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le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Ottobre 2021
euro 5,90

Fare luce
sull’Alzheimer
La scoperta
di nuovi fattori
genetici
di rischio aiuta
a capire
meglio questa
malattia
e indica bersagli
terapeutici
promettenti
RIVISTA MENSILE - NUMERO 638 - 27 SETTEMBRE 2021
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA

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Astronomia Sicurezza globale Etologia


Alla ricerca di mondi abitabili Le false promesse e i rischi Il gioco è un’attività seria
nel nostro vicinato galattico delle armi ipersoniche anche per gli animali
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in copertina Sommario
Demoralizzati dai fallimenti delle nuove terapie, molti ricercatori
che studiano l’Alzheimer si sono concentrati su bersagli farmacologici
nuovi e promettenti (Illustrazione di Sara Gironi Carnevale) Ottobre 2021 numero 638

40
COMPORTAMENTO
ANIMALE
Perché gli
animali giocano?
di Caitlin O’Connell
Giocare affina la forma
fisica e le capacità
cognitive e permette agli
animali di sviluppare
le abilità necessarie
a sopravvivere e a
riprodursi

ASTRONOMIA NEUROSCIENZE
26 Nuovi mondi attorno a noi 58 La mente che balbetta
di Mario Damasso di Lydia Denworth
Nel nostro vicinato ci sono numerose stelle che ospitano Un tempo attribuita alla personalità o ai genitori, la balbu-
pianeti piccoli e rocciosi. Lo studio di questi sistemi po- zie scaturisce da geni e da circuiti neurali difettosi. Ma le
trebbe portare alla scoperta di mondi simili alla Terra e in scoperte più recenti stanno portando a nuovi trattamenti
grado di sostenere la vita
SICUREZZA GLOBALE
M A L AT T I E N E U R O L O G I C H E
66 Armi esagerate
34 Una nuova visione dell’Alzheimer di David Wright e Cameron Tracy
di Jason Ulrich e David M. Holtzman
Per le leggi della fisica le armi ipersoniche non possono
Negli ultimi anni è emerso un nuovo attore che contribu- mantenere le ambiziose promesse fatte sul loro conto
isce alla malattia, bersaglio di possibili terapie: le cellule
immunitarie della microglia IDENTITÀ DI GENERE

ASTRONOMIA 74 La prima clinica


48 Non proprio stelle per trans al mondo
di Katelyn Allers di Brandy Schillace

Le nane brune si trovano a cavallo del confine tra stelle Oggi, in Germania, l’Istituto per la ricerca sessuale avreb-
e pianeti, e potrebbero aiutare a risolvere misteri su en- be oltre cent’anni, se non fosse stato distrutto dai nazisti
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trambi questi tipi di corpi celesti


SCIENZA PER IMMAGINI
EPIDEMIOLOGIA 80 Fotografare l’invisibile
56 L’anno in cui l’influenza sparì Intervista di Rose Taylor e Ivona Tokic
Joachim Schmeisser

di Katie Peek La bellezza dei piccoli mondi svelati dalla fotografia con
Le misure di sanità pubblica prese l’anno scorso per ral- il microscopio elettronico a scansione nell’affascinante
lentare la diffusione di COVID-19 hanno praticamente racconto di due dei massimi esperti mondiali della foto-
sconfitto l’influenza grafia scientifica

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo

8 In edicola

10 Intervista
Una medaglia Dirac senza precedenti
per la fisica italiana di Matteo Serra

12 Made in Italy
La frontiera liquida della retina artificiale
di Letizia Gabaglio

10 14 Il matematico impertinente
Una storia surreale di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
L’assassinio di un diverso di Telmo Pievani

16 Homo sapiens
Tracce invisibili di antiche presenze di Giorgio Manzi

17 La finestra di Keplero
Dai supermercati agli alieni di Amedeo Balbi

Mark Garlick/ SPL/AGF (illustrazione fusione buchi neri); neil bowman/iStock (scimpanzè); marrakeshh/iStockphoto (olio siccativo)
88 Coordinate
Le vittime occulte del COVID di Tanya Lewis
15
89 I bastioni di Orione
Physiologia Tenebrae di Michele Bellone

90 La ceretta di Occam
La rimonta del biotech di Beatrice Mautino

91 Pentole & provette


Oli che seccano di Dario Bressanini

92 Rudi matematici
Premi post-DAD
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio

91 94 Libri & tempo libero


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SCIENZA NEWS

18 Nelle profondità di Marte con InSight 21 Anche le giraffe formano 23 Con le ultime eruzioni l’Etna
20 Come nasce la luna di un esopianeta società complesse è cresciuto
20 Osservato al CERN un tetraquark 22 Una Terra ancora piena di CFC 23 La circolazione atlantica
senza uguali 22 Il futuro degli eventi è vicina al collasso?
21 Dalle alghe alle piante climatici estremi 24 Brevissime

4 Le Scienze 638 ottobre 2021


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I L M E N S I L E D I P S I C O LO G I A E N E U R O S C I E N Z E N . 2 0 2 – A N N O X I X – OT TO B R E 2 0 2 1 – 6, 0 0 E U R O

MIND M E N T E & C E R V E L LO

Il dolore delle donne


Il dolore fisico accompagna spesso la vita delle donne. Una sofferenza trascurata,
curata male o persino indotta che può avere conseguenze sulla salute psicologica

Tecnologia Lettura Psicologia


46 Umani 2.0 60 Il tempo per imparare 86 Guida al coaching

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di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello John P. Moore
presidente, Wenner- docente di microbiologia e
Gren Foundation for immunologia, Weill Medical
Anthropological Research College, Cornell University
Roberto Battiston M. Granger Morgan
professore ordinario di fisica docente, Carnegie Mellon
sperimentale, Università University
di Trento Miguel Nicolelis
Roger Bingham condirettore, Center for
docente, Center for Brain and Neuroengineering, Duke
Cognition, Università della University
California a San Diego Martin Nowak

Nuovi obiettivi Edoardo Boncinelli


docente, Università Vita-
Salute San Raffaele, Milano
Arthur Caplan
direttore, Program for
Evolutionary Dynamics,
Harvard University
Robert Palazzo
docente di biologia,

per l’Alzheimer
docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
La strada per fare luce sulle sue cause è lunga direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
e insidiosa, ma la ricerca va avanti senza sosta Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
Ramachandran

S
econdo un documento pubbli- ca che può durare da 15 a 25 anni. E proprio Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
cato dall’Organizzazione mon- quella dovrebbe diventare il bersaglio per Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
diale della Sanità all’inizio di set- aggredire l’Alzheimer prima che provochi fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
tembre, le persone che soffrono di qualche danni cognitivi irreparabili. Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
forma di demenza, nel mondo, sono 55 Per un secolo, le principali indiziate per docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
milioni, con un’incidenza di 10 milioni di l’insorgere della malattia sono state due Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
nuovi casi ogni anno. Circa due terzi dei proteine: la proteina amiloide e la protei- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
pazienti – vale a dire oltre 35 milioni – han- na tau. E su di esse si è concentrata la ri- Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
no la malattia di Alzheimer. cerca, trascurando – osservano Ulrich e Kaigham J. Gabriel Cambridge
presidente e CEO, Charles
Non sorprende dunque che l’annuncio Holtzman – un altro fattore che era già sta- Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
dell’approvazione, da parte della Food and to illustrato da Alzheimer nell’autopsia del- Harold Garner Washington State University
Drug Administration (FDA) statunitense il 7 la sua prima paziente: «Al microscopio no- direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
giugno scorso, del primo farmaco che mira tò chiare alterazioni nella composizione Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
a modificare il decorso dell’Alzheimer ab- strutturale di alcune cellule non neurona- Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
bia sollevato speranze soprattutto nei fa- li, chiamate cellule della glia, che costitui- direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università Education
miliari di chi è colpito dalla malattia. Tut- scono circa la metà delle cellule cerebrali». della California a Santa
Barbara
Terry Sejnowski
tavia sull’aducanumab – questo il nome del Nell’ultimo quarto di secolo, poi, le in- docente e direttore del
David Gross Laboratorio di neurobiologia
farmaco – si sono abbattute anche le per- dagini genetiche hanno individuato alcuni docente di fisica teorica, computazionale, Salk
plessità di una parte della comunità medi- geni coinvolti nell’insorgere della malattia, Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
co-scientifica. Secondo l’autorità regolato- ma che non sembrano essere responsabili per la fisica 2004) Michael Shermer
ria, da una parte, la molecola ha dimostrato di una frazione elevata dei casi; in genere, Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
sufficiente efficacia, riducendo i sintomi in l’Alzheimer si presenta come «caso isolato» Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
fase precoce e contrastando la formazione all’interno di una famiglia. Eppure recenti Daniel M. Kammen University School of Medicine
direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
delle placche amiloidi considerate una del- analisi ad ampio raggio hanno individuato and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
le sospette cause della malattia. Dall’altra, un gene che è espresso soltanto nelle cel- Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
l’approvazione è arrivata nonostante il pa- lule della glia, e una sua mutazione che ne Vinod Khosla Università di Trento
rere contrario espresso da un comitato di compromette il funzionamento aumente- Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
esperti indipendenti nominati dalla stes- rebbe di 2-4 volte il rischio di contrarla. E presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
sa FDA. I consulenti hanno contestato l’in- anche altri geni individuati come fattori di for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
completezza dei trial clinici che, in partico- rischio – dicono ancora Ulrich e Holtzman for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
lare, non avrebbero dimostrato significativi – suggeriscono un ruolo delle cellule della Arizona State University
Università del Texas ad
miglioramenti nel ridurre il declino cogni- microglia nella genesi dell’Alzheimer. Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
tivo dei pazienti. Il legame tra la riduzione La strada per fare luce sulle cause del- Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

TrygFonden Research Group, docente di chimica e


Università di Oxford e
degli aggregati di proteina amiloide e il re- l’Alzheimer è ancora lunga e insidiosa, Università di Aarhus
biochimica, Harvard
University
cupero cognitivo sembra inaspettatamen- ma scoprire la risposta della microglia al- Steven Kyle Nathan Wolfe
docente di economia
te debole. le placche amiloidi e ai grovigli di proteina applicata e management,
direttore, Global Viral
Forecasting Initiative
D’altra parte, si sa, la malattia descritta tau potrebbe farci identificare nuovi ber- Cornell University
Anton Zeilinger
Robert S. Langer
per la prima volta da Alois Alzheimer nel sagli terapeutici per provare ad arginare il docente di ottica quantistica,
docente, Massachusetts Università di Vienna
1907 è un nemico subdolo, come racconta- terribile impatto della malattia. E dare fi- Institute of Technology Jonathan Zittrain
no Jason Ulrich e David Holtzman a pagina nalmente sollievo ai pazienti e a chi assiste Lawrence Lessig docente di legge e computer
docente, Harvard Law School science, Harvard University
34. Tanto più che ha una fase presintomati- impotente al loro declino.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola A richiesta a novembre Rosso di sera…, un libro
in cui Andrew Blum esplora la complessa
macchina delle previsioni del tempo

Così ogni giorno nasce il meteo

C
i sembra tutto semplice, quan- te dai suoi campioni», scrive nella prefazione il
do guardiamo che tempo farà su presidente dell’Associazione italiana di scien-
un’app o in televisione. Ma per ri- ze dell’atmosfera e meteorologia, Dino Zardi.
cavare ogni giorno quelle previsioni si mo- Incontrando i protagonisti delle scoperte e
bilita la più ampia e complessa infrastruttu- delle operazioni, visitando le stazioni meteo
ra che l’umanità abbia mai messo in piedi: una storiche e i laboratori che oggi progettano i
rete mondiale di stazioni che raccolgono dati satelliti, Blum racconta il succedersi di idee e
dettagliati sulle condizioni atmosferiche e al- modelli, di speranze e di insuccessi, di scoper-
tri parametri di rilievo, un sistema di comu- te scientifiche e di imprese ingegneristiche.
nicazione per condividerli su scala globale, e Nonché di accordi politici: via via che diveni-
sofisticati modelli al computer per ricavare la va chiaro quanto questi settori possano essere
gamma di scenari più o meno probabili in cui decisivi per l’economia di intere nazioni, si è
quella situazione potrà evolversi nelle ore e sviluppata una vera e propria diplomazia del-
nei giorni successivi. Con la prospettiva ormai la meteorologia, che merita un intero capito-
in vista di ottenere previsioni attendibili a due lo del libro.
settimane. La tecnologia continua a offrirci soluzioni
La storia di come è stata costruita questa sempre più efficaci per osservare sia l’atmo-
poderosa «macchina del tempo» che un tem- sfera sia le altre componenti del sistema Ter-
po pareva irrealizzabile (almeno non in mo- ra a essa collegate, dall’idrosfera alla criosfera
do tale da poter essere di utilità pratica), e di alla biosfera. «Sfruttare queste soluzioni per
come funziona oggi, la racconta il giornalista migliorare la nostra capacità di monitorare
Andrew Blum. l’atmosfera del pianeta, e predire in modo ef-
«Con impeccabile rigore storico e scientifi- ficace la sua evoluzione, è ancora una sfida in-
co, alleggerito da un brillante stile narrativo, tellettuale affascinante per le giovani genera-
l’autore ripercorre gli sviluppi della meteoro- zioni, e al tempo stesso foriera di benefici per
logia negli ultimi 150 anni e le sfide affronta- tutta l’umanità.»

IL PARADOSSO DI NOVEMBRE R I S E R VAT O


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8 Le Scienze 638 ottobre 2021


Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Intervista Alessandra Buonanno è la prima scienziata
italiana a ricevere uno dei riconoscimenti
più prestigiosi per la ricerca in fisica teorica

Una medaglia Dirac senza


precedenti per la fisica italiana

O
rmai da diversi anni gli interferometri degli
esperimenti LIGO, negli Stati Uniti, e Virgo, in Italia, ri-
levano con regolarità le onde gravitazionali, increspa-
ture dello spazio-tempo prodotte dalla fusione di buchi neri e stel-
le di neutroni. LIGO e Virgo sono veri gioielli tecnologici: tuttavia,
nel celebrare i progressi del settore, spesso si dimentica il fonda-
mentale apporto dei fisici teorici. A dare loro il giusto riconosci-
mento ci ha pensato l’International Centre for Theoretical Physics
(ICTP) di Trieste, che ha assegnato l’edizione 2021 della medaglia
Dirac, uno dei premi più prestigiosi dedicati alla ricerca in fisica
teorica, proprio a quattro scienziati teorici che hanno dato contri-
buti decisivi nel settore delle onde gravitazionali.
Tra loro c’è anche Alessandra Buonanno, del Max-Planck-In-
stitut für Gravitationsphysik di Potsdam in Germania, prima
scienziata italiana a ricevere il premio.

Nelle motivazioni del premio si parla di «contributi essenziali per stabi-


lire le proprietà di onde gravitazionali prodotte in eventi astrofisici vio-
lenti». Può spiegarci meglio il ruolo giocato dalle previsioni teoriche in
questo campo?
Le onde gravitazionali sono segnali estremamente deboli. Per
questo motivo, quando arrivano ai rivelatori terrestri, sono som-
merse dal «rumore» degli strumenti: bisogna quindi avere la ca-
pacità di riconoscere il segnale, filtrandolo dal rumore. Per farlo, è
necessario disporre di un’estesa banca dati di forme d’onda molto
accurate, dette filtri, con cui confrontare il segnale estratto dal ru-
more del rivelatore. Quando la correlazione tra uno dei filtri e i da-
ti è sufficientemente grande, si può concludere di aver trovato un
segnale di onda gravitazionale. E a quel punto, quello stesso filtro
ci permette anche di capire se le sorgenti astrofisiche del segna-
le sono buchi neri o stelle di neutroni e di risalire ai loro parametri
fondamentali: le masse, la rotazione intrinseca, la posizione, la di- re le equazioni in modo approssimato. Il metodo rende possibile
Mark Garlick/ SPL/AGF (illustrazione fusione buchi neri)

stanza dalla Terra e così via. derivare rapidamente un gran numero di forme d’onda relative a
Io e gli altri tre premiati, Thibault Damour, Frans Pretorius e eventi di fusione tra coppie di buchi neri o stelle di neutroni. Poi,
Cortesia Alessandra Buonanno (Buonanno);

Saul Teukolsky, abbiamo contribuito negli anni a costruire que- nel 2005, Pretorius ha ottenuto per la prima volta anche soluzio-
sto speciale archivio, costituito da più di 400.000 forme d’onda. ni numeriche, derivate cioè su un supercomputer. In questi ulti-
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mi 15 anni, insieme a studenti di dottorato e ricercatori post-doc


Qual è stato il suo contributo in particolare? del mio gruppo, prima negli Stati Uniti e poi in Germania, ho lavo-
Per ricavare queste forme d’onda è necessario risolvere le rato per combinare questi due metodi, sfruttando le soluzioni nu-
equazioni della relatività generale di Albert Einstein per due cor- meriche per raffinare quelle analitiche e ottenere così forme d’on-
pi che si attraggono e poi si fondono: si tratta di un problema mol- da sempre più precise.
to complicato. Tuttavia tra il 1998 e il 1999, insieme a Damour, ab-
biamo sviluppato un metodo analitico – basato cioè solo su «carta Come mai ha scelto di dedicarsi proprio a questo settore di ricerca?
e penna», senza l’ausilio di computer – che permette di risolve- A dire il vero, all’inizio ho fatto tutt’altro! Durante il dottora-

10 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Matteo Serra

CHI È

ALESSANDRA BUONANNO

Dopo la laurea e il dottorato all’Università di Pisa, Planck-Institut für Gravitationsphysik, dove medaglia Galilei dell’Istituto nazionale di fisica
ha lavorato in enti di ricerca, tra cui il CERN di dirige il Dipartimento di astrofisica e cosmologia nucleare e la medaglia Dirac dell’ICTP di Trieste.
Ginevra, l’Institut des Hautes Études Scientifiques relativistica. Per i risultati nella fisica gravitazionale È membro della tedesca Accademia nazionale
di Parigi, il California Institute of Technology e teorica ha ricevuto molti premi, tra cui il Leibniz delle scienze leopoldina e dell’Accademia
l’Università del Maryland. Dal 2014 è al Max- Prize della Fondazione tedesca per la ricerca, la nazionale delle scienze degli Stati Uniti.

La banca dati di Buonanno e colleghi è cruciale


per confermare la rilevazione di onde gravitazionali,
emesse per esempio dalla fusione di buchi neri.

Si parla molto di «nuova era dell’astronomia»: quali sono le prospettive


future? I teorici continueranno a giocare un ruolo cruciale?
Stiamo vivendo una vera rivoluzione, paragonabile a quella av-
viata da Galileo Galilei 400 anni fa. Grazie a LIGO e Virgo oggi ab-
biamo a disposizione un canale di osservazione dell’universo del
tutto inaccessibile con l’astronomia elettromagnetica. Dal 2015 a
oggi sono stati osservati circa 60 eventi, in gran parte derivanti da
collisioni tra buchi neri stellari: questo già ci permette di poter fa-
re studi di popolazione ed estrarre alcune caratteristiche genera-
li di questi oggetti.
Nel 2017, poi, è arrivato anche il primo evento «multi-messag-
gero», la fusione tra due stelle di neutroni rilevata sia da LIGO e
Virgo sia dai telescopi elettromagnetici. Inoltre, alcune tra le os-
servazioni più recenti hanno caratteristiche che sfidano le previ-
sioni teoriche: per questo motivo, sarà essenziale aggiornare i mo-
delli analitici e numerici per ottenere forme d’onda sempre più
accurate.

Sul fronte degli esperimenti invece ci saranno ulteriori progressi?


Eccome. LIGO e Virgo continueranno a operare ancora per an-
ni, ma intanto sono in cantiere nuovi osservatori terrestri, come
l’europeo Einstein Telescope e lo statunitense Cosmic Explorer,
che avranno una sensibilità molto maggiore. A partire dal pros-
simo decennio avremo poi a disposizione anche l’interferometro
spaziale LISA, che sarà capace di osservare segnali emessi nella fu-
sione di buchi neri supermassicci al centro delle galassie.
to all’Università di Pisa avevo lavorato su modelli di cosmologia
dell’universo primordiale. La svolta arrivò proprio durante il pe- Lei è solo la seconda donna, in 36 anni, a ricevere la medaglia Dirac.
riodo in Francia con Damour, che già studiava le onde gravita- Crede che esista ancora un problema di scarso riconoscimento dei risul-
zionali emesse da sistemi binari: ho subito colto l’opportunità di tati ottenuti dalle scienziate rispetto ai colleghi maschi?
unirmi a questa ricerca, in un campo che allora era relativamente Penso che questo discorso vada allargato a ogni forma di diver-
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nuovo, con gli esperimenti in fase di costruzione e le soluzioni te- sità. Per ottenere risultati nella scienza ci vogliono passione, de-
oriche ancora tutte da trovare. terminazione, fiducia in se stessi e disciplina, ed è essenziale eli-
minare ogni barriera culturale e sociale che impedisca a chiunque
Ci sono stati momenti di sfiducia, prima della scoperta? di sviluppare pienamente queste qualità. Io spero che questo pre-
In realtà no. Nonostante le tante incognite, devo dire che si è re- mio possa fornire un messaggio positivo alle giovani donne, ma
spirato sempre un grande ottimismo, grazie anche al supporto co- anche a tutti i giovani in generale che desiderano intraprendere la
stante delle agenzie che hanno finanziato gli esperimenti e la ri- strada della scienza, indipendentemente dal genere, dalle inclina-
cerca teorica. zioni sessuali o dalle credenze religiose.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy La start-up Novavido studia una soluzione
terapeutica innovativa per la retinite pigmentosa
e la degenerazione maculare

La frontiera liquida
della retina artificiale

È
una strada lunga quella che ha portato da un’intuizione
nata sulla scia di una ricerca d’avanguardia alla creazio-
ne di una start-up che quell’intuizione vuole trasformare
in un prodotto. Dieci anni quelli alle spalle di Novavido, che sono
serviti a mettere a punto la tecnologia per realizzare un’innova-
zione senza precedenti: la retina liquida artificiale.
Ma torniamo a quando tutto è iniziato, dall’incontro di Gugliel-
mo Lanzani – che nel Center for Nano Science and Technology
dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Milano si è sempre oc-
cupato, tra l’altro, di conversione della luce in energia sfruttando
materiali organici – con Fabio Benfenati, che invece a Genova, al
Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’IIT, studia
le funzioni e le malattie neurologiche. «Perché non trasformare un
pannello solare in uno stimolatore di neuroni?», si sono domanda-
ti i due ricercatori.

Un salto importante
La risposta a quella domanda è proprio il prodotto che Novavi-
do vuole portare sul mercato nell’arco dei prossimi sei anni: una
terapia innovativa per la cura della retinite pigmentosa e della de-
generazione maculare. «Fin dall’inizio l’idea è stata sostituire le
cellule ultraspecializzate della retina, che trasformano la luce in milioni di euro di Alfasigma, G-Factor, Utopia SIS, Istituto David
informazione interpretabile dal cervello, quando queste cellu- Chiossone e Club2021, a cui si aggiungerà dopo 24 mesi, se tutto
le muoiono a causa di malattie come la retinite pigmentosa. E di procederà come nei piani, un ulteriore finanziamento di 4,5 milio-
farlo con un polimero fotovoltaico», racconta Giovanni Manfre- ni per iniziare la fase di sperimentazione sull’essere umano della
di, ex ricercatore dell’Istituto italiano di tecnologia e oggi CEO di retina artificiale liquida. La sperimentazione sarà condotta in col-
Novavido. «All’inizio si pensava di sviluppare un dispositivo fisi- laborazione con Grazia Pertile, direttrice del Dipartimento di ocu-
co di piccolissime dimensioni, un pezzetto di plastica da impian- listica dell’IRCCS Ospedale sacro cuore Don Calabria di Negrar di
tare nell’occhio, ma poi ha preso piede l’idea di una formulazio- Valpolicella, in provincia di Verona, e con Maurizio Mete, chirur-
ne liquida a base acquosa al cui interno ci sono nanoparticelle di go oculista presso lo stesso IRCSS. Il prodotto finale sarà una so- Cortesia Novavido (tutte le foto in questa pagina e nella pagina a fronte)

materiale fotovoltaico che vengono iniettate nell’occhio e sostitu- spensione di nanoparticelle polimeriche biocompatibili e fotoatti-
iscono i fotorecettori morti a causa della malattia», spiega Manfre- ve da iniettare nell’area retro-oculare per sostituire i fotorecettori
di, che dopo un dottorato in scienza dei materiali e l’incontro con danneggiati, ripristinando la stimolazione dei neuroni retinici che
Lanzani di IIT si getta anima e corpo in questa impresa. inviano le informazioni visive al cervello.
«Era chiaro fin dall’inizio, infatti, che per realizzare il nostro La sperimentazione umana arriva sulla scorta dei risultati ot-
obiettivo dovevamo passare per un percorso imprenditoriale: per tenuti sui modelli animali di retinite pigmentosa durante i test
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

sviluppare un dispositivo autorizzato all’uso negli esseri umani bi- preclinici, pubblicati nel 2020 su «Nature Nanotechnology».
sogna intraprendere un percorso complesso e costoso di valuta- «Dobbiamo ancora ottimizzare la formulazione affinché sia adat-
zioni di sicurezza, efficacia e durata dell’azione, certificazioni di ta all’uso umano. Saremo impegnati nei prossimi 2-3 anni in atti-
conformità e molto altro, che un gruppo di ricercatori da solo non vità di ricerca e sviluppo per ottenere informazioni sulla sicurez-
può certo effettuare. Servono molti investimenti», specifica Man- za, per poi passare agli esseri umani», spiega Manfredi. La start-up,
fredi che insieme agli inventori della tecnologia nel 2021 ha fon- accelerata nell’incubatore G-Factor della Fondazione Golinelli, ha
dato la start-up. infatti concluso un contratto di licenza per l’uso dei 3 brevetti de-
E i soldi sono arrivati: grazie a un primo investimento di 1,4 positati durante le attività di ricerca di IIT e dell’IRCCS Ospedale

12 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Letizia Gabaglio

LA SCHEDA - NOVAVIDO
Qui sotto due immagini
al microscopio della retina Azienda fondata nel 2021
artificiale liquida sviluppata da Persone di riferimento: Giovanni Manfredi (CEO)
Novavido. Altre protesi retiniche
Sito: www.novavido.it Mail: info@novavido.it
usano microchip di silicio o altri
semiconduttori, ma sono troppo Numero di brevetti: n.d.
impegnative per i pazienti rispetto Dipendenti-collaboratori: 1
ai vantaggi che offrono.

Le malattie nel mirino dei ricercatori di Novavido sono retini-


te pigmentosa e degenerazione maculare, due patologie in cui la
retina subisce un processo di degenerazione seguendo però due
meccanismi diversi. La prima ha una causa genetica e si manife-
sta con un’iniziale perdita del campo visivo periferico che porta a
un restringimento progressivo della visione fino alla cecità; la se-
conda è invece dovuta ai processi di invecchiamento ed è carat-
terizzata da una perdita di visione prima centrale che poi via via
prende tutta la retina. «Dal momento che il nostro dispositivo so-
stituisce la funzione dei fotorecettori che in entrambe le malattie
perdono progressivamente la loro capacità di funzionare, abbia-
mo buone probabilità che possa essere efficace in tutti e due i ca-
si. Per adesso però gli esperimenti li abbiamo effettuati su model-
li di retinite pigmentosa ed è da questa indicazione che vogliamo
iniziare. Poi affronteremo anche la degenerazione maculare», dice
Manfredi. E certo sarebbe un salto importante a livello di nume-
rosità della popolazione interessata: la prima è una malattia rara,
la seconda una patologia che colpisce gli anziani e che oggi solo in
Italia interessa circa 1 milione di persone.

Una differenza che conta


Proprio per la diffusione delle malattie che colpiscono la retina,
l’idea di svilupparne una versione artificiale che sostituisca quel-
la non più funzionante è una strategia a cui stanno lavorando di-
versi gruppi di ricerca in giro per il mondo. Ma il prodotto di No-
vavido è un unicum. Le altre protesi retiniche in sviluppo, infatti,
usano microchip in silicio oppure altri semiconduttori che sono
impiantati all’interno dell’occhio; hanno quindi bisogno di esse-
re alimentate da una batteria esterna che è collegata al dispositi-
vo con cavi passanti o piccoli induttori accoppiati. Tutte usano un
visore esterno, una specie di computer collegato a un paio di oc-
chiali speciali che amplificano il segnale della luce. Insomma, si
tratta di soluzioni molto ingombranti, che peraltro migliorano l’a-
cuità visiva senza però garantire un vero e proprio recupero del-
la vista: spesso si riacquista una piccola porzione del campo visi-
vo, al centro. Ecco perché alcuni pazienti rifiutano questo tipo di
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

protesi, che risulta troppo impegnativa a fronte del vantaggio che


se ne ricava.
Al contrario, la retina artificiale liquida non necessita di al-
sacro cuore. Una volta che la tecnologia sarà validata nei primi test cun tipo di occhiali, telecamere oppure fonti di alimentazione ed
clinici, la start-up seguirà i pazienti dalle fasi preliminari alla riabi- è somministrata localmente come un farmaco tramite iniezione,
litazione finale e continuerà la ricerca per ottimizzare questo trat- permettendo quindi un intervento chirurgico breve e poco trau-
tamento e mettere a punto altre soluzioni per affrontare la varietà matico. Se tutto andrà come si spera sarà una bella differenza,
di malattie neurodegenerative legate alla visione. frutto di un lungo cammino di ricerca e sviluppo.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

Una storia surreale


I numeri reali colmarono i buchi della retta reale creati
dai numeri irrazionali, ma la matematica è andata oltre

no dei paradossi dell’insegnamen- spondenti agli sviluppi decimali finiti ottenuti

U to della matematica moderna è l’ec-


cesso di rigore e di astrattezza, che
spinge spesso a iniziare i corsi dal punto in cui
troncando gli sviluppi infiniti.
Di solito a scuola e all’università ci si fer-
ma qui, accontentandosi del fatto che la retta
dovrebbero invece finire. I numeri reali, in reale costituisca il completamento della retta
particolare, vengono di solito costruiti a par- razionale: tutti i buchi sono stati tappati, per-
tire dai numeri razionali, tramite successioni ché ogni successione convergente di razio-
di Cauchy o sezioni di Dedekind, o addirittu- nali converge a un numero reale, e altri non
ra introdotti assiomaticamente, come indefi- sembrano essercene, perché ogni successio-
niti elementi di un campo ordinato completo. ne convergente di reali converge a un numero
In pratica, però, tutti continuano a pensare ai reale. Ma la definizione dei numeri reali come
numeri reali come sviluppi decimali infiniti, sviluppi decimali infiniti suggerisce un modo
seguendo l’idea suggerita da Simon Stevin nel per andare oltre, considerando sviluppi deci-
1585, che estese la notazione posizionale degli mali più lunghi.
interi anche alle cifre dopo la virgola.
In termini moderni, le rappresentazio- Il vero completamento
ni decimali non sono altro che particolari se- In particolare, gli ordinali transfiniti di
rie di frazioni aventi a numeratore cifre com- Cantor sono lo strumento più ovvio per at-
prese fra 0 e 9, e a denominatore le successive torniare ogni numero reale con una «nuvo-
potenze di 10. E identificare i numeri reali con la» di infinitesimi, costituenti i numeri iperre-
le rappresentazioni decimali infinite permet- ali introdotti da Edwin Hewitt nel 1948. Basta
te di derivare tutte le altre definizioni alterna- infatti considerare sviluppi decimali di lun-
tive, equivalenti fra loro, trovate nell’Ottocen- ghezza ordinale maggiore di ω: con sviluppi
to: ciascuna con i propri vantaggi e svantaggi, di lunghezza ω + ω si aggiungono infinitesi-
e tutte con il difetto di non fornire rappresen- mi di prim’ordine, trascurabili rispetto ai nu-
tazioni uniche di uno stesso reale. Un difetto meri reali, con sviluppi di lunghezza ω + ω + ω
che, nel caso degli sviluppi decimali, si mani- infinitesimi di second’ordine, trascurabili ri-
festa nei numeri periodici in 9: per esempio, spetto ai precedenti, eccetera. Su questa via
0,999999 è in realtà uguale a 1, per l’argomen- si incamminarono molti matematici a caval-
to del paradosso di Zenone. lo tra Ottocento e Novecento. Naturalmen-
te, una delle decisioni da affrontare era a che
Un colabrodo punto fermarsi, nell’aggiunta di cifre decima-
L’introduzione dei numeri reali permise di li transfinite a un numero reale. La scelta più
risolvere il problema sollevato dalla scoper- radicale la fecero Charles Peirce nel 1897 e Fe-
ta degli irrazionali, che costituivano dei bu- lix Hausdorff nel 1906, considerando sviluppi
chi nella retta razionale. Oggi sappiamo che decimali estesi su tutti gli ordinali di Cantor.
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quest’ultima era un vero e proprio colabro- Oggi queste idee sono confluite nei nume-
do, perché i buchi irrazionali sono molti di più ri surreali portati alla ribalta da John Conway
dei punti razionali: precisamente, come dimo- nel 1976, che non solo estendono gli ordinali,
strò Georg Cantor nel 1874, costituiscono un da un lato, e reali e iperreali, dall’altro, ma co-
infinito non numerabile, di ordine superiore stituiscono un campo ordinato universale, in
a quello numerabile dei razionali. Ciò nono- cui possono essere immersi tutti i campi ordi-
stante, i numeri reali si possono ottenere tut- nati. Sono loro quindi il vero completamento
ti come limiti di successioni razionali, corri- dei razionali, oltre cui non si potrà più andare.

14 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Telmo Pievani Scienza e filosofia
professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche
dell’Università degli Studi di Padova

L’assassinio di un diverso
La nascita di uno scimpanzé albino suscita un crescere
di violenze alimentate da conformismo e xenofobia

ella comunità di scimpanzé Sonso, gressori non vengono mai da soli, però. Sem-

N che abita nella riserva della foresta


di Budongo in Uganda, è successo
qualcosa di insolito. Una femmina ha partori-
pre insieme a darsi manforte, sia maschi sia
femmine; anzi, certe femmine sono pure più
ostili. Quando il cucciolo ha tre settimane, ar-
to un piccolo, e questa dovrebbe essere sem- riva il maschio alfa, che come tutti i maschi al-
pre una buona notizia. Ma la creatura è strana, fa è in cerca di consenso facile. Ha organizzato
proprio strana; non se n’erano mai viste così. una spedizione punitiva. Si scatena la violen-
È tutto bianco come il latte. Pelo, pelle, occhi: za del gruppo. Il capo deve dimostrare chi è:
una candida livrea copre l’intero corpo. Per la colpisce la madre e le strappa il cucciolo, che
prima volta è nato uno scimpanzé albino, una urla disperato. Altri maschi inferociti ferisco-
rarità genetica, un esemplare privo della pig- no il piccolo, gli staccano di netto l’avambrac-
mentazione dovuta alla melanina. cio sinistro.
La madre è stupita, non capisce bene che
cosa sia successo, ma in fondo è il suo cuccio- Un’intollerabile devianza
lo, le è cresciuto in ventre, sente l’attaccamen- Il resto della scena possiamo risparmiar-
to fisico. E poi, a parte quel bianco assurdo, celo. Basti solo rimarcare che il colpo di gra-
suo figlio è del tutto normale: le si aggrappa zia, alla testa, glielo dà una femmina adulta.
addosso, cerca il capezzolo, si rotola, gioca. Il cadavere del giovane albino giace ora su-
Passano i giorni e la madre si accorge che gli pino, sospeso a un ramo, e tutti passano a da-
altri non la pensano allo stesso modo. Una pri- re un’occhiata, come i curiosi in autostrada.
ma avvisaglia giunge di lì a poco: si avvicina- Questa non è una favoletta truce, che va a fini-
no due adulti, vedono il cucciolo e si innervo- re male per sensibilizzare contro il razzismo. Scimpanzé a Budongo.
siscono. Emettono segnali di allarme, il pelo si È accaduto davvero e la cronaca è stata pub- Un esemplare adulto siede su
rizza, si agitano aggressivi. Nella comunità dei blicata da un gruppo dell’Università di Zurigo un ramo di un albero della foresta
75 scimpanzé di Budongo gira il sentore che sull’«American Journal of Primatology» del 16 nella riserva ugandese.
qualcosa non va, un evento destabilizzante ha luglio (con prima firma di Maël Leroux dell’U-
rotto le consuetudini. niversità di Zurigo).
Il fatto che gli albini siano svantaggiati in
Spedizione punitiva termini di selezione naturale non basta a spie-
Per un po’ nessuno si avvicina alla coppia gare questo accanimento. Nemmeno la fre-
madre-figlio; vengono isolati, ma tenuti d’oc- quenza degli infanticidi in Pan troglodytes, e
chio. Poi d’improvviso le cose volgono al peg- in quella particolare comunità, sembra giu-
gio. Altri due adulti si mettono a fare chiasso stificare l’ostilità così precoce e preconcetta
vedendo l’albino e richiamano gli altri. La ma- verso l’albino, e poi l’attenzione verso la car-
dre reagisce. Sembra che dica: perché fate i se- cassa, a lungo ispezionata, tastata, annusata.
gnali di pericolo che si usano per serpenti ed Chiaramente, il gruppo ha percepito quel cuc- Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

esseri umani, quando è solo un cucciolo? Un ciolo come un estraneo, un diverso, un altro-
maschio più intraprendente, che vuole scala- da-noi; come un’intollerabile devianza dall’or-
re la gerarchia, irrompe sulla scena. Ha il pelo dine naturale e sociale. Così sono scattate due
rizzato, colpisce la madre. È un avvertimento: forze bestiali: il conformismo di gruppo e la
neil bowman/iStock

la diversità di quell’essere nuovo è percepita xenofobia. Se questo comportamento vi ricor-


come una minaccia. da qualcosa di un cugino dello scimpanzé, un
La vita di quei due diventa un inferno: pro- altro primate che ha qualche difficoltà con gli
vocazioni, aggressioni, intimidazioni. Gli ag- stranieri, forse non è un caso.

www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

Tracce invisibili di antiche presenze


Il DNA nei sedimenti preistorici permette di rilevare
la presenza di specie umane e di altri animali

C
ome dire? Non abbiamo più bisogno zo in Spagna, nella Sierra de Atapuerca. Anche
di ossa o denti fossili, e nemmeno di qui le tecniche già usate nel recente passato –
manufatti, per attestare la presenza delle quali ha la paternità Matthias Meyer, del
e l’identità umana in un sito preistorico: basta- Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthro-
no i sedimenti. Ne avevamo già parlato qual- pologie di Lipsia in Germania, principale au-
che anno fa (era agosto 2017) e ora due studi in- tore di questa ricerca – sono state perfezionate
dipendenti hanno confermato le potenzialità e oggi consentono l’estrazione di DNA sia mi-
di queste nuove tecniche di indagine. tocondriale sia nucleare.
Uno studio, pubblicato qualche mese fa su
«Current Biology», si è basato su un approccio La pistola fumante
innovativo elaborato dal gruppo di Ron Pin- In Siberia, nella celebre grotta di Deniso-
hasi dell’Università di Vienna, in collabora- va, gli autori sono stati in grado di confronta-
zione con colleghi del Francis Crick Institute re il DNA dei sedimenti con quello estratto in
di Londra. Si è concentrato su sedimenti di passato dalle ossa, trovando una stretta corre-
25.000 anni fa della grotta di Satsurblia nel lazione fra le sequenze e venendo quindi con-
Caucaso, in Georgia. Col nuovo metodo, è fortati sulla robustezza del nuovo metodo di
stato possibile estrarre sequenze estese del analisi. In Spagna, poi, lo studio ha dato risul-
genoma di specie diverse: lupi, bisonti ed es- tati assai intriganti. Che devono aver reso fe-
seri umani. Al tempo stesso, il genoma recu- lice il mio collega e amico Juan-Luis Arsuaga,
perato da reperti ossei scoperti nella vicina condirettore degli scavi ad Atapuerca, pro-
grotta di Dzudzuana ha fornito una conferma fessore di paleoantropologia alla Universidad
dell’affidabilità dei risultati (escludendo possi- Complutense di Madrid, direttore del Museo
bili contaminazioni a Satsurblia). de la Evolución Humana di Burgos e fra gli au-
tori di questo studio.
Non solo sapiens Da tempo Arsuaga era alla ricerca della pre-
Sapevamo già che la grotta era stata fre- senza anche di H. neanderthalensis nella for-
quentata da Homo sapiens in diversi perio- midabile documentazione fossile dei vari siti
di del Paleolitico, ma un solo reperto uma- della Sierra e ne aveva individuato la possi-
no era stato scoperto (e sequenziato) in livelli bilità nel sistema carsico, in livelli datati tra
più recenti. L’analisi ha inoltre rivelato che il 115.000 e 70.000 anni fa del sito Galería de las
genoma ambientale umano di 25.000 anni Estatuas. Manufatti e resti faunistici a parte,
fa rappresenta una linea di discendenza og- però, vi era stato rinvenuto solo un osso di pie-
gi estinta, che avrebbe contribuito alle attua- de umano. Ora il DNA estratto dai sedimenti
li popolazioni dell’Eurasia occidentale. Non fornisce la «pistola fumante» tanto attesa: ec-
solo: il fatto che sia stato possibile estrarre co, finalmente, l’impronta genetica dei nean-
genomi anche di lupo e bisonte consente, al- derthaliani della Sierra de Atapuerca.
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

meno in prospettiva, di esaminare la ricostru- Ma non finisce qui. Il DNA estratto raccon-
zione di un sistema ecologico del passato sulla ta anche la storia di un avvicendamento da
base di dati genetici di provenienza geologica. parte di una prima ondata di popolamento,
Un altro studio, pubblicato su «Science» a ben distinta (geneticamente) da una seconda
maggio, riguarda specie diverse dalla nostra – ondata. Questo avvicendamento e questa di-
Neanderthal e Denisova – e si basa su oltre 150 versità fra i Neanderthal potranno ora essere
campioni di sedimenti provenienti da tre siti: messi in relazione con i cambiamenti climatici
i primi due in Siberia, nei Monti Altai, e il ter- nel corso del tempo. No, non finisce qui.

16 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

Dai supermercati agli alieni


L’equazione di Drake, sulle probabilità di trovare civiltà
nel cosmo, è un caso particolare di una legge generale

G
iusto sessant’anni fa, il 30 ottobre gente nell’universo, la legge di Little ci dice
1961, un gruppo di studiosi si riu- dunque che il numero medio di civiltà tecno-
nì presso l’osservatorio di Green logiche extraterrestri presenti nella galassia in
Bank, negli Stati Uniti, con l’intento di discu- qualunque momento (analogo ai clienti pre-
tere le probabilità di successo della ricerca di senti nella coda alla cassa) è uguale al tasso di
vita intelligente su altri pianeti. La riunione comparsa delle civiltà stesse moltiplicato per
è passata alla storia soprattutto perché il pa- la durata media di ciascuna civiltà (analogo al
drone di casa, il radioastronomo Frank Drake, tempo speso alla cassa).
pensò di organizzare l’agenda degli interven- Questo è un modo molto semplice e gene-
ti attorno ai fattori che influenzavano la stima rale di vedere le cose, che aggira le tante inco-
del numero di civiltà tecnologiche presenti gnite coinvolte e va direttamente al cuore del
oggi nella nostra galassia. problema. Ci mostra che, in definitiva, la pro-
Secondo Drake, questo numero doveva es- babilità di trovare le prove di altra vita intelli-
sere una frazione del numero totale di pianeti gente si gioca sul confronto tra due scale tem-
potenzialmente adatti a ospitare la vita, e do- porali: la frequenza con cui la vita intelligente
veva dipendere dal prodotto di valori probabi- si rende manifesta su scale interstellari, attra-
listici (altamente incerti, oggi come allora): l’e- verso una qualunque delle «tecnofirme» di
spressione matematica risultante è diventata cui abbiamo parlato in passato in questa ru-
nota come «equazione di Drake». brica (per esempio producendo segnali radio,
o alterando la composizione atmosferica del
Un gioco fra due scale proprio pianeta), e la persistenza delle tecno-
Un modo illuminante, ma poco noto, di firme stesse. In cerca di indizi alieni. Visione
comprendere l’equazione di Drake è veder- Per esempio, se le tecnofirme restano in notturna di una parte dell’Allen Telescope
la come un esempio particolare di una legge media visibili per 10.000 anni, bisogna che ne Array, costruito in California per cercare
molto più generale, nota come legge di Lit- appaia una nuova ogni 10.000 anni per averne segnali radio di vita extraterrestre.
tle, dal nome del professore del Massachusetts sempre almeno una attiva nella galassia. Que-
Institute of Technology, John Little, che la de- sto significa che devono essere apparse alme-
dusse per la prima volta proprio nel 1961. no un milione di tecnofirme nella storia della
La legge di Little è stata applicata a un gran galassia (che ha circa 10 miliardi di anni), per
numero di problemi, ma nasce per prevede- avere una buona possibilità che ce ne sia al-
re il tempo speso in coda per usufruire di un meno una osservabile oggi. Il numero minimo
determinato servizio. Per esempio, il numero richiesto può diminuire solo se ipotizziamo
medio di clienti che, in un qualsiasi momen- che le tecnofirme siano molto più persistenti,
to, sono in coda alla cassa di un supermercato per esempio che durino per milioni o per mi-
è semplicemente il prodotto del numero me- liardi di anni.
dio di clienti che arrivano alla cassa in un dato Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Durare e sperare
cortesia Seth Shostak/SETI Institute

intervallo di tempo moltiplicato per il tempo


medio che ognuno trascorre in coda. In con- Il messaggio è chiaro, e lo fu fin da quella
creto: se in media arrivano alla cassa 3 clien- prima riunione a Green Bank di sei decenni
ti ogni minuto, e ognuno impiega in media 2 fa. L’unica speranza di mettere fine alla nostra
minuti per essere servito, il numero medio di solitudine cosmica è durare molto a lungo o
clienti in coda in ogni momento è semplice- lasciare tracce persistenti della nostra presen-
mente 3 x 2 = 6. za, e sperare che anche eventuali altri inquili-
Applicata alla questione della vita intelli- ni della galassia abbiano fatto lo stesso.

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News

PLANETOLOGIA

Nelle profondità di Marte con InSight


Il lander della NASA ha permesso di analizzare la struttura più interna del pianeta

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Cortesia NASA/JPL-Caltech

18 Le Scienze 638 ottobre 2021


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

La struttura interna di Marte è molto diversa da quella


ipotizzata finora dai planetologi: il nucleo, liquido,
In attesa di scosse. Il lander della NASA InSight, qui in un’illustrazione, è più grande e meno denso del previsto, il mantello
è arrivato su Marte il 28 novembre 2018. Da allora, è rimasto in attesa è costituito da un unico strato solido, e la crosta è di
di scosse sismiche da registrare e analizzare per ottenere informazioni spessore variabile, ma piuttosto sottile. A dimostrarlo
su nucleo, mantello e crosta marziani. sono i risultati preliminari tratti dall’elaborazione
dei dati registrati dalla sonda InSight della NASA,
lanciata il 5 maggio 2018 e atterrata sul Pianeta Rosso
il 28 novembre dello stesso anno. Come suggerisce
il nome (acronimo di Interior Exploration Using
Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport),
la missione, costituita da un lander, ha lo scopo di
esplorare gli strati interni del pianeta grazie all’analisi
dei terremoti marziani. Lo strumento principale
montato a bordo è infatti il sismometro SEIS (Seismic
Experiment for Interior Structure), realizzato
dall’agenzia spaziale francese CNES.
Con tre articoli pubblicati su «Science», altrettanti
gruppi di ricerca descrivono i risultati delle loro
scoperte conseguenti allo studio dei dati rilevati
dal sismometro. Nel dettaglio, la ricerca effettuata
dal gruppo guidato da Simon C. Stähler, del Politecnico
federale di Zurigo in Svizzera, ha riguardato l’analisi
delle caratteristiche del nucleo marziano, che si
è rivelato di natura liquida, non riflettendo le onde
sismiche trasversali. La misura del raggio è di circa
1830 chilometri, quindi più della metà del raggio del
pianeta. Un nucleo così grande, associato a una densità
media del pianeta molto inferiore a quella della Terra,
implica che, oltre a ferro e nichel, deve contenere
anche elementi più leggeri, come zolfo e ossigeno.
Un’altra ricerca, effettuata dal gruppo guidato da Amir
Khan, ancora del Politecnico federale di Zurigo, ha
riguardato il mantello, studiato tramite l’analisi di otto
terremoti, di cui sono state osservate sia le onde dirette
P (primarie, di compressione) ed S (secondarie,
di taglio), sia le onde riflesse dalla superficie.
A differenza di quanto si osserva nel nostro pianeta,
che ha un mantello a due strati (uno inferiore liquido
e isolante, uno superiore solido), il mantello di Marte
ha un solo strato solido che poi lascia il posto a una
litosfera profonda 500 chilometri (il doppio di quella
terrestre). Questa struttura del mantello potrebbe
spiegare perché Marte ha perso il suo calore interno
e l’attuale mancanza di tettonica a placche.
Infine, il gruppo guidato da Brigitte Knapmeyer-
Endrun dell’Università di Colonia, in Germania,
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

ha studiato la crosta marziana, misurandone


lo spessore, che si è rivelato variabile, ma comunque
molto inferiore al previsto, arrivando al massimo
a 72 chilometri di profondità. Nel complesso, i tre studi
mostrano un pianeta con una struttura interna assai
diversa da quella della Terra, segno che i due corpi
potrebbero essersi formati in modo diverso.
Emiliano Ricci

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News

ASTRONOMIA

Come nasce la luna di un esopianeta


Il sistema di una giovane stella fornisce indizi sulla formazione di satelliti naturali

Già due anni fa, grazie a osservazioni ef-


fettuate con l’Atacama Large Millimetre/
submillimeter Array (ALMA) e il Very Lar-
ge Telescope (VLT) dell’European Sou-
thern Observatory (ESO), entrambi sulle
Ande cilene, agli astronomi era venuto il
forte sospetto che attorno al pianeta extra-
solare PDS 70c si trovasse un disco circum-
planetario, ma adesso è arrivata la confer-
ma. In effetti il disco – studiato in dettaglio
sempre grazie alle osservazioni ad altissi-
ma risoluzione di ALMA – c’è davvero, e
ha una massa sufficiente per formare fino
a tre satelliti delle dimensioni della nostra
Luna. Ad annunciare la scoperta, su «The
Astrophysical Journal Letters», è stato un
gruppo guidato da Myriam Benisty dell’U-
niversité Grenoble Alpes, in Francia.
Il sistema di PDS 70 – una stella giova-
ne con un’età di circa 10 milioni di anni e
una massa di poco inferiore a quella del So-
le, distante circa 370 anni luce in direzio-
ne della costellazione del Centauro – ave- ro indizio della presenza di pianeti in for- materiale da cui si stanno formando una o
va già da tempo incuriosito gli astronomi, mazione. E in effetti, poco dopo, in quella più lune del pianeta. La scoperta di questo
per la presenza attorno alla stella di un regione sono stati scoperti due esopiane- primo anello circumplanetario apre nuove
anello circumstellare di gas e polveri con ti di tipo gioviano: PDS 70b e, più esterno, prospettive nello studio della formazione
un raggio di 140 unità astronomiche (l’u- PDS 70c. dei sistemi planetari, dove, come è eviden-
nità astronomica è la distanza media Ter- Ma attorno a questo si era rilevata un’ul- te nel sistema solare, non si formano solo
ra-Sole, circa 150 milioni di chilometri), e teriore prova della presenza di gas e polve- pianeti ma anche molti satelliti.
l’ampia regione vuota al suo interno, sicu- ri, interpretata come un possibile anello di Emiliano Ricci

Osservato al CERN un tetraquark senza uguali


Una particella esotica forse esistita solo negli istanti immediatamente due pentaquark (particelle composte da cinque quark) e sei tetraquark,
successivi al big bang: è una scoperta recente del Large Hadron compreso quest’ultimo. Il modello standard, che rappresenta il quadro
Collider (LHC), al CERN di Ginevra. Ad annunciarla, durante un teorico capace di descrivere le particelle elementari che compongono
incontro virtuale dell’European Physical Society, è stato il fisico Ivan la materia e le forze fondamentali con cui queste interagiscono fra
Polyakov, della Syracuse University di New York. La nuova particella, loro, prevede anche l’esistenza di queste combinazioni di quark, ma
emersa dall’analisi dei dati ottenuti da LHCb (uno dei quattro rivelatori la maggior parte è costituita da adroni composti da due o tre quark,
Cortesia ALMA (ESO/NAOJ/NRAO)/Benisty e altri

distribuiti lungo l’anello di LHC), è un tetraquark, ovvero è composta da mentre quelle con un numero più alto di quark sono molto più rare.
quattro quark, i mattoncini fondamentali della materia, ed è pertanto Il tetraquark annunciato di recente, però, sembra essere ancora più
classificata come un adrone (gli adroni sono le particelle soggette alla speciale. Tutti i tetraquark scoperti in precedenza, infatti, più che
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

forza nucleare forte, composte quindi da quark e gluoni, come, per comportarsi come una particella vera e propria sembrano in realtà
esempio, protoni e neutroni). Denominata Tcc+, è costituita da due composti da due coppie di quark legate fra loro, come se fossero una
quark charm e da due antiquark, un up e un down, ed è, al momento, sorta di molecola adronica. Quello appena scoperto ha invece tutte le
la particella esotica più longeva mai scoperta e la prima a contenere caratteristiche di una particella unica, in cui i quattro quark sono tutti
due quark pesanti e due antiquark leggeri. legati fra loro. È quindi il primo esemplare scoperto di un nuovo tipo di
Dal 2012, anno della scoperta del bosone di Higgs, a oggi, grazie a LHC adroni. E la ricerca con LHC non si ferma.
sono state scoperte alcune decine di nuove particelle, fra cui spiccano Emiliano Ricci

20 Le Scienze 638 ottobre 2021


PALEOBOTANICA
Anche le
Dalle alghe alle piante giraffe formano
società
Un fossile fa luce su questo passaggio cruciale per la vita complesse
I pregiudizi sono duri
a morire. Lo sanno
bene le giraffe (Giraffa
camelopardalis), da sempre
considerate animali solitari.
È solo un decennio fa che
gli scienziati hanno iniziato a
studiarne più attentamente
il comportamento sociale,
scoprendone l’imprevista
complessità. Dopo aver
revisionato oltre 400
pubblicazioni scientifiche,
i biologi Zoe Muller e
Stephen Harris entrambi
dell’Università di Bristol
nel Regno Unito, hanno
pubblicato uno studio su
«Mammal Review» che
riassume tutto quello che
sappiamo sulle società delle
giraffe, a partire da ciò che le
tiene assieme. I legami madri-
figlie, soprattutto: femmine
imparentate formano gruppi
stabili negli anni. Tuttavia le
relazioni familiari non sono
l’unico collante delle società
camelopardate: anche le
amicizie al femminile durano
e contano.
L’insediamento delle piante sulla terraferma è spore fossili di piante primitive, risalenti all’Or- Le femmine collaborano pure
stato fondamentale per l’evoluzione della vi- doviciano inferiore, circa 480 milioni di anni fa. nell’allevamento della prole.
ta nonché per il contributo a cicli biogeochimi- L’analisi morfologica di questi microfossili ha re- I cuccioli sono accuditi in
ci fondamentali del pianeta come quello del car- stituito forme intermedie tra le spore delle em- «asili nido» dove tutte (anche
bonio. Tuttavia, la tempistica del loro sbarco briofite, cioè le piante terrestri, e delle carofite, le nonne, il che spiegherebbe
rimane poco chiara. Le stime dell’orologio mo- le alghe ritenute le loro progenitrici. Le crip- perché le giraffe vivono
lecolare, basate sulle differenze di sequenze ge- tospore mescolano elementi arcaici con trat- a lungo dopo aver smesso
netiche tra specie che condividono un progeni- ti esclusivi delle spore prodotte dalle piante. La di riprodursi) si prendono
tore, suggeriscono un’origine nel Cambriano, scoperta rappresenterebbe dunque una testi- cura di tutti.
circa 500 milioni di anni fa, ma la prima prova monianza diretta della continuità morfologica Se è chiaro che i rapporti
Reinhard Dirscherl/ullstein bild via Getty Images

fossile delle piante risale solo al Siluriano, cir- tra le embriofite e i loro antenati algali. tra giraffe sono tutt’altro
ca 420 milioni di anni fa. Gli eventi accaduti du- Secondo Patricia Gensel, paleobotanica Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

che casuali, una società


rante l’intervallo di tempo che separa le due da- dell’Università della North Carolina a Chapel complessa richiede una
te rimangono tuttora sconosciuti. Uno studio Hill, la scoperta di Strother e Foster potrebbe comunicazione altrettanto
pubblicato su «Science» da Paul Strother del Bo- spiegare il motivo per il quale l’orologio moleco- complessa per gestire
ston College, e Clinton Foster dell’Australian lare preceda di molto la documentazione fossile: interazioni e relazioni, ma
National University di Canberra, getta nuova lu- insieme all’evoluzione di geni ex novo, le piante questo aspetto è ancora tutto
ce su questa lacuna temporale. terrestri potrebbero essere sorte cooptando ge- da studiare.
I due ricercatori hanno scoperto nell’Austra- ni algali. Martina Saporiti
lia nord-occidentale alcune criptospore, cioè Davide Michielin

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News

AMBIENTE
Il futuro
Una Terra ancora piena di CFC degli eventi
climatici
Il loro bando ha protetto anche la vegetazione e il clima estremi
Di recente in Canada e in
Germania ondate di calore
ed eventi di precipitazione
violenta hanno frantumato
i precedenti record locali
di temperatura e pioggia
cumulata, causando danni
notevoli e perdite di vite
umane. Che cosa ci aspetta
nel prossimo futuro quanto
a probabilità di questi eventi
catastrofici?
Su questo tema Erich Fischer
e colleghi del Politecnico
federale di Zurigo hanno
pubblicato un articolo su
«Nature Climate Change».
Con l’uso di un insieme
di modelli climatici nello
scenario business as usual,
con la prosecuzione delle
tendenze attuali, i ricercatori
hanno visto una chiara
tendenza all’aumento dei
fenomeni estremi che
superano di gran lunga i
record precedenti, specie alle
medie latitudini dell’emisfero
nord. Per esempio, le
ondate di calore di durata
settimanale che superano
Che aspetto avrebbe oggi il pianeta se non aves- dannose innescò un lento processo di riparazio- di almeno tre deviazioni
simo bandito le sostanze che distruggono l’ozo- ne dell’ozonosfera che è tuttora in atto. standard i record precedenti
no come i clorofluorocarburi (CFC)? Uno studio I ricercatori hanno modellato l’evoluzione saranno 2-7 volte più
coordinato da Paul Young, chimico dell’atmosfe- delle concentrazioni di ozono nel caso in cui l’e- probabili nel 2021-2050, e da
ra all’Università di Lancaster nel Regno Unito, e missione di CFC, invece che ridursi progressiva- 3 a 21 volte più probabili nel
pubblicato su «Nature», ipotizza un presente di- mente, fosse aumentata del tre per cento ogni 2051-2080, rispetto all’ultimo
stopico in cui il protocollo di Montréal, ratificato anno. Secondo gli autori, il bando non solo ha trentennio. Tra il 2051 e il
nel 1987 ed entrato in vigore due anni dopo, non protetto lo strato di ozono ma ha contribuito an- 2080 si stima che accadrà un
sia mai esistito. E a differenza di simili studi pas- che a rallentare il riscaldamento globale. Nello evento simile ogni 6-37 anni
sati, indaga gli effetti su vegetazione e clima. scenario di crescita dei CFC, lo strato di ozono in qualche luogo delle medie
Nell’atmosfera l’ozono filtra i raggi ultra- sarebbe collassato entro il 2040, e dieci anni do- latitudini.
violetti nocivi. Nella seconda metà del seco- po la forza dei raggi UV alle medie latitudini sa-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

La loro probabilità dipende


lo scorso l’impiego massiccio di alogenuri rebbe stata maggiore di quella agli attuali tropi- non tanto dall’entità assoluta
(principalmente di cloro, come i CFC, e bromo) ci. L’aumento delle radiazioni ultraviolette sulla del riscaldamento, quanto
come fluidi refrigeranti provocò un drastico ca- superficie avrebbe danneggiato la vegetazione, dal suo tasso di crescita, e
lo delle concentrazioni dell’ozono stratosferico, riducendone l’efficienza nel catturare e tratte- dunque è particolarmente
con un assottigliamento dello strato protettivo nere l’anidride carbonica, e la temperatura me- influenzata dai periodi di
Heritage/AGF

alle medie latitudini e il cosiddetto «buco dell’o- dia del pianeta entro il 2100 sarebbe aumentata riscaldamento più rapido.
zono» nelle zone polari. Fortunatamente, il ban- di ulteriori 0,5-1 °C oltre quanto già atteso. Antonello Pasini
do dei clorofluorocarburi e delle altre sostanze Davide Michielin

22 Le Scienze 638 ottobre 2021


VULCANOLOGIA

Con le ultime eruzioni l’Etna è cresciuto


Un cratere si è rialzato superando la vetta precedente. Ma non i record storici

«Stabile come una montagna» non vale per «a’ muntagna» per ec-
cellenza, l’Etna, che dopo il periodo di parossismi eruttivi inizia-
to a dicembre 2020, e in progressivo calo da agosto, è cresciuto di
una trentina di metri, segnando il record dei tempi recenti. Lo ha
annunciato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV),
che ne ha calcolato la nuova altezza mediante foto satellitari. Il
cratere di sud-est, con i suoi 3357 metri, è ora la vetta del vulcano,
superando i 3326 metri del cratere di nord-est.
«Il materiale lavico pastoso emesso durante i parossismi ricade
intorno ai crateri, saldandosi assieme e alzando via via i loro bor-
di: se il cratere è uno di quelli sommitali, ecco che l’Etna può rag-
giungere nuove altezze», spiega Stefano Branca, vulcanologo e di-
rettore dell’Osservatorio etneo dell’INGV. «In genere però questi
record durano poco: le “scorie saldate” tendono a crollare, soprat-
tutto quando si verificano scuotimenti del terreno. Quindi, finita
l’aggiunta di nuovo materiale, è probabile che l’Etna torni ad ab-
bassarsi. Comunque siamo lontani dal record storico: 20.000 anni
fa il vulcano era alto 3600 metri, poi una serie di eruzioni esplosi-
ve lo abbassò fino ai 2900. Da allora non ha fatto altro che cresce-
re, ma dubito che riuscirà mai a riguadagnare l’altezza perduta.»
Stavolta c’è però una novità interessante. «Prima il cratere più
attivo era quello di nord-est, ma ora la lava è uscita soprattutto da
quello di sud-est, apertosi nel 1971. Questo nuovo condotto non
solo scarica senza danni nella Valle del Bove, ma può smaltire in
cima al vulcano molto più materiale lavico di prima. Se non ci fos-
se stato, forse in questi mesi il vulcano si sarebbe sfogato aprendo
una nuova bocca molto più in basso, creando condizioni più peri-
colose per i centri abitati.» Insomma il cratere di sud-est non è so-
lo la nuova vetta dell’Etna, ma anche la sua valvola di sicurezza.
Alex Saragosa

La circolazione atlantica è vicina al collasso?


Se in Europa godiamo di un clima abbastanza Institute of Climate Impact Research in secolo, Boers non azzarda date, ma consiglia
mite tutto l’anno, il merito è soprattutto Germania, che su «Nature Climate Change» di ridurre il prima e il più possibile le emissioni
del capovolgimento meridionale della argomenta la sua tesi in base all’analisi dei di gas serra. La corrente infatti ha già frenato
circolazione atlantica (AMOC, atlantic dati raccolti negli ultimi cent’anni su salinità e in passato, l’ultima volta circa 14.000 anni fa,
meridional overturning circulation), la corrente temperatura superficiale dell’Atlantico. Quello per oscillazioni naturali, ma è ragionevolmente
dell’Oceano Atlantico che in superficie che succederà è che la velocità della corrente certo che l’attuale rallentamento sia dovuto
muove acqua calda dai tropici verso le regioni scenderà ai minimi storici, e basteranno al riscaldamento globale che altera il ciclo
subpolari, e in profondità acqua fredda in poche decine di anni per vederne gli effetti: idrogeologico e scioglie la calotta glaciale della
direzione opposta. Stando a misurazioni per esempio, in Europa settentrionale le Groenlandia, riducendo la salinità delle acque
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

degli ultimi vent’anni, la circolazione si sta temperature saranno più rigide, le coste oceaniche. La circolazione atlantica dipende
indebolendo. In verità, i modelli dicono che orientali degli Stati Uniti verranno sommerse, proprio dall’equilibrio tra acque dolci e salate,
ha iniziato a perdere velocità da oltre un parte dell’Africa centrale e occidentale si che hanno un peso differente e si muovono
secolo e alcuni ritengono si stia avvicinando troverà in siccità permanente. diversamente nella colonna d’acqua; qualsiasi
Toni Palermo/iStock

a un punto di non ritorno che avrà importanti Se gli scienziati dell’Intergovernmental Panel perturbazione può quindi pregiudicarne
conseguenze sul clima globale. Tra questi on Climate Change (IPCC) prevedono il flusso.
il climatologo Niklas Boers del Potsdam il collasso della corrente entro la fine del Martina Saporiti

www.lescienze.it Le Scienze 23
News

Le inattese migrazioni
I microbi del mammut
intestinali
Ci è voluto un «pedinamento chimico» lun-
ringiovaniscono go una distanza sufficiente a fare quasi due vol-
il cervello te il giro della Terra, per seguire gli spostamenti
di un mammut lanoso durante l’ultima era gla-
In alcuni ospedali si fanno ciale. Non è accaduto in un film di animazione,
trapianti di batteri fecali per ma nello studio coordinato da Matthew Wooller,
combattere allergie e infezioni professore di ecologia all’Università dell’Alaska a
gastrointestinali resistenti agli Fairbanks, e pubblicato su «Science».
antibiotici, ma oggi nessun I ricercatori hanno innanzitutto esaminato le
medico si sognerebbe di firme isotopiche dello stronzio e dell’ossigeno in
prescrivere questa cura per una zanna particolarmente integra, appartenu-
ringiovanire il cervello. Alcuni ta a un maschio vissuto in Alaska oltre 17.000 an-
scienziati però ci hanno ni fa. Il rapporto tra gli isotopi variava a seconda
provato, almeno con i topi. della loro abbondanza nei luoghi in cui l’anima-
L’ultimo studio è stato le si è nutrito, ed è stato fissato nei denti, cioè le
pubblicato su «Nature Aging» zanne, cresciuti per tutta la sua vita. Il confronto
da un gruppo guidato dal con mappe isotopiche locali, sviluppate a partire
neuroscienziato John Cryan, da analisi analoghe effettuate sui denti di rodito-
dello University College Cork ri provenienti dall’intera Alaska, ha così permes-
in Irlanda. Per due mesi, due so di ricostruire gli spostamenti del mammut
volte a settimana, i ricercatori nei suoi 28 anni di vita. Dopo aver considerato le
hanno somministrato per via barriere geografiche e la distanza media percor-
orale, a topi di quasi 2 anni, sa ogni settimana, i ricercatori hanno usato un
le feci di topi di 3-4 mesi, modello spaziale per ipotizzare le probabili rot-
opportunamente trattate. te percorse, mostrando l’insospettata mobilità
La dieta ha cambiato la dell’animale e la varietà di ambienti che ha fre-
composizione della comunità quentato nelle diverse fasi della sua vita. (DaMi)
microbica intestinale degli
animali anziani, diventata più
simile a quella dei giovani Le sassate delle orse ai trichechi
(per esempio sono aumentati
gli enterococchi). Ma la cosa Da due secoli gli inuit della Groenlandia e del Canada orientale ripetono ai visitatori che gli orsi bianchi
più interessante è accaduta lanciano pietre e blocchi di ghiaccio contro i trichechi per ucciderli. Questi racconti finora erano stati

Cortesia JR Ancheta, University of Alaska Fairbanks (zanna del mammut); GomezDavid/iStock (orso)
nel cervello: l’ippocampo considerati leggende. Ian Stirling, zoologo dell’Università dell’Alberta in Canada, ha però deciso di indagare,
(che controlla la memoria dopo aver letto di ricerche effettuate negli zoo in cui orsi bruni, parenti stretti di quelli bianchi, hanno
e l’apprendimento) dei dimostrato di saper usare utensili per risolvere problemi.
topi anziani è ringiovanito Così Stirling, come riportato su «Arctic», ha interrogato vecchi cacciatori inuit, e alcuni hanno confermato di
nell’aspetto e nell’attività. aver sentito dire o visto personalmente, l’ultima volta circa trent’anni fa, quel comportamento. Hanno anche
E lo si è visto nelle prove con specificato che a usare «armi da lancio» sono soprattutto le femmine, che, più piccole, non avrebbero
i labirinti: dopo il trapianto altrimenti chance contro i giganteschi trichechi. «Se c’è una cosa che ho capito lavorando con i cacciatori
fecale, gli animali anziani inuit, è che sono molto affidabili. Per cui mi pare probabile che il lancio di oggetti da parte degli orsi polari
diventavano più bravi nel sia un comportamento raro, ma reale», ha concluso Stirling. A conferma, appena pubblicato l’articolo, il
memorizzare i percorsi ricercatore ha ricevuto un video di Anthony Pagano, dello U.S. Geological Survey, in cui si vede un’orsa
e trovare vie d’uscita. polare gettare un lastrone di ghiaccio contro una foca in mare. (AlSa)
Inoltre nel loro ippocampo
diminuiva l’infiammazione,
che è un tipico segno Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

dell’invecchiamento. Gli stessi


benefici non si avevano nei
topi anziani che ricevevano i
microbi di coetanei. L’ipotesi
è che i microbi «giovanili»
producano sostanze che
arrivano al cervello. (MaSa)

24 Le Scienze
Microbi dalla preistoria Montagne millimetriche
conservati nei ghiacci sulle stelle di neutroni
Come giganteschi congelatori, i ghiacci peren- Le stelle di neutroni sono sfere solide
ni che ricoprono le terre polari e le cime più ele- quasi perfette. A scoprirlo, grazie all’e-
vate conservano tracce della vita passata. Com- laborazione di nuovi modelli compu-
presi virus e batteri che circolavano migliaia di tazionali, sono stati Fabian Gittins e
anni fa e che il cambiamento climatico potrebbe Nils Andersson, entrambi dell’Univer-
risvegliare. Un’antica comunità microbica è stata sità di Southampton nel Regno Uni-
descritta su «Microbiome» da un gruppo di gla- to, che hanno pubblicato i loro risul-
ciologi guidato da Zhi-Ping Zhong dell’Ohio Sta- tati su «Monthly Notices of the Royal
te University. Astronomical Society». Secondo i due
I ricercatori l’hanno scoperta in carote di autori, infatti, a causa dell’intensità del
ghiaccio che erano state prelevate nel 2015 dal campo gravitazionale prodotto da que-
ghiacciaio Guliya, a 6700 metri di quota sull’al- sti oggetti ultradensi – in un volume
topiano tibetano. In queste «capsule del tempo», di dieci chilometri di diametro si tro-
risalenti fino a 15.000 anni fa, sono rimasti in- va concentrata una massa superiore
trappolati molti virus e batteri, che possono for- a quella del Sole – le caratteristiche in
nire informazioni preziose su evoluzione e adat- grado di emergere sulla loro crosta su-
tamento al freddo. perficiale prima che questa si spacchi
I ricercatori hanno estratto dal ghiaccio le lo- non superano l’altezza di una frazione
ro sequenze genetiche con un nuovo metodo ul- di millimetro. Queste deformazioni, as-
trapulito, che evita contaminazioni. Da confron- similabili alle montagne terrestri, sono
ti con banche dati sono emersi i codici genetici pertanto estremamente piccole, tanto sario applicare la teoria generale del-
di 254 batteri e 33 virus, 4 dei quali appartengo- da far apparire una stella di neutroni co- la relatività di Albert Einstein, secondo
no a batteriofagi, mentre almeno 28 dei restan- me una sfera perfetta. cui, proprio a causa di queste deforma-
ti sono ancora sconosciuti alla scienza. Il nuovo Sulla superficie di queste stelle l’in- zioni, questi oggetti compatti emetto-
metodo di estrazione permetterà di cercare se- tensità del campo gravitazionale è pari a no onde gravitazionali anche se isolati.
quenze genetiche simili in altri ambienti estre- un miliardo di volte quella che si osser- Tuttavia, per rivelarle occorrerà atten-
mi, come il deserto di Atacama in Cile. (EuMe) va sulla Terra, e per descriverlo è neces- dere strumenti più sensibili. (EmRi)

Perché i girasoli guardano a est Errata corrige

I girasoli puntano il loro fiore verso il Sole grazie a Nel numero di «Le Scienze»
samxmeg/iStock (ape e girasole); NASA’s Goddard Space Flight Center/S. Wiessinger (stella di neutroni)

un ingegnoso meccanismo scoperto nel 2016 da di agosto di 2021, a p. 91,


Stacey Harmer, dell’Università della California a nella rubrica «Pentole e
Davis: lo stelo del fiore cresce di giorno nella parte provette» a cura di Dario
verso est, spingendo il fiore a seguire il Sole, e di Bressanini dal titolo La
notte in quella verso ovest, riportandolo indietro, tossicità della cicerchia, per
grazie a geni regolati dalla luce e da un orologio un errore è stata cancellata
interno. Ma questo meccanismo cessa quando la prima ricorrenza del nome
la pianta è matura e a quel punto tutti i girasoli della malattia causata da un
rimangono puntati verso est. introito eccessivo di cicerchie:
Per capire perché, Harmer ha coltivato girasoli in il latirismo.
vaso e, una volta maturi, ne ha girati metà verso La relativa frase corretta è
est e metà verso ovest, contando poi il numero quindi:
degli impollinatori che li visitavano. Come riportato «Ma a un terribile costo:
su «New Phytologist», i fiori che guardavano a un consumo eccessivo ed
est ricevevano la visita delle api molto più degli Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

esclusivo per alcuni mesi di


altri, perché venivano scaldati prima, cosa gradita questo legume può causare
agli insetti nel fresco del mattino. Quando il Sole in alcune persone il latirismo,
raggiungeva i fiori esposti a ovest, nell’aria ormai una malattia che provoca
calda, il tepore non attirava più le api. Per questo i la paralisi di entrambe le
girasoli i cui fiori terminano il loro ruotare giovanile gambe».
puntando verso oriente fanno più semi degli altri, Ce ne scusiamo con i lettori e
venendo premiati dall’evoluzione. (AlSa) con l’autore.

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ASTRONOMIA

Nuovi mondi
attorno a noi
Nel nostro vicinato ci sono numerose stelle che ospitano pianeti
piccoli e rocciosi. Lo studio di questi sistemi potrebbe portare
alla scoperta di mondi simili alla Terra e in grado di sostenere la vita

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
di Mario Damasso

l 6 ottobre 1995 è stato un giorno speciale per Firenze, dove era in corso un

I convegno internazionale di astrofisici. In quel contesto, i ricercatori svizze-


ri Michel Mayor e Didier Queloz hanno annunciato la scoperta di 51 Pegasi b,
il primo mondo alieno identificato in orbita attorno a una stella simile al Sole.
All’epoca quello dei pianeti extrasolari, o esopianeti, come sono chiamati i mon-
di che orbitano attorno ad altre stelle, non era un campo del tutto inesplorato, ma il risulta-
to ottenuto dal gruppo svizzero ha scosso profondamente la comunità scientifica, e ha rap-
presentato una tappa molto importante anche sul piano culturale.

Illustrazione della nana rossa Proxima Centauri vista dalla superficie


del pianeta Proxima b. Proxima Centauri è la stella più vicina al Sole, dista
4,25 anni luce da noi, e Proxima b orbita nella zona abitabile attorno
alla sua stella, dove il pianeta avrebbe una temperatura tale da permettere
la presenza stabile di acqua allo stato liquido sulla sua superficie.
European Southern Observatory/SPL/AGF

Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
La scoperta di 51 Pegasi b, che è valsa a Mayor e Queloz il pre- Mario Damasso lavora per l’Istituto nazionale di astrofisica
mio Nobel per la fisica nel 2019, ha dato il via a una serie inarre- presso l’Osservatorio astrofisico di Torino. Si occupa di ricerca di pianeti
stabile di altre inaspettate scoperte, stimolando molti giovani extrasolari e dello studio delle loro proprietà fisiche. Ha conseguito
astrofisici verso una carriera di cacciatori di nuovi mondi, come un master in comunicazione scientifica e si interessa di divulgazione.
nel mio caso. Dopo oltre 25 anni, sono quasi 4500 gli esopianeti
scoperti in orbita attorno a circa 3500 stelle, il 20 per cento delle
quali ne ospita più di uno. I sistemi planetari multipli, quindi, non
sono affatto rari. Se guardiamo nel nostro vicinato, entro un rag-
gio di circa 10 parsec dal Sole (1 parsec corrisponde a una distan-
za di 3,26 anni luce o anche a circa 30.000 miliardi di chilometri),
a oggi sono 18 le stelle che ospitano più di un pianeta, escluden-
do il Sole.

Migliaia di mondi di tutte le taglie


Tra le tecniche usate per rivelare gli esopianeti, quelle che han-
no portato al maggior numero di scoperte sono il metodo dei tran-
siti fotometrici e il metodo basato sulle velocità radiali. Entram-
bi sono definiti metodi indiretti perché permettono di scoprire Il telescopio ELT, qui a fronte in una illustrazione,
un pianeta senza che questo possa essere direttamente osserva- è in costruzione sul Cerro Armazones, nel deserto di
to. Con il primo si misura la diminuzione di luminosità di una stel- Atacama, nel nord del Cile. Una volta operativo, sarà
la quando un suo pianeta le passa davanti rispetto al nostro punto il più grande occhio della Terra che scruterà il cielo.
di vista, e questo permette anche di misurare il raggio planeta-
rio; con il secondo metodo, che si basa sull’analisi della luce che lecope (ELT), quest’ultimo con uno specchio primario di 39 metri
proviene da una stella (le righe spettrali), si misurano piccolissi- di diametro, di gran lunga il più grande telescopio mai fabbrica-
mi effetti gravitazionali prodotti dal pianeta sulla sua stella duran- to per osservare la parte visibile e infrarossa dello spettro elettro-
te l’orbita (cioè, si misura la velocità con cui la stella si sposta lun- magnetico. Tutti questi strumenti potranno rilevare la presenza di
go la linea di osservazione) e questa tecnica permette di ricavare la un’atmosfera e determinarne la composizione chimica sfruttan-
massa del pianeta. In particolare, il metodo dei transiti ha permes- do la cosiddetta spettroscopia di trasmissione, che analizza la lu-
so di rivelare migliaia di nuovi mondi nel nostro vicinato galattico, ce di una stella dopo che questa ha attraversato gli strati superiori
grazie soprattutto alle osservazioni del telescopio spaziale Kepler dell’atmosfera di un pianeta ed è stata eventualmente assorbita se-
della NASA, dal 2009 al 2018, e a quelle tuttora in corso con il sa- lettivamente da alcune delle molecole presenti.
tellite TESS, sempre della NASA. Raggi molto precisi per Terre e super-Terre che transitano
Kepler ci ha permesso di scoprire che lassù ci sono esopianeti davanti a stelle brillanti si potranno ottenere con il telescopio
di tutte le taglie, dai giganti gassosi come Giove e Saturno, a piane- spaziale europeo CHEOPS entrato in funzione da poco tempo.
ti di tipo roccioso poco più grandi o più piccoli della Terra, passan- Quanto alle masse, ottenere stime che abbiano un errore più pic-
do per una tipologia molto comune ma prima d’ora sconosciuta, colo del 20 per cento del loro valore rappresenta a oggi l’aspetto
perché assente nel sistema solare: le super-Terre. Questi mondi più complicato per gli esopianeti più piccoli e meno massicci. Sod-
hanno un raggio compreso tra 1,5 e 4 volte quello terrestre e ciò disfare questo requisito è alla base di un’attenta selezione prelimi-
che conosciamo delle loro caratteristiche fisiche ci fa ritenere che nare dei pianeti più promettenti scoperti da TESS attorno a stelle
molti di essi, che chiamiamo mondi d’acqua, possano essere ri- brillanti, ed è un passo necessario per ottimizzare le future osser-
coperti da un oceano profondo. Questo è uno dei possibili scena- vazioni di JWST. La preselezione è poi seguita da un lungo moni-
ri previsti dai modelli di struttura fisica e composizione chimica, toraggio con i pochi spettrografi disponibili di nuova generazio-
che si basano sulle misurazioni di raggio e massa. Ecco perché uno ne, come ESPRESSO, MAROON-X o HPF installati su telescopi a
degli scopi principali per un cacciatore di pianeti è ottenere stime terra, oppure con quelli già in funzione da diversi anni, come HI-
di masse e raggi con la migliore precisione possibile e confrontar- RES, HARPS, HARPS-N e CARMENES. Questi ultimi sono sta-
le con i valori previsti dai modelli teorici di struttura e composi- ti protagonisti di molte delle scoperte descritte più avanti nell’ar-
zione: più precisi sono, tanto meglio si possono definire le pro- ticolo e continuano a rivelare e caratterizzare pianeti osservando
prietà fisico-chimiche di un pianeta. entrambi gli emisferi celesti.
Questo è un aspetto chiave soprattutto per le super-Terre più Una lista primaria di pianeti a cui attingere è senz’altro quella
piccole e meno massicce e per i pianeti di tipo terrestre, per i qua- che include i mondi più vicini a noi.
li modelli differenti di struttura e composizione (che includono
anche la presenza di un’atmosfera) prevedono masse e raggi si- Nane rosse e la loro corte di pianeti
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

mili tra loro: solo misurazioni molto precise, quindi, permettono Fa sempre effetto pensare che la maggior parte delle stelle più
di selezionare un modello invece di un altro. Avere a disposizio- vicine sia invisibile a occhio nudo. Attualmente sono state censi-
ne una misura di massa precisa è necessario per poter effettuare te 357 stelle della sequenza principale – categoria che compren-
un’analisi quantitativa dell’atmosfera di pianeti piccoli transitan- de la maggior parte delle stelle, tra cui la nostra – entro un raggio
ti, che sono i più appetibili per il telescopio spaziale James Webb di 10 parsec dal Sole: il 79 per cento sono stelle nane rosse. Ci cir-
(JWST), il cui lancio è previsto per quest’anno, e per i futuri tele- condano, ma non le vediamo a causa della loro scarsa luminosità.
scopi di diametro superiore ai 20 metri che opereranno da terra, Si tratta di stelle di massa e raggio compresi tra l’8 e il 60 per cen-
come il Giant Magellan Telescope (GMT) e l’Extremely Large Te- to di quelli del Sole, e luminosità compresa tra circa lo 0,02 e il 7

28 Le Scienze 638 ottobre 2021


per cento di quella solare. Esse offrono vantaggi pratici per cer- tuale «fuori porta» per scoprire in dettaglio alcuni di questi nuo-
care esopianeti rispetto alle stelle più grandi e massicce, se con- vi mondi. Questo itinerario darà un assaggio di pianeti particola-
sideriamo le tecniche di ricerca più usate e redditizie. Le piccole ri «dietro l’angolo» che offrono intriganti prospettive per ulteriori
dimensioni e le piccole masse rendono le nane rosse ideali per ri- studi con strumenti di nuova generazione, i quali permetteranno
levare pianeti piccoli (e rocciosi) con i metodi dei transiti e delle di determinare le loro proprietà in modo accurato e di capire la lo-
velocità radiali. ro origine e storia evolutiva.
C’è poi un altro bonus. La loro bassa luminosità implica che un La prima tappa è Proxima Centauri, nana rossa poco più vec-
pianeta, per ricevere una quantità di energia simile a quella che chia del Sole che oltre a essere la più vicina (si trova a 1,3 parsec
noi riceviamo dal Sole e trovarsi quindi all’interno della zona di da noi) vanta il primato di ospitare Proxima b, il pianeta di tipo
abitabilità, deve orbitare più vicino alla propria stella rispetto alla roccioso più vicino che orbita nella fascia di abitabilità. Scoperto
distanza che separa la Terra dal Sole. Una distanza inferiore impli- nel 2016 grazie alle velocità radiali registrate nell’ambito del pro-
ca un periodo orbitale (il tempo impiegato per completare un’or- getto Pale Red Dot, poi ribattezzato Red Dots, con gli spettrogra-
bita) più corto e quindi una maggiore facilità di rilevare il pianeta fi HARPS e UVES, Proxima b è un pianeta di massa minima pari a
con entrambe le tecniche descritte prima. Infine, nel caso favore- quella terrestre. Non conosciamo il suo raggio perché il pianeta
vole in cui un pianeta transita davanti alla propria stella rispetto non transita davanti alla sua stella rispetto alla nostra linea di vi-
alla nostra linea di osservazione, potrebbe essere più semplice ri- sta, quindi non è possibile stimare direttamente la sua densità me-
levare la presenza di un’atmosfera e studiare le sue proprietà fon- dia, ma considerazioni di tipo statistico ci permettono di conclu-
damentali. Tutti questi aspetti rendono le nane rosse obiettivi pri- dere che al 90 per cento di probabilità la sua composizione sia di
mari quando si va alla ricerca di pianeti potenzialmente abitabili, tipo roccioso e forse terrestre. La sua esistenza è stata conferma-
ovvero pianeti sulla cui superficie potrebbe trovarsi e mantenersi ta in modo indipendente da dati raccolti con ESPRESSO, che con-
acqua allo stato liquido, elemento fondamentale per la vita come tinua a misurare velocità radiali di Proxima per cercare altri piane-
la conosciamo (il concetto di abitabilità di un esopianeta è in realtà ti di piccola massa.
così complesso da non poter essere riassunto in una semplice defi- Proxima Centauri è stata osservata ancora con HARPS nel 2017
nizione e richiederebbe un articolo a parte). da Red Dots. Grazie ai nuovi dati è stato scoperto un secondo pia-
Grazie a Kepler, si è calcolato il numero medio di pianeti per na- neta ben diverso dal primo. Nominato Proxima c, si tratta di un
na rossa, che si stima tra 4 e 8 per pianeti con raggio sotto i quat- esopianeta più massiccio che orbita a una distanza dalla sua stel-
tro raggi terrestri e periodo orbitale fino a 256 giorni terrestri. Per la pari a quella di Marte dal Sole. È freddissimo e sicuramente ino-
confronto, stelle come il Sole ospitano in media 3,5 pianeti. Re- spitale. La sua esistenza è ancora da confermare. Alcune caratte-
stringendo la statistica ai pianeti piccoli nella fascia di abitabilità, ristiche lo rendono molto appetibile per essere cercato anche con
si calcola che ogni nana rossa ne ospiti almeno uno. Di questi, tra altre tecniche osservative. Pochi mesi dopo l’annuncio, sono stati
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il 33 e 44 per cento sarebbero di taglia terrestre. Sono numeri che pubblicati promettenti risultati su Proxima c basati su imaging di-
incoraggiano una ricerca che può richiedere anni di osservazioni. retto e su dati raccolti dallo strumento SPHERE. Potremmo cioè
aver fotografato il pianeta, raccogliendo la luce riflessa della sua
Cortesia ESO/L. Calçada

Inizia il viaggio stella. Quella di osservarlo direttamente non è un’idea strampa-


I pianeti scoperti entro 10 parsec da noi sono circa 100, e il 12 lata, è giustificata dalla vicinanza del sistema. Infatti la distanza
per cento delle nane rosse vicine ne ha almeno uno. Più della metà massima di Proxima c dalla sua stella, proiettata sulla sfera celeste
delle 18 stelle più vicine che ospitano un sistema multiplanetario (distanza definita separazione angolare), sarebbe di circa 1,1 secon-
sono nane rosse. Vale allora la pena intraprendere un viaggio vir- di d’arco misurata dalla Terra, cioè circa 1/3600 di grado. Si tratta

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di una separazione molto piccola ma ben risolvibile: stella e piane- nomiche in prossimità della snowline (l’unità astronomica equiva-
ta potrebbero essere osservati distintamente una dall’altro. Tutta- le alla distanza media della Terra dal Sole), cioè la distanza mini-
via, osservazioni dirette del pianeta restano probabilmente al li- ma dalla stella alla quale specie molecolari volatili, come acqua o
mite delle nostre capacità attuali. monossido di carbonio, iniziano a condensare in ghiaccio (per il
Il principale ostacolo per l’imaging diretto, tecnica finora usa- Sole, attualmente questa distanza è collocata a circa 5 unità astro-
ta per fotografare pianeti giganti giovani molto distanti dalla stella nomiche). La snowline individua la regione attorno a una stella in
madre, è rappresentato dal contrasto tra la luce emessa dalla stel- cui la formazione di pianeti sarebbe favorita a causa della crescen-
la e quella riflessa dal pianeta, che si calcola essere tra 100 milio- te presenza di grani di polveri necessari a dare il via al processo
nesimi e un miliardesimo di volte meno intensa. Le osservazioni di assemblaggio di strutture solide sempre più grandi. La presen-
di SPHERE, coadiuvate dai risultati ottenuti con le velocità radiali, za di una super-Terra in prossimità della snowline è importante
suggeriscono una possibile rilevazione. Se fosse reale, per giusti- per i modelli di formazione ed evoluzione planetaria, in particola-
ficarla si dovrebbe assumere la presenza di materiale circumpla- re per studiare le fasi di migrazione del pianeta dalla regione in cui
netario che rifletta la luce stellare – per esempio un esteso siste- si è formato (la migrazione è un processo evolutivo comune a tut-
ma di anelli – attorno a un pianeta di una massa compresa tra 7 e ti i pianeti). Ma, come fosse una maledizione, la storia della stella di
9 masse terrestri. Ulteriori osservazioni ad alto contrasto saranno Barnard si arricchisce di un nuovo mistero.
necessarie per confermare il risultato, rimanendo in attesa di nuo- Uno studio pubblicatoquest’anno e basato anche su nuovi da-
vi e più potenti strumenti, come il Mid-infrared Extremely Large ti ottenuti con lo spettrografo statunitense Habitable-zone Pla-
Telescope Imager and Spectrograph (METIS), che dovrebbe en- net Finder mette in discussione l’esistenza del pianeta. Il segna-
trare in funzione nel 2027 all’ Extremely Large Telescope in Cile, le osservato non sarebbe dovuto a un pianeta, ma potrebbe essere
o delle osservazioni nell’infrarosso del telescopio il prodotto dell’attività stellare. La stella di Bar-
spaziale Nancy Grace Roman, che la NASA ha in Attualmente nard è tuttora oggetto di osservazione con lo
programma di mettere in orbita nel 2025. spettrografo ESPRESSO, che aiuterà a fare mag-
Proxima c potrebbe quindi essere considerato sono quasi 4500 giore chiarezza sull’esistenza della super- Ter-
il primo pianeta scoperto con il metodo delle ve- gli esopianeti ra e finalmente a consegnare (forse) alla stella il
locità radiali a essere stato osservato direttamen- suo primo pianeta. Le potenzialità di ESPRESSO
te. Nel frattempo, indizi che ne confermerebbero scoperti potrebbero inoltre portare alla scoperta di altri
l’esistenza arrivano anche dall’astrometria, un al- pianeti di piccola massa.
tro metodo indiretto con cui si possono rivelare
in orbita
esopianeti. In attesa di conoscere le misure astro- attorno a circa Un pianeta tra annunci e smentite
metriche ad alta precisione registrate dal satellite Poco più lontana della stella di Barnard, un’al-
Gaia, dell’Agenzia spaziale europea, che dovreb- 3500 stelle tra nana rossa dalla storia travagliata è Gliese 411,
bero risolvere il dilemma, i risultati di una nuova nota anche come Lalande 21185. Stella della co-
analisi di dati di archivio raccolti più di 25 anni fa con il telescopio stellazione dell’Orsa Maggiore, si tratta di una delle nane rosse vi-
spaziale Hubble sarebbero in accordo con la presenza di un piane- cine più brillanti e per questo studiata a lungo fin dal secolo scor-
ta di 7±1 masse terrestri. so, anche per cercare pianeti. Se ne interessarono van De Kamp
e la sua collaboratrice Sarah Lippincott, che nel 1951 annunciaro-
Una storia interessante no di aver rilevato con misure astrometriche un compagno gigan-
A circa due parsec da Proxima e da noi si trova la piccola e vec- te, la cui massa fu stimata in circa dieci masse di Giove in uno stu-
chia stella di Barnard, la cui età è stimata tra 7 e 10 miliardi di an- dio pubblicato nel 1960. Purtroppo le osservazioni su cui si basava
ni. Si tratta della seconda nana rossa più vicina, e deve il suo nome questa scoperta erano viziate da un difetto del telescopio usato
all’astronomo statunitense E.E. Barnard, che poco più di un secolo per ottenerle, proprio come nel caso della stella di Barnard. Osser-
fa ne misurò lo spostamento annuo nel cielo, che resta il più rapi- vazioni fatte con uno strumento diverso portarono l’astronomo
do mai osservato per una stella. George Gatewood a smentire la scoperta nel 1974. Insomma, van
Alla stella di Barnard è legata una storia interessante e che ha de Kamp non era destinato ad avere il proprio pianeta.
come protagonista Peter van de Kamp, un pioniere nella ricerca di La storia però assunse toni ancora più beffardi quando vent’an-
esopianeti. Per oltre 25 anni van de Kamp aveva registrato misure ni dopo lo stesso Gatewood tornò sui suoi passi e annunciò che
astrometriche della stella allo Sproul Observatory, negli Stati Uni- nuove misurazioni mostravano la presenza di più pianeti attorno
ti. Negli anni sessanta quei dati lo portarono a concludere che at- a Gliese 411. Con questo annuncio Gatewood smentì anche se stes-
torno a essa orbitassero due pianeti giganti con periodi orbitali di so perché, in base ai risultati di uno studio di pochi anni prima, di
12 e di 26 anni, rispettivamente. L’esistenza dei pianeti di van de compagni nascosti proprio non c’era traccia. L’esistenza dei pia-
Kamp fu messa in seria discussione a partire dal 1973, e successive neti di Gatewood non è mai stata confermata.
nuove misurazioni da terra condotte con altri telescopi stabiliro- Visto che l’astrometria da terra non sembrava affidabile per
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no che quei pianeti non c’erano. Ironia della sorte, van de Kamp è scovare nuovi mondi, toccò allora alla tecnica delle velocità radia-
morto nel 1995, pochi mesi prima dell’annuncio della storica sco- li entrare in gioco. Nel 2017 un gruppo statunitense ha annunciato
perta di 51 Pegasi b. la scoperta di una super-Terra grazie a osservazioni con lo spettro-
La stella di Barnard è tornata a far parlare di sé nel 2018, quan- grafo HIRES. Anche questa scoperta è stata smentita poco dopo,
do un gruppo internazionale ha annunciato la scoperta di una su- ma almeno ci si stava avvicinando alla soluzione finale (per ora),
per-Terra con massa minima di tre masse terrestri e periodo or- che è arrivata tra il 2019 e il 2020 grazie alle velocità radiali otte-
bitale di 233 giorni, usando velocità radiali ottenute nel corso di nute con altri due spettrografi, SOPHIE prima e CARMENES poi.
vent’anni. Il pianeta orbiterebbe a una distanza di 0,4 unità astro- I nuovi dati hanno portato alla scoperta e alla conferma indipen-

30 Le Scienze 638 ottobre 2021


CARTOGRAFIA SPAZIALE

Le stelle vicine e i loro pianeti


Questa mappa tridimensionale mostra la distribuzione nel cielo dei siste- Il punto rosso centrale identifica la nostra posizione, presa come origine
mi planetari vicini a noi descritti nell’articolo. La mappa è costruita par- del sistema di riferimento. Il sistema planetario più lontano rappresen-
tendo dalle coordinate celesti equatoriali di ciascuna stella (ascensione tato su questa mappa è quello ospitato da L98-59, che si trova a circa
retta e declinazione), poi trasformate in coordinate cartesiane in modo 35 anni luce di distanza da noi. Il numero delle stelle indicate è solo una
da dare un’idea anche delle distanze relative tra ogni sistema planetario. parte di quelle vicine che ospitano pianeti.

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Grafico Danilo Sossi

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dente di una super-Terra di massa minima circa tre volte quella gio è il 30 per cento più grande di quello della Terra e, grazie
della Terra e un periodo orbitale di circa 13 giorni, un compagno alle misurazioni ottenute da CARMENES e dallo spettrogra-
un poco diverso da quello trovato poco prima dagli statunitensi e fo di ultima generazione MAROON-X, conosciamo con altissi-
non confermato. ma precisione la sua massa, pari a 2,8 masse terrestri, e la sua
Dopo annunci e smentite, finalmente abbiamo la prova che densità, poco superiore a quella della Terra. Sebbene Gl 486 b
Gliese 411 ospita davvero un pianeta, chiamato Gliese 411 b. Le os- non sia un pianeta affascinante per studiarne la potenziale abita-
servazioni di TESS sembrerebbero escludere che il pianeta tran- bilità, al momento è uno dei più interessanti per essere osserva-
siti di fronte alla sua stella lungo la nostra linea di osservazione, to con JWST allo scopo di rilevarne e caratterizzarne l’atmosfera.
quindi non abbiamo modo di misurare direttamente il suo rag- Oltre a Gl 486 b, anche GI 357 b, un pianeta quasi gemello sco-
gio e determinarne la struttura fisica e chimica. Tuttavia l’eleva- perto in transito attorno alla nana rossa GI 357 (distante 9,4 parsec
ta luminosità della stella e la sua vicinanza rendono Gliese 411 b un da noi), sarà nei prossimi anni un obiettivo privilegiato per studia-
pianeta ottimale nel prossimo futuro per cercare e caratterizzare re l’atmosfera di pianeti di tipo terrestre anche con i futuri grandi
la sua atmosfera senza l’ausilio della spettroscopia di trasmissio- telescopi da terra. Mentre Gl 486 non sembra avere ulteriori pia-
ne, ma usando telescopi di grande diametro (come il Thirty Meter neti poco massicci, GI 357 ne ospita altri due non transitanti su or-
Telescope, telescopio di 30 metri di diametro la cui costruzione è bite più distanti rispetto a GI 357 b. Questi pianeti sono con mol-
stata proposta sul monte Mauna Kea, nelle Hawaii) e avvalendosi ta probabilità super-Terre o piccoli Nettuno. Nuove osservazioni
dell’imaging diretto ad alto contrasto per raccogliere la luce rifles- e analisi dettagliate porteranno importanti informazioni per capi-
sa dal pianeta e analizzarla con la spettroscopia ad alta risoluzione. re la genesi e l’evoluzione di sistemi planetari multipli e stimolare
Quest’anno ulteriori misurazioni di velocità radiale hanno per- studi di planetologia comparata.
messo a un gruppo statunitense di rilevare la possibile presenza
di un secondo pianeta molto più lontano del primo dalla sua stel- Test per i modelli e per le atmosfere
la. Gliese 411 c avrebbe un periodo orbitale di oltre 7,5 anni e una Spostandoci nella costellazione meridionale del Microscopio,
massa di poco inferiore a quella di Nettuno. Inoltre, lo stesso grup- a una distanza di poco meno di 10 parsec c’è AU Microscopii (AU
po sospetta della presenza di un terzo pianeta la cui orbita sarebbe Mic), la seconda stella di pre-sequenza principale più vicina a noi.
intermedia tra quelle dei pianeti b e c, rendendo Gliese 411 una del- È una giovane nana rossa, formatasi solo 22 milioni di anni fa, an-
le stelle più interessanti da monitorare in futuro. cora circondata da un disco di polvere, il materia-
NASA ed ESA le da cui si formano i pianeti, che sarà disperso
Tre obiettivi privilegiati entro pochi milioni di anni. Nel 2018 TESS ha ri-
Dalla luminosa Gliese 411 ci spostiamo verso puntano levato un pianeta transitante con un raggio pari a
la piccola e debole stella di Teegarden, a 3,9 par- allo studio poco meno della metà di quello di Giove e in orbi-
sec da noi. A causa della sua bassa luminosità que- ta a breve distanza da AU Mic. Nuove osservazio-
sta nana rossa è stata scoperta solo nel 2003. Nel dell’abitabilità ni hanno rivelato un secondo pianeta che transita
2019, grazie a oltre 200 misure di velocità radia- circa due volte più distante e con un raggio poco
le ottenute dallo spettrografo CARMENES è sta-
di pianeti inferiore a quello del pianeta più vicino. Ciò che
to possibile rilevare due pianeti la cui massa mi- analoghi rende speciale questo sistema è il fatto che pianeti
nima è uguale a quella terrestre. Due mondi tra i della taglia di Nettuno si siano formati in un inter-
meno massicci scoperti finora attorno a una stella alla Terra vallo di tempo molto breve e che si trovino già co-
molto fredda e presumibilmente rocciosi, perché sì vicini alla loro stella.
il loro raggio, quindi la loro densità, non è noto, dal momento che Si ritiene che pianeti come AU Mic b e c debbano formarsi a di-
le analisi disponibili hanno escluso la presenza di transiti. Anche stanze maggiori dalla propria stella rispetto a quelle a cui sono sta-
se possiamo solo speculare sulla loro struttura fisica, composizio- ti osservati, in regioni del disco protoplanetario dove polveri e gas
ne chimica e presenza di un’atmosfera, i due pianeti sono molto sopravvivono in quantità sufficienti a produrre pianeti massicci.
interessanti perché cadono nella zona abitabile. Entrambi sono tra Per trovarsi così vicino alla stella i pianeti devono essere migrati
i più interessanti per essere osservati con i telescopi di diametro verso l’interno del disco in un tempo breve e inferiore a 20 milioni
estremamente grande di prossima generazione, anche se le osser- di anni. Sono pochissimi i pianeti del genere scoperti finora e quin-
vazioni dirette ad alto contrasto – che potrebbero addirittura rile- di abbiamo pochissime informazioni sui processi di formazione e
vare la luce riflessa del pianeta più esterno – saranno proprio al li- migrazione nei sistemi giovani. AU Mic b e c sono unici nel loro
mite delle prestazioni. Inoltre, la stella è visibile da entrambi gli genere perché è possibile studiare allo stesso tempo anche le pro-
emisferi, raddoppiando la possibilità di essere osservata da Terra. prietà del disco protoplanetario in cui si sono formati ed evoluti.
La stella di Teegarden, anche se scoperta da poco, è quindi già La comunità scientifica italiana contribuisce attivamente a rac-
entrata a pieno titolo nella lista di quelle più interessanti da segui- cogliere informazioni sui pianeti giovani nell’ambito del proget-
re in futuro. to GAPS, tramite misurazioni di velocità radiale ottenute con lo
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Un salto di 11 parsec da Gliese 411, quasi dall’altra parte del spettrografo HARPS-N, operativo al Telescopio nazionale Galileo,
cielo rispetto alla stella precedente, ci porta su Gl 486. Que- nelle Canarie. Rilevare un pianeta massiccio e giovane come AU
sta nana rossa relativamente brillante, visibile da entram- Mic b con le velocità radiali è tutt’altro che facile. Le stelle giova-
bi gli emisferi e distante circa otto parsec da noi, ospita uno de- ni, come accade in genere anche per noi esseri umani, sono solita-
gli ultimi pianeti scoperti grazie al telescopio TESS. Si tratta di mente molto irrequiete, e la loro forte vitalità si manifesta tramite
un pianeta roccioso così vicino alla stella da compiere un’orbi- un’elevata attività magnetica, sotto forma di persistenti ed estese
ta completa in circa 1,5 giorni. Si tratta perciò di un mondo mol- macchie stellari. Questa attività produce segnali intensi nelle ve-
to caldo, che riceve 40 volte l’insolazione terrestre. Il suo rag- locità radiali che è difficile rimuovere anche con metodi di analisi

32 Le Scienze 638 ottobre 2021


La stella di Barnard e il suo ipotetico pianeta, mettere di ottenere misure relative alle loro atmosfere, le quali,
una super-Terra. La scoperta di questo mondo è stata secondo modelli teorici, potrebbero contenere acqua. Mentre c’è
annunciata nel 2018 e poi smentita nel 2021. da aspettarsi che i due pianeti più vicini alla stella siano più secchi,
Nuove osservazioni ora in corso faranno chiarezza. il pianeta transitante più esterno potrebbe contenere acqua fino al
30 per cento della sua massa.
sofisticati, per permettere ai segnali più piccoli di origine planeta- A rendere L98-59 una stella ancora più interessante è la scoper-
ria di emergere ed essere trovati. Proprio a causa dell’elevata attivi- ta fatta con ESPRESSO della presenza di altri due pianeti non tran-
tà della sua stella madre, una prima stima della massa di AU Mic b – sitanti. Il secondo – la cui esistenza al momento è ancora incerta
che risulterebbe molto simile a quella di Nettuno – è stata possi- – avrebbe una massa minima e si troverebbe nella regione di abita-
bile grazie alle velocità radiali ottenute con il nuovo spettrogra- bilità della stella, rendendolo per questo motivo un pianeta ancora
fo SPIRou che osserva nell’infrarosso, una porzione dello spettro più intrigante nel contesto di un sistema multiplanetario che sarà
stellare dove gli effetti dell’attività magnetica sono ridotti. La mas- oggetto di studi molto dettagliati nei prossimi anni.
sa del pianeta più esterno non è ancora stata misurata, ed è stato
possibile indicare solo un limite superiore. Un futuro entusiasmante
Altre osservazioni saranno comunque necessarie per migliora- Questa breve esplorazione entro un raggio di 10 parsec ha mo-
re la precisione della massa e della densità media di AU Mic b. Ma i strato la varietà e la diversità esistenti nelle architetture dei siste-
risultati ottenuti fanno di questo pianeta un riferimento per met- mi planetari extrasolari vicini. Ognuno di essi ci illustra una storia
tere alla prova i modelli di formazione ed evoluzione planetaria e diversa di formazione ed evoluzione, che vorremmo poter spiega-
per caratterizzare l’atmosfera di un pianeta neonato. re nell’ambito di modelli teorici che abbiano una validità univer-
Concludiamo il viaggio nei dintorni del Sole spostandoci appe- sale. Sebbene altri sistemi planetari molto interessanti non siano
na oltre i 10 parsec, nel cielo dell’emisfero Australe. L98-59 è una entrati in questo racconto, anch’essi saranno oggetto di future in-
piccola nana rossa attorno a cui il telescopio TESS ha rivelato tre vestigazioni con strumenti di nuova generazione. Alcuni casi, co-
piccoli pianeti in transito entro 0,05 unità astronomiche di distan- me Ross 128 e GI 273, meritano particolare attenzione perché ospi-
za, con raggio compreso tra 0,9 e 1,5 volte il raggio della Terra. tano super-Terre temperate nella zona di abitabilità.
Uno degli aspetti che rende in prospettiva questo sistema interes- La scoperta e lo studio delle proprietà fisiche di mondi poten-
sante è che L98-59 si trova in una zona del cielo che sarà osserva- zialmente abitabili analoghi alla Terra è uno degli obiettivi più
ta da JWST per più di sei mesi all’anno. Questo implica che L98-59 ambiti nel campo degli esopianeti. In futuro, la ricerca si sposte-
rappresenta una possibilità molto ghiotta per cercare di rilevare le rà dalle nane rosse alle stelle vicine più simili al Sole, attorno a cui
atmosfere dei pianeti e procedere con un’analisi comparativa per è molto più difficile trovare pianeti simili al nostro usando tutte
studiarne la diversità all’interno dello stesso sistema. In particola- le tecniche che abbiamo a disposizione. Anche i programmi per
re per questa ragione, L98-59 è stata osservata con lo spettrografo i prossimi decenni delle agenzie spaziali statunitense (NASA) ed
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ESPRESSO per ottenere una misurazione precisa delle masse pla- europea (ESA) puntano su missioni dedicate allo studio dell’abita-
netarie. Le velocità radiali di altissima precisione hanno permesso bilità di pianeti analoghi alla Terra attorno a stelle vicine, in par-
di scoprire che il pianeta più interno del sistema ha una massa pari ticolare alla ricerca nelle loro atmosfere delle molecole che sugge-
NASA/CXC/SPL/AGF

alla metà della massa di Venere (0,4 masse terrestri), risultando co- riscano la presenza di attività biologica.
sì il pianeta più leggero rilevato con questa tecnica, e di determi- Questa ricerca di frontiera si concentrerà su un piccolo numero
nare quella degli altri due (pari a circa 2 masse terrestri). Il terzetto di pianeti speciali a pochi parsec da noi. Questi mondi sono ancora
di pianeti transitanti risulta essere di tipo roccioso e le osservazio- da scoprire e rilevarli sarà il compito – affascinante e sorprenden-
ni con JWST (o con ELT da terra) dovrebbero realisticamente per- te – che attende i cacciatori di pianeti nei prossimi anni. Q

www.lescienze.it Le Scienze 33
M A L AT T I E N E U R O L O G I C H E

Una nuova visione


dell’Alzheimer
Negli ultimi anni è emerso un nuovo attore che contribuisce alla malattia,
bersaglio di possibili terapie: le cellule immunitarie della microglia

di Jason Ulrich e David M. Holtzman

el 1907 lo psichiatra tedesco Alois Alzheim- e amiloide, e su alcuni fattori genetici e abitudini di vita che influi-

N
er pubblicò un articolo su una malattia in- scono sul rischio di ammalarsi, non esiste praticamente alcun trat-
solita che colpiva la corteccia cerebrale. tamento capace di bloccare o rallentare l’evoluzione dell’Alzhei-
Una donna di 51 anni che viveva in un isti- mer. Il 7 giugno la Food and Drug Administration statunitense ha
tuto a Francoforte sul Meno riportava alcu- approvato un nuovo farmaco, l’aducanumab, che rimuove le plac-
ni sintomi (tra cui perdita di memoria, con- che amiloidi dal cervello, ma non è chiaro quanto sia efficace nel
fusione e disorientamento) oggi ben noti ai migliorare le capacità cognitive dei pazienti già in fase di declino.
milioni di famiglie colpite da quella che oggi ha preso il nome di Sono dunque necessari altri interventi, e negli ultimi anni le sco-
malattia di Alzheimer. perte sulla microglia hanno indicato nuove possibili terapie, pa-
Alla morte della donna, Alzheimer ne esaminò il cervello traen- recchie delle quali sono ora in corso di sviluppo, e alcune già in
done alcune osservazioni fondamentali: in primo luogo, l’organo sperimentazione umana nei trial clinici.
era atrofico, cioè più piccolo della norma, e presentava una per-
dita di neuroni. Inoltre nei neuroni erano presenti grovigli di fi- Placche, grovigli e geni
bre proteiche, e al loro esterno depositi di un’altra proteina. Per i La malattia di Alzheimer è la causa principale di demenza nel
cent’anni successivi queste due proteine patologiche, tau e ami- mondo, e le varie manifestazioni patologiche che la caratterizza-
loide, sono state al centro delle ricerche sulle cause della malattia. no si accumulano e convergono nei decenni. A livello molecolare,
Durante l’autopsia però Alzheimer osservò anche un altro indi- la malattia ha due segni distintivi. Il primo sono le placche compo-
zio importante, che viene spesso trascurato. Al microscopio notò ste da una forma di proteina amiloide, detta beta-amiloide, che si
infatti chiare alterazioni nella composizione strutturale di alcune depositano negli spazi tra le cellule. Il secondo è la forma contorta
cellule non neuronali, chiamate cellule della glia, che costituisco- e mal ripiegata della proteina tau, a cui si attaccano grandi quan-
no circa la metà delle cellule cerebrali. tità di gruppi fosfato in un processo detto iperfosforilazione. Si ri-
Fino a qualche tempo fa solo pochi scienziati si erano dedica- tiene che questa aumentata fosforilazione della proteina sia asso-
ti allo studio della glia, ma oggi la situazione è cambiata. Un tipo di ciata a una sua maggiore tendenza ad aggregarsi e tossicità. La tau
cellule gliali, quelle della microglia, sono le principali cellule im- si presenta in grumi contorti, detti grovigli neurofibrillari, situa-
munitarie nel cervello e potrebbero influenzare in vari modi l’e- ti nel corpo cellulare dei neuroni. La proteina tau compare inoltre
voluzione della malattia, sia nelle fasi precoci sia in quelle tardive. all’interno degli assoni (le lunghe protrusioni che si dipartono dal
La microglia potrebbe inoltre spiegare la complessa relazione tra corpo dei neuroni) rigonfi e danneggiati, accanto alle placche ami-
amiloide e tau, le proteine aberranti che conducono alla degene- loidi situate all’esterno. Questa forma è anche detta tau delle plac-
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razione dei neuroni e alla perdita della memoria. che neuritiche.


Illustrazione di Ruaida Mannaa

Nell’ultimo decennio le ricerche hanno identificato nuovi fat- Sia la proteina tau sia la proteina più grande da cui deriva l’a-
tori di rischio molecolari che indicano un ruolo di queste cellule miloide svolgono varie funzioni nel normale funzionamento del
immunitarie cerebrali nella malattia di Alzheimer. Grazie a poten- cervello, che vengono alterate dall’evoluzione della malattia. Gra-
ti metodi di sequenziamento genico, stiamo iniziando a compren- zie ai numerosi studi sulle forme patologiche di amiloide e tau, gli
dere la microglia e il ruolo del sistema immunitario e dei processi scienziati hanno concluso che la malattia di Alzheimer va distinta
infiammatori nell’Alzheimer. in due fasi: una prima fase presintomatica, che può durare tra i 15
Pur avendo imparato molto sulla biochimica delle proteine tau e i 25 anni, durante la quale la proteina amiloide si accumula nella

34 Le Scienze
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corteccia cerebrale (lo strato più esterno del cervello), senza alcun Jason Ulrich è professore associato di neurologia
sintomo cognitivo; e una seconda fase in cui nella corteccia si for- alla Washington University di Saint Louis.
mano i grovigli di tau e inizia il processo neurodegenerativo, con
David M. Holtzman è professore di neurologia e direttore
l’emergere di disfunzioni cognitive man mano che le cellule cere-
scientifico dell’Hope Center for Neurological Disorders alla
brali muoiono.
Washington University di Saint Louis, e direttore associato
Da decenni chi studia l’Alzheimer sa che i fattori di rischio ge- del Knight Alzheimer’s Disease Research Center.
netici influiscono molto sulla probabilità che una persona svilup- È cofondatore dell’azienda C2N Diagnostics, e consulente
pi o meno la malattia, e che i geni forniscono informazioni prezio- e titolare di fondi di ricerca per altre società.
se sui meccanismi che la generano. Il principale gene associato al
rischio di Alzheimer è APOE, che codifica per la proteina apolipo-
proteina E, coinvolta nel metabolismo dei grassi e del colesterolo. cati come fattori di rischio, TREM2 è espresso esclusivamente dal-
Il nesso tra questo gene e l’Alzheimer, riferito per la prima vol- la microglia nel cervello. Questi indizi genetici facevano pensare
ta nel 1993, riguarda una versione (o allele) del gene che aumenta che la microglia possa avere un ruolo chiave nella genesi della ma-
in modo drastico il rischio di malattia. I tre alleli di APOE comuni lattia. Ma come?
nella popolazione umana sono APOE2, APOE3 e APOE4. APOE3 è
il più diffuso e costituisce circa il 78 per cento di tutti gli alleli, se- Una squadra di sorveglianza
guito da APOE4 (circa 14 per cento) e da APOE2 (circa 8 per cento). Le cellule della microglia sono affini ai macrofagi, cellule im-
Ogni persona reca due alleli di APOE, e circa il 25 per cento della munitarie che pattugliano l’organismo per combattere i patogeni
popolazione è portatore di almeno un allele APOE4. Tuttavia, tra o contribuire a riparare i tessuti danneggiati, e i ricercatori stanno
i malati di Alzheimer, circa il 60 per cento possiede almeno un al- mostrando che sono coinvolte in diversi meccanismi, dalla difesa
lele APOE4. contro le infezioni all’eliminazione delle sinapsi (le giunzioni tra i
Le persone con un unico allele APOE4 hanno un rischio di neuroni) in eccesso durante lo sviluppo del cervello. In condizioni
ammalarsi 3-4 volte maggiore, mentre in chi ha due copie di normali, le cellule della microglia hanno piccoli corpi cellulari con
APOE4 il rischio aumenta di 12 volte rispetto alle persone con due protrusioni ramificate che si estendono attraverso il tessuto cere-
alleli APOE3. I portatori di APOE4 hanno depositi più abbondan- brale. Le cellule immunitarie inghiottono (o più precisamente fa-
ti e precoci di placche amiloidi perché la loro versione di apolipo- gocitano) le sinapsi non necessarie e i detriti cellulari, e cercano i
proteina E riduce l’eliminazione di beta-amiloide dal cervello e ne segni di lesioni o di invasione da parte di patogeni.
facilita l’aggregazione. Al contrario, i portatori di APOE2 hanno un In presenza di danni, la forma e la funzione della microglia si
rischio più basso di sviluppare l’Alzheimer e un rischio molto ri- modificano. Il corpo delle cellule aumenta di dimensioni mentre
dotto di sviluppare una patologia amiloide. le ramificazioni si accorciano e si riducono di numero, e le cellule
Per quanto forte, tuttavia, l’effetto dell’allele APOE4 non spiega migrano verso la sede del danno per avviare una risposta infiam-
per intero la suscettibilità genetica all’Alzheimer. I genetisti si so- matoria. Già da decenni i ricercatori avevano notato la presenza
no molto impegnati nella ricerca di altri fattori di rischio che spie- di microglia anche intorno alle placche amiloidi; non era chiaro
ghino questa «ereditarietà mancante», usando tecnologie avanza- però se questa contribuisse a limitare gli accumuli di amiloide o
te di sequenziamento genico per esaminare migliaia di persone e avviasse invece un’infiammazione tossica. Anche la relazione tra
cercare alterazioni del DNA associate a un rischio superiore o in- microglia e proteina tau non era ben compresa.
feriore di contrarre la malattia. Alcuni studi hanno mostrato che la microglia agisce sui neuro-
Questo screening ad ampio raggio ha identificato alcune regio- ni danneggiando gli assoni e le sinapsi, disturbando la trasmissio-
ni genetiche e geni che sembrano avere un ruolo in questo sen- ne dei segnali lungo gli assoni e provocando un accumulo di pro-
so. Tra questi ci sono le varianti di alcuni geni – CD33, BIN1, CR1 teina tau nelle cellule. Altre ricerche mostrano come le citochine,
e MS4A6A – che codificano per proteine con varie funzioni. Per proteine infiammatorie secrete dalla microglia, aumentino no-
esempio, i geni CD33 e CR1 contengono le istruzioni per sintetiz- tevolmente la dannosa iperfosforilazione della proteina tau. La
zare recettori situati sulla superficie delle cellule che rilevano i se- scoperta di fattori genetici di rischio, come le varianti di TREM2
gnali provenienti da altre cellule. Questi geni, scoperti attraver- e CD33, ha poi indicato specifiche molecole della microglia che
so gli screening in varie popolazioni, hanno effetti relativamente potrebbero essere coinvolte nello sviluppo dell’Alzheimer. I ri-
modesti sul rischio di malattia. cercatori auspicano che, una volta compreso il funzionamento
I ricercatori hanno inoltre sequenziato i genomi di migliaia di di queste proteine, si chiarirà il ruolo più ampio di queste cellule
malati di Alzheimer in cerca di varianti rare che potrebbero ave- nell’evoluzione della malattia.
re un effetto importante sul rischio di malattia. Molti dei geni di I topi da laboratorio sono strumenti preziosi per capire come i
rischio così trovati sono espressi in prevalenza dalle cellule della fattori genetici concorrano a causare le alterazioni osservate nel
microglia che, come si diceva, sono le principali cellule immunita- cervello umano. Finora sono pochi gli animali che replicano per
rie del cervello. Nel 2013 due studi hanno identificato una varian- intero tutti gli aspetti dell’Alzheimer (per esempio, un topo con ac-
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te rara di TREM2, un gene che codifica per un recettore che attra- cumulo di placche amiloidi seguito dalla diffusione di proteina tau
versa la membrana cellulare nelle cellule della microglia; questa patologica e relativa neurodegenerazione), ma i ricercatori hanno
variante aumenta molto il rischio di ammalarsi. creato decine di topi modello, geneticamente modificati, che svi-
Il sequenziamento ha rivelato che in questa variante un ammi- luppano o le placche amiloidi o la tau.
noacido istidina è sostituito da una arginina, e si è visto che que- Incrociando questi topi transgenici con topi in cui sono stati
sta mutazione compromette il funzionamento della microglia, au- alterati i geni che aumentano il rischio di Alzheimer, i ricercato-
mentando di 2-4 volte il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Altro ri possono stabilire in che modo una variante genica influisca sui
elemento interessante: come molti degli altri nuovi geni identifi- vari aspetti della patologia. Per esempio, vent’anni fa è stato dimo-

36 Le Scienze 638 ottobre 2021


NUOVI BERSAGLI

La via genetica alle origini dell’Alzheimer


Demoralizzati dai fallimenti delle nuove terapie, molti ricercatori che lavorano sull’Alzheimer sono passati a studiare geni come TREM2, che codifica
per una proteina immunitaria, e APOE4, il principale fattore di rischio genetico per l’Alzheimer finora noto. La comprensione del loro funzionamento
sta generando nuove idee per aiutare i milioni di persone a cui è stata diagnosticata la terribile malattia.

I SEGNI DISTINTIVI DELL’ALZHEIMER NEL CERVELLO

O
Gli elementi caratteristici dell’Alzheimer comprendono le placche amiloidi A , i
O O O
grovigli di tau B e la tau delle placche neuritiche C . Le cellule della microglia D ,
recentemente aggiunte alla lista dei sospetti, nelle prime fasi aiutano a proteggere i
neuroni, circondando le placche amiloidi e degradandole. Ma negli stadi più avanzati
della malattia queste cellule causano problemi, scatenando una risposta infiammatoria
che porta all’accumulo di tau, alla morte dei neuroni e al declino cognitivo.
O
Un altro tipo di cellule, gli astrociti E , contribuisce alle operazioni di pulizia. O
E

Astrocita
Microglia

Neurone
O
D
O
B
Grovigli tau
Proteina TREM O
A
Placca amiloide

O
C

Tau delle
placche
neuritiche

Un vecchio Il nuovo
Il cromosoma 19 Un gene nel
nemico: sospettato:
ospita il gene che cromosoma 6
APOE4 produce la proteina TREM2 produce una variante
Una variante di un gene APOE4, che Uno dei geni responsabili (R47H) del recettore
coinvolto nel metabolismo induce i peptidi dell’Alzheimer espresso TREM2 che non
dei grassi, APOE4, beta-amiloidi dalle cellule microgliali, mostra gli stessi
produce una proteina ad aggregarsi TREM2, codifica per effetti benefici
che viene secreta dalla in placche. una proteina che fa da della proteina
microglia e dagli astrociti. Studi recenti recettore sulla superficie normale e porta
Il gene APOE4 è uno mostrano però cellulare. La proteina all’aggregazione
dei principali fattori di che APOE4 ha un produce effetti opposti di tau nelle
Illustrazione di AXS Biomedical Animation Studio

rischio per la forma di ruolo più ampio a seconda dello stadio placche neuritiche,
Alzheimer che compare nella malattia evolutivo della malattia. seguita da grave
in età avanzata. Il suo di Alzheimer, In fase precoce, la via Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
neurodegenerazione
ruolo nella genesi della promuovendo di segnale di TREM2 e dall’atrofia
Sano
malattia, osservato per la anche l’accumulo aiuta a ridurre i danni cerebrale. La
prima volta nel 1993, è di proteina tau provocati dall’accumulo scoperta della
stato compreso tossica, che porta di amiloide e la diffusione variante R47H ha
solo in parte, ma le all’atrofia del della proteina tau, mentre acceso l’interesse sul
ricerche degli ultimi anni cervello (illustrato negli stadi successivi può ruolo della microglia
stanno fornendo nuove in sezione danneggiare i neuroni e nell’evoluzione della
indicazioni al riguardo. Atrofico trasversale). causarne la morte. malattia di Alzheimer.

www.lescienze.it Le Scienze 37
strato che i topi che sviluppano l’amiloide, se modificati per espri- la catena di eventi dell’Alzheimer. Sebbene questi topi non abbia-
mere la proteina umana APOE4, sviluppavano più placche amiloi- no subito una neurodegenerazione significativa, questo approc-
di rispetto a topi con APOE3 o APOE2. cio ha fornito un metodo affidabile per studiare sia la patologia da
Negli ultimi anni, poi, i ricercatori hanno studiato il ruolo della amiloide sia quella da proteina tau.
proteina umana TREM2 nell’Alzheimer eliminando il relativo ge- Quando non è coinvolta nell’Alzheimer, la tau è presente in for-
ne dai modelli murini di patologia amiloide. Vari laboratori han- ma normale negli assoni, dove contribuisce a stabilizzare proteine
no riscontrato in questi topi una netta riduzione del numero di strutturali, chiamate microtubuli, che partecipano al trasporto di
cellule microgliali che circondano le placche amiloidi. Una serie materiali cellulari dentro il neurone. Il gruppo di Lee ha scoperto
di studi condotti dal laboratorio di Marco Colonna, alla Washing- che, negli assoni rigonfi vicino alle placche amiloidi, la tau si stac-
ton University di Saint Louis, ha visto inoltre che, in questi topi, la cava dai microtubuli, divenendo potenzialmente più propensa a
microglia non intensificava correttamente il proprio metabolismo ripiegarsi in forma anomala. In pratica, nella corteccia dissemina-
e, quando era in prossimità delle placche amiloidi, non produceva ta di amiloide gli assoni danneggiati divenivano un terreno fertile
sufficiente adenosina trifosfato (ATP), una molecola che alimen- in cui potevano attecchire i semi di tau patologica.
ta l’attività cellulare. A digiuno di energia, le cellule non riusciva- Poiché quando la microglia ha la versione dannosa della pro-
no a circondare le placche amiloidi, e i ricercatori hanno osserva- teina TREM2 (con la mutazione R47H) aumentano i danni agli
to un aumento degli assoni gonfi e danneggiati dall’amiloide, detti assoni, abbiamo ipotizzato che la forma più comune di TREM2
neuriti distrofici. (senza la mutazione) potrebbe aiutare le cellule immunitarie a
Queste stesse osservazioni cruciali (meno microglia intorno al- proteggere gli assoni vicini alle placche amiloidi, evitando che
le placche e più danni agli assoni) sono state compiute nelle au- i semi di tau vi inducano un ulteriore accumulo di tau o invada-
topsie di persone malate di Alzheimer portatrici di una rara mu- no altre aree della corteccia. In uno studio condotto da Cheryl
tazione del gene TREM2 detta R47H (quella che era stata scoperta Leyns e Maud Gratuze, all’epoca membri del nostro laborato-
nel 2013). Questo ha rafforzato la fiducia nell’u- rio, abbiamo iniettato i semi di tau presi da mala-
tilità delle osservazioni sui topi per capire come La microglia ti di Alzheimer in topi modello che esprimevano
funziona TREM2 negli umani. Inoltre, studi del o meno la proteina TREM2 funzionante, riscon-
gruppo di Jaime Grutzendler alla Yale University sembra avere trando che nei topi senza la proteina si aveva una
hanno dimostrato che a un minor numero di cel- due ruoli quantità nettamente maggiore di tau aggregata
lule microgliali intorno a una placca corrisponde- vicino alle placche amiloidi negli assoni rigonfi.
va un maggiore danno agli assoni adiacenti. distinti, uno Quel danno si diffondeva inoltre ad altre regioni
Questo studio ha confermato ulteriormente il del cervello tramite le reti neuronali.
potenziale ruolo protettivo della microglia contro
dannoso e uno Abbiamo anche usato i topi modello creati da
gli effetti tossici dell’amiloide sull’area intorno al- protettivo Colonna che esprimevano la proteina umana
le placche. Ha dimostrato inoltre che la microglia TREM2, normale o con la mutazione R47H. Anco-
interagisce con le estremità di minuscole fibrille amiloidi, inter- ra una volta, i modelli murini di patologia amiloide con la varian-
rompendone potenzialmente la crescita o proteggendo i neuroni te R47H sviluppavano una maggiore patologia tau negli assoni nei
vicini dai danni dell’amiloide. pressi delle placche amiloidi quando venivano loro iniettati semi
di proteina tau. Per confermare le scoperte sui topi, abbiamo an-
Semi tossici che studiato alcuni cervelli umani e riscontrato che i portatori di
Se la microglia protegge gli assoni dai danni delle placche ami- varianti di TREM2 associate all’Alzheimer avevano una maggio-
loidi, potrebbe contrastare anche la patologia tau? Se sì, le peri- re quantità di tau delle placche neuritiche negli assoni. Da queste
colose mutazioni del gene TREM2 come la R47H potrebbero ag- osservazioni abbiamo concluso che la TREM2 normale, e forse la
gravare i processi patologici dell’Alzheimer anche favorendo microglia in generale, proteggono dalla formazione e dalla diffu-
l’aggregazione della tau vicino alle placche amiloidi. Questa ipo- sione degli aggregati di tau favorite dall’amiloide in presenza di se-
tesi rimane difficile da verificare, ma alcune indicazioni proven- mi di tau anomala.
gono dalle ricerche che mostrano come la patologia tau si diffonda La microglia sembra dunque proteggere dalla diffusione del-
in modo simile ai prioni (le proteine che contraddistinguono ma- la patologia tau nella corteccia disseminata di amiloide, tipica del
lattie come il morbo di Creutzfeldt-Jakob, una cui forma è legata al primo stadio dell’Alzheimer. Ma fa lo stesso anche dopo lo svilup-
cosiddetto «morbo della mucca pazza»). po dei grovigli neurofibrillari e l’inizio della neurodegenerazione,
Nell’ultimo decennio, i ricercatori hanno riscontrato infatti nella fase sintomatica della malattia? Due importanti studi, uno
che le proteine tau e amiloide si ripiegano in forme anomale che del laboratorio di Ido Amit presso il Weizmann Institute of Scien-
poi, in modo simile ai «semi» dei prioni, inducono anche proteine ce di Rehovot, in Israele, e l’altro di Oleg Butovsky e colleghi del
dalla struttura normale a ripiegarsi nella forma anomala. In que- Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno indagato i cam-
sto modo, man mano che la malattia progredisce, la tau patologi- biamenti nell’attività dei geni microgliali in modelli murini di di-
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ca può propagarsi lungo le regioni cerebrali connesse tra loro. Al- verse malattie neurodegenerative, identificando somiglianze no-
cuni studi del laboratorio di Virginia Man-Yee Lee, all’Università tevoli nel modo in cui si attivano questi geni.
della Pennsylvania, hanno dimostrato che, iniettando nei cervel- Gli studi hanno osservato che, nei cervelli di topi con dan-
li di topi sani i semi di tau aggregata isolati dai cervelli di malati di ni neurodegenerativi simili a quelli della patologia da tau, la
Alzheimer, la tau dei topi si ripiegava in modo anomalo formando microglia attivava vari geni, molti dei quali codificano per protei-
i grovigli neurofibrillari. I topi che soffrivano già di patologia ami- ne che degradano i materiali indesiderati nella cellula. In queste
loide sviluppavano la tau delle placche neuritiche, la forma di pro- situazioni, le cellule della microglia aumentavano notevolmen-
teina tau che danneggia gli assoni. Quest’ultimo processo ricorda te l’espressione di una versione murina del gene APOE4. Sembra

38 Le Scienze 638 ottobre 2021


quindi che sia APOE sia TREM2 siano importanti nel determinare munitaria osservata nei topi con tau che esprimevano APOE4 fos-
se la microglia attivi o meno una risposta quando i neuroni inizia- se una causa della degenerazione o solo una risposta al danno. Ci
no a morire e compaiono i primi sintomi. siamo dunque chiesti se la perdita di TREM2, il recettore sulla su-
In seguito a questa scoperta, abbiamo incrociato topi che espri- perficie della microglia, aumentasse la neurodegenerazione e l’in-
mevano varie versioni della proteina APOE umana con un model- fiammazione cerebrale. Non sarebbe stato del tutto sorprendente
lo murino che sviluppa sia la patologia tau sia una grave neurode- scoprire che la microglia aiutava a proteggere i neuroni anche in
generazione. In uno studio condotto da Yang Shi presso il nostro quello stadio relativamente avanzato della malattia.
laboratorio, alla Washington University di Saint Louis, abbiamo Ci attendeva un nuovo esperimento di riduzione dell’attività
scoperto che un modello murino di patologia tau che esprimeva genica. Eliminando TREM2 nei modelli murini di patologia tau,
APOE4 aveva una neurodegenerazione molto più grave e una pa- sono diminuite la risposta microgliale e la neurodegenerazione.
tologia tau più avanzata rispetto ai topi con APOE3 o APOE2. Suc- Ciò indicava che una minore attività della microglia riduceva i
cessivamente abbiamo studiato la morte cellulare in persone ma- danni e l’atrofia cerebrale da patologia tau.
late di Alzheimer o di altre malattie neurodegenerative con grandi
accumuli di tau, riscontrando che i portatori di APOE4 subivano Un’arma a doppio taglio
danni cerebrali più gravi dei portatori di altri alleli. Nel 2019 due nuovi studi hanno ulteriormente confermato il
Inoltre, i malati con APOE4 subivano un declino più rapido. ruolo della microglia nel favorire la perdita di neuroni e il conse-
Questa scoperta ha sorpreso noi e gli altri ricercatori, perché per guente declino cognitivo. È stato dimostrato che somministran-
anni avevamo creduto che l’effetto principale di APOE4 fosse l’ac- do a un topo un farmaco che blocca la proteina CSF-1 (colony-sti-
cumulo di grandi quantità di amiloide; questi studi indicavano in- mulating factor 1), necessaria per la sopravvivenza della microglia,
vece un suo ruolo non solo nel regolare la patologia da amiloide, si eliminava circa il 90 per cento della microglia nel cervello. Nei
ma anche nel determinare la velocità con cui muoiono i neuroni modelli murini di tau, il farmaco causava una drastica riduzione
in risposta alla patologia tau. Ciò indica che il co- della patologia tau e della degenerazione dei neu-
siddetto «gene dell’Alzheimer», APOE4, condizio- Nei topi, un roni, confermando che la microglia è necessaria
na non solo il depositarsi dell’amiloide ma anche i per la neurodegenerazione dipendente da tau.
danni neurologici dovuti all’accumulo di tau, ov- farmaco che Queste scoperte indicano che la via di segnale di
vero entrambe le fasi principali della malattia. agisce sulla TREM2 sembra avere effetti opposti, protettivi o
La comprensione degli effetti più ampi di dannosi, a seconda dello stadio di progressione
APOE4 ci ha spinti al successivo esperimento sui microglia frena della malattia.
topi, in cui abbiamo scoperto che la delezione del- Da queste ricerche sembra probabile che, nel-
la versione murina del gene APOE aveva un no-
la morte dei la fase presintomatica dell’Alzheimer e forse nel-
tevole effetto protettivo sulla neurodegenerazio- neuroni lo stadio sintomatico iniziale, quando si accumu-
ne, ritardando la progressione della patologia tau la l’amiloide, la via di segnale di TREM2 riduca i
e soprattutto i danni cerebrali dovuti all’accumulo di questa pro- danni dell’amiloide agli assoni e alle sinapsi e impedisca la pro-
teina. Se la delezione di APOE è protettiva nei topi, può darsi dun- gressione della tau nella corteccia. Quando invece la patologia tau
que che riducendo i livelli di proteina APOE nel cervello umano si è a uno stadio avanzato, la microglia può provocare la perdita delle
possa rallentare la neurodegenerazione, soprattutto nei portatori sinapsi e la morte dei neuroni.
della variante APOE4. Supponendo che i danni della microglia nei modelli murini di
In un altro esperimento abbiamo quindi usato un modello mu- patologia tau avvengano anche negli esseri umani (la questione è
rino di patologia tau, che esprimeva anche la proteina APOE4 ancora tutta da chiarire), queste cellule potrebbero essere un vali-
umana, per verificare se ridurre i livelli di questa variante dell’a- do bersaglio terapeutico. L’ideale potrebbe essere promuoverne
polipoproteina proteggesse gli animali dalla neurodegenerazione. l’attivazione, specie intorno alle placche amiloidi, nello stadio pre-
Abbiamo collaborato con la società Ionis Pharmaceuticals e usa- sintomatico e all’emergere dei sintomi, e inibirla invece nelle fa-
to oligonucleotidi antisenso (brevi frammenti di DNA modificato si più avanzate della patologia tau, nell’auspicio che ciò rallenti la
che degradano un RNA messaggero, contenente le istruzioni mo- neurodegenerazione e il declino cognitivo.
lecolari con cui la cellula produce una determinata proteina) per Forse, man mano che capiremo meglio il comportamento del-
dimezzare la quantità di APOE4 nei cervelli dei topi. Abbiamo così la microglia in risposta alla patologia amiloide e tau, identifichere-
riscontrato che la diminuzione dei livelli di APOE4 agli esordi del- mo nuovi bersagli terapeutici contro questa devastante malattia.
la patologia tau proteggeva i neuroni e riduceva l’infiammazione e È ora in atto uno studio clinico umano per verificare se l’attivazio-
l’attivazione della microglia nei cervelli dei topi. ne di TREM2 possa rallentare la progressione dell’Alzheimer in fa-
Il quadro emergente indica dunque due ruoli distinti della se precoce, e diverse altre terapie che agiscono sulla microglia so-
microglia nell’Alzheimer. Nei modelli murini di patologia amiloi- no in corso di sviluppo. Se questi approcci funzioneranno, la terza
de, una maggiore attività della microglia intorno alle placche sem- osservazione (finora trascurata) della famosa autopsia condotta da
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bra proteggere il cervello. Nei topi con patologia tau, invece, la tau Alzheimer, dopo le placche e i grovigli, potrebbe rivelarsi quella
aberrante aumenta molto l’espressione di geni microgliali associa- cruciale per ridurre il terribile impatto della malattia. Q
ti alla neurodegenerazione, e APOE4 sembra infiammare ulterior-
mente il cervello. Ciò fa pensare che vi sia una forte risposta im-
PER APPROFONDIRE
munitaria della microglia alla patologia tau che si accompagna a
un maggior danno cerebrale, non a una protezione. La via da percorrere. Kosik K.S., in «Le Scienze» n. 624, agosto 2020.
Naturalmente, correlazione non è sinonimo di causa, e a quel Un cervello troppo permissivo. Kaufer D. e Friedman A., in «Le Scienze» n.
punto della nostra ricerca non era chiaro se la forte risposta im- 635, luglio 2021.

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? GIOCANO
PERCHÉ GLI ANIMALI

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40 Le Scienze 638 ottobre 2021


COMPORTAMENTO ANIMALE

Giocare affina la forma fisica e le capacità cognitive e permette agli


animali di sviluppare le abilità necessarie a sopravvivere e a riprodursi

di Caitlin O’Connell

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www.lescienze.it Le Scienze 41
Caitlin O’Connell si occupa di ecologia comportamentale alla Harvard Medical
School. La sua ricerca si concentra sul comportamento e sulla comunicazione degli
elefanti. Il suo ultimo libro è Wild Rituals: 10 Lessons Animals Can Teach Us about
Connection, Community, and Ourselves (Chronicle Prism, 2021).

ra un tardo pomeriggio d’inverno, nella savana dell’Etosha National

E Park, in Namibia, quando ho notato una famiglia di elefanti sul limitare


meridionale della radura. Stavo scrutando l’orizzonte dalla torre di os-
servazione da cui io e i miei colleghi portiamo avanti la nostra ricerca
attorno alla pozza d’acqua di Mushara. Nelle ore precedenti gli elefanti
non si erano avvicinati, scoraggiati dal vento che disturba i loro tentativi di tenersi in con-
tatto tra loro con segnali vocali, ma ora che l’aria era ferma ecco che finalmente arrivavano
i primi visitatori della giornata.
A giudicare dal numero di proboscidi tese verso l’alto per an- visita proprio come questa da una delle famiglie residenti a cui sia-
nusare l’aria, il gruppo non vedeva l’ora di uscire allo scoperto e mo affezionati. Durante queste visite quotidiane imparo sempre
buttarsi a capofitto verso l’acqua. I maschi giovani erano partico- qualcosa di nuovo sugli elefanti, soprattutto quando giocano.
larmente impazienti: non solo avevano sete, ma avevano da recu- Sono stata testimone del ruolo importante che il gioco ha per lo
perare tante occasioni di gioco-lotta. Man mano che trascorre l’in- sviluppo dei cuccioli e per le relazioni familiari osservando i mem-
verno, l’ambiente diventa più secco e gli elefanti devono allonta- bri del mio gruppo di elefanti preferito che si trastullava presso
narsi sempre di più dall’acqua per trovare abbastanza nutrimento. questa pozza d’acqua al tramonto. Queste osservazioni spesso
Possono passare diversi giorni prima che abbiano modo di tornare confuse mi hanno spinto a voler capire meglio come giocano gli
alla pozza d’acqua per abbeverarsi e ritrovarsi. animali e che vantaggi possano trarre da questo comportamento
Però capivo perché questo gruppo stava esitando. Nella foresta non solo gli elefanti, bensì tutti gli animali sociali, inclusi gli esseri
a sud-est si stava radunando un’altra famiglia di elefanti diretta umani. La realtà è che il gioco, come le altre forme di interazione,
verso di noi, perciò le femmine adulte erano diffidenti. Tenevano ha le sue regole. Ed è essenziale per lo sviluppo delle facoltà fisi-
le zampe ben piantate nel terreno, le orecchie ben aperte, e conti- che e cognitive di cui gli animali hanno bisogno per sopravvivere
nuavano ad annusare quel po’ di vento che restava, alla ricerca di e riprodursi.
potenziali pericoli. Uscire dalla copertura sicura della foresta non
significava solo esporre la famiglia ai predatori; un incontro con Regole e norme
una famiglia di elefanti di rango superiore poteva portare a un’in- Si tende a pensare al gioco come a un’attività da fare libera-
terazione aggressiva. Per i giovani del gruppo, invece, più fami- mente, al di fuori dell’apprendimento di quelle capacità che sono
glie significavano più occasioni di gioco. Così, dopo aver valutato importanti per avere successo nella vita adulta, come cacciare, ri-
a fondo la situazione nella radura, la matriarca ha dato l’ordine con prodursi e sfuggire ai predatori. Però, pur trattandosi di un’attività
Joachim Schmeisser (pagine precedenti)

un brontolio e uno sventolare di orecchie e la famiglia ha iniziato divertente per tutti quelli che partecipano e anche per chi guarda,
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ad avvicinarsi all’acqua. i comportamenti di gioco si sono evoluti come forme ritualizzate


Il tardo pomeriggio è il momento della giornata che preferisco, delle tecniche di sopravvivenza necessarie per la vita adulta, che
durante le spedizioni per le osservazioni sul campo che facciamo offrono l’opportunità di perfezionare queste tecniche.
nell’inverno australe: l’aria si raffredda rapidamente, man mano Partecipare al gioco permette agli animali di sperimentare nuo-
che il sole si abbassa sull’orizzonte tingendo gli elefanti di un rosa vi comportamenti in un ambiente protetto senza conseguenze
brillante. Io e i miei colleghi aspettiamo nella torre di osservazio- pericolose. Il codice di condotta non scritto che riguarda il gioco
ne con un bicchiere in mano, pronti per un brindisi, e i binocoli permette loro di esplorare tanti possibili esiti diversi.
puntati all’orizzonte, nella speranza di ricevere al tramonto una Gli animali imparano le regole del gioco quando sono molto

42 Le Scienze 638 ottobre 2021


Il gioco affina le capacità di sopravvivenza. competere con successo per una femmina quando raggiungeran-
I cuccioli di elefante si invitano al gioco appoggiando no la maturità sessuale ed entreranno nella fase ormonale della
la proboscide l’uno sulla testa dell’altro (in basso a destra). fregola, attorno ai 25 anni di età.
Il gioco-lotta è importante per aumentare la propria forza Quando un giovane elefante maschio si sente particolarmente
e mettere alla prova nuove manovre di difesa in un ambiente avventuroso, può allontanarsi dalla protezione della madre per in-
sicuro (a sinistra). A volte un elefante più grande si accuccia vitare a giocare alla lotta un parente lontano. Se si allontana trop-
per dare a un maschio più giovane l’occasione di giocare po o se lo scontro si rivela inaspettatamente duro, il coraggioso
alla lotta con lui (in alto a destra). elefantino si spaventa e spesso torna di corsa dalla mamma, sbat-
tendo le orecchie e facendo su e giù con la proboscide durante la
piccoli. Nei cani l’inchino è un invito universale a partecipare a ritirata.
un’attività divertente e induce lo stesso inchino con le zampe an- Ogni tanto una sorella maggiore si ferma a osservare la sessio-
teriori tese in chi riceve il segnale, seguito inevitabilmente da un ne di gioco tra due piccoli. Queste femmine sempre all’erta fan-
inseguimento e da finti morsi. Scimpanzé e gorilla spingono gli no parte di un’estesa rete di guardia che facilita il gioco, ma i cui
altri a giocare mostrando i denti superiori e inferiori in quella che membri intervengono se uno dei duellanti supera un invisibile
i primatologi chiamano play face, che è paragonabile alla risata confine di parentela e viene allontanato con un colpo di probosci-
umana. de da una madre iperprotettiva e di alto rango.
Quando un giovane maschio di elefante vuole giocare con un
altro maschio di età simile, alza la proboscide e la presenta all’altro Forme di gioco
come invito. Nella maggior parte dei casi subito dopo appoggia la Gli esperti di comportamento animale riconoscono tre cate-
proboscide sulla testa dell’altro, un gesto che negli adulti segna- gorie principali di gioco. La prima è quella del gioco sociale, cioè
la dominanza ma nei giovani fa scattare senza indugi una vivace qualsiasi tipo di comportamento scherzoso che coinvolge altri in-
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sessione di gioco-lotta. Questi incontri sono molto diversi e van- dividui. La seconda categoria è quella del gioco locomotorio (che
no da qualche spinta leggera a incontri intensi con testate e spin- include corsa, camminata, salti e balzi), che facilita abilità motorie
© 2021 O’Connell & Rodwell

toni avanti e indietro, con le proboscidi che si attorcigliano l’una che dureranno per tutta la vita. Nelle prede, il gioco locomotorio
sull’altra e le zanne che sbattono rumorosamente. Il divertimento aiuta a mettere a punto tecniche utili per sfuggire ai predatori,
dura qualche secondo o qualche minuto per i più piccoli, mentre come il pronking dell’antilope saltatrice, che mentre corre con il
per adolescenti e giovani adulti può continuare molto più a lungo. resto della mandria fa alti balzi in aria e atterra in punti imprevedi-
Queste occasioni di gioco-lotta danno ai maschi la possibilità di bili. Negli elefanti questo tipo di gioco affina la capacità di sfuggire
mettere alla prova la loro capacità di combattere, in modo da poter ai predatori, come pure a un pretendente aggressivo o a un avver-

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sario che cerca di infliggere una ferita mortale. Di contro, i piccoli quanto ci si può divertire con un inseguimento del genere, e Liam
predatori come i cuccioli di leone usano il gioco locomotorio per cercava disperatamente di tenere il passo mentre Leo andava alla
perfezionare le proprie capacità nella caccia. Inseguire e far cade- carica e la giraffa riusciva a sfuggire per un pelo.
re gli altri cuccioli e poi mordicchiarli sulla schiena o sulla gola si- Altre due forme di gioco sono documentate solo nelle grandi
gnifica fare le prove per quelle capacità che serviranno all’animale scimmie antropomorfe, compresi gli esseri umani. La prima, il
per catturare la preda e ucciderla recidendole la spina dorsale o gioco organizzato, unisce il gioco sociale, locomotorio e con og-
soffocandola. getti. Sport come il calcio, l’hockey su prato, il lacrosse e il polo
Molte specie, compresa la nostra, si dedicano a una varietà di sono esempi di giochi tradizionali che sono stati formalizzati in
gioco locomotorio che consiste in una finta lotta, il che permette sport con regole specifiche (tra i grandi primati non umani solo gli
di mettere alla prova la propria forza in un ambiente sicuro in cui individui in cattività allevati in contesti umani fanno giochi for-
tutti conoscono le regole. Uno scontro giocoso tra elefanti è come mali). L’altro tipo di gioco esclusivo dei grandi primati è il «giocare
una partita a braccio di ferro tra due coetanei umani. Quando il a fare finta». Per esempio uno scimpanzé selvatico può portare con
gioco diventa più elaborato e determinato, dal braccio di ferro si sé un pezzo di legno facendo finta che sia un cucciolo; un bambi-
passa a qualcosa di simile alle arti marziali, che permettono a en- no umano può giocare con un giocattolo invisibile o creare una
trambi i partecipanti di allenare capacità e sviluppare soluzioni in- barriera invisibile e volere che gli adulti facciano finta di vederli.
novative che in seguito potranno aiutarli a evitare combattimen-
ti mortali. Giocare alla lotta è anche un’opportunità per testare i Non è solo divertimento
propri limiti, capire di chi ci si può fidare e imparare aspetti im- Il gioco offre un ambiente in cui sperimentare il rischio. Quan-
portanti del linguaggio del corpo. do un cucciolo di leone rinuncia deliberatamente al controllo
La terza grande categoria di gioco è il gioco con oggetti, che su parte del proprio corpo, si mette in condizione di svantaggio,
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incorpora l’uso di oggetti presenti nell’ambiente. Per un elefante dando modo agli altri di riuscire a saltargli addosso. Marc Bekoff,
Nicola Gavin/Alamy Stock Photo

può trattarsi di uno stecco o di un ramo, che l’individuo studia, dell’Università del Colorado a Boulder, e i suoi colleghi hanno ipo-
porta con sé o lancia con la proboscide. In cattività gli elefanti tizzato che il gioco aumenti la versatilità dei movimenti usati per
amano giocare con i palloni o trastullarsi con pneumatici che spo- recuperare l’equilibrio dopo averlo perso e incrementi la capacità
stano di qua e di là. In alternativa l’oggetto può essere un altro ani- del giocatore di affrontare situazioni stressanti inaspettate. L’o-
male, per esempio una zebra o una giraffa, che offre un’occasio- biettivo non è vincere, bensì migliorare le proprie capacità, a volte
ne irresistibile di inseguimento. In un caso, un giovane maschio mettendosi in condizione di svantaggio.
di quattro anni di nome Leo ha insegnato al fratello minore Liam Dopo che un cucciolo è stato buttato a terra dagli altri, si pos-

44 Le Scienze 638 ottobre 2021


Gli animali imparano presto le regole del gioco. casuali, in seguito questi robot hanno superato gli altri nel risolve-
Tra i cani l’«inchino» è un invito al gioco universalmente re problemi inaspettati. Le informazioni sulla posizione ottenute
riconosciuto (a sinistra). I giovani predatori, come i cuccioli muovendosi liberamente hanno permesso a un robot di trovare
di leone, usano il gioco per sviluppare le proprie capacità soluzioni creative per mantenere l’equilibrio dopo aver perso una
di caccia (in alto). zampa. Inmodo simile i leoni marini, quando giocano tra le onde,
spesso saltano in aria a metà altezza di un’onda gigante come quel-
sono scambiare i ruoli e un altro cucciolo può mettersi volonta- le che si vedono a Santa Cruz; si tratta proprio del tipo di movi-
riamente in svantaggio, permettendo al primo di buttarlo a terra a menti necessari a sfuggire all’attacco di un grande squalo bianco,
sua volta. Questo mettersi in condizione di svantaggio è rischioso che è il principale predatore dei leoni marini dopo le orche e gli
e richiede fiducia, ma è un ottimo modo per sviluppare la propria esseri umani.
forza e agilità. È anche un esercizio importante per favorire la col- Il gioco serve anche a rafforzare la fiducia. Thomas Bugnyar,
laborazione. Nel branco di lupi allevato da Jim e Jamie Dutcher dell’Università di Vienna, e i suoi colleghi hanno scoperto che i
sulle Sawtooth Mountains, in Idaho, il lupo dominante rallentava corvi fingono di nascondere pezzi di cibo di grande valore e poi
per permettere a un compagno subordinato di prenderlo e buttar- osservano come si comportano gli altri corvi, a quanto pare per
lo a terra. Tra gli elefanti mi è capitato molte volte di vedere un capire di chi possono fidarsi. Imparare presto a distinguere tra
maschio più grande accucciarsi per permettere a uno molto più avversari e collaboratori probabilmente affidabili ha evidenti van-
giovane di giocare alla lotta con lui. È un po’ come quando, giocan- taggi, sia che si vogliano acquisire alleati o creare una coalizione
do a braccio di ferro, il fratello maggiore non usa tutta la sua forza all’interno di un gruppo, sia che si desideri riparare relazioni che
per permettere al fratello minore di vincere. si sono deteriorate.
Comportarsi in modo sciocco è un altro aspetto importante del Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

gioco, che ci fa uscire dalla nostra zona di conforto e ci costrin- Famiglie riunite
ge a provare nuove strategie. Usare movimenti, comportamenti «In arrivo da sud-est!», ho annunciato un pomeriggio durante
Manoj Shah/Getty Images

e persino parole in modo sciocco ci aiuta a pensare in modo più la stagione 2018, e dalla torre di Mushara il gruppo di ricerca sul
ampio e creativo. Che dai comportamenti sciocchi del gioco possa campo si è concentrato su quella che sembrava una linea polvero-
svilupparsi la capacità di risolvere problemi è stato dimostrato in sa di rocce grigio-rosa che si ammassavano al margine della radu-
molte specie, e perfino nei robot. Quando Hod Lipson, informati- ra. Subito è iniziata la ricerca di elementi identificativi: una zanna
co della Columbia University, ha permesso ai suoi robot dotati di mancante, un segno in fondo all’orecchio sinistro o un taglio a V in
intelligenza artificiale di giocare, potendo ballare con movimenti cima all’orecchio destro ci avrebbero permesso di identificare la

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Tra gli elefanti allo stato brado il gioco è quasi sempre un’attività di gruppo.
Spesso i più piccoli si arrampicano su fratelli e cugini o anche su parenti più anziani, se questi lo permettono.

46 Le Scienze 638 ottobre 2021


famiglia. Chi di noi fosse riuscito a identificarla per primo avrebbe gli adulti senza mai essere alla portata delle loro proboscidi, facen-
avuto diritto a un drink in più al tramonto. dosi strada fra i possibili pericoli ed evitando i tentativi di sua ma-
Quel giorno la famiglia in arrivo si è rivelata quella degli Actor. dre di trattenerla. Si comportava più come il figlio di Susan, Leo,
Era la prima volta che avvistavamo quel gruppo in quella stagione che aveva l’età di sua sorella Liza. Quando misuravamo la distanza
e siamo stati contenti di vedere una nuova aggiunta: Susan, una di Leo dalla madre presso la pozza d’acqua, il risultato era sempre
femmina di alto rango identificata dalla zanna sinistra a forma di molto più alto rispetto a quello di Liza. Avevamo immaginato che
pugnale, aveva un nuovo cucciolo maschio, Liam. E c’era Wyno- dipendesse soprattutto dal suo sesso, che fossero i primi tentativi
na, una femmina di basso rango priva della zanna sinistra, seguita di indipendenza di un elefante maschio. Invece l’arrivo di Lucy ci
da Lucy, sua figlia di due anni. Avevamo seguito con attenzione ha dimostrato che le cose non erano così semplici.
la controversa dinamica tra le due madri nel corso degli anni e
soprattutto durante la stagione 2012, quando ciascuna delle due Diplomazia infantile
aveva avuto un cucciolo, rispettivamente Leo e Liza. Lucy passava tantissimo tempo lontana dalla madre e giocava
Susan aveva tormentato Wynona implacabilmente fino alla con i cuccioli di madri di qualsiasi rango. Quando per i due grup-
fine della gravidanza, attaccandola in modo aggressivo ogni volta pi è arrivato il momento di lasciare la pozza d’acqua e allontanarsi
che si avvicinava all’acqua per bere. La tensione era tale che quan- in direzioni diverse, come dettato dalle dinamiche familiari, Lucy
do Wynona si era allontanata dalla famiglia per partorire, circon- l’ha reso impossibile. Era così presa dal gioco con gli altri cuccioli
data dalla figlia Erin e dai cuccioli di entrambe, avevo temuto per che è stato impossibile portarla via, per cui Wynona non ha avuto
la vita del nuovo nato qualora i due gruppi si fossero riuniti. Di altra scelta che cambiare comportamento.
certo non c’era stata alcuna fanfara né avevamo assistito ad alcuna Invece di continuare sulla strada che si era prefissata, in dire-
riunione in cui Wynona avesse presentato il cucciolo al resto della zione opposta alla famiglia degli Actor, Wynona, la figlia maggio-
famiglia. Immaginavo che come membro della famiglia degli Ac- re Erin e i cuccioli di entrambe hanno fatto dietro-front e hanno
tor l’elefantessa avesse i giorni contati. seguito il resto della famiglia, in modo che Wynona non rischias-
Come previsto, Wynona si era infatti allontanata dal resto della se di perdere l’ultima nata. Non c’era alcuna garanzia che le altre
madri avrebbero protetto Lucy, né tan-
tomeno che le avrebbero permesso di
Quante volte, nelle nostre famiglie, i rancori prendere il latte, perché farlo avrebbe
sottratto preziose sostanze nutritive ai
delle vecchie generazioni sono superati grazie propri cuccioli. Così nel 2018 Wynona
era ormai completamente reintegrata
ai legami che quelle nuove forgiano giocando? nella famiglia degli Actor, che lo volesse
o meno.
Ogni volta che vedo in atto questa di-
famiglia allargata ed era diventata la matriarca della sua famiglia namica mi viene da sorridere. Quante volte succede nelle nostre
più ristretta. Le cose erano andate avanti così fino al 2016, quan- famiglie che i rancori delle vecchie generazioni vengano superati
do l’arrivo della nuova figlia di Wynona, Lucy, aveva cambiato di grazie ai legami che le nuove generazioni formano giocando?
nuovo la dinamica del gruppo. A quanto pare il gioco era stato un Il gioco dovrebbe essere all’ordine del giorno per tutti noi. Ri-
fattore importante nella riunificazione della famiglia. dere e sorridere sono comportamenti contagiosi che facilitano la
La sorella maggiore di Lucy, Liza, da piccola era timida e stava creazione di legami, hanno un potere curativo e, cosa più impor-
sempre con la mamma e i parenti più stretti. Quando andava ad tante, non richiedono per forza molto tempo. La prossima volta
abbeverarsi alla pozza d’acqua di Mushara, Wynona programma- che vi sembra di essere troppo indaffarati per partecipare a un
va i propri spostamenti per evitare incontri troppo lunghi con la gioco frivolo sul lavoro, o che non vi va di affrontare una riunione
famiglia allargata. Il suo gruppo arrivava un giorno prima o, più di famiglia, cercate di trovare il tempo e la voglia per farlo. Il risul-
spesso, un giorno dopo il resto della famiglia degli Actor. Nel- tato potrebbe sorprendervi, che sia un’idea migliore per la prossi-
le rare occasioni in cui la loro visita si sovrapponeva agli ultimi ma riunione o la dissoluzione di quella discordia di vecchia data
momenti della visita del resto dei parenti, Liza non si allontanava tra voi e un parente litigioso grazie a una bella risata.
dalla madre per interagire con gli altri. E chi poteva biasimarla? La nostra natura estremamente adattabile e innovativa affon-
Susan era pronta a cacciarla dandole un colpo con la sua zanna a da le sue radici nel gioco. Sono grata alla mia elefantessa preferita,
forma di pugnale o con la proboscide, come le era più comodo, per Wynona, e a sua figlia Lucy, che mi hanno ricordato che dal gioco
mettere in chiaro che non c’era posto per i cuccioli di basso rango possiamo sempre imparare qualcosa di nuovo, e che non siamo
nell’area giochi della nobiltà. In pratica, i cuccioli della famiglia di mai troppo vecchi per fare nostre quelle lezioni. Una bella ses-
Wynona, piccola ma in crescita, non avevano occasione di cono- sione di gioco può ripagare in modi che non mi aspettavo. Forma
scere i membri della famiglia allargata. nuovi legami, riunisce famiglie divise, aumenta la capacità di far
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Lucy però ha cambiato tutto. Fin dall’inizio era piuttosto estro- fronte alle situazioni, migliora la salute e favorisce la collaborazio-
versa. Forse il fatto stesso di essere nata in una famiglia molto pic- ne e l’innovazione. Con tutti questi benefici, come possiamo per-
© 2021 O’Connell & Rodwell

cola l’ha resa ancora più curiosa ed eccitata quando aveva occasio- metterci di non giocare? Q

ne di interagire con la famiglia allargata nei rari casi in cui le visite


coincidevano. E non si lasciava scoraggiare dagli ammonimenti
PER APPROFONDIRE
delle mamme di alto rango nella famiglia allargata, con evidente
fastidio da parte della sempre attenta Susan. Lotte fra animali. Arnott G. ed Elwood R.W., in «Le Scienze» n. 616, dicembre
Ora, a due anni, Lucy aveva imparato a correre tra le zampe de- 2019.

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Illustrazione di Mark Ross

48 Le Scienze 638 ottobre 2021


ASTRONOMIA

Non proprio
stelle
Le nane brune si trovano a cavallo
del confine tra stelle e pianeti, e potrebbero
aiutare a risolvere misteri su entrambi

di Katelyn Allers

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Katelyn Allers è astronoma, e la sua ricerca
riguarda soprattutto stelle di piccola massa
e nane brune. Fino a poco tempo fa era
professoressa alla Bucknell University.
Ora produce materiali di formazione digitale
per Northwest Registered Agent.

espira. Respira. Me lo ripetevo come un mantra. A 5600 metri il mio

R corpo aveva fame di ossigeno e dovevo concentrarmi per riuscire a in-


spirare aria a sufficienza. Ero sulla vetta del Cerro Toco, uno stratovul-
cano che domina l’altopiano di Chajnantor, in Cile, oggi sede dell’A-
tacama Large Millimeter/submillimeter Array, uno dei radiotelescopi
più importanti del mondo. Tra l’atmosfera rarefatta e l’arido terreno rosso della montagna,
sembrava di essere su Marte. I miei colleghi e io stavamo testando le condizioni atmosfe-
riche sul Cerro Toco: se fossero risultate adatte, avrebbero potuto giustificare le difficoltà
tecniche della costruzione di un osservatorio in un sito così remoto e ad alta quota.
L’atmosfera terrestre è un problema per gli astronomi e le nu- che, oltre a essere interessanti di per sé, le nane brune sono un im-
vole sono un guaio per molti osservatori. La turbolenza atmosfe- portante ponte per capire meglio sia i pianeti che le stelle, avendo
rica sfuma la luce delle stelle, facendo sembrare che danzino e tre- temperature e masse intermedie tra i due. Ora io e altri astronomi
molino quando sono vicine all’orizzonte. Molecole atmosferiche specializzati nelle nane brune ci troviamo in un momento splen-
come il vapore acqueo e l’anidride carbonica assorbono la luce dido per la ricerca: ce ne sono ancora molte che aspettano di esse-
delle stelle in arrivo, in particolare l’infrarosso. Dato che più della re scoperte e possiamo basarci sulle ricerche condotte fino a oggi
metà dell’aria terrestre si trova al di sotto della vetta del Cerro To- per scoprire nuovi dettagli dei processi fisici in atto su questi og-
co (cosa che i miei polmoni in fiamme mi facevano notare in conti- getti. Per esempio, abbiamo finalmente gli strumenti tecnologici
nuazione), speravamo che da un nuovo telescopio a infrarossi co- per studiare l’atmosfera delle nane brune, nonché le velocità dei
struito lì sarebbero venute nuove ed entusiasmanti scoperte. loro venti e della loro rotazione, e per cercare di capire se posso-
Il senso di avventura che mi aveva portato su quella vetta era no ospitare pianeti.
lo stesso che mi faceva trovare affascinante l’astronomia a infra-
rossi, quella in cui il cosmo viene scrutato a frequenze troppo ros- Oggetti intermedi
se per essere visibili all’occhio umano. La luce infrarossa tende a La maggior parte delle stelle è alimentata dalla fusione dell’i-
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provenire dagli oggetti più fiochi e distanti fra quelli che riuscia- drogeno in elio, un processo meravigliosamente stabile che man-
mo a osservare. Una classe di oggetti che si vedono meglio nell’in- tiene le stelle alla stessa temperatura e luminosità per miliardi di
frarosso è quella delle nane brune. Nei primi anni duemila, quan- anni. Una nana bruna è invece un’aspirante stella che non raggiun-
do facevo il dottorato, questi corpi celesti erano stati scoperti da ge mai temperature o pressioni sufficientemente elevate per soste-
poco e celavano molti misteri allettanti: mi affascinavano queste nere la fusione dell’idrogeno: ha una massa non superiore all’8 per
sfere misteriose che, come classificazione, occupano una zona di cento di quella del Sole, cioè circa 80 volte la massa di Giove.
confine tra le stelle e i pianeti. Mi chiedevo dove e come si formas- Studi recenti indicano che le nane brune sono comuni quasi
sero e come fossero fatte. Le mie ricerche mi hanno fatto capire quanto le stelle e si trovano ovunque. Ne sono state trovate in vi-

50 Le Scienze 638 ottobre 2021


vai stellari (nursery) accanto a giovani protostelle, nonché in siste- la massa totale della nostra galassia è esiguo. Più di recente, qual-
mi binari accoppiate a nane bianche, dopo essere sopravvissute al cuno ha proposto che nelle regioni fredde superiori dell’atmosfe-
rischio di essere fagocitate da parte della gigante rossa, la forma ra delle nane brune possa formarsi la vita, idea che gli esperti di
precedente della nana bianca. Per inciso, il nostro Sole, una stella nane brune hanno rapidamente confutato perché per le dinami-
nana gialla, un giorno si trasformerà in un’enorme gigante rossa e, che in azione qualsiasi forma di vita passerebbe presto in strati più
dopo la morte, diventerà una nana bianca. Alcuni dei sistemi stel- profondi dell’atmosfera, caldi e inospitali.
lari più vicini al Sole sono nane brune: per la precisione, il terzo e Poi c’è stata la bufala del cataclisma di Nibiru, una profezia for-
il quarto sistema extrasolare più vicino, rispettivamente a 6,5 e 7,3 mulata nel 1995 che prevedeva un imminente incontro disastro-
anni luce (i più vicini sono Alfa Centauri e la stella di Barnard). Ep- so tra la Terra e una nana bruna. Gli astronomi sarebbero entusia-
pure, nonostante la loro onnipresenza, molte persone non hanno sti di osservare da vicino una nana bruna, ma non ci sono prove
mai sentito parlare delle nane brune. scientifiche a sostegno di questo scenario apocalittico, e per giun-
Sebbene non siano alimentate dalla fusione dell’idrogeno, le ta un corpo celeste simile sarebbe visibile già centinaia o migliaia
nane brune emettono luce: radiazione termica proveniente dal ca- di anni prima di un incontro ravvicinato.
lore al loro interno. All’inizio sono relativamente calde (circa 2700
gradi Celsius), ma nel corso dei successivi miliardi di anni si raf- Le prime nane brune
freddano e si fanno più fioche. Le nane brune non muoiono mai; Le nane brune sono state previste negli anni sessanta sulla ba-
trascorrono l’eternità calando di temperatura e luminosità. La na- se di quello che si sapeva sulla formazione delle stelle e dei pia-
na bruna più fredda conosciuta ha una temperatura inferiore al neti. Sembrava che questa categoria intermedia dovesse esistere,
punto di congelamento dell’acqua. Essendo così fredde, la mag- ma gli astronomi non trovavano oggetti simili nel cielo. Si capì poi
gior parte della luce che emettono è a lunghezze d’onda infraros- che le nane brune sono semplicemente molto, molto fioche e che
se. Sono troppo fioche per vederle nel cielo notturno a occhio nu- la maggior parte della luce che emettono è nell’infrarosso. La tec-
do, ma se potessimo guardarle da vicino probabilmente avrebbero nologia a infrarossi era ancora agli inizi, non all’altezza del compi-
una tonalità arancione o magenta opaca. to. Poi è arrivato il 1995, un anno importante per l’astronomia. Gli
Negli oltre vent’anni trascorsi da quando gli astronomi hanno astronomi Michel Mayor e Didier Queloz hanno scoperto 51 Pega-
iniziato a studiare le nane brune, ci siamo formati un’immagine si b, il primo esopianeta noto in orbita attorno a una stella della se-
abbastanza chiara delle loro caratteristiche fondamentali. Come il quenza principale. Ancora più importanti, per la sottoscritta, non
nostro Sole, le nane brune sono composte quasi interamente da del tutto oggettiva, sono state scoperte le prime nane brune.
idrogeno, ma le temperature nella parte superiore dell’atmosfera Teide 1 è stata identificata nel famoso ammasso stellare del-
sono basse a sufficienza per permettere la formazione di varie mo- le Pleiadi. Gli astronomi Rafael Rebolo López, María Rosa Zapa-
tero-Osorio ed Eduardo L. Martín l’han-
no individuata per la prima volta nelle
Tra i 100 e i 500 milioni di anni l’atmosfera immagini ottiche del telescopio da 0,80
metri dell’Osservatorio del Teide, nel-
si raffredda e si formano nuvole polverose le Canarie. L’oggetto era giovane, ri-
masto ancora lievemente luminoso dal
fatte di minerali come enstatite e quarzo momento della formazione. Il gruppo
aveva osservato nell’atmosfera le fir-
me di diverse molecole, tra cui il litio.
lecole. In quasi tutte le nane brune sono visibili segni di vapore ac- Le stelle di solito bruciano il litio appena si formano, quindi que-
queo. Via via che si raffreddano, la chimica atmosferica cambia e sto sorprendente rilevamento aveva dimostrato che non si verifi-
diventano predominanti diverse molecole e tipi di nuvole. L’evo- cava la fusione nucleare. La scoperta è stata pubblicata nel settem-
luzione dell’atmosfera di una nana bruna dipende dalla sua massa bre 1995.
ed età. Immaginiamo per esempio una nana bruna con una mas- Due mesi dopo è stata annunciata la scoperta di una seconda
sa 40 volte quella di Giove. Per i primi 100 milioni di anni avrà una nana bruna, Gliese 229B, compagna di un’altra stella. Un gruppo
composizione atmosferica simile a quella di una stella nana rossa, di astronomi del California Institute of Technology e della Johns
in cui sono presenti ossido di titanio e monossido di carbonio. Tra i Hopkins University ha osservato per la prima volta l’oggetto in
100 e i 500 milioni di anni l’atmosfera si raffredda e si formano nu- un’immagine a infrarossi dell’Osservatorio di Monte Palomar.
vole polverose fatte di minerali come enstatite e quarzo. Circa un Hanno capito subito che c’era qualcosa di strano: aveva colori in-
miliardo di anni dopo, le nuvole si disgregano e sprofondano e il soliti e c’era la firma del metano nell’atmosfera. La temperatura
metano diventa la specie molecolare dominante nell’alta atmosfe- deve essere molto bassa affinché sia presente il metano, perché di
ra. La nana bruna più fredda nota mostra segni di nuvole di ghiac- solito questa molecola altamente reattiva si trasforma in monossi-
cio d’acqua, oltre a vapore acqueo e metano. Riteniamo che la sua do di carbonio a temperature più elevate. Osservazioni successive
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atmosfera contenga quantità significative di ammoniaca, analoga- hanno rivelato che la nana bruna ha un diametro di quasi 129.000
mente a quelle che vediamo su Giove. chilometri, analogo a quello di Giove, ma è molto più densa, con
Ma, al di là di queste proprietà, ci sono ancora molte incognite una massa 70 volte maggiore.
sulle nane brune. La natura misteriosa di questi oggetti ha ispira- Quando ho iniziato il dottorato, nel 2000, conoscevamo anche
to alcune idee inverosimili. Un tempo si pensava che le nane bru- altre nane brune, ma non molte. Mi occupavo della costruzione di
ne potessero essere un deposito di materia oscura, ma questa idea strumenti a infrarossi e cercavo un argomento per la tesi di dotto-
fu presto abbandonata, quando divenne chiaro che le nane brune rato. Il mio relatore studiava come si formano le stelle, quindi ho
emettono luce (cioè non sono «oscure») e che il loro contributo al- deciso di cercare nane brune nelle regioni di formazione stellare.

www.lescienze.it Le Scienze 51
NÉ STELLE NÉ PIANETI

Una guida
alle nane brune
Onnipresenti in tutto lo spazio, le nane brune sono oggetti fiochi
e compatti che somigliano per certi aspetti alle stelle e per altri ai
pianeti. Di massa compresa fra 13 e 80 volte quella di Giove, oc-
cupano una categoria a sé. Grazie a nuove ricerche sui loro pro-
cessi di formazione, le loro atmosfere e altro capiamo meglio que-
sti strani oggetti intermedi.
Luminosità della stella (rispetto a quella del Sole)

1.000.000×

100.000×
Supergiganti
10.000×

1000×
Giganti
100×

10×

Sole
Sole
0,1× Stelle della sequenza
principale
0,01× PSO J318.5-22,
NANA BRUNA
0,001× (classe spettrale L)
Raggio: 105.000 chilometri
0,0001× Nane brune
Massa: 8,3 × la massa
Nane bianche di Giove
0,00001×

0,000001×

0,0000001×

0,00000001× WISE 0855,


NANA BRUNA
0,000000001× (classe spettrale Y)
Raggio: 72.000 chilometri
10.000 1000 100
Massa: 3-10 × la massa
Maggiore Sole Minore di Giove
Temperatura superficiale delle stelle (kelvin)

DIAGRAMMA H-R Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Questo grafico che mostra temperatura e luminosità delle


stelle, noto come diagramma di Hertzsprung-Russell (H-R),
è uno strumento classico con cui gli astronomi descrivono
le classi di stelle. Le nane brune, in basso a destra, GIOVE
rappresentano una categoria più fredda e più fioca rispetto PIANETA GASSOSO
a tutte le altre stelle mostrate. GIGANTE
Raggio: 71.500 chilometri

52 Le Scienze 638 ottobre 2021


NANA GIALLA (STELLA)
Il Sole è un esempio di nana gialla. Queste stelle fondono l’idrogeno
in elio per circa 10 miliardi di anni, finché viene meno la maggior
parte dell’idrogeno. Quindi si gonfiano in «giganti rosse», molto
più grandi e appunto rosse, che fondono l’elio in carbonio e altri
elementi più pesanti. Alla fine esauriscono il combustibile per la
ATMOSFERE fusione nucleare e liberano gli strati gassosi esterni generando
Stelle, pianeti e nane brune nebulose planetarie incandescenti, mentre i nuclei collassano in
hanno storie atmosferiche nane bianche dense e calde.
diverse. Le nane brune,
come si è capito di recente,
attraversano varie fasi: all’inizio 10 miliardi di anni
l’atmosfera somiglia a quella Evoluzione Nebulosa planetaria
di una nana rossa. Via via che
invecchiano e si raffreddano,
possono formarsi nuvole di minerali,
e più tardi queste nuvole affondano e
l’atmosfera superiore diventa simile a Nana bianca
Gigante rossa
quella di un pianeta gigante gassoso.

NANA ROSSA (STELLA)


Fusione Di gran lunga il tipo di stella più abbondante nella Via Lattea, le
di idrogeno Nessuna nuvola nell’atmosfera
nane rosse sono più fioche e più fredde delle stelle come il Sole.
Anch’esse fondono l’idrogeno in elio, ma invecchiano molto più
lentamente delle nane gialle e possono durare 1000 miliardi di anni
Nuvole di silicato prima di esaurire l’idrogeno. Quando alla fine rimangono prive di
Nuvole di ossido di calcio di magnesio e ferro combustibile, anche loro diventano nane bianche.
titanio e di calcio alluminio
Bassi Evoluzione 1000 miliardi di anni
sità
e den
Calore
Alti Nana bianca di elio
Assenza
di fusione

NANA BRUNA
Questi oggetti non sono stelle, perché la loro massa non è
Monossido di carbonio gassoso (rosso) sufficiente per generare una pressione tale da innescare la fusione
Nuvole di ghiaccio d’acqua nucleare. Sono illuminate dal calore residuo dalla loro formazione e
Nuvole di sali gradualmente si attenuano e si raffreddano. Non moriranno mai, né
Nuvole di solfuri si trasformeranno in un’altra classe: diventeranno semplicemente
sempre più scure e fredde.

Illustrazioni di Ron Miller (oggetti e atmosfere) e Jen Christiansen (diagramma H-R)


Assenza Evoluzione
di fusione

100 milioni di anni

Metano e ammoniaca gassosi (azzurro)

GIGANTE GASSOSO (PIANETA) Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Anziché formarsi in seguito alla condensazione di una nube di gas,


come le stelle e le nane brune, i pianeti crescono attorno alle stelle
Assenza a partire dai detriti che formano un disco planetario attorno a una
di fusione stella nascente. I giganti gassosi Giove e Saturno sono i pianeti
più grandi del sistema solare e sono costituiti principalmente da
idrogeno ed elio. Come per le nane brune, nel nucleo dei giganti
gassosi non si verifica la fusione nucleare.
Sezioni trasversali non in scala

www.lescienze.it Le Scienze 53
Nel corso del mio lavoro per la tesi ho finito per scoprire nume- che ospitino pianeti. Sebbene non ne abbiamo mai osservati con
rose nane brune, tra cui le prime di cui si sia osservato che hanno certezza, è molto probabile che i pianeti crescano in questi dischi
una massa vicina a quelle possibili per i pianeti. All’epoca non ave- esattamente come attorno alle stelle. Si spera che nei prossimi an-
vamo idea di come si formassero questi oggetti e non sapevamo se ni avremo finalmente una scoperta confermata di mondi in orbita
ci fosse o meno una soglia di massa minima, ma cominciavamo a attorno a nane brune.
trovarne di sempre più piccole. Di recente sono state scoperte nane brune isolate con masse si-
Nel complesso il mio lavoro per la tesi ha portato alla pubbli- mili a quelle di pianeti giganti (meno di 13 volte la massa di Gio-
cazione di poco meno di una ventina di scoperte di nuove nane ve), il che ha rinnovato i dubbi sulla loro formazione. È possibile
brune, che all’epoca era un contributo significativo al numero to- che alcune di queste nane brune di massa planetaria siano emerse
tale noto. Da allora nuovi strumenti ne hanno trovate moltissime nei dischi circumstellari di stelle più massicce, cioè, in altre paro-
altre. I principali contributi sono venuti da 2 Micron All Sky Sur- le, che si siano formate proprio come i pianeti?
vey (2MASS), una ricognizione negli infrarossi effettuata nei primi Per verificare il meccanismo di formazione di quelle di massa
anni duemila, e dal Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE), planetaria, io e i miei colleghi abbiamo proposto uno studio con
un telescopio spaziale lanciato nel 2009. Il numero attuale di na- il telescopio spaziale Hubble. Poiché Hubble è in orbita, non su-
ne brune note è di circa 3000, ma ne rimangono ancora molte da bisce gli effetti della dispersione e dell’assorbimento della luce da
scoprire: secondo le stime la Via Lattea contiene tra 25 e 100 mi- parte dell’atmosfera terrestre, il che lo rende ideale per l’osserva-
liardi di nane brune. zione di sistemi binari di nane brune. Grazie a questa indagine, nel
2020 abbiamo scoperto un sistema unico di nane brune che sup-
Possibili scenari di formazione porta un meccanismo di formazione analogo a quello delle stel-
Le nane brune sono al limite inferiore del processo di formazio- le per masse planetarie. Il sistema, Oph 98 AB, è molto recente in
ne stellare per quanto riguarda la massa e quindi offrono agli astro- termini cosmici (3 milioni di anni), e i suoi due componenti han-
nomi un’occasione unica per capire meglio i passaggi fondamenta- no masse pari a 15 e 8 volte quella di Giove. Questi oggetti di mas-
li della nascita di stelle e pianeti. Le stelle si formano in complessi sa estremamente ridotta sono separati da una distanza pari a 200
di gas (principalmente idrogeno mole-
colare) e polvere, le cosiddette nubi mo-
lecolari. Se una nube molecolare ha una Il fatto che le nane brune formino
massa sufficiente, la gravità può supera-
re la pressione del gas e far collassare la dischi circumstellari lascia aperta
nube fino a formare una stella. Il collas-
so amplifica qualsiasi piccola rotazione
la possibilità allettante che ospitino pianeti
nella nube, allo stesso modo in cui i pat-
tinatori sul ghiaccio girano più veloce-
mente quando tirano in dentro le braccia. Questa rotazione del ma- volte quella tra la Terra e il Sole. Poiché Oph 98 A e B sono così
teriale della nube porta alla formazione di un disco circumstellare leggeri e così distanti tra loro, il sistema ha un’energia di legame
di materia che circonda la stella nascente e che poi diventa un cro- gravitazionale più bassa di qualsiasi sistema binario noto. Dalla
giolo per la formazione dei pianeti. debole energia di legame deduciamo che questi corpi si siano for-
Quando le nane brune vennero scoperte, gli astronomi ipotiz- mati nel loro orientamento attuale, piuttosto che formarsi altro-
zarono che la loro formazione fosse simile a quella delle stelle, ma ve e successivamente diventare una coppia, il che indica un mec-
erano perplessi su come la gravità di una massa così piccola fos- canismo di formazione simile a quello stellare. E la giovane età del
se in grado di superare la pressione del gas e avviare un collasso. sistema (sì, consideriamo 3 milioni di anni «giovane»…) ci dice che
Nello scrivere questo articolo ho riguardato alcune richieste di fi- gli oggetti di massa planetaria, a quanto pare, non impiegano più
nanziamenti e di tempo sui telescopi dell’inizio della mia carriera: tempo delle stelle per formarsi.
nella maggior parte dei casi l’obiettivo era una migliore compren-
sione del meccanismo di formazione delle nane brune. All’epoca Nuove scoperte
c’erano diverse idee in competizione: secondo alcune il processo Lo studio delle nane brune ha raggiunto una fase in cui siamo
di formazione di una stella si interrompeva prima di raggiunge- in grado di fare misurazioni più precise e porre domande più det-
re la massa finale. Forse qualche processo spostava fisicamente la tagliate che mai su questi oggetti ancora misteriosi. Tra le scoper-
nana bruna, oppure ne bruciava l’ambiente di nascita, lasciando te recenti più interessanti ci sono le più fredde tra le nane brune,
così una stella in miniatura? le cosiddette nane Y. Questi oggetti hanno temperature che van-
Altre ipotesi prevedevano una versione ridotta della formazio- no da 180 fino a –25 gradi Celsius. Sebbene non siano fredde co-
ne stellare o una versione ampliata della formazione planetaria. me Giove (–145 gradi Celsius), queste nane Y ci hanno permesso di
È un bell’esempio dell’uso di varie teorie possibili per formula- compiere il primo confronto significativo tra le nane brune e le at-
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

re previsioni distinte e verificabili. Grazie alla scoperta della pre- mosfere dei pianeti giganti del sistema solare. Le nane Y sono dif-
senza diffusa dei dischi circumstellari intorno alle nane brune, al- ficili da osservare perché sono fredde e molto fioche. La luce che
la determinazione di come sono distribuite le masse stellari e le emettono è prevalentemente nella gamma degli infrarossi, a lun-
nane brune in vari ambienti e alla mappatura delle orbite delle na- ghezze d’onda da 3 a 5 micrometri, sulle quali l’atmosfera terrestre
ne brune in coppie binarie, è diventato chiaro che la maggior par- rende difficili le osservazioni.
te delle nane brune sembra formarsi come stelle in scala ridotta, Tuttavia, io e i miei colleghi abbiamo pubblicato gli spet-
ma da una massa di gas più piccola. E il fatto che le nane brune tri di varie nane Y e di abbiamo usato modelli teorici per dedur-
formino dischi circumstellari lascia aperta la possibilità allettante re la presenza di nubi di ghiaccio d’acqua, nonché una quantità

54 Le Scienze 638 ottobre 2021


significativa di mescolamento verticale nell’atmosfera. In questo si verifica questa differenza tra i periodi di rotazione e ho rispo-
stesso intervallo di lunghezze d’onda, Giove emette luce propria sto che è dovuta al fatto che le strutture equatoriali di Giove sono
(e non si limita a riflettere la luce del Sole) e mostra anch’esso un mosse da forti venti zonali. I venti sulla Terra sono alimentati dalla
significativo mescolamento verticale. La nostra speranza è che, ridistribuzione dell’energia solare, ma non siamo sicuri fino a che
studiando le nane Y, saremo in grado di distinguere le proprietà punto questo valga anche per i venti di Giove.
di Giove che derivano dalla sua natura planetaria – in altre paro- Dopo la lezione, mi sono messa a ripensare a questi fenomeni.
le, il fatto che Giove si è formato nel disco circumstellare del Sole Gli astronomi hanno misurato le emissioni radio delle nane brune,
ed è costantemente illuminato dalla luce solare – e quelle che pos- che avvengono tramite lo stesso meccanismo di quelle di Giove,
sono essere onnipresenti tra gli oggetti gassosi freddi, siano essi permettendoci così di misurare un periodo di rotazione interna. E
pianeti, esopianeti o nane brune. Finora i nostri studi stanno di- possiamo usare il nostro metodo di monitoraggio delle variazioni
mostrando che le atmosfere altamente dinamiche tendono a esse- di luminosità per misurare il periodo di rotazione dell’atmosfera.
re la norma. Mi è venuta quindi l’idea per la prima misurazione della velocità
Queste deduzioni sulle atmosfere delle nane brune hanno por- del vento su una nana bruna. La migliore candidata che avevamo
tato a una nuova disciplina: l’esometeorologia. Sebbene le nane per provare questa tecnica era una nana bruna di metano di cui sa-
brune siano troppo lontane per permetterci di esaminare visiva- pevamo per certo che emette onde radio. Per determinare la ve-
mente le loro caratteristiche atmosferiche, possiamo vederne gli locità del vento avremmo dovuto misurare entrambi i periodi con
effetti attraverso le variazioni di luminosità. Quando una nuvola una precisione inferiore ai 30 secondi. I miei colleghi e io abbiamo
o un altro oggetto dell’atmosfera entra o esce dalla nostra visuale, presentato una proposta per usare il telescopio spaziale Spitzer per
cambia la luce proveniente dalla nana bruna. Gli astronomi hanno misurare le variazioni di luminosità della nana bruna e abbiamo
analizzato le variazioni di luminosità delle nane brune nel corso chiesto l’uso del Karl G. Jansky Very Large Array, in New Mexico,
di molte rotazioni e hanno creato mappe delle loro macchie e ban- per misurare un periodo radio più preciso. Sembra tuttora quasi
de, che assomigliano notevolmente alle bande e formazioni ciclo- miracoloso che queste misurazioni abbiano rivelato una differen-
niche familiari sui pianeti giganti del sistema solare. È stato sco- za di poco più di un minuto tra i periodi, il che equivale a una ve-
locità del vento di 2300 chilometri all’o-
ra. Abbiamo pubblicato i nostri risultati
Una delle somiglianze scoperte tra le nane brune l’anno scorso su «Science». Questa ele-
vata velocità del vento su una nana bru-
e i giganti gassosi è che entrambi tendono na isolata ci dice che i venti atmosferici
non sono sempre alimentati dalla ridi-
ad avere intensi campi magnetici e aurore stribuzione dell’energia solare, lascian-
do aperta la questione se i venti di Giove
siano provocati dal Sole.
perto che alcune nane brune variano di luminosità fino al 25 per Gli astronomi continuano a cercare nuove nane brune. Alcu-
cento nel corso di una rotazione. I risultati di questi studi ci stan- ne indagini sono mirate all’identificazione di grandi inisiemi di
no portando a capire meglio i processi atmosferici più in genera- nane brune tramite progetti di osservazione dell’intero cielo co-
le: abbiamo scoperto che le nane brune con temperature che por- me 2MASS, WISE e il Panoramic Survey Telescope and Rapid Re-
tano alla disgregazione delle nuvole mostrano grandi variazioni di sponse System (Pan-STARRS). Nella ricerca sono coinvolti anche
luminosità e che gli oggetti giovani tendono a mostrare una lumi- cittadini che non sono scienziati di professione, tramite progetti
nosità più variabile. come Backyard Worlds, che consente a chiunque di esaminare i
Sono state scoperte anche altre somiglianze tra le nane brune e dati di WISE in cerca di segni di nane brune e altri oggetti in mo-
i giganti gassosi. Entrambi, per esempio, tendono ad avere intensi vimento. Ci aspettiamo che le prossime importanti serie di osser-
campi magnetici e aurore, come rivelano le osservazioni radio del- vazioni con l’Osservatorio Vera C. Rubin (che entrerà in attività
le firme delle particelle cariche che si muovono a spirale nei loro all’inizio del prossimo anno) e il telescopio spaziale Nancy Grace
campi magnetici. Le intensità dei campi magnetici misurate per Roman (che sarà lanciato nel 2025) contribuiranno ad ampliare ul-
le nane brune sono 1000 volte maggiori del campo magnetico di teriormente il nostro censimento delle nane brune.
Giove e 10.000 volte più di quello terrestre. Mi diverto a imma- Purtroppo non siamo riusciti a ottenere finanziamenti per il te-
ginare come potrebbe apparire il cielo notturno di una di queste lescopio sul Cerro Toco, che non è mai stato costruito. Ma quan-
nane brune: data la bellezza dell’aurora boreale terrestre, sarebbe do, entro la fine dell’anno, verrà lanciato il James Webb Space Te-
probabilmente una visione spettacolare. lescope, gli astronomi avranno una visuale senza precedenti sulle
Un po’ di tempo fa una domanda di uno studente ha portato a nane brune nell’infrarosso, senza interferenze da parte dell’at-
un nuovo progetto in cui esaminiamo come sono le atmosfere del- mosfera terrestre. Il primo ciclo di osservazioni previste include
le nane brune a confronto con quelle dei pianeti. Quando tengo programmi per lo studio della chimica atmosferica delle nane Y e
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corsi introduttivi di astronomia, parliamo dei pianeti del sistema della composizione delle nubi delle nane brune polverose e addi-
solare (e, naturalmente, aggiungo anche molte informazioni sul- rittura una ricerca di sistemi planetari attorno alle nane brune. Si
le nane brune). Una delle informazioni che presento è che la lun- prospettano tempi entusiasmanti per chi come noi studia alcuni
ghezza di un giorno gioviano dipende da come la misuriamo. Se degli oggetti più trascurati del cosmo. Q
cronometriamo il movimento delle strutture visibili nella regione
equatoriale di Giove otteniamo un periodo di rotazione che è cin-
PER APPROFONDIRE
que minuti più breve di quello misurato con i segnali radio, che ne
sondano la rotazione interna. Uno studente mi ha chiesto perché La scoperta delle nane brune. Basri G., in «Le Scienze» n. 382, giugno 2000.

www.lescienze.it Le Scienze 55
Katie Peek, giornalista scientifica ed esperta nel campo
della presentazione e visualizzazione dei dati, ha conseguito
titoli universitari in astrofisica e giornalismo. Collabora
regolarmente con «Scientific American» come illustratrice.

EPIDEMIOLOGIA

L’anno in cui
l’influenza sparì
Le misure di sanità pubblica prese per rallentare la diffusione
di COVID-19 hanno praticamente sconfitto l’influenza

Testo e grafici di Katie Peek

Da quando il nuovo coronavirus ha cominciato a diffondersi su scala globale, i casi di influenza segnalati
all’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) sia nell’emisfero settentrionale sia in quello meridionale so-
no precipitati a livelli minimi. Il motivo, ritengono gli epidemiologi, è che le misure sanitarie messe in atto
per impedire la diffusione del coronavirus – in particolare l’uso delle mascherine e il distanziamento sociale
– fermano anche l’influenza. I virus influenzali passano infatti da una persona all’altra in modo molto simile a
SARS-CoV-2, il virus che causa COVID-19, ma si trasmettono con minore efficacia.

Come già riferito a gennaio 2021 nel- Tassi settimanali di positività il vaccino in preparazione per il 2021-
la rubrica «Coordinate», la diminuzione all’influenza negli Stati Uniti 2022 nel caso in cui dovessero ripresen-
dei casi di influenza successiva all’arrivo 30% tarsi i tipici andamenti del contagio. A fi-
di COVID-19 è stata rapida e globale. Da ne febbraio 2021, come sempre, l’OMS
allora, i numeri sono rimasti molto bassi. ha pubblicato le raccomandazioni sui
«Semplicemente, l’influenza non sta cir- ceppi da usare, che però si basano su un
colando», dice Greg Poland, che da de- 20% numero di casi assai inferiore al norma-
cenni studia la malattia alla Mayo Clinic le. D’altra parte, se il virus circola di me-
di Rochester, in Minnesota. Gli Stati Uni- Tassi di positività no si riducono anche le sue possibilità di
ti hanno registrato circa 700 morti per inferiori all’1% mutare, e quindi il vaccino in arrivo po-
10%
influenza nella stagione 2020-2021. Per trebbe essere particolarmente efficace.
confronto, i Centers for Disease Control Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Gli addetti alla sanità pubblica sono


and Prevention stimano che, sempre ne- contenti della tregua nel numero di ca-
gli Stati Uniti, ci siano stati circa 22.000 si. Se in futuro ci saranno più mani lava-
0%
decessi nella stagione influenzale prece- 2018 2019 2020 2021 te, più mascherine e più distanziamento
dente e circa 34.000 due stagioni fa. sociale quando le persone si ammalano,
Dato che il vaccino antinfluenzale di Da marzo 2020 sono stati eseguiti meno test per forse l’impatto della stagione influenza-
ogni anno si basa sui ceppi che hanno l’influenza, ma non è questo il motivo del calo dei casi le potrà essere meno gravoso anche do-
circolato nel mondo nei 12 mesi prece- registrati. Anche il tasso di positività (la percentuale po la revoca delle restrizioni sanitarie e
denti, non è chiaro come si comporterà dei campioni risultati positivi) è diminuito parecchio. il ritorno alla possibilità di riunirsi.

56 Le Scienze 638 ottobre 2021


Casi settimanali di influenza
L’Organizzazione mondiale della Sanità tiene traccia dell’attività influenzale in 18 zone di trasmissione. Nelle regioni Non pervenuta
temperate i casi sono generalmente molti in inverno e pochi in estate, ma sono rimasti assai pochi per un anno.
Quando a gennaio 2021 abbiamo
Nei dati settimanali sono conteggiate solo le persone testate per malattie simil-influenzali, che tipicamente sono il 5
pubblicato i primi dati sull’influenza,
per cento di quelle che si ammalano.
sembrava possibile che la malattia non
LEGENDA si sarebbe presentata nella stagione
Casi prima di COVID-19 Casi nel 2020 e 2021 2020-2021. In effetti, i casi sono
Tutti i dati sono aggiornati al 1° giugno 2021 rimasti quasi a zero in tutto
il mondo.
Numero di test influenzali positivi per settimana

2020
2018 Inizio del primo lockdown
30.000 per COVID-19 nella regione:
12 marzo 2020, Canada (Québec)

2019
Un calo senza precedenti 2017
20.000
2016 Nell’emisfero boreale, il numero di casi 2014
Nord America di influenza è minimo in estate. Ma per
Bermuda 2013 tutto l’inverno 2020, e ancora nella
Canada primavera 2021, è sempre rimasto
10.000 2012
Stati Uniti 2011 quasi a zero, saltando la consueta
2021 stagione invernale.
2010

0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
Numero di test influenzali positivi per settimana

1500 Un anno senza


Mentre in aprile e maggio 2020
1250 – l’inizio dell’inverno nell’emisfero 2019
australe – si diffondeva COVID-19, i casi
di influenza si sono fermati; e la curva è
1000
rimasta piatta.

Fascia 750 Inizio del primo lockdown


per COVID-19 nella regione:
temperata del 16 marzo 2020, Argentina.
2014
500 2015
Sud America 2011 2012
Argentina
2021 2020
Cile 250
Paraguay
Uruguay 0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.

Influenza a zero
Fonte: Flu Net/Global Influenza Surveillance and Response System

Il rapido e deciso lockdown dell’Australia ha tenuto a


Numero di test influenzali positivi per settimana

1250
bada COVID-19. Ma anche dove la gente si riuniva
normalmente, l’influenza non c’è stata. L’OMS
1000 sospetta che il lockdown precoce abbia
bloccato la circolazione del virus influenzale
dell’Organizzazione mondiale della Sanità (dati)

e i confini chiusi lo abbiano tenuto fuori.


750
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Inizio del primo lockdown


Oceania per COVID-19 nella regione:
Australia 500 20 marzo 2020, Fiji
Fiji 2013
2018
Nuova Caledonia
Nuova Zelanda 250 2020 2021
Papua Nuova Guinea

0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.

www.lescienze.it Le Scienze 57
NEUROSCIENZE

La mente
che balbetta

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58 Le Scienze 638 ottobre 2021


Un tempo attribuita alla personalità
o ai genitori, la balbuzie scaturisce
da geni e da circuiti neurali difettosi.
Lee Reeves, che è affetto da
Ma le scoperte più recenti stanno balbuzie, illustra tre suoni che lo
mettono a dura prova: «L» (a sinistra),
portando a nuovi trattamenti «W» (al centro) e «ST» (a destra).
Reeves dice che rilassarsi quando
articola i suoni riduce di molto i suoi
di Lydia Denworth inciampi verbali.

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www.lescienze.it Le Scienze 59
Lydia Denworth scrive di scienza e vive a Brooklyn, New
York. È contributing editor di «Scientific American» e il suo
libro più recente è Friendship: The Evolution, Biology, and
Extraordinary Power of Life’s Fundamental Bond (W. W.
Norton, 2020).

ee Reeves avrebbe voluto da sempre fare il veterinario. Al tempo in cui

L frequentava le superiori, nei sobborghi di Washington, un frenetico sa-


bato mattina si presentò a una clinica veterinaria vicina a casa per chie-
dere un posto di lavoro. L’addetto alla reception rispose che il dottore era
troppo impegnato per parlare. Reeves però era determinato, e attese.
Tre ore e mezzo più tardi, dopo aver completato la visita dei cani e dei gatti, il veterinario
comparve. Domandò a Reeves se poteva fare qualcosa per lui.
Reeves, che balbettava da quando aveva tre anni, rispose con Questi miti e pregiudizi sono stati smontati. Negli ultimi
difficoltà. «In qualche modo riuscii faticosamente a esprimere che vent’anni, e specialmente negli ultimi dieci, un numero crescen-
volevo il lavoro, e lui domandò come mi chiamavo», ricorda. «Non te di ricerche ha stabilito che la balbuzie è un fenomeno di natura
riuscii a spiccicare il mio nome, per quanto mi sforzassi». A quel biologica. Nello specifico, sembra essere un disturbo dello svilup-
punto il veterinario prese un pezzo di carta affinché Reeves scri- po neurale. In buona parte degli oltre 70 milioni di persone affet-
vesse il proprio nome e segnasse il numero di telefono; aggiunse te da balbuzie nel mondo, questo disturbo compare nei primissi-
però che, al momento, di posti disponibili non ce n’erano. «Ricor- mi anni di vita, quando i bambini stanno imparando a parlare. Nel
do che, quella mattina, me ne uscii dalla clinica pensando che la cervello delle persone balbuzienti gli scienziati hanno riscontra-
mia vita fosse senza futuro», ricorda ancora Reeves. «Non solo non to sottili variazioni nella struttura e nella funzione, che influenza-
sarei mai diventato un veterinario, ma non mi avrebbero assunto no la fluidità del linguaggio. A confronto con chi non balbetta, le
nemmeno come pulitore di gabbie». persone che lo fanno mostrano differenze nella connettività neu-
Da allora sono trascorsi più di cinquant’anni. Reeves, che og- rale, anomalie nell’integrazione tra i sistemi del linguaggio e i si-
gi di anni ne ha 72, è riuscito a diventare un valido difensore delle stemi motori e alterazioni nell’attività di neurotrasmettitori essen-
persone con deficit nell’uso della parola a livello nazionale. E tut- ziali come la dopamina.
tavia la frustrazione e l’imbarazzo di quel giorno sono ancora vivi- Esiste anche una componente genetica: sono stati identifica-
di, ed emblematici di quale esperienza complicata sia la balbuzie. ti quattro geni che aumentano in misura marcata la probabilità di
Tecnicamente, la balbuzie è un disturbo del flusso scorrevole del questo disturbo. Come una lampadina tremolante talvolta non è
Fotografie di Anthony Francis (pagine precedenti)

linguaggio, ma lo sforzo fisico e le ripercussioni emotive che spes- l’esito di un filamento guasto ma di un difetto nei circuiti elettri-
so la accompagnano hanno indotto chi la osservava ad attribuire ci della stanza, queste differenze implicano «un problema a livel-
erroneamente questo disturbo a difetti fisici della lingua o della la- lo di sistema» nel cervello, come lo definiscono i neuroscienziati.
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ringe; a problemi cognitivi; a un trauma emotivo o all’ansia; all’a- Queste scoperte neurobiologiche stanno già ispirando nuo-
ver costretto bambini mancini a diventare destrimani; o ancora, vi trattamenti. È già in sperimentazione clinica un farmaco che
quel che è peggio, a genitori non all’altezza. Gli psichiatri freudia- ha come bersaglio l’iperattività della dopamina, e altri sono in fa-
ni vedevano la balbuzie come «un conflitto sadico-orale», mentre i se di sviluppo. Diversi studi degli ultimi anni hanno rivelato be-
comportamentisti sostenevano che etichettare un bambino come nefici dalla stimolazione del cervello. E, considerata l’importanza
balbuziente avrebbe aggravato il suo problema. Ai genitori di Ree- della neuroplasticità nei bambini molto piccoli, gli specialisti oggi
ves dicevano di non richiamare l’attenzione sulla sua balbuzie; di consigliano l’opposto dell’approccio «stai a vedere senza fare nul-
aspettare, ché sarebbe scomparsa. la». «Quel che si è osservato sul cervello ci dice che è opportuno il

60 Le Scienze 638 ottobre 2021


nostro intervento il prima possibile», dice J. Scott Yaruss, patologo
del linguaggio alla Michigan State University.
Alcuni aspetti della balbuzie restano enigmatici. Questo distur-
bo colpisce circa l’1 per cento degli adulti, ma all’incirca il 5 per
cento dei bambini, fino all’80 per cento dei quali recupera un lin-
guaggio fluente man mano che cresce. (Per cui sì, Reeves sarebbe
potuto guarire crescendo). Gli scienziati – e i genitori, e i terapeu-
ti e, più di tutti, le stesse persone balbuzienti – vorrebbero sapere
che cosa fa la differenza tra la balbuzie persistente e la guarigione.
La terapia può aiutare, ma non sembra spiegare questa differen-
za di esiti. Studi a lungo termine sui bambini potrebbero far luce
in materia, e stanno iniziando a rivelare i primi risultati. E, benché
siano stati identificati alcuni geni legati alla balbuzie, il loro ruolo
preciso nel disturbo è ancora da determinare.
Man mano che si incastrano sempre più tasselli, i ricercatori e i
terapeuti sperano anche che riconoscere le cause biologiche aiu-
terà a cambiare i pregiudizi sociali sulla balbuzie. Malgrado alcu-
ne persone con balbuzie o altri disturbi del linguaggio abbiano
ottenuto grandi risultati – il presidente Joe Biden stentava a pro-
nunciare le parole, come pure la poetessa Amanda Gorman, che
ha recitato quest’anno alla sua cerimonia di insediamento – altre
hanno vite difficili. Molte sono sottoccupate e soffrono di ansia
sociale e disturbi dell’umore. Lo psichiatra e neuroscienziato Ge-
rald A. Maguire, dell’Università della California a Riverside, egli
stesso balbuziente, ha dedicato la carriera a comprendere questo
disturbo e a sviluppare trattamenti farmacologici per contrastar-
lo. Suo fratello, pure lui affetto da balbuzie, è morto suicida. «Se
comprendiamo la biologia del disturbo, saremo aperti a ogni for-
ma di trattamento, e auspicabilmente ciò farà diminuire lo stig-
ma», si augura Maguire.

Dai sassolini alle scansioni cerebrali


Tra le persone famose che hanno dovuto vincere la balbuzie si La balbuzie è conosciuta da migliaia di anni e ricorre in ogni
annoverano leader politici come il presidente degli Stati Uniti John Biden lingua e in ogni cultura. Oltre a Biden, tra le persone celebri che
(sopra) e re Giorgio VI d’Inghilterra (sotto). ne sono state affette si annoverano l’oratore greco Demostene,
che si metteva sassolini in bocca per esercitarsi a parlare; re Gior-
gio VI d’Inghilterra, sottoposto a una terapia del linguaggio non
ortodossa immortalata nel film del 2010 Il discorso del re; e l’atto-
re Samuel L. Jackson, che usava parole sconce per migliorare la
propria fluenza. La balbuzie si distingue dagli inciampi occasiona-
PA Images e Alamy Stock Photo (in basso); White House Photo e Alamy Stock Photo (in alto)

li o abituali nel parlare: ripetere le parole, o inframmezzare le frasi


con «uhmm» o «ahh», indica intoppi nella pianificazione verbale;
invece le differenze neurologiche soggiacenti alla balbuzie inter-
feriscono con un livello più profondo della produzione verbale.
«Ognuno di noi è soggetto a intoppi, ma solo alcune persone bal-
bettano», precisa Yaruss.
Esistono tre tipi di balbuzie: prolungamenti, in cui si allunga un
suono più del dovuto (come mmm); ripetizioni, in cui sono ripetu-
ti suoni o sillabe (me-me-me-me stesso); e blocchi, in cui il parlante
all’inizio non riesce a produrre alcun suono. Se un bambino conti-
nua a balbettare dopo gli otto anni o giù di lì, probabilmente lo fa-
rà per il resto della sua vita.
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Reeves descrive l’esperienza della balbuzie come un’inatte-


sa perdita di controllo. «Sai quello che vuoi dire e come dirlo – le
parole, le espressioni, la struttura della frase, l’intonazione – ma
all’improvviso rimani inceppato», spiega. «Non riesci a procedere,
e nemmeno a retrocedere. Tutti i muscoli sono bloccati».
La prima ipotesi che la balbuzie fosse neurologica risale al 1928.
Samuel Orton e Lee Travis, rispettivamente medico e patologo del
linguaggio verbale, proposero la teoria che la balbuzie scaturis-

www.lescienze.it Le Scienze 61
se dalla competizione tra i due emisferi del cervello. «Erano sul- te da questo tratto non ricevono il messaggio loro inviato e non si
la strada giusta», commenta Maguire. Ma sarebbe stato necessa- attivano. (Anche parti di altri tratti di materia bianca, come il cor-
rio l’avvento delle sofisticate tecniche di imaging cerebrale negli po calloso che collega i due emisferi cerebrali, rivelano analoghe
anni novanta per rivelare differenze neurali nelle persone balbu- riduzioni di integrità in chi soffre di balbuzie).
zienti. Nel 1995 Maguire e i colleghi hanno pubblicato il primo stu- Dal punto di vista funzionale, le persone balbuzienti sembrano
dio al riguardo con la tomografia a emissione di positroni (PET), mostrare un deficit in un circuito cerebrale, il circuito cortico-ba-
esaminando il cervello di quattro persone balbuzienti, e hanno ri- sale-talamo-corticale, su cui si fondano anche l’integrazione udi-
ferito riduzioni dell’attività neurale nelle aree del linguaggio. Altri tiva, verbale e motoria. Come suggerisce il nome, il circuito con-
piccoli studi dei primi tempi hanno rivelato un aumento dei livelli nette alcune strutture profonde del cervello – i gangli basali, che
di dopamina nello striato, un’area essenziale nel circuito cerebra- includono lo striato e il talamo – con aree della corteccia più pros-
le della ricompensa. sime alla superficie cerebrale. «L’uso della parola è tra i compor-
Basandosi su questo genere di studi, i ricercatori hanno spe- tamenti motori umani più complessi», spiega la neuroscienzia-
rimentato farmaci antipsicotici che bloccano i recettori della ta Soo-Eun Chang, dell’Università del Michigan. «Dipende dalla
dopamina, riscontrando che queste sostanze miglioravano la flui- coordinazione al millisecondo tra i circuiti neurali e tra i musco-
dità verbale in alcune persone, ma comportavano il rischio di gra- li. Tra l’altro, questo circuito permette l’avvio fluido e tempestivo
vi effetti collaterali, come disturbi del movimento parkinsoniani. dei movimenti».
Eppure molti restavano scettici, convinti che la balbuzie non aves- Non è ancora ben chiaro come la funzione di questi circui-
se nulla a che vedere con il cervello. Quando, nei tardi anni novan- ti sia compromessa, ma anche lievi deficit potrebbero ostacolare
ta, Maguire ha proposto a un convegno scientifico la sua teoria per la produzione di un linguaggio fluente. «Tutto ci rimanda ai gan-
cui la balbuzie era un disturbo cerebrale, «sono stato quasi zittito a gli basali come centralina di comando», dice Maguire. «Se si alte-
suon di fischi e strepiti di disapprovazione», ricorda. ra qualcosa lungo quel percorso, possono insorgere i sintomi del-
Le ricerche più recenti, che usano scanner ad alta tecnologia la balbuzie».
e sofisticate tecniche di analisi dei da-
ti, hanno dimostrato che quei primi ri-
cercatori erano sulla strada giusta. In I farmaci antipsicotici che bloccano i recettori
buona parte delle persone, il linguaggio
dipende in prevalenza dall’emisfero si- della dopamina migliorano la fluidità verbale
nistro. Gli adulti balbuzienti, rispetto a in alcune persone balbuzienti, ma a rischio di gravi
quelli che non lo sono, rivelano una mi-
nore attività nelle aree dell’emisfero si- effetti collaterali, come disturbi del movimento
nistro che alimentano la produzione
verbale e un’attività maggiore nell’emi-
sfero destro. La neuroscienziata cognitiva Kate Watkins, dell’U- Differenze come quelle appena descritte potrebbero essere al-
niversità di Oxford, per esempio, ha identificato un’area nell’e- la radice della balbuzie; o forse potrebbero esserne un effetto, cioè
misfero sinistro vicina alle regioni del linguaggio, la corteccia cambiamenti compensatori del cervello che prova ad adattarsi al-
premotoria ventrale, che non si attivava quando le persone balbu- le difficoltà nel parlare. Chang sta cercando di distinguere la causa
zienti stavano parlando. dall’effetto monitorando più di 250 bambini dai tre anni in su, che
Quest’area si trova subito sopra un importante tratto di fibre vengono seguiti per almeno quattro anni. Alcuni di loro guarisco-
di materia bianca che collega le aree di controllo uditivo e di con- no dalla balbuzie, altri no.
trollo del movimento, in cui Watkins e altri ricercatori hanno sco- Nel 2017 Chang e colleghi hanno riferito che, a un confronto
perto differenze strutturali nelle persone balbuzienti. La materia con i bambini senza balbuzie, all’inizio quelli che ne sono colpiti
bianca è formata da assoni, lunghi prolungamenti dei neuroni che hanno la materia bianca meno integra nel tratto dell’emisfero si-
trasmettono gli impulsi: «È l’insieme dei cavi e dei fili che permet- nistro che connette le regioni uditive a quelle motorie. Tuttavia
tono la comunicazione», spiega Watkins. nei bambini che guariscono l’integrità della materia bianca va via
Questa comunicazione deve essere sincronizzata alla perfe- via migliorando nel tempo. L’organizzazione della materia bian-
zione. A questo scopo, gli assoni sono isolati da guaine di mieli- ca «aumentava e si normalizzava sempre più nei bambini guariti,
na, una sostanza grassa che accelera la trasmissione degli impulsi. mentre si era del tutto fermata o era addirittura regredita nei bam-
Gli assoni ben mielinizzati che compongono un tratto di materia bini persistenti», spiega Chang.
bianca di solito decorrono nella stessa direzione, come le fibre nei Negli adulti e nei bambini balbuzienti la ricercatrice ha riscon-
gambi di sedano. Ma un particolare tipo di scansione cerebrale, la trato una debolezza nel lato sinistro del cervello. Ha inoltre sco-
risonanza magnetica di diffusione, rivela che, nelle persone bal- perto un profilo di iperattività nel lato destro, che finora risul-
buzienti, gli assoni perlopiù si incrociano. ta essere più sistematico negli adulti, il che fa pensare che sia un
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Inoltre, il liquido e i neurotrasmettitori dovrebbero viaggiare cambiamento adattativo a insorgenza tardiva.


attraverso i fasci di materia bianca lungo fibre parallele, un po’ co- La «domanda da un milione di dollari», afferma Chang, è la se-
me l’acqua scorrerebbe lungo il sedano. In queste scansioni cere- guente: esistono differenze, rilevabili sin dall’esordio del distur-
brali il flusso è quantificato con una misura, la cosiddetta aniso- bo, tra i bambini che si avviano verso la guarigione e quelli la cui
tropia frazionaria: più questa è elevata, più la materia bianca è ben balbuzie persiste con la crescita? «Disporre di un simile marcatore
organizzata. Le persone balbuzienti hanno in questo tratto valori oggettivo precoce sarebbe fondamentale», afferma, perché ci per-
di anisotropia frazionaria sistematicamente inferiori. Ciò significa metterebbe di riconoscere fin dagli inizi chi è più a rischio di una
– è l’ipotesi di Watkins – che talvolta le aree del cervello alimenta- balbuzie persistente.

62 Le Scienze 638 ottobre 2021


Anche noti attori hanno dovuto superare problemi di balbuzie. Tra
Michael Melia/Alamy Stock Photo (in alto a sinistra); Shawshots e Alamy Stock Photo (in alto a destra); Everett Collection, Inc.,

questi Samuel L. Jackson (sopra), Marilyn Monroe (sopra a destra), James


Earl Jones (sotto) ed Emily Blunt (sotto a destra).
e Alamy Stock Photo (in basso a sinistra); Everett Collection, Inc., e Alamy Stock Photo (in basso a destra)

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Le Scienze 63
Tutto in famiglia no tutti ridotto la gravità della balbuzie, benché nessuno sia auto-
Buona parte del rischio di balbuzie è tramandata con il DNA di rizzato a questo scopo dalla Food and Drug Administration (FDA).
famiglia. Gli studi sui gemelli e sui figli adottati fanno pensare che Purtroppo questi farmaci possono causare effetti indesiderati, co-
i geni spieghino dal 42 all’85 per cento del rischio. I gemelli identi- me un aumento di peso e deficit motori. Eppure alcuni, incluso
ci condividono molti più geni dei gemelli dizigoti, e in uno studio Maguire, li assumono off label, ossia per un’indicazione diversa da
il 63 per cento dei gemelli identici erano entrambi affetti da balbu- quella autorizzata.
zie, contro il 19 per cento dei gemelli dizigoti dello stesso sesso. La Maguire dirige ora un più ampio trial clinico randomizzato del
parte restante del rischio può essere causata da fattori ambienta- farmaco ecopipam, che è allo studio anche nel trattamento della
li (infatti ci sono coppie di gemelli identici in cui uno solo è affetto sindrome di Tourette. L’ecopipam agisce su un insieme di recet-
da balbuzie), e alcuni fattori ambientali possano combinarsi con la tori della dopamina diverso rispetto ai farmaci precedenti. In un
predisposizione genetica. piccolo studio pilota, ha migliorato la fluidità verbale e la qualità
Quali siano esattamente i fattori ambientali coinvolti non lo della vita senza dare effetti collaterali significativi. Tuttavia, dif-
sappiamo. Tuttavia alcuni geni sono stati identificati grazie al la- ficilmente untrattamento farmacologico autorizzato dalla FDA
voro avviato una ventina d’anni fa da Dennis Drayna, genetista del funzionerà per tutti. «Credo che la via da seguire sarà la medici-
National Institute on Deafness and Other Communication Disor- na personalizzata, volta a svelare che cosa succede davvero in [cia-
ders. Drayna si era recato in Pakistan, dove è comune sposarsi tra scuna] persona», preconizza Maguire. «Ci stiamo rendendo conto
cugini, una pratica che può rinforzare gli effetti dei geni all’inter- che la balbuzie non ci apparirà come un unico disturbo».
no delle famiglie. «È stato facile trovare famiglie molto grandi con Anche la stimolazione cerebrale con lievi correnti elettriche
moltissimi casi di balbuzie», racconta. sembra promettente. A Oxford, Watkins ha combinato la stimola-
Nel 2010 Drayna e i colleghi hanno rilevato tre geni legati alla zione transcranica non invasiva con strategie note per migliorare
balbuzie: una mutazione in GNPTAB, un gene identificato in pre- la fluidità verbale, come indurre un gruppo di persone a leggere
cedenza come causa di una grave malattia genetica senza relazioni insieme in coro o chiedere a un individuo di parlare al ritmo di un
con la balbuzie, e mutazioni nei geni GNPTG e NAGPA. In seguito metronomo. Queste tecniche si sono dimostrate utili per migliora-
Drayna ha ricevuto on line una domanda da un uomo del Came- re temporaneamente la fluidità verbale nelle persone balbuzienti,
run che intendeva informarsi sulla prevalenza della balbuzie nel- probabilmente perché sfruttano stimoli esterni per dare inizio al-
la sua famiglia: di 71 individui che Drayna avrebbe in seguito in- la verbalizzazione. In un gruppo che aveva ricevuto il trattamento
contrato, 33 erano balbuzienti. Così il
genetista ha scoperto un quarto gene
della balbuzie, AP4E1. (Un lavoro su un L’uso della parola è tra i comportamenti motori
quinto gene è ancora in attesa di pub-
blicazione). Nel complesso questi ge- umani più complessi, dipende dalla coordinazione
ni potrebbero spiegare al massimo il al millisecondo tra i circuiti neurali e tra i muscoli,
20-25 per cento dei casi, dice Drayna.
L’elevata ricorrenza del problema nel- e anche lievi deficit possono ostacolarlo
le famiglie indica che esistono altri ge-
ni ancora da scoprire. Per individuarli,
un consorzio di 22 gruppi di ricerca, guidato da scienziati austra- combinato, Watkins ha riscontrato che la quota di parole con silla-
liani, sta conducendo un nuovo studio di associazione sull’intero be ripetute o prolungate – o con altre caratteristiche della balbu-
genoma (GWAS) di persone balbuzienti. zie – era scesa dal 12 all’8 per cento, mentre nel gruppo di control-
I geni identificati finora hanno a che fare con il traffico intracel- lo, che non aveva ricevuto la stimolazione, questa percentuale era
lulare, cioè il trasporto di molecole all’interno delle cellule. In uno rimasta invariata. Considerando la dimensione ridotta dello studio
studio del 2019 Drayna e i colleghi hanno scoperto che i topi por- e la sua breve durata (cinque giorni), anche questo piccolo effetto
tatori di una mutazione del gene GNPTAB avevano pause esagera- bastava a indicare che si era sulla strada giusta.
tamente lunghe nelle vocalizzazioni, qualcosa di simile alla balbu- Aggiungere la stimolazione cerebrale alla terapia del linguag-
zie; e hanno identificato in questi topi un’anomalia degli astrociti, gio potrebbe rinforzare l’apprendimento. «Con la stimolazione,
un tipo di cellule nervose molto abbondanti nei tratti di materia stavamo in qualche modo consolidando il processo, lo rendevamo
bianca che connettono i due emisferi cerebrali. Forse alcune mu- più efficiente», spiega Watkins. Per ora molte persone balbuzien-
tazioni nei geni lisosomiali, che contribuiscono a eliminare i pro- ti, se desiderano un trattamento, possono ottenere solo la terapia
dotti di rifiuto dalle cellule, sono il nesso tra la genetica e la neuro- del linguaggio tradizionale. In genere le tecniche adottate preve-
logia della balbuzie. dono di esercitarsi nella produzione verbale, ma anche di impara-
re a comunicare con efficacia nonostante la balbuzie. La terapia
Porre fine allo stigma del linguaggio può essere molto efficace, ma non sempre è dure-
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Che la balbuzie abbia origini genetiche non significa che sia in- vole; molti, prima o poi, hanno una ricaduta.
curabile. Le ultime ricerche suggeriscono già alcune possibilità In parte riconoscendo questi limiti e in parte grazie alla mutata
terapeutiche, e si stanno mettendo a punto trattamenti farmaco- considerazione culturale della balbuzie, negli ultimi anni l’obiet-
logici. Maguire e colleghi credono che al momento la strada più tivo della terapia è mutato: dal tentativo di eliminare la balbuzie si
promettente siano i farmaci che riducono l’attività della dopamina è passati a quello di facilitare la sua accettazione e la sua gestione.
in particolari circuiti cerebrali. Questa è esattamente la modali- «Moltissimo dipende dal modo di affrontarla», dice Yaruss. È come
tà d’azione degli antipsicotici, e Maguire ne ha sperimentati con imparare a pattinare sul ghiaccio, spiega. La prima volta che ti al-
successo tre, il risperidone, l’olanzapina e il lurasidone, che han- lacci i pattini e ti avventuri sul ghiaccio, ti sbracci scompostamen-

64 Le Scienze 638 ottobre 2021


CONNESSIONI DIFETTOSE

Il circuito Corteccia premotoria

della balbuzie Area motoria supplementare


Corteccia motoria ventrale
Area motoria presupplementare
L’uso della parola è uno dei
comportamenti umani più sofisticati, Corteccia somatosensoriale ventrale
che prevede una coordinazione
nell’ordine dei millisecondi tra molte Area di Wernicke
parti del cervello. La balbuzie è stata
correlata a una debolezza delle fibre Striato
che trasmettono impulsi nervosi tra
queste aree. Le aree rientrano in tre
regioni: il talamo, che trasmette segnali Area di Broca
sensoriali; i gangli basali, che coordinano Fascicolo
i movimenti; e la corteccia cerebrale, che arcuato
è coinvolta nei processi
cognitivi e nella A
integrazione di Nucleo talamico ventrolaterale
Corteccia cerebrale
segnali sensoriali
Globo pallido
e motori. Cognitiva
Nucleo talamico anteroventrale
Sensoriale
Substantia nigra (pars reticulata)
Motoria

C C

Ci sono molte connessioni all’interno di queste aree, e fra l’una e l’altra. Nella
B
O
corteccia A , una fibra di collegamento essenziale è il fascicolo arcuato,
Gangli basali Talamo che ha difetti nelle persone balbuzienti. Altre connessioni potenzialmente
inadeguate si trovano nei gangli basali B e nella rete di collegamento tra O
C tutte le aree, ossia il loop che va dalla corteccia ai gangli basali, al talamo e di
ritorno alla corteccia (loop cortico-basale-talamo-corticale) C . O
Illustrazione di Body Scientific; fonte: Involvement of the Cortico-Basal Ganglia-Thalamocortical Loop in Developmental

te e hai la sensazione di scivolare o di cadere. Ma poi, imparando Lee Reeves, già presidente del board della National Shuttering
ad accettare quella sensazione di scivolamento, reagisci con peri- Association (l’associazione nazionale statunitense per la balbuzie)
zia crescente. «Allora puoi dire “so che cosa fare quando mi succe- e tra i primi promotori del movimento di autoaiuto delle persone
Stuttering, di Soo-Eun Chang e Frank H. Guenther, in «Frontiers in Psychology», 28 gennaio 2020

de”; quando arriva un momento di balbuzie, ti ci destreggi con più balbuzienti, la pensa esattamente allo stesso modo. La terapia del
esperienza». linguaggio in effetti ha migliorato la sua fluidità verbale, ma il fat-
Questa nuova visione delle cose è benvenuta. La cinquanta- to che il suo terapeuta fosse uno psicologo clinico che affrontava
quattrenne Catherine Moroney è fisica e ingegnere del software anche lo stress mentale del disturbo è stato decisivo per il suo suc-
al Jet Propulsion Laboratory della NASA. Da bambina, racconta, cesso. «Ho imparato a balbettare in un modo che per me fosse ac-
«quasi non riuscivo a farmi capire». La terapia del linguaggio ave- cettabile», spiega.
va migliorato di molto la sua fluidità verbale, ma solo temporanea- Né la balbuzie gli ha impedito di diventare veterinario. Tre set-
mente, perché la aveva conclusa nel mezzo di un faticoso corso di timane dopo aver visitato, da adolescente, quella clinica per ani-
laurea in fisica. Lo stress e l’ansia non causano la balbuzie, ma pos- mali, il veterinario – il dottor Peter Malnati – convocò Reeves e gli
sono peggiorarla. offrì un posto di lavoro. Reeves lavorò nella clinica per il resto del-
Moroney, la cui balbuzie oggi è moderata ma in passato è sta- le scuole superiori e durante l’università, e avrebbe avuto una car-
ta più grave, ha avuto la fortuna di trovare un capo interessato sol- riera lunga cinquant’anni come veterinario per animali di picco-
tanto alla qualità del suo lavoro, che riguarda lo studio delle nuvo- la taglia, svolta in gran parte a Plano, in Texas. Oggi i suoi giorni
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

le e il loro ruolo nel sistema climatico. Oggi la studiosa assume off di frustrazione e di imbarazzo sono un ricordo lontano. «Balbetto
label l’antipsicotico olanzapina: «Agevola un po’ la vita quotidia- ancora. Ho balbettato ieri, e ho balbettato oggi», racconta Reeves.
na», dice. Ma ciò che ha davvero cambiato la vita di Moroney è sta- «Mi auguro di balbettare anche domani, perché vuol dire che sarò
to unirsi a quella che chiama «la mia famiglia balbuziente». «Può ancora vivo». Q
sembrare paradossale, ma il luogo più rumoroso e chiassoso del
mondo è una conferenza sulla balbuzie», dice ridendo. «Ce ne fos-
PER APPROFONDIRE
se uno che sta zitto! È liberatorio far parte della maggioranza, per
quei pochi giorni». Circuiti inceppati. Campagna I., in «Mind» n. 187, luglio 2020.

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SICUREZZA GLOBALE

ARMI
ESAGERATE
Per le leggi della fisica le armi ipersoniche
non possono mantenere
le ambiziose promesse fatte sul loro conto

di David Wright e Cameron Tracy

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66 Le Scienze 638 ottobre 2021


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www.lescienze.it Le Scienze 67
ivolgendosi al Parlamento federale russo

R
David Wright è research affiliate al Laboratory for Nuclear
in televisione, nel 2018 il presidente Vladi- Security and Policy del Massachusetts Institute of
Technology. In precedenza è stato condirettore del Global
mir Putin ha annunciato un’intensificazio-
Security Program della Union of Concerned Scientists.
ne della continua corsa agli armamenti con
gli Stati Uniti, che nel 2002 si erano ritira-
ti dal trattato anti-missili balistici (o ABM, Cameron Tracy ha la carica di Global Security Fellow
da anti-ballistic missile). Avendo rinnegato alla Union of Concerned Scientists. Ingegnere e
scienziato dei materiali, conduce ricerche sulle armi
dopo decenni quell’accordo sul controllo degli armamenti, gli Sta-
ipersoniche e sulla gestione dei rifiuti nucleari.
ti Uniti avevano sviluppato e cominciato a realizzare una rete di
difesa per intercettare i missili balistici a lungo raggio, minaccian-
do la capacità di deterrenza della Russia per attacchi al suo territo-
rio. Putin aveva avvertito gli Stati Uniti che la Russia sarebbe stata
costretta a reagire a questi schieramenti ma – ha detto al pubblico
– si erano rifiutati di ascoltare. «Quindi adesso ascoltate!». Come fisici investigativi, raccogliamo per quanto possibile infor-
Putin ha dichiarato che la Russia, tra altri sistemi, stava svilup- mazioni su tecnologie nuove, in genere segrete, le analizziamo e
pando nuove armi ipersoniche: missili che volano nell’atmosfera condividiamo con il pubblico le nostre valutazioni.
coprendo lunghe distanze a più di cinque volte la velocità del suo- Secondo i nostri studi, le armi ipersoniche possono offrire van-
no, cioè oltre Mach 5. (Mach 1 è la velocità del suono a livello lo- taggi in alcuni scenari, ma non sono certo rivoluzionarie. Molte af-
cale. Le velocità tra Mach 1 e Mach 5 sono supersoniche, mentre fermazioni in merito sono esagerate o false. Eppure la percezione
quelle oltre Mach 5 sono ipersoniche.) Secondo le dichiarazioni di diffusa che le armi ipersoniche cambino le regole del gioco ha au-
Putin una di queste armi, detta Avangard, è un missile con un’ot- mentato le tensioni tra Stati Uniti, Russia e Cina, stimolando una
tima manovrabilità, in grado di planare per migliaia di chilome- nuova corsa agli armamenti e rafforzando il rischio di un conflitto.
tri dopo avere raggiunto una velocità iniziale oltre Mach 20, che
lo rende «assolutamente invulnerabile a qualsiasi sistema di difesa Progressi a singhiozzo
aereo o antimissilistico». È da quasi un secolo che gli eserciti puntano a realizzare velivo-
Accompagnato da simulazioni intimidatorie delle nuove armi li ipersonici, anche se con scarso successo. Verso la fine degli anni
che serpeggiano in tutto il mondo a velocità incredibile, l’annun- trenta l’ingegnere austriaco Eugen Sänger e la fisica tedesca Irene
cio di Putin ha contribuito ad alimentare una nuova, pericolosa Bredt progettarono il primo velivolo ipersonico, un aliante detto
corsa agli armamenti. Delle armi coinvolte in questa gara si esal- Silbervogel. Doveva essere lanciato da un razzo, volare per lo più
tano non solo la velocità, ma anche l’invisibilità e la manovrabi- nell’atmosfera e, come tutti gli alianti, restare in volo sfruttando la
lità. I missili balistici intercontinentali, che seguono un percorso portanza aerodinamica, ma i pianificatori nazisti stabilirono che
ellittico nello spazio prima di scendere verso l’obiettivo, supera- costruirlo sarebbe stato troppo difficile e costoso.
no Mach 20, ma hanno una traiettoria prevedibile per gran parte Durante la seconda guerra mondiale gli ingegneri tede-
del volo e in genere si possono manovrare solo per breve tempo, schi svilupparono i motori a razzo, che bruciano il propellen-
una volta rientrati nell’atmosfera. Le armi ipersoniche, invece, vo- te, una miscela di combustibile e ossidante chimico, per genera-
lerebbero ben all’interno dell’atmosfera per la maggior parte del re una forte emissione di energia. Nei decenni successivi i velivoli
tempo, sfruttando la portanza generata dalla corrente d’aria per sperimentali con motori a razzo batterono un record di velocità
deviare, cercando di non farsi intercettare. Mantenendosi a quo- dopo l’altro. A ottobre 1947 l’X-1, con propulsione a razzo, diventò
te così basse mentre si avvicinano, queste armi non sarebbero ri- il primo velivolo con equipaggio a rompere ufficialmente la bar-
levate dai sistemi radar di terra fino a poco prima di raggiungere il riera del suono – superando Mach 1 – e negli anni sessanta l’X-15
bersaglio, quindi sarebbe più difficile fermarle. durante i test arrivò a Mach 6,7. Le notevoli forze di accelerazione
In una valutazione successiva al discorso di Putin, alcuni uf- prodotte dai motori a razzo portavano a sollecitazioni estreme per
ficiali militari degli Stati Uniti hanno affermato che le armi iper- la fisiologia umana, quindi i velivoli con equipaggio e propulsione
soniche, in fase di sviluppo anche in Cina, avrebbero «rivoluzio- a razzo non andarono mai oltre la fase sperimentale. La tecnologia
nato la guerra». Il Pentagono, al lavoro su sistemi analoghi da una dei razzi permise però a Stati Uniti e Unione Sovietica di costruire
quindicina d’anni, ha intensificato l’impegno; l’anno scorso il Par- arsenali di missili balistici armati di testate nucleari e in grado di
lamento statunitense ha destinato 3,2 miliardi di dollari alla ricer- superare Mach 20 per andare da un continente a un altro.
ca e allo sviluppo di armi e sistemi di difesa ipersonici. Oggi Russia Ma è stata un’altra tecnologia sviluppata in quel periodo, il mo-
e Cina sostengono di avere schierato almeno un sistema di que- tore a reazione, a diventare protagonista dei trasporti militari e
Illustrazione di Brian Stauffer (pagine precedenti)

sto tipo. Gli Stati Uniti hanno sei programmi di armi ipersoniche commerciali. Questo tipo di motore, che aspira l’ossigeno atmo-
conosciuti, divisi tra aviazione, esercito e marina. Secondo i loro sferico per bruciare il combustibile in modo continuo, non por-
sostenitori, queste armi sono incredibilmente veloci e agili, oltre ta il peso aggiuntivo di un sistema ossidante. Permette trasporti su
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

che virtualmente invisibili. lunghe distanze e manovrabilità senza l’accelerazione estrema dei
Non siamo d’accordo. Facciamo parte di una piccola ma viva- motori a razzo. Finora la più alta velocità registrata ufficialmen-
ce comunità di fisici e ingegneri, sparsi in tutto il mondo, che stu- te per un velivolo a reazione pilotato è di circa Mach 3: è stata rag-
diano i nuovi sistemi bellici per capirne il potenziale impatto sul- giunta dal Lockheed SR-71 Blackbird a luglio 1976. I motori a rea-
la sicurezza globale. Abbiamo una lunga tradizione, che risale ai zione alimentano anche i missili da crociera: velivoli manovrabili
partecipanti al Progetto Manhattan e agli scienziati russi come e senza pilota che possono raggiungere velocità supersoniche.
Andrej Sakharov, che hanno cercato di mitigare il pericolo porta- Nel frattempo gli alianti ipersonici hanno continuato a vola-
to al mondo dalle armi nucleari che avevano contribuito a creare. re, e a cadere. Nel 1963, dopo avere speso l’equivalente di oltre 5

68 Le Scienze 638 ottobre 2021


O LT R E M A C H 5

Il mondo ipersonico
Prendono il nome di armi ipersoniche i veicoli armati che volano oltre missile da crociera alimentato in tutto il volo, ma i motori in grado di
cinque volte più veloci del suono (Mach 5) e su lunghe distanze, ese- spingere queste armi a velocità oltre Mach 5 sono ancora in fase di svi-
guendo manovre grazie alla portanza ricavata dall’atmosfera. I missi- luppo. L’altro tipo, che Russia e Cina sostengono di avere schierato, so-
li balistici sono accelerati da razzi ausiliari e raggiungono velocità fino no le armi boost-glide: dovrebbero essere spinte da razzi a velocità iper-
a circa Mach 20, ma non rientrano in questa categoria. Gli eserciti del soniche, per poi planare nell’atmosfera su lunghe distanze, sfruttando
mondo cercano di realizzare due tipi di armi ipersoniche. Il primo è un per le manovre la portanza della corrente d’aria.

Un missile balistico intercontinentale su una traiettoria «a energia minima» traccia un


arco ad alta quota sopra la Terra, evitando la resistenza dell’atmosfera lungo quasi tutto
il percorso. Un’arma ipersonica boost-glide, invece, vola per lo più nell’atmosfera, il
che permette di manovrarla. Su una traiettoria ad alta quota sarebbe più veloce
di un missile balistico, che però su una traiettoria più bassa, o «depressa», può
trasportare la testata a una velocità uguale o anche maggiore.

Missile balistico
MISSILI BALISTICI

Esempio a lungo raggio: Minuteman III a lungo raggio


Gli Stati Uniti custodiscono in depositi sotterranei 400 (traiettoria a
di questi missili balistici con armi nucleari. Spinti fino energia minima)
a circa Mach 20 da razzi a combustibile solido,
possono coprire distanze intercontinentali.

Esosfera
(600-10.000 km)

Esempio a breve raggio: Scud-B 600


chil
Oggi molti paesi sono dotati di questi missili balistici con raggio ome
tri
di 300 chilometri, sviluppati dall’Unione Sovietica negli anni Missile balistico
sessanta. Sono spinti da razzi a combustibile liquido. a lungo raggio Cima della
(traiettoria termosfera
depressa)
MISSILI IPERSONICI

Esempio boost-glide: HTV-2 40


0k
Questo aliante ipersonico a lungo raggio è stato m
testato dagli Stati Uniti tra il 2010 e il 2011. È
stato progettato per volare per migliaia di
Traiettoria di
chilometri, una volta spinto da un
missile boost-glide
razzo, a velocità fino a circa Mach
20. Il programma è stato
accantonato intorno al
2014.
20
0
km
Distanza
dal pu
nto d
i lanc Cima della
Esempio da crociera: Boeing X-51 io a
l be mesosfera
Questo veicolo, spinto da un motore a reazione, rsa
è stato testato dagli Stati Uniti tra il 2010 e il gli
o:
80
2013 a velocità di Mach 5. Il programma è 00
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terminato nel 2013. km


85
km
Illustrazione di Ben Gilliland

50
km

Cima della
stratosfera

www.lescienze.it Le Scienze 69
UN OSTACOLO ENORME

Il problema della resistenza aerodinamica


La resistenza aerodinamica sperimentata da un oggetto che attraversa un fluido aumenta in proporzione al quadrato della
velocità dell’oggetto. Di conseguenza è un ostacolo enorme per il volo ipersonico: rallenta gli alianti e rende più difficile
manovrarli. E per di più la resistenza sottrae al veicolo energia cinetica, convertendola in onde d’urto ed energia termica
nell’aria circostante. Il forte riscaldamento può portare i bordi d’attacco delle armi boost-glide a migliaia di kelvin
Razzo
ausiliario per periodi prolungati, mettendo in pericolo l’integrità del veicolo. A temperature così estreme le
molecole d’aria circostanti si dissociano in atomi e probabilmente si ionizzano, diventando
L’aliante chimicamente reattive e logorando ancora di più la superficie del veicolo.
si sgancia L’aliante
rientra
nell’atmosfera

Manovre
Scende sul
Lancio bersaglio

PRINCIPI BASE DEL SISTEMA BOOST-GLIDE


Gli alianti ipersonici sono spinti da razzi a velocità fino
a circa Mach 20, dopo di che planano verso il bersaglio.
Come gli altri alianti, la portanza generata dalla corrente Aria ad alta temperatura,
d’aria permette di mantenerli in volo e manovrarli. dissociata
A velocità ipersoniche però cambiare la direzione di e forse ionizzata
Trasferimento di calore
un aliante, con la sua enorme quantità di moto rivolta
in avanti, riduce nettamente la velocità e il raggio.

Calore estremo

Onda d’urto vicina al corpo


(strato sottile)

Illustrazione di Ben Gilliland; fonte: Supersonic Combustion in Air-Breathing Propulsion Systems for Hypersonic Flight, di J. Urzay,
ONDE D’URTO

in: «Annual Review of Fluid Mechanics», Vol. 50, gennaio 2018 (riferimento per la fisica dei flussi delle armi boost-glide).
Un oggetto che vola a oltre Mach 1, la velocità del suono,
genera un’onda d’urto, uno strato mobile di aria densa. A
velocità ipersoniche, l’onda d’urto forma con la direzione del
movimento un angolo molto stretto, che avvolge il corpo del
velivolo. La zona sottile tra il corpo e l’onda d’urto contiene aria
calda, con un’alta velocità e chimicamente instabile.

Strato limite
turbolento
(arancione)

Velocità subsonica Mach 1 Mach 5

PORTANZA E RESISTENZA AERODINAMICA


Un velivolo resta in volo e manovra sfruttando la portanza (L),
una forza perpendicolare alla velocità rispetto all’aria. La portanza Portanza
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aumenta in proporzione al quadrato della velocità, ma lo stesso


Velocità
vale per la resistenza aerodinamica (D). Perciò il rapporto L/D,
detto efficienza aerodinamica, è un indicatore essenziale della
prestazione di un velivolo. Tuttavia, è estremamente difficile
progettare velivoli che abbiano un’alta efficienza aerodinamica a
velocità ipersoniche. Gli aerei commerciali, che non raggiungono Resistenza
la velocità del suono, hanno un’efficienza intorno a 20, mentre aerodinamica Peso
HTV-2, un aliante ipersonico sperimentale testato dagli Stati Uniti
tra il 2010 e il 2011, è arrivato solo a 2,6.

70 Le Scienze 638 ottobre 2021


miliardi di dollari attuali per sviluppare l’aliante ipersonico X-20 terminano la portanza generano anche la resistenza aerodinami-
Dyna-Soar, gli Stati Uniti abbandonarono il progetto. Ma dopo gli ca. Il rapporto tra la portanza (lift), L, e la resistenza aerodinamica
attacchi di Al Qaeda dell’11 settembre 2001 il presidente George W. (drag), D, detto appunto rapporto L/D o efficienza aerodinamica, è
Bush ha ordinato lo sviluppo di missili ipersonici in grado di col- un indicatore fondamentale della prestazione di un aliante.
pire attività terroristiche in altri continenti in modo rapido e pre- I veicoli ipersonici ottengono valori del rapporto L/D molto più
ciso, con testate non nucleari. Sarebbe possibile anche con missili bassi rispetto ai velivoli convenzionali. Quelli subsonici possono
balistici, ma il lancio di un’arma simile potrebbe essere scambiato arrivare a 15 o più. Invece, dopo decenni di ricerca e sviluppo, a
per un attacco atomico, provocando una guerra nucleare. quanto pare le armi ipersoniche degli Stati Uniti testate nell’ulti-
Bush inoltre si è ritirato dal trattato ABM, firmato da Stati Uniti ma decina d’anni ottengono valori inferiori a 3. Un rapporto L/D
e Unione Sovietica nel 1972. Il trattato aveva vietato a ciascuno dei così basso significa bassa portanza e alta resistenza aerodinamica,
due avversari di costruire scudi difensivi contro i missili balistici il che limita velocità e raggio d’azione di un aliante ipersonico, ne
dell’altro, fermando così la corsa alle tecnologie per costruire scu- riduce la manovrabilità e aumenta il riscaldamento superficiale.
di e superare quelli della controparte. L’Amministrazione Bush in- Infine, a velocità ipersoniche le proprietà fisiche e chimiche
vece ha dato il via allo sviluppo e allo schieramento di intercettori dell’aria che scorre attorno a un oggetto cambiano radicalmente.
per proteggersi dai missili balistici a lungo raggio. Temendo che la Scaldata a migliaia di gradi, l’aria circostante si dissocia, conver-
propria capacità di evitare un attacco nucleare degli Stati Uniti po- tendo l’ossigeno molecolare in atomi liberi che possono ionizzarsi
tesse essere compromessa, la Russia e, più di recente, la Cina han- e logorare la superficie del veicolo. Anche se il missile sopravvive
no cominciato a puntare a vari sistemi per superare lo scudo statu- al riscaldamento estremo, l’aumento di temperatura produce un
nitense. Il più recente consiste nei missili ipersonici, che volano segnale infrarosso brillante, visibile dai satelliti.
troppo bassi per poter essere bloccati dagli attuali intercettori sta-
tunitensi, concepiti per i missili balistici a lungo raggio. In breve, Nessuna soluzione infallibile
gli attacchi dell’11 settembre hanno provocato una serie di decisio- Tra il 2010 e il 2011 gli Stati Uniti hanno eseguito voli di prova
ni affrettate che hanno portato le tre superpotenze alla situazione di un aliante a lungo raggio, l’Hypersonic Technology Vehicle 2
attuale, in cui sono tutte in gara per sviluppare armi ipersoniche, (HTV-2). È stato progettato per raggiungere una velocità iniziale
basate su svariate tecnologie e progettate per svariati scopi. di Mach 20, con un razzo, e poi planare per un massimo di 7600
chilometri. Abbiamo combinato i dati di questi test con altre in-
Resistenza aerodinamica e portanza formazioni sul veicolo per realizzare simulazioni computerizza-
I sistemi ipersonici adottati nel prossimo futuro saranno le co- te dettagliate del volo ipersonico. Inoltre abbiamo confrontato le
siddette armi boost-glide, che sarebbero lanciate da un razzo ausi- prestazioni delle armi boost-glide con quelle di tecnologie conso-
liario per poi planare su lunghe distanze senza propulsione. Per lidate da tempo, come i missili balistici o da crociera, in merito alle
inciso, gli Stati Uniti e altri paesi stanno lavorando anche a missi- tre capacità che nelle armi ipersoniche dovrebbero essere straor-
li da crociera ipersonici, ma i motori sono ancora in fase di svilup- dinarie: tempo di arrivo, manovrabilità e invisibilità.
po. I nostri studi però indicano la presenza di forti ostacoli per gli Spesso si dice che le armi ipersoniche riducono il tempo neces-
alianti ipersonici: si tratta delle leggi della fisica. sario per raggiungere il bersaglio con una testata esplosiva, ma
I progettisti dei veicoli ipersonici devono affrontare un terribile questa affermazione si basa per lo più su un confronto fuorviante
avversario: la resistenza aerodinamica opposta da un fluido a ciò che con i missili subsonici da crociera o con i missili balistici su traiet-
lo attraversa. Questa resistenza contro un oggetto volante aumen- torie più lunghe. Seguendo il percorso con la maggiore efficien-
ta in proporzione al quadrato della sua velocità, quindi alle veloci- za energetica, la traiettoria a energia minima, un missile balistico
tà ipersoniche è un ostacolo assai difficile da superare. Rispetto a un porta una testata ad alta quota sopra la Terra tracciando un arco,
aliante che vola a Mach 1, per esempio, uno che viaggia a Mach 5 per poi farla cadere sull’obiettivo. La testata evita la resistenza ae-
è soggetto a una resistenza aerodinamica 25 volte più grande, e se rodinamica per gran parte del volo, ma segue un percorso mol-
si arriva a Mach 20 l’aumento è di ben 400 volte. to più lungo rispetto a quello di un aliante ipersonico, quindi può
Ancora più forte è la dispersione di energia di un velivolo men- impiegare un po’ più di tempo a raggiungere lo stesso obiettivo.
tre spinge in avanti e ai lati le molecole d’aria: aumenta in propor- Ma un missile balistico può volare a una quota più bassa, la co-
zione al cubo della velocità. Quindi se un aliante vola a Mach 5 siddetta traiettoria depressa, considerata da tempo un modo per
perde energia 125 volte più rapidamente che a Mach 1, mentre a sferrare attacchi nucleari più velocemente dai sottomarini. Una
Mach 20 la perdita è 8000 volte più veloce. E c’è un altro proble- traiettoria di questo tipo sarebbe molto più breve di una a energia
ma non meno grave: l’energia cinetica trasmessa dall’aliante all’a- minima, e se una testata la seguisse eviterebbe anche la resisten-
ria circostante si trasforma in energia termica e onde d’urto. Parte za aerodinamica per la maggior parte della traiettoria. Un aliante
di quell’energia torna al veicolo sotto forma di calore: i bordi d’at- ipersonico trascorre invece molto più tempo in atmosfera, dove la
tacco delle armi boost-glide che volano a Mach 10 o più possono sua velocità è ridotta dalla resistenza aerodinamica. Secondo i no-
raggiungere temperature oltre i 2000 kelvin per tempi prolunga- stri calcoli, un missile balistico lungo una traiettoria depressa può
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ti. Proteggere un veicolo da questo calore intenso è uno dei pro- portare a destinazione una testata con un tempo di volo uguale o
blemi più impegnativi per gli ingegneri. minore rispetto a un’arma ipersonica nello stesso raggio.
Al tempo stesso un aliante ipersonico – come qualsiasi altro Un altro vantaggio attribuito alle armi ipersoniche è la mano-
– per restare in volo e curvare deve generare portanza, una for- vrabilità. Anche in questo caso la realtà è più complicata. Da de-
za perpendicolare alla direzione in cui si muove. (Un aliante cur- cenni gli Stati Uniti sviluppano e testano per i missili balistici i vei-
va inclinandosi o comunque creando una componente orizzonta- coli di rientro manovrabile (MaRV), cioè testate che sfruttano le
le della portanza.) Guarda caso, anche la portanza è proporzionale forze aerodinamiche per cambiare direzione mentre si avvicina-
al quadrato della velocità. Inoltre i processi aerodinamici che de- no al bersaglio, per aumentare la precisione ed eludere le difese

www.lescienze.it Le Scienze 71
antimissilie: la manovrabilità non è un’esclusiva delle armi iperso- be meno di 500 chilometri, quindi volare a simili velocità ne ri-
niche. Di solito i MaRV deviano qua e là solo verso la fine del volo: durrebbe nettamente il raggio. Si può immaginare che i missili da
non riescono a serpeggiare durante tutto il viaggio come dovreb- crociera ipersonici possano mantenere queste basse velocità su
bero poter fare gli alianti ipersonici. Ma la manovrabilità di questi distanze più lunghe. Ma proprio le velocità così basse potrebbero
ultimi è limitata dalle notevoli forze necessarie per far curvare un opporsi a un altro vantaggio essenziale attribuito alle armi iperso-
veicolo che vola a velocità così straordinarie. niche: la capacità di evitare le difese anti-missile terminali.
Per cambiare direzione un aliante ipersonico deve sfruttare la A quanto pare, Russia e Cina stanno sviluppando armi iperso-
portanza per applicare una velocità orizzontale, che a sua volta niche soprattutto per la loro capacità di eludere le difese antimis-
potrebbe essere ipersonica. Per curvare di 30 gradi, per esempio, sile degli Stati Uniti. I sistemi statunitensi come il Ground-based
un aliante che vola a Mach 15, cioè 4,5 chilometri al secondo, deve Midcourse Defense e l’Aegis SM-3 navale, destinati a difendere
generare una velocità orizzontale pari a Mach 7,5, cioè 2,3 chilo- Stati Uniti, Giappone e altri paesi, intercettano i velivoli sopra l’at-
metri al secondo. (Poiché la velocità del suono cambia in base alla mosfera e non sono in grado di affrontare armi ipersoniche in vo-
densità e all’altitudine, spesso i tecnici di volo considerano Mach 1 lo a quote più basse. Inoltre gli alianti ipersonici, se abbastanza ve-
equivalente a circa 300 metri al secondo, e noi facciamo altrettan- loci e manovrabili, potrebbero eludere le difese più a breve raggio
to.) Al tempo stesso, l’aliante deve mantenere una portanza ver- attive nell’atmosfera, come i sistemi statunitensi Patriot, SM-2 e
ticale sufficiente per restare in volo. Queste manovre possono ri- THAAD. Questi intercettori proteggono aree piccole, larghe qual-
durre sensibilmente velocità e raggio d’azione. che decina di chilometri, attorno a siti militari e navi, sfruttando la
Per generare l’ulteriore portanza necessaria a cambiare dire- portanza per curvare e intercettare le armi in arrivo. La loro effi-
zione, il veicolo potrebbe scendere a una quota più bassa e sfrut- cacia dipende dalla maggiore manovrabilità rispetto al missile che
tare la maggiore spinta da parte dell’aria più densa. Curvereb- devono colpire, e questa a sua volta dipende fortemente dalla ve-
be prima di tornare a una quota superiore, con meno resistenza locità di volo. Per esempio, gli intercettori Patriot usano razzi ausi-
aerodinamica, per riprendere il volo. La discesa a quote più bas- liari per arrivare a velocità fino a Mach 6. Probabilmente un’arma
se ridurrebbe il tempo necessario per curvare, ma aumentereb- ipersonica potrebbe essere più manovrabile di questi intercettori
be la resistenza aerodinamica sperimentata dal veicolo. Per esem- mantenendo velocità elevate, ma potrebbe diventare vulnerabile
pio, a Mach 15 un aliante come HTV-2 volerebbe a una quota di 40 volando a meno di Mach 6 circa. Così, quando un aliante ipersoni-
chilometri. Scendendo di 2,5 chilometri, per curvare di 30 gradi co diventa invisibile ai satelliti (ma forse visibile ai radar di terra),
impiegherebbe sette minuti, durante i quali traccerebbe un arco rischia quasi subito di essere intercettato.
lunghissimo, dal raggio di 4000 chilo-
metri. La resistenza aerodinamica ag-
giuntiva subita viaggiando nell’aria più Le tante esagerazioni sulle armi ipersoniche hanno
densa, anche se per un tempo così bre-
ve, ridurrebbe la velocità dell’aliante portato alla crescita della spesa per questi sistemi
di circa Mach 1,3, portandolo a perdere
450 chilometri di raggio sui 3000 che
e del rischio di conflitti tra Stati Uniti, Russia e Cina
altrimenti avrebbe potuto percorrere.
Una certa capacità di manovra a me-
tà del tragitto può essere utile, per esempio a scegliere un nuovo Inoltre la capacità di penetrare gli scudi difensivi non è un’esclu-
bersaglio, e probabilmente gli alianti potrebbero essere più mano- siva degli alianti ipersonici. Gli intercettori attivi fuori dall’atmo-
vrabili rispetto alle testate dei missili balistici. I MaRV però si pos- sfera corrono un forte rischio di essere ingannati da sistemi-esca
sono già manovrare per centinaia di chilometri durante il rientro, e altre contromisure, sviluppate e probabilmente adottate da Rus-
quindi è difficile considerare rivoluzionaria questa capacità. sia e Cina. I missili balistici a breve e medio raggio, lanciati da un
Un’altra affermazione frequente è che gli alianti, volando a velivolo, potrebbero volare a quote abbastanza basse da evitare si-
quote più basse rispetto a una testata balistica, sarebbero «pres- mili difese «eso-atmosferiche». Analogamente i missili balistici,
soché invisibili» per i sistemi di allerta precoce. Un sistema radar compresi quelli a breve e medio raggio, se equipaggiati con i MaRV
di terra può rilevare una testata a un’altitudine di 1000 chilometri potrebbero superare le difese attive all’interno dell’atmosfera gra-
da una distanza di circa 3500 chilometri, ma a causa della curva- zie a una maggiore manovrabilità.
tura terrestre potrebbe vedere un aliante in arrivo a una quota di Gli Stati Uniti hanno spostato l’attenzione dallo sviluppo di
40 chilometri solo da circa 500 chilometri di distanza. Stati Uniti alianti a lungo raggio, come HTV-2, ai sistemi ipersonici a raggio
e Russia però hanno satelliti di allerta precoce con sensori a infra- più breve, fino a poche migliaia di chilometri. Questo cambiamen-
rossi sensibili, in grado di individuare la luce intensa emessa da- to è dovuto non solo ai difetti del prototipo dell’aliante, rivelati dai
gli alianti a causa delle loro temperature estreme. La nostra anali- test, ma anche a una nuova missione: usare le armi nei «teatri di
si indica che i satelliti statunitensi attualmente in uso sarebbero in guerra» a livello locale, per penetrare nei sistemi difensivi e di-
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grado di rilevare e tracciare gli alianti in volo nell’atmosfera a gran struggerli. In termini di capacità, però, questi alianti ipersonici a
parte delle velocità comprese nella fascia ipersonica. raggio più breve sono pressoché indistinguibili dai missili balistici
Nel prossimo futuro potrebbero essere adottati alianti capaci di dotati di MaRV che volano con traiettorie depresse. La somiglian-
sfuggire ai satelliti statunitensi volando alle velocità ipersoniche za è diventata palese nel 2018, quando il Department of Defense
meno elevate, sotto Mach 6 circa. Sembra che questa preoccupa- degli Stati Uniti ha annunciato di avere scelto il progetto di un vei-
zione stia stimolando gli Stati Uniti a condurre ricerche su nuove colo ipersonico, destinato a esercito, marina e aviazione. Invece di
costellazioni di sensori satellitari. Tuttavia un veicolo boost-glide scegliere una forma a cuneo come quella di HTV-2, che aumente-
simile a HTV-2, con una velocità iniziale di Mach 5,5, percorrereb- rebbe l’efficienza aerodinamica, il Pentagono ha scelto un prece-

72 Le Scienze 638 ottobre 2021


tratta di una forma a cuneo che corrisponde all’andamento delle
onde d’urto nella corrente d’aria attorno all’aliante a una determi-
nata velocità e altitudine, racchiudendo parzialmente l’onda d’ur-
to sotto il veicolo per aumentare la portanza.
Questo concetto risale alla fine degli anni cinquanta, ma si è di-
mostrato difficile da applicare nella pratica ai veicoli. HTV-2 in ef-
fetti si basava su un design di questo tipo, ma ha ottenuto un rap-
porto L/D di solo 2,6. Eppure nel 2020 l’aviazione militare degli
Stati Uniti ha abbandonato il programma ipersonico congiunto
del Pentagono, annunciando che avrebbe puntato a un aliante a
breve raggio dal design a cuneo come quello di HTV-2. Aumen-
tare il rapporto L/D fino a 4 o 6 contribuirebbe a ridurre i carichi
termici e ad aumentare il raggio di un aliante. Ma questi migliora-
menti aprirebbero nuove possibilità per gli impieghi militari?
Crediamo di no. Il riscaldamento resta una grande difficoltà
perché, con la crescita dell’efficienza aerodinamica, la temperatu-
ra superficiale di un veicolo diminuisce, ma lentamente. Secondo
i nostri calcoli, per esempio, portando il rapporto L/D da 2,6 – il
valore ottenuto da HTV-2 – a 6 si ridurrebbe al massimo del 15 per
cento la temperatura superficiale di un aliante a una determinata
velocità. Quindi evitare i danni ai materiali nei voli a lungo raggio
sarebbe pur sempre difficile. Un simile aumento del rapporto L/D
ridurrebbe inoltre la visibilità di un missile all’infrarosso e poten-
zialmente aumenterebbe fino a Mach 7 la velocità a cui potrebbe
volare senza essere rilevato (dai satelliti attuali). Un’efficienza ae-
rodinamica superiore potrebbe offrire anche una manovrabilità
di poco maggiore, che però si potrebbe ottenere in modo più fa-
cile con aumenti relativamente piccoli della velocità iniziale di un
aliante. (Ricordiamo che la manovrabilità dipende dalla portanza,
che aumenta in proporzione al quadrato della velocità.) Per que-
sti motivi, sembra che i progressi prevedibili per gli alianti iperso-
nici, come un aumento dell’efficienza aerodinamica, non possano
conferire proprietà rivoluzionarie alle armi ipersoniche.
Nonostante questa realtà, le esagerazioni sulle armi ipersoni-
che hanno portato a forti aumenti delle spese per questi sistemi,
nonché di paura, sfiducia e rischio di conflitti tra Stati Uniti, Rus-
L’aliante HTV-2 (in alto), a forma di punta di freccia sia e Cina. La prospettiva di attacchi rapidi e potenzialmente non
e illustrato prima del lancio da un razzo, è stato testato rilevati, anche se esagerata, potrebbe spingere questi paesi a rea-
dall’esercito statunitense tra il 2010 e il 2011, ma non ha dato gire in modo rapido e frettoloso agli allarmi, giustificati o meno,
i risultati annunciati. Un razzo ausiliario (in basso) lancia aumentando il rischio di scatenare conflitti per errore.
un aliante ipersonico diverso, che il Pentagono sta sviluppando Offrendo analisi tecniche dei nuovi sistemi militari, scienziati
sulla base di un design conico degli anni settanta. e ingegneri indipendenti come noi cercano di aiutare l’opinione
pubblica e i responsabili politici a prendere decisioni con cogni-
dente design conico, basato su un MaRV sperimentale sviluppa- zione di causa. Purtroppo però siamo sempre meno numerosi. I fi-
to originariamente negli anni settanta. Il Pentagono ha ammesso nanziamenti per progettare e costruire armi innovative sembrano
Volgi Archive e Alamy Stock (in alto); Oscar Sosa e U.S. Navy (in basso)

che questa arma avrebbe avuto un raggio più breve e meno mano- inesauribili, mentre si stanno riducendo le risorse per queste ri-
vrabilità, aggiungendo però che la tecnologia era meno rischiosa. cerche imparziali sulle loro capacità e conseguenze, creando no-
È difficile definire rivoluzionario un design che risale agli anni tevoli ostacoli per i giovani ricercatori che altrimenti potrebbero
settanta. Abbiamo l’impressione che il Pentagono sfrutti le esage- essere propensi a lavorare in questo settore. Tuttavia, crediamo
razioni sulle armi ipersoniche per aggiudicarsi finanziamenti dal che i nostri studi imparziali e informati siano essenziali, e che i de-
Parlamento, tornando per il suo sistema principale a una tecnolo- cisori politici dovrebbero tenerne conto. Il Parlamento degli Stati
gia sviluppata mezzo secolo fa. Anche se il Pentagono sta destinan- Uniti e il Pentagono devono lasciare perdere le esagerazioni e va-
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do fondi ad altri progetti, non si sta dedicando principalmente ai si- lutare con attenzione, realismo e conoscenze tecniche i potenzia-
stemi rivoluzionari annunciati. li costi e benefici delle armi ipersoniche. Se non si valutano appro-
fonditamente questi fattori, si va incontro a uno spreco di denaro
Cavalcare le onde d’urto e a un maggiore rischio su scala globale. Q
Un netto miglioramento dell’efficienza aerodinamica, se possi-
bile, ridurrebbe gli ostacoli tecnici al volo ipersonico a lungo rag-
PER APPROFONDIRE
gio. In teoria, il rapporto L/D dei veicoli ipersonici può arrivare a 6,
o anche oltre, con un design che per così dire «cavalca le onde». Si Scudo rotto. Grego L. e Wright D., in «Le Scienze» n. 613, settembre 2019.

www.lescienze.it Le Scienze 73
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74 Le Scienze 638 ottobre 2021


IDENTITÀ DI GENERE

La
prima
clinica
per
trans al
mondo
Oggi, in Germania,
l’Istituto
per la ricerca sessuale
avrebbe oltre cent’anni,
se non fosse stato
distrutto dai nazisti

di Brandy Schillace

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Festa in costume all’Istituto per la ricerca


sessuale di Berlino; data e fotografo sconosciuti.
Magnus Hirschfeld (con gli occhiali) tiene la
mano del suo partner, Karl Giese (al centro).

www.lescienze.it Le Scienze 75
Brandy Schillace dirige la rivista «BMJ’s Medical
Humanities» ed è autrice del recente libro
Mr. Humble and Doctor Butcher, una biografia
del neurochirurgo Robert White, che voleva
trapiantare l’anima umana.

na notte, alle soglie del XX secolo, il giovane medico Magnus Hir-

U schfeld trovò un soldato alla porta del proprio studio, in Germania.


Sconvolto e agitato, l’uomo era venuto a confessare di essere un Ur-
ning, parola usata per designare gli uomini omosessuali. Ecco spie-
gata la copertura dell’oscurità: parlare di queste cose era pericoloso.

Il famigerato Paragrafo 175 del Codice penale tedesco rendeva


illegale l’omosessualità; se un uomo era accusato di essere omo-
sessuale, poteva essere privato di ogni suo rango e titolo e butta-
to in prigione.
Hirschfeld comprendeva le difficoltà del giovane – egli stesso
era omosessuale ed ebreo – e fece del suo meglio per confortarlo.
Ma il soldato aveva già deciso. Era la vigilia del suo matrimonio, un
evento che non poteva affrontare. Poco dopo, si sparò.
Il soldato lasciò le proprie carte in eredità a Hirschfeld, insieme
a una lettera: «Il pensiero che lei possa contribuire a [un futuro] in
cui la nostra patria, la Germania, penserà a noi in termini più equi
– scrisse l’uomo – rende più dolce l’ora della morte». Hirschfeld sa-
rebbe stato per sempre perseguitato da questa perdita insensata; il
soldato aveva definito se stesso una «maledizione», adatto soltanto
a morire, perché le aspettative delle norme eterosessuali, col rin-
forzo del matrimonio e della legge, non lasciavano spazio alcuno a
quelli come lui. Queste storie strazianti, scrisse Hirschfeld in Die
Sittengeschichte des Weltkrieges (la storia dei costumi della guerra
mondiale), «ci pongono di fronte a tutta la tragedia [della Germa-
nia]; quale patria avevano, e per quale libertà stavano combatten-
do?» In seguito a questa morte solitaria, Hirschfeld abbandonò la
pratica medica e iniziò una crociata per la giustizia che avrebbe al-
terato il corso della storia della comunità LGBTQ+.
Hirschfeld cercò di specializzarsi in salute sessuale, area su cui
stava crescendo l’interesse. Molti dei suoi colleghi e predecesso-
ri credevano che l’omosessualità fosse patologica e usavano nuo-
ve teorie psicologiche per suggerire che si trattasse di un segno nenti al sesso opposto. Un soldato con cui Hirschfeld aveva lavora-
di malattia mentale. Hirschfeld, per contro, sosteneva che un in- to descrisse l’atto di portare abiti femminili come la possibilità «di
Magnus-Hirschfeld-Gesellschaft e.V., Berlino

dividuo potesse nascere con caratteristiche che non rientravano diventare un essere umano, almeno per un momento». Riconob-
nelle categorie eterosessuali o binarie e sosteneva l’idea che esi- be anche che queste persone potevano essere omosessuali oppu-
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(pagine precedenti e questa pagina)

stesse naturalmente un «terzo sesso» (o Geshlecht). Propose il ter- re eterosessuali, una caratteristica delle persone transgender che
mine «stadio sessuale intermedio» per indicare individui non con- è spesso fraintesa ancora oggi.
formi. Sotto questo cappello rientravano gli omosessuali da lui Ancora più sorprendente è forse il fatto che Hirschfeld inclu-
ritenuti «situazionali» e «costituzionali» – riconoscendo l’esisten- desse anche individui senza un genere fissato (tra cui annoverò
za di uno spettro di pratiche bisessuali – e anche quelli che defini- la scrittrice francese George Sand), in analogia con i concetti con-
va «transvestiti», o travestiti. Questo gruppo comprendeva quan- temporanei di identità non binaria e fluidità di genere. La cosa più
ti desideravano indossare i vestiti del sesso opposto e quanti «dal importante, per Hirschfeld, era che queste persone si comporta-
punto di vista del carattere» dovevano essere considerati apparte- vano «secondo la propria natura», e non contro di essa.

76 Le Scienze 638 ottobre 2021


La storia è piena di testimonianze della
pluralità di generi e orientamenti sessua-
li. Hirschfeld riteneva che Socrate, Miche-
langelo e Shakespeare si trovassero in uno
stadio sessuale intermedio e considera-
va ugualmente anche se stesso e il proprio
partner, Karl Giese. Il predecessore di Hir-
schfeld nell’ambito della sessuologia, Ri-
chard von Krafft-Ebing, aveva dichiarato
nel XIX secolo che l’omosessualità era una
variazione sessuale naturale e congenita.
Lo studio di Hirschfeld dello stadio ses-
suale intermedio non era una moda passeg-
gera: era piuttosto un riconoscimento del
fatto che le persone possono nascere con
una natura contraria al genere loro asse-
gnato. E nei casi in cui il desiderio di vivere
come il sesso opposto era forte, Hirschfeld
pensava che la scienza dovesse offrire un
modo per effettuare la transizione. Acqui-
stò una villa a Berlino all’inizio del 1919 e il
6 luglio dello stesso anno vi aprì l’Institut
für Sexualwissenschaft (Istituto per la ricer-
ca sessuale). Nel 1930 avrebbe attuato i pri-
mi interventi chirurgici al mondo di affer-
mazione di genere.

Un luogo sicuro
Situato in un edificio d’angolo, con ali su
ciascun lato, l’Istituto era un gioiello dell’ar-
chitettura che confondeva i confini tra spa-
zi professionali e privati. Un giornalista ri-
portò che non poteva essere un istituto
scientifico, perché era ammobiliato, son-
tuoso e «brulicante di vita». Il suo scopo di-
chiarato era di essere un luogo per «la ricer-
ca, l’insegnamento, la cura e il rifugio» che
potesse «liberare l’individuo da malattie fi-
siche, sofferenze psicologiche e privazioni
sociali». L’istituto di Hirschfeld sarebbe an-
che stato un luogo per l’istruzione. Mentre
studiava per diventare medico, lo studioso
era infatti rimasto traumatizzato dalla sce-
na di un uomo gay che aveva dovuto sfilare
https://wellcomeimages.org/indexplus/image/L0031864.html (CC BY 4.0)

Lili Elbe, paziente di Hirschfeld, in un ritratto del 1926. La storia di Elbe ha ispirato il film del nudo di fronte alla classe per essere insulta-
2015 The Danish Girl. A sinistra: Magnus Hirschfeld, direttore dell’Istituto per la ricerca sessuale, to come degenerato.
ritratto in una fotografia senza data. Hirschfeld, invece, avrebbe offerto un’e-
ducazione sessuale e servizi ambulatoriali,
Se questo modo di pensare sembra estremamente avanzato consigli sulla contraccezione e ricerche sul genere e la sessualità,
per l’epoca, è perché lo era. Era forse ancora più avanzato di quel- dal punto di vista sia antropologico sia psicologico. Lavorò inces-
lo che abbiamo noi, cent’anni dopo. Oggi i movimenti anti-trans santemente per cercare di fare abrogare il Paragrafo 175 ma, non
sono incentrati sull’idea che essere transgender sia un fenomeno riuscendoci, ottenne per i propri pazienti delle carte di identità
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nuovo e innaturale. Sull’onda di una decisione di un tribunale del da «travestiti» con valore legale, intendendo prevenirne l’arresto
Regno Unito che, nel 2020, limitava i diritti delle persone trans, per il fatto di vestirsi e vivere apertamente come il sesso opposto.
un editoriale del settimanale «The Economist» ha sostenuto che Il luogo comprendeva anche spazi per uffici occupati da attiviste
gli altri paesi avrebbero dovuto fare altrettanto, mentre un edito- femministe e una tipografia dove si stampavano riviste dedicate
riale della rivista «The Observer» ha lodato la corte per aver resi- alla riforma sessuale che sfatavano i miti sulla sessualità. «L’amore
stito a una «tendenza inquietante» per cui i bambini ricevono cu- – diceva Hirschfeld – è tanto vario quanto le persone».
re sanitarie volte all’affermazione di genere durante il percorso di L’istituto avrebbe finito per ospitare un’immensa biblioteca
transizione. sulla sessualità, messa insieme nel corso di molti anni, che com-

www.lescienze.it Le Scienze 77
Uno dei primi e più grandi roghi nazisti
distrusse la biblioteca dell’Istituto per la ricerca sessuale.

prendeva libri rari, diagrammi e protocolli per la transizione chi- Vite degne di essere vissute
rurgica da maschio a femmina (detta MtF, Male to Female). Oltre a Che già nel 1919 esistesse un simile istituto, che riconosceva la
psichiatri dedicati alla terapia, Hirschfeld aveva assunto Ludwig pluralità delle identità di genere e offriva supporto, è una sorpresa
Levy-Lenz, un ginecologo. Insieme al chirurgo Erwin Gohrbandt, per molti. Avrebbe dovuto essere la base su cui costruire un futu-
Levy-Lenz eseguiva interventi chirurgici di transizione da ma- ro più coraggioso. Ma quando l’istituto festeggiò il suo primo de-
schio a femmina chiamati Genitalumwandlung, ovvero, letteral- cennio di attività il partito nazista era già in ascesa. Nel 1932 era il
mente, «trasformazione dei genitali». Le operazioni si svolgevano maggior partito politico della Germania, e accresceva i consensi
in più stadi: castrazione, penectomia e vaginoplastica. (All’epoca grazie a un nazionalismo che aveva come bersaglio gli immigrati,
l’istituto curava soltanto donne trans; la falloplastica per la tran- i disabili e i «geneticamente inadatti». Indebolita dalla crisi econo-
sizione da femmina a maschio non sarebbe stata praticata fino al- mica e senza una maggioranza, la Repubblica di Weimar collassò.
la fine degli anni quaranta). Ai pazienti era prescritta anche una te- Adolf Hitler fu nominato Cancelliere il 30 gennaio 1933 e mi-
rapia ormonale che addolciva le caratteristiche del volto e faceva se in atto politiche per liberare la Germania dalle Lebensunwer-
crescere il seno. tes Leben, le «vite indegne di essere vissute». Quello che iniziò co-
Questi studi rivoluzionari, documentati con meticolosità, atti- me programma di sterilizzazione finì per portare allo sterminio di
rarono l’attenzione internazionale. Tuttavia il riconoscimento, e milioni di ebrei, rom, cittadini sovietici e polacchi, così come omo-
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con esso i diritti civili, non seguirono immediatamente. Dopo gli sessuali e persone trans.
interventi chirurgici, alcune donne trans faticavano a ottenere un Quando i nazisti irruppero nell’Istituto, il 6 maggio 1933, Hir-
Ullstein Bild/Getty Images

lavoro per sostenersi e, come risultato, cinque furono assunte dal- schfeld era all’estero. Giese scappò con il poco che riuscì a portare
lo stesso istituto. via. Le truppe invasero l’edificio e trasportarono fuori un busto in
In questo modo, Hirschfeld cercava di offrire uno spazio sicuro bronzo di Hirschfeld e tutti i suoi preziosi libri, che impilarono per
alle persone i cui corpi alterati differivano dal genere che era stato strada. Presto un falò torreggiante divorò oltre 20.000 volumi, al-
loro assegnato alla nascita, cosa che, talvolta, richiedeva anche di cuni dei quali molto rari, che avevano aiutato a costruire una sto-
proteggerle dalla legge. riografia delle persone non conformi.

78 Le Scienze 638 ottobre 2021


Lo scempio finì sui cinegiornali tedeschi: si trattava di uno dei «proteggere» la gioventù tedesca e far crescere famiglie sane era
primi e più grandi roghi di libri organizzati dai nazisti. Partecipa- diventato, sotto la guida di Hitler, un meccanismo per operare un
rono alla distruzione membri della gioventù hitleriana, studenti e genocidio.
soldati, e le voci di commento ai filmati dichiararono che lo Sta-
to tedesco aveva dato alle fiamme «l’immondizia intellettuale del Una nota per il futuro
passato». La collezione era insostituibile. Non sempre il futuro garantisce il progresso, neanche con il pas-
Levy-Lenz, che come Hirschfeld era ebreo, fuggì dalla Ger- sare del tempo, e la storia dell’Istituto per la ricerca sessuale suona
mania. La storia prese una piega macabra quando il suo collabo- come un avvertimento per il presente. La legislazione odierna, e
ratore Gohrbandt, insieme al quale aveva eseguito operazioni di proposte che arrivano persino all’idea di separare i bambini trans
supporto, si unì alla Luftwaffe come consulente medico e più tar- dai genitori che li supportano, hanno una somiglianza incredibi-
di contribuì a esperimenti terribili nel campo di concentramento le con quelle terribili campagne contro le vite cosiddette aberranti.
di Dachau. L’immagine di Hirschfeld sarebbe poi stata rappresen- Gli studi hanno mostrato che una terapia ormonale di suppor-
tata dalla propaganda nazista come il peggior tipo di trasgressore to, somministrata precocemente, fa abbassare i tassi di suicidio
(ebreo e omosessuale insieme) della perfetta eternormatività del- tra i giovani trans. Ma c’è chi rifiuta il fatto evidente che l’identi-
la razza ariana. tà trans è qualcosa con cui «si può nascere». Poco tempo fa, al bio-
Immediatamente dopo il raid nazista, Giese raggiunse a Pari- logo evoluzionista Richard Dawkins è stato ritirato il premio di
gi Hirschfeld e il suo protetto Li Shiu Tong, studente di medicina. «umanista dell’anno» a causa di commenti che paragonavano le

La storia dell’Istituto è stata cancellata:


sebbene il cinegiornale nazista esista ancora,
e le immagini della biblioteca in fiamme siano
spesso riprodotte, pochi sanno che ritraggono
la prima clinica per trans al mondo

I tre avrebbero continuato a vivere insieme come partner e colle- persone trans a Rachel Dolezal, un’attivista per i diritti civili che
ghi, nella speranza di ricostruire l’Istituto, finché la crescente mi- ha finto di essere nera, come se la transizione di genere fosse una
naccia dell’occupazione nazista nella capitale francese li costrinse sorta di falsità. Questi commenti seguono a ruota la legislazione
a fuggire a Nizza. Hirschfeld morì per un ictus nel 1935, durante il della Florida, che intende impedire agli atleti trans di partecipare
viaggio. Giese si suicidò nel 1938. Tong abbandonò le proprie spe- alle manifestazioni sportive, e una legge dell’Arkansas che nega a
ranze di aprire un istituto a Hong Kong a favore di una vita tra- bambini e adolescenti trans le cure di supporto.
scorsa all’estero nell’anonimato. Volgendo lo sguardo verso la storia dell’Istituto di Hirschfeld –
Nel tempo, le loro storie sono riaffiorate nella cultura popolare. con i suoi protocolli non solo per la chirurgia ma anche per una
Nel 2015, per esempio, l’Istituto ha assunto un ruolo cruciale nella comunità di cura favorevole ai transgender, per la sanità menta-
trama della seconda stagione della serie televisiva Transparent, e le e fisica e per il cambiamento sociale – è difficile non immagi-
una delle pazienti di Hirschfeld, Lili Elbe, è stata protagonista del nare quel che avrebbe potuto essere. Quale futuro avrebbe potu-
film The Danish Girl. È da notare che il nome del dottore non com- to essere costruito a partire da una piattaforma dove chi si trova in
pare mai nel romanzo che ha ispirato il film, e nonostante queste uno «stadio sessuale intermedio» è davvero preso in considerazio-
poche eccezioni la storia della clinica di Hirschfeld è stata radical- ne «in termini più equi»? Eppure, questi pionieri e i loro sacrifi-
mente cancellata. Così radicalmente che, sebbene il cinegiornale ci eroici aiutano a far penetrare un senso di orgoglio – e di esisten-
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dell’epoca nazista esista ancora, e le immagini della biblioteca in za di un patrimonio comune – nelle comunità LGBTQ+ di tutto il
fiamme siano spesso riprodotte, pochi sanno che sono quelle della mondo. Nel confrontarci con le odierne legislazioni oppressive, la
prima clinica per trans al mondo. Anche quell’immagine iconica è storia dell’Istituto può darci un po’ di speranza, e quella dei nazisti
stata decontestualizzata: una tragedia senza nome. decisi a eradicarla dovrebbe esserci di monito. Q
L’ideale nazista si è basato su una mascolinità bianca, cisgen-
der ed eterosessuale, mascherata da superiorità genetica. E chi
PER APPROFONDIRE
ne deviava era considerato depravato, immorale e meritevole di
un’eradicazione totale. Quello che iniziò come un progetto per Sulla base del testosterone. Huckins G., in «Le Scienze» n. 632, aprile 2021.

www.lescienze.it Le Scienze 79
SCIENZA PER IMMAGINI

Fotografare
l’invisibile
La bellezza dei piccoli mondi svelati dalla fotografia
con il microscopio elettronico a scansione
nell’affascinante racconto di due dei massimi esperti
mondiali della fotografia scientifica

Intervista di Rose Taylor e Ivona Tokic


Tutte le foto sono di SPL/AGF

ascosti ai nostri occhi ci sono tanti picco-

N li mondi meravigliosi. Non sono frutto della


fantasia di qualche artista, ma dell’azione del-
le forze della natura e dell’ingegno degli esse-
ri umani. Per svelarli si possono usare molte
strategie e una in particolare porta a risultati spettacolari: fotogra-
fare questi piccoli mondi con il microscopio. Soprattutto con il mi-
croscopio elettronico a scansione (SEM), come fanno da oltre 25
anni i tedeschi Oliver Meckes e Nicole Ottawa, fondatori di Eye of
Science, uno studio per la fotografia scientifica. Le loro immagini
sono pubblicate sulle copertine e nelle pagine delle più prestigio-
se riviste sia scientifiche sia per il grande pubblico, svelando mon-
di altrimenti inaccessibili. La redazione
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Larva della farfalla Polyommatus icarus, conosciuta con il nome comune


di icaro azzurro o argo azzurro. L’immagine, ottenuta con la tecnica SEM
come anche tutte le altre immagini del servizio, è della testa del bruco (larva) e mostra
la parte con l’apparato boccale.

80 Le Scienze 638 ottobre 2021


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www.lescienze.it Le Scienze 81
Sezione dell’organo di Corti (sotto), che si trova nella coclea, una componente dell’orecchio interno.
Le cellule ciliate esterne (in rosso) sono in alto, alla loro base ci sono le loro fibre nervose (in rosa). Attorno alle fibre
nervose ci sono le cellule di Deiters (in marrone), con funzione di sostegno. Accanto, cellule del tumore alle ovaie.

Quando e come vi siete interessati per la prima volta alla scienza e al- sviluppo della pellicola, la realizzazione di stampe e trasparenze.
la microscopia? Manfred era noto soprattutto per la microscopia ottica e la macro-
Oliver: Per me è stato un microscopio «giocattolo» che ho ricevu- fotografia estrema, comprese le macchine fotografiche di gran-
to a 12 anni di età, ho iniziato a fotografare a 14 anni e poi ho messo de formato 4” × 5”, all’istituto c’erano attrezzature ed esperien-
insieme le due cose. za. Avevamo anche contatti con l’endoscopia, i raggi X, il metodo
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Nicole: Ero insoddisfatta delle illustrazioni che vedevo nei libri Schlieren e la fotografia Kirlian.
scientifici durante i miei studi e volevo fare meglio, così ho chiesto Abbiamo frequentato un corso di base in microscopia elettro-
uno stage a Manfred Kage. nica a scansione (SEM) all’Università di Münster. E dopo ci è stato
permesso di lavorare con la SEM dell’istituto. Erano i tempi prima
Potete darci qualche informazione sulla vostra esperienza e formazione di Photoshop, quando il colore era aggiunto all’immagine SEM in
con Manfred Kage all’Institute for Scientific Photography? bianco e nero usando filtri di colore arancione, blu o verde. Oliver
Oliver e Nicole: All’istituto abbiamo iniziato nell’era pre-digitale. ha iniziato a colorare con i coloranti e poi a comporre lavori in mul-
Ci è stata insegnata la fotografia scientifica analogica, compreso lo ticolore nella camera oscura, il tutto con la chimica e la pellicola.

82 Le Scienze 638 ottobre 2021


Qui sopra, il lato esterno del tessuto di una mascherina chirurgica,
ormai usata anche come strumento di prevenzione per la pandemia
da COVID-19. Gli strati esterni sono composti da una stoffa non tessuta
formata da fibre di resina termoplastica, tipicamente polipropilene,
legate tra di loro con il calore o la pressione, o con mix dei due.

Cristalli di allantoina (a sinistra), un composto


metabolico dell’ossidazione dell’acido urico.
Un cristallo di palladio (sopra), metallo nobile, con strutture
simili a cubi. E un cristallo di caffeina (a destra),
un composto che, a dispetto del nome, non c’è solo nel caffè.

Come è nato Eye of Science?


A metà degli anni novanta i microscopi SEM erano confina-
ti soprattutto agli istituti di ricerca, alle grandi aziende e alle uni-
versità. Costavano molto e per questo era raro che una persona
ne avesse uno come freelance. Dopo sei mesi di ricerca abbiamo Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

trovato un SEM di 11 anni usato nell’industria dei semicondutto-


ri che stava per essere sostituito. Funzionava bene e siamo riusci-
ti a comprarlo al 10 per cento del prezzo di un microscopio nuovo.
La tecnologia dei computer aveva appena raggiunto il livel-
lo per gestire l’imaging digitale, producendo immagini a 4 mega-
pixel. Il costo di computer, schermo video, scanner e stampante
era pari al costo del microscopio! Il nostro primo Mac aveva floppy
disk, 500 megabyte di hard disk (!) e 16 megabyte di RAM.

www.lescienze.it Le Scienze 83
Dall’alto a sinistra in
senso orario: tricomi, ovvero
escrescenze, che in questo caso
prevengono la perdita di acqua
per evaporazione su una foglia di
ulivo (Olea europaea); uncini sul
frutto della pianta Galium aparine,
conosciuta anche con il nome di
attaccamani o attacavesti proprio
per l’azione degli uncini mostrati
nella foto; la superficie di una
foglia di loto, con le strutture che
la aiutano a essere idrorepellente;
una foglia di basilico e i suoi
tricomi: quelli grigi proteggono
da danni meccanici, quelli sferici
verdi e gialli quando sono toccati
rilasciano oli eterici che sono
sgradevoli per gli insetti che
vorrebbero mangiare le foglie.

Nella città di Halle c’era una start-up che nel 1995 ha converti- campioni al SEM, il che significa fissare, disidratare ed essiccare i
to il nostro SEM analogico in digitale, con un ritorno di grandi im- campioni, nonché montare o sistemare i piccoli campioni sul por-
magini. Le prime cose che abbiamo fotografato sono state polline, ta-campioni (12 millimetri di diametro).
batteri ed erbe, tutte cose a cui avevamo facile accesso. Con que- Entrambi usiamo il microscopio SEM e lavoriamo all’imaging
ste immagini ci siamo allenati nell’imaging digitale, usando Pho- digitale circa a metà. Oliver come fotografo fa gli ultimi aggiusta-
toshop 3.0. menti alle immagini. Anche il lavoro meno amato, scrivere le dida-
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Lavorare con il mouse era laborioso. Ma quando abbiamo pre- scalie, è condiviso.
sentato le immagini alle riviste «Stern» e «Geo» sono rimasti ipno-
tizzati e hanno pubblicato articoli sulle compostiere e sulle erbe Che cosa vi ha convinto a intraprendere l’insolita carriera di microsco-
medicinali. Era il 1997, il nostro anno di svolta, quando abbiamo pisti SEM freelance?
ottenuto il pubblico riconoscimento. In effetti, è insolito. Una volta affascinati dai mondi dentro i
mondi, che cosa c’è di meglio da fare tutto il giorno! Era un rischio
Come partner come organizzate il flusso di lavoro? finanziario, così Nicole ha iniziato un lavoro part-time nel labora-
Oliver si occupa della maggior parte della preparazione dei torio di un ospedale per pagare l’affitto. Oliver aveva valutato la

84 Le Scienze 638 ottobre 2021


Licheni della specie Cladonia chlorophaea, con in primo piano la caratteristica struttura a coppa.
I licheni sono organismi formati dall’associazione simbiotica di un fungo e un’alga verde, o cianobatterio.
Sono in grado di produrre sostanze nutritive tramite la fotosintesi delle cellule algali e anche di assorbire
minerali dall’acqua piovana o dalla digestione acida del substrato su cui crescono.

possibilità di guidare un taxi di notte se il sogno non si fosse avve- Purtroppo non ci sono più molti clienti interessati a questo ti-
rato presto. Ma, come detto, con le storie di «Geo» e «Stern» ce l’ab- po di immagini. Ma nel corso degli anni ci sono stati diversi clien-
biamo fatta dopo due anni e Nicole ha potuto lasciare il suo lavo- ti dell’industria farmaceutica, chimica e medica che hanno voluto
ro al laboratorio. che componessimo i loro calendari (grandi dimensioni 27” × 20”)
Oliver non ha avuto bisogno di guidare un taxi. o immagini per la pubblicità e i rapporti annuali. Dal crollo finan-
ziario del 2008 c’è un vuoto. Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

Che cosa vi affascina in particolare del SEM?


Ogni giorno puoi vedere qualcosa che nessuno ha mai visto pri- Nel vostro lavoro, uno degli aspetti che risaltano è la vostra tecnica di
ma. E quello che si può scoprire è molto spesso inaspettato: an- colorazione. Che cosa rende la vostra così diversa?
che nelle cose più piccole si possono trovare dettagli e bellezza La maggior parte degli specialisti SEM si è formata come micro-
sorprendenti. scopista, non come fotografo. Guardano al campione per ciò che
è importante, non importa da quale angolo o con quale illumina-
Gran parte del vostro lavoro è fatto su commissione. Con che tipo di zione. Contano i fatti. Come fotografi, guardiamo in modo diver-
clienti lavorate? E si tratta di un mercato affidabile? so. Prima cerchiamo la migliore area rappresentativa, poi cerchia-

www.lescienze.it Le Scienze 85
mo il miglior angolo di imaging e infine ci chiediamo se la «luce» è
adatta. Questa è la nostra caratteristica.
Il microscopio SEM non usa la luce per produrre un’immagine,
ma gli elettroni. Disponiamo i rivelatori in modo da imitare gli ef-
fetti della luce, facendo sembrare il campione retroilluminato op-
pure sotto i riflettori. Questo crea un ambiente di illuminazione
naturalistico e migliora gli effetti tridimensionali delle immagini
SEM. Successivamente, l’immagine originale in bianco e nero è
colorata in Photoshop. È un lavoro molto duro!

Parlateci dell’immagine più impegnativa che avete dovuto produrre.


Ce ne sono molte. Puoi immaginare di mettere il molare appena
tolto da tuo figlio nel propano liquido per congelarlo e fratturarlo?
Dopo il congelamento e la fratturazione il campione è stato messo
in una soluzione di tetrossido di osmio, disidratato, trattato per un
essiccamento da punto critico (o CPD, critical point drying) e ri-
vestito di palladio per ottenere un’immagine delle cellule che so-
stengono il dente, gli odontoblasti. Oppure il montaggio di un sin-
golo granello di polline su un campione di semiconduttore per un
confronto delle dimensioni?
Sai, nei musei ci sono «diorami», cioè esposizioni in vetrine che
mostrano magari un leone e un’antilope impagliati, nel loro habi-
tat naturale. Ed è quello che abbiamo fatto con i piccoli acari da 0,1
millimetri. Dopo l’essiccamento totale e il processo di rivestimen-
to metallico li abbiamo messi su un pezzo di legno insieme a ne-
matodi, collemboli e muschio: abbiamo creato un diorama di acari
del mondo microscopico.

Dagli anni novanta a oggi la tecnologia si è sviluppata in modo significa-


tivo. Come vedete i futuri cambiamenti nel vostro lavoro?
Il futuro influisce già sul nostro lavoro. La nostra attività sof-
fre la concorrenza dei rendering tridimensionali che somigliano
alle immagini del microscopio SEM. Possono essere fatti in modo
più economico e veloce della preparazione e dell’imaging al SEM,
ma quello che rendering del genere mostrano non è «l’immagine»
di qualcosa. Quei rendering sono opere d’arte, talvolta pura fanta-
sia venduta come scienza. È un problema del nostro mondo veloce
e digitale, tutto è veloce ed economico, l’autenticità non è impor-
tante. Le cose devono apparire incredibili, devono attirare l’atten-
zione e devono essere nuove ogni giorno. La realtà spesso si per-
de. A chi importa?
Dal punto di vista scientifico, le tecniche di microscopia si sono
sviluppate rapidamente. La microscopia confocale ha rotto la bar-
riera fisica della risoluzione di 20×, le tecniche di colorazione pos-
sono colorare selettivamente le cellule in base alle loro proprietà o
marcare solo le grandi molecole! I microscopi digitali sono in gra-
do di scansionare interi campioni (20 × 20 millimetri) e memoriz-
zarli come un unico file per zoomare come Google Maps, da 1:1 a
1000:1 in una sola immagine.
La tomografia computerizzata (o CT, da computed tomography),
conosciuta soprattutto in campo medico, ha catturato anche il mi-
cromondo, ottenendo immagini di insetti a livello cellulare con Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

una risoluzione micrometrica. Negli ultimi dieci anni c’è stata


un’esplosione delle tecnologie dei microscopi con possibilità, che
sembravano senza fine, di osservare in modi nuovi ed eccitanti.
Più di venticinque anni fa abbiamo fondato Eye of Science
usando il SEM, una nuova e rivoluzionaria tecnologia all’avan-
guardia che ora sembra già in qualche modo fuori moda. Ma con
più di 25 anni di esperienza continuiamo a trovare parti nuove e
nascoste della realtà portandole sotto i migliori riflettori. Q

86 Le Scienze 638 ottobre 2021


Dall’alto a sinistra in senso orario, la testa di una zecca della
specie Dermacentor andersoni. Questa zecca è il vettore del virus che
causa la febbre da zecca del Colorado e il suo apparato boccale (al centro Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

in alto) si è adattato a perforare la pelle dell’ospite; scaglie delle ali della


farfalla Inachis io, conosciuta anche come occhio di pavone. Le scaglie
permettono a luce e calore di entrare, e prevengono anche la fuga di calore
dalla farfalla; organo di senso del coleottero Melanophila acuminata.
Grazie a queste strutture, il coleottero può percepire e localizzare incendi,
anche distanti; occhi di una zanzara, formati da numerose lenti sferiche
dette ommatidi, ciascuna delle quali invia un segnale al cervello dell’insetto;
la coda di una larva di una zanzara del genere Anopheles.

www.lescienze.it Le Scienze 87
Coordinate

«Morti in eccesso» sono quelle che superano il


valore atteso in base agli anni precedenti. Nel 2020
molte morti in eccesso negli Stati Uniti sono state
attribuite al COVID, ma un numero sorprendente Le cinque contee† con i più
alti tassi di morte in eccesso:
è stato ascritto ad altre cause. E in alcuni luoghi si
sono avute «morti in eccesso negative», cioè meno O1 Navajo, Arizona
decessi di quelli previsti, nonostante il COVID. O
2 Bronx, New York
O Imperial, California
3
O
4 Queens, New York
O
5 Kings, New York

Se la barra grigia si † Per evitare anomalie


estende oltre quella rosa statistiche, sono mostrate
vuol dire che in quella solo le contee con almeno
contea, senza il COVID, 100.000 residenti
ci sarebbero state meno
morti di quelle previste

Le vittime
occulte del
COVID
Molte morti in eccesso nelle
contee rurali statunitensi
non sono state registrate
come morti per COVID
I decessi ufficiali per COVID negli Stati Uniti han-

Grafica di Amanda Montañez; fonte: Calvin A. Ackley, Dielle J. Lundberg, Irma T. Elo, Samuel H. Preston
no superato i 630.000, ma il vero numero è proba-
bilmente molto più alto. Secondo uno studio non
ancora sottoposto a peer review, guidato da An-
drew Stokes dell’Università di Boston, nelle con-
tee che nel 2020 registravano un eccesso di morti
significativo, solo l’82 per cento dei decessi è sta-
to attribuito al COVID*. I divari più ampi si aveva-
no spesso nelle aree rurali, specie del sud e dell’o-
vest, e possono riflettere morti per COVID ascritte
erroneamente ad altre cause, o morti indirette per
l’impatto socioeconomico della pandemia.
L’iniziale carenza di test ha precluso la diagno-
si per molti malati, e i funzionari senza esperienza
medica possono non aver riconosciuto il COVID,
o non averlo citato per ragioni politiche, ipotizza
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

il gruppo di Stokes. In alcune contee del New En-


gland si è avuto invece un «eccesso negativo» di
decessi (meno morti della norma), forse perché
con i lockdown sono calate le morti per altre cause.
e Andrew C. Stokes

Tanya Lewis

* Le morti in eccesso sono state calcolate in base ai dati


provvisori di mortalità riferiti al 3 giugno e i numeri sono
soggetti a cambiamenti.

88 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Michele Bellone I bastioni di Orione
editor di saggistica, giornalista, docente di narrazioni e
comunicazione della scienza. Autore di Incanto (Codice, 2019).

Physiologia Tenebrae
Da secoli il sonno degli esseri umani è tormentato da
creature di ogni sorta ma con caratteristiche comuni

utunno. La stagione del cambiamen- Entrambi, per esempio, sono stati associa-

A to, della malinconia, di ciò che ap-


passisce, del ricordo di cose perdute.
La stagione di Ray Bradbury, che più di altri
ti alla rabbia, una malattia virale, quasi sempre
letale, che provoca spasmi muscolari, aggres-
sività, insonnia (che quindi spinge le vittime
scrittori ha saputo coglierne lo splendore e a vagare di notte), allucinazioni, confusione
l’inquietudine. La stagione di Persefone che e idrofobia. Inoltre, il suo principale vetto-
scende nell’Oltretomba, di Halloween e della re animale è il cane, ma può essere trasmes-
Festa dei Morti. La stagione ideale per parlare sa anche da animali molto affini a licantropi e
dei mostri che cacciano nella notte, come in- vampiri, come lupi e pipistrelli. Anche le por-
cubi, licantropi e vampiri. Nati dalla supersti- firie – un gruppo di malattie epatiche che pos-
zione e dal timore dell’ignoto. Ma anche da fe- sono provocare fotosensibilità, escoriazioni
nomeni biologici. e disturbi neurologici – sono state proposte
Da secoli il sonno degli esseri umani è tor- per spiegare l’origine di queste due creature,
mentato da creature di ogni sorta. Dal Giap- mentre l’ipertricosi, cioè la crescita anormale
pone all’Egitto, dal Nord Europa alla Mesopo- di peluria sul corpo, è stata associata solo alla
tamia, le incursioni notturne di queste entità licantropia.
sembrano avere alcune caratteristiche comu- Di contro, molti sospetti casi di vampirismo
ni: paralisi, confusione, senso di soffocamen- nel passato potrebbero essere dovuti alla scar-
to. Tutti fenomeni riconducibili alla fisiologia sa conoscenza dei processi di decomposizione
del sonno. Durante la fase REM, infatti, l’ini- dei cadaveri, per cui il ritrarsi di pelle e gen-
bizione dei motoneuroni porta a una paralisi give dava l’illusione che denti e unghie con-
quasi completa del corpo. Può però capitare di tinuassero a crescere dopo la morte, mentre i
risvegliarsi prima che i muscoli abbiano ripre- gas che si accumulavano nel corpo per la pu-
so il loro tono, ritrovandosi quindi in parte co- trefazione potevano uscire dalla bocca, gene-
scienti ma immobilizzati. Questa angosciosa rando sinistri lamenti, o spingere il sangue in
sensazione può essere accompagnata da dif- superficie, fino a farlo colare da naso e bocca.
ficoltà respiratorie, che si esprimono con un
senso di oppressione al petto, e allucinazio- Strumenti potenti
ni in fase di addormentamento o di risveglio. Il fascino che queste spiegazioni suscitano
In certi casi, questi fenomeni possono essere non deve precipitarci a facili conclusioni. Al-
associati anche con le eccitazioni e secrezioni cune di queste ipotesi sono state fortemente
notturne, il che spiegherebbe la forte compo- contestate: porfirie e ipertricosi sono infatti
nente sessuale che caratterizza alcune di que- condizioni troppo rare per poter spiegare, da
ste creature, come incubi e succubi. sole, fenomeni così diffusi come vampirismo e
licantropia. Ma soprattutto, non si può trascu-
Lupi mannari e vampiri rare l’importanza degli aspetti culturali, sim-
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Allontaniamoci ora dal mondo onirico per bolici e antropologici nella nascita di creatu-
esaminare due dei principali predatori nottur- re così complesse, presenti in tradizioni anche
ni del folklore. Lupi mannari e vampiri sono molto diverse e distanti.
piuttosto diversi – i primi sono mutaforma la Ciò non toglie che l’approccio e le cono-
cui trasformazione è associata al ciclo lunare, i scenze scientifiche possano essere potenti
secondi sono nonmorti che in genere si nutro- strumenti, quando combinati con i saperi di
no di sangue umano – ma, a livello scientifico, altre discipline, per ricostruire miti, narrazio-
sembrano avere molte cose in comune. ni e leggende che permeano l’immaginario.

www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino

biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Tra i suoi libri


più recenti Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)

La rimonta del biotech


La produzione biotecnologica degli ingredienti
dei cosmetici è fra le mode più promettenti del settore

a chiamano biotech beauty ed è una per esempio, nel 2019 ha prodotto una ver-

L delle nuove e più promettenti mode


del settore cosmetico.
Tutto nasce molti anni fa, nel 1979, con un
sione biotecnologica ottenuta dalla fermenta-
zione della canna da zucchero di una delle fra-
granze più famose e controverse della storia,
brevetto per la produzione di acido ialuroni- l’ambra grigia, che si otteneva, e in certi paesi
co ultrapuro. Questa sostanza stava iniziando si ottiene ancora, dalla raccolta delle secrezio-
a essere usata in medicina, per esempio nelle ni dei capodogli.
operazioni chirurgiche all’occhio, o iniettata Sempre dalla canna da zucchero, l’azienda
nelle articolazioni, e c’era già l’idea di impie- «vegana» Biossance sta producendo una ver-
garla in cosmetica come idratante. Aveva solo sione biotecnologica dello squalano, una mo-
uno svantaggio: per ottenerla era necessario lecola che, come dice il nome, veniva estrat-
estrarla dalle creste di gallo, che ne contengo- ta in passato dai fegati degli squali. Mentre
no grandi quantità. un’azienda di New York ha trovato modo di
L’estrazione da tessuti animali è macchino- ottenere per fermentazione le componenti
sa, costosa e comporta rischi di contaminazio- principali dell’olio di palma, e un’altra azien-
ne che mettono a rischio la sicurezza del pro- da statunitense ha prodotto HumaColl21, un
dotto. Perciò, a partire dagli anni novanta, la collagene «umano», già usato per prodotti di
produzione di questo polisaccaride si è sposta- skincare e adatto anche al mercato halal, a dif-
ta verso le fermentazioni batteriche. Ci sono ferenza del collagene di derivazione animale.
alcune sottospecie di streptococchi, per esem-
pio, che producono naturalmente acido ialu- Valutare caso per caso
ronico; ma producono anche alcune tossine Non bisogna farla troppo facile. Non pos-
rendendo, di nuovo, la produzione rischiosa. siamo pensare che la produzione biotecnolo-
La soluzione è arrivata nei primi anni due- gica delle componenti dell’olio di palma possa
mila quando, per via biotecnologica, le istru- soppiantare quella agricola, come non possia-
zioni genetiche per produrre l’acido ialuroni- mo credere che il collagene «sintetico» possa
co sono state trasferite nei batteri della specie sostituire del tutto quello animale o che que-
Bacillus subtilis. I batteri si sono trasformati ste filiere siano a impatto zero. Questi ingre-
così in piccole fabbriche di acido ialuronico, dienti hanno un impatto, come hanno un im-
arrivando a produrne fino a quattro grammi patto sull’ambiente quelli tradizionali, che
per litro di coltura e sostituendo praticamen- deve essere misurato e valutato caso per caso.
te del tutto la produzione animale. Quello che mi sembra molto interessante
di questo movimento, però, è la spinta scien-
In uso a vari livelli tifica in un settore che sembrava essere domi-
A oggi sono una cinquantina gli ingredien- nato dalla demonizzazione degli ingredienti
ti cosmetici prodotti grazie alle biotecnologie scomodi. La biotech beauty, più che eliminar-
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già in uso a vari livelli e che, da un lato, cerca- li, punta a renderli comodi, dove comodo può
no di proporre le inevitabili novità che servo- significare meno impattante, meno cruento o
no al marketing per differenziarsi dalla con- semplicemente meno costoso.
correnza, ma dall’altro puntano a innovare La biotecnologa che è in me non può che
un settore proponendo soluzioni a problemi gongolare per la rimonta di un settore che è
di diversa natura, da quelli legati allo sfrutta- sempre stato visto come l’antitesi del naturale,
mento animale a quelli ambientali. ma che si sta rivelando un alleato fondamenta-
L’azienda svizzera di profumi Givaudan, le per chi tiene alla sostenibilità dei prodotti.

90 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Dario Bressanini Pentole & provette
chimico, divulgatore, gastronomo. Autore di Contro natura
(Rizzoli, 2015), La Scienza della Carne (Gribaudo, 2016)

Oli che seccano


Sono quelli con un’alta percentuale di acidi grassi
polinsaturi e le loro patine solide sono difficili da eliminare

e usate il forno di casa di frequente l’olio di lino. Una volta che sono stati stesi sulla

S e magari ha già vari anni di attività


vi sarà capitato di notare sulle pare-
ti interne – ma a volte anche sul vetro frontale
tela, l’olio esposto all’ossigeno comincia indu-
rirsi intrappolando i pigmenti.
Chimicamente quello che accade è una po-
– delle formazioni giallo-brune piuttosto dure limerizzazione in cui le catene di acidi gras-
e molto difficili da pulire. Le stesse formazio- si appartenenti a trigliceridi diversi si lega-
ni si trovano a volte anche sulle teglie utilizza- no tra loro, formando molecole molto estese.
te per cuocere. È olio schizzato dal cibo che ha Questa reazione avviene anche a temperatura
subito un lento processo di indurimento tra- ambiente ma il calore la accelera. La presenza
sformandosi con il tempo in una resina molto di ossigeno non è necessaria, ma se c’è facili-
dura e difficile da rimuovere. Alcuni oli, chia- ta la polimerizzazione perché aiuta a formare
mati oli siccativi, all’apparenza sembra che si ponti tra molecole diverse. Con il progredi-
asciughino lasciando una patina solida e du- re della polimerizzazione, la viscosità dell’o-
ra, ma il processo non è dovuto a perdita di ac- lio aumenta gradualmente fino a formare un
qua, che non è presente nell’olio, bensì a un composto duro e liscio come quei residui che
processo chimico di polimerizzazione. vedete nel forno. Il viraggio di colore dell’olio
Non tutti gli oli si comportano così, ma so- verso il giallino è indesiderato nella pittura a
lo quelli con un’alta percentuale di acidi grassi olio, soprattutto per colori come il bianco o le
polinsaturi; in cucina i più comuni sono quel- tonalità di blu, ed è per questo che a volte si
li di soia e di girasole, mentre non riuscirete a preferisce usare un olio che si asciuga più len-
fare asciugare l’olio di oliva, un olio prevalen- tamente, come l’olio di noci, ma che ingialli-
temente monoinsaturo. sce di meno. Utile all’arte. L’olio siccativo per
I composti formati dalla polimerizzazione eccellenza, il più comune e popolare,
Polimerizzazione in azione sono anche precursori di molecole con odo- è quello di lino. Inadatto alla cottura,
Tra gli oli siccativi per eccellenza quello ri non molto gradevoli, di rancido e acre, che da secoli è usato nella pittura a olio.
più comune e popolare è l’olio di lino. È com- spesso sentiamo quando apriamo una botti-
posto in prevalenza di acidi grassi polinsaturi glia di oli di semi lasciata semivuota per mol-
(circa il 70 percento), e in particolare più della ti mesi o anni.
metà è acido _-linolenico, un grasso t-3 (ome-
ga-3), ed è per questo che è molto interessante Quello di gomito
dal punto di vista nutrizionale. Gli acidi gras- Ma quindi come lo puliamo il forno da quei
si polinsaturi però si ossidano facilmente all’a- residui? Purtroppo, in casa non disponiamo di
ria e si degradano più in fretta degli acidi gras- solventi efficaci per rimuovere quello sporco.
si saturi e monoinsaturi. A causa di ciò, l’olio L’aceto – efficace per togliere i residui di calca-
di lino irrancidisce molto velocemente e si de- re – non ha alcun effetto. L’unica è usare l’olio
grada con facilità soprattutto se scaldato, il di gomito utilizzando una polvere abrasiva ba- Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71

che rende problematico un suo utilizzo in cu- gnata mista a un detergente acquistabile in un
cina. Si usa quindi esclusivamente a crudo. supermercato.
Quello che rende l’olio di lino inadatto al- Un suggerimento diffuso e a poco prezzo
marrakeshh/iStockphoto

la cottura lo rende però ottimo come olio sic- è quello di utilizzare come abrasivo il bicar-
cativo, ed è per questo motivo che è utilizzato bonato un po’ inumidito, ma non aggiungete
da secoli nella pittura a olio. I colori a olio so- aceto – come invece molti consigliano – per-
no pigmenti solidi – spesso di origine minera- ché neutralizzerà parte del bicarbonato to-
le – sospesi in un olio siccativo come, appunto, gliendo efficacia.

www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Con il ritorno in presenza, un preside ha deciso
di fare verifiche sulle competenze degli alunni
che sosterranno la maturità, premiando i migliori

Premi post-DAD
a scena che si presenta di fronte ad Alice e a Rudy è di

L quelle che riducono la voce a un reverenziale sussurro.


«Secondo te, è impazzito?»
«Il felino o l’umano?»
«Uno qualsiasi dei due. Dovremmo preoccuparci?»
«Non lo so. E la cosa mi preoccupa.»
La risposta arriva senza che Doc alzi nemmeno lo sguardo dai
fogli.
«Bentornati. Siete stati veloci a fare la spesa. Vi dispiace se non
aiuto a sistemare? Io e la gatta stiamo affrontando un problema, e
non vorremmo interromperci...»
«Una birra potrebbe aiutare?»
«Dopo, grazie. E anche per Gaetanagnesi: le crocchette, dopo.
Non vorrei facesse confusione con quelle che stiamo usando come
segnalini.»
«Credo dovremmo preoccuparci. Gaetanagnesi che guarda
pensierosa delle crocchette ordinate senza mangiarle e Doc che
rifiuta una birra...»
«Tanto per cominciare, non ho rifiutato un bel niente, ho solo
posticipato. E, per quanto riguarda la gatta, è segno evidente che
preferisce i miei problemi di matematica non solo ai tuoi, ma an-
che alle crocchette. Riconosco che questo fatto sorprende parec-
chio anche me…»
«Vero – ammette Rudy – ma se speravi con questo di suscitare
la mia invidia, devo davvero disilluderti. Considero i problemi di
matematica un patrimonio dell’umanità, ed essere invidioso di un
problema creato da altri sarebbe come essere invidioso di Coso,
quello lì… quello della Cappella Sistina, insomma.» un amico…”, ma sono contento di poterlo evitare. Anche perché
«Sappiamo tutti che disegni malissimo – sospira Alice – quindi è vero, il problema me lo ha posto davvero un amico che insegna
credo che tu abbia reso chiaramente il concetto. Che ne dici di an- matematica, ma se avessi iniziato con quella frase non ci avrebbe
dare a farci una birra in cucina, mentre il nostro novello Michelan- creduto nessuno. Comunque, datemi fiducia, e lasciatemi assicu-
gelo dà gli ultimi ritocchi all’affresco?» rare che questo amico esiste davvero, e si è trovato a dover risolve-
«Diamine, certo che no, Treccia! Che cosa sceglieresti mai tu, di re un problema di ripetizioni...»
fronte al quesito “Birra o Cappella Sistina”?» Improvviso e subitaneo, il violento accesso di tosse che scuote
«Oh. In condizioni normali, mi limiterei a chiedere se si possa- Rudy costringe Piotr a interrompersi e a condividere la preoccu-
no introdurre alcolici nei Musei Vaticani… ma è evidente che oggi pazione con Alice.
il mondo sta andando alla rovescia, quindi mi limito a tacere con «Ehi, Capo, che ti succede? Stai male?»
composta curiosità.» «No… solo un attimo, vi prego», bofonchia. Dopo qualche istan-
«Tu che taci, composta? Forse siamo davvero finiti in una sin- te e un paio di profondi respiri, Rudy riesce a tornare quasi alla
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golarità dello spazio-tempo, allora. Ok, Doc: illustraci il problema, normalità: «Scusate… Ecco, mi sto riprendendo. Ma dovreste sa-
prima che il wormhole si chiuda riportandoci nel nostro vecchio perlo, ormai: pronunciare la parola “ripetizioni” davanti a me è co-
Illustrazione di Stefano Fabbri

universo.» me parlare di “probabilità” davanti a Treccia. Diamine, mi è quasi


«Non so neppure come cominciare… va bene il rituale “È molto caduta la pipa».
semplice…” di cui tu detieni tutti i diritti d’autore, Capo?» «Chiedo venia. Anche perché in realtà non sono neppure vere e
«Certo. In qualche universo parallelo non fumo neppure la pi- proprie “ripetizioni”, ma verifiche. Con il ritorno in presenza sco-
pa, figuriamoci se non posso passarti questo incipit.» lastica dopo la DAD, pare che un intraprendente preside abbia de-
«In verità ero indeciso tra quest’inizio e l’abusato “Chiedo per ciso di fare una verifica propedeutica delle conoscenze acquisite a

92 Le Scienze 638 ottobre 2021


di Rodolfo Clerico, La soluzione del problema esposto in queste pagine sarà
Piero Fabbri e pubblicata in forma breve a novembre e in forma estesa
Francesca Ortenzio sul nostro sito: www.lescienze.it. Potete mandare le vostre
risposte all’indirizzo e-mail: rudi@lescienze.it.

IL PROBLEMA DI SETTEMBRE

Il mese scorso si chiedeva quale fosse il momento in cui un Banco aves- p(173) = 0,4994, mentre p(174) = 0,5014. Fissato così k, sia q(m) la
se la maggiore probabilità di finire in bancarotta nell’ipotesi che facesse probabilità che il Banco vada in bancarotta alla partita numero k + 2m:
una scommessa all’ora, a partire dalla mezzanotte del 1° gennaio di un si può trovare il valore di m considerando i cammini in un piano cartesia-
anno non bisestile, del valore di un centesimo, avendo una probabilità di no che abbia in ascisse il tempo e in ordinate il capitale del Banco. I pas-
vittoria di 0,501 rispetto a quella di 0,499 del giocatore. Si dimostra pri- si di tipo (+1, +1) corrispondono a vittorie del Banco, e quelli di tipo (+1,
ma che il capitale critico di partenza del banco dovrebbe essere di 1,74 -1) a perdite dello stesso. Il punto (t, 0) equivale alla Bancarotta: il pun-
euro, e quindi si trova che il momento più critico sono le 23:00 del 19 to di partenza è (0, k) e occorre quindi considerare tutti i cammini pos-
febbraio dell’anno successivo. sibili che portino a (k + 2m – 1,1): in termini ricorsivi, si dimostra che l’e-
Le probabilità del Banco sono date da p(k) = 0,499 × p(k–1) + 0,501 spressione guida è q(m + 1)/q(m)= 0,501 × 0,499 × (k + 2m –1) × (k +
× p(k+1), se messe in forma ricorsiva; con soluzione p(k) = 1 – 2m)/((k + m + 1) × (m + 1)), che trova il massimo per m = 4893, e quin-
0,499/0,501)k. Il punto cruciale è appunto k = 174, perché si vede che di k + 2m = 9960 = 24 × (365+50), equivalente al risultato annunciato.

«Già. Tanto per cominciare, in ogni materia non sono possibi-


li due votazioni uguali: i test non sono solo domande a risposta
multipla, ma anche questioni a risposta libera che richiedono una
certa creatività. E i prof, alla fine, sono chiamati a ordinare stretta-
mente tutti i risultati, dal primo al centesimo, senza neppure po-
terne valutare due allo stesso livello.»
«Bello schifo. Alla faccia della didattica inclusiva e non
competitiva...»
«Non me ne parlare. Tra le altre cose, voglio vedere con qua-
li sofisticati criteri riusciranno i professori a stilare una classifica
così specifica.»
«Dopodiché, immagino – interviene Alice – si sommeranno i
punteggi per ogni materia e si stilerà la classifica generale, speran-
do fortemente che non si ottengano degli ex-aequo…»
«No, Treccia, magari fosse così semplice. I premi vengono certo
assegnati a chi arriva primo in ogni materia, ma andranno anche
a tutti gli studenti che si piazzeranno nelle prime sei posizioni in
almeno quattro materie.»
casa, e a tal fine abbia organizzano sette test nelle principali mate- «Uh… me lo vedo già: il famoso studente Massimo Secchione si
rie per i 100 studenti che quest’anno affronteranno la maturità.» aggiudicherà più premi delle medaglie olimpiche vinte da Micha-
«Mah… – sbuffa Rudy – a prescindere dalla mia opinione sulle el Phelps… e se di Phelps ne nasce uno ogni mezzo secolo, ogni
“verifiche”, che oggi si fanno sempre più spesso per iscritto come scuola ha almeno un Massimo Secchione.»
test a risposta multipla (mentre io sono un fiero sostenitore di una «No, no, e poi no. È proprio questo il guaio, almeno il mio guaio
buona mezz’ora di sana tortura alla lavagna, vicino alla cattedra), personale: i premi non solo sono tutti uguali, ma ogni studente se
quale sarebbe il problema? Mi pare normale routine scolastica.» ne potrà portare a casa soltanto uno. La cosa in sé può anche esse-
«È più una questione psicologica che altro: pare gli studenti, re simpatica, per stemperare la competitività, ma rende il numero
dopo questo lungo periodo di lontananza dalle aule, desiderino dei premi variabile. Così, il mio amico ha il compito di calcolare
una sorta di riconoscimento materiale per essere riusciti, nono- quale sia il numero massimo dei premi assegnabili, secondo que-
stante tutto, a mantenere un buon livello di preparazione. Insom- ste regole. Il budget scolastico è quel che è, e l’amministrazione è
ma per farla breve: vogliono che coloro che riescono meglio nei piuttosto preoccupata. Vogliono sapere quanto possono spendere
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test abbiano un qualche tipo di premio. » per ogni singolo premio, così…»
«Non basta più un bel voto?» «Così il tuo amico ha telefonato a te – commenta Rudy – e que-
«A quanto pare, no, Treccia. Insomma, alla fine il Preside e i Set- sto mi sembra il mistero maggiore: perché mai lo ha fatto?»
te Savi (che sarebbero i prof) hanno stanziato un budget (irrisorio, «Perché mi conosce bene: sa che non sono migliore di lui a ri-
per forza) e hanno deciso che premi comprare. Tutti i premi sono solvere problemi, ma sa anche che tra i miei coinquilini ho un vero
uguali, ma la maniera di attribuirli, ecco… è un po’ complicata.» mostro sacro della matematica ricreativa. Perché sorridi, adesso?
«La cosa mi consola. Stavo giusto per dire che non vedevo il Va pure a goderti la tua birra: io e il mostro sacro dotato di artigli e
problema, ma comincio a sospettare che ci stiamo arrivando.» vibrisse non abbiamo ancora finito i nostri calcoli…»

www.lescienze.it Le Scienze 93
Libri & tempo libero

Spiegare i leptoni, i falegnami e il pensiero


La proposta di una visione del mondo capace di abbracciarne ogni aspetto

Sulle origini della vita, del significato e dell’universo


di Sean Carroll
Einaudi, Torino, 2021, pp. 520 (euro 36,00)

ean Carroll è abituato ad affrontare i più ardui rompica-

S po della fisica moderna, dai fondamenti della meccanica


quantistica alla natura più profonda dello spazio-tempo.
Ma alla carriera scientifica, al California Institute of Technology, il
fisico statunitense da tempo affianca una prolifica attività di divul-
gazione e di dibattito intorno ai temi che mettono a confronto la
scienza con la cultura in cui essa si innesta.
Sull’origine della vita, del significato e dell’universo, pubblica-
to nel 2016 e oggi tradotto in italiano da Einaudi, è il saggio in cui
Carroll prova a trovare una sintesi organica del suo percorso in-
tellettuale. Lo scienziato inquadra in uno schema logico coerente
il corpus di conoscenze accumulate dai fisici teorici nel corso del
XX secolo e gli aspetti della realtà su cui l’indagine scientifica non
ha ancora fatto luce o che ha escluso dal proprio campo d’azione,
come la vita, il tempo, la coscienza e Dio (o la sua assenza, visto
che Carroll è un ateo militante).
Da un lato la fisica teorica, costruita sulla meccanica quantisti-
ca e sulla teoria della relatività, sembra aver elucidato con impres-
sionante accuratezza i meccanismi fondamentali che governano
quello che accade sulla Terra. Certo, rimangono interrogativi gi-
ganteschi come la materia oscura e l’energia oscura, ma il «model-
lo standard» è tutto ciò che occorre per descrivere con precisione
la realtà che ci riguarda da vicino.
Eppure campi e particelle non ci bastano: continuiamo a usa-
re concetti come persona, volontà, pensiero come se non fossero,
in fondo, solo manifestazioni di quelle leggi fisiche fondamenta-
li. È un abbaglio ereditato da società meno razionali della nostra
o il sintomo che un approccio metafisico alla realtà è ineludibile?
Nella sua originale risposta, Carroll sviluppa un approccio ri- vero che il mondo sia costituito da quark e leptoni, ma è altrettan-
battezzato «naturalismo poetico». Il primo termine ci ricorda che to innegabile che non sempre sia questo il livello di descrizione
l’universo e tutto quello che vi accade in fondo non sono altro che più adatto per spiegare come ragioni un falegname. Qualcosa del
una successione dei processi quantistici previsti dalla fisica mo- genere, spiega Carroll, avviene anche con il tempo. In alcuni livel-
derna. Il secondo indica che la descrizione che ne diamo non aspi- li di descrizione del mondo, per esempio, il tempo appare come
ra necessariamente all’universalità e alla profondità e quindi si una proprietà «emergente» e non fondamentale della realtà. Ma è
apre a molteplici punti di vista, tutti scientificamente fondati. «C’è perfettamente sensato usare le leggi di Newton, in cui il tempo è
un solo mondo fisico, unificato – scrive Carroll – ma molti modi assoluto e ha una sola direzione, per spedire una navetta spaziale
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utili per parlarne, ognuno dei quali cattura un elemento della real- sulla Luna. L’alternativa ci costringerebbe a ritenere irreali il tem-
tà». Il naturalismo poetico consiste nell’ammettere che, di volta in po, ma anche la navetta e la stessa Luna.
volta, ha senso scegliere un livello di descrizione della realtà adat- Dalla visione di Carroll emerge un’immagine del mondo forse
to allo scopo che ci poniamo, con l’unica preoccupazione che esso ridondante, perché «reale» non è più sinonimo di «fondamenta-
sia accurato nel suo dominio di applicabilità e compatibile con gli le» come nella logica riduzionista, ma capace di abbracciare ogni
altri, nelle porzioni di realtà in cui essi si sovrappongono. aspetto, inclusi quelli che ancora non sappiamo capire come la vi-
Da questo punto di vista «gli atomi sono reali», ma anche «i ta- ta e la coscienza, senza invocare la metafisica.
voli sono reali» e «la coscienza è senza dubbio reale». È certamente Andrea Capocci

94 Le Scienze 638 ottobre 2021


Viaggi tra mete sconsigliabili
Un reportage sui luoghi più devastati dai disastri ambientali

Le notizie di ieri sono buone per incartare il pesce. È bili dell’effetto che le scelte dell’umanità hanno avuto
uno degli adagi del giornalismo figlio di un’epoca di sul pianeta. Con un approccio caustico, sulla scia del
quotidiani di carta e di un approccio «usa e getta» all’in- grande giornalista statunitense Hunter S. Thompson,
formazione che rende difficile per i fruitori comprendere Blackwell ci accompagna in posti che altrimenti rischia-
i cambiamenti sul medio e sul lungo periodo. O la man- no di essere solo nomi in un trafiletto o in un telegior-
canza di cambiamento, come si evince dalla lettura di nale. A colpire è proprio la durevolezza di queste storie
questi sette reportage usciti per la prima volta quasi die- che, al netto di qualche caso particolare, restano ancora
ci anni fa e nel frattempo diventati un classico del gior- valide. Anzi, a volte la situazione è addirittura peggiora-
nalismo ambientale. Andrew Blackwell decise di visitare ta: è il caso, per esempio, dell’Amazzonia brasiliana che
i luoghi più inquinati sulla faccia della Terra, quei luo- sotto la presidenza Bolsonaro è stata ulteriormente de-
ghi dove l’operato dell’umanità ha lasciato cicatrici pro- forestata, o dell’estrazione di carbone in Cina che non
fonde e ben evidenti, come l’Amazzonia deforestata per ha conosciuto diminuzioni nell’ultimo decennio.
fare spazio alle coltivazioni e agli allevamenti, il grande Proprio nel capitolo iniziale, quello dedicato a Cher-
vortice di plastica formatosi nell’Oceano Pacifico con i nobyl, Blackwell ci ricorda un fattore essenziale dei di- Benvenuti a Chernobyl
rifiuti che arrivano dalle coste, o il Gange che, nonostan- sastri che coinvolgono l’ambiente: sono destinati a rima- e altre avventure
te la sacralità, è diventato uno dei fiumi più contamina- nere con noi per lungo tempo, anche quando non sono nei luoghi più inquinati
ti del pianeta. più in prima pagina sui giornali. Proprio il contrario delle del mondo
L’idea di Blackwell era vedere con i propri occhi que- notizie buone per incartare il pesce che comunque, ci di Andrew Blackwell
sti luoghi che, sottolinea, nessuna guida consigliereb- ricorderebbe Blackwell, è pieno di microplastiche. Laterza,Roma- Bari, 2021,
be di visitare. Eppure sono alcuni dei segni più tangi- Marco Boscolo pp. 344 (euro 18,00)

Tra scienza e fantascienza


La storica saga ispira riflessioni sui loro nessi reciproci

Luca Perri, che alla saga degli Skywalker ha già dedica- scienza. Del resto, uno dei messaggi centrali del libro è
to laboratori didattici e una conferenza spettacolo por- che si ispirano a vicenda: se la fiction, infatti, attinge al-
tata in giro per l’Italia, con questo libro ci accompagna la scienza per forgiare universi fantascientifici, la fanta-
nella «galassia lontana lontana» dove si svolgono le vi- scienza indica alla scienza mille possibili strade.
cende di Guerre stellari, mettendo alla prova la nostra Guerre stellari, per esempio, ci ha proiettato in mondi
conoscenza della scienza sparsa tra film, libri e serie che solo dopo sono stati davvero scoperti, come i pia-
della saga che da generazioni influenza la nostra cultu- neti circumbinari che orbitano intorno a una coppia di
ra. La struttura del libro è particolarmente riuscita: scan- stelle (lo è Tatooine, il pianeta natale degli Skywalker)
dito in nove episodi e altrettanti quiz, risulta di lettura o i grappoli di buchi neri che Han Solo attraversa fug-
agile e piacevole e, tra fiction e realtà, è un modo per sa- gendo dal pianeta di Kessel. E ci ha fatto familiarizzare
perne di più su parsec, anni luce, esopianeti, iperspa- con tecnologie avanzatissime – dalla propulsione ionica
zio, quanto dista la galassia a noi più vicina… al braccio bionico passando per le armi laser – che han-
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L’autore, astrofisico e divulgatore, stabilisce subito un no innescato il lavoro di diversi laboratori di ricerca. Del
contatto con chi legge, mette in chiaro di essere un fan resto, come si legge nel libro, «gli esempi di tecnologie e
accanito di Guerre stellari e precisa che l’intento del li- scienza ispirate direttamente dalla fantascienza si spre-
bro non è analizzare quanto realistica sia la saga che ha cano». Perché come diceva Igor Sikorsky – che si è ispi- La scienza
esordito al cinema nel 1977 – la sospensione dell’incre- rato all’Albatross del libro Robur il Conquistatore (1886) di Guerre stellari
dulità è d’obbligo – ma scrutare con occhi attenti quel- di Jules Verne per progettare l’elicottero – «tutto ciò che di Luca Perri
lo che accade nell’universo creato da George Lucas. un uomo può immaginare, un altro può renderlo reale». Rizzoli, Milano, 2021,
Obiettivo? Riflettere sul cortocircuito tra scienza e fanta- Simona Regina pp. 304 (euro 17,00)

www.lescienze.it Le Scienze 95
Libri & tempo libero

Esplorando le menti animali


Dai primi sistemi nervosi alla graduale coscienza di sé

Dopo il suo Altre menti non abbiamo più guardato il pol- sorprendenti declinazioni dell’esperienza cognitiva ani-
po nello stesso modo. Questa volta, nel nuovo libro Me- male, alla ricerca dell’origine di quei fenomeni che chia-
tazoa. Gli animali e la nascita della mente, lo storico del- miamo senzienza, consapevolezza e coscienza.
la scienza Peter Godfrey-Smith, appassionato di filosofia I corpi sono centri di sensibilità e di azione la cui inte-
e di immersioni, allarga la prospettiva a tutto il gruppo grazione, sostiene l’autore, mette in moto proprietà di-
degli animali, i metazoi del titolo. namiche di ampia scala, sempre comunque «legate a
Adottando una prospettiva di materialismo biologico un particolare tipo di base fisica e biologica». Che cosa
che vede i processi mentali come risultato manifesto accende in essi le luci dell’esperienza di un sé? Potreb-
dell’organizzazione di una serie di «attività più fonda- be non trattarsi di un interruttore on/off ma di un varia-
mentali descritte in biologia, chimica e fisica», egli rac- tore, insomma di una questione di gradi, come spesso
conta di quel mare di intelligenze che popolano la pro- accade in biologia. Tre le conclusioni sulla mente ani-
fondità delle acque, perché «la vita e la mente hanno male: «Esplorando la vita degli animali costruiremo co-
avuto inizio nell’acqua». Partendo dagli organismi ac- noscenza intorno al problema così che lo vedremo tra-
quatici nostri remoti consanguinei, l’autore si fa strada sformarsi e infine ridursi»; si prenda atto che «il mondo
nella storia della vita animale sulle terre emerse, arrivan- è più pieno, più ricco di esperienza di quanto molti ab-
do anche ai nostri parenti più prossimi. In questo per- biano ammesso»; e che quindi bisogna «estendere una
corso, mette a fuoco alcune transizioni evolutive decisi- certa considerazione a molti più animali di quanti attual- Metazoa
ve come la comparsa dei sistemi nervosi più semplici e mente la ricevano». Il libro è affascinante, corredato da di Peter Godfrey-Smith
della lateralità e simmetrie corporee, riflettendo sulle va- foto e illustrazioni, di cui otto dell’italiano Alberto Rava. Adelphi, Milano, 2021,
rie forme esistenti di percezione del sé e del mondo, le Nicla Panciera pp. 411 (euro 25,00)

Storia e misteri della polio


Una scrupolosa ricostruzione solleva riflessioni attuali

Questo libro è l’esatto contrario di un instant book legato ni igieniche faceva presagire un’era in cui sarebbe stato
alla stretta attualità, perché si tratta della scrupolosa ri- più facile preservare la salute? Perché faceva più paura
costruzione di tutte le dimensioni della lotta contro una di malattie che provocavano molte più vittime? Che co-
malattia, la poliomielite; eppure leggerlo in questo perio- sa si è rivelato determinante nella lotta alla poliomielite e
do ha un impatto fortissimo. L’emergenza pandemica, che cosa ancora manca per la sua eradicazione?
con tutto il suo carico di angosce e questioni irrisolte, ha Rispondere a queste domande richiede di esaminare la
contribuito a sollecitare la riflessione su temi che, come questione da più punti vista: quello scientifico, innanzi-
il lettore potrà constatare, hanno precedenti in analoghe tutto (i poliovirus e le loro caratteristiche), ma anche il
situazioni emerse con le ondate di polio e nel corso dei piano sociologico, con le sue componenti umane, psi-
tentativi di sconfiggere questa malattia. cologiche, culturali, economiche, politiche. Con grande
L’autrice, comunicatrice della scienza con un forte inte- attenzione a tutti questi aspetti e tramite un uso scrupo-
resse per la storia della medicina, si pone di fronte all’ar- loso delle fonti (testimoniato dal ricco apparato di note,
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gomento con un approccio ampio e sistemico, allo sco- che danno conto delle possibili diverse interpretazioni
po di mettere in evidenza tutti gli elementi che hanno dei fatti), il puzzle viene pian piano ricomposto mante-
rivestito un ruolo importante nelle dinamiche illustrate. nendo un ritmo coinvolgente per il lettore. Molto inte-
Quella della poliomielite è una storia complessa e co- ressante la parte che esamina il ruolo dei mezzi di co- La malattia
stellata di paradossi. Perché, per esempio, le sue on- municazione, il loro impatto sull’opinione pubblica e le da 10 centesimi
date epidemiche sembravano essere emerse dal nul- ricadute sulla gestione del problema, che mette in evi- di Agnese Collino
la, anche se si trattava di una malattia molto antica? E denza dinamiche che l’attualità ci ha reso familiari. Codice Edizioni, Torino, 2021,
perché proprio quando il miglioramento delle condizio- Anna Rita Longo pp. 304 (euro 19,00)

96 Le Scienze 638 ottobre 2021


Food&Science Festival
dall’1 al 3 ottobre
a Mantova, con molti eventi in streaming
www.foodsciencefestival.it

Una nuova stagione per cibo e scienza


Il festival di Mantova riparte dai bisogni di sostenibilità e innovazione

opo essere stato uno degli ulti-

D mi eventi festivalieri prima delle


chiusure dello scorso anno dovu-
te alla pandemia, torna per la quinta edi-
zione l’appuntamento mantovano con il
rapporto tra cibo e scienza. Un rapporto da
sempre stretto e complesso, che la diffusio-
ne di SARS-CoV-2 ha mostrato quanto pos-
sa essere fragile e delicato. Da qui partono
gli organizzatori, col titolo programmatico
La nuova stagione, che sottolinea come il
prossimo futuro dovrà tenere ancora più in
conto i concetti di sostenibilità ambientale
e alimentare, accompagnati dalla necessa-
ria innovazione.
Seguendo il filo rosso dato da parole le-
gate al cinema, scienziati, esperti, divul-
gatori e professionisti animeranno i clas-
sici luoghi della città lombarda, ma molti
eventi saranno fruibili anche in streaming. Dalla Xylella al biogas, dalla semiotica
Per la serie «il riassunto delle puntate pre- ai semi alle Svalbard e alla mostra immersiva
cedenti», per esempio, si farà il punto su Embryonica (da cui l’uovo a destra), il festival
Xylella con Donato Boscia, lo scopritore tratterà l’alimentazione da molti punti di vista.
della malattia de-
gli ulivi, mentre
nella sezione «hi-
Cortesia: Alessia Lodi Rizzini (in basso a sinistra); Roberta Baria (in alto); Paul Starosta (in basso a destra)

ghlights» c’è l’in-


contro con Lee Ann
Jackson, responsa-
bile della divisione
Commercio e mer-
cati agroalimentari
dell’Organizzazio-
ne per la coopera-
zione e lo sviluppo
economico (OCSE),
sul rapp orto tra
agricoltura e globa-
lizzazione; e quel-
lo sugli allevamen-
ti con Simon Lillico, del Roslin Institute invece, da segnare in agenda l’incontro anno ha iniziato un esperimento che darà i
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dell’Università di Edimburgo, reso celebre con il Consorzio italiano biogas sulle impli- risultati solo tra un secolo.
25 anni fa dalla nascita della pecora Dolly, cazioni dell’uso del biogas e la transizione Infine, c’è da lasciarsi affascinare da
il primo mammifero clonato. energetica, e quello sulle alternative alla Embryonica, la mostra/installazione im-
Tra le «guest star», da non perdere l’in- plastica con Martha Fabbri di Altroconsu- mersiva del fotografo francese Paul Staro-
contro con Simona Stano, dell’Università mo. A proposito di assicurazioni sul futuro, sta che riprende il tema della (ri)nascita, in
di Torino e della New York University, che da non trascurare la presenza conferma- perfetta linea con quello di «nuova stagio-
esplorerà il rapporto tra cibo, alimentazio- ta di Åsmund Asdal che lavora al deposito ne» di questa edizione del festival.
ne e semiotica. Nella sezione «backstage», dei semi delle isole Svalbard e che lo scorso Marco Boscolo

www.lescienze.it Le Scienze 97
Prossimo numero

a novembre

Ritorno su Venere
di Robin George Andrews

Agenzia spaziale europea e NASA hanno annunciato tre missioni


spaziali destinate a riavviare gli studi sul nostro vicino che trascu-
riamo da tempo, e che potrebbero spiegare come e perché Venere
è diventato il gemello maligno della Terra.

Il futuro quantistico della chimica


di Jeannette M. Garcia

Prevedere il comportamento anche solo delle molecole sempli-


ci in modo preciso va oltre le possibilità dei più potenti computer
esistenti. Un cambiamento rivoluzionario potrebbe arrivare dai
computer quantistici, che porteranno i modelli matematici delle
molecole a un nuovo livello di precisione.

Pericolo di fuga
di Anna Kuchment

Alcune tecnologie localizzano con esattezza le emissioni di meta-


no da giacimenti di idrocarburi. Ma per impedire a questo potente
gas serra di fuggire in atmosfera dai siti di estrazione serve anche
l’impegno delle aziende del settore e degli enti regolatori.

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animali giocano?; Silvio Ferraresi: La mente che
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balbetta; Eva Filoramo: La prima clinica trans al
Accertamento
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Corrado Corradi (presidente), Michael Keith Lorenzo Lilli: Armi esagerate; Alfredo Tutino: diffusione stampa
Florek (vice presidente), Gabriele Acquistapace, L’anno in cui l’influenza sparì; a cura della reda- certificato
David Blancato, Markus Bossle (consiglieri) zione: Fotografare l’invisibile. n. 8885 del 05/05/2021

98 Le Scienze 638 ottobre 2021


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