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Relazione Geologica
REGIONE VENETO
Direzione Urbanistica
PROVINCIA DI VICENZA
Settore Urbanistica
IL SINDACO
Geom. Fosco Cappellari
IL SEGRETARIO
Dott. Giuseppe Gianpiero
Schiavone
IL PROGETTISTA
Ing. Mario Garbino
ADOTTATO
APPROVATO
GRUPPO DI PROGETTAZIONE
REGIONE VENETO STUDIO ING. MARIO GARBINO V.A.S.
Direzione Urbanistica ing. Mario Garbino arch. Daniele Paccone
PROVINCIA DI VICENZA Collaboratore INDAGINE AGRONOMICA E V.INC.A.
Settore Urbanistica ing. Lorena Lazzarotto dott. for. Carlo Klaudatos - coll. dott. for. Marco Grendele
COMUNE DI ENEGO INDAGINE GEOLOGICA E COMPATIBILITÀ IDRAULICA
Ufficio Tecnico dott.ssa geol. Claudia Centomo, ing. Marco Dal Pezzo
INDICE
1 INTRODUZIONE..........................................................................................................................................................2
2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE.............................................................................................................................3
3 TAVOLA C050301 - CARTA GEOMORFOLOGICA ........................................................................................................5
3.1 Forme strutturali e vulcaniche ..........................................................................................................................6
3.2 Forme di versante dovute alla gravità...............................................................................................................8
3.3 Forme fluviali, fluvioglaciali e di versante dovute al dilavamento ..................................................................12
3.4 Forme carsiche.................................................................................................................................................13
3.5 Forme glaciali e crionivali ................................................................................................................................16
3.6 Forme artificiali................................................................................................................................................17
4 TAVOLA C050101 - CARTA GEOLITOLOGICA ...........................................................................................................18
4.1 Litologia del substrato .....................................................................................................................................18
4.2 Giacitura degli strati ........................................................................................................................................23
4.3 Materiali della copertura detritica colluviale ed eluviale ................................................................................23
4.4 Materiali degli accumuli di frana .....................................................................................................................24
4.5 Materiali alluvionali, morenici, fluvioglaciali, lacustri, palustri e litorali .........................................................24
5 TAVOLA C050201 CARTA IDROGEOLOGICA.............................................................................................................26
5.1 Idrologia di superficie ......................................................................................................................................26
5.2 Permeabilità dei terreni e vulnerabilità idrogeologica....................................................................................28
6 TAVOLA 3 - CARTA DELLA FRAGILITA’......................................................................................................................30
6.1 Compatibilità geologica ...................................................................................................................................30
6.2 Aree soggette a dissesto idrogeologico...........................................................................................................33
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Dr. geol. Claudia Centomo & Ing. Marco Dal Pezzo
Piazza Dolomiti 8/A 36076 Recoaro Terme VI
Tel/Fax 0445 780229 - info@dolomitistudio.it - www.dolomitistudio.it
PAT Comune di Enego VI – Indagine geologica Pag. 2 di 33
1 INTRODUZIONE
La legge urbanistica regionale n. 11 del 23 aprile 2004, “Norme per il governo del territorio” prevede che la
progettazione del governo del territorio sia orientato verso la promozione di uno sviluppo sostenibile nel pieno
rispetto delle risorse naturali e della messa in sicurezza degli abitati e del territorio dai rischi sismici e di dissesto
idrogeologico (comma 1 art.2 L.R. 11/04). Questi aspetti si concretizzano nell’indagine geologica e nelle allegate
cartografie tematiche nelle quali vengono evidenziati i principali elementi morfologici, litologici e idrogeologici di
interesse.
Tali cartografie sono:
c050301 Carta Geomorfologica
c050101 Carta Geolitologica
c050201 Carta Idrogeologica
I contenuti di tali elaborati sono stati in seguito riassunti nella tavola di sintesi:
b030501 Carta delle Fragilità
che definisce la compatibilità geologica ai fini urbanistici del territorio e fissa delle norme a tutela e salvaguardia
dell’incolumità delle persone, delle infrastrutture e degli edifici, sia pubblici sia privati.
Lo studio, esteso a tutto il territorio comunale, ha contemplato un rilevamento di campagna integrato dall’analisi
delle foto aeree. Il rilevamento è stato particolarmente accurato in corrispondenza delle contrade e lungo la rete
viaria sia principale che secondaria.
I risultati di quanto emerso dai rilievi sono stati in seguito integrati dalla bibliografia di carattere generale esistente e
da alcune indagini geologico-tecniche effettuate nel territorio, anche da parte di altri Studi, messe a disposizione
dall’Amministrazione Comunale.
Per concludere, nella stesura dell’indagine e dei relativi elaborati cartografici, sono state recepite le prescrizioni
provenienti dagli Enti che hanno competenza nel territorio di Enego e fatti propri i contenuti dei seguenti Piani:
Indagine geologica per il P.R.G. anno 1992;
Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (PAI) dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-
Bacchiglione (adottato con Delibera n. 3 in data 09.11.2012 dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di bacino dei
fiumi dell’Alto Adriatico);
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) (approvato con DGRV 708/2012 del 02/05/2012).
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PAT Comune di Enego VI – Indagine geologica Pag. 3 di 33
2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Enego si estende su una superficie di 52,61 km2 con quote comprese tra i 203 e 1.664 m.l.m.
Il suo territorio rientra nel più ampio contesto costituito dall’altopiano dei Sette Comuni, vasta regione pianeggiante
compresa tra i 1000 ed i 2300 m di quota, nettamente delimitata da alte scarpate.
Esso costituisce l’elemento dominante rispetto ad un sistema di altopiani minori che si estendono sui due lati: a
Ovest quello di Tonezza, Folgaria, Lavarone ed il Pasubio, ad Est il M. Grappa. Profonde valli separano l’Altopiano dei
Sette Comuni da quelli confinanti; in particolare la Val d’Astico ad Ovest, la Valle del Brenta a NE e la scarpata destra
della Valdastico a Nord. A Sud il limite dell’Altopiano corrisponde alla scarpata tettonica che si innalza partendo da
una fascia di colline pedemontane.
Nell’ambito dell’Altipiano sono ben distinguibili, da Sud verso Nord, le seguenti 4 sub unità morfologiche (PELLEGRINI e
SAURO, 1994):
la scarpata tettonica di Bassano-Piovene;
l’altipiano meridionale che sovrasta questa scarpata con quote altimetriche comprese tra 1100-1500 m;
l’altopiano centrale o conca mediana con quote più basse, intorno ai 1000-1100 m (conca di Asiago)
un altipiano sommitale settentrionale compreso tra 1500-2300 m.
di queste solo l’ultima sub-unità geomorfologiche è rappresentata nel territorio di Enego con la conca di Marcesina
ed una propaggine orientale che si raccorda con il sistema di dorsali di Foza-Enego (propaggine di Monte Lisser).
Caratteristica morfologica significativa è la conca di Marcesina, una piana di circa 5 km2 caratterizzata dalla presenza
di un’estesa coltre di origine glaciale e nota per essere il luogo più freddo del Veneto e probabilmente d'Italia. Ciò è
dovuto alla sua particolare posizione e all'elevato valore di sky-view factor.
La zona riveste una notevole importanza dal punto di vista storico e naturalistico. In essa sono presenti due torbiere,
ambienti umidi protetti inseriti dall'Unione Europea nelle aree S.I.C., con particolarità botaniche e faunistiche. Le due
torbiere hanno la caratteristica di avere un diverso stadio d'evoluzione, e costituiscono un interessante biotopo
relitto di un complesso di aree umide un tempo molto più esteso.
Il S.I.C. "Piana di Marcesina" è individuato con il codice IT3220012 ed ha una superficie di 840 ha.
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PAT Comune di Enego VI – Indagine geologica Pag. 5 di 33
La Carta Geomorfologica costituisce uno strumento di analisi del territorio di fondamentale importanza per la
conoscenza degli aspetti riguardanti il modellamento del rilievo nella quale vengono messi in evidenza gli elementi
più significativi che concorrono, assieme ai fattori litologici e alla pendenza, alla definizione della fragilità geologica e,
di conseguenza, del rischio per persone e strutture. La conoscenza approfondita e soprattutto preventiva di tutti quei
fenomeni che determinano condizioni sfavorevoli o situazioni d’instabilità latente del terreno sono, infatti, di grande
utilità per i tecnici che operano nel territorio, questo al fine di una pianificazione razionale che deve sempre essere
orientata ad interventi preventivi di contenimento o soluzione degli stessi. Le forme geomorfologiche tipiche
dell’Altopiano dei Setti Comuni, di cui Enego è parte, sono riconducibili a fenomeni esogeni, cioè frutto di agenti e
processi che in modo continuo modellano la superficie terrestre. Si tratta della forza di gravità, dei processi di
degradazione di tipo fisico e chimico e dell’azione erosiva delle acque e dei ghiacciai. Nella Carta Geomorfologica
l’analisi e l’interpretazione delle forme del suolo è stata indirizzata prevalentemente verso l’esame delle condizioni
geodinamiche attuali e della loro possibile evoluzione nel tempo.
Le forme più significative sono state riportate nella tavola in oggetto suddividendole in classi, sulla base dei processi
che hanno dato loro origine in:
1. forme strutturali e vulcaniche
2. forme di versante dovute alla gravità
3. forme fluviali, fluvioglaciali e di versante dovute al dilavamento
4. forme carsiche
5. forme glaciali e crionivali
6. forme artificiali
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Nel territorio di Enego non sono presenti forme riconducibili alla morfologia vulcanica.
Inquadramento tettonico generale
L’altopiano dei Sette Comuni risulta strutturalmente confinato tra le due faglie principali della Valsugana a nord e
di Bassano-Valdobbiadene a sud. Quest’ultima struttura è nota anche come flessura pedemontana (FP), dato che
in superficie si manifesta come una grande scarpata modellata sul fianco meridionale di una piega asimmetrica
sviluppata sul blocco di tetto del sovrascorrimento.
Una più dettaglia osservazione in pianta, combinata con quella della sezione nord-sud, mostra che in realtà il
blocco dell’altopiano risulta sollevato per espulsione di un cuneo (pop-up) delimitato dalle faglie coniugate,
convergenti verso il basso, di Bassano-Valdobbiadene e di val di Sella (VS) (Barbieri, 1987). Quest’ultima è una
faglia immergente a sud, che affiora alla base della grande scarpata settentrionale, in destra Brenta. Verso il
basso dovrebbe arrestarsi contro la faglia di Bassano (FB tratto cieco del sovrascorrimento), di cui risulta un
retroscorrimento, equivalente geometricamente ad altre strutture delimitanti pop-up della catena, come quelli
del Montello e delle Pale di San Martino. Il pop-up dell’altopiano è articolato al suo interno in un settore
meridionale più depresso, corrispondente all’ampia piega anticlinale sviluppata tra la flessura pedemontana e la
sinclinale di Gallio (SG), e in un settore più sollevato, tra questa e il bordo settentrionale dell’acrocoro sommitale,
dove si hanno le massime elevazioni (Cima Dodici 2336 m s.l.m.). Il fianco settentrionale della sinclinale di Gallio
costituisce anche il fianco meridionale della serie di anticlinali appaiate. Analogamente all’anticlinale della
flessura pedemontana, queste anticlinali rappresentano l’espressione superficiale di una serie di sottostanti
rampe o faglie inverse immergenti a nord e quindi coniugate con la faglia della val di Sella. In pianta il blocco
dell’altopiano si presenta estremamente segmentato da parte di fasci di faglie subverticali, mentre i volumi di
roccia interposti tra le faglie sono interessati penetrativamente da fasci di fratture localmente pervasive
(Zampieri, 1995a). Alcune delle faglie sono sicuramente faglie estensionali di origine sinsedimentaria e sono
legate all’evoluzione mesozoica della piattaforma-plateau di Trento (Martire, 1996; Masetti et al., 1998). Esse
hanno controllato le variazioni di spessore delle unità sedimentarie, e sono state in genere riattivate come faglie
trascorrenti durante l’evoluzione neogenica della catena prealpina (Barbieri, 1987).
Le fasce di frattura possono essere localmente legate all’attività di queste faglie, ma anche allo sviluppo delle
ampie pieghe prima descritte.
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Faglie e fratture spesso hanno spesso determinato l’orientazione delle vallette ed in alcuni casi hanno provocato
un’intensa fratturazione della roccia modificandone le caratteristiche meccaniche, il grado di degradabilità e le
modalità della circolazione idrica sotterranea. La loro posizione e orientazione è particolarmente evidente in
particolare lungo le scarpate della Val Brenta e della Val Gadena in cui l’ammasso roccioso affiora in parete verticale.
È stata inserita la faglia trascorrente/obliqua attiva (certa), denominata Frisoni ripresa dai cataloghi ITHACA e DISS
3.1.1. e localizzata lungo la Valgadena.
F. Frisoni
Sono state evidenziati le creste ed i picchi rocciosi più evidenti dall’analisi delle ortofoto e da rilievi sul campo.
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Nel classificare i vari dissesti rilevati nel territorio si è fatto riferimento a quanto contenuto nella “Guida al
censimento dei fenomeni franosi ed alla loro archiviazione” (AMATI et alii, 1996) e nella “Guida alla compilazione
della scheda frane IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia), Allegato 1 al Progetto IFFI” (AMANTI et alii, 2001), che
si basano sulle raccomandazioni del WP/WLI (1993a) e del Glossario Internazionale delle Frane (WP/WLI 1993b)
nonché su quanto proposto da CRUDEN & VARNES (1996).
La prima distinzione è stata operata sulla base di instabilità per frana di:
Per crollo si intende il movimento di caduta in aria libera di materiali di qualunque dimensione e
tipologia (rocce, detriti e terre). È un fenomeno da rapido a estremamente rapido, caratteristico
di pendii molto acclivi, fino ad essere aggettanti.
Generalmente il distacco avviene in corrispondenza di superfici di discontinuità molto inclinate e
preesistenti, non sono rare comunque le superfici di neoformazione. Tali discontinuità sono
costituite generalmente da: giunti di stratificazione, piani di faglia, fratturazione tettonica,
fessurazione di varia natura, piani di scistosità o di laminazione, superfici di contatto tra materiali
CROLLO aventi caratteristiche geomeccaniche differenti. I materiali spostati quando raggiungono il piano
O campagna, se la morfologia lo consente, possono continuare il movimento a salti e rimbalzi lungo
RIBALTAMENTO il versante. Il distacco iniziale, la caduta a terra e i successivi impatti possono provocare
un’intensa frantumazione del materiale coinvolto, in diversi elementi di dimensioni molto
variabili. Il materiale accumulato alla base dei versanti, se le condizioni morfologiche lo
consentono, può essere coinvolto in successivi movimenti gravitativi.
I fenomeni di crollo presentano un’elevata pericolosità causata dall’alta energia cinetica
coinvolta, dai tempi di evoluzione estremamente rapidi (dell’ordine dei secondi) e da una
notevole difficoltà di previsione.
I colamenti sono deformazioni lente che implicano all’interno del corpo di frana un’intensa
deformazione plastica differenziale. Il movimento avviene non solo in corrispondenza della
superficie di separazione tra massa in frana e materiale in posto, ma può coinvolgere in modo
differenziale l’intero corpo di frana. I limiti tra la zona in movimento e il materiale in posto
COLAMENTI possono essere netti o sfumati all’interno di una fascia, non definibile dall’esterno che può
presentare spessore variabile e discontinuità spaziale, nella quale i movimenti differenziali
tendono a diminuire gradualmente con la profondità. Il movimento è causato generalmente dalla
saturazione del materiale per aumento del contenuto d’acqua.
Tali fenomeni sono caratterizzati da una bassa velocità di spostamento, comunque dipendente
dal contenuto d’acqua e dalla pendenza del versante.
La distribuzione delle velocità e degli spostamenti è molto variabile all’interno della massa in
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movimento e può essere paragonata a quella di un fluido viscoso. All’interno di un corpo di frana
la velocità di spostamento è variabile nello spazio, risulta maggiore al centro rispetto ai bordi, più
alta in superficie rispetto alle parti più profonde. Questa distribuzione genera la caratteristica
forma lobata del corpo di frana. Altri elementi morfologici tipici dei colamenti sono i molteplici
avvallamenti, rigonfiamenti e contropendenze, che favoriscono i ristagni d’acqua e, di
conseguenza, aggravano le condizioni di equilibrio.
I colamenti lenti interessano con maggiore diffusione detriti e terre; sono tipici dei terreni ad
elevato contenuto argilloso o che presentano un decadimento delle caratteristiche meccaniche,
con coesione bassa e debole consolidamento.
La seconda distinzione riguarda lo stato di attività di un fenomeno di dissesto che fornisce informazioni
relativamente al tempo in cui esso si è verificato oltre ad una previsione del tipo di evoluzione, anche in senso
temporale, dello stesso.
Le caratteristiche morfologiche generali del territorio: altopiano delimitato da ripide pareti rocciose delle sottostanti
valli del F. Brenta e della Valgadena e presenza di un substrato roccioso a poca profondità ha determinato ubicazione
e tipologie di forme gravitative. I principali dissesti idrogeologici sono infatti correlati a fenomeni di distacchi
gravitativi dalle ripide pareti rocciose e di scariche detritiche ai piedi dei versanti e lungo i canaloni che delimitano
l’altopiano di Enego.
I coni e le falde detritiche sono originati dai depositi legati ai fenomeni di degradazione chimico-fisica della roccia
dovuti all’azione combinata delle acque dilavanti e del gelo/disgelo. Il materiale detritico spesso convoglia lungo i
canaloni nei quali si accumula per poi mobilizzarsi in concomitanza con episodi di maggiore attività erosiva o a
seguito di fenomeni metereologici intensi; in tal caso il materiale detritico trasportato si dispone allo sbocco del
canalone nella valle assumendo una forma a ventaglio.
Coni e falde detritiche possono essere attivi o non attivi. Lo stato di attività è spesso correlabile all’assenza di
vegetazione sui depositi. Molte volte solo la parte apicale dei coni o delle falde risulta attiva.
Le situazioni più pericolose sono classificate a Pericolosità P3/P4 nel Piano di Assetto Idrogeologico.
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Le nicchie di frana e gli orli di scarpata sono stati posti per evidenziare le aree di innesco di fenomeni franosi e le
scarpate in roccia. Delimitano in modo pressoché continuo l’altipiano sul quale sorge il centro di Enego con il
fondovalle della Val Brenta (a Est), della Valsugana (a Nord) e della Val Gadena (ad Ovest). In particolare le scarpate
di degradazione sono suscettibili a frequenti fenomeni di distacco e caduta massi. Alcune fasce sono classificate a
pericolosità P4 e P3 nel PAI.
Zona PAI (cod. 0240133301)- Parete rocciosa monitorata in quanto a rischio di distacco massi di notevoli dimensioni
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Data la presenza in modo pressoché continuo di un substrato roccioso calcareo a debole profondità le aree in
dissesto presenti nella conca di Enego sono molto limitate.
Sono stati cartografati due soli fenomeni riconducibili frane di scorrimento: in loc. Case della Palma ed il vasto corpo
di frana non attiva di loc. Coldarco, mentre l’unico corpo di frana di colamento non attiva, in loc. Pozza delle Fornaci,
è stato ripreso come dato dalla Carta Geomorfologica del Piano Regolatore Generale.
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Una delle principali caratteristiche del comune di Enego è l’assenza di una rete di corsi d’acqua perenni pur in
presenza di significativi apporti meteorici. La presenza di un substrato calcareo interessato da fenomeni carsici
permette, infatti, una rapida infiltrazione delle acque meteoriche. La morfologia fluviale è pertanto poco significativa
così come la dinamica ad essa correlata.
Nella Carta Geomorfologica sono state rappresentate le principali forme di erosione fluviale e le più significative
direttrici di drenaggio superficiale, anche se temporanee.
Sono forme caratterizzate da configurazioni convesse che si aprono a ventaglio allo sbocco dei corsi d’acqua nella
pianura o nei fondovalle e la cui origine è legata alla deposizione, a seguito della diminuzione di pendenza, del
materiale derivante da processi erosivi avvenuti all’interno del bacino e trasportato dall’acqua.
Sono di tipo torrentizio, ovvero depositi alluvionali prevalentemente ghiaiosi mentre il cono fluvioglaciale presente
lungo l’asta della Valle del Zante e che si estende fino al centro comunale di Enego proseguendo lungo la Val Fosse di
Mezzo sembra più correlato a fenomeni di origine mista: debris flow e/o torrentizio e/o di valanga.
Depressione palustre
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Tipica dolina dell’altipiano dei Sette Comuni Cavità isolata lungo la scarpata nei pressi di cava Pianello
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Le principali evidenze del carsismo sono riconducibili a grotte, doline, forme di corrosione superficiale delle rocce
carbonatiche, valle secche e sono localizzate prevalentemente nella Piana di Marcesina.
Nella tabella seguente si riporta l’elenco completo:
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L’ubicazione delle forme attribuibili alla morfologia glaciale e crionivale è stata ripresa dalla “Carta della pericolosità
da valanga del comune di Enego e Foza” del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del fiume Brenta –
Bacchiglione. In tale elaborato la metodologia utilizzata per l’individuazione dei canaloni di valanga è basata
principalmente sui contenuti della Carta di Localizzazione Probabile delle Valanghe redatta dal Centro Sperimentale
Valanghe e Difesa Idrogeologica di Arabba su coordinamento dell’Associazione Interregionale Neve e Valanghe
(A.I.NE.VA.). Nel territorio di Enego i depositi e le forme moreniche correlati alla morfologia glaciale sono presenti in
modo esteso nella Piana della Marcesina e nei pressi centro comunale. Sepolta da potenti coltri moreniche, la grande
conca della Piana della Marcesina può essere ciò che resta di una paleovalle originatasi in tempi molto antichi sulla
quale hanno insistito a lungo, lasciando tracce ancora intuibili, una serie di ghiacciai pleistocenici. L’aspetto odierno,
tuttavia, è impostato sul modellamento subito durante l’ultima glaciazione e sui successivi fenomeni erosivi subiti
dalle rocce calcaree. Diversamente da quanto accaduto sulla restante parte dell’Altopiano, gli impressionanti depositi
morenici qui hanno dato luogo ad una parziale impermeabilizzazione del terreno, con la conseguente formazione di
accumuli d’acqua superficiale e, quindi, delle torbiere. Questi accumuli sono stati in parte drenati, dando luogo agli
imponenti fenomeni carsici ben visibili nel vicino complesso Val Grande – Valgadena, ove confluivano gli emissari
della Piana fino a quando l’uomo ha proceduto alla captazione degli acquiferi. Sono state quindi riprese ed
evidenziate le seguenti forme:
Canalone di valanga
Cordone morenico
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correlata all’attività della cava Pianello che coltiva il detrito di versante presente ai piedi delle ripide scarpate
rocciose lungo la Valle del Brenta
Cava Pianello
Briglie
Argini
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La Carta Geolitologica è stata redatta sulla base dei rilievi di campagna integrati con alcuni studi ed indagini puntuali
effettuati nel territorio. Considerato il carattere applicativo dell’indagine e in accordo con quanto indicato dalla
Regione Veneto, le formazioni geologiche sono state assoggettate a raggruppamenti in funzione della litologia, dello
stato di aggregazione, del grado di alterazione e del conseguente comportamento meccanico che le singole unità
assumono nei confronti degli interventi insediativi ed infrastrutturali che lo strumento urbanistico introduce. Una
prima classificazione ha suddiviso le unità del substrato geologico da quelle delle coperture di materiali sciolti.
Per le unità del substrato si è fatto riferimento alla compattezza, al grado di suddivisione dell’ammasso roccioso, al
grado di alterazione, alla presenza di alternanze di materiali a diverso grado di resistenza o coesione, alla tessitura e
grado di cementazione delle singole formazioni.
Per i materiali delle coperture il riferimento fondamentale è stato quello che richiama il processo di messa in posto
del deposito o dell’accumulo, lo stato di addensamento, la tessitura dei materiali costituenti.
Tale operazione di sintesi ha portato, di conseguenza, all’accorpamento di formazioni geologiche diverse nella
medesima classe.
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LEGENDA
13a – Calcari e calcari argillosi selciferi, con intercalazioni di calcareniti e brecce calcaree (Cretaceo – Malm)
14 – Calcari nodulari e selciferi, argilliti, con intercalazioni di calcareniti e brecce calcaree (Malm – Dogger)
16 - Calcari oolitici ed encriniti, calcari con intercalazioni marnose, dolomie (Dogger inf. - Lias sup)
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Sono state inglobate in questa classe tutte le formazioni calcaree presenti nel comune di Enego: la Dolomia
Principale, il Gruppo dei Calcari Grigi, la Formazione del Rosso Ammonitico e la Formazione della Maiolica.
Dolomia Principale
Nel comune di Enego la Dolomia Principale è presente solo marginalmente. Affiora alla base delle ripide pareti della
Valsugana, a confine con il trentino, e lungo il fianco sinistro della Valgadena, in particolare alla confluenza di
quest’ultima con la valle del Brenta, nel margine più meridionale del territorio.
L’unità è organizzata in ciclotemi in cui strati massicci e omogenei di dolomia cristallina si alterna a brecce
dolomitiche, dolomie stromatolitiche fittamente stratificate o laminate, dolomie pellettifere, micritiche, cristalline
(BOSELLINI, 1967).
La stratificazione varia dai 50 cm ai 2 m di potenza. I cicli sono spesso incompleti in uno o più termini. Il colore della
roccia varia dal bianco al grigio chiaro. La potenza della Dolomia Principale è di circa 900 metri. Il passaggio al
soprastante Gruppo dei Calcari Grigi, che si colloca per lo più lungo le ripide scarpate delle valli, è mascherato da
dolomie cristalline massicce, spesso saccaroidi, frutto di una dolomitizzazione secondaria che ha parzialmente o
totalmente mascherato le strutture sedimentarie rendendo di fatto impossibile tracciare il limite tra le due
formazioni.
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Gruppo dei Calcari Grigi lungo le scarpate della Valle del Brenta
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Formazione del Rosso Ammonitico lungo la S.P. n. 76 “Val Gadena” (dopo il 6° tornante)
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Figura tratta da C. Emi, M. Diretto, “Geologia”, Pitagora Editrice, 1996, pag. 213
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Sono stati inseriti in questa classe: l’ampio cono detritico correlato alla Val del Zante che per estensione arriva fino al
centro comunale di Enego ed i i depositi di falda presenti in modo continuo alla base delle ripide scarpate rocciose.
Sono costituiti da frammenti spigolosi di roccia calcarea e dolomitica generalmente di pochi centimetri di diametro in
scarsa matrice sabbiosa. Assente la componente argillosa e limosa. È presente un modesto grado di cementazione.
Sono oggetto di attività di coltivazione.
Vengono definiti come "accumuli di frana" i depositi eterogenei di origine gravitativa. La suddivisione nelle due classi
che seguono è stata operata facendo riferimento alle caratteristiche geotecniche e granulometriche del materiale
che ne costituisce l’accumulo.
Materiali sciolti per accumulo di frana per crollo e colata di detriti, abbondante frazione lapidea in matrice
fine scarsa o assente
Presentano ciottoli, massi e blocchi di forma irregolare in matrice sabbioso ghiaioso limosa. In alcuni casi la frazione
fine è quasi totalmente assente.
La genesi è dovuta a fenomeni di crioclastismo e termoclastismo unito ad una forte disarticolazione del substrato
roccioso. Nel caso di corpi di frana antichi, non attivi, è presente un buon grado di cemento calcitico (esempio in via
Colbarco).
Materiali sciolti per accumulo di frana per colata o per scorrimento, a prevalente matrice fine argillosa
talora inglobante inclusi lapidei
La composizione granulometrica di questi materiali varia dai limi sabbiosi debolmente argillosi alle argille con blocchi.
Per depositi alluvionali s’intendono formazioni di materiali detritici di ambiente continentale, incoerenti o
semicoerenti, di dimensioni varie, dovuti all'azione di erosione, di trasporto e di sedimentazione dei corsi d'acqua. La
composizione petrografica dei depositi alluvionali è funzione della resistenza delle rocce del bacino all'attacco
chimico-fisico delle acque e risente inoltre dell'alterazione dovuta al clima e agli acidi umici eventualmente presenti.
In particolare gli elementi costitutivi subiscono modificazioni di forma in funzione della dinamica del corso d'acqua e
vengono depositati e distribuiti, in senso sia orizzontale sia verticale, gradatamente per valori decrescenti di
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dimensione, per effetto della gravità. La conformazione dei depositi varia in funzione del luogo e delle modalità di
sedimentazione, nonché delle dimensioni del materiale; pertanto si possono distinguere differenti tipologie sotto
elencate:
Materiali granulari fluviali e/o fluvioglaciali antichi a tessitura prevalentemente ghiaiosa e sabbiosa più o
meno addensati
Presenti sul fondovalle del Fiume Brenta. Si tratta di ghiaie grossolane sciolte con ciottoli o blocchi. Frazione fine
assente.
Comprendono materiali molto eterogenei dal punto di vista granulometrico e tessiturale con prevalenza di sedimenti
grossolani (ghiaie e sabbie) intercalati a sedimenti fini.
Localizzati prevalentemente nel centro comunale di Enego e nella piana della Marcesina.
Si tratta di depositi indifferenziati, massivi, costituiti da più componenti granulometriche distribuite in modo caotico,
con tessitura prevalente a supporto di matrice, contenenti circa 30-40% di clasti eterometrici da subangolosi a
subarrotondati.
Piccole depositi di torbiere sono presenti nella piana di Marcesina e localizzate all’interno di conche in depositi
morenici.
Un sondaggio eseguito in loc. Palù S. Lorenzo ha fornito dati relativi alla presenza di circa 4 m di torbe feltrose a
sfagni, via via sempre più umificate, con intercalazioni di limi.
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I contenuti della Carta Idrogeologica dovranno essere recepiti nel futuro Piano delle Acque.
La serie di alture che si susseguono a partire dallo Scoglio di Lambara fino al colle del Lupo determinano la
formazione di uno spartiacque secondo due diverse direttrici: il tratto N-S, M. Lisser-Scoglio di Lambara e il tratto
NO-SE, Colle del Lupo – M. Lisser. Questo carattere orografico dominante condiziona l’idrografia del territorio
determinando due distinte vie di deflusso per le acque di ruscellamento. Nella tavola sono stati evidenziati i bacini
dei seguenti torrenti: Valdicina, Codelluna, Valdifabbro, Val del Capitano, Valdifabbro di qua, Valdifabbro di là, Val
del Zante, Val dell’Ulbe.
I corso d’acqua principale che scorre a confine del territorio comunale, ed unico con portate d’acqua durante tutto
l’anno, è il fiume Brenta. Affluente più importante è il torrente Valgadena. Su tutto il restante territorio in esame il
reticolo idrografico risulta costituito da esigui deflussi che limitano la loro attività nel periodo dello scioglimento delle
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nevi ed in occasione di intense precipitazioni locali. Ciò è dovuto, soprattutto, alla mancanza di sorgenti e ad una
modesta orografia. La presenza, poi, nel sottosuolo di un diffuso carsismo determina un rapido assorbimento delle
acque meteoriche che attraverso la coltre detritica e la Formazione del Biancone intensamente fratturata
raggiungono fessure e cavità nelle sottostanti formazioni calcaree dove è in continua evoluzione il processo di
dissoluzione della massa rocciosa. Ne deriva che gran parte dell’acqua di ruscellamento va a scaricarsi in breve
tempo alla base dei versanti rocciosi della Valsugana dove si ritrovano numerose sorgenti e serbatoi naturali di
raccolta. Per tali motivi non esiste una marcata idrografia superficiale e l’erosione si può ritenere molto lenta e
limitata quasi esclusivamente ai periodi di grande e intensa piovosità. Dal punto di vista strutturale, poi, la natura
calcarea delle rocce affioranti e l’intensa fratturazione delle formazioni rocciose hanno fortemente condizionato lo
sviluppo del reticolo idrografico determinando vie preferenziali al processo di erosione su cui poi si sono impostate
gran parte delle direttrici attuali.
Fiume Brenta
Nasce dal lago di Caldonazzo (raccogliendo i contributi di un bacino imbrifero della superficie di 52 Km2) e, dopo un
percorso di circa 1,5 km, riceve in destra il torrente Centa e poche centinaia di metri più a valle è impinguato dalle
acque del lago di Levico addotte dall’emissario. Fino alla confluenza con il Grigno l’asta principale del corso d’acqua si
svolge con direzione da ovest ad est, alimentato in sinistra dai corsi d’acqua che scendono dal gruppo di Cima d’Asta
ed in destra da quelli provenienti dall’altopiano dei Sette Comuni; tra i primi, decisamente più importanti rispetto ai
secondi, meritano di essere ricordati il Ceggio, il Maso ed il Grigno. Ricevute le acque del Grigno il Brenta si svolge a
sud-est fino all’incontro con il suo principale affluente, il Cismon, e scorre quindi verso sud nello stretto corridoio
formato dal versante orientale dell’altipiano dei Sette Comuni e dal massiccio del Grappa; giunto a Bassano, dopo
aver ceduto la maggior parte delle sue acque alle numerose derivazioni per irrigazione, si addentra in pianura,
sviluppandosi in mezzo ad una intricatissima rete di canali e di rogge alle quali volta a volta sottrae o cede portate
spesso notevoli, e riceve gli apporti dell’unico affluente rilevante di pianura, il Muson dei Sassi, per sfociare infine,
dopo la confluenza con il Bacchiglione ed il Gorzone, in mare a Brondolo.
Torrente Valgadena
La Valgadena, affluente di destra del Brenta, si è impostata in
corrispondenza di una frattura geologica trasversale che a sua volta
si innesta nella più vasta faglia del Canal di Brenta.
Il torrente nasce nel vasto altopiano carsico di Marcesina, in
corrispondenza della depressione conosciuta come Val Grande.
Durante il suo percorso si approfondisce fino ad assumere in alcuni
tratti l’aspetto di un canyon.
Anche se profondamente incisa è normalmente priva di un torrente
che si forma solamente in occasione di precipitazioni
particolarmente intense.
Canale artificiale
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I caratteri delle manifestazioni idriche sorgentifere e la loro distribuzione nel territorio attestano la presenza di una
grande circolazione sotterranea e di ampi bacini idrografici internamente alle masse calcaree. La maggior parte delle
acque sorgive viene a giorno dalle coltri di materiale morenico che ricoprono i calcari della Piana della Marcesina e
nell’abitato di Enego mentre sono praticamente assenti le sorgenti che sgorgano da fessure in roccia. Il regime di tali
sorgenti è molto variabile ed è essenzialmente collegato agli afflussi meteorici locali.
I dati delle sorgenti e dei pozzi provengono dal Catasto Sorgenti del Veneto e dalla Carta Tecnica Regionale.
Nella tabella i dati riferibili alle sorgenti e pozzi captate ad uso acquedottistico.
Cod.
Quota
N. Nome Località Catasto Note
s.l.m. (m)
sorgenti
Pozzo Marcesina - terzo
1 2403901 1336
consorzio lotto
Corrisponde al codice risorsa 0349 database del Centro
Fontana del Marcesina - secondo
2 2403902 Idrico di Novoledo. denominata "Sorgente Roda del 1319
Corvo lotto
Corvo"
Localizzata in corrispondenza di un serbatoio
3 Al Ponte Marcesina - Baracche 2403903 dell'acquedotto, la sua acqua viene rilasciata per 1305
fontana decorativa.
Marcesina - terzo
4 Foza - Palo 2403904 1322
lotto
Foza - Palo - Marcesina - terzo
5 2403905 1326
fine dreno lotto
Pozzo torbiera Corrisponde al codice risorsa 0348 database del Centro
6 Marcesina - torbiera 2403906 1333
abbandonato Idrico di Novoledo denominata "Sorgente della Conca"
7 Fontana Dori Dori 2403907 1067
Sulla cartografia è indicata come sorgente Laston, che
8 Fontanella Dori 2403908 1048
testimonianze indicano però più in basso nella valle
Anticamente vi venivano a prelevare acqua dal paese
9 Fontana Frisoni 2403909 875
soprastante
Palude
Sono state inserite le torbiere di Palù di San Lorenzo e di Palù di Sotto situate all’interno dei depositi morenici della
piana della Marcesina ed evidenziate anche nella Carta Geomorfologica.
Il territorio è caratterizzato da una circolazione sotterranea prevalentemente di tipo carsico che avviene
all’interconnessione di fessure e cavità ipogee. Si tratta in particolare di una circolazione nell’ambito dell’epicarso
dove si instaurano conduttività idrauliche differenziate in relazione alle cavità maggiormente drenanti. Quest’ultime
rappresentano elementi di transizione a vere e proprie cavità di tipo vadoso o a sottostanti sistemi di fessure. Tale
circolazione è quindi vadosa di cavità, di fessura o di porosità e fa da transizione tra la superficie e la circolazione in
ambiente saturo. Il carattere dell’epicarso, comunque, si differenzia in funzione delle caratteristiche litologiche e
strutturali delle formazioni affioranti (SAURO, 1995).
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Così nella Formazione della Maiolica la circolazione avviene in maniera lenta e diffusa entro una fitta rete di fratture
mentre nelle formazioni del Gruppo dei Calcari Grigi e del Rosso Ammonitico le cavità sono più ampie e la rete di
fessure meno densa, quindi la circolazione è più veloce e concentrata. Anche l’assetto geologico-strutturale dell’area
condiziona le direzioni di deflusso delle acque all’interno dell’ammasso roccioso stesso. I giunti di stratificazione,
spesso aperti per dissoluzione carsica, ma altrettanto spesso associati a livelli di marne, rappresentano orizzonti
preferenziali di scorrimento delle acque sotterranee; essi risentiranno quindi delle giaciture prevalenti degli strati
stessi; nel contempo, i reticoli di faglie e fratture agiscono come strutture di richiamo e deflusso preferenziale. È
quindi l’interazione tra tutti questi fattori che controlla sia la circolazione idrica nell’ammasso roccioso sia
l’ubicazione dei rari punti di venuta a giorno delle acque sotterranee e determina la vulnerabilità dell’acquifero.
Sulla base di quanto sopra esposto, l’intero territorio è stato suddiviso nelle seguenti classi di permeabilità e
vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento:
Range di
Classe di
Litologia Caratteristiche idrogeologiche permeabilità Cod.
vulnerabilità
(cm/s)
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Per garantire una corretta gestione del territorio, volta alla sicurezza del territorio ed alla tutela delle opere edilizie e
infrastrutturali, è stata redatta la “Carta delle Fragilità” che descrive la compatibilità geologica ai fini urbanistici del
territorio attraverso l’analisi di tutti gli elementi di fragilità emersi in fase di studio ed evidenziati negli elaborati
geologici del quadro conoscitivo.
La “Carta delle fragilità” contiene una prima suddivisione del territorio relativa alla “Compatibilità geologica” con 2
classi che evidenziano il diverso grado di idoneità del terreno alle trasformazioni urbanistiche previste dal Piano e che
sono:
- Area idonea a condizione
- Area non idonea
ed una successiva perimetrazione di “Aree soggette a dissesto idrogeologico” che evidenziano degli elementi
caratteristici di fragilità del territorio tali da prevedere degli approfondimenti d’indagine e delle norme specifiche alle
quali attenersi e che sono:
- Area di frana
- Area soggetta a valanghe
- Area di cava
Sono state inoltre evidenziate le “zone di attenzione” geologica del Piano di Assetto Idrogeologico del Brenta-
Bacchiglione.
Il P.A.T. nella tav. 3 “Carta delle Fragilità” suddivide il territorio comunale secondo le seguenti classi di compatibilità
geologica ai fini urbanistici per garantire una corretta gestione del territorio:
Comprende:
A. i terreni con caratteristiche geotecniche o il substrato roccioso con caratteristiche geomeccaniche nell’insieme
scadenti o molto variabili;
B. le aree con presenza di modesti fenomeni d’instabilità.
All’interno di questa classe non sempre esiste un elemento predominante di criticità geologica; l’idoneità “a
condizione” deriva semplicemente da una valutazione incrociata degli aspetti evidenziati nelle cartografie del quadro
conoscitivo: C050301 – Carta Geomorfologica, C050101 – Carta Geolitologica e C050201 – Carta Idrogeologica.
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per un intorno e profondità significativi, rapportati all’importanza delle opere previste. L’indagine geologica dovrà
altresì definire con maggior dettaglio gli specifici fattori condizionanti di carattere geologico e/o idrogeologico
contenuti nel quadro conoscitivo del PAT.
Comprende:
A. i versanti e scarpate a pendenze elevate. Per la loro individuazione è stata effettuata un'elaborazione del
modello digitale del terreno in cui ciascuna cella della griglia di input è stata tematizzata in base alla propria
pendenza (valutata in base ai valori altimetrici delle celle circostanti).
B. le aree PAI per classi di pericolosità geologica e di valanga P2 (media), P3 (elevata) e P4 (molto elevata) definite
dall’Autorità di Bacino Brenta Bacchiglione e riportate nelle cartografie “Carta della pericolosità da valanga del
comune di Enego e Foza”, “Carta della pericolosità geologica comune di Enego” del Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico del fiume Brenta – Bacchiglione;
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C. le pareti, versanti, scarpate in cui sussistono fenomeni di caduta massi e/o di instabilità in genere;
D. i corpi di frana attivi;
E. le aree paludose della piana della piana della Marcesina;
F. le doline;
G. il fiume Brenta con relativa fascia di rispetto dall’argine di 10 m;
H. il reticolo idrografico minore comprese le testate ed i fianchi delle incisioni vallive soggette a fenomeni erosivi.
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intorno e profondità significativi, rapportati all’importanza delle opere previste. L’indagine geologica dovrà altresì
definire con maggior dettaglio gli specifici fattori condizionanti di carattere geologico e/o idrogeologico contenuti nel
quadro conoscitivo del PAT.
SIMBOLO PRESCRIZIONI
Nelle aree soggette a fenomeni di frana, in particolare di caduta massi, ogni intervento deve
essere preceduto da una indagine geologico-tecnica che accerti il rischio e la fattibilità
Area di frana dell’opera. Tale indagine dovrà contenere precise indicazioni in merito all’interazione tra la
tipologia dell’intervento previsto, ove questo è ammissibile, e la presenza del dissesto franoso,
fornendo le soluzioni tecniche da adottare per garantire l’assenza di rischio per persone e la
stabilità futura delle strutture ed infrastrutture in relazione a tale elemento di criticità.
Nelle aree a pericolosità idrogeologica P4, P3, P2, P1 vale quanto previsto negli artt. 9, 10, 11, 12
delle Norme di Attuazione del Piano stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini dei fiumi Isonzo,
Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione.
Nelle aree soggette a valanghe vale quanto previsto per le aree a pericolosità di valanga P3 e P2
negli artt. 10 e 11 delle Norme di Attuazione del Piano stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini
Area soggetta a dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Piave e Brenta-Bacchiglione.
valanghe
Per le aree di cava il P.I., sulla base di apposite indagini di maggior dettaglio, provvede a rilevare i
siti in cui sussistono eventuali problematiche di ordine geologico, come ad esempio fenomeni di
Area di cava instabilità (arretramento dei fronti di scavo, caduta massi…), definendo nel contempo specifiche
norme in rapporto alle problematiche evidenziate.
Il P.A.T. rileva le zone di attenzione per la pericolosità geologica individuate dal P.A.I. Per tali zone vale quanto
disposto dagli artt. 5 e art. 8 delle Norme di Attuazione del P.A.I.
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