Sei sulla pagina 1di 41

REGIONE PIEMONTE

PROVINCIA DEL VERBANO-CUSIO-OSSOLA


COMUNE DI PREMOSELLO CHIOVENDA E ORNAVASSO

IMPIANTO IDROELETTRICO SUL FIUME TOCE


al Ponte Migiandone

DOCUMENTAZIONE INTEGRATIVA A SEGUITO DELLA


CONFERENZA DEI SERVIZI DEL 13/04/2017
ELABORATO N° TITOLO ELABORATO SCALA

1 SINTESI IN LINGUAGGIO
NON TECNICO
DATA

Agosto 2023
PROGETTO Maggio 2016

INTEGRAZIONE Febbraio 2017

INTEGRAZIONE Marzo 2020

PROGETTISTI FIRMA

Dott. Ing. ANTONIO CAPELLINO


335 65 60 172 antonio.capellino@e3studio.it

e3 STUDIO
DI CAPELLINO E ASSOCIATI
ENGINEERING ENVIRONMENT ENERGY
Dott. Arch. DANIELE BORGNA
339 31 31 477 daniele.borgna@e3studio.it

Geom. ALBERTO BALSAMO


347 40 97 196 alberto.balsamo@e3studio.it

Dott. Ing. ALBERTO BONELLO


328 45 41 205 alberto.bonello@e3studio.it
Corso Armando Diaz 23/1 - 12084 - Mondovì (CN)
0174 55 12 47 Dott. Arch. IVANO GARELLI
info@e3studio.it e3studio@legalmail.it 331 84 59 912 ivano.garelli@e3studio.it

STUDIO SINTESI
INGEGNERIA E PAESAGGIO
Via Mongrando, 41/a
10153 Torino
011/6598961
stefano.assone@studio-sintesi.com

COMMITTENTE FIRMA

EDISON Spa
Foro Buonaparte, n. 31 - 20121 Milano
Partita IVA 08263330014
02/6222.1
www.edison.it
Sintesi non tecnica - aggiornamento

SOMMARIO

1. PREMESSA .................................................................................................................................... 2
2. QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATICO ............................................................................ 3
2.1. Introduzione ........................................................................................................................... 3
3. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO ...................................................................................... 5
4. QUADRO PROGETTUALE ............................................................................................................ 7
5. CARATTERISTICHE DEL CONTESTO TERRITORIALE ............................................................ 10
6. QUADRO AMBIENTALE .............................................................................................................. 11
6.1. Atmosfera ............................................................................................................................. 11
6.2. Ambiente idrico .................................................................................................................... 11
6.3. Suolo e sottosuolo ............................................................................................................... 12
6.4. Vegetazione, fauna ed ecosistemi ....................................................................................... 14
6.4.1. Vegetazione nell’area di intervento ............................................................................. 15
6.4.2. Habitat ......................................................................................................................... 15
6.4.3. Fauna .......................................................................................................................... 17
6.4.4. Ecosistemi ................................................................................................................... 21
6.4.5. Salute pubblica ............................................................................................................ 21
6.4.6. Rumore ........................................................................................................................ 22
6.4.7. Traffico Veicolare ........................................................................................................ 22
6.4.8. Radiazioni Ionizzanti ................................................................................................... 23
6.4.9. Paesaggio ................................................................................................................... 24
6.4.10. Contesto Socio-Economico ......................................................................................... 26
7. RICADUTE AMBIENTALI DELL’INTERVENTO ........................................................................... 27
7.1. Atmosfera ............................................................................................................................. 27
7.2. Ambiente idrico .................................................................................................................... 27
7.3. Suolo e Sottosuolo ............................................................................................................... 27
7.4. Vegetazione, fauna ed ecosistemi ....................................................................................... 28
7.4.1. Vegetazione ................................................................................................................ 28
7.4.2. Fauna .......................................................................................................................... 32
7.4.3. Ecosistemi ................................................................................................................... 33
7.5. Salute pubblica..................................................................................................................... 33
7.6. Rumore ................................................................................................................................ 33
7.7. Traffico Veicolare ................................................................................................................. 33
7.8. Radiazioni Ionizzanti ............................................................................................................ 34
7.9. Paesaggio ............................................................................................................................ 34
7.10. Contesto Socio-Economico .................................................................................................. 37
8. MISURE DI MITIGAZIONE, COMPENSAZIONE E RECUPERO ................................................ 38
9. CONCLUSIONI ............................................................................................................................. 39

e3STUDIO di Capellino e Associati 1


Sintesi non tecnica - aggiornamento

1. PREMESSA

La presente relazione aggiorna il Documento “Sintesi non tecnica” allegato all’istanza di Valutazione
d’impatto ambientale depositata in data 10/05/2016.

Il documento è redatto ai sensi della L.R. 40/98 "Disposizioni concernenti la compatibilità ambientale
e le procedure di valutazione" e del D.P.C.M. 27 dicembre 1988: "Norme tecniche per la redazione
degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all'art. 6 della L
349/86, adottate ai sensi dell'art. 3 del D.P.C.M. 377/88", ha come oggetto la realizzazione di un
impianto idroelettrico sul Fiume Toce, nell’ambito dei comuni di Premosello-Chiovenda (VCO) e
Ornavasso (VCO).

L’intervento ricade nella categoria B2.41 - impianti per la produzione di energia idroelettrica con
potenza installata superiore a 100 kW oppure alimentati da derivazioni con portata massima prelevata
superiore a 260 litri al secondo - della suddetta Legge.

L’ipotesi progettuale risponde alla necessità di produrre energia rispettando, al contempo, l’esigenza,
ormai da tempo sentita sia a livello nazionale sia internazionale, di una maggiore sostenibilità
ambientale dell’attività. Questa implica, nel caso specifico, l’impiego privilegiato di risorse energetiche
rinnovabili ed il ricorso a metodologie produttive meno impattanti sull’ambiente, ovvero meno
significative in termini di emissioni inquinanti e calore.

I seguenti capitoli riportano un’analisi dell'opera in progetto e del territorio nel quale essa si colloca,
relativamente alla programmazione territoriale ed alla legislazione vigenti (Quadro Programmatico),
agli aspetti localizzativi e progettuali (Quadro Progettuale), ed a quelli ambientali, paesaggistici e
socio-economici (Quadro Ambientale), al fine di: verificare la compatibilità dell’intervento rispetto agli
strumenti pianificatori ed alle norme vigenti, individuare la migliore tra le alternative progettuali,
identificare le potenziali interferenze tra l’opera ed il territorio, inteso nelle sue componenti
paesaggistiche ed ambientali, e, quindi, predisporre opportuni interventi di ripristino e/o riqualificazione
e/o miglioramento ambientale e paesaggistico.

e3STUDIO di Capellino e Associati 2


Sintesi non tecnica - aggiornamento

2. QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATICO

2.1. Introduzione

Come sopra riportato, l’opera rientrerebbe per caratteristiche costruttive e dimensionali tra quelle
prese in considerazione dalla L.R. 40/1998 «Disposizioni concernenti la compatibilità ambientale e le
procedure di valutazione» e, in particolare, ricade nella categoria n. 41 («impianti per la produzione di
energia idroelettrica con potenza installata superiore a 100 kW oppure alimentati da derivazioni con
portata massima prelevata superiore a 260 litri al secondo[…]») dell’Allegato B2 («progetti di
competenza della provincia, sottoposti alla fase di verifica quando non ricadono, neppure
parzialmente, in aree protette e sottoposti alla fase di valutazione quando ricadono, anche
parzialmente, in aree protette, sempreché la realizzazione sia consentita dalla legge istitutiva dell’area
protetta interessata (articolo 4)»), secondo quanto riportato nella Deliberazione del Consiglio
Regionale della Regione Piemonte 20 settembre 2011, n. 129 - 35527 Aggiornamento degli allegati
A1 e B2 alla legge regionale 14 dicembre 1998, n. 40 (Disposizioni concernenti la compatibilità
ambientale e le procedure di valutazione) in conseguenza delle modifiche agli allegati III e IV alla
parte seconda del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, operate dalla legge 23 luglio 2009, n. 99.
Di conseguenza, in considerazione della potenza installata, il progetto dovrebbe essere sottoposto
alla procedura di Verifica di Impatto Ambientale, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 40/1998.

Tuttavia, il sito di intervento, come evidenziato in dettaglio di seguito, interessa i territori della ZPS
“Fiume Toce”.
La suddetta non è considerata Area Naturale e non è riportata nell’elenco delle Aree Protette a
gestione regionale contenuto nell’art. 10 del “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della
biodiversità” della Regione Piemonte.

La sentenza n.364/2014 della Corte Suprema di Cassazione, esprime come i SIC e le ZPS debbano
essere considerate “Aree naturali protette” in quanto tale classificazione è da intendersi in maniera più
ampia, in particolare si riporta un estratto della suddetta sentenza:

Coerentemente a quanto sopra riportato, il progetto ricade dunque nel caso previsto dalla l.r. 40/98
art. 4. (progetti sottoposti alla procedura di via) comma 2. lettera b)

“sono sottoposti alla fase di valutazione, secondo le modalità di cui all'articolo 12:

e3STUDIO di Capellino e Associati 3


Sintesi non tecnica - aggiornamento

i progetti di opere e di interventi di cui agli allegati b1, b2 e b3 che ricadono, anche parzialmente,
all'interno di aree naturali protette come definite dalla normativa nazionale e regionale vigente in
materia, la cui realizzazione sia consentita dalla legge istitutiva dell'area protetta interessata.”

Il progetto deve essere inoltre sottoposto a Valutazione di Incidenza secondo quanto disposto dalla
L.R. 19 del 29 giugno 2009.

Il presente “Studio d’Impatto Ambientale e di Valutazione di Incidenza”, coerente sia con quanto
disposto nell’All. D della LR 40/98 (Contenuti dello Studio di Impatto Ambientale) e s.m.i. sia nell’All. A
della DPGR n. 16/R del 16 novembre 2001 (REGOLAMENTO REGIONALE RECANTE
“DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA”), si inserisce,
quindi, all’interno degli elaborati necessari all’avviamento di entrambe le procedure suddette.

e3STUDIO di Capellino e Associati 4


Sintesi non tecnica - aggiornamento

3. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO

Nel presente paragrafo verranno analizzati i principali documenti di programmazione, di carattere sia
generale sia settoriale, vigenti a livello regionale, provinciale e comunale, che possono essere di
rilievo ai fini della realizzazione del progetto.

L’individuazione e l’esame delle norme e dei vincoli in essi contenuti consente di verificare la
rispondenza del progetto ai medesimi, intervenendo con opportune modifiche laddove risultino delle
incompatibilità; l’analisi delle linee di sviluppo previste, invece, consente di valutare la compatibilità
con riferimento sia alla situazione attuale, sia a quella prevista a seguito della realizzazione delle
opere in oggetto.

Pertanto il Quadro Programmatico è strumento complementare del “Quadro Normativo”, in quanto,


non soltanto indirizza la progettazione verso il rispetto delle norme e dei vincoli esistenti, ma
garantisce il corretto inserimento dell’opera nel contesto territoriale.

Nel caso in esame sono stati considerati i seguenti strumenti di programmazione generale:
Il Piano Territoriale Regionale (P.T.R.);
Il Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R);
Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia del Verbano Cusio Ossola (P.T.C.P.);
Il Piano Regolatore Generale Comunale (P.R.G.C.);
Piani sull’ambiente idrico (P.A.I.,PdgPo, P.T.A.);
Sito di interessa nazionale (S.I.N.)
La Pianificazione energetica.

Dall’analisi del Quadro Programmatico sopra esposto, ovvero dei contenuti di norme, piani e
programmi vigenti ed attinenti l’intervento in esame, non sono emerse controindicazioni alla
realizzazione del progetto proposto, in quanto:
Il progetto viene sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi e secondo le
modalità indicate della L.R. 40/1998 art.12;
Rispetta i principali adempimenti normativi in merito alla presenza di vincoli presso l'area oggetto di
intervento, identificabili con il vincolo ambientale e paesaggistico;
Rispetta le indicazioni del P.T.R. in merito ai caratteri territoriali paesistici rinvenibili presso l’area di
intervento (Corsi d’acqua principali) e risulta conforme agli Indirizzi di governo del territorio nello
stesso contenuti (Zone di ricarica delle falde, Centri turistici, viabilità);
Risulta conforme agli obiettivi del PTCP in quanto non interferisce con gli obbiettivi di tutela territoriale
e paesaggistica in esso previsti;
Rispetta gli obiettivi di riduzione del rischio idrogeologico e di tutela della qualità delle acque e degli
ambienti fluviali e risulta compatibile con le misure e le linee di intervento riportati nella pianificazione
idrica (P.A.I., P.D.R.I., P.T.A.); il P.A.I. evidenzia unicamente che l’area in esame è compresa in fascia
A, non segnala pericolosità elevata.
Risulta compatibile con le prescrizioni del P.R.G.C., in quanto non sussistono nelle medesime vincoli
restrittivi espressi alla realizzazione dell’opera in progetto.

Risponde pienamente agli obiettivi di incremento di produzione di energia elettrica (necessità


evidenziata dalle analisi svolte da tutti i principali enti di ricerca in materia, APAT, ARPA, GRTN,
ENEL, MAP, AEEG) tramite fonti rinnovabili (e quella idroelettrica è una fonte energetica rinnovabile)
e di riduzione delle emissioni di gas serra (ai sensi del Protocollo di Kyoto e delle politiche nazionali
che ne sono derivate), riportati nella programmazione in materia di energia nonché in quella inerente
la riduzione delle emissioni in atmosfera; nella fattispecie l’impianto:
si inserisce al meglio nel contesto delle politiche Europee volte a favorire la produzione di energia
anche ricorrendo a piccoli impianti idroelettrici ed è conforme agli impegni assunti dalla Regione
Piemonte in questo senso;
contribuisce a ridurre, in misura sostanziale, la produzione di gas climalteranti in quanto sistema ad
emissione nulla di CO2.

e3STUDIO di Capellino e Associati 5


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Dal punto di vista strettamente progettuale, si sottolineano brevemente alcuni aspetti, tratti dalla
relazione di progetto e ripresi nel Quadro Progettuale:
l’intenzione preliminare del progetto è stata quella di realizzare un impianto di produzione di energia
idroelettrica determinando il minimo impatto sull’area circostante, nell’ottica di salvaguardare quello
che è l’elemento di valutazione primario per il sito in esame ovvero la garanzia del deflusso delle
piene straordinarie senza esondazione o problemi al territorio adiacente.
Nel riconoscere quale ruolo primario di importanza il problema delle esondazioni, si sono affrontati in
secondo ordine gli aspetti di carattere secondario cercando di contemperare la compromissione tra la
salvaguardia di questi e la necessità squisitamente fisica di inserimento del processo produttivo.
Sono nel contempo state indagate soluzioni alternative progettuali ma che per svariati motivi non sono
competitive con la soluzione adottata.
Lo studio delle alternative progettuali ha consentito dunque di giungere a quella che contestualmente
presenta la migliore compatibilità sia con le esigenze idrauliche in primo ordine che con quelle
tecniche in secondo ordine (miglior rapporto benefici ÷ costi valorizzando il salto idraulico), sia con
quelle territoriali.

Durante l’iter autorizzativo si è provveduto a dar seguito alla caratterizzazione del suolo ricompreso
nel perimetro oggetto di intervento considerato che, come noto, esso ricade all’interno di area SIN
“Enirewind (prima Syndial) di Pieve Vergonte”.
Si è provveduto ad un approfondita analisi preliminare delle aree interessate dall’intervento mediante
campionamenti in sito e analisi fisico-chimiche volte ad individuare le eventuali azioni di bonifica.

e3STUDIO di Capellino e Associati 6


Sintesi non tecnica - aggiornamento

4. QUADRO PROGETTUALE

Per una migliore consultazione del progetto, nel presente paragrafo si riporta una sintesi degli
elementi dimensionali e tecnici relativi alle opere previste e si rimanda ai successivi capitoli per gli
approfondimenti tecnici.
Il Progetto prevede la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico ad acqua fluente, costituito da
opera di presa posta in sponda sinistra del Fiume Toce in corrispondenza della briglia fluviale
esistente, con presa a monte del ponte di Migiandone e centrale con relativa restituzione a valle dello
stesso ponte.
L’impianto è di tipo puntuale, ovvero non presenta tratti sottesi di alveo naturale, la sottensione è
limitata allo sviluppo della sola briglia esistente. Viene rilasciato buona parte del Deflusso Ecologico
sul coronamento della traversa, la restante parte viene fatta defluire attraverso la scala di rimonta
dell’ittiofauna ed il passaggio per le canoe.

Al fine di aumentare la sezione idraulica dell’imbocco alla presa in progetto, ottimizzare l’utilizzo della
risorsa garantendo allo stesso tempo la massima sicurezza idraulica, la briglia è lievemente innalzata
con un sistema mobile gonfiabile, posto immediatamente a monte della stessa. La soluzione adottata
comporta la formazione di uno sbarramento mobile gonfiabile con il coronamento posto a 204,80 m
s.l.m.
Tale altezza è stata attentamente valutata analizzando la geometria e la natura delle sponde a monte
della briglia e suffragata da verifiche idrauliche mirate.
Sulla traversa è attualmente presente un passaggio di rimonta per l’ittiofauna in massi, realizzato
nell’ambito del Progetto IdroLIFE e posto in sponda sinistra orografica.
Si prevede la realizzazione di un tratto integrativo, sempre in sponda sinistra orografica, volto al
superamento del maggior dislivello creatosi con l’installazione del sistema gonfiabile.

L’opera di presa dell’impianto principale è posta a quota 202,30 m s.l.m., pressoché ortogonale alla
traversa fluviale e posta a pochi metri dalla linea del coronamento in sponda sinistra orografica. In
corrispondenza della soglia di presa viene posizionato un paratronchi metallico e le paratoie di
chiusura e regolazione del canale di adduzione.
A valle delle opere di presa, il canale di adduzione è inizialmente aperto fino alla S.P. 266, dopodiché
attraversa la viabilità con sezione scatolare divisa in quattro condotti da tre setti verticali. La porzione
di canale aperta è protetta dalle piena attraverso paratoie di presa con tenuta su quattro lati e rilevati
con sommità maggiore alla quota idrometrica di piena.
Sopra alle turbine Kaplan si prevede un locale interrato dotato di botole per il calaggio delle turbine e
dei quadri elettrici. Il locale è raggiungibile tramite una scala che parte dall’esterno, contiene anche il
trasformatore e i quadri elettrici.
Anche il canale di restituzione presenta una sezione scatolare aperta. Presso l’opera di restituzione si
prevede la formazione di una massicciata in blocchi lapidei non cementati per evitare fenomeni di
erosione del fondo.
La connessione alla rete elettrica è prevista mediante la realizzazione di un basso fabbricato, posto ai
piedi del rilevato della Strada Provinciale 166.
I cavidotti di connessione, sia privati che di rete, saranno di tipo interrato posti lungo la rete viaria
esistente.

Le caratteristiche morfologiche del bacino imbrifero del fiume Toce con sezione di chiusura presso la
presa in progetto:
- superficie = 1496,7 km2;
- altitudine massima = 4633 m s.l.m.;

e3STUDIO di Capellino e Associati 7


Sintesi non tecnica - aggiornamento

- altitudine media = 1663 m s.l.m.;


- altitudine minima = 200 m s.l.m;
Le caratteristiche idrologiche del bacino imbrifero del fiume Toce con sezione di chiusura presso la
presa in progetto:
- contributo specifico medio annuo = 43,82 l/s km2;
- portata media annua = 65,582 m³/s;
- DE1 deflusso ecologico minore (gen ÷ feb e dic) = 9,847 m³/s;
- DE2 deflusso ecologico ordinario (mar ÷ apr e lug ÷ nov) = 14,067 m³/s;
- DE3 deflusso ecologico maggiore (mag ÷ giu) = 25,321 m³/s;

- DE1 = 9,847 m3/s deflusso ecologico minore (gen ÷ feb e dic);


- DE2 = 14,067 m3/s deflusso ecologico ordinario (mar ÷ apr e lug ÷ nov);
- DE3 = 25,321 m3/s deflusso ecologico maggiore (mag ÷ giu);

Le caratteristiche della derivazione risultano:


- portata massima derivabile = 110,000 m³/s;
- portata derivata media = 46,930 m³/s;
- portata derivata minima = 8,250 m³/s.
Le principali caratteristiche tecniche e dimensionali dell’impianto sono:
- salto nominale = 5,14 m;
- potenza media nominale = 2˙368 kW;
- potenza installata = 4˙586 kW;
- producibilità media = 17,2 GWh/anno.

Il progetto prevede quindi la realizzazione delle seguenti opere:


interventi sulla briglia esistente:
• realizzazione struttura di fondazione dello sbarramento mobile posta appena a monte delle
palancole della briglia esistente;
• installazione di un sistema di innalzamento mobile “gommone” con coronamento posto a 204,80
m s.l.m., realizzato in materiale elastomerico;
• realizzazione di un passaggio artificiale per l’ittiofauna in sponda sinistra ad integrazione della
rampa esistente “progetto IdroLIFE”;
• realizzazione di un passaggio per le canoe e di un passaggio pedonale;
• realizzazione di un passaggio per la lampreda
• realizzazione di una platea in massi antierosiva a valle dell’opera di restituzione.

opera di presa sul Fiume Toce, costituita da:


• soglia di derivazione posta a quota 202,30 m s.l.m., in sponda sinistra orografica composta da
quattro luci della larghezza utile complessiva di 34,00 m;
• canale di adduzione scatolare, datato di dispositivi sgrigliatori;

complesso centrale di produzione costituito da:


• locale turbine - centrale idroelettrica
costituito da un locale interrato, a pianta rettangolare con dimensioni interne di 18,80 x 25,35
metri, avente struttura perimetrale in c.a. e cinque botole removibili nel solaio di copertura per le
operazioni di montaggio e manutenzione;
• locali gestione / quadri / trasformatori

e3STUDIO di Capellino e Associati 8


Sintesi non tecnica - aggiornamento

l’edificio è posto sopra al canale di adduzione /locale turbine ed è completamente interrato, a


pianta rettangolare, avente struttura perimetrale in c.a..

opera di restituzione costituita da:


• canale cielo aperto con restituzione posta immediatamente a valle dell’esistente passaggio per
l’ittiofauna a ridosso della sponda sinistra orografica.

connessione rete MT e-distribuzione costituito da:


• linea di connessione privata
costituita da un cavidotto interrato di collegamento tra i trasformatori e la nuova cabina di
consegna;
• cabina di consegna MT/BT
costituita da un basso fabbricato, ai piedi del rilevato della S.P.166
• linea di connessione
costituita da un cavidotto interrato di collegamento tra il basso fabbricato (cabina MT/BT) e la
rete MT esistente.

Opere di ripristino ambientale costituite da:


• rimodellamento morfologico dell’area
• inerbimento delle superfici di cantiere
• rimboschimento di mitigazione e compensazione

e3STUDIO di Capellino e Associati 9


Sintesi non tecnica - aggiornamento

5. CARATTERISTICHE DEL CONTESTO TERRITORIALE

La realizzazione dell’impianto idroelettrico in progetto interesserà un tratto del Fiume Toce tra i comuni
di Premosello – Chiovenda e Ornavasso.

ll comune di Premosello - Chiovenda, maggiormente interessato dalla realizzazione dell’impianto in


progetto è situato in Val Grande ad una quota di circa 220 m s.l.m..

L’impianto in progetto sarà localizzato in sponda sinistra orografica del fiume Toce, nel comune di
Premosello – Chiovenda e in particolare in frazione Cuzzago presso il ponte di Migiandone.

La caratterizzazione del sito è stata effettuata sia con riferimento a materiale bibliografico e
cartografico specifico nonché a fotografie aeree, sia mediante sopralluoghi, che hanno interessato
un’area sub-circolare di circa 1 km di raggio.

e3STUDIO di Capellino e Associati 10


Sintesi non tecnica - aggiornamento

6. QUADRO AMBIENTALE

6.1. Atmosfera

Clima

La conoscenza dell'ambiente climatico è fondamentale allo scopo di poter valutare le potenzialità


ecologiche e produttive dell'area in esame. I parametri di maggior interesse nella caratterizzazione del
clima sono: l'umidità dell'aria, la radiazione solare, il vento, le precipitazioni atmosferiche e la
temperatura.
Tali parametri sono tra loro interdipendenti e subiscono l'influenza di diversi fattori tra i quali il rilievo,
la vegetazione, la vicinanza di masse d'acqua.

Qualità dell’aria

La conoscenza dell'ambiente climatico è fondamentale allo scopo di poter valutare le potenzialità


ecologiche e produttive dell'area in esame. I parametri di maggior interesse nella caratterizzazione del
clima sono: l'umidità dell'aria, la radiazione solare, il vento, le precipitazioni atmosferiche e la
temperatura. Tali parametri sono tra loro interdipendenti e subiscono l'influenza di diversi fattori tra i
quali il rilievo, la vegetazione, la vicinanza di masse d'acqua.

I dati che si riportano di seguito sono stati estrapolati dalla relazione ambientale che A.R.P.A.
Piemonte stila ogni anno per informare l’utenza sulle condizioni ambientali della regione. Questo
documento viene redatto basandosi sui dati raccolti tramite il monitoraggio, il controllo, l’attività
analitica e l’elaborazione dei dati raccolti nelle diverse stazioni installate in tutta la regione.

Di seguito vengono riportati alcuni grafici che illustrano l’andamento di temperatura e precipitazioni in
riferimento all’ultimo decennio.

6.2. Ambiente idrico

Un puntuale approfondimento in merito all’ambiente idrico è stato sviluppato nella relazione allegata
redatta dal dott. Biol. N. Polisciano.

e3STUDIO di Capellino e Associati 11


Sintesi non tecnica - aggiornamento

6.3. Suolo e sottosuolo

L’area si colloca sul fondovalle della valle del fiume Toce, nella porzione terminale della valle prima
dello sbocco del corso d'acqua nel Lago Maggiore, in un territorio improntato dai fenomeni di
modellamento in ambiente continentale sviluppatisi nel corso del Quaternario medio-superiore (ultimi
700.000 anni) in concomitanza con l’alternarsi di fasi climatiche fredde e temperate.
La morfologia della valle è caratterizzata dal prevalente modellamento glaciale, con sezione
trasversale a “U”, su cui si è successivamente impostato il modellamento fluviale con creazione di un
fondovalle alluvionale.
Nel dettaglio il sito di intervento si colloca in sponda sinistra sull’ampio terrazzo alluvionale olocenico
che borda il corso del fiume, con quote sopraelevate di circa 6 - 7 m sull’alveo attuale.

L’area di interesse è compresa nella Carta Geologica d’Italia a scala 1 : 100.000 nel F. 30 “Varallo”
(un estratto è riportato in Figura 2).
Sotto l’aspetto geologico l’assetto generale del settore è caratterizzato da una coltre di depositi di
ambiente continentale quaternari, sovrapposta in profondità alla roccia di substrato che rappresenta il
proseguimento in pianura delle rocce che costituiscono i rilievi soprastanti.
Depositi alluvionali
I depositi alluvionali sono legati alla dinamica fluviale del corso d'acqua e corrispondono a prevalente
sabbia e ghiaia, con locali lenti sabbioso-limose. Secondo il F. 30 “Varallo” sono riferibili alle “Alluvioni
recenti”.
Sul fondovalle del fiume Toce lo spessore dei depositi alluvionali è elevato, arrivando secondo la
bibliografia a superare i 150 m.

Roccia di substrato
Le rocce di substrato, sepolte in profondità inferiormente alla coltre di depositi continentali quaternari,
appartengono all’unità strutturale nota come Zona Ivrea Verbano.
Si tratta di un eterogeneo complesso cristallino che può essere distinto in due unità:
Complesso kinzigitico, formato dall'associazione di metapeliti (tra cui prevalenti paragneiss a biotite,
granato e sillimanite, detti kinzigiti), e vari tipi di metabasiti, marmi puri e a silicati;
Complesso gabbrico, più recente e profondo rispetto al precedente, con incluse scaglie di peridotiti.

Per approfondimenti si rimanda alla relazione geologica redatta dal Dr. Geol. L. Arione

e3STUDIO di Capellino e Associati 12


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Carta geologica d’Italia - F.56 – scala 1:100.000


Estratto cartografico
Legenda

Area di intervento

e3STUDIO di Capellino e Associati 13


Sintesi non tecnica - aggiornamento

6.4. Vegetazione, fauna ed ecosistemi

Di seguito si riporta l’inquadramento vegetazionale, relativo all'area di intervento, redatto sulla base
dall’analisi della bibliografia esistente, della documentazione aereo fotogrammetrica, dal Piano
Territoriale Forestale (Area Forestale n.19) e dalla carta forestale della Regione Piemonte (aggiornata
al 2016), nonché da quanto emerso nel corso dei sopralluoghi in campo.

Carta forestale della Regione Pimonte (aggiornamento 2016)


Estratto cartografico

COPERTURE FORESTALI

Robinieti

Acero Tiglio Frassineti

ALTRE COPERTURE

Seminativi

Greti

Acque
Legenda

Area di intervento

e3STUDIO di Capellino e Associati 14


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Robinieto di greto (RB13B)

Queste formazioni sono composte, oltre che dall’ovvio popolamento ceduo di robinia, da sporadici
esemplari di pioppo nero di buon portamento e da nuclei di salici arbustivi.
Si tratta delle specie che tipicamente occupano le stazioni di greto, alle quali si è sostituita la robinia.
La struttura orizzontale di questi soprassuoli è piuttosto irregolare: nuclei di vegetazione più fitta si
alternano a radure in funzione della disponibilità di acqua nel suolo.
Il sottobosco, pur assomigliando a quello del robinieto tipico, è condizionato dalle condizioni di
maggiore aridità di queste stazioni.
Questi popolamenti sono localizzati lungo il Toce tra Ornavasso e Nibbio e nelle aree golenali in
sinistra idrografica del tratto terminale del Melezzo. Trattandosi di stazioni di greto, i suoli sono
fortemente drenanti e aridi negli orizzonti superficiali.
La loro scarsa fertilità si riflette nelle caratteristiche dei soprassuoli: scarse densità e portamenti
mediocri.
Questi boschi, benché dotati di buona accessibilità, sono soggetti a utilizzazioni irregolari.
Talvolta lo stesso effetto di una ceduazione è causato dalle piene che asportano la parte epigea del
popolamento.
Sono quindi boschi stabili, la cui periodica ceduazione può servire ad evitare la presenza di grossi
fusti nelle aree di espansione delle piene.

6.4.1. Vegetazione nell’area di intervento

Di seguito si riportano i dati relativi alla vegetazione rilevata in occasione dei sopralluoghi effettuati
nell’area di intervento e nell’intorno.

Acero-Tiglio-Frassineto

Acero – tiglio – frassineto d’invasione a frassino (AF50B)

La variante a frassino riguarda alcune aree a nord di Anzola e tra gli abitati di Nibbio, Bettola e Albo.
Oltre alla specie che determina la variante sono presenti anche la robinia e più sporadicamente il
pioppo tremolo. Le forme di gestione sono varie e applicate su piccoli appezzamenti, in un mosaico
assai eterogeneo; si tratta in ogni caso di popolamenti giovani.
La superficie di questi popolamenti è di una quarantina di ettari. Sono tutte aree con suoli alluvionali,
profondi e piuttosto fertili, e facilmente accessibili con macchine agricole. Da ciò risulta la vocazione
produttiva di questi soprassuoli, esaltata dal governo a fustaia che consente l’ottenimento di
assortimenti molto remunerativi. Gli interventi consigliabili sono simili a quelli previsti per le varianti già
descritte.

Acero – tiglio – frassineto d’invasione (AF50X)

Sono popolamenti secondari originati dall’invasione di prati e coltivi abbandonati.


Sono composti principalmente da frassino e tiglio e, in minor misura, da acero di monte. A queste
specie, che sono quelle che definiscono la tipologia, si accompagnano saltuariamente la betulla ed
esemplari relitti di rovere, castagno e larice
Sono popolamenti per la maggior parte ancora lontani dalla maturità e caratterizzati da stadi di
sviluppo vari che vanno dal forteto alla giovane fustaia

6.4.2. Habitat

Come già scritto nei capitoli precedenti, l’area di intervento si colloca all’interno della ZPS “Fiume
Toce”

e3STUDIO di Capellino e Associati 15


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Si riporta di seguito un estratto del Formulario Standard della rete Natura 2000 nel quale vengono
riportati gli habitat presenti nel sito tutelato.

Gli Habitat sopra riportati vengono descritti nel “manuale internazionale di interpretazione degli
Habitat” redatto per conto del Ministero dell’Ambiente dalla Società Botanica Italiana:

3240: Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos: Formazioni arboreo-arbustive
pioniere di salici di greto che si sviluppano sui greti ghiaioso-sabbiosi di fiumi con regime torrentizio e
con sensibili variazioni del livello della falda nel corso dell'anno. Tali salici pionieri, con diverse entità
tra le qual iSalix eleagnos è considerata la specie guida, sono sempre prevalenti sulle altre specie
arboree che si insediano in fasi più mature. Tra gli arbusti, l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides) è
il più caratteristico indicatore di questo habitat. Lo strato erbaceo è spesso poco rappresentato e
raramente significativo. Queste formazioni hanno la capacità di sopportare sia periodi di
sovralluvionamento che fenomeni siccitosi
6510: Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis) Prati
da mesici a pingui, regolarmente falciati e concimati in modo non intensivo, floristicamente ricchi,
distribuiti dalla pianura alla fascia montana inferiore, riferibili all’alleanza Arrhenatherion. Si includono
anche prato-pascoli con affine composizione floristica. In Sicilia tali formazioni che presentano
caratteristiche floristiche diverse pur avendo lo stesso significato ecologico, vengono
riferite all’alleanza Plantaginion cupanii.
91E0* : Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae,
Salicion albae) Foreste alluvionali, ripariali e paludose di Alnus spp., Fraxinus excelsior e Salix spp.
presenti lungo i corsi d’acqua sia nei tratti montani e collinari che planiziali o sulle rive dei bacini
lacustri e in aree con ristagni idrici non necessariamente collegati alla dinamica fluviale. Si sviluppano
su suoli alluvionali spesso inondati o nei quali la falda idrica è superficiale, prevalentemente in
macrobioclima temperato ma penetrano anche in quello mediterraneo dove l’umidità edafica lo
consente.
9160: Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell’Europa centrale del Carpinion betuli Querco-
carpineti planiziali, della Padania centro-occidentale, di fondovalle o di basso versante nella fascia
collinare, sviluppati su suoli idromorfi o con falda superficiale, ricchi di componenti colluviali di natura

e3STUDIO di Capellino e Associati 16


Sintesi non tecnica - aggiornamento

siltitico-argillosa. La specie guida principale è la farnia (Quercus robur), eventualmente associata a


rovere (Quercus petraea), con rilevante partecipazione di carpino bianco (Carpinus betulus) e, nello
strato erbaceo, di regola, un ricco corredo di geofite a fioritura precoce.
9180*: Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Boschi misti di caducifoglie mesofile che
si sviluppano lungo gli impluvi e nelle forre umide con abbondante rocciosità superficiale e talvolta con
abbondanti muschi, nel piano bioclimatico supratemperato e penetrazioni in quello mesotemperato.
Frequenti lungo i versanti alpini, specialmente esterni e prealpini, si rinvengono sporadicamente
anche in Appennino con aspetti floristicamente impoveriti. Si distinguono tre prevalenti tipologie
boschive diverse per caratteristiche ecologiche e biogeografiche: aceri frassineti mesofili degli
ambienti più freschi, corrispondenti ai codici corine biotopes 41.41 (per gli Appennini e per le Alpi) e
41.43 (per le Alpi) riferibili alle suballeanze Lunario-Acerenion, Lamio orvalae-Acerenion e Ostryo-
Tilienion;
3230: Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Myricaria germanica Cenosi discontinue pioniere
di specie a portamento basso-arbustivo (1-2 m) a dominanza di Myricaria germanica e strato erbaceo
poco rappresentato. Colonizzano depositi ghiaiosi ricchi in limo fine dei corsi d’acqua montani a
regime alpino caratterizzati da un elevato flusso estivo e sottoposti a periodiche esondazioni. L'habitat,
a distribuzione prevalentemente centro-europea, è molto raro in Italia.
9260: Boschi di Castanea sativa Boschi acidofili ed oligotrofici dominati da castagno. L’habitat include
i boschi misti con abbondante castagno e i castagneti d’impianto (da frutto e da legno) con sottobosco
caratterizzato da una certa naturalità (sono quindi esclusi gli impianti da frutto produttivi in attualità
d'uso che coincidono con il codice Corine 83.12 - impianti da frutto Chestnut groves e come tali privi di
un sottobosco naturale caratteristico) dei piani bioclimatici mesotemperato (o anche submediterraneo)
e supratemperato su substrati da neutri ad acidi (ricchi in silice e silicati), profondi e freschi e talvolta
su suoli di matrice carbonatica e decarbonatati per effetto delle precipitazioni. Si rinvengono sia lungo
la catena alpina e prealpina sia lungo l’Appennino.
3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition Habitat lacustri,
palustri e di acque stagnanti eutrofiche ricche di basi con vegetazione dulciacquicola idrofitica
azonale, sommersa o natante, flottante o radicante, ad ampia distribuzione, riferibile alle
classi Lemnetea e Potametea.
3260 : Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-
Batrachion. Questo habitat include i corsi d’acqua, dalla pianura alla fascia montana, caratterizzati da
vegetazione erbacea perenne paucispecifica formata da macrofite acquatiche a sviluppo
prevalentemente subacqueo con apparati fiorali generalmente emersi del Ranunculion
fluitantis e Callitricho-Batrachion e muschi acquatici. Nella vegetazione esposta a corrente più veloce
(Ranunculion fluitantis) gli apparati fogliari rimangono del tutto sommersi mentre in condizioni reofile
meno spinte una parte delle foglie è portata a livello della superficie dell’acqua (Callitricho-Batrachion).
Questo habitat, di alto valore naturalistico ed elevata vulnerabilità, è spesso associato alle comunità
a Butomus umbellatus; è importante tenere conto di tale aspetto nell’individuazione dell’habitat. La
disponibilità di luce è un fattore critico e perciò questa vegetazione non si insedia in corsi d'acqua
ombreggiati dalla vegetazione esterna e dove la limpidezza dell’acqua è limitata dal trasporto torbido.

6.4.3. Fauna

La presenza di fauna è il risultato dell’interazione tra le attitudini naturali della zona ed i


condizionamenti che le attività umane determinano sulla stessa: l’area in esame mostra segni di
attività antropica data la presenza dei centri abitati che caratterizzano il fondovalle e la presenza di vie
di comunicazione.

All’interno dell’area in esame, il raggruppamento faunistico di maggiore rilievo numerico è


rappresentato certamente dagli uccelli: la presenza di formazioni forestali estese, radure erbose e
corsi d’acqua risulta fortemente attrattiva per numerose specie.

Di grande interesse sono anche le popolazioni di anfibi e rettili, strettamente correlate alla presenza
degli ecosistemi acquatici e ad una variegata entomofauna acquatica e/o igrofila.

e3STUDIO di Capellino e Associati 17


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Per quanto concerne l’ittiofauna, tale raggruppamento sistematico risulta essere fortemente
influenzato dallo stato fisico e chimico delle acque; in particolare, la distribuzione delle diverse specie
lungo l’asta fluviale è strettamente correlata con la temperatura, la concentrazione di ossigeno, la
torbidità, le caratteristiche del fondale, ecc. Tali parametri sono a loro volta dipendenti dalla morfologia
e dall’andamento altimetrico del corso d’acqua.
Lungo il corso del Fiume Toce si susseguono tutte e quattro le zone ittiche descritte per il bacino
occidentale del Po. Il tratto superiore ha comunità abbondanti di trota fario.

Ittiofauna tipica delle zone a Trota Fario e Trota Marmorata e/o Temolo

e3STUDIO di Capellino e Associati 18


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Si riporta di seguito l’elenco delle specie presenti nella ZPS “Fiume Toce”.

e3STUDIO di Capellino e Associati 19


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Fauna Viva è un’associazione senza scopo di lucro che persegue finalità di tutela e valorizzazione
della natura e dell’ambiente.
La suddetta associazione nell’ambito del Progetto LIFE-Natura “Fiume Toce: conservazione di
ambienti ripariali a favore dell’avifauna nidificante e migratoria”, ha effettuato interventi di
riqualificazione ambientali per migliorare la disponibilità e qualità degli habitat di caccia e dei rifugi per
i Chirotteri.
Il progetto ha avuto una durata quadriennale (2003 – 2006), ma i monitoraggi sono proseguiti nel
tempo fino al 2011.
I risultati del progetto sono reperibili in rete, sul sito internet di Fauna Viva e riportano quanto segue:
“I rilevamenti effettuati dal 2003 negli habitat di caccia hanno evidenziato la presenza di una
Chirotterofauna ricca e differenziata. Sono infatti stati rilevati 13 taxa, che includono anche specie di
particolare interesse per la conservazione, inserite nell’Allegato II alla Direttiva Habitat, quali Rinolofo
maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), Vespertilio maggiore/di Blith (Myotis myotis/blythii) e
Barbastello (Barbastella barbastellus).
Nel corso del progetto Life sono stati inoltre posizionati numerosi rifugi artificiali, occupati nel corso
degli anni da almeno quattro specie: Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii) che utilizza una bat box
quale nursery (colonia in cui si riuniscono le femmine per partorire e allevare i piccoli), Pipistrello nano

e3STUDIO di Capellino e Associati 20


Sintesi non tecnica - aggiornamento

(Pipistrellus pipistrellus) e Pipistrello soprano (Pipistrellus pygmaeus) e Nottola di Leisler (Nyctalus


leisleri)”

Per maggiori dettagli, specialmente per quanto riguarda l’ambiente idrico, si rimanda alla relazione
specialistica redatta dal dott. N. Polisciano.

6.4.4. Ecosistemi

Le considerazioni inerenti gli ecosistemi ricalcano in gran parte quanto riportato in merito alle
componenti finora trattate ed in particolare quanto illustrato in merito a vegetazione e fauna
(ecosistema acquatico), in quanto un Ecosistema è “l'unità che include gli organismi che vivono
insieme in una certa area (comunità biotica o biocenosi), interagenti con l'ambiente fisico (biotopo) in
modo tale che un flusso di energia porti ad una ben definita struttura biotica e ad una ciclizzazione dei
materiali fra viventi e non viventi all'interno del sistema" (Odum).

In questo paragrafo si intende puntare l’attenzione sull’aspetto della continuità ecologica, delle
connessioni e delle barriere.

Gli ecosistemi situati nell’area oggetto hanno discrete caratteristiche di naturalità, caratterizzati dalla
presenza di differenti specie autoctone, sia vegetali che animali, ma anche da specie alloctone
fortemente invasive (quali Buddleja davidii e Acer negundo) e dall’interferenza delle infrastrutture
stradali e ferroviarie.

Considerazioni a parte merita l’ecosistema acquatico, rappresentato dal fiume Toce.


In generale i corsi d’acqua costituiscono dei sistemi naturali fortemente influenzabili da fattori esterni,
tra i quali la presenza e l’intensità dei fattori di pressione (aree edificate, attività produttive, aree
agricole), l’esistenza di interventi di sistemazione fluviale (opere trasversali e longitudinali), la
presenza e la distribuzione della vegetazione nella fascia perifluviale.
Il fiume Toce presenta un discreto grado di antropizzazione, infatti, il fiume seppur presenti difese
spondali, vanta una vegetazione ripariale apprezzabile la quale naturalità risulta leggermente
attenuata solamente a causa della presenza di qualche specie alloctona invasiva.

6.4.5. Salute pubblica

La salute umana dipende strettamente dalla qualità dell’ambiente di vita, la quale, a sua volta, dipende
dallo stato delle diverse componenti ambientali che lo costituiscono, ovvero aria, acqua, suolo e agenti
fisici. Esiste, infatti, un’associazione causale tra la salute pubblica e i diversi fattori di rischio che
possono interessare l’ambiente di vita. Questi sono rappresentati, presso il territorio piemontese, in
ordine di rilevanza, da: inquinamento atmosferico, inquinamento acustico, inquinamento da radiazioni
ionizzanti (radon), condizioni climatiche avverse (ondate di calore estive, periodi di freddo prolungato).
Non vanno poi dimenticati i rischi per la salute dovuti agli effetti dell’inquinamento delle acque e dei
suoli ad opera di agenti chimici (es. smaltimento dei rifiuti, specie quelli pericolosi) e l’esposizione a
campi elettromagnetici, per i quali non esiste ancora una definizione certa di associazione causale.

Le indagini compiute su ampia scala e riportate nell’annuario statistico regionale “Piemonte in cifre”,
evidenziano come a tutt’ora nell’ambito della Provincia il maggior rischio di morte è dovuto a malattie
del sistema circolatorio e tumori.
I comuni di Premosello-Chiovenda e Ornavasso rientrano tra quelli facenti parte dell’Azienda Sanitaria
Locale VCO.

e3STUDIO di Capellino e Associati 21


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Con riferimento al progetto in esame, le principali cause di alterazione dello stato di salute pubblica si
possono potenzialmente identificare con il rumore, il traffico veicolare, le radiazioni non ionizzanti. Tali
problematiche verranno singolarmente trattate nei paragrafi successivi.

6.4.6. Rumore

Il rumore prodotto dalle attività produttive, ricreative e dal traffico costituisce una importante causa di
disturbi fisici (patologie della capacità uditiva) e psichici (malessere, disturbi del sonno, danni di tipo
psicofisiologico) per gran parte della popolazione che risiede in aree urbane. Ai fini della tutela della
salute pubblica, la normativa nazionale (L. 447/1995, DL 277/1991, DPCM 14/11/1997, DPR 142 del
30/03/2004) e regionale (LL.RR. 44/2000 e 52/2000) definiscono gli atti e le azioni di pianificazione
territoriale (impatto acustico, zonizzazione acustica,ecc.) e le specifiche competenze, le grandezze
fisiche relative all’inquinamento ed al rischio da rumore, le modalità di misura dei livelli sonori, i valori
limite di emissione delle sorgenti, di immissione e di esposizione per zone e recettori.

Gli impatti dell’opera in progetto sul clima acustico dell’area di studio devono essere valutati in
relazione sia alla fase di realizzazione che di esercizio dell’impianto.
L’area nella quale si prevede la realizzazione dell’impianto idroelettrico in oggetto si presenta poco
abitata con caratteristiche tipicamente montane.
Le fonti di rumore che caratterizzano il clima acustico attuale sono rappresentate dalle emissioni di:
Il fiume Toce
I rumori dovuti al traffico veicolare sulla SS33 e SP 166
I rumori dovuti al traffico ferroviario

Una puntuale analisi della componente rumore è riportata nella Relazione previsionale di impatto
acustico allegata.
In relazione a quanto riportato nello studio specifico si ritiene che il progetto sia compatibile con i limiti
definiti dalla vigente normativa, con la classificazione acustica ed il contesto territoriale dell’area in cui
si insedierà.
Si può inoltre ritenere che le emissioni generate dalla nuova attività non pregiudicheranno in modo
sensibile il clima acustico delle aree limitrofe.

6.4.7. Traffico Veicolare

Il traffico veicolare oltre ad essere una delle principali cause di incidente stradale, svolge anche un
ruolo importante nell’insorgenza di disturbi psicofisici dovuti a stress ed a sollecitazioni sonore.

La via di comunicazione che assume maggiore importanza nell’area è la Strada Statale 33, nota in
italiano come via del Sempione o strada del Sempione e nota all'estero in altre lingue come
Simplonroute o Simplonweg (in tedesco), Simplon route o Route du Simplon (in francese).

Riguardo la zona in esame non si hanno a questo proposito dati rilevati, ma si ritiene che la stessa sia
caratterizzata da un elevato traffico veicolare, vista la notevole importanza di questa via di
comunicazione.

e3STUDIO di Capellino e Associati 22


Sintesi non tecnica - aggiornamento

6.4.8. Radiazioni Ionizzanti

Allo stato attuale, le interazioni tra salute e campi elettromagnetici sono ancora oggetto di studi ed
approfondimenti, tuttavia è noto che un campo elettromagnetico, che si genera sempre in presenza di
una corrente elettrica, emette radiazioni (= onde elettromagnetiche) le quali, in funzione della loro
potenza (= frequenza), interagiscono con gli organismi con effetti di tipo termico, identificabili con un
riscaldamento dei tessuti, e non termico, certa/eventuale cancerogenicità.

Le onde generate da un campo elettromagnetico sono così classificate in base alla loro caratteristiche
fisiche principali ed in base al loro utilizzo:

Banda Frequenza Lunghezza Energia Applicazioni


d’onda
NON IONIZZANTI

Elettrodotti,
ELF 0 - 300 Hz > 1.000 Km 1,2 x 10-12 eV cabine di trasformazione,
elettrodomestici

300 Hz - 300 1.000 Km – 1 Da 1,2 x 10-12 Trasmissioni televisive,


RF e MO
GHz mm a 1,2 x 10-3 eV telefonia cellulare, radar

Riscaldamento,
Radiazione 300 GHz - 30 Da 1,2 x 10-3 illuminazione,
1 mm – 10 nm
Ottica PHz a 120 eV sterilizzazione, applicazioni
abbronzanti
IONIZZANTI
Radiografie, radioterapie,
Raggi x e γ > 300 PHz < 10 nm > 120 eV
medicina nucleare

In generale vale la regola secondo la quale all’aumentare della frequenza della radiazione aumenta
l’energia della medesima e, quindi, anche la pericolosità della stessa nei confronti della salute umana.
Stante quanto riportato, le radiazioni che possono ordinariamente interessare gli ambienti di vita e di
lavoro sono del tipo non ionizzante e vengono generate principalmente da sorgenti legate all’utilizzo
dell’energia elettrica, elettrodotti, e alle telecomunicazioni, antenne per telecomunicazione.

Per quanto concerne il caso specifico, ovvero la generazione di onde elettromagnetiche da strutture
implicate nella produzione e nell’utilizzo dell’energia elettrica, la normativa (Legge Quadro n36 del
22/02/2001, DPCM 08/07/2003, L.R. n19 del 05/08/2004 e sua DGR attuativa n16-757 del 05/09/05)
prevede, ai fini della prevenzione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dai medesimi
elettrodotti, la determinazione di “fasce di rispetto” degli elettrodotti, da vincolare all’uso, in ragione
dell’intensità dei campi magnetici. In altri termini, dette fasce individueranno le aree in cui possono
verificarsi superamenti del valore limite di induzione magnetica, fissato a 3 μT (DPCM 08/07/2003)
inteso come portata di corrente dell’impianto, ovvero portata di corrente in servizio normale dichiarato
dal gestore, e presso le quali, per tale motivo, non possono avere luogo attività antropiche. Allo stato
attuale le fasce di rispetto sono state individuate solo in maniera provvisoria e solo per alcuni tratti
della rete elettrica regionale, in ordine a quanto riportato in una circolare del Ministero dell'Ambiente
(DSA/2004/25291 del 15/11/2004) e di una guida, CEI 106-11, redatta nel 2005 (“Guida per la
determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti secondo le disposizioni del DPCM 8 luglio
2003 (art.6). Parte 1: Linee elettriche aeree e in cavo”).

Circa l’impatto sanitario prodotto dalle linee elettriche, una stima dell’inquinamento elettromagnetico a
livello regionale è stata elaborata dall’ARPA e della Regione Piemonte, sulla base di informazioni e
statistiche acquisite in seguito all’attuazione di vari interventi di risanamento e controllo promossi dalla
Regione e dalle stesse Aziende produttrici di energia elettrica, nonché da quelle fornite dal catasto

e3STUDIO di Capellino e Associati 23


Sintesi non tecnica - aggiornamento

delle sorgenti elettromagnetiche e dalla rete di monitoraggio regionale dei campi elettromagnetici e
delle radiofrequenze gestiti dall’ARPA. Da questa risulta che la Provincia di Torino è interessata da
un impatto elevato, insieme alla provincia di Novara, mentre le provincie di Cuneo, Biella ed Asti
presentano un impatto basso. Data l’ubicazione dell’area in esame è tuttavia plausibile pensare che lo
stato attuale della stessa, si discosti da quella relativa ai dati provinciali.

In generale, le linee elettriche, che attualmente in Piemonte raggiungono gli 803 km relativamente alla
rete a 380 kV e i 1.090 km per la rete a 220 kV, costituiscono un fattore di pressione ambientale ormai
acquisito ed interessato da uno sviluppo molto contenuto; dal 2000 al 2004, infatti, l’incremento delle
stesse ha fatto registrare un valore costante. Ne deriva pertanto che, fatta eccezione per alcune
criticità, rilevabili nelle situazioni fortemente urbanizzate e che vanno affrontate con interventi di
risanamento e controllo, gli interventi a carico della rete elettrica regionale sono piuttosto volti alla
modernizzazione della rete, soprattutto con riguardo alla rete ad altissima tensione, alla
razionalizzazione del sistema di distribuzione, con l’adozione di metodiche e tecniche di progettazione
e realizzazione avanzate e che prediligono l’interramento delle strutture, ed alla definizione di una
disciplina localizzativa che armonizzi le logiche del mercato elettrico e della distribuzione del servizio
con la morfologia e l’organizzazione del territorio e del sistema normativo di tutela e di sviluppo, sia a
vasta scala che a scala comunale, affinché la tutela dai campi elettromagnetici sia assicurata anche
nel caso di realizzazione di nuovi insediamenti in presenza di elettrodotti esistenti.

6.4.9. Paesaggio

Le caratteristiche paesaggistiche sono analoghe a quelle di altri fondovalle dell’Ossolano: ampiezza


del fondovalle a tratti ridotta (anche se nell’immediato intorno del sito di intervento risulta piuttosto
significativa) che consente lo sviluppo di attività agricole (seminativi, prati stabili, attività vivaistiche in
pieno campo per la produzione di arbusti ornamentali), limitata da ripidi versanti; i bassi versanti sono
occupati da boschi di latifoglie, a prevalenza di castagno con faggio e acero frassineti di invasione sui
versanti a minore pendenza, precedentemente coltivati. La presenza di cave di pietra, comune a tutto
l’ossolano, insieme con le infrastrutture di trasporto e di servizio al passo ed al traforo del Sempione
sono elementi antropici rilevanti e di notevole intrusività.
Alle quote superiori, lungo i versanti, il paesaggio è dominato dalle conifere, con prevalenza di foreste
di abete rosso, larice ed interessanti pinete di pino silvestre e pino uncinato; sono inoltre presenti
forme con pareti rocciose a tratti, quasi verticali.

e3STUDIO di Capellino e Associati 24


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Carta dei Paesaggi Agrari e Forestali del Piemonte

Legenda

M Sistema di paesaggio: Fondivalle principali O Sistema di paesaggio: Rilievi


montuosi e valli alpine (latifoglie)
Area di intervento Limiti amministrativi

Sistema di paesaggio M - Fondivalle principali

Interpretazione territoriale e ambientale

Profondi e ampi corridoi naturali di origine fluviale o fluvio-glaciale, che prolungano addentro ai rilievi
morfologie in parte proprie della pianura ed in prevalenza identiche colture.
L'insieme ambientale è definito da prati stabili o avvicendati, da campi a seminativo, talora vigneti, nei
settori di raccordo con il basso dei versanti (conoidi), in una diffusa frammentazione ancora legata ad
una predominante economia agricola di sussistenza.
La relativa ricchezza delle produzioni, un tempo alimento agli intensi scambi locali, ha perduto gran
parte significato, sopraffatta da forze organizzative più proprie della pianura industrializzata, specie
nelle valli alpine percorse da grandi arterie con accesso ai valichi.
Insediamenti generalmente allineati lungo l'asse viario principale, centri di gravitazione degli
insediamenti minori (nuclei e case sparse). Valenze ambientali in parte perdute nel disordine
costruttivo e in mancanza di un disegno pianificatorio unitario. Diffusa presenza di esempi di
archeologia industriale.
Questa realtà paesaggistica è presente, talora anche con più forti suggestioni, perchè meglio
preservata da interessi insediativi, nelle vallate minori dell'arco alpino, anche se limiti di scala non ne
consentano la loro identificazione cartografica alla scala di lettura regionale.

SOTTOSISTEMA MII-Valle d’Ossola

CARATTERI COSTITUTIVI DEL SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO

Forme, profili e percorsi: piane lievemente ondulate


Fascia altimetrica: 200-300 m s.l.m.
Dislivelli: fino a 100 metri
Pendenze: 1%-5%
Aspetti climatici particolari: freddi persistenti

e3STUDIO di Capellino e Associati 25


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Orientamento colturale agrario: foraggero prativo


Copertura forestale:
Variazioni cromatiche stagionali: poco marcate
Grado di antropizzazione storica: moderato
Grado di antropizzazione in atto: moderato
Periodi di forte antropizzazione:
Densità insediativa: 90-149
Distribuzione insediativa: centri minori
Dinamica del paesaggio: mantenimento degli ordinamenti colturali
Effetti della dinamica del paesaggio: impoverimento ambientale

INTERPRETAZIONE DEL SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO

Esteso fondovalle che si insinua tra i maggiori rilievi alpini con prevalente direzione Nord-Sud. La
piana che costituisce tale Sottosistema e` delimitata da versanti erti, spesso incombenti e sovente di
ostacolo ad un buon irraggiamento solare. Condizioni termiche non ottimali unite ad una elevata
piovosità ne riducono sensibilmente le potenzialita` agronomiche : prevale infatti la praticoltura sui
residui seminativi. Come in altri fondovalle alpini lo sviluppo delle grandi vie di comunicazione ha
profondamente alterato l'antico tessuto urbanistico dai caratteri già marcatamente alpini.

6.4.10. Contesto Socio-Economico

La Provincia del VCO ha una superficie di 2.262 km² suddivisa in 77 Comuni, con una popolazione di
circa 163.121 abitanti, pari ad una densità di circa 70 abitanti per km², ed è la terza area montana del
Piemonte per estensione (le uniche zone relativamente pianeggianti sono il fondo valle ossolano
lungo il corso del fiume Toce, da Crevoladossola alla foce nel Lago Maggiore, e la piana di Intra).
Nell'economia provinciale poca importanza ha l'agricoltura, data la natura montuosa del territorio e la
conseguente scarsa estensione dei terreni coltivabili; l'allevamento alpino fornisce però alcuni pregiati
formaggi, mentre una tradizionale attività di Verbania è la floricoltura. L'area del Verbano-Cusio-
Ossola vanta un'antica tradizione industriale, sia in campo estrattivo (cave di marmo di Candoglia, da
cui giunsero a Milano i marmi del duomo, e cave di granito rosso di Baveno) sia per quanto riguarda
gli stabilimenti manifatturieri, che si insediarono numerosi nell'Ossola e a Omegna per la buona
disponibilità di energia idroelettrica. Le industrie chimiche e di fibre tessili non hanno più l'importanza
di un tempo; fiorente è invece la produzione di pentole, stoviglie e piccoli elettrodomestici nel distretto
del Verbano-Cusio-Ossola. Molto rilevante è invece nell'economia provinciale il ruolo del turismo, data
la presenza di stazioni di villeggiatura lacuale di fama internazionale (come Stresa, Baveno, e la
stessa Verbania), delle piccole ma interessantissime isole Borromee e di numerosi centri sciistici e di
villeggiatura estiva nelle valli dell'Ossola (come Baceno, Craveggia, Formazza, Macugnaga, Santa
Maria Maggiore, Varzo).

Il comune di Premosello Chiovenda è interessato da una popolazione residente complessiva di 2052


abitanti (al 31/12/2012), con una densità di 60,07 ab/km2.
Il comune di Ornavasso, invece, ha un numero di abitanti di 3419 (al 31/12/2010) con una densità di
131,91 ab/ km2.

e3STUDIO di Capellino e Associati 26


Sintesi non tecnica - aggiornamento

7. RICADUTE AMBIENTALI DELL’INTERVENTO

7.1. Atmosfera

Considerate la puntualità dell’intervento, la ridotta estensione dell’area interessata dal progetto,


nonché la tipologia del medesimo, un impianto produttivo che produce energie rinnovabili con
emissioni assenti o molto limitate, è possibile affermare che la realizzazione dell’impianto in questione
non avrà ricadute degne di nota sugli aspetti climatici della componente in esame, né in fase di
costruzione né in fase di esercizio.

Per quanto concerne la qualità dell’aria, invece, la realizzazione dell’impianto comporterà, senz’altro,
un leggero incremento della polverosità e della concentrazione di gas di scarico nell’atmosfera,
conseguentemente alla movimentazione delle macchine operatrici e dei mezzi di cantiere e di
trasporto. Tale interferenza può considerarsi, tuttavia, poco significativa e temporanea, sia per la
limitatezza delle superfici interessate e dell’intervallo temporale caratterizzato da dette emissioni, sia
per la presenza di un contesto ad elevata naturalità, in grado di compensare pienamente i suddetti
impatti.

In fase di esercizio, invece, data la tipologia dell’impianto in progetto, che, come già anticipato, non ha
emissioni in atmosfera, è possibile ipotizzare variazioni nulle della qualità dell’aria rispetto allo stato
attuale.

7.2. Ambiente idrico

Per approfondimenti in merito agli impatti si rimanda al contributo del Dr. Biol. N. Polisciano.

7.3. Suolo e Sottosuolo

Preliminarmente alla realizzazione degli scavi si procederà alla rimozione del terreno vegetale dallo
strato superficiale delle aree interessate dagli scavi con accantonamento dello stesso in apposito sito
individuato all’interno dell’area di cantiere.
In seguito alla rimozione del terreno vegetale, per limitare i volumi di scavo necessari a formare
l’impianto principale si propende per la formazione di una serie di diaframmi che circondano
completamente le opere in progetto; essi diverranno in futuro i muri perimetrali dei canali e del locale
di produzione, conciliando così la funzione provvisionale di messa in sicurezza degli scavi con quella
strutturale definitiva. Lo scavo, quindi è delimitato da pareti verticali che ne limitano fortemente il
volume complessivo.

I volumi di scavo previsti nell’area di intervento sono pari a circa 54˙300 m3 per le opere fuori alveo,
I lavori in alveo, per la realizzazione dell’opera di presa e restituzione e per la riprofilatura dell’alveo a
valle della restituzione comporteranno movimenti terra pari a 1˙150 m3, senza asportazione di
materiale dall’alveo.

Il materiale di risulta sarà depositato presso aree private o messo a disposizione del demanio per il
successivo riutilizzo in eventuali opere di regimazione demaniale o alienate dallo stesso demanio.

e3STUDIO di Capellino e Associati 27


Sintesi non tecnica - aggiornamento

7.4. Vegetazione, fauna ed ecosistemi

7.4.1. Vegetazione

Le interferenze negative potenzialmente derivanti dalla realizzazione del progetto che possono
interessare la componente vegetale sono riconducibili a:
Eliminazione della vegetazione presente presso l’area interessata dal cantiere;
Disturbo della vegetazione presente nell’intorno dell’area interessata dal cantiere;
Variazione del profilo della corrente nel tratto a monte rispetto all’opera di presa e nel tratto sotteso.

L’impianto in progetto determini interferenze con la vegetazione esistente in quanto comporta la


trasformazione di un’area boscata e l’eliminazione di formazioni vegetali lineari di limitato sviluppo
trasversale che non sono considerabili come boschi.
L’impatto di maggiore rilievo sarà determinato dall’asportazione parziale di una superficie boscata
localizzata in sponda sinistra, a monte e a vall del ponte di Migiandone, per un estensione pari a 5.640
mq.
L’individuazione degli alberi da abbattere riguarda esclusivamente la zona di cantiere per la
realizzazione dell’impianto idroelettrico.
Gli alberi da abbattere nell’area di cantiere sono stati individuati e censiti con cavallettamento totale,
come risulta dalla seguente tabella recante la sintesi degli alberi da abbattere ordinati per classi
diametriche. Sono state misurate le piante con diametro del fusto superiore a 12,5 cm a 1,30 m da
terra.
Il taglio della vegetazione forestale ammonta a complessive 150 piante come di seguito specificato.

Alberi da abbattere (diametro >12 cm)

N um ero
Specie
sogget ti 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80
Fraxinus excelsior 28 11 6 4 3 1 2 1
Tilia cordat a 33 10 11 4 3 3 2
Populs nigra 3 1 1 1
Populus alba 22 4 4 1 4 2 1 3 1 1 1
Prunus avium 4 1 1 1 1
Acer pseudoplat anus 8 3 3 2
Acer negundo 4 1 2 1
Sam bucus nigra 0
Salix alba 5 2 1 1 1
Morus alba 1 1
Alnus glut inosa 1 1
Quercus robur 1 1
Pinus st robus 1 1
Robinia pseudoacacia 39 17 13 3 4 1 1
TO TALE 150 48 37 17 14 11 8 2 1 2 5 1 1 1 2

Unitamente alle piante contenute nel registro, si è proceduto ad un conteggio degli alberi con diametri
inferiori a 12,5 cm che risultano essere 87.

e3STUDIO di Capellino e Associati 28


Sintesi non tecnica - aggiornamento

La soluzione progettuale e in particolare l’organizzazione del cantiere sono state pensate con
attenzione alla componente paesaggistica.

Particolare cura verrà posta in fase di cantiere alla conservazione degli esemplari arborei singoli o
riuniti in gruppi che presentano caratteristiche significative sia dal punto di vista botanico che dal punto
di vista paesaggistico (si rimanda alla planimetria di cantiere per la localizzazione dei soggetti da
preservare).

In sintesi, si prevede di conservare i seguenti soggetti arborei:


n.1 soggetto di Quercus robur (diam. 70 cm) situato a monte del ponte di Migiandone;
gruppo di n. 4-5 soggetti di Tilia cordata (diam. 50-70 cm), ad est del canale di adduzione in progetto;
fascia di Robinia pseudoacacia di estensione trasversale pari a circa 20-30 m (ved. area 3 in stato
attuale), a nord del canale di adduzione in progetto;

La realizzazione di uno sbarramento gonfiabile di dimensione contenuta (diam. 1,10 m) determinerà


un lieve innalzamento del livello dell’acqua a monte del ponte; data la conformazione morfologica del
fondo e delle sponde del Fiume Toce, gli effetti rigurgito che saranno osservabili ad intervento
concluso non comporterà sostanziali differenze rispetto allo stato attuale (già attualmente gli effetti
dello sbarramento esistente sono rilevabili fino all’abitato di Anzola.
Nel corso dei rilievi effettuati sul sito, è emerso come gran parte della vegetazione ripariale si sviluppi
a quota superiori di circa 2,5-3 metri rispetto al pelo dell’acqua a causa della presenza di tratti di
difesa spondale (il dislivello tra i colletti degli esemplari più vicini alle rive del fiume e l’acqua è di
almeno 1,5 metri – si veda le figure 15 e 16 della Documentazione Fotografica).
Alla luce di tali considerazioni, non sono, dunque, prevedibili effetti significativi (sommersione) a carico
della vegetazione ripariale a monte dell’impianto.

Le operazioni di escavazione e di movimentazione del materiale terroso asportato necessari per la


realizzazione dell’impianto nonché il transito di macchinari e mezzi di lavoro e trasporto
determineranno, presumibilmente, il sollevamento di polveri, le quali potrebbero interferire con le
funzioni biologiche delle formazioni vegetali presenti nell’intorno dell’area di intervento. Tenuto conto,
tuttavia, del quadro vegetazionale delineato e delle caratteristiche dell’intervento, il disturbo in esame
può considerarsi di entità molto contenuta e temporaneo.

In generale, dunque, considerando le modalità costruttive dell’opera e la collocazione del progetto in


oggetto, l’impatto negativo corrispondente alla eliminazione della vegetazione presso le aree di
cantiere può considerarsi di entità complessivamente media e solo in parte permanente.

Ad integrazione della cartografia e della classificazione per aree indicata nella relazione forestale di
progetto, si produce un aggiornamento della suddivisione che analizza più nel dettaglio quanto già
esposto.

e3STUDIO di Capellino e Associati 29


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Aree forestali ante-operam


SI TUAZI ON E ESI STEN TE

S.P
.n
°
16
6

AREA BOSCATA
AREA BOSCATA FRASSINETO
ROBINIETO 675 mq
1975 mq

AREA BOSCATA
PIOPPETO DI PIOPPO BIANCO
AREA BOSCATA AREA BOSCATA
365 mq
PIOPPETO DI PIOPPO BIANCO ROBINIETO
530 mq 930 mq

AREA BOSCATA
ROBINIETO
265 mq

S.P
.n
°
AREA BOSCATA

16
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO

6
11830 mq

AREA BOSCATA
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
1105 mq
AREA BOSCATA
LATIFOGLIE MISTE
AREA BOSCATA 785 mq
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
2060 mq

ce
e To
Fiu
me
AREA BOSCATA Fium
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
Toc CON PRESENZA DI ROBINIA
e 980 mq

S.P
.n
°1
66

Aree forestali post-operam


SI TUAZI ON E D I PROGETTO
S.P
.n
°
16
6

OPERA D I RI PRI STI N O


Prato stabile per avifauna
2280 mq AREA BOSCATA
ROBINIETO
1905 mq

OPERE D I COM PEN SAZI ON E


Rimboschimento con
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
AREA BOSCATA OPERE D I M I TI GAZI ON E
1000 mq FRASSINETO Ripristino con rimboschimento di:
510 mq FRASSINETO
680 mq
OPERE D I COM PEN SAZI ON E
AREA BOSCATA Rimboschimento con ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
PIOPPETO DI PIOPPO BIANCO Fascia compensativa di 15 m di larghezza - 2200 mq
AREA BOSCATA 60 mq
PIOPPETO DI PIOPPO BIANCO
530 mq

AREA BOSCATA
ROBINIETO
1595
730 mq
mq
S.P
.n
°

AREA BOSCATA
16

ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
6

9775 mq

AREA BOSCATA
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA
865 mq

AREA BOSCATA
PIOPPETO E SALICETO CON
PRESENZA DI ROBINIA

ce
1485 mq

e To
OPERE D I COM PEN SAZI ON E
Rimboschimento con PIOPPO BIANCO

Fium
500 mq

OPERE D I M I TI GAZI ON E
Ripristino con rimboschimento di:
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
1125 mq OPERE D I M I TI GAZI ON E
Ripristino con rimboschimento di:
ACERO-TIGLIO-FRASSINETO
340 mq
Fiu
m eT
oce
S.P
.n
°16
6

e3STUDIO di Capellino e Associati 30


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Effetti sulla vegetazione forestale

Le modifiche apportate al progetto, oltre a migliorare gli aspetti tecnici, costruttivi e di sicurezza
dell’opera, sono anche finalizzati all’inserimento ambientale e paesaggistico dell’impianto con
l’introduzione dei seguenti elementi:
1) Riduzione dell’interferenza con le aree boscate di maggiore pregio;
2) Ripristino con aumento delle aree boscate;
3) Realizzazione di una fascia di connessione ecologica;
4) Ripristino e mantenimento di una porzione di prato stabile a naturale evoluzione a favore
dell’avifauna.

Riduzione dell’interferenza con le aree boscate di maggiore pregio


Nell’area d’intervento, la porzione che richiede l’asportazione preventiva della superficie boscata
ammonta ora a 5.640 mq contro i 6.430 mq del progetto originario. Con i nuovi adattamenti del
progetto si registra, quindi, una diminuzione di area boscata da asportare pari a 790 mq, pari a circa il
12% delle previsioni iniziali di progetto.
Tale riduzione di interferenza con le aree boscate e di sostanziale perdita della formazione forestale
esistente, incide in maniera meno rilevante soprattutto sulla formazione di maggior pregio identificata
nell’acero-tiglio-frassineto .
L’asportazione di acero-tiglio-frassineto è ora ridotta a 2.055 mq, circa 1.000 mq in meno rispetto al
precedente assetto progettuale. In sostanza si è evitato di coinvolgere l’attuale strada sterrata,
posizionata nei pressi dell’ingresso del canale di adduzione, e la formazione forestale (acero-tiglio-
frassineto var. a tiglio cordato) compresa all’interno della curva ivi esistente. Nella zona più prossima
all’ingresso del canale si provvederà a conservare e mantenere tre vigorosi esemplari di tiglio con
diametro del fusto compresi tra 50 e 70 cm

Ripristino con aumento delle aree boscate


Il progetto, a fronte di una asportazione di area boscata pari a 5.640 mq, prevede il rimboschimento di
una superficie complessiva pari a 5.845 mq, generando un aumento della superficie forestale pari a
205 mq.
I rimboschimenti previsti sono suddivisi in:
• Opere di mitigazione, che ripristinano in sito la preesistente formazione forestale (2.145 mq);
• Opere di compensazione, che vanno a rimboschire aree precedentemente non boscate
(3.700 mq).

Realizzazione di una fascia di connessione ecologica


A valle del “Ponte di Migiandone”, in corrispondenza della scala di risalita per l’ittiofauna recentemente
realizzata, la sponda sinistra risulta priva di copertura forestale per un tratto di circa 100 m.
Proprio in questa zona è prevista la costruzione del locale turbine le cui strutture murarie sono
interrate al di sotto del piano di campagna.
Al fine di mitigare l’intervisibilità del sito ma, soprattutto, per introdurre un elemento naturalistico
capace di ricucire la soluzione di continuità delle formazioni forestali di perialveo, si prevede il
rimboschimento con un filare con pioppo bianco sulla sponda soprastante la scala di risalita e di una
fascia retrostante l’impianto con acero-tiglio-frassineto. Quest’area di rimboschimento ha una
lunghezza di 160 m ed una larghezza di 15 m, per complessivi 2.200 mq.

Ripristino e mantenimento di una porzione di prato stabile a naturale evoluzione a favore


dell’avifauna
L’area di cantiere preposta al deposito materiale situata a nord-ovest del canale di adduzione, che
andrà ad occupare un prato stabile, attualmente incolto, potenzialmente funzionale alle abitudini di vita
dell’avifauna, sarà rinaturalizzata a fine lavori con il rimboschimento di 1.000 mq con acero-tiglio-
frassineto e con il ripristino del prato stabile su 2.280 mq.
La formazione del prato stabile va incontro alle esigenze dell’avifauna e sarà mantenuto nella
condizione di incolto durante la fase di esercizio dell’impianto idroelettrico.

e3STUDIO di Capellino e Associati 31


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Quanto sopra esposto è indicato graficamente nell’elaborato n. 15 “Planimetria particolareggiata di


progetto e opere di mitigazione e compensazione”.

7.4.2. Fauna

Com’è noto, lo sbarramento rappresentato dall’opera di presa di una centrale idroelettrica determina
una interruzione nel corso d'acqua, la quale si ripercuote negativamente sulla fauna ittica, impedendo
il regolare svolgimento dei processi biologici di numerose specie. Ne risultano particolarmente
influenzati i processi riproduttivi, a causa della impossibilità per alcune specie di raggiungere le
stazioni di frega e di ovideposizione, ma anche quelli di alimentazione, a causa dell’alterazione del
fenomeno di drift dei macroinvertebrati, fonte di alimentazione di diverse specie ittiche.

Non solo, sotto il profilo ecologico l’interruzione del corso d’acqua determina una frammentazione
delle popolazioni ittiche, la quale, a sua volta, comporta un impoverimento della variabilità genetica
all’interno delle popolazioni ed una alterazione della variabilità specifica tra le popolazioni presenti nel
corso d’acqua.

L’opera di presa, ostacolando la risalita delle specie ittiche, se non integrata da opportuni
accorgimenti, impedirebbe il ripristino dei popolamenti presenti a monte della stessa, modificati dagli
eventi di piena o dalle migrazioni naturali, favorendo il graduale impoverimento specifico e genetico
dell’ittiofauna.

La riduzione delle portate nel tratto sotteso potrebbe determinare condizioni critiche per la
sopravvivenza dei pesci, spingendo un elevato numero di individui a spostarsi verso ambienti più
favorevoli e/o a concentrarsi presso le aree più profonde del letto del corso d’acqua, ancora coperte
da uno strato d’acqua sufficiente alla vita delle diverse specie ittiche, con conseguenti rischi di malattie
e morie.

L’effettuazione di lavori in alveo, infine, potrebbe alterare una parte degli habitat destinati al rifugio ed
alla ovideposizione di talune specie, sia per interferenza diretta, scavi e costruzioni, che indiretta,
variazioni del trasporto solido e intorbidamenti. Tali perturbazioni indurrebbero l’immediato abbandono
del tratto in questione da parte delle specie maggiormente sensibili, l’allontanamento temporaneo di
quelle meno sensibili, la distruzione delle uova e dei giovani individui o la loro asportazione ad opera
delle particelle terrose in sospensione. Effetti analoghi si potrebbero rilevare anche per gli interventi di
manutenzione dell’impianto (apertura dello scarico di fondo).

Con riferimento a quanto enunciato, le maggiori criticità si riscontreranno a carico del tratto sotteso: la
realizzazione dell’opera (costruzione di manufatti in alveo e di difese spondali in massi) determinerà
impatti negativi di entità contenuta e limitati nel tempo mentre il funzionamento dell’impianto
(derivazione d’acqua) e il mantenimento in efficienza dello stesso (apertura periodica degli scarichi di
fondo) comporteranno interferenze negative stimabili come permanenti, ancorché teoricamente
reversibili in caso di dismissione dell’impianto, e di media entità.

Circa l’erpetofauna, la realizzazione dell’opera determinerà senz’altro un impatto negativo anche in


relazione alla ridotta mobilità delle specie in esame. I lavori determineranno una riduzione degli habitat
non trascurabile, soprattutto in relazione alla riduzione dell’area bagnata; tuttavia, è necessario
considerare che, date le caratteristiche granulometriche dell’alveo, con la presenza di ciottoli e massi
con diametro di ordine metrico, potranno in ogni caso mantenersi alcune zone con caratteristiche
idonee alla permanenza di tali specie. Il maggior disturbo si verificherà sicuramente in fase di cantiere
e può definirsi di entità media in relazione alla possibilità di dette specie di colonizzare nuovi habitat in
prossimità della zona interessata dall’intervento.
A carico delle altre componenti faunistiche sono prevedibili impatti di entità contenuta e per lo più
temporanei, riconducibili principalmente al disturbo arrecato in fase di realizzazione delle opere. La
generalità degli uccelli e mammiferi, infatti, potrà trovare lungo l’asta del torrente e lungo i versanti
ambienti similari adatti a soddisfare le proprie esigenze primarie.

e3STUDIO di Capellino e Associati 32


Sintesi non tecnica - aggiornamento

A favore dell’avifauna sarà realizzato il sopra citato Ripristino e mantenimento di una porzione di
prato stabile a naturale evoluzione

7.4.3. Ecosistemi

Relativamente agli ecosistemi, lo sbarramento in progetto costituirà una interruzione nella continuità
dell’ecosistema acquatico, tale da compromettere in parte le dinamiche delle popolazioni animali
presenti. Tuttavia, la realizzazione di una scala di monta per l’ittiofauna e di uno scarico di fondo in
grado di assicurare una soddisfacente continuità tra il tratto a monte e quello a valle dell’ostacolo,
limiterà gli impatti derivanti dalla realizzazione dell’opera con conseguenze che possono definirsi,
seppur negative e permanenti, di entità contenuta.
Circa la riduzione di habitat valgono le considerazioni già espresse riguardo la flora e fauna.

7.5. Salute pubblica

Si ritiene che l’intervento in progetto non determini impatti degni di nota sulla salute pubblica

7.6. Rumore

Per approfondimenti in merito alla componente “rumore”, si rimanda alla relazione acustica allegata.

7.7. Traffico Veicolare

In fase di cantiere si registrerà certamente un leggero incremento quantitativo di traffico indotto dalla
realizzazione dell’intervento, occorre tuttavia considerare il fatto che gli impatti relativi a questa fase
avranno carattere temporaneo e limitati al periodo di apertura del cantiere stesso. Si dovrà inoltre
tenere conto che durante i lavori, i mezzi di maggiore dimensione impegnati nelle lavorazioni,
verranno presumibilmente parcheggiati in cantiere durante la notte, non determinando alcuna
interferenza sulla viabilità locale all’inizio ed al termine dell’orario lavorativo.

In fase di esercizio non si possono invece prevedere variazioni del traffico.


Gli unici mezzi che accederanno all’opera di presa ed alla centrale saranno quelli degli addetti al
controllo e quelli necessari alle opere di manutenzione che avranno però carattere saltuario e saranno
numericamente estremamente contenuti.

e3STUDIO di Capellino e Associati 33


Sintesi non tecnica - aggiornamento

7.8. Radiazioni Ionizzanti

Come per il rumore, anche per quanto concerne le radiazioni occorre considerare sia il grado di
antropizzazione dell'ambiente nel quale si inserisce l’opera in progetto, in quanto gli impatti vanno
considerati relativamente ai potenziali effetti sulla salute pubblica, sia il livello di inquinamento
elettromagnetico attuale dell’area di intervento, che costituisce il parametro di riferimento per la stima
degli effetti indotti dalla realizzazione dell’opera.

In relazione all’impianto oggetto di studio si può certamente escludere la possibilità di emissione di


radiazioni ionizzanti, sia in fase di realizzazione sia in fase di esercizio della centralina, mentre circa
l’intensità delle radiazioni non ionizzanti, considerato che l’edificio contenente i trasformatori verrà
realizzato secondo le stesse prescrizioni tecniche impiegate nella realizzazione delle strutture ENEL e
che il campo elettromagnetico emesso dal trasformatore medesimo è riconducibile a quello di una
cabina ENEL, le stesse avranno intensità compatibile con le prescrizioni vigenti in materia di tutela
della salute pubblica dai campi elettromagnetici.

In merito al livello di inquinamento elettromagnetico attuale dell’area di intervento ed alla incidenza del
medesimo sulla salute pubblica, non si dispone a tuttora né di dati precisi né di metodologie specifiche
di analisi e valutazione.

7.9. Paesaggio

Solo recentemente si è riconosciuto il peso che la componente "paesaggio" riveste nella definizione
della identità di un territorio sia in termini naturalistici che in termini antropici, e dunque solo da poco
tempo si è incominciato a considerare il paesaggio tra le principali componenti ambientali
potenzialmente alterabili dalla realizzazione di un’opera. Ne consegue che a tuttora non si dispone di
metodologie definite che consentano una valutazione oggettiva della entità degli impatti sul paesaggio
né, di conseguenza, di parametri per la definizione delle corrispettive misure di mitigazione e/o
compensazione da attuare. Nel caso in esame si è optato per una valutazione qualitativa degli impatti,
che prevede l’individuazione delle principali interferenze derivanti dalla realizzazione e dal
funzionamento dell’opera e la successiva quantificazione delle stesse in base alla durata degli effetti e
all’entità della riduzione dell’attuale livello di qualità del sistema paesistico.

Durante l’esecuzione dei lavori di realizzazione dell’opera, le interferenze che potranno interessare
maggiormente il paesaggio saranno ascrivibili all’eliminazione della vegetazione nelle aree di cantiere,
agli scavi in cui verranno collocati i manufatti ed ai cantieri necessari per la modifica della traversa,
nonché per la costruzione dell’edificio della centrale (interrato) e della cabina MT/BT (fuori terra).
Considerato quanto riportato negli elaborati progettuali circa le caratteristiche del paesaggio nonché le
modalità di realizzazione dell’opera in progetto, è possibile prevedere, per le suddette operazioni, un
impatto negativo sul paesaggio temporaneo, in quanto limitato al periodo di cantiere, parzialmente
reversibile (la chiusura del cantiere e l’attuazione degli interventi di mitigazione consentiranno il ritorno
ad una situazione non dissimile a quella originaria), e di media entità, considerate le caratteristiche del
paesaggio della zona di intervento.
Una volta attivato l’impianto (Fase di esercizio), gli impatti principali saranno dovuti alla presenza di
nuovi elementi di origine antropica, quali: lo sbarramento gonfiabile, l’opera di presa, il canale di
scarico in alveo della restituzione e la cabina elettrica MT/BT.
Invece, sarà quasi completamente non visibile la centrale di produzione in quanto completamente
interati fatto salvo un piccolo volume all’imbocco della scala di accesso.
Considerato quanto sopra riportato nonché il ricorso, dove possibile, a tipologie costruttive in
sotterraneo e a materiali costruttivi coerenti con gli esempi locali, è possibile ipotizzare che l’impatto
negativo indotto all’opera sul paesaggio risulterà di entità contenuta, ancorché permanente.

e3STUDIO di Capellino e Associati 34


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Le modifiche apportate al progetto, oltre a migliorare gli aspetti tecnici, costruttivi e di sicurezza
dell’opera, sono anche finalizzati all’inserimento ambientale e paesaggistico dell’impianto con
l’introduzione dei seguenti elementi:
5) Riduzione dell’interferenza con le aree boscate di maggiore pregio;
6) Ripristino con aumento delle aree boscate;
7) Realizzazione di una fascia di connessione ecologica;
8) Ripristino e mantenimento di una porzione di prato stabile a naturale evoluzione a favore
dell’avifauna.

Le scelte progettuali adottate, e in particolare la scala di risalita posta in sinistra orografica e il rilascio
della vena idraulica di mascheramento dello sbarramento gonfiabile, contribuiranno a ridurre l’impatto
visivo dovuto al cambiamento della morfologia dell’alveo.

Si evidenziano inoltre due elementi progettuali variati a seguito delle considerazioni emerse in sede di
Conferenza dei Servizi:
- la definizione di una nuova soluzione di connessione alla rete MT che, nella prima versione
prevedeva un alinea aerea dello sviluppo di circa 7,5 km la quale è stata sostituita con un
elettrodotto completamente interrato dello sviluppo di circa 1,9 km
- lo spostamento della cabina MT/BT in posizione più prossima alla centrale idroelettrica al fine di
renderla meno visibile dalla S.P. 166.

È doveroso segnalare che la soluzione di connessione con l’adozione di una linea interrata determina
l’attraversamento del Fiume Toce e di altri tre corsi d’acqua secondari in corrispondenza delle
infrastrutture viarie esistenti.
In particolare l’attraversamento del fiume Toce avverrà mediante la posa di una tubazione metallica
(diam. 160 mm) staffata al ponte di Migiandone (lato di valle) al di sotto di un cordolo esistente; tale
soluzione consentirà di impedirne la vista da chi percorre il ponte, anche affacciandosi. Il manufatto
sarà visibile solo osservando dalle sponde nel segmento a valle del ponte; tali sponde peraltro sono
attualmente coperte da una fitta vegetazione, in particolare quella destra, e non presentano punti di
affaccio, sentieri o percorsi rilevanti.
Il cantiere di posa non produrrà interferenze significative con le diverse componenti ambientali in
quanto riconducibile a comune cantiere stradale: prevedrà un contenuto impatto sul clima acustico e
sulla qualità dell’aria dovuto principalmente alle attrezzature per il taglio dell’asfalto e ai macchinari per
lo scavo, il riempimento e i mezzi per l’allontanamento dei materiali di risulta; l’intrusione visiva delle
lavorazioni può invece considerarsi nulla in quanto le aree interessate sono riconducibili ad
un’infrastruttura stradale. A lavori completati, rispetto alla soluzione che prevedeva la linea aerea, la
proposta risulta nettamente più vantaggiosa in quanto annulla i rischi di collisione per l’avifauna e
minimizza la visibilità dell’intervento.

La valutazione dell’impatto visivo dell’opera non può prescindere dalla visibilità del sito.
Questa è stata determinata abbinando a valutazioni effettuate direttamente sul campo, mediante
numerosi sopralluoghi presso l’area di intervento.

Da questi risultano le seguenti considerazioni:

Opera di presa:
La maggior parte dell’impatto visivo è ascrivibile alla fase di cantiere.
In fase di realizzazione dell’opera, il cantiere risulterà visibile da un tratto della strada che collega
Premosello-Chiovenda a Migiandone e in particolare dal tratto pianeggiante che precede il rilevato
prima del ponte di Migiandone.
Il mantenimento della quinta boscata e di alcune piante di grandi dimensioni situate in corrispondenza
del rilevato stradale permetterà di ridurre al minimo l’impatto visivo.
In fase di esercizio, si prevede che la visibilità dei nuovi manufatti sarà limitata all’imbocco dell’opera
di presa e al canale a cielo aperto il quale tuttavia risulterò contornato dalla cortina arborea ricreata
sull’intero perimetro.

e3STUDIO di Capellino e Associati 35


Sintesi non tecnica - aggiornamento

Il manufatto sarà visibile dal ponte di Migiandone, esclusivamente dai pedoni, dalla sponda opposta e
parzialmente dal belvedere del Santuario della Madonna di Oropa (situato a oltre 680 m dal sito di
intervento) e dal belvedere del forte di Bara (distante circa 1170 m).
Il ponte napoleonico e la vegetazione ripariale in sponda destra orografica, svolgendo la funzione di
schermi visivi, limiteranno particolarmente l’impatto visivo.

Edificio della centrale e restituzione:


In fase di cantiere l’area della centrale e del canale di restituzione risulteranno visibili dal ponte di
Migiandone limitatamente ai pedoni, dal tratto pianeggiante della strada di collegamento tra
Premosello-Chiovenda e Migiandone precedente al rilevato stradale, dalla sponda destra orografica,
dal belvedere della Madonna di Oropa e dal belvedere del forte di Bara mentre non risulteranno
visibili dal percorso che conduce al forte stesso, in quanto la mulattiera si sviluppa sul versante
orientato verso Ornavasso.
Come già detto per l’opera di presa, anche il canale di restituzione risulterà a cielo aperto e verrà
contornato da una cortina arborea perimetrale.
Il locale della centrale è invece completamente interrato con alcuni elementi a vista (botole di
ispezione, vano di accesso, impianti oleodinamici).
In funzione di quanto precedentemente riportato, è prevedibile che in fase di esercizio, una volta
completati gli interventi di mitigazione, l’impatto visivo sarà di lieve entità e limitato al canale di
restituzione ove, in ogni caso, l’elemento prevalente sarà rappresentato scogliere in massi.
I nuovi manufatti saranno visibili dal ponte di Migiandone, dalla sponda destra orografica e dai
belvedere della Madonna di Oropa e del percorso sulla Linea Cadorna nel comune di Ornavasso
(forte di Bara).

Sbarramento gonfiabile:
In fase di cantiere l’area interessata sarà visibile dal Ponte di Migiandone (limitatamente ai pedoni),
dalle aree a valle del ponte, dalle sponde e dalle aree poste a quota maggiore e in particolare dal
belvedere della Madonna di Oropa.
Non è trascurabile, come per quanto detto per i precedenti manufatti, la funzione di schermo visivo
svolta dal ponte di Migiandone, che impedirà la vista del manufatto dal belvedere del forte di Bara, e
dalla vegetazione ripariale.
A opere terminate, in fase di esercizio, il gommone sarà completamente celato alla vista in quanto
mascherato da una vena idraulica, tuttavia, la briglia in massi a protezione del ponte di Migiandone
(attualmente in parte mascherata dall’acqua), posta a valle del suddetto, conseguentemente alla
riduzione della portata, risulterà maggiormente visibile (in particolare la massicciata della briglia)
generando un lieve aumento dell’intrusione visiva rispetto alla situazione attuale. Trattandosi di massi
disposti casualmente e non di elementi geometrici in cemento armato, l’intensità di tale impatto non
potrà essere considerata sensibile.

In generale la visibilità del sito dai belvedere del Santuario della Madonna di Oropa e dal percorso
della Linea Cadorna in comune di Ornavasso sarà limitata.
E’ da tenere in considerazione come gran parte del percorso della Linea Cadorna, si sviluppi sul
versante che si affaccia su Ornavasso, pertanto l’area di intervento risulta visibile esclusivamente dal
punto panoramico del forte di Bara.

La presenza del ponte di Migiandone, della vegetazione spondale e la notevole distanza del sito di
intervento, attenuano in maniera significativa l’intrusione visiva dei nuovi manufatti.
Le aree di cantiere risulteranno completamente mascherate dai centri abitati principali (Ornavasso,
Premosello-Chiovenda, Migiandone), dai collegamenti stradali (S.S. 33 e collegamento Premosello-
Ornavasso, ad eccezione di un breve tratto a ridosso del ponte Napoleonico.
Le aree direttamente interferite sono concentrate nella piana coltivata in sinistra orografica a nord
dell’impianto ed i versanti boscati che si affacciano sul fondovalle: in entrambi i casi si tratta di zone
libere da insediamenti e debolmente antropizzate e, dunque, il numero di fruitori interessati
dall’interferenza visiva risulta estremamente contenuto.

In generale, dunque, considerate le caratteristiche e la qualità del paesaggio in esame unitamente alla
tipologia ed alle modalità costruttive dell’opera, l’impatto indotto dall’opera sul contesto circostante

e3STUDIO di Capellino e Associati 36


Sintesi non tecnica - aggiornamento

risulta variabile da temporaneo e di ridotta entità, in fase di realizzazione dell’opera, a permanente e


poco significativo, a costruzione ultimata e durante il funzionamento della centrale.
E' evidente che gran parte dell'interferenza visiva è riconducibile alla fase di cantiere: gli scavi, la
realizzazione dei manufatti e congiuntamente la movimentazione di materiali e mezzi potranno
interessare, oltre il sito di intervento, le zone immediatamente prospicienti. Tuttavia detto disturbo sarà
limitato nel tempo; la chiusura degli scavi, il riposizionamento dei materiali di risulta e l'inerbimento
riporteranno in breve gran parte delle aree interessate ad una condizione non dissimile a quella
originaria.

7.10. Contesto Socio-Economico

Non è prevedibile alcuna significativa interferenza negativa tra l’opera in progetto ed il quadro socio-
economico locale.

Al contrario è possibile ipotizzare un miglioramento parziale della situazione occupazionale per le


nuove opportunità di lavoro che si offriranno alle figure specializzate per la realizzazione e la
manutenzione dell’impianto ed in merito alle quali il proponente provvederà presumibilmente a livello
locale. Indicativamente si renderà necessario assumere uno o due addetti alla gestione e
manutenzione ordinaria dell’impianto.

A quanto visto va aggiunto il beneficio, considerabile come indiretto e non limitato al contesto
considerato, derivante dalla possibilità di ricavare energia da una fonte alternativa e rinnovabile.

e3STUDIO di Capellino e Associati 37


Sintesi non tecnica - aggiornamento

8. MISURE DI MITIGAZIONE, COMPENSAZIONE E RECUPERO

Allo scopo di contenere l’impatto sulla vegetazione, nelle zone direttamente coinvolte dalle opere si
provvederà, al termine dei lavori, al ripristino vegetazionale: l’intervento verrà effettuato su tutte le
aree interessate anche solo temporaneamente dal cantiere (zone di stoccaggio dei materiali, zone di
manovra dei mezzi, ecc.).
In corrispondenza delle aree da rivegetare caratterizzate da giacitura pianeggiante si procederà alle
necessarie lavorazioni di arieggiamento (attrezzi discissori tipo ripper) allo scopo di rimediare agli
effetti del compattamento, dovuto al passaggio dei mezzi, ed al riporto di un congruo strato di terreno
agrario precedentemente accantonato (almeno 20 cm); nelle zone più acclivi non verranno effettuate
lavorazioni ed il riporto di terreno sarà minimo. Tutte le superfici saranno quindi inerbite con un
miscuglio erbaceo plurispecifico.
Le aree occupate temporaneamente e che torneranno alla destinazione agricola verranno sottoposte
alle lavorazioni descritte e inerbite temporaneamente (prima del ripristino delle colture) con miscuglio
oligospecifico a rapido insediamento.
Si prevede una serie di opere di mitigazione così composte:
• ripristino dell’area utilizzata per la formazione del rilevato sul lato sinistro del canale di
adduzione mediante rimboschimento di Acero-Tiglio-Frassineto per una superficie
complessiva di 1125 mq;
• ripristino dell’area utilizzata per la formazione del rilevato sul lato destro del canale di
adduzione mediante rimboschimento di Acero-Tiglio-Frassineto per una superficie
complessiva di 340 mq;
• ripristino dell’area utilizzata per la formazione del canale interrato al di sotto della SP166 lato
est, mediante rimboschimento di Frassineto per una superficie complessiva di 680 mq

Per tali aree si prevede la messa a dimora di soggetti arborei ed arbustivi di medie dimensioni (alberi
in zolla cfr 10-12, arbusti in vaso diam. 18 cm), tali da assicurare un efficace effetto scenico nel giro di
pochi anni, disposti secondo un sesto irregolare.
Con criteri analoghi verrà realizzata tutta una serie di aree come opera di compensazione e
mascheramento delle opere in progetto, peraltro quasi completamente interrate o insistenti sotto al
piano campagna attuale.
Le opere di compensazione previste sono le seguenti:
• rimboschimento con Acero-Tiglio-Frassineto di un’area di 1000 mq utilizzata come area di
cantiere, posta a nord ovest dell’opera di presa;
• rimboschimento con Acero-Tiglio-Frassineto di una fascia della larghezza di 15 m e dello
sviluppo di circa 160 m, per un’area complessiva di 2200 mq per il mascheramento delle
opere in progetto e per il ripristino della continuità della fascia arborea di perialveo attualmente
priva di copertura forestale e caratterizzata dalla presenza di pochi individui arborei;
• rimboschimento con Pioppo Bianco di un’area di 500 mq realizzata tra l’impianto in progetto e
l’attuale passaggio artificiale per l’ittiofauna con funzione di mascheramento e ripristino
continuità fascia arborea e corridoio ecologico.

Si prevede inoltre, per l’area di cantiere posta a nord ovest dell’opera di presa, il ripristino di un’ area a
prato stabile a favore dell’avifauna per una superficie di 2280 mq.
Quale misura ulteriore di mitigazione si prevede di effettuare l’impianto di specie ripariali arbustive
(Salix purpurea, Salix eleagnos), in corrispondenza delle porzioni superiori dei tratti di scogliera in
massi, previste in prossimità dell’opera di presa ed in corrispondenza dello scarico della centrale.
Verranno impiegate prevalentemente talee legnose (diametro 1,5-2 cm, lunghezza variabile da 0,5 a
1,5 m, a seconda della localizzazione), le quali saranno inserite negli spazi compresi tra i massi
costituenti le difese spondali secondo le modalità schematizzate nel quadro progettuale.
Infine, i due volumi fuori terra, rappresentati dalla cabina MT/BT e dal vano di accesso all’edificio
centrale verranno rivestiti in pietra con adozione, ove tecnicamente possibile, dei caratteri
architettonici tipici del luogo.

e3STUDIO di Capellino e Associati 38


Sintesi non tecnica - aggiornamento

A fronte di tali osservazioni, si può considerare come l’intervento, a recupero ambientale ultimato,
potrà determinare un impatto contenuto sulla componente paesaggio.

9. CONCLUSIONI

I risultati conseguiti nel presente studio inerente la realizzazione di una centrale idroelettrica presso il
Fiume Toce, nell’ambito dei Comuni Premosello-Chiovenda e di Ornavasso, consentono di effettuare
le seguenti considerazioni.

Il sito ricade in zona sottoposta a vincolo ambientale e paesaggistico (D.Lgs n. 42/04), inoltre risulta
ricadente all’interno dei confini della ZPS “Fiume Toce”:

Dall’analisi svolta nel quadro programmatico emerge che il progetto non risulta in contrasto con le
prescrizioni e gli indirizzi contenuti nelle norme e negli strumenti di pianificazione vigenti a livello
nazionale e regionale; l’ipotesi sviluppata rispetta pienamente il quadro vincolistico che caratterizza il
sito in questione.
Per quanto riguarda la pianificazione energetica, l’ipotesi progettuale soddisfa l’esigenza di
incrementare la produzione energetica tutelando, al contempo, l’ambiente ed il paesaggio mediante
l’impiego di risorse rinnovabili (acqua, aria, radiazioni solari) ed il ricorso a metodologie meno
impattanti, specialmente in termini di inquinamento ed emissione di gas climalteranti, identificabili con
piccoli impianti idroelettrici, caratterizzati da una ridotta incidenza sullo stato della risorsa idrica.

Con riferimento alla pianificazione idrica, invece, l’intervento risulta conforme ai criteri ed alle linee
generali di assetto idrogeologico contenute nel Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.) e non
interferisce con gli obbiettivi di qualità e le misure di protezione e valorizzazione della risorsa previste
dal Piano di Tutela ed Uso delle Acque (P.T.U.A.).

Circa gli aspetti progettuali, la soluzione proposta risulta essere la più idonea sia dal punto di vista
tecnico sia dal punto di vista ambientale. Le opere in progetto saranno realizzate interrate, in modo da
risultare celate da qualsiasi punto di vista e per l’edificio della centrale di produzione di energia si
prevede di riqualificare un edificio attualmente esistente versante in pessime condizioni; per i suddetti
motivi l’impatto paesaggistico derivato dalla realizzazione dell’impianto in progetto risulta essere
estremamente ridotto.
In sintesi si può dire che la soluzione adottata soddisfa l’esigenza di produrre energia ricorrendo a
fonti rinnovabili ed a metodologie poco inquinanti ed allo stesso tempo permette di ottenere il miglior
compromesso tra economicità dell’intervento, inteso come ottimale sfruttamento delle risorse (tempo,
forza lavoro, risorsa idrica, mezzi e macchinari, denaro), e compatibilità ambientale e paesaggistica
del medesimo.

Con riferimento agli aspetti ambientali e paesaggistici, la soluzione proposta risulta essere quella
maggiormente compatibile con le esigenze di tutela e salvaguardia del territorio, in quanto implica
l’utilizzo di una risorsa sempre disponibile e rinnovabile, riguarda specificatamente un’area priva di
elementi ambientali e paesaggistici di particolare rilievo.

A ciò va aggiunto che l’intervento proposto non interferisce negativamente con emergenze ambientali
e/o paesaggistiche tutelate o di particolare interesse ai fini della tutela e/o della conservazione, e che
ad una serie di impatti negativi indotti dall’opera e prevalentemente localizzati nell’ambito dell’area di
interesse, corrispondono impatti positivi derivanti essenzialmente dalla incrementata disponibilità
energetica e dalla riqualificazione ambientale e paesaggistica del medesimo operata con gli interventi
di mitigazione, compensazione e recupero delle aree ex cantiere previsti dal progetto. A seguito della
realizzazione della scala di rimonta per l’ittiofauna è stato eliminato uno degli elementi di criticità
relativi alla briglia sul Ponte di Migiandone. Con la realizzazione del sovralzo mobile viene prolungata

e3STUDIO di Capellino e Associati 39


Sintesi non tecnica - aggiornamento

verso monte la medesima scala permettendo la continuità funzionale sia con sbarramento alzato che
abbattuto.
Un impatto positivo sarà costituito inoltre dalla prevista costruzione di una scala di risalita specifica per
lamprede in sponda destra orografica in adiacenza alla quale è prevista un passaggio di risalita per
canoe che permetterà di implementare la fruizione del corso d’acqua.

Anche in relazione al contesto socio-economico l’intervento presenta diversi aspetti positivi: soddisfa
le esigenze delle politiche energetiche nazionali e regionali nonché quelle di sviluppo infrastrutturale
ed economico locali, realizza gli obiettivi del committente, quale operatore del settore; risulta
economicamente giustificabile, poiché i costi della realizzazione dell’opera sono remunerati dalla
vendita del prodotto finale, l’energia, e dall’indotto che questo genera presso altri settori, e
rappresenta un investimento sicuro, in quanto fondato su studi e valutazioni effettuate da un gruppo di
professionisti esperti.

e3STUDIO di Capellino e Associati 40

Potrebbero piacerti anche