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1 SINTESI IN LINGUAGGIO
NON TECNICO
DATA
Agosto 2023
PROGETTO Maggio 2016
PROGETTISTI FIRMA
e3 STUDIO
DI CAPELLINO E ASSOCIATI
ENGINEERING ENVIRONMENT ENERGY
Dott. Arch. DANIELE BORGNA
339 31 31 477 daniele.borgna@e3studio.it
STUDIO SINTESI
INGEGNERIA E PAESAGGIO
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COMMITTENTE FIRMA
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Sintesi non tecnica - aggiornamento
SOMMARIO
1. PREMESSA .................................................................................................................................... 2
2. QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATICO ............................................................................ 3
2.1. Introduzione ........................................................................................................................... 3
3. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO ...................................................................................... 5
4. QUADRO PROGETTUALE ............................................................................................................ 7
5. CARATTERISTICHE DEL CONTESTO TERRITORIALE ............................................................ 10
6. QUADRO AMBIENTALE .............................................................................................................. 11
6.1. Atmosfera ............................................................................................................................. 11
6.2. Ambiente idrico .................................................................................................................... 11
6.3. Suolo e sottosuolo ............................................................................................................... 12
6.4. Vegetazione, fauna ed ecosistemi ....................................................................................... 14
6.4.1. Vegetazione nell’area di intervento ............................................................................. 15
6.4.2. Habitat ......................................................................................................................... 15
6.4.3. Fauna .......................................................................................................................... 17
6.4.4. Ecosistemi ................................................................................................................... 21
6.4.5. Salute pubblica ............................................................................................................ 21
6.4.6. Rumore ........................................................................................................................ 22
6.4.7. Traffico Veicolare ........................................................................................................ 22
6.4.8. Radiazioni Ionizzanti ................................................................................................... 23
6.4.9. Paesaggio ................................................................................................................... 24
6.4.10. Contesto Socio-Economico ......................................................................................... 26
7. RICADUTE AMBIENTALI DELL’INTERVENTO ........................................................................... 27
7.1. Atmosfera ............................................................................................................................. 27
7.2. Ambiente idrico .................................................................................................................... 27
7.3. Suolo e Sottosuolo ............................................................................................................... 27
7.4. Vegetazione, fauna ed ecosistemi ....................................................................................... 28
7.4.1. Vegetazione ................................................................................................................ 28
7.4.2. Fauna .......................................................................................................................... 32
7.4.3. Ecosistemi ................................................................................................................... 33
7.5. Salute pubblica..................................................................................................................... 33
7.6. Rumore ................................................................................................................................ 33
7.7. Traffico Veicolare ................................................................................................................. 33
7.8. Radiazioni Ionizzanti ............................................................................................................ 34
7.9. Paesaggio ............................................................................................................................ 34
7.10. Contesto Socio-Economico .................................................................................................. 37
8. MISURE DI MITIGAZIONE, COMPENSAZIONE E RECUPERO ................................................ 38
9. CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 39
1. PREMESSA
La presente relazione aggiorna il Documento “Sintesi non tecnica” allegato all’istanza di Valutazione
d’impatto ambientale depositata in data 10/05/2016.
Il documento è redatto ai sensi della L.R. 40/98 "Disposizioni concernenti la compatibilità ambientale
e le procedure di valutazione" e del D.P.C.M. 27 dicembre 1988: "Norme tecniche per la redazione
degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della L
349/86, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 377/88", ha come oggetto la realizzazione di un
impianto idroelettrico sul Fiume Toce, nell’ambito dei comuni di Premosello-Chiovenda (VCO) e
Ornavasso (VCO).
L’intervento ricade nella categoria B2.41 - impianti per la produzione di energia idroelettrica con
potenza installata superiore a 100 kW oppure alimentati da derivazioni con portata massima prelevata
superiore a 260 litri al secondo - della suddetta Legge.
L’ipotesi progettuale risponde alla necessità di produrre energia rispettando, al contempo, l’esigenza,
ormai da tempo sentita sia a livello nazionale sia internazionale, di una maggiore sostenibilità
ambientale dell’attività. Questa implica, nel caso specifico, l’impiego privilegiato di risorse energetiche
rinnovabili ed il ricorso a metodologie produttive meno impattanti sull’ambiente, ovvero meno
significative in termini di emissioni inquinanti e calore.
I seguenti capitoli riportano un’analisi dell'opera in progetto e del territorio nel quale essa si colloca,
relativamente alla programmazione territoriale ed alla legislazione vigenti (Quadro Programmatico),
agli aspetti localizzativi e progettuali (Quadro Progettuale), ed a quelli ambientali, paesaggistici e
socio-economici (Quadro Ambientale), al fine di: verificare la compatibilità dell’intervento rispetto agli
strumenti pianificatori ed alle norme vigenti, individuare la migliore tra le alternative progettuali,
identificare le potenziali interferenze tra l’opera ed il territorio, inteso nelle sue componenti
paesaggistiche ed ambientali, e, quindi, predisporre opportuni interventi di ripristino e/o riqualificazione
e/o miglioramento ambientale e paesaggistico.
2.1. Introduzione
Come sopra riportato, l’opera rientrerebbe per caratteristiche costruttive e dimensionali tra quelle
prese in considerazione dalla L.R. 40/1998 «Disposizioni concernenti la compatibilità ambientale e le
procedure di valutazione» e, in particolare, ricade nella categoria n. 41 («impianti per la produzione di
energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 kW oppure alimentati da derivazioni con
portata massima prelevata superiore a 260 litri al secondo[…]») dell’Allegato B2 («progetti di
competenza della provincia, sottoposti alla fase di verifica quando non ricadono, neppure
parzialmente, in aree protette e sottoposti alla fase di valutazione quando ricadono, anche
parzialmente, in aree protette, sempreché la realizzazione sia consentita dalla legge istitutiva dell’area
protetta interessata (articolo 4)»), secondo quanto riportato nella Deliberazione del Consiglio
Regionale della Regione Piemonte 20 settembre 2011, n. 129 - 35527 Aggiornamento degli allegati
A1 e B2 alla legge regionale 14 dicembre 1998, n. 40 (Disposizioni concernenti la compatibilità
ambientale e le procedure di valutazione) in conseguenza delle modifiche agli allegati III e IV alla
parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, operate dalla legge 23 luglio 2009, n. 99.
Di conseguenza, in considerazione della potenza installata, il progetto dovrebbe essere sottoposto
alla procedura di Verifica di Impatto Ambientale, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 40/1998.
Tuttavia, il sito di intervento, come evidenziato in dettaglio di seguito, interessa i territori della ZPS
“Fiume Toce”.
La suddetta non è considerata Area Naturale e non è riportata nell’elenco delle Aree Protette a
gestione regionale contenuto nell’art. 10 del “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della
biodiversità” della Regione Piemonte.
La sentenza n.364/2014 della Corte Suprema di Cassazione, esprime come i SIC e le ZPS debbano
essere considerate “Aree naturali protette” in quanto tale classificazione è da intendersi in maniera più
ampia, in particolare si riporta un estratto della suddetta sentenza:
Coerentemente a quanto sopra riportato, il progetto ricade dunque nel caso previsto dalla l.r. 40/98
art. 4. (progetti sottoposti alla procedura di via) comma 2. lettera b)
“sono sottoposti alla fase di valutazione, secondo le modalità di cui all'articolo 12:
i progetti di opere e di interventi di cui agli allegati b1, b2 e b3 che ricadono, anche parzialmente,
all'interno di aree naturali protette come definite dalla normativa nazionale e regionale vigente in
materia, la cui realizzazione sia consentita dalla legge istitutiva dell'area protetta interessata.”
Il progetto deve essere inoltre sottoposto a Valutazione di Incidenza secondo quanto disposto dalla
L.R. 19 del 29 giugno 2009.
Il presente “Studio d’Impatto Ambientale e di Valutazione di Incidenza”, coerente sia con quanto
disposto nell’All. D della LR 40/98 (Contenuti dello Studio di Impatto Ambientale) e s.m.i. sia nell’All. A
della DPGR n. 16/R del 16 novembre 2001 (REGOLAMENTO REGIONALE RECANTE
“DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA”), si inserisce,
quindi, all’interno degli elaborati necessari all’avviamento di entrambe le procedure suddette.
3. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO
Nel presente paragrafo verranno analizzati i principali documenti di programmazione, di carattere sia
generale sia settoriale, vigenti a livello regionale, provinciale e comunale, che possono essere di
rilievo ai fini della realizzazione del progetto.
L’individuazione e l’esame delle norme e dei vincoli in essi contenuti consente di verificare la
rispondenza del progetto ai medesimi, intervenendo con opportune modifiche laddove risultino delle
incompatibilità; l’analisi delle linee di sviluppo previste, invece, consente di valutare la compatibilità
con riferimento sia alla situazione attuale, sia a quella prevista a seguito della realizzazione delle
opere in oggetto.
Nel caso in esame sono stati considerati i seguenti strumenti di programmazione generale:
Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.);
Il Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R);
Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia del Verbano Cusio Ossola (P.T.C.P.);
Il Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.C.);
Piani sull’ambiente idrico (P.A.I.,PdgPo, P.T.A.);
Sito di interessa nazionale (S.I.N.)
La Pianificazione energetica.
Dall’analisi del Quadro Programmatico sopra esposto, ovvero dei contenuti di norme, piani e
programmi vigenti ed attinenti l’intervento in esame, non sono emerse controindicazioni alla
realizzazione del progetto proposto, in quanto:
Il progetto viene sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi e secondo le
modalità indicate della L.R. 40/1998 art.12;
Rispetta i principali adempimenti normativi in merito alla presenza di vincoli presso l'area oggetto di
intervento, identificabili con il vincolo ambientale e paesaggistico;
Rispetta le indicazioni del P.T.R. in merito ai caratteri territoriali paesistici rinvenibili presso l’area di
intervento (Corsi d’acqua principali) e risulta conforme agli Indirizzi di governo del territorio nello
stesso contenuti (Zone di ricarica delle falde, Centri turistici, viabilità);
Risulta conforme agli obiettivi del PTCP in quanto non interferisce con gli obbiettivi di tutela territoriale
e paesaggistica in esso previsti;
Rispetta gli obiettivi di riduzione del rischio idrogeologico e di tutela della qualità delle acque e degli
ambienti fluviali e risulta compatibile con le misure e le linee di intervento riportati nella pianificazione
idrica (P.A.I., P.D.R.I., P.T.A.); il P.A.I. evidenzia unicamente che l’area in esame è compresa in fascia
A, non segnala pericolosità elevata.
Risulta compatibile con le prescrizioni del P.R.G.C., in quanto non sussistono nelle medesime vincoli
restrittivi espressi alla realizzazione dell’opera in progetto.
Dal punto di vista strettamente progettuale, si sottolineano brevemente alcuni aspetti, tratti dalla
relazione di progetto e ripresi nel Quadro Progettuale:
l’intenzione preliminare del progetto è stata quella di realizzare un impianto di produzione di energia
idroelettrica determinando il minimo impatto sull’area circostante, nell’ottica di salvaguardare quello
che è l’elemento di valutazione primario per il sito in esame ovvero la garanzia del deflusso delle
piene straordinarie senza esondazione o problemi al territorio adiacente.
Nel riconoscere quale ruolo primario di importanza il problema delle esondazioni, si sono affrontati in
secondo ordine gli aspetti di carattere secondario cercando di contemperare la compromissione tra la
salvaguardia di questi e la necessità squisitamente fisica di inserimento del processo produttivo.
Sono nel contempo state indagate soluzioni alternative progettuali ma che per svariati motivi non sono
competitive con la soluzione adottata.
Lo studio delle alternative progettuali ha consentito dunque di giungere a quella che contestualmente
presenta la migliore compatibilità sia con le esigenze idrauliche in primo ordine che con quelle
tecniche in secondo ordine (miglior rapporto benefici ÷ costi valorizzando il salto idraulico), sia con
quelle territoriali.
Durante l’iter autorizzativo si è provveduto a dar seguito alla caratterizzazione del suolo ricompreso
nel perimetro oggetto di intervento considerato che, come noto, esso ricade all’interno di area SIN
“Enirewind (prima Syndial) di Pieve Vergonte”.
Si è provveduto ad un approfondita analisi preliminare delle aree interessate dall’intervento mediante
campionamenti in sito e analisi fisico-chimiche volte ad individuare le eventuali azioni di bonifica.
4. QUADRO PROGETTUALE
Per una migliore consultazione del progetto, nel presente paragrafo si riporta una sintesi degli
elementi dimensionali e tecnici relativi alle opere previste e si rimanda ai successivi capitoli per gli
approfondimenti tecnici.
Il Progetto prevede la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico ad acqua fluente, costituito da
opera di presa posta in sponda sinistra del Fiume Toce in corrispondenza della briglia fluviale
esistente, con presa a monte del ponte di Migiandone e centrale con relativa restituzione a valle dello
stesso ponte.
L’impianto è di tipo puntuale, ovvero non presenta tratti sottesi di alveo naturale, la sottensione è
limitata allo sviluppo della sola briglia esistente. Viene rilasciato buona parte del Deflusso Ecologico
sul coronamento della traversa, la restante parte viene fatta defluire attraverso la scala di rimonta
dell’ittiofauna ed il passaggio per le canoe.
Al fine di aumentare la sezione idraulica dell’imbocco alla presa in progetto, ottimizzare l’utilizzo della
risorsa garantendo allo stesso tempo la massima sicurezza idraulica, la briglia è lievemente innalzata
con un sistema mobile gonfiabile, posto immediatamente a monte della stessa. La soluzione adottata
comporta la formazione di uno sbarramento mobile gonfiabile con il coronamento posto a 204,80 m
s.l.m.
Tale altezza è stata attentamente valutata analizzando la geometria e la natura delle sponde a monte
della briglia e suffragata da verifiche idrauliche mirate.
Sulla traversa è attualmente presente un passaggio di rimonta per l’ittiofauna in massi, realizzato
nell’ambito del Progetto IdroLIFE e posto in sponda sinistra orografica.
Si prevede la realizzazione di un tratto integrativo, sempre in sponda sinistra orografica, volto al
superamento del maggior dislivello creatosi con l’installazione del sistema gonfiabile.
L’opera di presa dell’impianto principale è posta a quota 202,30 m s.l.m., pressoché ortogonale alla
traversa fluviale e posta a pochi metri dalla linea del coronamento in sponda sinistra orografica. In
corrispondenza della soglia di presa viene posizionato un paratronchi metallico e le paratoie di
chiusura e regolazione del canale di adduzione.
A valle delle opere di presa, il canale di adduzione è inizialmente aperto fino alla S.P. 266, dopodiché
attraversa la viabilità con sezione scatolare divisa in quattro condotti da tre setti verticali. La porzione
di canale aperta è protetta dalle piena attraverso paratoie di presa con tenuta su quattro lati e rilevati
con sommità maggiore alla quota idrometrica di piena.
Sopra alle turbine Kaplan si prevede un locale interrato dotato di botole per il calaggio delle turbine e
dei quadri elettrici. Il locale è raggiungibile tramite una scala che parte dall’esterno, contiene anche il
trasformatore e i quadri elettrici.
Anche il canale di restituzione presenta una sezione scatolare aperta. Presso l’opera di restituzione si
prevede la formazione di una massicciata in blocchi lapidei non cementati per evitare fenomeni di
erosione del fondo.
La connessione alla rete elettrica è prevista mediante la realizzazione di un basso fabbricato, posto ai
piedi del rilevato della Strada Provinciale 166.
I cavidotti di connessione, sia privati che di rete, saranno di tipo interrato posti lungo la rete viaria
esistente.
Le caratteristiche morfologiche del bacino imbrifero del fiume Toce con sezione di chiusura presso la
presa in progetto:
- superficie = 1496,7 km2;
- altitudine massima = 4633 m s.l.m.;
La realizzazione dell’impianto idroelettrico in progetto interesserà un tratto del Fiume Toce tra i comuni
di Premosello – Chiovenda e Ornavasso.
L’impianto in progetto sarà localizzato in sponda sinistra orografica del fiume Toce, nel comune di
Premosello – Chiovenda e in particolare in frazione Cuzzago presso il ponte di Migiandone.
La caratterizzazione del sito è stata effettuata sia con riferimento a materiale bibliografico e
cartografico specifico nonché a fotografie aeree, sia mediante sopralluoghi, che hanno interessato
un’area sub-circolare di circa 1 km di raggio.
6. QUADRO AMBIENTALE
6.1. Atmosfera
Clima
Qualità dell’aria
I dati che si riportano di seguito sono stati estrapolati dalla relazione ambientale che A.R.P.A.
Piemonte stila ogni anno per informare l’utenza sulle condizioni ambientali della regione. Questo
documento viene redatto basandosi sui dati raccolti tramite il monitoraggio, il controllo, l’attività
analitica e l’elaborazione dei dati raccolti nelle diverse stazioni installate in tutta la regione.
Di seguito vengono riportati alcuni grafici che illustrano l’andamento di temperatura e precipitazioni in
riferimento all’ultimo decennio.
Un puntuale approfondimento in merito all’ambiente idrico è stato sviluppato nella relazione allegata
redatta dal dott. Biol. N. Polisciano.
L’area si colloca sul fondovalle della valle del fiume Toce, nella porzione terminale della valle prima
dello sbocco del corso d'acqua nel Lago Maggiore, in un territorio improntato dai fenomeni di
modellamento in ambiente continentale sviluppatisi nel corso del Quaternario medio-superiore (ultimi
700.000 anni) in concomitanza con l’alternarsi di fasi climatiche fredde e temperate.
La morfologia della valle è caratterizzata dal prevalente modellamento glaciale, con sezione
trasversale a “U”, su cui si è successivamente impostato il modellamento fluviale con creazione di un
fondovalle alluvionale.
Nel dettaglio il sito di intervento si colloca in sponda sinistra sull’ampio terrazzo alluvionale olocenico
che borda il corso del fiume, con quote sopraelevate di circa 6 - 7 m sull’alveo attuale.
L’area di interesse è compresa nella Carta Geologica d’Italia a scala 1 : 100.000 nel F. 30 “Varallo”
(un estratto è riportato in Figura 2).
Sotto l’aspetto geologico l’assetto generale del settore è caratterizzato da una coltre di depositi di
ambiente continentale quaternari, sovrapposta in profondità alla roccia di substrato che rappresenta il
proseguimento in pianura delle rocce che costituiscono i rilievi soprastanti.
Depositi alluvionali
I depositi alluvionali sono legati alla dinamica fluviale del corso d'acqua e corrispondono a prevalente
sabbia e ghiaia, con locali lenti sabbioso-limose. Secondo il F. 30 “Varallo” sono riferibili alle “Alluvioni
recenti”.
Sul fondovalle del fiume Toce lo spessore dei depositi alluvionali è elevato, arrivando secondo la
bibliografia a superare i 150 m.
Roccia di substrato
Le rocce di substrato, sepolte in profondità inferiormente alla coltre di depositi continentali quaternari,
appartengono all’unità strutturale nota come Zona Ivrea Verbano.
Si tratta di un eterogeneo complesso cristallino che può essere distinto in due unità:
Complesso kinzigitico, formato dall'associazione di metapeliti (tra cui prevalenti paragneiss a biotite,
granato e sillimanite, detti kinzigiti), e vari tipi di metabasiti, marmi puri e a silicati;
Complesso gabbrico, più recente e profondo rispetto al precedente, con incluse scaglie di peridotiti.
Per approfondimenti si rimanda alla relazione geologica redatta dal Dr. Geol. L. Arione
Area di intervento
Di seguito si riporta l’inquadramento vegetazionale, relativo all'area di intervento, redatto sulla base
dall’analisi della bibliografia esistente, della documentazione aereo fotogrammetrica, dal Piano
Territoriale Forestale (Area Forestale n.19) e dalla carta forestale della Regione Piemonte (aggiornata
al 2016), nonché da quanto emerso nel corso dei sopralluoghi in campo.
COPERTURE FORESTALI
Robinieti
ALTRE COPERTURE
Seminativi
Greti
Acque
Legenda
Area di intervento
Queste formazioni sono composte, oltre che dall’ovvio popolamento ceduo di robinia, da sporadici
esemplari di pioppo nero di buon portamento e da nuclei di salici arbustivi.
Si tratta delle specie che tipicamente occupano le stazioni di greto, alle quali si è sostituita la robinia.
La struttura orizzontale di questi soprassuoli è piuttosto irregolare: nuclei di vegetazione più fitta si
alternano a radure in funzione della disponibilità di acqua nel suolo.
Il sottobosco, pur assomigliando a quello del robinieto tipico, è condizionato dalle condizioni di
maggiore aridità di queste stazioni.
Questi popolamenti sono localizzati lungo il Toce tra Ornavasso e Nibbio e nelle aree golenali in
sinistra idrografica del tratto terminale del Melezzo. Trattandosi di stazioni di greto, i suoli sono
fortemente drenanti e aridi negli orizzonti superficiali.
La loro scarsa fertilità si riflette nelle caratteristiche dei soprassuoli: scarse densità e portamenti
mediocri.
Questi boschi, benché dotati di buona accessibilità, sono soggetti a utilizzazioni irregolari.
Talvolta lo stesso effetto di una ceduazione è causato dalle piene che asportano la parte epigea del
popolamento.
Sono quindi boschi stabili, la cui periodica ceduazione può servire ad evitare la presenza di grossi
fusti nelle aree di espansione delle piene.
Di seguito si riportano i dati relativi alla vegetazione rilevata in occasione dei sopralluoghi effettuati
nell’area di intervento e nell’intorno.
Acero-Tiglio-Frassineto
La variante a frassino riguarda alcune aree a nord di Anzola e tra gli abitati di Nibbio, Bettola e Albo.
Oltre alla specie che determina la variante sono presenti anche la robinia e più sporadicamente il
pioppo tremolo. Le forme di gestione sono varie e applicate su piccoli appezzamenti, in un mosaico
assai eterogeneo; si tratta in ogni caso di popolamenti giovani.
La superficie di questi popolamenti è di una quarantina di ettari. Sono tutte aree con suoli alluvionali,
profondi e piuttosto fertili, e facilmente accessibili con macchine agricole. Da ciò risulta la vocazione
produttiva di questi soprassuoli, esaltata dal governo a fustaia che consente l’ottenimento di
assortimenti molto remunerativi. Gli interventi consigliabili sono simili a quelli previsti per le varianti già
descritte.
6.4.2. Habitat
Come già scritto nei capitoli precedenti, l’area di intervento si colloca all’interno della ZPS “Fiume
Toce”
Si riporta di seguito un estratto del Formulario Standard della rete Natura 2000 nel quale vengono
riportati gli habitat presenti nel sito tutelato.
Gli Habitat sopra riportati vengono descritti nel “manuale internazionale di interpretazione degli
Habitat” redatto per conto del Ministero dell’Ambiente dalla Società Botanica Italiana:
3240: Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos: Formazioni arboreo-arbustive
pioniere di salici di greto che si sviluppano sui greti ghiaioso-sabbiosi di fiumi con regime torrentizio e
con sensibili variazioni del livello della falda nel corso dell'anno. Tali salici pionieri, con diverse entità
tra le qual iSalix eleagnos è considerata la specie guida, sono sempre prevalenti sulle altre specie
arboree che si insediano in fasi più mature. Tra gli arbusti, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides) è
il più caratteristico indicatore di questo habitat. Lo strato erbaceo è spesso poco rappresentato e
raramente significativo. Queste formazioni hanno la capacità di sopportare sia periodi di
sovralluvionamento che fenomeni siccitosi
6510: Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis) Prati
da mesici a pingui, regolarmente falciati e concimati in modo non intensivo, floristicamente ricchi,
distribuiti dalla pianura alla fascia montana inferiore, riferibili all’alleanza Arrhenatherion. Si includono
anche prato-pascoli con affine composizione floristica. In Sicilia tali formazioni che presentano
caratteristiche floristiche diverse pur avendo lo stesso significato ecologico, vengono
riferite all’alleanza Plantaginion cupanii.
91E0* : Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae,
Salicion albae) Foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp.
presenti lungo i corsi d’acqua sia nei tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei bacini
lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica fluviale. Si sviluppano
su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è superficiale, prevalentemente in
macrobioclima temperato ma penetrano anche in quello mediterraneo dove l’umidità edafica lo
consente.
9160: Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli Querco-
carpineti planiziali, della Padania centro-occidentale, di fondovalle o di basso versante nella fascia
collinare, sviluppati su suoli idromorfi o con falda superficiale, ricchi di componenti colluviali di natura
6.4.3. Fauna
Di grande interesse sono anche le popolazioni di anfibi e rettili, strettamente correlate alla presenza
degli ecosistemi acquatici e ad una variegata entomofauna acquatica e/o igrofila.
Per quanto concerne l’ittiofauna, tale raggruppamento sistematico risulta essere fortemente
influenzato dallo stato fisico e chimico delle acque; in particolare, la distribuzione delle diverse specie
lungo l’asta fluviale è strettamente correlata con la temperatura, la concentrazione di ossigeno, la
torbidità, le caratteristiche del fondale, ecc. Tali parametri sono a loro volta dipendenti dalla morfologia
e dall’andamento altimetrico del corso d’acqua.
Lungo il corso del Fiume Toce si susseguono tutte e quattro le zone ittiche descritte per il bacino
occidentale del Po. Il tratto superiore ha comunità abbondanti di trota fario.
Ittiofauna tipica delle zone a Trota Fario e Trota Marmorata e/o Temolo
Si riporta di seguito l’elenco delle specie presenti nella ZPS “Fiume Toce”.
Fauna Viva è un’associazione senza scopo di lucro che persegue finalità di tutela e valorizzazione
della natura e dell’ambiente.
La suddetta associazione nell’ambito del Progetto LIFE-Natura “Fiume Toce: conservazione di
ambienti ripariali a favore dell’avifauna nidificante e migratoria”, ha effettuato interventi di
riqualificazione ambientali per migliorare la disponibilità e qualità degli habitat di caccia e dei rifugi per
i Chirotteri.
Il progetto ha avuto una durata quadriennale (2003 – 2006), ma i monitoraggi sono proseguiti nel
tempo fino al 2011.
I risultati del progetto sono reperibili in rete, sul sito internet di Fauna Viva e riportano quanto segue:
“I rilevamenti effettuati dal 2003 negli habitat di caccia hanno evidenziato la presenza di una
Chirotterofauna ricca e differenziata. Sono infatti stati rilevati 13 taxa, che includono anche specie di
particolare interesse per la conservazione, inserite nell’Allegato II alla Direttiva Habitat, quali Rinolofo
maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Vespertilio maggiore/di Blith (Myotis myotis/blythii) e
Barbastello (Barbastella barbastellus).
Nel corso del progetto Life sono stati inoltre posizionati numerosi rifugi artificiali, occupati nel corso
degli anni da almeno quattro specie: Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) che utilizza una bat box
quale nursery (colonia in cui si riuniscono le femmine per partorire e allevare i piccoli), Pipistrello nano
Per maggiori dettagli, specialmente per quanto riguarda l’ambiente idrico, si rimanda alla relazione
specialistica redatta dal dott. N. Polisciano.
6.4.4. Ecosistemi
Le considerazioni inerenti gli ecosistemi ricalcano in gran parte quanto riportato in merito alle
componenti finora trattate ed in particolare quanto illustrato in merito a vegetazione e fauna
(ecosistema acquatico), in quanto un Ecosistema è “l'unità che include gli organismi che vivono
insieme in una certa area (comunità biotica o biocenosi), interagenti con l'ambiente fisico (biotopo) in
modo tale che un flusso di energia porti ad una ben definita struttura biotica e ad una ciclizzazione dei
materiali fra viventi e non viventi all'interno del sistema" (Odum).
In questo paragrafo si intende puntare l’attenzione sull’aspetto della continuità ecologica, delle
connessioni e delle barriere.
Gli ecosistemi situati nell’area oggetto hanno discrete caratteristiche di naturalità, caratterizzati dalla
presenza di differenti specie autoctone, sia vegetali che animali, ma anche da specie alloctone
fortemente invasive (quali Buddleja davidii e Acer negundo) e dall’interferenza delle infrastrutture
stradali e ferroviarie.
La salute umana dipende strettamente dalla qualità dell’ambiente di vita, la quale, a sua volta, dipende
dallo stato delle diverse componenti ambientali che lo costituiscono, ovvero aria, acqua, suolo e agenti
fisici. Esiste, infatti, un’associazione causale tra la salute pubblica e i diversi fattori di rischio che
possono interessare l’ambiente di vita. Questi sono rappresentati, presso il territorio piemontese, in
ordine di rilevanza, da: inquinamento atmosferico, inquinamento acustico, inquinamento da radiazioni
ionizzanti (radon), condizioni climatiche avverse (ondate di calore estive, periodi di freddo prolungato).
Non vanno poi dimenticati i rischi per la salute dovuti agli effetti dell’inquinamento delle acque e dei
suoli ad opera di agenti chimici (es. smaltimento dei rifiuti, specie quelli pericolosi) e l’esposizione a
campi elettromagnetici, per i quali non esiste ancora una definizione certa di associazione causale.
Le indagini compiute su ampia scala e riportate nell’annuario statistico regionale “Piemonte in cifre”,
evidenziano come a tutt’ora nell’ambito della Provincia il maggior rischio di morte è dovuto a malattie
del sistema circolatorio e tumori.
I comuni di Premosello-Chiovenda e Ornavasso rientrano tra quelli facenti parte dell’Azienda Sanitaria
Locale VCO.
Con riferimento al progetto in esame, le principali cause di alterazione dello stato di salute pubblica si
possono potenzialmente identificare con il rumore, il traffico veicolare, le radiazioni non ionizzanti. Tali
problematiche verranno singolarmente trattate nei paragrafi successivi.
6.4.6. Rumore
Il rumore prodotto dalle attività produttive, ricreative e dal traffico costituisce una importante causa di
disturbi fisici (patologie della capacità uditiva) e psichici (malessere, disturbi del sonno, danni di tipo
psicofisiologico) per gran parte della popolazione che risiede in aree urbane. Ai fini della tutela della
salute pubblica, la normativa nazionale (L. 447/1995, DL 277/1991, DPCM 14/11/1997, DPR 142 del
30/03/2004) e regionale (LL.RR. 44/2000 e 52/2000) definiscono gli atti e le azioni di pianificazione
territoriale (impatto acustico, zonizzazione acustica,ecc.) e le specifiche competenze, le grandezze
fisiche relative all’inquinamento ed al rischio da rumore, le modalità di misura dei livelli sonori, i valori
limite di emissione delle sorgenti, di immissione e di esposizione per zone e recettori.
Gli impatti dell’opera in progetto sul clima acustico dell’area di studio devono essere valutati in
relazione sia alla fase di realizzazione che di esercizio dell’impianto.
L’area nella quale si prevede la realizzazione dell’impianto idroelettrico in oggetto si presenta poco
abitata con caratteristiche tipicamente montane.
Le fonti di rumore che caratterizzano il clima acustico attuale sono rappresentate dalle emissioni di:
Il fiume Toce
I rumori dovuti al traffico veicolare sulla SS33 e SP 166
I rumori dovuti al traffico ferroviario
Una puntuale analisi della componente rumore è riportata nella Relazione previsionale di impatto
acustico allegata.
In relazione a quanto riportato nello studio specifico si ritiene che il progetto sia compatibile con i limiti
definiti dalla vigente normativa, con la classificazione acustica ed il contesto territoriale dell’area in cui
si insedierà.
Si può inoltre ritenere che le emissioni generate dalla nuova attività non pregiudicheranno in modo
sensibile il clima acustico delle aree limitrofe.
Il traffico veicolare oltre ad essere una delle principali cause di incidente stradale, svolge anche un
ruolo importante nell’insorgenza di disturbi psicofisici dovuti a stress ed a sollecitazioni sonore.
La via di comunicazione che assume maggiore importanza nell’area è la Strada Statale 33, nota in
italiano come via del Sempione o strada del Sempione e nota all'estero in altre lingue come
Simplonroute o Simplonweg (in tedesco), Simplon route o Route du Simplon (in francese).
Riguardo la zona in esame non si hanno a questo proposito dati rilevati, ma si ritiene che la stessa sia
caratterizzata da un elevato traffico veicolare, vista la notevole importanza di questa via di
comunicazione.
Allo stato attuale, le interazioni tra salute e campi elettromagnetici sono ancora oggetto di studi ed
approfondimenti, tuttavia è noto che un campo elettromagnetico, che si genera sempre in presenza di
una corrente elettrica, emette radiazioni (= onde elettromagnetiche) le quali, in funzione della loro
potenza (= frequenza), interagiscono con gli organismi con effetti di tipo termico, identificabili con un
riscaldamento dei tessuti, e non termico, certa/eventuale cancerogenicità.
Le onde generate da un campo elettromagnetico sono così classificate in base alla loro caratteristiche
fisiche principali ed in base al loro utilizzo:
Elettrodotti,
ELF 0 - 300 Hz > 1.000 Km 1,2 x 10-12 eV cabine di trasformazione,
elettrodomestici
Riscaldamento,
Radiazione 300 GHz - 30 Da 1,2 x 10-3 illuminazione,
1 mm – 10 nm
Ottica PHz a 120 eV sterilizzazione, applicazioni
abbronzanti
IONIZZANTI
Radiografie, radioterapie,
Raggi x e γ > 300 PHz < 10 nm > 120 eV
medicina nucleare
In generale vale la regola secondo la quale all’aumentare della frequenza della radiazione aumenta
l’energia della medesima e, quindi, anche la pericolosità della stessa nei confronti della salute umana.
Stante quanto riportato, le radiazioni che possono ordinariamente interessare gli ambienti di vita e di
lavoro sono del tipo non ionizzante e vengono generate principalmente da sorgenti legate all’utilizzo
dell’energia elettrica, elettrodotti, e alle telecomunicazioni, antenne per telecomunicazione.
Per quanto concerne il caso specifico, ovvero la generazione di onde elettromagnetiche da strutture
implicate nella produzione e nell’utilizzo dell’energia elettrica, la normativa (Legge Quadro n36 del
22/02/2001, DPCM 08/07/2003, L.R. n19 del 05/08/2004 e sua DGR attuativa n16-757 del 05/09/05)
prevede, ai fini della prevenzione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dai medesimi
elettrodotti, la determinazione di “fasce di rispetto” degli elettrodotti, da vincolare all’uso, in ragione
dell’intensità dei campi magnetici. In altri termini, dette fasce individueranno le aree in cui possono
verificarsi superamenti del valore limite di induzione magnetica, fissato a 3 μT (DPCM 08/07/2003)
inteso come portata di corrente dell’impianto, ovvero portata di corrente in servizio normale dichiarato
dal gestore, e presso le quali, per tale motivo, non possono avere luogo attività antropiche. Allo stato
attuale le fasce di rispetto sono state individuate solo in maniera provvisoria e solo per alcuni tratti
della rete elettrica regionale, in ordine a quanto riportato in una circolare del Ministero dell'Ambiente
(DSA/2004/25291 del 15/11/2004) e di una guida, CEI 106-11, redatta nel 2005 (“Guida per la
determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti secondo le disposizioni del DPCM 8 luglio
2003 (art.6). Parte 1: Linee elettriche aeree e in cavo”).
Circa l’impatto sanitario prodotto dalle linee elettriche, una stima dell’inquinamento elettromagnetico a
livello regionale è stata elaborata dall’ARPA e della Regione Piemonte, sulla base di informazioni e
statistiche acquisite in seguito all’attuazione di vari interventi di risanamento e controllo promossi dalla
Regione e dalle stesse Aziende produttrici di energia elettrica, nonché da quelle fornite dal catasto
delle sorgenti elettromagnetiche e dalla rete di monitoraggio regionale dei campi elettromagnetici e
delle radiofrequenze gestiti dall’ARPA. Da questa risulta che la Provincia di Torino è interessata da
un impatto elevato, insieme alla provincia di Novara, mentre le provincie di Cuneo, Biella ed Asti
presentano un impatto basso. Data l’ubicazione dell’area in esame è tuttavia plausibile pensare che lo
stato attuale della stessa, si discosti da quella relativa ai dati provinciali.
In generale, le linee elettriche, che attualmente in Piemonte raggiungono gli 803 km relativamente alla
rete a 380 kV e i 1.090 km per la rete a 220 kV, costituiscono un fattore di pressione ambientale ormai
acquisito ed interessato da uno sviluppo molto contenuto; dal 2000 al 2004, infatti, l’incremento delle
stesse ha fatto registrare un valore costante. Ne deriva pertanto che, fatta eccezione per alcune
criticità, rilevabili nelle situazioni fortemente urbanizzate e che vanno affrontate con interventi di
risanamento e controllo, gli interventi a carico della rete elettrica regionale sono piuttosto volti alla
modernizzazione della rete, soprattutto con riguardo alla rete ad altissima tensione, alla
razionalizzazione del sistema di distribuzione, con l’adozione di metodiche e tecniche di progettazione
e realizzazione avanzate e che prediligono l’interramento delle strutture, ed alla definizione di una
disciplina localizzativa che armonizzi le logiche del mercato elettrico e della distribuzione del servizio
con la morfologia e l’organizzazione del territorio e del sistema normativo di tutela e di sviluppo, sia a
vasta scala che a scala comunale, affinché la tutela dai campi elettromagnetici sia assicurata anche
nel caso di realizzazione di nuovi insediamenti in presenza di elettrodotti esistenti.
6.4.9. Paesaggio
Legenda
Profondi e ampi corridoi naturali di origine fluviale o fluvio-glaciale, che prolungano addentro ai rilievi
morfologie in parte proprie della pianura ed in prevalenza identiche colture.
L'insieme ambientale è definito da prati stabili o avvicendati, da campi a seminativo, talora vigneti, nei
settori di raccordo con il basso dei versanti (conoidi), in una diffusa frammentazione ancora legata ad
una predominante economia agricola di sussistenza.
La relativa ricchezza delle produzioni, un tempo alimento agli intensi scambi locali, ha perduto gran
parte significato, sopraffatta da forze organizzative più proprie della pianura industrializzata, specie
nelle valli alpine percorse da grandi arterie con accesso ai valichi.
Insediamenti generalmente allineati lungo l'asse viario principale, centri di gravitazione degli
insediamenti minori (nuclei e case sparse). Valenze ambientali in parte perdute nel disordine
costruttivo e in mancanza di un disegno pianificatorio unitario. Diffusa presenza di esempi di
archeologia industriale.
Questa realtà paesaggistica è presente, talora anche con più forti suggestioni, perchè meglio
preservata da interessi insediativi, nelle vallate minori dell'arco alpino, anche se limiti di scala non ne
consentano la loro identificazione cartografica alla scala di lettura regionale.
Esteso fondovalle che si insinua tra i maggiori rilievi alpini con prevalente direzione Nord-Sud. La
piana che costituisce tale Sottosistema e` delimitata da versanti erti, spesso incombenti e sovente di
ostacolo ad un buon irraggiamento solare. Condizioni termiche non ottimali unite ad una elevata
piovosità ne riducono sensibilmente le potenzialita` agronomiche : prevale infatti la praticoltura sui
residui seminativi. Come in altri fondovalle alpini lo sviluppo delle grandi vie di comunicazione ha
profondamente alterato l'antico tessuto urbanistico dai caratteri già marcatamente alpini.
La Provincia del VCO ha una superficie di 2.262 km² suddivisa in 77 Comuni, con una popolazione di
circa 163.121 abitanti, pari ad una densità di circa 70 abitanti per km², ed è la terza area montana del
Piemonte per estensione (le uniche zone relativamente pianeggianti sono il fondo valle ossolano
lungo il corso del fiume Toce, da Crevoladossola alla foce nel Lago Maggiore, e la piana di Intra).
Nell'economia provinciale poca importanza ha l'agricoltura, data la natura montuosa del territorio e la
conseguente scarsa estensione dei terreni coltivabili; l'allevamento alpino fornisce però alcuni pregiati
formaggi, mentre una tradizionale attività di Verbania è la floricoltura. L'area del Verbano-Cusio-
Ossola vanta un'antica tradizione industriale, sia in campo estrattivo (cave di marmo di Candoglia, da
cui giunsero a Milano i marmi del duomo, e cave di granito rosso di Baveno) sia per quanto riguarda
gli stabilimenti manifatturieri, che si insediarono numerosi nell'Ossola e a Omegna per la buona
disponibilità di energia idroelettrica. Le industrie chimiche e di fibre tessili non hanno più l'importanza
di un tempo; fiorente è invece la produzione di pentole, stoviglie e piccoli elettrodomestici nel distretto
del Verbano-Cusio-Ossola. Molto rilevante è invece nell'economia provinciale il ruolo del turismo, data
la presenza di stazioni di villeggiatura lacuale di fama internazionale (come Stresa, Baveno, e la
stessa Verbania), delle piccole ma interessantissime isole Borromee e di numerosi centri sciistici e di
villeggiatura estiva nelle valli dell'Ossola (come Baceno, Craveggia, Formazza, Macugnaga, Santa
Maria Maggiore, Varzo).
7.1. Atmosfera
Per quanto concerne la qualità dell’aria, invece, la realizzazione dell’impianto comporterà, senz’altro,
un leggero incremento della polverosità e della concentrazione di gas di scarico nell’atmosfera,
conseguentemente alla movimentazione delle macchine operatrici e dei mezzi di cantiere e di
trasporto. Tale interferenza può considerarsi, tuttavia, poco significativa e temporanea, sia per la
limitatezza delle superfici interessate e dell’intervallo temporale caratterizzato da dette emissioni, sia
per la presenza di un contesto ad elevata naturalità, in grado di compensare pienamente i suddetti
impatti.
In fase di esercizio, invece, data la tipologia dell’impianto in progetto, che, come già anticipato, non ha
emissioni in atmosfera, è possibile ipotizzare variazioni nulle della qualità dell’aria rispetto allo stato
attuale.
Per approfondimenti in merito agli impatti si rimanda al contributo del Dr. Biol. N. Polisciano.
Preliminarmente alla realizzazione degli scavi si procederà alla rimozione del terreno vegetale dallo
strato superficiale delle aree interessate dagli scavi con accantonamento dello stesso in apposito sito
individuato all’interno dell’area di cantiere.
In seguito alla rimozione del terreno vegetale, per limitare i volumi di scavo necessari a formare
l’impianto principale si propende per la formazione di una serie di diaframmi che circondano
completamente le opere in progetto; essi diverranno in futuro i muri perimetrali dei canali e del locale
di produzione, conciliando così la funzione provvisionale di messa in sicurezza degli scavi con quella
strutturale definitiva. Lo scavo, quindi è delimitato da pareti verticali che ne limitano fortemente il
volume complessivo.
I volumi di scavo previsti nell’area di intervento sono pari a circa 54˙300 m3 per le opere fuori alveo,
I lavori in alveo, per la realizzazione dell’opera di presa e restituzione e per la riprofilatura dell’alveo a
valle della restituzione comporteranno movimenti terra pari a 1˙150 m3, senza asportazione di
materiale dall’alveo.
Il materiale di risulta sarà depositato presso aree private o messo a disposizione del demanio per il
successivo riutilizzo in eventuali opere di regimazione demaniale o alienate dallo stesso demanio.
7.4.1. Vegetazione
Le interferenze negative potenzialmente derivanti dalla realizzazione del progetto che possono
interessare la componente vegetale sono riconducibili a:
Eliminazione della vegetazione presente presso l’area interessata dal cantiere;
Disturbo della vegetazione presente nell’intorno dell’area interessata dal cantiere;
Variazione del profilo della corrente nel tratto a monte rispetto all’opera di presa e nel tratto sotteso.
N um ero
Specie
sogget ti 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80
Fraxinus excelsior 28 11 6 4 3 1 2 1
Tilia cordat a 33 10 11 4 3 3 2
Populs nigra 3 1 1 1
Populus alba 22 4 4 1 4 2 1 3 1 1 1
Prunus avium 4 1 1 1 1
Acer pseudoplat anus 8 3 3 2
Acer negundo 4 1 2 1
Sam bucus nigra 0
Salix alba 5 2 1 1 1
Morus alba 1 1
Alnus glut inosa 1 1
Quercus robur 1 1
Pinus st robus 1 1
Robinia pseudoacacia 39 17 13 3 4 1 1
TO TALE 150 48 37 17 14 11 8 2 1 2 5 1 1 1 2
Unitamente alle piante contenute nel registro, si è proceduto ad un conteggio degli alberi con diametri
inferiori a 12,5 cm che risultano essere 87.
La soluzione progettuale e in particolare l’organizzazione del cantiere sono state pensate con
attenzione alla componente paesaggistica.
Particolare cura verrà posta in fase di cantiere alla conservazione degli esemplari arborei singoli o
riuniti in gruppi che presentano caratteristiche significative sia dal punto di vista botanico che dal punto
di vista paesaggistico (si rimanda alla planimetria di cantiere per la localizzazione dei soggetti da
preservare).
Ad integrazione della cartografia e della classificazione per aree indicata nella relazione forestale di
progetto, si produce un aggiornamento della suddivisione che analizza più nel dettaglio quanto già
esposto.
S.P
.n
°
16
6
AREA BOSCATA
AREA BOSCATA FRASSINETO
ROBINIETO 675 mq
1975 mq
AREA BOSCATA
PIOPPETO DI PIOPPO BIANCO
AREA BOSCATA AREA BOSCATA
365 mq
PIOPPETO DI PIOPPO BIANCO ROBINIETO
530 mq 930 mq
AREA BOSCATA
ROBINIETO
265 mq
S.P
.n
°
AREA BOSCATA
16
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
6
11830 mq
AREA BOSCATA
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
1105 mq
AREA BOSCATA
LATIFOGLIE MISTE
AREA BOSCATA 785 mq
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
2060 mq
ce
e To
Fiu
me
AREA BOSCATA Fium
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
Toc CON PRESENZA DI ROBINIA
e 980 mq
S.P
.n
°1
66
AREA BOSCATA
ROBINIETO
1595
730 mq
mq
S.P
.n
°
AREA BOSCATA
16
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
6
9775 mq
AREA BOSCATA
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
865 mq
AREA BOSCATA
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
ce
1485 mq
e To
OPERE D I COM PEN SAZI ON E
Rimboschimento con PIOPPO BIANCO
Fium
500 mq
OPERE D I M I TI GAZI ON E
Ripristino con rimboschimento di:
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
1125 mq OPERE D I M I TI GAZI ON E
Ripristino con rimboschimento di:
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
340 mq
Fiu
m eT
oce
S.P
.n
°16
6
Le modifiche apportate al progetto, oltre a migliorare gli aspetti tecnici, costruttivi e di sicurezza
dell’opera, sono anche finalizzati all’inserimento ambientale e paesaggistico dell’impianto con
l’introduzione dei seguenti elementi:
1) Riduzione dell’interferenza con le aree boscate di maggiore pregio;
2) Ripristino con aumento delle aree boscate;
3) Realizzazione di una fascia di connessione ecologica;
4) Ripristino e mantenimento di una porzione di prato stabile a naturale evoluzione a favore
dell’avifauna.
7.4.2. Fauna
Com’è noto, lo sbarramento rappresentato dall’opera di presa di una centrale idroelettrica determina
una interruzione nel corso d'acqua, la quale si ripercuote negativamente sulla fauna ittica, impedendo
il regolare svolgimento dei processi biologici di numerose specie. Ne risultano particolarmente
influenzati i processi riproduttivi, a causa della impossibilità per alcune specie di raggiungere le
stazioni di frega e di ovideposizione, ma anche quelli di alimentazione, a causa dell’alterazione del
fenomeno di drift dei macroinvertebrati, fonte di alimentazione di diverse specie ittiche.
Non solo, sotto il profilo ecologico l’interruzione del corso d’acqua determina una frammentazione
delle popolazioni ittiche, la quale, a sua volta, comporta un impoverimento della variabilità genetica
all’interno delle popolazioni ed una alterazione della variabilità specifica tra le popolazioni presenti nel
corso d’acqua.
L’opera di presa, ostacolando la risalita delle specie ittiche, se non integrata da opportuni
accorgimenti, impedirebbe il ripristino dei popolamenti presenti a monte della stessa, modificati dagli
eventi di piena o dalle migrazioni naturali, favorendo il graduale impoverimento specifico e genetico
dell’ittiofauna.
La riduzione delle portate nel tratto sotteso potrebbe determinare condizioni critiche per la
sopravvivenza dei pesci, spingendo un elevato numero di individui a spostarsi verso ambienti più
favorevoli e/o a concentrarsi presso le aree più profonde del letto del corso d’acqua, ancora coperte
da uno strato d’acqua sufficiente alla vita delle diverse specie ittiche, con conseguenti rischi di malattie
e morie.
L’effettuazione di lavori in alveo, infine, potrebbe alterare una parte degli habitat destinati al rifugio ed
alla ovideposizione di talune specie, sia per interferenza diretta, scavi e costruzioni, che indiretta,
variazioni del trasporto solido e intorbidamenti. Tali perturbazioni indurrebbero l’immediato abbandono
del tratto in questione da parte delle specie maggiormente sensibili, l’allontanamento temporaneo di
quelle meno sensibili, la distruzione delle uova e dei giovani individui o la loro asportazione ad opera
delle particelle terrose in sospensione. Effetti analoghi si potrebbero rilevare anche per gli interventi di
manutenzione dell’impianto (apertura dello scarico di fondo).
Con riferimento a quanto enunciato, le maggiori criticità si riscontreranno a carico del tratto sotteso: la
realizzazione dell’opera (costruzione di manufatti in alveo e di difese spondali in massi) determinerà
impatti negativi di entità contenuta e limitati nel tempo mentre il funzionamento dell’impianto
(derivazione d’acqua) e il mantenimento in efficienza dello stesso (apertura periodica degli scarichi di
fondo) comporteranno interferenze negative stimabili come permanenti, ancorché teoricamente
reversibili in caso di dismissione dell’impianto, e di media entità.
A favore dell’avifauna sarà realizzato il sopra citato Ripristino e mantenimento di una porzione di
prato stabile a naturale evoluzione
7.4.3. Ecosistemi
Relativamente agli ecosistemi, lo sbarramento in progetto costituirà una interruzione nella continuità
dell’ecosistema acquatico, tale da compromettere in parte le dinamiche delle popolazioni animali
presenti. Tuttavia, la realizzazione di una scala di monta per l’ittiofauna e di uno scarico di fondo in
grado di assicurare una soddisfacente continuità tra il tratto a monte e quello a valle dell’ostacolo,
limiterà gli impatti derivanti dalla realizzazione dell’opera con conseguenze che possono definirsi,
seppur negative e permanenti, di entità contenuta.
Circa la riduzione di habitat valgono le considerazioni già espresse riguardo la flora e fauna.
Si ritiene che l’intervento in progetto non determini impatti degni di nota sulla salute pubblica
7.6. Rumore
Per approfondimenti in merito alla componente “rumore”, si rimanda alla relazione acustica allegata.
In fase di cantiere si registrerà certamente un leggero incremento quantitativo di traffico indotto dalla
realizzazione dell’intervento, occorre tuttavia considerare il fatto che gli impatti relativi a questa fase
avranno carattere temporaneo e limitati al periodo di apertura del cantiere stesso. Si dovrà inoltre
tenere conto che durante i lavori, i mezzi di maggiore dimensione impegnati nelle lavorazioni,
verranno presumibilmente parcheggiati in cantiere durante la notte, non determinando alcuna
interferenza sulla viabilità locale all’inizio ed al termine dell’orario lavorativo.
Come per il rumore, anche per quanto concerne le radiazioni occorre considerare sia il grado di
antropizzazione dell'ambiente nel quale si inserisce l’opera in progetto, in quanto gli impatti vanno
considerati relativamente ai potenziali effetti sulla salute pubblica, sia il livello di inquinamento
elettromagnetico attuale dell’area di intervento, che costituisce il parametro di riferimento per la stima
degli effetti indotti dalla realizzazione dell’opera.
In merito al livello di inquinamento elettromagnetico attuale dell’area di intervento ed alla incidenza del
medesimo sulla salute pubblica, non si dispone a tuttora né di dati precisi né di metodologie specifiche
di analisi e valutazione.
7.9. Paesaggio
Solo recentemente si è riconosciuto il peso che la componente "paesaggio" riveste nella definizione
della identità di un territorio sia in termini naturalistici che in termini antropici, e dunque solo da poco
tempo si è incominciato a considerare il paesaggio tra le principali componenti ambientali
potenzialmente alterabili dalla realizzazione di un’opera. Ne consegue che a tuttora non si dispone di
metodologie definite che consentano una valutazione oggettiva della entità degli impatti sul paesaggio
né, di conseguenza, di parametri per la definizione delle corrispettive misure di mitigazione e/o
compensazione da attuare. Nel caso in esame si è optato per una valutazione qualitativa degli impatti,
che prevede l’individuazione delle principali interferenze derivanti dalla realizzazione e dal
funzionamento dell’opera e la successiva quantificazione delle stesse in base alla durata degli effetti e
all’entità della riduzione dell’attuale livello di qualità del sistema paesistico.
Durante l’esecuzione dei lavori di realizzazione dell’opera, le interferenze che potranno interessare
maggiormente il paesaggio saranno ascrivibili all’eliminazione della vegetazione nelle aree di cantiere,
agli scavi in cui verranno collocati i manufatti ed ai cantieri necessari per la modifica della traversa,
nonché per la costruzione dell’edificio della centrale (interrato) e della cabina MT/BT (fuori terra).
Considerato quanto riportato negli elaborati progettuali circa le caratteristiche del paesaggio nonché le
modalità di realizzazione dell’opera in progetto, è possibile prevedere, per le suddette operazioni, un
impatto negativo sul paesaggio temporaneo, in quanto limitato al periodo di cantiere, parzialmente
reversibile (la chiusura del cantiere e l’attuazione degli interventi di mitigazione consentiranno il ritorno
ad una situazione non dissimile a quella originaria), e di media entità, considerate le caratteristiche del
paesaggio della zona di intervento.
Una volta attivato l’impianto (Fase di esercizio), gli impatti principali saranno dovuti alla presenza di
nuovi elementi di origine antropica, quali: lo sbarramento gonfiabile, l’opera di presa, il canale di
scarico in alveo della restituzione e la cabina elettrica MT/BT.
Invece, sarà quasi completamente non visibile la centrale di produzione in quanto completamente
interati fatto salvo un piccolo volume all’imbocco della scala di accesso.
Considerato quanto sopra riportato nonché il ricorso, dove possibile, a tipologie costruttive in
sotterraneo e a materiali costruttivi coerenti con gli esempi locali, è possibile ipotizzare che l’impatto
negativo indotto all’opera sul paesaggio risulterà di entità contenuta, ancorché permanente.
Le modifiche apportate al progetto, oltre a migliorare gli aspetti tecnici, costruttivi e di sicurezza
dell’opera, sono anche finalizzati all’inserimento ambientale e paesaggistico dell’impianto con
l’introduzione dei seguenti elementi:
5) Riduzione dell’interferenza con le aree boscate di maggiore pregio;
6) Ripristino con aumento delle aree boscate;
7) Realizzazione di una fascia di connessione ecologica;
8) Ripristino e mantenimento di una porzione di prato stabile a naturale evoluzione a favore
dell’avifauna.
Le scelte progettuali adottate, e in particolare la scala di risalita posta in sinistra orografica e il rilascio
della vena idraulica di mascheramento dello sbarramento gonfiabile, contribuiranno a ridurre l’impatto
visivo dovuto al cambiamento della morfologia dell’alveo.
Si evidenziano inoltre due elementi progettuali variati a seguito delle considerazioni emerse in sede di
Conferenza dei Servizi:
- la definizione di una nuova soluzione di connessione alla rete MT che, nella prima versione
prevedeva un alinea aerea dello sviluppo di circa 7,5 km la quale è stata sostituita con un
elettrodotto completamente interrato dello sviluppo di circa 1,9 km
- lo spostamento della cabina MT/BT in posizione più prossima alla centrale idroelettrica al fine di
renderla meno visibile dalla S.P. 166.
È doveroso segnalare che la soluzione di connessione con l’adozione di una linea interrata determina
l’attraversamento del Fiume Toce e di altri tre corsi d’acqua secondari in corrispondenza delle
infrastrutture viarie esistenti.
In particolare l’attraversamento del fiume Toce avverrà mediante la posa di una tubazione metallica
(diam. 160 mm) staffata al ponte di Migiandone (lato di valle) al di sotto di un cordolo esistente; tale
soluzione consentirà di impedirne la vista da chi percorre il ponte, anche affacciandosi. Il manufatto
sarà visibile solo osservando dalle sponde nel segmento a valle del ponte; tali sponde peraltro sono
attualmente coperte da una fitta vegetazione, in particolare quella destra, e non presentano punti di
affaccio, sentieri o percorsi rilevanti.
Il cantiere di posa non produrrà interferenze significative con le diverse componenti ambientali in
quanto riconducibile a comune cantiere stradale: prevedrà un contenuto impatto sul clima acustico e
sulla qualità dell’aria dovuto principalmente alle attrezzature per il taglio dell’asfalto e ai macchinari per
lo scavo, il riempimento e i mezzi per l’allontanamento dei materiali di risulta; l’intrusione visiva delle
lavorazioni può invece considerarsi nulla in quanto le aree interessate sono riconducibili ad
un’infrastruttura stradale. A lavori completati, rispetto alla soluzione che prevedeva la linea aerea, la
proposta risulta nettamente più vantaggiosa in quanto annulla i rischi di collisione per l’avifauna e
minimizza la visibilità dell’intervento.
La valutazione dell’impatto visivo dell’opera non può prescindere dalla visibilità del sito.
Questa è stata determinata abbinando a valutazioni effettuate direttamente sul campo, mediante
numerosi sopralluoghi presso l’area di intervento.
Opera di presa:
La maggior parte dell’impatto visivo è ascrivibile alla fase di cantiere.
In fase di realizzazione dell’opera, il cantiere risulterà visibile da un tratto della strada che collega
Premosello-Chiovenda a Migiandone e in particolare dal tratto pianeggiante che precede il rilevato
prima del ponte di Migiandone.
Il mantenimento della quinta boscata e di alcune piante di grandi dimensioni situate in corrispondenza
del rilevato stradale permetterà di ridurre al minimo l’impatto visivo.
In fase di esercizio, si prevede che la visibilità dei nuovi manufatti sarà limitata all’imbocco dell’opera
di presa e al canale a cielo aperto il quale tuttavia risulterò contornato dalla cortina arborea ricreata
sull’intero perimetro.
Il manufatto sarà visibile dal ponte di Migiandone, esclusivamente dai pedoni, dalla sponda opposta e
parzialmente dal belvedere del Santuario della Madonna di Oropa (situato a oltre 680 m dal sito di
intervento) e dal belvedere del forte di Bara (distante circa 1170 m).
Il ponte napoleonico e la vegetazione ripariale in sponda destra orografica, svolgendo la funzione di
schermi visivi, limiteranno particolarmente l’impatto visivo.
Sbarramento gonfiabile:
In fase di cantiere l’area interessata sarà visibile dal Ponte di Migiandone (limitatamente ai pedoni),
dalle aree a valle del ponte, dalle sponde e dalle aree poste a quota maggiore e in particolare dal
belvedere della Madonna di Oropa.
Non è trascurabile, come per quanto detto per i precedenti manufatti, la funzione di schermo visivo
svolta dal ponte di Migiandone, che impedirà la vista del manufatto dal belvedere del forte di Bara, e
dalla vegetazione ripariale.
A opere terminate, in fase di esercizio, il gommone sarà completamente celato alla vista in quanto
mascherato da una vena idraulica, tuttavia, la briglia in massi a protezione del ponte di Migiandone
(attualmente in parte mascherata dall’acqua), posta a valle del suddetto, conseguentemente alla
riduzione della portata, risulterà maggiormente visibile (in particolare la massicciata della briglia)
generando un lieve aumento dell’intrusione visiva rispetto alla situazione attuale. Trattandosi di massi
disposti casualmente e non di elementi geometrici in cemento armato, l’intensità di tale impatto non
potrà essere considerata sensibile.
In generale la visibilità del sito dai belvedere del Santuario della Madonna di Oropa e dal percorso
della Linea Cadorna in comune di Ornavasso sarà limitata.
E’ da tenere in considerazione come gran parte del percorso della Linea Cadorna, si sviluppi sul
versante che si affaccia su Ornavasso, pertanto l’area di intervento risulta visibile esclusivamente dal
punto panoramico del forte di Bara.
La presenza del ponte di Migiandone, della vegetazione spondale e la notevole distanza del sito di
intervento, attenuano in maniera significativa l’intrusione visiva dei nuovi manufatti.
Le aree di cantiere risulteranno completamente mascherate dai centri abitati principali (Ornavasso,
Premosello-Chiovenda, Migiandone), dai collegamenti stradali (S.S. 33 e collegamento Premosello-
Ornavasso, ad eccezione di un breve tratto a ridosso del ponte Napoleonico.
Le aree direttamente interferite sono concentrate nella piana coltivata in sinistra orografica a nord
dell’impianto ed i versanti boscati che si affacciano sul fondovalle: in entrambi i casi si tratta di zone
libere da insediamenti e debolmente antropizzate e, dunque, il numero di fruitori interessati
dall’interferenza visiva risulta estremamente contenuto.
In generale, dunque, considerate le caratteristiche e la qualità del paesaggio in esame unitamente alla
tipologia ed alle modalità costruttive dell’opera, l’impatto indotto dall’opera sul contesto circostante
Non è prevedibile alcuna significativa interferenza negativa tra l’opera in progetto ed il quadro socio-
economico locale.
A quanto visto va aggiunto il beneficio, considerabile come indiretto e non limitato al contesto
considerato, derivante dalla possibilità di ricavare energia da una fonte alternativa e rinnovabile.
Allo scopo di contenere l’impatto sulla vegetazione, nelle zone direttamente coinvolte dalle opere si
provvederà, al termine dei lavori, al ripristino vegetazionale: l’intervento verrà effettuato su tutte le
aree interessate anche solo temporaneamente dal cantiere (zone di stoccaggio dei materiali, zone di
manovra dei mezzi, ecc.).
In corrispondenza delle aree da rivegetare caratterizzate da giacitura pianeggiante si procederà alle
necessarie lavorazioni di arieggiamento (attrezzi discissori tipo ripper) allo scopo di rimediare agli
effetti del compattamento, dovuto al passaggio dei mezzi, ed al riporto di un congruo strato di terreno
agrario precedentemente accantonato (almeno 20 cm); nelle zone più acclivi non verranno effettuate
lavorazioni ed il riporto di terreno sarà minimo. Tutte le superfici saranno quindi inerbite con un
miscuglio erbaceo plurispecifico.
Le aree occupate temporaneamente e che torneranno alla destinazione agricola verranno sottoposte
alle lavorazioni descritte e inerbite temporaneamente (prima del ripristino delle colture) con miscuglio
oligospecifico a rapido insediamento.
Si prevede una serie di opere di mitigazione così composte:
• ripristino dell’area utilizzata per la formazione del rilevato sul lato sinistro del canale di
adduzione mediante rimboschimento di Acero-Tiglio-Frassineto per una superficie
complessiva di 1125 mq;
• ripristino dell’area utilizzata per la formazione del rilevato sul lato destro del canale di
adduzione mediante rimboschimento di Acero-Tiglio-Frassineto per una superficie
complessiva di 340 mq;
• ripristino dell’area utilizzata per la formazione del canale interrato al di sotto della SP166 lato
est, mediante rimboschimento di Frassineto per una superficie complessiva di 680 mq
Per tali aree si prevede la messa a dimora di soggetti arborei ed arbustivi di medie dimensioni (alberi
in zolla cfr 10-12, arbusti in vaso diam. 18 cm), tali da assicurare un efficace effetto scenico nel giro di
pochi anni, disposti secondo un sesto irregolare.
Con criteri analoghi verrà realizzata tutta una serie di aree come opera di compensazione e
mascheramento delle opere in progetto, peraltro quasi completamente interrate o insistenti sotto al
piano campagna attuale.
Le opere di compensazione previste sono le seguenti:
• rimboschimento con Acero-Tiglio-Frassineto di un’area di 1000 mq utilizzata come area di
cantiere, posta a nord ovest dell’opera di presa;
• rimboschimento con Acero-Tiglio-Frassineto di una fascia della larghezza di 15 m e dello
sviluppo di circa 160 m, per un’area complessiva di 2200 mq per il mascheramento delle
opere in progetto e per il ripristino della continuità della fascia arborea di perialveo attualmente
priva di copertura forestale e caratterizzata dalla presenza di pochi individui arborei;
• rimboschimento con Pioppo Bianco di un’area di 500 mq realizzata tra l’impianto in progetto e
l’attuale passaggio artificiale per l’ittiofauna con funzione di mascheramento e ripristino
continuità fascia arborea e corridoio ecologico.
Si prevede inoltre, per l’area di cantiere posta a nord ovest dell’opera di presa, il ripristino di un’ area a
prato stabile a favore dell’avifauna per una superficie di 2280 mq.
Quale misura ulteriore di mitigazione si prevede di effettuare l’impianto di specie ripariali arbustive
(Salix purpurea, Salix eleagnos), in corrispondenza delle porzioni superiori dei tratti di scogliera in
massi, previste in prossimità dell’opera di presa ed in corrispondenza dello scarico della centrale.
Verranno impiegate prevalentemente talee legnose (diametro 1,5-2 cm, lunghezza variabile da 0,5 a
1,5 m, a seconda della localizzazione), le quali saranno inserite negli spazi compresi tra i massi
costituenti le difese spondali secondo le modalità schematizzate nel quadro progettuale.
Infine, i due volumi fuori terra, rappresentati dalla cabina MT/BT e dal vano di accesso all’edificio
centrale verranno rivestiti in pietra con adozione, ove tecnicamente possibile, dei caratteri
architettonici tipici del luogo.
A fronte di tali osservazioni, si può considerare come l’intervento, a recupero ambientale ultimato,
potrà determinare un impatto contenuto sulla componente paesaggio.
9. CONCLUSIONI
I risultati conseguiti nel presente studio inerente la realizzazione di una centrale idroelettrica presso il
Fiume Toce, nell’ambito dei Comuni Premosello-Chiovenda e di Ornavasso, consentono di effettuare
le seguenti considerazioni.
Il sito ricade in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico (D.Lgs n. 42/04), inoltre risulta
ricadente all’interno dei confini della ZPS “Fiume Toce”:
Dall’analisi svolta nel quadro programmatico emerge che il progetto non risulta in contrasto con le
prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle norme e negli strumenti di pianificazione vigenti a livello
nazionale e regionale; l’ipotesi sviluppata rispetta pienamente il quadro vincolistico che caratterizza il
sito in questione.
Per quanto riguarda la pianificazione energetica, l’ipotesi progettuale soddisfa l’esigenza di
incrementare la produzione energetica tutelando, al contempo, l’ambiente ed il paesaggio mediante
l’impiego di risorse rinnovabili (acqua, aria, radiazioni solari) ed il ricorso a metodologie meno
impattanti, specialmente in termini di inquinamento ed emissione di gas climalteranti, identificabili con
piccoli impianti idroelettrici, caratterizzati da una ridotta incidenza sullo stato della risorsa idrica.
Con riferimento alla pianificazione idrica, invece, l’intervento risulta conforme ai criteri ed alle linee
generali di assetto idrogeologico contenute nel Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) e non
interferisce con gli obbiettivi di qualità e le misure di protezione e valorizzazione della risorsa previste
dal Piano di Tutela ed Uso delle Acque (P.T.U.A.).
Circa gli aspetti progettuali, la soluzione proposta risulta essere la più idonea sia dal punto di vista
tecnico sia dal punto di vista ambientale. Le opere in progetto saranno realizzate interrate, in modo da
risultare celate da qualsiasi punto di vista e per l’edificio della centrale di produzione di energia si
prevede di riqualificare un edificio attualmente esistente versante in pessime condizioni; per i suddetti
motivi l’impatto paesaggistico derivato dalla realizzazione dell’impianto in progetto risulta essere
estremamente ridotto.
In sintesi si può dire che la soluzione adottata soddisfa l’esigenza di produrre energia ricorrendo a
fonti rinnovabili ed a metodologie poco inquinanti ed allo stesso tempo permette di ottenere il miglior
compromesso tra economicità dell’intervento, inteso come ottimale sfruttamento delle risorse (tempo,
forza lavoro, risorsa idrica, mezzi e macchinari, denaro), e compatibilità ambientale e paesaggistica
del medesimo.
Con riferimento agli aspetti ambientali e paesaggistici, la soluzione proposta risulta essere quella
maggiormente compatibile con le esigenze di tutela e salvaguardia del territorio, in quanto implica
l’utilizzo di una risorsa sempre disponibile e rinnovabile, riguarda specificatamente un’area priva di
elementi ambientali e paesaggistici di particolare rilievo.
A ciò va aggiunto che l’intervento proposto non interferisce negativamente con emergenze ambientali
e/o paesaggistiche tutelate o di particolare interesse ai fini della tutela e/o della conservazione, e che
ad una serie di impatti negativi indotti dall’opera e prevalentemente localizzati nell’ambito dell’area di
interesse, corrispondono impatti positivi derivanti essenzialmente dalla incrementata disponibilità
energetica e dalla riqualificazione ambientale e paesaggistica del medesimo operata con gli interventi
di mitigazione, compensazione e recupero delle aree ex cantiere previsti dal progetto. A seguito della
realizzazione della scala di rimonta per l’ittiofauna è stato eliminato uno degli elementi di criticità
relativi alla briglia sul Ponte di Migiandone. Con la realizzazione del sovralzo mobile viene prolungata
verso monte la medesima scala permettendo la continuità funzionale sia con sbarramento alzato che
abbattuto.
Un impatto positivo sarà costituito inoltre dalla prevista costruzione di una scala di risalita specifica per
lamprede in sponda destra orografica in adiacenza alla quale è prevista un passaggio di risalita per
canoe che permetterà di implementare la fruizione del corso d’acqua.
Anche in relazione al contesto socio-economico l’intervento presenta diversi aspetti positivi: soddisfa
le esigenze delle politiche energetiche nazionali e regionali nonché quelle di sviluppo infrastrutturale
ed economico locali, realizza gli obiettivi del committente, quale operatore del settore; risulta
economicamente giustificabile, poiché i costi della realizzazione dell’opera sono remunerati dalla
vendita del prodotto finale, l’energia, e dall’indotto che questo genera presso altri settori, e
rappresenta un investimento sicuro, in quanto fondato su studi e valutazioni effettuate da un gruppo di
professionisti esperti.