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Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.

1 comma 1 - DCB Roma

ISSN 1591-5352
3/2013
Società Italiana di Geologia Ambientale
Periodico trimestrale della SIGEA
Geologia dell’Ambiente
COLLANA SIGEA DI GEOLOGIA AMBIENTALE
SIGEA
Società Italiana
di Geologia Ambientale
www.sigeaweb.it Dario Flaccovio Editore

Sigea è un’associazione culturale per la promozione


del ruolo delle scienze della terra nella protezione della
salute, nella sicurezza dell’uomo e nella salvaguardia
della qualità dell’ambiente naturale ed antropizzato.
La collana Sigea si propone di favorire la divulgazione
scientifica dei principali temi della geologia ambienta-
le e di stimolare la conoscenza del territorio nei suoi
Giuseppe Gisotti Guido Ferrara ~ Giuliana Campioni
aspetti fondamentali, incoraggiando una maggiore IL DISSESTO IDROGEOLOGICO IL PAESAGGIO NELLA
collaborazione interdisciplinare nelle attività conosciti- Previsione, prevenzione e mitigazione PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
del rischio Ricerche, esperienze e linee guida
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Sommario
Geologia dell’Ambiente
Periodico trimestrale della SIGEA
Società Italiana di Geologia Ambientale
Associazione di protezione ambientale a carattere
nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente,
della tutela del territorio e del mare,
con D.M. 24 maggio 2007, G.U. n. 127 del 4.6.2007 I Monti Sartorius, sul medio versante nord-orientale
N. 3/2013 dell’Etna: un geo-morfosito importante per il patrimonio
Anno XXI - luglio-settembre 2013 geologico della Sicilia
PIETRO CARVENI, SANTO BENFATTO, SEBASTIANO IMPOSA,
Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352 GIULIANA MELE, MARIA SALLEO PUNTILLO, GIOVANNI STURIALE 2
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229
del 31 maggio 1994
Valutazione economica del danno per rischio di alluvioni
in base alle linee guida della Direttiva Europea.
Comitato scientifico Il caso della Marina Alta e della Marina Bassa
Mario Bentivenga, Aldino Bondesan,
Giancarlo Bortolami, Felice Di Gregorio, (Alicante-Spagna)
Giuseppe Gisotti, Giancarlo Guado, ANTONIO COVIELLO, ENRIQUE ORTIZ 14
Gioacchino Lena, Giacomo Prosser,
Giuseppe Spilotro
Geoconservazione: principi di base e rilevanza sociale
Consiglio Direttivo nazionale 2013-2016
Fatima Alagna, Federico Boccalaro (Segretario), FRANCESCO GEREMIA, MARIO BENTIVENGA 27
Antonello Fiore (Tesoriere), Daria Duranti,
Fabio Garbin, Sandro Gennaro, Francesco Geremia,
Giuseppe Gisotti (Presidente), Fabrizio Ioiò,
Gioacchino Lena, Vincent Ottaviani, Debora Perazzoli,
Angelo Sanzò, Andrea Vitturi (Vicepresidente),
Francesco Zarlenga

Comitato di redazione
Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali,
Giovanni Conte, Gioacchino Lena,
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Direttore responsabile
Giuseppe Gisotti

Procedura per l’accettazione degli articoli


I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione,
dopo che sia stata verificata la loro pertinenza
con i temi di interesse della Rivista, saranno
sottoposti ad un giudizio di uno o più Referees.

Redazione
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www.fralerighe.it A questo numero è allegato il supplemento del simposio
La Geologia Ambientale per uno sviluppo sostenibile nei territori
Pubblicità di collina in Italia tenutosi a Torino il 22 settembre 2011 nell’ambito
SIGEA del VIII Forum Italiano di Scienze della Terra GEOITALIA 2011

Stampa
Tipolitografia Acropoli, Alatri - FR

Abbonamento annuale: Euro 30,00 In copertina: Fiume Isarco a Fortezza (Bolzano)


PIETRO CARVENI
2
I Monti Sartorius, sul medio E-mail: pietro_carveni@yahoo.it
SANTO BENFATTO
versante nord-orientale Geologo, libero professionista
E-mail: benfatto@geologi.it

dell’Etna: un geo-morfosito SEBASTIANO IMPOSA


Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche
e Ambientali, “Sezione di Scienze della Terra”,
importante per il patrimonio Università di Catania
E-mail: imposa@unict.it

geologico della Sicilia GIULIANA MELE


Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia,
E-mail: giuliana.mele@ingv.it
MARIA SALLEO PUNTILLO
Naturalista
E-mail: maria.salleopuntillo@istruzione.it
GIOVANNI STURIALE
Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche
e Ambientali, “Sezione di Scienze della Terra”,
Università di Catania
E-mail: sturiale@unict.it

PREMESSA Carveni & Benfatto, 2004; Carveni et al., 2007 Le falde neogeniche dell’Orogene Appenni-
Monti Sartorius sono una serie di coni pi- a; 2007 b; 2009; 2010; 2011 b). nico-Maghrebide sovrascorrono sull’Avampa-

I roclastici ubicati sul medio versante nord-


orientale dell’Etna; essi si sono formati
nel 1865, e in seguito sono stati intitolati
allo studioso tedesco Wilhelm Sartorius, Frei-
mann von Waltershausen. L’eruzione fu segui-
LE DELLA ZONA ETNEA
ese Ibleo, zona considerata stabile e facente
INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURA- parte del margine della Placca Africana (Bu-
rollet et al., 1978); l’Avampaese Ibleo (Fig. 1:
Il bacino del Mediterraneo centrale, nel ai) è costituito da una potente successione pre-
quale rientra la Sicilia, è caratterizzato da valentemente carbonatica, di età compresa tra
ta e descritta da scienziati, da letterati e da differenti domini strutturali, geneticamente il Trias e il Pleistocene medio; alle rocce sedi-
giornalisti. Sulla base di una rilettura critica collegati alla collisione tra la Placca Africana mentarie si intercalano prodotti effusivi basici
della letteratura reperita, tramite l’analisi di e la Placca Europea, le quali si saldano dando cretacei, miocenici e plio-pleistocenici, la cui
aerofotografie e di dettagliati rilievi geologici luogo all’Orogene Appenninico-Maghrebide, risalita è stata favorita da intense fasi tetto-
e geomorfologici, è stata effettuata una rico- una catena corrugata che forma la Dorsale niche distensive (Cristofolini, 1966; Di Grande,
struzione delle fasi dell’eruzione, inquadrata Appenninica e, attraversando l’Arco Calabro, 1967; 1969; 1972; Carbone et al., 1987; Amore
nell’evoluzione del versante orientale dell’e- la Sicilia e lo Stretto di Sicilia, prosegue lungo et al., 1988; Carveni et al., 1991 a; 1991 b;
dificio vulcanico (Carveni et al., 1998; 2000; le coste nord-africane maghrebidi. 1993; Carveni & Sturiale, 1999).

Figura 1 – Schema strutturale della Sicilia: ai) Avampaese Ibleo; cam) Catena Appenninico-Maghrebide; ckc) Catena Kabilo-Calabride; cs) Catena Sicana; e) edificio vulcanico etneo;
AGC) Avanfossa Gela-Catania; SIM) Scarpata Ibleo-Maltese; SMF) Sistema di faglie Messina-Fiumefreddo (da Finetti et al., 1996)

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


L’Avampaese Ibleo confina a oriente con edifici vulcanici (Gemmellaro, 1858; Lyell, • nel Quarto Periodo (da 35.000 anni fa ad 3
la crosta oceanica del Bacino Ionico (Finetti, 1859), attivi in diversi periodi, e i cui prodotti oggi) si è sviluppato il Mongibello, un gran-
1982) tramite la Scarpata Ibleo-Maltese (Fig. poggiano su un basamento parzialmente al- de strato-vulcano; un’importante fase, ca-
1: SIM), la quale è l’espressione morfologica loctono, formato da rocce di età compresa tra ratterizzata da intense eruzioni pliniane e
di un sistema di faglie dirette a gradinata, il Cretaceo ed il Pleistocene (Romano et al., idromagmatiche, permette di riconoscere
il cui prolungamento verso settentrione in- 1979; Lentini, 1982). due distinti gruppi di apparati eruttivi,
terseca il fianco dell’edificio vulcanico etneo Sulla genesi del vulcano sono state avan- attribuiti rispettivamente al Mongibello
(Cristofolini et al., 1979). La Scarpata Ibleo- zate numerose ipotesi, tra le quali: Antico e al Mongibello Recente.
Maltese si è formata in un’unica fase torto- 1) il vulcano sorgerebbe all’intersezione di Carapezza (1962) ha cercato di determi-
niana, con piccole riattivazioni posteriori al importanti lineamenti strutturali: le faglie nare una relazione tra la tettonica regionale
Pliocene inferiore; in alcune zone vi sono con- che formano la Scarpata Ibleo-Maltese e le zone a minore resistenza dell’edificio vul-
nesse importanti attività vulcaniche (Casero (Fig. 1: SIM) e le faglie del Sistema Mes- canico, dalle quali hanno origine le eruzioni;
et al., 1984). Secondo Lanzafame & Bousquet sina-Fiumefreddo (Fig. 1: SMF) (Ogniben egli ha riconosciuto un rift che attraversa il
(1997) la Scarpata Ibleo-Maltese sarebbe un et al., 1975; McGuire et al., 1997); fianco orientale dell’Etna (Fig. 2: ST), e lungo
segmento di un importante sistema di faglie 2 la nascita dell’Etna sarebbe dovuta a il quale si concentrerebbe, a suo avviso, l’at-
con direzione compresa tra NNW-SSE e NW-SE fenomeni di tettonica estensionale che tività vulcanica recente.
che, attraversando la Sicilia nord-orientale e hanno provocato la formazione di un gra- Nel primo studio analitico sulle faglie del-
il Mar Tirreno meridionale, raggiunge le isole ben, ubicato nell’area dell’attuale Piana la zona etnea (Marchesini et al., 1964) sono
Vulcano, Lipari e Salina. di Catania (Di Geronimo et al., 1978); stati riconosciuti quattro trend di allineamen-
Le unità della Catena Kabilo-Calabride 3) l’edificio vulcanico si sarebbe formato in ti tettonici, con direzione N-S, ENE-WSW, NE-
(Fig. 1: ckc) sono costituite da falde di ba- seguito a processi di rifting tra il Blocco SW e NW-SE.
samento cristallino interessate da metamor- Maltese-Siciliano e il Bacino Ionico (Gillot Romano (1970) e Rittmann et al. (1973)
fismo ercinico; le falde presentano resti di et al., 1994; Continisio et al., 1997); confermano l’importanza dei trend N-S e ENE-
un’originaria copertura sedimentaria meso- 4) il vulcano sarebbe il risultato di una de- WSW.
cenozoica, e sono sovrascorse sulle unità formazione al footwall di una faglia nor- Kieffer (1975) riconosce un rift che at-
della Catena Appenninico-Maghrebide in male appartenente al sistema distensivo traversa la zona sommitale del vulcano da
concomitanza dell’apertura del Bacino Ba- siculo-calabro, con andamento WNW-ESE settentrione a meridione, e lungo il quale si
learico-Provenzale e la rotazione del Blocco (Monaco et al., 1997); concentrano le eruzioni recenti.
Sardo-Corso (De Jong et al., 1973). 5) la formazione dell’Etna sarebbe dovuta a Frazzetta & Romano (1978) identificano
La Catena Appenninico-Maghrebide (Fig. una risalita magmatica mantellica cau- due trend preferenziali di fratture eruttive
1: cam) è costituita da falde sud vergenti, il sata dalla presenza di un hot spot (Tanguy che alimentano le aree con alta probabilità
cui corrugamento ha interessato, deforman- et al., 1997); di nuove eruzioni: la principale è compresa tra
dole, le coperture sedimentarie della Tetide e 6) la nascita del vulcano sarebbe stata NE-SW e ENE-WSW, la seconda ha direzione
dei paleodomini minori ad essa associati, ori- provocata dal roll-back di una porzione NNW-SSE.
ginariamente posti tra il margine della Placca di litosfera subdotta al di sotto del Mar Sulla base delle ipotesi di Nakamura
Europea e il margine della Placca Africana Tirreno (Gvirtzman & Nur, 1999). (1977) e di Nakamura et al. (1977), Frazzetta
(Finetti et al., 1996). Dalle formazioni affioranti, risulta che le & Villari (1981) utilizzano gli allineamenti di
In questo quadro geodinamico compres- prime eruzioni nella zona etnea avvennero in fratture e/o di coni piroclastici per determina-
sivo, nel Pleistocene inferiore sono iniziate ambiente sottomarino e da apparati di tipo re i campi di stress dell’Etna; essi riconoscono
intense fasi tettoniche che hanno causato fissurale (Romano, 1982); in seguito, a cau- una zona E-W con trascorrenza sinistra e con
un’elevata distorsione lungo il margine set- sa di un sollevamento regionale, l’attività 1 ENE e 3 NNW.
tentrionale della Placca Africana, a causa vulcanica divenne subaerea ed a carattere Per Lo Giudice et al. (1982), invece, 1 ha
della differente velocità con cui avviene la centrale; si verificò anche un cambiamento orientazione NNE e 3 WNW; essi riconoscono
subduzione al di sotto della Catena Appen- del chimismo magmatico, da sub-alcalino a nell’area etnea e nelle zone circostanti varie
ninico-Maghrebide (Morelli, 1970), e ciò ha prodotti più o meno differenziati della Serie direttrici di faglie: le più importanti hanno
determinato uno stiramento crostale che ha Alcalino-Sodica (Romano, 1982). direzione N 60° E, N 30° E, N 15° W e N 60° W.
dato luogo a fratture con direzione NW-SE, NE- Gillot et al. (1994) hanno distinto quattro Kieffer (1983 a; 1983 b) definisce, in base
SW e E-W (Ghisetti & Vezzani, 1982); all’inter- periodi di attività dell’Etna, alternati a periodi alle numerose fratture che danno luogo alle
sezione di queste strutture si è formata una di quiescenza: eruzioni, un Rift di NE (Fig. 2: RNE), un rift
zona di debolezza attraverso la quale avviene • il Primo Periodo (da 520.000 ± 40.000 meridionale e una serie di assi NW-SE e NE-
una risalita di magmi sub-crustali (Frazzetta a 270.000 anni fa) fu caratterizzato da SW; le faglie delle due zone di rift e le faglie del
& Villari, 1981) che hanno dato luogo al com- emissioni di lave a composizione tholei- Sistema delle Timpe (Fig. 2: ST) farebbero par-
plesso edificio vulcanico etneo. itica attraverso apparati fissurali; te di una serie di faglie normali che interes-
• il Secondo Periodo (da 168.000 ± 8.000 sano la parte orientale dell’edificio vulcanico
L’EDIFICIO VULCANICO ETNEO a 100.000 anni fa) vide un radicale cam- e del relativo substrato; l’intrusione ripetuta
Il Monte Etna, con la sua altitudine di biamento del chimismo del magma, da di magma provocherebbe uno scivolamento
poco superiore ai 3.300 metri e col diame- sub-alcalino ad alcalino, e del tipo di gravitativo della parte orientale del vulcano.
tro massimo di 44 chilometri, è il maggiore attività, da eruzioni fissurali a eruzioni L’ipotesi di uno scivolamento gravitativo
vulcano attivo del continente europeo, nonché da condotti centrali, con la conseguente di una porzione dell’edificio etneo viene ripre-
la montagna più alta dell’Italia peninsulare e formazione di strato-vulcani; sa e sviluppata da Azzaro et al. (1989 a) e da
insulare. • durante il Terzo Periodo (tra 80.000 e Neri et al. (1991); questi ultimi distinguono
Esso è uno strato-vulcano complesso, 60.000 anni fa) si formò il Trifoglietto, un sul versante orientale dell’Etna un settore
risultante dalla sovrapposizione di diversi grande complesso vulcanico poligenico; settentrionale, caratterizzato da meccanismi

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4 di dislocazione distensiva con componenti
orizzontali sinistre, ed uno meridionale, di-
stensivo con componenti orizzontali destre;
queste condizioni di instabilità influenzereb-
bero le risalite magmatiche in questo settore
del vulcano, specialmente lungo il trend NNW-
SSE (Ferrucci et al., 1993).
Borgia et al. (1992), basandosi sui ri-
sultati delle analisi effettuate da Ferrari et
al. (1991) sui dicchi affioranti nella Valle del
Bove, teorizzano una spreading radiale del
substrato dell’Etna verso SE.
Secondo Lo Giudice & Rasà (1992) si trat-
ta invece di movimenti puramente gravitativi,
che provocano uno scivolamento verso SSE
del settore del versante orientale dell’Etna
delimitato a settentrione dalla Faglia della

Figura 2 – Schema tettonico del versante orientale etneo


(da Carveni et al., 2005 a, 2005 b). 1) Principali sistemi di
faglia: SGM) Sistema Giardini – Mascali: fcm) Faglia Capo
Schisò – Foce del Torrente Macchia; ff) Faglia di Fondachel-
lo; fg) Faglia di Giardini; fn) Faglia di Naxos. SMMAC) Siste-
ma Montagnola – Mascalucia – Aci Castello: fma) Faglia di
Mascalcia; ft) Faglia di Trecastagni. SRNP) Sistema Ripa
della Naca – Piedimonte: frn) Faglia della Ripa della Naca;
frp) Faglia della Ripa di Piscio. SAS) Sistema di Sant’Anto-
nio. ST) Sistema delle Timpe: fm) Faglia di Moscarello; fms)
Faglia Macchia – Stazzo; fsl) Faglia di San Leonardello. Altre
faglie importanti: fmg) Faglia Milo – Giarre; fmr) Faglia
Macchia – Riposto; fp) Faglia della Pernicana; fpvc) Faglia
Praiola – Villa Calanna. 2) Centri abitati: A) Acireale; AB)
Aci Bonaccorsi; AC) Aci Catena; AS) Aci Sant’Antonio; CMA)
Contrada Monti Arsi; FI) Fiumefreddo; FM) Fondo Macchia;
FO) Fondachello; G) Giardini; GI) Giarre; M) Mascalucia; MA)
Mascali; PE) Piedimonte Etneo; S) Stazzo; SA) Sant’Alfio; SG)
San Giovanni Montebello; T) Trecastagni; TA) Torre Archirafi.
3) Centri eruttivi: CC) Cratere Centrale; Cu) cono di cenere di
Contrada Cutula; RNE) Rift di NE. I triangoli indicano zone
in cui sono stati misurati sollevamenti e abbassamenti fino
a 15 mm/anno (da Gironi, 2003)

Figura 3 – Schema del teatro dell’eruzione etnea del 1865 (da Carveni & Benfatto, 2004): A) faglie. B) fratture eruttive. C) coni piroclastici: 1) Monte Corvo; 2) Monte Baracca; 3 e 4) I
Due Monti; 5) Monte Zappinazzo e Monti Conconi; 6) Monte Frumento delle Concazze; 7) edificio anonimo a SW di Monte Frumento delle Concazze; 8) Monti Sartorius; 9) bocche eruttive
del 1928. D) Orlo della Valle del Bove. E) Alti morfologici: 10) Monte Crìsimo; 11) Monte Ragamo; 12) Monte Chiovazzi. , , , e  colate emesse nel 1865

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Pernicana (Fig. 2: fp) e dal Rift di NE (Fig. 2: e quella del Mongibello Recente (Romano et faglie del Sistema delle Timpe (Fig. 2: ST), le 5
RNE), e a meridione dalle faglie di Mascalucia al., 1979). faglie più attive tra quelle che intersecano il
(Fig. 2: fma) e di Trecastagni (Fig. 2: ft). Allo stesso periodo risale l’attività di versante orientale dell’Etna (Carveni & Bella,
Monaco & Tortorici (1995) e Monaco et al. Monte Baracca (Fig. 3: 2); a questa eruzio- 1994).
(1995; 1997) riconoscono un Sistema Acirea- ne è attribuita una colata classificata come Il giorno seguente aumentò la frequenza e
le-Sant’Alfio (già noto in letteratura come Si- “difficilmente delimitabile a morfologia su- l’intensità delle scosse sismiche; la più forte,
stema delle Timpe), formato da faglie normali perficiale degradata” (Romano et al., 1979). avvenuta intorno alle 23, spinse gli abitanti
con direzione NNW-SSE e con componente tra- L’edificio più meridionale dei Due Monti delle già citate località ad uscire dalle loro
scorrente destra, e un Sistema di Piedimonte (Fig. 3: 3) copre parzialmente la colata di case, in preda al panico, (V grado della Scala
(faglie normali e fratture d’estensione NNE- Monte Baracca; all’attività eruttiva dei Due Mercalli); contemporaneamente cominciò ad
SSW); entrambi i sistemi sono associati ad Monti sono attribuite lave classificate come essere visibile, alla base di Monte Frumento
un’estensione WNW-ESE. “delimitabili a morfologia superficiale ben delle Concazze, il bagliore dovuto all’emissio-
In una serie di articoli viene analizzata la conservata” (Romano et al., 1979). ne di materiali incandescenti, fenomeno che
documentazione storica relativa ai terremoti Il gruppo di edifici di Monte Zappinazzo contribuì ad aumentare la preoccupazione
avvenuti sul basso versante orientale etneo e dei Monti Conconi (Fig. 3: 5), e le relative degli abitanti.
negli ultimi due secoli (malgrado la zona sia colate, sono classificati come “colate laviche Questa ultima scossa fu avvertita anche
stata intensamente abitata ancora prima e piroclastici recenti, prevalentemente non ad Acireale (Fig. 2: A), che dista 16 chilometri
dell’epoca classica, non si è trovata notizia di datate” (Romano et al., 1979). dall’ipotizzabile epicentro macrosismico, ma
terremoti anteriori al 1805), e le conseguen- Anche all’attività di Monte Frumento delle non fu avvertita a Giarre (Fig. 2: GI), che ne di-
ze dei movimenti tettonici sulla morfologia Concazze (Fig. 3: 6), i cui prodotti poggiano sta solo 6; dalla direzione di massima propa-
(Adorni & Carveni, 1993 a; 1993 b; Carveni & chiaramente su quelli degli edifici appena de- gazione delle onde sismiche si è ritenuto che
Bella, 1994; Bella et al., 1996; Carveni et al., scritti, sono attribuite “colate laviche e piro- questo sisma sia da attribuire al movimento
1996; Gresta et al., 1997; Carveni et al., 2005 clastici recenti, prevalentemente non datate” di una, o più di una, delle faglie del Siste-
a; 2005 b; 2007 a; 2011 a; 2012). (Romano et al., 1979). ma delle Timpe, anche se coperture laviche
L’eruzione dei Monti Sartorius ha avuto non consentono di seguirne l’andamento sul
IL TEATRO DELL’ERUZIONE inizio da una fenditura già esistente, ubicata terreno (Carveni & Benfatto, 2004). L’attività
L’eruzione dei Monti Sartorius è avvenuta sul versante orientale di Monte Frumento delle sismica continuò per alcune ore, con intensità
in un’area compresa tra importanti elementi Concazze. decrescente.
morfostrutturali (Fig. 3): la scarpata della Fa- Nel 1928 e nel 1971 si sono verificate altre Nel frattempo, al Cratere Centrale non si
glia della Pernicana a settentrione, il Rift di eruzioni che hanno coinvolto lo stesso settore manifestava alcun tipo di attività: ciò indica
NE a NW, l’orlo settentrionale della Valle del dell’edificio vulcanico, sempre con una pro- che la risalita magmatica avveniva diretta-
Bove a meridione e le scarpate delle faglie gressiva migrazione verso SE delle fratture mente attraverso un condotto eccentrico, o
della Ripa della Naca e della Ripa di Piscio eruttive (Fig. 3); nel 1979 si è avuta una nuo- che quello del Cratere Centrale era ostruito
a oriente. va emissione dalla frattura attiva nel 1928. fino ad una certa profondità.
Questo settore dell’edificio vulcanico L’eruzione del 1865, quindi, segna la Nella fase iniziale dell’eruzione si formaro-
presenta caratteri tettonici omogenei, rap- ripresa dell’attività vulcanica in un settore no tre fontane di lava lungo una frattura erutti-
presentati da stress di tipo transtensivo con dell’Etna già interessato da eruzioni laterali, va, tra quota 1800 e 1725 metri (Figg. 4 e 5: II;
componente orizzontale sinistra (Neri et al., con progressiva migrazione dell’asse erutti- Fig. 6); ne derivò una colata molto fluida, che
1991). vo verso SE, e geneticamente collegate sia a lungo il suo percorso investì numerosi alberi,
In precedenza l’area era stata interessata fratture eruttive con direzioni comprese tra carbonizzandone i tronchi fino a 2,6 metri di al-
da una serie di eruzioni laterali che evidenzia- NE-SW e ENE-WSW, sia a fratture con direzio- tezza (Silvestri, 1867); il fenomeno durò poche
no un progressivo spostamento verso SE del- ni comprese tra NNW-SSE e N-S (Carveni & ore, e, mentre il sistema di fratture progrediva
le fratture eruttive: infatti, dall’analisi della Benfatto, 2004); tutte queste direzioni sono verso oriente, le fontane di lava vennero so-
Carta Geologica del Monte Etna (Romano et state riconosciute come quelle con maggiore stituite da tre bocche esplosive; queste ultime
al., 1979), risulta che in epoca preistorica so- probabilità di riattivazione per questo settore rimasero attive per sette giorni, e i loro eiecta
no avvenute alcune eruzioni che, progressiva- del vulcano (Romano, 1970; Rittmann et al., si accumularono principalmente su tre spatter
mente, hanno formato gli edifici piroclastici di 1973; Frazzetta & Romano, 1978). cones già esistenti (Figg. 4 e 5: 1, 2 e 3; Fig. 6),
Monte Corvo (Fig. 3: 1), di Monte Baracca (Fig. distruggendo il rado bosco di pini che su di essi
3: 2), dei Due Monti (Fig. 3: 3 e 4), di Monte CRONACA DELL’ERUZIONE sorgeva, come si vede dalle fotografie di Bertier
Zappinazzo e dei Monti Conconi (Fig. 3: 5), di I primi sintomi di un’incipiente eruzione si che illustrano la relazione di Silvestri (1867).
Monte Frumento delle Concazze (Fig. 3: 6) e di manifestarono alle 14,30 di sabato 28 genna- Il 30 gennaio, mentre queste tre bocche
un edificio anonimo ubicato a SW di quest’ul- io 1865: gli abitanti di alcuni villaggi situati erano in piena attività stromboliana, a oriente
timo (Fig. 3: 7) (Carveni & Benfatto, 2004). sul versante orientale dell’Etna osservarono della base di Monte Frumento delle Concazze
Dall’orientamento delle basi ellittiche de- nuvole di fumo (in realtà ceneri espulse lungo si aprì una frattura lunga circa 400 metri con
gli edifici piroclastici e dalla forma dei loro la frattura che iniziava ad aprirsi, secondo direzione approssimativa N-S (Figg. 4 e 5: III),
orli craterici, si desume che tutti gli edifici Romano & Sturiale, 1982), sollevarsi dalle lungo la quale si attivarono otto fontane di
sono stati alimentati attraverso fratture con pendici di Monte Frumento delle Concazze; lava (Grassi, 1865), le cui piroclastiti hanno
direzioni comprese tra NE-SW e ENE-WSW durante la notte successiva numerose scosse formato altrettanti coni di scorie (Figg. 4 e 5:
(Carveni & Benfatto, 2004). sismiche e rombi sotterranei allarmarono gli 4 ÷ 11; Fig. 7), successivamente in gran parte
L’edificio piroclastico di Monte Corvo (Fig. abitanti di San Giovanni Montebello (Fig. 2: sepolti dagli edifici formatisi in seguito; que-
3: 1) poggia su lave emesse dai Centri Erut- SG), di Sant’Alfio (Fig. 2: SA) e della Contra- sta attività durò solo un giorno (Grassi, 1865).
tivi del Leone, e si è formato nel periodo di da Monti Arsi (Fig. 2: CMA), località ubicate Col procedere dell’eruzione le fratture
transizione tra l’attività del Mongibello Antico lungo il prolungamento settentrionale delle eruttive continuarono a propagarsi verso

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6

Figura 4 e 5 – Schema morfologico della zona dei Monti Sartorius: le lettere dell’alfabeto latino indicano gli edifici piroclastici formatisi durante l’eruzione del 1865 (A ÷ E) e quelli
precedenti (S ÷ Z), le lettere dell’alfabeto greco le colate laviche, le cifre romane le fratture eruttive e le faglie descritte nel testo, le cifre arabe le bocche esplosive, cerchio pieno per
quelle certe, vuoto per quelle presunte (da Carveni & Benfatto, 2004)

oriente, provocando la progressiva migrazio-


ne dei punti di emissione delle colate e delle
bocche esplosive che man mano li rimpiaz-
zavano; si formarono così in progressione gli
edifici piroclastici A, B, C, D ed E (Figg. 4 e
5), le cui bocche furono quasi tutte attive
contemporaneamente tra il 4 e il 5 febbraio
1865.
Silvestri (1867) distinse sin dai primi
giorni di febbraio una Colata Principale (Fig.
3: ) e una Colata di Monte Crìsimo (Fig. 3: );
la prima raggiunse il punto più basso della
sua corsa (circa 800 metri di quota) il 9 feb-
braio; da questa data fino ai primi di marzo
si verificò un arretramento del fronte attivo e
ad un allargamento del settore mediano del
campo lavico; nel frattempo venne emessa la
Colata di Monte Ragamo (Fig. 3: ), la qua-
le si fermò il 12 febbraio; infine la Colata di
Monte Chiovazzi (Fig. 3: ) venne emessa da
tre fratture ubicate rispettivamente alla base
settentrionale del cono B, tra gli edifici D ed E,
alla base nord-orientale dell’edificio E; essa si
arrestò il 4 aprile. L’eruzione cessò del tutto il
28 giugno 1865.
Nella Tab. 1 è rappresentata la sequenza
temporale registrata alle bocche eruttive, co-
me si ricava dalle relazioni di Grassi (1865) e
di Silvestri (1867); le lacune temporali sono
Figura 6 – Gli spatter cones 1, 2 e 3, lungo il tratto II della frattura eruttiva, visti dall’orlo occidentale del cratere a2 dovute a lunghi periodi di brutto tempo che
impedirono i sopralluoghi (da Carveni & Ben-
fatto, 2004).

EVOLUZIONE MORFOLOGICA DELLA ZONA


Dalla rilettura critica delle relazioni dei
precedenti autori, e dalla distribuzione spazio-
temporale delle fratture, delle bocche eruttive
e degli accumuli piroclastici, si evince che
l’eruzione è stata alimentata attraverso due
distinte serie di fratture eruttive, il Sistema
Principale di Fratture Eruttive, con direzione
WSW-ENE, quindi con andamento radiale ri-
spetto al condotto eruttivo principale etneo,
e il Sistema Secondario di Fratture Eruttive,
con direzione compresa tra N-S e NNW-SSE,
corrispondente all’andamento del Sistema di
Faglie delle Timpe (Carveni et al., 1998; 2000;
Figura 7 – Il cono di scorie 10, parzialmente coperto dalle piroclastici emesse dalle bocche del cratere a3 Carveni & Benfatto, 2004).

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Tabella 1 – Sequenza temporale dell’attività delle bocche eruttive 7
Date delle osservazioni
28.1 29.1 30.1 31.1 3.2 4.2 5.2 6.2 20.2 26.2 5.3 19.3 25.3 15.4 28.4 6.5 15.5
1 fl e c i
2 fl e e e e
3 fl e e e e
4-11 fl
a1 e e i o
a2 e e e e e? c c e i o
a3 e e e e e? c c e i o
B e e e c e cv e e e e
C e e e c e o
D e e e c d d d o i
E e e e e va va e e v
s s
Legenda: c) emissione di ceneri; d) detonazioni; e) esplosioni con lancio di scorie e bombe; f l) fontane di lava; i) bocche inattive; o) condotto ostruito;
s) scosse sismiche; v) emissione tranquilla di vapore; v a) emissione di vapori ad alta pressione (da Carveni & Benfatto, 2004)

IL SISTEMA PRINCIPALE DI FRATTURE ERUTTIVE cuni elementi sono stati descritti da Grassi Monte Frumento delle Concazze, riattivatisi
Dai disegni di Silvestri (1867) il quale ha (1865) e da Silvestri (1867). nel corso dell’eruzione del 1865.
effettuato un’accurata descrizione dei luoghi Il primo segmento attribuibile a questo Presentano forma a scudo con perimetro
durante e dopo l’eruzione, e dalle fotografie di sistema (Fig. 4: V) ha dislocato lateralmente ellittico, con l’asse maggiore lungo la frattura
Paolo Berthier che ne illustrano la nota scienti- il tratto I del Sistema Principale di Fratture eruttiva.
fica, risulta che la zona compresa tra l’orlo della Eruttive. Lungo le pareti della frattura affiora la
Valle del Bove e Monte Frumento delle Concazze Il secondo corrisponde alla frattura erut- seguente successione:
era attraversata da una serie di fenditure con tiva III (Figg. 4 e 5) che ha alimentato le otto - un banco di scorie saldate, di colore rosso,
direzione E-W e andamento quasi rettilineo; fontane di lava descritte da Grassi (1865). con spessore massimo di tre metri, ubicato
oltrepassato l’orlo craterico di Monte Frumento Il terzo segmento ha alimentato le bocche alla base ispezionabile della frattura; dalla
delle Concazze (di cui bordavano la svasatura), dei crateri a1, a2 e a3 (Figg. 4 e 5: VI). giacitura si evince che le piroclastici pro-
le fratture scendevano lungo il versante orienta- Silvestri ha descritto due fessure rettili- venivano da diversi punti di emissione;
le del cono piroclastico (Fig. 4: I) e convergevano nee che emettevano unicamente vapori, tan- - su queste piroclastici poggia un basalto
intorno a quota 1800 metri, punto da cui ebbe genti all’orlo occidentale del cratere dell’e- a fessurazione colonnare, con spessore
inizio l’emissione di materiali incandescenti. La dificio B (Figg. 4 e 5: VII); in corrispondenza compreso tra uno e due metri; sulle pareti
corrispondenza delle fenditure con gli orli della della presunta ubicazione di tali fessure si trovano scorie saldate, presumibilmen-
svasatura del cratere fa supporre che si tratti affiorano rocce che hanno subito un proces- te risalenti all’eruzione del 1865;
di faglie preesistenti, riattivate in occasione so di alterazione causato dai gas emessi da - la superficie sommitale della colata è ri-
dell’episodio eruttivo in oggetto. fumarole. coperta da un banco di bombe vulcaniche
Mentre la parte più a monte di questo Tramite l’analisi di aerofotografie sono e scorie saldate, di colore grigio scuro, con
sistema di fratture non è facilmente indivi- state individuate alcune scarpate ad anda- spessore massimo di 4 metri;
duabile sul terreno, in quanto impostato su mento rettilineo, assimilabili a faglie, con - la serie stratigrafica si conclude con un
piroclastiti, il tratto compreso tra le quote direzione compatibile con il Sistema Secon- banco di scorie saldate e lapilli, con spes-
1800 e 1725 metri (Figg. 4 e 5: II) si presenta dario di Fratture Eruttive (Figg. 4 e 5: VIII, sore massimo di 3 metri, risalente all’e-
beante ed ispezionabile per una lunghezza di IX e X). ruzione in studio; essa è distinguibile da
duecento metri circa. quella sottostante grazie alla presenza di
Lungo questo tratto della frattura sorgono GLI EDIFICI PIROCLASTICI un livello discontinuo di ceneri alterate;
tre bassi edifici conici (Figg. 4 e 5: 1, 2 e 3; Fig. Le piroclastici emesse nel corso dell’eru- queste piroclastici raggiungono il massi-
6), con raggio massimo di 50 metri ed altezza zione formano una serie di coni di scorie a mo spessore in corrispondenza delle tre
di 5 metri, dai versanti debolmente inclinati, forma di scudo, di spatter cones e di edifici bocche eruttive.
formati da accumuli di bombe e scorie salda- troncoconici con crateri sommitali. Lo studio delle fotografie aeree eviden-
te, i quali preesistevano all’eruzione del 1865, zia che questi tre edifici sono ubicati in una
ed erano coperti da un rado bosco di pini, che I CONI A SCUDO 1, 2 E 3 depressione di forma trapezoidale delimitata
furono bruciati durante l’eruzione. Sono tre edifici coalescenti, ubicati sul da scarpate rettilinee, attribuibili a piani di
L’allineamento di alcune delle bocche basso versante nord-orientale di Monte Fru- faglie dirette (Figg. 4 e 5: XI, XII e XIII); il
eruttive dei crateri relativi agli edifici B, C e mento delle Concazze (Figg. 4 e 5: 1, 2 e 3; riscontro sul terreno è difficoltoso, a causa
D individua la frattura IV (Figg. 4 e 5). Fig. 6); in una delle fotografie che illustrano la delle coperture piroclastiche ed epiclastiche.
pubblicazione di Silvestri (1867) si vede che Secondo Silvestri (1867) questi apparati
IL SISTEMA SECONDARIO DI FRATTURE ERUTTIVE essi preesistevano all’eruzione, ed erano co- scagliarono bombe con diametro anche supe-
Il Sistema Secondario di Fratture Erut- perti da un rado bosco di pini; si tratta quindi riore ad un metro fino a 500 metri di distanza
tive è evidenziato dall’allineamento di altre di edifici poligenici, come dimostra anche la (Fig. 8), e il versante di Monte Frumento delle
bocche eruttive e depositi piroclastici, con sezione geologica esposta lungo la frattura Concazze fu coperto da uno strato di scorie e
direzione compresa tra N-S e NNW-SSE; al- eruttiva, collegati ad attività preistorica di lapilli fino a 15 centimetri di spessore.

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Figura 8 – Una delle bombe lanciate durante la prima fase


dell’eruzione

GLI SPATTER CONES 4 ÷ 11


Si tratta di otto collinette dalla cima ton-
deggiante (Fig. 5: 4 ÷ 11), dovute all’attività
delle otto fontane di lava descritte da Grassi
(1865), ubicate lungo una frattura eruttiva
con direzione N 20° W (Figg. 4 e 5: III); esse
sono parzialmente coperte dalle piroclastici Figura 9 – Livello cineritico, residuo dell’antica superficie originaria del cratere dell’edificio B
in seguito emesse dalle bocche dell’edificio
A (Figg. 7 e 10).

GLI EDIFICI A, B, C, D ED E
Sono edifici a tronco di cono irregolare con
crateri sommitali.
Esauritasi l’attività vulcanica, gli edifici
sono stati interessati da fenomeni erosivi
che hanno causato l’arretramento degli orli
dei crateri e l’accumulo di materiali detriti-
ci all’interno di questi, con la conseguente
trasformazione delle cavità da crateri a im-
buto con condotto aperto a cavità con forma
semisferica, a volte con fondo piatto. Tracce
della originaria superficie interna del cratere
dell’edificio B sono visibili lungo il margine
occidentale dell’orlo craterico (Fig. 9).
L’edificio A (Figg. 4 e 5; Fig. 10) è un edi-
ficio composito, costituito da due tronchi di
cono coalescenti, ognuno dei quali presenta
un cratere ellittico, con asse maggiore in di-
rezione NNW-SSE (Figg. 4 e 5: a2 e a3); sul Figura 10 – I crateri a2 e a3 visti da SW (Foto di Sandro Surrentino d’Afflitto)
versante NW del cono settentrionale si apre
un piccolo cratere (Fig. 5: a1; Fig. 11). Esso
entrando in attività ha smantellato un preesi-
stente edificio, di cui si conservano le tracce a
settentrione (Carveni & Benfatto, 2004).
All’interno delle tre cavità crateriche non
vi sono tracce delle bocche eruttive; esse,
secondo quanto scritto da Silvestri (1867)
erano una nel cratere a1, tre allineate in di-
rezione NNW-SSE nel cratere a2, evidenziando
la frattura VI, e tre ai vertici di un triangolo
equilatero nel cratere a3.
L’edificio B presenta ben esposti il versan-
te settentrionale, con 60 metri di dislivello tra
l’orlo craterico e la base dell’edificio, e quello
meridionale, con sviluppo di 55 metri; il ver-
sante occidentale è coalescente con l’edificio
A, e quello orientale con l’edificio C. L’orlo
craterico ha forma ellittica, con diametro
massimo di 120 metri in direzione N 60° E,
e un andamento altimetrico con un massimo Figura 11 – Il Cratere a1

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assoluto a occidente e un massimo relativo a 9
meridione; il punto più basso è a ENE.
Dove l’erosione ha messo in evidenza la
struttura interna dell’edificio affiorano bombe
e scorie saldate; sul fondo del cratere sono
visibili tre deboli depressioni circolari, proba-
bilmente corrispondenti alle bocche eruttive;
una quarta bocca, ubicata quasi al centro
della cavità craterica, dalla forma ellittica
con asse maggiore di 22 metri in direzione
N-S e asse minore di 20 metri, circondata da
un anello di scorie e bombe saldate dell’al-
tezza di poco inferiore al metro (Fig. 12), in
contrasto con tutte le altre bocche dei Monti
Sartorius, presenta un aspetto molto più “gio-
vane”, testimoniando, secondo noi, una breve
ripresa dell’attività eruttiva, sfuggita all’at-
tenzione per la brevità dell’evento e/o per il
momento in cui è avvenuta; la scarsa quan-
tità di materiale emesso può essere attribuita Figura 12 – La “Bocca Nuova” del cratere dell’edificio B
ad una singola emissione, verificatasi dopo
che la cavità craterica, a causa dell’erosione, lungo 400 metri, in direzione E-W; alla sommi- diano del campo lavico: si assiste quindi
aveva già raggiunto la forma semisferica a tà si riconoscono due archi, resti di originari all’allargamento e all’inspessimento di
fondo piatto (Carveni & Benfatto, 2004). orli craterici, del diametro di circa 100 metri, questa porzione del campo lavico (Fig.
Il fatto che una piccola eruzione etnea, e tre orli di minori dimensioni, allineati in di- 13, B), causato dall’affiancamento e
avvenuta tra il XIX e il XX secolo sia potuta rezione ENE-WSW. dalla sovrapposizione di diverse unità di
passare inosservata non è impossibile: la L’asimmetria è da attribuire in primo luo- flusso minori, generate da bocche effime-
lontananza dalle zone abitate e le condizioni go alla morfologia preesistente, e in secondo re, e sviluppo di strutture tipo pahoehoe.
atmosferiche possono aver impedito l’osser- luogo alla ricaduta balistica delle piroclastici. Il campo lavico assume quindi le carat-
vazione di un fenomeno di breve durata; si può teristiche di un campo di lava composito
portare ad esempio l’esplosione avvenuta al CARATTERISTICHE DEL CAMPO LAVICO (Walker, 1971);
Cratere di SE il 5 gennaio 1990, considerata la L’evoluzione spazio-temporale del campo • la terza fase è compresa tra i primi giorni
più forte esplosione etnea avvenuta nel corso lavico risulta chiaramente influenzata dal del mese di marzo e la prima decade del
degli ultimi due secoli: a causa delle condi- tasso di emissione dalle bocche effusive; si mese di aprile; durante questo periodo si
zioni atmosferiche essa non è stata vista da possono distinguere quattro fasi principali: assiste ad un incremento dell’attività alle
alcun testimone, e la ricostruzione dell’evento • la prima fase è compresa tra il 29 gen- bocche causata dalla risalita di una note-
è stata effettuata sulla base della distribu- naio e il 9 febbraio; in questo periodo la vole quantità di magma, e alla migrazione
zione delle piroclastiti (Carveni et al., 1994). Colata Principale, a causa dell’alto tasso del settore attivo della frattura eruttiva,
L’edificio C (Figg. 4 e 5) è il più piccolo, di emissione, si sviluppò rapidamente in che risulta essere ubicato nel tratto com-
con uno sviluppo di 25 metri sul versante set- lunghezza, raggiungendo la distanza di preso tra le basi degli edifici piroclastici D
tentrionale, mentre gli altri sono coalescenti 6 chilometri dal punto di emissione il 2 ed E (Figg. 4 e 5); il conseguente incremen-
con gli edifici limitrofi; esso presenta tracce di febbraio e la distanza di 6,5 chilometri il 9 to del tasso eruttivo porta alla formazione
tre piccole cavità, corrispondenti alle bocche febbraio, quando il fronte si fermò; il cam- di una nuova colata lavica (Colata di Monte
eruttive. po lavico risultante può essere definito Chiovazzi) che raggiunse il 4 di aprile la
Il cono D (Figg. 4 e 5) presenta un’altezza come un campo lavico semplice (Walker, sua massima lunghezza (Fig. 13, C);
massima di 40 metri, con cratere del diametro 1971), costituito da una singola colata, • la quarta fase vede il progressivo decre-
di 50 metri, al cui interno si trovavano quat- (Fig. 13, A), con fenomeni di sovrappo- mento del tasso di emissione che provoca
tro bocche eruttive, irregolarmente distribuite sizione e affiancamento esclusivamente l’allargamento e l’ispessimento del cam-
(Silvestri, 1867), ma di cui attualmente non nella zona del fronte, dove si registra un po lavico con una fenomenologia molto
si riconoscono tracce che ne permettano l’u- inspessimento dovuto al raffreddamento simile a quella riscontrata per la Colata
bicazione; l’orlo craterico presenta una forte della lava; il campo lavico si presenta Principale.
asimmetria, con un massimo assoluto SSE e quindi maggiormente sviluppato in sen- L’eruzione si protrasse senza altri signifi-
un massimo relativo a settentrione; l’irrego- so longitudinale rispetto alla dimensione cativi cambiamenti fino al 28 di giugno, data
larità della distribuzione delle piroclastici è trasversale: tale caratteristica morfologi- in cui si registrò la fine dell’attività.
stata causata dai forti venti che soffiavano da ca è tipica dei campi lavici delle eruzioni Le caratteristiche morfologiche di detta-
settentrione nel primo periodo dell’eruzione, e laterali etnee a carattere parossistico; glio del campo lavico vengono qui di seguito
dal quadrante meridionale nella fase finale, • la seconda fase è compresa tra il 9 feb- collegate alla ripartizione dello stesso in zo-
condizionandone la traiettoria, la ricaduta e braio e i primi di marzo; durante tale lasso na prossimale, mediana e distale rispetto alle
l’accumulo. di tempo si verificò una netta diminuzione bocche di emissione (Fig. 14).
L’edificio E (Figg. 4 e 5) ha forma asimme- del tasso di emissione, con conseguente Nella zona prossimale (Fig. 14, P.Z.) le
trica, con il versante occidentale alto poco più minore alimentazione al fronte (che si fer- colate presentano deboli spessori e superfici
di 10 metri e quello orientale alto 80 metri; la mò), e l’arretramento del fronte attivo del- prevalentemente scoriacee: tale aspetto, più
base, ellittica, presenta il diametro massimo, la colata, il quale stazionò nel tratto me- che dalle caratteristiche del versante su cui

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10 scorreva la lava, il quale non presenta forti della stessa nelle quattro fasi descritte in principali cicli, ognuno dei quali è composto
pendenze, dipende dall’alto tasso di emissione precedenza. Un ulteriore elemento è costi- da una prima fase di attività parossistica,
che ha caratterizzato le prime fasi dell’eruzio- tuito dalle caratteristiche del pendio su cui con un elevato tasso di emissione istan-
ne: esso, causando un veloce scorrimento della scorreva la colata, il quale determina la locale taneo, che porta la colata a raggiungere
lava, ha determinato un’elevata frammenta- presenza di particolari morfologie. la massima lunghezza e che comporta il
zione della superficie della stessa. Quindi, se La fenomenologia eruttiva dell’eruzione limitato sviluppo della dimensione trasver-
da un lato il ridotto spessore della colata in etnea del 1865 consiste globalmente in due sale e dello spessore; durante questa fase
questo settore dà luogo ad una macrostruttura
pahoehoe, dall’altro la superficie della colata
presenta una tipica morfologia scoriacea.
La zona mediana del campo lavico (Fig.
14, M.Z.) presenta un maggiore sviluppo di
morfologie pahoehoe data da lave a corde e
da gallerie di scorrimento lavico. Sono inoltre
presenti lave a blocchi ed è chiaramente visi-
bile la suddivisione in diverse unità di flusso
sovrapposte ed affiancate: tale caratteristica è
stata acquisita dal campo lavico nel secondo
e nel terzo periodo di attività, quando la lava,
scorrendo molto lentamente su un pendio con
scarsa acclività, ha assunto un aspetto superfi-
ciale non scoriaceo; il tratto mediano del campo
lavico presenta quindi un aspetto maturo, tipico
di molte eruzioni etnee a carattere tranquillo.
Nella zona distale del campo lavico (Fig.
14, D.Z.) è presente una tipica morfologia con
la superficie delle colate frammentata in bloc-
chi di dimensioni decimetriche; questa carat-
teristica dipende sia dal fatto che al fronte la
colata lavica arrivava quasi solidificata, sia
dal pendio su cui essa scorreva, che in tale
settore presenta un’elevata inclinazione.
Dalla comparazione dei dati fenomeno-
logici e dai dati morfologici relativi a tale
eruzione si evince che il principale elemento
di controllo circa le caratteristiche del campo
lavico è rappresentato dal tasso di emissio-
ne istantaneo, le cui oscillazioni causano la
ripartizione dello sviluppo spazio-temporale Figura 13 – Principali stadi di sviluppo del campo lavico (da Carveni et al., 2000)

Figura 14 – Caratterizzazione del campo lavico basata sulla natura dei prodotti vulcanici: 1) prodotti piroclastici; 2) aree con prevalente morfologia pahoehoe; 3) aree con prevalente
morflologia aa; P.Z.) zona prossimale; M.Z.) zona mediana; D.Z.) zona distale

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Figura 15 – Resti di crateri precedenti all’eruzione del 1865 (Y) in parte sepolti dall’edificio E

si sviluppano prevalentemente colate con - le eruzioni parossistiche, in cui il rapporto bruciati durante l’eruzione; se ne ricava che i
superfici scoriacee, a causa dell’elevata ve- è minore dell’unità; risulta intuitivo che suddetti coni a scudo sono edifici poligenici,
locità della lava che produce una notevole queste eruzioni sono caratterizzate da come dimostrato anche dalla sezione strati-
frammentazione della superficie. Tale fase breve durata e da alti tassi di emissione; grafica, collegati a fasi di attività non datate
è seguita da un periodo di stanca dell’at- - le eruzioni intermedie, in cui il rapporto è di Monte Frumento delle Concazze.
tività, causato da un decremento del tasso prossimo all’unità; Il cratere a1 è delimitato a settentrione da
di emissione, con conseguente arretramento - le eruzioni tranquille, in cui il rapporto è un rilievo (Figg. 4 e 5: S) che lo sovrasta di
del fronte attivo della colata, che, stazionan- maggiore dell’unità. circa 6 metri e si sviluppa verso settentrione
do prevalentemente nel tratto mediano del Relativamente all’eruzione etnea del per più di 100 metri; si tratta dei resti di un
vecchio campo lavico, si sposta per brevi 1865, sulla base dei dati forniti da Romano precedente edificio, in parte smantellato dalle
tratti alternativamente verso valle e verso & Sturiale (1982), il rapporto R risulta essere esplosioni verificatesi quando è iniziata l’eru-
monte; tale fase è caratterizzata dallo svi- di 18,98; quindi questa eruzione è da inserire zione del cratere a1, in parte sepolto dalle pi-
luppo di strutture pahoehoe causate dalla nel campo delle eruzioni laterali etnee a ca- roclastiti emesse dalle bocche del cratere a2.
bassa velocità di scorrimento della lava. rattere “tranquillo”. A meridione degli edifici B, C e D affiorano
Il campo lavico generato dall’eruzione L’indice di esplosività E (rapporto tra il i resti discontinui di tre orli craterici (Figg.
del 1865 può in conclusione essere definito volume delle piroclastiti e la somma del vo- 4 e 5: T, U e W), relativi a un basso edificio
come campo lavico composito (sensu Walker, lume delle piroclastiti e il volume delle lave) preesistente all’eruzione; la colata lavica  è
1971). è 0,063 (Romano & Sturiale, 1982). fuoriuscita da una bocca ubicata alla base
Nella letteratura vulcanologica esistono del cratere U (Figg. 4 e 5).
svariati parametri adatti a operare il con- TENTATIVO DI RICOSTRUZIONE DELLA MOR- Alla base orientale dell’edificio E affiorano
fronto tra diverse eruzioni laterali etnee. Essi FOLOGIA PREESISTENTE ALL’ERUZIONE i resti di due crateri (Figg. 4 e 5: Y e Z; Fig. 15).
sono basati sull’analisi dei dati riguardanti In mancanza di documenti cartografici
il tasso di emissione medio e istantaneo, sul precedenti, la ricostruzione della morfologia CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI
calcolo dei volumi dei prodotti emessi, sulla preesistente all’eruzione è stata tentata sulla Le implicazioni di carattere strutturale
durata dell’evento, sulla lunghezza della co- base di aerofotografie e di documenti fotogra- riportate derivano dai rilievi effettuati diret-
lata lavica. fici prodotti da Silvestri (1867). tamente in campagna sulle fratture relative
Si ritiene di particolare efficacia l’appli- Il primo documento è la già citata fotogra- all’evento eruttivo. Le implicazioni di caratte-
cazione del rapporto R tra la durata dell’eru- fia di Bertier, pubblicata sull’articolo di Silve- re generale legate alla dinamica dell’edificio
zione, espressa in giorni, e il tasso di emissio- stri (1867); vi appaiono il basso versante me- vulcanico non sono state oggetto del presente
ne medio, calcolato in metri cubi al secondo, ridionale di Monte Frumento delle Concazze, studio; per tale argomento si rimanda agli au-
proposto da Frazzetta & Romano (1984); que- il tratto II del Sistema Principale di Fratture tori che se ne sono interessati recentemente.
sti autori, in base a tale rapporto, distinguono Eruttive e i coni a scudo 1, 2 e 3, ricoperti da L’eruzione etnea del 1865 si è verificata
tre diversi tipi di eruzione: un rado bosco di pini, molti dei quali vennero sul versante nord-orientale dell’edificio vul-

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12 canico, in un settore in cui esistono strutture ai sistemi di alimentazione, e testimoniano CARBONE M.S., GRASSO M. & LENTINI F. (1987), Line-
distensive con orientazione prevalente NE-SW un indice di esplosività E = 0,063 (Romano amenti geologici del Plateau Ibleo (Sicilia SE).
e ENE-WSW, con componenti di movimento & Sturiale, 1982). Presentazione delle carte geologiche della Sici-
lia sud-orientale. Mem. Soc. Geol. It., 38, 127-
orizzontali sinistre (Neri et al., 1991), e che I prodotti effusivi relativi all’eruzione
135.
è caratterizzato da movimenti gravitazionali costituiscono un campo lavico composito CARVENI P. & BELLA D. (1994), Aspetti geomorfologici
verso il bacino ionico, attribuibili in parte al- (sensu Walker, 1971); tramite l’indagine di legati ad attività sismica su vulcani attivi: il
la presenza di argille pleistoceniche esistenti campagna ed in base ai dati bibliografici, è basso versante orientale dell’Etna come mo-
nel basamento etneo (Borgia et al., 1992; Lo stato possibile ricostruire che l’intero campo dello di studio. Boll. Acc. Gioenia Sc. Nat., 27
Giudice & Rasà, 1992; Carveni & Bella, 1994). lavico è composto da quattro distinti flussi (346), 253-285.
In questa zona del vulcano sono presenti lavici che si susseguono nel tempo, sovrap- CARVENI P., BELLA D., BENFATTO S., MANISCALCO R., SALLEO
alcuni edifici piroclastici allineati in direzioni ponendosi parzialmente. PUNTILLO M., & STURIALE G. (2005 b), Sollevamenti
a grande scala e conseguenti fenomeni gravi-
comprese tra NE-SW e ENE-WSW, o con an- Si può quindi concludere che l’area in cui tativi: l’esempio del versante orientale dell’Etna
damento ad arco aperto verso SSE, che sono è avvenuta l’eruzione in studio rappresenta (Sicilia). Il Quaternario, 18 (2), 157-171.
stati attivi in tempi preistorici, con uno spo- una zona di debolezza strutturale nell’ambito CARVENI P., BELLA D., FILETTI G., LEONARDI M.C., MUSUME-
stamento progressivo da settentrione verso dell’edificio vulcanico etneo, legata a movi- CI C. & STURIALE G. (1996), Zonazione sismica del
meridione delle relative fratture eruttive. menti gravitativi profondi che interessano il territorio di Giarre (Catania) mediante l’analisi
Il sistema di alimentazione dell’eruzione settore orientale etneo, di cui uno degli svin- di sismi locali avvenuti nel periodo 1855-1989.
studiata è formato da due distinte serie di coli è rappresentato dalla Faglia della Perni- Att. Conv. Lincei, “La stabilità del suolo in Italia:
fratture eruttive, entrambe appartenenti a zonazione sismica – frane”, 134, 389-393.
cana, come già affermato da diversi autori (Lo
CARVENI P. & BENFATTO S. (2004) - L’eruzione etnea del
trend strutturali di carattere regionale (Lo Giudice & Rasà, 1992; Gresta et al., 1997). 1865 (Monti Sartorius): aspetti geomorfologici
Giudice et al., 1882), che, insieme ad un ter- L’eruzione dei Monti Sartorius ha segna- e inquadramento nell’evoluzione del vulcano. Il
zo trend con direzione WNW-ESE, rivestono un to quindi una ripresa dell’attività vulcanica Quaternario, 17 (1), 41-54.
ruolo importantissimo nel condizionare l’atti- in un’area in cui esistevano edifici vulcanici CARVENI P., BENFATTO S. & IMPOSA S. (2009) – Monti
vità sismica e vulcanica dell’Etna (Romano, preistorici; dopo di essa si sono verificate nel- Sartorius, a geomorphosite on the North-Eastern
1970; Rittmann et al., 1973). la stessa zona, con progressivo spostamento rim of the Mt Etna volcano. Monti Sartorius, un
Il Sistema Principale di Fratture Eruttive verso meridione delle fratture eruttive, le eru- géomorphosite sur le flanc Nord-Est de l’Etna.
dell’eruzione ha andamento ad arco aperto Colloq. Intern. Géomorph. «  Géomorphosites
zioni del 1928 e del 1971; nel 1979 si è veri- 2009: Imagerie, inventaire, mise en valeur et
verso SSE, con orientazione ENE-WSW nel ficata un’emissione di lava lungo la frattura vulgarisation du patrimoine géomorphologi-
tratto più occidentale, e E-W in quella più attiva nel 1928. que ». Université Paris-Sorbonne, 44-45.
orientale, concordante con quella delle strut- CARVENI P., BENFATTO S., IMPOSA S. & MELE G. (2010),
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za, legata alla dinamica generale di questo 283. May 31-June 4, 2010, 29.
ADORNI G. & CARVENI P. (1993 b), Anomalie del retico- CARVENI P., BENFATTO S., IMPOSA., MANISCALCO R., SAL-
settore dell’edificio vulcanico etneo, che vede LEO PUNTILLO M. & STURIALE G. (2011 a), Review
lo idrografico causate da eventi sismotettonici
lo scivolamento dello stesso verso il bacino sul basso versante orientale dell’Etna. Bolletti- of historical earthquakes and survey of active
ionico, come già riconosciuto da diversi au- no dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali, faults in the San Leonardello Graben area, Mt.
tori; è probabile che lungo tale zona di de- 26 (342), 197-206. Etna (Sicily). Contributions to Geophysics and
bolezza sia avvenuta la risalita magmatica AMORE C., CARVENI P., SCRIBANO V. & STURIALE C. (1988), Geodesy, 41 (1), 1-18.
relativa all’eruzione. Si ritiene che questo sia Facies ed età del vulcanismo nella fascia su- CARVENI P., BENFATTO S., MANISCALCO R., SALLEO M. &
il sistema principale di alimentazione sia per dorientale della Sicilia (Pachino-Capo Passero). STURIALE G. (2005 a), Controllo tettonico sulla
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Il Sistema Secondario di Fratture Erutti- tale etneo) del 29 gennaio 1989: campo macro- implicazione sismiche e vulcaniche. Il Quater-
ve, trasversale al principale, è composto da sismico e fratturazione cosismica. Boll. G.N.V., nario 20 (1), 57-66.
un fascio di fratture con direzione compresa 1, 1-12. CARVENI P., BENFATTO S. & SALLEO PUNTILLO M. (2007 b),
nel settore circolare 10° - 25° W, coincidente BELLA D., CARVENI P., MUSUMECI C. & GRESTA S. (1996), Un geomorfosito dell’Etna: i Monti Sartorius. Atti
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e quella dei lapilli, è strettamente collegato Geol. Alpina, 8, 249-276. 395.

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


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Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


ANTONIO COVIELLO
14
Valutazione economica Ricercatore, Consiglio Nazionale delle Ricerche
(IRAT) e professore di Economia e Gestione delle

del danno per rischio di alluvioni Imprese di Assicurazioni nella Seconda Università
di Napoli
E-mail: a.coviello@irat.cnr.it
in base alle linee guida della ENRIQUE ORTIZ
Idrologia e Ambiente Srl – Napoli
Direttiva Europea Socio Fondatore della Società Idrologica Italiana
E-mail: enrique.ortiz@idrologiaeambiente.it

Il caso della Marina Alta e della Marina Bassa


(Alicante-Spagna)

1. INTRODUZIONE La modellazione idraulica bidimensionale centuale di danno arrecato rispetto al danno


ell’ambito dell’analisi e della gestio- è stata portata a termine utilizzando il model- massimo possibile, in funzione dell’uso del

N ne del rischio alluvioni, la Direttiva


Europea 2007/60/CE, ha istituito i
criteri in base ai quali redigere un
Piano di Gestione contro le alluvioni, sia per un
intero bacino che per le unità amministrative
lo matematico bidimensionale, per risolvere
le equazioni di Saint Venant, Infoworks RS 2D
(Wallingford). Per ogni zona inondabile, sono
stati simulati cinque eventi, con un tempo di
ritorno assegnato rispettivamente di 10, 25,
suolo. Per poter convertire il danno minimo
(fra 0 e 1) in danno monetario (in euro), queste
curve sono state validate ricorrendo ai dati dei
danni riportati con la piena del Fiume Girona
nel 2007 negli abitati di El Verger, Ondara e
in cui è suddiviso. Le direttrici principali sono 50, 100 e 500 anni. Sono stati selezionati gli Beniarbieg. Tali dati sono contenuti nelle rela-
le seguenti: analisi preliminare di alluvioni, idrogrammi risultanti dalla simulazione idro- zioni dei comuni e delle società assicuratrici.
con l’obiettivo di identificare le zone soggette logica da utilizzare nella simulazione idrau- Una volta ottenute le curve di portata di pie-
al rischio esondazione, cartografia dettaglia- lica in funzione del tempo di ritorno del picco na (m) – danno (€), differenziate in funzione
ta dei danni e dei rischi nelle zone inondabili, di piena su un punto di controllo del modello dell’uso del suolo e della densità insediativa, e
e la redazione di un piano di gestione al fine idraulico, collocato in un punto più a valle del a partire dalle mappe di pericolosità (modella-
di ridurre i rischi di alluvione laddove siano modello stesso (per esempio, lo sbocco del zione idraulica bidimensionale) e dalle mappe
stati individuati conflitti o problemi. corso d’acqua principale, nel caso di modelli dell’uso del suolo (CORINE), sono stati calcolati
Il presente articolo tratta la tematica dell’a- idraulici siti sulla costa). I modelli digitale i danni economici relativi a ciascuno dei cin-
nalisi idrologica, idraulica, della vulnerabilità del terreno utilizzati derivano da un model- que periodi di ritorno presi in esame, ottenendo
e del rischio alluvioni di ventitrè aree di inon- lo di risoluzione 1x1 m ottenuto con un volo così le mappe di vulnerabilità. Essendo nota la
dabilità, nell’ambito dello studio per la stesu- di telerilevamento LiDAR. Inoltre si è tenuto probabilità di ricorrenza di ciascun evento allu-
ra di un Piano di gestione della difesa contro conto delle condizioni iniziali del livello del vionale considerato, è possibile caratterizzare
gli straripamenti dei fiumi della Marina Alta e mare (marea astronomica e marea meteoro- il rischio, stimato in termini economici, per ogni
della Marina Bassa nella Provincia di Alicante logica) in funzione del diverso tempo di ritorno zona soggetta a esondazione.
(Spagna), commissionato dalla Confederazione assegnato, e sono stati creati i modelli delle I risultati della valutazione del rischio sa-
Idrografica del Júcar. Queste zone sono note in principali infrastrutture idrauliche (condut- ranno poi utilizzati nella fase successiva di re-
tutta la Spagna per la loro elevata vulnerabilità, ture o raccordi, grandi collettori, ponti, etc.). dazione del Piano di Gestione di difesa contro
a causa delle numerose infrastrutture interessa- I risultati delle simulazioni idrauliche sono le alluvioni. I valori di rischio in euro associati a
te al turismo e all’elevata densità abitativa, oltre cinque mappe di portata di piena per ogni ogni zona di alluvione saranno di supporto per
che per l’alto grado di torrenzialità dei fenomeni zona di simulazione (mappe di pericolosità), affinare la stima dell’investimento economico
meteorologici che le riguardano, come, ad esem- corrispondenti rispettivamente a 10, 25, 50, che occorre mettere in atto, e consentiranno di
pio, il cosiddetto effetto “Goccia Fredda”. 100 e 500 anni di periodo di ritorno assegna- determinare le priorità di intervento in base al
La prima questione affrontata in questo to, per un totale di 110 mappe di pericolosità. livello di protezione fornito, al loro costo, e ai
articolo è la modellazione idrogeologica bi- Il secondo tema affrontato nel presente arti- danni che permettono di evitare (Bussi et al,
dimensionale delle ventitrè zone in esame. colo è l’analisi di vulnerabilità e di rischio asso- 2010) e pure la stima della prima assicurativa
Le condizioni di contorno dei modelli (idro- ciato alla probabilità di alluvione. Per portare a dei beni dentro le zone esondabili.
grammi di portata a colmo) sono state cre- termine questa fase dello studio, ci si è attenuti
ate partendo dall’associazione di un modello alle direttrici contenute nella Direttiva europea 2. IL CASO OGGETTO DI STUDIO
stocastico multivariato di simulazione di quadro sull’Acqua: il rischio di alluvione è sta- Il lavoro presente è stato applicato alle
eventi estremi di pioggia (RAINGEN – Salsón to calcolato in base a variabili di tipo idraulico aree della Marina Alta e della Marina Bassa
e García Bartual, 2003) a un modello idrologi- (in questo caso, la massima portata di piena), (Alicante). Le aree della Marina Alta e della
co concettuale e distribuito (TETIS, Francés et tenendo presenti variabili di tipo economico, so- Marina Bassa sono ubicate nella parte nord
al., 2007). I risultati sono diversi idrogrammi ciale e ambientale (Barroca et al, 2006). della provincia di Alicante, nella Regione di
per ogni punto di simulazione; ricorrendo a Per realizzare questo compito, sono state Valencia (Fig. 1). Si trova, dal punto di vista
una metodologia statistica è stata assegnata determinate delle curve di vulnerabilità di base amministrativo, nella Giurisdizione Idrografi-
una probabilità alla variabile “livello massi- (Merzl et al, 2004; Büchele et al, 2006), ossia ca del Júcar, e il suo territorio è suddiviso in
mo” di ciascun idrogramma, espressa in base grafici e prospetti che mettono in relazione la diversi bacini di grandezza media e piccola.
a un periodo di ritorno assegnato. massima altezza d’acqua esondata con la per- I bacini più importanti che convergono nella

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


Marina Alta (Fig. 2) sono i bacini del fiume 15
Girona, del fiume Gorgos, del fiume Algar e
del fiume Amadorio, rispettivamente di 111,
264, 214 e 220 km2. Le Marine presentano
un’orografia piuttosto complessa, dato che
sono attraversate da numerose montagne,
valli e una costa molto accidentata. L’altitu-
dine della zona varia da 0 m s.l.m. a 1550 m
s.l.m. I rilievi più importanti sono nella zona
nordoccidentale, all’interno, soprattutto nella
zona di divisione fra il bacino dei fiumi Gal-
linera e Vedat e il bacino del fiume Gorgos.
La climatologia di questa zona è carat-
terizzata dalla presenza di fenomeni torren-
ziali estremi, dovuti in misura principale al
fenomeno mediterraneo della Goccia Fredda,
che genera temporali relativamente brevi (la
durata media di un temporale è di 24 – 36 ore)
e molto intensi (fino a 978 mm accumulati
nell’evento del 1957 nel pluviometro di Jávea), Figura 1 – Ubicazione della Marina Alta e della Marina Bassa (Provincia di Alicante), Valencia, Spagna
con una torrenzialità incrementale da sud a
nord. Da un punto di vista idrologico, i bacini
convergenti sulle Marine sono caratterizzati
dalla presenza di fenomeni di tipo karstico,
principalmente alle loro origini. Il flusso di
superficie diretto costituisce la componente
principale del flusso, anche se le componenti
sub-superficiale e quella sotterranea possono
acquistare una certa rilevanza, dovuta all’in-
cidenza del karst in questi bacini. Le zone più
sensibili dal punto di vista dell’inondabilità
sono ubicate principalmente sulla costa, in
alcune piane di tipo imbrifero (la piana del
fiume Girona e la piana di Jávea), sebbene
la geomorfologia sia piuttosto accidentata e
le zone soggette a fenomeni esondativi sono
spesso ben definite nella topografia.
Da un punto de vista socioeconomico, la
grande maggioranza della popolazione e del-
le attività economiche si trova sulla costa, a
causa dell’elevato sviluppo del turismo, che ha Figura 2 – Principale Bacini idrografici delle Marine
causato una pressione urbana considerevole
praticamente su tutto il tratto litoraneo delle 1) Studio della pluviometria; 2) Modellazione idrologica (trasformazio-
Marine. L’elevata esposizione di persone e in- 2) Studio dei processi di trasformazione del- ne della pioggia – deflusso superficiale)
frastrutture, insieme alle caratteristiche torren- le precipitazioni in deflusso superficiale; mediante il modello idrologico distribuito
ziali della climatologia locale, fanno sì che le 3) Studio della propagazione delle piene nel- TETIS (Francés et al., 2002; Francés et al.,
Marine siano una zona di elevata vulnerabilità le zone vulnerabili, mappe di pericolosità; 2007), generazione di idrogrammi di piene
di fronte a fenomeni idrometeorologici estremi. 4) Valutazioni dei danni causati dalle allu- relativi ai 368 eventi di precipitazioni per
In questo articolo tratteremo solo uno dei vioni, mappe di rischio. tre stati iniziali di umidità (1104 idrogram-
23 modelli realizzati a titolo di esempio; per È stata seguita una metodologia basata mi) in vari sottobacini distribuiti sul terri-
la modellazione delle altre 22 zone è stata se- sull’associazione di modelli diversi, ciascuno torio in esame, e l’assegnazione statistica
guita la stessa metodologia. Si è scelto il mo- dei quali è finalizzato all’esame dei processi di periodi di ritorno alla portata massima
dello della piana del fiume Girona, per la sua suelencati. Lo studio è stato ripartito nei pas- in funzione della precipitazione giornaliera
complessità e per la disponibilità di dati per saggi indicati di seguito: media locale dell’evento e della probabilità
la calibrazione delle curve di vulnerabilità. 1) Generazione di precipitazioni (368 even- di ricorrenza dello stato di umidità iniziale.
ti, nel caso specifico) secondo il modello 3) Modellazione idraulica bidimensionale
3. METODOLOGIA stocastico multivariato RAINGEN (Salsón delle 23 zone più vulnerabili (zone densa-
L’obiettivo dello studio è la redazione di e García-Bartual, 2003) e l’analisi proba- mente popolate e potenzialmente soggette
un piano di gestione della difesa contro le bilistica delle frazioni pluviometriche con a fenomeni alluvionali) mediante il model-
alluvioni delle aree della Marina Alta e della tecniche statistiche, sulla base storica lo idraulico bidimensionale INFOWORKS RS
Marina Bassa di Alicante. Per raggiungere dei dati di precipitazione SAIH (Sistema (Wallingford) e produzione delle mappe di
questo scopo sono state identificate quattro Automatico d’Informazione Idrologica) y pericolosità per differenti periodi di ritorno
fasi da seguire: AEMET (Agenzia Meteorologica Spagnola) (10, 25, 50, 100 e 500 anni).

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16 4) Valutazione dei danni per ciascuna zona a zone che presentano cambiamenti bruschi di principali, questi vengono inglobati co-
rischio e per periodo di ritorno in funzione pendenza, muri con altezza o una quota fissa, me elementi monodimensionali. Queste
di curve danni – altezza dell’acqua, vali- muri porosi che consentono la percolazione strutture vengono modellate mediante
date su un evento reale (Ottobre 2007) in parziale dell’acqua e muri infiniti. La quota di l’elemento “orifizio” che simula il flusso di
funzione delle portate fornite dai modelli ogni triangolo è calcolata in base alle quote di una fognatura corta a sezione rettangola-
idrologici-idraulici e dall’utilizzo del suolo, e ciascuno dei suoi vertici. I risultati sono l’indi- re e che viene incorporata nella griglia 2D
valutazione del rischio in funzione dei danni cazione della portata al centro di ogni elemento mediante elementi di collegamento 1D2D.
per periodo di ritorno e della sua probabilità. della griglia e la velocità indicata sui lati. • Definizione delle rugosità del suolo (coeff.
L’obiettivo dell’articolo presente è la descri- I modelli digitali del terreno utilizzati so- di scabrezza): nella zona di simulazione
zione delle fasi 3 e 4. Non si procede quindi alla no stati realizzati mediante la tecnologia Li- vengono definiti dei poligoni di rugosità
descrizione delle fasi 1 e 2, i cui risultati sono gli DAR (Light Detection and Ranging), basata omogenea con l’indicazione del numero
idrogrammi relativi ad ogni evento simulato ed sull’emissione di impulsi da parte di un Laser di Manning corrispondente ad ogni zona.
il tempo di ritorno associato alla portata mas- aereo. Il LiDAR utilizza gli stessi principi della Partendo dagli usi del suolo del CORINE
sima di ciascun evento. I risultati della fase 1 e tecnologia radar, sebbene la lunghezza d’onda (2006) e aggiornando con le ortofotografie
2 costituiscono l’input delle fase 3 e 4. del segnale usato differisca in buona parte. I dello PNOA (Piano Nazionale di Ortografia
prodotti risultanti dai voli LiDAR, e usati per la Aerea) si procede all’identificazione delle
3.1. MODELLAZIONE IDRAULICA creazione dei modelli idraulici, sono 23 modelli zone e si assegna a ciascuna di esse un
Con questo studio è stato portato a termine digitali del terreno con una risoluzione di 1x1 m, valore di rugosità. Per la determinazione
un modello matematico idraulico delle zone a come già accennato, senza vegetazione né in- delle rugosità si è ricorsi alla classificazio-
rischio in esame. È stato utilizzato il modello frastrutture di ostruzione del deflusso (soprat- ne presentata da Chow (1982) con la quale
idraulico bidimensionale Infoworks RS 2D, che tutto ponti che possano coprire gli alvei della sono stati stabiliti valori minimi, normali
è un modello per la gestione di sistemi idrici zona di studio), coperture di edifici e ostruzioni e massimi del coefficiente di Manning (n)
nelle zone fluviali, urbane e rurali. Questo mo- dovute alle strutture trasversali eliminate. per diversi tipi di canali e piane imbrifere.
dello è stato sviluppato dalla Wallingford Sof- La metodologia seguita nel processo di • Definizione delle condizioni di contorno
tware (MWH Soft). InfoWorks RS 2D combina modellazione idraulica è stata la seguente: (idrogrammi): nei file dei fiumi da model-
una serie di caratteristiche importanti, come • Composizione della topologia del model- lare si introduce l’idrogramma relativo al
l’integrazione dei modelli 1D – 2D e le moltepli- lo: in questa fase si importa il modello in tempo di ritorno da simulare. Bisogna sot-
ci possibilità per la definizione di griglie di cal- versione digitale, si definisce il dominio tolineare che non esiste un solo idrogram-
colo che consente di ottimizzare la flessibilità e del modello, si identificano gli edifici, che ma da introdurre; ma dato che può essere
la precisione del modello. Il modello InfoWorks sono considerati poligoni impermeabili di assegnato solo un tempo di ritorno a una
RS 2D utilizza il metodo dei volumi finiti per altezza infinita, si definiscono le caratte- determinata variabile scalare (in questo
risolvere le equazioni di flusso di Saint Venant. ristiche della griglia di elementi (dimen- caso il picco di portata), è altamente pro-
Utilizza elementi triangolari, rettangolari e ir- sioni dei triangoli, zone con una griglia babile che si possano generare idrogrammi
regolari con elementi a scalini piani orizzontali più densa, ecc.), si definiscono le linee molto diversi in termini di volume, tempo
per modellare il terreno, il che permette di avere di rottura per riprodurre i cambiamenti di di picco e durata, ma con lo stesso tempo
un’alta flessibilità per la descrizione di geo- pendenza, si introducono gli altri elemen- di ritorno. In questo studio si ricorre all’i-
metrie topografiche complesse. Inoltre è pos- ti, come ad esempio i muri porosi, e si crea drogramma che fa riferimento a un punto
sibile selezionare zone di maggiore precisione, l’elemento triangolare del modello. di controllo a valle del modello idrologico, il
nelle quali non si desidera creare una griglia • Modellazione delle strutture idriche: nel cui tempo di ritorno della portata massima
come avviene con gli edifici (voids), linee di caso che esistano condotte fognarie, ponti sia simile al tempo di ritorno che si deside-
rottura per modellare con maggior precisione o sifoni invertiti che insistono sui flussi ra simulare (10, 25, 50, 100 e 500 anni).

Figura 3 – Curva dei danni in funzione dell’altezza dell’acqua e schema di calcolo del rischio

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


• Definizione delle condizioni di contorno F=1 h= ∞ prodotti da eventi estremi, le informazioni 17
(livelli di marea): si introducono i livelli D=∫ V (h)dFH = ∫ V (h)fH (h)dh fornite dalle Compagnie Assicuratrici Agrarie
di marea del Mediterraneo nella provin- F=0 h=0 e la normativa di riferimento, le stime fornite
cia di Alicante riportati dall’”Atlante delle (Equazione 1) dagli agricoltori in attività e le calibrazioni
Alluvioni del Litorale Peninsulare Spagno- delle curve. Una volta ottenute le curve basi-
lo”, elaborato dal Gruppo di Ingegneria Dove V(h) rappresenta i danni, h rappresenta lari e i moduli, si possono calcolare le curve
Oceanografica e Costiera dell’Università la portata di piena massima, FH la funzione di vulnerabilità.
della Cantabria, per la Direzione Gene- di distribuzione accumulata della portata e Si procede quindi alla calibrazione delle
rale delle Coste del Ministero Spagnolo fH la funzione di densità della probabilità di curve di vulnerabilità. Per effettuare la cali-
dell’Ambiente. portata di piena. Lo studio presente si limita brazione occorre conoscere i danni realmente
a valutare i danni diretti causati dall’alluvio- prodotti da un determinato evento e confron-
3.2 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ne, lasciando al margine i danni indiretti e tarli con i risultati ottenuti applicando le cur-
Si definisce vulnerabilità l’impatto nega- intangibili, che in alcune circostanze posso- ve di vulnerabilità sul territorio suddiviso in
tivo che può essere potenzialmente prodotto no raggiungere una grande rilevanza, tuttavia zone. L’evento più significativo per la zona in
in un punto del territorio e in un determina- sono difficilmente stimabili per la loro stessa esame è lo straripamento del Fiume Girona
to momento dell’anno. I danni provocati da natura. I danni diretti si ottengono da curve nell’ottobre del 2007, dato che per la sua
un’alluvione possono essere classificati nelle di vulnerabilità in base ai diversi tipi di uso prossimità temporale e le informazioni dispo-
seguenti categorie: del suolo. nibili di ogni genere, è quello più rappresenta-
• Danni tangibili: quantificabili in termini Per poter ricavare la curva di vulnerabi- tivo. Per la validazione si utilizzeranno i dati
economici, che si dividono in danni diretti lità di ciascuna delle tipologie nelle quali si forniti dal Consorzio Risarcimenti Assicurativi
(danni fisici ai beni, i costi delle misure è suddiviso il territorio in funzione dell’uso per gli abitati danneggiati e dal Comune di
di emergenza adottate, i costi della rimo- del suolo, è necessario disporre di una serie El Verger.
zione dei sedimenti dalle strade, dalle di curve basilari. Queste curve basilari rap- Il risultato di questo procedimento è la
case, ecc.) e i danni indiretti, di difficile presentano la percentuale di danni rispetto stima del rischio in termini monetari (in €);
quantificazione, a causa della loro grande a un valore massimo di danno possibile per per ogni mappa di pericolosità risultante da
variabilità (perdite per l’interruzione delle ciascuno degli elementi che possono subire una simulazione idraulica si calcola il to-
strutture viarie, dei centri di produzione e danni. Questo significa che in una stessa zona tale di danni stimati causati dal fenomeno
dei servizi, perdita di posti di lavoro, costi residenziale sono presenti abitazioni, garage esondativo. Poi si procede con la valutazione
aggiuntivi finanziari e la svalutazione dei sotterranei, locali commerciali, veicoli, ecc., del rischio in termini di costo annuale, con
terreni inondati; e, logicamente, i danni che possono prodursi l’obiettivo di fornire un valore in €/anni che
• Danni intangibili: la perdita di vite umane, in un’abitazione, non potranno essere valutati potrà essere il riferimento, per esempio, di
danni ai monumenti, aree archeologiche, nello stesso modo di quelli prodotti su un lo- un’analisi costi-benefici nella valutazione
ecc., e i danni psicologici alla popolazione. cale commerciale. dell’efficacia di una struttura di difesa con-
Ai fini di questo studio verranno conside- È necessario disporre, come punto di par- tro le inondazioni o la valutazione della prima
rati solo i danni diretti. La vulnerabilità dipen- tenza, di curve basilari che mettano in relazio- assicurativa del rischio per inondazione. L’e-
de dall’uso del suolo (sia attuale che pianifi- ne percentuale l’evoluzione dei danni rispetto quazione integrale 1 presentata in preceden-
cato) e varia con la grandezza dell’alluvione. all’altezza dell’acqua per ciascuno dei beni za può essere approssimata dalla seguente
La variabile della grandezza più importante investiti dall’alluvione. espressione:
per la determinazione della vulnerabilità in Il passaggio successivo è uno dei più de-
caso di alluvione, è l’altezza (o portata di pie- licati, poiché si tratta di valutare il massimo
na) massima raggiunta dalle acque, in modo
che per qualsiasi uso del suolo si possa de-
danno che si può produrre su ognuno dei beni
investiti dall’alluvione. In funzione di questo
D≈ ∙
[
V10 1 V +V
[
– 1 + 10 25 ∙ 1 – 1 +
2 Tmin 10 2 10 25 [ [
[ [
terminare una curva percentuale di danno sul danno massimo, si possono ricavare i dan- V25+V50 1 – 1 + V50+V100 ∙
valore complessivo in funzione di tale portata ni per le altre portate di piena applicando 2

25 50 2
di piena (Fig. 3). le curve basilari di vulnerabilità ottenute in
Un’alluvione è un fenomeno naturale non
permanente, durante il quale una parte del
precedenza. Il modulo adottato dev’essere
diverso per ognuno dei beni che può essere [ [
50 100 [
1 – 1 + V100+V500 ∙ 1 – 1 +
2 100 500 [
[ [
territorio è completamente invasa dalle ac- danneggiati dall’alluvione, gli stessi beni in- 1
V500
que. Il rischio provocato dalle alluvioni in una dividuati come punto di partenza per le curve 500
determinata zona del territorio si ricava dalla di vulnerabilità di base. Questo modulo è il
(Equazione 2)
combinazione nello spazio della pericolosità valore medio (su tutto il territorio analizzato)
e della vulnerabilità. Il rischio è, pertanto, il del massimo danno (per portate di piena su-
danno medio potenzialmente prodotto dalle periori a 3 m) causato da un’esondazione su Dove Vi è il valore (per ogni periodo di
alluvioni, e sarà maggiore nella misura in cui un metro quadrato del bene in esame. Questi ritorno) del danno ottenuto per applicazione
lo siano anche la vulnerabilità e la perico- moduli sono stati ricavati da un’approfondi- delle curve di vulnerabilità e Tmin il tempo di
losità. La pericolosità si ricava a sua volta ta analisi in cui si è tenuto conto del valore ritorno minimo per il quale non si produce lo
dalla combinazione di frequenza e grandezza per metro quadro edificato in base a diver- straripamento dell’alveo in esame, ricavato
dell’alluvione come illustra la Fig. 3. se stime ufficiali, il prezzo delle abitazioni dalla simulazione idraulica.
Dal punto di vista matematico, si può pro- che usufruiscono di pubbliche sovvenzioni,
cedere al calcolo del rischio in una determina- le informazioni contenute nella banca dati 4. VALUTAZIONE DELLE CURVE DI VULNE-
ta zona. Postulando che il rischio sia il danno dei sinistri del Consorzio Risarcimenti As- RABILITÀ
medio in ogni punto del territorio, la densità sicurativi, lo studio del programma Europeo Come esposto poc’anzi, la vulnerabilità
spaziale di rischio sarà data da: Interreg IIIB Medocc per il calcolo dei danni del territorio dipende da due fattori, la ti-

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18 Tabella 1 – Suddivisione del territorio in funzione dell’uso del suolo ziario, misto, e altri non meglio speci-
ficati.
Nº Tipologia Codice Tipologia Definizione
• Usi agricoli. Dovrebbero presentare una mi-
1 RBD Residenziale a Bassa Densità Abitativa
nore vulnerabilità, ma per quanto riguarda
2 RMD Residenziale a Media Densità Abitativa
la superficie sono quelli più danneggiati.
3 RAD Residenziale ad Alta Densità Abitativa
A partire da questa divisione, è necessario
4 AIS Unità Abitative Isolate su Suolo agricolo
procedere con un’analisi maggiormente det-
5 IND Industriale tagliata al fine di poter adeguare in misura
6 INF Infrastrutture maggiore le curve di vulnerabilità a ciascuno
7 ARS Colture Arboricole Asciutte degli usi del territorio. In questo senso, è sta-
8 ARR Colture Arboricole Irrigue ta adottata la suddivisione in zone indicata
9 CUS Seminativo asciutto nella Tab. 1.
10 CUR Seminativo irriguo Per procedere alla suddivisione del terri-
11 SIN Non coltivati né edificati torio indicata nel paragrafo precedente sono
stati utilizzati come base di partenza i dati
contenuti nel progetto CORINE Land Cover. Si
tratta di una Banca Dati Geografica sull’Oc-
cupazione del Suolo dell’Unione Europea.
Il progetto CORINE Land Cover (CLC), ha
come obiettivo fondamentale la raccolta di
dati numerici e geografici per la creazione di
una banca dati europea su scala 1:100.000
sulla Copertura e/o Uso del Territorio (occu-
pazione del suolo). Il progetto fa parte del
Programma CORINE (Coordination of Infor-
mation of the Environment), che ebbe inizio
il 27 giugno 1985 in virtù di una decisione
del Consiglio dei Ministri dell’Unione Euro-
pea (CE/338/85). Il programma CORINE dal
1995 è di competenza dell’Agenzia Europea
dell’Ambiente (AEMA).
In Spagna, l’ente incaricato dello sviluppo
del Progetto CORINE è il Centro Nazionale di
Riferimento per l’Occupazione del Suolo, co-
stituito e diretto dall’Istituto Geografico Na-
Figura 4 – Esempio di suddivisione in zone d’uso del suolo zionale (I.G.N.) ed il Centro Nazionale di Infor-
mazione Geografica (C.N.I.G.). Appartiene alla
Rete Europea di Informazione e Osservazione
dell’Ambiente (EIONET), all’Agenzia Europea
dell’Ambiente ed è specializzato sull’occupa-
zione del territorio.
Le informazioni contenute nel progetto CO-
RINE è stata rettificata e migliorata nell’ambito
del presente studio ed è stata impiegata come
punto di partenza per la divisione del territorio
in base ai diversi usi elencati.
Il primo luogo si è affrontato il migliora-
mento dei poligoni inclusi nel progetto CORINE.
A tal fine è stato portato a termine un processo
manuale di correzione per adeguare nella mi-
sura del possibile le aree di CORINE alla realtà
emersa dalle ortofotografie del terreno.
Successivamente è stata portata a termi-
ne la conversione degli usi previsti nel progetto
CORINE con quelli stabiliti precedentemente
per la suddivisione in zone del territorio nello
studio di vulnerabilità. Di seguito si riporta
Figura 5 – Esempio di suddivisione in zone d’uso del suolo in formato raster la conversione realizzata nella Tab. 2, indi-
cando l’uso in base a CORINE seguito dalla
pologia di uso del suolo e la portata dell’al- • Usi urbani. Di gran lunga, questi so- classificazione assegnata con la suddivisione
luvione. Inizialmente, si può effettuare una no gli usi con maggiore vulnerabilità. in zone voluta.
prima grande divisione del territorio in due Residenziale, industriale, strutture È stata individuata nell’area abbondante
usi principali: funzionali, servizi e infrastrutture, ter- presenza di abitazioni in zone non residen-

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ziali. Si tratta di costruzioni ubicate vicino Tabella 2 – Conversione degli usi previsti nel progetto CORINE con quelli stabiliti nello studio. 19
ai terreni coltivati e distanziate fra loro. La
Uso del suolo CORINE Codice Tipologia studio
quantità di queste costruzioni rende necessa-
Bosco di conifere SIN
rio un trattamento a parte, altrimenti i danni
di queste sarebbero sottostimati perché con- Campo da golf CUR
siderati terreni da colture. Strada asfaltata INF
Per questo si è utilizzata una copertura di Alveo grande allo stato naturale SIN
edifici in formato vettoriale che è stata com- Agrumeti ARR
binata con i dati del progetto CORINE in modo Alveo stretto allo stato naturale SIN
da prendere in considerazione unicamente le Colture abbandonate SIN
costruzioni ubicate fuori dalla zona residen- Colture permanenti asciutte CUS
ziale o industriale. Incanalamento artificiale SIN
La copertura vettoriale così ottenuta, con Zone montuose con scarsa vegetazione SIN
la distinzione fra le abitazioni isolate messe Struttura urbana aperta RBD, RMD o RAD (*)
in rilievo e con la suddivisione in zone per gli Formazioni di macchia mediterranea fitta SIN
usi previsti, appare come illustrato nella Fig.
Frutteti irrigui ARR
4. A partire dalla mappa vettoriale precedente,
Frutteti non irrigui ARS
occorre la sua conversione in formato raster
(Fig. 5) per poter procedere alle elaborazioni Strutture sportive INF
successive. La mappa raster presenta elementi Mare SIN
da 2x2 m, uguali in grandezza e posizione a Terreno paludoso SIN
quelli derivate dai modelli idraulici (mappe di Macchia mediterranea SIN
pericolosità) che saranno applicati successi- Boschi di conifere SIN
vamente per la stima dei danni. Spiagge e dune SIN
Per poter ottenere la curva di vulnerabilità Saline SIN
di ciascuna delle tipologie in cui è stato diviso Tessuto urbano continuo RBD, RMD o RAD (*)
il territorio in funzione dell’uso del suolo, è ne- Quartieri periferici con giardini RBD
cessario disporre di una serie di curve di base. Vegetazione fluviale SIN
Queste curve elementari rappresentano i dan- Vigneti CUS
ni in percentuale rispetto a un valore massimo Cave SIN
di danno possibile per ognuno degli elementi
Zona industriale IND
che possono subire danni. Quindi, se viene
inondata una zona residenziale, nella stes- Zona portuale IND
sa coesistono garage con abitazioni, garage Zone in costruzione RBD, RMD o RAD (*)
sotterranei, negozi, veicoli, ecc. Ovviamente, i (*) selezionata manualmente in base alle ortofotografie della zona
danni subiti da un‘unità abitativa non posso-
no essere valutati nello stesso modo di quelli cosiddetto Residenziale al piano terra. La de- riguarda tutti gli edifici per uso abitativo, lo-
subiti da un locale commerciale. È necessario finizione data dev’essere intesa in senso lato, cali commerciali, garage o depositi che hanno
avere a disposizione, come punto di parten- giacché include tutti gli usi di tipo residenzia- subito danni come conseguenza di alluvioni
za, queste curve di base che rappresentano le al livello del suolo. Ciò vuol dire che l’uso causate da forti piogge o straripamenti.
l’evoluzione dei danni in percentuale rispetto finale può variare: Abitazione al pian terreno, Il procedimento stabilito nella guida ha lo
all’altezza d’acqua per ciascuno dei seguenti Garage privato associato a un’unità abitati- scopo la valutazione dei danni su un bene che
beni danneggiati dall’alluvione: Residenziale va familiare, Garage condominiale, Androni e è ispezionato da un tecnico al fine di arrivare ad
al piano terra, Garage sotterraneo, Giardino zone comuni per gli edifici condominiali, ecc. una quantificazione. Tuttavia, le curve di vul-
privato, Rimozione detriti dai viali, Danni ai Per ottenere la curva di vulnerabilità, il nerabilità hanno una concezione radicalmente
punto di partenza è stata la metodologia di
viali, Veicoli in garage, Veicoli su viali, Locale diversa, dato che si intende stimare a priori
commerciale, Industriale, Colture arboricole lavoro stabilita nella “Guida per l’ispezione e i danni che possono essere causati ad un’a-
asciutte, Colture arboricole irrigue, Semina- la valutazione dei danni a edifici dovuti alle bitazione tipo, rappresentativa di tutte quelle
tivo asciutto, Seminativo irriguo. alluvioni”, pubblicata nel settembre 2.009 della zona per tutti i diversi livelli di piena che
Le curve di vulnerabilità di base rappre- dall’Istituto Valenciano per le Costruzioni possono essere raggiunti dall’acqua durante
sentano l’evoluzione dei danni percentuali ed edito dalla Consellería de Medi Ambient, un’alluvione. Per questo motivo, pur essendo
che subiscono i beni a seconda della diversa Aigua Urbanisme i Habitatge (Assessorato stata seguita parzialmente la filosofia della
portata di piena che può verificarsi in un’al- all’Ambiente e all’Urbanistica) della Regio- guida per elaborare le curve, essa è stata mo-
luvione. Trattandosi di danni percentuali, si ne di Valencia. La “Guida per l’ispezione e dificata e adattata agli obiettivi perseguiti.
ritiene che il 100% dei danni coincide con il la valutazione dei danni a edifici dovuti alle La metodologia adottata è quella illu-
danno massimo che può essere causato da alluvioni”, ha come obiettivo l’analisi dello strata di seguito. In primo luogo si suddivide
un’alluvione, successivamente stimato in stato di uno edificio dopo l’evento alluvionale, il bene nei diversi elementi e strutture che lo
termini economici. individuando le possibili lesioni su elemen- compongono (struttura, facciate, ripartizioni,
ti strutturali e non strutturali, per stabilire rivestimenti, sistema elettrico, arredamento,
4.1. CURVA DI VULNERABILITÀ DELL’USO raccomandazioni sulle azioni successive da ecc.). Successivamente si assegna a ognuno di
RESIDENZIALE AL PIANO TERRA intraprendere, e fare una valutazione dei dan- questi elementi una percentuale di contributo
Il primo caso da studiare, e senza dubbio ni per possibili aiuti da parte della Pubblica al valore complessivo dei danni eventualmen-
il più importante per le sue ripercussioni, è il Amministrazione. L’ambito di applicazione te causati da un’alluvione. La percentuale di

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20 danni per ogni altezza d’acqua sarà dato dal 4.4. CURVA DI VULNERABILITÀ RIMOZIONE DETRITI 4.7. CURVA DI VULNERABILITÀ VEICOLI IN SOSTA
prodotto del percentuale di contributo dell’ele- DAI VIALI NEI VIALI
mento singolo, per un coefficiente (fra 0 e 1) Ogni alluvione trascina con sé una gran I veicoli in sosta nei viali non subiscono
che serve a quantificare il danno subito sull’e- quantità di detriti. Per questo motivo, occor- danni con livelli d’acqua inferiori a 20 cm. A
lemento per ciascun livello dell’acqua. Infine, re sempre incaricarsi di lavori di sgombero partire da questa altezza d’acqua crescono
il danno complessivo sarà dato dalla somma dei viali dopo i corsi principali per affrontare molto velocemente fino a valori vicini a quello
dei danni parziali calcolati per ognuno degli questa eventualità. La curva di vulnerabilità massimo con livelli superiori a 1,50 m. La curva
elementi in cui è stato suddiviso l’immobile. adottata è quella riportata di seguito nella di vulnerabilità è quella mostrata nella Fig. 12.
Per il calcolo della curva di vulnerabilità, Fig. 9. Come si può notare, si ricorre a una
si fa riferimento ad altezze d’acqua comprese curva che cresce molto velocemente fino a 4.8. CURVA DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ COMMERCIALI
fra zero (nessun danno) e tre metri. Portate di raggiungere un valore massimo d’altezza Per quanto riguarda il settore terziario
piena superiori sarebbero molto poco comuni d’acqua di 1 metro. La forma della curva è nei suoi diversi rami, ci si trova di fronte alla
e inoltre, a partire da questi livelli dell’acqua, stata ricavata da studi precedenti realizza- difficoltà di uniformare le attività eterogenee
l’incremento del danno non cresce altrettan- ti sia a livello europeo che dalla Regione di che caratterizzano questo settore. Il tipo di
to velocemente dell’aumento dell’altezza Valencia. differenziazione da introdurre per determi-
d’acqua. L’intervallo a cui si fa riferimento è nare il livello di sensibilità al rischio, rende
variabile, con una concentrazione maggiore 4.5. CURVA DI VULNERABILITÀ DANNI AI VIALI. consigliabile l’individuazione delle attività
nei livelli di livello inferiori e minore in quelli Nello stesso modo in cui si è stimato il commerciali da un lato, e delle strutture tu-
maggiori. In questo modo si ottiene la curva valore dei lavori di rimozione, occorre anche ristiche e altri servizi, dall’altro. Di solito è
caratterizzata (Fig. 6) dei danni per l’uso Re- tener presenti i danni che subiscono i viali e il settore della vendita quello che assume il
sidenziale al piano terra. le strutture esistenti (acqua potabile, illumi- maggior rischio economico, dato che la por-
Come appare evidente osservando la nazione, semafori, elettricità, ecc.). La curva tata economica delle perdite dipende diret-
curva de la Fig. 6, ha un valore zero fino a adottata in questo caso è la seguente (Fig. tamente dalla quantità degli stock, dal ciclo
10 cm di portata di piena. Il motivo è che si 10). Come si può notare, la curva presenta di commercializzazione e dall’ubicazione dei
considera base dell’altezza d’acqua il livello una crescita lineare con l’incremento della centri di distribuzione in base al tipo di mer-
del suolo dei viali, per cui per valori minori portata di piena. I danni che sono stati presi in ce in giacenza. Tuttavia, questo processo di
dell’altezza d’acqua, si suppone che l’acqua considerazione per l’elaborazione della curva identificazione comporta grandi difficoltà per
non raggiungerà l’interno dell’abitazione e precedente sono i seguenti: essere affrontato in modo affidabile. Per que-
non provocherà danni. Di conseguenza, si • Arredo Urbano: panchine, cesti gettacar- sto motivo, per valutare i danni alle attività
parte dall’assunto che l’altezza dei bordi dei te, segnaletica, ecc. commerciali, si ricorre alla stessa curva di
marciapiedi sia di 10 cm. Oltre questo valore, • Illuminazione e semafori: lampioni e se- vulnerabilità dei danni residenziali al piano
la curva aumenta progressivamente con l’al- mafori, cavi e quadri elettrici o di mano- terra.
tezza d’acqua, raggiungendo una pendenza vra. Per le zone residenziali, entrambi gli usi
massima con altezze fra 1 e 1.5 m. Dopo i 2 • Elettricità: cavi e centraline. coesistono nelle città e i meccanismi di al-
m di altezza d’acqua, i danni sono molto vicini • Igiene: condotte acque reflue, condutture luvione e i danni subiti sono simili, dato che
a quello massimo, che si suppone sia quello fognarie ed elementi vari come tombini, normalmente le attività commerciali sono
dovuto ad altezze di 3 m di acqua. fosse settiche e punti di raccordo. ubicate nei locali commerciali al piano terra
• Acque bianche: condotte, raccordi e altri degli edifici.
4.2. CURVA DI VULNERABILITÀ DELL’USO GARAGE elementi. Per i grandi centri commerciali, lo studio
SOTTERRANEO. • Telefonia: cavi, quadri elettrici e di co- dovrebbe essere specifico, tuttavia, al fine di
Con lo stesso procedimento dell’uso pre- mando. ottenere una maggiore omogeneità nei calco-
cedente, si ottiene la curva di vulnerabilità • Viali: pavimentazione dei marciapiedi e li, si ricorre alla stessa curva di vulnerabilità.
per i garage sotterranei. In questo caso, sia fondo stradale. La curva di vulnerabilità è quella mostrata
le percentuali di contributo degli elementi che • Gas: non si prende in considerazione per- nella Fig. 13.
i coefficienti applicati sono diversi rispetto a ché non esiste una rete di distribuzione
quelli impiegati nel paragrafo precedente. del gas naturale nella maggior parte degli 4.9. CURVA DI VULNERABILITÀ INDUSTRIA
In questo caso (Fig. 7) vediamo come abitati in esame. Nell’eventualità che ci Se per le attività commerciali la grande
l’evoluzione della curva sia molto più velo- fosse, i danni sarebbero bassi. varietà di tipologie esistenti rende complicata
ce e raggiunge il massimo valore con altezze l’analisi, per il settore industriale questo fe-
dell’acqua di 1.2 m, dato che si presuppo- 4.6. CURVA DI VULNERABILITÀ VEICOLI IN GARAGE nomeno è ancora più evidente. I danni subiti
ne che, per questo valore del pelo d’acqua, Il danno dei veicoli parcheggiati in garage dall’industria possono essere molto ridotti o
l’entrata della piena nel garage sia intensa e sotterranei nel corso di un’alluvione raggiun- molto elevati per le altezze d’acqua minime in
quest’ultimo risulti completamente inondato. ge valori molto rilevanti anche per onde di funzione dell’attività industriale svolta. Per-
piena relativamente basse. Tale fenomeno è tanto, gli usi industriali costituiscono la ti-
4.3. CURVA DI VULNERABILITÀ DELL’USO GIARDINO dovuto al fatto che l’accesso dell’acqua nei pologia più complessa per la determinazione
PRIVATO sotterranei causa un livello interno che può della risposta ai danni in una zona a rischio,
Nel caso che vi siano giardini privati, essere di molto superiore a quello esterno dei in conseguenza dell’attività settoriale nelle
anche questi subiscono danni. La presenza viali. La forma della curva di vulnerabilità produzioni, nel tipo e nel valore delle strutture,
di giardini esiste soprattutto in quartieri con (Fig. 11) è la stessa dei danni ai garage sot- livelli degli stock in deposito, ecc. Si adotta la
unità abitative monofamiliari, tipologia molto terranei. In questi casi il fattore chiave è l’al- stessa curva di vulnerabilità già utilizzata per
frequente nella zona in esame. La curva di tezza d’acqua con la quale ha inizio l’entrata gli usi residenziali e commerciali, e descrit-
vulnerabilità elementare adottata è quella dell’acqua nel garage, e non l’altezza d’acqua ta in precedenza. La curva di vulnerabilità è
riportata di seguito nella Fig. 8. massima raggiunta all’esterno. quella mostrata nella Fig. 14.

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


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Figura 6 – Curva di vulnerabilità per la tipologia di struttura residenziale al piano terra Figura 7 – Curva di vulnerabilità per un garage sotterraneo

Figura 8 – Curva di vulnerabilità per un giardino privato Figura 9 – Curva di vulnerabilità di base per la rimozione dei detriti dai viali

Figura 10 – Curva di vulnerabilità per danni ai viali Figura 11 – Curva di vulnerabilità per veicoli in garage

Figura 12 – Curva di vulnerabilità per veicoli in sosta nei viali Figura 13 – Curva di vulnerabilità per le attività commerciali

4.10. CURVA DI VULNERABILITÀ USI AGRICOLI giungere che il tipo di coltivazione può variare doppia pendenza, dato che per livelli inferiori
Anche per gli usi agricoli, esiste una gran- nel tempo in uno stesso appezzamento (in base a 1 m, si considera che i danni al raccolto
de varietà di danni in funzione del tipo di colti- alle scelte dell’agricoltore che lo coltiva). saranno più o meno rilevanti, ma i danni
vazione, lo stato vegetativo o le caratteristiche La scelta è stata quella di ricorrere a due alla stessa pianta sono nulli. Oltre questa
del terreno coltivato. Sarebbe opportuna in curve di vulnerabilità basilare, una (Fig. 15) per altezza, i danni agli alberi aumentano pro-
questo senso l’elaborazione di diverse curve di le colture arboricole (sia asciutte che irrigue) e gressivamente, per cui non solo si perderà il
vulnerabilità per ciascuna coltivazione presen- un’altra (Fig. 16) per le altre colture erbacee, raccolto, bensì, nella peggiore delle ipotesi,
te. Tuttavia, la complessità dovuta alla divisio- ortaggi, vigne, ecc., ovvero, tutto quello che non tutta la piantagione dovrà essere sostituita
ne del territorio e l’associazione di un tipo di può essere considerato un arbusto. con quello che questo comporta.
coltivazione a ogni punto dello spazio, la rende La curva di vulnerabilità adottata per le Bisogna sottolineare il fattore del tempo
poco raccomandabile. A Questo dobbiamo ag- colture arboricole presenta ovviamente una di stazionarietà. Il tempo in cui si trattiene

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22

Figura 14 – Curva di vulnerabilità per l’industria Figura 15 – Curva di vulnerabilità per le colture arboricole

Tabella 3 – Moduli adottati per il massimo danno a diversi tipi di beni


Tipologia Modulo
Residenziale piano terra 200.00 €
Garage sotterraneo 50.00 €
Giardino privato 2.00 €
Rimozione detriti dai viali 0.70 €
Danni ai viali 15.00 €
Veicoli in garage 2.50 €
Veicoli in sosta nei viali 2.50 €
Attività Commerciale 250 €
Industria 250 €
Figura 16 – Curva di vulnerabilità del seminativo Arboricolo irriguo 0.50 €
Arboricolo asciutto 3.00 €
l’acqua sulle colture è un fattore importante Seminativo irriguo 0.25 €
al momento della valutazione delle possibili Seminativo asciutto 1.50 €
perdite del raccolto. Tuttavia, non possedendo
questo tipo di dato, e al fine di omogeneizzare • I dati forniti dalla banca dati dei sinistri Una speciale menzione merita il modulo
i calcoli con quelli degli altri usi del suolo, del Consorzio Risarcimenti Assicurativi. per i danni ai viali. In questo caso, la valu-
si terrà conto esclusivamente del parametro • Lo studio del Programma Europeo Interreg tazione dei danni medi è calcolata su diversi
dell’altezza dell’acqua. IIIB Medocc per il calcolo dei danni causa- elementi e strutture che possono essere dan-
Il passaggio successivo, una volta stabilite ti dagli eventi estremi. neggiati dall’alluvione, dato che il massimo
le curve di vulnerabilità basilare, è fra i più de- • Dati storici delle Compagnie Assicurative danno equivale alla somma degli importi per
licati, dato che si tratta di valutare il massimo Agrarie e le normative che le regolamen- ciascuno di essi. Ricavando la curva di vulne-
danno che può essere prodotto su ognuno dei tano. rabilità sono stati stimati i danni per ciascuno
beni investiti da un’alluvione. In funzione di que- • Le stime fornite dagli agricoltori in attività. di questi elementi o strutture.
sto massimo danno, potremo ricavare l’impatto • La calibrazione delle curve effettuata sul • Arredo Urbano: riguarda i danni alle pan-
per le altre portate di piena, applicando le curve municipio di El Verger e riportata succes- chine, bidoni gettacarte, segnaletica, ecc.
di vulnerabilità di base ricavate in precedenza. sivamente in questo articolo (2.5 €/m2).
Il modulo adottato è diverso per ciascu- Per la valutazione dei veicoli il punto di • Illuminazione e semafori: in questo caso
no dei beni suscettibili di danno nel corso di partenza sono stati i dati contenuti negli ar- possiamo trovare danni ai lampioni e ai
un’alluvione, e che sono quelli individuati per chivi del Consorzio Risarcimenti Assicurativi. semafori, ai cavi e ai quadri elettrici e di
l’elaborazione delle curve di vulnerabilità di Con la denominazione di veicolo ci si riferi- comando (3.5 €/m2).
base. Questo modulo consiste nel valore me- sce sia alle automobili che alle motociclette, • Elettricità: i danni ai cavi si stimano mi-
dio (su tutto il territorio in esame) del massi- ciclomotori, furgoni, camion, ecc. Ovvero a nimi, tuttavia, in caso di danneggiamento
mo danno (per un’altezza d’acqua superiore qualsiasi tipo di veicolo, per cui la valutazio- di una cabina di trasformazione, l’importo
a 3 m) causato da un’alluvione su un metro ne adoperata è la media di quelle relative a della riparazione potrebbe essere consi-
quadrato del bene in esame. ciascuna di queste tipologie. Si sceglie come derevole (2.5 €/m2).
I moduli adoperati nello studio presente valore medio del massimo danno subito da • Igiene: anche se le condotte delle acque
sono i seguenti (Fig. 3): un veicolo, l’importo di 2.500 €, valore che reflue e le condotte fognarie in genere non
Questi moduli sono stati ricavati dopo si ricava dalla calibrazione ottenuta presso subiscono danni nel corso delle alluvioni,
un’analisi approfondita in cui sono stati te- il municipio di El Verger come specificato la spesa per la loro pulizia può raggiun-
nuti presenti gli aspetti seguenti: nel paragrafo successivo. Il criterio adottato gere il valore della costruzione di un nuovo
• L’esperienza del gruppo di lavoro incari- per la valutazione dei veicoli è stato quello collettore (4.0 €/m2).
cato della redazione. di scegliere, nel processo di calibrazione, il • Acqua potabile: i danni alle condotte,
• Il valore del metro quadro di terreno edifi- valore medio ottenuto dal confronto della per- raccordi e altri elementi della rete idrica
cato in base a diversi enti come l’Istituto centuale di danni ai veicoli di El Verger con non sono molto elevati, dato che la rete
Valenciano per le Costruzioni o l’Ordine la percentuale di danni ai veicoli contenuta di rifornimento in genere non risulta dan-
degli Architetti. nella banca dati del Consorzio per l’intera Ma- neggiata dalle alluvioni (0.5 €/m2).
• Il prezzo delle abitazioni sovvenzionate rina Alta (in occasione dell’evento del Fiume • Telefonia: come nel caso precedente, non
dalla pubblica amministrazione. Girona), percentuale che è del 16.5%. si presuppongono danni elevati alla rete

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


telefonica. In questo caso, i danni saran- 23
no circoscritti alla cabina elettrica e di
comando più che ai cavi (0.5 €/m2).
• Viali: anche i viali possono riportare danni
con lo spostamento dei detriti, cosa che
comporta riparazioni sia del fondo stra-
dale asfaltato che della pavimentazione
dei marciapiedi (1.5 €/m2).
• Massimo danno ai viali: 15.0 €/m2.
I dati per giungere a questo calcolo sono
ricavati dai prezzi indicati alla voce “centro”
e dall’Istituto Valenzano per le Costruzioni.
Il passaggio successivo è l’elaborazione
delle curve di vulnerabilità sulla base delle
curve di vulnerabilità basilari e dei moduli.
Queste curve di vulnerabilità riflettono per
ogni tipologia in cui è stato suddiviso il ter-
ritorio, l’ammontare del danno in euro per
ciascun livello raggiunto dal pelo d’acqua.
Per ciascuna delle diverse tipologie in cui è Figura 17 – Schema del modello Idraulico della piana del fiume Girona
stato suddiviso il territorio (Fig. 1) si ricava
la curva relativa sommando i danni riportati
da ciascuno dei beni analizzati con le curve di
base. Per ciascuno di questi beni, si applica
il modulo corrispondente e una percentuale di
occupazione del territorio. Questa percentuale
di occupazione è stata ottenuta da un’analisi
dettagliata di ciascuna delle tipologie in cui è
stato suddiviso il territorio e rispecchia il livel-
lo di occupazione media per ogni caso.

5. MODELLAZIONE IDRAULICA BIDIMENSIO-


NALE DELLA PIANA DEL FIUME GIRONA
La piana del fiume Girona è ubicata
nella parte settentrionale della Marina Alta,
in corrispondenza dei territori municipali di
Beniarbeig, El Verger, Els Poblets e Denia. I
corsi d’acqua principali convergenti in que-
sta zona sono il fiume Girona (110 km2), il
torrente Alberca (47 km2) e il torrente Por-
telles (9 km2). Il modello idraulico del fiume Figura 18 – Modello digitale del terreno (LiDAR) fascia di edifici (voids)
Girona ha un’estensione di 20.6 km2. Nella
Fig. 17 si riporta uno schema del modello
idraulico a partire del modello digitale del
terreno ottenuto con LiDAR. Il poligono di
simulazione (estensione del modello) defi-
nisce l’estensione di simulazione idraulica e
le misure massime e minime degli elementi
triangolari della griglia (200 m2 e 40 m2 ri-
spettivamente). Si definiscono anche alcuni
poligoni della griglia sulle zone che richiedo-
no maggiore precisione con elementi trian-
golari minori con un massimo di 10 m2 e un
minimo di 2 m2 per il poligono della griglia
del torrente Portelles e del fiume Alberca con
i suoi affluenti e di 20 m2 e 4 m2 per l’alveo
del fiume Girona. Inoltre è stata definita una
fascia di edifici (voids), trattati come poli-
goni impermeabili di altezza infinita, e una
fascia di linee di rottura, per riprodurre con
maggior precisione i cambiamenti di pen-
denza, come mostrato nelle Fig. 18 e Fig. 19.
La griglia del modello (Fig. 20) generale pre- Figura 19 – Modello digitale del terreno (LiDAR) fascia di linee di rottura

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


24 senta complessivamente 365012 triangoli e
191957 vertici.
Il coefficiente di scabrezza di Manning
viene definito su tutta l’estensione del mo-
dello partendo dai dati ottenuti sugli usi del
suolo del CORINE 2006 e adattandoli in base
alle ortofotografie della zona.
Il modello ha come input gli idrogram-
mi affluenti del fiume Girona, il torrente Les
Portelles, il torrente La Alberca, il torrente La
Llosa (affluente di La Alberca) e nel torrente
La Fusta (affluente di La Alberca). Gli idro-
grammi utilizzati nella simulazione idraulica
derivano dallo studio idrologico; sono stati si-
mulati 5 periodi di ritorno assegnati (10, 25,
50, 100 e 500 anni). Come condizione di base
del perimetro del poligono di simulazione si
definisce quella della normale altezza d’ac-
qua, e in mare si definiscono i livelli di marea
seguenti per i 5 periodi di ritorno esaminati:
70, 72, 74, 75, 80 cm per 10, 25, 50, 100
Figura 20 – Griglia (Mesh) di calcolo del modello idraulico e 500 anni rispettivamente. Nella Fig. 21 si
mostrano i risultati in metri del tirante idri-
co per la simulazione idraulica con periodo
di ritorno assegnato di 100 anni (mappa di
pericolosità) ad una risoluzione de 2x2 m. Si
notano rilevanti altezze d’acqua esondate,
soprattutto provenienti dal fiume Girona. In
particolare, si nota una tracimazione molto ri-
levante sul margine sinistro del fiume Girona,
in corrispondenza di un meandro, e che i flussi
straripati si dirigono preferibilmente verso il
torrente Portelles, a causa della presenza di
un paleoalveo chiamato Clot del Francés.

6. VALUTAZIONE DEL RISCHIO DELLA PIA-


NA DEL FIUME GIRONA
Le mappe di pericolosità ottenuti con la
simulazione idraulica costituiscono l’input
del processo di valutazione del rischio. Il
procedimento di valutazione inizia combi-
nando la copertura raster dell’uso del suolo
e i risultati della modellazione idraulica, cioè
le mappe di pericolosità per ogni periodo di
ritorno alla stesa risoluzione (2x2 m). Si pro-
cede alla combinazione della banca dati del-
la copertura dell’uso del suolo con quella sia
l’altezza d’acqua. Questi dati vengono (tra-
mite un analisi GIS ottenendo, in funzione del
suo uso e della sua altezza d’acqua, il valore
del danno per applicazione delle relative cur-
ve di vulnerabilità. Nella Fig. 22 si presenta
la mappa ottenuta per danni diretti in euro/
anno/m2 di rischio alluvioni nella piana del
fiume Girona, che ha un valore di molto inte-
Figura 21 – Mappa di pericolosità con periodo di ritorno assegnato di 100 anni nella piana del fiume Girona resse per le compagnie assicurative nonché
per la pubblica amministrazione.
Tabella 4 – Danno materiale (in euro odierni) causato dall’esondazione del fiume Girona.
Consorzio Risarcimenti Assicurativi 7. VALIDAZIONE DELLE CURVE DI VULNERA-
ATTIVITA’ BILITÀ NELL’EVENTO DI PIENA DI OTTOBRE
Località TOTALE ABITAZIONI CONDOMINII COMMERCIALI VEICOLI
2007 NELLA PIANA DEL FIUME GIRONA
EL VERGER 2,807,359 1,849,639 45,100 302,116 610,504 L’evento più significativo noto è lo stra-
ripamento del fiume Girona nell’ottobre del

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


2007, dato che per prossimità temporale e per 25
la disponibilità di dati di ogni tipo, è quello
più rappresentativo.
Per realizzare la validazione della meto-
dologia occorre conoscere i dati con i danni
realmente riportati in occasione di un evento
determinato e confrontarli con i risultati otte-
nuti applicando le curve di vulnerabilità e con
la mappa d’inondazione relativa all’evento di
piena.
Per la validazione si utilizzano i dati forni-
ti dal Consorzio Risarcimenti Assicurativi per
gli abitati interessati e per la perizia elabo-
rata dal Comune di El Verger.
I danni registrati dal Consorzio Risarci-
menti Assicurativi nel comune di El Verger do-
po gli avvenimenti dell’ottobre 2007 vengono
riportati nella Tab. 4.
I danni registrati nel Comune di El Verger,
dopo una perizia elaborata dai tecnici muni-
cipali, con un criterio di valutazione stabilito Figura 22 – Mappa di danni diretti in euro/anno/m2 di rischio alluvioni nella piana del fiume Girona
dallo stesso consiglio comunale e basato su
parametri oggettivi, riportano i calcoli dei
danni riportati per lo straripamento effettuati.
Il risultato di questa relazione riferisce danni
in El Verger per un ammontare di 4.274.087 €.
L’importanza di questa relazione e la sua
preminenza rispetto ai dati restanti disponi-
bili, è dovuta al fatto che è un’informazione
georeferenziata. In essa infatti, non solo sono
elencati i danni riportati, ma anche gli indi-
rizzi completi con l’ubicazione degli immobili
danneggiati come si vede nella Fig. 23
Confrontando questi dati con quelli del
Consorzio Risarcimenti Assicurativi, che cal-
cola i danni per un ammontare di 2.807.359
€, è evidente una notevole differenza fra i
due valori. Il motivo di questa differenza non
è chiaro, sebbene si possa considerare che
la stima dei danni del Comune includa tutti
i danni riportati a causa dell’alluvione, men-
tre quella del Consorzio valuti solo quei beni
coperti da una polizza assicurativa stipulata,
per cui numerosi beni non sono considerati
nei suoi conteggi. D’altra parte, è auspicabile
una maggiore bontà nelle stime da parte dei
tecnici municipali di fronte a quelle dei periti
del Consorzio.
I risultati delle perizie disponibili sono
stati messi a confronto con gli esiti dell’ap-
plicazione delle curve di vulnerabilità alla
ricostruzione della mappa di pericolosità re-
lativa all’evento dell’ottobre 2007 (Fig. 24).
Tale ricostruzione si basa sulla modellazione Figura 23 – Situazione degli immobili di El Verger danneggiati dall’alluvione dell’ottobre 2007, riportati nella perizia del
idraulica bidimensionale dell’evento allu- comune locale
vionale, con gli idrogrammi di portata sti-
mati attraverso una simulazione idrologica vulnerabilità sulla portata di piena dell’e- beni coperti da polizza assicurativa stipula-
del modello TETIS realizzata con i dati delle vento alluvionale del fiume Girona sono su- ta), per cui le curve si possono considerare
precipitazioni dell’ottobre 2007. L’importo periori a quelli del Consorzio e molto simili adeguate.
ottenuto con queste operazioni ammonta a a quelli forniti dal Comune di El Verger. Si
4.529.330 €. ritiene che il calcolo dei danni effettuato dal 8. CONCLUSIONI
In base a questi risultati, si può ritenere Comune sia più vicino alla realtà (i dati del In questo articolo è stata presentata una
che i danni ottenuti applicando le curve di Consorzio valutano solo i danni riportati da valutazione di rischio di alluvioni nelle aree

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


26

Figura 24 – Dettaglio della mappa di pericolosità nel comune di El Verger per lo straripamento del Fiume Girona durante l’evento alluvionale del 2007

della Marina Alta e della Marina Bassa della curve di vulnerabilità per utilizzo del suolo, sembly, Vienna (Austria).
Provincia di Alicante (Spagna), condotta in calibrate e validate con danni reali, fornisce CHOW V. T. 1982. Hidráulica de los Canales Abiertos.
base alle direttrici indicate dalla Direttiva una stima del danno in euro/anno, che appare Diana.
COVIELLO A. 2005, Il governo dei rischi d’impresa.
europea quadro sull’Acqua. Lo studio ricorre indispensabile per la valutazione di un’opera, Il risk management tra prevenzione e trasferi-
all’utilizzo di diversi modelli nelle varie fasi o di un insieme di misure di difesa dalle pie- mento assicurativo, Giappichelli, Torino
del processo (generazione sintetica di piog- ne, attraverso l’analisi costi – benefici e, in COVIELLO A. 2009, The role of risk management:
ge, analisi stocastica della pluviometria, modo speciale, la priorizzazione di azioni nelle results and prospect, Journal of International
trasformazione pioggia-flusso di scorrimento diverse zone di alluvione. Inoltre questa me- Scientific Publication: Economy & Business,
superficiale, analisi stocastica delle massime todologia consente alle società assicurative Volume 3, Part 1
portate di piena, creazione di modelli idraulici di poter stimare i rischi e quindi i costi delle FRANCÉS, F., VÉLEZ J. J., VÉLEZ J. I., E PURICELLI M. 2002.
Distributed modelling of large basins for a real
bidimensionali e valutazione della vulnerabi- polizze assicurative. time flood forecasting system in Spain. En Pro-
lità), con l’obiettivo di definire il rischio nelle ceedings Second Federal Interagency Hydrolo-
zone soggette ad alluvioni delle due Marine. Si 9. RIFERIMENTI gic Modelling Conference. Las Vegas, USA. July
presentano i risultati focalizzati nel Comune BARROCA B., BERNARDARA P., MOUCHEL JM. E HUBERT 2002.
del Verger, dove è stata validata la metodo- G. 2006. Indicators for identification of urban FRANCÉS, F., J. I VÉLEZ, J. I., E VÉLEZ J. J. 2007. Split-
logia nella piana del fiume Girona nell’evento flooding vulnerability. Natural Hazards Earth parameter structure for the automatic calibra-
System Sciences, 6, pp. 553–561 tion of distributed hydrological models. Journal
di piena d’ottobre del 2007. BÜCHELE B., KREIBICH H., KRON A., THIEKEN A., IHRINGER J., of Hydrology 332, 1: 226–240.
I risultati forniscono delle mappe di OBERLE P., MERZ B. E NESTMANN F. 2006. Flood-risk MERZL B., KREIBICH H., THIEKEN A. E SCHMIDTKE R. 2004.
massima altezza d’acqua con un valore di mapping: contributions towards an enhanced Estimation uncertainty of direct monetary flo-
probabilità associato, in termini di periodo assessment of extreme events and associated od damage to buildings. Natural Hazards and
di ritorno, derivati dai modelli idraulici bidi- risks. Natural Hazards Earth System Sciences, Earth System Sciences, 4, pp. 153–163
mensionali. Queste mappe indicano la peri- 6, pp. 485–503 SALSÓN S. E GARCIA-BARTUAL R. 2003. A space-time
colosità delle zone studiate di fronte a eventi BUSSI G., BELLVER V., GARCÍA-BARTUAL R., FRANCÉS F., rainfall generator for highly convective Mediter-
PUJOL L., GABALDÓN R., ORTIZ E., GUNA V. E ANTON ranean rainstorms, Natural Hazards and Earth
idrometeorologici estremi, e sono di fonda- J. 2011. Flash flood risk assessment following System Sciences, 3, 103–114.
mentale importanza per la pianificazione e the European Water Framework Directive. The UNIVERSIDAD DE CANTABRIA. 2007. Atlas de inun-
l’ordinamento territoriale. case of Marina Alta and Marina Baja (Alicante, dación del litoral peninsular español, 59 pp,
Inoltre, è stata fornita una stima mone- Spain). Geophysical Research Abstracts. Vol. Ministerio de Medio Ambiente; Universidad de
taria del rischio di alluvione, che, mediante 13, EGU2011-13049, 2011. EGU General As- Cantabria.

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FRANCESCO GEREMIA
Geoconservazione: Geologo, ProGEO Executive Committee Member
E-mail: geremiafrancesco@gmail.com
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principi di base MARIO BENTIVENGA


ProGEO-Italia Referente nazionale, Dipartimento di
e rilevanza sociale Scienze, Università degli Studi della Basilicata
E-mail: mario.bentivenga@unibas.it

RIASSUNTO nell’ambito di una “Geoconservazione di scente produzione di rifiuti ed emissioni in


n questi ultimi anni, la “Geoconservazio- base” (Basic Geoconservation). Le inter- atmosfera. Tra i principali impatti ambientali

I ne” ha assunto tutte le caratteristiche di


una vera e propria disciplina scientifica
emergente nell’ambito delle Scienze della
Terra.
Scopo principale della Geoconservazione
relazioni con altre discipline scientifiche e
la produzione di specifiche conoscenze che
consentono di stabilire forti legami con la
società, come la realizzazione di materiali
utili per la divulgazione scientifica e di ser-
associati a questa realtà, spicca la profonda
trasformazione della superficie terrestre (ce-
mentificazione, attività estrattiva, ecc.) con
inevitabile degrado e distruzione del patrimo-
nio geologico. Da qui, la consapevolezza che
è la tutela del patrimonio geologico, in altre vizi speciali per il turismo geologico, invece, il nostro pianeta Terra è sempre più fragile e
parole la conservazione delle sue unità di ba- sono oggetto di studio nell’ambito di altri due sofferente nel mantenere i suoi equilibri na-
se, cioè di quei siti ed aree significative dal livelli di approfondimento, noti come “Appli- turali ed ecologici.
punto di vista geologico, note come geositi. cazioni di tecniche per la Geoconservazione” Questo genera ansietà e sfiducia verso
Questo deve avvenire mediante una serie (Technical Applications of Geoconservation) il futuro, spingendo molte persone a reagire
di attività scientifiche, che comprendano la e “Geoconservazione Applicata” (Applied Ge- contro le gravi conseguenze di uno sviluppo
redazione di specifici inventari, l’implemen- oconservation). socio-economico non correttamente bilancia-
tazione di procedure di classificazione e lo to (Geremia et al., 2012).
studio delle metodologie più appropriate per INTRODUZIONE La conservazione delle risorse geologiche
la loro individuazione, valutazione, tutela, va- Lo stile di vita dei cittadini nei paesi in- non rinnovabili ha una rilevanza culturale e
lorizzazione e monitoraggio. dustrializzati, in generale, si basa su tassi sociale e quindi è responsabilità di tutti, in
I suoi principi di base, metodi ed obiet- elevati di consumo di risorse energetiche e di particolare dei professionisti, adoperarsi per
tivi possono essere riconosciuti e definiti beni naturali non rinnovabili, e su una cre- migliorare i metodi di esplorazione e di sfrut-

Figura 1 – Veduta panoramica della piega di Brindisi di Montagna e delle Dolomiti Lucane sullo sfondo (Basilicata centro-orientale). Potenziale geosito di interesse internazionale in
area protetta (Parco Regionale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane).

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Figura 2 – Gole del Fiume Alcantara (Sicilia nord-orientale). Geosito raro di interesse nazionale in area protetta (Parco Regionale Fluviale dell’Alcantara).

tamento del sottosuolo mediante l’uso delle stenibile, precauzione, sussidiarietà e leale zio e nel tempo, la seconda descrive la diver-
tecnologie più appropriate. collaborazione, diritto di accesso alle infor- sità biotica solamente nel presente (ProGEO,
Attualmente, urge promuovere non solo mazioni ambientali e di partecipazione) an- 2011).
una cultura geologica della prevenzione, ma che la Commissione Europea ha elaborato Secondo Gray (2004) la geodiversità è
anche sensibilizzare ad un uso più sostenibile diversi documenti strategici, tra i quali vi è indicativa della varietà naturale di tutti gli
delle risorse naturali non rinnovabili. Conte- la “Strategia Europea 2020” per una crescita aspetti geologici, geomorfologici e pedologici
stualmente, l’educazione alla sostenibilità intelligente, sostenibile ed inclusiva. della Terra, incluso le loro associazioni, re-
ambientale, come sottolineato dall’UNESCO La “Geoconservazione”, disciplina emer- lazioni, proprietà, interpretazioni e sistemi;
(2006), nell’ambito del Decennio delle Na- gente nel campo delle Scienze della Terra, è pertanto, la geodiversità è ovunque nel pa-
zioni Unite per l’Educazione allo Sviluppo So- da collegare a questa responsabilità sociale esaggio, nelle rocce e persino nelle pietre da
stenibile (2005-2014), è una delle forze più verso un uso più responsabile delle risorse del costruzione e negli edifici (Fig. 1).
efficaci per generare dei cambiamenti nelle pianeta. In particolare, essa è più focalizzata Non tutti i siti sono significativi per la
conoscenze e stili di vita. sulla gestione di quegli elementi geologici di comprensione della storia della Terra. Infatti,
Tutto ciò è coerente con quanto affermato eccezionale valore scientifico, educativo, tu- se la geodiversità è una parte fondamentale
a Rio+20 nella Conferenza delle Nazioni Unite ristico o culturale. della natura, l’insieme di tutti i beni cultura-
sullo Sviluppo sostenibile (Rio de Janeiro, 20- li, nei quali la geologia costituisce l’interesse
22 giugno 2012). GEODIVERSITÀ, PATRIMONIO GEOLOGICO prevalente (luoghi e paesaggi, rocce, minerali
Nel documento finale “Il futuro che vo- E GEOSITI e fossili), prende il nome di patrimonio geolo-
gliamo”, tra l’altro, si auspica uno sforzo con- La geodiversità è un termine che mette gico (ProGEO, 2011).
giunto da parte dei governi di tutto il mondo in risalto l’infinita complessità della geolo- Questo è parte integrante del patrimonio
e dell’intera società civile per raggiungere gia. Tutte le variazioni che caratterizzano la naturale mondiale e comprende tutte quelle
obiettivi comuni di tutela degli equilibri del storia geologica con i suoi cicli sedimentari, località, rocce, minerali e fossili che danno
pianeta e poi si invita ad un approccio inte- eventi vulcanici, modellamento dei versanti, la possibilità di intuire con facilità l’evolu-
grato ed olistico allo sviluppo sostenibile che le periodiche escursioni tidali. zione organica e inorganica della Terra nel
possa guidare l’umanità a vivere in armonia La geodiversità dà luogo alla “biodiver- corso degli ultimi 4.500 milioni di anni, vale
con la natura (United Nations, 2012). sità” e, mentre la prima implica la compren- a dire tutte le prove dell’evoluzione della vita,
A garanzia dei più importanti principi sione del Sistema Terra e della sua varietà dei movimenti delle placche, della genesi di
in tema di tutela ambientale (sviluppo so- biologica, ecologica ed ambientale nello spa- montagne e di come le variazioni del livello

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Figura 3 – GSSP (Global Stratigraphic Section and Point) della base dello Zancleano a Eraclea Minoa (Sicilia centro-meridionale). Geosito di interesse internazionale. Il limite fra il Miocene
ed il Pliocene è stato formalizzato dalla Commissione Internazionale per la Stratigrafia (ICS) dell’Unione Internazionale delle Scienze Geologiche (IUGS) nel 2000.

Dichiarazione Internazionale dei diritti della memoria della Terra (Digne, 1991)
1 “I pianeti, come le persone, hanno una loro storia ed una propria vita – essi sono nati, si evolvono e muoiono. Così come la vita umana è considera-
te unica, è giunto il tempo di riconoscere l’unicità della Terra”
2 “Il nostro pianeta, la Terra, ci sostiene. Noi siamo, ciascuno e tutti, legati ad essa, essa rappresenta il legame fra tutti gli uomini per tutta la loro
vita”
3 “La Terra ha un’età di 4,5 miliardi anni ed è la culla della vita, la quale nel corso delle ere geologiche ha subito numerosi cambiamenti e trasfor-
mazioni. La sua lunga evoluzione e lenta maturazione ha modificato l’ambiente in cui viviamo”
4 “La nostra storia e quella della Terra non possono essere separate. Le sue origini sono le nostre origini, la sua storia è la nostra storia ed il suo
futuro è il nostro futuro”
5 “La superficie della Terra è il nostro ambiente. Questo è diverso non soltanto da quello del passato, ma anche da quello del futuro. Adesso noi
siamo compagni della Terra e suoi custodi, ma lo siamo soltanto nel transitorio”
6 “Come un vecchio albero conserva la registrazione della sua vita e crescita, la Terra mantiene le memorie del passato scritte nelle sue profondità e
nella sua superficie, nelle rocce e nel paesaggio; questo tipo di registrazione può essere osservata e tradotta”
7 “Noi dobbiamo stare attenti alla necessità di preservare le nostre memorie – il nostro patrimonio culturale. È arrivato il momento di proteggere
il nostro patrimonio naturale. Il passato della Terra non è meno importante di quello dell’Uomo. È ora per noi di apprendere a proteggere questo
patrimonio e quindi leggere questo “libro” del passato, scritto nelle rocce e nel paesaggio prima del nostro arrivo”
8 “L’uomo e la Terra condividono un patrimonio comune, di cui noi ed i nostri governi siamo responsabili custodi. Ogni essere umano dovrebbe
comprendere che il minimo danno potrebbe portare a perdite irreversibili per il futuro. Nell’intraprendere qualsiasi forma di sviluppo, noi dovremmo
rispettare la singolarità di questo patrimonio”
9 “I partecipanti del Primo Simposio Internazionale sulla Conservazione del nostro Patrimonio Geologico, comprendendo oltre 100 specialisti prove-
nienti da più di 30 nazioni, richiedono urgentemente a tutte le autorità nazionali ed internazionali che prendano in considerazione e proteggano
questo patrimonio mediante le necessarie misure organizzative, finanziarie e legislative”
Dichiarazione sui diritti della memoria della Terra condivisa dai partecipanti al primo simposio internazionale sulla conservazione del patrimonio
geologico a Digne (Francia) nel 1991.

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Figura 4 – I Sassi di Matera (Basilicata). Geosito patrimonio dell’UNESCO

del mare, nel tempo, hanno modellato la su- di una nuova area di ricerca, ma il processo l’insieme di tutte quelle disposizioni legi-
perficie terrestre (Fig. 2). d’istituzione di una data disciplina scientifi- slative, strumenti amministrativi, misure e
I luoghi della superficie della Terra con ca- ca o area di specializzazione è complesso ed tecniche di analisi, gestione e valutazione,
ratteristiche geologiche d’intrinseco interesse intrinsecamente legato alla professionalizza- comprensive di eventuale recupero e riqua-
geologico sono stati definiti “geositi” (Fig. 3); zione nel campo della scienza ed alla certifi- lificazione, che hanno come obiettivo la pro-
il loro riconoscimento è possibile mediante cazione sociale di una ricerca scientifica com- tezione del patrimonio geologico dal degrado,
l’applicazione del “principio della singolari- petente; nel caso della “Geoconservazione”, il deterioramento o perdita (Fig. 4).
tà”, come indicato nella “Dichiarazione Inter- tema è stato affrontato in modo esauriente da Tali misure sono anche funzionali alla
nazionale dei diritti della memoria della Terra Henriques et al. (2011). Con tale termine s’in- crescita delle tre principali componenti dello
di Digne” (Martiny & Pages, 1991; Wimbledon tende la conservazione di particolari aree, siti sviluppo sostenibile che sono ambiente, so-
et al., 1995) (vedi box Dichiarazione di Digne). ed esemplari, utili per la ricerca scientifica, la cietà ed economia.
didattica e, dove è possibile, per la divulga- In Italia, si è spesso associato il termine
GEOCONSERVAZIONE COME NUOVA DISCI- zione della storia della Terra ad un pubblico “Geoconservazione” all’attività di pianifica-
PLINA SCIENTIFICA più vasto e la promozione di buone pratiche zione territoriale che, attraverso la definizione
Nella storia delle scienze moderne è di- di conservazione (ProGEO, 2011). di appositi piani di gestione, integra le azioni
mostrato che lo sviluppo della conoscenza è Secondo vari Autori (Reynard et al., 2005; di tutela con quelle di fruizione del patrimo-
di tipo esponenziale quando si ha la creazione Hose, 2012) la Geoconservazione comprende nio geologico (vedi box definizioni). Inoltre, la

Tabella 1 – Obiettivi e principali settori di azione e di ricerca della Geoconservazione (modificato da Henriques et al., 2011).

Geoconservazione Geoconservazione Applicazioni di tecniche


di base applicata per la Geoconservazione
Obiettivi Classificazione e conoscenza del patrimo- Conservazione e tutela del patrimonio Valutazione e valorizzazione del patrimo-
nio geologico della Terra geologico della Terra nio geologico della Terra
Principali campi • Approvare obiettivi e metodi, produzio- • Stabilire relazioni con altre discipline • Adoperare e produrre specifiche cono-
di azione e ricerca: ne e validazione delle conoscenze di Scienze della Terra con un approccio scenze di natura tecnica, permettendo
• Realizzare inventari e procedure di interdisciplinare ed olistico così di stabilire forti connessioni con la
valutazione sull’implementazione e • Provvedere ad una conoscenza rilevante Società
successiva conservazione, valutando e ed integrarne il significato con altre • Portare avanti una produzione di ma-
monitorando il patrimonio geologico discipline, specialmente Geografia e teriali, metodologie e/o servizi scientifici
Geologia (incluso la Geologia Ambientale) utili per la Società

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Principali definizioni adoperate nel testo 31
Termine italiano Corrispondente termine inglese Definizione
Geodiversità Geodiversity La naturale varietà di rocce, minerali, fossili, processi geologici, geomorfologici e
pedologici, ovvero di tutti quei processi abiotici che creano le condizioni necessarie
allo sviluppo della vita sulla Terra.
Patrimonio geologico Geoheritage o Geological heritage L’insieme delle peculiarità geologiche, note come geositi, di particolare rilievo
scientifico e di interesse pubblico che costituiscono una risorsa di un territorio e
della popolazione che lo abita.
Geoconservazione Geoconservation La conservazione della componente abiotica della natura (del patrimonio geologico
in senso stretto e della geodiversità in senso generale) che implica la protezione,
gestione e valorizzazione nell’ambito della ricerca scientifica e della didattica dei
geositi più significativi e di interesse nazionale ed internazionale.
Geosito Geosite Una località o area con caratteristiche geologiche di intrinseco interesse, tali da
permettere la comprensione della storia della Terra, delle sue rocce, minerali, fossili
e paesaggi.
Geomorfosito Geomorphosite Una località o area con caratteristiche geomorfologiche significative e di rilevante
interesse paesaggistico, tali da permettere la comprensione della dinamica e morfo-
logia della superficie terrestre.
Conservazione della Natura Nature Conservation La protezione, conservazione, gestione o recupero delle risorse naturali così come le
foreste, il suolo e l’acqua.

Geoconservazione è stata definita come il ten- La produzione scientifica e la validazione Natura (geodiversità e geositi) dagli obiettivi,
tativo di cercare di proteggere nel tempo la ge- delle conoscenze riguardante la Geoconser- programmi e strategie future dell’IUCN (Diaz-
odiversità per i suoi valori intrinseci, ecologici vazione, sono ormai consolidate a livello di Martinez, 2012).
e di patrimonio geologico, connessi rispettiva- comunità scientifica internazionale tanto che
mente alla semplice esistenza, all’importanza negli ultimi anni i principali congressi nazio- CAMPI DI AZIONE E RICERCA
del mantenimento di un processo biologico di- nali ed internazionali su tematiche attinenti Nell’ambito di quanto detto preceden-
pendente da quello abiotico ed infine alla vo- alle Scienze della Terra, organizzano sessioni temente, è possibile distinguere tre diversi
lontà umana di preservare, per le generazioni specifiche; inoltre, dal 2009 c’è la possibilità livelli di approfondimento e di ricerca (Tab. 1):
future un sito, un paesaggio o semplicemente di pubblicare articoli scientifici, su una rivista • Geoconservazione di base (Basic Geocon-
un oggetto ritenuto significativo. internazionale specializzata“Geoheritage”, servation) per la classificazione, lo studio
Per Burek (2012), invece, la Geocon- della Springer, dove gli autori affrontano e la conoscenza del patrimonio geologi-
servazione è un processo che inizia con la tutti gli aspetti del patrimonio geologico co della Terra, mediante l’uso di diverse
consapevolezza dell’esistenza della geodi- mondiale. metodologie e tecniche di individuazione,
versità seguita da valutazione, valorizzazio- Wimbledon & Smith-Meyer, nel 2012 catalogazione e valutazione dei geositi
ne, riconoscimento di pericolosità e rischio e hanno pubblicato un manuale sul patrimonio (Bruschi et al., 2011; Fassoulas et al.,
protezione mediante atti legislativi. L’Autore geologico in Europa ed il suo stato di conser- 2012; Pena dos Reis & Henriques, 2009).
conclude poi con l’inclusione delle attività di vazione, in cui si fa riferimento alle attività Tali procedure svolgono un ruolo decisivo
geoconservazione nell’ambito più ampio della di ricerca e di divulgazione scientifica svolte per l’individuazione delle strategie più
conservazione della natura con un approccio dalla ProGEO (The European Association for adatte per tutelare, valorizzare e monito-
olistico e/o integrato. the Conservation of the Geological Heritage), rare il patrimonio geologico a livello locale
La “Geoconservazione” è essenzialmente una associazione europea per la conserva- e nazionale (Gisotti ed., 2003; Massoli-
una disciplina scientifica emergente, il cui zione del patrimonio geologico, che, a partire Novelli ed., 2002; Wimbledon & Smith-
scopo principale è la salvaguardia dei geosi- da Digne nel 1991, continua ad organizzare Meyer Eds., 2012) mettendo a punto un
ti, intesi come le unità di base del patrimonio attività a livello nazionale ed internazionale, approccio scientifico sempre più interdi-
geologico della Terra, attraverso specifiche sotto la guida dei gruppi di ricerca interre- sciplinare ed olistico (Erikstad, 2012).
procedure di classificazione, valutazione, gionali o di altre associazioni nazionali, come • Geoconservazione applicata (Applied
conservazione e valorizzazione (Henriques et SIGEA in Italia. Geoconservation) per la conservazione e
al., 2011). A settembre 2012 in Jeiu, Corea del Sud, la tutela del patrimonio geologico della
Secondo la Nomenclatura Standard Inter- per la prima volta il Congresso Mondiale per Terra; le conoscenze di base sono utili per
nazionale dell’UNESCO (1988) tale discipli- la Conservazione della Natura (IUCN), ha altri scienziati (paleontologi, mineralogi-
na è classificata all’interno del campo delle promosso un forum sulla Geoconservazione, sti, ecc.), amministratori locali e politici
“Scienze della Terra e dello Spazio” (codice mettendo in risalto le azioni da intraprendere quando vi sono esigenze di proteggere e
25), dove sono già collocate la Geografia (co- per una corretta gestione e tutela della ge- tutelare aree di rilevante interesse geolo-
dice 2505) e la Geologia (codice 2506), inte- odiversità e del patrimonio geologico. Una gico nazionale ed internazionale (ProGEO,
grandosi bene con la Geografia delle risorse mozione, approvata all’unanimità, invita i 1999; Wimbledon, 2011).
naturali (Codice 2505.03), la Pianificazione propri membri all’uso del termine di “diversi- • Applicazioni di tecniche per la Geocon-
territoriale ed Uso del Suolo (Codice 2505.04), tà naturale” (Nature diversity) invece di bio- servazione (Technical applications of
la Geologia Ambientale (Codice 2506.04), la diversità, quando ci si riferisce alla natura conservation) per una valutazione e valo-
Geomorfologia (2506.07) ed il Rilevamento in generale e non soltanto a specifici aspetti rizzazione del patrimonio geologico della
Geologico (Codice 2506.06). biologici, per non escludere una parte della Terra, attraverso la produzione di mate-

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32 riali utili per la divulgazione scientifica, sviluppi tali da portare la biodiversità tra GRAY M. (2004), Geodiversity: Valuing and Conserv-
servizi speciali per il turismo geologico e i principali campi di indagine e di studio ing Abiotic Nature. Chichester, U.K.: JohnWiley
specifiche conoscenze di natura tecnica delle Scienze, ma anche la geodiversità, & Sons.
HENRIQUESM.H., PENA DOS REIS R., BRILHA J. &MOTA T.
che consentano di stabilire forti legami in particolar modo i geositi più signifi-
(2011), Geoconservation as an Emerging Geo-
con la società (educazione e divulgazione cativi meritano maggiore considerazione science, Geoheritage 3, 117-128.
scientifica, conservazione della natura, nella società e cultura contemporanea. HOSE T.A. (2012), 3G’s for modern geotourism. Geo-
pianificazione territoriale, turismo geolo- Purtroppo, soltanto un numero limitato di heritage, 4, 1-2, 7-24.
gico o geoturismo, ecc.). geositi sono accessibili all’osservazione MARTINY & PAGES (1994), Actes du premier sym-
diretta, come pezzi di un puzzle incom- posium international sur la protection du
LA CULTURA GEOLOGICA AL SERVIZIO pleto. patrimoine géologique. Digne-les-Bains, 11-
DELLA SOCIETÀ 16/06/1991. Mem. Soc. Geol. de France, 105,
276 pp.
Analogamente alla varietà della vita CONCLUSIONI MASSOLI-NOVELLI ed. (2002), I Geositi e Conservazio-
che sperimentiamo in natura (a cui è stato La valorizzazione del patrimonio geologico ne del Patrimonio Geologico. Geologia dell’Am-
dato il nome di “biodiversità”) ed all’infini- e la creatività umana sono oggi tra loro an- biente, 2, 48 pp.
ta complessità di paesaggi e climi, suolo e tagonisti perché quest’ultima è determinata PENA DOS REIS R. &HENRIQUES M.H. (2009), Approach-
sottosuolo (che è stata definita in termini di da un modello di sviluppo socio-economico ing an integrated qualification and evaluation
“geodiversità”), abbiamo potuto verificare centrato spesso più sul profitto e meno sulla system of the geological heritage. Geoheritage
nella storia dell’Uomo, in particolare nella sostenibilità ambientale; ciò nonostante, ta- 1: 1-10.
società contemporanea anche l’emergere di ProGEO (1999), A first attempt at a GEOSITES
le antagonismo tende a dissolversi nella pro-
framework for Europe . An IUGS iniziative to sup-
una autocoscienza dell’essere umano, della spettiva di una visione unitaria e relazionale port recognition of world heritage and European
capacità di pensare e di generare profonde dei geositi più rilevanti che coinvolga anche geodiversity. Geologica Balcanica 28, 5-32.
trasformazioni nel mondo. l’intera geodiversità. ProGEO (2011), Conserving our shared geoheritage:
Da tale situazione emerge che è essenzia- Si dà così spazio alla necessità di una cul- a protocol on geoconservation principles, sus-
le comprendere come il futuro dell’ambiente, tura geologica che promuova una conoscenza tainable site use, management, fieldwork, fossil
incluso il patrimonio geologico e in generale integrata della complessità del sistema Terra, and mineral collecting, 10 pp, <http://www.pro-
tutta la geodiversità, dipende dalla nostra cerchi le relazioni tra tutte le sue parti, metten- geo.se/progeo-protocol-definitions-20110915.
capacità di far crescere l’interesse verso lo pdf> (Aprile 2013).
do in evidenza il principio di unitarietà nella REYNARD E., PRALONG J.P. & GENTIZON C. (2005), La
studio della geologia e di interpretare i geositi diversità, consapevoli di non potere guardare géoconservation: pour un renouvellement de la
come bene comune, anche al fine di renderli un paesaggio, un geosito, senza vedere in essi protection de la nature en Suisse. In: L. Dambo
fruibili in un’ottica di sistema, dotandoli di tutti gli altri in continuità spazio-temporale. & E.Reynard (éd.), Vivre dansles milieu fragiles:
piani di gestione e di enti gestori in grado Alpes et Sahel. Institut de Géographie, Univer-
di amministrarli, dando così maggiore rile- BIBLIOGRAFIA sité de Lausanne, Travaux et recherches 31,
vanza sociale alla “Geoconservazione” come BRUSCHI V.M., CENDRERO A., ALBERTOS J.A.C. (2011), 57-70.
scienza. A statistical approach to the validation and UNESCO (1988), Proposed International Stan-
Dallo studio delle Scienze della Terra, optimisation of geoheritage assessment proce- dard Nomenclature for Fields of Science and
dures, Geoheritage 3, 131-149. Technology. <http://unesdoc.unesco.org/
abbiamo imparato che osservando un affio- images/0008/000829/082946EB.pdf> (Aprile
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ramento roccioso, un processo naturale, un 2013).
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luvione, una frana, un’eruzione vulcanica: Geoheritage, 4, 1-2, 45-64. cation for Sustainable Development (2005-
• comprendiamo che l’evoluzione geologica DIAZ-MARTINEZ E. (2012), The world’s leading nature 2014): Framework for the UNDESD Inter-
della Terra è essenzialmente trasforma- conservation organization incorporates geocon- national Implementation Scheme. UNESCO
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la cui conoscenza completa va al di là di pgeola.2012.07.003. tions Conference on Sustainable Development,
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tipo integrato ed olistico) che mira alla
S., ZARLENGA F. (2012), The role of the Environ- (1995),The development of a methodology for
piena comprensione della complessità del mental Geology in the development of Geocon- the selection of British geological sites for con-
mondo in cui viviamo, si può arrivare a servation management strategies: the point of servation: Part 1,ModernGeology, 20, 159-202.
percepire, e quindi ammirare con stupore, view of the SIGEA. Atti VII Int. Symp. ProGEO, WIMBLEDON W.A.P. (2011), Geosites. A mechanism
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• cogliamo il senso della complessità dei of the Second International Symposium on the re e valorizzare. Atti convegno nazionale SIGEA,
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concetto che dal punto di vista ecologico tegie per il nuovo millennio. Geologia dell’Am- ProGEO Ed., 405 pp., <http://www.progeo.se/
è stato oggetto di studi approfonditi e biente, 1, 9-14. manual.flyer.pdf> (Aprile 2013).

Geologia dell’Ambiente • n. 3/2013


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Le sue esperienze principali nel campo della Geologia Ambientale sono (indicare parole chiave):

___________________________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________________
I suoi interessi principali nel campo della Geologia Ambientale sono:

___________________________________________________________________________________________

___________________________________________________________________________________________

_______________________________ _______________________________
(data) (firma)
(1) Indicare Via/Piazza, numero civico, CAP, città, sigla Provincia. Segnare con un asterisco l’indirizzo al quale deve essere inviata la rivista Geologia
dell’Ambiente e la corrispondenza.
(2) La qualità di socio si acquisisce su domanda del candidato e per approvazione del Consiglio Direttivo.

Possono diventare soci ordinari solo le persone che hanno almeno tre anni effettivi di esperienza nel campo della Geologia Ambientale, documentati
mediante curriculum da allegare. Possono diventare soci aderenti le persone che hanno interesse per la Geologia Ambientale. La quota associativa
annuale è unica, ai sensi del nuovo Statuto adottato nel 1999; per il 201 è di euro 30,00. I versamenti a favore della SIGEA possono essere effettuati
mediante:
- CC Postale n. 86235009 Roma;
- Banco Posta, tramite codice IBAN: IT 87 N 07601 03200 000086235009
- assegno bancario o circolare non trasferibile, intestati a Società Italiana di Geologia Ambientale, Roma.
Secondo lo statuto della SIGEA il rinnovo della quota va effettuato entro il 31 marzo di ogni anno.
Per i nuovi soci, la quota di iscrizione pagata dal 1° novembre in poi è valida per l’anno successivo
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Informativa ai sensi dell’art. 13 del d.lgs. 196/2003 (Codice in materia di trattamento dei dati personali)

Ai sensi dell’art. 13 del d.lgs.196/2003, Le forniamo le seguenti informazioni.


I dati dal lei forniti verranno utilizzati da SIGEA nel pieno rispetto della normativa citata.
I dati saranno oggetto di trattamento in forma scritta e/o supporto cartaceo, elettronico e telematico; i dati, previo Suo consenso, verranno utilizzati per le
future informazioni delle attività della Sigea tramite supporti cartacei e/o elettronici.
L’interessato potrà godere dei diritti assicurati dall’art. 7 (Diritto di accesso ai dati personali ed altri diritti) e dall’art. 8 (Esercizio dei diritti) del d.lgs. 196/2003.
Titolare del trattamento è SIGEA.

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Il/La sottoscritto/a, acquisite le informazioni fornite dal titolare del trattamento, ai sensi dell’art.13 del d.lgs. 196/2003, dichiara di prestare il proprio
consenso al trattamento dei dati personali per i fini indicati nella suddetta normativa.

Luogo e data _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ Firma _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _


La SIGEA è un’associazione culturale senza fini di lucro, riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio e del Mare come “associazione di protezione ambientale a carattere nazionale” con decreto 24
maggio 2007 (G.U. n. 127 del 4/6/2007). Agisce per la promozione del ruolo delle Scienze della Terra nella
protezione della salute e nella sicurezza dell’uomo, nella salvaguardia della qualità dell’ambiente naturale ed
antropizzato e nell’utilizzazione più responsabile del territorio e delle sue risorse.
È aperta non solo ai geologi, bensì a tutte le persone e agli Enti (persone giuridiche) che hanno interesse alla
migliore conoscenza e tutela dell’ambiente.
La SIGEA è stata costituita nel maggio 1992 a Roma da 19 Soci fondatori (geologi, ingegneri, architetti, geo-
grafi) esperti o cultori di Geologia Ambientale; conta oggi più di 800 iscritti.
Possono far parte di SIGEA, in qualità di soci, persone fisiche o giuridiche.

Cosa fa SIGEA
• favorisce il progresso, la valorizzazione e la diffusione della Geologia Ambientale, mediante gli “eventi”
sotto riportati, la rivista trimestrale “Geologia dell’Ambiente” e il sito web;
• promuove il coordinamento e la collaborazione interdisciplinare nelle attività conoscitive ed applicative
rivolte alla conoscenza e tutela ambientale; per questo scopo ha costituito le Aree tematiche: “Patrimonio
Geologico”, “Dissesto Idrogeologico”, “Gestione delle Coste”, “Idrogeologia” (con riferimento anche alle tema-
tiche Bonifica siti inquinati e Geotermia), “Infrastrutture e Territorio”;
• opera sull’intero territorio nazionale nei settori dell’educazione e divulgazione, della formazione professio-
nale, della ricerca applicata, della protezione civile e in altri settori correlati con le suddette finalità, attivan-
dosi anche mediante le sue Sezioni regionali;
• organizza corsi, convegni, escursioni di studio, interventi sui mezzi di comunicazione di massa;
• svolge attività di divulgazione scientifica in vari campi d’interesse della Geologia Ambientale, fra cui la
conservazione del Patrimonio Geologico: ad esempio, in collaborazione con ProGEO (European Association for
Conservation of Geological Heritage), ha organizzato il 2° Symposium internazionale sui geotopi tenutosi a
Roma nel maggio 1996 e il 7° Symposium sullo stesso argomento a Bari nel settembre 2012; inoltre è attiva
per svolgere studi, censimenti e valorizzazione dei geositi e per creare collaborazioni con altre realtà europee
afferenti a ProGEO;
• svolge attività di formazione: organizza corsi e convegni di aggiornamento professionale o di divulgazione
su tematiche ambientali, quali previsione, prevenzione e riduzione dei rischi geologici, gestione dei rifiuti,
bonifica siti contaminati, studi d’impatto ambientale, tutela delle risorse geologiche e del patrimonio geolo-
gico, geologia urbana, pianificazione territoriale, pianificazione del paesaggio, contratti di fiume ecc.; inoltre
rende disponibili per i soci le pubblicazioni degli Atti dei convegni SIGEA;
• informa attraverso il periodico trimestrale “Geologia dell’Ambiente”, che approfondisce e diffonde argo-
menti di carattere tecnico-scientifico su tematiche geoambientali di rilevanza nazionale e internazionale; la
rivista è distribuita in abbonamento postale ai soci e a Enti pubblici e privati;
• interviene sui mezzi di comunicazione di massa, attraverso propri comunicati stampa, sui problemi attuali
che coinvolgono l’ambiente geologico;
• collabora con gli Ordini professionali, con il mondo universitario e con altre Associazioni per lo svilup-
po delle citate attività, in particolare nella educazione, informazione e formazione ambientale: con CATAP
(Coordinamento delle Associazioni Tecnico-scientifiche per l’Ambiente e il Paesaggio) cui SIGEA aderisce,
Associazione Idrotecnica Italiana, Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali, Alta Scuola (Scuola di
alta specializzazione e centro studi per la manutenzione e conservazione dei centri storici in territori instabili),
Italia Nostra, Legambiente, WWF, ProGEO ecc.

Società Italiana di Geologia Ambientale


Casella Postale 2449 U.P. Roma 158
Tel./fax 06 5943344
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http://www.sigeaweb.it

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