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Torino,19ottobre2012
AulaMagnadelRettoratodell’UniversitàdegliStudidiTorino,viaPo
17/viaVerdi8
COMITATOSCIENTIFICO ConvegnoNazionale
RobertoAJASSA
AlessandroBORGHI
GiancarloBORTOLAMI
GEOLOGIAURBANADI
DanieleCASTELLI
FrancescoCARRARO
TORINO
SilvanoCREMASCO Organizzatoda:
DomenicoA.DELUCA SIGEA(SocietàItalianadiGeologiaAmbientale)
DipartimentodiScienzedellaTerradell’UniversitàdegliStudidiTorino
MauroFORNARO
OrdineRegionaledeiGeologidelPiemonte
GabriellaFORNO
MarcoGIARDINO
GiuseppeGISOTTI
FrancoGRASSO
GiancarloGUADO
GiorgioLOLLINO
FabioLUINO
LucianoMASCIOCCO
FabrizioPIANA
EugenioZANELLA
RESPONSABILEORGANIZZATIVO
LucianoMASCIOCCO
COMITATOORGANIZZATORE
ClaudiaBORGARELLO
GiancarloBORTOLAMI
DanieleCASTELLI
SilvanoCREMASCO
DomenicoDELUCA
MauroFORNARO
LucianoMASCIOCCO
SEGRETERIASCIENTIFICA
LuciaBAIMA
ClaudiaBORGARELLO
CaterinaCAVIGLIA
EnricoDESTEFANIS
ENTIPATROCINATORI
REGIONEPIEMONTE
UNIVERSITÀDEGLISTUDIDITORINO
CNRͲIGG
CNRͲIRPI
AIGA
AIGEO
GEAM
Sommario
Geologia dell’Ambiente
Periodico trimestrale della SIGEA
Società Italiana di Geologia Ambientale
Associazione di protezione ambientale a carattere Premessa
nazionale riconosciuta dal Ministero dell’ambiente, di Luciano Masciocco 2
della tutela del territorio e del mare,
con D.M. 24 maggio 2007, G.U. n. 127 del 4.6.2007 La successione pliocenico-quaternaria su cui è edificata la Città
di Torino e il suo significato per l’utilizzo del territorio
Supplemento al n. 1/2014 M. GABRIELLA FORNO, STEFANIA LUCCHESI 3
Anno XXII - gennaio-marzo 2014 Assetto idrogeologico della Città di Torino e del suo hinterland
DOMENICO ANTONIO DE LUCA, LUCA OSSELLA 10
Iscritto al Registro Nazionale della Stampa n. 06352 Caratterizzazione petrografica e valorizzazione
Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 229 del costruito storico e contemporaneo di Torino
del 31 maggio 1994 ALESSANDRO BORGHI 16
Il progetto Museo-Torino: Scienza e spettacolo
Comitato scientifico raccontano la storia di Torino prima della città
Mario Bentivenga, Aldino Bondesan, M. GIARDINO, G. PAVIA, V. LOMBARDO, S. LUCCHESI, S. RUSSO 25
Giancarlo Bortolami, Felice Di Gregorio,
Giuseppe Gisotti, Giancarlo Guado,
Le risorse geominerarie del Torinese
Gioacchino Lena, Giacomo Prosser, MAURO FORNARO 30
Giuseppe Spilotro La regolamentazione delle attività estrattive in provincia di Torino
GUGLIELMO FILIPPINI 39
Consiglio Direttivo nazionale 2013-2016
Fatima Alagna, Federico Boccalaro (Segretario), La bozza di regolamento regionale sulla “Disciplina
Antonello Fiore (Tesoriere), Daria Duranti, dell’installazione delle sonde geotermiche e del Registro
Fabio Garbin, Sandro Gennaro, Francesco Geremia, regionale delle Sonde Geotermiche
Giuseppe Gisotti (Presidente), Fabrizio Ioiò, (legge regionale 27 gennaio 2009, n. 3)”
Gioacchino Lena, Vincent Ottaviani, Debora Perazzoli, MAURO FALCO, MARIA GOVERNA, MASSIMILIANO PETRICIG 42
Angelo Sanzò, Andrea Vitturi (Vicepresidente),
Francesco Zarlenga Effetti delle piogge intense nei grandi insediamenti urbani:
il sistema di monitoraggio e allarme per la Città di Torino
Comitato di redazione SECONDO BARBERO, ROBERTO CREMONINI, DAVIDE TIRANTI 47
Federico Boccalaro, Giorgio Cardinali,
Giovanni Conte, Gioacchino Lena, Le discariche di rifiuti e la bonifica dei siti inquinati
Paola Mauri, Maurizio Scardella sul territorio della Provincia di Torino
GIAN LUIGI SOLDI, SAMANTHA ROSATI, CLAUDIA VIOTTO 53
Direttore responsabile
Giuseppe Gisotti
Il termovalorizzatore di Gerbido
GIUSI DI BARTOLO 58
La geologia tecnica del sottosuolo torinese
Procedura per l’accettazione degli articoli FRANCO GRASSO 60
I lavori sottomessi alla rivista dell’Associazione,
dopo che sia stata verificata la loro pertinenza Eterogeneità geologico-tecniche del sottosuolo nell’area torinese
con i temi di interesse della Rivista, saranno e riflessi applicativi per gli scavi
sottoposti ad un giudizio di uno o più Referees. SEBASTIANO PELIZZA 63
Instabilità geo-morfologica in contesto urbano:
Redazione l’esempio della collina di Torino
SIGEA: tel./fax 06 5943344 L. TURCONI, D. TROPEANO 69
Casella Postale 2449 U.P. Roma 158
info@sigeaweb.it
Caratterizzazione propedeutica all’analisi di rischio
www.sigeaweb.it del sito della discarica di rifiuti speciali pericolosi di Barricalla(TO)
C. ABATE, L. BAIMA, E. DESTEFANIS, L. MASCIOCCO 74
Progetto grafico e impaginazione Le pietre di Torino nella letteratura scientifica
Fralerighe LUCA ALCIATI, ELENA DI MAJO 80
tel. 0774 554497 - fax 0774 2431193
info@fralerighe.it Marmo e colore: un percorso fra i marmi policromi di Torino
www.fralerighe.it fra Sei e Settecento
ELENA DI MAJO, LUCA ALCIATI 85
Pubblicità
SIGEA Considerazioni sull’isola di calore urbana di Torino attraverso
l’analisi dei dati climatici
Stampa DIEGO GARZENA, SIMONA FRATIANNI, FIORELLA ACQUAOTTA 90
Tipolitografia Acropoli, Alatri - FR
Le pietre ornamentali della nuova via Roma a Torino
VALENTINA BERRA, ALESSANDRO BORGHI, LORENZO MARIANO GALLO 98
Abbonamento annuale: Euro 30,00
LUCIANO MASCIOCCO
2
Premessa Dipartimento di Scienze della Terra
Università degli Studi di Torino
SIGEA (Pres. Sez. nordovest)
a giornata dedicata alla Geologia Ur- amministratori pubblici), nonché il personale • diffondere la cultura geologica ed aumen-
STEFANIA LUCCHESI
è edificata la Città di Torino Dipartimento di Scienze della Terra,
Università di Torino
e-mail: gabriella.forno@unito.it
e il suo significato per l’utilizzo
del territorio
1 INTRODUZIONE
a Città di Torino è situata nel setto-
Figura 2 – Schema geologico dell’area in esame con l’indicazione degli estesi conoidi laterali che costituiscono il tratto di pianura padana occidentale considerato. Il riquadro indica
l’area rappresentata in Fig. 4 (da Festa et al. 2010, modificato).
Figura 3 – Profilo schematico del’area in cui è edificata la Città di Torino, con scala delle altezze esagerate (x2). Gran parte del tessuto urbano si sviluppa su una estesa superficie di
erosione modellata sulla successione terziaria della Collina di Torino.
Figura 4 – Carta geologica dell’area (a), con l’indicazione delle unità fluviali che la costituiscono, e schema dei rapporti stratigrafici tra le diverse unità (b).
da sedimenti marini terziari. I recenti rile- un insieme di conoidi alluvionali tra loro in del reticolato idrografico e la stessa imposta-
vamenti e le ricerche effettuati nell’ambito parte coalescenti (Fig. 2). L’area di distri- zione recente del F. Po (Carraro et al., 1994).
del Progetto CARG (Balestro et al., 2010a; buzione dei sedimenti connessi con il F. Po
Balestro et al., 2010b; De la Pierre et al., risulta invece estremamente ridotta, limita- 3.1 LA SUCCESSIONE PLEISTOCENICA AFFIORANTE
2010; Festa et al., 2010) suggeriscono come ta ad una fascia molto ristretta ai margini NELL’AREA DI PIANURA
le successioni oligo-plioceniche costituenti dell’asta fluviale principale. Complessiva- L’area di pianura su cui sorgono il centro
l’ossatura dei rilievi risultino differenziate mente i sedimenti fluviali quaternari (F in storico di Torino e la maggior parte dei comuni
tra la Collina di Torino e il Monferrato, tra Fig. 3) hanno spessore ridotto, compreso tra limitrofi (Fig. 1) è caratterizzata da un’appa-
loro separati dall’importante Zona di defor- 10 m, al margine con la Collina di Torino, fino rente uniformità dal punto di vista morfolo-
mazione di Rio Freddo (ZDRF) (Fig. 2) e co- a 80 m verso l’arco alpino. Gli stessi studi gico e geologico: le evidenze morfologiche
me la sovrastante successione messiniano- recenti (Balestro et al., 2010a; Balestro et (scarpate di terrazzo, alvei abbandonati)
pliocenica, limitata al versante meridionale al., 2010b; De la Pierre et al., 2010; Festa risultano infatti di modesta entità e in molti
del rilievo, sia invece comune alle due aree. et al., 2010) indicano che I diversi corpi se- casi sono state completamente obliterate o
Questi sedimenti costituiscono una struttu- dimentari che li costituiscono sono separati modificate dall’intensa urbanizzazione.
ra anticlinale asimmetrica, caratterizzata tra loro da importanti superfici di erosione Un’analisi di dettaglio dei dati sia di
da una sensibile evoluzione recente in parte a sviluppo areale, che rappresentano gli superficie che relativi all’immediato sotto-
connessa con la presenza dei thrusts sepolti elementi principali della successione. Ne suolo, mette in evidenza come tale apparente
che delimitano verso NW l’edificio collinare consegue che questa è stata differenziata uniformità non corrisponda ad un altrettan-
(TFP in Fig. 2). In particolare, la notevole in- utilizzando il criterio allostratigrafico, attra- to semplice assetto stratigrafico. Come già
clinazione del versante prospiciente la cit- verso il riconoscimento delle discontinuità anticipato (§3), la maggior parte del settore
tà (10-15 %) è espressione della notevole erosionali che definiscono la base e il tetto di pianura in esame è formata dai depositi
inclinazione verso NW dei corpi geologici, delle singole unità e considerando il bacino fluvioglaciali e fluviali legati agli importanti
prevalentemente connessa con la sensibi- di pertinenza dei sedimenti (Anselmo et al., affluenti alpini del F. Po (Fig. 2), costituenti
le deformazione recente (Fig. 3) (Boano et 2001). Entrambi questi criteri si sono rive- essenzialmente gli estesi conoidi del F. Dora
al., 2004). La più modesta inclinazione del lati fondamentali, oltre che per una migliore Riparia, a valle dell’Anfiteatro Morenico di
versante meridionale (5-10%) corrisponde comprensione dell’evoluzione recente, anche Rivoli-Avigliana, e del T. Stura di Lanzo. Mol-
alla minore inclinazione verso sud dei corpi per considerazioni di carattere applicativo. to subordinati sono invece i depositi fluviali
sedimentari, interessati invece da una de- L’area non ha quindi il tipico assetto di connessi con il F. Po, di impostazione estre-
formazione recente di entità inferiore. una pianura alluvionale subsidente, rappre- mamente recente (Fig. 4).
La fascia di pianura è invece formata sentando invece un settore caratterizzato da In assenza di più precisi elementi crono-
essenzialmente da una successione di sedi- importanti fenomeni di sollevamento recente, logici di riferimento, l’età dei diversi termini
menti fluvioglaciali e fluviali legati ai corsi che hanno condizionato la geometria dei corpi descritti è valutabile sulla base del grado di
d’acqua affluenti alpini, che costituiscono sedimentari, le notevoli variazioni nell’assetto evoluzione pedogenetica dei depositi e grazie
1. INTRODUZIONE profondi della prima falda, necessari a ga- specialmente a scopo idropotabile e acque-
l presente studio ha come oggetto l’idro- rantire una maggiore qualità delle acque dottistico.
Figura 3 – Inquadramento geoidrologico(Legenda: 1: Complesso dei depositi fluviali e fluvioglaciali della Pianura Torinese; 2: Complesso dei depositi glaciali dell’Anfiteatro Morenico di
Rivoli-Avigliana; 3: Complesso dei depositi marini pliocenici sabbiosi della Collina di Torino; 4: Complesso dei depositi marini pre-pliocenici della Collina di Torino; 5: Complesso delle
rocce cristalline del bordo interno della catena alpina).
I prelievi idrici nel torinese, dopo il boom potabilizzazione. Oltre l’83% dell’acqua di- 3.2 COMPLESSO DEI DEPOSITI MARINI PRE-
degli anni ’60-’70 del secolo scorso, appa- stribuita proviene dalle acque sotterranee; PLIOCENICI DELLA COLLINA DI TORINO
iono oggi in netta diminuzione, sia a causa in particolare il 75.2 % da pozzi, mentre il Tale complesso è segnalato in alcune
del contrarsi della produzione industriale sia restante 8,5% viene prelevato dalle sorgen- stratigrafie nella pianura di Torino e Monca-
in seguito allo sviluppo di politiche di mag- ti del Pian della Mussa e di Sangano; solo lieri mentre è in affioramento nella Collina
giore attenzione e sensibilità verso la risorsa il 16.3% dell’acqua distribuita proviene da di Torino. In un’unica perforazione, nei pres-
acqua, nel settore pubblico come in quello corsi d’acqua superficiali. si del Cimitero Generale di Torino, è stata
privato. Inoltre a Torino molti pozzi acque- rilevata una facies evaporitica messiniana
dottistici sono stati chiusi negli anni ’80, a 3. INQUADRAMENTO GEOIDROLOGICO nella pianura ad ovest della Collina, con
causa di evidenti problemi di inquinamento Dal punto di vista geologico e idrogeo- gessi e calcari (a 60 m di profondità). I li-
della falda superficiale, da cui in maggioran- logico sono distinguibili 6 diversi complessi totipi sono rappresentati da argille, marne,
za attingevano. idrogeologici (cfr. Figura 3 e Figura 4). limi, calcari più o meno argillosi, conglome-
Con riguardo alla situazione attuale,e rati, arenarie, e gessi. Si tratta in genere di
facendo riferimento all’acqua distribuita 3.1 COMPLESSO DELLE ROCCE CRISTALLINE DEL rocce compatte, costituenti un mezzo pra-
dalla rete acquedottistica, l’azienda del To- BORDO INTERNO DELLA CATENA ALPINA ticamente impermeabile, o localmente per-
rinese SMAT (Società Metropolitana Acque In questa unità sono raggruppate in pre- meabile per fessurazione. I depositi terziari
Torino S.p.A.) utilizza complessivamente valenza le rocce metamorfiche. Litologica- pre-pliocenici della Collina possono essere
1604 fonti di approvvigionamento, compo- mente si tratta di gneiss di vario tipo, mica- considerati come scarsamente permeabili
ste da 719 pozzi, per lo più profondi oltre scisti, quarziti, termini vari delle pietre verdi per fratturazione.
50 metri, 857 sorgenti, 23 prese da acque (serpentiniti, anfiboliti e prasiniti), (graniti, La limitata circolazione idrica lungo zone
superficiali (fiumi e torrenti) e 5 trincee/ porfidi e loro derivati metamorfici). La presen- di taglio, o discontinuità, è testimoniata dalla
gallerie drenanti. E’ privilegiato l’approvvi- za di sistemi di fratture nelle rocce cristalline presenza di sorgenti anche se caratterizzate
gionamento dalle acque sotterranee rispet- (che sono generalmente a componente quar- da portate ridotte(al massimo di qualche de-
to alla captazione da acque superficiali, zoso-silicatica e, quindi, insolubili) consente cina di litri al minuto).
poiché le prime generalmente garantiscono lo sviluppo di una ridotta circolazione idrica Il chimismo normale di alcune acque
una migliore qualità e una minore vulne- sotterranea. Le emergenze di questi circuiti sorgive, ad esempio alla Fontana dei Fran-
rabilità, con ricadute positive sui costi di sono caratterizzate da portate modeste (fino cesi presso l’Eremo a Torino (classe bicar-
produzione poiché non richiede processi di a qualche l/s). bonato-calcica), o alla Fonte del Pilonetto
(Baldissero) corrisponde a un circuito idri- te presenza di matrice fine può limitarne la Complesso, che dunque ,ove presente, si po-
co locale e relativamente superficiale. Nu- produttività. La presenza della facies fine, trebbe porre a profondità superiori ai 200 m.
merose sorgenti hanno poi chimismo par- costituita da argille limose e limi argillosi in
ticolare, cloruro-sodico o solfato-calcico, genere fossiliferi, è stata riconosciuta dalle 3.4 COMPLESSO DEI DEPOSITI VILLAFRANCHIANI
legato alla mineralizzazione delle acque al stratigrafie di alcuni pozzi nel settore centro- IN FACIES DI ALTERNANZE
passaggio attraverso livelli gessosi o eva- meridionale dell’area. Una facies intermedia Il Complesso delle Alternanze Villafran-
poritici (essenzialmente messiniani) a cui comprendente i termini sabbioso-argilloso- chiane è costituito da alternanze di ghiaie
spesso si associala presenza di idrogeno limosi, frammisti o in alternanze ripetute, è sabbiose (talora si individuano livelli di sab-
solforato. Le emergenze di queste sorgenti stata osservata nell’area tra Stura e Ceronda bie predominanti, o ghiaie predominanti) con
indicano circuiti idrici sotterranei piutto- e nel settore di Moncalieri. argille-limose e limi talora torbosi; tale Com-
sto lunghi e complessi, in genere profon- Il Complesso dei Depositi marini plioce- plesso è in gran parte coincidente con i depo-
di. L’esempio forse più noto è quello della nici si riscontra in posizione strutturalmente siti Villafranchiani di origine fluvio-lacustre e
Sorgente di S.Genesio (Castagneto Po), elevata (20-40 m di profondità) al di sotto palustre.. I limi e le argille sono spesso ricchi
molto rinomata nel ‘700 e ‘800. Nei gessi di Torino, dove forma una platea che verso di resti organici vegetali (torbe, resti lignei) e
del Messiniano, particolarmente solubili, ovest si infossa rapidamente verso il cen- fossili di molluschi di acqua dolce, mentre le
si può impostare anche una circolazione tro della pianura torinese, al di sotto del sabbie e ghiaie sono generalmente sterili da
idrica di tipo carsico. Complesso dei Depositi villafranchiani delle un punto di vista fossilifero.
Tuttavia la maggiore possibilità di sfrut- Alternanze. Tale Complesso si ritrovaal di sotto
tamento idrico in questo settoreè data dalle In tutto il settore orientale dell’area del Complesso dei Depositi fluviali e flu-
ridotte falde rinvenibili nella copertura detri- di studio, cioè verso la Collina di Torino, il vio-glacialiin tutto il settore occidentale
tico-colluviale, che riveste i versanti collinari Pliocene soggiace direttamente al Comples- dell’area; raggiunge il massimo spessore
in maniera pressoché continua. Il volume so dei Depositi fluviali e fluvio-glaciali; in in corrispondenza del settore assiale del-
d’acqua estraibile da queste falde è però tale settore quindi si riscontra l’assenza del la pianura (180 m circa di spessore al di
molto modesto. Complesso Villafranchiano.Un alto struttu- sotto di Venaria). Verso est si assottiglia
rale pliocenico con senso di allungamento progressivamente, appoggiandosi contro la
3.3 COMPLESSO DEI DEPOSITI MARINI PLIOCENICI est-ovest è probabilmente presente al di sot- scarpata determinata dal tetto del Pliocene,
DELLA COLLINA DI TORINO to della Dora Riparia (dove il tetto del Plio- fino a scomparire.
Il Complesso dei Depositi marini plioceni- cene raggiunge i 220 m s.l.m.). Il Pliocene Il limite orientaleoltre il quale non si se-
ci presenta due facies principali: una facies è inoltre presente lungo il prolungamento gnalano più sequenze di tipo fluviolacustre,
sabbiosa (corrispondente all’Astiano) e una sepolto della Collina di Torino, tra Torino, si può individuare a partire da Borgaro, at-
facies limoso-argillosa (corrispondente al Moncalieri e Nichelino. traversa Torino da nord a sud, in una fascia
Piacenziano) . In un unico settore a ridosso del margi- mediana della città, e quindi prosegue verso
La prima è rappresentata da sabbie, da ne alpino, presso San Gillio, si può osservare Nichelino.
fini a grossolane, e si sviluppa maggiormente la possibile risalita del Pliocene; si sono qui L’alternanza di depositi grossolani , per-
nella zona di Venaria-Borgaro, nella periferia rilevate facies sabbioso-limose, non fossilife- meabili, con depositi fini limoso-argillosi, a
sud-occidentale di Torino, e verso Settimo; re, a circa 180 m di profondità. Nel resto del carattere impermeabile o semipermeabile si
tale facies può rappresentare acquiferi di- settore perialpino la profondità dei pozzi non traduce idrogeologicamente in un sistema
scretamente produttivi anche se la frequen- è risultata sufficiente ad intercettare questo multifalda, in cui le falde in pressione, ospi-
continuità laterale. Lo spessore dei depositi siti costituenti i diversi Complessi, si posso- ne coincidente con il Complesso Villafran-
pleistocenico-olocenici varia da un massimo no riconoscere, molto schematicamente, due chiano delle Alternanze e con il Complesso
di 80 m (nell’Anfiteatro Morenico) a valo- circuiti di flusso principali: uno superficiale e dei Depositi marini pliocenici. Nel caso del
ri intorno ai 30 m in corrispondenza del Po. uno profondo (cfr. Figura 7). Complesso Villafranchiano le falde profon-
Soprattutto nelle aree occidentali, i depositi Il circuito di flusso superficiale fa riferi- de in pressione, ospitate nei livelli ghiaiosi
fluvioglaciali sono ricoperti da paleosuoliar- mento a quella che si definisce comunemente o sabbioso-ghiaiosi, sono confinate dai
gillificati, talora potenti anche qualche metro, “Falda Superficiale” cioè la falda idrica di si- setti semipermeabili ed impermeabili di
oppure presentano una copertura loessica. gnificato regionale più vicina alla superficie depositi fini; è il sistema maggiormente
Questi fattori possono ridurre l’infiltrazione del suolo; semplificando, tale falda presenta sfruttato nell’area metropolitana torinese,
diretta delle acque meteoriche. le seguenti caratteristiche: dal punto di vista soprattutto dell’approv-
I depositi di questo Complesso conten- • è generalmente di tipo libero, anche se vigionamento idropotabile, ma in parte an-
gono una falda a superficie libera con sog- può presentare condizioni di confinamen- che dalle attività industriali. Nel caso del
giacenza variabile tra i 50 metri del settore to locale; Complesso dei Depositi marini pliocenici gli
perialpino e i 5 m del settore più vicino alla • è alimentata anche dalle acque di infil- acquiferi sono rappresentati dai sedimenti
Collina di Torino e delle fasce limitrofe ai trazione provenienti dalla superficie del pliocenici con facies più grossolana, ovve-
corsi d’acqua. suolo; ro sequenze sabbiose con scarsa frazione
Il valore medio di conducibilità idraulica • è in diretta connessione con i corsi d’ac- limoso-argillosa. La ricarica delle falde re-
per gli acquiferi del complesso in esame, sulla qua. lative al circuito di flusso profondo avviene
base dei dati ottenuti da prove di acquifero , L’acquifero che contiene la falda superfi- in corrispondenza delle zone pedemontane
risulta variare da 5*10-4 m/s, a 5 *10-3 m/s. ciale è definito “acquifero superficiale”. Tale come lo sbocco della Val di Susa in pianu-
Dalla carta piezometrica (figura 6) si rileva acquifero, nelle zone di pianura, è rappresen- ra, in cui si individua una percentuale di
come il deflusso sotterraneo della falda libera tato principalmente dai depositi del Comples- depositi superficiali grossolani maggiore
sia diretto essenzialmente verso est, cioè verso so dei Depositi fluviali e fluvioglaciali. rispetto alle aree circostanti; quest’area
il corso del Po che rappresenta l’elemento dre- Più in profondità seguono in genere talora si caratterizza come un vero e pro-
nante principale di tutta la pianura torinese. le acque sotterranee che appartengono al prio materasso indifferenziato. Procedendo
Le quote piezometriche variano tra un massimo circuito di flusso profondo; le falde cor- verso est aumentano in profondità i livelli
di 360 m s.l.m. ad ovest (Rivoli) a un minimo rispondenti sono dette “falde profonde e fini, che si ispessiscono via via, e produ-
di 205 m s.l.m. a nord-est, nei pressi del Po. “acquiferi profondi” gli acquiferi che le cono un confinamento crescente delle falde
contengono. Le falde profonde possono ospitate nei livelli grossolani interposti.
4. LA CIRCOLAZIONE IDRICA SOTTERRA- presentare condizioni di confinamento e di
NEA: I CIRCUITI DI FLUSSO SUPERFI- interconnessione variabili in funzione dei 5. VARIAZIONI DEL LIVELLO PIEZOME-
CIALE E PROFONDO livelli impermeabili (in genere limi e argil- TRICO DELLA FALDA SUPERFICIALE
In base alla ricostruzione litostratigrafica le) che le caratterizzano. Nella pratica si Notizie storiche sul livello della falda fre-
e alle caratteristiche geoidrologiche dei depo- tratta di un sistema multifalda in pressio- atica sono state ricavate dalle caratteristiche
Figura 8 – Trend delle variazioni del livello piezometrico della falda superficiale nell’area torinese
del Pozzo della Cittadella e in particolare sulla smissione di molti pozzi a Torino, che usi antropici e soprattutto del suo ruolo
base della quota inferiore delle gallerie di mi- causano un arresto della depressione ambientale, potrà consentire di tutelare in
na e contromina della Cittadella di Torino, co- piezometrica e in alcuni settori un leg- misura sempre maggiore questa importan-
struite tra il 1500 e il 1700 appena al di sopra gero innalzamento; te e vitale risorsa naturale.
del livello della falda, in modo che il nemico • nuovo trend negativo alla fine degli anni
francese non potesse scavare più in profon- ’80, fino al 1991; BIBLIOGRAFIA
dità. In base a tali dati, nella zona centrale • risalita del livello piezometrico tra il 1991 BARBERO T, DE LUCA D.A., FORNO M.G., MASCIOCCO L.,
della Città in corrispondenza del piazzale di e il 1995-1996, seguita da un nuovo trend MASSAZZA G. (2007): Stratigraphic revision of the
C.so Bolzano, il livello della falda superficiale negativo; subsoil of the southern turin plain for hydro-
geologic purposes. Mem. Descr. Carta Geol. It.,
nel 1700 risultava essere da 2 a 4 m più alto • la tendenza degli ultimi anni non è univo- Apat, Roma, 76:9-16.
dell’attuale livello di falda. ca e costante, ma si presentano situazioni BORTOLAMI G.C., MASCIOCCO L., DE VECCHI PELLATI R.,
Partendo dalla raccolta di un cospicuo diverse nei vari settori dell’area metropo- SAUDINO DUGHERA B. (2003): Le sorgenti della col-
numero di misure del livello piezometrico litana torinese. lina di Torino e del Monferrato. Geam, 108, 40
della falda superficiale, effettuate nel corso (1): 77-82.
di un cinquantennio (dal 1950) nell’area di 6. CONCLUSIONI BOVE A, CASACCIO D, DESTEFANIS E, DE LUCA DA, LASA-
GNA M, MASCIOCCO L, OSSELLA L, TONUSSI M (2005):
studio, e disponendo di alcuni dati pregres- Da sempre le acque sotterranee hanno
Idrogeologia della pianura piemontese. Regione
si relativi alla fine del 1800, o all’inizio del avuto una importante funzione, spesso mi- Piemonte Direzione Pianificazione delle Risor-
1900 (grazie soprattutto all’opera di Sacco), sconosciuta, nello sviluppo di aree metropo- se Idriche, Mariogros Industrie Grafiche S.P.A.,
si è tentata una ricostruzione dell’oscillazio- litane come quella torinese. Torino.
ne della superficie freatica nel tempo (cfr. La forte pressione antropica esercita- CANAVESE P.A., DE LUCA D.A., MASCIOCCO L. (2004): La
Figura 8). ta sul territorio, in particolare nell’ultimo rete di monitoraggio delle acque sotterranee
I trend riscontrati per quanto riguarda l’e- cinquantennio, ha inevitabilmente inciso a delle aree di pianura della Regione Piemonte:
quadro idrogeologico. Prismas: il monitoraggio
voluzione del livello freatico sono i seguenti: livello qualitativo e quantitativo sulle ri-
delle acque sotterranee nella Regione Piemonte,
• diminuzione continua del livello piezo- sorse idriche sotterranee. Lo sfruttamento, Regione Piemonte, ii.
metrico fino agli anni ’50-’60-’70, in se- spesso non inserito in un piano organico DE LUCA D.A., DELL’ORTO V., DESTEFANIS E., FORNO M.G.,
guito all’aumento di prelievi indotto dal e razionale, soprattutto nel periodo del LASAGNA M., MASCIOCCO L. (2009): Assetto idro-
crescente fabbisogno della popolazione in boom economico del secondo dopoguerra, geologico dei Fontanili della pianura torinese.
crescita e delle attività industriali; ha comportato un depauperamento delle Atti del 3° Congresso Nazionale Aiga - Centro
• raggiungimento di un livello minimo in falde e la compromissione delle loro carat- di Geotecnologie, Università degli Studi di Sie-
na, San Giovanni Valdarno (Ar), 25-27 Febbraio
genere negli anni ’60 e in alcuni settori teristiche chimico-fisiche. Solo una sem- 2009, pp 199-200.
negli anni ’70; pre maggiore conoscenza e comprensione OSSELLA L. ( 2000): Idrogeologia della pianura to-
• inversione di tendenza negli anni ’80, dell’assetto idrogeologico del sottosuolo, rinese compresa tra stura di Lanzo e Sangone.
con la diminuzione dei prelievi e la di- del ruolo delle acque sotterranee per vari Tesi Laurea. Università degli Studi di Torino.
Figura 2 – Immagini rappresentative delle principali pietre ornamentali storiche e contemporanee estratte nelle Alpi Occidentali. 1) Calcare di Gassino, calcare nodulare appartenente
al Bacino Terziario Piemontese; 2) Marmo di Candoglia, marmo paleozoico della Zona Ivrea Verbano; 3) Verzino di Frabosa, marmo calcitico di età triassica della Zona Brianzonese
Esterna; 4) Pietra di Finale, calcarenite bioclastica di età miocenica; 5) Verde Cesana, oficalcite della Zona Piemontese Esterna; 6) Granito rosa di Baveno, granito permiano della Serie
dei Laghi; 7) Granito di Montorfano, granito permiano della Serie dei Laghi; 8) Sienite della Balma, quarzo-sienite oligocenica della Zona Seisa Lanzo.
Figura 3 – Principali impieghi nel costruito storico della città di Torino. A) Cortile del Rettorato, colonne e rivestimenti sono realizzati in Calcare di Gassino; B) Facciata del Duomo di
Torino in marmi della Val di Susa (Chianocco e Foresto); C) Chiesa di San Filippo Neri, colonnato in Marmo di Brossasco; D) Particolare della cancellata di Palazzo Reale in Marmo di
Prali; E) Particolare dell’esterno della Galleria Subalpina dove è stato impiegato l’oficalcite Verde Cesana; F) Facciata ottocentesca di Palazzo Carignano in cui sono stati impiegati i
graniti di Baveno e Montorfano per colonne e lesene; e in Marmo di Frabosa per capitelli, mascheroni di chiave e parapetto del coronamento.
to, con cui sono state realizzate le colonne nale (4 in Fig. 2), una calcarenite bioclasti- sensibilmente differente da quella del mar-
della facciata della Chiesa della Crocetta, ca appartenente alla formazione miocenica mi s.s., ma che per la loro durezza simile
il Bardiglio di Valdieri, utilizzato per gli in- del calcare di Finale Ligure (Donati, 2000, vengono classificate nella stessa classe
terni delle Chiese di San Filippo Neri e della 7 in Fig. 1). Nella città di Torino è stata commerciale. Si tratta in realtà di rocce
Consolata, e la Breccia di Valcasotto con la impiegata per il rivestimento esterno della prevalentemente silicatiche costituite da
quale sono state realizzate le colonne interne Palazzina Fiat di Mirafiori e nella Galleria serpentino (serpentiniti) e serpentino +
della Chiesa della Gran Madre di Dio (Fiora San Federico. calcite (oficalciti) e pertanto appartenen-
e Alciati, 2006). Sempre alla categoria dei “marmi” sono ti alla categoria delle rocce metamorfiche
Tra le rocce carbonatiche di origine se- da annoverare le serpentiniti e le oficalciti, ultrabasiche. Si tratta di rocce che derivano
dimentaria è infine da citare la Pietra di Fi- che mostrano una mineralogia e una genesi dalla idratazione e metamorfismo di peri-
Figura 4 – Diverse tipologie di marmi provenienti dal monregalese suddivise sulla base del loro aspetto cromatico (da Badino et al., 2001, modificato).
dotiti e che ora ritroviamo affioranti in varie di Trani, la Pietra Leccese e il Travertino San Carlo e Piazza Castello e nella facciata
unità delle Alpi occidentali. La zona di pro- Laziale. Il Botticino è un calcare a struttura della Chiesa della S.S. Annunziata.
venienza forse più nota è l’unità ofiolitica intraclastica e/o bioclastica con una ab- Le rocce silicatiche definite commer-
del Monginevro-Chenaillet, che si estende bondante matrice micritica, di colore giallo cialmente “graniti” comprendono i graniti
lungo il confine italo-francese in alta Val di crema e caratterizzato da giunti stilolitici. in s.s., rappresentati da rocce di natura
Susa (8 in fig. 1). Da qui sono state estratte La roccia viene estratta dalla formazione magmatica intrusiva a tessitura faneriti-
la maggior parte delle oficalciti che oggi triassica della Corna affiorante nelle pre- ca costituite prevalentemente da minerali
troviamo in città note con il termine di Verde alpi bresciane (Di Battistini et al., 2004). Le sialici quali quarzo, feldspato potassico e
Cesana o Verde Alpi (5 in Fig. 2). L’impiego principali applicazioni in città riguardano plagioclasio in percentuali circa equivalen-
più noto è rappresentato dalla Galleria Su- la pavimentazione di Via Roma, la Chiesa ti. In basse quantità (generalmente < 10
balpina e dalla Galleria San Federico. Nel della SS Annunziata e, come opera di edili- %) possono anche essere presenti minerali
primo caso il Verde Cesana è stato impie- zia contemporanea, la pavimentazione delle femici quali biotite, e più raramente, an-
gato per la zoccolatura di interni ed esterni, gallerie commerciali del Lingotto. Il Rosso fibolo. Sempre alla categoria commerciale
per la pavimentazione e per i tondi (E in Fig. Ammonitico è un calcare nodulare, di colo- dei “graniti” appartengono anche altre roc-
4). Nel secondo caso è impiegato per lesene, re rosso – aranciato, caratterizzato dalla ce silicatiche quali la maggior parte delle
stipiti di porte e cornici di tondi. Macrosco- presenza di gusci di ammoniti proveniente rocce magmatiche intrusive e alcune varie-
picamente la roccia è caratterizzata da una dalla ben nota formazione giurassica (Ba- tà di rocce metamorfiche quali gli gneiss,
tessitura brecciata, cementata da una fitta iociano – Titoniano) del Rosso Ammonitico rocce con mineralogia simile a quella dei
rete di vene carbonatiche immerse in una Veronese (Martire et al. 2006). Nella città graniti in s.s., ma caratterizzate da una
matrice di serpentino a grana molto fine di di Torino l’impiego di questa famosa pietra evidente anisotropia planare definita sci-
colore verde scuro (Di Pierro e Fiora, 1998). ornamentale è relativamente ridotto. Si tro- stosità o layering gneissico e le migmatiti.
In città è stato anche utilizzata la serpen- va in alcuni tratti di Via Roma e nella Gal- Queste ultime sono rocce metamorfiche di
tinite proveniente prevalentemente dalla leria Subalpina, oltre che nel monumento alta temperatura che hanno subito processi
Val Malenco. Un esempio è rappresentato all’artigliere. La Pietra di Trani è un calcare di fusione parziale, assumendo un aspetto
dalla scalinata esterna e dalla pavimen- bioclastico con matrice micritica di colore simile ad un granito venato. Si tratta per
tazione interna di “Palazzo Nuovo”, sede giallo – nocciola, anch’esso caratterizzato lo più di rocce provenienti da paesi extra-
delle Facoltà umanistiche. In serpentinite da giunti stilolitici (varietà “filetto”). Que- europei introdotte di recente nel mercato
è stata anche edificata la Sacra di San sta pietra proviene dal distretto estrattivo internazionale dei lapidei ornamentali e
Michele, ubicata sul M. Pirchiriano all’im- delle Murge ed è stata impiegata nella pa- pertanto poco diffuse nel costruito storico
bocco della Val di Susa e considerata uno vimentazione dell’isolato di San Damiano piemontese (6 in Fig. 2).
dei principali edifici religiosi del Piemonte. di Via Roma. Infine, il travertino laziale A Torino il Granito di Baveno rappresenta
Sono infine da ricordare alcune rocce sedi- proviene dal bacino estrattivo di Tivoli. certamente il “granito” più diffusa in città.
mentarie di natura carbonatica provenienti In città è stato principalmente impiegato Ha un colore rosato dovuto alla colorazione
da aree differenti alle Alpi occidentali quali nel rivestimento esterno di alcuni palazzi del feldspato potassico e provenie dal di-
il Botticino, Il Rosso Ammonitico, la Pietra di Via Roma nel tratto compreso tra piazza stretto estrattivo del Lago Maggiore Geolo-
Figura 5 – Principali impieghi nel costruito storico della città di Torino. A) Monumento a Emanuele Filiberto Duca di Aosta realizzato interamente in Sienite della Balma; B) Cupola della
Mole Antonelliana ricoperta da lastre di Pietra di Luserna; C) Ponte Vittorio Emanuele I edificato interamente in Pietra di Cumiana; D) la facciata della Chiesa della Gran Madre di Dio
vede il largo impiego della Pietra di Malanaggio nelle colonne, lesene, zoccolature, basamenti e scalinata; E) Colonnato in ortogneiss della Val d’Ossola (Serizzo Antigorio), impiegato
nei portici di Via Roma nel tratto compreso tra le Piazze San Carlo e Carlo Felice; F) Lastricato originale in Porfido Atesino in Piazza C.L:N.
gicamente appartiene ai cosiddetti “Graniti lazzo Carignano, sede del primo Parlamento un granito moto simile al granito rosa di Ba-
dei Laghi” (Boriani et al., 1992), un insieme Italiano (F in Fig. 3). Sempre in Granito di veno, da cui si distingue per la colorazione
di masse intrusive di età permiana intruse Baveno sono anche le colonne degli isola- grigio chiara, dato che il feldspato potas-
nell’unita geologica della Serie dei Laghi (9 ti San Pietro, San Federico e San Giovanni sico in questo caso è bianco (7 in Fig. 3). Il
in fig. 1). Gli impieghi del Granito di Baveno Battista di Via Roma. Granito di Montorfano è stato impiegato, ad
sono molteplici. Tra i più importanti vanno ri- Un altro “granito” molto diffuso nel co- esempio sempre nella facciata ottocentesca
cordati le colonne della Mole Antonelliana, la struito storico torinese è il Granito di Mon- di Palazzo Carignano, nelle colonne dei por-
facciata della Chiesa di S. Carlo e le colonne torfano, sempre proveniente dal distretto tici di Via Pietro Micca, di Via Sacchi, nonché
e lesene della facciata ottocentesca di Pa- estrattivo della bassa val Toce. Si tratta di nelle colonne dell’isolato di San Vincenzo e
Figura 6 – Immagini rappresentative delle principali pietre ornamentali storiche e contemporanee estratte nelle Alpi Occidentali 1) Diorite del Canavese, quarzo-monzodiorite oligo-
cenica della Zona Sesia Lanzo; 2) Granito nero di Anzola, gabbro-norite permiana della Zona Ivrea Verbano; 3) Pietra di Luserna, ortogneiss fengitico a tessitura micro-occhiadina
del Massiccio Dora Maira; 4) Gneiss di Villarfocchiardo, leucogneiss a tormalina del Massiccio Dora Maira; 5) Pietra di Malanaggio, ortogneiss biotitico-anfibolico del Massiccio
Dora Maira; 6) Bargiolina, quarzite di età permo-triassica del Massiccio Dora Maira;7) Serizzo, orto gneiss biotitico dell’unità Antigorio; 8) beola; ortogneiss a biotite e muscovite
del Pennidico inferiore.
1 INTRODUZIONE ma anche metter in luce la continuità fra origine e caratteristiche diverse (unità di
dati scientifici raccolti negli ultimi de- Spazio e Tempo che caratterizza le ricostru- mantello litosferico, sedimenti di margine
Figura 1 – Panoramica “virtuale” delle Alpi Cozie, dal Monviso alla Valle di Susa. L’immagine è stata realizzata dal Dr. Stefano Russo tramite l’elaborazione del modello digitale del
terreno DEM-SRTM, ottenuto dai dati interferometrici radar della missione Space Shuttle Endeavour del 2000. (modificato da Giardino et Al. 2007).
Figura 4 – Rappresentazione cartografica, schema dei rapporti stratigrafici e relativa legenda delle unità geologiche del area urbana di Torino e dell’adiacente settore della Collina di
Torino (modificato da Bortolami et Al. 1969).
Figura 5 – Rappresentazione cartografica dei principali elementi geomorfologici dell’area di pianura compresa fra la Collina di Torino e il margine interno delle alpi occidentali (modi-
ficato da Castiglioni, 1999).
le propaggini distali dei conoidi fluviogla- ovvero di deformazioni che interessano le completezza anche la storia più recente e le
ciali, sviluppatisi dallo sbocco delle vallate unità più profonde, non affioranti sull’at- forme che articolano lo stesso settore, oltre
alpine durante le fasi glaciali pleistoceniche tuale superficie della pianura. al modello digitale del terreno della figura
medie e superiori (da 700 mila a 10 mila La carta geologica di figura 4 rap- 3, esemplificativo per gli elementi dotate di
anni fa). Anche il settore di pianura appare presenta la varietà di sedimenti, rocce e maggior rilievo e dimensione, occorre av-
attraversato da deformazioni per piega, ma strutture dell’area torinese, offrendo uno valersi di un altro tipo di rappresentazione
a differenza di quelle della Collina, si tratta sguardo preferenziale sui fenomeni geo- geotematica: la carta geomorfologica. Per
di assi di sinclinale ed anticlinali sepolte, logici a lungo termine. Per esprimere con il settore della pianura torinese, l’estratto
Figura 6 – Elaborazione grafica di immagine satellitare centrata sul Piemonte, scelta come riferimento geografico per l’elaborazione delle mappe paleogeografiche delle 4 tappe dell’e-
voluzione geologica (Stefano Russo per Museo Torino) .
della Carta Geomorfologica della Pianura minute, è la copertura di loess presente ad Come riferimento geografico per la ri-
Padana (Fig. 5: Castiglioni, 1999) offre una est di Rivoli: si tratta dei resti di depositi costruzione è stata scelta un’immagine sa-
visione di maggior dettaglio sulle forme sabbioso-siltosi di origine eolica che origi- tellitare che contenesse in modo evidente
naturali ed antropiche e sui materiali che nariamente costituivano una serie di dune a gli elementi distintivi dell’attuale assetto
caratterizzano la superficie topografica. ridosso del settore dell’anfiteatro morenico. geomorfologico dell’area (fig. 6). Da ovest
Gli elementi areali più evidenti nella carta La carta geomorfologica permette inoltre ad Est: l’arco alpino occidentale, la pianura
sono: di rappresentare con maggiore chiarezza le padana, la collina di Torino, il Monferrato, le
• gli ampi settori antropizzati del territorio altre forme di modellamento a carattere li- Langhe, e poi, a fare da margini sud-orientali,
torinese, quasi senza soluzione di conti- neare: la costa ligure e la catena appenninica. Per
nuità alla base della Collina di Torino fra • gli attuali corsi d’acqua principali ed il rendere più espliciti i riferimenti al paesaggio
Settimo e Trofarello e poi ad ovest verso reticolo idrografico affluente; attuale è stata pure evidenziata l’idrografia
Orbassano e Rivoli, a testimoniare l’in- • le tracce di antichi scaricatori fluviogla- principale.
tenso sviluppo urbanistico dell’ultimo ciali; L’evoluzione geologica dell’area è stata
secolo; • i resti di un’antica rete idrografica ora poi sintetizzata attraverso la rappresentazio-
• i complessi di colline moreniche e depres- estinta; ne cartografica di 4 situazioni paleogeogra-
sioni intermoreniche posti fra Rivoli ed • le scarpate morfologiche che articola- fiche (figg. 7-10), indicate come “tappe” si-
Avigliana, la cui disposizione concentrica no il settore di pianura, anch’esse sud- gnificative per illustrare i principali ambienti
ed articolata rispecchia il succedersi di divise per altezza (a: < 5 m; b: 5-20 e processi geologici che hanno caratterizzato
fasi glaciali ed interglaciali pleistoceni- m; c: > 20 m), a testimoniare episodi il settore piemontese nei seguenti intervalli
che, durante la costruzione dell’anfiteatro più o meno significativi di erosione e/o cronologici:
morenico; sedimentazione in ambiente fluviale e • da 5 a 2,5 milioni di anni fa (emersione
• i tratti di pianura alluvionale distinti se- fluvioglaciale. della collina torinese dal mare piemonte-
condo la natura dei sedimenti superficiali se);
(ghiaiosi, sabbiosi, limosi); 4 SINTESI DIVULGATIVA DELL’EVOLUZIO- • da 2,5 a 700 mila anni fa (il paleo-Po a
• i settori pedemontani, quelli marginali NE GEOLOGICA DEL PIEMONTE CENTRALE Sud della collina di Torino);
all’anfiteatro morenico di Rivoli-Aviglia- I documenti di cartografia geotematica • da 700 mila a 10 mila anni fa (espansioni
na e quelli distali dei conoidi fluviogla- sopra descritti esprimono in maniera di- dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Aviglia-
ciali, caratterizzati da coltri di alterazione saggregata ma nel complesso esauriente le na);
superficiali suoli con orizzonti rubefatti, conoscenze essenziali sulla costituzione geo- • da 10 mila anno fa ad oggi (neo-Po ed
suoli antichi e pologenetici, classificati logica dell’area torinese. Sulla base di questi attuale reticolato idrografico).
secondo il loro spessore; elaborati e di altre informazioni provenienti Per ciascuna rappresentazione carto-
• i conoidi alluvionali e fluvioglaciali, sud- dalla letteratura scientifica di argomento grafica sono stati inseriti i punti ed i rife-
dividendoli in base all’acclività della loro geologico, grazie al progetto “Museo Torino” rimenti numerici ai luoghi in cui sono con-
superficie (pendenza maggiore o minore è stato possibile elaborare alcune “mappe servate significativi reperti e testimonianze
del 10 per mille). paleogeografiche” che ricostruiscono l’evo- dell’evoluzione geologica. I luoghi sono poi
Un ulteriore elemento areale rappresen- luzione del settore piemontese negli ultimi 5 stati descritti tramite schede pubblicate
tato sulla carta, seppure con dimensioni milioni di anni. sul sito web del Museo Torino (www.mu-
Figura 9 – Collocazione paleogeografica di alcuni “luoghi” caratteristici delle Figura 10 – Collocazione geografica di alcuni “luoghi” caratteristici della “quarta
glaciazioni pleistoceniche (“terza tappa” della storia “prima della Città”, da tappa” (da 10mila a 2 mila anni dal presente) della storia “prima della Città”. La
700mila a 10mila anni dal presente) e relativi caratteri paleo-ambientali : 23, mappa illustra un’intervallo di intervallo successivo ai grandi fenomeni di deviazione
27 = modellamento glaciale dei versanti montuosi; 32, 33 = sedimentazione fluviale del Po e del Tanaro, i quali hanno lasciato alcune tracce del loro corso (49,
glaciale e formazione degli anfiteatri morenici allo sbocco in pianura delle mag- 54). Le aree pianeggianti poste ai margini degli alvei fluviali sono facilmente rag-
giori valli alpine. 36, 39 = sviluppo di laghi glaciali ai fianchi delle morene degli giungibili dalle acque di esondazione (61, 62, 63). I corsi d’acqua dell’area torinese
anfiteatri. 28 = depositi grossolani sui conoidi fluvioglaciali e lungo i maggiori approfondiscono il loro alveo incidendo e terrazzando i depositi glaciali e fluviali più
fiumi caratterizzati da canali intrecciati. 46 = terrazzi di modellamento fluviale antichi (50, 51, 52). I versanti della Collina di Torino sono interessati da vari fenomeni
sull’edificio collinare. di instabilità per frana (66).
del Torinese
1 PREMESSA
a un ingegnere minerario formatosi
tropolitana – Torino e Comuni limitrofi – non Fermo restando tuttavia il fatto storico di rado risultano disponibili anche consistenti
può più rinunciare. che la progressiva disponibilità di adeguate depositi detritici di falda rocciosa, convenien-
La Provincia di Torino ha saggiamente te- infrastrutture viarie, soprattutto ferroviarie, temente utilizzabili.
nuto conto di essa, censendo sia gli impianti per un trasporto più economico, hanno vie- È dunque abbastanza comprensibile, ge-
autorizzati a trattare i rifiuti da C&D, sia le più condizionato le forniture di materie prime ograficamente, la distribuzione dei centri di
cave di granulati che possono ben valorizzare minerali alla Città, con le sue crescenti neces- produzione di tali materiali, conseguente a
le c.d. TRS. sità di costruire, di trasformare e di produrre scelte di impresa e di sviluppo civile; le prime
lavoro e benessere. direttamente collegate ai trasporti, le secon-
3 GEORISORSE DELL’AREA METROPOLI- Questo contributo “minerario” sarà quin- de legate alle opportunità delle costruzioni.
TANA CONSIDERATA di non certo esaustivo e tanto meno di taglio L’evoluzione dei prelievi ha rappresentato
A questo punto, definire l’Area Metropo- “prospettivo”, ma una memoria del presente quindi una risposta logica ma non sempre
litana Torinese è compito divenuto difficile e con delle testimonianze del passato e qual- razionale - dal punto di vista della pianifi-
“rischioso, in un clima di avviata “de provin- che raccomandazione per il futuro, sul tema cazione, come oggi viene intesa – ai consumi
cializzazione” del territorio Regionale, o per delle georisorse del territorio, che oggi spesso o più semplicemente alle richieste del mer-
meglio dire “riprovincializzazione” senza pe- indichiamo genericamente come Torinese, ma cato, senza limitazioni o contingentamenti ai
raltro doversi riferire alla Provincia intera ma per il quale le nuove, annunciate Amministra- fabbisogni locali, in parte coperti, come da
volendo sostanzialmente tener presente l’enti- zioni - a qualsiasi titolo di “governance” e sempre è avvenuto, anche da risulte litoidi
tà Comunale “allargata” di Torino (vedi Fig. 3). con ogni “colore” politico elettivo - dovranno di scavi occasionali, a fini civili, purché di
Non mi pare infatti che si possa fare stret- darsi da fare, col miglior successo di tutti, nei natura petrografica idonea.
to riferimento a limiti morfologici specifici, a prossimi anni. Nella Provincia di Torino, contrariamente
prescindere dall’area collinare di oltre Po, ad Volendo quindi rimanere entro i limiti to- ad es. a quella di Cuneo, si sono rese così
est della Città, definendola però opportuna- ponomastici prima indicati, semplicemente disponibili in passato, per la produzione di
mente prima del Chivassese e del Chierese ed assunti come riferimento localizzativo per granulati, formazioni rocciose in prevalenza
arrivando, attraversando Banna e Stellone a rappresentare una entità territoriale metropo- serpentinitiche, piuttosto che calcareo-dolo-
Sud, non oltre Carmagnola; quindi risalendo litana di caratteristiche certamente più com- mitiche; relativamente subordinata è stata,
verso Nord-Ovest, nella pianura del Po e dei plesse, è possibile richiamare talune attività fino ad un certo punto, la coltivazione di mate-
suoi affluenti di sinistra idrografica (Lemina, minerarie, storiche ed attuali, svolte in condi- riali sciolti alluvionali, non troppo alterati e di
Chisola, Sangone), sino a Piossasco e Aviglia- zioni strettamente dipendenti dalle rispettive facile reperibilità: le estrazioni dagli alvei - un
na, con l’attraversamento della Dora Riparia situazioni giacimentologiche e comunque le- tempo consentita, date le quantità limitate,o
allo sbocco della Valle di Susa e quindi pro- gate alle particolari dinamiche, estrattive e di presunte tali - rappresentò, per generazioni di
seguendo verso Nord-Est (lasciando a monte mercato, delle diverse materie prime. cavatori, una redditizia attività che permise
il rilievo del Musinè) in direzione di Lanzo, anche una certa selettività, non solo granu-
oltre lo Stura e sino a Castellamonte, per poi 3.1 MATERIALI LITOIDI PER “AGGREGATI lometrica ma anche petrologica, a seconda
scendere, in direzione Est-Sud Est, su Calu- NATURALI” dei bacini di alimentazione dei corsi d’acqua
so e Torrazza così da ricomprendere anche la È opportuno distinguerli secondo la loro na- e dei siti deposizionali delle correnti (Fig. 5).
parte meridionale del Canavese, nelle piane tura ed origine, quale pietrisco monogenico, da Non di rado poi gli scavi fungevano da
del T.Bendola, dell’Orco e del Malone, con i comminuzione di rocce coerenti “preterziarie”, “trappole” per il materiale solido trasportato
centri, fra gli altri, di Rivarolo, Feletto, Ciriè, prodotte in tradizionali cave di monte, oppure e periodicamente rifornito dalle ricorrenti al-
S. Maurizio, S.Benigno,Caselle, Volpiano ed ghiaie e sabbie poligeniche sciolte, estratte in luvioni. Il prelievo presso alvei torrentizi pare
infine Chivasso. cave di formazioni “quaternarie”, soprattutto sia anche avvenuto, in qualche caso, col favo-
È così chiaro che non si tratta, soprat- di pianura (PERETTI, 1974). re del rigido clima invernale, sotto- scavando
tutto per le regioni pianeggianti, di una vera Le condizioni delle pianure attorno a To- allora le formazioni superficiali, indurite dal
delimitazione fisica o politica, ma solo di una rino risultano, nel complesso, tali da soddi- gelo e quindi rese “pseudo-autoportanti”, co-
sfumata e virtuale “circonduzione” geogra- sfare quasi sempre i requisiti litoapplicativi sì da poter estrarre ad es. gli orizzonti sabbio-
fica sulla carta, per comodità descrittiva nei richiesti, per calcestruzzi e bitumati; le rocce si sottostanti. Il successivo franamento del
confronti del centro metropolitano, volendo poi primarie dei rilievi prealpini non distanti dalla “tetto”, all’atto del disgelo, comportava poi
esaminare, sinteticamente, situazioni giaci- città presentano, da parte loro, ottime carat- una certa subsidenza del piano campagna,
mentologiche, tipologie estrattive ed interessi teristiche di resistenza e sono altresì dispo- spesso appianata, almeno in parte, dall’ap-
di mercato delle risorse minerarie “autoctone”. nibili in quantità di interesse industriale. Non porto solido dello stesso corso d’acqua…
Ma forse si tratta di una “leggenda metro- Esempi al riguardo si vedono a Palazzo Reale chia di leopardo”, come fu stigmatizzato nei
politana”, sarebbe il caso di dire! (o piuttosto e Carignano, nelle vie restaurate con le corsie decenni successivi) che divenne tosto un
riferibile ad estemporanee sottotecchie, a letto di pietra per i carri, in certi rioni o borgate, nei complesso problema territoriale ed ambien-
di conglomerati) Si sa che quando mancano sagrati e sulle scalinate collinari ecc. tale, però mitigato nel tempo con una prag-
i cavalli trottano gli asini: la carenza locale Nel dopoguerra, le necessità della rico- matica “pianificazione”, anche estrattiva;
di materiali litoidi di buone caratteristiche struzione di molti edifici abitativi danneggiati e fu in effetti l’unica portata a conclusione
litoapplicative, in area collinare torinese, ha e del rinnovamento industriale, con la crea- negli anni ’90, grazie alla collaborazione fat-
sempre determinato l’uso alternativo di certi zione di grandi infrastrutture, spinse la pro- tiva sia degli uffici competenti delle diverse,
litotipi presenti occasionalmente nelle com- duzione di c.d. inerti ben oltre le possibilità di pubbliche amministrazioni coinvolte, sia
plesse formazioni del BTP costituente. Ne sono rinascimento fluviale, mentre alle cave stori- della varie aziende operanti, sotto un’egida
stati esempio i prelievi di ciotoli o conglome- che di monte più vicine, poste strategicamen- “ambientale” (quasi di Parco) fornita dal
rati, a Bric Porassa, dietro Gassino, od a Bric te agli sbocchi vallivi principali di Sangone, costituito ”Sistema delle Aree Protette”della
Paluc, a Baldissero, con ricche frazioni peri- Dora R., Stura ecc., pur lavorando al massimo Fascia del Po e con l’assenso dovuto dell’Au-
dotitiche, oltre che di provvidenziali “sacche” della produttività -per pietrischi, aggregati, torità di Bacino.
di sabbie e ghiaie, depositate in prossimità di massicciate e scogliere ecc. a Piossasco, Tra- Attualmente, a parte la crisi del settore
corsi d’acqua. Raramente tuttavia i conglo- na, S. Ambrogio, Caprie e Condove ecc. oltre edilizio e non solo, l’attività di cava, alta-
merati si sono dimostrati qualitativamente e alla citata miniera di Balangero, produttrice mente qualificata, risulta coordinata e com-
quantitativamente idonei per la produzione di di molto sterile roccioso- si affiancarono nuo- patibile, secondo le regole operative di buona
blocchi d’opera di un certo interesse per le im- ve cave di pianura, poste in aree perifluviali, tecnica e gli standard ambientali, imposti
prese costruttrici locali, venendo invece com- che approfondirono via via le coltivazioni di anche dalle normative comunitarie, in base
minuti e rappresentando comunque per esse misto naturale, anche sotto falda, deprimen- ai risultati acquisiti da ricerche scientifiche
un’opportunità, caso per caso, alla stregua dola a tempo o con tecniche di “dragaggio”. condotte su convenzione fra le Università e le
dei massi erratici - granitoidi e serpentinitici, In particolare, nel tratto del Po a sud di To- Amministrazioni competenti.
in particolare - rinvenuti e prontamente fatti rino, la potenza dei depositi alluvionali -in parte D’altra parte, già nel secolo scorso, lo
sparire alle quote più basse del rilievo. addirittura di apporto del Tanaro, un tempo con- sviluppo del “cemento armato”(p.d. del cal-
Anche la cernita in alveo asciutto di ciot- fluente- e la loro buona qualità, soprattutto delle cestruzzo) aveva indicato, per la scelta degli
tolame tondo, abbastanza calibro, rispettiva- sabbie, indussero le imprese familiari operanti aggregati, la preferenza dei materiali “psefi-
mente di colore chiaro - ad es. rocce acide o in alveo a rilocalizzarsi fuori del corso d’acqua tici” alluvionali, più direttamente disponibili
carbonatiche della Valle di Susa - oppure scuro “attivo” magari occupando vecchi meandri ab- rispetto ai “clastici” da comminuzione mec-
- ad es. rocce ultrabasiche della Valle di Lanzo - bandonati, ma con materiali freschi superficiali, canica (esplosivo e frantoio), con necessità
aveva l’importante finalità di reperire elegante e senza pregiate colture agricole affermate, ad di impianti assai impegnativi e con impatti
quanto economico materiale per una durevole es, in aree di pioppeto od a gerbido, un tempo ambientali complessivamente maggiori, per
pavimentazione (ed anche creativa per gli ef- disponibili a minor prezzo (Fig. 6). polveri, rumori, paesaggio ecc. , oltre i solita-
fetti compositivi in opera) adatta per cortili, Si verificò dunque un fenomeno di pro- mente maggiori oneri di trasporto e di ricom-
viottoli, piazzette ecc. sia di città che di paese.” gressiva occupazione della fascia (a “mac- posizione con recupero naturalistico del sito.
Figura 8 – Gallerie difensive sovrapposte “di mina e contromina” (illustrate nel Museo P. Micca a Torino).
Nella Provincia di Torino le cave risultano ecc. sino a Torrazza, ove si estrae anche un cui è edificata la città, ed interamente rivestite
oggi concentrate soprattutto nelle pianure misto granulare alluvionale compresente). in mattoni, come è possibile vedere nel bellis-
quaternarie olo-pleistoceniche, rispettiva- Le argille estratte, pleistoceniche, danno in simo Museo cittadino di Pietro Micca (Fig. 8).
mente nei depositi alluvionali recenti e nei cottura tipici colori rosso-bruno oppure giallo Si trattava di milioni di pezzi, (che richie-
sedimenti fluvio-glaciali, talora associati a chiaro,dipendendo ciò dal contenuto di ossi- devano, migliaia di mc di argilla) da cuocere in
più antichi sedimenti fluviali pliocenici. di metallici, in relazione alle litostratigrafia pochi giorni ed unire con la calce in opera, oltre
Per quanto concerne l’area metropolitana locali. Pur risultando ottime argille limose a quelli necessari anche per i muri di sostegno
torinese, attualmente ci si deve limitare a per la produzione di laterizi, i suddetti gia- delle bastionature, ed a parte i dovuti rinforzi
considerare, per la produzione industriale dei cimenti non offrono più riserve adeguate per strutturali alla stessa cittadella bombardata...
laterizi, la fascia di pianura – in destra del Po assicurare un’attività produttiva industriale Risulta dagli archivi storici che tali forni-
con gli affluenti T. Banna e Rio Stellone – che moderna senza altri apporti onerosi6. ture - rese difficili in quei mesi “preparatori”
si apre, non a caso, dopo il nodo di Trofarello, Non risultano invece più attive estrazioni dagli sbarramenti nemici, soprattutto verso la
fra la linea ferroviaria per Cuneo e Savona e di argilla nei depositi morenici di Rivoli ed pianura - avvenissero per via fluviale, anche da
quella per Asti e Genova (vedi Fig. 3). Avigliana, ad es. Giaveno, al pari di quanto Moncalieri, prima che questa fortezza cadesse
Sono ivi presenti, su un’area di poche cen- avvenuto nell’anfiteatro di Ivrea. in mano francese. Persino demolizioni “mirate”
tinaia di kmq, depositi fluviali pedogenizzati Storici prelievi di argille marnose (torto- ebbero luogo per recuperare macerie e laterizi di
pleistocenici, costituiti da sedimenti a granu- niane) del BTP, presenti nelle falde collinari “emergenza” e vennero pure riutilizzate le terre
lometria fine, con alternanze di livelli siltosi ma torinesi, in destra Po a nord del capoluogo, e rocce da scavo, prodotte dai lavori sotterranei,
soprattutto argillosi. Non contengono indeside- e localizzate all’altezza di Castiglione T.se, senza aspettare decreti ministeriali…
rate sostanze carbonati che, mentre è presente, risultano documentati negli archivi di diversi Fu comunque fatto un ”bel travaj”, come
fra le componenti, la smectite, apprezzata ar- Comuni limitrofi, sino agli anni ’60, con forna- si usava dire, e tutti noi dobbiamo essere ri-
gilla con capacità di “scambio” per un impiego ci continue Hoffman, funzionanti a carbone, conoscenti sia ai minatori che ai difensori in
“attivo”nelle discariche RSU e non solo. per la produzione di mattoni pieni e forame armi (che poi, verosimilmente, erano gli stessi
Un minimo cenno, data la relativa prossimi- alleggerito (ma non di tegole, essendo il cotto uomini impegnati).
tà di Torino, è tuttavia dovuto alle estrazioni di troppo poroso); dai giacimenti, di limitata po- Venendo a tempi più recenti, l’ultimo dopo-
argilla pregiata a Castellamonte, oggetto di se- tenza utile metrica e sotto una certa copertura guerra e l’arrivo di molti nuovi abitanti, impo-
colare utilizzo per una rinomata produzione ma- sterile, si producevano più di 100 mc/g ; ben sero la creazione di altre periferie, in qualche
nifatturiera ceramica, di artigianato locale:stufe poca cosa rispetto ai 200 mila pezzi prodotti caso occasione anche di realizzare quartieri
e tuberie, vasi e pentole, piatti e piastrelle arti- nella zona di Torrazza P.te , ma comunque non progettati secondo innovativi criteri urbani-
stiche, oggi ridotta ai minimi termini ma non trascurabile per l’economia del luogo, se c’è stici ma con intensivo uso“autarchico”del
del tutto spenta (FORNO & FERRANDO, 2008). stato davvero, come riferito da un anziano im- mattone nonché dell’abbondante mano d’o-
Si tratta tuttavia, segnatamente per la cita- presario del posto, un interesse finanziario, pera, appena immigrata da altre regioni: fu
ta zona pedemontana, di un giacimento poten- con altri soci facoltosi ma molto meno famosi, così creata la Falchera (SUDANO, 1989).
zialmente ancora sfruttabile, in virtù sia della da parte della “divina” Maria Callas!
buona qualità dell’argilla - ricca di quarzo as- Incidentalmente, anche per ricollegarci, 3.3 ALTRI MINERALI USATI NELL’INDUSTRIA DELLE
sociato - dando prodotti di cottura compatti (es. di tanto in tanto, alle lunghe premesse che il COSTRUZIONI
gres) ma soprattutto con caratteristiche anche tema “Georisorse” ha richiesto, può essere in- L’attuale assenza, in Provincia di Torino,
refrattarie, utili –-non a caso – per la produzione teressante ricordare che, oltre due secoli fa, in di cave di minerali di specifico uso “industria-
di pezzi ceramici resistenti al calore. Negli ultimi occasione del celebrato assedio del 1706, coi le” -a parte le argille di cui s’è detto, le oc-
30 anni risultano invece cessate molte piccole Francesi alle porte di Torino, fu necessario in casionali lenti di quarzo siderurgico, nonché
attività poste agli sbocchi della Valle di Susa ed tutta fretta (AA.VV., 2007) - aspettando le truppe le impure sabbie silicee del BTP- riguarda in
altre del Canavese, divenute poco economiche. alleate austriache del Principe Eugenio di Savoia particolare i c.d. “leganti” e le loro materie
Permangono alcune cave per laterizi aper- - costruire lunghe gallerie di “mina” e di “con- prime per calci, cementi e gessi.
te nella ampia pianura alluvionale a nord di tromina”, a debole profondità nelle alluvioni su Per ciò che concerne le sostanze solfatiche
Torino, comprendente le conoidi dell’Orco e del di calcio (seleniti ed anidriti), il vicino Mon-
Malone, coltivando estensivamente potenze ferrato messiniano delle colline d’Asti -ad es.
utili di pochi metri, con operazioni sistemati- 6 Nel complesso furono autorizzati - per il 2010 - Moncucco“T.se”- ha da sempre fornito ottimo
che di scavo ed immediato ripristino agricolo produzioni di argilla, nelle cave operanti in Provincia gesso, sia da legante aereo che da scagliola,
dei terreni (Foglizzo, S. Giusto, Montanaro di Torino, pari a circa 33.000 mc di materiale in posto. sia come regolatore di presa del cemento che
Figura 10 – Palazzo Carignano, fregi in laterizio stampato e portale in Pietra di Gassino. Figura 11 – Basilica di Superga, con trabeazione e colonnato del pronao in Pietra di Gassino.
2. CONTENUTI PROGETTUALI
I progetti di cava devono contenere gli ela-
borati previsti all’art. 5 della l.r. 69/78, come
integrato dalla circolare P.G.R. 18 settembre
1995, n. 21/LAP, nonché da quanto previsto
da norme speciali in materia entrate in vigore
successivamente (es. D.Lgs 117/08 e Docu-
mento di Programmazione Attività Estrattive
MASSIMILIANO PETRICIG
e del Registro regionale Regione Piemonte - Settore Ciclo integrato
dei rifiuti e servizio idrico integrato
a bozza di regolamento è stata struttu- ro di sonde geotermiche verticali inferiore o Negli articoli quattro e cinque si regolamen-
il sistema di monitoraggio
e allarme per la Città di Torino
1. INTRODUZIONE Al contrario gli eventi alluvionali, a cui sono ralesche sono localizzate, inseguite e caratte-
e disposizioni normative in materia di associate precipitazioni estese e prolungate rizzate con diversi parametri derivati da dati
SSI = a1* VIL + a2 * Max Echo + a3 * ET10 (1) città d’acqua” che prevede il recupero delle • le predisposizioni per l'eventuale evacua-
rive dei fiumi in un unico parco fluviale di 70 zione delle aree maggiormente minacciate.
con i pesi a1, a2, a3 definiti km, con una superficie di 17 milioni di m2. In La gestione delle piene del Po in quanto
occasione di piogge persistenti o di violenti nu- fiume di interesse sovraregionale, comporta
a1 = 1 / 10 a2 =1 / 20 a3 = 1 / 200 bifragi si possono verificare fenomeni di eson- l’intervento coordinato di più amministrazioni
dazione, anche importanti, dei corsi d’acqua competenti, passando attraverso accordi per
È infatti ben noto che il VIL è un indica- presenti in tali aree. Dall’incrocio delle aree a la condivisione delle informazioni e dei dati,
tore di dimensione della grandine (Edwards rischio idraulico con la carta della situazione della previsione e della sorveglianza in tem-
e Thompson, 1998; Amburn and Wolf, 1996), antropica si evidenziano le scenari di possibile po reale dei Centri Funzionali interessati. Il
mentre l’EchoTop per riflettività di 10 dBZ danno per le aree urbane prospicienti, in par- Centro Funzionale del Piemonte, utilizzando i
fornisce informazioni sullo sviluppo verticale ticolare, il Fiume Po, i Torrenti Sangone, Dora modelli idrologici ed idraulici disponibili ed in
della cellula (Cotton e Anthes, 1992). L’in- Riparia e Stura di Lanzo. Tutti i torinesi ricorda- particolare il sistema informativo di previsio-
tensità della corrente ascendente (updraft) no le immagini drammatiche dei Murazzi com- ne delle piene, valuta attraverso un servizio
può essere correlata con la massima echo, pletamente allagati (Fig. 1) durante le recenti continuativo il rischio idraulico e, in caso di
che fornisce anche una stima della massima alluvioni e l’apprensione per la sicurezza dei avviso di criticità idrogeologica ed idraulica,
intensità istantanea di precipitazione, asso- ponti Vittorio Emanuele I e Isabella, così come emette uno specifico bollettino di previsione
ciata al temporale. A partire dalla distribuzio- i negozi di Borgo Dora devastati dal fango per delle piene il quale contiene una stima pun-
ne empirica sono stati derivati i valori soglia l’esondazione della Dora Riparia. tuale del livello idrico previsto riferita ai corsi
relativi ai seguenti quantili: Per una corretta gestione dei fenomeni di d’acqua principali.
inondazione è necessario prevedere un’ade- I livelli attesi sono differenziati in 3 classi
SSI = {quantile, prob = [0.5, 0.7, 0.85, 0.95, guata pianificazione d’intervento e disporre di criticità crescente cosi definite:
1.0]} (2) di un servizio di preannuncio che segnali con O) Ordinaria - la portata occupa tutta la lar-
anticipo il verificarsi dei fenomeni di piena. ghezza del corso d’acqua con livelli sensi-
La SSI è stata suddivisa in 5 classi corri- La normativa di protezione civile prevede bilmente al di sotto del piano campagna;
spondenti ai quantili calcolati in (2). È stata che vengano predisposte le attività neces- bassa probabilità di fenomeni di esonda-
inoltre aggiunta una sesta classe per tenere sarie alla prevenzione e riduzione del rischio zione; è richiesto di prestare attenzione
conto dei temporali di severità mai registra- idraulico, e che venga assicurato un adeguato all’evoluzione della situazione;
ta nei due anni dai quali sono stati derivati governo delle piene, cui devono concorrere le M) Moderata - la portata occupa l’intera se-
i quantili per la definizione del SSI. Valori di attività di: zione fluviale con livelli d’acqua prossimi
precipitazione oraria stimata sui centri urbani • preannuncio e sorveglianza poste in esse- al piano campagna; alta probabilità di fe-
superiori a 30 mm e la presenza, o la previsione re attraverso la rete dei Centri Funzionali; nomeni di inondazione limitati alle aree
entro l’ora, di celle con SSI > 4 producono un • presidio territoriale idraulico attraverso prospicienti il corso d’acqua e moderati
warning sull’area urbana con conseguente in- adeguate strutture e/o soggetti; fenomeni di erosione.
fittimento dei monitoraggi operata anche tra- • regolazione dei deflussi. E) Elevata - la portata non può essere con-
mite l’interrogazione puntuale delle stazioni a Il Piano Comunale di Protezione Civile tenuta nell’alveo; alta probabilità di feno-
terra della rete meteoidrografica regionale. della Città di Torino individua i punti critici meni di inondazione estesi alle aree dista-
e prevede l’attivazione di interventi adeguati li del corso d’acqua e di intensi fenomeni
3. PREANNUNCIO DEI FENOMENI DI PIE- alla gravità del rischio atteso. Tra questi in- di erosione e di alluvionamento.
NA A SUPPORTO DELLA GESTIONE DEL terventi si prende in considerazione: Nella città di Torino sono disponibili le
RISCHIO ALLUVIONALE PER LA CITTÀ DI • il controllo costante dell’innalzamento del previsioni delle portate oltre che per il Fiume
TORINO livello dei corsi d’acqua e della tenuta dei Po anche per i corsi d’acqua Dora Riparia e
I corsi d’acqua per la città di Torino rappre- manufatti e degli argini; Stura di Lanzo per le 36 ore successive. I tempi
sentano un’importante risorsa ambientale al • l'allertamento della popolazione inte- di preannunzio consentono di affrontare l’e-
punto che è stato pensato un progetto “Torino ressata; vento di piena attivando preventivamente le
Figura 3 – Precipitazione cumulata, stimata da radar di Bric della Croce, tra le 12:00 e le 18:00 UTC. I valori in arancione corrispondono ad una precipitazione compresa tra 90 e 110
mm. I valori numerici si riferiscono alla cumulata totale (mm) registrata dai pluviometri (simboli quadrati).
Figura 4 – Modello tridimensionale delle aree interessate dall’evento. Le aree in rosso lungo il Po rappresentano zone che hanno subito parziali allagamenti e deflussi superficiali pro-
venienti dai bacini collinari; le restanti aree in rosso rappresentano i settori maggiormente colpiti dalle frane superficiali e da fenomeni di erosione accelerata del suolo. I “segnaposto”
bianchi indicano le frane superficiali maggiormente significative (immagine elaborata dal Dipartimento Tematico Geologia e Dissesto di Arpa Piemonte).
Figura 6 – Dissesti pregressi (1800 al 2000) raccolti presso il Sistema Informativo Geologico, scala 1:30.000 (cartografia elaborata dal Dipartimento Tematico Geologia e Dissesto di Arpa Piemonte).
DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI (27 logy, Vol. 5, pp. 165-166.
Per questi ultimi, come descritto, le tecniche
febbraio 2004) Indirizzi operativi per la gestione MECKLENBURG S., SCHMID W., JOSS J. (1999) COTREC
di previsione operative consentono un preavviso organizzata e funzionale del sistema di allerta- - a simple and reliable method for nowcasting
sufficiente per poter attivare preventivamente mento nazionale e regionale per il rischio idrogeo- complex radar pattern over complex orography.
le azioni preparatorie di protezione civile e le logico ed idraulico ai fini di protezione civile, Gaz- Final Seminar of COST-75: An Advanced Weather
eventuali misure cautelari necessarie. zetta Ufficiale n. 59 dell’11 marzo 2004 e s.m.i. Radar Systems 1999, 61, 441–450.
Per i fenomeni a rapida evoluzione sono in- DOVIAK R.J. AND ZRNIC D.S. (1984) Doppler radar and PRESS W.H. (2007) Numerical Recipes. The Art of
vece stati implementati strumenti e tecniche weather observations; Academic Press, 1984. Scientific Computing, 3rd Edition. ISBN 0-521-
DUNCAN M.R., AUSTIN B., FABRY F., AUSTIN G.L. (1993) 88068-8
di previsione a breve termine (nowcasting) di
The effect of gauge sampling density on the ac- REGIONE PIEMONTE (2005) Disciplinare per la gestione
estrema utilità per la loro individuazione e lo- curacy of streamflow prediction for rural catch- organizzativa e funzionale del sistema di aller-
calizzazione spaziale. Si auspica che in futuro ments. J. Hydrol. 1993, 142, 445-476. tamento regionale ai fini di protezione civile,
questi strumenti possano essere utilizzati non EDWARDS R., THOMPSON R.R.L. (1998) Nationwide Bollettino Ufficiale n. 21 del 26 maggio 2005
solo dagli addetti ai lavori, ma anche dai cit- comparisons of hail size with wsr-88d verti- 2° supplemento e s.m.i.
tadini per l’adozione consapevole di azioni di cally integrated liquid water and derived ther- RINEHART R.E. AND GARVEY E.T. (1978) Three-dimensio-
autoprotezione da adottare in corso di evento. modynamic sounding data. Wea. Forecasting, nal storm motion detection by conventional me-
13, 277–285. teorological radar. Nature 1978, 273, 287–189.
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7. RIFERIMENTI identification for hazard reduction. Washington fall thresholds triggering shallow landslides for
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SAMANTHA ROSATI
sul territorio della Provincia Provincia di Torino, Area Sviluppo Sostenibile
e Pianificazione Ambientale, Servizio Gestione
Rifiuti e Bonifiche - Ufficio Discariche e Bonifiche
di Torino CLAUDIA VIOTTO
Provincia di Torino, Area Sviluppo Sostenibile
e Pianificazione Ambientale, Servizio Gestione
Rifiuti e Bonifiche - Ufficio Discariche e Bonifiche
1. PREMESSA ziale del numero di procedimenti ed un au- D.lgs 36/2003, in materia di discariche, dal
e attività in materia di discariche di mento della loro complessità. D.M. 27 settembre 2010, in materia di criteri
Figura 1 – Ubicazione delle discariche attive presenti sul territorio della Provincia di Torino.
Figura 2 – Ubicazione delle discariche in fase di gestione post-chiusura presenti sul territorio della Provincia di Torino.
Figura 5 – Ubicazione dei siti sottoposti a procedure di bonifica a fine anno 2011 sul territorio della Provincia di Torino.
D.lgs 152/2006, si è verificato un progressivo 2011 si contava sul territorio della Provincia 3.3 LA CAUSA ED IL TIPO DI INQUINAMENTO
incremento delle attività inerenti la bonifica un totale di oltre 700 siti inquinati sottoposti Il grafico di Fig. 6 indica invece le princi-
dei siti inquinati (fig. 4): alla fine dell’anno alle procedure di bonifica o candidati all’ap- pali attività origine dell’inquinamento delle
di Gerbido
1. FASE DI LOCALIZZAZIONE Gruppo Trasporti Torinesi (GTT) ed a sud-est • sondaggi a carotaggio continuo alla pro-
in dal 1998 il Programma provinciale dal cimitero sud della città. fondità di 20 m dal p.c. con esecuzione
1 SETTORE CITTADINO costituiti di fatto solo da scavi occasionali per un massimo di 67 m (Corso Marche), mentre
l territorio di Torino è suddivisibile in due grandi cantieri edili o per infrastrutture quali lo sviluppo altimetrico varia tra 180 m s.l.m.
1 INQUADRAMENTO dal Duca Emanuele Filiberto di Savoia è elaborata città sotterranea di gallerie di
a grande area torinese è una vasta stata rapidamente costruita negli anni mina e contromina, un dedalo di svariati
Figura 7 – Grandissima variabilità degli assorbimenti di boiacca di cementazione nelle iniezioni di consolidamento del terreno da scavare per il presidio di edifici in superficie.
samento dei depositi fluviali (o fluvioglaciali) nante per l’adozione delle tecnologie per la Sono stati reperiti blocchi sub-sferici od
quaternari (Fig. 5) costruzione delle paratie: infatti si è dovuta ovoidali, sempre con superfici arrotondate, di
La cementazione è naturale e dovuta alla adottare l’idrosfera giacchè la più sempli- materiali lapidei consistenti sia granitoidi sia
precipitazione di carbonati di calcio e magnesio. ce benna mordente (kelly) non è in grado di di pietre verdi, con dimensione maggiore sino
Questi sali provengono principalmente scavare il terreno cementato. Ciò sia per le al metro.
dalle acque del F. Dora Riparia che nei periodi stazioni della Metropolitana (FANTINI 2010), Sono sostanzialmente due i negativi ri-
di maggiore portata alimenta la falda super- sia per le trincee del Passante Ferroviario flessi applicativi: da un lato hanno rallenta-
ficiale, tant’ è che la locale ed occasionale (CAVALLERO 2010), sia per la stabilizzazione to lo scavo delle gallerie della Metropolitana
cementazione sembra ridursi con l’allontana- degli scavi di fondazione del grattacielo Inte- eseguito con TBM avendo provocato locali in-
mento dall’asta fluviale della Dora. sa Sanpaolo (MANASSERO 2010). La tecnolo- nalzamenti puntuali della coppia di rotazione
Per cercare di rappresentare graficamente gia dell’idrofresa, utilizzata a Torino sin dagli della testa di abbattimento, nonché danneg-
le zone cementate, che sono disperse in mo- anni ’80, è stata innovativa e risolutiva: con giamenti o perdita degli utensili a picco. Oc-
do del tutto casuale, è stata predisposta una essa è stato capovolto il concetto di realizza- corre ricordare che la fresa era già stata pre-
mappatura georeferenziata (DE RIENZO 2008 E zione dello scavo dei pannelli per le paratie, disposta anche con utensili a disco da roccia
2009) suddividendo il materiale sia a seconda con l’abbandono della benna mordente per resistente perché, comunque, avrebbe dovuto
del grado di cementazione (C1 con cementa- passare alla fresatura dei materiali ed alla già d’ordinario demolire il ciottoloni presenti
zione in tracce <25%; C2 con cementazione loro successiva estrazione ed allontanamento nella ghiaia; dall’altro lato hanno fortemente
diffusa, 25%-50%, che lascia una patina mediante pompa. ostacolato il lavoro delle idrofrese, predisposte
carbonatica sui clasti; C3 con cementazione Peraltro l’idrofresa ha sofferto la presen- per affrontare la “puddinga”, ma non in grado
elevata, tipo roccia conglomeratica > 50%), za di grandi blocchi, come sarà illusrato nel di demolire i grandi blocchi (azione per la qua-
sia in funzione della profondità (a – 10 m, – 20 successivo paragrafo. le occorre intervenire con appositi scalpelli ad
m e – 30 m dalla superficie del suolo) (Fig. 6). urto) (CAVALLERO 2010; FANTINI 2010).
I terreni interessati dai lavori di scavo 2.3 GRANDI BLOCCHI ALLUVIONALI. Quest’ultimo problema è risultato parti-
sono poi stati classificati anche sotto l’a- Gli scavi in sotterraneo hanno messo in colarmente esaltato nello scavo con Idrofresa
spetto geotecnico in funzione del loro grado evidenza la presenza, ancorché rara, di grandi delle paratie laterali della trincea di fondazione
di cementazione: la presenza di cementazione blocchi rocciosi tipo morenici, distribuiti un del grattacielo Intesa Sanpaolo (MANASSERO
ha condizionato la scelta della metodologia po’ ovunque ed a varie profondità, ma senza 2010). In questo caso, contrariamente a quan-
di scavo, degli interventi di consolidamento una accertabile regola deposizionale: questi to era noto sino ad allora, cioè la presenza di
(Fig. 7) e la definizione stessa dei paramentri blocchi sono del tutto estranei al regime idrico blocchi occasionali distribuiti random, è stato
geotecnici (BARLA G. 1999; BARLA M. 2010). di generazione delle conoidi costituenti l’a- reperito tra i 32 m e 33 m di profondità, grosso
Se da un lato per i calcoli di stabilità di rea di Torino, per cui sono stati evidentemente modo in corrispondenza di uno strato più ciot-
stazioni e gallerie la cementazione non è stata trasportati da locali estemporanei parossismi toloso con ghiaia e sabbia grossolana alla base
considerata, a favore di sicurezza, a causa idrici che li hanno rimobilizzati dai depositi del quaternario, una sorta di strato contenente
della sua variabilità, essa è stata determi- morenici. grandi blocchi sino a metrici che avevano a
Figura 8 – Blocchi metrici di serpentinite estratti da un’idrofresa dalla profondità di 32-33 m ed in parte erosi dai denti dell’idrofresa.
1 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE E IN- fortuna rimaste illese) all’incrocio tra Corso omorfologico, geolitologico, tessiturale e, non
STABILITÀ DELLA COLLINA DI TORINO Traiano e Via San Pio Quinto, e, per citare uno ultimo per importanza, neo-tettonico.
l rilievo strutturale geologicamente deno- dei casi più recenti, il collasso della fognatura Dal punto di vista geologico-strutturale
Figura 3 – Ubicazione delle stratigrafie e tracce delle sezioni litostratigrafiche costruite per la ricostruzione del sottosuolo.
Figura 4 – Sezione litostratigraficaB-B’, con andamento W-E passante per la discarica di Barricalla.
Figura 9 – Modello concettuale del sito in esame. Modificato da MANASSERO et. al (2000).
da parte del F. Dora Riparia, che alimenta la rifiuti ad opera delle acque meteoriche, gli in- zione reale. Ad esempio si è ipotizzato che la
falda sottostante. Non è escluso che il massi- quinanti derivanti dai rifiuti risultano mobilizzati contaminazione comporti una sorgente con
mo innalzamento nella parte finale dell’estate sottoforma di percolato (sorgente secondaria). portata e concentrazione costante nel tempo,
risenta dell’apporto irriguo estivo nei terreni Il percolato nella discarica è pompato, tramite anche sapendo che la discarica, una volta
agricoli nella parte settentrionale dell’area. apposite tubazioni, in cisterne di stoccaggio da esaurita, viene isolata dagli agenti atmosfe-
La caratterizzazione idrochimica, seguita un apposito sistema, che impedisce il supera- rici con sensibile decremento di percolato.
al campionamento delle acque superficiali e mento dei 20 cm di battente idraulico. A causa Inoltre si è ipotizzata una rottura del telo tale
sotterranee e dalle successive analisi effet- di rotture della barriera, l’inquinante potrebbe da eguagliare la sua totale assenza.
tuate presso i laboratori del Dipartimento di attraversare la zona non satura al di sotto del Un’altra importante semplificazione è
Scienze della Terra dell’Università di Torino, è piano di posa della discarica ed arrivare fino alla stata quella di stazionarietà del trasporto di
sintetizzata nei Diagrammi di Piper (Fig. 7) e falda superficiale. Da qui, può essere traspor- percolato attraverso la barriera di argilla e del
di Schoeller (Fig. 8). tato lungo la direzione di flusso della falda fino terreno non saturo.
È possibile osservare come le acque dei T. ai bersagli individuati. Secondo quanto regola- Tramite la soluzione di Manassero et al.
Ceronda e T. Casternone mostrino una facies bi- mentato dalla D.G.R. 171-9146 del 23 settembre (2000) per l’arrivo del percolato in falda attra-
carbonato alcalino terrosae conducibilità bassa 1991, dalla DEC/VIA/3221 del 5 ottobre 1998 e verso la barriera e la zona non satura:
(compresa tra 140 e 170 μS/cm), a causa della dalla D.G.R. 24 – 28286 del 4 ottobre 1999 della
circolazione nei litotipi poco solubili del Mas- Regione Piemonte, nessun pozzo localizzato nel
siccio Ultrabasico di Lanzo. Le acque del F. Dora raggio di 2.000 m dall’impianto di Barricalla e
Riparia mostrano una facies al limite tra bicar- attingente dall’acquifero superficiale può esse-
bonato alcalino terrosa e solfato calcica per la re destinato ad uso idropotabile. Quindi, come
provenienza dal bacino della Val di Susa dove, bersaglio, è stato individuato un punto recettore
oltre a rocce silicatiche sono presenti marmi, posto sulla falda superficiale, 2.000 m a valle e quella di Domenico (Domenico e Schwartz,
carniole, dolomie e gessi, con conducibilità at- della discarica (Fig. 9). È importante ricordare 1998) per il trasporto nell’acquifero:
torno ai 550 μS/cm. Altre acque di falda, che che presso l’impianto di Barricalla non vengono
presentano conducibilità superiori, comprese smaltiti rifiuti organici e che quindi la produzio-
tra 700 e 1000μS/cm, oltre all’apporto in sali ne di biogas risulta praticamente assente.
disciolti derivante dai litotipi attraversati, mo-
stranoun inquinamento in cloruri e nitrati. 6 APPLICAZIONE E CONCLUSIONI
A partire dal MCS, è stato possibile ap-
5 MODELLO CONCETTUALE DEL SITO IN plicare l’analisi di rischio inversa, cioè cal- è stata applicata l’analisi di rischio inver-
ESAME colare le concentrazioni limite delle sostanze sa che ha dato i seguenti risultati:
Analizzando la situazione della discarica di presenti nel percolato che, in caso di perdite 1) affinché, nell’ipotesi di contaminazione
Barricalla è possibile realizzare il seguente MCS: dal fondo della discarica non causino danni della falda da parte della discarica, non
la sorgente dell’inquinante risulta essere costi- all’ambiente e all’uomo (cioè non superino i si presenti rischio per il recettore falda, al
tuita dal corpo di rifiuti della discarica stessa valori di legge) nei punti recettori. limite della zona di protezione della falda
(sorgente primaria), al di sopra di una barriera È chiaro che, a tal fine, è stato necessario superficiale (2000 m a valle idrogeologi-
di confinamento. A causa del dilavamento dei semplificare (in modo conservativo) la situa- ca), le concentrazioni dei contaminanti
Figura 10 – Confronto tra le concentrazioni limite dei contaminanti nel percolato (quadrati fucsia) e le reali concentrazioni di contaminanti nel percolato (rombi blu) (cfr. Tabb. 1 e 2).
nel percolato non dovrebbero superare i Tabella 1 - Concentrazioni c0 (mg/l) effettivamente presenti nel percolato e concentrazioni
valori espressi nella Tabella 1. limite clim (2000 m) nel percolato affinché non si presenti rischio per il recettore falda, al
2) affinché, nell’ipotesi di contaminazione limite della zona di protezione della falda superficiale (2000 m a valle idrogeologica).
della falda da parte della discarica, le Parametro C0 (mg/l) Clim (2000 m) (mg/l) Clim (2000 m)/C0
concentrazioni dei contaminanti non li- As 1,40E-01 1,07E+01 76,16
mitati dal D. Lgs. 152/2006 (bario, mo- Cd 1,29E-01 5,33E+00 41,33
libdeno e cloruri), dei fluoruri e dei solfati Cr tot 1,96E-01 5,33E+01 272,01
siano, immediatamente a valle idrogeolo- Cu 6,75E+00 1,07E+03 157,9
gica della discarica, al di sotto del valore Hg 3,30E-02 1,07E+00 32,31
limite per la potabilità delle acque (Re- Ni 2,07E+00 1,07E+01 5,14
pubblica Italiana 2001) le concentrazioni Pb 1,33E+00 1,07E+01 7,99
nel percolato non dovrebbero superare i
Sb 9,00E-02 5,33E+00 59,24
valori espressi nella Tabella 2.
Se 6,90E+00 1,07E+01 1,55
In Figura 10 vengono visualizzate le concen-
trazioni limite calcolate messe in relazione con Zn 4,34E+00 3,20E+03 737,91
quelle effettivamente presenti nel percolato
Pertanto, alla luce delle considerazioni Tabella 2 - Concentrazioni c0 (mg/l) effettivamente presenti nel percolato e concentrazioni
effettuate, si può affermare che nelle attuali limite clim (2000 m) nel percolato affinché non si presenti rischio per il recettore falda, al
condizioni operative e gestionale, il rischio per limite della zona di protezione della falda superficiale (2000 m a valle idrogeologica).
l’ambiente e per la salute umana derivante Parametro Clim (2000 m) (mg/l) C0 (mg/l) Clim (2000 m)/C0
da un’eventuale perdita di percolato dalla Ba 7,46E+02 5,39E-01 1384,78
discarica sia accettabile. Nel caso in cui si Mo 7,46E+01 4,78E+00 15,63
verificasse una situazione di contaminazione, Cl- 2,67E+05 1,02E+05 2,63
nella peggiore delle ipotesi, la concentrazione
Fl- 1,60E+03 5,00E-01 3198,84
dei contaminanti in falda nella zona di misce-
lazione sarebbe tale da non superare i valori SO4= 2,67E+05 1,77E+04 15,04
limite stabiliti dalla normativa in materia di
CHEMICAL HYDROGEOLOGY, 2nd ed. John Wiley & Sons, REPUBBLICA ITALIANA (2001) – Decreto legislativo 2
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DOMENICO P.A. & F.W. SCHWARTZ (1998). PHYSICAL AND vol. 1. 520 -642. supplemento ordinario n. 40.
primi lavori scientifici relativi all’utilizzo basamenti e pei gradini di scale. Le pietre in colonne della Consolata, i marmi di Foresto
Figura 1 – a sinistra l’indice del lavoro di Sacco (1907) con indicati i materiali descritti; a destra la figura con cui Rodolico (1953) evidenzia le aree di provenienza dei materiali utilizzati
in Torino.
Figura 2 – schermata iniziale del sito http://www.pietreditorino.com, relativa alla pianta della città di Torino su cui sono riportati gli edifici e i monumenti più significativi dal punto di
vista storico-architettonico e di interesse petrografico.
gico-applicativo” della città di Torino, Sacco tesi, lombardi, veronesi e vicentini, ed anche a partire dall’anno 1931 e sostituiti edifi-
si dice colpito dal “fatto di vedervi larga- alcuni del centro Italia, come i travertini di cando ventuno nuovi isolati. Peretti (1937)
mente adoperate in vario modo le rocce Rapolano e i marmi delle Alpi Apuane, po- rileva che “all’importanza e al costo dell’im-
gneissiche e granitiche le quali, per quanto nendo l’accento sul fatto di come “oramai presa si volle corrispondere la decoratività e
connesse ad abbondante uso di laterizi, quasi tutti i marmi bianchi o bardigliacei la nobiltà del materiale, almeno nelle parti
danno all’Architettura delle principali co- delle Alpi Piemontesi vennero generalmente in vista. Così non soltanto per i colonnati dei
struzioni della Città una fisionomia specia- abbandonati … davanti all’invasione dei portici, ma in tutte le strutture ornamentali:
le, solida, rigida e severa”. Dopo un breve marmi del Carrarese”, nonché alcuni mate- trabeazioni, cornici, stipiti, balconi, zoccoli,
cenno sulle pavimentazioni (lastricato, ciot- riali esteri come il Pourpre dei Pirenei, il oltre che per gli interni, fu usata esclusiva-
tolato, pietrisco), Sacco fornisce una detta- Rosso di Caune, il Giallo d’Austria, l’Onice mente la pietra naturale”. Riguardo alle li-
gliatissima descrizione dei materiali natu- della Numidia), arenarie e conglomerati (tra tologie utilizzate Peretti (1937) chiarisce
rali usati in Torino, suddividendoli fra gneiss cui la Pietra Serena, e i Ceppi lombardi) e come “tutti i colonnati vennero tratti da
(la Pietra di Luserna in primis, gli gneiss argille (“le case di Torino sono costruite es- rocce intrusive ad alte doti di resistenza,
della Val di Susa e, solamente a margine, senzialmente con mattoni”). Fino alla metà provenienti dal Piemonte: graniti, sieniti,
quelli ossolani “largamente usati in Lom- degli anni ’30 non sono pubblicati lavori di dioriti. Le arcate, i bugnati, le parti orna-
bardia, naturalmente sono ben poco adope- particolare rilevanza riguardanti le pietre mentali esterne furono ricavate da materia-
rati in Torino, non potendo reggere la concor- della città; da tale data vengono invece pub- li relativamente teneri, a tessitura grossola-
renza contro l’ottima Pietra di Luserna”), blicati alcuni lavori da parte di Luigi Peretti na, in generale non lucidabili (non marmi nel
“schisti” (con tale termine Sacco identifica (PERETTI, 1937; PERETTI, 1938) di notevole in- senso corrente del termine): travertino, Pie-
i materiali “lastroidi utilizzati in Torino”), teresse; in quello del 1937 “Pietre da costru- tra di Finale, trachite, calcare tufaceo. Le
graniti, sienite (il granito di Biella o della zione e da ornamentazione nel primo tratto parti a carattere più strettamente ornamen-
Balma, ma anche la Labradorite “che, levi- della nuova via Roma in Torino”, Peretti de- tale sono rappresentate da grande varietà di
gata, presenta bellissimi riflessi multicolori, scrive la ricostruzione dei quartieri affianca- marmi colorati dell’Italia Settentrionale,
specialmente bleuastri” ed è “messa in ti a via Roma che, “collegando il vecchio taluni fin’allora non usati fra noi, con note-
commercio da una ditta di Aberdeen ed è aristocratico centro di Piazza Castello con il vole percentuale di quelli piemontesi”. Il
usata in Torino con nome di Granito di Sve- più moderno nodo urbano di Piazza Carlo lavoro di Peretti del 1938 è dedicato alle
zia”), gesso, calcari (in tale categoria, che Felice”, costituiva la più vitale arteria di To- “rocce del Piemonte usate come pietre da
comprende anche i marmi, le oficalci, gli rino; dieci isolati “vero labirinto di vicoli taglio e da decorazione” e contiene molti
alabastri, Sacco riunisce materiali piemon- ciechi e di cortili malsani” vennero demoliti esempi del loro utilizzo in Torino; fra gli altri
Figura 7 – altare in Persichino chiaro di Casotto nella Chiesa della Gran Madre (Gomez Serito, 1999).
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catalogo ragionato della raccolta formatasi
presso l’azienda generale dell’interno per cura
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Figura 8 – particolare di una colonna interna della Chiesa della Gran Madre in Breccia di Casotto “a grossi frammenti na: restoration of a facade by Filippo Juvarra.
grigi e cemento rosso mattone, rosso vivo” (Peretti, 1938).
Int. Congr. Deterioration and conservation of
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Pietra di Malanaggio (in minor misura in struzione dall’epoca romana a oggi che rias- DUMON P. (1971-1973) – Les materiaux naturels de
gneiss di Cumiana). Trascorsi alcuni decen- sume il periodo d’impiego e gli esempi signi- decoration en Italie depuis un siecle. Le mausolée,
ni senza rilevanti pubblicazioni sui materia- ficativi di utilizzo, specialmente a Torino. Il arts et techniques des roches de qualite, Givors.
li lapidei della città di Torino, tranne un la- lavoro di Fiora et al. del 2001 è specifico FIORA L., ALCIATI L., BORGHI A., CALLEGARI G., DE ROSSI A.
voro di Catella (CATELLA, 1967) che riprende relativo alle pavimentazioni della città di (2002) – Pietre piemontesi storiche e contempo-
ranee. L’informatore del marmista, Giorgio Zusi
i lavori di Peretti (1938) e Sacco (1907) in- Torino, sia storiche che contemporanee; ad ed., Verona; parte prima: 489; parte seconda:
tegrandoli con suoi precedenti scritti (ad es. esempio, tra le nuove pavimentazioni viene 490; parte terza: 491.
Catella, 1951), dagli ultimi anni del XX° descritta quella della “Spina Centrale” dove FIORA L., CARANDO M. (2008) – Pietre di Torino. http://
secolo, complice anche l’esigenza di restau- sono state utilizzate delle rocce piemontesi, www.pietreditorino.com/
ro dei materiali lapidei costituenti i più im- come diorite, sienite e granito di Montorfano, FIORA L., DE ROSSI A., SANDRONE R., ALCIATI L. (2001)
portanti monumenti storici e architettonici, ma anche il porfido argentino Porfiris (scel- – Esempi di pavimentazioni lapidee storiche e
sono pubblicati alcuni significativi lavori to al posto del porfido trentino in quanto da contemporanee nella città di Torino. Atti del se-
minario internazionale “Le pietre ornamentali
(CHIARI ET AL, 1992; FRISA MORANDINI E GOMEZ questo materiale era possibile ottenere la- della montagna europea”, Luserna S.Giovanni
SERITO, 1998; BERTI E GOMEZ SERITO (1999); GO- stre di elevato spessore). Fiora et al. (2002) – Torre Pellice, 10-12 giugno 2001.
MEZ SERITO M., 1999; REGIONE PIEMONTE, 2000; pubblicano una carta geologica della Alpi GOMEZ SERITO M. (1999) – I marmi colorati piemon-
FIORA, 2001; FIORA ET AL., 2001; FIORA ET AL., Occidentali che indica le località di estrazio- tesi nella decorazione. Atti e rassegna tecnica
2002 ) relativi alle pietre piemontesi e al ne delle principali pietre naturali storiche e della società ingegneri e architetti in Torino.
loro utilizzo in Torino. Gomez Serito (1999) contemporanee e, in particolare nella terza Nuova serie, 53, n.1.
nel suo lavoro sui marmi piemontesi utiliz- parte del lavoro, intitolata “Le pietre pie- JERVIS G. (1873): I tesori sotterranei d’Italia. Ed.
Loescher, Torino.
zati in particolare per la decorazione di in- montesi nell’architettura”, descrivono l’uti-
PERETTI L. (1937) – Pietre da costruzione e da orna-
terni, evidenzia come “il Piemonte è estre- lizzo dei materiali lapidei con particolare mentazione nel primo tratto della nuova Via Roma
mamente ricco di materiali lapidei utilizza- attenzione alla città di Torino. Nel 2008 (FIO- in Torino. Marmi pietre e graniti, a. XV, Carrara.
bili nell’edilizia. Al di là delle innumerevoli RA E CARANDO, 2008) è pubblicata la prima PERETTI L. (1938) – Rocce del piemonte usate come
varietà adoperate a livello locale … sono guida multimediale della città di Torino, di- pietre da taglio e da decorazione. Estr. da “Mar-
degne di nota per un uso importante e a vol- sponibile sia come cd-rom che sul sito ‘www. mi graniti pietre”, anno XVI, n° 2 aprile 1938.
te non solo regionale un numero di differen- pietreditorino.com’, essa consiste principal- REGIONE PIEMONTE (2000) – Documento di program-
mazione delle attività estrattive. http://www.re-
ti pietre vicino alle centocinquanta; di que- mente in una pianta della città in cui sono
gione.piemonte.it/industria/cave/dpae_2.htm
ste oltre cento hanno trovato utilizzo a Tori- riportati gli edifici e i monumenti più signi- RODOLICO F. (1953) – Le pietre delle città d’Italia. Le
no”. Sulla base di studi condotti dal Dipar- ficativi dal punto di vista storico-architetto- Monnier, Firenze.
timento di Georisorse e Territorio del Politec- nico e di interesse petrografico. Per ognuno RONDELET G. (1831) - Trattato teorico e pratico
nico di Torino, la Regione Piemonte elabora di questi siti è realizzata una scheda che dell’arte di edificare, Parigi, 1803 –1817, 10
il DPAE, Documento di Programmazione descrive sinteticamente il palazzo o il monu- libri in 5 tomi. Ediz. Italiana Mantova, 1831
delle Attività Estrattive (Regione Piemonte, mento, le litologie impiegate, le caratteristi- SACCO F. (1889) – Il bacino terziario del piemonte.
2000) sviluppato in tre stralci, il secondo dei che petrografiche e lo stato di conservazio- Tip. Bernardoni, Milano
SACCO F. (1907) – Geologia applicata alla città di
quali, relativo alle pietre ornamentali e ai ne. Nella guida sono privilegiati i litotipi Torino. Giornale di geologia pratica, A. V, Bo-
materiali industriali, contiene un’interes- impiegati esternamente, perché facilmente logna
sante tabella relativa al censimento delle esaminabili in una passeggiata petrografi- SALMOIRAGHI F. (1892) – Materiali naturali da costru-
pietre piemontesi da decorazione e da co- ca attraverso la città, mentre le numerose zione. U. Hoepli ed., Milano.
na passeggiata fra le vie, le chiese e cromi, è, per l’ampiezza della gamma dei ma- Al di là delle scelte dei singoli materiali l’inno-
SIMONA FRATIANNI
attraverso l’analisi Dipartimento di Scienze della Terra,
Università di Torino, via Valperga Caluso 35
- 10125, Torino, Italia.
dei dati climatici E-mail: simona.fratianni@unito.it
FIORELLA ACQUAOTTA
Dipartimento di Scienze della Terra,
Università di Torino, via Valperga Caluso 35
- 10125, Torino, Italia.
E-mail: fiorella.acquaotta@unito.it
RIASSUNTO the detection stations. This approach has infrastrutture che alterano la rugosità e le
l fine di effettuare uno studio sugli allowed us to determine the historical evo- caratteristiche termiche del suolo. Queste
3 METODOLOGIA
Seguendo le indicazioni fornite dal WMO
(2007), per la valutazione della consistenza
delle serie, si è tenuto conto dei dati mensili
e annuali, unicamente se per le medie men-
sili si aveva a disposizione almeno l’80% dei
valori (Klein Tank et al., 2002), equivalente
ad un errore di 6 giorni su 30. Per le medie
annuali, volendo ridurre ulteriormente le
possibilità di errore, si è scelto di applicare il
limite del 93% di valori rilevati, equivalente Figura 1 – Osservatori della città di Torino: 1) Palazzo Madama, 2) Istituto di Fisica, 3) Castello Medievale, 4) Basilica
di Superga, 5) UIPO Via Gropello, 6) UIPO c.so Inghilterra, 7) UIPO c.so Bolzano, 8) ARPA Vallere, 9) ARPA Giardini Reali;
ad un errore di 25 giorni non consecutivi su Linea tratteggiata interna: Cinta Daziaria del 1853; Linea tratteggiata esterna: Cinta Daziaria del 1912; Linea grigia:
365 giorni annui. limiti comunali; Linee Nere: fiumi.
Figura 2 – Andamento dei valori medi annuali di temperatura massima in tutto il periodo Figura 3 – Andamento dei valori medi annuali di temperatura minima in tutto il periodo di
di osservazione (aumento dei valori pari a 0.016 ± 0.002 °C/anno). osservazione (aumento dei valori pari a 0.013±0.001 °C/anno).
Tabella 3 - Valori delle temperature massima, minima e media (in °C), durante il periodo I Il periodo di riferimento utilizzato per
(1870-2010), il periodo II (1925-2010) ed il periodo III (1971-2000). l’omogeneizzazione della serie, riguarda i
T massima T minima T media dati provenienti dalla stazione Giardini Re-
I II III I II III I II III ali (2005-2010), gestita da ARPA (Agenzia
Gen 5,1 5,7 6,9 -2,2 -1,4 0,3 1,5 2,2 3,6 Regionale per la Protezione Ambientale)
Feb 7,6 8,2 9,1 -0,6 0,2 2,0 3,5 4,2 5,6 Piemonte (Figura 1). La scelta è ricaduta su
Mar 12,3 13,1 14,3 4,7 4,9 5,6 8,5 9,0 9,9 questa stazione, in quanto, essendo stata
installata secondo i parametri WMO (1983),
Apr 16,2 17,2 17,7 8,5 8,6 8,7 12 12,9 13,2
permette una più corretta analisi climatica
Mag 20,5 21,6 21,9 12,4 12,7 12,8 16 17,2 17,3 e la possibilità di un confronto con le serie
Giu 27,1 27 26,2 16,6 16,6 16,3 22 21,8 21,3 storiche di altre località.
Lug 29,7 29,7 29,3 18,9 19,1 19,2 24 24,4 24,3 I dati raccolti e digitalizzati sono stati
Ago 28,8 28,8 28,6 18,4 18,5 18,7 24 23,6 23,6 sottoposti ad un controllo di qualità al fine di
Set 21,2 22,6 23,4 14 14,6 15 18 18,6 19,2 verificare le eventuali disomogeneità presenti
Ott 14,8 16,3 17,3 8,9 9,4 9,9 12 12,8 13,6 nella serie, con l’eliminazione, ad esempio,
Nov 8,4 9,7 10,9 3,3 3,9 4,6 5,9 6,8 7,7 di errori umani dovuti alla digitalizzazione
o all’originale registrazione dei dati. La ve-
Dic 6 6,6 7,6 -1,0 -0,3 1,3 2,5 3,1 4,4
rifica è stata svolta utilizzando il software
Anno 16,5 17,2 17,8 8,5 8,9 9,5 12,5 13,1 13,7 RClimdex (Zhang e Yang, 2004) che permette
d’individuare gli errori di trascrizione del dato
Tabella 4 - Sono riportati i valori delle precipitazioni cumulate (mm), il numero medio di ed eventuali valori anomali (outliers). I dati
giorni piovosi e le densità delle precipitazioni (mm), durante il periodo I (1870-2010), il errati includono precipitazioni giornaliere mi-
periodo II (1925-2010) ed il periodo III (1971-2000). nori di zero e valori di temperatura massima
Precipitazioni Giorni Piovosi Densità inferiori a quelli di temperatura minima. Gli
I II III I II III I II III outliers rappresentano i valori della variabile
Gen 40,3 36,8 44,9 5,6 5,4 5,5 7,2 6,8 8,1 che fuoriescono da un determinato intervallo.
Feb 38,0 36,9 43,2 5,1 4,9 5,0 7,5 7,5 8,6 Il range adottato è pari alla media più o meno
Mar 59,4 55,5 57,8 6,7 6,6 6,0 8,8 8,3 9,6 tre volte la deviazione standard. È stato scelto
Apr 99,2 92,1 97,0 9,8 9,2 9,4 10,2 10,0 10,4 questo intervallo per isolare i valori errati che
Mag 116,9 116,2 129,1 11,8 11,9 12,7 9,9 9,8 10,2 ricadono nelle code della distribuzione (Agui-
lar et al., 2005).
Giu 92,6 88,9 101,8 10,2 10,0 10,5 9,1 8,9 9,7
Al fine di giungere alla fase di analisi è
Lug 59,7 58,0 59,0 7,2 6,9 7,0 8,2 8,4 8,4 stato necessario sottoporre i dati di tempe-
Ago 71,5 73,7 86,9 7,6 8,0 8,7 9,4 9,2 9,9 ratura ad un processo di omogeneizzazione,
Set 69,3 69,2 72,3 7,3 7,2 6,7 9,5 9,7 10,7 tramite il metodo SPLIDHOM (Mestre et al.,
Ott 84,6 75,9 89,9 8,5 8,0 8,3 10,0 9,5 10,9 2011; Venema et al., 2012). Tale attività è
Nov 68,1 71,5 55,2 7,8 7,4 6,3 8,8 9,7 8,8 stata effettuata con lo scopo di annullare i
Dic 46,0 45,8 36,1 6,4 6,2 4,9 7,2 7,4 7,4 possibili errori di registrazione dei dati dovu-
ti, ad esempio, a diversi strumenti di misura,
Anno 70,5 68,4 72,8 7,8 7,6 7,6 8,8 8,8 9,4
a sostituzioni delle stazioni meteorologiche
Tabella 6 - Trend stagionali di Tmax, Tmin, precipitazioni e giorni piovosi; b coefficiente della regressione lineare (per T: °C/anno mm/anno; giorni/
anno; per Giorni piovosi: numero giorni/anno), ± errore associato al coefficiente di regressione lineare (per T: °C/anno; mm/anno; giorni/anno;
per Precipitazioni: mm/anno; per Giorni piovosi: numero giorni/anno) e u valore del test di Mann-Kendall. Con * si indicano i trend statisticamente
significativi.
Tmax Tmin Piogge Giorni piovosi
b ± u b ± u b ± u b ± u
Anno 0.016 0.002 0.40* 0.013 0.001 0.47* -0.4 0.5 -0.06 -0.04 0.03 -0.09
Inverno 0.028 0.003 0.40* 0.025 0.003 0.42* -0.1 0.2 -0.05 -0.012 0.013 -0.07
Primavera 0.013 0.003 0.25* 0.006 0.002 0.20* -0.3 0.2 -0.06 -0.016 0.015 -0.06
Estate 0.003 0.003 0.07 0.008 0.002 0.22* 0.02 0.19 0.03 0.001 0.013 0.01
Autunno 0.019 0.002 0.40* 0.014 0.002 0.36* -0.02 0.25 0.007 -0.008 0.014 -0.03
sono registrati in prevalenza presso la città, la zona Nord della città sono state individuate ritiene che il confronto con la stazione di Ca-
ma nell’ultimo quinquennio anche nelle al- due stazioni temporalmente consecutive ubi- selle sia di estrema utilità, in particolar modo
tre stazioni è possibile notare un incremento cate nel comune di Caselle (TO): per la lunga serie di dati disponibile. Inoltre a
rispetto agli anni precedenti. In merito alle - Caselle Aeroporto (Nae), gestita dal Servi- differenza di altre stazioni rurali piemontesi,
notti tropicali, ovvero i giorni con tempera- zio Meteorologico dell’Aeronautica Milita- dalla costruzione dell’aeroporto le condizioni
tura minima superiore o uguale a 20°C, non re, ubicata all’interno dell’area aeropor- ambientali nei dintorni della stazione hanno
viene presentato un grafico in quanto, per il tuale (“Sandro Pertini” di Torino-Caselle), subito ridotte variazioni permettendo quindi
periodo considerato, tale evento si registra operativa dall’agosto del 1953 al 2004, i un più facile confronto con i valori registrati
unicamente all’interno della città di Torino. dati a disposizione per l’analisi coprono a Torino.
La scelta delle stazioni di confronto è gli anni 1954-2004 per le temperature e L’analisi del ΔTu-r per le temperature
stata effettuata basandosi sulla disponibili- 1969-2001 per le precipitazioni; medie (Figura 11) conferma quanto evidente
tà dei dati e sulla loro ubicazione. Infatti, le - Caselle Città (Nc), gestita dall’ARPA Pie- nei precedenti grafici, inoltre ci permette di
quattro stazioni meteorologiche individuate, monte. Operativa dal novembre del 2003, osservare la riduzione del ΔTu-r passando da
Caselle (Nord), Marentino (Est -E), Moncalieri i dati a disposizione per l’analisi coprono valori di ΔTu-r di 2,5-3,5 °C nel 1992 ad una
(Sud - S) e Avigliana (Ovest - O), sono situate gli anni 2004-2010. generalizzata stabilizzazione compresa tra gli
lungo le direttrici 4 punti cardinali rispetto Benché in alcuni studi si ritenga che an- 1 e 2 °C del 2010.
alla città di Torino. che un aeroporto isolato è in grado di alterare L’effetto di alterazione del regime pluvio-
Al fine di ottenere una serie di dati che la temperatura registrata per effetto dell’iso- metrico dell’UHI, si manifesta principalmente
ricoprisse un arco temporale maggiore, per la di calore (Heino, 1999; Soux et al., 2004), si nelle città o nelle regioni circostanti la cit-
Figura 13 – Dettaglio del confronto tra i valori di temperatura e il numero di abitanti (POP).
Figura 14 – Dettaglio del confronto tra i valori di temperatura e il numero di automobili e veicoli circolanti in provincia di Torino.
dal ritorno di molti immigrati nel Mezzogiorno temperatura tra gli anni 1920 e 1970. Succes- Nel grafico (Figura 14) sono stati messi
e dagli spostamenti avvenuti da Torino verso sivamente al picco di popolazione del 1974 ed in relazione i dati di temperatura con il nu-
l’area metropolitana, determinando così l’e- alla decrescita cittadina la correlazione tra i mero di mezzi di trasporto nella provincia di
spansione dei comuni della prima e seconda fattori in esame viene persa in quanto alla Torino e si può notare l’esplosione del nume-
cintura. diminuzione della popolazione non segue una ro di vetture a partire dagli anni Sessanta
Elaborando graficamente l’andamento diminuzione della temperatura. in concomitanza del boom economico e lo
demografico è possibile verificare, almeno Non ritrovando un andamento coerente stallo degli anni Settanta a seguito della
visivamente, le influenze tra i valori di tem- tra i fattori considerati si è cercato di indivi- crisi petrolifera. A partire dagli anni Ottanta
peratura (°C) e il numero di residenti nella duare altre ulteriori possibili cause e tra esse, si osserva la nuova esplosiva ripresa econo-
città di Torino (Figura 13). In tale grafico si oltre all’espansione urbana (causa principe mica ed infine negli andamenti altalenanti
posso osservare correlazioni tra l’andamento dell’aumento dell’UHI), si è preso in consi- degli ultimi 15 anni si osservano i periodi
del numero di popolazione residente nel capo- derazione l’aumento dei mezzi di trasporto nuovamente critici per il settore. La corre-
luogo piemontese con l’aumento dei valori di circolanti a livello provinciale. lazione empirica più apprezzabile in questo
RIASSUNTO
aratteristica peculiare di Torino è
1 INTRODUZIONE
Lo stile e i materiali dell’architettura
hanno da sempre caratterizzato ogni città,
raccontandone la ricchezza culturale e la
prosperità economica, la vastità dell’orizzon-
te politico e l’intensità del loro rapporto col Figura 1 – Le strisce di facciata deI primo tratto di via Roma
territorio. Torino, osservata da questo punto
di vista, si rivela assai più complessa e mul- che ricorrerà nel prossimo ottobre, è stata conservazione e restauro corrette e coerenti,
tiforme di quanto generalmente rilevato dal effettuata un’indagine dei manufatti ar- oltre che per rimediare alla leggerezza con cui
senso comune, che la liquida sovente come chitettonici e dei complessi monumentali in passato si sono operate sostituzioni e mo-
città del barocco, o al più come motore poli- passante per l’identificazione dei materia- difiche compromissorie. Solo recentemente si
tico dell’unità italiana o di certi suoi settori li lapidei posti in opera. Accoppiando la è iniziato a prendere coscienza della necessi-
industriali circoscritti. caratterizzazione petrografica delle rocce tà del riavvicinamento delle competenze del
Seppur minoritario, l’impiego dei ma- al rilievo architettonico degli edifici è sta- petrografo e del progettista dell’intervento
teriali lapidei recita una parte importante to possibile semplificare l’identificazione di restauro e dell’opportunità d’impiego di
nell’architettura torinese: in tal senso emerge dei diversi materiali per consentirne la materiali identici a quelli originari, una volta
sugli altri il caso del risanamento di Via Ro- fruizione anche da parte di un’utenza non identificatane la località di provenienza (FIO-
ma, dove la pietra è indiscussa protagonista. esperta. RA ET AL., 2002; FIORA, CARANDO, 2008).
Ad un passo dal settantacinquesimo Lo studio di queste risorse è di fondamen- La stretta connessione della vicenda di
anniversario della ricostruzione della via, tale importanza per l’impostazione di azioni di via Roma con le dinamiche di una fase cru-
2 VICENDE STORICHE
L’importanza dell’asse di via Roma non
va ricercata esclusivamente nella sua storia
recente, ma risale ai disegni di grandezza di
Emanuele Filiberto (BIZZARRI, 1928; POLET-
TO, 2004). Il duca voleva una nuova via am-
pia e diritta, a collegamento del suo palazzo
con le mura cittadine, su cui incardinare il
rinnovamento e l’espansione di Torino all’in-
fuori dei suoi angusti confini medievali (SIL-
VESTRINI, 1998; COMOLI MANDRACCI, 1998).
Compiuta nella prima metà del Seicento, ma
senza portici per ragioni pratiche ed econo-
miche, la via venne man mano arricchita di
elementi monumentali e scenografici, quali
gli affacci delle piazze porticate in cui si
immetteva, le chiese gemelle di San Carlo e
Santa Cristina e infine l’attestamento della
stazione ferroviaria (CALDERA, 1995; BOFFA
TARLATTA, 2001).
Con l’aumento sempre più rapido della
popolazione, nell’Ottocento, la via divenne
insufficiente al moltiplicarsi del traffico di
uomini e veicoli e l’ipotesi di un eventuale
allargamento cominciò ad essere discussa.
Dopo anni di dibattiti infruttuosi la questio-
ne del risanamento si impose quale misura
anti-crisi in seguito al tracollo del ‘29, volta
all’impiego e all’inquadramento del maggior
numero di disoccupati possibile e alla trasfor- Figura 2 – Le strisce di facciata deI secondo tratto di via Roma
mazione della rendita fondiaria di una zona
divenuta ormai centrale (GABETTI, RE, 1969; Le operazioni non soltanto risolsero i e alla bellezza ritrovata dei materiali, del
COMOLI MANDRACCI, 1983). problemi igienici e distributivi che via Ro- Piemonte e dell’Italia (FIGG. 3 e 4), per cui il
Il risanamento comportò l’abbattimento ma presentava, ma ne riscrissero anche Fascismo aveva reperito risorse economiche,
totale di sei isolati per il tratto compreso tra il significato, ribadendo l’antico concetto tecnologiche e generato un mercato (POLET-
le piazze Castello e San Carlo e di quattro tra di via militaris, che la retorica del Regime TO, 2003).
le piazze San Carlo e Carlo Felice, nonché la incoraggiava, e investendola del ruolo di
demolizione parziale dei due isolati affac- congiunzione dei percorsi del passeggio e 3 GLI ELEMENTI STRUTTURALI E DECO-
ciati sulla piazza della stazione (RE, 1992). del commercio di lusso (RE, 1980; COMOLI RATIVI DI VIA ROMA
La ricostruzione del primo tratto venne MANDRACCI, 1983). Nel primo tratto della nuova via Roma,
completata tra il 1931 ed il 1933, sulla scor- I due tratti di via, per quanto diversi dal tra elementi strutturali e mera decorazione,
ta di un piano regolatore generale redatto dal punto di vista formale, progettuale e nei ma- si conta l’impiego di ben 23 litotipi (TAB.
Comune e la prescrizione di uno stile neo- teriali impiegati, furono accomunati dall’in- 1), ma si ritrova una corrispondenza tra le
barocco per le nuove costruzioni (FIG. 1) (MO- dicazione di utilizzare pietre di esclusiva caratteristiche meccaniche dei materiali e
GLIA, 1995a; OSELLO, 2001a). Per il secondo provenienza italiana, in un anticipo dell’in- la loro destinazione solo laddove i profes-
tratto invece, dopo un concorso sfociato in un dirizzo politico autarchico che si sarebbe sionisti coinvolti dimostrarono sensibilità
nulla di fatto, l’architetto Marcello Piacentini affermato in termini di legge soltanto dopo personale e competenza sull’argomento. I
definì forme, volumi e materiali dei nuovi edi- la guerra d’Etiopia. Al di là della meraviglio- materiali infatti furono scelti unicamente
fici, affidandosi a un linguaggio razionalista sa vetrina per l’alta moda o per le grandi in funzione della loro gradevolezza estetica,
carico di reminescenze classiche (FIG. 2). Il compagnie assicurative e industriali in cui riproponendo acriticamente i procedimenti
tratto venne inaugurato nell’ottobre del 1938, via Roma intendeva trovare il suo nuovo della decorazione d’interni (BERRA, 2011).
dopo poco più di tre anni di lavori (PIACENTINI, significato commerciale e propagandistico, Emblematico è il caso dell’isolato di Sant’E-
1936; MELIS, 1938; MOGLIA, 1995b; OSELLO, la ricchezza compositiva dei portici voleva manuele (FIG. 5), il primo sulla destra spalle
2001b). essere un monumento all’ingegno artistico a piazza Castello, che vede l’impiego di nove
Figura 5 – Rilievo in pianta e alzato della testata su piazza Castello dell’isolato di Figura 6 – Rilievo in pianta e alzato della testata su piazza Carlo Felice dell’isolato di San
Sant’Emanuele Casimiro
resistenza, fu un requisito fortemente per- Una più incisiva collaborazione interdi- MELIS A. (1938). La ricostruzione del secondo trat-
to di via Roma a Torino. L’architettura italiana,
seguito. Frutto di questa attenzione è il sciplinare di più figure professionali – tecnici periodico mensile di architettura tecnica. XXXIII
mantenimento della fisionomia dei fronti della conservazione, architetti, storici, inge- (dicembre 1938/XVII).
monumentali pressoché intatta. Se pa- gneri, restauratori - disposte ad ascoltarsi e MOGLIA G. (1995A). Il risanamento novecentesco
ragonati a quelli impiegati nell’isolato di a collaborare, per inserirsi con intelligenza in del tratto settentrionale di via Roma. In: Torino
Sant’Emanuele, i materiali presenti lungo contesti complessi e stratificati, rimane per- nell’ottocento e nel novecento: ampliamenti e
i portici di questo segmento della via sono tanto fondamentale. trasformazioni entro la cerchia dei corsi napo-
stati maggiormente studiati in funzione leonici. Celid, Torino.
MOGLIA G. (1995B). Il risanamento novecentesco
delle loro caratteristiche e delle modalità BIBLIOGRAFIA del tratto meridionale di via Roma. In: Torino
d’impiego: serizzo di Antigorio nel colonna- BIZZARRI D. (1928) Torino ai tempi di Emanuele nell’ottocento e nel novecento: ampliamenti e
to, sienite della Balma, granito bianco dei Filiberto. Torino, rivista municipale. 7-8 (VIII).
trasformazioni entro la cerchia dei corsi napo-
BERRA V. (2011). Rilievo architettonico e caratte-
Laghi, diorite di Anzola, quarzite di Barge, leonici. Celid, Torino.
rizzazione petrografica dei percorsi porticati
gneiss di Malanaggio e pietra di Luserna OSELLO A., (2001A). Via Roma primo tratto. In: Il
tra piazza Castello e Piazza Carlo Felice. Tesi di
nei pavimenti, travertino e pietra di Finale disegno dei portici a Torino. Celid, Torino.
laurea magistrale in scienze per i beni culturali,
nei rivestimenti interni (FIG. 6). OSELLO A. (2001B). Via Roma secondo tratto. In: Il
facoltà di scienze matematiche, fisiche e natu-
rali, Università degli Studi di Torino. disegno dei portici a Torino. Celid, Torino.
BOFFA TARLATTA E. (2001). Piazza Carlo Felice. In: Il PERETTI L. (1937). Pietre da costruzione e da or-
4 CONCLUSIONI namentazione nel primo tratto della nuova via
Oggi, alla luce di queste considerazio- disegno dei portici a Torino. Celid, Torino.
CALDERA C. (1995). La testata neoclassica di piazza Roma a Torino. Estratto da marmi, pietre, gra-
ni, possono prendere l’avvio ulteriori stu- Carlo Felice del lombardi. In: Torino nell’otto- niti. 6 (XV).
di, fondati su un rilievo del degrado, con cento e nel novecento: ampliamenti e trasfor- PIACENTINI M. (1936). Architettura e urbanistica.
l’obiettivo di pianificare coerentemente mazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici. Torino, rivista mensile municipale. 12 (XVI).
sul lungo periodo interventi manutenti- Celid, Torino. POLETTO M. S. (2003). Via Roma nuova a Torino: dal-
COMOLI MANDRACCI V. (1983). Torino. Editori Laterza, le proposte di abbellimento al piano di ristruttu-
vi e adattamenti funzionali. Nel secondo razione urbanistica. In: L’architettura nelle città
tratto, ad esempio, nonostante l’elevata Roma-Bari.
Comoli Mandracci V. (1998). Storia di Torino. III. italiane nel XX secolo: dagli anni venti agli anni
attenzione dei primi progettisti, sono stati Dalla dominazione francese alla ricomposizione ottanta. Jaka Book, Milano.
realizzati interventi conservativi di scarsa dello stato (1536-1630). Giulio Einaudi Editore, POLETTO M. S. (2004). Torino da capitale politica a
sensibilità nei confronti dei materiali la- Torino. capitale dell’industria. Asct collana blu, Torino.
pidei, quali la scialbatura della pietra di FIORA L., ALCIATI L., BORGHI A., CALLEGARI G., DE ROSSI A. RE L. (1980). Problemi e fatti urbani dal 1920 al
Finale, la sostituzione dell’originario tra- (2002) – Pietre piemontesi storiche e contem- 1945. In: Torino città viva, da capitale a me-
poranee. In: L’informatore del marmista. 489 tropoli (1880-1980). Centro studi piemontesi,
vertino con materiale analogo, ma occluso
(50-59), 490 (26-34), 491 (36-41). Torino.
nei pori, la sostituzione di lastre di serizzo FIORA L., CARANDO M. (2008) - Pietre di Torino. www. RE L. (1992). Torino. Via Roma. Lindau, Torino.
di Antigorio con un granito sardo, hanno pietreditorino.it. SILVESTRINI M. T. (1998). Storia di Torino. III. Dalla
modificato l’aspetto dei rivestimenti del GABETTI R., RE L. (1969). Via Roma nuova a Torino. dominazione francese alla ricomposizione dello
sottoportico. Torino, rivista bimestrale del comune. 4-5. stato (1536-1630). Giulio Einaudi Editore, Torino.
laurea/diploma in____________________________________________________________________________________
professione ________________________________________________________________________________________
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