AA.VV.
I n t e r v e n t i d i : Fr a n c e s c o A l b e r t i , Va l e n t i n a B a s s a n , D a n i l o Periodico della SIGEA
Società Italiana
Belli, Annelore Bezzi, Aldino Bondesan, Massimo Cacciari, di Geologia Ambientale
Tu l l i o C a m b r u z z i , Pa o l o C a n e s t r e l l i , L a u r a C a r b o g n i n ,
ISSN 1591-5352
Geologia U r b a n a
di Venezia
con il contributo di
www.alzarevenezia.it
a cura di Aldino BONDESAN, Valentina BASSAN e Andrea VITTURI
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Società Italiana
di Geologia Ambientale
Geologia U r b a n a
di Venezia
ATTI DEL CONVEGNO
Mestre-V
Venezia, venerdì 24 novembre 2006
Auditorium della Provincia di Venezia
www.alzarevenezia.it
Interventi al Convegno
Geologia U r b a n a d i V e n e z i a
Mestre-Venezia, venerdì 24 novembre 2006
Segreteria organizzativa
La Sintesi Srl
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tel. 06 5406964 - fax 06 233 239 783
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SEGRETERIA
ORGANIZZATIVA Stampa
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PATROCINI
Regione del Veneto
Città di Venezia
Magistrato alle Acque di Venezia
Agenzia per la Protezione dell'Ambiente
e per i Servizi Tecnici (APAT)
Unione Province d’Italia (UPI)
Unione Regionale Province Venete (URPV)
Università Ca' Foscari di Venezia
Università IUAV di Venezia
Consiglio Nazionale Geologi
Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori
della provincia di Venezia
Ordine degli Ingegneri della provincia di Venezia
Ordine Geologi - Regione del Veneto
Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri del Veneto
Istituto Nazionale di Urbanistica (INU)
Associazione Nazionale degli Urbanisti e dei Pianificatori Territoriali e Ambientali
Società Geologica Italiana (SGI)
Associazione Italiana di Geografia Fisica e Geomorfologia (AIGEO)
Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario (AIQUA)
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INDICE
Presentazione
11 Presentazione del Convegno
a cura di Davide Zoggia (Presidente Provincia di Venezia)
e di Ezio Da Villa (Assessore al Servizio Geologico - Difesa del Suolo
della Provincia di Venezia)
Prima Parte
Risorse e rischi geologici a Venezia e nel Veneziano
17 Introduzione di Ezio Da Villa
Assessore al Servizio Geologico - Difesa del Suolo
della Provincia di Venezia
VII
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Seconda Parte
Le opere e le loro interferenze
con l'ambiente geologico
Attività per la salvaguardia di Venezia e della laguna:
105 aspetti geologici e geotecnici
di Maria Giovanna Piva
VIII
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179 Conclusioni
di Fulvio Zezza
Appendice
185 Mozione finale del Convegno
189 Partecipanti
IX
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Dibattito Dibattito
Conclusioni
Conclusioni Giovanni Maria Zuppi
Carlo Magnani Presidente Corso di Laurea in Scienze
Rettore Università IUAV di Venezia Ambientali Università Ca’ Foscari di
Venezia
Ore 13:00
Buffet Ore 17:30
Fine dei lavori
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Presentazione
S
e venisse chiesto agli uomini di oggi, con la loro tecnologia e
il loro sapere scientifico, di fondare una nuova città in un si-
to analogo a quello della laguna di Venezia, certamente ab-
bandonerebbero immediatamente l'idea a causa dei troppi
condizionamenti negativi che un ambiente come quello lagu-
nare pone alla creazione di un centro urbano. Eppure Vene-
zia esiste in tutti i suoi aspetti di eccezionalità artistica, sto-
rica, culturale e, non ultima, ambientale.
All'uomo moderno resta allora il problema di conservare
questo patrimonio urbano e di farlo non solo come se fosse un
dorato museo affollato da milioni di turisti ogni anno. La ve-
ra sfida è quella di conservare alla città lagunare una com-
plessità di funzioni che la mantengano viva, che conservino la
residenzialità ed il lavoro insieme a tutelare un contesto am-
bientale che è unico al mondo. Il problema da affrontare quo-
tidianamente è quello di conservare un equilibrio nel rappor-
to tra presenza antropica e peculiarità naturali di questo gran-
de specchio d'acqua salata interno.
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Per farlo abbiamo bisogno di un quadro ste tematiche, lo sa bene. Si pensi alle fon-
scientifico completo: mentre però molti dazioni degli edifici che interessano gli stra-
aspetti “esteriori”, ben visibili, sono stati ti geologici fino a vari metri di profondità;
lungamente approfonditi e dibattuti, la co- la conoscenza degli strati più profondi (con
noscenza della situazione geologica vene- le acque sotterranee in essi racchiuse) è fon-
ziana è ben lungi dall'avere la necessaria damentale per la conoscenza dell'insidio-
completezza di conoscenze. E' allora parti- sissimo fenomeno della subsidenza che ha
colarmente apprezzabile l'iniziativa della SI- fatto fortemente temere sulla sopravviven-
GEA (Società Italiana di Geologia Ambienta- za stessa della città; l'ambiente lagunare e
le) che ha proposto il “caso Venezia” all'at- quello marino così vicini comportano tema-
tenzione di specialisti di varie discipline fa- tiche (erosione e sedimentazione) fonda-
cendo il punto sullo stato delle conoscenze mentali per la sussistenza stessa dell'intero
circa la situazione geologica della città e del- sistema lagunare. Sono tutte questioni che
la sua laguna. I dati che sono stati illustrati oggi trovano ancor più interesse visto i gran-
nell'ambito del convegno “La geologia urba- di progetti (dal Mose alla Sublagunare) che
na di Venezia”, seconda tappa, dopo Roma hanno un'incidenza primaria sul fragile equi-
e prima di Milano, del percorso promosso librio lagunare.
dalla SIGEA, sono stati messi a disposizione Un ringraziamento quindi agli organiz-
degli amministratori pubblici e di tutte le zatori ed ai relatori che hanno messo a di-
persone comunque interessate al problema sposizione una mole considerevole ed ag-
della salvaguardia della città contribuendo giornatissima di dati. Questa pubblicazio-
ad arricchire il patrimonio di saperi sulla ba- ne degli Atti del convegno, insieme alla dif-
se dei quali fare le scelte di propria compe- fusione a livello nazionale che sarà pro-
tenza sul futuro di Venezia e di tutto l'am- mossa dalla SIGEA, ci permetterà di raffor-
pio territorio che la circonda. zare l'ormai consolidata rete di “educazio-
La geologia in effetti rappresenta una ne ambientale” realizzata dalla Provincia,
fonte essenziale di conoscenza della realtà aggiungendo le ultime acquisizioni geologi-
veneziana e la Provincia di Venezia, che è che al patrimonio di conoscenza che negli
stata tradizionalmente molto attenta a que- anni siamo andati costruendo.
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Prima Parte
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Introduzione
Ezio Da Villa
Assessore al Servizio Geologico - Difesa del Suolo della Provincia di Venezia
L’
immagine dell'acqua alta che invade Venezia nel 1966 ha aperto
una stagione di interesse completamente nuovo, e non solo per
gli abitanti della Laguna di Venezia. In quegli anni i termini “sub-
sidenza”, “eustatismo” e “rischio idrogeologico” entrarono tra
quelli d'uso comune ed il loro significato divenne comprensibile
ai più, anche se, da allora, l'unico risultato di rilievo, assieme al-
le leggi speciali per Venezia, è stato quello della cessazione del
prelievo sotterraneo d'acqua per usi industriali, una delle cause
principali dell'abbassamento della superficie del suolo.
L'impatto di quell'evento, e gli approfondimenti successivi, ha
comunque consolidato l'idea che una città come quella laguna-
re, con fondamenta antiche e profonde in un contesto mobile e
dinamico come quello determinato dai corpi d'acqua dolce che
arrivano dall'entroterra e dal mare dell'alto Adriatico, ha un rap-
porto assai stretto e “difficile” con gli elementi studiati dalle
scienze geologiche. E qui più che altrove, gli assetti idrogeologi-
ci sono fondamentali per garantire l'equilibrio del complesso ur-
bano e la sua conservazione storico-artistica e ambientale.
In tempi di stravolgimenti climatici, oggi chiaramente ri-
guardanti non solo le calotte polari o i ghiacciai delle alte vette
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Intervento
Massimo Cacciari
Sindaco di Venezia
I
nvito a riflettere i partecipanti a questo Convegno su una que-
stione di particolarissimo rilievo per questo territorio veneziano.
In generale l'analisi di tutti i rischi connessi all'assetto geo-
logico-idraulico del Comune di Venezia dovrà risultare in fu-
turo decisiva nelle scelte di piano degli interventi di questa
amministrazione. Ad una corretta e completa analisi dei rischi
idrogeologici non si è proceduto in passato, con aspetti asso-
lutamente negativi per quanto riguarda i livelli di sicurezza di
questo territorio.
L'alluvione di qualche tempo fa lo dimostra. Quell'evento
è anche dovuto a una non razionale politica di insediamenti,
non solo residenziali, nel nostro territorio. Il fattore geologi-
co-idraulico deve diventare determinante nelle nostre scelte
urbanistiche e di pianificazione territoriale.
Esiste la nostra collaborazione anche per gli aspetti tecni-
ci: la tutela a questo proposito deve diventare permanente.
Questo è l'impegno dell'amministrazione in generale.
Per quanto riguarda temi specifici che verranno affronta-
ti in questo Convegno, vorrei sottolineare quelli che per me
rivestono maggiore importanza. Uno riguarda gli interventi di
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Introduzione
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Intervento
Giuseppe Gisotti
Presidente SIGEA
Società Italiana di Geologia Ambientale
A
nzitutto ringrazio la Provincia di Venezia che ha voluto col-
laborare con la nostra associazione per organizzare questo
convegno e il Sindaco Cacciari, che ha posto in modo eloquente
vari problemi sul tappeto.
Ringrazio anche la Società SOLES SpA perché ha contribui-
to a finanziare questo convegno e La Sintesi di Roma, che ci
ha coadiuvato nella organizzazione.
Qual' è la filosofia della nostra associazione culturale sen-
za fini di lucro?
Noi organizziamo corsi e convegni perché non siamo una
associazione scientifica, siamo una associazione culturale per
la diffusione delle scienze della terra, le scienze della terra
applicate a risolvere i problemi correnti del territorio.
Abbiamo promosso e voluto fortemente organizzare i con-
vegni riguardanti la geologia urbana. Questo sulla Geologia Ur-
bana di Venezia segue quello sulla Geologa Urbana di Roma
del novembre 2005. Le grandi città, le conurbazioni, sono i
luoghi della Terra dove si concentra la gran parte della popo-
lazione mondiale. Tali luoghi ad alta concentrazione demo-
grafica rappresentano, per chi ci vive, grandi opportunità di
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accrescere le proprie conoscenze, le occa- è che siano stati del tutto risolti, perché
sioni di lavoro, e così via, ma in essi sono purtroppo la subsidenza è in parte un male
presenti anche grandi rischi sia di origine irreversibile, ovvero una volta che si è fat-
naturale che antropica. to tutto il possibile per ripristinare il livel-
La Sigea ha cominciato con la geologia lo del terreno, solo una parte del materia-
della città di Roma. Roma ha problemi di- le compattato può riprendere il suo volume
versi rispetto a Venezia: ad esempio l'insta- iniziale (cosiddetta isteresi delle argille).
bilità di vari settori a causa di estese cavità Però qualcosa si può fare e infatti per il ter-
sotterranee le cui volte crollano per motivi ritorio di Ravenna si limitò moltissimo l'at-
geologici e/o antropici, lesionando o pro- tingimento di acqua dai pozzi per contra-
vocando il cedimento dei manufatti sopra- stare l'abbassamento della falda acquifera,
stanti. Ma l'ambiente geologico urbano met- come anche per rimediare alla mancata ri-
te a disposizione dell'uomo anche delle ri- sorsa idrica fu realizzato un invaso artifi-
sorse, come il sottosuolo che può ospitare i ciale da cui attingere l'acqua.
servizi oppure le risorse idriche sotterranee, Per finire, volendo l'uomo, con la sua
oppure le risorse geotermiche. scienza, con le sue conoscenze così come
Noi proponiamo di estendere l’indagine produce danni molto gravi al suo stesso ter-
ad altre nostre grandi città, come Milano, ritorio può anche ridurre, in maniera signi-
dove il principale problema è il solleva- ficativa, i problemi da lui stesso creati.
mento della falda acquifera, che mette a Per quanto riguarda il discorso che fa-
rischio le strutture realizzate nel sottosuo- ceva Cacciari sui rapporti tra scienziati e
lo e i fabbricati soprastanti. politici, diciamo che gli scienziati hanno ri-
Per quanto riguarda i problemi affron- solto dei grossi problemi, ma qualche vol-
tati dal sindaco Cacciari noi siamo qui og- ta certe conoscenze scientifiche non sono
gi per trattare e parlare insieme alle auto- utilizzabili sul territorio, perché non per-
rità e al pubblico su quali siano i grossi pro- mettono la loro messa in opera, per vari
blemi geoambientali ed eventualmente co- motivi, ad esempio perché i dati sono trop-
me affrontarli. po vaghi. D'altra parte i politici non sem-
Dopo di me parleranno gli esperti, per- pre stanno a sentire i pareri degli scienzia-
tanto lascio a loro la trattazione scientifica ti e sono tanti i casi in cui il mondo della
e più circostanziata degli aspetti citati. Cir- scienza e della tecnica ha prodotto delle
ca le spiegazioni di cui parlava il Sindaco conoscenze che non sono state tenute in
Cacciari, rispondo brevemente con quanto considerazione dai politici. Io stesso potrei
posso attingere alla mia esperienza. Quan- ricordare alcuni episodi, nel campo della
do lavoravo al Ministero dell'Agricoltura e valutazione del rischio idrogeologico, nei
Foreste, fui nominato membro della Com- quali le mie relazioni furono ignorate dai
missione di studio per indagare sulla subsi- "decisori", qualche volta con danni gravi al
denza di Ravenna, dovuta in gran parte al- patrimonio urbanistico in seguito al mani-
l'attingimento delle acque sotterranee per festarsi di calamità previste, ma voglio so-
scopi industriali, civili, agricoli, balneari. lo accennare al caso arcinoto della frana di
Questa città presentava e presenta dei pro- Ancona (dicembre 1982) dove una collina,
blemi simili a quelli di Venezia, per cui in urbanizzata malgrado il parere contrario di
seguito ai lavori della citata Commissione vari esperti, fu soggetta a grandiosi movi-
fu emanata la legge speciale per Ravenna, menti gravitativi che devastarono ospeda-
legge dello Stato che individuava gli inter- le, servizi, abitazioni, strade, linea ferro-
venti da realizzare e metteva a disposizio- viaria, ecc.
ne la somma necessaria. Ciò allo scopo di Con questo io auguro ai relatori un buon
ripristinare, almeno in parte, le quote per- proseguimento e al pubblico che trovi in-
dute e permettere quindi alla città una cre- teressanti spunti per lo sviluppo delle sue
scita adeguata. I problemi di Ravenna non conoscenze.
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La geologia
nella pianificazione urbanistica
Marisa Fantin
Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica
Sezione Veneto
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adeguarsi alla contemporaneità delle tra- Gli studi che seguono mettono a confronto
sformazioni, ai bisogni espressi ma anche le analisi geologiche con la lettura urbanistico-
nascosti, alla disponibilità, al confronto e architettonica del paesaggio e fanno parte de-
alla relazione tra i ruoli per arrivare a ri- gli elaborati del Piano di Assetto del Territorio
del Comune di San Biagio di Callalta (Treviso),
sposte il più possibile adeguate e concre-
in fase di stesura. Il gruppo di lavoro che sta re-
te. digendo il piano è composto per la parte urba-
nistica da Francesco Sbetti, Marisa Fantin, Fran-
co Mancuso, Fiorenzo Zanin e per la parte geo-
logica da Giuseppe Negri.
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ORTOFOTO
San Biagio è caratterizzata da un tessuto insediativo diffuso che interessa ogni parte
del territorio comunale con densità e caratteri diversi: più consistente in prossimità del-
la strada Callalta e dei nodi viari importanti, più rarefatto mano a mano che ci si inoltra
nella zona agricola. All'interno di questo sistema di città diffusa è riconoscibile una con-
tinuità che, malgrado le rilevanti trasformazioni economiche di questi ultimi cento an-
ni, è tuttora leggibile nel modello di sviluppo.
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CARTA GEOLITOLOGICA
Sono state individuate 3 classi di terreno, la cui suddivisione è avvenuta su termini es-
senzialmente granulometrici essendo le varie formazioni praticamente coeve, fatta ec-
cezione per le ghiaie dentro l'alveo del Piave. Il modello indica la presenza di facies estre-
mamente varie che spaziano dai limi alle ghiaie.
Il territorio in esame si trova in una zona dove la conoide post wurmiana più antica è
parzialmente ricoperta da alluvioni dei torrenti locali; le due formazioni sono ben sepa-
rabili per la diversa distribuzione del fuso granulometrico, le alluvioni del Piave hanno una
distribuzione granulometrica che indica un trasporto mediamente veloce.
I terreni appartenenti alla prima classe rappresentano la maggior parte dei litotipi af-
fioranti o subaffioranti nel territorio comunale, essi sono maggiormente diffusi verso Est
dove sono ben rappresentate le componenti limo sabbiose.
I terreni appartenenti alla seconda classe si trovano in corpi allungati nella direzione
Nord Sud e diventano prevalenti per estensione ed importanza verso Ovest. Una terza clas-
se è stata individuata nelle alluvioni ghiaiose attuali affioranti all'interno dell'alveo del
Piave; si tratta di depositi attuali prevalentemente grossolani anche se non mancano cor-
pi lenticolari sabbiosi.
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CARTA GEOMORFOLOGICA
Il comune di San Biagio di Callalta si trova nella zona di cerniera tra l'Alta e Bassa
Pianura Veneta, divisione marcata dalla fascia delle risorgive. I lineamenti morfogene-
tici del territorio in esame appartengono comunque alla bassa pianura sia per la distri-
buzione e assetto della rete idrografica sia per l'assetto geografico generale. In parti-
colare i valori di pendenza del piano campagna appartengono al dominio della fascia
più meridionale della pianura veneta trevigiana. Sono da attribuirsi ad elementi pecu-
liari della parte settentrionale della pianura la particolare successione di "alti " con aree
leggermente depresse su assi ancora impostati Nord/Sud ; successione evidente nell'a-
rea centrale del territorio comunale. La valenza applicativa di questo assetto è note-
vole in quanto da esso dipendono direttamente le geometrie delle aree soggette a ri-
schi idraulico, e per negativo delle aree maggiormente sicure. Da sottolineare come esi-
sta una sostanziale coincidenza tra i nuclei urbani storici e le aree relativamente ele-
vate, fa eccezione solo un borgo nell'area a Sud la cui elevata penalità (area soggetta
a rischio ed interessata in passato da alluvioni) si è venuta a determinare per variazio-
ni a valle dell'assetto idraulico del fiume.
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CARTA IDROGEOLOGICA
Il territorio di San Biagio è attraversato dal limite inferiore della fascia delle risor-
give, e quindi l'area è posizionata nella zona fascia di transizione tra l'Acquifero Supe-
riore indifferenziato ed il complesso multifalda tipico della bassa pianura. Da un punto
di vista applicativo e conoscitivo del paesaggio assume importanza la posizione della
prima falda, essa viene intercettata a profondità variabile a seconda dell'area. Nella
maggior parte del territorio la falda viene intercettata a profondità minore di 1 m. Va
comunque sottolineato che questa prima presenza idrica può avere diverse componen-
ti, non ultima un ristagno al limite copertura agraria permeabile, depositi fini non ma-
nomessi e quindi relativamente impermeabili. Verso Nord la falda tende ad approfon-
dirsi e diventa intercettabile a profondità maggiore di 1.5/2.0 m. Nella fascia centrale
si ha ovviamente una transizione di profondità che diventa evidente in corrispondenza
alle aree topograficamente più basse. Non è stato rilevato nessun legame tra la litolo-
gia e la presenza della falda, questo perché i terreni appartengono in ogni caso alle por-
zioni permeabili del fuso granulometrico e quindi consentono lo scambio orizzontale dei
corpi idrici.
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Contrariamente a quanto avviene per altre città venete San Biagio non ha mantenuto
il centro storico più antico come cuore dell'insediamento urbano. Sono infatti nelle più
piccole frazioni sparse sia a nord che a sud della Via Postumia a rappresentare, assieme
ai complessi rurali delle ville, le matrici storiche sulle quali si è sviluppato l'attuale tes-
suto. Qui sono concentrati i nuclei storici e le testimonianze architettoniche del passato.
Ciascuna frazione conserva una propria identità e riconoscibilità e una relativa autono-
mia, in quanto a dotazione di attrezzature pubbliche, rispetto ai luoghi centrali. Sono,
procedendo da ovest verso est, San Floriano, San Martino, Cavrie e Fagarè quelle a nord
della statale; a sud Nerbon, Spercenigo, Rovarè e Sant'Andrea di Barbarana.
San Biagio e Olmi sono i due nuclei abitati più consistenti, entrambi dislocati lungo la
Postumia, cresciuti su una fitta maglia edificata delimitata a nord dal tracciato della linea
ferroviaria Treviso-Portogruaro e a sud estesi senza una precisa delimitazione, ampliati nel
tempo in base al fabbisogno di nuove aree residenziali e produttive. Gli ispessimenti di co-
struzioni più consistenti sono quelli generati dalla strada statale lungo la quale si sono ac-
costate nel tempo le aree edificate formate da un tessuto che è la somma di capannoni, vil-
lette, palazzine, contenitori commerciali, semplicemente accostati lungo il fronte strada e
organizzati, invece, in lottizzazioni dotate di viabilità e regolamentate negli accessi e nel-
le tipologie a mano a mano che ci si allontana dalla strada verso sud.
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Il paesaggio di San Biagio di Callalta è l'esito della sovrapposizione dei diversi eventi sto-
rici e dei mutamenti che nel corso del tempo sono stati apportati per meglio adeguarlo alle
necessità e agli eventi. Gli elementi in cui si articola sono costituiti dall'acqua, dalla vegeta-
zione, dalle trame agricole storiche, dai caratteri morfologici dei siti.
Il fiume Piave che costeggia il confine comunale a nord-est è una presenza di grande
valore paesaggistico e di indubbia riconoscibilità, rafforzata dalle ampie aree marginali
che accompagnano il letto del fiume e che si estendono fino alla provinciale 57, quasi del
tutto libere da edificazioni. E' il tracciato stradale, infatti, che da un lato definisce l'am-
bito fluviale e sull'altro, verso l'interno del territorio comunale collega le frazioni di Fa-
garè, Bocca di Callalta e Sant’Andrea di Barbarana. Ma la presenza del Piave si riconosce
anche nei territori più a sud-ovest dove corsi d'acqua minori, strade, suddivisioni del ter-
ritorio agricolo proseguono con andamenti paralleli al corso del fiume, lasciando ancora
leggibili le tracce dei paleoalvei soprattutto in prossimità della frazione di Rovarè. La fit-
ta rete delle acque organizza la sequenza dei campi coltivati, perimetra gli ambiti, de-
termina gli andamenti e le pendenze.
Sono i tre fiumi, Nerbon, Musestre e Meolo, i corsi d'acqua che lungo il tragitto si re-
lazionano e intrecciano con i borghi rurali di un tempo e con il tessuto edificato recente.
Il sistema delle permanenze ha, nella fitta rete idrografica rappresentata dai corsi
d'acqua minori, quasi sempre affiancati da un apparato vegetativo che ne completa la
struttura e li rende facilmente riconoscibili, uno degli elementi più rilevanti ed estesi.
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Danilo Belli
Presidente Ordine dei Geologi del Veneto
1. Introduzione
Parlare di geologia in ambiente urbano può apparire una forzatura giacché
l'ambiente fisico può risultare in tutto o in parte occultato da interventi antropi-
ci, quali costruzione civili e industriali, infrastrutture, argini, terrapieni, riempi-
menti e altri interventi di modellazione dell' ambiente fisico.
Invece proprio perché la fisicità dell'ambiente e quindi anche gli aspetti geo-
logici sono occultati dall'intervento umano anche attraverso stratificazioni suc-
cedutesi nel tempo, ecco che il ruolo del geologo è fondamentale per poterli met-
tere correttamente in evidenza e relazione, per coglierne gli aspetti critici, per
sottolineare quelli potenzialmente utili all'ambiente urbano.
Attraverso l'analisi della normativa sulle costruzioni si cercherà di evidenzia-
re il ruolo e il contributo del geologo in ambito urbano.
1.1. Geologia in ambito urbano
E' doveroso sottolineare che in ambito urbano sono comunque sempre presenti
tutti gli aspetti geologici, anche in presenza di un tessuto densamente costruito
che può renderli immediatamente non riconoscibili o ingenerare una fuorviante
percezione di non rilevanza degli stessi.
Infatti la presenza del tessuto urbano (e infrastrutturale) può, a torto o a ra-
gione, finire per ingenerare una percezione sfalsata del rapporto con l'ambiente
fisico e della rilevanza dei fenomeni, anche geologici, che lo coinvolgono, tra-
smettendo una percezione di sicurezza o irrilevanza, nei riguardi di fenomeni ed
elementi comunque presenti e sempre potenzialmente attivi.
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normative contenute nella L.R. 27/03 Di- deve comprendere ed illustrare la localizza-
sposizioni generali in materia di lavori pub- zione dell'area interessata, i criteri di pro-
blici di interesse regionale e per le costru- grammazione ed i risultati delle indagini in
zioni in zone classificate sismiche, in cui sito ed in laboratorio e le tecniche adottate,
prevede esplicitamente, laddove identifi- nonché la scelta dei parametri geotecnici di
ca le funzioni del Responsabile del proce- progetto, riferiti alle caratteristiche della
dimento (art. 6 comma 4) che «le ammini- costruenda opera, ed il programma di even-
strazioni aggiudicatrici sono tenute altresì tuali ulteriori indagini, che si raccomandano
a nominare, su motivato giudizio del re- per la successiva fase esecutiva».
sponsabile unico del procedimento, ovvero Secondo l'art. 27 del Regolamento sui
qualora la buona esecuzione dei lavori di- LL.PP. (D.P.R. 554/1999) la relazione geo-
penda in maniera determinante dagli aspet- tecnica «definisce, alla luce delle specifi-
ti geologici, un geologo responsabile dei la- che indagini geotecniche, il comportamen-
vori geologici previsti». to meccanico del volume terreno influen-
E' evidente come il legislatore Veneto zato, direttamente o indirettamente, dal-
abbia voluto dotare il responsabile del pro- la costruzione del manufatto e che a sua
cedimento di uno strumento efficace per volta influenzerà il comportamento del ma-
vagliare anche in fase esecutiva possibili in- nufatto stesso.
terferenze dell'opera con gli aspetti geolo- Illustra inoltre i calcoli geotecnici per
gici, ove non sufficientemente apprezzati gli aspetti che si riferiscono al rapporto del
in fase progettuale, al fine di consentire manufatto con il terreno».
una esecuzione dei lavori adeguata alle pro- Il DM 14.9.2005 prevede al punto 7.2.2
blematiche geologiche e garantire la cor- (Indagini, caratterizzazione e modellazio-
retta realizzazione dell'opera. ne geotecnica) che «La caratterizzazione
geotecnica consiste nella individuazione, in
2.3.2. Regolamento di attuazione del- funzione del tipo di opera e/o intervento,
la legge quadro in materia di lavori pub- delle caratteristiche chimico-fisiche e mec-
blici (DPR 21 dicembre 1999 n. 554) caniche del terreno, necessarie alla defini-
Il regolamento sui lavori pubblici all'art. zione del modello geotecnico, alla valuta-
27 “Relazione geologica, geotecnica, idro- zione della sicurezza, della funzionalità in
logica e sismica” al punto 1 recita «la re- relazione alle prestazioni attese, durabilità
lazione geologica comprende, sulla base di e robustezza delle opere.
specifiche indagini geologiche, la identifi- I parametri fisici e meccanici da attri-
cazione delle formazioni presenti nel sito, buire ai terreni, espressi questi ultimi at-
lo studio dei tipi litologici, della struttura traverso valori caratteristici, devono esse-
e dei caratteri fisici del sottosuolo, defini- re desunti da specifiche prove eseguite in
sce il modello geologico tecnico del sotto- laboratorio su campioni rappresentativi di
suolo, illustra e caratterizza gli spetti stra- terreno e/o attraverso l'elaborazione dei ri-
tigrafici, strutturali, idrogeologici, geo- sultati di prove e misure in sito.
morfologici, litotecnici e fisici, nonché il E' responsabilità del progettista definire
conseguente grado di pericolosità geologi- il piano delle indagini e la caratterizzazione
ca e il comportamento in assenza e in pre- geotecnica corrispondente alle diverse fasi
senza delle opere». di progetto (preliminare, definitivo ed ese-
Appare evidente la transizione norma- cutivo), tenendo conto anche delle ulterio-
tiva (1999) del contenuto delle prestazioni ri indagini e studi che dovranno essere svol-
professionali del geologo tra gli enunciati te durante l'esecuzione dell'opera.
del DM 11.3.88 e quelli del DM 14.9.2005. Le indagini e le prove devono essere ese-
guite e certificate dai laboratori di cui al-
2.4. Contenuti della relazione l'art. 59 del D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380. I
geotecnica per le costruzioni laboratori su indicati faranno parte dell'e-
In merito alle prestazioni geotecniche il lenco depositato presso il Servizio Tecnico
D.M. 11.03.1988 recita al punto B.5: «Essa Centrale del Ministero delle Infrastrutture
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e della necessità della rappresentazione tati anche gli effetti legati alla previsione
spaziale dei terreni e dei corpi sepolti. di interventi quali: drenaggi, emungimen-
Deve inoltre prevedere efficacemente ti, well point, paratie …
l'ubicazione dei campionamenti e delle pro-
ve, siano esse geotecniche, che chimico 3.7. La compatibilità del
ambientali. progettato
Inoltre dovranno prevedere l'installa- L'intervento deve essere compatibile (o
zione delle eventuali strutture di monito- reso compatibile), a partire dalle varie fa-
raggio (piezometri, inclinometri, piastre si esecutive e fino alla sua realizzazione de-
assestimetriche,…). finitiva, con il tessuto esistente nelle aree
contermini, fino al raggio di potenziale in-
3.5. Idrogeologia (Idrologia, fluenza opportunamente valutato.
idraulica, idrogeologia) Per le nuove costruzioni ad esempio an-
La circolazione di fluidi sul terreno e nel drà valutata la stabilità della struttura (sta-
terreno con l'interfaccia con la superficie ti limiti ultimi e di esercizio), l'entità dei
topografica, non è un fenomeno semplici- cedimenti e il loro decorso nel tempo, le
sticamente scomponibile nelle sue compo- condizioni di sicurezza in fase esecutiva (ad
nenti (Idrologia, idraulica e idrogeologia). es. la presenza di acqua in cantiere, la sta-
Tutti i termini sono in relazione tra loro e bilità dei fronti di scavo, l'effetto delle vi-
richiedono di poter articolare con interdi- brazioni sugli edifici contermini,..), l'effi-
sciplinarietà le valutazioni. cacia delle impermeabilizzazioni, la stabi-
Infatti più che di falda è opportuno par- lità delle strutture in presenza di ambien-
lare di falde e inquadrare la complessità del ti aggressivi (ad esempio la presenza di ac-
sistema idrogeologico, distinguendo bene i que solfatiche aggressive per il cls, la cor-
dati dalle modellazioni. rosione delle palandole sul lato di acqua li-
Un approccio corretto ad esempio non bera), la stabilità delle infrastrutture con-
può prescindere da un precisa identifica- nesse all'opera (pluviali, scarichi, pavi-
zione delle misure di falda, indicando le in- mentazioni, etc…).
certezze di misura, le escursioni misurate, Nel caso di consolidamenti e ristruttu-
il periodo di investigazione. In sequenza si razioni di edifici dovranno essere valutate
passerà alla estrapolazione o alla ricostru- la realizzazione e gli effetti delle sot-
zione delle oscillazioni annuali attese, ap- tofondazioni, l'esecuzione di impermeabi-
prezzando le potenziali variazioni cicliche, lizzazioni, la stabilità delle strutture con-
inquadrandole anche in un potenziale con- termini, e prevedere ad esempio monito-
testo evolutivo, ricollegandole ai fenome- raggi strutturali e perizie giurate sullo sta-
ni piovosi e ai tempi di ritorno. to dell'edificio.
La complessità e l'articolazione di queste In presenza di scavi (terreni e rocce) an-
valutazioni va rapportata alla complessità dranno definite le caratteristiche in vista
dell'intervento e alla vita utile dell'opera. della loro possibile destinazione (riutilizzi
e/o smaltimento), ma anche dovranno es-
3.6. Modello idrogeologico di sere valutate preventivamente la presenza
progetto di terreni contaminati.
Dalla ricostruzione idrogeologica si per- Non vanno infine dimenticate le possi-
viene ad un modello idrogeologico che iden- bili presenze di cavità urbane (naturali e
tifichi i parametri di progetto, le soluzioni non).
tecniche, preveda lo smaltimento degli sca- Nella realizzazione di fondazioni spe-
richi e delle acque piovane, anche tenen- ciali e opere in sotterraneo si richiederan-
do presente l'induzione di potenziali feno- no accertamenti di grado più approfondito
meni di carsismo (in presenza di compo- anche in relazione alla fattibilità tecnica
nenti dei terreni idrosolubili). (accessibilità, disturbo, …) ed economica.
Nella modellazione devono essere valu- Infine diventa sempre più rilevante va-
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Lineamenti geologico-geomorfologici ed
evoluzione paleoidrografica del territorio
urbano di Venezia, Mestre e Marghera
Aldino Bondesan Mirco Meneghel
Università degli Studi di Padova, Università degli Studi di Padova,
Dipartimento di Geografia Dipartimento di Geografia
Premessa
L'area urbana di Mestre e di Venezia occupa la porzione centrale della laguna
e l'immediato entroterra. Lo studio dell'assetto geologico-geomorfologico urba-
no non può essere disgiunto da una trattazione più generale che illustri l'evolu-
zione della pianura veneto-friulana e gli aspetti più peculiari dello specchio la-
gunare. Negli anni recenti un complesso di ricerche riguardanti gli ambiti di pia-
nura compresi tra l'Adige ed il Carso ha permesso di ricostruire la geologia e la
geomorfologia delle pianure dell'Italia nord-orientale, consentendo notevoli pro-
gressi nelle conoscenze. Ciò è stato possibile sia nel quadro della ricerca istitu-
zionale condotta nell'ateneo padovano (Mozzi et alii, 2003; Bondesan & Mene-
ghel, 2004; Fontana 2006; Fontana et alii, in stampa; Bondesan et alii, in stam-
pa) che attraverso specifici protocolli d'intesa con gli enti territoriali attraverso
i quali è stato possibile condurre rilevamenti estensivi e di dettaglio su una su-
perficie totale superiore a 10.000 km2.
La presente trattazione sintetizza i risultati ottenuti, con particolare atten-
zione all'ambito veneziano e in particolar modo alle aree di Venezia, Mestre e
Porto Marghera.
ghezza di circa 55 km, mentre la larghezza proprie acque all'interno della laguna.
è di circa 13 km. Ai lati la laguna è chiusa Sul lato a mare la laguna è delimitata a
da sistemi di foci fluviali; a sud si protende nord-est dalla freccia litoranea del Cavalli-
verso il mare il grande apparato deltizio del no, cordone che si protende verso ovest-
Po e tra questo e la laguna trovano sbocco sud-ovest a partire dagli apparati di foce del
e apportano sedimenti sia l'Adige che il Bren- Piave. Verso sud-ovest seguono le due isole
ta (che riceve anche le acque del Bacchi- barriera del Lido e di Pellestrina. Più a sud
glione). A nord chiudono la laguna il Sile e la laguna è divisa dal mare dall'ala sinistra
il Piave, quest'ultimo con dossi fluviali e ap- del delta del Brenta. Tre bocche di porto
parati deltizi ben individuati. Ancora in tem- consentono l'ingresso e la fuoriuscita del-
pi storici, il Brenta e il Sile hanno versato le l'acqua del mare al variare della marea. Al-
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l'interno della laguna si distinguono perciò dalla rete dei canali lagunari, che a parti-
tre bacini, separati da linee spartiacque, re dalle bocche di porto vanno diramando-
ognuno dei quali presenta una rete di canali si in bracci minori; tra questi ultimi vengo-
lagunari a sviluppo dendritico che fa capo no indicati localmente come ghebi i canali
alla propria bocca di porto. Il bacino più poco profondi che si addentrano tortuosi
esteso è quello della bocca di Lido, che com- tra velme e barene, mentre con il termine
prende il 50% circa della superficie laguna- chiaro sono definiti i piccoli specchi d'ac-
re, quello di Malamocco interessa il 30% cir- qua salmastra o piovana. Il termine palude
ca della laguna e quello di Chioggia il 20%. viene utilizzato per indicare le porzioni di
In corrispondenza delle bocche di porto, an- fondo lagunare che non emergono anche in
che a seguito della costruzione dei moli fo- occasione delle basse maree più pronun-
ranei, il flusso e il riflusso delle acque crea- ciate.
no forti correnti che hanno scavato profon- I corsi d'acqua, che in vari periodi hanno
de depressioni, che arrivano a 50 metri di versato le proprie acque in laguna, hanno
profondità a Malamocco, a 38 metri a Chiog- creato, con l'apporto dei loro sedimenti, del-
gia e a 30 metri al Lido. ta endolagunari, con la conseguente ridu-
All'interno della laguna si trovano sia zione dello specchio d'acqua lagunare. Altri
forme relitte e variamente elaborate, ere- sedimenti sono invece convogliati dal mare
ditate da altri ambienti, che forme tipiche attraverso i canali lagunari, a lato dei quali
dell'ambiente lagunare. Tra le prime, di am- si formano argini naturali; per essi, quando
biente continentale, sono i dossi fluviali, che sommersi, è stato proposto il termine gen-
ora, in parte o del tutto sommersi, si pre- give, mentre quando emergono formano fa-
sentano come forme positive. Tratti della sce di barene di canale lagunare.
pianura costiera invasi dalle acque costitui- Tra le forme lagunari vanno infine ricor-
scono parte del fondo lagunare, là dove è date, per la loro frequenza e invasività, le
mancato un successivo apporto di sedimen- forme antropiche: la maggior parte delle iso-
ti. Origine costiera hanno invece alcune for- le della laguna sono infatti legate all'inter-
me ora inglobate all'interno della laguna; vento dell'uomo, che ha contribuito alla lo-
esempio tipico l'isola di Sant’Erasmo, un ro elevazione mediante riporti e alla loro con-
tratto di litorale chiuso all'interno della la- servazione con opere di difesa. Tra le isole
guna per la successiva formazione, in posi- vanno citate le casse di colmata, realizzate
zione più avanzata verso il mare, del litora- in più fasi dagli anni Venti ai Sessanta per l'e-
le del Cavallino e dell'isola del Lido. spansione dell'insediamento industriale di
Più diffuse all'interno della laguna sono Marghera. Altri elementi caratteristici sono
le forme tipicamente lagunari, alcune del- le valli da pesca, che interessano un'esten-
le quali hanno nomi locali che sono stati sione pari al 16% della laguna. Sono specchi
talvolta proposti come termini scientifici. d'acqua chiusi con argini artificiali utilizzati
Le barene sono piane situate pochi deci- per l'allevamento del pesce.
metri al di sopra del livello del mare, ospi-
tano una vegetazione alofila che concorre La superficie della bassa
alla loro conservazione, corrispondono (an-
che se non sempre perfettamente) alle for- pianura del Brenta
me definite all'estero con i termini di salt La carta altimetrica (o del microrilievo)
marsh, haute slikke o schorre. Piane limo- della Pianura Padana (Murst, 1997) della qua-
se a quota più bassa, situate appena sotto le viene riportato uno stralcio (Figura 2), con-
il livello del mare, sono le velme, che emer- sente di descrivere agevolmente l'andamen-
gono solo in occasione delle basse maree to altimetrico della bassa pianura originata
più pronunciate; prive di vegetazione, so- dalle alluvioni del Brenta. Quest'ultima si
no indicate nella letteratura internaziona- estende a est di Padova ed è limitata a me-
le con i termini di tidal flats, marsh flats ridione dall'attuale corso del Bacchiglione e
e slikke. Queste forme piane sono limitate a settentrione dal corso del Sile, da Treviso
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alla foce, comprendendo pertanto gran par- d'interesse l'osservazione che le aste dei
te dell'entroterra lagunare. La morfologia di principali fiumi di risorgiva, tra i quali Ze-
questo ampio settore può essere distinta- ro e Dese, non scorrono in questi luoghi se-
mente suddivisa in due comprensori carat- condo la direzione di massima inclinazio-
terizzati da diversi stili morfologici. Il tratto ne, come sarebbe naturale. La spiegazio-
settentrionale, racchiuso tra Naviglio Bren- ne risiede nel fatto che l'intera area è sta-
ta e Sile, è legato alla grande conoide plei- ta interessata nei millenni passati da un
stocenica del Brenta e rivela andamenti piut- basculamento generato da movimenti tet-
tosto regolari con una generale pendenza tonici profondi connessi al substrato roc-
verso est-sud-est; il tratto meridionale, com- cioso della pianura. Tale movimento è og-
preso tra Naviglio Brenta e Bacchiglione di gi testimoniato dalle direttrici di deflusso
Pontelongo, è contraddistinto dalle divaga- dell'idrografia minore che formano un an-
zioni oloceniche del fiume e assume orien- golo medio di 23° con la direzione di mas-
tamenti variabili verso est, sud-est e sud, ri- sima pendenza della pianura. Castiglioni
sultando in generale molto più articolato e (1997), usando queste informazioni asso-
frammentato in dossi e depressioni. ciate all'età della pianura pleistocenica, ha
In riferimento al tratto settentrionale potuto stimare un movimento verticale di
tra Naviglio e Sile è certamente un fatto circa 9 metri nell'arco di 14000 anni.
Figura 2 - Stralcio della "Carta altimetrica e dei movimenti verticali del suolo della pianura Padana", scala
originale 1:250.000 (MURST, 1997).
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Spostando l'attenzione al tratto meri- cie sono più rilevanti le vicende a partire
dionale della bassa pianura, tra Naviglio e dalla fine dell'ultima glaciazione. Come è no-
Bacchiglione, si osserva una generale di- to, durante l'ultima età glaciale l'Adriatico
sposizione a ventaglio con pendenze rivol- fu interessato da una regressione marina che
te verso la laguna nel tratto a ridosso del determinò un abbassamento massimo del li-
Naviglio Brenta ed una generale rotazione vello del mare di circa 120 metri con un con-
delle direttrici che, in senso orario, po- seguente spostamento della linea di riva in
nendo fulcro su Padova, si immergono a sud posizioni molto avanzate nel Mar Adriatico,
est verso Conche e a sud verso il Bacchi- al largo di Pescara (Cattaneo & Trincardi,
glione. 1999; Correggiari et alii, 1996). In seguito
A meridione dell'asse est-ovest del Bac- alla deglaciazione la linea di costa fu ricon-
chiglione, l'andamento è estremamente ir- dotta alle posizioni precedenti nel corso di
regolare con una generale disposizione ver- un fenomeno di rapido innalzamento del li-
so est; una bassura allungata separa i due do- vello delle acque, non più intrappolate sot-
mini sedimentari più strettamente afferenti to forma di ghiaccio nelle grandi calotte plei-
al Brenta, a nord, e all'Adige, a sud. La fran- stoceniche (trasgressione flandriana; LAM-
gia endolagunare, fatta eccezione per l'area BECK et alii, 2001). La linea di costa assun-
di Mestre e Tessera e alcuni altri ridottissimi se posizioni diverse nel corso dell'Olocene e
lembi, mostra una successione di terreni po- le ricerche più recenti attestano che nelle
sti sotto il livello del mare che si inoltrano fasi finali della trasgressione flandriana es-
verso l'interno per alcuni chilometri. La fa- sa raggiunse progressivamente Chioggia, il
scia depressa è appena più ampia nella re- Lido (Tosi, 1994) e Venezia all'incirca 5000
gione del basso Sile e più ridotta nei settori anni 14C BP (Serandei Barbero et alii, 2001).
meridionali. Tuttavia, superato il Bacchiglio- Questo fenomeno, che non fu immediato,
ne, le bassure si ampliano a dismisura arre- impresse al territorio una graduale trasfor-
trando fin quasi a Rovigo e raggiungendo quo- mazione che influì sulle modalità di sedi-
te fino a 3-4 metri sotto il livello marino. Può mentazione costiera. Le aree poste in pre-
essere interessante citare i valori medi del- cedenza in condizioni continentali subaeree,
le aree situate sotto il livello del mare espres- furono interessate da fenomeni di sommer-
se in km2 (Castiglioni & Pellegrini, 2001): tra sione causati dall'innalzamento del livello di
Piave e Sile: 76,1; tra Sile e Brenta: 61,0; tra base. Il progressivo arretramento della co-
Brenta e Adige 199,9; tra Adige e Po di Ve- sta rallentò il deflusso delle acque fluviali e
nezia/Po di Pila: 318,1. I dislivelli tra Pado- provocò quindi la graduale formazione di pa-
va e la laguna sono di una decina di metri e ludi e stagni costieri, che solo in seguito, a
arrivano a 14-15 metri nel territorio a sud di causa dell'ulteriore innalzamento del livello
Chioggia; la bassa pianura settentrionale è marino, furono definitivamente invasi dal
posta a quote di circa 40 metri tra l'allinea- mare, secondo un meccanismo comune in
mento Cittadella e Castelfranco Veneto, cor- tutto l'Alto Adriatico (Correggiari et alii,
rispondente indicativamente alla fascia del- 1996). Nel settore meridionale della laguna
le risorgive, valori che diminuiscono pro- di Venezia e nella pianura romagnola l'a-
gressivamente verso il mare passando a 30 vanzamento del mare, durante la massima
metri alle sorgenti del Sile, 15 metri a Noa- trasgressione, produsse la formazione di li-
le, 8 metri a Mogliano e 2 metri a Mestre. nee di costa interne rispetto all'attuale, del-
le quali rimane testimonianza nei grandi
complessi di cordoni litoranei e di dune. Se-
L'origine della pianura condo la ricostruzione di Favero & Serandrei
L'origine della pianura veneto-friulana, Barbero (1980), tra la fine del periodo Atlan-
come quella padana, è dovuta al complesso tico e la fine del Subboreale si formò una li-
insieme di processi legati all'orogenesi alpi- nea di costa più interna dell'attuale che de-
na e appenninica (Doglioni, 1993); tuttavia terminò l'espansione verso la terraferma del
per la trattazione della geologia di superfi- bacino lagunare ed una trasformazione del
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Figura 6 - Principali direttrici di deflusso tardo-pleistoceniche del Brenta, nell'area compresa tra Sile e
Naviglio Brenta.
Legenda: 1) direttrici di deflusso; 2) confine della provincia di Venezia; 3) dossi del Piave; 4) dosso del Sile;
5) dossi del Brenta (Pleistocene); 6) dossi del Brenta (Olocene); 7) sezioni stratigrafiche
(Fonte: Bondesan A. & Meneghel M. (a cura di), 2004).
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est. Essi sono individuati da dossi talora po- vei probabilmente attribuibili al Brenta
co espressi e da paleoalvei mal definiti, spes- pleistocenico (dossi delle Crete e di San Li-
so frammentati e discontinui, solitamente berale); essi si distinguono da altri pa-
rettilinei o debolmente sinuosi. In seguito al- leoalvei con andamento ovest-nord-ove-
la disattivazione della conoide, quando cioè st/est-sud-est che sono invece tracce del-
il Brenta cessò di scorrere in questa area per le divagazioni dei corsi d'acqua di risorgi-
portarsi da Bassano verso settori più meri- va Sile, Dese e Zero che tuttora attraver-
dionali, si è impostata una rete idrografica sano l'area rimaneggiando localmente le al-
minore. I larghi e importanti tratti fluviali del luvioni più antiche. Di estremo interesse è
Brenta sono stati quindi sostituiti dai percorsi la recente individuazione nella fascia tra
dei fiumi di risorgiva che, pur avendo acqui- San Cipriano e Meolo di un tratto di pa-
stato nel tempo una fisionomia propria, pos- leoalveo orientato in senso ovest-est con-
siedono un evidente collegamento genetico, traddistinto da un letto molto largo (250
morfologico ed idrografico con le più antiche metri circa), un raggio di curvatura molto
direzioni di deflusso del Brenta e successi- ampio (superiore al chilometro) e la pre-
vamente del Musone. Infatti, l'orientamento senza di alcune isole fluviali all'interno del-
dei dossi ha fortemente guidato l'idrografia l'antico letto. Per la sua forma, sinuosità,
dei fiumi di risorgiva che hanno occupato le dimensioni e antica direzione di deflusso
depressioni allungate tra dosso e dosso. Tra la traccia testimonia condizioni idrauliche
i maggiori corsi d'acqua che attraversano il ben diverse dalle attuali e quindi difficil-
territorio mestrino, in sinistra idrografica del mente riconducibili ai corsi d'acqua mo-
Naviglio Brenta, meritano menzione lo Zero, derni. Un'ipotesi stimolante è che possa
il Dese, il Marzenego, il Musone Vecchio nel- trattarsi del ramo più orientale del Brenta
la sua prosecuzione col Cimetto e il Lusore. fino ad oggi riconosciuto.
A ridosso del Naviglio Brenta si snodano
diversi tracciati antichi, all'incirca paralle- Le antiche direttrici di
li tra loro. Forse il più importante è indica-
to dal dosso di Borbiago che, con andamento deflusso del Brenta
a meandri molto ampi, si dispone lungo la La piatta distesa alluvionale dell'entro-
direttrice Scaltenigo-Marano-Borbiago, a terra lagunare veneziano è solcata dai per-
cavallo dello Scolo Lusore a nord e dello Sco- corsi antichi e moderni del Brenta, ulte-
lo Zezenigo a sud. Le sabbie dalle quali è riormente arricchita da una fitta ragnate-
formato possono essere attribuite con sicu- la di collettori, canali e reti idrauliche mi-
rezza ai depositi del Brenta (Scortegagna, nori. L'impronta del Brenta si conserva nei
1990). Nel suo tratto terminale è percorso sedimenti che formano la pianura, ma an-
da un paleoalveo molto evidente che piega cor più nella geometria dei diversi rami,
verso Marghera e confluisce in laguna nel molti dei quali ancora attivi, nei quali il fiu-
Canale Vecchio di Fusina. me si divide, riassumendo in essi le pluri-
Il secondo tra i maggiori elementi che secolari manomissioni del basso corso.
merita di essere citato è il dosso di Mirano- Attraverso l'alta pianura padovana il
Spinea. Esso si svolge lungo il tracciato Mi- Brenta si dirige sinuoso verso sud-est in di-
rano-Spinea-Chirignago-Mestre assumendo rezione della città patavina, nodo idrauli-
un rilievo di circa 3 metri sulla pianura la- co sul quale converge da oriente un altro
terale. Altri dossi più o meno rilevati se- importante fiume veneto, il Bacchiglione.
guono le direttrici di deflusso sopradescrit- Arrivato a Vigodarzere, il Brenta cambia
te, a volte in collegamento apparente con repentinamente direzione, aggira la città
le divagazioni del Muson Vecchio. a nord e, pervenuto a Stra, si congiunge
Spostando l'attenzione verso il settore con le acque del Piovego. Quest'ultimo sca-
più settentrionale a ridosso del Sile, si se- vato dai padovani nel 1210 circa, attra-
gnala anche qui la presenza di alcuni dos- versa Padova convogliando parte dei de-
si debolmente rilevati percorsi da paleoal- flussi del Bacchiglione. Da Stra, il Brenta
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si biforca nei due rami del Naviglio Brenta idrografica del Naviglio i relitti di due ca-
a est e della Cunetta a sud-est, che eredi- nali che rammentano l'esistenza di impor-
ta e mantiene per il suo corso l'idronimo di tanti deviazioni artificiali del passato, la
Fiume Brenta. Brentella e la Brenta Secca.
Dal punto di vista morfologico il dosso Da Stra il Gran Taglio della Cunetta,
del Naviglio è certamente l'elemento di identificato oggi come il ramo principale
maggior rilevanza nella piana di deposi- del fiume Brenta, attraversa diagonal-
zione olocenica del Brenta; esso limita a mente la pianura dirigendosi verso il pic-
settentrione l'insieme di dossi pleistoce- colo centro di Corte. Da qui con piccole
nici che proseguono affiancati in direzio- curve appena accennate il fiume si avvici-
ne est verso la laguna. È una forma rela- na al margine lagunare, mantenendo sul-
tivamente giovane, essendosi formato in la sinistra il tratto finale del Nuovissimo e
circa nove secoli di attività ed è costitui- sulla destra il Bacchiglione col quale con-
to interamente da terreni sabbiosi. Lungo fluisce poco prima di Brondolo per arriva-
il suo corso si osservano alcuni dossi mi- re finalmente alla foce tra Sottomarina e
nori che in successione si distaccano da es- Isola Verde.
so dirigendosi verso sud. Esso inizia ad es-
sere morfologicamente riconoscibile già a Il bacino di Malamocco e
nord di Padova (prima il fiume scorre in-
cassato nella pianura) e compone un arco il percorso
con la concavità rivolta a nord fino al mar-
gine lagunare. Con il suo percorso tortuo-
pre-romano del Brenta
so, dato da anse ampie e poco sviluppate, La zona situata all'interno del perime-
privo di arginature, tocca i centri di Mira, tro lagunare compresa tra il Porto Indu-
Dolo, Oriago e Malcontenta. Sulle sue striale di Marghera e la Bonifica Delta Bren-
sponde si affacciano molte tra le più bel- ta è caratterizzata dalla presenza di bare-
le ville venete: è la nota e monumentale ne formatesi per ingressione marina su tor-
Riviera del Brenta. Dopo Oriago il Naviglio be e argille palustri che, a loro volta, si era-
cambia direzione con un angolo brusco di- no instaurate in un ambiente già invaso dal-
rigendosi verso Fusina e portando le sue le acque salate. Questo tipo di barene è at-
acque nella laguna. tualmente destinato alla graduale som-
Il Naviglio raccoglie lungo il suo percor- mersione e all'erosione a causa dell'eleva-
so le acque del Musone Vecchio che da Mi- ta compressibilità e disgregabilità del se-
rano venne portato artificialmente nel XVII dimento torboso e argilloso che forma il
secolo a immettersi a Mira, in sinistra idro- substrato stesso della barena. Questa ten-
grafica, attraverso il Taglio. Ma non è que- denza evolutiva è inoltre accentuata dalla
sto il solo intervento antropico, poiché l'in- esposizione alle mareggiate legate ai ven-
tero entroterra veneziano costituì per se- ti di Bora e di Scirocco o, localmente, dal
coli una sorta di grande laboratorio idrau- gioco delle correnti di marea e infine è le-
lico dove i provvedimenti adottati si scon- gata alla attuale scarsità di apporti clasti-
trarono con l'irruenza delle acque deter- ci da parte dei fiumi (Favero & Serandrei
minando continue e profondissime trasfor- Barbero, 1983).
mazioni nella rete idrografica superficiale. Le barene situate all'interno dell'area
Certamente di grande rilievo è il seicente- delle valli da pesca (Valle dell'Averto, Val-
sco Canale Nuovissimo, che si allontana da le Figheri, Valle Morosina tra le maggiori)
Mira e, dirigendosi a sud, stabilisce una net- denotano, al contrario, una tendenza evo-
ta linea di demarcazione con la gronda la- lutiva verso l'accrescimento dei margini. E'
gunare. Giunto in laguna sud, il Nuovissimo probabile che l'isolamento di queste aree
attraversa la Bonifica Delta Brenta e, bor- legato alla presenza degli argini delle valli
dando la strada Romea, arriva in laguna nel da pesca abbia causato l'interruzione dei
Bacino di Chioggia. Rimangono in destra processi tipici dell'ambiente lagunare i qua-
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li, al contrario, portano alla graduale ero- zionato l'assetto idraulico e le scelte inse-
sione delle barene localizzate all'interno diative nel territorio.
della laguna viva. Il Muson Vecchio sorge dai fontanili nei
In base ai dati archeologici e geomorfo- pressi di San Martino di Lupari; l'attuale cor-
logici si può ragionevolmente indicare nel so del Musone è il risultato di successivi in-
dosso di Boion il fiume Meduacus menzio- terventi antropici e deviazioni naturali che
nato da Livio e Strabone e attribuibile a un si sono succeduti nel tempo. Secondo un'i-
fiume attivo nel IV secolo a.C. fino all'età potesi di Brunello (1983), non confermata
augustea. Sembrano coincidere le parole da dati geomorfologici o archeologici, in
dei due scrittori e i riscontri archeologici. epoca romana il fiume si divideva in due ra-
Livio riferisce dell'esistenza di un fiume mi distinti dopo aver ricevuto l'Astenigo ed
profondo Meduacus ammis erat, della sua il Volone nei pressi di Spineda di Asolo: il ra-
foce e del suo percorso endolagunare; Stra- mo del Musonello o Marzenego seguiva il per-
bone ricorda un grande porto, Medoacos, e corso Castelfranco, Resana, Noale, Mestre
un fiume con lo stesso nome, risalendo il per sfociare quindi in laguna all'altezza di
quale si poteva raggiungere Padova (Furla- San Giuliano scorrendo lungo un alveo del
netto, 2004). quale resta traccia nell'attuale Rio Cimetto
Il percorso in terraferma è fortemente e nel Canal Salso; l'altro ramo, il Muson, se-
indiziato dalla presenza di una serie di re- guiva l'attuale tracciato del Rio Rustega fi-
perti preromani rinvenuti sul "dosso di no a raggiungere il Muson Vecchio per pro-
Boion" lungo tutto il percorso del fiume da seguire esattamente sull'attuale corso (Bru-
Lova, probabile sede di un importante san- nello, 1983; Abati & Polo, 1989). Dal 1602
tuario (Bonomi, 2001), a Boion, Camin fino al 1613 ebbero luogo i lavori per deviare il
a Padova (Capuis, 1994). Si tratta per la Musone nel Brenta, mediante un nuovo "ta-
quasi totalità di bronzetti rappresentanti glio" che portò il fiume a confluire quasi in
guerrieri a cavallo e devoti, che gli studio- linea retta presso Mira prendendo il nome
si attribuiscono a stipi votive di carattere di Canale di Mirano.
familiare, luoghi di culto solitamente ubi- Il più importante corso d'acqua per lo
cati presso corsi d'acqua. studio degli antichi deflussi dell'entroterra
Il probabile percorso endolagunare par- mestrino è il fiume Marzenego, già inter-
tiva da Lova e proseguiva in laguna attra- pretato come un ramo dell'antico Musone.
verso il Canal Mazor e la Fossa Malla per la Chiamato un tempo Canale di Mestre o Me-
stazione di San Leonardo in Fossa Mala, si- stre, trae origine dalle risorgive in località
to nel quale è stato trovato un numero con- Fratta di Resana, bagna Noale, Maerne e Ze-
siderevole di reperti ceramici attici, data- larino e, giunto nei pressi di Mestre, viene
bili al V secolo a.C. fino a Malamocco, ca- a contatto con l'alveo del Rio Cimetto ad est
polinea della via dove è stato localizzato il della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Il
porto citato da Livio e Strabone in età au- Marzenego probabilmente aggirava a nord
gustea. l'attuale città di Mestre immettendosi in la-
guna nei pressi di Campalto. In quest'area
Il Muson Vecchio e il sono stati segnalati paleoalvei di incerta in-
terpretazione perché discordanti con le ge-
Marzenego nerali direzioni di deflusso e frammentari
La trattazione dell'assetto geomorfolo- nella loro manifestazione superficiale. Bru-
gico della pianura del Brenta e dell'attua- nello (1983) considera certo il collegamen-
le idrografia non può non rivolgersi anche to tra l'antico percorso del Marzenego/Mu-
ai principali corsi minori dell'entroterra sone e i Canali di Campalto e di San Secon-
veneziano, la cui evoluzione naturale an- do, che confluiscono nel Canale La Nave.
tica dipende direttamente dalle vicende L'autore giudica inoltre meno evidente il
del Brenta, così come le trasformazioni collegamento con il Canal Grande, anche se
idrauliche in epoca storica hanno condi- è stato ipotizzato da più parti che anch'es-
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genesi: a una quota compresa tra -7 e -5 le pleistocenica si trova un livello fine ric-
metri è presente l'orizzonte denominato co di resti vegetali interpretato come pa-
caranto (Gatto & Previatello, 1974; Mozzi lustre; attraverso un contatto di tipo ero-
et alii, 2003) costituito prevalentemente sivo, a una profondità di circa -5 m, si pas-
da argille e limi, con screziature ocracee sa ai depositi lagunari sovrastanti. Questi
diffuse e concrezioni calcaree spesso or- ultimi sono costituiti in prevalenza da se-
ganizzate in livelli. dimenti argilloso - limosi legati a fondali di
Al di sopra della successione alluviona- bassa energia, ma non mancano livelli a
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Figura 8 - Distribuzione dei sondaggi utilizzati per lo studio dell'area urbana di Mestre, tratti dalla banca
dati della Provincia di Venezia e suddivisi per profondità d'indagine. Le linee nere rappresentano i tracciati
delle sezioni geologiche.
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tetture sedimentarie variabili che mostra- compresa all'interno della Penisola della
no in realtà la presenza di soluzioni di con- Chimica è costituito da un insieme di lito-
tinuità tra le diverse falde acquifere su- logie fra loro diverse, spesso interdigitate
perficiali e settori caratterizzati da mag- e con caratteristiche geotecniche ed idro-
gior concentrazione di sedimenti grossola- geologiche anche molto diverse fra loro.
ni alternati a fasce dove la sedimentazio- I terreni che si susseguono a partire dal-
ne fine è prevalente. la superficie verso il basso sono così rias-
I documenti ufficiali riportano sumibili:
(www.ambiente.venezia.it) pertanto co- - il riporto, mediamente dello spessore di
me, sulla scorta nelle molteplici indagini circa 3 metri, ma con punte anche di 9
condotte in area lagunare e di terrafer- - 10 - 12 metri, caratterizzato dalla pre-
ma, si sia potuto elaborare un modello senza di lenti d'acqua e di materiali ete-
geologico concettuale che, pur all'inter- rogenei (materiali inerti e limo argillo-
no di una variabilità laterale dovuta a pro- so ricavato dallo scavo dei canali lagu-
cessi di sedimentazione di tipo continen- nari), anche di origine industriale (ad
tale e lagunare, mostra una successione esempio i fanghi bauxitici);
alquanto regolare. - limi argillosi e argille limose nere, con
«La valutazione dei dati analitici dedotti frequenti inclusioni vegetali o livelli di
dalle indagini effettuate su circa 1.149 sta- torba (barena o, comunque, sedimenti
zioni d'indagine dalle Aziende firmatarie l' lagunari); o, in alternativa, limi argillo-
Accordo di Programma per la Chimica a Por- si grigi, sabbie grigie o gialle (depositi
to Marghera» (ex D.P.C.M. 12 Febbraio fluviali). Quando presenti (la loro di-
1999), in esecuzione del Piano Generale di stribuzione, infatti, non è continua) i
Indagine dei Suoli e delle Falde, ha con- materiali costituenti l'originale barena
sentito la formulazione di un modello con- si trovano intorno allo zero marino, con
cettuale del sottosuolo, modello chiara- spessori non superiori al metro - metro
mente di massima e valido a questa scala. e mezzo - e costituiscono il primo livel-
In particolare, il sottosuolo dell'area lo impermeabile in posto;
Figura 11 - Elaborazione della mappa del tetto del caranto ottenuta attraverso software GIS. E'
interessante notare la presenza di una fascia di territorio caratterizzata dalla profondità del tetto del
caranto compresa tra 0 e 2 metri s.l.m. che si sviluppa perpendicolarmente alla pendenza del tetto del
caranto individuando un possibile alto morfologico (elaborazione originale Mazzuccato A.).
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Figura 12 - Comune di Venezia - Sezione tipo del suolo presente nell'area perilagunare veneziana.
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La sua presenza è subordinata sia a zione dei processi fluviali, avvenuta suc-
cause primarie, come le condizioni morfo- cessivamente a 14.500 anni 14C BP e proba-
logiche preesistenti e la distribuzione dei bilmente prima dell'inizio dell'Olocene e
litotipi, sia a processi erosivi secondari, dell'ingressione lagunare.
probabilmente legati alla divagazione del Sulla base di circa 700 sondaggi geo-
Brenta (Gatto & Previatello, 1974); il ca- gnostici Gatto & Previatello (1974) hanno
ranto tende ad affiorare in terraferma e si ricostruito una carta del caranto in cui si
affossa gradualmente, con una pendenza evidenzia che il livello di caranto è pre-
media superiore a quella della bassa pia- sente lungo tutto il margine interno della
nura veneta, verso i litorali sotto una col- laguna, nel settore compreso tra San Leo-
tre olocenica di oltre 13 metri di spessore nardo e le Motte di Volpego, a Venezia e
(Bassan & Vitturi, 2003). sul litorale, mentre è assente in un'ampia
Il caranto è stato oggetto di uno stu- zona posta alle spalle del Lido. Questo li-
dio stratigrafico, paleopedologico e pali- vello è però sempre lateralmente discon-
nologico, basato sull'analisi di 4 sondaggi tinuo, interrotto da fasce sabbiose na-
ubicati al margine interno del settore cen- striformi larghe da poche centinaia di me-
trale della laguna di Venezia, tra la foce tri a 1-2 km e lunghe alcuni chilometri,
del F. Dese e Porto Marghera (Mozzi et alii, con direzione complessiva nord-
2003). In accordo con il contesto strati- ovest/sud-est. Nel lavoro di Mozzi (2004)
grafico generale già definito negli studi viene evidenziato che almeno in parte le
precedenti, una sequenza lagunare riferi- lenti sabbiose che interrompono la conti-
bile probabilmente agli ultimi 2000 anni e nuità laterale del caranto sembrano cor-
ancora in aggradazione in età medievale
rispondere alla trama dei dossi del Bren-
e moderna, ricopre con uno spessore esi-
ta tardo-pleistocenico, formatisi prece-
guo una serie fluviale datata 21.000-
dentemente alla fase di pedogenesi, e non
18.000 anni 14C BP ma in sedimentazione
a ipotetici canali fluviali attivi successi-
almeno fino a circa 14.500 anni 14C BP. In-
vamente alla formazione del paleosuolo.
quadrando i depositi fluviali nell'ambito
Tenendo conto che l'alterazione pedoge-
del quadro cronostratigrafico della pianu-
ra veneta centrale si evince che il siste- netica dei depositi sabbiosi di dosso non
ma sedimentario attivo nell'area di studio crea quelle evidenze macroscopiche che
durante il Pleistocene finale era quello del si verificano sui sedimenti fini di esonda-
Brenta (megafan di Bassano). Al tetto dei zione e che contraddistinguono il caran-
depositi alluvionali è presente il caranto. to, ma può esplicarsi solo in termini di una
Lo studio paleopedologico di queste locale decarbonatazione e sviluppo di
serie sedimentarie, con l'esecuzione di screziature, è normale che essa possa es-
analisi chimico-fisiche e micromorfologi- sere sistematicamente omessa nelle de-
che, ha dato riscontro della natura pedo- scrizioni di carotaggi fatti a fini applica-
genetica delle figure di alterazione che tivi, dove risulteranno semplici sabbie.
contraddistinguono il caranto. In partico- Mozzi (2004) precisa quindi che le in-
lare sono stati riconosciuti i tipici oriz- terruzioni nell'estensione della aree a ca-
zonti di accumulo dei carbonati, con an- ranto sono interpretabili in termini di va-
che fenomeni di mobilizzazione del ferro riazioni delle caratteristiche geopedolo-
e riprecipitazione come ossidi e idrossi- giche del substrato alluvionale pleistoce-
di, caratteristici degli orizzonti gley. nico, su cui si è sviluppata la medesima
Il caranto è stato dunque interpretato fase pedogenetica. Non è necessario ipo-
come un suolo sepolto, che si è sviluppato tizzare episodi di incassamento del reti-
al tetto della serie alluvionale pleistoce- colo fluviale e conseguente erosione lo-
neica sulla superficie del tratto distale del calizzata del caranto per spiegare la sua
megafan di Bassano. L'arco temporale per discontinua distribuzione areale (Mozzi et
la sua formazione è compreso tra la cessa- alii, 2003).
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Figura 13 - Stralcio della Carta del Regno Lombardo Veneto (1833) relativa all'area di Porto Marghera. In
colore bianco è sovrapposta l'attuale rete di canali lagunari e portuali (elaborazione Magri S.)
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Figura 14 - Antica idrografia ed estensione delle aree emerse desunte dalla Carta del Lombardo Veneto
(1833) e dalla serie storica delle tavolette IGM (1903, 1931, 1968; elaborazione Magri S.)
tici (GIS) per poter utilizzare i livelli infor- Successivamente, gli elementi paleoi-
mativi prodotti in successive applicazioni drografici sono stati ridisegnati ottenendo
volte allo studio geologico-ambientale di un insieme di linee e tratteggi diversi, cia-
Porto Marghera. scuno corrispondente ad un determinato te-
Dal punto di vista metodologico, si è pro- matismo, riportati in un piano di coordina-
ceduto in prima istanza ad acquisire in for- te geografiche. Tali grafici sono stati quin-
mato digitale la carta del Lombardo-Vene- di sovrapposti alle carte tecniche regiona-
to e la serie storica delle tavolette IGM. li (CTR) del quadrante Venezia-Mestre.
Stanti le deformazioni dovute alle diverse
proiezioni cartografiche e alle alterazioni Sono stati distinti e confrontati tra loro
subite dagli originali cartacei, le carte so- i seguenti elementi: limite delle barene,
no state georeferenziate per renderle so- idrografia lagunare, idrografia continenta-
vrapponibili all'attuale Cartografia Tecnica. le, elementi antropici.
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Carta del Regno Lombardo Veneto, 1833 zia dal Canale di Marghera, il Canale di Ze-
(figg. 13 e 14) - È una carta monocromati- niole che prosegue dal Canale Tombel e si di-
ca, molto particolareggiata e accuratamen- vide in varie "cime" e il Canale di Campalto,
te rilevata, in scala 1:86.400. Ben delinea- il quale, invece, si divide in "rami".
to è il percorso del Marzenego nel centro di Oltre agli argini dell'Osellino che sepa-
Mestre, dove il fiume si divide in due rami, rano le barene ad est di Marghera, ci so-
per poi riunirsi presso il ponte di Via Colom- no ben evidenti anche i confini nell'area
bo e da qui continuare fino a raggiungere le ovest: a nord è ancora delimitata dal Ca-
acque dell'Osellino per sfociare in laguna. Le nale delle Verze, a ovest il suo confine è
barene sono alquanto estese, in particolare dato dagli argini del nuovo Canale Bon-
nel settore ad ovest di Marghera, dove si dante di Sopra e a sud è interrotta dalla
estende oggi il Porto Industriale. Esse sono foce del Naviglio Brenta presso Fusina.
delimitate verso la terraferma dal canale Tavoletta IGM Mestre 51 II N.O, 1903 (Fi-
detto "Ramo delle Verze" e si protendono gura 14). È una carta monocromatica e geo-
verso la laguna con la "Punta dei Lovi", an- metrica che rappresenta la gronda laguna-
tica foce lagunare del Brenta. Il Brentella è re prima della costruzione del Porto Indu-
l'unico canale rettificato, che, partendo dal striale di Marghera
Borgo di Marghera, attraversa completa- L'edificazione sul territorio è ancora li-
mente l'area. Tra i vari canali naturali spic- mitata e ciò rende più facile ed evidente la
ca, sia per la sua ampiezza, sia per il suo pe- lettura degli elementi naturali. Le barene
culiare tracciato, il Canale di Marghera, il conservano ancora un aspetto pressoché in-
quale inizialmente è perpendicolare e poi, tegro in quanto non sono cominciati ancora
piegando ad angolo retto, scorre parallela- i massicci interventi che interesseranno la
mente al Brentella, congiungendosi, infine, zona di Porto Marghera né tanto meno quel-
al Canale di Mestre. Altro elemento idro- la dell'attuale aeroporto. I canali lagunari
grafico di rilievo, localizzato lungo il Bren- sono ancora naturali e non rettificati artifi-
tella, è la "Bocca Grande di Bottenigo", dal- cialmente. Sono visibili i primi scoli e piccoli
la quale si dipartono vari "rami" contrasse- canali artificiali che si diramano nell'entro-
gnati da tipici nomi di oggetti e mestieri ve- terra soprattutto nella zona di Fusina. Mol-
neziani. ti di questi ultimi scompariranno dalle car-
Anche ad est di Marghera le barene sono te successive o saranno artificialmente am-
irriconoscibili rispetto ad oggi: si vede il Ca- pliati. Da una rapida lettura della carta, ap-
nale Tombel al posto dell'attuale Seno della pare evidente la presenza del solo ponte fer-
Seppia e una barena solcata da numerosi roviario a collegare Venezia alla terraferma.
"ghebbi". In più, nei pressi di Tessera è evi- Tavoletta IGM Mestre 51 II N.O, 1931 (Fi-
dente "la Palude del Monte", oggi scompar- gura 14). Compaiono sostanziali differenze
sa in seguito alla costruzione dell'aeroporto rispetto al passato. Nonostante i soli 30 an-
Marco Polo. Come allora, le barene sono de- ni trascorsi, appare chiaro l'avanzamento del
limitate dall'argine del Canale dell'Osellino, fronte lagunare ad invadere le superfici ba-
si scorge il porticciolo a Campalto, la cava- renicole. Tale fenomeno è probabilmente le-
na nell'isola di San Giuliano e la "Punta Lun- gato al massiccio e perentorio sviluppo del
ga", che è più avanzata sulla Laguna. porto industriale. Nella carta emerge poi il
Riguardo ai canali lagunari, infine, è da prolungamento del canale Vittorio Emanue-
notare il loro andamento parallelo. Essi, da le III fino al canale della Giudecca e la pre-
ovest verso est, sono: il Canale delle Tresse, senza di nuovi canali artificiali, costruiti a
che con andamento leggermente sinuoso, scopo industriale sulla terraferma (Canale
parte dalla "Bocca Grande di Bottenigo" e si Industriale Nord, Canale Industriale Ovest e
congiunge al Canale della Giudecca; si im- bacino commerciale 1).
mettono nel Canal Grande e hanno anda- Tavoletta IGM Mestre 51 II N.O, 1968 (Fi-
mento rettilineo, invece, il Canale San Se- gura 14). La ricostruzione di Marghera do-
condo (Canale Vittorio Emanuele III) che ini- po la guerra porta ulteriori cambiamenti; i
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più evidenti riguardano la costruzione del più geometrico, forse per la delimitazione
canale litoraneo dei Petroli che intacca il di valli da pesca artificiali.
profilo naturale della costa lagunare e can-
cella quasi completamente le ultime bare- Per completare l'analisi territoriale è sta-
ne presenti nella zona; si nota l'ulteriore ta eseguita la fotointerpretazione dell'area
sviluppo del porto industriale, che appare di Mestre e Marghera su coperture aerofo-
evidente con l'escavo del Canale Industria- tografiche dal 1944 al 2001, a scale diverse
le Sud. Nella carta emergono, anche, le evi- (Figura 15).
denti differenze dell'area più a nord-est, Le tracce riconosciute in foto aerea sono
immediatamente a ridosso di Campalto. Si state distinte in ben evidenti e poco eviden-
notano, infatti, l'interramento, a seguito ti, così da distinguere la qualità del dato fo-
della costruzione di una cassa di colmata, tointerpretato. Le tracce digitalizzate sono
delle barene della zona di San Giuliano e state georeferenziate, acquisite su supporto
l'ulteriore riduzione dello specchio lacustre informatico e introdotte nel GIS. Sono state
del Seno della Seppia. Sembrano, poi, mo- soprattutto le fotografie aeree della RAF del
dificati i canali delle barene lungo tutta la 1944÷45, che hanno fornito le informazioni
gronda lagunare: il loro profilo risulta ora più importanti per l'indagine territoriale. I ri-
Figura 15 - Carta della fotointerpretazione, semplificata, dell'area di Porto Marghera (elaborazione Magri S.).
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sultati più apprezzabili si sono ottenuti nel- tempo presentava anse e meandri anche se
le aree di Mestre e Campalto dove le tracce di modeste identità.
risultavano più evidenti, nitide e riscontra- Il Marzenego, invece, giunge nel cen-
bili in vari fotogrammi appartenenti a leva- tro di Mestre da nord e si divide, appa-
te successive. rentemente, in due rami: il ramo delle
I paleoalvei di dimensioni maggiori, ri- Beccherie, che attraversa la Vecchia Pe-
conosciuti in foto aerea, si snodano tutti scheria, e il già citato ramo della Campa-
da ovest verso est con andamento subpa- na. Questi due corsi d'acqua confluiscono
rallelo. È ragionevole l'attribuzione al si- nell'Osellino nella località in cui ora sorge
stema fluviale del Brenta, costituito da ra- il Ponte di Via Colombo. L'Osellino, a sua
mi divaganti che si dirigevano verso la la- volta, fluisce verso il Forte Marghera do-
guna e che hanno originato alcuni dossi. I ve entra nel vecchio alveo del Musone e a
corsi minori, tuttavia, seguono anche per- San Giuliano sfocia in laguna.
corsi diversi, da nord a sud, in maniera per- Proprio dell'Osellino, dai fotogrammi
pendicolare ai precedenti. Non è chiara consultati, si ottiene una ricostruzione fe-
l'origine della rete idrografica secondaria dele del suo letto caratterizzato da repen-
che potrebbe essere ascritta sia agli anti- tini cambi di direzione e da elevata sinuo-
chi canali lagunari che all'idrografia mino- sità. Termina in laguna passando per la lo-
re continentale. calità Ponte di Pietra, sulla quale sorgeva,
Risulta evidente la rettifica operata ne- appunto, il ponte lungo l'antica Via Annia.
gli ultimi secoli su molti corsi d'acqua an- Di difficile interpretazione sono i tre pa-
cora oggi attivi, tra questi il Musone e il leoalvei che si trovano nella carta di Cam-
Marzenego, ora denominati rispettiva- palto, poiché seguono la direzione nord-sud
mente Rio Cimetto e Osellino. Un tempo che è completamente diversa rispetto dal-
questi fiumi si snodavano attraverso nu- la direzione seguita da tutti i corsi d'acqua
merose anse dividendosi in rami che si apri- originatisi dal Brenta, cioè, la direzione
vano per ricongiungersi in prossimità del- nord-ovest/sud-est.
la laguna; altre tracce sono riconducibili La traccia di maggior importanza, che
con minore evidenza a tracciati noti. Più spicca anche per la sue dimensioni, è quel-
in dettaglio, il Musone, dopo aver lambito la che segue il Naviglio Brenta, taglia il Ca-
Chirignago e la zona di Asseggiano, giunge nale Oriago e poi si biforca: di un ramo si
a Mestre con il nome di Rio Cimetto il qua- perdono le tracce, dell'altro invece si ve-
le, piegando a sinistra, confluisce nel Mar- de nitidamente tutto il suo percorso fino
zenego, nel ramo della Campana. Prose- all'immissione in laguna, poco sopra la fo-
gue solcando Piazza XXVII Ottobre e ter- ce del Naviglio, dove oggi sorgono stabili-
mina il suo corso immettendosi nell'ormai menti industriali.
rettificato Canal Salso. Lungo il Naviglio Brenta si vedono al-
Da un attento esame dei risultati otte- cune tracce: quella più a ovest ha una for-
nuti dalla fotointerpretazione sembra, inol- ma arcuata che può far pensare ad un
tre, che lo stesso fiume presenti un secon- meandro, sede di un antico braccio del
do percorso: traendo origine dalle zone di Brenta che fluiva in questa zona in epoca
Mirano, muove verso est e dopo un tratto storica; un po' più ad est, nei pressi del
tortuoso di oltre una decina di chilometri, centro di Malcontenta, si nota una sago-
durante il quale assume successivamente i ma di dimensioni inferiori e a raggio di cur-
nomi di Canale Cime e Canale Tron, entra vatura più piccolo di tonalità chiara, che
nel Lusore-Scolo Brentella per confluire con rappresenta anch'essa la vestigia di un
questo nel Naviglio Brenta il quale si im- meandro dell'antico corso del Brenta.
mette in laguna presso Fusina. Nell'area indagata, è evidente, inoltre,
Lo stesso Lusore è stato notevolmente la traccia della Via Annia, antico tracciato
rettificato, dal momento che dalla fotoin- viario romano. Si situa a sud-ovest di Mal-
terpretazione si vede chiaramente che un contenta, ed appare lunga circa 2000 me-
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tri con direzione nord-est e larga circa 20 l'altra, la creazione di nuovi canali, so-
m, ha un segno centrale più chiaro, al qua- prattutto tra il centro di Mestre e i dintor-
le si accompagnano altri due paralleli, più ni di Forte Marghera.
scuri, che rappresentano rispettivamente Anche in laguna l'idrografia ha subito
la base del terrapieno e i fossati che ne de- cambiamenti: sono stati scavati il Canale
limitavano la probabile sopraelevazione su Vittorio Emanuele III e il Canale dei Petro-
argine (Marchiori, 1986). li; sono stati costruiti il Ponte della Libertà
e l'aeroporto; sono scomparsi, oppure sem-
Lo studio della cartografia storica in am- plicemente modificati, alcuni rami dei ca-
bienti altamente dinamici si è rivelato di nali naturali e sono stati rettificati i tratti
estrema utilità ai fini delle ricostruzioni del- dei canali adiacenti alla terraferma. Dagli
l'antico assetto territoriale, così come le fo- anni ottanta ad oggi, invece non si registrano
to aeree più vecchie, specialmente quelle cambiamenti degni di nota, poiché, per l'in-
relative ai voli eseguiti sugli obiettivi mili- versione di tendenza dell'attività industria-
tari della seconda guerra mondiale, si sono le e la stagnazione delle imprese presenti a
rivelate di grande efficacia per la scarsa Marghera, non si sono realizzati altri inter-
estensione delle aree urbanizzate. L'analisi venti strutturali di rilievo.
degli elaborati grafici (Figura 14) ha per-
messo di svolgere le seguenti considerazio- Bibliografia
ni (Magri, 2004). In generale, si osserva che
negli ultimi 70 anni del XIX secolo, dal 1833 Abati R. & Polo M. P. (1989) - Le acque del Muson.
al 1903, le barene nella zona a nord del pon- Biblioteca Comunale di Santa Maria di Sala.
te ferroviario sono rimaste pressoché inva- Bassan V. & Vitturi A. (2003) - Studio geoambienta-
le del territorio provinciale di Venezia, parte
riate, mentre si registra una modesta ridu- centrale. Provincia di Venezia, Venezia, 112 pp.
zione nella zona compresa tra il ponte fer-
Bondesan A., Calderoni G. & Mozzi P. (2002) - L'as-
roviario e Fusina. In questa zona le barene setto geomorfologico della pianura Veneta cen-
sono ancora separate dalla terraferma dal tro-orientale: stato delle conoscenze. In: Zuni-
canale Bondante. I canali lagunari sono im- ca & Varotto, 2002, 19-38.
mutati, mentre la rete artificiale in pianu- Bondesan A. & Mozzi P. (2002) - La geomorfologia
ra si differenzia solamente per la presenza dell'area del Basso Sile. In: Ghedini F., Bondesan
di alcuni nuovi canali rettificati nei pressi A. & Busana S. (a cura di), "La tenuta di Ca' Tron.
di Fusina. In circa 30 anni, nel periodo tra Ambiente e Storia nella terra dei Dogi". Cierre
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le due guerre (vedi carte del 1931 e 1968),
sono avvenuti i cambiamenti più evidenti: Bondesan A. & Mozzi P. (2002) - Aspetti geomorfo-
logici della tenuta di Ca' Tron. In: Ghedini F.,
l'area di Porto Marghera ha subito un tra- Bondesan A. & Busana S. (a cura di), "La tenuta
sformazione radicale con l'interramento del di Ca' Tron. Ambiente e Storia nella terra dei Do-
Canale Bondante ma soprattutto con la for- gi". Cierre Ed., Verona, 61-68.
mazione delle casse di colmata. Gran par- Bondesan A. & Mozzi P. (2002) - La paleogeografia
te della frangia barenicola, caratterizzata della pianura in sinistra Sile. In: Ghedini F., Bon-
da lineamenti naturali, solcata da canali si- desan A. & Busana S. (a cura di), "La tenuta di
nuosi, è stata occlusa dalle casse di colma- Ca' Tron. Ambiente e Storia nella terra dei Do-
gi". Cierre Ed., Verona, 68-71.
ta, dai contorni geometrici, fiancheggiata
da larghi e profondi canali portuali. È da no- Bondesan et al. (in stampa) - Carta Geologica d'Ita-
lia, Foglio 107 Portogruaro, scala 1:50.000. APAT,
tare, inoltre, l'arretramento delle barene Regione Veneto, 2 fogli, 180 pp.
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75
077-086 31/03/2009 10.55 Pagina 77
Pietro Zangheri
Geologo - Padova
Introduzione
La presente relazione sintetizza lo stato dell'arte sulla idrogeologia del vene-
ziano e ne valuta le sue interazioni con l'ambiente urbano. Essa si basa sulle mol-
teplici attività conoscitive svolte negli ultimi 20 anni dalla Provincia di Venezia,
in sinergia con numerosi altri enti ed i cui risultati sono stati oggetto di varie pub-
blicazioni precedenti (vedasi bibliografia).
Il veneziano è caratterizzato da un sistema multifalda. Nel sottosuolo per
alcune centinaia di metri si sovrappongono, con geometria complessa, acqui-
feri alloggiati in sedimenti sabbiosi e ghiaiosi e acquicludi costituiti da sedi-
menti a bassa permeabilità. Le falde, in generale, diminuiscono di trasmissività
ed in qualità naturale delle acque, spostandosi da nord a sud.
Nei primi metri di sottosuolo, si ha una falda freatica (localmente semiconfi-
nata) con notevole variabilità laterale di trasmissività. Quest'ultima, general-
mente di limitato interesse ai fini dell'approvvigionamento idrico, risulta co-
munque di grande interesse geologico-applicativo, in quanto si trova in diretta
relazione con moltissime attività antropiche.
struzione di un qua-
dro idrogeologico di
riferimento adegua-
tamente approfondi-
to e dettagliato. Es-
so sarà la base sia per
valutare interazioni
ed impatti anche
molto distanti dal
punto di pressione,
sia il riferimento di
area vasta per tutte
le indagini geologi-
che/idrogeologiche
di carattere puntua-
le (per opere di inge-
gneria, per approvvi-
gionamenti idrici,
per progetti di boni-
fica di siti contami-
nati, per piani urba-
nistici…).
Ciò non può es-
Figura 1 - Schema delle interazioni tra ambiente urbano ed ambiente
sere che il risultato
idrogeologico nell'area veneziana.
di un lavoro siste-
matico di progressi-
Per chiarezza espositiva appare utile di- vo approfondimento, coordinato da speci-
stinguere tra interazioni di tipo diretto e di fiche strutture interne alla amministrazio-
tipo indiretto, le prime comunemente in- ne pubblica (Servizio Geologico), e di si-
teressano la falda freatica in un intorno ri- nergia tra i molti Enti che hanno compe-
stretto, le seconde interessano più fre- tenza in tema di acque.
quentemente le falde confinate. Duole dover nuovamente notare come in
La figura 1 sintetizza le principali inte- gran parte della Regione Veneto, nonostan-
razioni nell'area veneziana. te il ruolo chiave che riveste nell'economia
Ne consegue che una corretta valuta- italiana, il quadro di riferimento geologico
zione delle interazioni e degli impatti del- ed idrogeologico sia ancora frammentario e
le attività antropiche sul sistema idrogeo- lacunoso e comunque insufficiente ad una
logico non può che basarsi, come tipica- corretta gestione dell'ambiente idrogeolo-
mente avviene in analisi di tipo geologico, gico nel suo complesso.
su analisi contemporaneamente a diverse Per un progressivo miglioramento del
scale e considerando l'intero volume di sot- quadro idrogeologico, le metodologie mes-
tosuolo di potenziale interesse e non solo se a punto, in oltre 20 anni, dalla Provincia
un ristretto intorno delle opere. di Venezia, si ritiene siano un valido e col-
La schema di figura 2 esemplifica il con- laudato riferimento metodologico, espor-
cetto esposto. tabile all'intera pianura veneta.
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Successivamente
sono stati eseguiti
approfondimenti
(tuttora in corso) su
aree di peculiare in-
teresse (vedasi bi-
bliografia).
I pozzi oggetto di
rilevamento sono ri-
portati in figura 4. Si
nota la distribuzione
disuniforme dei poz-
zi che è da porre in
relazione con la di-
suniforme distribu-
zione della risorsa
idrica. (Figura 4)
Il lavoro ha per-
messo di definire le
aree di "risorsa idro-
potabile" (Figura 5),
in relazione alla
Figura 2 - Interazioni ed impatti a scale diverse. quantità e soprat-
tutto alla qualità
delle acque sotter-
luppate ed aggiornate negli ultimi 15 anni ranee. Le acque sotterranee di questi ac-
dalla Provincia di Venezia. quiferi confinati, in condizioni riducenti,
Tutti i principali dati relativi ai rileva- sono normalmente caratterizzate da con-
menti idrogeologici svolti sono archiviati e centrazioni di "origine geologica" di ferro,
gestiti tramite G.I.S. Non ci si dilunga su ammoniaca, manganese ed altri elementi
queste banche dati, in quanto ormai comu- al di sopra del limite di potabilità. Si trat-
ne strumento di lavoro in geologia; in figu- ta di un fenomeno oramai largamente no-
ra 3 si riporta l'attuale schema generale del- to, anche se sicuramente risulta indispen-
la banca dati idrogeologica, che di recente sabile chiarire ed approfondire i meccani-
è stata condivisa con altri Enti. (Figura 3) smi che controllano le concentrazioni ed i
range di valori di variabilità. Stupisce pe-
Idrogeologia del ciò che vari Enti, nell'ambito di procedure
di caratterizzazione ai sensi del D.M.
veneziano - 471/99 (ora sostituito dal D.Lgs. 152/2006),
acquiferi confinati attribuiscano erroneamente ed immotiva-
tamente tale "fondo naturale" a fenomeni
Negli anni Novanta, mediante un rile- di contaminazione antropica.
vamento idrogeologico effettuato su oltre Nell'area centrale della provincia (Figu-
3000 pozzi esistenti, il monitoraggio siste- ra 5), l'area di risorsa idropotabile si loca-
matico di un centinaio di pozzi, l'informa- lizza nei comuni di Scorzé, Noale, Salzano
tizzazione e la rielaborazione di dati geo- e Martellago e si estende a monte nelle li-
logici pregressi ed altre attività, si è giun- mitrofe province di Treviso e Padova. Il suo
ti ad avere un primo quadro di riferimento limite è stato recepito sia nei documenti
sugli acquiferi confinati della provincia di del Piano Territoriale Provinciale (mai ap-
Venezia. Il lavoro è stato pubblicato in una provato) sia nel Piano d'Ambito dell'AATO
monografia di sintesi nel 2000 (Dal Prà, Gob- Laguna di Venezia.
bo, Vitturi e Zangheri, 2000). Si tratta di un'area strategica per l'ap-
79
077-086 31/03/2009 10.55 Pagina 80
cine di chilometri.
Nella fascia peri-
lagunare gli emungi-
menti sono stati so-
spesi negli anni Set-
tanta, in relazione al
problema della sub-
sidenza.
Nell'area di risor-
sa idropotabile rica-
dente tra la provincia
Figura 3 - Struttura database idrogeologico del Servizio Geologico della di Venezia e la pro-
Provincia di Venezia. vincia di Treviso è in
corso uno specifico
provvigionamento idropotabile di un vasto approfondimento in capo all'AATO Laguna di
territorio della bassa pianura veneta. Anche Venezia i cui primi risultati, nell'ambito di
la città di Venezia soddisfa il suo fabbisogno questo convegno sono esposti nel poster: Dal-
idropotabile prelevando da queste aree che la geologia al Servizio Idrico Integrato. L'Am-
distano circa 30 chilometri dall'isola, an- bito Territoriale Ottimale "Laguna di Vene-
dando quindi indirettamente ad influenzare zia" (Cambruzzi T., Conchetto, E., Fabbri P.,
l'ambiente idrogeologico anche a molte de- Zangheri P., Marcolongo E. & Rosignoli A.).
Figura 4 - Carta dei punti di rilevamento e sintesi di alcuni dati rilevati nell'ambito della Indagine
Idrogeologica del territorio provinciale di Venezia.
80
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re nuovi pozzi per acqua (soprattutto pri- idrogeologiche salvo impatti negativi non so-
vati) a profondità sempre maggiori, tanto lo sull'ambiente geologico ma anche sulle nu-
che oramai i nuovi punti di attingimento su- merose attività antropiche ad esse collegate.
perano comunemente i 300 m di profondità, Relativamente al quadro di riferimento
come evidenzia l'elaborazione, relativa al- idrogeologico i temi aperti di maggior inte-
l'intera area centrale della provincia, dei resse sono quelli della parametrizzazione
dati raccolti sull'anno di costruzione e la idrogeologica e del bilancio idrogeologico.
profondità dei pozzi esistenti (Figura 7). E'
da notare che questa tendenza, oltre ad es-
sere incompatibile con l'ambiente geologi-
Idrogeologia del
co, non può proseguire indefinitivamente in veneziano - acquifero
quanto le acque sotterranee, con l'aumen-
to della profondità, accrescono presumibil-
freatico
mente il contenuto salino. La complessità e l'estrema variabilità
In sintesi quindi non è più procastinabile geologica dei primi metri di sottosuolo fan-
la definizione di un corretto uso delle risorse no sì che l'idrogeologia del primo sotto-
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Figura 7 - Istogramma di frequenza dell'anno di costruzione dei pozzi suddivisi per profondità
(< 100 m e > 250 m).
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Figura 8 - Carta della vulnerabilità degli acquiferi all'inquinamento della Provincia di Venezia.
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È noto che alla riduzione altimetrica del veneziano avvenuta nel corso del XX
secolo, e valutata 23 cm rispetto al livello del mare, hanno contribuito, con di-
versa incidenza, la subsidenza geologica, la subsidenza indotta dai pompaggi di
acque artesiane e l'innalzamento del livello del mare (Figura 1).
Figura 1 - Rappresentazione schematica dei tre fattori responsabili della perdita altimetrica del
veneziano (da Carbognin et al., 2005a:aggiornata da Gatto P. & Carbognin L., 1981).
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Figura 2 - Mappa dei movimenti verticali rilevati nel comprensorio lagunare per i periodi 1973-1993 (progetto
CNR "Sistema lagunare veneziano") e 1993-2000 (Progetto ISES).
92
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Figura 3 - Andamento del livello medio mare a Venezia e Trieste dal 1896 al 2002 (aggiornato e
modificato da Carbognin & Taroni, 1996). Fino al 1930 le due curve erano coincidenti; dal 1930 al 1970
evidenziano una "anomala" crescita del mare a Venezia corrispondente alla subsidenza antropica;
tornano ad avere uguale trend dopo il 1970, con differenza corrispondente alla subsidenza irreversibile
(da Carbognin et al., 2004).
93
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Stime attendibili sul trend eustatico sono che geomorfologiche del territorio, la subsi-
state calcolate su serie storiche secolari, cioè denza in atto induce un serio impatto am-
sufficientemente lunghe da non risentire dei bientale e socio-economico. In particolare è
"cicli di breve periodo", non significativi nel- stata analizzata la subsidenza geochimica
la valutazione di tendenza (Carbognin & Ta- che interessa il bacino scolante meridiona-
roni, 1996). L'innalzamento del livello del ma- le, la cui causa principale é da attribuirsi al-
re, uno dei 3 fattori responsabili della perdi- la perdita di massa per ossidazione che av-
ta altimetrica relativa misurata a Venezia, è viene in corrispondenza delle aree bonifica-
stato calcolato in circa 1.2 mm/anno (depu- te ad uso agricolo in presenza di terreni tor-
rato dall'effetto subsidenza) per il periodo bosi superficiali. Nelle zone studiate, dove
1896 - 2002 (Figura 3). vaste zone si trovano a quote decisamente
Per l'analisi delle cause della subsidenza, inferiori al l.m.m., fino a -4 m, solo per gli
per le conseguenze sull'ambiente e per gli ultimi 70 anni è avvenuta una subsidenza su-
sviluppi metodologici, la ricerca si è amplia- periore a un metro (Figura 4). Anche la con-
ta anche al di fuori del bacino lagunare dap- taminazione salina dei suoli, molto estesa in
prima verso il comprensorio meridionale Ve- quest'area, è causa di compattazione geo-
neziano-Padovano, dove, per le caratteristi- chimica dei terreni limo-argillosi.
94
091-098 31/03/2009 10.54 Pagina 95
Figura 5 - Rete altimetrica (a) InSAR e (b) IPTA nella parte orientale del territorio provinciale veneziano.
(c) log di subsidenza sui riflettori permanenti 1 e 2 di (b) (da Strozzi et al., 2005).
In seguito gli studi hanno interessato le dar di tipo SAR, hanno allargato il numero
aree nord-orientali della Provincia di Vene- dei sistemi utilizzabili.
zia, dove il confronto spazio-temporale dei Con l'intendimento di migliorare le possi-
rilievi altimetrici 1993/2000 (vedi carta b in bilità e la qualità del monitoraggio, sia in spe-
figura 2) aveva evidenziato, tra l'altro, un cifiche aree urbane di interesse che a scala
aumento dei tassi di subsidenza nei settori regionale, è stata sviluppata un'originale pro-
litorali a vocazione turistica di Cavallino-Je- cedura di integrazione dei risultati forniti
solo-Caorle ( 4 mm/anno). La livellazione dalle diverse metodologie di rilevamento,
2004, sebbene confrontabile con la prece- cioé livellazioni, GPS differenziale ed in con-
dente solo su alcuni tratti, conferma questi tinuo, interferometria satellitare convenzio-
valori dimostrando la gravità del processo nale (InSAR) e interferometria su riflettori
in atto in diversi centri urbani di terrafer- permanenti (IPTA), in modo da superare i li-
ma e nei litoranei turistici. miti di ogni singola tecnica. Tale sistema di
Per quanto riguarda il monitoraggio del- monitoraggio integrato (SIMS) è stato appli-
la subsidenza, che avveniva principalmen- cato per ricostruire gli spostamenti vertica-
te con le livellazioni geometriche, in anni li del territorio nel decennio 1992-2002, con
recenti le tecniche basate su misure satel- elevata risoluzione spaziale e precisione ver-
litari con il GPS e l'analisi di immagini ra- ticale millimetrica (Figure 4 e 5).
95
091-098 31/03/2009 10.54 Pagina 96
Figura 6 - Mappa dei movimenti verticali del suolo (mm) ottenuta col sistema di monitoraggio integrato
(SIMS) per il decennio 1992-2002 (da Teatini et. al., 2005).).
96
091-098 31/03/2009 10.54 Pagina 97
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97
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Figura 1 - Linee strategiche di intervento previste dal Piano d'Ambito dell'AATO Laguna di Venezia.
denza evolutiva della domanda, sono state dei casi, avviene per mezzo di pozzi lasciati
poste in essere le seguenti fasi di lavoro: in erogazione spontanea "a perdere". Il fe-
- la definizione di un chiaro quadro geo- nomeno, nel territorio di competenza, as-
logico/idrogeologico di riferimento; sume proporzioni considerevoli tanto che
- l'implementazione delle conoscenze per rappresenta, assieme ad altri fattori con-
la redazione di un bilancio idrogeologico; comitanti, una delle principali cause della
- il miglioramento dei controlli sull'evo- depressurizzazione degli acquiferi profon-
luzione quali-quantitativa della risorsa di. Tale processo si ripercuote anche sulla
idrica sotterranea; matrice suolo e sottosuolo innescando sen-
- la definizione delle modalità di inter- sibili effetti di subsidenza sul territorio del
vento per il riequilibrio del bilancio idro- comprensorio lagunare.
geologico; Nella fascia di maggior ricchezza di ri-
- l'aumento della sicurezza sulle opere di sorsa sotterranea idropotabile, a fronte di
captazione, grazie alla realizzazione di 68 pozzi degli Enti Gestori del servizio ac-
reti di monitoraggio e d'allarme. quedottistico, sono stati censiti anche oltre
L'attività pianificatoria dell'AATO Lagu- 5000 pozzi privati (Figura 2). Per quanto ri-
na di Venezia riguarda sia il sistema di GE- guarda l'attingimento autonomo i prelievi in
STIONE, sia l'analisi della RISORSA per giun- gioco, nei comuni in cui il fenomeno è par-
gere, attraverso l'analisi della qualità e ticolarmente accentuato, superano com-
quantità delle INFRASTRUTTURE, a soddi- plessivamente i 1831 l/s, con una densità di
sfare la stima della DOMANDA, ottempe- prelievo calcolata pari a 12 l/s/km2. La por-
rando agli obblighi di TUTELA dei corpi idri- tata media complessiva dei 68 pozzi acque-
ci ricettori (Figura 1). dottistici nell'AATO Laguna di Venezia, in-
Le risorse idriche profonde, però, sono vece, nonostante sia superiore (pari a 2900
anche oggetto di uno sfruttamento incon- l/s) rispetto all'attingimento autonomo,
trollato dovuto all'approvvigionamento corrisponde ad una densità di prelievo pari
idrico autonomo che, nella maggior parte a 2.3 l/s/km2.
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Figura 2 - Nella porzione di media pianura, laddove gli acquedotti attingono l'acqua dagli acquiferi
sotterranei, è particolarmente accentuato il fenomeno dell'approvvigionamento idrico autonomo, come
visibile dalla concentrazione dei pozzi nella zona nord della provincia di Venezia e nei comuni di confine
della provincia di Treviso.
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Seconda Parte
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Introduzione
Il Magistrato alle Acque di Venezia è da anni impegnato nella realizzazione de-
gli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna che la legislazione spe-
ciale ha affidato allo Stato, i cui obiettivi sono la difesa dalle acque alte e dalle
mareggiate e la tutela ambientale dell'ecosistema lagunare.
Un compito tra i più complessi, che ha comportato un rilevante programma
interdisciplinare di analisi, studi, sperimentazioni e monitoraggi, mediante il qua-
le si è pervenuti ad un quadro conoscitivo approfondito e aggiornato dell'ecosi-
stema lagunare in tutti i suoi aspetti che costituisce la base informativa neces-
saria per definire strategie di intervento, programmi operativi e politiche di ge-
stione e controllo in grado di affrontare e risolvere i problemi rilevati e di anti-
cipare, ove possibile, eventuali elementi di crisi, prevedibili per il futuro.
Parte rilevante delle indagini eseguite riguarda anche gli aspetti geologici del
territorio. I dati raccolti in questo campo hanno comportato, tra l'altro, la rea-
lizzazione di numerose stratigrafie, letture piezometriche anche prolungate nel
tempo, prove di laboratorio geotecnico, prove di permeabilità, prove di pom-
paggio, prove penetrometriche, prove geo-fisiche e hanno interessato numerosi
contesti lagunari, naturali o urbanizzati. Tra questi, i principali centri abitati e,
in particolare, il centro storico di Venezia; le bocche di porto; i litorali; le isole;
aree di barena e bassofondale oltre alle zone oggi occupate dalle casse di col-
mata e dall'area industriale di Porto Marghera.
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Le indagini geognostiche hanno consen- che dei terreni per definire gli aspetti di-
tito di ottenere una definizione di dettaglio mensionali degli elementi di fondazione.
della stratigrafia del suolo lagunare, spesso Nell'ambito di alcune di queste attività,
quale elemento complementare alla cono- sono stati anche approfonditi temi del tut-
scenza delle caratteristiche geo-meccani- to particolari, connessi con lo sviluppo ur-
che dei terreni, necessaria per il dimensio- bano e architettonico dei centri abitati. Per
namento delle opere di fondazione e utile, esempio, ricostruendo le rete dei vecchi
più in generale, per comprendere il regime "gatoli" (le tradizionali condotte fognarie)
degli acquiferi e definire le modalità di in- per lo scolo delle acque o approfondendo
tervento e di gestione dei flussi di falda. la conoscenza delle fondazioni su palifica-
Non essendo possibile relazionare su te e assiti di legno, su cui spesso appoggia-
"tutte" le attività svolte, di seguito vengo- no i muri delle rive, oltre che gli edifici.
no descritte, a grandi linee, alcune delle Di particolare importanza, la ricostru-
principali attività condotte dal Magistrato zione della rete di scolo sotto la piazza San
alle Acque nell'ambito degli interventi di Marco e ai Tolentini o nella zona del Palaz-
salvaguardia che hanno consentito di ac- zo dei Camerlenghi a Rialto. Per queste in-
quisire dati per la conoscenza della geolo- dagini si sono impiegate tecnologie inno-
gia della laguna di Venezia. Si illustrano, in vative come il georadar che ha dato risul-
particolare, le indagini geognostiche con- tati molto significativi anche nello studio
dotte nell'ambito degli interventi nei centri dei murazzi di Pellestrina, ricostruiti dopo
abitati e nelle isole lagunari e in quello de- la mareggiata del 1966.
gli interventi nell'area di Porto Marghera.
Indagini geognostiche
Indagini geognostiche nell'ambito degli
nell'ambito degli interventi nella zona di
interventi nei centri Porto Marghera
abitati e nelle isole Il Magistrato alle Acque di Venezia è im-
Nel centro storico veneziano sono state pegnato da tempo nell'attività di progetta-
realizzate numerose indagini geognostiche zione e realizzazione degli interventi tesi a
e verifiche sul sottosuolo, soprattutto in re- ottenere l'arresto del degrado della laguna
lazione alla progettazione di specifici in- di Venezia. Una parte importante di questi
terventi per la difesa dagli allagamenti e interventi riguarda la zona industriale di
per il restauro e consolidamento di strut- Porto Marghera dove sono state completa-
ture architettoniche "di bordo". te e sono in corso numerose opere finaliz-
Le principali aree interessate sono sta- zate a impedire la dispersione delle so-
te quelle di San Marco, di Rialto, dei To- stanze contaminanti presenti nell'area.
lentini, delle Zattere e della Giudecca, del- Sull'intero territorio di Porto Marghera
l'Arsenale, delle Fondamente nuove, dei sono state infatti individuate vaste zone con
Giardini napoleonici, mentre analoghe at- una presenza distribuita di sedimenti a ele-
tività sono state eseguite anche nel com- vata concentrazione di inquinanti soggetti
prensorio di Chioggia-Sottomarina, oltre a continuo dilavamento per effetto delle
che a Murano, Burano, Malamocco e Sant'E- piogge e delle escursioni delle maree e per
rasmo e in molte isole minori (San Servolo, il normale defluire delle acque di falda. Per
Certosa, Lazzaretto Vecchio, Lazzaretto queste zone sono state previste e in ampia
Nuovo, Torcello). parte attuate opere di conterminazione a
Le indagini e le analisi sono state estese tenuta idraulica le cui tipologie, dimensio-
fino a profondità non superiori a 15-20 m ed ni e caratteristiche dei materiali variano in
erano finalizzate, principalmente, alle de- relazione al tipo di inquinante esistente nei
finizione delle caratteristiche geo-meccani- terreni e alla funzione della riva.
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La raccolta di tutti i dati geognostici ac- lestire anche un database amplissimo, con-
quisiti durante le campagne di indagine e tinuamente integrabile e facilmente con-
durante le attività di studio (che hanno pre- sultabile presso il Servizio Informativo da
visto anche attività di prelievo di dati già quanti operano sul territorio o necessitano
disponibili presso gli archivi dei vari enti di confrontarsi con il complesso tema del-
che operano nell'area lagunare) ha consen- la geologia lagunare.
tito inoltre al Magistrato alle Acque di al-
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Francesco Alberti
Geologo
Componente Consiglio Direttivo AGI
merato cementizio messo in opera a pres- re e manufatti è nata l'idea oggi sviluppa-
sione assolutamente in contemporanea al- ta in progetto esecutivo di poter sollevare
l'infissione del palo, in modo da saturare gli edifici della città di Venezia.
lo spazio anulare generato dalla punta al- Il "Progetto Rialto-Alzare Venezia" si ba-
largata del palo. Questo calcestruzzo for- sa sulla possibilità di sollevare un edificio
merà la camicia esterna del palo proteg- realizzando a livello del suolo una platea
gendo il tubo interno che a sua volta verrà collegata alle strutture murarie ed ade-
riempito di calcestruzzo. guata a ripartire il peso dell'edificio su un
Un sistema di manometri consente di nuovo sistema di fondazioni. Interponendo
misurare metro per metro la portata limi- un sistema di martinetti idraulici tra pla-
te alla punta del palo che quindi autode- tea e nuove fondazioni è possibile eserci-
termina in modo diretto la propria capa- tare la forza necessaria per il sollevamen-
cità portante durante l'infissione. to senza comprometterne l'integrità.
La pressione del conglomerato cemen- I costi previsti per il sollevamento ipo-
tizio potrà essere modulata a vari livelli tizzato di circa 1,50 metri e per le opere di
impedendo quindi, ove richiesto, la comu- finitura e riqualificazione di una superficie
nicabilità delle falde e degli strati in ter- significativa di 1000 mq è di 1500 euro/mq
reni inquinati. per le strutture e il sollevamento più 500
Quest'ultima performance del palo So- euro/mq, per un totale ad oggi di 2000 eu-
les® trova tra l'altro specifica applicazio-
ne per palificate di fondazione nei terre-
ni inquinati delle aree industriali del Ve-
neto tra le quali Marghera.
Le attrezzature di infissione sono mo-
dulari e ne esistono di dimensioni molto
contenute, tanto da poter operare in am-
bienti angusti come l'interno degli scanti-
nati di palazzi.
Sempre con sistemi idraulici applicati
sulla testa dei Pali Soles eseguiti, ma non
ancora vincolati alla struttura di fonda-
zione, si possono attivare operazioni di sol-
levamento di strutture o fabbricati previe
opportune preparazioni.
Il palo Soles® è parente stretto del pa-
lo in legno, anch'esso infisso senza estra-
zione di terreno, ma con sistemi dinamici
per percussione.
Questo palo affonda le sue radici nella
storia: Venezia ne è una testimonianza.
Oggi, se non all'aperto, è difficile e pe-
ricoloso battere pali perché i martelli bat-
tipalo o i vibromagli mobilitano grandi ener-
gie con onde d'urto, vibrazioni e rumori.
Pertanto i pali battuti hanno un impie-
go limitato in vicinanza di strutture esi-
stenti e non possono essere impiegati per
sottofondazioni.
Dalle caratteristiche del "Palo Soles® "
dalle sue performances e dalle sue speci-
fiche applicazioni come mezzo di reazio- Figura 2 - Esempi di sollevamento effettuati con
ne per realizzare sollevamenti di struttu- tecnologia brevettata Soles
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Figura 6 - Il Palo Soles® trova specifica applicazione per palificate di fondazione nei terreni inquinati come
per esempio nelle aree industriali del Veneto tra le quali Marghera.
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Enzo Siviero
Università IUAV di Venezia
Dipartimento di Costruzioni dell'Architettura
È possibile sollevare un edificio realizzando al livello del suolo una platea adegua-
ta a ripartire il peso dell'edificio su una nuova struttura di fondazione. Interponendo
un sistema di martinetti idraulici fra platea e nuove fondazioni, è possibile esercitare
la forza necessaria per il sollevamento dell'intero edificio senza comprometterne l'in-
tegrità. Al termine del sollevamento l'edificio si trova collocato alla quota desiderata
e in condizioni statiche migliori perchè dotato di una nuova struttura di base più rigi-
da e stabile rispetto alla precedente.
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Vengono posizionate le scatole guida dei pali predisposte con i tiranti di solleva-
mento; si procede quindi al posizionamento dell'armatura.
Viene eseguito il getto della platea di fondazione. Tale platea dovrà garantire il so-
stegno dell'edificio e deve quindi essere integrata con le murature esistenti
La platea consente di innestare il sistema di sollevamento attraverso questi pali che
essendo infissi per contrasto, non hanno bisogno di battipalo, come si chiamavano sto-
ricamente.
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Implicazioni geologiche
delle opere sotterranee nel Veneziano
Legenda: 1) idrografia; 2) orlo delle principali scarpate fluviali; 3) limite superiore delle risorgive;
4) ubicazione delle sezioni stratigrafiche citate nel testo: figg. 3.6a, 3.6b e 3.10; 5) Prealpi, Colli
Euganei e Berici; 6) aree alluvionali di corsi d'acqua prealpini; 7) cordoni morenici degli anfiteatri di
Piave e Tagliamento; 8) depressioni intermoreniche; 9) piana di Osoppo; 10) terrazzi tettonici dell'alta
pianura friulana; 11) megafan dell'Isonzo-Torre; 12) conoide del Natisone-Judrio; 13) isole lagunari;
14) megafan del Torre; 15) megafan del Cormor; 16) megafan del Corno di San Daniele; 17) sistemi
dei principali fiumi di risorgiva (Stella, Livenza e Sile), localmente incisi; 18) megafan del
Tagliamento; 19) aree interposte tra megafan, appartenenti al sandur del Tagliamento; 20) megafan
del Meduna; 21) conoide del Cellina; 22) conoidi dei fiumi Monticano, Cervada e Meschio, e degli
scaricatori glaciali di Vittorio Veneto; 23) megafan del Piave di Nervesa; 24) megafan del Piave di
Montebelluna; 25) sistema del Brenta: a) settore pleistocenico (megafan di Bassano), b) pianura
olocenica del Brenta con apporti del Bacchiglione; 26) conoide dell'Astico; 27) sistema dell'Adige: a)
pianura olocenica con apporti del Po; b) pianura pleistocenica; 28) sistemi costieri e deltizi.
Figura 1 - Estratto da "Geomorfologia della provincia di Venezia" (Bondesan A., Meneghel M. et al., 2004).
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Figura 2 - Principali opere in progetto a fine 2006 che interessano il sottosuolo tra 10 e 40 m di profondità
- in rosso i tratti in sotterraneo.
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Legenda
ABla_pl: dossi fluviali ben evidenti - porzioni sommitali (Piave e Livenza)
ABlb_pl: dossi fluviali ben evidenti - fianchi (Piave e Livenza)
AB2_b: dossi fluviali poco evidenti (Brenta)
AB2_pl: dossi fluviali poco evidenti (Piave e Livenza)
AB4: superficie modale della pianura
AB4_b: superficie modale della pianura (Brenta)
AB4_pL superficie modale della pianura (Piave e Livenza)
AB5_b depressioni (Brenta)
AB5_pL depressioni (Piave e Livenza)
CA1a: alti morfologici
CA1s: cordoni litoranei spianati
CA2a: dune rilevate
CA2s: sistemi di dune spianati
CR1a: alti morfologici
CR1s: cordoni litoranei spianati
CR2a. sistemi di dune rilevati
CR2s: sistemi di dune spianati
CR4: spiagge
LR 1: bacini lagunari e palustri
LR3: bacini lagunari e paludi costiere sede di apporti sedimentari fluviali
LR5: depressioni
PR2: depressioni ed incisioni
PR5: fondo di valli fluviali incassate rispetto alla pianura circostante
PR7: aree palustri bonificate
RB1a_b: dossi fluviali ben evidenti - porzioni sommitali (Brenta)
RB1a_pl: dossi fluviali ben evidenti - porzioni sommitali (Piave e Livenza)
RB1b_pl: dossi fluviali ben evidenti - fianchi (Piave e Livenza)
RB2_b: dossi fluviali poco evidenti (Brenta)
RB2_pl: dossi fluviali poco evidenti (Piave e Livenza)
RB2_s: dossi fluviali poco evidenti (Sile)
RB4: superficie indifferenziata della pianura
B4_b: superficie indifferenziata della pianura (Brenta)
RB4_pl: superficie indifferenziata della pianura (Piave e Livenza)
RB5_b: depressioni (Brenta)
RB5_pl: depressioni (Piave e Livenza)
RB7a: aree palustri fluviali bonificate
RB7c: aree palustri fluviali bonificate particolarmente torbose
RB8: aree golenali e isole fluviali
UR1: riporti arificiali
Figura 3 - Carta delle Unità di Paesaggio del territorio provinciale di Venezia - stralcio relativo all'area
centrale (A. Fontana, Provincia di Venezia, 2006 - inedito).
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zione della L. 11 febbraio 1994, n. 109 legge Si ritiene che, se non ci sono dati esi-
quadro in materia di lavori pubblici, e suc- stenti, i progetti per grandi opere devono
cessive modificazioni prevede che già nello essere corredati da adeguate indagini ese-
studio di prefattibilità ambientale sia com- guite appositamente già nella fase preli-
preso lo studio sui prevedibili effetti della rea- minare al fine di fornire strumenti di valu-
lizzazione dell'intervento sulle componenti tazione della fattibilità tecnica ed econo-
ambientali e sulla salute dei cittadini. mica al progettista e agli Enti preposti al
Di solito il progetto preliminare viene rilascio dei pareri e autorizzazioni.
impostato sulla base di dati esistenti. Per È da ribadire inoltre l'importanza dell'i-
la porzione "superficiale" di sottosuolo, co- stituzione di reti di monitoraggio relative
me sopra detto, la Provincia dispone di una a suolo e sottosuolo (principalmente idro-
notevole mole di informazioni organizzate. geologiche ed altimetriche) distribuite sul
Ma se servono dati più in profondità non si territorio da parte degli Enti istituzional-
arriva ad un grado di conoscenza che sia mente preposti, finalizzate alla validazione
sufficiente a sviluppare un progetto, an- dei modelli previsionali e a monitorare la
corché preliminare. Si ricorda che sono as- bontà del progetto realizzato.
solutamente inefficaci modelli previsiona- Devono essere quindi sempre previste
nei progetti delle varie opere specifiche re-
li non supportati da dati reali che consen-
ti di monitoraggio mirato relative a suolo e
tano la calibrazione e validazione dei mo-
sottosuolo nelle tre fasi ante operam, in fa-
delli idrogeologici. se di esecuzione e post operam.
Figura 5 - Ubicazione delle stratigrafie nella banca dati stratigrafici della Provincia di Venezia -
aggiornamento al novembre 2006.
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Fig. 6 - Ubicazione dei pozzi per acqua nella banca dati idrogeologica della Provincia di Venezia -
aggiornamento al novembre 2006.
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Fulvio Zezza
Universita' IUAV di Venezia
Facoltà di Architettura
1. Introduzione
Nella letteratura specialistica sono ampiamente trattate l'origine e l'evolu-
zione del bacino lagunare di Venezia per l'evidente fine della ricerca di ap-
profondire la conoscenza sulle cause che determinano la fragilità di un sistema
ambientale complesso, per il quale sono stati avviati da tempo gli interventi di
salvaguardia. Allo stato attuale le questioni più importanti ruotano attorno al-
l'incidenza di una serie di fenomeni naturali e di fattori antropici, come la subsi-
denza, l'eustatismo, il moto ondoso, l'erosione e l'inquinamento, dai quali dipen-
dono le condizioni critiche del sistema lagunare (Figura 1). Il quadro degli inter-
venti di salvaguardia è orientato a difendere i centri storici della laguna dalle "ac-
que alte" e dalle mareggiate e considera prioritaria, assieme alla salvaguardia fi-
sica, la difesa ambientale per migliorare la qualità di acque e sedimenti e per
proteggere e ricostruire strutture e habitat nelle zone umide. Punto nodale re-
sta, tuttavia, il nucleo storico di Venezia insulare per il quale le scelte di pro-
gettazione e le azioni di riequilibrio della laguna che lo circonda, debbono tene-
re conto della coesistenza dell'edificato con la situazione attuale e con le tra-
sformazioni future. Progettazione e interventi nel centro urbano di Venezia si tro-
vano a doversi confrontare con le diverse realtà fisiche, tra le quali figura la geo-
logia dell'area urbana; l'analisi dei fenomeni naturali riguarda, infatti, un siste-
ma in evoluzione e le scelte progettuali sono vincolate alle proprietà dei terre-
ni, alla presenza dell' acqua e alla subsidenza differenziata.
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Figura 1 - Le azioni di riequilibrio della laguna e le scelte di progettazione risentono dell'incidenza di una
serie di fenomeni naturali e di fattori antropici legati da un lato alla subsidenza, all'eustatismo, al moto
ondoso e all'erosione e, dall'altro, all'inquinamento.
Le città restano esposte a rischi geolo- e gli approdi (porti naturali) hanno condi-
gici di diverso tipo; per gli antichi centri ur- zionato la scelta dei siti; la loro fragilità è
bani la decadenza e l'abbandono sono so- stata in varia misura determinata dai pro-
praggiunti spesso per cause comuni con- cessi geologici in atto nei siti stessi ed ac-
nesse ad eventi naturali, derivanti dalle centuata da forme di attività antropica che
condizioni geologiche dei siti, e all'azione hanno interferito in modo eccessivo con i
antropica. Per le città costiere, in partico- fattori naturali. Le informazioni geologiche
lare, l'ubicazione è stata sempre dettata, hanno cominciato ad essere utilizzate dal-
sia pure inconsapevolmente, da fattori geo- la fine del secolo XVIII e la geologia è en-
logici: la morfologia (promontori e isole), trata a far parte integrante della pianifi-
la presenza d'acqua (foci di fiumi e canali) cazione e della progettazione solo a parti-
130
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re dalla seconda metà del secolo appena la loro classificazione dal punto di vista idro-
trascorso. L'introduzione dei metodi geolo- geologico e geologico-tecnico. Numerosi so-
gici di analisi e di sperimentazione ha no, pur tuttavia, gli studi sulle serie strati-
rafforzato la convinzione che l'uso appro- grafiche dei sondaggi profondi VE1 e VE2,
priato dei territori e la stabilità delle strut- che hanno attraversato la successione qua-
ture progettate si raggiungono a condizio- ternaria fino a 950 metri di profondità nel
ne che la tendenza evolutiva della morfo- sottosuolo di Venezia, e sui carotaggi del ba-
logia dei luoghi, la natura dei terreni e la cino lagunare; essi hanno progressivamente
dinamica degli eventi geologici siano cono- dettagliato ogni aspetto legato alla cono-
sciute con certezza. scenza dei paleoambienti e delle condizioni
Venezia è priva di carte tematiche e le di deposito dei sedimenti durante il Pleisto-
rappresentazioni geologiche dalle quali pos- cene e l'Olocene. I metodi e le tecniche ana-
sa derivare una sintesi stratigrafica inter- litiche utilizzate nei settori della sedimen-
pretativa che consideri il centro urbano nel tologia, della paleoecologia e della geochi-
suo insieme senza ampi margini di incertez- mica hanno, inoltre, stabilito l'attribuzione
za sulle reali condizioni del sottosuolo della cronologica e il tasso di subsidenza, variabi-
città non dimostrano di essere il risultato di le nel tempo e nello spazio, dei terreni che
specifiche indagini di approfondimento per formano l'intera sequenza avvalendosi di da-
la restituzione geologica, in scala adeguata, tazioni di età assoluta, di analisi polliniche
dell'intera area sulla quale l'edificato insiste. e dell'impiego della magneto-bio-ciclo stra-
Il Foglio 51, in scala 1:100. 000, della Carta tigrafia integrata dei sedimenti campionati
Geologica delle Tre Venezie (Magistrato alle sino alla sopra citata profondità. Ulteriori
Acque, 1954) contiene informazioni geologi- dati litostratigrafici provengono dai sondag-
che poco indicative a tal riguardo in consi- gi di media profondità che hanno perforato
derazione del fatto che la rappresentazione il sottosuolo fino a metri 400 circa per inda-
è orientata a stabilire la dispersione e la gra- gini di tipo idrogeologico e da studi su cam-
nulometria dei depositi dei fiumi attestati pioni di sondaggi superficiali, i quali hanno
sulle sponde del bacino lagunare. Tra le car- fornito ulteriori dettagli sul rapporto sedi-
tografie recenti, la Carta Geomorfologica mentazione-paleoambienti della serie stra-
della Provincia di Venezia (2004) si sofferma tigrafica del Tardo Pleistocene-Olocene dei
sulle condizioni geo-litologiche della gronda depositi sedimentari presenti fino a 25 me-
lagunare e non fornisce alcuna informazio- tri di profondità.
ne su Venezia preferendo indugiare sulla pre- In mancanza di una cartografia geologi-
senza della coltre superficiale di materiale ca e di sezioni geologiche aggiornate, pun-
di riporto, contraddistinta con il simbolo di to di riferimento per la ricostruzione geo-
terrapieno;dal canto suo, il F. 128 Venezia logica del sottosuolo della città restano gli
della Carta Geologica d'Italia in scala 1:50. schemi stratigrafici elaborati negli anni Set-
000(Progetto CARG per la Regione Veneto) tanta. Riguardo ai primi 10 metri di profon-
non fornisce la chiave di lettura per com- dità si dispone di uno schema dei rapporti
prendere nel dovuto dettaglio la reale ar- stratigrafici che delinea le condizioni di de-
chitettura sedimentaria e i relativi processi posito dei terreni d'ambiente lagunare e al-
che hanno portato all'aggradazione delle se- luvionale e la posizione stratigrafica del "ca-
quenze dei corpi sedimentari. Le carte geo- ranto", allo scopo, soprattutto, di aggior-
logiche dei terreni sciolti, sia che si tratti di nare le conoscenze sulle proprietà geotec-
spesse coltri di materiale di riporto sia di se- niche di tale livello, ben noto nell'ambito
dimenti di copertura di un substrato profon- dell'attività edilizia. Dal canto suo, un pro-
do, sono essenziali per le informazioni geo- filo stratigrafico, che ricostruisce gli acqui-
logiche connesse alle attività in superficie; feri presenti tra 80 e 320 metri di profon-
esse sono elaborate allo stesso modo delle dità, indica un "complesso indifferenziato"
carte del substrato con l'aggiunta di puntua- nei primi 50 metri formato da argilla, tor-
li indicazioni per l'uso dei terreni relative al- ba, limo e sabbia.
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Figura 2 - a) Sezione geologica schematica della Pianura Padana in prossimità dell'Adriatico (da Brambati
et al., 2003 e Agip Mineraria 1969, modif.); b) curva delle isobate relativa all'orizzonte sabbioso
superficiale A interpretato come alto morfologico sepolto nel sottosuolo di Venezia (da Leonardi P. et al.,
1973); c) condizioni paleogeografiche preesistenti alla fase di deposizione del caranto (da Gatto P. e
Previatello F., 1974, modif.).
perfici riflettenti; hanno scritto, infatti gli e del Piave, sono state identificate come
Autori che «[...] non solo il livello B, ma complessi "misti", costituiti da livelli fran-
nemmeno l'orizzonte A possa corrisponde- camente sabbiosi e argillosi e da livelli ar-
re alla sommità delle suddette sabbie[...]» gilloso-sabbiosi e sabbioso-argillosi (Gatto
e che «[...] la mappa dell'orizzonte A torna P. 1970). Il livello denominato "caranto" cor-
comunque utile per verificare le condizio- risponde ad un limo-argilloso di spessore ir-
ni paleogeografiche di massima preesi- regolare (1÷3 metri) segna il passaggio Plei-
stenti alla fase di deposizione del caranto. stocene-Olocene; esso appartiene alla par-
[...]» (Figura 2c). In precedenza, infatti, le te più superficiale della coltre alluvionale
ricerche che hanno considerato gli acqui- che durante la regressione wurmiana è ri-
feri artesiani della città (Frassetto R. 1970, masta esposta a processi di ossidazione e
Gatto P. 1970, Carbognin L. et al, 1976) ave- di compattazione (Gatto P., Previatello F.,
vano indicato nei primi 50 metri di profon- 1974). Nello schema generale della serie ti-
dità successioni ricorrenti di sabbia, argil- po veneziana relativo ai primi 10 metri di
la e torba connesse con la ciclicità di am- profondità (Figura 3b) vengono indicati dai
bienti deposizionali (3a). Tali alternanze suddetti AA : a) i depositi continentali tar-
ritmiche, formate dagli apporti del Brenta do pleistocenici, sottostanti al caranto, sot-
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to forma di alternanze di argille e limi chia- biosi e sabbie limose di laguna aperta i qua-
ri, talora compatti, con sabbie più o meno li, in corrispondenza delle aree di deposi-
limose; b) la successione, al di sopra del ca- to più interne e a circolazione più ristret-
ranto, composta da argille nerastre con- ta, si arricchiscono di sostanza organica.
chiglifere e limi scuri, più o meno sabbio- Nell'ambito delle ricerche più recenti,
si, di tipo lagunare e da un complesso ar- che hanno analizzato i paleoambienti di de-
gilloso-limoso ricco di sostanza organica e posizione tardopleistocenico-olocenici, so-
di torba, a sua volta coperto da limi sab- no state riconosciute nei depositi di laguna
Figura 3 - Successioni ricorrenti di sabbia, limo, argilla e torba sono state indicate nel sottosuolo di Venezia
fino a 50 metri di profondità (Frassetto R., 1970, Gatto P. 1970), fig.3a. Lo schema della serie tipo veneziana
relativa ai primi 10 metri comprende, secondo Gatto - Previatello (1974), alternanze di argilla, limo e sabbia
(Pleistocene superiore) e argille nerastre conchiglifere con limi, argille limose, ricche di sostanza organica e
torba, e sabbie (Olocene) ,fig.3b.
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Figura 4 - Sequenze stratigrafiche identificate fino a profondità dell'ordine dei 14-24 metri per la
ricostruzione dell'evoluzione degli ambienti sedimentari dall'ultimo pleniglaciale all'attuale (da Serandrei
Barbero R. et al., 2000).
facies di canale di marea e facies di laguna storico della città, non risultano variazioni
aperta e chiusa, e per quanto attiene i de- altimetriche importanti legate alla presen-
positi continentali, sabbie di canale allu- za di un alto morfologico sepolto, che pure
vionale e depositi fini di piana fluvio-palu- affiora nella pianura a monte di Venezia (Fa-
stre con presenza di episodi di rotta e di tra- vero V., 1983) ed è stato riconosciuto anche
cimazione (Lezziero A., 1999; Serandrei Bar- a valle nel sottosuolo della bocca di Lido
bero R. et alii , 2001), (Figura 4). Le sabbie (Tosi L., 1994) [...]».
di canale, individuate nel sottosuolo di Piaz- Nei due sondaggi VE1 e VE2 i depositi al-
za San Marco in seno alla successione dei luvionali del Pleistocene superiore rag-
depositi di piana alluvionale a profondità giungono lo spessore di 60 metri circa (Mul-
dell'ordine di -12,30 metri e -10,40 metri e lenders W. et alii , 1996; Kent V. D. et alii
appartenenti ad «[...] un paleoalveo tenta- 2002). La consistente potenza di tali depo-
tivamente attribuibile all'ultimo massimo siti deriva dalla sedimentazione molto at-
glaciale [...]» (Sarandrei Barbero R. et alii tiva durante l'ultima glaciazione operata
, 2001), sono state poste in continuità con dal sistema sedimentario pleistocenico del
le sabbie presenti a -10 metri nel bacino la- Brenta (megafan) che ha l'apice posiziona-
gunare centrale, le quali sono state asse- to in prossimità di Bassano del Grappa (Moz-
gnate ad un paleoalveo del Brenta (Bonatti zi P., 1998; Bondesan A. et alii , 2002). I
E., 1968). Le stesse ricerche hanno provato processi di aggradazione sono continuati fi-
l'assenza di strutture morfologiche nel sot- no a 14. 000 anni B. P. nelle porzioni dista-
tosuolo per la regolarità sia della superficie li del megafan e si sono arrestati con la di-
di tetto dei depositi continentali che dello sattivazione del sistema tributario suben-
spessore dei sedimenti lagunari soprastanti trata con la deglaciazione dell'area alpina
(Sarandrei Barbero R. et alii , 2001) e, per- (Mozzi P. et alii , 2003).
tanto, «[...] dai dati provenienti dal centro Le datazioni di età assoluta relative agli
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Figura 5 - Ubicazione dei sondaggi superficiali (profondi da 10 a 54 metri) utilizzati per l'analisi comparata
delle litostratigrafie correlate adottando il criterio litologico.
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Figura 6 - Ricorrenza verticale e distribuzione areale delle facies di piana alluvionale che compongono i
ciclotemi del Pleistocene superiore. Gli intervalli di sabbia e di argille limose con torba sono connessi a
processi geologici alternati, di erosione e di deposito, dipendenti dalle variazioni climatiche, mentre i
passaggi laterali di facies in seno a tali intervalli sono legati alle variazioni del regime fluviale.
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le l'azione erosiva delle acque di sciogli- mali). Il secondo tipo di intervalli è carat-
mento dirette verso il mare in fase di riti- terizzato dalla prevalenza di argille massi-
ro. I riflessi del passaggio da una condizio- ve o a granulometria eterogenea, con pre-
ne all'altra lungo i corsi fluviali dipendono senza di limo, sostanza organica e livelli di
dall'intensità di ogni periodo glaciale e dai torba essa si trova sempre oltre gli argini
conseguenti movimenti relativi tra terra- dei corsi d'acqua, dopo gli eventi di piena,
ferma e mare e, pertanto, in una stessa area quando il flusso delle acque che trabocca-
possono realizzarsi processi di erosione e di no dagli alvei è piuttosto lento e, con il ri-
deposito che variano da una fase alla se- tiro delle acque, si deposita il materiale fi-
guente e che sono all'origine di condizioni ne trasportato in sospensione. Sabbie fini
stratigrafiche tanto complesse da essere limose sotto forma di corpi sedimentari, a
difficilmente individuabili appieno. sezione leggermente convessa verso l'alto
Le sezioni stratigrafiche ricostruite e alquanto piatta alla base (facies di cana-
lungo direttrici trasversali e oblique alle le), interrompono la continuità degli strati
direzioni di flusso delle acque evidenzia- argillosi suddetti ai quali, tuttavia, resta-
no la portata di tali effetti sulla stratigra- no legati per il carattere sin-sedimentario
fia dei terreni del sottosuolo del centro dei depositi. Limi sabbiosi con lenti sab-
storico di Venezia per la relazione che si biose e argillose (facies prossimali) sono ta-
individua tra facies alluvionali e variazio- lora presenti al bordo delle facies di cana-
ni delle condizioni del regime fluviale e le oltre le quali si riconoscono pure corpi
per il rapporto che lega i processi di ero- sabbioso-limosi stratiformi dovuti ad epi-
sione e di deposito ai cambiamenti clima- sodi di rotta degli argini; le acque che si
tici verificatisi durante il periodo della gla- espandono nella piana depositano il mate-
ciazione wurmiana (Figura 6). riale grossolano trasportato in sospensione
Le variazioni delle condizioni del regi- per la diminuzione improvvisa della velo-
me fluviale hanno impresso alla successio- cità. Depositi di natura sia organica che chi-
ne dei depositi alluvionali due caratteri di- mica interessano le zone morfologicamen-
stinti, l'uno tipico degli intervalli stratigra- te depresse che hanno ospitato delle este-
fici a prevalente componente sabbiosa, se paludi; lenti di torba e lamine limoniti-
ascrivibili alle fasi glaciali, e l'altro altret- che si ritrovano con frequenza in questi in-
tanto caratteristico degli interstadiali a tervalli di sedimentazione fluviale.
prevalente componente argillosa. Ai primi La ricostruzione delle sezioni litostrati-
appartengono le sabbie ben classate, di- grafiche evidenzia che le variazioni delle
sposte sotto forma di corpi sedimentari, a condizione del regime fluviale hanno de-
sezione lenticolare (facies di canale), che terminato una distribuzione areale delle
segnano il percorso di canali alluvionali con facies variabile nello spazio e nel tempo;
spostamenti di alveo in ambiti relativa- pertanto, a motivo dei passaggi laterali di
mente ristretti e delimitati da argini natu- facies la sequenza alluvionale non è con-
rali, a loro volta formati da depositi di sab- traddistinta da orizzonti regolari e conti-
bie fini e sabbie limose. Sabbie medie e nui. Negli intervalli a prevalente compo-
medio-fini con inclusioni di lenti di sabbie nente sabbiosa, le sabbie sono spesso so-
limose formano, dal canto loro, il riempi- stituite lateralmente da limo sabbioso e da
mento di canali di erosione marcati da con- limo argilloso; esse, inoltre, sono ora fini
tatti erosivi; si tratta di corpi sedimentari ora debolmente limose e presentano in-
(facies di canale) che colmano alvei profon- tercalazioni di livelli argilloso-limosi; il li-
di e non hanno continuità laterale con i se- mo sabbioso può contenere, a sua volta, al
dimenti entro i quali si trovano incisi. Limi pari del limo argilloso, livelli francamente
con argille e limi con sabbie appartengono sabbiosi ed argillosi. Dal canto loro, gli in-
rispettivamente alla fascia di pianura più tervalli a prevalente componente argillo-
distante (facies distali) dagli alvei dei cor- sa mostrano variazioni granulometriche
si d'acqua o a questi vicini (facies prossi- non soltanto dipendenti da passaggi late-
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rali di facies tra i depositi di piana di eson- valli a prevalente componente argillosa e
dazione e le sabbie di canale alluvionale; sabbiosa, a stratificazione suborizzontale.
i depositi di piana alluvionale, infatti, a se- La ricorrenza verticale, tuttavia, resta al-
conda dei livelli stratigrafici di apparte- terata dalla presenza dei corpi sabbiosi di
nenza, rivelano passaggi laterali di argille canale alluvionale i cui alvei, a loro volta,
massive con lenti di torba ad argille con in- mostrano una geometria che varia in rela-
tercalazioni di limo e sabbia limosa o di li- zione alle oscillazioni del livello di base dei
mi sabbiosi e argillosi ad argille limose con corsi d'acqua in seguito alle fasi di avanza-
sostanza organica e torba. Tale evidenza mento (interstadiali) e di ritiro (acmi gla-
sottrae ulteriore spazio alla ricostruzione, ciali) del mare durante il Pleistocene su-
già citata in precedenza, che attribuisce ai periore (Figura 7). Incisioni di tipo lineare,
primi 50 metri di sottosuolo soltanto suc- riempite di sabbia, conseguenti a processi
cessioni ricorrenti di sabbia, argilla e tor- di intensa erosione della piana alluvionale
ba, connesse con la ciclicità di ambienti (acmi glaciali) si riscontrano a varie profon-
deposizionali. La ricorrenza ritmica, per dità, tra -7,40 metri e -22,50 metri al di
quanto inoppugnabile nel quadro strati- sotto del livello medio del mare; sabbie di
grafico del sottosuolo del bacino lagunare canale alluvionale si riscontrano pure, a
organizzato secondo una successione ci- profondità variabili tra -8,10 metri e -33,00
clotemica nella parte alta (Kent V. D. et metri, in seno agli intervalli a granulome-
alii, 2002; Brambati A. et alii, 2003) va, in- tria fine che si sono formati per processi di
fatti, ridefinita per buona parte del cen- aggradazione della piana durante gli inter-
tro urbano. stadiali. I canali alluvionali si trovano di-
Il rapporto che lega i processi di depo- stribuiti su cinque livelli, tre dei quali ap-
sito e di erosione ai cambiamenti climatici partengono distintamente a fasi erosive e
è rispettivamente evidenziato dagli inter- due a fasi di inondazione e di alluviona-
Figura 7 - Corpi sabbiosi di canale alluvionale di ampiezza e geometria variabile a seconda della rispettiva
formazione durante fasi erosive (a-c) o di alluvionamento (d), e corpi limoso-sabbiosi (facies prossimali e
distali a-c-e) interrompono la regolarità dell'organizzazione ciclotemica dei depositi presenti nel
sottosuolo del centro urbano.
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Figura 9 - Ricostruzione paleogeografica dell'area del centro storico di Venezia durante l'ultima
regressione wurmiana. L'alveo del canale alluvionale profondo 7-8 metri incide, a partire dalla base dei
sovrastanti depositi di ambiente lagunare, i depositi di piana alluvionale appartenenti all'ultimo
interstadiale .
datazioni su pollini, agli interstadi Laugerie rante la fase erosiva alla fine dell'ultimo
e Tursac; di conseguenza il secondo e il quar- glaciale, incide per 7÷8 metri i depositi di
to ordine di canali dovrebbero appartenere piana alluvionale dell'ultimo interstadiale;
rispettivamente ai due suddetti interstadi. altri canali alluvionali confluiscono verso
Il terzo e il quinto ordine di canali spetta- questa direttrice provenienti da Cannareg-
no a fasi erosive avvenute in coincidenza di gio e, più in profondità, dalla parte più oc-
periodi freddi e secchi dell'ultima glacia- cidentale della Giudecca.
zione; in quest'ottica, essi trovano una col- Dalla ricostruzione della successione dei
locazione cronologica che coincide rispetti- processi sedimentari durante il periodo del-
vamente con l'ultimo massimo glaciale (La- l'ultima glaciazione wurmiana emerge lo
te Glacial Maximum, 25 Ka-15 Ka B. P.) e il stretto rapporto tra il quadro litostratigra-
periodo precedente. fico del sottosuolo e i processi geologici al-
Una apparente contingenza sembra le- ternati, di erosione e di deposito. Superfi-
gare la presenza dei cinque ordini di cana- ci di erosione troncano a tetto i depositi de-
li alluvionali nell' area del centro storico: gli interstadiali evidenziando la relazione
la tendenza dei percorsi dei canali stessi a tra le fasi di ritiro del mare e i periodi fred-
restare contenuti entro una fascia relati- di e secchi della glaciazione wurmiana. Cor-
vamente ristretta della piana alluvionale pi sabbiosi di canale alluvionale, con de-
del Pleistocene superiore sia durante le fa- positi di tracimazione prossimali (sabbie fi-
si erosive che in quelle di alluvionamento ni limose e limi) indicano la presenza di una
e deposito. Nel sottosuolo della città tale rete di canali con migrazioni di alveo, che
fascia è identificata, per quanto riguarda il si sviluppa sulla piana alluvionale in coin-
Tardo Pleistocene, dalle sabbie di canale cidenza di ogni periodo freddo e secco del-
che si ritrovano lungo la direttrice Piazza- l'ultima glaciazione. Corpi sabbiosi di ca-
le Roma-San Marco-Giardini Sant’Elena a nale fluviale (sabbie fini) e depositi di tra-
partire da circa 7 metri rispetto al livello cimazione prossimale e distale (limi argil-
del mare (Figura 9). Il canale, formatosi du- losi, argille limose, argille organiche e tor-
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Figura 10 - Correlazioni litostratigrafiche nei depositi del Pleistocene superiore - Olocene del centro
storico di Venezia tra la Giudecca - Canal Grande - San Marco e Sant'Elena.
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Figura 11 - Correlazioni litostratigrafiche nei depositi del Pleistocene superiore - Olocene del centro
storico di Venezia lungo le direttrici Santa Marta - Canal Grande (Sez. B-B'), P.le Roma - Canal Grande (Sez-
C-C'), P.le Roma - Cannaregio (Sez. D-D') e Giudecca (Sez. E-E').
be) appartenenti agli interstadiali segnano, di P. et alii , 1973), del resto, i cinque or-
a loro volta, le fasi di alluvionamento e di dini di canale fluviale sono distintamente
deposito che subentrano con i periodi di cli- separati da superfici di stratificazione o di
ma temperato. erosione suborizzontali. La sovrapposizio-
L'effetto cumulativo di fasi erosive al- ne multipla delle facies di canale alluvio-
ternate a fasi di alluvionamento e di depo- nale determina, nel suo complesso, una
sito durante l'ultima glaciazione ha deter- successione di corpi sabbiosi, senza l'inter-
minato una struttura sedimentaria nella posizione o quasi di depositi fini, e carat-
quale la sovrapposizione multipla di corpi terizza la struttura sedimentaria multisto-
sedimentari sabbiosi di canale alluvionale rey sandbody che occupa buona parte del
prevale nettamente, come indicano le se- sottosuolo del centro urbano (Figura 12).
zioni litostratigrafiche (Figure 10 e 11), sul-
la successione ciclotemica formata da de- 2.2 La trasgressione flandriana deter-
positi di sabbia, limo, argilla e torba che, mina l'avanzamento del mare sulla piana al-
in genere, caratterizza la parte superiore luvionale wurmiana. Il caranto, sostituito
della sequenza pleistocenica nell'area del localmente da sabbie con screziature ocra-
bacino lagunare. Secondo questa ricostru- cee, segna il passaggio ai depositi lagunari
zione non trova spazio l'ipotesi di una strut- la cui serie stratigrafica è sovente contras-
tura assimilabile ad un "alto morfologico" segnata alla base da uno strato di tritume
sepolto nel sottosuolo della città (Leonar- conchigliare misto a sabbia limose rima-
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neggiate della piana alluvionale. Nell'area nato l' ampliamento del canale e la sua par-
di interesse un deposito stratiforme di sab- ziale colmata. I primi studi e datazioni del-
bie, associate a limi sabbiosi e lenti di tri- le biofacies contenute nei sedimenti della
tume conchigliare, giace al di sopra del laguna di Venezia (Ascoli P., 1967; Bertola-
riempimento sabbioso del canale alluvio- ni Marchetti D., 1967; Cita B. M.-Premoli
nale dell'ultimo massimo glaciale. I fianchi Silva I., 1967 in Colantoni P. et al, 1980)
della blanda depressione che contiene il de- hanno dato, del resto, le indicazioni sulla
posito interrompono il livello di caranto e serie di episodi intermedi, documentati dai
di sabbie con screziature ocracee del Tar- diversi stadi di adattamento delle specie ai
di-glaciale. Il deposito non è delimitato a differenti valori della salinità delle acque,
tetto dal livello (caranto) che chiude la se- che hanno segnato il passaggio dal tipico
rie dei terreni pleistocenici d'ambiente con- ambiente continentale a quello di transi-
tinentale e, pertanto, non appartiene alla zione o lagunare. Inoltre, è stato pure po-
stessa fase di riempimento del sottostante sto in risalto il rapporto tra le variazioni
canale alluvionale ma ad un canale di ma- della salinità delle acque e l'ambiente de-
rea che alla base conserva ancora i carat- posizionale (Serandrei Barbero R. et alii ,
teri propri dell'ambiente fluviale. La sua 2001; Mozzi P. et alii , 2003) relativamen-
singolare forma mista deriva dal fatto di es- te ai sedimenti lagunari di piana intertida-
sere stato originato dalla erosione fluviale le e di palude salmastra.
e modellato successivamente, a seguito Per le facies di canale, nella zona di in-
dell'ingressione marina, dalle correnti di teresse si possono trarre elementi utili di
marea. Il quadro paleoambientale consen- valutazione sulle condizioni di passaggio da
te di ammettere che i processi fluviali sia- canale fluviale a canale di marea dalla
no perdurati sino alle soglie dell'Olocene e morfologia dell'alveo e dai caratteri della
che l'ingressione flandriana abbia determi- deposizione. L'area dello specchio laguna-
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re in via di formazione deve essere rimasta ai cordoni dunari del Lido prospicienti il ma-
esposta alle correnti provocate dal moto re aperto sia alla linea di riva interna della
ondoso quando la variazione del livello di laguna sulla quale si arresta la bassa pianu-
base dell'originario corso d'acqua in segui- ra, riflette i percorsi dei canali pleistoceni-
to all'ingressione marina ha modellato ed ci ed olocenici. Il materiale di riporto che
ampliato il canale. L'azione di trasporto è oggi ricopre l'intera area proviene da una
stata influenzata dalla corrente di marea serie di interventi adottati a partire dal pri-
che incide sensibilmente sulla portata soli- mo millennio per contrastare gli effetti del-
da nelle fasi di flusso e di riflusso. Un net- l'eustatismo e della subsidenza. Lo spesso-
to vantaggio a favore della prima fase è da re della copertura detritica indicato nelle
attendersi, infatti, all'elevarsi del livello sezioni litostratigrafiche (Figure 10, 11) ren-
dell'acqua nel canale sia perchè il moto on- de evidente la portata complessiva di detti
doso introduce una componente fissa sia interventi, i quali sono stati consistenti non
perché la quantità di materiale trasporta- soltanto nelle zone morfologicamente più
to è massima nelle fasi crescenti della ma- depresse ma hanno pure interessato le zo-
rea e minima in quelle decrescenti. Il tra- ne maggiormente in rilevo accentuandone
sporto di materiale tende a prevalere ver- ulteriormente la quota altimetrica.
so l'interno e, pertanto, il processo di riem-
pimento aumenta progressivamente per la
cospicua quantità di materiale provenien-
3. Le proprietà dei terreni
te dall'esterno. D'altro canto, quando il li- L'architettura sedimentaria della serie
vello dell'acqua si abbassa la capacità di del Pleistocene superiore-Olocene del cen-
trasporto della corrente di riflusso provoca tro urbano desumibile dalle stratigrafie di
l'erosione dell'alveo del canale che conti- sondaggio analizzate in forma integrata for-
nua a mantenersi attivo con spostamenti nisce gli elementi fondamentali per il mo-
che seguono il senso della corrente deriva- dello geologico del sottosuolo. Nel campo
ta dal moto ondoso. della progettazione è molto avvertita l'esi-
Nell'Olocene, pertanto, l'influenza del- genza di disporre di affidabili ricostruzioni
la marea sul trasporto solido e le correnti della litostratigrafia dei depositi quaterna-
del moto ondoso hanno costituito il fatto- ri, sia nell'ambito delle scelte inerenti l'a-
re principale del riempimento della de- deguamento delle strutture alle caratteri-
pressione fluviale originaria sulla quale si stiche del sito che per gli interventi di sal-
sono sviluppati i canali di marea dello spec- vaguardia. Per le opere di fondazione, in par-
chio lagunare (Figura 8b), una volta costi- ticolare, i dati del sottosuolo offrono l'op-
tuitasi la barra litorale con il cordone du- portunità al progettista di individuare le so-
nare nella zona antistante dei frangenti. I luzioni possibili, anche in riferimento al ne-
corpi sabbiosi di canale di marea passano cessario confronto tecnico-economico per la
lateralmente ai depositi di piana tidale e di definitiva scelta del progetto. La difficoltà
paludi salmastre e, pertanto, la struttura di giungere ad una «rappresentazione geo-
sedimentaria formata dalla sovrapposizio- gnostica»" (Gambini F., 1967) del sottosuolo
ne multipla di corpi sabbiosi di canale al- del centro urbano era stata già evidenziata
luvionale del Pleistocene superiore si com- negli anni sessanta e tuttora si sostiene che
pleta nell'Olocene con le facies di canale, "«[...] l'elevata eterogeneità e la natura pre-
disposte lungo la stessa fascia della sotto- valentemente limosa dei terreni coesivi so-
stante piana alluvionale. Tali sabbie costi- no le principali caratteristiche del sottosuo-
tuiscono il culmine della struttura sedi- lo lagunare cui sono connessi i problemi le-
mentaria formata dai corpi sabbiosi so- gati da un lato alle difficoltà di definire pro-
vrapposti (multistorey sandbody), ormai fili stratigrafici rappresentativi e dell'altro
assottigliata verso l'alto nell'Olocene. alla scarsa rappresentatività delle prove di
La forma decisamente allungata di Ve- laboratorio [...]», (Ricceri G., 2007). Un in-
nezia insulare, da ovest ad est, normale sia quadramento organico degli aspetti geolo-
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gico-applicativi e geotecnici del sottosuolo stiche dei depositi, che comprendono i pa-
non è stato eseguito, infatti, in mancanza di rametri degli strati concretamente indivi-
studi specifici. Quasi sempre, in passato, la duati e le loro proprietà così come esse ri-
fase di indagine ha avuto compiti semplice- sultano dai logs stratigrafici e dalle prove.
mente esplorativi, ovvero la classificazione Mediante il concetto operativo di facies
puramente descrittiva dei terreni interessa- (Krumbein W. C. Sloss L. L., 1979), che su-
ti, trascurando l'ambiente in cui si è opera- pera il classico significato attribuito alle fa-
to; di conseguenza, anche la registrazione cies per ricostruire il tipo e la distribuzio-
dei parametri geotecnici è stata limitata al- ne degli ambienti sedimentari, possono es-
le zone di interesse e risulta incompleta; del sere messe in risalto unità tangibili di stra-
resto, con particolare riguardo alla sequen- ti, basate sulla litologia. Le facies rappre-
za del Pleistocene superiore-Olocene, anche sentano il senso di variazione e di diversità
l'aspetto idrogeologico è rimasto fino ad og- delle condizioni del sottosuolo e sono lo
gi sostanzialmente estraneo a valutazioni strumento per formulare l'interpretazione
inerenti le modalità di circolazione idrica e logica dell'ambiente in cui si opera, neces-
la qualità delle acque. E' evidente che l'in- sariamente preceduta da un'analisi delle
dagine del sottosuolo, nel contesto di una proprietà dei depositi.
situazione così eterogenea e complessa, può
assumere un ruolo determinante solo se col- 3.1 Il quadro geologico-formazionale
locata in un quadro organico e completo. del sottosuolo comprende una varietà di de-
I modelli geologici vengono incontro al- positi di ampio spettro granulometrico,
la pratica costruttiva quando non esauri- spettanti a fasi di sedimentazione in am-
scono il proprio contributo nella mera rap- biente dapprima continentale e successi-
presentazione descrittiva dei terreni ma vamente lagunare, differenziabili in due
contengono le informazioni sulle caratteri- complessi, l'uno superiore, caratterizzato
Figura 13 - Caratteristiche fisico meccaniche delle facies pseudocoerenti (coesive) e incoerenti (granulari)
del complesso lagunare.
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dai terreni lagunari sotto la coltre di co- prende principalmente facies pseudocoe-
pertura superficiale di origine antropica, e renti e incoerenti rispettivamente appar-
l'altro, inferiore, formato dai terreni di pia- tenenti agli ambienti tidale (A, B) e di ca-
na alluvionale. nale di marea (C).
Il complesso di bacino lagunare dell'O- La facies caratterizzata dal punto di vi-
locene e il complesso di piana alluvionale sta litologico da argille e argille limose con
del Pleistocene superiore sono costituiti sia sostanza organica (tidale, tipo A) è fre-
da depositi coesivi sia da depositi granula- quentemente presenti nell'area urbana al
ri. A tali complessi spettano differenti in- di sotto della coltre superficiale di mate-
dici e parametri geotecnici correlabili con riale di riporto. Il deposito è disposto in sot-
le facies sedimentarie legate alle diverse tili lamine e lenti e si rinviene generalmente
condizioni di deposito nei rispettivi am- a profondità variabili tra -2 metri e -5 me-
bienti di formazione. Le litostratigrafie e i tri rispetto al l. m. m. ; può essere dotato
dati geotecnici che gli studi, a partire da di una certa continuità oppure passare la-
Matteotti G. (1962), Colombo P., Matteotti teralmente ad argille con resti di molluschi,
G. 1(963) e Ricceri G., Previatello L. (1972), che si trovano spesso anche alla base; lo-
hanno fornito in notevole quantità, trova- calmente, tuttavia, tali argille sono pure
no maggiore rappresentatività se conside- sottostanti alle suddette argille con resti
rati in relazione alle facies dei due com- conchigliari e ciò in dipendenza di una de-
plessi indicati (Figure 13 e 14). posizione avvenuta su bassi fondali in con-
Il complesso di bacino lagunare com- dizioni di circolazione ristretta delle acque.
Figura 14 - Caratteristiche fisico meccaniche delle facies pseudocoerenti (coesive) e incoerenti (granulari)
della successione stratigrafica del Pleistocene superiore.
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caratteristiche meccaniche del caranto va- (parte superiore della sequenza) o passano
riano in relazione alla composizione granu- lateralmente alla facies sabbiosa di canale
lometrica e all' essiccamento subito dal de- (parte intermedia e inferiore) ove sono ri-
posito (Figura 14.) costruibili eventi di laminazione associati
Argille e limi argillosi (facies distali E alla vicinanza di aste fluviali. Tali facies, ri-
1÷2)) sono sovente presenti tra -10 metri e spetto a quelle distali, risultano chiara-
-40 metri circa di profondità. Due facies mente distinguibili per i bassi valori del con-
compongono fondamentalmente i depositi tenuto d'acqua e degli indici di consisten-
coesivi in esame, l'una formata da argilla za (Figura 14), soprattutto rispetto alle ar-
molle con sostanza organica (E1) e l'altra gille molli (E1), e per il valore dell'indice di
rappresentata da argilla e argilla limosa con plasticità (IP=7) più basso rispetto all'ar-
sostanza organica e torba (E2); intervalli gilla limosa con sostanza organica
sabbiosi e sabbioso-limosi si trovano inter- E2(IP = 12÷29) oltre che all'argilla molle
calati alle due suddette facies. L'argilla mol- E1 (IP= 18) Nel diagramma di plasticità, in-
le con sostanza organica (E1) forma un de- fatti, i depositi di facies prossimali ricado-
posito che si rinviene generalmente tra-9, no nel campo dei limi inorganici di medio-
8m e -14 metri di profondità rispetto al li- bassa compressibilità (Figura 15).
vello medio del mare. Tale deposito coesi- Le facies pleistoceniche granulari (facies
vo ricade nel diagramma di Casagrande nel di canale alluvionale) sono costituite da sab-
campo delle argille organiche e limi inor- bie medio-fini e fini, da poco a moderata-
ganici di alta compressibilità (Figura 15). mente addensate, differentemente distri-
Dal canto suo, l' argilla limosa con sostanza buite nel sottosuolo. Le sabbie, presenti tra
organica e torba (E2) degli intervalli coesi- -8 metri e -16 metri circa di profondità (fa-
vi di maggiore profondità (da -15 metri a - cies sabbiosa G1), passano lateralmente
40 metri) ricade, viceversa, tra le argille di (contatto erosivo) a facies sia distali che
media plasticità. La facies argillosa molle prossimali di piana alluvionale e si trovano
con sostanza organica (E1) ha elevati valo- (sabbie G2÷4) oltre detta profondità sia in
ri di contenuto naturale d'acqua, media- alternanza a facies di depositi coesivi o mo-
mente attorno al 60%, del limite di liquidità strano variazioni laterali con questi deposi-
e il limite plastico sono rispettivamente del- ti. La diversa composizione tessiturale e ori-
l'ordine del 65% e del 47%; la coesione è piut- gine genetica che contraddistingue le facies
tosto bassa (27 kPa) al pari del basso grado sabbiose e sabbioso-limose (G2, G3, G4) è
di consolidazione. La facies argilloso-limo- testimoniata dai valori del coefficente di
sa (E2)) è di media plasticità e denota un uniformità attorno a 17÷18, che si distin-
contenuto d'acqua e un limite liquido deci- guono nettamente dai depositi sabbiosi di
samente inferiori rispetto a E1; il limite pla- canale lagunare olocenico più o meno ad-
stico, inoltre, il cui valore è dell'ordine di densati (C1 e C2), i cui coefficenti di unifor-
22÷32%, è notevolmente inferiore a quello mità risultano di un ordine di grandezza in-
che contraddistingue le sovrastanti argille feriori (U=2÷3), e da quelli di canale plei-
molli (E1). Del resto, anche il confronto tra stocenico più recenti (G1) che assumono va-
i valori della resistenza alla compressione lori attorno a 2, 6. Sempre dal punto di vi-
delle due facies indica la sensibile diffe- sta granulometrico le sabbie di canale più
renza di comportamento alle sollecitazioni superficiali (G1) dimostrano un carattere
(Figura 14) dei due rispettivi intervalli. più grossolano rispetto alla sottostante fa-
Argille con livelli limosi e sabbiosi (fa- cies a matrice sabbiosa (G2). Il contenuto
cies prossimali F1÷2) formano depositi len- naturale d'acqua dei sedimenti competenti
tiformi a profondità variabili da -8,5m a ai livelli sabbiosi G2, che includono episodi
-15 m, nella parte superiore della sequen- di rotta, presenta valori superiori (W=32%)
za, fino a -45/-50m in quella inferiore. Le rispetto a quelli dei depositi sabbiosi di
facies F1 e F2 sono in parte coeve ai depo- riempimento di canale G1, per i quali i va-
siti di argilla molle con sostanza organica lori sono compresi tra 18% e 26%, e a quel-
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Tabella 1-2 - Variazione dei parametri geotecnici in funzione della profondità delle facies del complesso
lagunare (A-C) e del complesso di piana alluvionale (D-F). Caratteristiche volumetriche e ponderali e limiti
di consistenza (Tab.1), parametri attritivi, resistenza e indici di compressibilità (Tab.2).
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le prove geotecniche può trovare la solu- sere assegnata dal punto di vista idro-po-
zione adeguata. Le condizioni stratigrafi- tabile alle acque circolanti nei depositi del
che complesse sono interpretabili, infatti, Pleistocene superiore-Olocene non corri-
se inquadrate in intervalli di variabilità li- sponde un significato altrettanto trascura-
tologica (facies) il cui aspetto è diretta- bile per quanto riguarda il rapporto acqua-
mente restituito dalle informazioni che pro- terreno.
vengono dal sottosuolo (dati litologici), dal- La struttura sedimentaria multistorey
le prove in sito e di laboratorio (indici e pa- sandbody influenza la diversa distribuzione
rametri geotecnici). Le diverse situazioni, dei caratteri di permeabilità nel sottosuolo.
definite dai rapporti di facies, richiedono I livelli mediamente permeabili corrispon-
una organizzazione secondo un approccio dono alle facies sabbiose mentre i livelli a
(concetto operativo di facies) basato su permeabilità molto bassa o praticamente
«[...] un linguaggio di comunicazione con impermeabili sono rispettivamente rappre-
termini chiaramente delineati, obiettiva- sentati dai limi argilloso-sabbiosi-e dalle ar-
mente definiti e subordinati a formali pro- gille; in condizioni di alternanza di tali livelli
cedure [...]» (Krumbain W., C.-Sloss L. L., la serie dei depositi continentali del Plei-
1979). In tal modo, per quanto articolata e stocene superiore identifica, dal punto di vi-
complessa possa risultare la distribuizione sta idrogeologico, un sistema multifalda. I
dei depositi sedimentari, come nel caso di limi sabbiosi di canale di marea dell'Oloce-
Venezia divisa tra settori di canale (lagu- ne e la coltre superficiale di materiale di ri-
nare/fluviale) e ambiti areali organizzati porto ospitano, dal canto loro, dei livelli idri-
secondo una successione ciclotemica, le va- ci sospesi. Le modalità di circolazione delle
riazioni degli aspetti risultano restituite acque presenti nel sottosuolo del centro ur-
(Figura 16) qualora si faccia riferimento al bano sono delineate nello schema idrogeo-
modello geologico elaborato secondo la de- logico di figura 17, che identifica le litofa-
finizione operativa delle facies. cies permeabili e impermeabili.
3.2 Alla scarsa importanza che può es- L'acquifero sospeso presente nel mate-
Figura 16 - Sezione del sottosuolo di Venezia definita in base al concetto operativo di facies. Le
informazioni che provengono dal sottosuolo (dati litologici), dalle prove in sito e di laboratorio (indici e
parametri geotecnici) determinano l'espressione delle facies e i relativi intervalli di variabilità .
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riale di riporto (A) ha uno spessore medio permeabilità idraulica consente all'acquife-
dell'ordine di 3, 5÷4 metri e valori di per- ro sospeso di risentire in modo istantaneo
meabilità piuttosto elevati (k=10-1 -10-3 delle variazioni di pressione idrostatica in-
cm/s); tale acquifero è sostenuto alla base dotte dalle maree. Le oscillazioni di marea
dal primo livello impermeabile, formato da trasmettono all'interno dalle sponde dei ca-
argille e argille limose del complesso lagu- nali variazioni del livello di falda che dimi-
nare olocenico. È possibile ricostruire il suo nuiscono gradualmente da cm 10÷15, in me-
comportamento mediante l'analisi dei dati dia, a cm 2÷3 alla distanza di 8÷9 metri (Fi-
raccolti in una serie di piezometri ubicati in gura 19). L' acquifero sospeso si comporta
varie località del centro storico (Figura 18) in modo analogo in tutto il centro storico:
e posizionati a distanze progressive dalla le quote assolute del livello piezometrico
sponda dei canali lagunari. Il terreno di ri- durante l'anno sono comprese tra metri 0,70
porto è un orizzonte stratigrafico in comu- e metri 0,05 sul l. m. m. e tendono a salire
nicazione diretta con la laguna; l'elevata verso l'interno; le oscillazioni massime e mi-
Figura 17 - Schema della circolazione idrica sotterranea nei depositi del Pleistocene superiore -
Olocene del centro storico di Venezia.
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nime indicano valori rispettivamente pari a tamente al contributo di una aliquota del-
circa metri 1,00 e metri -0,30 rispetto al l. le acque di precipitazione meteorica, rile-
m. m. . In occasione di maree medio-alte o vabile nei punti di osservazione più distan-
molto basse il rapporto diretto tra la falda ti dalle sponde dei canali.
nel detrito e i canali lagunari resta confer- Le sabbie limose e i limi sabbiosi semi-
mato dalla corrispondenza delle oscillazio- permeabili, presenti localmente al di sot-
ni, sia per ampiezza che per andamento to del materiale di riporto, ospitano altri
temporale. I punti di massimo e di minimo livelli idrici sospesi (B). Le prime appar-
della falda coincidono con quelli di marea; tengono ai canali di marea olocenici in cor-
le ampiezze di tali oscillazioni si attenua- rispondenza dei quali esse formano dei cor-
no, tuttavia, a distanza dalla sponda dei ca- pi di limitata estensione contenuti all'in-
nali e in presenza del maggiore contenuto terno di depositi lagunari argilloso-limosi
di frazione fine nel materiale di riporto. I restando, pertanto, separate idrogeologi-
due fattori incidono anche sui ritardi di pro- camente dai livelli permeabili sottostanti.
pagazione dell'onda di marea verso l'inter- I secondi appartengono alle facies di col-
no, valutabili nell'ordine di alcune ore (Fi- mamento di canale e possono trovarsi a di-
gura 20). A distanze superiori a 8÷9 metri retto contatto con le sottostanti sabbie di
dalle sponde dei canali, la superficie pie- canale fluviale del tardo pleistocene ri-
zometrica mostra, in genere, un andamen- spetto alle quali, tuttavia, rivelano coeffi-
to regolare e costante nel tempo, con oscil- cienti di permeabilità inferiori che giustifi-
lazioni dell'ordine di cm 5÷10; valori mag- cano un comportamento del tipo aquitard.
giori possono registrarsi, tuttavia, in occa- Tali livelli idrici sospesi si rinvengono a cir-
sione di maree eccezionali o di eventi me- ca 6÷8 metri di profondità rispetto al pia-
tereologici piuttosto intensi. L'alimentazio- no di campagna ed hanno spessori dell'or-
ne dell'acquifero sospeso ospitato dal ma- dine di 2 metri. L'andamento della superfi-
teriale di riporto è in larga misura legata al- cie piezometrica è in genere regolare e pre-
l'acqua di intrusione lagunare e subordina- senta valori medi compresi tra metri 0,70
Figura 18 - Ubicazione dei piezometri INSULA, ISP-IUAV e VESTA S.p.A., disposti a profondità massima di
m 6 (SGO=San Giacomo dall'Orio, SGB=San Giovanni in Bragora, SM=San Martino, PS=Punta della Salute,
PL=Ponte dei Lavraneri (Giudecca), SE=Sant'Eufemia, San Marco), di m 8 (SC=San Cassian), e a profondità
superiore ai m 12 (SFV=San Francesco della Vigna, SB=San Basilio, SC=San Cassian).
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Figura 19 - Relazione tra livelli freatici, oscillazione di marea e precipitazioni nell'area di Punta della
Salute, nel periodo 21 giugno - 26 luglio 2001. Il piezometro più lontano dalla sponda del canale (PS6)
indica che la falda non risente delle oscillazioni di marea; l'innalzamento della superficie piezometrica si
registra in occasione di eventi meteorici (es. 19-20 luglio 2001).
Figura 20 - Rapporto tra la variazione del livello della falda e le oscillazioni di marea. Il ritardo di
propagazione dell'onda di marea incrementa nel tempo: dai 30 minuti circa registrati nei piezometri più
vicini al limite lagunare (PS1-PS2) si arriva a ritardi di circa 1 ora - 2.30 ore in quelli più interni (PS3-PS4-
PS5), fino all'attenuazione completa degli effetti di marea (PS6).
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Figura 21 - Rapporto tra variazione del livello della falda, oscillazioni di marea e precipitazioni
meteoriche nei piezometri siti in località San Cassian (SC1-SC3) nel periodo 18/06-17/07 2004. I tre
piezometri, infissi fino a 8 metri di profondità dal piano campagna (p.c.), posti a distanze
progressivamente maggiori dal rio, forniscono informazioni relative all'andamento dei livelli idrici sospesi
ospitati da sabbie e sabbie limose e da limi sabbiosi semipermeabili (B), posti a diretto contatto con il
materiale di riporto sovrastante e le sabbie pleistoceniche sottostanti, rispetto ai quali presentano
coefficienti di permeabilità inferiori.
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e metri -0,80 metri dal piano di campagna. campagna nell'area di San Basilio (SB) si pas-
L'influenza delle escursioni di marea appa- sa a quelle di -9 e -13 metri di San France-
re evidente in concomitanza delle fasi di sco della Vigna (SFV), anch'essa dotata di
minima mentre è piuttosto scarsa quella le- sondaggi allestiti con piezometri (piezome-
gata alle precipitazioni (Figura 21). A dif- tri SB3-SFV1-SFV2-SFV3-SFV4). Dall'analisi
ferenza dell'acquifero sospeso superficiale, dei livelli della falda effettuata nei punti di
il quale ha una la vasta distribuzione area- osservazione suddetti risulta che il primo ac-
le e presenta una omogeneità di compor- quifero confinato: a) presenta quote asso-
tamento, i sottostanti livelli idrici sospesi lute variabili tra metri 0,30 e metri -0,20 sul
in seno ai depositi olocenici di laguna ri- l. m. m.; il valore assoluto tende ad au-
sultano irregolarmente distribuiti e di mentare con la distanza dalle sponde dei ca-
estensione molto limitata. nali lagunari; b) risente delle oscillazioni di
A loro volta, gli acquiferi confinati in- marea, che si propagano verso l'interno con
teressano la successione alluvionale del ritardi progressivamente crescenti e con am-
Pleistocene superiore direttamente colle- piezze attenuate; c) non è influenzata dal-
gati alla presenza delle facies sabbiose, di- le acque di precipitazione meteorica (Figu-
stribuite a varie profondità a partire dal li- ra 22). In particolare, a San Basilio nel pe-
vello di caranto e alternate con orizzonti riodo giugno -agosto 2003 l'andamento del-
impermeabili di argilla e limo argilloso. Ab- la falda ha presentato valori in media pari a
bastanza indicativa, a tal riguardo, è la zo- metri 0,15 sul l. m. m., con massimi e mini-
na di San Basilio, la quale dal punto di vi- mi rispettivamente di 0,45 e -0,66 metri.
sta idrogeologico si connota come un'area Il secondo acquifero confinato (C2), indi-
campione per lo studio degli acquiferi con- viduato tra metri -18,5 e metri -21,5 di
finati del Pleistocene superiore. Tre acqui- profondità dal piano di campagna è ospitato
feri in pressione sono riscontrabili al- da un altro deposito sabbioso della sequen-
le profondità di metri 12,00÷14,00 za alluvionale wurmiana ed è separato dal-
m18,5÷21,5 e metri 26,00÷30,00 dal piano l'acquifero soprastante da un livello imper-
di campagna in seno ad una alternanza di meabile generalmente continuo. Le quote
sabbie con argille e limi -argillosi che è sta- assolute del livello della falda si attestano
ta attraversata da quattro sondaggi strati- mediamente intorno a metri 0, 16 sul l. m.
grafici, profondi da 30 a 50 metri; nella stes- m., con valori massimi e minimi rispettiva-
sa località sono stati installati tre piezo- mente di metri 0,34 e di metri -0,55 (Figura
metri in fori di sondaggio per la misura del- 22). L'influenza delle maree è riconoscibile
le oscillazioni del livello piezometrico (da- per un lieve incremento delle quote in cor-
ti ISP -IUAV). Uno dei quattro sondaggi stra- rispondenza dei picchi positivi di marea men-
tigrafici perforati in zona ha raggiunto un tre non è riscontrabile alcun effetto delle
deposito sabbioso stratiforme, tra le precipitazioni sull'andamento della falda.
profondità di metri -41 e metri -46, il qua- Il terzo acquifero confinato (C3) è situa-
le ospita verosimilmente un ulteriore livel- to tra metri -26 e metri -30 metri di profon-
lo acquifero confinato. dità dal piano di campagna, in corrispon-
Il primo acquifero confinato (C1), loca- denza di depositi di sabbie fini alluvionali,
lizzato al di sotto del caranto, è identifica- ed è idrogeologicamente isolato dall'acqui-
to dall'orizzonte sabbioso presente nella par- fero soprastante da un livello impermeabi-
te superiore della serie alluvionale il quale le di sedimenti argillosi. Tale acquifero non
passa lateralmente a limo-sabbioso a diret- ha un andamento continuo per la presenza
to contatto (erosivo) con le sabbie di cana- di alternanze di depositi argillosi e limosi in
le alluvionale dell'ultimo massimo glaciale. seno alle sabbie. Taluni dati raccolti nel pe-
La profondità di tale acquifero può variare riodo di osservazione (giugno-agosto 2003)
localmente in relazione allo spessore e alla indicano quote assolute della falda pari in
giacitura delle sabbie; infatti, da profondità media a metri 0,10 sul l. m. m., con valori
dell'ordine di -12 e -14 metri dal piano di massimi e minimi rispettivamente di metri
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Figura 22 - Relazione tra la variazione del livello piezometrico degli acquiferi confinati, le oscillazione di
marea e le precipitazioni meteoriche nell'area studio di San Basilio-Santa Marta nel periodo 11/08-14/08
2003. I piezometri (SB1-SB3), nonostante i valori della superficie piezometrica non siano stati registrati in
modo continuativo, non risentono del verificarsi di eventi piovosi.
0,33 e di metri -0,45, ed una notevole atte- zione dei valori di conducibilità elettrica
nuazione delle oscillazioni di marea, che so- (EC) permettono di riconoscere le diverse
no appena percepibili. Il livello della falda, facies idrochimiche. La composizione chi-
inoltre, non è influenzato dalle precipita- mica delle acque dipende dall'interazione
zioni meteoriche (Figura 22). di diverse variabili tra le quali assumono un
Nel complesso, gli acquiferi confinati ruolo determinante le caratteristiche delle
mostrano di non essere influenzati dall'an- acque di precipitazione, che alimentano le
damento delle precipitazioni meteoriche e falde, e la composizione mineralogica dei
che la variazione del livello piezometrico terreni presenti in superficie. Nel sottosuo-
indotta dalla variazione di pressione lega- lo, inoltre, le proprietà idrogeologiche dei
ta alle oscillazioni di marea si attenua pro- terreni condizionano l'entità dell'interazio-
gressivamente con la profondità. ne acqua-roccia poiché la velocità del flus-
La determinazione delle caratteristiche so sotterraneo incide sul tenore dei sali di-
chimico-isotopiche delle acque e l'acquisi- sciolti, che è tanto minore quanto più bre-
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Tabella 3 - Parametri fisici delle acque dei livelli idrici sospesi superficiali e degli acquiferi confinati (area
di San Francesco della Vigna maggio 2005; area di San Basilio giugno 2007).
vi sono i tempi di contatto. In aggiunta, lun- temperature sono alquanto elevate sia per
go le zone costiere si verifica la contami- processi di torbificazione (esotermici) che
nazione delle acque dolci di falda provoca- per la presenza di acqua salata, caratteriz-
ta dal fenomeno di intrusione marina; il con- zata da una maggior conducibilità termica,
tenuto in cloruri (Na e Cl) può essere con- in grado di trasmettere le temperature sta-
validato dai valori ottenuti dall'analisi del- gionali medie dell'ambiente esterno le qua-
la conducibilità elettrica i quali permetto- li oscillano tra 21, 9 e 15, 6 °C nel semestre
no di distinguere le acque dolci da quelle primavera-estate (Tabella 3).
salmastre e salate. Parimenti importanti da Le misure di conducibilità elettrica (EC)
considerare sono la temperatura e il conte- effettuate nello stesso periodo indicano te-
nuto isotopico poichè consentono di indivi- nori variabili da 2,9 a 28,9 mS/cm, tipici di
duare l'esistenza di fenomeni di diluizione acque salmastre, dovute al miscela-
e miscelamento tra acque continentali e mento di acque di falda con acque laguna-
marine; il contenuto isotopico, in partico- ri (48,2 mS/cm nel canale lagunare di San
lare, offre il vantaggio di determinare l'ori- Nicolò, presso San Basilio), come in figura
gine delle acque e di evidenziare i vettori 23. Anche il contenuto in cloro conferma
preferenziali di scorrimento delle stesse nel quanto noto dai logs di conducibilità (Ta-
sottosuolo (δ18O e δ2H). bella 4); i tenori, infatti, sono assai prossi-
A partire dal livello sospeso superficiale, mi a quelli tipici delle acque salate, Cl>=
i dati disponibili dimostrano l'esistenza di un 10,000 mg/l; (Oude-Essink G., 2001). Le ac-
collegamento diretto tra la falda idrica e l'ac- que del primo acquifero confinato si rivela-
qua dello specchio lagunare. La determina- no pure leggermente basiche, con pH com-
zione dei valori di pH e T e l'acquisizione dei preso in genere tra 7,1 e 7,5, e presentano
valori di conducibilità elettrica (EC) dei cam- valori medi di temperatura pari a 17,1 °C.
pioni superficiali prelevati nelle aree studio I valori di conducibilità registrati variano,
di San Basilio (F) e di San Francesco della Vi- nello stesso periodo, da zona a zona pur ap-
gna (SFV) permettono di verificare il feno- partenendo ad acque tipicamente salma-
meno dell'intrusione marina (Tabella 3). Le stre. Infatti, a San Francesco della Vigna nel
acque campionate, leggermente basiche, mese di maggio 2005 i tenori di EC rilevati
hanno valori di pH compresi tra 7, 1 e 8; le sono risultati sempre superiori ai 10 mS/cm
158
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Tabella 4 - Analisi chimiche delle acque del centro storico di Venezia (livelli idrici sospesi superficiali ed
acquiferi confinati) espresse in mg/l .
mentre a San Basilio, nel periodo marzo-giu- scontrati in C1 (Tabella 4), indica, del re-
gno 2007 essi hanno mostrato progressivi in- sto, per il primo e per il secondo acquifero
crementi, da 10 mS/cm ad oltre 20 mS/cm. confinato, la presenza di acque salmastre
La quantità di cloro rilevata (9948, 81 mg/ll) (300 <Cl <10, 000 mg/l).
conferma che le acque di circolazione sono Le caratteristiche fisiche (T, pH), i va-
salmastre (300÷10000 mg/l), come in ta- lori di conducibilità elettrica (EC) e il con-
bella 4. Nel secondo acquifero confinato le tenuto in cloro (Cl) evidenziano che gli ac-
acque continuano ad essere leggermente quiferi confinati sono interessati dal feno-
basiche (pH = 7, 8); i valori di T registrati meno di contaminazione salina. Quanto al-
sono di poco superiori, in genere di 1 °C, ri- la caratterizzazione delle facies idrochimi-
spetto a quelli del primo acquifero confi- che secondo il metodo di Piper, le acque del
nato (Tabella 3) mentre tanto i valori di con- centro storico di Venezia, superficiali e
ducibilità quanto il tenore in cloruri risul- profonde, sono classificabili come cloruro-
tano attenuati rispetto a quelli del primo solfato-alcaline. Nel diagramma ternario
acquifero confinato; infatti, durante lo stes- degli anioni (Figura 24) si può riconoscere,
so periodo di misurazione essi si sono ri- inoltre, l'esistenza di un processo di misce-
spettivamente rivelati sempre inferiori ai 10 lamento tra acque dolci e salate per il gra-
mS/cm e non superiori a 911,79 mg/l. Il ter- duale incremento del contenuto in Cl. Il
zo acquifero pure è caratterizzato da acque rapporto Na/Cl dei campioni d'acqua ana-
leggermente basiche
(pH = 7,8) e da tempe-
rature in linea con
quelle rilevate per il
secondo acquifero. I
valori di conducibilità
elettrica nel periodo
marzo-giugno 2007 au-
mentano progressiva-
mente da 12 ad oltre
20 mS/cm e confer-
mando il consistente
tenore in sali anche a
profondità di -26 -30
metri. Il contenuto in
cloruri (7837, 61
mg/l), che si attesta Figura 23 - Il confronto tra valori di EC e profondità su l.m.m. per i dati
nuovamente su valori raccolti nei piezometri dell'area studio di San Basilio-Santa Marta conferma
prossimi a quelli ri- l'esistenza del fenomeno di contaminazione salina delle acque sotterranee.
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Tabella 5 - Confronto tra i rapporti ionici caratteristici dell'acqua di mare e quelli delle acque del centro
storico di Venezia.
lizzati evidenzia la presenza di acqua ma- denzia per il secondo acquifero confinato
rina in tutti gli acquiferi considerati (Ta- (SB2) un minor grado di contaminazione sa-
bella 5) come, del resto, viene conferma- lina o un apporto di acque dolci per i valo-
to dai rapporti tra i cationi principali ri negativi registrati (-0,27) ai quali è pure
(Ca+Mg)/(Na+K) e dal rapporto tra K/Na. dovuto l'incremento del valore di K/Na. La
Dal canto suo, il rapporto di disequilibrio relazione tra ione solfato e cloruri confer-
cloro-alcalino (Cl-Na+K)/Cl conferma l'in- ma, infine, il carattere tipicamente salma-
fluenza delle acque marine sulla composi- stro delle acque sia dei livelli idrici sospe-
zione chimica delle acque di falda ed evi- si superficiali che di quelli confinati e, per
Figura 24 - Classificazione geochimica delle acque del centro storico di Venezia secondo Piper (meq/l).
Le acque dei livelli idrici superficiali e degli acquiferi confinati sono acque cloruro solfato alcaline.
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Figura 25 - L'analisi isotopica ( 2H vs 18O) dei campioni d'acqua provenienti dagli acquiferi confinati del
sottosuolo di San Basilio-Santa Marta confrontata con l'andamento della Ground Meteoric Water Line
(GMWL) conferma la presenza di un fenomeno di miscelamento tra le acque dolci continentali e le acque
salate di origine marina e lagunare.
161
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Figura 27 - Il tasso di subsidenza (mm/anno) nel centro storico nei periodi 1992-1996 (fig. 27a, Tosi et al.,
2002) e 1973-1993 (fig. 27b, da Carbognin et al., 1995). Le perdite di quota altimetrica delle aree
occidentale ed orientale del centro storico sono state messe in relazione con lo sviluppo urbano che ha
interessato zone soggette ad interventi di bonifica e di colmata (fig. 27c).
164
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Figura 28 - Carta dello spessore e della distribuzione dei terreni coesivi (elaborazione dati Insula) e
struttura sedimentaria (multistorey sandbody) del centro storico di Venezia.
colare la migrazione dei fluidi interstiziali riportati in letteratura (Ricceri L., 2007;
connessa ai processi di consolidazione. Cola S., Simonini P., 2002), in base ai qua-
Lo spessore dei terreni coesivi e i para- li, per un coefficiente di consolidazione pri-
metri geotecnici dei medesimi non sono sta- mario Cv = 6.9.10-8 m2/s, soltanto i sedi-
ti sinora valutati per spiegare le perdite di menti di deposizione assai recente posso-
quota altimetrica che si registrano nelle no ritenersi interessati da consolidazione
suddette aree della città e, pertanto, la va- primaria. E' plausibile ritenere che gli uni-
lutazione dell'incidenza della struttura se- ci depositi per i quali sussista una com-
dimentaria multistorey sandbody sul com- pressibilità secondaria non trascurabile sia-
portamento del suolo appare, a tal riguar- no quelli argillosi, ricchi di sostanza orga-
do, interessante. In prima analisi, la spie- nica e con livelli di torba. In mancanza di
gazione che la subsidenza naturale sia ri- una estesa campagna sperimentale finaliz-
conducibile a fenomeni di consolidazione zata a questa valutazione, una sperimen-
secondaria emerge indirettamente dai da- tazione di laboratorio non convenzionale
ti sperimentali di prove edometriche su per la misura di detto coefficiente di com-
campioni prelevati a San Basilio, già ri- pressibilità secondaria, per quanto sulla ba-
chiamate in figura 14, coerenti con i dati se di intervallo temporale non comparabi-
166
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Figura 29 - Modello geologico per la scelta di tre profili selezionati per il calcolo su verticali quotate al
piano di campagna per la stima della compressibilità secondaria di lungo periodo dei terreni coesivi.
167
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Assumendo nel calcolo il suddetto valo- liquota del tasso di subsidenza del suolo.
re del coefficiente cα =2.10-4 per gli strati La rilevanza di una componente resi-
di argilla organica, ridotto ad un ordine di duale della consolidazione secondaria di
grandezza cα = 2.10-5 per le argille organi- lungo termine apre un nuovo scenario per
che con frazione limosa, e ritenendo tra- la ricerca in considerazione del fatto che
scurabile la compressibilità secondaria di le implicazioni sull'incidenza areale del fe-
lungo periodo per i terreni a grana fine pri- nomeno appartengono ad una problemati-
vi di rilevante contenuto di sostanza orga- ca che riguarda anche l'intero bacino lagu-
nica, si perviene, per l'arco di un anno, a nare. Sotto questo profilo, nel campo del-
cedimenti dell'ordine di mm 1,8 e di mm la progettazione, le deformazioni attese,
0,6, rispettivamente per il profili A e B; vi- oltre ai carichi, sono elementi necessari al-
ceversa il cedimento risulta nullo in corri- la definizione della soluzione progettuale.
spondenza del profilo C, essendo nulla la L'entità delle deformazioni che prescindo-
compressibilità secondaria delle sabbie. I no dalle variazioni di stato tensionale può
valori di calcolo, probabilmente in eccesso apparire poco rilevante per una struttura
ma pur coerenti con i dati delle misurazio- ordinaria, ma sulle strutture di consisten-
ni relative alle due aree (occidentale ed te sviluppo lineare potrebbero essere in-
orientale) del centro urbano di Venezia in- dotte sollecitazioni non trascurabili proprio
teressate da perdite di quota altimetrica, in ragione di un differente tasso di subsi-
sono in fase di ulteriore controllo. Sulla ba- denza tra zona e zona dell'impronta di ca-
se di quanto dedotto per situazioni lito- rico. Ciò ha un preciso significato per il pro-
stratigrafiche piuttosto analoghe (Bjerrun getto di nuove costruzioni, il monitoraggio
L., 1967), infatti, le previsioni dei cedi- di quelle esistenti e l'analisi dei dissesti con-
menti sul lungo termine dovrebbero indi- seguenti a cedimenti differenziali nell'am-
care tassi dell'ordine dei decimi di milli- bito del contesto urbano di Venezia per i
metro all'anno. quali bisogna tener conto dei contributi le-
Il dato che, tuttavia, sostanzia i risulta- gati alle variazioni di tensioni e dei contri-
ti preliminari di tale verifica prova che la buti da queste indipendenti: le consuete ri-
giacitura e lo spessore dei terreni coesivi costruzioni del sottosuolo, perché siano
non possono considerarsi estranei ai pro- rappresentative, richiedono la necessaria
cessi in atto di deformazione e di consoli- integrazione con modelli geologici e geo-
tecnici del sito in grado di prevedere l'evo-
dazione e, pertanto, i movimenti verticali
luzione deformativa. Più in generale, le
del suolo non possono essere interamente
scelte di progettazione per la salvaguardia
dipendenti dalle perturbazioni locali in-
della città, le difese locali, le azioni per il
dotte dallo sviluppo urbano. La distribu-
recupero della laguna, il suo assetto geo-
zione dei terreni coesivi nel sottosuolo del-
morfologico e la definizione della vulnera-
l'area urbana e il relativo spessore, il qua-
bilità degli habitat naturali non possono sot-
le aumenta sia verso occidente che verso trarsi a tale supporto conoscitivo.
oriente, dipendono dalla presenza della
struttura sedimentaria multistorey sand-
body. Il quadro idrogeologico sotterraneo, Bibliografia
inoltre, conferma ulteriormente che la pre- Alberotanza L., Serandrei Barbero R., Favero V., 1977
senza di tale struttura sedimentaria, a pre- - I sedimenti olocenici della Laguna di Venezia
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(par. 3. 2, Figura 17), sicchè anche alla sub- geomorfologico della pianura veneta centro -
sidenza geochimica è lecito attribuire un'a- orientale: stato delle conoscenze e nuovi dati.
168
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170
171-178 31/03/2009 10.53 Pagina 171
Paolo Canestrelli
Comune di Venezia - Centro Maree
cezionali hanno sempre accompagnato Ve- 50 km ed una larghezza media di 12 km. Ver-
nezia, fin dalle sue origini. Ad eccezione del so il mare è limitata da un cordone litora-
periodo antecedente il 1250, nel quale ri- neo nel quale si aprono 3 bocche o porti-ca-
sultano scarse registrazioni, la frequenza de- nale. Attraverso essi la marea si espande
gli eventi si presenta abbastanza regolare e nella laguna diramandosi lungo i numerosi
comprende anche l'ultimo secolo trascorso. canali, che sono in parte sempre sommersi
Non viene evidenziata alcuna tendenza al- e in parte coperti dall'acqua solo durante le
l'aumento della frequenza se non per brevi alte maree. Questa posizione riparata evi-
e limitati periodi (1250-1300 con 6 eventi,
1400-1450 con 11 eventi, 1500-1550 con 7
eventi, 1700-1750 con 9 eventi e 1950-1999
con 7 eventi).
Le storiche inondazioni della laguna ve-
neta risultano però, in alcuni casi, diverse
dalle alte maree eccezionali di questo se-
colo. Un tempo, infatti, il pericolo era co-
stituito prevalentemente dall'acqua dei fiu-
mi che arrivava in laguna e non trovava sboc-
co in mare, o comunque da una concomi-
tanza di acqua di terra e acqua di mare, con
la conseguente esaltazione del fenomeno.
A seguito dell'estromissione dei fiumi dal-
la laguna avvenuta nei secoli scorsi, il peri-
colo delle alte maree eccezionali è rappre-
sentato invece prevalentemente dal mare.
L'ambiente fisico
Venezia è posta in una laguna (Figura 2)
che si estende lungo una fascia costiera,
leggermente arcuata, per una lunghezza di Figura 2 - Mare Adriatico e Laguna Veneta.
172
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servazioni
hanno dimo-
strato che le
variazioni so-
no state qua-
si nulle;
Tabella 1 - Ripartizione in altezza per tipologia di fenomeno (durante il secolo XX°). la subsi-
denza, cioè lo
ta la violenza delle onde e ne fa una città sprofondamento del suolo rispetto a punti del
portuale per natura, ma la relativa am- continente che assumiamo come riferimento,
piezza delle bocche lascia entrare le onde dovuta principalmente all'emungimento di
di tipo mareale che raggiungono la città di falde acquifere del sottosuolo, che in passa-
Venezia senza ostacoli, salvo il ritardo di to è stato cospicuo, specie nell'area industriale
quasi un'ora. E' certo che la struttura arti- di Marghera, ove in pochi anni, dal 1950 al
ficiale data alle bocche di porto negli ulti- 1970 l'abbassamento medio del suolo è stato
mi 150 anni, con progressivi approfondi- di circa 12 cm. In seguito, grazie alla riduzio-
menti nell'interesse dei traffici marittimi, ne dei consumi e alla diversificazione delle
ha contribuito ad aumentare la frequenza fonti di approvvigionamento, si è avuta una
dei casi di inondazione, infatti a parità di ripressurizzazione delle falde con un lieve re-
altre condizioni (stazionarietà statistica dei cupero altimetrico di circa 2 cm (Tabella 1).
livelli adriatici), essi sono favoriti dalla mi- Questi due processi hanno contribuito a
nore resistenza incontrata dall'acqua al- far variare nel tempo il livello medio del ma-
l'entrata in laguna. re (Figura 3). Attualmente esso è circa 23
Anche altri fattori hanno contribuito al- cm più alto di quello del 1897, che costitui-
la maggiore frequenza delle inondazioni: sce il Piano fondamentale della rete altime-
l'eustatismo, ossia la variazione relati- trica dello Stato. Poiché le alte maree ec-
va del livello medio del mare, legata alle cezionali vengono tutt'ora riferite al livello
variazioni climatiche del globo. Nel secolo medio del mare del 1897, esse appaiono più
XX° la risalita eustatica a Venezia è stata elevate di quanto non siano in realtà, poi-
di 9 cm (Tabella 1). Dal 1970 ad oggi, le os- ché noi ne riferiamo l'altezza ad un piano
Figura 4 - Distribuzione annuale delle maree uguali e maggiori a +80 cm dal 1872 ad oggi.
Figura 5 - Distribuzione decennale delle maree uguali e maggiori a +80 cm dal 1872 ad oggi.
Figura 6 - Distribuzione annuale delle maree maggiori e uguali a +110 cm nel periodo 1872÷2005.
174
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Figura 7 - Distribuzione decennale delle alte maree maggiori e uguali a +110 cm.
che nel tempo ha subito gli effetti di subsi- di alta marea e ovviamente diminuiti quelli
denza ed eustatismo sopradescritti. di bassa marea. Per capire di quanto sono au-
La perdita altimetrica di Venezia ri- mentate le alte maree prendiamo a riferi-
spetto al mare che si è attestata su circa mento i livelli che hanno superato e ugua-
23 cm durante il XX° secolo, nei primi an- gliato i +80 cm. La figura 4 mette in eviden-
ni del nuovo millennio sembra continuare; za la distribuzione annuale di queste maree
il livello medio mare in questi primi 6 anni medio alte durante il periodo 1872÷2005.
sembra attestarsi intorno a 26 cm. L'andamento è decisamente in crescita: dai
pochi casi di marea all'anno, nel periodo più
La frequenza delle antico, siamo passati ad una media annuale
di circa 70 casi negli ultimi anni. Facendo esat-
inondazioni a Venezia tamente i conti, in 133 anni di storia a Vene-
zia, le maree maggiori e uguali a +80 cm si
A seguito della perdita altimetrica di Ve-
presentano ora con una frequenza 10 volte
nezia rispetto al mare sono aumentati i livelli
più elevata
(Figura 4).
Stesso ri-
sultato se si
osserva la fi-
gura 5 che mo-
stra l'anda-
mento decen-
nale delle ma-
ree >=+80 cm.
Per quan-
to concerne
le alte maree
che vengono
annunciate
dal suono
delle sirene,
quelle cioè
Tabella 2 - Distribuzione della superficie della città di Venezia e sua % di allagamento che uguaglia-
alle varie quote.
175
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no e superano i +110 cm sullo zero di Pun- eventi di marea sono diventati più frequenti,
ta della Salute, riferimento per la città di mentre le basse maree sono divenute meno
Venezia, si ottiene sempre un ampio au- frequenti. Sempre considerando un arco tem-
mento della frequenza, superiore al pre- porale di 133 anni relativamente alle maree
cedente, fattore moltiplicativo 13. La fi- minori e uguali a -50 cm si è registrata una di-
gura 6 mostra infatti la distribuzione an- minuzione di frequenza di circa 6 volte.
nuale delle frequenze > +110 cm nella qua-
le è evidente la tendenza al notevole au- L'altimetria della città di
mento. La figura 7, che propone la distri-
buzione decennale di questi ultimi eventi Venezia e l'attuale tempo
di marea, mette in evidenza come nell'ar-
co temporale di 133 anni si siano avuti due
di ritorno di un'alta marea
rapidi cambiamenti (aumenti) di frequen- La città di Venezia è stata fondata e co-
za dei fenomeni di inondazione. Il primo nel struita sull'acqua per garantire una sua ine-
decennio degli anni Sessanta nel quale la spugnabilità. Purtroppo la città deve paga-
frequenza è passata dai pochi casi al de- re le conseguenze di essere una città d'ac-
cennio a circa 30 eventi al decennio. Il se- qua, costruita soltanto pochi decimetri so-
condo forte aumento è avvenuto negli an- pra il livello di oscillazione della marea. Se
ni Novanta con un passaggio di frequenza a però un tempo i problemi delle inondazio-
44 eventi al decennio. La tendenza dei pri- ni della città di Venezia provenivano dal-
mi anni del nuovo decennio sembra mo- l'apporto dei fiumi che sboccavano in lagu-
strare una conferma di questa frequenza. na, nei tempi più recenti questo problema
Aumentando il livello medio del mare gli si deve individuare verso il Mare Adriatico.
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Gli idraulici veneziani infatti hanno devia- contrava l'acqua di mare ad entrare in la-
to il corso dei grandi fiumi che portavano guna e quindi soprattutto durante gli even-
la loro pericolosa acqua all'interno della la- ti con forte vento di scirocco, l'acqua en-
guna, facendo in modo di riversarla all'e- tra più velocemente in laguna.
sterno rendendo idraulicamente più sicura La città è attualmente altimetricamen-
la laguna. Nella seconda metà del 1800 in- te compresa per il 90% tra i 90 cm e i 140
vece, a causa da un lato dalla subsidenza cm, cioè quasi tutta la città è contenuta in
del territorio e dall'aumento del livello me- appena 50 cm d'acqua. In figura 8 si posso-
dio del mare, ma soprattutto a causa del- no osservare le aree di Venezia poste a dif-
l'approfondimento dei canali portuali per lo ferente quota.
sviluppo dell'economia legata alla naviga- In tabella 2 viene riportata la distribuzio-
zione, il pericolo di Venezia arriva dal ma- ne dell'altimetria del centro storico di Vene-
re. L'approfondimento dei fondali delle zia suddivisa per altezze di marea, a quote
bocche portuali agli attuali 12-14 m ha fat- progressive di 10 cm, espresse in superficie
to diminuire le resistenze idrauliche che in- parziale e progressiva oltre che in percentua-
le di territorio.
Soltanto lo
0,29% del ter-
ritorio del cen-
tro storico ri-
mane al di sot-
to della quota
altimetrica di
90 cm e per-
tanto viene al-
lagato con la
medesima al-
tezza di ma-
rea; in questa
percentuale è
compresa la
piazza San-
Marco simbolo
della città la-
gunare, sulla
quale però è in
corso un pro-
getto di salva-
guardia alti-
metrica per
portarla in si-
curezza alla
quota di 100
cm.
Nella ta-
bella 3 si pos-
sono analiz-
zare il nume-
ro di eventi
sopra una
Tabella 3 - Distribuzione del numero di casi e permanenza della marea per quote quota stabili-
prestabilite, di passo ogni 10 cm, e frequenza annua media nell'ultimo quarantennio. ta e la fre-
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Tabella 4 - Evoluzione del livello medio del Mare a Venezia e previsione di scenari futuri (IPCC2001 and
CoRiLa).
quenza di registrazione osservata negli ul- e le due più significative proiezioni del li-
timi 40 anni. E' evidente la frequenza di vello medio del mare che si stima si possa
un'alta marea eccezionale (livello >= +140 verificare durante il prossimo centennio a
cm) che attualmente si attesta a un even- causa del riscaldamento terrestre globale.
to ogni 5 anni, mentre i +110 cm (allarme La prima e più rilevante proiezione, for-
mulata dall'Istituto più accreditato, a li-
sirene in centro storico) si verificano in me-
dia 3,7 volte l'anno e i +80 cm (marea so- vello mondiale, sul cambiamento climatico
stenuta) si ripetono mediamente 53 volte mondiale, presenta un intervallo di confi-
l'anno. Si ponga l'attenzione che per l'altadenza piuttosto ampio (segno di elevata in-
marea eccezionale del 4 novembre 1966, certezza estimativa) dagli ottimistici 9 cm
durante la quale è stato raggiunto il livel-ai pessimistici 88 cm; valore medio proba-
lo massimo di 194 cm, si sia presentata una bile 50 cm. La seconda stima proposta dal
sola volta negli ultimi 40 anni e pertanto èConsorzio Ricerche Lagunari si attesta in-
stato indicata una frequenza analoga. In vece su valori più ottimistici. Il valore pre-
realtà altri studi, compiuti su una più am- cauzionale viene stimato in 22 cm, mentre
pia serie storica, portano a considerare un quello pessimistico in 31,4 cm.
tempo di ritorno stimato, per eventi di que- Nel caso si verificasse lo scenario medio
sta natura, dell'ordine di un evento ogni dell'IPCC (+50 cm) le alte maree + 80 cm pas-
150-200 anni. serebbero dagli attuali 53 eventi all'anno ai
659 all'anno e analogamente le alte maree
Scenari futuri di +110 cm passerebbero dalle 3,7 volte al-
l'anno a 252 all'anno, rendendo probabil-
Nella tabella 4 vengono riportati il li- mente impossibile la permanenza di molte
vello medio del mare registrato a Venezia attività umane nella città di Venezia.
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Conclusioni
Fulvio Zezza
Universita' IUAV di Venezia
Facoltà di Architettura
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Conclusioni
di protezione incidono sull'andamento del- reni sui quali fondare e i materiali da co-
le correnti e determinano profonde ero- struzione. E' stato organizzato un Conve-
sioni, anche per l'eliminazione o la ridu- gno nazionale a tal proposito lo scorso an-
zione degli apporti nel bacino. no (2005 n.d.r.) in novembre che ha avu-
Le prospettive delle ricerche geologi- to per tema "La riqualificazione delle città
che nel Veneziano e gli interventi sul ter- e dei territori: architettura e scienze a
ritorio richiedono uno stimolo particolare confronto" ed è in via di organizzazione
per tradurre la lettura dei dati geologici per novembre del prossimo anno un altro
in risultati utili per la pianificazione, co- convegno incentrato sul centro storico di
me è stato puntualizzato nella prima re- Venezia. La Facoltà di Architettura, inol-
lazione (Fantin) seguita all'apertura del tre, ha attribuito assegni di ricerca sul te-
Convegno, e, soprattutto, la capacità di ma del degrado strutturale dell'esistente
saperli collocare in modo sapiente nel- costruito per l'analisi attenta delle cause
l'ambito di un approccio interdisciplinare nel loro complesso che sostanziano e de-
per gli interventi corretti sul territorio. terminano il fenomeno: si punta a co-
D'altro canto, il giusto richiamo a ciò che struire un modello che sulla scorta degli
di geologico deve considerarsi rilevante, attributi territoriali (litostratigrafia, ac-
sia per le costruzioni che per la modella- que sotterranee e geotecnica) del primo
zione del sottosuolo dei siti oggetto di in- sottosuolo possa ispirare i criteri per gli
teresse, costituisce nella pratica profes- interventi. Posso confermare, riprenden-
sionale del geologo, che tiene lontana l'a- do alcuni concetti espressi nella mia rela-
strattezza e fonda le proprie capacità sul- zione generale a quel Convegno, che lo
la competenza (Belli), il mezzo indispen- IUAV guarda con interesse, certamente
sabile per il dialogo con amministratori e nuovo rispetto al passato, alla qualità del-
tecnici e assegna un ruolo di primo piano le informazioni geologiche per ancorare al-
a questa professione; in particolar modo la assoluta trasparenza le scelte di pro-
quando nelle aree vulnerabili si deve ade- getto e per rafforzare i sistemi di pianifi-
guare la struttura al sito e conferire ad es- cazione e di progettazione. E' sull'area vul-
sa la necessaria sicurezza. nerabile di Venezia e della sua laguna che
Quanto al momento di raccordo tra il si concentra la consapevolezza di pro-
mondo accademico, quello professionale muovere nuovi approfondimenti in grado
e quello tecnico-amministrativo, va os- di concorrere a risolvere problemi rimasti
servato che ormai in ogni Convegno, che ancora aperti. Si è convinti della necessità
abbia tra i temi in discussione la pianifi- di una svolta,per raggiungere l'obiettivo,
cazione dell'uso del territorio e la scelta verso la sostenibilità che nel caso specifi-
dei siti più idonei per gli insediamenti, le co può avvalersi di sistemi efficaci di in-
infrastrutture e le attività antropiche e terazione definiti da approcci di tipo in-
che si soffermi anche sulla valutazione dei terdisciplinare nei quali la geologia può
rischi geologici, l'analisi accurata dei dati dare un reale contributo in merito alla pre-
territoriali e la rappresentazione degli at- senza degli impatti derivanti dalle dina-
tributi territoriali accessibile e utile per i miche ambientali. La politica delle città
fruitori, si auspica la convergenza dei sa- in Italia e in Europa prevede il ridisegno,
peri e delle esperienze. La Facoltà di Ar- laddove possibile e necessario,dei nuclei
chitettura dell'Università IUAV di Venezia urbani con progetti che dovranno essere
ha già posto a se stessa, come assunto me- in grado di determinare il futuro innovati-
todologico, il problema della Terra come vo delle città stesse con una decisa mo-
sistema dinamico e intende approfondire dernizzazione urbanistica che coinvolgerà
in quale misura può stabilirsi un rapporto edifici pubblici e privati,infrastrutture e
tra l'architettura e la geologia in conside- trasporti.
razione che i piani di progetto debbono es- Lo scenario estremamente complesso
sere proposti in armonia con le condizioni compendia ambiti diversi tra i quali figura
territoriali, le dinamiche ambientali, i ter- l'ambiente fisico e geologico e, pertanto,
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le analisi territoriali non convincenti po- dare contributi arricchenti. E' una impo-
trebbero far ripetere gli stessi errori del stazione questa che la ricerca scientifica
passato. A ben considerare, se in tema di facilita nel continuo rinnovarsi per giun-
valutazione ambientale strategica la mo- gere nella pratica a proporre soluzioni tec-
dellistica valutativa ha già raggiunto un niche ai problemi della società civile sem-
obiettivo importante con l'integrazione dei pre più elevate,ispirate a rapporti interdi-
sistemi e la messa in rete di tutte le infor- sciplinari e fondate sulla creatività e l'ap-
mazioni disponibili, per le analisi territo- prezzabile qualità. La riqualificazione, an-
riali delle zone vulnerabili solo una proce- che funzionale, delle nostre città e dei no-
dura che si basi su un metodo integrato può stri territori, ha ricordato Carlo Magnani a
diventare la sicura base operativa fondata quel Convegno, attende protagonisti in
su un approccio di tipo interdisciplinare tra grado di rimettere in discussione consue-
le discipline dell'architettura e delle scien- tudini ed abitudini, frutto di un processo
ze della terra. Pensare di esprimere nuo- di divisione del lavoro e del sapere, di con-
ve concezioni strutturali all'interno della venienze e di arretratezze professionali,
progettazione non significa confondere o nonché una frammentazione di competen-
ridimensionare la cultura propria di ogni ze che i fenomeni con i quali ci si dovrà
disciplina che concorre al progetto quan- confrontare richiedono urgentemente di
to, piuttosto, aprirsi a rapporti in grado di superare.
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Appendice
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Convegno Nazionale
"La geologia urbana di Venezia"
(Mestre, 24 novembre 2006)
MOZIONE FINALE
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tempi recenti a questo riguardo, ma an- vincia). Anche in questo caso si è visto co-
cora vi sono importanti lacune conosciti- me la gestione dei fenomeni che concor-
ve che meritano di essere indagate. rono alla subsidenza siano spesso interdi-
L'argomento successivo è stato quello del- pendenti con quelli che conducono all'ar-
la subsidenza (abbassamento del suolo); il retramento costiero: è evidente la neces-
suo monitoraggio viene attualmente svol- sità di studi interdisciplinari tra ingegne-
to con l'impiego di tecnologie particolar- ri, geologi, architetti, archeologi, storici
mente avanzate, che comprendono anche ecc. che rappresentano l'unico modo per
l'uso dei satelliti. Recenti studi, realizza- comprendere la complessità di tali feno-
ti insieme da CNR-ISMAR, Provincia di Ve- meni, le loro manifestazioni ed evoluzio-
nezia e Magistrato alle Acque, hanno mes- ne e fornire i criteri per i relativi corret-
so in evidenza che la velocità di subsiden- tivi, che hanno tante implicazioni econo-
za nella città di Venezia è decisamente ral- miche e sociali. Inoltre, si è considerata
lentata, anche in seguito ad alcuni inter- pure la presenza di giacimenti di sabbia al
venti messi in opera dalle Autorità com- largo delle coste per ripascere le spiagge
petenti. Malgrado ciò vi sono ancora am- e le relative problematiche di utilizzo, te-
pie parti della provincia nei quali questo matica anche questa in forte e costante
fenomeno resta assai preoccupante. Un sviluppo.
aspetto importante è che, in base a tali si- Sulla salvaguardia della laguna nel suo
stemi di monitoraggio avanzato (che ren- complesso e sulla bonifica di Porto Mar-
dono Venezia uno dei modelli mondiali per ghera il congresso ha pure discusso a lun-
lo studio della subsidenza), è stato possi- go; si è visto quanto lavoro è stato fatto,
bile meglio delimitare, a seconda della ve- ma anche quanto ancora resta da fare per
locità del fenomeno, le varie zone subsi- sistemare le rive, ricostruire barene e vel-
denti e la loro tendenza evolutiva. me, bonificare o mettere in sicurezza i ter-
Oltre a quanto già fatto per contrastare la reni inquinati, ecc. Anche in questi casi si
subsidenza sono state esaminate nel det- è vista la fondamentale importanza della
taglio varie possibilità tecniche per risol- conoscenza, preventiva ed adeguata, del-
vere i problemi legati al continuo aumento la situazione geologica ed idrogeologica
delle acque alte superiori alla media; dal- locale realizzata da esperti.
l'innalzamento delle fondamenta e delle Anche il rischio idraulico è stato affronta-
calli a quello di Piazza San Marco fino ad un to, tema ancor più attuale per la recente
innovativo sistema che consente di innal- alluvione di metà settembre che ha inte-
zare edifici singoli o blocchi d'edifici, ciò ressato un'ampia parte di Mestre e dei co-
che permetterebbe un recupero dei vani al muni limitrofi. Il disordine urbanistico e la
piano terra ed il risanamento degli edifici. pianificazione relativa fatta per troppo
Tutte pratiche costose ma globalmente ne- tempo senza considerare che il territorio
cessarie per assicurare la vivibilità di Ve- presenta intrinsecamente delle sue vulne-
nezia, e ciò anche senza considerare il ben rabilità e vocazioni sono stati i grandi im-
noto problema della difesa della città dal- putati. La geologia può dare anche in que-
le acque alte di maggior entità. sto campo un importante supporto sia agli
Per quanto concerne l'arretramento delle ingegneri idraulici che ai pianificatori, co-
coste, si è visto che tale problema è stret- me discusso in modo specifico.
tamente connesso con la subsidenza: è sta- Infine, sono state prese in considerazione
to messo in evidenza che l'avanzamento le opere in sotterraneo che sempre più
delle scienze geologiche ha potuto meglio vengono progettate in tutto il mondo a
quantificare il rischio d'erosione attraver- causa della saturazione del suolo in su-
so opportuna cartografia tematica ("Ri- perficie. Basti pensare, per Venezia, a pas-
schio da mareggiate" realizzato dalla Pro- sante, sublagunare, tunnel tangenziale,
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