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Franco Andreone
Museo Regionale di Scienze Naturali in Turin (Italy)
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Museum Vertebrate Collections: care, development, use and importance View project
All content following this page was uploaded by Franco Andreone on 27 May 2023.
ISBN 978-88-99868-46-8
€ 28,00
9 788899868468 Fiorina Edizioni
AMOR NATURAE NOS UNIT Franco Andreone
IN MADAGASCAR
Questo libello è stato realizzato a seguito della missione di ricerca e con-
quindi ripiegato a mano e infine firmato dall’editore o dall’autore Di fatto è stata anche l’occasione per ritrarre all’acquerello gli animali
che più ama – ma non solo – realizzando un vero e proprio carnet de fra le rane e altri animali
voyage, così come molti naturalisti solevano fare nel Sette-Ottocento, pur
senza dimenticare i precursori, Albrecht Dürer tanto per citarne uno.
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI
Prima edizione: settembre 2019
Le specie riprodotte nel presente leporello sono solo una parte di quel-
Carnet de voyage a leporello
le disegnate e si riferiscono in buona parte all’area maggiormente “esplo-
rata”, vale a dire il Massiccio dell’Andringitra, zone limitrofe e area di con i disegni dell’autore
Antoetra.
1 In copertina:
Phelsuma lineata Mantella betsileo Fiorina Edizioni
H o iniziato a venire qui, sull’Isola di San Lorenzo (primo nome del Madagascar) nell’ormai lontano 1988, neolaureato
in scienze biologiche ed attratto dalla ricchezza e dal profluvio di specie endemiche, molte ancora da descrivere.
Già allora sapevo che il Madagascar era in pericolo per la sua incipiente e drammatica deforestazione. In questi anni ho
trenta anni di frequentazione della magica e poeticamente straziante terra malgascia, ho voluto celebrare gli animali rinve-
nuti in un altro modo. Più artistico, decisamente più emozionale. Più vintage, direi. Da sempre appassionato delle opere
dei naturalisti dell’Ottocento, devo dire che non mi sono mai dedicato seriamente ad una loro emulazione, forse un po’
visitato e ammirato la fauna e la biodiversità di molte delle foreste relitte dell’isola e sono entrato in contatto con la sua timoroso. Li ritenevo vieppiù distanti e, per molti versi, irraggiungibili. Questa volta però mi sono portato in foresta dietro
favolosa popolazione meticcia, proveniente dal Borneo e dall’Africa. Già per questo mi ritengo super-fortunato. Entrare due carnet de voyage e un set di acquerelli e mi son fatto coraggio. Sorprendentemente in quest’occasione, all’ombra dei Ca-
nelle sue foreste è come partire per un pianeta lontano. Ho studiato rane, serpenti, lucertole, gechi e di molti di essi sono narium e di altri alberi secolari della foresta pluviale (sicuramente sotto l’ispirazione di numi e fate che vivono all’interno
riuscito a descrivere, con l’aiuto di amici ricercatori, oltre 70 specie. Non poche in effetti: di anfibi del Madagascar si co- della stessa) sono riuscito a trovare uno spunto vincente e a mettere insieme un certo numero di tavole. Con alcuni tratti di
noscono oggi oltre 360 specie e molte altre ancora da descrivere. Per i rettili la situazione è simile, con non meno di 430 pennello sono stato in grado di abbozzare i loro occhi vivaci e, forse, l’essenza delle specie che ho trovato sull’Andringitra
già note e moltissime altre da descrivere. e in alcuni siti limitrofi. Che dite guardando questi disegni? È stata per molti versi un’epifania di colore e di piacere del
Per il momento esse sono note con il nome tecnico di “specie candidate”, segno. Una soddisfazione di non poco conto e un ritorno simbolico ad un periodo per molti versi eccezionale dello studio
ancora prive del proprio battesimo scientifico che dota loro di un cognome gene- e della comprensione attraverso la rappresentazione. Spero che i lettori apprezzino questo mio tentativo e mi perdonino il
rico e di un nome specifico. Indispensabili non solo per renderle parte dell’ecce- prevedibile dilettantismo che accompagna questo leporello messo in piedi entusiasticamente grazie all’immediata affinità
zionale catalogo della vita sulla Terra, ma anche per proteggerle e salvarle dall’e- con Fiorina Edizioni.
stinzione. Sembrerà paradossale, ma senza un nome preciso ed inequivocabile
queste bestiole non potranno essere oggetto di programmi di conservazione. Im- Paroedura bastardi
pellenti, peraltro perché con la sublimazione in fumo di molte foreste è probabile
che molti di questi animali scompariranno senza essere stati descritti. È una banalità, ma una realtà in un mondo sempre
più complicato e globalizzato.
Sono qui, nella magica foresta pluviale dell’Andringitra, proprio per questo: studiare, descrivere e conservare questi
animali. Va da sé: rane, lucertole, serpenti non sempre suscitano lo stesso estatico entusiasmo di un panda maggiore, di
una tigre o di una foca monaca. Ma non per questo sono meno importanti nella bio-rete del pianeta, o meno minacciati.
Anzi, gli anfibi sono tra i vertebrati terrestri quelli più in pericolo al mondo: è ben il 40 per cento delle specie a correre
un rischio immediato di estinzione.
Per descrivere queste specie ho – nel tempo – utilizzato svariati strumenti e molte tecniche. Dal confronto con esem-
plari conservati nelle preziose collezioni dei musei di storia naturale (come quello in cui lavoro), all’analisi del DNA, dei
cromosomi, alle scansioni 3D, alla registrazione e all’analisi dei canti. Tutti dati che – messi insieme – generano quella Furcifer lateralis
che viene definita “tassonomia integrata” e permettono di capire se questa rana o quella lucertola si differenziano in modo
2 significativo da altre già note. Cioè se sono nuove specie. Se così è, esse vanno descritte e battezzate.
La missione “Andringitra 2018” è stata realizzata in collaborazione con F. Belluardo, A. Crottini, G.M. Rosa e J. Lobon Rovira nell’ambito di un
progetto finanziato da National Geographic Society e da Gondwana Conservation Society. Grazie infine a Stefano Faravelli per la noterella, e a tutti
Tutti questi sono metodi auspicabilmente oggettivi e, in qualche modo, asettici. Questa volta però, sarà anche per i gli amici che hanno sostenuto l’iniziativa editoriale.
MADAGASCAR, PIANETA DIVERSO
6
Furcifer oustaleti
RETTILI IMPROBABILI
I
Compsophis infralineatus Madagascarophis meridionalis
U
Duttaphrynus
melanostictus
no dei problemi maggiormente preoccupanti per
la biodiversità del Madagascar riguarda l’introdu-
zione di specie invasive. Alcuni anni fa abbiamo
scoperto che nei dintorni della città di Toamasina (sulla costa
orientale) era comparsa una nuova specie di anfibio prece-
dentemente non presente. Si trattava del rospo asiatico Dut-
taphrynus melanostictus.
I primi individui di questa specie sono arrivati dal sud-
Boophis microtympanum
est asiatico all’interno di un container che trasportava ma-
teriale utilizzato da un’industria estrattiva mineraria. Giunti Laliostoma
in Madagascar i due Adamo ed Eva anfibi si sono riprodotti labrosum
Mantidactylus cf. cowanii Boophis occidentalis
in modo esplosivo e si sono moltiplicati a dismisura grazie
all’enorme fecondità e adattabilità. Attualmente si stima che
siano ormai diverse decine di milioni i rospi presenti sul ter-
ritorio, con una elevata capacità di dispersione. Il pericolo,
reale, è che questo rospo penetri all’interno di aree protette
con una grande diversità di anfibi endemici e che entri in
competizione diretta con gli stessi, causandone una probabi-
le diminuzione o estinzione. Oltre a ciò vale la pena ricordare
che il rospo asiatico è contraddistinto da una elevata tossicità
8 e quindi, allorché predato da mammiferi o serpenti, questi
risulterebbero facilmente intossicati.
DI PITTORI E SCIENzIATI
“Sono un suo concittadino ammiratore. Mi farebbe piacere poterla incontrare quando ha tempo per verificare la possibilità forma e colori del paesaggio, noi per prima cosa impariamo il vedere accurato, scopriamo le numerose bellezze nelle nostre
di organizzare una mostra al Museo Regionale di Scienze Naturali...” immagini e ci immergiamo nell’infinito fascino della natura che rimane chiuso all’osservatore superficiale e al fotografo
Così Franco Andreone irruppe nella mia vita: galeotta una mostra (che non ci fu). Ma quella proposta da “concittadino che lavora meccanicamente». Ernst Haeckel 1905.
ammiratore” dischiuse una collaborazione e una amicizia. Fu Franco, infatti, ad offrirmi, poco dopo quel primo contatto, Con questo taccuino Franco Andreone mostra di aver preso sul serio le raccomandazioni di Haeckel; e sono partico-
di partecipare ad una spedizione erpetologica nella foresta di Betampona, sulla costa nord-orientale dell’isola che ospita la più larmente orgoglioso di aver contribuito con l’esempio affinché la vena artistica del nostro si facesse strada attraverso le
stravagante fauna (e flora) al mondo. Il Madagascar. rigorose procedure di uno scienziato esperto in complesse metodiche da laboratorio.
La spedizione avrebbe studiato l’ecologia e le preferenze ambientali dei rettili e degli anfibi della foresta e sarebbe anda- Siamo entrambi consapevoli di essere fuori tempo massimo perché la nostra opera assurga allo statuto di documentazio-
ta alla ricerca di nuove specie da descrivere, come capita ancora oggi in Madagascar. Io avrei avuto il compito di creare un ne: oggi, nel tempo delle più sofisticate analisi molecolari, la morfologia esteriore, ambito nella quale l’illustrazione natu-
carnet de voyage che proiettasse l’illustrazione scientifica oltre l’intenzione didattica, nel glamour della narrazione dipinta, ralistica ha avuto il primato, non è più un parametro tassonomico affidabile. E neppure vogliamo contendere l’egemonia
anacronisticamente e poeticamente, ma secondo una tradizione rigorosa e mirabile: quella delle planches che precedettero di oggettività al teleobbiettivo: strumento utilissimo ancorchè incapace di quella sintesi universalizzante che ritroviamo
l’avvento della fotografia. Fu così che a Sahabefoza (“il luogo dove abbondano i granchi”), nel cuore della foresta equato- nelle tavole dei grandi illustratori naturalistici.
riale dove la spedizione aveva fissato il suo campo base, mentre il team di scienziati lavorava a “processare” e analizzare gli In fondo Franco ed io pur perseguendo l’arte dell’esattezza, dell’acribia descrittiva, prezioso frutto del “vedere accurato”
specimen raccolti, io disegnavo e dipingevo serpenti, rane, camaleonti e gechi (ma anche lemuri, uccelli, insetti e piante di hackeliana memoria, nell’atto di catturare forme e colori dei nostri soggetti viventi, ci sentiamo un po’ cacciatori più
curiose). Fu senza dubbio una delle esperienze più entusiasmanti della mia carriera di pittore-viaggiatore. che scienziati o artisti. Ma a ben guardare non è proprio questo atavismo, corretto da una vena di biofilia, il segreto che ha
Spesso nel corso di queste sessioni di pittura sur le vif (mai espressione fu più esatta: il mio problema maggiore era ispirato la motivazione più profonda di ogni vero naturalista?
immobilizzare gli animali mentre li disegnavo) Franco mi raggiungeva e osservava, curiosava, indagava, interrogava... quasi «The naturalist is a civilized hunter. He goes alone into the field or woodland and closes his mind to everything but that
più attratto dal mio lavoro che da quello più prosaico dei suoi colleghi. Dovevo capirlo ben presto: nell’aggregarmi come time and place, so that life around him presses in on all the senses and small details grow in significance», E.O. Wilson,
peintre agrégé alla spedizione scientifica da lui organizzata, Franco, non so quanto consapevolmente, assecondava una sua Biophilia.
vocazione latente. Quella stessa che, introducendo il mio carnet Verde Stupore – l’esito editoriale di quella magica espe- Siamo cacciatori, dunque, “cacciatori sottili” come piaceva dire a Jünger. Le nostre armi sono i nostri occhi e i nostri
rienza – confessava, scrivendo di aver «fatto dello studio delle rane, lucertole e serpenti» la sua vita, desiderando tuttavia cuori, poi le matite e i pennelli. I nostri gibier, taccuini e carnet.
di coltivare contestualmente il disegno e l’acquerello. Questa doppia vocazione, parallela ma inversa alla mia, che ho fatto La preda: la bellezza.
della pittura la mia vita coltivando contestualmente le scienze della natura, è stata, prima che l’eccesso di specializzazione Che come coraggiosamente (da scienziato) scrisse Ernst Haeckel, è «proprietà oggettiva dei viventi».
9 privasse la scienza del paradigma umanistico, seguita e raccomandata da grandi ed eminenti scienziati. Un caso emblema-
tico fu quello di Ernst Haeckel, grande biologo e naturalista del secolo scorso, nonché sublime artista e disegnatore, che Torino, 2019
ne teorizzò anche l’efficacia descrittiva dal punto di vista tassonomico: «Attraverso l’impegno d’imitare nei nostri schizzi Stefano Faravelli