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Fare luce
sull’Alzheimer
La scoperta
di nuovi fattori
genetici
di rischio aiuta
a capire
meglio questa
malattia
e indica bersagli
terapeutici
promettenti
RIVISTA MENSILE - NUMERO 638 - 27 SETTEMBRE 2021
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA
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40
COMPORTAMENTO
ANIMALE
Perché gli
animali giocano?
di Caitlin O’Connell
Giocare affina la forma
fisica e le capacità
cognitive e permette agli
animali di sviluppare
le abilità necessarie
a sopravvivere e a
riprodursi
ASTRONOMIA NEUROSCIENZE
26 Nuovi mondi attorno a noi 58 La mente che balbetta
di Mario Damasso di Lydia Denworth
Nel nostro vicinato ci sono numerose stelle che ospitano Un tempo attribuita alla personalità o ai genitori, la balbu-
pianeti piccoli e rocciosi. Lo studio di questi sistemi po- zie scaturisce da geni e da circuiti neurali difettosi. Ma le
trebbe portare alla scoperta di mondi simili alla Terra e in scoperte più recenti stanno portando a nuovi trattamenti
grado di sostenere la vita
SICUREZZA GLOBALE
M A L AT T I E N E U R O L O G I C H E
66 Armi esagerate
34 Una nuova visione dell’Alzheimer di David Wright e Cameron Tracy
di Jason Ulrich e David M. Holtzman
Per le leggi della fisica le armi ipersoniche non possono
Negli ultimi anni è emerso un nuovo attore che contribu- mantenere le ambiziose promesse fatte sul loro conto
isce alla malattia, bersaglio di possibili terapie: le cellule
immunitarie della microglia IDENTITÀ DI GENERE
Le nane brune si trovano a cavallo del confine tra stelle Oggi, in Germania, l’Istituto per la ricerca sessuale avreb-
e pianeti, e potrebbero aiutare a risolvere misteri su en- be oltre cent’anni, se non fosse stato distrutto dai nazisti
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di Katie Peek La bellezza dei piccoli mondi svelati dalla fotografia con
Le misure di sanità pubblica prese l’anno scorso per ral- il microscopio elettronico a scansione nell’affascinante
lentare la diffusione di COVID-19 hanno praticamente racconto di due dei massimi esperti mondiali della foto-
sconfitto l’influenza grafia scientifica
www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche
7 Editoriale
di Marco Cattaneo
8 In edicola
10 Intervista
Una medaglia Dirac senza precedenti
per la fisica italiana di Matteo Serra
12 Made in Italy
La frontiera liquida della retina artificiale
di Letizia Gabaglio
10 14 Il matematico impertinente
Una storia surreale di Piergiorgio Odifreddi
15 Scienza e filosofia
L’assassinio di un diverso di Telmo Pievani
16 Homo sapiens
Tracce invisibili di antiche presenze di Giorgio Manzi
17 La finestra di Keplero
Dai supermercati agli alieni di Amedeo Balbi
Mark Garlick/ SPL/AGF (illustrazione fusione buchi neri); neil bowman/iStock (scimpanzè); marrakeshh/iStockphoto (olio siccativo)
88 Coordinate
Le vittime occulte del COVID di Tanya Lewis
15
89 I bastioni di Orione
Physiologia Tenebrae di Michele Bellone
90 La ceretta di Occam
La rimonta del biotech di Beatrice Mautino
92 Rudi matematici
Premi post-DAD
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio
SCIENZA NEWS
18 Nelle profondità di Marte con InSight 21 Anche le giraffe formano 23 Con le ultime eruzioni l’Etna
20 Come nasce la luna di un esopianeta società complesse è cresciuto
20 Osservato al CERN un tetraquark 22 Una Terra ancora piena di CFC 23 La circolazione atlantica
senza uguali 22 Il futuro degli eventi è vicina al collasso?
21 Dalle alghe alle piante climatici estremi 24 Brevissime
MIND M E N T E & C E R V E L LO
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di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello John P. Moore
presidente, Wenner- docente di microbiologia e
Gren Foundation for immunologia, Weill Medical
Anthropological Research College, Cornell University
Roberto Battiston M. Granger Morgan
professore ordinario di fisica docente, Carnegie Mellon
sperimentale, Università University
di Trento Miguel Nicolelis
Roger Bingham condirettore, Center for
docente, Center for Brain and Neuroengineering, Duke
Cognition, Università della University
California a San Diego Martin Nowak
per l’Alzheimer
docente di bioetica,
Rensselaer Polytechnic
Università della Institute
Pennsylvania
Telmo Pievani
Vinton Cerf
professore ordinario filosofia
Chief Internet Evangelist, delle scienze biologiche,
Google Università degli Studi di
George M. Church Padova
La strada per fare luce sulle sue cause è lunga direttore, Center for Carolyn Porco
Computational Genetics, leader, Cassini Imaging
e insidiosa, ma la ricerca va avanti senza sosta Harvard Medical School Science Team, e direttore,
Rita Colwell CICLOPS, Space Science
Institute
docente, Università del
Maryland a College Park e Vilayanur S.
Ramachandran
S
econdo un documento pubbli- ca che può durare da 15 a 25 anni. E proprio Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health direttore, Center for Brain
cato dall’Organizzazione mon- quella dovrebbe diventare il bersaglio per Richard Dawkins and Cognition, Università
della California a San Diego
diale della Sanità all’inizio di set- aggredire l’Alzheimer prima che provochi fondatore e presidente,
Lisa Randall
Richard Dawkins Foundation
tembre, le persone che soffrono di qualche danni cognitivi irreparabili. Drew Endy docente di fisica, Harvard
University
forma di demenza, nel mondo, sono 55 Per un secolo, le principali indiziate per docente di bioingegneria,
Carlo Alberto Redi
Stanford University
milioni, con un’incidenza di 10 milioni di l’insorgere della malattia sono state due Ed Felten
docente di zoologia,
Università di Pavia
nuovi casi ogni anno. Circa due terzi dei proteine: la proteina amiloide e la protei- direttore, Center for
Martin Rees
Information Technology
pazienti – vale a dire oltre 35 milioni – han- na tau. E su di esse si è concentrata la ri- Policy, Princeton University docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
no la malattia di Alzheimer. cerca, trascurando – osservano Ulrich e Kaigham J. Gabriel Cambridge
presidente e CEO, Charles
Non sorprende dunque che l’annuncio Holtzman – un altro fattore che era già sta- Stark Draper Laboratory
John Reganold
docente di scienza del suolo,
dell’approvazione, da parte della Food and to illustrato da Alzheimer nell’autopsia del- Harold Garner Washington State University
Drug Administration (FDA) statunitense il 7 la sua prima paziente: «Al microscopio no- direttore, divisioni sistemi e Jeffrey D. Sachs
informatica medici, docente,
direttore, The Earth Institute,
giugno scorso, del primo farmaco che mira tò chiare alterazioni nella composizione Virginia Bioinformatics Columbia University
Institute, Virginia Tech
a modificare il decorso dell’Alzheimer ab- strutturale di alcune cellule non neurona- Michael S. Gazzaniga
Eugenie C. Scott
Founding Executive Director,
bia sollevato speranze soprattutto nei fa- li, chiamate cellule della glia, che costitui- direttore, Sage Center for the National Center for Science
Study of Mind, Università Education
miliari di chi è colpito dalla malattia. Tut- scono circa la metà delle cellule cerebrali». della California a Santa
Barbara
Terry Sejnowski
tavia sull’aducanumab – questo il nome del Nell’ultimo quarto di secolo, poi, le in- docente e direttore del
David Gross Laboratorio di neurobiologia
farmaco – si sono abbattute anche le per- dagini genetiche hanno individuato alcuni docente di fisica teorica, computazionale, Salk
plessità di una parte della comunità medi- geni coinvolti nell’insorgere della malattia, Università della California a Institute for Biological
Santa Barbara (premio Nobel Studies
co-scientifica. Secondo l’autorità regolato- ma che non sembrano essere responsabili per la fisica 2004) Michael Shermer
ria, da una parte, la molecola ha dimostrato di una frazione elevata dei casi; in genere, Danny Hillis editore, rivista «Skeptic»
co-presidente, Applied Michael Snyder
sufficiente efficacia, riducendo i sintomi in l’Alzheimer si presenta come «caso isolato» Minds, LLC
docente di genetica, Stanford
fase precoce e contrastando la formazione all’interno di una famiglia. Eppure recenti Daniel M. Kammen University School of Medicine
direttore, Renewable Giorgio Vallortigara
delle placche amiloidi considerate una del- analisi ad ampio raggio hanno individuato and Appropriate Energy docente di neuroscienze,
le sospette cause della malattia. Dall’altra, un gene che è espresso soltanto nelle cel- Laboratory, Università della direttore associato, Centre
California a Berkeley for Mind/Brain Sciences,
l’approvazione è arrivata nonostante il pa- lule della glia, e una sua mutazione che ne Vinod Khosla Università di Trento
rere contrario espresso da un comitato di compromette il funzionamento aumente- Partner, Khosla Ventures Lene Vestergaard Hau
Christof Koch docente di fisica e fisica
esperti indipendenti nominati dalla stes- rebbe di 2-4 volte il rischio di contrarla. E presidente dell’Allen Institute applicata, Harvard University
sa FDA. I consulenti hanno contestato l’in- anche altri geni individuati come fattori di for Brain Science di Seattle Michael E. Webber
Lawrence M. Krauss direttore associato, Center
completezza dei trial clinici che, in partico- rischio – dicono ancora Ulrich e Holtzman for International Energy
direttore, Origins Initiative,
& Environmental Policy,
lare, non avrebbero dimostrato significativi – suggeriscono un ruolo delle cellule della Arizona State University
Università del Texas ad
miglioramenti nel ridurre il declino cogni- microglia nella genesi dell’Alzheimer. Morten L. Kringelbach Austin
direttore, Hedonia: George M. Whitesides
tivo dei pazienti. Il legame tra la riduzione La strada per fare luce sulle cause del- Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola A richiesta a novembre Rosso di sera…, un libro
in cui Andrew Blum esplora la complessa
macchina delle previsioni del tempo
C
i sembra tutto semplice, quan- te dai suoi campioni», scrive nella prefazione il
do guardiamo che tempo farà su presidente dell’Associazione italiana di scien-
un’app o in televisione. Ma per ri- ze dell’atmosfera e meteorologia, Dino Zardi.
cavare ogni giorno quelle previsioni si mo- Incontrando i protagonisti delle scoperte e
bilita la più ampia e complessa infrastruttu- delle operazioni, visitando le stazioni meteo
ra che l’umanità abbia mai messo in piedi: una storiche e i laboratori che oggi progettano i
rete mondiale di stazioni che raccolgono dati satelliti, Blum racconta il succedersi di idee e
dettagliati sulle condizioni atmosferiche e al- modelli, di speranze e di insuccessi, di scoper-
tri parametri di rilievo, un sistema di comu- te scientifiche e di imprese ingegneristiche.
nicazione per condividerli su scala globale, e Nonché di accordi politici: via via che diveni-
sofisticati modelli al computer per ricavare la va chiaro quanto questi settori possano essere
gamma di scenari più o meno probabili in cui decisivi per l’economia di intere nazioni, si è
quella situazione potrà evolversi nelle ore e sviluppata una vera e propria diplomazia del-
nei giorni successivi. Con la prospettiva ormai la meteorologia, che merita un intero capito-
in vista di ottenere previsioni attendibili a due lo del libro.
settimane. La tecnologia continua a offrirci soluzioni
La storia di come è stata costruita questa sempre più efficaci per osservare sia l’atmo-
poderosa «macchina del tempo» che un tem- sfera sia le altre componenti del sistema Ter-
po pareva irrealizzabile (almeno non in mo- ra a essa collegate, dall’idrosfera alla criosfera
do tale da poter essere di utilità pratica), e di alla biosfera. «Sfruttare queste soluzioni per
come funziona oggi, la racconta il giornalista migliorare la nostra capacità di monitorare
Andrew Blum. l’atmosfera del pianeta, e predire in modo ef-
«Con impeccabile rigore storico e scientifi- ficace la sua evoluzione, è ancora una sfida in-
co, alleggerito da un brillante stile narrativo, tellettuale affascinante per le giovani genera-
l’autore ripercorre gli sviluppi della meteoro- zioni, e al tempo stesso foriera di benefici per
logia negli ultimi 150 anni e le sfide affronta- tutta l’umanità.»
O
rmai da diversi anni gli interferometri degli
esperimenti LIGO, negli Stati Uniti, e Virgo, in Italia, ri-
levano con regolarità le onde gravitazionali, increspa-
ture dello spazio-tempo prodotte dalla fusione di buchi neri e stel-
le di neutroni. LIGO e Virgo sono veri gioielli tecnologici: tuttavia,
nel celebrare i progressi del settore, spesso si dimentica il fonda-
mentale apporto dei fisici teorici. A dare loro il giusto riconosci-
mento ci ha pensato l’International Centre for Theoretical Physics
(ICTP) di Trieste, che ha assegnato l’edizione 2021 della medaglia
Dirac, uno dei premi più prestigiosi dedicati alla ricerca in fisica
teorica, proprio a quattro scienziati teorici che hanno dato contri-
buti decisivi nel settore delle onde gravitazionali.
Tra loro c’è anche Alessandra Buonanno, del Max-Planck-In-
stitut für Gravitationsphysik di Potsdam in Germania, prima
scienziata italiana a ricevere il premio.
stanza dalla Terra e così via. derivare rapidamente un gran numero di forme d’onda relative a
Io e gli altri tre premiati, Thibault Damour, Frans Pretorius e eventi di fusione tra coppie di buchi neri o stelle di neutroni. Poi,
Cortesia Alessandra Buonanno (Buonanno);
Saul Teukolsky, abbiamo contribuito negli anni a costruire que- nel 2005, Pretorius ha ottenuto per la prima volta anche soluzio-
sto speciale archivio, costituito da più di 400.000 forme d’onda. ni numeriche, derivate cioè su un supercomputer. In questi ulti-
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CHI È
ALESSANDRA BUONANNO
Dopo la laurea e il dottorato all’Università di Pisa, Planck-Institut für Gravitationsphysik, dove medaglia Galilei dell’Istituto nazionale di fisica
ha lavorato in enti di ricerca, tra cui il CERN di dirige il Dipartimento di astrofisica e cosmologia nucleare e la medaglia Dirac dell’ICTP di Trieste.
Ginevra, l’Institut des Hautes Études Scientifiques relativistica. Per i risultati nella fisica gravitazionale È membro della tedesca Accademia nazionale
di Parigi, il California Institute of Technology e teorica ha ricevuto molti premi, tra cui il Leibniz delle scienze leopoldina e dell’Accademia
l’Università del Maryland. Dal 2014 è al Max- Prize della Fondazione tedesca per la ricerca, la nazionale delle scienze degli Stati Uniti.
nuovo, con gli esperimenti in fase di costruzione e le soluzioni te- sità. Per ottenere risultati nella scienza ci vogliono passione, de-
oriche ancora tutte da trovare. terminazione, fiducia in se stessi e disciplina, ed è essenziale eli-
minare ogni barriera culturale e sociale che impedisca a chiunque
Ci sono stati momenti di sfiducia, prima della scoperta? di sviluppare pienamente queste qualità. Io spero che questo pre-
In realtà no. Nonostante le tante incognite, devo dire che si è re- mio possa fornire un messaggio positivo alle giovani donne, ma
spirato sempre un grande ottimismo, grazie anche al supporto co- anche a tutti i giovani in generale che desiderano intraprendere la
stante delle agenzie che hanno finanziato gli esperimenti e la ri- strada della scienza, indipendentemente dal genere, dalle inclina-
cerca teorica. zioni sessuali o dalle credenze religiose.
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Made in Italy La start-up Novavido studia una soluzione
terapeutica innovativa per la retinite pigmentosa
e la degenerazione maculare
La frontiera liquida
della retina artificiale
È
una strada lunga quella che ha portato da un’intuizione
nata sulla scia di una ricerca d’avanguardia alla creazio-
ne di una start-up che quell’intuizione vuole trasformare
in un prodotto. Dieci anni quelli alle spalle di Novavido, che sono
serviti a mettere a punto la tecnologia per realizzare un’innova-
zione senza precedenti: la retina liquida artificiale.
Ma torniamo a quando tutto è iniziato, dall’incontro di Gugliel-
mo Lanzani – che nel Center for Nano Science and Technology
dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Milano si è sempre oc-
cupato, tra l’altro, di conversione della luce in energia sfruttando
materiali organici – con Fabio Benfenati, che invece a Genova, al
Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’IIT, studia
le funzioni e le malattie neurologiche. «Perché non trasformare un
pannello solare in uno stimolatore di neuroni?», si sono domanda-
ti i due ricercatori.
Un salto importante
La risposta a quella domanda è proprio il prodotto che Novavi-
do vuole portare sul mercato nell’arco dei prossimi sei anni: una
terapia innovativa per la cura della retinite pigmentosa e della de-
generazione maculare. «Fin dall’inizio l’idea è stata sostituire le
cellule ultraspecializzate della retina, che trasformano la luce in milioni di euro di Alfasigma, G-Factor, Utopia SIS, Istituto David
informazione interpretabile dal cervello, quando queste cellu- Chiossone e Club2021, a cui si aggiungerà dopo 24 mesi, se tutto
le muoiono a causa di malattie come la retinite pigmentosa. E di procederà come nei piani, un ulteriore finanziamento di 4,5 milio-
farlo con un polimero fotovoltaico», racconta Giovanni Manfre- ni per iniziare la fase di sperimentazione sull’essere umano della
di, ex ricercatore dell’Istituto italiano di tecnologia e oggi CEO di retina artificiale liquida. La sperimentazione sarà condotta in col-
Novavido. «All’inizio si pensava di sviluppare un dispositivo fisi- laborazione con Grazia Pertile, direttrice del Dipartimento di ocu-
co di piccolissime dimensioni, un pezzetto di plastica da impian- listica dell’IRCCS Ospedale sacro cuore Don Calabria di Negrar di
tare nell’occhio, ma poi ha preso piede l’idea di una formulazio- Valpolicella, in provincia di Verona, e con Maurizio Mete, chirur-
ne liquida a base acquosa al cui interno ci sono nanoparticelle di go oculista presso lo stesso IRCSS. Il prodotto finale sarà una so- Cortesia Novavido (tutte le foto in questa pagina e nella pagina a fronte)
materiale fotovoltaico che vengono iniettate nell’occhio e sostitu- spensione di nanoparticelle polimeriche biocompatibili e fotoatti-
iscono i fotorecettori morti a causa della malattia», spiega Manfre- ve da iniettare nell’area retro-oculare per sostituire i fotorecettori
di, che dopo un dottorato in scienza dei materiali e l’incontro con danneggiati, ripristinando la stimolazione dei neuroni retinici che
Lanzani di IIT si getta anima e corpo in questa impresa. inviano le informazioni visive al cervello.
«Era chiaro fin dall’inizio, infatti, che per realizzare il nostro La sperimentazione umana arriva sulla scorta dei risultati ot-
obiettivo dovevamo passare per un percorso imprenditoriale: per tenuti sui modelli animali di retinite pigmentosa durante i test
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sviluppare un dispositivo autorizzato all’uso negli esseri umani bi- preclinici, pubblicati nel 2020 su «Nature Nanotechnology».
sogna intraprendere un percorso complesso e costoso di valuta- «Dobbiamo ancora ottimizzare la formulazione affinché sia adat-
zioni di sicurezza, efficacia e durata dell’azione, certificazioni di ta all’uso umano. Saremo impegnati nei prossimi 2-3 anni in atti-
conformità e molto altro, che un gruppo di ricercatori da solo non vità di ricerca e sviluppo per ottenere informazioni sulla sicurez-
può certo effettuare. Servono molti investimenti», specifica Man- za, per poi passare agli esseri umani», spiega Manfredi. La start-up,
fredi che insieme agli inventori della tecnologia nel 2021 ha fon- accelerata nell’incubatore G-Factor della Fondazione Golinelli, ha
dato la start-up. infatti concluso un contratto di licenza per l’uso dei 3 brevetti de-
E i soldi sono arrivati: grazie a un primo investimento di 1,4 positati durante le attività di ricerca di IIT e dell’IRCCS Ospedale
LA SCHEDA - NOVAVIDO
Qui sotto due immagini
al microscopio della retina Azienda fondata nel 2021
artificiale liquida sviluppata da Persone di riferimento: Giovanni Manfredi (CEO)
Novavido. Altre protesi retiniche
Sito: www.novavido.it Mail: info@novavido.it
usano microchip di silicio o altri
semiconduttori, ma sono troppo Numero di brevetti: n.d.
impegnative per i pazienti rispetto Dipendenti-collaboratori: 1
ai vantaggi che offrono.
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Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi
quest’ultima era un vero e proprio colabro- Oggi queste idee sono confluite nei nume-
do, perché i buchi irrazionali sono molti di più ri surreali portati alla ribalta da John Conway
dei punti razionali: precisamente, come dimo- nel 1976, che non solo estendono gli ordinali,
strò Georg Cantor nel 1874, costituiscono un da un lato, e reali e iperreali, dall’altro, ma co-
infinito non numerabile, di ordine superiore stituiscono un campo ordinato universale, in
a quello numerabile dei razionali. Ciò nono- cui possono essere immersi tutti i campi ordi-
stante, i numeri reali si possono ottenere tut- nati. Sono loro quindi il vero completamento
ti come limiti di successioni razionali, corri- dei razionali, oltre cui non si potrà più andare.
L’assassinio di un diverso
La nascita di uno scimpanzé albino suscita un crescere
di violenze alimentate da conformismo e xenofobia
ella comunità di scimpanzé Sonso, gressori non vengono mai da soli, però. Sem-
esseri umani, quando è solo un cucciolo? Un ciolo come un estraneo, un diverso, un altro-
maschio più intraprendente, che vuole scala- da-noi; come un’intollerabile devianza dall’or-
re la gerarchia, irrompe sulla scena. Ha il pelo dine naturale e sociale. Così sono scattate due
rizzato, colpisce la madre. È un avvertimento: forze bestiali: il conformismo di gruppo e la
neil bowman/iStock
www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi
C
ome dire? Non abbiamo più bisogno zo in Spagna, nella Sierra de Atapuerca. Anche
di ossa o denti fossili, e nemmeno di qui le tecniche già usate nel recente passato –
manufatti, per attestare la presenza delle quali ha la paternità Matthias Meyer, del
e l’identità umana in un sito preistorico: basta- Max-Planck-Institut für evolutionäre Anthro-
no i sedimenti. Ne avevamo già parlato qual- pologie di Lipsia in Germania, principale au-
che anno fa (era agosto 2017) e ora due studi in- tore di questa ricerca – sono state perfezionate
dipendenti hanno confermato le potenzialità e oggi consentono l’estrazione di DNA sia mi-
di queste nuove tecniche di indagine. tocondriale sia nucleare.
Uno studio, pubblicato qualche mese fa su
«Current Biology», si è basato su un approccio La pistola fumante
innovativo elaborato dal gruppo di Ron Pin- In Siberia, nella celebre grotta di Deniso-
hasi dell’Università di Vienna, in collabora- va, gli autori sono stati in grado di confronta-
zione con colleghi del Francis Crick Institute re il DNA dei sedimenti con quello estratto in
di Londra. Si è concentrato su sedimenti di passato dalle ossa, trovando una stretta corre-
25.000 anni fa della grotta di Satsurblia nel lazione fra le sequenze e venendo quindi con-
Caucaso, in Georgia. Col nuovo metodo, è fortati sulla robustezza del nuovo metodo di
stato possibile estrarre sequenze estese del analisi. In Spagna, poi, lo studio ha dato risul-
genoma di specie diverse: lupi, bisonti ed es- tati assai intriganti. Che devono aver reso fe-
seri umani. Al tempo stesso, il genoma recu- lice il mio collega e amico Juan-Luis Arsuaga,
perato da reperti ossei scoperti nella vicina condirettore degli scavi ad Atapuerca, pro-
grotta di Dzudzuana ha fornito una conferma fessore di paleoantropologia alla Universidad
dell’affidabilità dei risultati (escludendo possi- Complutense di Madrid, direttore del Museo
bili contaminazioni a Satsurblia). de la Evolución Humana di Burgos e fra gli au-
tori di questo studio.
Non solo sapiens Da tempo Arsuaga era alla ricerca della pre-
Sapevamo già che la grotta era stata fre- senza anche di H. neanderthalensis nella for-
quentata da Homo sapiens in diversi perio- midabile documentazione fossile dei vari siti
di del Paleolitico, ma un solo reperto uma- della Sierra e ne aveva individuato la possi-
no era stato scoperto (e sequenziato) in livelli bilità nel sistema carsico, in livelli datati tra
più recenti. L’analisi ha inoltre rivelato che il 115.000 e 70.000 anni fa del sito Galería de las
genoma ambientale umano di 25.000 anni Estatuas. Manufatti e resti faunistici a parte,
fa rappresenta una linea di discendenza og- però, vi era stato rinvenuto solo un osso di pie-
gi estinta, che avrebbe contribuito alle attua- de umano. Ora il DNA estratto dai sedimenti
li popolazioni dell’Eurasia occidentale. Non fornisce la «pistola fumante» tanto attesa: ec-
solo: il fatto che sia stato possibile estrarre co, finalmente, l’impronta genetica dei nean-
genomi anche di lupo e bisonte consente, al- derthaliani della Sierra de Atapuerca.
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meno in prospettiva, di esaminare la ricostru- Ma non finisce qui. Il DNA estratto raccon-
zione di un sistema ecologico del passato sulla ta anche la storia di un avvicendamento da
base di dati genetici di provenienza geologica. parte di una prima ondata di popolamento,
Un altro studio, pubblicato su «Science» a ben distinta (geneticamente) da una seconda
maggio, riguarda specie diverse dalla nostra – ondata. Questo avvicendamento e questa di-
Neanderthal e Denisova – e si basa su oltre 150 versità fra i Neanderthal potranno ora essere
campioni di sedimenti provenienti da tre siti: messi in relazione con i cambiamenti climatici
i primi due in Siberia, nei Monti Altai, e il ter- nel corso del tempo. No, non finisce qui.
G
iusto sessant’anni fa, il 30 ottobre gente nell’universo, la legge di Little ci dice
1961, un gruppo di studiosi si riu- dunque che il numero medio di civiltà tecno-
nì presso l’osservatorio di Green logiche extraterrestri presenti nella galassia in
Bank, negli Stati Uniti, con l’intento di discu- qualunque momento (analogo ai clienti pre-
tere le probabilità di successo della ricerca di senti nella coda alla cassa) è uguale al tasso di
vita intelligente su altri pianeti. La riunione comparsa delle civiltà stesse moltiplicato per
è passata alla storia soprattutto perché il pa- la durata media di ciascuna civiltà (analogo al
drone di casa, il radioastronomo Frank Drake, tempo speso alla cassa).
pensò di organizzare l’agenda degli interven- Questo è un modo molto semplice e gene-
ti attorno ai fattori che influenzavano la stima rale di vedere le cose, che aggira le tante inco-
del numero di civiltà tecnologiche presenti gnite coinvolte e va direttamente al cuore del
oggi nella nostra galassia. problema. Ci mostra che, in definitiva, la pro-
Secondo Drake, questo numero doveva es- babilità di trovare le prove di altra vita intelli-
sere una frazione del numero totale di pianeti gente si gioca sul confronto tra due scale tem-
potenzialmente adatti a ospitare la vita, e do- porali: la frequenza con cui la vita intelligente
veva dipendere dal prodotto di valori probabi- si rende manifesta su scale interstellari, attra-
listici (altamente incerti, oggi come allora): l’e- verso una qualunque delle «tecnofirme» di
spressione matematica risultante è diventata cui abbiamo parlato in passato in questa ru-
nota come «equazione di Drake». brica (per esempio producendo segnali radio,
o alterando la composizione atmosferica del
Un gioco fra due scale proprio pianeta), e la persistenza delle tecno-
Un modo illuminante, ma poco noto, di firme stesse. In cerca di indizi alieni. Visione
comprendere l’equazione di Drake è veder- Per esempio, se le tecnofirme restano in notturna di una parte dell’Allen Telescope
la come un esempio particolare di una legge media visibili per 10.000 anni, bisogna che ne Array, costruito in California per cercare
molto più generale, nota come legge di Lit- appaia una nuova ogni 10.000 anni per averne segnali radio di vita extraterrestre.
tle, dal nome del professore del Massachusetts sempre almeno una attiva nella galassia. Que-
Institute of Technology, John Little, che la de- sto significa che devono essere apparse alme-
dusse per la prima volta proprio nel 1961. no un milione di tecnofirme nella storia della
La legge di Little è stata applicata a un gran galassia (che ha circa 10 miliardi di anni), per
numero di problemi, ma nasce per prevede- avere una buona possibilità che ce ne sia al-
re il tempo speso in coda per usufruire di un meno una osservabile oggi. Il numero minimo
determinato servizio. Per esempio, il numero richiesto può diminuire solo se ipotizziamo
medio di clienti che, in un qualsiasi momen- che le tecnofirme siano molto più persistenti,
to, sono in coda alla cassa di un supermercato per esempio che durino per milioni o per mi-
è semplicemente il prodotto del numero me- liardi di anni.
dio di clienti che arrivano alla cassa in un dato Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Durare e sperare
cortesia Seth Shostak/SETI Institute
www.lescienze.it Le Scienze 17
News
PLANETOLOGIA
Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
Cortesia NASA/JPL-Caltech
www.lescienze.it Le Scienze 19
News
ASTRONOMIA
distribuiti lungo l’anello di LHC), è un tetraquark, ovvero è composta da mentre quelle con un numero più alto di quark sono molto più rare.
quattro quark, i mattoncini fondamentali della materia, ed è pertanto Il tetraquark annunciato di recente, però, sembra essere ancora più
classificata come un adrone (gli adroni sono le particelle soggette alla speciale. Tutti i tetraquark scoperti in precedenza, infatti, più che
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forza nucleare forte, composte quindi da quark e gluoni, come, per comportarsi come una particella vera e propria sembrano in realtà
esempio, protoni e neutroni). Denominata Tcc+, è costituita da due composti da due coppie di quark legate fra loro, come se fossero una
quark charm e da due antiquark, un up e un down, ed è, al momento, sorta di molecola adronica. Quello appena scoperto ha invece tutte le
la particella esotica più longeva mai scoperta e la prima a contenere caratteristiche di una particella unica, in cui i quattro quark sono tutti
due quark pesanti e due antiquark leggeri. legati fra loro. È quindi il primo esemplare scoperto di un nuovo tipo di
Dal 2012, anno della scoperta del bosone di Higgs, a oggi, grazie a LHC adroni. E la ricerca con LHC non si ferma.
sono state scoperte alcune decine di nuove particelle, fra cui spiccano Emiliano Ricci
fossile delle piante risale solo al Siluriano, cir- tra le embriofite e i loro antenati algali. tra giraffe sono tutt’altro
ca 420 milioni di anni fa. Gli eventi accaduti du- Secondo Patricia Gensel, paleobotanica Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
www.lescienze.it Le Scienze 21
News
AMBIENTE
Il futuro
Una Terra ancora piena di CFC degli eventi
climatici
Il loro bando ha protetto anche la vegetazione e il clima estremi
Di recente in Canada e in
Germania ondate di calore
ed eventi di precipitazione
violenta hanno frantumato
i precedenti record locali
di temperatura e pioggia
cumulata, causando danni
notevoli e perdite di vite
umane. Che cosa ci aspetta
nel prossimo futuro quanto
a probabilità di questi eventi
catastrofici?
Su questo tema Erich Fischer
e colleghi del Politecnico
federale di Zurigo hanno
pubblicato un articolo su
«Nature Climate Change».
Con l’uso di un insieme
di modelli climatici nello
scenario business as usual,
con la prosecuzione delle
tendenze attuali, i ricercatori
hanno visto una chiara
tendenza all’aumento dei
fenomeni estremi che
superano di gran lunga i
record precedenti, specie alle
medie latitudini dell’emisfero
nord. Per esempio, le
ondate di calore di durata
settimanale che superano
Che aspetto avrebbe oggi il pianeta se non aves- dannose innescò un lento processo di riparazio- di almeno tre deviazioni
simo bandito le sostanze che distruggono l’ozo- ne dell’ozonosfera che è tuttora in atto. standard i record precedenti
no come i clorofluorocarburi (CFC)? Uno studio I ricercatori hanno modellato l’evoluzione saranno 2-7 volte più
coordinato da Paul Young, chimico dell’atmosfe- delle concentrazioni di ozono nel caso in cui l’e- probabili nel 2021-2050, e da
ra all’Università di Lancaster nel Regno Unito, e missione di CFC, invece che ridursi progressiva- 3 a 21 volte più probabili nel
pubblicato su «Nature», ipotizza un presente di- mente, fosse aumentata del tre per cento ogni 2051-2080, rispetto all’ultimo
stopico in cui il protocollo di Montréal, ratificato anno. Secondo gli autori, il bando non solo ha trentennio. Tra il 2051 e il
nel 1987 ed entrato in vigore due anni dopo, non protetto lo strato di ozono ma ha contribuito an- 2080 si stima che accadrà un
sia mai esistito. E a differenza di simili studi pas- che a rallentare il riscaldamento globale. Nello evento simile ogni 6-37 anni
sati, indaga gli effetti su vegetazione e clima. scenario di crescita dei CFC, lo strato di ozono in qualche luogo delle medie
Nell’atmosfera l’ozono filtra i raggi ultra- sarebbe collassato entro il 2040, e dieci anni do- latitudini.
violetti nocivi. Nella seconda metà del seco- po la forza dei raggi UV alle medie latitudini sa-
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alle medie latitudini e il cosiddetto «buco dell’o- dia del pianeta entro il 2100 sarebbe aumentata riscaldamento più rapido.
zono» nelle zone polari. Fortunatamente, il ban- di ulteriori 0,5-1 °C oltre quanto già atteso. Antonello Pasini
do dei clorofluorocarburi e delle altre sostanze Davide Michielin
«Stabile come una montagna» non vale per «a’ muntagna» per ec-
cellenza, l’Etna, che dopo il periodo di parossismi eruttivi inizia-
to a dicembre 2020, e in progressivo calo da agosto, è cresciuto di
una trentina di metri, segnando il record dei tempi recenti. Lo ha
annunciato l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV),
che ne ha calcolato la nuova altezza mediante foto satellitari. Il
cratere di sud-est, con i suoi 3357 metri, è ora la vetta del vulcano,
superando i 3326 metri del cratere di nord-est.
«Il materiale lavico pastoso emesso durante i parossismi ricade
intorno ai crateri, saldandosi assieme e alzando via via i loro bor-
di: se il cratere è uno di quelli sommitali, ecco che l’Etna può rag-
giungere nuove altezze», spiega Stefano Branca, vulcanologo e di-
rettore dell’Osservatorio etneo dell’INGV. «In genere però questi
record durano poco: le “scorie saldate” tendono a crollare, soprat-
tutto quando si verificano scuotimenti del terreno. Quindi, finita
l’aggiunta di nuovo materiale, è probabile che l’Etna torni ad ab-
bassarsi. Comunque siamo lontani dal record storico: 20.000 anni
fa il vulcano era alto 3600 metri, poi una serie di eruzioni esplosi-
ve lo abbassò fino ai 2900. Da allora non ha fatto altro che cresce-
re, ma dubito che riuscirà mai a riguadagnare l’altezza perduta.»
Stavolta c’è però una novità interessante. «Prima il cratere più
attivo era quello di nord-est, ma ora la lava è uscita soprattutto da
quello di sud-est, apertosi nel 1971. Questo nuovo condotto non
solo scarica senza danni nella Valle del Bove, ma può smaltire in
cima al vulcano molto più materiale lavico di prima. Se non ci fos-
se stato, forse in questi mesi il vulcano si sarebbe sfogato aprendo
una nuova bocca molto più in basso, creando condizioni più peri-
colose per i centri abitati.» Insomma il cratere di sud-est non è so-
lo la nuova vetta dell’Etna, ma anche la sua valvola di sicurezza.
Alex Saragosa
degli ultimi vent’anni, la circolazione si sta temperature saranno più rigide, le coste oceaniche. La circolazione atlantica dipende
indebolendo. In verità, i modelli dicono che orientali degli Stati Uniti verranno sommerse, proprio dall’equilibrio tra acque dolci e salate,
ha iniziato a perdere velocità da oltre un parte dell’Africa centrale e occidentale si che hanno un peso differente e si muovono
secolo e alcuni ritengono si stia avvicinando troverà in siccità permanente. diversamente nella colonna d’acqua; qualsiasi
Toni Palermo/iStock
a un punto di non ritorno che avrà importanti Se gli scienziati dell’Intergovernmental Panel perturbazione può quindi pregiudicarne
conseguenze sul clima globale. Tra questi on Climate Change (IPCC) prevedono il flusso.
il climatologo Niklas Boers del Potsdam il collasso della corrente entro la fine del Martina Saporiti
www.lescienze.it Le Scienze 23
News
Le inattese migrazioni
I microbi del mammut
intestinali
Ci è voluto un «pedinamento chimico» lun-
ringiovaniscono go una distanza sufficiente a fare quasi due vol-
il cervello te il giro della Terra, per seguire gli spostamenti
di un mammut lanoso durante l’ultima era gla-
In alcuni ospedali si fanno ciale. Non è accaduto in un film di animazione,
trapianti di batteri fecali per ma nello studio coordinato da Matthew Wooller,
combattere allergie e infezioni professore di ecologia all’Università dell’Alaska a
gastrointestinali resistenti agli Fairbanks, e pubblicato su «Science».
antibiotici, ma oggi nessun I ricercatori hanno innanzitutto esaminato le
medico si sognerebbe di firme isotopiche dello stronzio e dell’ossigeno in
prescrivere questa cura per una zanna particolarmente integra, appartenu-
ringiovanire il cervello. Alcuni ta a un maschio vissuto in Alaska oltre 17.000 an-
scienziati però ci hanno ni fa. Il rapporto tra gli isotopi variava a seconda
provato, almeno con i topi. della loro abbondanza nei luoghi in cui l’anima-
L’ultimo studio è stato le si è nutrito, ed è stato fissato nei denti, cioè le
pubblicato su «Nature Aging» zanne, cresciuti per tutta la sua vita. Il confronto
da un gruppo guidato dal con mappe isotopiche locali, sviluppate a partire
neuroscienziato John Cryan, da analisi analoghe effettuate sui denti di rodito-
dello University College Cork ri provenienti dall’intera Alaska, ha così permes-
in Irlanda. Per due mesi, due so di ricostruire gli spostamenti del mammut
volte a settimana, i ricercatori nei suoi 28 anni di vita. Dopo aver considerato le
hanno somministrato per via barriere geografiche e la distanza media percor-
orale, a topi di quasi 2 anni, sa ogni settimana, i ricercatori hanno usato un
le feci di topi di 3-4 mesi, modello spaziale per ipotizzare le probabili rot-
opportunamente trattate. te percorse, mostrando l’insospettata mobilità
La dieta ha cambiato la dell’animale e la varietà di ambienti che ha fre-
composizione della comunità quentato nelle diverse fasi della sua vita. (DaMi)
microbica intestinale degli
animali anziani, diventata più
simile a quella dei giovani Le sassate delle orse ai trichechi
(per esempio sono aumentati
gli enterococchi). Ma la cosa Da due secoli gli inuit della Groenlandia e del Canada orientale ripetono ai visitatori che gli orsi bianchi
più interessante è accaduta lanciano pietre e blocchi di ghiaccio contro i trichechi per ucciderli. Questi racconti finora erano stati
Cortesia JR Ancheta, University of Alaska Fairbanks (zanna del mammut); GomezDavid/iStock (orso)
nel cervello: l’ippocampo considerati leggende. Ian Stirling, zoologo dell’Università dell’Alberta in Canada, ha però deciso di indagare,
(che controlla la memoria dopo aver letto di ricerche effettuate negli zoo in cui orsi bruni, parenti stretti di quelli bianchi, hanno
e l’apprendimento) dei dimostrato di saper usare utensili per risolvere problemi.
topi anziani è ringiovanito Così Stirling, come riportato su «Arctic», ha interrogato vecchi cacciatori inuit, e alcuni hanno confermato di
nell’aspetto e nell’attività. aver sentito dire o visto personalmente, l’ultima volta circa trent’anni fa, quel comportamento. Hanno anche
E lo si è visto nelle prove con specificato che a usare «armi da lancio» sono soprattutto le femmine, che, più piccole, non avrebbero
i labirinti: dopo il trapianto altrimenti chance contro i giganteschi trichechi. «Se c’è una cosa che ho capito lavorando con i cacciatori
fecale, gli animali anziani inuit, è che sono molto affidabili. Per cui mi pare probabile che il lancio di oggetti da parte degli orsi polari
diventavano più bravi nel sia un comportamento raro, ma reale», ha concluso Stirling. A conferma, appena pubblicato l’articolo, il
memorizzare i percorsi ricercatore ha ricevuto un video di Anthony Pagano, dello U.S. Geological Survey, in cui si vede un’orsa
e trovare vie d’uscita. polare gettare un lastrone di ghiaccio contro una foca in mare. (AlSa)
Inoltre nel loro ippocampo
diminuiva l’infiammazione,
che è un tipico segno Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
24 Le Scienze
Microbi dalla preistoria Montagne millimetriche
conservati nei ghiacci sulle stelle di neutroni
Come giganteschi congelatori, i ghiacci peren- Le stelle di neutroni sono sfere solide
ni che ricoprono le terre polari e le cime più ele- quasi perfette. A scoprirlo, grazie all’e-
vate conservano tracce della vita passata. Com- laborazione di nuovi modelli compu-
presi virus e batteri che circolavano migliaia di tazionali, sono stati Fabian Gittins e
anni fa e che il cambiamento climatico potrebbe Nils Andersson, entrambi dell’Univer-
risvegliare. Un’antica comunità microbica è stata sità di Southampton nel Regno Uni-
descritta su «Microbiome» da un gruppo di gla- to, che hanno pubblicato i loro risul-
ciologi guidato da Zhi-Ping Zhong dell’Ohio Sta- tati su «Monthly Notices of the Royal
te University. Astronomical Society». Secondo i due
I ricercatori l’hanno scoperta in carote di autori, infatti, a causa dell’intensità del
ghiaccio che erano state prelevate nel 2015 dal campo gravitazionale prodotto da que-
ghiacciaio Guliya, a 6700 metri di quota sull’al- sti oggetti ultradensi – in un volume
topiano tibetano. In queste «capsule del tempo», di dieci chilometri di diametro si tro-
risalenti fino a 15.000 anni fa, sono rimasti in- va concentrata una massa superiore
trappolati molti virus e batteri, che possono for- a quella del Sole – le caratteristiche in
nire informazioni preziose su evoluzione e adat- grado di emergere sulla loro crosta su-
tamento al freddo. perficiale prima che questa si spacchi
I ricercatori hanno estratto dal ghiaccio le lo- non superano l’altezza di una frazione
ro sequenze genetiche con un nuovo metodo ul- di millimetro. Queste deformazioni, as-
trapulito, che evita contaminazioni. Da confron- similabili alle montagne terrestri, sono
ti con banche dati sono emersi i codici genetici pertanto estremamente piccole, tanto sario applicare la teoria generale del-
di 254 batteri e 33 virus, 4 dei quali appartengo- da far apparire una stella di neutroni co- la relatività di Albert Einstein, secondo
no a batteriofagi, mentre almeno 28 dei restan- me una sfera perfetta. cui, proprio a causa di queste deforma-
ti sono ancora sconosciuti alla scienza. Il nuovo Sulla superficie di queste stelle l’in- zioni, questi oggetti compatti emetto-
metodo di estrazione permetterà di cercare se- tensità del campo gravitazionale è pari a no onde gravitazionali anche se isolati.
quenze genetiche simili in altri ambienti estre- un miliardo di volte quella che si osser- Tuttavia, per rivelarle occorrerà atten-
mi, come il deserto di Atacama in Cile. (EuMe) va sulla Terra, e per descriverlo è neces- dere strumenti più sensibili. (EmRi)
I girasoli puntano il loro fiore verso il Sole grazie a Nel numero di «Le Scienze»
samxmeg/iStock (ape e girasole); NASA’s Goddard Space Flight Center/S. Wiessinger (stella di neutroni)
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ASTRONOMIA
Nuovi mondi
attorno a noi
Nel nostro vicinato ci sono numerose stelle che ospitano pianeti
piccoli e rocciosi. Lo studio di questi sistemi potrebbe portare
alla scoperta di mondi simili alla Terra e in grado di sostenere la vita
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di Mario Damasso
l 6 ottobre 1995 è stato un giorno speciale per Firenze, dove era in corso un
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La scoperta di 51 Pegasi b, che è valsa a Mayor e Queloz il pre- Mario Damasso lavora per l’Istituto nazionale di astrofisica
mio Nobel per la fisica nel 2019, ha dato il via a una serie inarre- presso l’Osservatorio astrofisico di Torino. Si occupa di ricerca di pianeti
stabile di altre inaspettate scoperte, stimolando molti giovani extrasolari e dello studio delle loro proprietà fisiche. Ha conseguito
astrofisici verso una carriera di cacciatori di nuovi mondi, come un master in comunicazione scientifica e si interessa di divulgazione.
nel mio caso. Dopo oltre 25 anni, sono quasi 4500 gli esopianeti
scoperti in orbita attorno a circa 3500 stelle, il 20 per cento delle
quali ne ospita più di uno. I sistemi planetari multipli, quindi, non
sono affatto rari. Se guardiamo nel nostro vicinato, entro un rag-
gio di circa 10 parsec dal Sole (1 parsec corrisponde a una distan-
za di 3,26 anni luce o anche a circa 30.000 miliardi di chilometri),
a oggi sono 18 le stelle che ospitano più di un pianeta, escluden-
do il Sole.
mili tra loro: solo misurazioni molto precise, quindi, permettono Fa sempre effetto pensare che la maggior parte delle stelle più
di selezionare un modello invece di un altro. Avere a disposizio- vicine sia invisibile a occhio nudo. Attualmente sono state censi-
ne una misura di massa precisa è necessario per poter effettuare te 357 stelle della sequenza principale – categoria che compren-
un’analisi quantitativa dell’atmosfera di pianeti piccoli transitan- de la maggior parte delle stelle, tra cui la nostra – entro un raggio
ti, che sono i più appetibili per il telescopio spaziale James Webb di 10 parsec dal Sole: il 79 per cento sono stelle nane rosse. Ci cir-
(JWST), il cui lancio è previsto per quest’anno, e per i futuri tele- condano, ma non le vediamo a causa della loro scarsa luminosità.
scopi di diametro superiore ai 20 metri che opereranno da terra, Si tratta di stelle di massa e raggio compresi tra l’8 e il 60 per cen-
come il Giant Magellan Telescope (GMT) e l’Extremely Large Te- to di quelli del Sole, e luminosità compresa tra circa lo 0,02 e il 7
il 33 e 44 per cento sarebbero di taglia terrestre. Sono numeri che pubblicati promettenti risultati su Proxima c basati su imaging di-
incoraggiano una ricerca che può richiedere anni di osservazioni. retto e su dati raccolti dallo strumento SPHERE. Potremmo cioè
aver fotografato il pianeta, raccogliendo la luce riflessa della sua
Cortesia ESO/L. Calçada
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di una separazione molto piccola ma ben risolvibile: stella e piane- nomiche in prossimità della snowline (l’unità astronomica equiva-
ta potrebbero essere osservati distintamente una dall’altro. Tutta- le alla distanza media della Terra dal Sole), cioè la distanza mini-
via, osservazioni dirette del pianeta restano probabilmente al li- ma dalla stella alla quale specie molecolari volatili, come acqua o
mite delle nostre capacità attuali. monossido di carbonio, iniziano a condensare in ghiaccio (per il
Il principale ostacolo per l’imaging diretto, tecnica finora usa- Sole, attualmente questa distanza è collocata a circa 5 unità astro-
ta per fotografare pianeti giganti giovani molto distanti dalla stella nomiche). La snowline individua la regione attorno a una stella in
madre, è rappresentato dal contrasto tra la luce emessa dalla stel- cui la formazione di pianeti sarebbe favorita a causa della crescen-
la e quella riflessa dal pianeta, che si calcola essere tra 100 milio- te presenza di grani di polveri necessari a dare il via al processo
nesimi e un miliardesimo di volte meno intensa. Le osservazioni di assemblaggio di strutture solide sempre più grandi. La presen-
di SPHERE, coadiuvate dai risultati ottenuti con le velocità radiali, za di una super-Terra in prossimità della snowline è importante
suggeriscono una possibile rilevazione. Se fosse reale, per giusti- per i modelli di formazione ed evoluzione planetaria, in particola-
ficarla si dovrebbe assumere la presenza di materiale circumpla- re per studiare le fasi di migrazione del pianeta dalla regione in cui
netario che rifletta la luce stellare – per esempio un esteso siste- si è formato (la migrazione è un processo evolutivo comune a tut-
ma di anelli – attorno a un pianeta di una massa compresa tra 7 e ti i pianeti). Ma, come fosse una maledizione, la storia della stella di
9 masse terrestri. Ulteriori osservazioni ad alto contrasto saranno Barnard si arricchisce di un nuovo mistero.
necessarie per confermare il risultato, rimanendo in attesa di nuo- Uno studio pubblicatoquest’anno e basato anche su nuovi da-
vi e più potenti strumenti, come il Mid-infrared Extremely Large ti ottenuti con lo spettrografo statunitense Habitable-zone Pla-
Telescope Imager and Spectrograph (METIS), che dovrebbe en- net Finder mette in discussione l’esistenza del pianeta. Il segna-
trare in funzione nel 2027 all’ Extremely Large Telescope in Cile, le osservato non sarebbe dovuto a un pianeta, ma potrebbe essere
o delle osservazioni nell’infrarosso del telescopio il prodotto dell’attività stellare. La stella di Bar-
spaziale Nancy Grace Roman, che la NASA ha in Attualmente nard è tuttora oggetto di osservazione con lo
programma di mettere in orbita nel 2025. spettrografo ESPRESSO, che aiuterà a fare mag-
Proxima c potrebbe quindi essere considerato sono quasi 4500 giore chiarezza sull’esistenza della super- Ter-
il primo pianeta scoperto con il metodo delle ve- gli esopianeti ra e finalmente a consegnare (forse) alla stella il
locità radiali a essere stato osservato direttamen- suo primo pianeta. Le potenzialità di ESPRESSO
te. Nel frattempo, indizi che ne confermerebbero scoperti potrebbero inoltre portare alla scoperta di altri
l’esistenza arrivano anche dall’astrometria, un al- pianeti di piccola massa.
tro metodo indiretto con cui si possono rivelare
in orbita
esopianeti. In attesa di conoscere le misure astro- attorno a circa Un pianeta tra annunci e smentite
metriche ad alta precisione registrate dal satellite Poco più lontana della stella di Barnard, un’al-
Gaia, dell’Agenzia spaziale europea, che dovreb- 3500 stelle tra nana rossa dalla storia travagliata è Gliese 411,
bero risolvere il dilemma, i risultati di una nuova nota anche come Lalande 21185. Stella della co-
analisi di dati di archivio raccolti più di 25 anni fa con il telescopio stellazione dell’Orsa Maggiore, si tratta di una delle nane rosse vi-
spaziale Hubble sarebbero in accordo con la presenza di un piane- cine più brillanti e per questo studiata a lungo fin dal secolo scor-
ta di 7±1 masse terrestri. so, anche per cercare pianeti. Se ne interessarono van De Kamp
e la sua collaboratrice Sarah Lippincott, che nel 1951 annunciaro-
Una storia interessante no di aver rilevato con misure astrometriche un compagno gigan-
A circa due parsec da Proxima e da noi si trova la piccola e vec- te, la cui massa fu stimata in circa dieci masse di Giove in uno stu-
chia stella di Barnard, la cui età è stimata tra 7 e 10 miliardi di an- dio pubblicato nel 1960. Purtroppo le osservazioni su cui si basava
ni. Si tratta della seconda nana rossa più vicina, e deve il suo nome questa scoperta erano viziate da un difetto del telescopio usato
all’astronomo statunitense E.E. Barnard, che poco più di un secolo per ottenerle, proprio come nel caso della stella di Barnard. Osser-
fa ne misurò lo spostamento annuo nel cielo, che resta il più rapi- vazioni fatte con uno strumento diverso portarono l’astronomo
do mai osservato per una stella. George Gatewood a smentire la scoperta nel 1974. Insomma, van
Alla stella di Barnard è legata una storia interessante e che ha de Kamp non era destinato ad avere il proprio pianeta.
come protagonista Peter van de Kamp, un pioniere nella ricerca di La storia però assunse toni ancora più beffardi quando vent’an-
esopianeti. Per oltre 25 anni van de Kamp aveva registrato misure ni dopo lo stesso Gatewood tornò sui suoi passi e annunciò che
astrometriche della stella allo Sproul Observatory, negli Stati Uni- nuove misurazioni mostravano la presenza di più pianeti attorno
ti. Negli anni sessanta quei dati lo portarono a concludere che at- a Gliese 411. Con questo annuncio Gatewood smentì anche se stes-
torno a essa orbitassero due pianeti giganti con periodi orbitali di so perché, in base ai risultati di uno studio di pochi anni prima, di
12 e di 26 anni, rispettivamente. L’esistenza dei pianeti di van de compagni nascosti proprio non c’era traccia. L’esistenza dei pia-
Kamp fu messa in seria discussione a partire dal 1973, e successive neti di Gatewood non è mai stata confermata.
nuove misurazioni da terra condotte con altri telescopi stabiliro- Visto che l’astrometria da terra non sembrava affidabile per
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no che quei pianeti non c’erano. Ironia della sorte, van de Kamp è scovare nuovi mondi, toccò allora alla tecnica delle velocità radia-
morto nel 1995, pochi mesi prima dell’annuncio della storica sco- li entrare in gioco. Nel 2017 un gruppo statunitense ha annunciato
perta di 51 Pegasi b. la scoperta di una super-Terra grazie a osservazioni con lo spettro-
La stella di Barnard è tornata a far parlare di sé nel 2018, quan- grafo HIRES. Anche questa scoperta è stata smentita poco dopo,
do un gruppo internazionale ha annunciato la scoperta di una su- ma almeno ci si stava avvicinando alla soluzione finale (per ora),
per-Terra con massa minima di tre masse terrestri e periodo or- che è arrivata tra il 2019 e il 2020 grazie alle velocità radiali otte-
bitale di 233 giorni, usando velocità radiali ottenute nel corso di nute con altri due spettrografi, SOPHIE prima e CARMENES poi.
vent’anni. Il pianeta orbiterebbe a una distanza di 0,4 unità astro- I nuovi dati hanno portato alla scoperta e alla conferma indipen-
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Grafico Danilo Sossi
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dente di una super-Terra di massa minima circa tre volte quella gio è il 30 per cento più grande di quello della Terra e, grazie
della Terra e un periodo orbitale di circa 13 giorni, un compagno alle misurazioni ottenute da CARMENES e dallo spettrogra-
un poco diverso da quello trovato poco prima dagli statunitensi e fo di ultima generazione MAROON-X, conosciamo con altissi-
non confermato. ma precisione la sua massa, pari a 2,8 masse terrestri, e la sua
Dopo annunci e smentite, finalmente abbiamo la prova che densità, poco superiore a quella della Terra. Sebbene Gl 486 b
Gliese 411 ospita davvero un pianeta, chiamato Gliese 411 b. Le os- non sia un pianeta affascinante per studiarne la potenziale abita-
servazioni di TESS sembrerebbero escludere che il pianeta tran- bilità, al momento è uno dei più interessanti per essere osserva-
siti di fronte alla sua stella lungo la nostra linea di osservazione, to con JWST allo scopo di rilevarne e caratterizzarne l’atmosfera.
quindi non abbiamo modo di misurare direttamente il suo rag- Oltre a Gl 486 b, anche GI 357 b, un pianeta quasi gemello sco-
gio e determinarne la struttura fisica e chimica. Tuttavia l’eleva- perto in transito attorno alla nana rossa GI 357 (distante 9,4 parsec
ta luminosità della stella e la sua vicinanza rendono Gliese 411 b un da noi), sarà nei prossimi anni un obiettivo privilegiato per studia-
pianeta ottimale nel prossimo futuro per cercare e caratterizzare re l’atmosfera di pianeti di tipo terrestre anche con i futuri grandi
la sua atmosfera senza l’ausilio della spettroscopia di trasmissio- telescopi da terra. Mentre Gl 486 non sembra avere ulteriori pia-
ne, ma usando telescopi di grande diametro (come il Thirty Meter neti poco massicci, GI 357 ne ospita altri due non transitanti su or-
Telescope, telescopio di 30 metri di diametro la cui costruzione è bite più distanti rispetto a GI 357 b. Questi pianeti sono con mol-
stata proposta sul monte Mauna Kea, nelle Hawaii) e avvalendosi ta probabilità super-Terre o piccoli Nettuno. Nuove osservazioni
dell’imaging diretto ad alto contrasto per raccogliere la luce rifles- e analisi dettagliate porteranno importanti informazioni per capi-
sa dal pianeta e analizzarla con la spettroscopia ad alta risoluzione. re la genesi e l’evoluzione di sistemi planetari multipli e stimolare
Quest’anno ulteriori misurazioni di velocità radiale hanno per- studi di planetologia comparata.
messo a un gruppo statunitense di rilevare la possibile presenza
di un secondo pianeta molto più lontano del primo dalla sua stel- Test per i modelli e per le atmosfere
la. Gliese 411 c avrebbe un periodo orbitale di oltre 7,5 anni e una Spostandoci nella costellazione meridionale del Microscopio,
massa di poco inferiore a quella di Nettuno. Inoltre, lo stesso grup- a una distanza di poco meno di 10 parsec c’è AU Microscopii (AU
po sospetta della presenza di un terzo pianeta la cui orbita sarebbe Mic), la seconda stella di pre-sequenza principale più vicina a noi.
intermedia tra quelle dei pianeti b e c, rendendo Gliese 411 una del- È una giovane nana rossa, formatasi solo 22 milioni di anni fa, an-
le stelle più interessanti da monitorare in futuro. cora circondata da un disco di polvere, il materia-
NASA ed ESA le da cui si formano i pianeti, che sarà disperso
Tre obiettivi privilegiati entro pochi milioni di anni. Nel 2018 TESS ha ri-
Dalla luminosa Gliese 411 ci spostiamo verso puntano levato un pianeta transitante con un raggio pari a
la piccola e debole stella di Teegarden, a 3,9 par- allo studio poco meno della metà di quello di Giove e in orbi-
sec da noi. A causa della sua bassa luminosità que- ta a breve distanza da AU Mic. Nuove osservazio-
sta nana rossa è stata scoperta solo nel 2003. Nel dell’abitabilità ni hanno rivelato un secondo pianeta che transita
2019, grazie a oltre 200 misure di velocità radia- circa due volte più distante e con un raggio poco
le ottenute dallo spettrografo CARMENES è sta-
di pianeti inferiore a quello del pianeta più vicino. Ciò che
to possibile rilevare due pianeti la cui massa mi- analoghi rende speciale questo sistema è il fatto che pianeti
nima è uguale a quella terrestre. Due mondi tra i della taglia di Nettuno si siano formati in un inter-
meno massicci scoperti finora attorno a una stella alla Terra vallo di tempo molto breve e che si trovino già co-
molto fredda e presumibilmente rocciosi, perché sì vicini alla loro stella.
il loro raggio, quindi la loro densità, non è noto, dal momento che Si ritiene che pianeti come AU Mic b e c debbano formarsi a di-
le analisi disponibili hanno escluso la presenza di transiti. Anche stanze maggiori dalla propria stella rispetto a quelle a cui sono sta-
se possiamo solo speculare sulla loro struttura fisica, composizio- ti osservati, in regioni del disco protoplanetario dove polveri e gas
ne chimica e presenza di un’atmosfera, i due pianeti sono molto sopravvivono in quantità sufficienti a produrre pianeti massicci.
interessanti perché cadono nella zona abitabile. Entrambi sono tra Per trovarsi così vicino alla stella i pianeti devono essere migrati
i più interessanti per essere osservati con i telescopi di diametro verso l’interno del disco in un tempo breve e inferiore a 20 milioni
estremamente grande di prossima generazione, anche se le osser- di anni. Sono pochissimi i pianeti del genere scoperti finora e quin-
vazioni dirette ad alto contrasto – che potrebbero addirittura rile- di abbiamo pochissime informazioni sui processi di formazione e
vare la luce riflessa del pianeta più esterno – saranno proprio al li- migrazione nei sistemi giovani. AU Mic b e c sono unici nel loro
mite delle prestazioni. Inoltre, la stella è visibile da entrambi gli genere perché è possibile studiare allo stesso tempo anche le pro-
emisferi, raddoppiando la possibilità di essere osservata da Terra. prietà del disco protoplanetario in cui si sono formati ed evoluti.
La stella di Teegarden, anche se scoperta da poco, è quindi già La comunità scientifica italiana contribuisce attivamente a rac-
entrata a pieno titolo nella lista di quelle più interessanti da segui- cogliere informazioni sui pianeti giovani nell’ambito del proget-
re in futuro. to GAPS, tramite misurazioni di velocità radiale ottenute con lo
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Un salto di 11 parsec da Gliese 411, quasi dall’altra parte del spettrografo HARPS-N, operativo al Telescopio nazionale Galileo,
cielo rispetto alla stella precedente, ci porta su Gl 486. Que- nelle Canarie. Rilevare un pianeta massiccio e giovane come AU
sta nana rossa relativamente brillante, visibile da entram- Mic b con le velocità radiali è tutt’altro che facile. Le stelle giova-
bi gli emisferi e distante circa otto parsec da noi, ospita uno de- ni, come accade in genere anche per noi esseri umani, sono solita-
gli ultimi pianeti scoperti grazie al telescopio TESS. Si tratta di mente molto irrequiete, e la loro forte vitalità si manifesta tramite
un pianeta roccioso così vicino alla stella da compiere un’orbi- un’elevata attività magnetica, sotto forma di persistenti ed estese
ta completa in circa 1,5 giorni. Si tratta perciò di un mondo mol- macchie stellari. Questa attività produce segnali intensi nelle ve-
to caldo, che riceve 40 volte l’insolazione terrestre. Il suo rag- locità radiali che è difficile rimuovere anche con metodi di analisi
ESPRESSO per ottenere una misurazione precisa delle masse pla- europea (ESA) puntano su missioni dedicate allo studio dell’abita-
netarie. Le velocità radiali di altissima precisione hanno permesso bilità di pianeti analoghi alla Terra attorno a stelle vicine, in par-
di scoprire che il pianeta più interno del sistema ha una massa pari ticolare alla ricerca nelle loro atmosfere delle molecole che sugge-
NASA/CXC/SPL/AGF
alla metà della massa di Venere (0,4 masse terrestri), risultando co- riscano la presenza di attività biologica.
sì il pianeta più leggero rilevato con questa tecnica, e di determi- Questa ricerca di frontiera si concentrerà su un piccolo numero
nare quella degli altri due (pari a circa 2 masse terrestri). Il terzetto di pianeti speciali a pochi parsec da noi. Questi mondi sono ancora
di pianeti transitanti risulta essere di tipo roccioso e le osservazio- da scoprire e rilevarli sarà il compito – affascinante e sorprenden-
ni con JWST (o con ELT da terra) dovrebbero realisticamente per- te – che attende i cacciatori di pianeti nei prossimi anni. Q
www.lescienze.it Le Scienze 33
M A L AT T I E N E U R O L O G I C H E
el 1907 lo psichiatra tedesco Alois Alzheim- e amiloide, e su alcuni fattori genetici e abitudini di vita che influi-
N
er pubblicò un articolo su una malattia in- scono sul rischio di ammalarsi, non esiste praticamente alcun trat-
solita che colpiva la corteccia cerebrale. tamento capace di bloccare o rallentare l’evoluzione dell’Alzhei-
Una donna di 51 anni che viveva in un isti- mer. Il 7 giugno la Food and Drug Administration statunitense ha
tuto a Francoforte sul Meno riportava alcu- approvato un nuovo farmaco, l’aducanumab, che rimuove le plac-
ni sintomi (tra cui perdita di memoria, con- che amiloidi dal cervello, ma non è chiaro quanto sia efficace nel
fusione e disorientamento) oggi ben noti ai migliorare le capacità cognitive dei pazienti già in fase di declino.
milioni di famiglie colpite da quella che oggi ha preso il nome di Sono dunque necessari altri interventi, e negli ultimi anni le sco-
malattia di Alzheimer. perte sulla microglia hanno indicato nuove possibili terapie, pa-
Alla morte della donna, Alzheimer ne esaminò il cervello traen- recchie delle quali sono ora in corso di sviluppo, e alcune già in
done alcune osservazioni fondamentali: in primo luogo, l’organo sperimentazione umana nei trial clinici.
era atrofico, cioè più piccolo della norma, e presentava una per-
dita di neuroni. Inoltre nei neuroni erano presenti grovigli di fi- Placche, grovigli e geni
bre proteiche, e al loro esterno depositi di un’altra proteina. Per i La malattia di Alzheimer è la causa principale di demenza nel
cent’anni successivi queste due proteine patologiche, tau e ami- mondo, e le varie manifestazioni patologiche che la caratterizza-
loide, sono state al centro delle ricerche sulle cause della malattia. no si accumulano e convergono nei decenni. A livello molecolare,
Durante l’autopsia però Alzheimer osservò anche un altro indi- la malattia ha due segni distintivi. Il primo sono le placche compo-
zio importante, che viene spesso trascurato. Al microscopio notò ste da una forma di proteina amiloide, detta beta-amiloide, che si
infatti chiare alterazioni nella composizione strutturale di alcune depositano negli spazi tra le cellule. Il secondo è la forma contorta
cellule non neuronali, chiamate cellule della glia, che costituisco- e mal ripiegata della proteina tau, a cui si attaccano grandi quan-
no circa la metà delle cellule cerebrali. tità di gruppi fosfato in un processo detto iperfosforilazione. Si ri-
Fino a qualche tempo fa solo pochi scienziati si erano dedica- tiene che questa aumentata fosforilazione della proteina sia asso-
ti allo studio della glia, ma oggi la situazione è cambiata. Un tipo di ciata a una sua maggiore tendenza ad aggregarsi e tossicità. La tau
cellule gliali, quelle della microglia, sono le principali cellule im- si presenta in grumi contorti, detti grovigli neurofibrillari, situa-
munitarie nel cervello e potrebbero influenzare in vari modi l’e- ti nel corpo cellulare dei neuroni. La proteina tau compare inoltre
voluzione della malattia, sia nelle fasi precoci sia in quelle tardive. all’interno degli assoni (le lunghe protrusioni che si dipartono dal
La microglia potrebbe inoltre spiegare la complessa relazione tra corpo dei neuroni) rigonfi e danneggiati, accanto alle placche ami-
amiloide e tau, le proteine aberranti che conducono alla degene- loidi situate all’esterno. Questa forma è anche detta tau delle plac-
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Nell’ultimo decennio le ricerche hanno identificato nuovi fat- Sia la proteina tau sia la proteina più grande da cui deriva l’a-
tori di rischio molecolari che indicano un ruolo di queste cellule miloide svolgono varie funzioni nel normale funzionamento del
immunitarie cerebrali nella malattia di Alzheimer. Grazie a poten- cervello, che vengono alterate dall’evoluzione della malattia. Gra-
ti metodi di sequenziamento genico, stiamo iniziando a compren- zie ai numerosi studi sulle forme patologiche di amiloide e tau, gli
dere la microglia e il ruolo del sistema immunitario e dei processi scienziati hanno concluso che la malattia di Alzheimer va distinta
infiammatori nell’Alzheimer. in due fasi: una prima fase presintomatica, che può durare tra i 15
Pur avendo imparato molto sulla biochimica delle proteine tau e i 25 anni, durante la quale la proteina amiloide si accumula nella
34 Le Scienze
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corteccia cerebrale (lo strato più esterno del cervello), senza alcun Jason Ulrich è professore associato di neurologia
sintomo cognitivo; e una seconda fase in cui nella corteccia si for- alla Washington University di Saint Louis.
mano i grovigli di tau e inizia il processo neurodegenerativo, con
David M. Holtzman è professore di neurologia e direttore
l’emergere di disfunzioni cognitive man mano che le cellule cere-
scientifico dell’Hope Center for Neurological Disorders alla
brali muoiono.
Washington University di Saint Louis, e direttore associato
Da decenni chi studia l’Alzheimer sa che i fattori di rischio ge- del Knight Alzheimer’s Disease Research Center.
netici influiscono molto sulla probabilità che una persona svilup- È cofondatore dell’azienda C2N Diagnostics, e consulente
pi o meno la malattia, e che i geni forniscono informazioni prezio- e titolare di fondi di ricerca per altre società.
se sui meccanismi che la generano. Il principale gene associato al
rischio di Alzheimer è APOE, che codifica per la proteina apolipo-
proteina E, coinvolta nel metabolismo dei grassi e del colesterolo. cati come fattori di rischio, TREM2 è espresso esclusivamente dal-
Il nesso tra questo gene e l’Alzheimer, riferito per la prima vol- la microglia nel cervello. Questi indizi genetici facevano pensare
ta nel 1993, riguarda una versione (o allele) del gene che aumenta che la microglia possa avere un ruolo chiave nella genesi della ma-
in modo drastico il rischio di malattia. I tre alleli di APOE comuni lattia. Ma come?
nella popolazione umana sono APOE2, APOE3 e APOE4. APOE3 è
il più diffuso e costituisce circa il 78 per cento di tutti gli alleli, se- Una squadra di sorveglianza
guito da APOE4 (circa 14 per cento) e da APOE2 (circa 8 per cento). Le cellule della microglia sono affini ai macrofagi, cellule im-
Ogni persona reca due alleli di APOE, e circa il 25 per cento della munitarie che pattugliano l’organismo per combattere i patogeni
popolazione è portatore di almeno un allele APOE4. Tuttavia, tra o contribuire a riparare i tessuti danneggiati, e i ricercatori stanno
i malati di Alzheimer, circa il 60 per cento possiede almeno un al- mostrando che sono coinvolte in diversi meccanismi, dalla difesa
lele APOE4. contro le infezioni all’eliminazione delle sinapsi (le giunzioni tra i
Le persone con un unico allele APOE4 hanno un rischio di neuroni) in eccesso durante lo sviluppo del cervello. In condizioni
ammalarsi 3-4 volte maggiore, mentre in chi ha due copie di normali, le cellule della microglia hanno piccoli corpi cellulari con
APOE4 il rischio aumenta di 12 volte rispetto alle persone con due protrusioni ramificate che si estendono attraverso il tessuto cere-
alleli APOE3. I portatori di APOE4 hanno depositi più abbondan- brale. Le cellule immunitarie inghiottono (o più precisamente fa-
ti e precoci di placche amiloidi perché la loro versione di apolipo- gocitano) le sinapsi non necessarie e i detriti cellulari, e cercano i
proteina E riduce l’eliminazione di beta-amiloide dal cervello e ne segni di lesioni o di invasione da parte di patogeni.
facilita l’aggregazione. Al contrario, i portatori di APOE2 hanno un In presenza di danni, la forma e la funzione della microglia si
rischio più basso di sviluppare l’Alzheimer e un rischio molto ri- modificano. Il corpo delle cellule aumenta di dimensioni mentre
dotto di sviluppare una patologia amiloide. le ramificazioni si accorciano e si riducono di numero, e le cellule
Per quanto forte, tuttavia, l’effetto dell’allele APOE4 non spiega migrano verso la sede del danno per avviare una risposta infiam-
per intero la suscettibilità genetica all’Alzheimer. I genetisti si so- matoria. Già da decenni i ricercatori avevano notato la presenza
no molto impegnati nella ricerca di altri fattori di rischio che spie- di microglia anche intorno alle placche amiloidi; non era chiaro
ghino questa «ereditarietà mancante», usando tecnologie avanza- però se questa contribuisse a limitare gli accumuli di amiloide o
te di sequenziamento genico per esaminare migliaia di persone e avviasse invece un’infiammazione tossica. Anche la relazione tra
cercare alterazioni del DNA associate a un rischio superiore o in- microglia e proteina tau non era ben compresa.
feriore di contrarre la malattia. Alcuni studi hanno mostrato che la microglia agisce sui neuro-
Questo screening ad ampio raggio ha identificato alcune regio- ni danneggiando gli assoni e le sinapsi, disturbando la trasmissio-
ni genetiche e geni che sembrano avere un ruolo in questo sen- ne dei segnali lungo gli assoni e provocando un accumulo di pro-
so. Tra questi ci sono le varianti di alcuni geni – CD33, BIN1, CR1 teina tau nelle cellule. Altre ricerche mostrano come le citochine,
e MS4A6A – che codificano per proteine con varie funzioni. Per proteine infiammatorie secrete dalla microglia, aumentino no-
esempio, i geni CD33 e CR1 contengono le istruzioni per sintetiz- tevolmente la dannosa iperfosforilazione della proteina tau. La
zare recettori situati sulla superficie delle cellule che rilevano i se- scoperta di fattori genetici di rischio, come le varianti di TREM2
gnali provenienti da altre cellule. Questi geni, scoperti attraver- e CD33, ha poi indicato specifiche molecole della microglia che
so gli screening in varie popolazioni, hanno effetti relativamente potrebbero essere coinvolte nello sviluppo dell’Alzheimer. I ri-
modesti sul rischio di malattia. cercatori auspicano che, una volta compreso il funzionamento
I ricercatori hanno inoltre sequenziato i genomi di migliaia di di queste proteine, si chiarirà il ruolo più ampio di queste cellule
malati di Alzheimer in cerca di varianti rare che potrebbero ave- nell’evoluzione della malattia.
re un effetto importante sul rischio di malattia. Molti dei geni di I topi da laboratorio sono strumenti preziosi per capire come i
rischio così trovati sono espressi in prevalenza dalle cellule della fattori genetici concorrano a causare le alterazioni osservate nel
microglia che, come si diceva, sono le principali cellule immunita- cervello umano. Finora sono pochi gli animali che replicano per
rie del cervello. Nel 2013 due studi hanno identificato una varian- intero tutti gli aspetti dell’Alzheimer (per esempio, un topo con ac-
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te rara di TREM2, un gene che codifica per un recettore che attra- cumulo di placche amiloidi seguito dalla diffusione di proteina tau
versa la membrana cellulare nelle cellule della microglia; questa patologica e relativa neurodegenerazione), ma i ricercatori hanno
variante aumenta molto il rischio di ammalarsi. creato decine di topi modello, geneticamente modificati, che svi-
Il sequenziamento ha rivelato che in questa variante un ammi- luppano o le placche amiloidi o la tau.
noacido istidina è sostituito da una arginina, e si è visto che que- Incrociando questi topi transgenici con topi in cui sono stati
sta mutazione compromette il funzionamento della microglia, au- alterati i geni che aumentano il rischio di Alzheimer, i ricercato-
mentando di 2-4 volte il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Altro ri possono stabilire in che modo una variante genica influisca sui
elemento interessante: come molti degli altri nuovi geni identifi- vari aspetti della patologia. Per esempio, vent’anni fa è stato dimo-
O
Gli elementi caratteristici dell’Alzheimer comprendono le placche amiloidi A , i
O O O
grovigli di tau B e la tau delle placche neuritiche C . Le cellule della microglia D ,
recentemente aggiunte alla lista dei sospetti, nelle prime fasi aiutano a proteggere i
neuroni, circondando le placche amiloidi e degradandole. Ma negli stadi più avanzati
della malattia queste cellule causano problemi, scatenando una risposta infiammatoria
che porta all’accumulo di tau, alla morte dei neuroni e al declino cognitivo.
O
Un altro tipo di cellule, gli astrociti E , contribuisce alle operazioni di pulizia. O
E
Astrocita
Microglia
Neurone
O
D
O
B
Grovigli tau
Proteina TREM O
A
Placca amiloide
O
C
Tau delle
placche
neuritiche
Un vecchio Il nuovo
Il cromosoma 19 Un gene nel
nemico: sospettato:
ospita il gene che cromosoma 6
APOE4 produce la proteina TREM2 produce una variante
Una variante di un gene APOE4, che Uno dei geni responsabili (R47H) del recettore
coinvolto nel metabolismo induce i peptidi dell’Alzheimer espresso TREM2 che non
dei grassi, APOE4, beta-amiloidi dalle cellule microgliali, mostra gli stessi
produce una proteina ad aggregarsi TREM2, codifica per effetti benefici
che viene secreta dalla in placche. una proteina che fa da della proteina
microglia e dagli astrociti. Studi recenti recettore sulla superficie normale e porta
Il gene APOE4 è uno mostrano però cellulare. La proteina all’aggregazione
dei principali fattori di che APOE4 ha un produce effetti opposti di tau nelle
Illustrazione di AXS Biomedical Animation Studio
rischio per la forma di ruolo più ampio a seconda dello stadio placche neuritiche,
Alzheimer che compare nella malattia evolutivo della malattia. seguita da grave
in età avanzata. Il suo di Alzheimer, In fase precoce, la via Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
neurodegenerazione
ruolo nella genesi della promuovendo di segnale di TREM2 e dall’atrofia
Sano
malattia, osservato per la anche l’accumulo aiuta a ridurre i danni cerebrale. La
prima volta nel 1993, è di proteina tau provocati dall’accumulo scoperta della
stato compreso tossica, che porta di amiloide e la diffusione variante R47H ha
solo in parte, ma le all’atrofia del della proteina tau, mentre acceso l’interesse sul
ricerche degli ultimi anni cervello (illustrato negli stadi successivi può ruolo della microglia
stanno fornendo nuove in sezione danneggiare i neuroni e nell’evoluzione della
indicazioni al riguardo. Atrofico trasversale). causarne la morte. malattia di Alzheimer.
www.lescienze.it Le Scienze 37
strato che i topi che sviluppano l’amiloide, se modificati per espri- la catena di eventi dell’Alzheimer. Sebbene questi topi non abbia-
mere la proteina umana APOE4, sviluppavano più placche amiloi- no subito una neurodegenerazione significativa, questo approc-
di rispetto a topi con APOE3 o APOE2. cio ha fornito un metodo affidabile per studiare sia la patologia da
Negli ultimi anni, poi, i ricercatori hanno studiato il ruolo della amiloide sia quella da proteina tau.
proteina umana TREM2 nell’Alzheimer eliminando il relativo ge- Quando non è coinvolta nell’Alzheimer, la tau è presente in for-
ne dai modelli murini di patologia amiloide. Vari laboratori han- ma normale negli assoni, dove contribuisce a stabilizzare proteine
no riscontrato in questi topi una netta riduzione del numero di strutturali, chiamate microtubuli, che partecipano al trasporto di
cellule microgliali che circondano le placche amiloidi. Una serie materiali cellulari dentro il neurone. Il gruppo di Lee ha scoperto
di studi condotti dal laboratorio di Marco Colonna, alla Washing- che, negli assoni rigonfi vicino alle placche amiloidi, la tau si stac-
ton University di Saint Louis, ha visto inoltre che, in questi topi, la cava dai microtubuli, divenendo potenzialmente più propensa a
microglia non intensificava correttamente il proprio metabolismo ripiegarsi in forma anomala. In pratica, nella corteccia dissemina-
e, quando era in prossimità delle placche amiloidi, non produceva ta di amiloide gli assoni danneggiati divenivano un terreno fertile
sufficiente adenosina trifosfato (ATP), una molecola che alimen- in cui potevano attecchire i semi di tau patologica.
ta l’attività cellulare. A digiuno di energia, le cellule non riusciva- Poiché quando la microglia ha la versione dannosa della pro-
no a circondare le placche amiloidi, e i ricercatori hanno osserva- teina TREM2 (con la mutazione R47H) aumentano i danni agli
to un aumento degli assoni gonfi e danneggiati dall’amiloide, detti assoni, abbiamo ipotizzato che la forma più comune di TREM2
neuriti distrofici. (senza la mutazione) potrebbe aiutare le cellule immunitarie a
Queste stesse osservazioni cruciali (meno microglia intorno al- proteggere gli assoni vicini alle placche amiloidi, evitando che
le placche e più danni agli assoni) sono state compiute nelle au- i semi di tau vi inducano un ulteriore accumulo di tau o invada-
topsie di persone malate di Alzheimer portatrici di una rara mu- no altre aree della corteccia. In uno studio condotto da Cheryl
tazione del gene TREM2 detta R47H (quella che era stata scoperta Leyns e Maud Gratuze, all’epoca membri del nostro laborato-
nel 2013). Questo ha rafforzato la fiducia nell’u- rio, abbiamo iniettato i semi di tau presi da mala-
tilità delle osservazioni sui topi per capire come La microglia ti di Alzheimer in topi modello che esprimevano
funziona TREM2 negli umani. Inoltre, studi del o meno la proteina TREM2 funzionante, riscon-
gruppo di Jaime Grutzendler alla Yale University sembra avere trando che nei topi senza la proteina si aveva una
hanno dimostrato che a un minor numero di cel- due ruoli quantità nettamente maggiore di tau aggregata
lule microgliali intorno a una placca corrisponde- vicino alle placche amiloidi negli assoni rigonfi.
va un maggiore danno agli assoni adiacenti. distinti, uno Quel danno si diffondeva inoltre ad altre regioni
Questo studio ha confermato ulteriormente il del cervello tramite le reti neuronali.
potenziale ruolo protettivo della microglia contro
dannoso e uno Abbiamo anche usato i topi modello creati da
gli effetti tossici dell’amiloide sull’area intorno al- protettivo Colonna che esprimevano la proteina umana
le placche. Ha dimostrato inoltre che la microglia TREM2, normale o con la mutazione R47H. Anco-
interagisce con le estremità di minuscole fibrille amiloidi, inter- ra una volta, i modelli murini di patologia amiloide con la varian-
rompendone potenzialmente la crescita o proteggendo i neuroni te R47H sviluppavano una maggiore patologia tau negli assoni nei
vicini dai danni dell’amiloide. pressi delle placche amiloidi quando venivano loro iniettati semi
di proteina tau. Per confermare le scoperte sui topi, abbiamo an-
Semi tossici che studiato alcuni cervelli umani e riscontrato che i portatori di
Se la microglia protegge gli assoni dai danni delle placche ami- varianti di TREM2 associate all’Alzheimer avevano una maggio-
loidi, potrebbe contrastare anche la patologia tau? Se sì, le peri- re quantità di tau delle placche neuritiche negli assoni. Da queste
colose mutazioni del gene TREM2 come la R47H potrebbero ag- osservazioni abbiamo concluso che la TREM2 normale, e forse la
gravare i processi patologici dell’Alzheimer anche favorendo microglia in generale, proteggono dalla formazione e dalla diffu-
l’aggregazione della tau vicino alle placche amiloidi. Questa ipo- sione degli aggregati di tau favorite dall’amiloide in presenza di se-
tesi rimane difficile da verificare, ma alcune indicazioni proven- mi di tau anomala.
gono dalle ricerche che mostrano come la patologia tau si diffonda La microglia sembra dunque proteggere dalla diffusione del-
in modo simile ai prioni (le proteine che contraddistinguono ma- la patologia tau nella corteccia disseminata di amiloide, tipica del
lattie come il morbo di Creutzfeldt-Jakob, una cui forma è legata al primo stadio dell’Alzheimer. Ma fa lo stesso anche dopo lo svilup-
cosiddetto «morbo della mucca pazza»). po dei grovigli neurofibrillari e l’inizio della neurodegenerazione,
Nell’ultimo decennio, i ricercatori hanno riscontrato infatti nella fase sintomatica della malattia? Due importanti studi, uno
che le proteine tau e amiloide si ripiegano in forme anomale che del laboratorio di Ido Amit presso il Weizmann Institute of Scien-
poi, in modo simile ai «semi» dei prioni, inducono anche proteine ce di Rehovot, in Israele, e l’altro di Oleg Butovsky e colleghi del
dalla struttura normale a ripiegarsi nella forma anomala. In que- Brigham and Women’s Hospital di Boston, hanno indagato i cam-
sto modo, man mano che la malattia progredisce, la tau patologi- biamenti nell’attività dei geni microgliali in modelli murini di di-
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ca può propagarsi lungo le regioni cerebrali connesse tra loro. Al- verse malattie neurodegenerative, identificando somiglianze no-
cuni studi del laboratorio di Virginia Man-Yee Lee, all’Università tevoli nel modo in cui si attivano questi geni.
della Pennsylvania, hanno dimostrato che, iniettando nei cervel- Gli studi hanno osservato che, nei cervelli di topi con dan-
li di topi sani i semi di tau aggregata isolati dai cervelli di malati di ni neurodegenerativi simili a quelli della patologia da tau, la
Alzheimer, la tau dei topi si ripiegava in modo anomalo formando microglia attivava vari geni, molti dei quali codificano per protei-
i grovigli neurofibrillari. I topi che soffrivano già di patologia ami- ne che degradano i materiali indesiderati nella cellula. In queste
loide sviluppavano la tau delle placche neuritiche, la forma di pro- situazioni, le cellule della microglia aumentavano notevolmen-
teina tau che danneggia gli assoni. Quest’ultimo processo ricorda te l’espressione di una versione murina del gene APOE4. Sembra
bra proteggere il cervello. Nei topi con patologia tau, invece, la tau Alzheimer, dopo le placche e i grovigli, potrebbe rivelarsi quella
aberrante aumenta molto l’espressione di geni microgliali associa- cruciale per ridurre il terribile impatto della malattia. Q
ti alla neurodegenerazione, e APOE4 sembra infiammare ulterior-
mente il cervello. Ciò fa pensare che vi sia una forte risposta im-
PER APPROFONDIRE
munitaria della microglia alla patologia tau che si accompagna a
un maggior danno cerebrale, non a una protezione. La via da percorrere. Kosik K.S., in «Le Scienze» n. 624, agosto 2020.
Naturalmente, correlazione non è sinonimo di causa, e a quel Un cervello troppo permissivo. Kaufer D. e Friedman A., in «Le Scienze» n.
punto della nostra ricerca non era chiaro se la forte risposta im- 635, luglio 2021.
www.lescienze.it Le Scienze 39
? GIOCANO
PERCHÉ GLI ANIMALI
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di Caitlin O’Connell
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www.lescienze.it Le Scienze 41
Caitlin O’Connell si occupa di ecologia comportamentale alla Harvard Medical
School. La sua ricerca si concentra sul comportamento e sulla comunicazione degli
elefanti. Il suo ultimo libro è Wild Rituals: 10 Lessons Animals Can Teach Us about
Connection, Community, and Ourselves (Chronicle Prism, 2021).
un brontolio e uno sventolare di orecchie e la famiglia ha iniziato divertente per tutti quelli che partecipano e anche per chi guarda,
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sessione di gioco-lotta. Questi incontri sono molto diversi e van- dividui. La seconda categoria è quella del gioco locomotorio (che
no da qualche spinta leggera a incontri intensi con testate e spin- include corsa, camminata, salti e balzi), che facilita abilità motorie
© 2021 O’Connell & Rodwell
toni avanti e indietro, con le proboscidi che si attorcigliano l’una che dureranno per tutta la vita. Nelle prede, il gioco locomotorio
sull’altra e le zanne che sbattono rumorosamente. Il divertimento aiuta a mettere a punto tecniche utili per sfuggire ai predatori,
dura qualche secondo o qualche minuto per i più piccoli, mentre come il pronking dell’antilope saltatrice, che mentre corre con il
per adolescenti e giovani adulti può continuare molto più a lungo. resto della mandria fa alti balzi in aria e atterra in punti imprevedi-
Queste occasioni di gioco-lotta danno ai maschi la possibilità di bili. Negli elefanti questo tipo di gioco affina la capacità di sfuggire
mettere alla prova la loro capacità di combattere, in modo da poter ai predatori, come pure a un pretendente aggressivo o a un avver-
www.lescienze.it Le Scienze 43
sario che cerca di infliggere una ferita mortale. Di contro, i piccoli quanto ci si può divertire con un inseguimento del genere, e Liam
predatori come i cuccioli di leone usano il gioco locomotorio per cercava disperatamente di tenere il passo mentre Leo andava alla
perfezionare le proprie capacità nella caccia. Inseguire e far cade- carica e la giraffa riusciva a sfuggire per un pelo.
re gli altri cuccioli e poi mordicchiarli sulla schiena o sulla gola si- Altre due forme di gioco sono documentate solo nelle grandi
gnifica fare le prove per quelle capacità che serviranno all’animale scimmie antropomorfe, compresi gli esseri umani. La prima, il
per catturare la preda e ucciderla recidendole la spina dorsale o gioco organizzato, unisce il gioco sociale, locomotorio e con og-
soffocandola. getti. Sport come il calcio, l’hockey su prato, il lacrosse e il polo
Molte specie, compresa la nostra, si dedicano a una varietà di sono esempi di giochi tradizionali che sono stati formalizzati in
gioco locomotorio che consiste in una finta lotta, il che permette sport con regole specifiche (tra i grandi primati non umani solo gli
di mettere alla prova la propria forza in un ambiente sicuro in cui individui in cattività allevati in contesti umani fanno giochi for-
tutti conoscono le regole. Uno scontro giocoso tra elefanti è come mali). L’altro tipo di gioco esclusivo dei grandi primati è il «giocare
una partita a braccio di ferro tra due coetanei umani. Quando il a fare finta». Per esempio uno scimpanzé selvatico può portare con
gioco diventa più elaborato e determinato, dal braccio di ferro si sé un pezzo di legno facendo finta che sia un cucciolo; un bambi-
passa a qualcosa di simile alle arti marziali, che permettono a en- no umano può giocare con un giocattolo invisibile o creare una
trambi i partecipanti di allenare capacità e sviluppare soluzioni in- barriera invisibile e volere che gli adulti facciano finta di vederli.
novative che in seguito potranno aiutarli a evitare combattimen-
ti mortali. Giocare alla lotta è anche un’opportunità per testare i Non è solo divertimento
propri limiti, capire di chi ci si può fidare e imparare aspetti im- Il gioco offre un ambiente in cui sperimentare il rischio. Quan-
portanti del linguaggio del corpo. do un cucciolo di leone rinuncia deliberatamente al controllo
La terza grande categoria di gioco è il gioco con oggetti, che su parte del proprio corpo, si mette in condizione di svantaggio,
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incorpora l’uso di oggetti presenti nell’ambiente. Per un elefante dando modo agli altri di riuscire a saltargli addosso. Marc Bekoff,
Nicola Gavin/Alamy Stock Photo
può trattarsi di uno stecco o di un ramo, che l’individuo studia, dell’Università del Colorado a Boulder, e i suoi colleghi hanno ipo-
porta con sé o lancia con la proboscide. In cattività gli elefanti tizzato che il gioco aumenti la versatilità dei movimenti usati per
amano giocare con i palloni o trastullarsi con pneumatici che spo- recuperare l’equilibrio dopo averlo perso e incrementi la capacità
stano di qua e di là. In alternativa l’oggetto può essere un altro ani- del giocatore di affrontare situazioni stressanti inaspettate. L’o-
male, per esempio una zebra o una giraffa, che offre un’occasio- biettivo non è vincere, bensì migliorare le proprie capacità, a volte
ne irresistibile di inseguimento. In un caso, un giovane maschio mettendosi in condizione di svantaggio.
di quattro anni di nome Leo ha insegnato al fratello minore Liam Dopo che un cucciolo è stato buttato a terra dagli altri, si pos-
gioco, che ci fa uscire dalla nostra zona di conforto e ci costrin- Famiglie riunite
ge a provare nuove strategie. Usare movimenti, comportamenti «In arrivo da sud-est!», ho annunciato un pomeriggio durante
Manoj Shah/Getty Images
e persino parole in modo sciocco ci aiuta a pensare in modo più la stagione 2018, e dalla torre di Mushara il gruppo di ricerca sul
ampio e creativo. Che dai comportamenti sciocchi del gioco possa campo si è concentrato su quella che sembrava una linea polvero-
svilupparsi la capacità di risolvere problemi è stato dimostrato in sa di rocce grigio-rosa che si ammassavano al margine della radu-
molte specie, e perfino nei robot. Quando Hod Lipson, informati- ra. Subito è iniziata la ricerca di elementi identificativi: una zanna
co della Columbia University, ha permesso ai suoi robot dotati di mancante, un segno in fondo all’orecchio sinistro o un taglio a V in
intelligenza artificiale di giocare, potendo ballare con movimenti cima all’orecchio destro ci avrebbero permesso di identificare la
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Tra gli elefanti allo stato brado il gioco è quasi sempre un’attività di gruppo.
Spesso i più piccoli si arrampicano su fratelli e cugini o anche su parenti più anziani, se questi lo permettono.
Lucy però ha cambiato tutto. Fin dall’inizio era piuttosto estro- fronte alle situazioni, migliora la salute e favorisce la collaborazio-
versa. Forse il fatto stesso di essere nata in una famiglia molto pic- ne e l’innovazione. Con tutti questi benefici, come possiamo per-
© 2021 O’Connell & Rodwell
cola l’ha resa ancora più curiosa ed eccitata quando aveva occasio- metterci di non giocare? Q
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Illustrazione di Mark Ross
Non proprio
stelle
Le nane brune si trovano a cavallo
del confine tra stelle e pianeti, e potrebbero
aiutare a risolvere misteri su entrambi
di Katelyn Allers
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Katelyn Allers è astronoma, e la sua ricerca
riguarda soprattutto stelle di piccola massa
e nane brune. Fino a poco tempo fa era
professoressa alla Bucknell University.
Ora produce materiali di formazione digitale
per Northwest Registered Agent.
provenire dagli oggetti più fiochi e distanti fra quelli che riuscia- drogeno in elio, un processo meravigliosamente stabile che man-
mo a osservare. Una classe di oggetti che si vedono meglio nell’in- tiene le stelle alla stessa temperatura e luminosità per miliardi di
frarosso è quella delle nane brune. Nei primi anni duemila, quan- anni. Una nana bruna è invece un’aspirante stella che non raggiun-
do facevo il dottorato, questi corpi celesti erano stati scoperti da ge mai temperature o pressioni sufficientemente elevate per soste-
poco e celavano molti misteri allettanti: mi affascinavano queste nere la fusione dell’idrogeno: ha una massa non superiore all’8 per
sfere misteriose che, come classificazione, occupano una zona di cento di quella del Sole, cioè circa 80 volte la massa di Giove.
confine tra le stelle e i pianeti. Mi chiedevo dove e come si formas- Studi recenti indicano che le nane brune sono comuni quasi
sero e come fossero fatte. Le mie ricerche mi hanno fatto capire quanto le stelle e si trovano ovunque. Ne sono state trovate in vi-
atmosfera contenga quantità significative di ammoniaca, analoga- hanno rivelato che la nana bruna ha un diametro di quasi 129.000
mente a quelle che vediamo su Giove. chilometri, analogo a quello di Giove, ma è molto più densa, con
Ma, al di là di queste proprietà, ci sono ancora molte incognite una massa 70 volte maggiore.
sulle nane brune. La natura misteriosa di questi oggetti ha ispira- Quando ho iniziato il dottorato, nel 2000, conoscevamo anche
to alcune idee inverosimili. Un tempo si pensava che le nane bru- altre nane brune, ma non molte. Mi occupavo della costruzione di
ne potessero essere un deposito di materia oscura, ma questa idea strumenti a infrarossi e cercavo un argomento per la tesi di dotto-
fu presto abbandonata, quando divenne chiaro che le nane brune rato. Il mio relatore studiava come si formano le stelle, quindi ho
emettono luce (cioè non sono «oscure») e che il loro contributo al- deciso di cercare nane brune nelle regioni di formazione stellare.
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NÉ STELLE NÉ PIANETI
Una guida
alle nane brune
Onnipresenti in tutto lo spazio, le nane brune sono oggetti fiochi
e compatti che somigliano per certi aspetti alle stelle e per altri ai
pianeti. Di massa compresa fra 13 e 80 volte quella di Giove, oc-
cupano una categoria a sé. Grazie a nuove ricerche sui loro pro-
cessi di formazione, le loro atmosfere e altro capiamo meglio que-
sti strani oggetti intermedi.
Luminosità della stella (rispetto a quella del Sole)
1.000.000×
100.000×
Supergiganti
10.000×
1000×
Giganti
100×
10×
Sole
Sole
0,1× Stelle della sequenza
principale
0,01× PSO J318.5-22,
NANA BRUNA
0,001× (classe spettrale L)
Raggio: 105.000 chilometri
0,0001× Nane brune
Massa: 8,3 × la massa
Nane bianche di Giove
0,00001×
0,000001×
0,0000001×
NANA BRUNA
Questi oggetti non sono stelle, perché la loro massa non è
Monossido di carbonio gassoso (rosso) sufficiente per generare una pressione tale da innescare la fusione
Nuvole di ghiaccio d’acqua nucleare. Sono illuminate dal calore residuo dalla loro formazione e
Nuvole di sali gradualmente si attenuano e si raffreddano. Non moriranno mai, né
Nuvole di solfuri si trasformeranno in un’altra classe: diventeranno semplicemente
sempre più scure e fredde.
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Nel corso del mio lavoro per la tesi ho finito per scoprire nume- che ospitino pianeti. Sebbene non ne abbiamo mai osservati con
rose nane brune, tra cui le prime di cui si sia osservato che hanno certezza, è molto probabile che i pianeti crescano in questi dischi
una massa vicina a quelle possibili per i pianeti. All’epoca non ave- esattamente come attorno alle stelle. Si spera che nei prossimi an-
vamo idea di come si formassero questi oggetti e non sapevamo se ni avremo finalmente una scoperta confermata di mondi in orbita
ci fosse o meno una soglia di massa minima, ma cominciavamo a attorno a nane brune.
trovarne di sempre più piccole. Di recente sono state scoperte nane brune isolate con masse si-
Nel complesso il mio lavoro per la tesi ha portato alla pubbli- mili a quelle di pianeti giganti (meno di 13 volte la massa di Gio-
cazione di poco meno di una ventina di scoperte di nuove nane ve), il che ha rinnovato i dubbi sulla loro formazione. È possibile
brune, che all’epoca era un contributo significativo al numero to- che alcune di queste nane brune di massa planetaria siano emerse
tale noto. Da allora nuovi strumenti ne hanno trovate moltissime nei dischi circumstellari di stelle più massicce, cioè, in altre paro-
altre. I principali contributi sono venuti da 2 Micron All Sky Sur- le, che si siano formate proprio come i pianeti?
vey (2MASS), una ricognizione negli infrarossi effettuata nei primi Per verificare il meccanismo di formazione di quelle di massa
anni duemila, e dal Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE), planetaria, io e i miei colleghi abbiamo proposto uno studio con
un telescopio spaziale lanciato nel 2009. Il numero attuale di na- il telescopio spaziale Hubble. Poiché Hubble è in orbita, non su-
ne brune note è di circa 3000, ma ne rimangono ancora molte da bisce gli effetti della dispersione e dell’assorbimento della luce da
scoprire: secondo le stime la Via Lattea contiene tra 25 e 100 mi- parte dell’atmosfera terrestre, il che lo rende ideale per l’osserva-
liardi di nane brune. zione di sistemi binari di nane brune. Grazie a questa indagine, nel
2020 abbiamo scoperto un sistema unico di nane brune che sup-
Possibili scenari di formazione porta un meccanismo di formazione analogo a quello delle stel-
Le nane brune sono al limite inferiore del processo di formazio- le per masse planetarie. Il sistema, Oph 98 AB, è molto recente in
ne stellare per quanto riguarda la massa e quindi offrono agli astro- termini cosmici (3 milioni di anni), e i suoi due componenti han-
nomi un’occasione unica per capire meglio i passaggi fondamenta- no masse pari a 15 e 8 volte quella di Giove. Questi oggetti di mas-
li della nascita di stelle e pianeti. Le stelle si formano in complessi sa estremamente ridotta sono separati da una distanza pari a 200
di gas (principalmente idrogeno mole-
colare) e polvere, le cosiddette nubi mo-
lecolari. Se una nube molecolare ha una Il fatto che le nane brune formino
massa sufficiente, la gravità può supera-
re la pressione del gas e far collassare la dischi circumstellari lascia aperta
nube fino a formare una stella. Il collas-
so amplifica qualsiasi piccola rotazione
la possibilità allettante che ospitino pianeti
nella nube, allo stesso modo in cui i pat-
tinatori sul ghiaccio girano più veloce-
mente quando tirano in dentro le braccia. Questa rotazione del ma- volte quella tra la Terra e il Sole. Poiché Oph 98 A e B sono così
teriale della nube porta alla formazione di un disco circumstellare leggeri e così distanti tra loro, il sistema ha un’energia di legame
di materia che circonda la stella nascente e che poi diventa un cro- gravitazionale più bassa di qualsiasi sistema binario noto. Dalla
giolo per la formazione dei pianeti. debole energia di legame deduciamo che questi corpi si siano for-
Quando le nane brune vennero scoperte, gli astronomi ipotiz- mati nel loro orientamento attuale, piuttosto che formarsi altro-
zarono che la loro formazione fosse simile a quella delle stelle, ma ve e successivamente diventare una coppia, il che indica un mec-
erano perplessi su come la gravità di una massa così piccola fos- canismo di formazione simile a quello stellare. E la giovane età del
se in grado di superare la pressione del gas e avviare un collasso. sistema (sì, consideriamo 3 milioni di anni «giovane»…) ci dice che
Nello scrivere questo articolo ho riguardato alcune richieste di fi- gli oggetti di massa planetaria, a quanto pare, non impiegano più
nanziamenti e di tempo sui telescopi dell’inizio della mia carriera: tempo delle stelle per formarsi.
nella maggior parte dei casi l’obiettivo era una migliore compren-
sione del meccanismo di formazione delle nane brune. All’epoca Nuove scoperte
c’erano diverse idee in competizione: secondo alcune il processo Lo studio delle nane brune ha raggiunto una fase in cui siamo
di formazione di una stella si interrompeva prima di raggiunge- in grado di fare misurazioni più precise e porre domande più det-
re la massa finale. Forse qualche processo spostava fisicamente la tagliate che mai su questi oggetti ancora misteriosi. Tra le scoper-
nana bruna, oppure ne bruciava l’ambiente di nascita, lasciando te recenti più interessanti ci sono le più fredde tra le nane brune,
così una stella in miniatura? le cosiddette nane Y. Questi oggetti hanno temperature che van-
Altre ipotesi prevedevano una versione ridotta della formazio- no da 180 fino a –25 gradi Celsius. Sebbene non siano fredde co-
ne stellare o una versione ampliata della formazione planetaria. me Giove (–145 gradi Celsius), queste nane Y ci hanno permesso di
È un bell’esempio dell’uso di varie teorie possibili per formula- compiere il primo confronto significativo tra le nane brune e le at-
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re previsioni distinte e verificabili. Grazie alla scoperta della pre- mosfere dei pianeti giganti del sistema solare. Le nane Y sono dif-
senza diffusa dei dischi circumstellari intorno alle nane brune, al- ficili da osservare perché sono fredde e molto fioche. La luce che
la determinazione di come sono distribuite le masse stellari e le emettono è prevalentemente nella gamma degli infrarossi, a lun-
nane brune in vari ambienti e alla mappatura delle orbite delle na- ghezze d’onda da 3 a 5 micrometri, sulle quali l’atmosfera terrestre
ne brune in coppie binarie, è diventato chiaro che la maggior par- rende difficili le osservazioni.
te delle nane brune sembra formarsi come stelle in scala ridotta, Tuttavia, io e i miei colleghi abbiamo pubblicato gli spet-
ma da una massa di gas più piccola. E il fatto che le nane brune tri di varie nane Y e di abbiamo usato modelli teorici per dedur-
formino dischi circumstellari lascia aperta la possibilità allettante re la presenza di nubi di ghiaccio d’acqua, nonché una quantità
corsi introduttivi di astronomia, parliamo dei pianeti del sistema della composizione delle nubi delle nane brune polverose e addi-
solare (e, naturalmente, aggiungo anche molte informazioni sul- rittura una ricerca di sistemi planetari attorno alle nane brune. Si
le nane brune). Una delle informazioni che presento è che la lun- prospettano tempi entusiasmanti per chi come noi studia alcuni
ghezza di un giorno gioviano dipende da come la misuriamo. Se degli oggetti più trascurati del cosmo. Q
cronometriamo il movimento delle strutture visibili nella regione
equatoriale di Giove otteniamo un periodo di rotazione che è cin-
PER APPROFONDIRE
que minuti più breve di quello misurato con i segnali radio, che ne
sondano la rotazione interna. Uno studente mi ha chiesto perché La scoperta delle nane brune. Basri G., in «Le Scienze» n. 382, giugno 2000.
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Katie Peek, giornalista scientifica ed esperta nel campo
della presentazione e visualizzazione dei dati, ha conseguito
titoli universitari in astrofisica e giornalismo. Collabora
regolarmente con «Scientific American» come illustratrice.
EPIDEMIOLOGIA
L’anno in cui
l’influenza sparì
Le misure di sanità pubblica prese per rallentare la diffusione
di COVID-19 hanno praticamente sconfitto l’influenza
Da quando il nuovo coronavirus ha cominciato a diffondersi su scala globale, i casi di influenza segnalati
all’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) sia nell’emisfero settentrionale sia in quello meridionale so-
no precipitati a livelli minimi. Il motivo, ritengono gli epidemiologi, è che le misure sanitarie messe in atto
per impedire la diffusione del coronavirus – in particolare l’uso delle mascherine e il distanziamento sociale
– fermano anche l’influenza. I virus influenzali passano infatti da una persona all’altra in modo molto simile a
SARS-CoV-2, il virus che causa COVID-19, ma si trasmettono con minore efficacia.
Come già riferito a gennaio 2021 nel- Tassi settimanali di positività il vaccino in preparazione per il 2021-
la rubrica «Coordinate», la diminuzione all’influenza negli Stati Uniti 2022 nel caso in cui dovessero ripresen-
dei casi di influenza successiva all’arrivo 30% tarsi i tipici andamenti del contagio. A fi-
di COVID-19 è stata rapida e globale. Da ne febbraio 2021, come sempre, l’OMS
allora, i numeri sono rimasti molto bassi. ha pubblicato le raccomandazioni sui
«Semplicemente, l’influenza non sta cir- ceppi da usare, che però si basano su un
colando», dice Greg Poland, che da de- 20% numero di casi assai inferiore al norma-
cenni studia la malattia alla Mayo Clinic le. D’altra parte, se il virus circola di me-
di Rochester, in Minnesota. Gli Stati Uni- Tassi di positività no si riducono anche le sue possibilità di
ti hanno registrato circa 700 morti per inferiori all’1% mutare, e quindi il vaccino in arrivo po-
10%
influenza nella stagione 2020-2021. Per trebbe essere particolarmente efficace.
confronto, i Centers for Disease Control Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
2020
2018 Inizio del primo lockdown
30.000 per COVID-19 nella regione:
12 marzo 2020, Canada (Québec)
2019
Un calo senza precedenti 2017
20.000
2016 Nell’emisfero boreale, il numero di casi 2014
Nord America di influenza è minimo in estate. Ma per
Bermuda 2013 tutto l’inverno 2020, e ancora nella
Canada primavera 2021, è sempre rimasto
10.000 2012
Stati Uniti 2011 quasi a zero, saltando la consueta
2021 stagione invernale.
2010
0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
Numero di test influenzali positivi per settimana
Influenza a zero
Fonte: Flu Net/Global Influenza Surveillance and Response System
1250
bada COVID-19. Ma anche dove la gente si riuniva
normalmente, l’influenza non c’è stata. L’OMS
1000 sospetta che il lockdown precoce abbia
bloccato la circolazione del virus influenzale
dell’Organizzazione mondiale della Sanità (dati)
0
Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
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NEUROSCIENZE
La mente
che balbetta
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Lydia Denworth scrive di scienza e vive a Brooklyn, New
York. È contributing editor di «Scientific American» e il suo
libro più recente è Friendship: The Evolution, Biology, and
Extraordinary Power of Life’s Fundamental Bond (W. W.
Norton, 2020).
linguaggio, ma lo sforzo fisico e le ripercussioni emotive che spes- l’esito di un filamento guasto ma di un difetto nei circuiti elettri-
so la accompagnano hanno indotto chi la osservava ad attribuire ci della stanza, queste differenze implicano «un problema a livel-
erroneamente questo disturbo a difetti fisici della lingua o della la- lo di sistema» nel cervello, come lo definiscono i neuroscienziati.
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ringe; a problemi cognitivi; a un trauma emotivo o all’ansia; all’a- Queste scoperte neurobiologiche stanno già ispirando nuo-
ver costretto bambini mancini a diventare destrimani; o ancora, vi trattamenti. È già in sperimentazione clinica un farmaco che
quel che è peggio, a genitori non all’altezza. Gli psichiatri freudia- ha come bersaglio l’iperattività della dopamina, e altri sono in fa-
ni vedevano la balbuzie come «un conflitto sadico-orale», mentre i se di sviluppo. Diversi studi degli ultimi anni hanno rivelato be-
comportamentisti sostenevano che etichettare un bambino come nefici dalla stimolazione del cervello. E, considerata l’importanza
balbuziente avrebbe aggravato il suo problema. Ai genitori di Ree- della neuroplasticità nei bambini molto piccoli, gli specialisti oggi
ves dicevano di non richiamare l’attenzione sulla sua balbuzie; di consigliano l’opposto dell’approccio «stai a vedere senza fare nul-
aspettare, ché sarebbe scomparsa. la». «Quel che si è osservato sul cervello ci dice che è opportuno il
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se dalla competizione tra i due emisferi del cervello. «Erano sul- te da questo tratto non ricevono il messaggio loro inviato e non si
la strada giusta», commenta Maguire. Ma sarebbe stato necessa- attivano. (Anche parti di altri tratti di materia bianca, come il cor-
rio l’avvento delle sofisticate tecniche di imaging cerebrale negli po calloso che collega i due emisferi cerebrali, rivelano analoghe
anni novanta per rivelare differenze neurali nelle persone balbu- riduzioni di integrità in chi soffre di balbuzie).
zienti. Nel 1995 Maguire e i colleghi hanno pubblicato il primo stu- Dal punto di vista funzionale, le persone balbuzienti sembrano
dio al riguardo con la tomografia a emissione di positroni (PET), mostrare un deficit in un circuito cerebrale, il circuito cortico-ba-
esaminando il cervello di quattro persone balbuzienti, e hanno ri- sale-talamo-corticale, su cui si fondano anche l’integrazione udi-
ferito riduzioni dell’attività neurale nelle aree del linguaggio. Altri tiva, verbale e motoria. Come suggerisce il nome, il circuito con-
piccoli studi dei primi tempi hanno rivelato un aumento dei livelli nette alcune strutture profonde del cervello – i gangli basali, che
di dopamina nello striato, un’area essenziale nel circuito cerebra- includono lo striato e il talamo – con aree della corteccia più pros-
le della ricompensa. sime alla superficie cerebrale. «L’uso della parola è tra i compor-
Basandosi su questo genere di studi, i ricercatori hanno spe- tamenti motori umani più complessi», spiega la neuroscienzia-
rimentato farmaci antipsicotici che bloccano i recettori della ta Soo-Eun Chang, dell’Università del Michigan. «Dipende dalla
dopamina, riscontrando che queste sostanze miglioravano la flui- coordinazione al millisecondo tra i circuiti neurali e tra i musco-
dità verbale in alcune persone, ma comportavano il rischio di gra- li. Tra l’altro, questo circuito permette l’avvio fluido e tempestivo
vi effetti collaterali, come disturbi del movimento parkinsoniani. dei movimenti».
Eppure molti restavano scettici, convinti che la balbuzie non aves- Non è ancora ben chiaro come la funzione di questi circui-
se nulla a che vedere con il cervello. Quando, nei tardi anni novan- ti sia compromessa, ma anche lievi deficit potrebbero ostacolare
ta, Maguire ha proposto a un convegno scientifico la sua teoria per la produzione di un linguaggio fluente. «Tutto ci rimanda ai gan-
cui la balbuzie era un disturbo cerebrale, «sono stato quasi zittito a gli basali come centralina di comando», dice Maguire. «Se si alte-
suon di fischi e strepiti di disapprovazione», ricorda. ra qualcosa lungo quel percorso, possono insorgere i sintomi del-
Le ricerche più recenti, che usano scanner ad alta tecnologia la balbuzie».
e sofisticate tecniche di analisi dei da-
ti, hanno dimostrato che quei primi ri-
cercatori erano sulla strada giusta. In I farmaci antipsicotici che bloccano i recettori
buona parte delle persone, il linguaggio
dipende in prevalenza dall’emisfero si- della dopamina migliorano la fluidità verbale
nistro. Gli adulti balbuzienti, rispetto a in alcune persone balbuzienti, ma a rischio di gravi
quelli che non lo sono, rivelano una mi-
nore attività nelle aree dell’emisfero si- effetti collaterali, come disturbi del movimento
nistro che alimentano la produzione
verbale e un’attività maggiore nell’emi-
sfero destro. La neuroscienziata cognitiva Kate Watkins, dell’U- Differenze come quelle appena descritte potrebbero essere al-
niversità di Oxford, per esempio, ha identificato un’area nell’e- la radice della balbuzie; o forse potrebbero esserne un effetto, cioè
misfero sinistro vicina alle regioni del linguaggio, la corteccia cambiamenti compensatori del cervello che prova ad adattarsi al-
premotoria ventrale, che non si attivava quando le persone balbu- le difficoltà nel parlare. Chang sta cercando di distinguere la causa
zienti stavano parlando. dall’effetto monitorando più di 250 bambini dai tre anni in su, che
Quest’area si trova subito sopra un importante tratto di fibre vengono seguiti per almeno quattro anni. Alcuni di loro guarisco-
di materia bianca che collega le aree di controllo uditivo e di con- no dalla balbuzie, altri no.
trollo del movimento, in cui Watkins e altri ricercatori hanno sco- Nel 2017 Chang e colleghi hanno riferito che, a un confronto
perto differenze strutturali nelle persone balbuzienti. La materia con i bambini senza balbuzie, all’inizio quelli che ne sono colpiti
bianca è formata da assoni, lunghi prolungamenti dei neuroni che hanno la materia bianca meno integra nel tratto dell’emisfero si-
trasmettono gli impulsi: «È l’insieme dei cavi e dei fili che permet- nistro che connette le regioni uditive a quelle motorie. Tuttavia
tono la comunicazione», spiega Watkins. nei bambini che guariscono l’integrità della materia bianca va via
Questa comunicazione deve essere sincronizzata alla perfe- via migliorando nel tempo. L’organizzazione della materia bian-
zione. A questo scopo, gli assoni sono isolati da guaine di mieli- ca «aumentava e si normalizzava sempre più nei bambini guariti,
na, una sostanza grassa che accelera la trasmissione degli impulsi. mentre si era del tutto fermata o era addirittura regredita nei bam-
Gli assoni ben mielinizzati che compongono un tratto di materia bini persistenti», spiega Chang.
bianca di solito decorrono nella stessa direzione, come le fibre nei Negli adulti e nei bambini balbuzienti la ricercatrice ha riscon-
gambi di sedano. Ma un particolare tipo di scansione cerebrale, la trato una debolezza nel lato sinistro del cervello. Ha inoltre sco-
risonanza magnetica di diffusione, rivela che, nelle persone bal- perto un profilo di iperattività nel lato destro, che finora risul-
buzienti, gli assoni perlopiù si incrociano. ta essere più sistematico negli adulti, il che fa pensare che sia un
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Le Scienze 63
Tutto in famiglia no tutti ridotto la gravità della balbuzie, benché nessuno sia auto-
Buona parte del rischio di balbuzie è tramandata con il DNA di rizzato a questo scopo dalla Food and Drug Administration (FDA).
famiglia. Gli studi sui gemelli e sui figli adottati fanno pensare che Purtroppo questi farmaci possono causare effetti indesiderati, co-
i geni spieghino dal 42 all’85 per cento del rischio. I gemelli identi- me un aumento di peso e deficit motori. Eppure alcuni, incluso
ci condividono molti più geni dei gemelli dizigoti, e in uno studio Maguire, li assumono off label, ossia per un’indicazione diversa da
il 63 per cento dei gemelli identici erano entrambi affetti da balbu- quella autorizzata.
zie, contro il 19 per cento dei gemelli dizigoti dello stesso sesso. La Maguire dirige ora un più ampio trial clinico randomizzato del
parte restante del rischio può essere causata da fattori ambienta- farmaco ecopipam, che è allo studio anche nel trattamento della
li (infatti ci sono coppie di gemelli identici in cui uno solo è affetto sindrome di Tourette. L’ecopipam agisce su un insieme di recet-
da balbuzie), e alcuni fattori ambientali possano combinarsi con la tori della dopamina diverso rispetto ai farmaci precedenti. In un
predisposizione genetica. piccolo studio pilota, ha migliorato la fluidità verbale e la qualità
Quali siano esattamente i fattori ambientali coinvolti non lo della vita senza dare effetti collaterali significativi. Tuttavia, dif-
sappiamo. Tuttavia alcuni geni sono stati identificati grazie al la- ficilmente untrattamento farmacologico autorizzato dalla FDA
voro avviato una ventina d’anni fa da Dennis Drayna, genetista del funzionerà per tutti. «Credo che la via da seguire sarà la medici-
National Institute on Deafness and Other Communication Disor- na personalizzata, volta a svelare che cosa succede davvero in [cia-
ders. Drayna si era recato in Pakistan, dove è comune sposarsi tra scuna] persona», preconizza Maguire. «Ci stiamo rendendo conto
cugini, una pratica che può rinforzare gli effetti dei geni all’inter- che la balbuzie non ci apparirà come un unico disturbo».
no delle famiglie. «È stato facile trovare famiglie molto grandi con Anche la stimolazione cerebrale con lievi correnti elettriche
moltissimi casi di balbuzie», racconta. sembra promettente. A Oxford, Watkins ha combinato la stimola-
Nel 2010 Drayna e i colleghi hanno rilevato tre geni legati alla zione transcranica non invasiva con strategie note per migliorare
balbuzie: una mutazione in GNPTAB, un gene identificato in pre- la fluidità verbale, come indurre un gruppo di persone a leggere
cedenza come causa di una grave malattia genetica senza relazioni insieme in coro o chiedere a un individuo di parlare al ritmo di un
con la balbuzie, e mutazioni nei geni GNPTG e NAGPA. In seguito metronomo. Queste tecniche si sono dimostrate utili per migliora-
Drayna ha ricevuto on line una domanda da un uomo del Came- re temporaneamente la fluidità verbale nelle persone balbuzienti,
run che intendeva informarsi sulla prevalenza della balbuzie nel- probabilmente perché sfruttano stimoli esterni per dare inizio al-
la sua famiglia: di 71 individui che Drayna avrebbe in seguito in- la verbalizzazione. In un gruppo che aveva ricevuto il trattamento
contrato, 33 erano balbuzienti. Così il
genetista ha scoperto un quarto gene
della balbuzie, AP4E1. (Un lavoro su un L’uso della parola è tra i comportamenti motori
quinto gene è ancora in attesa di pub-
blicazione). Nel complesso questi ge- umani più complessi, dipende dalla coordinazione
ni potrebbero spiegare al massimo il al millisecondo tra i circuiti neurali e tra i muscoli,
20-25 per cento dei casi, dice Drayna.
L’elevata ricorrenza del problema nel- e anche lievi deficit possono ostacolarlo
le famiglie indica che esistono altri ge-
ni ancora da scoprire. Per individuarli,
un consorzio di 22 gruppi di ricerca, guidato da scienziati austra- combinato, Watkins ha riscontrato che la quota di parole con silla-
liani, sta conducendo un nuovo studio di associazione sull’intero be ripetute o prolungate – o con altre caratteristiche della balbu-
genoma (GWAS) di persone balbuzienti. zie – era scesa dal 12 all’8 per cento, mentre nel gruppo di control-
I geni identificati finora hanno a che fare con il traffico intracel- lo, che non aveva ricevuto la stimolazione, questa percentuale era
lulare, cioè il trasporto di molecole all’interno delle cellule. In uno rimasta invariata. Considerando la dimensione ridotta dello studio
studio del 2019 Drayna e i colleghi hanno scoperto che i topi por- e la sua breve durata (cinque giorni), anche questo piccolo effetto
tatori di una mutazione del gene GNPTAB avevano pause esagera- bastava a indicare che si era sulla strada giusta.
tamente lunghe nelle vocalizzazioni, qualcosa di simile alla balbu- Aggiungere la stimolazione cerebrale alla terapia del linguag-
zie; e hanno identificato in questi topi un’anomalia degli astrociti, gio potrebbe rinforzare l’apprendimento. «Con la stimolazione,
un tipo di cellule nervose molto abbondanti nei tratti di materia stavamo in qualche modo consolidando il processo, lo rendevamo
bianca che connettono i due emisferi cerebrali. Forse alcune mu- più efficiente», spiega Watkins. Per ora molte persone balbuzien-
tazioni nei geni lisosomiali, che contribuiscono a eliminare i pro- ti, se desiderano un trattamento, possono ottenere solo la terapia
dotti di rifiuto dalle cellule, sono il nesso tra la genetica e la neuro- del linguaggio tradizionale. In genere le tecniche adottate preve-
logia della balbuzie. dono di esercitarsi nella produzione verbale, ma anche di impara-
re a comunicare con efficacia nonostante la balbuzie. La terapia
Porre fine allo stigma del linguaggio può essere molto efficace, ma non sempre è dure-
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Che la balbuzie abbia origini genetiche non significa che sia in- vole; molti, prima o poi, hanno una ricaduta.
curabile. Le ultime ricerche suggeriscono già alcune possibilità In parte riconoscendo questi limiti e in parte grazie alla mutata
terapeutiche, e si stanno mettendo a punto trattamenti farmaco- considerazione culturale della balbuzie, negli ultimi anni l’obiet-
logici. Maguire e colleghi credono che al momento la strada più tivo della terapia è mutato: dal tentativo di eliminare la balbuzie si
promettente siano i farmaci che riducono l’attività della dopamina è passati a quello di facilitare la sua accettazione e la sua gestione.
in particolari circuiti cerebrali. Questa è esattamente la modali- «Moltissimo dipende dal modo di affrontarla», dice Yaruss. È come
tà d’azione degli antipsicotici, e Maguire ne ha sperimentati con imparare a pattinare sul ghiaccio, spiega. La prima volta che ti al-
successo tre, il risperidone, l’olanzapina e il lurasidone, che han- lacci i pattini e ti avventuri sul ghiaccio, ti sbracci scompostamen-
C C
Ci sono molte connessioni all’interno di queste aree, e fra l’una e l’altra. Nella
B
O
corteccia A , una fibra di collegamento essenziale è il fascicolo arcuato,
Gangli basali Talamo che ha difetti nelle persone balbuzienti. Altre connessioni potenzialmente
inadeguate si trovano nei gangli basali B e nella rete di collegamento tra O
C tutte le aree, ossia il loop che va dalla corteccia ai gangli basali, al talamo e di
ritorno alla corteccia (loop cortico-basale-talamo-corticale) C . O
Illustrazione di Body Scientific; fonte: Involvement of the Cortico-Basal Ganglia-Thalamocortical Loop in Developmental
te e hai la sensazione di scivolare o di cadere. Ma poi, imparando Lee Reeves, già presidente del board della National Shuttering
ad accettare quella sensazione di scivolamento, reagisci con peri- Association (l’associazione nazionale statunitense per la balbuzie)
zia crescente. «Allora puoi dire “so che cosa fare quando mi succe- e tra i primi promotori del movimento di autoaiuto delle persone
Stuttering, di Soo-Eun Chang e Frank H. Guenther, in «Frontiers in Psychology», 28 gennaio 2020
de”; quando arriva un momento di balbuzie, ti ci destreggi con più balbuzienti, la pensa esattamente allo stesso modo. La terapia del
esperienza». linguaggio in effetti ha migliorato la sua fluidità verbale, ma il fat-
Questa nuova visione delle cose è benvenuta. La cinquanta- to che il suo terapeuta fosse uno psicologo clinico che affrontava
quattrenne Catherine Moroney è fisica e ingegnere del software anche lo stress mentale del disturbo è stato decisivo per il suo suc-
al Jet Propulsion Laboratory della NASA. Da bambina, racconta, cesso. «Ho imparato a balbettare in un modo che per me fosse ac-
«quasi non riuscivo a farmi capire». La terapia del linguaggio ave- cettabile», spiega.
va migliorato di molto la sua fluidità verbale, ma solo temporanea- Né la balbuzie gli ha impedito di diventare veterinario. Tre set-
mente, perché la aveva conclusa nel mezzo di un faticoso corso di timane dopo aver visitato, da adolescente, quella clinica per ani-
laurea in fisica. Lo stress e l’ansia non causano la balbuzie, ma pos- mali, il veterinario – il dottor Peter Malnati – convocò Reeves e gli
sono peggiorarla. offrì un posto di lavoro. Reeves lavorò nella clinica per il resto del-
Moroney, la cui balbuzie oggi è moderata ma in passato è sta- le scuole superiori e durante l’università, e avrebbe avuto una car-
ta più grave, ha avuto la fortuna di trovare un capo interessato sol- riera lunga cinquant’anni come veterinario per animali di picco-
tanto alla qualità del suo lavoro, che riguarda lo studio delle nuvo- la taglia, svolta in gran parte a Plano, in Texas. Oggi i suoi giorni
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le e il loro ruolo nel sistema climatico. Oggi la studiosa assume off di frustrazione e di imbarazzo sono un ricordo lontano. «Balbetto
label l’antipsicotico olanzapina: «Agevola un po’ la vita quotidia- ancora. Ho balbettato ieri, e ho balbettato oggi», racconta Reeves.
na», dice. Ma ciò che ha davvero cambiato la vita di Moroney è sta- «Mi auguro di balbettare anche domani, perché vuol dire che sarò
to unirsi a quella che chiama «la mia famiglia balbuziente». «Può ancora vivo». Q
sembrare paradossale, ma il luogo più rumoroso e chiassoso del
mondo è una conferenza sulla balbuzie», dice ridendo. «Ce ne fos-
PER APPROFONDIRE
se uno che sta zitto! È liberatorio far parte della maggioranza, per
quei pochi giorni». Circuiti inceppati. Campagna I., in «Mind» n. 187, luglio 2020.
www.lescienze.it Le Scienze 65
SICUREZZA GLOBALE
ARMI
ESAGERATE
Per le leggi della fisica le armi ipersoniche
non possono mantenere
le ambiziose promesse fatte sul loro conto
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www.lescienze.it Le Scienze 67
ivolgendosi al Parlamento federale russo
R
David Wright è research affiliate al Laboratory for Nuclear
in televisione, nel 2018 il presidente Vladi- Security and Policy del Massachusetts Institute of
Technology. In precedenza è stato condirettore del Global
mir Putin ha annunciato un’intensificazio-
Security Program della Union of Concerned Scientists.
ne della continua corsa agli armamenti con
gli Stati Uniti, che nel 2002 si erano ritira-
ti dal trattato anti-missili balistici (o ABM, Cameron Tracy ha la carica di Global Security Fellow
da anti-ballistic missile). Avendo rinnegato alla Union of Concerned Scientists. Ingegnere e
scienziato dei materiali, conduce ricerche sulle armi
dopo decenni quell’accordo sul controllo degli armamenti, gli Sta-
ipersoniche e sulla gestione dei rifiuti nucleari.
ti Uniti avevano sviluppato e cominciato a realizzare una rete di
difesa per intercettare i missili balistici a lungo raggio, minaccian-
do la capacità di deterrenza della Russia per attacchi al suo territo-
rio. Putin aveva avvertito gli Stati Uniti che la Russia sarebbe stata
costretta a reagire a questi schieramenti ma – ha detto al pubblico
– si erano rifiutati di ascoltare. «Quindi adesso ascoltate!». Come fisici investigativi, raccogliamo per quanto possibile infor-
Putin ha dichiarato che la Russia, tra altri sistemi, stava svilup- mazioni su tecnologie nuove, in genere segrete, le analizziamo e
pando nuove armi ipersoniche: missili che volano nell’atmosfera condividiamo con il pubblico le nostre valutazioni.
coprendo lunghe distanze a più di cinque volte la velocità del suo- Secondo i nostri studi, le armi ipersoniche possono offrire van-
no, cioè oltre Mach 5. (Mach 1 è la velocità del suono a livello lo- taggi in alcuni scenari, ma non sono certo rivoluzionarie. Molte af-
cale. Le velocità tra Mach 1 e Mach 5 sono supersoniche, mentre fermazioni in merito sono esagerate o false. Eppure la percezione
quelle oltre Mach 5 sono ipersoniche.) Secondo le dichiarazioni di diffusa che le armi ipersoniche cambino le regole del gioco ha au-
Putin una di queste armi, detta Avangard, è un missile con un’ot- mentato le tensioni tra Stati Uniti, Russia e Cina, stimolando una
tima manovrabilità, in grado di planare per migliaia di chilome- nuova corsa agli armamenti e rafforzando il rischio di un conflitto.
tri dopo avere raggiunto una velocità iniziale oltre Mach 20, che
lo rende «assolutamente invulnerabile a qualsiasi sistema di difesa Progressi a singhiozzo
aereo o antimissilistico». È da quasi un secolo che gli eserciti puntano a realizzare velivo-
Accompagnato da simulazioni intimidatorie delle nuove armi li ipersonici, anche se con scarso successo. Verso la fine degli anni
che serpeggiano in tutto il mondo a velocità incredibile, l’annun- trenta l’ingegnere austriaco Eugen Sänger e la fisica tedesca Irene
cio di Putin ha contribuito ad alimentare una nuova, pericolosa Bredt progettarono il primo velivolo ipersonico, un aliante detto
corsa agli armamenti. Delle armi coinvolte in questa gara si esal- Silbervogel. Doveva essere lanciato da un razzo, volare per lo più
tano non solo la velocità, ma anche l’invisibilità e la manovrabi- nell’atmosfera e, come tutti gli alianti, restare in volo sfruttando la
lità. I missili balistici intercontinentali, che seguono un percorso portanza aerodinamica, ma i pianificatori nazisti stabilirono che
ellittico nello spazio prima di scendere verso l’obiettivo, supera- costruirlo sarebbe stato troppo difficile e costoso.
no Mach 20, ma hanno una traiettoria prevedibile per gran parte Durante la seconda guerra mondiale gli ingegneri tede-
del volo e in genere si possono manovrare solo per breve tempo, schi svilupparono i motori a razzo, che bruciano il propellen-
una volta rientrati nell’atmosfera. Le armi ipersoniche, invece, vo- te, una miscela di combustibile e ossidante chimico, per genera-
lerebbero ben all’interno dell’atmosfera per la maggior parte del re una forte emissione di energia. Nei decenni successivi i velivoli
tempo, sfruttando la portanza generata dalla corrente d’aria per sperimentali con motori a razzo batterono un record di velocità
deviare, cercando di non farsi intercettare. Mantenendosi a quo- dopo l’altro. A ottobre 1947 l’X-1, con propulsione a razzo, diventò
te così basse mentre si avvicinano, queste armi non sarebbero ri- il primo velivolo con equipaggio a rompere ufficialmente la bar-
levate dai sistemi radar di terra fino a poco prima di raggiungere il riera del suono – superando Mach 1 – e negli anni sessanta l’X-15
bersaglio, quindi sarebbe più difficile fermarle. durante i test arrivò a Mach 6,7. Le notevoli forze di accelerazione
In una valutazione successiva al discorso di Putin, alcuni uf- prodotte dai motori a razzo portavano a sollecitazioni estreme per
ficiali militari degli Stati Uniti hanno affermato che le armi iper- la fisiologia umana, quindi i velivoli con equipaggio e propulsione
soniche, in fase di sviluppo anche in Cina, avrebbero «rivoluzio- a razzo non andarono mai oltre la fase sperimentale. La tecnologia
nato la guerra». Il Pentagono, al lavoro su sistemi analoghi da una dei razzi permise però a Stati Uniti e Unione Sovietica di costruire
quindicina d’anni, ha intensificato l’impegno; l’anno scorso il Par- arsenali di missili balistici armati di testate nucleari e in grado di
lamento statunitense ha destinato 3,2 miliardi di dollari alla ricer- superare Mach 20 per andare da un continente a un altro.
ca e allo sviluppo di armi e sistemi di difesa ipersonici. Oggi Russia Ma è stata un’altra tecnologia sviluppata in quel periodo, il mo-
e Cina sostengono di avere schierato almeno un sistema di que- tore a reazione, a diventare protagonista dei trasporti militari e
Illustrazione di Brian Stauffer (pagine precedenti)
sto tipo. Gli Stati Uniti hanno sei programmi di armi ipersoniche commerciali. Questo tipo di motore, che aspira l’ossigeno atmo-
conosciuti, divisi tra aviazione, esercito e marina. Secondo i loro sferico per bruciare il combustibile in modo continuo, non por-
sostenitori, queste armi sono incredibilmente veloci e agili, oltre ta il peso aggiuntivo di un sistema ossidante. Permette trasporti su
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che virtualmente invisibili. lunghe distanze e manovrabilità senza l’accelerazione estrema dei
Non siamo d’accordo. Facciamo parte di una piccola ma viva- motori a razzo. Finora la più alta velocità registrata ufficialmen-
ce comunità di fisici e ingegneri, sparsi in tutto il mondo, che stu- te per un velivolo a reazione pilotato è di circa Mach 3: è stata rag-
diano i nuovi sistemi bellici per capirne il potenziale impatto sul- giunta dal Lockheed SR-71 Blackbird a luglio 1976. I motori a rea-
la sicurezza globale. Abbiamo una lunga tradizione, che risale ai zione alimentano anche i missili da crociera: velivoli manovrabili
partecipanti al Progetto Manhattan e agli scienziati russi come e senza pilota che possono raggiungere velocità supersoniche.
Andrej Sakharov, che hanno cercato di mitigare il pericolo porta- Nel frattempo gli alianti ipersonici hanno continuato a vola-
to al mondo dalle armi nucleari che avevano contribuito a creare. re, e a cadere. Nel 1963, dopo avere speso l’equivalente di oltre 5
Il mondo ipersonico
Prendono il nome di armi ipersoniche i veicoli armati che volano oltre missile da crociera alimentato in tutto il volo, ma i motori in grado di
cinque volte più veloci del suono (Mach 5) e su lunghe distanze, ese- spingere queste armi a velocità oltre Mach 5 sono ancora in fase di svi-
guendo manovre grazie alla portanza ricavata dall’atmosfera. I missi- luppo. L’altro tipo, che Russia e Cina sostengono di avere schierato, so-
li balistici sono accelerati da razzi ausiliari e raggiungono velocità fino no le armi boost-glide: dovrebbero essere spinte da razzi a velocità iper-
a circa Mach 20, ma non rientrano in questa categoria. Gli eserciti del soniche, per poi planare nell’atmosfera su lunghe distanze, sfruttando
mondo cercano di realizzare due tipi di armi ipersoniche. Il primo è un per le manovre la portanza della corrente d’aria.
Missile balistico
MISSILI BALISTICI
Esosfera
(600-10.000 km)
50
km
Cima della
stratosfera
www.lescienze.it Le Scienze 69
UN OSTACOLO ENORME
Manovre
Scende sul
Lancio bersaglio
Calore estremo
Illustrazione di Ben Gilliland; fonte: Supersonic Combustion in Air-Breathing Propulsion Systems for Hypersonic Flight, di J. Urzay,
ONDE D’URTO
in: «Annual Review of Fluid Mechanics», Vol. 50, gennaio 2018 (riferimento per la fisica dei flussi delle armi boost-glide).
Un oggetto che vola a oltre Mach 1, la velocità del suono,
genera un’onda d’urto, uno strato mobile di aria densa. A
velocità ipersoniche, l’onda d’urto forma con la direzione del
movimento un angolo molto stretto, che avvolge il corpo del
velivolo. La zona sottile tra il corpo e l’onda d’urto contiene aria
calda, con un’alta velocità e chimicamente instabile.
Strato limite
turbolento
(arancione)
ti. Proteggere un veicolo da questo calore intenso è uno dei pro- portare a destinazione una testata con un tempo di volo uguale o
blemi più impegnativi per gli ingegneri. minore rispetto a un’arma ipersonica nello stesso raggio.
Al tempo stesso un aliante ipersonico – come qualsiasi altro Un altro vantaggio attribuito alle armi ipersoniche è la mano-
– per restare in volo e curvare deve generare portanza, una for- vrabilità. Anche in questo caso la realtà è più complicata. Da de-
za perpendicolare alla direzione in cui si muove. (Un aliante cur- cenni gli Stati Uniti sviluppano e testano per i missili balistici i vei-
va inclinandosi o comunque creando una componente orizzonta- coli di rientro manovrabile (MaRV), cioè testate che sfruttano le
le della portanza.) Guarda caso, anche la portanza è proporzionale forze aerodinamiche per cambiare direzione mentre si avvicina-
al quadrato della velocità. Inoltre i processi aerodinamici che de- no al bersaglio, per aumentare la precisione ed eludere le difese
www.lescienze.it Le Scienze 71
antimissilie: la manovrabilità non è un’esclusiva delle armi iperso- be meno di 500 chilometri, quindi volare a simili velocità ne ri-
niche. Di solito i MaRV deviano qua e là solo verso la fine del volo: durrebbe nettamente il raggio. Si può immaginare che i missili da
non riescono a serpeggiare durante tutto il viaggio come dovreb- crociera ipersonici possano mantenere queste basse velocità su
bero poter fare gli alianti ipersonici. Ma la manovrabilità di questi distanze più lunghe. Ma proprio le velocità così basse potrebbero
ultimi è limitata dalle notevoli forze necessarie per far curvare un opporsi a un altro vantaggio essenziale attribuito alle armi iperso-
veicolo che vola a velocità così straordinarie. niche: la capacità di evitare le difese anti-missile terminali.
Per cambiare direzione un aliante ipersonico deve sfruttare la A quanto pare, Russia e Cina stanno sviluppando armi iperso-
portanza per applicare una velocità orizzontale, che a sua volta niche soprattutto per la loro capacità di eludere le difese antimis-
potrebbe essere ipersonica. Per curvare di 30 gradi, per esempio, sile degli Stati Uniti. I sistemi statunitensi come il Ground-based
un aliante che vola a Mach 15, cioè 4,5 chilometri al secondo, deve Midcourse Defense e l’Aegis SM-3 navale, destinati a difendere
generare una velocità orizzontale pari a Mach 7,5, cioè 2,3 chilo- Stati Uniti, Giappone e altri paesi, intercettano i velivoli sopra l’at-
metri al secondo. (Poiché la velocità del suono cambia in base alla mosfera e non sono in grado di affrontare armi ipersoniche in vo-
densità e all’altitudine, spesso i tecnici di volo considerano Mach 1 lo a quote più basse. Inoltre gli alianti ipersonici, se abbastanza ve-
equivalente a circa 300 metri al secondo, e noi facciamo altrettan- loci e manovrabili, potrebbero eludere le difese più a breve raggio
to.) Al tempo stesso, l’aliante deve mantenere una portanza ver- attive nell’atmosfera, come i sistemi statunitensi Patriot, SM-2 e
ticale sufficiente per restare in volo. Queste manovre possono ri- THAAD. Questi intercettori proteggono aree piccole, larghe qual-
durre sensibilmente velocità e raggio d’azione. che decina di chilometri, attorno a siti militari e navi, sfruttando la
Per generare l’ulteriore portanza necessaria a cambiare dire- portanza per curvare e intercettare le armi in arrivo. La loro effi-
zione, il veicolo potrebbe scendere a una quota più bassa e sfrut- cacia dipende dalla maggiore manovrabilità rispetto al missile che
tare la maggiore spinta da parte dell’aria più densa. Curvereb- devono colpire, e questa a sua volta dipende fortemente dalla ve-
be prima di tornare a una quota superiore, con meno resistenza locità di volo. Per esempio, gli intercettori Patriot usano razzi ausi-
aerodinamica, per riprendere il volo. La discesa a quote più bas- liari per arrivare a velocità fino a Mach 6. Probabilmente un’arma
se ridurrebbe il tempo necessario per curvare, ma aumentereb- ipersonica potrebbe essere più manovrabile di questi intercettori
be la resistenza aerodinamica sperimentata dal veicolo. Per esem- mantenendo velocità elevate, ma potrebbe diventare vulnerabile
pio, a Mach 15 un aliante come HTV-2 volerebbe a una quota di 40 volando a meno di Mach 6 circa. Così, quando un aliante ipersoni-
chilometri. Scendendo di 2,5 chilometri, per curvare di 30 gradi co diventa invisibile ai satelliti (ma forse visibile ai radar di terra),
impiegherebbe sette minuti, durante i quali traccerebbe un arco rischia quasi subito di essere intercettato.
lunghissimo, dal raggio di 4000 chilo-
metri. La resistenza aerodinamica ag-
giuntiva subita viaggiando nell’aria più Le tante esagerazioni sulle armi ipersoniche hanno
densa, anche se per un tempo così bre-
ve, ridurrebbe la velocità dell’aliante portato alla crescita della spesa per questi sistemi
di circa Mach 1,3, portandolo a perdere
450 chilometri di raggio sui 3000 che
e del rischio di conflitti tra Stati Uniti, Russia e Cina
altrimenti avrebbe potuto percorrere.
Una certa capacità di manovra a me-
tà del tragitto può essere utile, per esempio a scegliere un nuovo Inoltre la capacità di penetrare gli scudi difensivi non è un’esclu-
bersaglio, e probabilmente gli alianti potrebbero essere più mano- siva degli alianti ipersonici. Gli intercettori attivi fuori dall’atmo-
vrabili rispetto alle testate dei missili balistici. I MaRV però si pos- sfera corrono un forte rischio di essere ingannati da sistemi-esca
sono già manovrare per centinaia di chilometri durante il rientro, e altre contromisure, sviluppate e probabilmente adottate da Rus-
quindi è difficile considerare rivoluzionaria questa capacità. sia e Cina. I missili balistici a breve e medio raggio, lanciati da un
Un’altra affermazione frequente è che gli alianti, volando a velivolo, potrebbero volare a quote abbastanza basse da evitare si-
quote più basse rispetto a una testata balistica, sarebbero «pres- mili difese «eso-atmosferiche». Analogamente i missili balistici,
soché invisibili» per i sistemi di allerta precoce. Un sistema radar compresi quelli a breve e medio raggio, se equipaggiati con i MaRV
di terra può rilevare una testata a un’altitudine di 1000 chilometri potrebbero superare le difese attive all’interno dell’atmosfera gra-
da una distanza di circa 3500 chilometri, ma a causa della curva- zie a una maggiore manovrabilità.
tura terrestre potrebbe vedere un aliante in arrivo a una quota di Gli Stati Uniti hanno spostato l’attenzione dallo sviluppo di
40 chilometri solo da circa 500 chilometri di distanza. Stati Uniti alianti a lungo raggio, come HTV-2, ai sistemi ipersonici a raggio
e Russia però hanno satelliti di allerta precoce con sensori a infra- più breve, fino a poche migliaia di chilometri. Questo cambiamen-
rossi sensibili, in grado di individuare la luce intensa emessa da- to è dovuto non solo ai difetti del prototipo dell’aliante, rivelati dai
gli alianti a causa delle loro temperature estreme. La nostra anali- test, ma anche a una nuova missione: usare le armi nei «teatri di
si indica che i satelliti statunitensi attualmente in uso sarebbero in guerra» a livello locale, per penetrare nei sistemi difensivi e di-
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grado di rilevare e tracciare gli alianti in volo nell’atmosfera a gran struggerli. In termini di capacità, però, questi alianti ipersonici a
parte delle velocità comprese nella fascia ipersonica. raggio più breve sono pressoché indistinguibili dai missili balistici
Nel prossimo futuro potrebbero essere adottati alianti capaci di dotati di MaRV che volano con traiettorie depresse. La somiglian-
sfuggire ai satelliti statunitensi volando alle velocità ipersoniche za è diventata palese nel 2018, quando il Department of Defense
meno elevate, sotto Mach 6 circa. Sembra che questa preoccupa- degli Stati Uniti ha annunciato di avere scelto il progetto di un vei-
zione stia stimolando gli Stati Uniti a condurre ricerche su nuove colo ipersonico, destinato a esercito, marina e aviazione. Invece di
costellazioni di sensori satellitari. Tuttavia un veicolo boost-glide scegliere una forma a cuneo come quella di HTV-2, che aumente-
simile a HTV-2, con una velocità iniziale di Mach 5,5, percorrereb- rebbe l’efficienza aerodinamica, il Pentagono ha scelto un prece-
che questa arma avrebbe avuto un raggio più breve e meno mano- inesauribili, mentre si stanno riducendo le risorse per queste ri-
vrabilità, aggiungendo però che la tecnologia era meno rischiosa. cerche imparziali sulle loro capacità e conseguenze, creando no-
È difficile definire rivoluzionario un design che risale agli anni tevoli ostacoli per i giovani ricercatori che altrimenti potrebbero
settanta. Abbiamo l’impressione che il Pentagono sfrutti le esage- essere propensi a lavorare in questo settore. Tuttavia, crediamo
razioni sulle armi ipersoniche per aggiudicarsi finanziamenti dal che i nostri studi imparziali e informati siano essenziali, e che i de-
Parlamento, tornando per il suo sistema principale a una tecnolo- cisori politici dovrebbero tenerne conto. Il Parlamento degli Stati
gia sviluppata mezzo secolo fa. Anche se il Pentagono sta destinan- Uniti e il Pentagono devono lasciare perdere le esagerazioni e va-
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do fondi ad altri progetti, non si sta dedicando principalmente ai si- lutare con attenzione, realismo e conoscenze tecniche i potenzia-
stemi rivoluzionari annunciati. li costi e benefici delle armi ipersoniche. Se non si valutano appro-
fonditamente questi fattori, si va incontro a uno spreco di denaro
Cavalcare le onde d’urto e a un maggiore rischio su scala globale. Q
Un netto miglioramento dell’efficienza aerodinamica, se possi-
bile, ridurrebbe gli ostacoli tecnici al volo ipersonico a lungo rag-
PER APPROFONDIRE
gio. In teoria, il rapporto L/D dei veicoli ipersonici può arrivare a 6,
o anche oltre, con un design che per così dire «cavalca le onde». Si Scudo rotto. Grego L. e Wright D., in «Le Scienze» n. 613, settembre 2019.
www.lescienze.it Le Scienze 73
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La
prima
clinica
per
trans al
mondo
Oggi, in Germania,
l’Istituto
per la ricerca sessuale
avrebbe oltre cent’anni,
se non fosse stato
distrutto dai nazisti
di Brandy Schillace
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www.lescienze.it Le Scienze 75
Brandy Schillace dirige la rivista «BMJ’s Medical
Humanities» ed è autrice del recente libro
Mr. Humble and Doctor Butcher, una biografia
del neurochirurgo Robert White, che voleva
trapiantare l’anima umana.
dividuo potesse nascere con caratteristiche che non rientravano diventare un essere umano, almeno per un momento». Riconob-
nelle categorie eterosessuali o binarie e sosteneva l’idea che esi- be anche che queste persone potevano essere omosessuali oppu-
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(pagine precedenti e questa pagina)
stesse naturalmente un «terzo sesso» (o Geshlecht). Propose il ter- re eterosessuali, una caratteristica delle persone transgender che
mine «stadio sessuale intermedio» per indicare individui non con- è spesso fraintesa ancora oggi.
formi. Sotto questo cappello rientravano gli omosessuali da lui Ancora più sorprendente è forse il fatto che Hirschfeld inclu-
ritenuti «situazionali» e «costituzionali» – riconoscendo l’esisten- desse anche individui senza un genere fissato (tra cui annoverò
za di uno spettro di pratiche bisessuali – e anche quelli che defini- la scrittrice francese George Sand), in analogia con i concetti con-
va «transvestiti», o travestiti. Questo gruppo comprendeva quan- temporanei di identità non binaria e fluidità di genere. La cosa più
ti desideravano indossare i vestiti del sesso opposto e quanti «dal importante, per Hirschfeld, era che queste persone si comporta-
punto di vista del carattere» dovevano essere considerati apparte- vano «secondo la propria natura», e non contro di essa.
Un luogo sicuro
Situato in un edificio d’angolo, con ali su
ciascun lato, l’Istituto era un gioiello dell’ar-
chitettura che confondeva i confini tra spa-
zi professionali e privati. Un giornalista ri-
portò che non poteva essere un istituto
scientifico, perché era ammobiliato, son-
tuoso e «brulicante di vita». Il suo scopo di-
chiarato era di essere un luogo per «la ricer-
ca, l’insegnamento, la cura e il rifugio» che
potesse «liberare l’individuo da malattie fi-
siche, sofferenze psicologiche e privazioni
sociali». L’istituto di Hirschfeld sarebbe an-
che stato un luogo per l’istruzione. Mentre
studiava per diventare medico, lo studioso
era infatti rimasto traumatizzato dalla sce-
na di un uomo gay che aveva dovuto sfilare
https://wellcomeimages.org/indexplus/image/L0031864.html (CC BY 4.0)
Lili Elbe, paziente di Hirschfeld, in un ritratto del 1926. La storia di Elbe ha ispirato il film del nudo di fronte alla classe per essere insulta-
2015 The Danish Girl. A sinistra: Magnus Hirschfeld, direttore dell’Istituto per la ricerca sessuale, to come degenerato.
ritratto in una fotografia senza data. Hirschfeld, invece, avrebbe offerto un’e-
ducazione sessuale e servizi ambulatoriali,
Se questo modo di pensare sembra estremamente avanzato consigli sulla contraccezione e ricerche sul genere e la sessualità,
per l’epoca, è perché lo era. Era forse ancora più avanzato di quel- dal punto di vista sia antropologico sia psicologico. Lavorò inces-
lo che abbiamo noi, cent’anni dopo. Oggi i movimenti anti-trans santemente per cercare di fare abrogare il Paragrafo 175 ma, non
sono incentrati sull’idea che essere transgender sia un fenomeno riuscendoci, ottenne per i propri pazienti delle carte di identità
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nuovo e innaturale. Sull’onda di una decisione di un tribunale del da «travestiti» con valore legale, intendendo prevenirne l’arresto
Regno Unito che, nel 2020, limitava i diritti delle persone trans, per il fatto di vestirsi e vivere apertamente come il sesso opposto.
un editoriale del settimanale «The Economist» ha sostenuto che Il luogo comprendeva anche spazi per uffici occupati da attiviste
gli altri paesi avrebbero dovuto fare altrettanto, mentre un edito- femministe e una tipografia dove si stampavano riviste dedicate
riale della rivista «The Observer» ha lodato la corte per aver resi- alla riforma sessuale che sfatavano i miti sulla sessualità. «L’amore
stito a una «tendenza inquietante» per cui i bambini ricevono cu- – diceva Hirschfeld – è tanto vario quanto le persone».
re sanitarie volte all’affermazione di genere durante il percorso di L’istituto avrebbe finito per ospitare un’immensa biblioteca
transizione. sulla sessualità, messa insieme nel corso di molti anni, che com-
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Uno dei primi e più grandi roghi nazisti
distrusse la biblioteca dell’Istituto per la ricerca sessuale.
prendeva libri rari, diagrammi e protocolli per la transizione chi- Vite degne di essere vissute
rurgica da maschio a femmina (detta MtF, Male to Female). Oltre a Che già nel 1919 esistesse un simile istituto, che riconosceva la
psichiatri dedicati alla terapia, Hirschfeld aveva assunto Ludwig pluralità delle identità di genere e offriva supporto, è una sorpresa
Levy-Lenz, un ginecologo. Insieme al chirurgo Erwin Gohrbandt, per molti. Avrebbe dovuto essere la base su cui costruire un futu-
Levy-Lenz eseguiva interventi chirurgici di transizione da ma- ro più coraggioso. Ma quando l’istituto festeggiò il suo primo de-
schio a femmina chiamati Genitalumwandlung, ovvero, letteral- cennio di attività il partito nazista era già in ascesa. Nel 1932 era il
mente, «trasformazione dei genitali». Le operazioni si svolgevano maggior partito politico della Germania, e accresceva i consensi
in più stadi: castrazione, penectomia e vaginoplastica. (All’epoca grazie a un nazionalismo che aveva come bersaglio gli immigrati,
l’istituto curava soltanto donne trans; la falloplastica per la tran- i disabili e i «geneticamente inadatti». Indebolita dalla crisi econo-
sizione da femmina a maschio non sarebbe stata praticata fino al- mica e senza una maggioranza, la Repubblica di Weimar collassò.
la fine degli anni quaranta). Ai pazienti era prescritta anche una te- Adolf Hitler fu nominato Cancelliere il 30 gennaio 1933 e mi-
rapia ormonale che addolciva le caratteristiche del volto e faceva se in atto politiche per liberare la Germania dalle Lebensunwer-
crescere il seno. tes Leben, le «vite indegne di essere vissute». Quello che iniziò co-
Questi studi rivoluzionari, documentati con meticolosità, atti- me programma di sterilizzazione finì per portare allo sterminio di
rarono l’attenzione internazionale. Tuttavia il riconoscimento, e milioni di ebrei, rom, cittadini sovietici e polacchi, così come omo-
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con esso i diritti civili, non seguirono immediatamente. Dopo gli sessuali e persone trans.
interventi chirurgici, alcune donne trans faticavano a ottenere un Quando i nazisti irruppero nell’Istituto, il 6 maggio 1933, Hir-
Ullstein Bild/Getty Images
lavoro per sostenersi e, come risultato, cinque furono assunte dal- schfeld era all’estero. Giese scappò con il poco che riuscì a portare
lo stesso istituto. via. Le truppe invasero l’edificio e trasportarono fuori un busto in
In questo modo, Hirschfeld cercava di offrire uno spazio sicuro bronzo di Hirschfeld e tutti i suoi preziosi libri, che impilarono per
alle persone i cui corpi alterati differivano dal genere che era stato strada. Presto un falò torreggiante divorò oltre 20.000 volumi, al-
loro assegnato alla nascita, cosa che, talvolta, richiedeva anche di cuni dei quali molto rari, che avevano aiutato a costruire una sto-
proteggerle dalla legge. riografia delle persone non conformi.
I tre avrebbero continuato a vivere insieme come partner e colle- persone trans a Rachel Dolezal, un’attivista per i diritti civili che
ghi, nella speranza di ricostruire l’Istituto, finché la crescente mi- ha finto di essere nera, come se la transizione di genere fosse una
naccia dell’occupazione nazista nella capitale francese li costrinse sorta di falsità. Questi commenti seguono a ruota la legislazione
a fuggire a Nizza. Hirschfeld morì per un ictus nel 1935, durante il della Florida, che intende impedire agli atleti trans di partecipare
viaggio. Giese si suicidò nel 1938. Tong abbandonò le proprie spe- alle manifestazioni sportive, e una legge dell’Arkansas che nega a
ranze di aprire un istituto a Hong Kong a favore di una vita tra- bambini e adolescenti trans le cure di supporto.
scorsa all’estero nell’anonimato. Volgendo lo sguardo verso la storia dell’Istituto di Hirschfeld –
Nel tempo, le loro storie sono riaffiorate nella cultura popolare. con i suoi protocolli non solo per la chirurgia ma anche per una
Nel 2015, per esempio, l’Istituto ha assunto un ruolo cruciale nella comunità di cura favorevole ai transgender, per la sanità menta-
trama della seconda stagione della serie televisiva Transparent, e le e fisica e per il cambiamento sociale – è difficile non immagi-
una delle pazienti di Hirschfeld, Lili Elbe, è stata protagonista del nare quel che avrebbe potuto essere. Quale futuro avrebbe potu-
film The Danish Girl. È da notare che il nome del dottore non com- to essere costruito a partire da una piattaforma dove chi si trova in
pare mai nel romanzo che ha ispirato il film, e nonostante queste uno «stadio sessuale intermedio» è davvero preso in considerazio-
poche eccezioni la storia della clinica di Hirschfeld è stata radical- ne «in termini più equi»? Eppure, questi pionieri e i loro sacrifi-
mente cancellata. Così radicalmente che, sebbene il cinegiornale ci eroici aiutano a far penetrare un senso di orgoglio – e di esisten-
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dell’epoca nazista esista ancora, e le immagini della biblioteca in za di un patrimonio comune – nelle comunità LGBTQ+ di tutto il
fiamme siano spesso riprodotte, pochi sanno che sono quelle della mondo. Nel confrontarci con le odierne legislazioni oppressive, la
prima clinica per trans al mondo. Anche quell’immagine iconica è storia dell’Istituto può darci un po’ di speranza, e quella dei nazisti
stata decontestualizzata: una tragedia senza nome. decisi a eradicarla dovrebbe esserci di monito. Q
L’ideale nazista si è basato su una mascolinità bianca, cisgen-
der ed eterosessuale, mascherata da superiorità genetica. E chi
PER APPROFONDIRE
ne deviava era considerato depravato, immorale e meritevole di
un’eradicazione totale. Quello che iniziò come un progetto per Sulla base del testosterone. Huckins G., in «Le Scienze» n. 632, aprile 2021.
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SCIENZA PER IMMAGINI
Fotografare
l’invisibile
La bellezza dei piccoli mondi svelati dalla fotografia
con il microscopio elettronico a scansione
nell’affascinante racconto di due dei massimi esperti
mondiali della fotografia scientifica
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Sezione dell’organo di Corti (sotto), che si trova nella coclea, una componente dell’orecchio interno.
Le cellule ciliate esterne (in rosso) sono in alto, alla loro base ci sono le loro fibre nervose (in rosa). Attorno alle fibre
nervose ci sono le cellule di Deiters (in marrone), con funzione di sostegno. Accanto, cellule del tumore alle ovaie.
Quando e come vi siete interessati per la prima volta alla scienza e al- sviluppo della pellicola, la realizzazione di stampe e trasparenze.
la microscopia? Manfred era noto soprattutto per la microscopia ottica e la macro-
Oliver: Per me è stato un microscopio «giocattolo» che ho ricevu- fotografia estrema, comprese le macchine fotografiche di gran-
to a 12 anni di età, ho iniziato a fotografare a 14 anni e poi ho messo de formato 4” × 5”, all’istituto c’erano attrezzature ed esperien-
insieme le due cose. za. Avevamo anche contatti con l’endoscopia, i raggi X, il metodo
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Nicole: Ero insoddisfatta delle illustrazioni che vedevo nei libri Schlieren e la fotografia Kirlian.
scientifici durante i miei studi e volevo fare meglio, così ho chiesto Abbiamo frequentato un corso di base in microscopia elettro-
uno stage a Manfred Kage. nica a scansione (SEM) all’Università di Münster. E dopo ci è stato
permesso di lavorare con la SEM dell’istituto. Erano i tempi prima
Potete darci qualche informazione sulla vostra esperienza e formazione di Photoshop, quando il colore era aggiunto all’immagine SEM in
con Manfred Kage all’Institute for Scientific Photography? bianco e nero usando filtri di colore arancione, blu o verde. Oliver
Oliver e Nicole: All’istituto abbiamo iniziato nell’era pre-digitale. ha iniziato a colorare con i coloranti e poi a comporre lavori in mul-
Ci è stata insegnata la fotografia scientifica analogica, compreso lo ticolore nella camera oscura, il tutto con la chimica e la pellicola.
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Dall’alto a sinistra in
senso orario: tricomi, ovvero
escrescenze, che in questo caso
prevengono la perdita di acqua
per evaporazione su una foglia di
ulivo (Olea europaea); uncini sul
frutto della pianta Galium aparine,
conosciuta anche con il nome di
attaccamani o attacavesti proprio
per l’azione degli uncini mostrati
nella foto; la superficie di una
foglia di loto, con le strutture che
la aiutano a essere idrorepellente;
una foglia di basilico e i suoi
tricomi: quelli grigi proteggono
da danni meccanici, quelli sferici
verdi e gialli quando sono toccati
rilasciano oli eterici che sono
sgradevoli per gli insetti che
vorrebbero mangiare le foglie.
Nella città di Halle c’era una start-up che nel 1995 ha converti- campioni al SEM, il che significa fissare, disidratare ed essiccare i
to il nostro SEM analogico in digitale, con un ritorno di grandi im- campioni, nonché montare o sistemare i piccoli campioni sul por-
magini. Le prime cose che abbiamo fotografato sono state polline, ta-campioni (12 millimetri di diametro).
batteri ed erbe, tutte cose a cui avevamo facile accesso. Con que- Entrambi usiamo il microscopio SEM e lavoriamo all’imaging
ste immagini ci siamo allenati nell’imaging digitale, usando Pho- digitale circa a metà. Oliver come fotografo fa gli ultimi aggiusta-
toshop 3.0. menti alle immagini. Anche il lavoro meno amato, scrivere le dida-
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Lavorare con il mouse era laborioso. Ma quando abbiamo pre- scalie, è condiviso.
sentato le immagini alle riviste «Stern» e «Geo» sono rimasti ipno-
tizzati e hanno pubblicato articoli sulle compostiere e sulle erbe Che cosa vi ha convinto a intraprendere l’insolita carriera di microsco-
medicinali. Era il 1997, il nostro anno di svolta, quando abbiamo pisti SEM freelance?
ottenuto il pubblico riconoscimento. In effetti, è insolito. Una volta affascinati dai mondi dentro i
mondi, che cosa c’è di meglio da fare tutto il giorno! Era un rischio
Come partner come organizzate il flusso di lavoro? finanziario, così Nicole ha iniziato un lavoro part-time nel labora-
Oliver si occupa della maggior parte della preparazione dei torio di un ospedale per pagare l’affitto. Oliver aveva valutato la
possibilità di guidare un taxi di notte se il sogno non si fosse avve- Purtroppo non ci sono più molti clienti interessati a questo ti-
rato presto. Ma, come detto, con le storie di «Geo» e «Stern» ce l’ab- po di immagini. Ma nel corso degli anni ci sono stati diversi clien-
biamo fatta dopo due anni e Nicole ha potuto lasciare il suo lavo- ti dell’industria farmaceutica, chimica e medica che hanno voluto
ro al laboratorio. che componessimo i loro calendari (grandi dimensioni 27” × 20”)
Oliver non ha avuto bisogno di guidare un taxi. o immagini per la pubblicità e i rapporti annuali. Dal crollo finan-
ziario del 2008 c’è un vuoto. Copia di 234284a4dd69fd7e7def4e389ad3af71
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mo il miglior angolo di imaging e infine ci chiediamo se la «luce» è
adatta. Questa è la nostra caratteristica.
Il microscopio SEM non usa la luce per produrre un’immagine,
ma gli elettroni. Disponiamo i rivelatori in modo da imitare gli ef-
fetti della luce, facendo sembrare il campione retroilluminato op-
pure sotto i riflettori. Questo crea un ambiente di illuminazione
naturalistico e migliora gli effetti tridimensionali delle immagini
SEM. Successivamente, l’immagine originale in bianco e nero è
colorata in Photoshop. È un lavoro molto duro!
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Coordinate
Le vittime
occulte del
COVID
Molte morti in eccesso nelle
contee rurali statunitensi
non sono state registrate
come morti per COVID
I decessi ufficiali per COVID negli Stati Uniti han-
Grafica di Amanda Montañez; fonte: Calvin A. Ackley, Dielle J. Lundberg, Irma T. Elo, Samuel H. Preston
no superato i 630.000, ma il vero numero è proba-
bilmente molto più alto. Secondo uno studio non
ancora sottoposto a peer review, guidato da An-
drew Stokes dell’Università di Boston, nelle con-
tee che nel 2020 registravano un eccesso di morti
significativo, solo l’82 per cento dei decessi è sta-
to attribuito al COVID*. I divari più ampi si aveva-
no spesso nelle aree rurali, specie del sud e dell’o-
vest, e possono riflettere morti per COVID ascritte
erroneamente ad altre cause, o morti indirette per
l’impatto socioeconomico della pandemia.
L’iniziale carenza di test ha precluso la diagno-
si per molti malati, e i funzionari senza esperienza
medica possono non aver riconosciuto il COVID,
o non averlo citato per ragioni politiche, ipotizza
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Tanya Lewis
Physiologia Tenebrae
Da secoli il sonno degli esseri umani è tormentato da
creature di ogni sorta ma con caratteristiche comuni
utunno. La stagione del cambiamen- Entrambi, per esempio, sono stati associa-
Allontaniamoci ora dal mondo onirico per bolici e antropologici nella nascita di creatu-
esaminare due dei principali predatori nottur- re così complesse, presenti in tradizioni anche
ni del folklore. Lupi mannari e vampiri sono molto diverse e distanti.
piuttosto diversi – i primi sono mutaforma la Ciò non toglie che l’approccio e le cono-
cui trasformazione è associata al ciclo lunare, i scenze scientifiche possano essere potenti
secondi sono nonmorti che in genere si nutro- strumenti, quando combinati con i saperi di
no di sangue umano – ma, a livello scientifico, altre discipline, per ricostruire miti, narrazio-
sembrano avere molte cose in comune. ni e leggende che permeano l’immaginario.
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La ceretta di Occam di Beatrice Mautino
a chiamano biotech beauty ed è una per esempio, nel 2019 ha prodotto una ver-
già in uso a vari livelli e che, da un lato, cerca- li, punta a renderli comodi, dove comodo può
no di proporre le inevitabili novità che servo- significare meno impattante, meno cruento o
no al marketing per differenziarsi dalla con- semplicemente meno costoso.
correnza, ma dall’altro puntano a innovare La biotecnologa che è in me non può che
un settore proponendo soluzioni a problemi gongolare per la rimonta di un settore che è
di diversa natura, da quelli legati allo sfrutta- sempre stato visto come l’antitesi del naturale,
mento animale a quelli ambientali. ma che si sta rivelando un alleato fondamenta-
L’azienda svizzera di profumi Givaudan, le per chi tiene alla sostenibilità dei prodotti.
e usate il forno di casa di frequente l’olio di lino. Una volta che sono stati stesi sulla
che rende problematico un suo utilizzo in cu- gnata mista a un detergente acquistabile in un
cina. Si usa quindi esclusivamente a crudo. supermercato.
Quello che rende l’olio di lino inadatto al- Un suggerimento diffuso e a poco prezzo
marrakeshh/iStockphoto
la cottura lo rende però ottimo come olio sic- è quello di utilizzare come abrasivo il bicar-
cativo, ed è per questo motivo che è utilizzato bonato un po’ inumidito, ma non aggiungete
da secoli nella pittura a olio. I colori a olio so- aceto – come invece molti consigliano – per-
no pigmenti solidi – spesso di origine minera- ché neutralizzerà parte del bicarbonato to-
le – sospesi in un olio siccativo come, appunto, gliendo efficacia.
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Rudi matematici Con il ritorno in presenza, un preside ha deciso
di fare verifiche sulle competenze degli alunni
che sosterranno la maturità, premiando i migliori
Premi post-DAD
a scena che si presenta di fronte ad Alice e a Rudy è di
golarità dello spazio-tempo, allora. Ok, Doc: illustraci il problema, normalità: «Scusate… Ecco, mi sto riprendendo. Ma dovreste sa-
prima che il wormhole si chiuda riportandoci nel nostro vecchio perlo, ormai: pronunciare la parola “ripetizioni” davanti a me è co-
Illustrazione di Stefano Fabbri
IL PROBLEMA DI SETTEMBRE
Il mese scorso si chiedeva quale fosse il momento in cui un Banco aves- p(173) = 0,4994, mentre p(174) = 0,5014. Fissato così k, sia q(m) la
se la maggiore probabilità di finire in bancarotta nell’ipotesi che facesse probabilità che il Banco vada in bancarotta alla partita numero k + 2m:
una scommessa all’ora, a partire dalla mezzanotte del 1° gennaio di un si può trovare il valore di m considerando i cammini in un piano cartesia-
anno non bisestile, del valore di un centesimo, avendo una probabilità di no che abbia in ascisse il tempo e in ordinate il capitale del Banco. I pas-
vittoria di 0,501 rispetto a quella di 0,499 del giocatore. Si dimostra pri- si di tipo (+1, +1) corrispondono a vittorie del Banco, e quelli di tipo (+1,
ma che il capitale critico di partenza del banco dovrebbe essere di 1,74 -1) a perdite dello stesso. Il punto (t, 0) equivale alla Bancarotta: il pun-
euro, e quindi si trova che il momento più critico sono le 23:00 del 19 to di partenza è (0, k) e occorre quindi considerare tutti i cammini pos-
febbraio dell’anno successivo. sibili che portino a (k + 2m – 1,1): in termini ricorsivi, si dimostra che l’e-
Le probabilità del Banco sono date da p(k) = 0,499 × p(k–1) + 0,501 spressione guida è q(m + 1)/q(m)= 0,501 × 0,499 × (k + 2m –1) × (k +
× p(k+1), se messe in forma ricorsiva; con soluzione p(k) = 1 – 2m)/((k + m + 1) × (m + 1)), che trova il massimo per m = 4893, e quin-
0,499/0,501)k. Il punto cruciale è appunto k = 174, perché si vede che di k + 2m = 9960 = 24 × (365+50), equivalente al risultato annunciato.
test abbiano un qualche tipo di premio. » per ogni singolo premio, così…»
«Non basta più un bel voto?» «Così il tuo amico ha telefonato a te – commenta Rudy – e que-
«A quanto pare, no, Treccia. Insomma, alla fine il Preside e i Set- sto mi sembra il mistero maggiore: perché mai lo ha fatto?»
te Savi (che sarebbero i prof) hanno stanziato un budget (irrisorio, «Perché mi conosce bene: sa che non sono migliore di lui a ri-
per forza) e hanno deciso che premi comprare. Tutti i premi sono solvere problemi, ma sa anche che tra i miei coinquilini ho un vero
uguali, ma la maniera di attribuirli, ecco… è un po’ complicata.» mostro sacro della matematica ricreativa. Perché sorridi, adesso?
«La cosa mi consola. Stavo giusto per dire che non vedevo il Va pure a goderti la tua birra: io e il mostro sacro dotato di artigli e
problema, ma comincio a sospettare che ci stiamo arrivando.» vibrisse non abbiamo ancora finito i nostri calcoli…»
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Libri & tempo libero
utili per parlarne, ognuno dei quali cattura un elemento della real- sulla Luna. L’alternativa ci costringerebbe a ritenere irreali il tem-
tà». Il naturalismo poetico consiste nell’ammettere che, di volta in po, ma anche la navetta e la stessa Luna.
volta, ha senso scegliere un livello di descrizione della realtà adat- Dalla visione di Carroll emerge un’immagine del mondo forse
to allo scopo che ci poniamo, con l’unica preoccupazione che esso ridondante, perché «reale» non è più sinonimo di «fondamenta-
sia accurato nel suo dominio di applicabilità e compatibile con gli le» come nella logica riduzionista, ma capace di abbracciare ogni
altri, nelle porzioni di realtà in cui essi si sovrappongono. aspetto, inclusi quelli che ancora non sappiamo capire come la vi-
Da questo punto di vista «gli atomi sono reali», ma anche «i ta- ta e la coscienza, senza invocare la metafisica.
voli sono reali» e «la coscienza è senza dubbio reale». È certamente Andrea Capocci
Le notizie di ieri sono buone per incartare il pesce. È bili dell’effetto che le scelte dell’umanità hanno avuto
uno degli adagi del giornalismo figlio di un’epoca di sul pianeta. Con un approccio caustico, sulla scia del
quotidiani di carta e di un approccio «usa e getta» all’in- grande giornalista statunitense Hunter S. Thompson,
formazione che rende difficile per i fruitori comprendere Blackwell ci accompagna in posti che altrimenti rischia-
i cambiamenti sul medio e sul lungo periodo. O la man- no di essere solo nomi in un trafiletto o in un telegior-
canza di cambiamento, come si evince dalla lettura di nale. A colpire è proprio la durevolezza di queste storie
questi sette reportage usciti per la prima volta quasi die- che, al netto di qualche caso particolare, restano ancora
ci anni fa e nel frattempo diventati un classico del gior- valide. Anzi, a volte la situazione è addirittura peggiora-
nalismo ambientale. Andrew Blackwell decise di visitare ta: è il caso, per esempio, dell’Amazzonia brasiliana che
i luoghi più inquinati sulla faccia della Terra, quei luo- sotto la presidenza Bolsonaro è stata ulteriormente de-
ghi dove l’operato dell’umanità ha lasciato cicatrici pro- forestata, o dell’estrazione di carbone in Cina che non
fonde e ben evidenti, come l’Amazzonia deforestata per ha conosciuto diminuzioni nell’ultimo decennio.
fare spazio alle coltivazioni e agli allevamenti, il grande Proprio nel capitolo iniziale, quello dedicato a Cher-
vortice di plastica formatosi nell’Oceano Pacifico con i nobyl, Blackwell ci ricorda un fattore essenziale dei di- Benvenuti a Chernobyl
rifiuti che arrivano dalle coste, o il Gange che, nonostan- sastri che coinvolgono l’ambiente: sono destinati a rima- e altre avventure
te la sacralità, è diventato uno dei fiumi più contamina- nere con noi per lungo tempo, anche quando non sono nei luoghi più inquinati
ti del pianeta. più in prima pagina sui giornali. Proprio il contrario delle del mondo
L’idea di Blackwell era vedere con i propri occhi que- notizie buone per incartare il pesce che comunque, ci di Andrew Blackwell
sti luoghi che, sottolinea, nessuna guida consigliereb- ricorderebbe Blackwell, è pieno di microplastiche. Laterza,Roma- Bari, 2021,
be di visitare. Eppure sono alcuni dei segni più tangi- Marco Boscolo pp. 344 (euro 18,00)
Luca Perri, che alla saga degli Skywalker ha già dedica- scienza. Del resto, uno dei messaggi centrali del libro è
to laboratori didattici e una conferenza spettacolo por- che si ispirano a vicenda: se la fiction, infatti, attinge al-
tata in giro per l’Italia, con questo libro ci accompagna la scienza per forgiare universi fantascientifici, la fanta-
nella «galassia lontana lontana» dove si svolgono le vi- scienza indica alla scienza mille possibili strade.
cende di Guerre stellari, mettendo alla prova la nostra Guerre stellari, per esempio, ci ha proiettato in mondi
conoscenza della scienza sparsa tra film, libri e serie che solo dopo sono stati davvero scoperti, come i pia-
della saga che da generazioni influenza la nostra cultu- neti circumbinari che orbitano intorno a una coppia di
ra. La struttura del libro è particolarmente riuscita: scan- stelle (lo è Tatooine, il pianeta natale degli Skywalker)
dito in nove episodi e altrettanti quiz, risulta di lettura o i grappoli di buchi neri che Han Solo attraversa fug-
agile e piacevole e, tra fiction e realtà, è un modo per sa- gendo dal pianeta di Kessel. E ci ha fatto familiarizzare
perne di più su parsec, anni luce, esopianeti, iperspa- con tecnologie avanzatissime – dalla propulsione ionica
zio, quanto dista la galassia a noi più vicina… al braccio bionico passando per le armi laser – che han-
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L’autore, astrofisico e divulgatore, stabilisce subito un no innescato il lavoro di diversi laboratori di ricerca. Del
contatto con chi legge, mette in chiaro di essere un fan resto, come si legge nel libro, «gli esempi di tecnologie e
accanito di Guerre stellari e precisa che l’intento del li- scienza ispirate direttamente dalla fantascienza si spre-
bro non è analizzare quanto realistica sia la saga che ha cano». Perché come diceva Igor Sikorsky – che si è ispi- La scienza
esordito al cinema nel 1977 – la sospensione dell’incre- rato all’Albatross del libro Robur il Conquistatore (1886) di Guerre stellari
dulità è d’obbligo – ma scrutare con occhi attenti quel- di Jules Verne per progettare l’elicottero – «tutto ciò che di Luca Perri
lo che accade nell’universo creato da George Lucas. un uomo può immaginare, un altro può renderlo reale». Rizzoli, Milano, 2021,
Obiettivo? Riflettere sul cortocircuito tra scienza e fanta- Simona Regina pp. 304 (euro 17,00)
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Libri & tempo libero
Dopo il suo Altre menti non abbiamo più guardato il pol- sorprendenti declinazioni dell’esperienza cognitiva ani-
po nello stesso modo. Questa volta, nel nuovo libro Me- male, alla ricerca dell’origine di quei fenomeni che chia-
tazoa. Gli animali e la nascita della mente, lo storico del- miamo senzienza, consapevolezza e coscienza.
la scienza Peter Godfrey-Smith, appassionato di filosofia I corpi sono centri di sensibilità e di azione la cui inte-
e di immersioni, allarga la prospettiva a tutto il gruppo grazione, sostiene l’autore, mette in moto proprietà di-
degli animali, i metazoi del titolo. namiche di ampia scala, sempre comunque «legate a
Adottando una prospettiva di materialismo biologico un particolare tipo di base fisica e biologica». Che cosa
che vede i processi mentali come risultato manifesto accende in essi le luci dell’esperienza di un sé? Potreb-
dell’organizzazione di una serie di «attività più fonda- be non trattarsi di un interruttore on/off ma di un varia-
mentali descritte in biologia, chimica e fisica», egli rac- tore, insomma di una questione di gradi, come spesso
conta di quel mare di intelligenze che popolano la pro- accade in biologia. Tre le conclusioni sulla mente ani-
fondità delle acque, perché «la vita e la mente hanno male: «Esplorando la vita degli animali costruiremo co-
avuto inizio nell’acqua». Partendo dagli organismi ac- noscenza intorno al problema così che lo vedremo tra-
quatici nostri remoti consanguinei, l’autore si fa strada sformarsi e infine ridursi»; si prenda atto che «il mondo
nella storia della vita animale sulle terre emerse, arrivan- è più pieno, più ricco di esperienza di quanto molti ab-
do anche ai nostri parenti più prossimi. In questo per- biano ammesso»; e che quindi bisogna «estendere una
corso, mette a fuoco alcune transizioni evolutive decisi- certa considerazione a molti più animali di quanti attual- Metazoa
ve come la comparsa dei sistemi nervosi più semplici e mente la ricevano». Il libro è affascinante, corredato da di Peter Godfrey-Smith
della lateralità e simmetrie corporee, riflettendo sulle va- foto e illustrazioni, di cui otto dell’italiano Alberto Rava. Adelphi, Milano, 2021,
rie forme esistenti di percezione del sé e del mondo, le Nicla Panciera pp. 411 (euro 25,00)
Questo libro è l’esatto contrario di un instant book legato ni igieniche faceva presagire un’era in cui sarebbe stato
alla stretta attualità, perché si tratta della scrupolosa ri- più facile preservare la salute? Perché faceva più paura
costruzione di tutte le dimensioni della lotta contro una di malattie che provocavano molte più vittime? Che co-
malattia, la poliomielite; eppure leggerlo in questo perio- sa si è rivelato determinante nella lotta alla poliomielite e
do ha un impatto fortissimo. L’emergenza pandemica, che cosa ancora manca per la sua eradicazione?
con tutto il suo carico di angosce e questioni irrisolte, ha Rispondere a queste domande richiede di esaminare la
contribuito a sollecitare la riflessione su temi che, come questione da più punti vista: quello scientifico, innanzi-
il lettore potrà constatare, hanno precedenti in analoghe tutto (i poliovirus e le loro caratteristiche), ma anche il
situazioni emerse con le ondate di polio e nel corso dei piano sociologico, con le sue componenti umane, psi-
tentativi di sconfiggere questa malattia. cologiche, culturali, economiche, politiche. Con grande
L’autrice, comunicatrice della scienza con un forte inte- attenzione a tutti questi aspetti e tramite un uso scrupo-
resse per la storia della medicina, si pone di fronte all’ar- loso delle fonti (testimoniato dal ricco apparato di note,
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gomento con un approccio ampio e sistemico, allo sco- che danno conto delle possibili diverse interpretazioni
po di mettere in evidenza tutti gli elementi che hanno dei fatti), il puzzle viene pian piano ricomposto mante-
rivestito un ruolo importante nelle dinamiche illustrate. nendo un ritmo coinvolgente per il lettore. Molto inte-
Quella della poliomielite è una storia complessa e co- ressante la parte che esamina il ruolo dei mezzi di co- La malattia
stellata di paradossi. Perché, per esempio, le sue on- municazione, il loro impatto sull’opinione pubblica e le da 10 centesimi
date epidemiche sembravano essere emerse dal nul- ricadute sulla gestione del problema, che mette in evi- di Agnese Collino
la, anche se si trattava di una malattia molto antica? E denza dinamiche che l’attualità ci ha reso familiari. Codice Edizioni, Torino, 2021,
perché proprio quando il miglioramento delle condizio- Anna Rita Longo pp. 304 (euro 19,00)
dell’Università di Edimburgo, reso celebre con il Consorzio italiano biogas sulle impli- risultati solo tra un secolo.
25 anni fa dalla nascita della pecora Dolly, cazioni dell’uso del biogas e la transizione Infine, c’è da lasciarsi affascinare da
il primo mammifero clonato. energetica, e quello sulle alternative alla Embryonica, la mostra/installazione im-
Tra le «guest star», da non perdere l’in- plastica con Martha Fabbri di Altroconsu- mersiva del fotografo francese Paul Staro-
contro con Simona Stano, dell’Università mo. A proposito di assicurazioni sul futuro, sta che riprende il tema della (ri)nascita, in
di Torino e della New York University, che da non trascurare la presenza conferma- perfetta linea con quello di «nuova stagio-
esplorerà il rapporto tra cibo, alimentazio- ta di Åsmund Asdal che lavora al deposito ne» di questa edizione del festival.
ne e semiotica. Nella sezione «backstage», dei semi delle isole Svalbard e che lo scorso Marco Boscolo
www.lescienze.it Le Scienze 97
Prossimo numero
a novembre
Ritorno su Venere
di Robin George Andrews
Pericolo di fuga
di Anna Kuchment
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Incontri ravvicinati
Novità
con le formiche di fuoco,
le legionarie, le tagliafoglie.
Un libro imperdibile Davies porta il lettore
per chiunque ami la natura. a conoscere la più
radicale conquista
scientifica della
nostra epoca.
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