4 e 5), quindi alla porzione anteriore infero-
laterale sinistra dove emerge l’arteria mesenterica inferiore (Fig. 6).
Figura 4
Figura 4
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Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
Figura 6
ELII dall’arteria mesenterica inferiore blu in allontanamento dalla sonda e conferma CEUS
Fondamentale per la verifica del sospetto EL e la sua caratterizzazione è l’analisi spettrale del flusso
riscontrato al color-Doppler: monofasico, a basse resistenze; bifasico, a medie resistenze; bidirezionale, a
elevate resistenze. Gli EL a basse resistenze dovrebbero avere anche un out-flow, mentre quelli ad elevate
resistenze probabilmente non lo presentano. Controversi risultano gli studi sulla forma d’onda Doppler
dell’endoleak: un flusso bidirezionale (to and from) si avvierebbe più facilmente verso la chiusura
spontanea, mentre flussi bifasici o più simili all’onda di flusso periferica tendano a diventare persistenti
[19]; nello studio più recente di Beeman e coll. si ipotizza il contrario: il flusso to and from
rappresenterebbe un endoleak senza outflow, con conseguente progressivo aumento della pressione
diastolica intrasacca [20] e possibile rottura. Inoltre è di fondamentale importanza con l’ECD la
comprensione della direzionalità del flusso mediante il codice colore (caratteristica prerogativa dell’ECD
rispetto alla CTA e dirimente anche in senso terapeutico): gli ELII lombari hanno solitamente un flusso
rosso, cioè in avvicinamento verso la sonda (Fig. 5), mentre quelli a partenza dall’AMI sono blu poiché in
allontanamento dalla sonda (Fig. 6); se si riscontra un’AMI pervia con flusso rosso, è più probabilmente
un flusso da out- flow; così come se il flusso risulta blu a livello dei vasi lombari è verosimilmente un
out-flow.
A. fenestratura dell'AMS (visualizzabile B. valutazione eco colorDoppler con C. con powerDoppler della perfsine
come "zigrinatura" iperecogena) analisi spettrale parenchimale renale a valle
Per quanto riguarda le endoprotesi fenestrate, l’ECD risulta di fondamentale importanza permettendo di
studiare la pervietà dei vasi splancnici, il loro decorso, il tipo di flusso e le eventuali stenosi dovute al
graft o alle sue diramazioni. A livello delle fenestrature è possibile riscontrare modesti artefatti di aliasing
dati dall’accelerazione di flusso, anche in condizioni non patologiche. L’esame va completato con lo
studio dei flussi intraparenchimali (renale, epatico e splenico) per valutare la perfusione a valle (Fig. 7); la
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Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
presenza di flusso tardo e parvo nei rami intraparenchimali è un indicatore indiretto della presenza di
stenosi emodinamicamente significative superiore al 70%.
In conclusione l’ECD è una metodica sicura, non invasiva e facilmente disponibile i cui limiti risultano
nell’operatore e paziente-dipendenza (collaborazione, soma, meteorismo) e nell’impossibilità di
evidenziare eventuali anormalità strutturali del graft; possiamo quindi proporlo, affiancandolo alla
semplice radiografia diretta dell’addome, come fondamentale, se non principale, metodica di sorveglianza
con una riduzione significativa dei rischi per il paziente e dei costi, senza compromettere l’accuratezza
del follow-up [21].
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Lo studio ECD delle endoprotesi aortiche
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Sindrome dello stretto toracico superiore
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Sindrome dello stretto toracico superiore
Figura 2
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Sindrome dello stretto toracico superiore
Cause Compressive
La diagnosi è prevalentemente clinica e si basa su una anamnesi dettagliata e su un attento esame clinico
neurologico e osteo-muscolare del collo, della spalla, del braccio e della mano.
Interessamento del Plesso Brachiale Inferiore: dolore sordo, indotto dallo sforzo, irradiato alla regione
sopraclavicolare, alla spalla e al braccio.
Le parestesie sono frequenti e si manifestano con irradiazione metamerica (bordo interno del braccio e
dell’avambraccio, margine cubitale della mano e ultime due dita).
I disturbi sensitivi precedono di molti anni la comparsa di disturbi motori (stanchezza delle braccia
mentre ci si pettina).
L’esame clinico può evocare dolore alla palpazione sopra e sotto clavicolare, ma per lo più è negativo.
Interessamento del Plesso Brachiale Superiore: l’impegno del plesso brachiale superiore comporta
quasi esclusivamente una sintomatologia sensitiva, dominata dal dolore. Le caratteristiche sono analoghe
a quelle descritte per il plesso inferiore, ma la topografia interessa la parte anterolaterale del collo e
frequentemente s’irradia verso l’orecchio e la mandibola. Le parestesie sono meno frequenti.
Nell’interessamento arterioso raramente compaiono lesioni cutanee ischemiche delle dita, ischemia
acuta dell’arto superiore per occlusione embolica delle arterie dell’avambraccio e della mano, o per
occlusione prossimale dell’arteria brachiale.
Il quadro più frequente è la comparsa di una ischemia intermittente durante i movimenti di iperabduzione
dell’arto superiore, poco rilevante sotto il profilo clinico; il grado di ischemia può divenire clinicamente
importante in caso di pratica sportiva agonistica (baseball, tennis, golf).
L’unico segno clinico di rilievo è la scomparsa del polso radiale durante la manovra di iperabduzione del
braccio.
La diagnosi precoce di patologia venosa nella fase di ostacolato deflusso venoso può essere soltanto
sospettata, per il carattere intermittente della compressione e per l’aspecificità dei sintomi correlati come
l’edema e la cianosi. La scena clinica di un impegno venoso si apre generalmente con una trombosi
venosa, con comparsa repentina di edema che coinvolge tutto l’arto, cianosi moderata della mano, turgore
delle vene superficiali della mano, del braccio, e soprattutto della regione sottoclaveare.
Molto utilizzata in clinica è l’Elevated Arm Stress Test (EAST) o manovra del “ciao ciao” (Fig. 3).
Il paziente seduto solleva le braccia parallelamente alle spalle e con i gomiti a 90° apre e chiude i pugni
per 2–3 minuti.
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Sindrome dello stretto toracico superiore
Figura 3
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Sindrome dello stretto toracico superiore
Esame dinamico
Manovra di ADSON: consiste nella rotazione omolaterale del capo con iperestensione del collo durante
inspirazione forzata. Determina la contrazione dei muscoli scaleni (Fig. 4).
Figura 4
Figura 6
Figura 7
Si osservi la figura 7, si mostra come la presenza di una costa cervicale determini, in alcune condizioni
dinamiche, compressione sull’arteria succlavia con tipiche modificazioni dello spettro velocimetrico
consistenti nella comparsa di curve spettrali con aspetto di tipo francamente post-stenotico. Col tempo a
carico del tratto interessato dalla compressione, possono intervenire lesioni organiche quali fibrosi medio-
intimale, stenosi, aneurismi post-stenotici con interessamento secondario dei segmenti distali
(vasospasmo, embolizzazione).
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Sindrome dello stretto toracico superiore
La compressione sulla vena succlavia determina invece scomparsa del segnale colore durante le manovre
dinamiche; anche in questo caso nel tempo si possono creare le condizioni per una patologia organica
quale una trombosi venosa con tutti i segni ecodoppler specifici.
Riguardo la terapia essa si avvale di molti presidi fisioterapici. Alcuni protocolli specifici di fisioterapia
che mirano ad allargare lo spazio costo-claveare ottengono ottimi risultati in una buona percentuale di
casi. Cicli di farmaci miorilassanti, ultrasuoni e massaggi possono risultare utili soprattutto nelle crisi
acute.
In altre rare situazioni, specie se si sono instaurate complicanze a carico delle arterie, si deve ricorrere ad
interventi specifici:
1. Resezione della prima costa
2. Resezione di costa cervicale
3. Scalenotomia
4. Simpaticectomia toracica
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Sindrome dello stretto toracico superiore
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
I quadri clinici principali sono costituiti dall’arteriosclerosi, dall’arteriopatia diabetica e dal Morbo di
Bürger.
La lesione anatomo-patologica di base è costituita dalla placca ateromasica che origina con la deposizione
di materiale lipidico a livello dell’intima vasale. Successivamente il processo evolve con gradi progressivi
di ispessimento parietale e vari aspetti strutturali della lesione ateromasica.
Le placche ateromasiche hanno come sedi preferenziali le biforcazioni vasali:
• Carrefour aortico
• Biforcazione femorale
• Triforcazione poplitea
• Terzo distale della femorale superficiale nel tratto in cui attraversa il canale degli adduttori
(microtraumatismo cronico).
Nel 25-30% dei casi è interessato il tratto distale dell’aorta e l’origine delle iliache comuni.
Il circolo collaterale più importante avviene attraverso l’iliaca interna che può rifornire
tanto l’esterna, per via retrograda, quanto la femorale comune e la profonda con le quali
presenta ricche anastomosi.
L’iliaca interna è a sua volta rifornita da anastomosi con le arterie lombari e con la sacrale
media e dalla mesenterica inferiore attraverso il circolo arterioso emorroidario.
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
Diagnosi
L’esame clinico è generalmente sufficiente per confermare la diagnosi di arteriopatia obliterante degli arti
inferiori. Ad esso si possono associare semplici tests quali la valutazione dell’indice pressorio caviglia-
braccio (indice di Winsor o ABI) a riposo e in corso di Treadmill test. Valore normale ≥ 1.00
La diagnostica per immagini si avvale di: Ecocolordoppler, Angio-TC, Angio-RMN, Angiografia.
L’Ecocolordoppler permette di:
• Individuare il segmento arterioso interessato dalle lesioni;
• Indicare il grado di stenosi e/o un’eventuale ostruzione;
• La presenza e la validità dei circoli collaterali.
Deve quindi essere considerato quale esame che precede e può eventualmente indicare l'esecuzione di un
esame angiografico, generalmente in relazione a fini terapeutici.
In corso di patologia ateromasica l’ecocolorDoppler ci può fornire informazioni “di parete” ed
informazioni “di lume”
Le prime riguardano la struttura della placca, le seconde invece riguardano le ripercussioni emodinamiche
sul circolo legate a fatti steno-ostruttivi.
Si va da quadri di ispessimento medio-intimale diffuso alla presenza di placche a struttura omogenea, con
vari aspetti di ecogenicità da ipoecogene ad iperecogene e calcifiche, o di placche a struttura disomogenea
per la presenza di aree a diversa ecogenicità con presenza di aree ipo- o anecogene che possono essere
espressione di fenomeni degenerativi e/o emorragia intraplacca che rendono la stessa instabile con la
possibilità di fenomeni di embolizzazione (Fig. 1).
Figura 1
Figura 2
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
Figura 6 29
QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
CONCLUSIONI
L’Eco-Color-Doppler è un’indagine non invasiva, accurata nei confronti con l’angiografia ed ha la
potenzialità di sostituirla nella determinazione della strategia terapeutica.
È particolarmente indicato per lo studio della biforcazione femorale e delle arterie femorali, superficiale e
profonda, mentre spesso è un esame complementare ad indagini di secondo livello come Angio-TC e
Angio-RM nei pazienti con interessamento prevalente dei segmenti infrapoplitei.
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QUADERNI DI ECOGRAFIA
Arteriopatia obliterante periferica
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