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Paolo Bonasoni.

Dirigente di ricerca del


T ra i problemi che caratterizzano l’ambiente di vita e di

P. Bonasoni, S. Gilardoni, P. Barbieri,


S. Moraca, G. De Gennaro, V. Infantino cur.
Consiglio Nazionale delle Ricerche dell’Isti- lavoro le molestie olfattive sono spesso sottovalutate.
tuto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima Le emissioni che causano queste molestie derivano da una
di Bologna. È il responsabile scientifico del
molteplicità di sorgenti, puntuali o diffuse, continuative
progetto «NOSE - Network for Odour Sen-
sitivity». o stagionali, che sono accompagnate da una non corretta
Stefania Gilardoni. Chimica specializzata
nello studio della composizione atmosferica
gestione del processo o da una ridotta efficienza dei siste-
mi di abbattimento. Molestie olfattive
e dei cambiamenti climatici, prima ricercatri- Questo libro accompagna il lettore attraverso i diversi Studi, metodi e strumenti
ce dell’Istituto di Scienze Polari del Consi- aspetti delle molestie olfattive grazie all’appassionato im-
glio Nazionale delle Ricerche. Partecipa alle pegno di esperti del settore, rivolto all’accrescimento delle per il controllo
attività di ricerca di NOSE. conoscenze e allo sviluppo delle soluzioni. Vengono illu-
Pierluigi Barbieri. Chimico ambientale, Di- strati metodi e strumenti utili per la caratterizzazione del-
partimento di Scienze Chimiche e Farmaceu- le emissioni odorigene, per la loro valutazione e controllo,
tiche dell’Università di Trieste. Professore as- unitamente agli aspetti legislativi ed epidemiologici, senza
sociato di valutazione del rischio chimico. dimenticare il contributo della partecipazione attiva dei
Sara Moraca. Giornalista pubblicista e co- cittadini in progetti di Citizen Science.
municatrice scientifica, collabora con «Natu- La ricerca scientifica ed il sistema dei controlli si trovano a cura di
Paolo Bonasoni, Stefania Gilardoni,
re», «Inside Climate News», «Corriere della così a collaborare fianco a fianco nello sviluppo tecnologi-
Sera», «El Pais», altre testate nazionali e in- Pierluigi Barbieri, Sara Moraca,
co e di metodi innovativi per la identificazione dei miasmi Gianluigi De Gennaro,

Molestie olfattive
ternazionali. e la individuazione delle loro sorgenti, accomunati nell’o- Vincenzo Infantino
Gianluigi de Gennaro. Chimico dell’am- biettivo di prevenire i fenomeni indesiderati e minimizza-
biente, Dipartimento di Biologia dell’Uni- re le molestie.
versità di Bari. Responsabile Scientifico del- Questo volume, per l’attenzione rivolta ai legami tra am-
la Rete di Laboratori Pubblici «VOC and
biente e salute con un occhio attento al ruolo degli attori
ODOR».
sociali, si colloca bene come terzo libro della collana Pi-
Vincenzo Infantino. Chimico dell’ambien- Greco. Clima, ambiente, salute.
te, Direttore generale dell’Agenzia Regionale
per la Prevenzione e la Protezione dell’Am-
biente, ARPA Sicilia.
PiGRECO Edizioni ETS
3 Clima, Ambiente, Salute


€ 16,00

ETS

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PiGRECO
Clima, Ambiente, Salute

La relazione tra ambiente e salute è più che un binomio, è piuttosto un


insieme di stretti rapporti a più livelli tra fenomeni che fino ad oggi sono
stati prevalentemente studiati e comunicati separatamente.
La pandemia da Covid-19 rende più drammatico e urgente lo studio delle
relazioni tra clima, ambiente, salute e affermare il diritto alla conoscenza.
Cresce la domanda di qualità dell’ambiente e della salute ma anche l’in-
soddisfazione per le risposte insufficienti e spesso inique, e così cresce
la percezione di profonda ingiustizia. Questa tensione precipita alla luce
delle conoscenze accumulate sui cambiamenti climatici e sulla compro-
missione degli ecosistemi.
La conoscenza scientifica è condizione fondamentale per dare forza alle
argomentazioni, secondo criteri condivisi di accreditamento e di revisione
critica e autocritica, e per alimentare il dibattito nella società̀ civile, attra-
verso flussi continui di comunicazione e partecipazione.
La conoscenza, come bene immateriale per eccellenza su cui si fonda lo
sviluppo della società̀ post-industriale è la base della “società democratica
della conoscenza”, cara a Pietro Greco a cui è dedicata questa collana
PiGreco. Clima, Ambiente, Salute.

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PiGRECO
Clima, Ambiente, Salute

Direzione
Fabrizio Bianchi, epidemiologo, Pisa, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR

Comitato scientifico
Roberto Bertollini, epidemiologo,
Doha, Comitato Scientifico SCHEER Commissione Europea
Andrea Cerase, docente di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi,
Roma, Università La Sapienza
Liliana Cori, comunicatrice della scienza,
Pisa, Istituto di Fisiologia Clinica del CNR
Elena Gagliasso, docente di Filosofia della Scienza
Roma, Università La Sapienza
Maurizio Alfonso Iacono, filosofo, Pisa, Università degli Studi
Giovanni Leonardi, epidemiologo ambientale, Londra,
Public Health England e London School
of Hygiene and Tropical Medicine
Gaetano Licitra, fisico sanitario, Pisa, ARPAT e Università della Calabria
Luca Masera, docente di Istituzioni di diritto penale,
Brescia, Università degli Studi
Paola Michelozzi, epidemiologa,
Roma, Dipartimento di Epidemiologia, Regione Lazio
Luigi Pellizzoni, docente di Sociologia dell’ambiente,
Pisa, Università degli Studi
Mario Sprovieri, biogeochimico, Palermo, Istituto per lo studio
degli Impatti antropici e Sostenibilità in ambiente marino del CNR
Valeria Termini, docente di economia, energia, sviluppo sostenibile,
Roma, UniRoma3

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Molestie olfattive
Studi, metodi e strumenti per il controllo

a cura di
Paolo Bonasoni, Stefania Gilardoni, Pierluigi Barbieri,
Sara Moraca, Gianluigi De Gennaro, Vincenzo Infantino

Edizioni ETS

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© Copyright 2022
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Palazzo Roncioni - Lungarno Mediceo, 16, I-56127 Pisa
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Distribuzione
Messaggerie Libri SPA
Sede legale: via G. Verdi 8 - 20090 Assago (MI)

Promozione
PDE PROMOZIONE SRL
via Zago 2/2 - 40128 Bologna

ISBN 978-884676265-8

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Prefazione
Maria Chiara Carrozza
Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche

T ra la metà del 1500 e del 1600 Lodovico Settala, illustre medico


milanese già citato nei Promessi Sposi da Alessandro Manzoni, ac-
costava le malattie, compresa una alterazione degli umori del corpo,
alle molestie olfattive dell’aria e dell’acqua. Si recitava infatti che i tanto
temuti miasmi emanati dalle sostanze organiche in decomposizione o
dai cibi avariati erano composti di particelle che diffondendosi nell’aria
erano capaci di infettare uomini e animali. Di questo problema parlava
persino Ippocrate, nel Corpus Hippocraticum, nel quale rileva che il
medico deve considerare l’ambiente di vita del paziente, come suppor-
to alla diagnosi di malattia respiratoria. L’olfatto, quindi, e con esso la
possibilità di avvertire la presenza di miasmi, dal punto di vista evoluti-
vo è uno dei sensi più antichi, un senso primordiale sia per l’uomo che
per gli animali. Esso consente di “identificare” cibo, compagni e preda-
tori e fornisce sia sensazioni piacevoli, avvertendo l’odore di un buon
profumo, sia avvertimenti di pericolo, ad esempio avvertendo il catti-
vo odore di cibo avariato o di esalazioni chimiche. Quasi cinquecento
anni dopo, nel 2004, la coppia di ricercatori statunitensi Richard Axel
e Linda Buck riceveva il premio Nobel per la Medicina per la scoperta
dei recettori olfattivi e i progressi conseguiti nello studio dell’organiz-
zazione del sistema olfattivo. Questo sistema permette l’attivazione di
una serie di recettori olfattivi, aiutandoci a percepire le diverse mo-
lecole odorifere del pane appena sfornato oppure di una fragolina di
montagna appena raccolta. Per questo motivo uno specifico odore può
risvegliare preziose emozioni più o meno datate, oppure può sollecitare
ricordi negativi di cattivi odori avvertiti in passato e che difficilmente
ci abbandoneranno.
Parlare di cattivi odori e quindi di molestie olfattive ai nostri giorni,
significa considerare una problematica estremamente complessa, dove

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6 Molestie olfattive

grande è la varietà di sorgenti attive nell’immettere in atmosfera ed in


acqua sostanze odorigene e nocive per l’uomo e l’ambiente. La rivolu-
zione industriale con il fiorire di grandi poli produttivi e di imprese, e
il concentrarsi della popolazione in agglomerati urbani, hanno favorito
le emissioni in atmosfera di sostanze derivanti da processi di vario tipo,
da quelle per la raffinazione del petrolio, al trattamento dei rifiuti, alla
purificazione di acque reflue, solo per farne un piccolo esempio. Tra
queste emissioni, vi sono quelle che i cittadini percepiscono come in-
quinamento da odori, e che possono causare disturbi olfattivi e rischi
ambientali all’interno delle comunità circostanti.
Proprio le sollecitazioni dei cittadini hanno indotto il CNR a ideare il
progetto NOSE – Network for Odour SEnsitivity, gemmato nell’ambi-
to del progetto CISAS, che ha portato l’attenzione su ambiente e salute
in alcuni Siti di Interesse Nazionale, siti particolarmente contaminati
del sud Italia. Tra questi spiccano le AERCA - Aree ad Elevato Rischio
Ambientale di Siracusa (caratterizzata dal più grande complesso petrol-
chimico d’Europa) e Milazzo a cui il progetto NOSE si è dedicato, gra-
zie alla grande collaborazione con ARPA Sicilia. Da questo progetto, il
passo per dare vita al presente volume è stato veramente breve, grazie
all’adesione di esperti e specialisti del settore provenienti da Università,
Agenzie per la Protezione dell’Ambiente, Istituto Superiore di Sanità,
enti e ditte private, e CNR. Questo ha permesso di realizzare un volume
unico nel suo genere dove il mondo della ricerca e quello dei controlli
si sono uniti per presentare lo stato dell’arte di quanto viene svolto in
questo campo.
Il richiamo all’impegno nazionale ed internazionale in questa diffici-
le tematica introduce il volume agli aspetti legati alla legislazione italia-
na ed europea sulle emissioni odorigene. Sebbene notevoli siano questi
sforzi, rimangono ancora da adottare specifiche regole che, ad esempio,
fissino i valori limite delle concentrazioni di alcuni importanti compo-
sti odorigeni, usualmente monitorati in continuo dalle ARPA, quali gli
idrocarburi non metanici, l’idrogeno solforato ed il benzene, quest’ulti-
mo annoverato come un importante composto cancerogeno secondo lo
IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Poiché molte
di queste emissioni odorigene sono di natura industriale o derivano dal
trattamento dei rifiuti, anche industriali, risulta importante l’adozione
da parte degli impianti delle migliori tecniche disponibili (BAT) per
contenere il carico delle emissioni, convogliate o diffuse che siano.
Tenendo presente i numerosi cittadini che vivono e sono spesso

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Prefazione 7

soggetti nel contesto quotidiano al fastidio olfattivo, il volume pone


attenzione anche nel descrivere gli effetti tossicologici sulla salute
umana e gli aspetti psicologici connessi alla percezione delle emissioni
odorigene, che può tenere conto di corrette valutazioni solo grazie al
coinvolgimento diretto della popolazione. Questo aspetto permette di
introdurre l’esperienza Citizen science, che riconosce ai cittadini l’im-
primatur per avviare percorsi che da denuncia si trasformano in pieno
supporto alle attività di ricerca scientifica e di controllo ambientale, su
cui gli autori del volume hanno basato la propria attività.
I sistemi strumentali, le metodologie e le tecniche di campionamen-
to delle sostanze odorigene, così come l’ambito applicativo del loro
monitoraggio, introducono i sofisticati sistemi di osservazione descritti
nel volume. Tra questi nuovi sistemi, recentemente si pone l’attenzio-
ne anche su sistemi IOMS - Instrumental Odour Monitoring Systems,
sistemi strumentali per il monitoraggio degli odori, in grado di gene-
rare segnali la cui entità è correlata alla percezione olfattiva umana a
seguito di un’elaborazione del segnale, che può richiedere un processo
di cosiddetto “addestramento” del sistema stesso. Nell’ambito dei si-
stemi multisensore, è incluso il Naso elettronico, definito come e-nose,
e sviluppato per riprodurre la percezione dell’odore tipica del sistema
olfattivo umano, permettendo un monitoraggio ad alta frequenza dei
fenomeni di molestia olfattiva.
Uno degli aspetti di rilievo nel trattamento dei miasmi olfattivi, ri-
guarda le procedure di analisi e standardizzazione per la determina-
zione quantitativa dell’odore, che allo stato attuale vede attiva l’olfat-
tometria dinamica con lo standard Europeo EN 13725. È comunque
importante integrare questo processo con la caratterizzazione chimica
delle molecole odorigene, che avviene mediante tecniche analitiche e
senso-strumentali. Alcune molecole responsabili delle molestie olfat-
tive possono inoltre contribuire al riscaldamento climatico; questo
succede quando, ad esempio, precursori dell’ozono troposferico, come
gli idrocarburi non-metanici, danno vita ad elevate concentrazioni di
ozono, considerato uno Short Live Climate Forcer, cioè un composto
climalterante a vita breve. Ciò conferma che inquinamento atmosferico
e clima sono due facce della stessa medaglia e che combattendo compo-
sti inquinanti ne ha beneficio anche il clima, e viceversa.
Ovviamente uno dei punti focali nel problema delle emissioni odo-
rigene consiste nell’individuazione delle sorgenti emissive che conten-
gono gli inquinanti che danno luogo ai miasmi. In questo contesto, per

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8 Molestie olfattive

il tracciamento delle sorgenti diventa fondamentale il contributo di una


cittadinanza attiva nelle segnalazioni, come si legge nei casi illustrati in
Puglia, nelle Marche ed in Sicilia. Queste segnalazioni, che in passato
avvenivano via telefono o fax, ora trovano un grande aiuto nel mondo
digitale e nelle web-app che permettono di segnalare con un normale
cellulare l’ora ed il luogo georeferenziato in cui si percepisce il cat-
tivo odore. A questo punto il contributo della ricerca diviene palese
poiché introduce la modellistica meteo-dispersiva per caratterizzare le
molestie olfattive: essa è in grado di definire con buona probabilità il
tracciamento a ritroso della massa d’aria odorigena facendo presuppor-
re che su quel percorso possa trovarsi la sorgente emissiva origine dei
miasmi. Tra i sistemi evoluti descritti nel volume per il tracciamento
delle sorgenti odorigene, particolare attenzione viene data a NOSE ed
ai territori dove ARPA Sicilia è particolarmente attiva, come Siracusa
e Milazzo, dove il progetto CISAS è stato particolarmente attivo, oltre
alla macroarea di Catania.
In questo contesto, come riportato dall’European Network for Envi-
ronmental Citizenship del 2018, e richiamato a conclusione del volume,
importante è sottolineare il concetto di cittadinanza ambientale definita
come “comportamento responsabile rispettoso dell’ambiente dei cittadini
che agiscono e partecipano alla società come agenti di cambiamento nella
sfera privata e pubblica, su scala locale, nazionale e globale, attraverso
azioni individuali e collettive, nella direzione di risolvere problemi am-
bientali, prevenendo la creazione di nuovi problemi ambientali, raggiun-
gendo la sostenibilità e sviluppando un sano rapporto con la natura”.

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Capitolo 1
Introduzione alle molestie olfattive
Gianluigi de Gennaro1, Alessia Di Gilio1,
Stefania Petraccone 2

Introduzione

Prima di definire cosa siano le ‘molestie olfattive’, iniziamo con il


definire “l’odore”. Con il termine “odore” ci si riferisce alla sensazione
generata dall’interazione di alcuni composti chimici presenti nell’aria
con i recettori del sistema olfattivo.
La struttura delle molecole delle sostanze odorose presenti nell’aria
è estremamente varia; inoltre, lo stesso tipo di odore può essere emana-
to da sostanze chimicamente molto diverse; e, ancora, una sostanza può
avere odori diversi a seconda di quanto è concentrata (Focus 2002).
L’odore dell’aria è ampiamente riconosciuto come un parametro
ambientale essenziale nel determinare la qualità della vita e, conseguen-
temente, riflette effetti significativi su molteplici attività economiche
quali ad esempio, il turismo, la gestione del ciclo dei rifiuti, ecc. (SNPA
2018). “Il tipo di informazione portata dagli stimoli olfattivi”, l’odore
appunto, non corrisponde ad una definita grandezza fisica (come la
lunghezza d’onda per la vista o la frequenza dell’oscillazione di pressio-
ne per l’udito); l’odore non coincide con l’odorante che lo produce, né
d’altronde è una caratteristica intrinseca delle molecole, ma corrispon-
de piuttosto alla sensazione che la sostanza provoca dopo essere stata
interpretata dal sistema olfattivo. È, quindi, il risultato della combina-
zione di molteplici fattori, alcuni legati alle proprietà chimiche delle
molecole, altri relativi agli effetti psico-fisici che esse producono quan-

1 Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Dipartimento di Biologia


2 Università degli Studi di Bari Aldo Moro – Centro di Eccellenza Innovazio-
ne e Creatività

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10 Molestie olfattive

do vengono rilevate dall’olfatto, altri ancora più strettamente legati alla


sfera soggettiva dell’individuo. “La percezione di un odore” può essere
descritta come gradevole o sgradevole, producendo, in entrambi i casi,
reazioni immediate. Un “odore sgradevole”, poiché spesso associato
ad una situazione nociva o di pericolo, può attivare un meccanismo
di protezione e difesa mentre, al contrario, un “odore gradevole” può
generare un opposto meccanismo di attrazione ed avvicinamento.
Tali reazioni, come noto, possono variare da individuo a individuo
anche in considerazione dell’esistenza di componenti soggettive legate
a fattori esperienziali e cognitivo-psicologici (SNPA 2018). “La perce-
zione sensoriale delle sostanze odorose” può essere descritta mediante
le caratteristiche di percettibilità; frequenza; intensità; tono edonico;
qualità; natura chimico-fisica delle sostanze. Pertanto, alla definizione
di molestia olfattiva concorrono tutti questi fattori relazionati tra loro
e che, in letteratura, vengono riassunti tramite l’impiego del parametro
denominato FIDOL, Frequency, Intensity, Duration, Offensiveness,
Location. Essi riepilogano il contributo dei fattori sopra citati, quali:
“Frequenza”: numero di volte in cui un odore è rilevato in un inter-
vallo di tempo; “Intensità”: grandezza della sensazione generata da un
odore; “Durata”: intervallo di tempo in cui un individuo è esposto ad
un odore; “Offensività o tono edonico”: grado di sgradevolezza o di
gradevolezza di un odore; “Locazione” – posizione: tipologia di uso del
suolo e natura delle attività umane (abitazioni, scuole, ospedali, locali
commerciali – ristoranti, uffici, negozi – e spazi ricreativi all’aperto)
presenti in prossimità della fonte di odore. Quest’ultimo fattore richie-
de maggiore attenzione dato che si riferisce a recettori umani “sensi-
bili” che spesso si ritrovano localizzati nelle vicinanze della sorgente
odorigena (SNPA 2018).
Il disturbo, quindi, fa riferimento al complesso delle reazioni umane
che si verificano in seguito ad un’esposizione immediata ad un fattore
di stress ambientale (odore) che porta ad una valutazione cognitiva ne-
gativa. Il termine ‘molestia olfattiva’ è l’effetto cumulativo prodotto da
ripetuti eventi di disturbo in un lungo periodo di tempo, che genera
un comportamento modificato o alterato nel recettore sensibile. Infatti,
l’inserimento in una realtà locale di un impianto industriale e l’accetta-
zione da parte della popolazione è quasi sempre condizionata, oltre che
dagli impatti ambientali, legati alle emissioni inquinanti anche, in ma-
niera sempre crescente, dall’impatto olfattivo molesto spesso associato
a tali installazioni (SNPA 2018).

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Introduzione alle molestie olfattive 11

Negli ultimi anni, l’insediamento di impianti in grado di rilasciare


miasmi olfattivi in zone che estendono sempre più la propria urbaniz-
zazione, ha comportato il moltiplicarsi del rilascio di sostanze odorose
moleste, generando una crescente preoccupazione per quello che viene
definito “inquinamento olfattivo” caratterizzato spesso dall’imprevedi-
bilità del disturbo, dalla presenza continuativa nel tempo e dall’impos-
sibilità di difendersi da esso, tanto da generare nell’opinione pubbli-
ca tensione e stati d’ansia, disagi e conseguenti proteste dovute anche
ad una maggiore attenzione verso le tematiche riguardanti la tutela
dell’ambiente e della salute umana (Sprovieri et al. 2021).

Le sostanze odorigene: classi, origini e proprietà

Il meccanismo d’azione attraverso il quale una specie chimica provo-


ca una sollecitazione a livello dei ricettori nasali con produzione di uno
stimolo che il cervello riconosce come odore, non è ancora ben noto.
Le due ipotesi più accreditate prevedono un’interazione di tipo fisico o
chimico tra la molecola odorigena e l’epitelio olfattivo. Nel primo caso,
infatti, la struttura chimica della molecola influenza la lunghezza d’on-
da delle radiazioni, prodotte dai moti di tipo oscillatorio, rotazionale
e vibrazionale, che interagiscono diversamente con le strutture dell’e-
pitelio olfattivo. Nel secondo caso, invece, la percezione di un odore
dipende dalla diversa e specifica interazione del tipo «chiave-serratura»
che ciascuna molecola, in funzione della propria struttura chimica, ha
con l’epitelio olfattivo ed in particolare con i ricettori presenti in esso.
I principali parametri molecolari che influiscono sull’odore di una
sostanza sono: la dimensione, la forma, la presenza e la posizione di
gruppi funzionali (specifiche strutture chimiche di cui si compone la
molecola) (Czerny et al. 2011, Sell 2006). La sostanza osmogena per
esser tale deve avere dimensione inferiore a 300 g/mole o 20 atomi,
cioè deve essere volatile. Infatti, molecole caratterizzate da un elevato
peso molecolare sono poco volatili e non interagiscono facilmente con
i ricettori. Inoltre, la natura e soprattutto la posizione del gruppo fun-
zionale nella molecola influenzano la possibile interazione molecola-
ricettore e di conseguenza le proprietà osmogene della molecola stessa.
La tipologia di odore non è legata ad una sola di queste variabili ma
all’insieme delle caratteristiche strutturali di ciascuna molecola. Infatti,
molecole non molto diverse da un punto di vista strutturale, come ad

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12 Molestie olfattive

esempio l’etil-tiocianato e l’etil-isotiocianato, determinano odori molto


differenti come l’odore di cipolle nel primo caso oppure l’odore di mo-
starda nel secondo.
Molecole osmogene apparentemente molto simili strutturalmente
possono avere una diversa soglia olfattiva o odor threshold (OT) in fun-
zione di proprietà che possono influenzarne la percettibilità; tra queste
proprietà troviamo, ad esempio, la loro solubilità nella mucosa nasale,
la tensione di vapore indice della loro volatilità e l’adsorbibilità ovvero
la capacità di legarsi alle cilia e ricettori dell’epitelio nasale. Ad ogni
modo, sebbene i composti odorosi riscontrabili nell’ambiente possano
essere raggruppati in cinque macro-famiglie, ovvero composti azotati,
solforati, non saturi, ossigenati e alogenati, le principali classi di com-
posti caratterizzati da un odore sono i composti solforati, gli acidi grassi
volatili (appartenenti alla famiglia dei composti ossigenati), le ammine
(composti azotati) e i terpeni (composti non saturi).
I composti solforati ridotti inorganici, tra cui l’acido solfidrico (H2S),
sono i composti odorosi prodotti principalmente in condizioni anaero-
biche dalla scissione mediata da batteri anaerobi (ad esempio Escheri-
chia Coli) di aminoacidi solforati come metionina e cisteina. È possibile
che composti solforati siano ritrovati anche in processi tipicamente ae-
robici quali, ad esempio, quelli di compostaggio come prodotto di re-
azioni che avvengono in “sacche” anaerobiche formatesi nei cumuli di
materiale organico compattato e stoccato da più giorni. I composti sol-
forati organici odorosi invece, sono dimetil-solfuro, dimetil-disolfuro,
dimetil-trisolfuro, metantiolo ed etantiolo. Il metantiolo è un potente
odorante, molto instabile, prodotto dalla degradazione in condizioni
aerobiche della metionina che però subisce una rapida ossidazione a
dimetil-disolfuro. Allo stesso modo i mercaptani si riscontrano nelle
emissioni solo in condizioni anaerobiche spinte di processo; altrimenti
vengono ossidati molto facilmente a dimetil-disolfuro. Gli acidi grassi
a catena corta (C2-C6) come l’acetico, il butirrico e l’esanoico hanno
una soglia olfattiva molto bassa, dell’ordine di qualche ppb, con un
tipico odore di rancido. Essi sono intermedi metabolici derivanti dalla
incompleta ossidazione dei lipidi ad anidride carbonica (CO2) in con-
dizioni di carenza di ossigeno. Al contrario, in condizioni aerobiche essi
vengono rapidamente metabolizzati e, pertanto, raramente si ritrovano
in uscita da impianti di abbattimento come biofiltri o scrubbers. Le
ammine e l’ammoniaca sono un altro gruppo di composti maleodoran-
ti che risultano dalla scissione mediata da batteri in condizioni anae-

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Introduzione alle molestie olfattive 13

robiche degli amminoacidi. Tra i terpeni si annoverano il limonene e


l’alpha-pinene, rilasciati principalmente dagli oli essenziali contenuti
nelle ligneo-cellulose e nei tessuti stessi dei vegetali. L’isoprene, infine,
precursore di tutti i terpeni nel mondo animale, è un prodotto endoge-
no del metabolismo umano la cui biosintesi deriva principalmente dalla
via dell’acido mevalonico (APAT 2003).

Le sorgenti delle emissioni odorigene

In campo ambientale sono state riscontrate alcune relazioni tra


la struttura chimica dei composti odorigeni e le sorgenti emissive.
Più specificamente, è stato verificato un legame tra impianti di com-
postaggio e composti attivi sia azotati che solforati (Shen et al. 2012,
D’Imporzano et al. 2008); tra discariche e composti come limonene e
l’alfa-pinene (Giungato et al. 2016); tra gli impianti di raffinazione del
petrolio e i mercaptani, il disolfuro di carbonio, la trimetilammina, l’a-
cido solfidrico, il dimetil solfuro (DMS), il dimetil disolfuro (DMDS) e
gli idrocarburi non metanici (NMHC non methane hydrocarbons); e tra
gli allevamenti intensivi e l’acetone, gli acidi valerico e iso-valerico, l’n-
butil aldeide e l’acido acetico (Fang et al. 2012, Giungato et al. 2018).
Gli impianti in grado di generare emissioni odorigene sono estre-
mamente eterogenei e tra questi i principali sono considerati quelli di
trattamento di acque reflue, gli allevamenti intensivi, l’industria della
raffinazione del petrolio, gli impianti di trattamento dei rifiuti e le di-
scariche.
La produzione di odori molesti negli impianti di trattamento dei reflui
è quasi sempre da imputarsi a condizioni di anossia/anaerobiosi nelle
fasi di trattamento; questo si verifica nei punti di raccolta e stoccaggio
di materiali a forte carico organico (grigliatura, pozzetti di estrazione
dei fanghi), nelle fasi caratterizzate da tempi di permanenza prolunga-
ti (ispessitori di fanghi freschi, digestori) e nelle unità di processo nelle
quali sono facilitati i fenomeni di volatilizzazione (pre-aerazione, disidra-
tazione e trattamenti termici dei fanghi). Ad esempio, collettori troppo
lunghi determinanti altrettanto lunghi tempi di percorrenza e scarsi tassi
di aerazione del refluo e le operazioni di scarico/carico delle autobotti,
possono determinare rilascio in aria ambiente di Composti Organici Vo-
latili (COV), acido solfidrico (H2S), ammoniaca (NH3) ed altri composti
derivanti dalla degradazione anossica o anaerobica. In aggiunta, l’utilizzo

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14 Molestie olfattive

di sistemi come le coclee (sistemi per sollevare liquidi o materiale granu-


lato) con elevata turbolenza e le fasi di grigliatura, dissabbiatura, sedi-
mentazione primaria ed ispessimento dei fanghi, che prevedono il tratta-
mento di un refluo/fango non ancora stabilizzato, possono determinare
elevate emissioni di COV. Sebbene per impianti correttamente funzio-
nanti le emissioni odorigene dovrebbero essere ridotte in corrisponden-
za delle vasche di fanghi attivi (trattamento secondario), esse non sono
completamente trascurabili in quanto in tale fase del processo ha luogo la
rimozione biologica dell’azoto con rilascio di protossido di azoto (N2O).
Allo stesso modo, se un impianto non dispone di un adeguato sistema
di raccolta e convogliamento del biogas prodotto, è possibile che in cor-
rispondenza del processo di digestione anaerobica del fango si abbiano
emissioni incontrollate di metano (CH4), NH3 e H2S.
In secondo luogo, in corrispondenza di impianti di allevamento in-
tensivo, l’emissione di sostanze odorigene avviene indistintamente du-
rante tutte le fasi connesse alle attività di produzione e la complessa
miscela di composti odorigeni emessi può variare a seconda della ti-
pologia di animali. In particolare, i composti odorigeni principalmente
emessi sono composti dello zolfo (ad es. H2S, mercaptani), composti
indolici e fenolici, acidi grassi volatili (ad es. acido acetico, acido n-
butirrico), ammoniaca e ammine volatili, ovvero tutti quei composti
prodotti principalmente dalla decomposizione microbica dei mangimi
(proteine e carboidrati fermentabili) nel tratto intestinale degli animali
e dalla degradazione microbica di composti urinari e fecali nel letame
in condizioni anaerobiche.
Nell’industria della raffinazione del greggio, invece, le principali
sorgenti di odore sono: i serbatoi per lo stoccaggio di grezzi acidi, l’u-
nità produttiva dei bitumi, i reflui liquidi del desalter, le aste fognarie,
l’unità di flottazione ad aria (Dissolved Air Floatation DAF), gli specifi-
ci sistemi di separazione, la vasca biologica dell’impianto di trattamento
reflui di raffineria e i processi di sfiaccolamento delle torce con bassa ef-
ficienza di combustione. Le emissioni odorigene da esse prodotte sono
caratterizzate prevalentemente da composti solforati (acido solfidrico,
mercaptani, solfuri, disolfuri), composti azotati (ammoniaca, ammine),
acetilene, acetone, etanolo ed idrocarburi aromatici (Benzene, Tolue-
ne, Etilbenzene e Xileni) e alifatici (Propano, Esano, Eptano, Pentano,
Butano, Ottano, iso-Pentano; Etilene, 1-Butene, Propene, 1-Pentene,
trans-2-Pentene, 2-Metil-1,3-Butadiene, 2-Metil-Dicloroetilene e 1-Ot-
tene) (Jafarinejad 2016).

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Introduzione alle molestie olfattive 15

Infine, le emissioni di sostanze odorigene in corrispondenza di di-


scariche sono dovute principalmente alla produzione di gas a seguito
della degradazione della materia organica in condizioni di anaerobio-
si ma anche dal rilascio di gas di discarica da aree non coperte, dalla
presenza di rifiuto fresco, dal trattamento e stoccaggio del percolato e
dai gas incombusti da motori e torce. La composizione delle emissioni
odorigene prodotte è influenzata dalla tipologia di rifiuto ricevuto in
discarica e dalla fase del processo di degradazione del rifiuto stesso
ovvero dall’età dell’area della discarica da cui le emissioni derivano.
Rispetto al biogas le emissioni da discarica sono caratterizzate da un
minor contenuto di composti solforosi e da tracce di composti quali
limonene e pinene.

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Acronimi

COV Composti organici volatili


DAF Dissolved air floatation
DMS Dimetil solfuro
DMDS Dimetil disolfuro
FIDOL Frequency, intensity, duration, offensiveness, location
NMHC Non methane hydrocarbons
OT Odor threshold
SNPA Sistema nazionale protezione ambiente

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Capitolo 2
Legislazione nazionale ed europea
sulle emissioni odorigene
Gaetano Settimo1, Domenico Cipriano2

Introduzione

In questi ultimi anni nella legislazione italiana mediante successivi


decreti, sono stati inseriti nel decreto legislativo DLgs 152/06 una serie
di nuovi concetti relativi alle emissioni odorigene sia in termini di defi-
nizioni sia in termini di autorizzazioni e controlli, che hanno cercato di
colmare questa grossa lacuna e dare delle risposte concrete e chiare. In
particolare, con l’introduzione della lettera f bis emissioni convogliate
o diffuse aventi effetti di natura odorigena all’art 268 e di un nuovo
articolo il 272-bis emissioni odorigene. Tali aggiornamenti costituisco-
no degli elementi di primaria importanza per operare interventi più
efficaci per misure per la prevenzione e la limitazione delle emissioni
odorigene nel rilascio dell’autorizzazione alle emissioni in atmosfera e
possono permettere di raggiungere una migliore accettazione sociale
degli impianti e attività. Va evidenziato che al momento stentano a tro-
vare un’efficace applicazione nelle diverse sedi di istruttorie autorizza-
tive. Relativamente a questo ultimo aspetto sono attualmente in via di
approvazione gli indirizzi tecnici per l’applicazione dell’articolo 272-
bis del DLgs 152/2006 in materia di emissioni odorigene di impianti
e attività, relative alle emissioni industriali per consentire una migliore
omogeneità a livello nazionale del settore, secondo criteri concordati
(che finalmente permetteranno di trattare con le stesse modalità sia le
autorizzazioni che i controlli), messi a punto dal Coordinamento emis-

1Istituto Superiore di Sanità, Dipartimento Ambiente e Salute, Roma


2Ricerche sul sistema energetico, Sviluppo sostenibile e fonti energetiche,
Milano

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 17 10/02/22 17:36


18 Molestie olfattive

sioni previsto dall’art. 281 comma 9 del DLgs 152/2006, istituito presso
l’ex Ministero dell’ambiente, che prevede la partecipazione di rappre-
sentanti di tale Ministero, del Ministero della salute, delle regioni e pro-
vince autonome, dell’UPI, dell’ANCI, del SNPA (l’ISPRA e le Agenzie
regionali e provinciali per l’ambiente), dell’ENEA, del CNR e dell’ISS.
Tale avvicinamento appare opportuno in quanto in tal modo si tratterà
con le stesse modalità in tutto il paese la materia.
Molte regioni (Puglia, Veneto, Piemonte, Basilicata, Lombardia,
Sicilia e Abruzzo) avevano indicato una prima serie di indicazioni tec-
niche con approcci e impostazioni molto diversificati legalmente vinco-
lanti, già prima della pubblicazione del DLgs 152/06, su un ristretto,
ma significativo numero di parametri chimici specifici (Settimo e Zie-
macki 2008).
Con le Linee guida per gli impianti esistenti per le attività rientran-
ti nelle categorie IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control)
sulla gestione dei rifiuti nel DLgs 372/99, Linee guida recanti i criteri
per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche disponibili
ex art. 3 comma 2 del DLgs 372/99 è apparso per la prima volta nella
legislazione nazionale il valore di 300 uoE/m3 (European Odor Unit)
accompagnato dalla periodicità dei rilevamenti. Tale valore è stato ri-
preso da alcune regioni nei propri atti riguardanti la valutazione delle
emissioni odorigene.
Per quanto riguarda i controlli delle emissioni odorigene, una serie
di indicazione sugli orientamenti, sulle modalità tecniche e sui tempi
(es. metodologie di campionamento, di analisi e di valutazione delle
emissioni) sono scaturiti dai gruppi di lavoro tecnico-scientifici nazio-
nali e regionali tenendo conto del programma di attività e delle metodi-
che del Comitato Europeo di Normalizzazione (CEN). A tale proposito
va ricordato il documento dell’SNPA Metodologie per la valutazione
delle emissioni odorigene, pubblicato nel 2018 (SNPA 2018).
A livello europeo, l’UE ha emanato la direttiva IPPC che è stata
più volte aggiornata (96/61, 2008/1 e 2010/75), recepita integralmente
in Italia con i DLgs 18/2/05 n. 59 e con il 46/2014 che ha definito il
concetto e l’applicazione delle Best Available Techniques-BAT (Italia
2005, 2014).

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Legislazione nazionale ed europea sulle emissioni odorigene 19

Aspetti legislativi e metodologici: la situazione regionale

Diverse regioni hanno introdotto nelle loro legislazioni norme ad


hoc relative al rilevamento delle emissioni odorigene (circoscritte qua-
si esclusivamente agli impianti che trattavano la componente organica
dei rifiuti) nelle quali vengono date precise indicazioni che si sono di-
mostrate estremamente utili nella gestione degli impianti e nella sorve-
glianza ambientale. Queste prime indicazioni sono scaturite dal lavoro
di appositi gruppi tecnico-scientifici di lavoro regionali che avevano il
compito di proporre valori/limiti specifici già in unità odorimetriche
(ouE/m3) e in mg/Nm3 per alcuni inquinanti specifici come l’ammonia-
ca (NH3) e l’idrogeno solforoso (H2S).
La Puglia, già alla fine degli anni 90’ del secolo scorso si dotava con
la legge regionale 22 gennaio 1999 n. 7 Disciplina delle emissioni odori-
fere delle aziende. Emissioni derivanti da sansifici. Emissioni nelle aree a
elevato rischio di crisi ambientale, di limiti per le emissioni convogliate
e per quelle diffuse:

a) Emissioni puntuali
1) sostanze con livello olfattivo <= 0,001 ppm VLE (valore limite emis-
sione) <= 5 ppm.
2) sostanze con livello olfattivo <= 0,010 ppm VLE (valore limite emis-
sione) <= 20 ppm.
b) emissioni diffuse
Per le attività lavorative poste a meno di 2000 m dal perimetro ur-
bano, con esclusione di quelle ubicate in zone industriali, dovrà essere
vietata l’emissione diretta in atmosfera di sostanze inquinanti e/o a bas-
so livello olfattivo (leq 0,010 ppm) derivanti da vasche, serbatoi aperti,
stoccaggi in cumuli, ecc.
Un’ulteriore legge regionale la n. 23 del 16 aprile 2015 Modifiche alla
legge regionale 22 gennaio 1999, n. 7, come modificata e integrata dalla
legge regionale 14 giugno 2007, n. 17, ha proceduto all’aggiornamento
del campo di applicazione a tutte quelle attività che durante l’eserci-
zio davano luogo ad emissioni odorigene (derivanti da vasche, serbatoi
aperti, stoccaggi in cumuli, o altri processi che generino emissioni dif-
fuse di tipo attivo e passivo), alle autorizzazioni VIA (valutazione im-
patto ambientale) o a verifica di assoggettabilità, all’AIA (autorizzazio-
ne integrata ambientale), a quelle di gestione dei rifiuti (DLgs 152/06

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 19 10/02/22 17:36


20 Molestie olfattive

parte quarta), nonché a tutte le attività soggette a modifiche sostanziali


come definite all’articolo 1 ter, lettere d), e), f) e g).
Viene indicata la frequenza almeno semestrale con cui i gestori de-
vono comunicare all’Autorità Competente, al Comune e all’Autorità
di controllo i dati dei relativi controlli delle emissioni odorigene. Inol-
tre, nell’eventualità di segnalazioni di disturbo o molestia, confermate da
ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiene) Puglia, attra-
verso indagini al recettore che consentano di individuare la sorgente, il
gestore deve presentare all’Autorità competente, entro trenta giorni dalla
richiesta formale di ARPA Puglia, un piano di mitigazione/eliminazione
delle emissioni odorigene, da attuare entro dodici mesi, ovvero nei termi-
ni stabiliti dall’Autorità ambientale competente.
In ogni caso la concentrazione di odore misurata secondo la UNI
EN 13725 non dovrà avere valori superiori a:
– 2000 ouE/m3 per le emissioni convogliate;
– 300 ouE/m3 per quelle diffuse attive o passive.
Sempre la Puglia, nel 2018 ha presentato la legge n. 32 del 16 luglio
2018 Disciplina in materia di emissioni odorigene (convogliate, diffuse
e fuggitive), per la determinazione dell’impatto olfattivo delle diverse
sorgenti anche attraverso stime degli scenari emissivi, georeferenziazio-
ne delle sorgenti, scelta dei parametri di caratterizzazione, variazione
dei parametri di emissione nel tempo, della classificazione del territo-
rio e dei recettori sensibili, ecc., che contiene i valori di accettabilità
dell’impatto olfattivo (espressi come concentrazioni orarie di picco di
odore al 98° percentile). La legge è stata in parte impugnata (sentenza
n. 178/2019 della Corte costituzionale).

Il Veneto riporta nella propria legislazione:


– una determina n. 766 del 10 marzo 2000, le Norme tecniche ed in-
dirizzi operativi per la realizzazione e la conduzione degli impianti di
recupero e di trattamento delle frazioni organiche dei rifiuti urbani
ed altre matrici organiche mediante compostaggio, biostabilizzazione e
digestione anaerobica;
– l’aggiornamento con la determina n. 568 del 25 febbraio 2005, mo-
difiche e integrazioni della DGRV 10 marzo 2000, n. 766.
Per quanto riguarda i limiti delle emissioni si rimandava a quelli
indicati dalla normativa per analoghe attività, fermo restando che al

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 20 10/02/22 17:36


Legislazione nazionale ed europea sulle emissioni odorigene 21

di fuori dai confini dell’impianto deve essere contenuta al massimo la


molestia o il disagio provocati dalle attività e per la determinazione
analitica degli odori, in attesa di specifiche linee guida regionali si farà
riferimento alla norma EN 13725.

Il Piemonte ha riportato, nella propria legislazione con la delibera


9 gennaio 2017 n. 13/4554 la legge 43/2000 Linee guida per la carat-
terizzazione e il contenimento delle emissioni in atmosfera provenienti
dalle attività ad impatto odorigeno, che si applica a tutte quelle attività
che durante l’esercizio danno luogo a emissioni odorigene (puntuali,
diffuse e fuggitive, autorizzate AUA, VIA e verifica di assoggettabilità,
AIA), e a quelle della gestione dei rifiuti (DLgs 152/06 parte quarta),
nonché a tutte le attività soggette a modifiche sostanziali. In tale atto
si sottolinea come l’Autorità competente al rilascio del provvedimen-
to autorizzativo, valuta la caratterizzazione delle emissioni odorigene,
formula prescrizioni specifiche per il contenimento delle emissioni con
riferimento a quanto riportato nelle presenti Linee Guida e nelle BAT
dell’attività.
Per tutte quelle situazioni di disagio determinate in porzioni di ter-
ritorio dovute a sorgenti note e non note, il Sindaco del Comune del
territorio interessato alla molestia olfattiva raccoglie le segnalazioni,
congiuntamente ad ARPA e ASL.

La Lombardia, per quanto riguarda le emissioni odorigene derivanti


dalle attività di produzione del compost, ha messo a punto una prima
determina n. 7/12764 il 16 aprile del 2003 Linee guida relative alla co-
struzione e all’esercizio degli impianti di produzione di compost, che
teneva conto delle indicazioni dettate dall’ex DLgs 22/97 e dall’ex DM
5/2/98 Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle proce-
dure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto
legislativo 5 febbraio 1997, n. 22. Sulla base degli orientamenti legisla-
tivi citati venivano proposti due valore limite di:
– 300 uoE/m3 ottenuto dalla formula uoE/m3 ingresso = 300/m3 uscita
(1-Re removal efficiency)−1;
– 5 mg/Nm3 per le sostanze ridotte dell’azoto;
– e l’adeguamento obbligatorio del biofiltro (oppure prelavaggio ad
acqua o torri di assorbimento ad umido), il controllo dell’umidità
del biofiltro e dell’aria in uscita.

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 21 10/02/22 17:36


22 Molestie olfattive

Altro aspetto evidenziato è quello legato alle emissioni di sostanze


odorigene in aree non presidiate dell’impianto, che deve concentrarsi e
accelerare gli sforzi tecnologici e gestionali intesi a superare le criticità
delle immissioni odorigene.
Nel 2012 con la determina regionale n. IX/3018 del 15 febbraio,
venivano adottati una serie di accorgimenti tali che gli odori provocati
da tutte le attività o cicli tecnologici (esistenti o nuovi) non vadano ad
impattare in maniera significativa sulla zona interessata dalle emissioni
odorigene e soprattutto che non ne pregiudichi l’utilizzo in accordo con
lo strumento di programmazione territoriale. Si applica a tutte le attività
soggette a VIA, AIA o all’autorizzazione alla gestione dei rifiuti, che dan-
no luogo ad emissioni odorigene convogliate, diffuse o fuggitive.
Nella citata delibera si riportava che, decorsi tre anni dalla adozione
delle presenti linee giuda, la Giunta individua i limiti di tollerabilità in
termini di presenza odorigena caratteristici a seconda della vocazione
del territorio regionale da applicare alle attività soggette a VIA, AIA e
autorizzazione alla gestione di rifiuti.

La Basilicata ha riportato, nella deliberazione n. 709 del 22 aprile


2002, le Linee guida per la progettazione, costruzione e gestione degli
impianti di compostaggio e biostabilizzazione. In tali Linee guida veni-
va indicato un valore limite alle emissioni di:
– 300 uoE/m3, tenendo conto degli interventi di confidenza statistica
previsti dalla metodica citata;
– L’efficienza dei sistemi di trattamento degli odori deve essere deter-
minata secondo la UNI EN 13725:2004.
Nel 2021 con la Legge Regionale 23 settembre 2021, n. 39 norme
per la prevenzione e la limitazione delle emissioni odorigene, ha aggior-
nato il percorso autorizzativo per gli impianti e attività soggetti ad auto-
rizzazione concernente le emissioni in atmosfera DLgs152/2006 Parte
Quinta, art. 269, tutti gli impianti della parte V, alle autorizzazioni VIA
o a verifica di assoggettabilità, all’AIA, della gestione dei rifiuti (DLgs
152/06 - parte quarta), tutte le attività soggette a modifiche sostanziali,
ad impianti ed attività, nonché a quelle attività a seguito di ripetute
segnalazioni di odori. Il gestore deve:
– caratterizzare le sorgenti emissive determinando la concentrazione e
la portata di odore, e la concentrazione delle singole sostanze emes-
se, odoranti o traccianti non odoranti.

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 22 10/02/22 17:36


Legislazione nazionale ed europea sulle emissioni odorigene 23

– descrivere i sistemi di abbattimento adottati e gli accorgimenti tec-


nici e gestionali per il contenimento e/o la riduzione delle emissioni
odorigene;
– fornire un’adeguata informazione e rappresentazione cartografica
dell’area territoriale di interesse per le possibili ricadute.
L’Autorità Competente, avvalendosi del supporto tecnico ARPAB
valuta, verifica e prescrive:
– la documentazione presentata dal proponente;
– gli accorgimenti tecnici e gestionali proposti dal gestore, tenendo
conto delle caratteristiche del territorio e della presenza di potenzia-
li recettori sensibili;
– i valori “obiettivo”, per le diverse sorgenti emissive espressi come
ouE/m3 e ouE/s;
– i parametri e le frequenze del monitoraggio degli impianti e per un
periodo successivo di valutazione della durata, a seconda della tipo-
logia dell’impianto, compresa tra 4 e 12 mesi;
– le tecniche gestionali, definendone la relativa tempistica, per il con-
tenimento delle emissioni sia ad impianto a regime che nella fase di
messa in esercizio.
L’Abruzzo, ha messo a punto una determina regionale n. 400 del
26 maggio 2004, concernente le caratteristiche prestazionali e gestio-
nali richieste per gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani, costi-
tuiti da impianti di compostaggio, che conteneva un valore limite di
riferimento:
– 300 ouE/m3, tenendo conto degli interventi di confidenza statistica
previsti dalla metodica citata.
La stessa determina riporta inoltre che, tutte le fasi del processo ven-
gano svolte in ambienti chiusi e mantenuti in leggera depressione in
modo da evitare la diffusione nell’ambiente circostante di polveri e gas
maleodoranti, e di disporre di un adeguato sistema di ventilazione e di
alimentazione dell’aria di processo come pure di un sistema di lavag-
gio e di biofiltrazione dell’aria espulsa che garantisca la massima elimi-
nazione degli odori sgradevoli. Veniva previsto inoltre un impianto di
trattamento dell’aria.
Nel 2005, con la Deliberazione n. 1244 del 25 novembre 2005 Di-
rettive regionali concernenti le caratteristiche prestazionali e gestionali
richieste per gli impianti di trattamento dei rifiuti urbani”. Modifiche

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 23 10/02/22 17:36


24 Molestie olfattive

ed integrazioni alla D.G.R. n. 400/04, si aggiornava il quadro di riferi-


mento in cui veniva riproposto il valore limite:
– 300 uoE/m3, tenendo conto degli interventi di confidenza statistica
previsti dalla metodica citata.
– L’efficienza dei sistemi di trattamento degli odori determinata se-
condo i principi riportati nella UNI EN 13725.
– Il filtro biologico con letto in torba o materiale equivalente, ade-
guatamente dimensionato, per l’abbattimento del carico odorigeno
delle arie all’esterno; allo scopo di garantire un tempo di contatto di
almeno 36 secondi.
La Sicilia, con l’Ordinanza Commissariale 29 maggio 2002, si dotava
delle Linee guida per la progettazione, la costruzione e la gestione degli
impianti di compostaggio.
La linea guida riportava il valore a cui fare riferimento di:
– 300 uoE/m3, tenendo conto degli interventi di confidenza statistica
previsti dalla metodica citata.
Successivamente l’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente con De-
creto del 24 settembre 2008 ha approvato le nuove Linee guida per il
contrasto del fenomeno delle emissioni convogliate, diffuse, e fuggitive di
sostanze odorigene nell’ambito della lotta all’inquinamento atmosferico.
Con successivo decreto del 27 dicembre 2012, l’Assessorato, revoca-
va il decreto 16 maggio 2012, concernente Linee guida per il contrasto
delle emissioni gassose in atmosfera delle attività ad impatto odorige-
no nell’ambito della lotta all’inquinamento atmosferico visti i diversi
ricorsi giurisdizionali innanzi al TAR (Tribunale Amministrativo Re-
gionale) Sicilia, Palermo, proposti dalle Aziende operanti all’interno
del territorio regionale ed interessate alle misure disposte con il citato
decreto, volte a contestare principalmente, da una parte, la forma con
cui si è provveduto all’adozione delle linee guida (decreto dirigenziale
piuttosto che regolamento ovvero decreto assessoriale), e dall’altra par-
te, i contenuti sostanziali delle linee guida con specifico riferimento alla
mancata valutazione delle misure introdotte con le AIA già rilasciate
nonché, infine, con riferimento alla diretta incidenza di dette misure
sulle prescrizioni imposte con le segnalate AIA.

Il Friuli-Venezia Giulia, nel rapporto di ARPA, del 1° luglio 2019,


ha riportato le Linee guida per la valutazione dell’impatto odorigeno da

Bonasoni P. et. al. - Molestie olfattive - 6265-8.indb 24 10/02/22 17:36


Legislazione nazionale ed europea sulle emissioni odorigene 25

attività produttive, per i nuovi impianti o per le modifiche di impianti


esistenti e come strumento nell’attività di pianificazione territoriale e
di autorizzazione alle attività produttive delle amministrazioni locali,
fornendo criteri di valutazione sui possibili impatti dovuti alle sorgenti
odorigene. Per tale approccio è necessario utilizzare strumenti secondo
una logica di maggior dettaglio in funzione della complessità della si-
tuazione indagata e del maggiore impatto previsto per l’impianto, quali:
– caratterizzazione della sorgente emissiva, che deve essere descritta
con accuratezza riportandone le caratteristiche fisiche, i fattori emis-
sivi e la variazione temporale dei processi nell’arco dell’anno;
– simulazione dell’impatto della sorgente applicato al caso peggiore
(tipo screening) in termini di determinante meteorologico.
Per le valutazioni dei disturbi olfattivi vista la complessità intrinseca
nella comprensione dei fenomeni odorigeni, risulta la necessità di do-
tarsi, di approcci integrati che consistono nell’impiego di diverse me-
todologie, da quelle tradizionali e standardizzate come l’olfattometria
dinamica e la simulazione di dispersione in atmosfera, alle tecnologie
innovative che si basano sull’impiego di metodi strumentali come i nasi
elettronici.
Nel caso di presentazione dello studio di impatto odorigeno, nel
provvedimento di autorizzazione sono prescritti i valori di emissione
degli odori in accordo con i valori di input del modello di dispersione
presentato.

L’Emilia-Romagna ha riportato, con la deliberazione regionale n.


1495 del 24 ottobre 2011 i Criteri tecnici per la mitigazione degli impat-
ti ambientali nella progettazione e gestione degli impianti a biogas per il
massimo contenimento delle emissioni in uscita dalle fonti generatrici.
La delibera contiene tra l’altro i valori a cui fare riferimento:
– 400 uoE/m3 misurata con UNI EN 13725:2004;
– 5 mg/Nm3 Composti ridotti dell’azoto espressi come NH4.
Si dovranno prevedere almeno numero 2 autocontrolli/anno, da
eseguirsi con almeno tre campionamenti nell’arco temporale di 1 ora
di funzionamento dell’impianto di separazione nelle condizioni di eser-
cizio più gravose.
Inoltre l’Arpa Emilia Romagna, nel 2018 con determina dirigenziale
n. 426 del 18 maggio elaborava una Circolare interna recante la Linea

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26 Molestie olfattive

Guida 35/DT “Indirizzo operativo sull’applicazione dell’art. 272Bis


del DLgs. 152/2006 e ssmm” che si applica a tutte le emissioni (con-
vogliate, diffuse areali attive e/o passive, fuggitive, ecc.) degli impianti
e delle attività esistenti o nuove, quelle soggette a VIA, screening, alle
autorizzazioni alle emissioni AUA (o oggetto di rinnovo, riesame o mo-
difica autorizzazione), AIA e autorizzazione alla gestione di rifiuti.
La Provincia Autonoma di Trento, con la delibera n. 1087 del 24
giugno 2016 Approvazione delle “Linee guida per la caratterizzazione,
l’analisi e la definizione dei criteri tecnici e gestionali per la mitigazione
delle emissioni delle attività ad impatto odorigeno” (art 102 sexies del
Testo unico provinciale sulla tutela dell’ambiente dagli inquinamenti),
aggiorna il D.P.G.P. 26 gennaio 1987, n. 1-41/Legisl. (Testo unico pro-
vinciale sulla tutela dell’ambiente dagli inquinamenti), con una norma
dedicata alle emissioni odorigene, e con l’articolo 102 sexies che viene
aggiunto all’articolo 31 della legge provinciale 30 dicembre 2015, n. 20.
L’articolo 102 sexies stabilisce:
con deliberazione della Giunta provinciale da approvarsi entro centot-
tanta giorni dalla sua entrata in vigore, siano definite le linee guida per la
caratterizzazione, l’analisi e la definizione dei criteri tecnici e gestionali
per la mitigazione delle emissioni delle attività ad impatto odorigeno, da
considerare ai fini del rilascio delle autorizzazioni ai sensi della normativa
vigente in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti.

La Provincia sottolinea che le Linee guida si applicano ai nuovi im-


pianti e a quelli che siano oggetto di modiche sostanziali (con attivazio-
ne, rispettivamente, del procedimento per il rilascio di una nuova auto-
rizzazione o il riesame dell’autorizzazione in vigore), in via preventiva
(cioè a prescindere dall’avvenuto verificarsi di un qualche evento olfat-
tivo di rilievo) a tutti gli impianti soggetti ad autorizzazione integrata
ambientale (ex Parte Seconda, titolo III bis, art. 29 bis s.s., del DLgs
152/2006), nonché agli impianti di trattamento della frazione organica
umida e putrescibile dei rifiuti urbani, e in via successiva, a fronte di
ricorrenti e significative segnalazioni di disturbo olfattivo da parte della
popolazione.

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