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BSM - Anno IV n.

2 - Marzo/Aprile 2012

CONTRIBUTORS
Lorenzo Agnoletti, Fabio Canneta, Stefania Cornario, Nicola Crivelli,
Gian Luigi Enny, Valeria Marras, Laura Monni, Giacomo Pappalardo,
Roberto Raspanti, Elisabetta Ruo, Enrico Sallusti, Francesco Santini,
Umberto Scognamiglio, Anna Lisa Somma, Mauro Stemberger, Hans
Vleugels, Nevis Zanchetta

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BONSATIREGGIANDO

2
g

3
M

4
l

4
W
SOMMARIO

EDITORIALE

18 Antonio Ricchiari
Editoriale

SECRET WORLD
34
20 Fabio Canneta
L'insieme... e l'essenza

DAL MONDO DI BONSAI & SUISEKI

28 Gian Luigi Enny


Elementi fondamentali di un
giardino in stile giapponese

32
Maestro
Sandra Guerra
Una conversazione con il

34 Giuseppe Monteleone
Bonsai Club Polistena 38 32
MOSTRE ED EVENTI

38 Hans Vleugels
Noelanders Trophy

AGRONOMIA BONSAISTICA

44
li. CSC
Luca Bragazzi
La capacità di scambio dei suo-

IN LIBRERIA

45 Antonio Ricchiari
Il buddista riluttante - W.
Woollard 28 20
SOMMARIO

BONSAI 'CULT'

46 Antonio Ricchiari
Una nuova ecologia 9
T
LA MIA ESPERIENZA
48
48 C. Scafuri, G. Pappalardo
Juniperus sabina "Ultimo"
1
p
56 N. Crivelli, N. Zanchetta
Di mano in mano

63 Mauro Stemberger
Da semplice tronco a bonsai
1
v
A LEZIONE DI SUISEKI & CO.

68 Luciana Queirolo
La storia, le passioni, la fanta-
1
sia del mio "Stone Brother", Bradley
Barlow 77 46 1
L'OPINIONE DI...

77 Valeria Marras
Massimo Bandera
1
BSM AWARD

88 Enrico Sallusti
Storia di un pino nero

68 88
SOMMARIO

I FANTASTICI QUATTRO

92 L. Agnoletti, N. Crivelli, R.
Raspanti, F. Santini
Taxus baccata

OGGI PARLIAMO DI... 102


102 Antonio Acampora
La scelta del materiale di
partenza per un principiante

IL GIAPPONE VISTO DA VICINO

109 Anna Lisa Somma


Alla scoperta del Sol Le-
vante: Giappone - di R. Menegazzo

110 Hitoshi Shirota


Hitoshi's World

112 Stefania Cornario


Hanami
92 112
L'ESSENZA DEL MESE

116 U. Scognamiglio, E. Ruo


Prunus mume

109 116
H o imparato ad amare il Giappone negli anni. L’ho ap-
prezzato poco per volta. E’ l’Impero dei segni, è la patria
dell’estetica, di un’estetica purissima ed essenziale, è la terra dei
dettagli, della perfezione e se esistesse una perfezione assoluta
oserei dire: della perfezione assoluta.
E’ un mondo a sé stante. Se qualcuno, non ricordo chi,
ha detto che Dio è nei particolari, il Dio di quella Terra è rapp-
resentato in tutta quella infinità di particolari che riempiono il
quotidiano. La perfezione anche nel superfluo, nell’effimero, nel
minuzioso. Quanto un occidentale può capire? Quanto può
penetrare questa civiltà?
E’ da notare che l’aspetto “tradizionale” sia inserito in
un corpo sociale dotato anche di tratti “moderni”. In Giappone,
qualità come “spirito di appartenenza” e “senso dell’onore”
contraddistinguono ogni gruppo. L’abilità personale ed i risultati
effettivi contano molto di più della provenienza familiare. Ha
scarsa importanza che un individuo sia nato in una famiglia ricca
o potente oppure in una di contadini. La valutazione di un indi-
viduo viene fatta in base alla sua attività più che alla sua origine.
L’attaccamento al gruppo contribuisce in maniera de-
terminante all’identità sociale di un individuo. Questo implica
lealtà verso il proprio gruppo. I giapponesi sono abituati a con-
siderare l’ordine gerarchico come il principio fondamentale di
organizzazione sociale. Questo modo di vedere si manifesta
ovunque nelle attività di gruppo, ed è bene esemplificato dal
concetto giapponese di democrazia.
I giapponesi intendono per “democrazia” un sistema
che dovrebbe stare dalla parte dei deboli, o degli inferiori, e in
cui, in pratica, ogni decisione dovrebbe esser presa anche in
base al consenso di coloro che occupano i livelli più bassi della
gerarchia (sic!).
Tutte queste brevi considerazioni mi portano ad alcune
similitudini, a pensare al Paese in cui viviamo, al nostro quotidi-
ano e, perché no, inevitabilmente la mente si rivolge al piccolo
mondo del bonsai che molti di noi vivono professionalmente e
quindi a tempo pieno.
Mi piace pensare che chi si dedica con amore e pas-
sione al bonsai ed al suiseki, oltre alle conoscenze di tecniche e
di pratica, oltre all’affinamento del senso estetico, cerchi di ar-
ricchire e coltivare qualità come quelle che sono innate nell’indi-
viduo giapponese. Certo, i valori dell’uomo giapponese hanno
parametri molto diversi di quelli dell’uomo occidentale. Tutto
ciò, se dovesse mutare (discorso utopico?), migliorerebbe di
molto l’attuale panorama che ci rappresenta e che ci appar-
tiene, panorama che appare oggi dai contorni sfocati, intristito
da talune mancanze e carenze che minano seriamente l’aspetto
aggregativo visto come unione solidale di individui che hanno in
comune la medesima passione, e, quel che è più grave, l’imma-
gine stessa di una categoria che rischia, per colpa di qualcuno,
di trasformarsi in una vera e propria lobby con annessi e con-
nessi!
Si può sempre cambiare, non è facile, ma c’è sempre
tempo per provarci.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Fabio CANNETA
I bianchi e i neri ci restituiscono un’immagine effimera e ingannevole che nulla
ha in comune con la percezione dei nostri occhi abituati a stimoli policromi.
Ma per uno strano gioco di vuoti e di pieni rappresentati dai bianchi e dai neri,
ci porge la nuda materia spogliata delle sue seducenti pennellate intrise di colo-
re accompagnando per mano l’osservatore verso l’essenza delle forme.
O
gni forma d'arte utilizza i propri ele- stile il progettista di solito inizia con la colloca-
menti per comporre l’opera. Lo zione delle varie pietre. Il raggruppamento
stesso avviene quando si tratta di delle pietre può essere fatto in modo casuale
realizzare un giardino in stile o anche in forme triangolari. Secondo la tradi-
giapponese. Se analizziamo bene un tipico zione giapponese le pietre sono sempre posi-
giardino nipponico si avvale di vari elementi zionati in numero e in gruppi dispari, solo in
che lo caratterizzano come: piante, lanterne, seguito si aggiungono in base al progetto gli
rocce, vasche per l’acqua, isole, stagni, ponti, altri elementi.Ricordiamoci che, posizionare le
alcune volte una sala da tè e paesaggi presi in rocce equivale a formare l’ossatura del giardi-
prestito. no dal quale dipenderà l’atmosfera, il decoro
Il modo in cui vengono utilizzati dai e soprattutto la serenità dell’intero complesso,
maestri giardinieri questi diversi elementi in perciò nel posizionare anche una singola
combinazione tra loro, è ciò che porta un roccia, ci si dovrà concentrare e impegnare se-
giardino alla sua esistenza. Le pietre sono tra riamente senza mai farlo a cuore leggero.
gli elementi più importanti, infatti quando si co- Le pietre possono essere incorporate
mincia la costruzione di un giardino in questo in un certo numero di modi diversi, un modo
comune è quello di usarli come segna passi per un sentiero ognuno dei quali funge da centro di attrazione in un giardi-
del giardino, oppure possono essere utilizzati per rappre- no giapponese.
sentare una montagna e, se posizionate in un giardino Kero- Anche la lanterna di pietra è un elemento classico
sansui ad un'isola. Alcuni progettisti di giardini in stile della vecchia scuola, quasi mai deve mancare, il suo posi-
giapponese sanno sfruttare l’uso delle pietre per creare l'illu- zionamento è fatto in un modo molto strategico in quanto
sione di paesaggi presi in prestito dando una sensazione di è pensata per portare simbolismo di elementi contrastanti,
una montagna in lontananza. come lo yin e lo yang.
L'acqua è un altro elemento molto importante uti- Unitamente ai vari tipi di vegetazione il pino e
lizzata come scenografia in questi giardini essa può essere l'acero giapponese sono tra gli alberi più diffusi in un giardi-
simboleggiata attraverso molti mezzi differenti, per esempio no di questo stile, altre essenze tipiche ricercate sono: il
con la ghiaia rastrellata nelle rappresentazione di onde che muschio, il bambù, le magnolie, le azalee, i ciliegi, i susini,
si infrangono contro la roccia, oppure con le vaschette tsuku- le peonie ecc.
bai per purificare la bocca prima della cerimonia del tè. Non tutti gli elementi descritti in questo articolo so-
Poiché l'acqua simboleggia la purezza, nello stesso no obbligatoriamente necessari, ma se per una buona rea-
tempo dona a tutto il giardino un tocco di freschezza. Uno lizzazione necessitano, andranno usati con cura,
degli usi più suggestivi è quando viene utilizzata per la crea- parsimonia e discrezione.
zione di cascate: dove è possibile, un salto d’acqua crea un
ambiente di pace e serenità dando all’osservatore quella
sensazione di naturalezza e senso di pace paradisiaca. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L'acqua può essere utilizzata anche in torrenti, stagni, fiumi,
1. Vari elementi che compongono un giardino nipponico - 2. Sentiero di pietre -
3. Onde di ghiaia - 4. Vaschetta Tsukubai - 5. Cascatelle
"Ma se devono giudica-
re le piante, ci vogliono un me-
tro di misura e un metodo
obiettivi, no? Altrimenti ogni
giudice sceglierebbe in base ai
suoi gusti!"
Il sorrisetto questa
volta è di compatimento - dai
la cera, togli la cera, Daniel San.
"Continui a ragionare
col tuo cervello occidentale.
Devi dimenticare tutto quello
che hai imparato nella tua vita,
guardare con gli occhi del
bambino. I giudici orientali
anche senza i tuoi "parametri
obiettivi" alla fine scelgono tutti
la stessa pianta.
Osservare un bonsai
con distacco, liberi dall'attacca-
mento, significa svuotare la
mente, lasciare che entri in te,
che ti parli. Nel mondo occi-
dentale spesso si punta a rende-
re evidente l'autore, a "firmare"
un bonsai in modo che balzi
agli occhi chi l'ha educato. In
giappone invece la pianta viene
prima dell'autore, non importa
se é Kimura o Sandra Guerra. E
quello che conta alla fine é ció
che trasmette, che riesce a co-
municare."
Travolta dalla massa di
concetti per me 'alieni' rifletto
in silenzio per un po', poi tento
di trarre un senso dal tutto.
"Quindi che un giudi-
ce deve guardare un bonsai
con distacco non significa che
deve essere freddo, ma che
non deve tentare di imporgli
modelli mentali, schemi, ca-
ratteristiche che non sono nella
pianta ma nel giudice, deve la-

M
aestro, ma come vengono valutate le piante ai concorsi? Pongo la sciare che entri nella sua mente
domanda di punto in bianco, nel mio miglior stile "senti maaaaa...", du- vuota, cioè libera da legami e
rante una lezione col mio Istruttore. La situazione è molto piú prosaica preconcetti e che gli comunichi
ma mi sono sentita subito nei panni di Daniel nelle prime scene di "Ka- sensazioni, che gli parli, la-
rate Kid". sciandosi "riempire", lasciando-
"Si valutano diversi elementi per un bonsai" - risponde lui senza nemmeno la "entrare"...?"
pensarci troppo, come se mi stesse elencando gli ingredienti per una pasta alla carbo- Guardo speranzosa il
nara - " asimmetria, semplicità, austerità, naturalezza, sottile profondità, libertà viso del mio maestro, sicura di
dall'attaccamento e tranquillità." aver al massimo appena scalfito
Annuisco, già convinta di aver capito tutto e applico immediatamente la la profondità dell'argomento,
mia esperienza di insegnante occidentale chiedendo: "i punteggi in che range vanno ma questa volta - hai, Daniel
assegnati di solito? Fanno la media dei punti assegnati da ogni giudice?". E mi becco san - vi trovo un sorriso di
in risposta un sorrisetto - no Daniel San - che mi da la misura della profondità della approvazione e, ci potrei giura-
mia ignoranza. "Non è matematica, non devi ragionare con la tua mente e il tuo sa- re, una strana ombra di occhi a
pere occidentale, devi osservare la pianta con il necessario distacco, essere la pianta!" mandorla e baffetti.
Ecco. Essere la pianta. Probabilmente ho la faccia della mucca che vede pas-
sare il treno e mi sento ad anni luce dal capire che accidente significhi, ma ostinata © RIPRODUZIONE RISERVATA
ci riprovo.
S
crivo con immensa soddisfazione queste poche ri-
ghe. Soddisfazione per un sogno che si è realizzato a
distanza di anni. Ebbene sì, nel scorso mese di di-
cembre 2011 si è costituito il Bonsai Club Polistena.
Finalmente, dopo una gestazione durata circa sei
anni, l'idea di un paio di amici si è fatta realtà. Era infatti il
2006 quando assieme all'amico ed attuale presidente del
Club, Antonello Galluccio, si discuteva ogni volta che se ne
aveva l'occasione, sull'assenza sul nostro territorio di un club
o di una qualsiasi forma di organizzazione che raccogliesse
quegli amatori che non si vedevano, ma che eravamo certi
ci fossero. Eravamo certi che nella parte più meridionale portato al primo incontro organizzato per discutere sulla co-
della Calabria gli appassionati ci fossero. Le frequentazioni stituzione del Club, ben undici amici. L'accordo e la sinto-
sui diversi forum e gli interventi dei singoli sulle riviste di nia è stata immediata, all'aperto e sotto i fantastici alberi
settore ci facevano conoscere un po' alla volta quelli che sa- della Villa Comunale di Polistena abbiamo concordato che
rebbero diventati i nostri compagni di avventura. la settimana successiva ci saremmo rivisti per discutere sullo
Alla scoperta di questo tesoro nascosto, fu di statuto e definire il tutto. E così è stato. Formalizzati gli
supporto la nostra passione. Esplicitata ad ogni occasione ed adempimenti burocratici ed amministrativi nasceva uffi-
in ogni circostanza, ha sicuramente contribuito a farci avvici- cialmente il Club. Che emozione!!!
nare agli attuali amici e soci. La svolta definitiva si è avuta du- Ad oggi ci siamo incontrati più volte, ed almeno una volta al
rante gli ultimi mesi dello scorso anno, quando, il gruppetto mese, nonostante la momentanea assenza di una sede defi-
che raggiungeva già le 5-6 unità grazie al passaparola, ha nitiva. Alcune volte non siamo riusciti ad essere tutti, ma si
sa, la passione è più forte di tutto ed al mo-
mento l'officina di Marcello è il nostro re-
gno! Lì discutiamo e lavoriamo, ma, devo
dire, che la grande sensibilità dimostrata
dall'Amministrazione Comunale è quasi
emozionante. Abbiamo la promessa e
l'impegno reale per l'assegnazione di un lo-
cale idoneo ai nostri scopi.
Per il resto, che dire, motivazioni
e scopi sono comuni a qualsiasi Club di
bonsai. Ma in noi alberga un'altra spe-
ranza, quella di diventare un punto di riferi-
mento per tutti gli appassionati di questa
parte di Calabria e soprattutto di mantene-
re viva e possibilmente far crescere la pas-
sione per questa splendida arte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
G
iunti oramai alla tredicesima edizione, la Bonsai
Assocation Belgio (http://www.bonsaiasso-
ciation.be/) ha organizzato anche quest'anno il
Noelanders Trophy. Questa mostra internazionale
di bonsai è divenuta una delle più importanti e seguite d'Eu-
ropa, questo specialmente grazie al suo organizzatore,
nonché fondatore del BAB, Marc Noelanders.
Per il secondo anno consecutivo, lo scenario per
questa mostra è stato il sito storico minerario della città Heu-
sden-Zolder, location che ha caratterizzato fortemente que-
sto evento. Al suo interno sono stati esposti ben 100 bonsai.
Il grande successo di questa mostra è senza dubbio il suo ca-
rattere internazionale, nonché la collaudata formula di combi-
nare le dimostrazioni eseguite da ospiti internazionali, ad un
grande mercato bonsai. Ogni anno ci sono sempre più visi-
tatori provenienti da tutta Europa, e in alcuni casi addirittura
venuti da altri continenti.
Gli ospiti principali del
nutrito programma di quest'anno
sono stati: William Valavanis
(USA), Ryan Neil (USA), Mauro
Stemberger (IT), Jorge Campos
(ES) e Vaclav Novak (CZ). Nel
corso del pomeriggio, hanno fatto
tutti una dimostrazione in due sa-
le separate, demo seguite e
commentate da Walter Pall. Co-
me ogni anno, questi ospiti sono
stati gli stessi che hanno composto
la giuria per la scelta dei bonsai da
premiare. I vincitori di quest'anno
sono stati:
Primo premio "Noelanders Tro-
phy": Juniperus chinensis di Luis
Vallejo
Primo premio Kifu "Noelanders
Trophy": Juniperus c. 'Itoigawa' di
Mauro Stemberger
Miglior bonsai BAB: Pinus mugo
di Christian Vos
Menzione di merito "Noelanders
Trophy": Salix babylonica di Si-
mon Temblett
Menzione di merito "Noelanders
Trophy": Pinus sylvestris di David
Benavente
Menzione di merito "Noelanders Trophy": Picea abies di Nicola Crivelli
Menzione di merito "Noelanders Trophy": Fagus sylvatica di David Barlow
Inoltre, Robert Kempinski, Presidente del Bonsai Clubs International ha assegnato al Taxus cuspidata di Mauro Stemberger il
Premio BCI. Anche Simon Temblett ha ricevuto questo premio per il suo mozzafiato salice piangente Salix babylonica. Per fi-
nire, il tedesco Gormez Soler ha ricevuto il Premio EBA per il suo Carpinus turczaninovii.
Le mie congratulazioni a tutti i vincitori ed ai loro favolosi lavori, ed a tutti gli altri espositori che hanno fatto di que-
sta mostra un vero e proprio evento. Un plauso in particolare a tutti i soci del Bonsai Association Belgio, grazie al loro duro
lavoro sono riusciti ad organizzare e creare un evento davvero magnifico.
Come ogni anno, tutti i bonsai sono stati fotografati in uno studio fotografico professionale dal signor Willy Evene-
poel. Vi invito per il prossimo anno alla XIV edizione del Noelanders Trophy, che si terrà il 19 e 20 gennaio 2013.

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Tra i valori che caratterizzano un suolo, di estrema importanza troviamo
la sua capacità di scambio; è un parametro quasi per nulla considerato
dai bonsaisti e come tale la sua non considerazione fa incorrere sempre
più spesso in problemi legati alla fisiologia dell'assorbimento dei nu-
trienti di difficile interpretazione e risoluzione.

L
a capacità di scambio rappresenta la capacità di KANUMA = 32
trattenere i cationi presenti nella soluzione circo- POMICE = 13
lante ed è una caratteristica chimica dei suoli TERRICCIO UNIVERSALE (TU) ricco di Hu-
molto importante. Si esprime in meq/100gr. Que- mus = 200/400
sta proprietà è definita dall’origine e dalla composizione Personalemente ritengo essenziale comporre
del suolo e i suoli che manifestano elevata capacità di una miscela con percentuali differenti dei primi substrati
scambio sono quelli ricchi di minerali argillosi e di so- escludendo totalmente il TU. Una scelta simile si basa
stanza organica (SO). sulla necessità di avere una capacità da parte del suolo
Ne risulta che i diversi suoli hanno una diversa di evitare costipamento e asfissia dovuta a substrati orga-
CSC (Capacità di Scambio Cationico) e che quelli con va- nici quali il TU, e di garantire una struttura che conferi-
lori elevati hanno una maggiore capacità di trattenere gli sca alla miscela un compromesso tra aria e acqua
elementi nutritivi, in particolare i micro-elementi di tipo risultando essere un validissimo supporto alle fasi di
ferroso. I suoli con tali caratteristiche rappresentano un concimazione organica.
ottimo serbatoio di accumulo per le piante, che di conse- Proprio tale pratica risulta essere invalidata se la
guenza ne dispongono in maniera più eqilibrata, sia nella si applica su substrati ricchi di SO, inquanto già ricchi di
quantità che nel tempo, avendo una crescita molto più elementi nutritivi, ne consegue che praticamente risulta
omogenea e costante. Alcuni suoli con scarsa CSC, non essere incontrollabile la somministrazione dei nutritivi. Al
potendo trattenere i suddetti elementi nutritivi, risultano contrario, miscele ben strutturate fisicamente con CSC
particolarmente poveri e come tali rappresentano un ti- media compresa tra 20 e 25 rappresentano un
po di suolo costituente una validissima struttura fisica e eccellente supporto alla decomposizione della SO, fa-
non chimica o nutrizionale. cendo risultare perfettamente controllabile la cessione
In Agronomia bonsaistica, i substrati meglio dei nutrienti, senza scompensi.
rappresentativi per questo parametro e più considerati e Si capisce quindi, come il TU non rappresenti
utilizzati sono qui di seguito un elencati: una gestione di tipo professionale, ma approssimativa e
AKADAMA = 35 di comodo.
KIRYU = 25
LAPILLO = 30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
P
erché questo libro di William meglio, a vedere il quotidiano sotto
Woolard, autore inglese, re- una luce migliore, meno grigia, e
gista, produttore, laureato ad soprattutto ad essere più tolleranti e
Oxford? Perché sono forte- disponibili verso il nostro prossimo.
mente convinto di due cose: la prima L’Autore, in questo libro che
è di ciò che scrive l’autore “Mi sono si legge con molta facilità, che non ha
avvcinato al buddismo armato di un nessuna pesantezza teologica, ha rac-
acuto scetticismo riguardo alla sua pos- colto le sue più scrupolose consid-
sibile integrazione e rilevanza in un erazioni personali sul buddhismo
contesto occidentale moderno. Ad- inteso non come sistema filosofico
esso sono convinto del grande valore oscuro, astratto, inaccettabile e im-
che può rivestire nella vita di chi- praticabile, ma come insegnamento
unque, in qualsiasi parte del mondo. legato alla vita quotidiana. Parla, ed è
Considero quell’iniziale scetti- importante, della determinazione,
cismo come il mio miglior requisito della gratitudine (ahimè, troppo
per la stesura di questo libro”. La spesso ignorata!), parla di felicità e di
seconda è che bonsaisti e suisekisti come imparare a costruire una vita IL BUDDISTA RILUTTANTE
debbano leggere questo prezioso ed in- migliore per sé e per gli altri, indi-
VIAGGIO DI UN OCCIDENTALE ALLA
teressante libro. Ho riscontrato una pendentemente dalle circostanze che
certa resistenza nelle persone, anche affaticano la nostra vita. SCOPERTA DEL BUDDISMO
di un certo livello culturale, a parlare Perché il titolo “riluttante”?
di buddhismo perché credo venga con- Perché l’Autore ha impiegato molto WILLIAM WOOLLARD
siderato una specie di tradimento tempo per capire il valore di ciò con
verso chi pratica il cristianesimo. Ni- cui era entrato in contatto per caso e
ente di più errato. I principi del che non ha più abbandonato.
ESPERIA
buddhismo e la sua interpretazione
bene si affiancano alla nostra religione € 10,00
e sicuramente aiuterebbero a vivere © RIPRODUZIONE RISERVATA
I
n Italia una persona su tre si dedica al giardinaggio. Da un’indagine della
Coldiretti emerge che il 37% degli italiani ama curare il giardino o l’orto
di casa. Ogni città reclama il proprio riscatto vegetale; nei grossi centri
urbani si registra una “versione urbana” della passione per il verde. Un
nuovo modo di avvicinarsi alla natura e diverso da certi atteggiamenti ecologi-
sti che anni addietro facevano tanto moda.
Se l’ecologismo era pauperista, la nuova passione per i giardini rica-
vati in ogni dove: sui davanzali, sui balconi, laddove un piccolo spazio lo
permette, è qualcosa di più di una tendenza del momento. E’ qualcosa che
mira ad un equilibrio estetico e sociale. Si tratta di una vera tendenza a
quella del giardino casalingo, la cura del balcone, l’angolo verde, perfino lo
spazio condominiale viene preso in considerazione da convinti inquilini.
Credo sia cambiato anche il profilo del consumatore per il pollice
verde. Fino a qualche anno addietro era identificato come una cosa da
attempate casalinghe o da eleganti signore o da pensionati intenti più ad
occupare il tempo che a riempire vasetti di terra. Molti hanno riscoperto, ri-
prendendosele, le proprie radici contadine. Comincia a diffondersi il deside-
rio di abbellire gli spazi abitativi, non solo con piante e fiori da vaso, ma
anche con qualcosa che ci aiuti a tornare ad un’alimentazione più naturale.
Dedicarsi al verde aiuta a mantenere un certo equilibrio. Una pianta
necessita di alcuni gesti regolari e accurati, senza esagerazioni o ritmi conci-
tati come invece accade ne caos del quotidiano. Curare il verde richiede
concentrazione e creatività. Abbellire il proprio balcone o la propria terrazza
può fare venire fuori un senso estetico sopito o mai scoperto ed il confronto
con altri che hanno il famoso ”pollice verde” e fanno lo stesso nell’ambito del
proprio appartamento è anche una forma di condivisione e una maniera effi-
cace per uscire dal propri isolamento narcisistico.
Tutti i centri commerciali hanno registrato un aumento del 30% sulle
vendite del settore vivaistico. E questo è un dato che si commenta da solo. In
questo panorama da “ritorno al futuro” vorrei si inserisse un angolo che veda
più persone attorno al bonsai amatoriale, di quel bonsai capace di suscitare
passione ed emozioni, di quel bonsai sincero e genuino che lascia fuori dal
tempio i falsi mercanti e quegli interessi che immancabilmente finiscono per
guastarlo ed alterarlo. Il bonsai possiede una forte capacità evocativa, ha una
forte pulsione ed è capace di un forte richiamo. Perché non sfruttare tutte
queste potenzialità e attivarle per un richiamo che attiri e veda nuove forse e
nuovi elementi all’interno del bonsai? Se un certo ricambio è fisiologico, una
bella cura rinvigorente farebbe molto bene al bonsai, con annessi e connessi!
Il bonsai è un modo di avvicinarsi alla natura, è la ricerca di un equi-
brio estetico e, perché no, interiore. E’ un modo di apprezzare la natura, pri-
vo di ideologie e diverso dall’ecologismo militante del passato.
L’uomo ha bisogno del suo giardino per vivere “con naturalezza” in
un ambiente idoneo alla vita umana associata, spazio etico della comunica-
zione, e della vita attiva, pienezza della vita. Luogo dell’origine, tema comu-
ne alle differenti culture e aspirazione teleologica di alcune. I giardini
diventano, nella città oramai multietnica, baluardi per la difesa dell’ambiente,
spazi della comunicazione, terreni culturali idonei all’uomo, alla sua multi-
formità; al suo essere natura: da tutelare con tutto il suo patrimonio vitale e
socioculturale.
Nelle città sono sempre più frequenti gli episodi di giardinaggio
spontaneo. Le città, in genere, non sono affatto a misura d’uomo. Il bisogno
di verde è sempre più impellente. E ognuno trova, in maniera libera e creati-
va, una soluzione per le sue necessità. Nel nostro Paese si è tentato di tra-
durre community garden in “orto globale” e le iniziative e le reti di reciproca
informazione crescono a vista d’occhio. C’è un grande interesse per il verde
fai da te, ma non si è mai sviluppato un vero e proprio movimento.
Bisogna diffondere nuove idee e cercare di fare rete, per facilitare la
comunicazione fra chi vuole occuparsi di aree abbandonate, piante sponta-
nee, orti e giardini. New York è, come spesso accade, all’avanguardia per
quel che riguarda i “giardini urbani”. A tal proposito consiglio la lettura di un
interessante lavoro di Michela Pasquali, edito da Bollati Boringhieri, dal titolo
I giardni di Manhattan. E, credetemi, se ognuno di noi facesse la propria
piccola parte, le nostre città subirebbero uno stravolgimento tale da renderle
più belle e vivibili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Vi presento uno dei miei recenti nuovi lavori “ULTI-
MO”, un possente juniperus sabina dal grande futu-
ro. Ho il piacere di affidare il commento ad un caro
amico, Carlo Scafuri, che si è distinto in questi ultimi
anni come caporedattore della ormai famosa rivista
BSM.
GIACOMO PAPPALARDO

P
er chi come me fa un utilizzo quotidiano di internet e
del web, anche a scopi comunicativi, ne conosce
ampiamente gli innumerevoli vantaggi, tra i quali quello
di poter entrare in contatto con professionisti che fino a
non molto tempo fa erano praticamente irraggiungibili. E' stato
così che ho avuto il piacere di conoscere Giacomo Pappalardo -
indiscusso esperto dell'arte bonsai, da anni ai vertici del bonsai-
smo europeo - e di poter approfondire il suo modo di vedere ed
interpretare il bonsai.

1. La foto mostra questo bellissimo esmeplare di Juniperus sabina ad attecchimento avvenuto. L'esemplare in qeustione rispecchia
fedelmente le caratteristiche fenotipiche della specie: corteccia bruno-rossastra, portamento cespuglioso, vegetazione squamiforme di
colre verde intenso - 2. Particolare del terriccio usato per l'attecchimento. L'utilizzo della pomice in alte percentuali, oltre ad assicurare un
perfetto drenaggio, garantisce un apporto ottimale di acqua utile ai capillari - 3. Dalla rimozione di un moncone, è stato possibile stimare
l'età della pianta grazie alla conta degli anelli. Grazie all'uso di un buona lente d'ingrandimento, è stato possibile contare ben oltre 200
anelli (escludendo il pezzo centrale che era in stato di marcescenza), stimando l'età di Ultimo in circa 250-300 anni - 4. L'esemplare visto
dal lato destro - 5. L'autore accanto ad Ultimo. Da questo semplice raffronto, quel che balza subito all'occhio dell'osservatore è la
considerevole dimensione di questo pregiato araki

Ricordo che durante una no- tutto l'esemplare, indicano con chia- con me?” Inutile dire quale sia stata la
stra discussione, incentrata sul come rezza come il tempo abbia plasmato, mia risposta... ed eccoci qui!
cambino i modi di articolare gli step giorno dopo giorno, una forma così Giacomo mi raccontò di
d'impostazione in base all'esemplare contorta e al contempo così affasci- quando, nella primavera del 2008, vi-
che si ha davanti, che Giacomo mi ha nante. La tubolarizzazione delle poche de questo yamadori di sabina durante
proposto di guardare le foto di un suo vene vive presenti, hanno reso evi- una delle sue escursioni sulle Alpi ita-
lavoro su un esemplare di sabina inedi- denti i passaggi vitali della pianta, qua- liane, e di come subito si fosse reso
to, dicendomi, che mi avrebbe chiari- si come se essa avesse scommesso con conto del potenziale che possedeva.
to meglio questo concetto. quali rami avrebbe potuto vincere la Un buon programma di coltivazione
Nell'impazienza di riceverle, sua sfida con la morte. ed una concimazione mirata, avevano
mi sono improvvisamente ritrovato ad Ho ricontattato immediata- fatto in modo che la pianta fosse
essere un bambino in attesa di aprire il mente Giacomo, con la speranza che pronta per la sua prima impostazione
suo primo regalo di Natale. Gli occhi fosse così paziente da rispondere a già nell'autunno dell'anno seguente.
fissi sul monitor in attesa che il pro- tutte le domande che avevo in serbo “Ma un solo anno dedicato all'attecchi-
gramma di posta elettronica mi mostras- per lui. Gentile come sempre, ha mento, non è un po' pochino per un
se quel che sapevo già essere accettato di saziare la mia curiosità, materiale del genere?”. “Sicuramente.
l'ennesimo capolavoro di Giacomo. sicché quesito dopo quesito, mi sono – mi risponde - Infatti, solitamente è
Le foto arrivano... oggetto reso conto che quel che stava condivi- una procedura che sconsiglio categori-
“Ultimo”... le osservo in silenzio una dendo con me era un'esperienza che camente. Lavorare una pianta dopo
dopo l'altra, in una sequenza che mi avrebbe potuto arricchire moltissimi così poco tempo dalla sua raccolta,
illustra passo dopo passo come un ce- appassionati di bonsai. Non mi è re- non solo è rischioso, ma può essere
spuglio di ginepro sia potuto diventare stato che porgli la fatidica domanda: addirittura controproducente, indu-
uno stupendo Bonsai, un degno e raro “Giacomo, ma perché non scrivere un cendo l'esemplare, il più delle volte, a
rappresentante di “arte vivente”. Un au- articolo su Ultimo? Un simile capolavo- morte certa”. Fa una pausa, poi ri-
tentico tuffo al cuore! La drammaticità ro merita sicuramente una pubblicazio- prende ponendo l'attenzione su que-
e la fluidità del tronco, i lunghi jin dal ne!”. “mmm.... ottima idea Carlo; te la sto importante aspetto: “Con altre
secco a vela ed i vasti shari presenti su sentiresti di lavorare a questo progetto specie, come ad esempio il pino, le
6. Dopo un'attenta analisi del
materiale, viene asportato un gros-
so pezo di ramo che tagliava ottica-
mente il fronte dell'esemplare - 7.
Con l'ausilio di un sega elettrica,
viene inizialmente rimosso il ramo
antiestetico. Successivamente si
passa all'uso di una fresa per sgros-
sare e rifinire il taglio - 8. Particola-
re della fresa utilizzata per
sgrossare al meglio il taglio. Succes-
sivamente è stata bruciata la parte
interessata utilizzando un cannelli-
no a gas al fine di eliminare le
imperfezioni lasciate dagli utensili
elettrici - 9. Il primo importante
step di pulizia è terminato. Il sabi-
na mostra finalmente tutto il suo
potenziale. Sin dal primo impatto
visivo non si può non restare affa-
scinati da questo mix di caratteristi-
che che fanno di Ultimo un
ginepro di gran pregio: dinamicità
dei movimenti, drammaticità ma
al contempo armonia tra le forme,
sono soltanto alcune delle sue pe-
culiarità

cose cambiano. Ma in questo caso, cespuglio? Ci sono delle forme o dei


contando soprattutto sull'esperienza bonsai da cui trai esempio, o è tutto
maturata in molti anni nella coltiva- frutto del tuo estro?”. “Solitamente
zione di questa specie, ho potuto è il materiale stesso che mi indica la
approcciare un primo intervento via da seguire. In questo caso speci-
con molta tranquillità.” Parole sante fico, la pianta non presentava certo
le sue! Penso a quanti splendidi ara- una lettura facile. La sua forma
ki sono andati persi solo negli ultimi confusa mi ha obbligato a guardarla
anni per la fretta di accelerare i più e più volte, permettendomi di
tempi, per non aver dato il giusto pe- farmi soltanto un'idea molto generi-
so alle pratiche agronomiche. Giaco- ca sul come impostarla. Le uniche
mo è un eccellente coltivatore, e nel certezze che avevo riguardavano
tempo i suoi consigli sono divenuti alcune parti che avrei dovuto elimi-
per me dei veri e propri dogmi da se- nare, e sulla pulizia che avrei dovu-
guire ciecamente. to eseguire per avere una lettura
Rivedo le immagini che mi veritiera del materiale che avevo da-
ha inviato, e continua a ronzarmi in vanti.” Di nuovo una lunga pausa,
testa la classica domanda che ogni poi continua insistendo molto su
amatore che si rispetti si pone questo punto: “Si sente spesso parla-
quando è in presenza di simili tra- re di disegno di una pianta prima di
sformazioni: “Giacomo, ma come lavorarla, ma spesso, come in que-
fai a creare queste opere d'arte da sto caso specifico, la cosa è impro-
quel che inizialmente appare come ponibile! A mio parere, l'approccio
un grosso, ingarbugliato ed anonimo migliore da seguire è quello di fare
10. Grazie ad un comunissimo programma
di elaborazione grafica, si realizza un virtual
che mostri, in grandi linee, l'aspetto che
avrà questo sabina tra qualche anno. Un
attento e calibarto protocollo di coltivazio-
ne/concimazione, studiato appositamente
per questo bonsai, farà si che il virtuali di-
venti reale! - 11. Si spennella il liquido jin
su tutte le superfici di legna secca. Lo scopo
primario dell'applicazione del solfuro di
calcio è quello di preservare il legno impe-
dendo che col tempo marcisca sotto l'azio-
ne degli agenti atmosferici - 12. Particolare
delle vene vive. E' impressionante la tubola-
rizzazione di questa vena linfatica principale
- 13. E' arrivato il momento di collocare la
ramificazione principale. Per la piega di que-
sto grosso ramo viene utilizzato un tutore
metallico. Prima del suo posizionamento,
l'autore "saggia" l'elasticità del ramo prima di
decidere quali tecniche adoperare
14. Con l'aiuto di un assistente, viene posizionato
il tutore e successivamente avvicinato il ramo fi-
no alla posizione desiderata - 15. Si passa ora alla
filatura per posizionare e direzionare definitiva-
mente la ramificazione primaria e secondaria
16-19. La filatura è senz'altro la pratica che richiede più
pazienza, ma un lavoro ben fatto garantisce un risultato
ordinato e pulito. Quando se ne presenta la necessità, vengono
potati i ciuffi più "esuberanti" in modo da riequilibrare la vigoria
complessiva dell'esemplare - 20. L'autore, visibilmente soddi-
sfatto del lavoro svolto, accanto al suo sabina al termine
dell'impostazione

21-23. Particolare - I ciuffi di vegetazione non sono stati fi-


lati, ma bensì lasciati crescere liberamente. In questo step
non è la rifinitura dei palchi l'obiettivo da raggiungere, ma
un'impostazione di massima che stressi il meno possibile
la pianta - 24. Particolare della legna secca risanata
prima una pulizia generale della pianta,
eliminando le parti di palese disturbo.
Solo dopo ci si potrà eventualmente aiu-
tare con un disegno.” Altra importantissi-
ma lezione, penso.
“La pulizia della pianta è stata
la parte più laboriosa, ma al contempo la
più importante dell'intero step. Dopo
aver eliminato un grosso ramo che incro-
ciava otticamente la pianta, ed aver tolto
tutto il superfluo, il disegno della pianta
era oramai chiaro. Dopo aver provvedu-
to alla definizione delle vene ed aver pas-
sato il liquido jin sulle parti secche, non
restava che filare la ramificazione.”
Mentre Giacomo mi spiega le operazioni
che ha eseguito, osservo con più
attenzione le foto, scorgendo qualcosa
che mi fa storcere il naso. Conosco
molto bene il modo di lavorare di Giaco-
mo, ne ho sempre ammirato le qualità
artistiche ed interpretative. Vedendo dal
vivo i suoi bonsai ho potuto appurare di
persona la sua meticolosità nel posiziona-
re con precisione certosina i palchi di ve-
getazione. Dalle foto, invece, soltanto la
vegetazione primaria e gran parte della
secondaria era stata filata e messa in po-
sizione. Rivolgo a Giacomo le mie
perplessità, e lui serafico: “Giusta os-
servazione Carlo, ma al momento
l'obiettivo da ricercare non è la rifinitura,
quanto invece il giusto posizionamento
della ramificazione primaria e seconda-
ria in modo da creare una struttura
portante che sia la base per le future
impostazioni! Inoltre, filare i singoli ciuffi
avrebbe causato un ulteriore stress per
l'esemplare. Affinché la pianta sia
sempre in salute, nulla va lasciato al ca-
so! Per gli stessi motivi, finita la lavorazio-
ne, ho aspettato alcuni mesi per
assicurami che la pianta rispondesse be-
ne prima di effettuare l'operazione di
rinvaso. Per una migliore coltivazione di
Ultimo, ho preferito collocarlo in un
contenitore più grande del vaso definiti-
vo.” - “Su questo non posso che essere
d'accordo con te, mi è stato sempre inse-
gnato che il vaso definitivo è l'ultima co-
sa a cui pensare. Dimmi Giacomo, hai
già pensato se e quando esporlo in
qualche mostra?” - “No Carlo... ha anco-
ra tanta strada davanti, tutto a suo
tempo. Quello di cui sono sicuro è che
se tutto andrà bene durante questi anni
di coltivazione, il risultato finale mi ripa-
gherà sicuramente dell’attesa e degli
sforzi profusi.”
25. Dopo mesi trascorsi a recuperare la massima vigoria possibi-
le, è stato possibile effettuare il rinvaso in un contenitore ancora
piuttosto capiente ed adatto per una coltivazione ottimale.
Purtroppo la posa in vaso non è stata priva di problemi. Un gros-
so pezzo di tronco pregiudicava il suo corretto posizionamento.
Si è reso perciò necessario asportarne un pezzo - 26. Una volta
entrato correttamente nel vaso, si iniziano a stringere i fili di
ancoraggio, attorno al nebari

27. Foto finale. Ultimo in tutto il suo splendore


9vo sia molto importante avere dei rami che in futuro
potrebbero sostituire quelli che si rivelassero troppo
ingrossati. Nel caso in cui un ramo si dovesse ingrossare
eccessivamente andrà quindi eliminato senza indugi so-
stituendolo con un ramo di minore spessore già pronto
a prendere il suo posto.
Per tornare al biancospino fu da subito evi-
dente che il punto di forza doveva essere rappresentato
dalla creazione di una ramificazione fine.
E’ noto che questo tipo di ramificazione non è
certamente facile da mantenere, per questo motivo uti-
lizzo tecniche di defogliazione parziale atte ad evitare

N
ella mia collezione possiedo diversi biancospini, che i rami si ingrossino eccessivamente creando in que-
quasi tutti provenienti da una pianta che acquistai sto modo disarmonia e disturbando l’equilibrio della
in un vivaio nei primi anni novanta. Questa “pianta pianta.
madre” fu margottata e divisa in varie piantine. Su Nel 2008 la pianta passò di mano, Nevis cerca-
questo esemplare (fig. 1) iniziai a piegare il tronco mediante va una pianta da lavorare durante un workshop. Gli pro-
una fessurazione a croce e tentai di radicarlo su una roccia, posi questo biancospino dall’aspetto ancora disordinato
purtroppo l’operazione fallì e rimase per molto tempo nel mio che fino ad allora non aveva praticamente regalato alcu-
giardino in stato di semi abbandono. na fioritura.
Finalmente nell’aprile del 2009, durante un
workshop nel mio giardino (fig. 7) per la prima volta ve-
PREPARAZIONE DEL MATERIALE - Per coltivazione “semi abbando- niva effettuata una vera e propria impostazione, era evi-
nata” non intendo ovviamente una coltivazione al limite della dente che la pianta stava, sia pure lentamente,
sopravvivenza bensì una coltivazione mirata alla sola formazio- acquistando un carattere, si decise di eliminare il ramo
ne del materiale, in questa fase mi limito a far crescere libera- basso a sinistra, dritto e inutile, trasformandolo in jin e
mente i rami che ritengo debbano ingrossare potando al di far risaltare le radici esposte adottando uno stile Han
contrario quelli che hanno raggiunto uno spessore adeguato. Kengai (semi cascata). Negli stili Kengai (cascata) le radi-
Generalmente ho già una sommaria idea del disegno ci esposte sono molto importanti in quanto aumentano
futuro da conferire alla pianta ma nonostante ciò lascio voluta- la drammaticità della composizione. In questo stile la
mente molti rami poiché nella coltivazione delle latifoglie tro- pianta deve dare l’immagine di essere aggrappata salda-
mente ad un pendio friabile.

APPLICAZIONE DEL FILO SULLE LATIFOGLIE - Nel mese di apri-


le la pianta presentava i germogli quasi del tutto aperti,
si potrebbe quindi pensare che fosse troppo tardi per fi-
larla. Tuttavia le latifoglie, quando inizia a scorrere
molta linfa, diventano più morbide e quindi risulta più
facile piegare i rami compresi quelli più spessi. L’unico
accorgimento da adottare è una massima attenzione
per evitare di “staccare” i teneri germogli.
Un altro momento che ritengo essere ideale
per mettere il filo su una latifoglia è verso la metà di
maggio in occasione della defogliazione. Naturalmente
si può filare anche durante il periodo invernale ma così
facendo il rischio di spezzare i rami è maggiore.
L’anno successivo, durante un nuovo WS,
abbiamo filato e rinvasato il biancospino in un vaso di
Alberto Vigoni (fig. 9). Si decise di non rischiare eccessi-
vamente e “procedere per gradi” posizionando la
pianta in un vaso più grande del dovuto senza badare
eccessivamente al colore e alla forma dello stesso, al
contempo veniva leggermente avvicinato l’apice al
tronco principale.
Il pane radicale non venne praticamente
toccato ma solo aggiunta akadama ben setacciata in tre
diverse granulometrie e carbone nel fondo del vaso per
favorire l’assorbimento di eccesso idrico.
Come mia abitudine preparo, delle bozze
immaginando come dovrà svilupparsi la vegetazione e
come dovrà essere il prossimo vaso: sicuramente più
basso e con le radici più esposte (fig. 12-13).
Questi disegni saranno utili a Nevis per pro-
grammare la coltivazione durante Ogni essenza ha la sua tipici- scono a due specie di pino ben cono-
l’anno a venire e cercare il vaso definiti- tà, le conifere ad esempio hanno un lo- sciute dai bonsaisti, ovvero il
vo. ro portamento definito “tipico”, Kuromatsu (pino nero) e il Goyomatsu
tuttavia anche tra le stesse conifere ci (pino a cinque aghi); un occhio
TIPICITÀ DELL'ESSENZA - Un concetto ben sono delle differenze di crescita, dovu- esperto sarebbe in grado di distinguerli
noto ai miei studenti e che perso- te all’ambiente e alle latitudini in cui l’uno dall’altro anche contro-luce,
nalmente cerco di non dimenticare du- crescono, e conseguentemente di impo- semplicemente osservando l’imposta-
rante l’impostazione delle piante è stazione. zione della ramificazione.
quello denominato “tipicità dell’es- A titolo di esempio si osservi Ovviamente anche tra le lati-
senza”. l’impostazione che i giapponesi conferi- foglie ci sono differenze di tipicità, gli
aceri palmati ad esempio hanno una loro tipicità che è diffe-
rente da quella degli aceri tridenti.
La tipicità del biancospino è quella di possedere
una ramificazione non propriamente delicata, piuttosto rusti-
ca e zigzagante. Le spine non invogliano certo l’osservatore
ad accarezzare la sua corteccia che, tuttavia, nelle piante
mature, acquista una screpolatura fine. Un elemento che pe-
rò addolcisce questa essenza sono i piccoli fiori delicati e i
frutti di un color rosso sangue.
Si abbia pertanto bene a mente che i frutti non so-
no certamente pesanti e quindi non avrebbe senso abbassa-
re gli apici dei rami. Essendo un’essenza dalla corteccia
rustica che fa fiori e frutti, avendo ben a mente il concetto
di tipicità, ritengo che non sia azzardato un paragone tra il
biancospino e l’albicocco giapponese (prunus mume), conse-
guentemente sarebbero accettati shari e piccoli jin. In latifo-
glie di questo tipo, quando mi appresto ad eliminare un
grosso ramo, piuttosto che fare un taglio a filo del tronco, pre-
ferisco lasciare un piccolo pezzetto di ramo in modo da po-
terlo lavorare a jin.
Nel caso specifico il biancospino di Nevis impone-
va un certo andamento a cascata, anche dei rami, la nuova
vegetazione però, compresi i terminali dei rami, dovrà ri-
volgersi verso l’alto. Non dimentichiamoci che in Giappone
il biancospino è un’essenza bonsai piuttosto utilizzata,
anche come shoin, pertanto sui cataloghi e riviste nipponi-
che, si possono trovare diversi bellissimi esempi e impostazio-
ni da seguire.
In occasione della manifestazione UBI di San Mari-
no assieme a Nevis abbiamo scelto un vaso che potesse
accentuare di più l’eleganza della pianta. La scelta cadde su
un vaso di Andrea Melloni (fig. 14).
L’aria romagnola, ed un’adeguata concimazione,
hanno fatto sicuramente bene a questo biancospino che fino
a quel momento non aveva mai fruttificato (fig. 15).
In primavera, durante un nuovo WS, la pianta veni-
va rinvasata, alzata la zolla e nuovamente filata poiché nel COLTIVAZIONE - A questo punto sarà necessario porre partico-
frattempo si stava sviluppando anche una fine ramificazione lare attenzione alla coltivazione evitando che il biancospino
secondaria. Con il nuovo vaso la pianta era pronta per parte- ingrossi il tronco ed i rami poiché, essendo una pianta ele-
cipare a qualche mostra; venivano provati due allestimenti, gante e slanciata, perderebbe la sua peculiarietà. In questo
il primo un allestimento chuhin a tre elementi (fig. 16) dove piccolo vaso la pianta dovrà invecchiare lentamente
l’elemento principale è rappresentato dal biancospino creando una corteccia fine e delicata mentre le radici
mentre l’elemento secondario dal pino nero. andranno, gradualmente, esposte.
Il biancospino viene esposto alla Mostra di Poppi,
ALLESTIMENTO WABI SABI - Si confronti il precedente allesti- che si tiene annualmente nella bellissima cittadina toscana e
mento con il secondo, ovvero quello della figura 17, che riceve una menzione di merito.
rappresenta un allestimento singolo. Il paragone è utile
perché pone evidenza al fatto come una pianta evocativa co-
me questa sia in grado di riempire lo spazio espositivo
anche da sola.
Il momento ideale per esporre un biancospino è fi-
ne autunno-inizio inverno, spoglio con le bacche e possi-
bilmente con qualche foglia gialla. In questo periodo si può
apprezzare la ramificazione spinosa e sobria e gustare il calo-
re dei rossi frutti maturi. L’allestimento di fine autunno espri-
me in pieno il concetto di Wabi Sabi, un concetto molto
importante nel bonsai giapponese. Certamente il biancospi-
no lo si può esporre anche in primavera durante la fioritura,
i fiori delicati e le foglie tenere però non esprimono il Wabi
Sabi. Il colore di questo vaso, un rosso ruggine, è invece un
colore molto Wabi Sabi, che meglio si apprezzerà non appe-
na il vaso acquisterà una patina adeguata. Questo colore
inoltre ricorda il colore del frutto maturo.
E’ con piacere che tempo fa ho appreso della vo- re decine di gemme da fiore, talmente numerose che decisi,
lontà di Nicola Crivelli di scrivere una nota sul biancospino. in accordo con Nicola, di eliminarne una parte per non
Una pianta alla quale sono particolarmente legato perché la indebolire troppo la pianta. Dopo un paio d’anni di coltiva-
acquistai esattamente il giorno in cui venni a sapere che sa- zione mirata a stabilizzare il biancospino e a infittire la rami-
rei diventato padre con l’intendimento, e la speranza, di ficazione, giunse il momento di scegliere un vaso che
portarla avanti un giorno assieme a mio figlio. potesse rendergli maggior giustizia.
Essendo un amante delle latifoglie cercavo una La scelta fu preceduta da nuovo “studio” su colore,
pianta che fosse un po’ fuori dagli schemi, anche se la prima dimensione e forma del futuro vaso; al congresso UBI di
volta che la vidi nel giardino di “Kitora” non ne rimasi San Marino finalmente ne trovammo uno adatto e la prima-
affatto colpito: le radici mi parevano eccessivamente dritte, vera successiva fu rinvasato nel nuovo contenitore.
poco interessanti e non era mai fiorito. Nonostante ciò, sape- Su consiglio di Nicola, ma in realtà spinto dalla cu-
vo perfettamente che Nicola difficilmente coltiva piante riosità di visitare il paese, decisi di iscrivere la pianta alla mo-
senza prefigurarsi un futuro, ragion per cui me portai a casa. stra di Poppi, senza che mi balenasse nella mente la
Dopo qualche mese, con poca convinzione, decisi possibilità di aggiudicarmi alcunchè giacché sapevo vi
di riportarla da Nicola per un WS, ricordo perfettamente avrebbero partecipato piante assai blasonate e di maggior
che mi accolse tenendo in mano uno dei suoi (orami noti) “impatto” estetico. Mi stupii molto quindi del riconosci-
progetti e immediatamente fui pervarso da entusiasmo mi- mento ricevuto, e ancor di più apprezzai la motivazione
sto a sconforto: tanto mi sembrava improbabile riuscire a che l’aveva supportato, ovvero che ciò che aveva più colpi-
impostare la pianta in quel modo (fig. 21). to la giuria era stata la naturalezza e allo stesso tempo la
Prima di metterci mano ebbe inizio una lunga semplicità della pianta: esattamente quello che ci eravamo
discussione sul concetto di tipicità dell’essenza e sull’esi- prefissi anni addietro.
genza di renderla più possibile evocativa e priva di forzatu- La prima persona alla quale comunicai il riconosci-
re. Dopo la prima impostazione del biancospino mi resi mento fu proprio il mio Sensei ovvero Nicola “Kitora” Cri-
conto che iniziavo a vederlo con un occhio diverso al punto velli e rimasi molto contento di sapere che lui… era
che, tornato a casa, non lo riposi più in un angolo del giardi- contento.
no bensì sopra un bancale, per fargli prendere più sole. Fu
quindi con grande stupore che, dopo pochi mesi, vidi spunta- NEVIS ZANCHETTA
parte di secco di destra completa-
mente naturale che con le sue parti-
colarità di guglie e picchi
caratterizzavano l’esemplare (fig. 6-
7). Iniziò pertanto l’intervento di
scultura: dapprima con un trapano
per svuotare la parte interna e poi
con frese ad alta potenza, vista la du-
rezza del legno del tasso si iniziarono
a definire zone più o meno movi-
mentate che ricordassero delle
fiamme ed armonizzassero il loro
disegno con il secco naturale esi-

L
a pianta oggetto di questo arti- effettuato al momento della raccolta
stente. Come evidenziato nelle foto si
colo è un tasso baccata per eliminare la grossa prosecuzione
delimitarono delle zone con un
raccolto in Spagna nel 2002 oramai secca del tronco principale.
pennarello rosso nelle quali interveni-
(fig. 1-3). Il materiale pre- La grossa parte tagliata (fig.
re per asportare il materiale in ecces-
sentava già al momento della 4-5) presentava un diametro di circa
so ricavando così la forma desiderata.
raccolta caratteristiche che lo rende- 20 cm e nessuna particolarità che
Questi segni aiutano molto perchè
vano un araki promettente a livello potesse suggerire linee forti da segui-
definiscono delle linee che con l’uso
bonsaistico: ottime vene già tubolari re al momento che si sarebbe
della fresa è più semplice seguire.
e parti secche molto naturali scolpi- intervenuti con attrezzi elettrici e
Subito dopo la fase “elettri-
te dalle avversità atmosferiche. L’uni- non per donargli una forma in armo-
ca” si bagnò per bene il legno per
co difetto che doveva essere nia con il resto della pianta.
renderlo più lavorabile (fig. 8) e si ini-
corretto era un grosso taglio Pertanto ci si basò sulla
ziò ad intervenire in punti mirati con
l’uso di sgorbie taiwanesi (da 3, 6 e 8
millimetri a seconda dell’effetto desi-
derato) che permettono di strappare
lembi di legno e rifinire tutte quelle
zone dove siamo intervenuti prece-
dentemente eliminando i segni dovu-
ti agli attrezzi elettrici che però sono
stati indispensabili per “sgrossare”.
A questo punto è giunto il
momento di passare il fuoco su tutte
le parti secche che sono state lavo-
rate (fig. 9-10), in modo che tutti i ri-
masugli delle lavorazioni verranno
eliminati e nel legno si formeranno
delle micro-screpolature che lo
renderanno molto più naturale. Il
fuoco agisce bruciando la parte di le-
gno più morbida e mette in risalto
tutte le venature sottostanti sottoli-
neando tutti quei livelli che abbiamo
creato con l’uso delle si-diao .
Ora l’ultimo tocco (fig. 11).
Invece di spazzolare via la parte di le-
gno bruciata utilizzando la solita
spazzola in rame, per far emergere le
particolarità donate al legno dall’uso
del fuoco si vanno a proteggere tutte
le parti vive della pianta con stracci e
panni bagnati e si sabbiano a 6 atmo-
sfere le parti secche. Questa tecnica
seppur documentata di rado
nelle lavorazioni dei maestri
giapponesi viene usata di fre-
quente per eliminare in modo
approfondito tutti i segni dovuti
all’interventi meccanici dell’uo-
mo sul legno. E’ importante
sottolineare che in Giappone
non sono soliti utilizzare il fuoco
al termine delle lavorazioni sul
secco perciò sono costretti ad
intervenire in modo più mas-
siccio con la sabbiatura.
Ecco come risultano le
parti secche del tasso alla fine
della sabbiatura e l’applicazione
del liquido jin (fig. 12-14). Gra-
zie a fuoco e sabbiatura sono
spariti i segni degli interventi di
“lavorazione” e sono emerse ve-
nature e particolarità che ritro-
viamo di frequente in parti di
legno secco esposte agli agenti
atmosferici (sole/acqua) per
anni. Ora la pianta è armonica
in tutte le parti di legno morto e
pronta per i successivi interventi
sulla chioma.
Marzo 2009 un ulteriore lavoro di rifini-
tura della vegetazione lasciata crescere con sola
spizzicatura durante la stagione vegetativa pre-
cedente (fig. 15-18).
I rami vengono minuziosamente ripuliti
e legati al fine di posizionarli nella posizione
corretta e dare luce ed aria alle nuove gemme
arretrate che crescendo daranno spessore agli
stessi palchi fogliari conferendo così all’esempla-
re in un paio d’anni la maturità richiesta per es-
sere esposto ad una mostra.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
"...sono orgogliosa di avere un amico così emotivamente entusia-
sta della vita e di ciò che la natura ci offre di bello... le sue pietre
rispecchiano la sua vitalità ed amore per esse." - Luciana Queirolo
N
ato a Brisbane, in Australia, nel 1966, Bradley ini-
ziò a collezionare e raccogliere bonsai / penjing,
a livello di hobby amatoriale, nel 1993. Essendo
Brisbane una zona di tipiche coltivazioni subtropi-
cali, le specie locali di Ficus sono perfette per bonsai e così,
egli si specializzò in questa ed in altre specie di produzione
locale ed in alberi decidui, tra cui Olmi cinesi e Bagolari.
A partire dal 2000, anno in cui Bradley iniziò ad
esporre le sue creazioni tramite concorsi fotografici e conve-
gni locali e nazionali, vinse numerosi riconoscimenti locali,
nazionali ed internazionali: arrivò secondo al "Ben Oki
International Design Award" sponsorizzato dal BCI; ha vinto
per quattro volte l'Australian Associated Bonsai Clubs Natio-
nal Awards; ha meritato il Primo &
Secondo posto nella Competizio-
ne Fotografica Internazionale di
“Bonsai Today”, Sezione Amatori.
Una frequente partecipazione al
"JAL" ( International Bonsai
Award), ha fruttato a Bradley
l'Oceania Prize, con uno dei suoi
pregiati alberi di Ficus autoctono.
Dal 2004, Bradley ha avu-
to la possibilità di iniziare a fre-
quentare Convegni Internazionali,
cominciando con il Congresso del
BCI in Taiwan. Durante gli ultimi
8 anni, ha frequentato tutte le
Conventions del Bonsai Club
International e dell' Asia Pacific
Bonsai e Suiseki, tenute nella re-
gione Asia-Pacifico (APAC). Que-
sto ha permesso a Bradley di
viaggiare ampiamente in Cina ed
in molte occasioni.
Durante un Tour in Cina
assieme all'allora presidente del
BCI, il signor Alan Walker, Bradley
è stato introdotto al mondo delle
pietre cinesi. Da quel momento,
egli ha progressivamente spostato
il suo interesse primario dal Bonsai
/ Penjing alla raccolta di "Pietre
oggetto", per lo più provenienti
dalla regione Asiatica.
Facendosi molti amici in
Cina, Bradley è stato in grado di
accrescere la sua raccolta via
Internet quando non è stato in gra-
do di viaggiare di persona. Tra i
suoi vasti contatti, Bradley ha svi-
luppato una collaborazione con i
maggiori artisti di lavorazione ad
intaglio di daiza cinesi, con sede a
Shanghai. Questo gli permette di
acquistare pietre provenienti da
tutta l'Asia, che poi spedisce a
Shanghai per l'intaglio di disegni
che egli stesso crea.
Bradley si dichiara
completamente assorbito dalla ci-
nese interpretazione della raccolta
di pietra: "La principale differenza
tra questo ed il Suiseki tradiziona-
le giapponese, è facilmente visibi-
le nella vasta gamma e colori della
pietra raccolta in tutta la Cina e
nella creatività dei cinesi ad inclu-
dere Pietre Oggetto di alta qualità
a rivaleggiare con le magnifiche
pietre paesaggio trovate. Questa
creatività si estende poi al posizio-
namento delle pietre in sculture
squisitamente dettagliate allo sco-
po di valorizzare al meglio il matri-
monio tra pietra naturale ed
umana abilità professionale." -
"Durante il mio più recente
tour di raccolta in Cina, ho
potuto godere di 5 settimane
in lungo ed in largo per tutto
il paese, compreso il Congres-
so BCI 2010 a Tianjin. Tutti i
miei tours finiscono a
Shanghai, con un festoso
banchetto assieme ai famosi
scultori di daiza, creando as-
sieme nuovi e stimolanti pro-
getti su cui lavorare e
celebrando il reciproco ri-
spetto tra la cultura tradizio-
nale della pietra cinese ed il
crescente interesse per essa,
nel resto del mondo."

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Si è avvicinato al mondo dei bonsai nel 1978, quando era ancora un
bambino e in Italia non si sapeva ancora niente di quest'arte. Da quel
momento ha affrontato con grande successo una sfida dopo l'altra,
raggiungendo traguardi sempre più importanti. E' allievo del maestro Ma-
sahiko Kimura; ha fondato la sua scuola, la Fuji Kyookai Bonsai scuola
d’avanguardia presso la Fuji Sato Company; è Direttore del BCI e istrutto-
re IBS. Certo non è facile riassumere in poche righe la poliedricità di que-
sto personaggio. Per avere un'idea di tutto quello che ha fatto, vi
rimando alla lettura del suo curriculum che troverete sul suo sito. In que-
st'intervista ho cercato di approfondire alcuni aspetti, forse meno “pubbli-
ci”, che mi sembravano importanti. Spero in questo modo di riuscire a
soddisfare la curiosità di almeno una parte di voi...
Ringrazio Massimo Bandera per la sua disponibilità, per me è stato vera-
mente un grande piacere intervistarlo.
La prima domanda riguarda l'anno in cui ha iniziato a occuparsi
dei bonsai. Era ancora un bambino... ci vuole raccontare come si è
avvicinato a quest'arte e com'era nel 1978 il mondo bonsaistico
italiano?
Si, ero proprio un bambino, avevo 11 anni. A quei tempi
non c'era ancora niente. Gli anni 70 sono anni mitici, ma in realtà
c'era solo qualche personaggio che aveva fatto qualcosa di sponta-
neo. Genotti negli anni 60, Oddone, Paccagnella, Franchi, forse
anche Crespi. Ma in realtà in Italia in quegli anni non c'era niente.
Quindi io nel '78 ho iniziato ovviamente da autodidatta, anzi, ancora
meno. Abito in una valle alpina, la parte di montagna del mio paese è
una faggeta e su' avevamo la baita, dove trascorrevamo le vacanze
d'estate. Io raccoglievo delle piccole piantine di abete rosso. Le racco-
glievo e le mettevo nei vasi, quindi avevo già un'attrazione per queste
piantine piccole senza sapere neanche che esisteva il bonsai. Poi in
una grande e famosa libreria di Torino trovai il libro di K. Murata
“Bonsai pratico per principianti” tradotto in italiano, l'unico in quel
periodo. Si trattava di un libricino molto piccolo e rimasi scioccato
dallo scoprire che qualcun altro già faceva questa cosa, e raccogliere
queste piantine piccole era addirittura un'arte. I nomi tecnici non era-
no tradotti, io li ho studiati lì e me li ricordo da quei tempi. Quindi
ho iniziato come autodidatta. A quei tempi, sembra retorica, la mae-
stra era la Natura. Il contatto con la Natura è stato il mio primo inse-
gnamento ed io sono rimasto molto legato all'idea di osservare la
Natura, soprattutto aspra e selvaggia come quella delle montagne in
cui vivo.

Visto che l'accesso alle informazioni era ridotto o nullo, ha ini-


zialmente incontrato delle difficoltà o comunque è stato tutto
molto naturale? Ora lei ha un suo sito, quanto pensa sia utile
internet come mezzo di diffusione delle conoscenze nel campo
dei bonsai ?
Già nel 1982 ho iniziato gli studi di agraria e ho imparato le
tecniche di coltivazione, quindi, dopo le primissime esperienze ne-
gative, bene o male sono riuscito a far sopravvivere le piante. Il primo
approccio è stato quindi di tipo agronomico e botanico e solo dopo è
arrivato quello giapponese. Internet ovviamente è un elemento molto
importante, ma in realtà è solo una questione di metodo. Gli articoli
li scrivevo anche prima, solo che prima li scrivevo su un foglio e li spe-
divo, ora li mando via mail. L'informatizzazione agevola il lavoro, ma
non ne toglie, anzi forse ne aggiunge. Internet permette una maggiore
fruizione delle informazioni, che prima era limitata al mio giro, ai
miei allievi, alla mia scuola. Oggi riesco a essere molto più famoso
anche in ambienti lontani, grazie proprio al mio sito. Ora c'è il feno-
meno tipo facebook, quindi l'uso dei social network che è ancora
tutto un mondo a parte nel quale ancora non mi sono addentrato e
credo sia una frontiera ancora più interessante ed efficace come me-
todo di diffusione dell'immagine. Sulla formazione sono più negativo.
La conoscenza dell'arte bonsai è impossibile che passi tramite
internet. Se io guardo un video o leggo anche solo un libro non posso
far passare la profondità del kuden giapponese, cioè il metodo
dell'apprendistato tra Maestro e discepolo, che può essere fatto SO-
LO col Maestro. Questo rimane insostituibile, lo dicono tutti i Maestri
giapponesi, ma ne sono convinto anch'io.

Nel suo curriculum leggo che nel 1980 ha iniziato le sue collezioni
d'arte giapponese. Ci può dire quali sono? A quale pezzo è più
affezionato, o quale, per valore simbolico la rappresenta di più e
perché?
Nella mia famiglia c'erano già diverse persone che avevano
collezioni d'arte, quindi già da bambino ero abituato a vedere cose
belle. A parte i bonsai, ho collezioni di ceramiche, pittura e vecchi li-
bri, soprattutto materiale giapponese. La ceramica è forse il settore in
cui mi sono appassionato di più. Tra dei bonsai? ventare un giapponese. Poi dopo
l'altro negli anni 80 si comprava anche Diciamo che quando usiamo venti, trent'anni di esperienza s'inco-
molto bene, rispetto a oggi. Appena ini- la parola “bonsai” automaticamente mincia a dire: ma forse è meglio che
ziata l'attività professionale in Giappo- parliamo di un'arte giapponese, se ci ri- ognuno rimanga se stesso. D'altronde,
ne, con i broker e le importazioni per ferissimo a quella cinese, parleremo anche quando, soprattutto negli anni
il centro bonsai Castagno prima e la Fu- del "penjing", che è un'altra cosa. Il '70, si cercavano i sincretismi anche a
ji Sato dopo, ho avuto la possibilità bonsai è un albero in vaso, vivo, mi- livello filosofico e religioso, ossia si
d'incontrare molti antiquari di alto li- niaturizzato e costruito secondo un'este- andavano a cercare dei punti di
vello a Tokyo. Si è comprato molto be- tica che è quella della bellezza contatto ad esempio tra buddhismo e
ne fino agli anni 90, oggi non si trova giapponese. Il penjing è lo stesso, ma cristianesimo, oppure tra psicanalisi e
niente. Ci sono molti pezzi ai quali so- cambia l'estetica che non è quella zen o tra il concetto artistico d'autore
no affezionato, in particolare a oggetti giapponese ma quella taoista, appunto giapponese e quello occidentale alla fi-
che non sono solo preziosi o a volte cinese. Poi oggi potremo anche consi- ne oggi si è arrivati a una considerazio-
non lo sono affatto, ma insegnano derare un bonsai più universale che da ne diversa, più moderna, più giusta. Si
qualcosa. Quando ho iniziato la mia un punto di vista critico chiamiamo ritiene che ognuno abbia le sue ca-
attività didattica, nel 2000, mi sono re- bonsai contemporaneo o ratteristiche, soprattutto il Giappone,
so conto che avevo già collezionato d'avanguardia, che si basa sulla radice che ha fatto un'esperienza culturale co-
oggetti molto interessanti da un punto giapponese e in più prende anche de- sì totalmente staccata da noi. Non ha
di vista didattico. Oggetti che insegna- gli aspetti della modernità artistica senso cercare questi punti di contatto,
no qualcosa, che esprimono un valore internazionale, da Kimura in avanti. Co- perché sono due esperienze completa-
estetico giapponese, o un aspetto tecni- munque rimane sempre un concetto mente diverse. Anche quando ci
co e ancora oggi mostro questi oggetti di base: il bonsai è una tecnica che si sembra che ci sia una cosa uguale, in
ai miei allievi per insegnare qualcosa. appoggia su una coltivazione, e pre- realtà, proprio perché il contesto è di-
Non so, per esempio mi viene in suppone la conoscenza di un'estetica verso, c'è veramente molta, molta
mente un bellissimo vaso di Seto che che in fondo è quella della Natura, differenza tra noi e loro, da ogni
ha proprio quel gusto estetico dello Ya- perché poi la vera bellezza zen è punto di vista. Quindi anche in un'arte
warake che è il concetto di attenuato, quella. Si tratta quindi di un concetto come il bonsai, che ha la sua compo-
di una bellezza attenuata che sa esalta- di bellezza universale; ecco perché in nente universale, chiaramente ci sono
re il piacere della rinuncia, un realtà più si studia l'estetica giappone- grandi differenze, per cui oggi finiamo
concetto zen molto difficile da coglie- se, più ci si rende conto che si era già per avere un'interpretazione giappone-
re nell'opera, ma che anche il bonsai di quell'idea, proprio perché è universa- se pura ed un'interpretazione
dovrebbe avere. le. Io penso che oggi sia indispensabile contemporanea come quella di noi
studiare questo tipo di estetica per raffi- occidentali, soprattutto italiani, devo
Per quanto riguarda i bonsai invece, nare i nostri bonsai, ed anche le nuove dire, che è un po' diversa. Ci sono de-
quali sono le sue essenze preferite? generazioni devono farlo. Non si deve gli elementi differenti.
Riesce sempre a conciliare i numero- ricercare la bellezza dal proprio punto
sissimi impegni con la cura dei suoi di vista. Il bonsai deve sottostare a Occidentali e orientali hanno un mo-
esemplari? quei canoni estetici perché solo così rie- do diverso di approcciarsi alle cose.
Io amo un po' il taglio botani- sce a esprimere quel tipo di bellezza, La cultura orientale è orientata verso
co, ogni essenza mi piace per la sua altrimenti non è bonsai. La sensibilità l'interno. E' forse necessario un
bellezza e non cerco di stereotipare le alla vera bellezza dell'estetica è un raccoglimento interiore estremo per
essenze più adatte al bonsai, questo in impegno senza una meta, è un cammi- realizzare opere d'arte di un certo li-
generale, poi, però forse mi piacciono no, il do. vello?
un po' di più le conifere. Per quanto ri- In Italia abbiamo un senso
guarda la cura non riesco quasi mai a Dopo gli studi che ha intrapreso e estetico molto sviluppato ma non la
conciliare tutti gli impegni, infatti, per tutte le esperienze che ha fatto, stessa capacità d'interiorizzare. Qui c'è
due volte ho fatto una grande selezio- pensa di avere una visione più un punto fondamentale, perché chia-
ne per avere pochi pezzi, e poterli se- orientale o più occidentale del ramente i giapponesi hanno il loro
guire. In origine, negli anni '90 avevo mondo? Esistono dei punti percorso storico, artistico, culturale.
quasi 120 bonsai, poi sono sceso a 80 d'incontro fra le due culture o sono Tra l'altro loro non sono abituati a fare
e cinque o sei anni fa sono sceso a 30, permeate da concetti opposti? rivoluzioni come in Cina, quindi tutto
e chiaramente riesco a seguirli meglio. Molto interessante questa do- s'innesta su quello precedente, per cui
manda, che tra l'altro è uno dei oggi c'è un'estetica giapponese ma
E' inevitabile per chi ama i bonsai un tormentoni della filosofia mondiale. Io anche proprio una sensibilità e una
avvicinamento al mondo e alla cultu- più vado avanti più sono occidentale, psicologia incredibilmente complessa,
ra giapponese.. ma Lei è andato questo è stranissimo. All'inizio uno è perché ha tutto questo retaggio
oltre la semplice conoscenza, di- molto occidentale, poi si rimane affasci- vecchio, di una cosa sovrapposta
ventando un profondo conoscitore nati dall'oriente, soprattutto estremo e all'altra, che per noi è difficile da stu-
della cultura nipponica. E’ difficile in incredibile come quello del Giappone, diare. Però ci sono dei punti cruciali.
poche righe, ma può cercare di illu- che è l'apice del fascino, perché è vera- Per esempio, se si va a vedere proprio
strarci quali sono i concetti (filosofi- mente così sconosciuto e difficile da nel bonsai in dettaglio, siccome la sua
ci, religiosi, ecc) che nel mondo capire. Dopo 10-20 anni uno rimane estetica si basa sulla natura, alla fine
giapponese sono applicati all'arte così affascinato che vorrebbe quasi di- continuiamo a fare quasi sempre bene
o male la stessa cosa. Una grande diffe- ne. E' un bonsai che ha anche una quindi non potrò mai considerarlo al
renza tra i due punti di vista è legata al grande componente d'autore. mio livello, rimarrà sempre e co-
concetto d'Autore. Per la vera estetica munque a un livello superiore. Poi,
giapponese, l'Autore deve sparire die- Durante il suo percorso formativo ha insomma, parliamo di M. Kimura, che
tro l'opera. I vecchi Maestri dicevano avuto la possibilità di entrare in è di un livello così irraggiungibile. Ora
che un bel bonsai sarà veramente natu- contatto con i più grandi Maestri sta facendo un percorso per diventare
rale quando avrà passato più mani, giapponesi, lei ora prova ancora un ti- tesoro nazionale vivente, che è un tito-
due o tre persone, allora perde la artifi- more reverenziale nei loro confronti lo di stato, e sarebbe il primo nel
cialità che ha creato un autore singolo. o si rapporta alla pari? mondo bonsai perché per ora ci sono
Invece noi vogliamo l'opera firmata, do- Io ho avuto l'occasione di co- solo quelli per le arti maggiori, cioè ce-
ve vedi che sia veramente di M. Kimu- noscere negli anni '80 diversi Maestri, ramica, pittura ecc. Se lo raggiungerà,
ra, piuttosto che di J. Naka, piuttosto ma rimasi poi affascinato dal mio Mae- sarà davvero un inavvicinabile. Du-
che di Sandro Segneri, piuttosto che di stro, cioè Kimura, quando ricevetti a ca- rante il percorso che abbiamo fatto
un autore in concreto. Secondo me sa i suoi libri in originale, che appunto per dare ad Arco di Trento per la pri-
questo è un punto chiave dove effetti- comprai. Lì vidi il suo lavoro e rimasi ma volta un premio a suo nome in
vamente si può creare una certa diffe- affascinato, non solo dalla persona, ma una telefonata con l'interprete a un
renza anche dal punto di vista del anche dal fatto che lui amava lo stesso certo punto gli chiedevo delle cose, e
critico d'arte che valuta un'opera. Per tipo di natura che io avevo conosciuto volevo chiederne altre. L'interprete mi
questo un'opera molto classica è da bambino, nei boschi, quella delle ha fermato e mi ha consigliato di non
quella valutata tramite i puri, purissimi piante devastate appunto dalle forze farlo perché sarebbe stato un po’
valori estetici dell'estetica giapponese. della natura e del tempo, nell'alta scortese: non vorrei rovinare l'armonia
Quindi c'è la bellezza del vuoto, c'è la montagna dove vivo. Per questo è della conversazione. Ormai lo cono-
bellezza dell'imperfetto, la pianta è nato tutto quel feeling col Maestro. sco dal 93 dopo trent'anni di professio-
molto raffinata, molto attenuata, molto Poi c'è tutta la storia di come l'ho cono- ne. A un italiano non verrebbe
naturale. Mentre nel bonsai contempo- sciuto.. Chiaramente quando scegli un neanche in mente di dire una cosa del
raneo la pianta è molto più impo- Maestro, scegli quello e basta. Non ce genere, e questo fa capire cosa vuol di-
nente, molto più importante, forse ne sono più altri. La scelta del Maestro re ancora oggi il rapporto che deve
anche più formale per certi versi. Que- è per sempre. E' un aspetto della loro avere un discepolo con un Maestro di
sta è una cosa di prerogativa tipica- tradizione. Se io volessi fare qualcosa quei livelli. E' un mondo feudale.
mente occidentale ma ci sono anche i con qualcun altro, dovrei comunque
grandi esempi giapponesi, tanto è vero chiedere il permesso, non è che non C'è un altro aspetto che credo sia
che il Maestro giapponese numero potrei farlo, ma il rispetto per lui dev'es- giusto approfondire a questo propo-
uno al mondo, Kimura, sicuramente fa sere massimo. Poi oggi c'è comunque sito. Nel mondo occidentale non esi-
il bonsai contemporaneo, lo dichiara e un rispetto esagerato perché lui è un ste una figura neanche
sono tutti d'accordo, anche in Giappo- Maestro giapponese di tipo formale, lontanamente paragonabile a quella
di un Maestro. E' stato diffici- in grado di accettarla perché
le per lei, adattarsi a una è feudale, ma perché non ci
condizione, nella quale, co- appartiene più da mezzo
me scrive lei, ci vuole millennio. Però se noi faccia-
“Obbedienza, completa de- mo un certo tipo di espe-
dizione, niente domande né rienza, anche in altre nostre
obiezioni adattamento, e se antiche arti scopriamo che il
il maestro dice che è nero metodo è lo stesso, quindi
davanti al bianco, l’allievo anche noi occidentali possia-
deve accettarlo”. Come può mo capire quel metodo, chia-
un occidentale accettare ramente molto duro, molto
una cosa del genere? Non difficile sicuramente, ma una
mi sembra che gli occidenta- cosa è certa con quel meto-
li siano umili fino a quel do passano delle informazio-
punto. Alla fine diventa natu- ni che con un sistema
rale? accademico non potrebbero
E' molto difficile. essere insegnate. E loro ne so-
Non è neanche una questio- no ancora convinti e quindi
ne di umiltà, ma è proprio continuano a spiegare in que-
una questione di differenza sto modo, che poi è il
tra un evo medio e uno mo- concetto dell'apprendistato.
derno. Noi siamo in un evo E' chiaro che la figura di
moderno da 500 anni quindi sensei è qualcosa di una di-
non accettiamo più un meto- mensione tale che da noi
do feudale. Ossia, lui mi spie- non c'è, non è paragonabile
ga una cosa ed io non posso al maestro di scuola. Forse
dire: no, non sono d'accordo, potremmo paragonarlo, rima-
penso che sia così, ah sì, inte- nendo in tema musicale, ad
ressante, ma penso che.. No. una figura come Giuseppe
lui me l'ha detta quindi io la Verdi, che era un Maestro,
so. Finisce lì. E lui me la dice un grande personaggio. Sicu-
quando pensa che io riesca a ramente il maestro spirituale
capirla. Questa è una regola del monachesimo è la figura
feudale. Ad esempio, nella re- che si avvicina di più, perché
gola di San Benedetto il meto- comunque assume anche un
do era quello, il metodo aspetto profondo dal punto
ascetico del monachesimo di vista spirituale: nella cultu-
era di tipo feudale. Chiara- ra giapponese, infatti, si parla
mente non è che non siamo di “concetto estetico- mora-
le”, in quanto i due aspetti sono uniti. quello che abbiamo sempre visto, non botanico, ecc) però indubbiamente è
In definitiva, tornando alla sua do- è che ci sia qualcosa di particolare pe- un'altra cosa. E' una cosa in più, ma
manda, io non mi sono ancora rò chiaramente continuavo a guardare quello che è fondamentale è la parte
adattato completamente a questa il lavoro. A un certo punto lui si ferma, bonsai. Si può rinunciare veramente a
condizione. E' una cosa difficilissima, mi lancia uno sguardo m’indica dove uno studio di tipo scientifico, tanto è
però è talmente affascinante che uno guardare, fa un gesto che è durato un vero che i grandi Maestri giapponesi
cerca di concentrarsi e conservare per decimo di secondo ed io sono rimasto dal punto di vista agronomico hanno
lo meno una parte del rapporto se- scioccato perché ho detto: ah, ecco è una conoscenza quasi ridicola. Io dico
guendo quel metodo, che poi è quello lì la differenza. Si tratta di qualcosa che, quando si fanno studi agronomici
che vuole il Maestro, anche se capisce che non può essere messa in un artico- e poi vedi il metodo bonsai, la prima
che è un'impresa impossibile per un lo, non può essere filmata e non può es- cosa che dici è: qua i casi sono due, o
occidentale. Quindi rimane proprio sere detta a parole. E' stato solo uno questa gente non capisce niente oppu-
quasi una sorta di confronto culturale sguardo dal quale ho capito qual era il re c'è qualcosa che mi sfugge perché
dove entrambi cercano di fare una co- problema e quale è il segreto del tutto è diverso da come dovrebbe es-
sa che sanno che è impossibile. Però il successo dell'attecchimento totale di sere. Questo perché l'obiettivo è di-
tema rimane aperto. quel tipo d'innesto. Questo è il verso, non è la produzione, non si
concetto di “segreto”; era una cosa deve seguire l'evoluzione botanica
Ci può descrivere com'è una che lui aveva preparato, e quando me della specie, ma si fa il bonsai, che è
“giornata tipo”, se esiste, tra Mae- l'ha svelato io l'ho colto all'istante una cosa miniaturizzata, quindi tutto
stro e allievo? perché ero preparato per vederlo. Il un altro tipo di obiettivo. Allora vale
La giornata tipo dal Maestro è Maestro sa quando è il momento giu- molto di più la conoscenza del meto-
una giornata sostanzialmente di lavoro sto di dirlo. Questa è la vera difficoltà do di coltivazione di Kimura che una
tecnico, poi ci sono i lavori di stagio- del loro metodo d'insegnamento. Ma è laurea in agronomia, perché alla fine
ne, che possono essere la pizzicatura, qualcosa che funziona moltissimo ciò che serve è quello. Inoltre, sia la
la concimazione, la legatura, la prepara- perché permette di far passare cose sensibilità sia la capacità artistica, sono
zione della mostra, un viaggio da anche molto difficili, la coltivazione è doti che abbiamo tutti, ma solo un
qualcuno o un'escursione in natura o piena di queste cose. Ad esempio la ba- grande Maestro è in grado di tirarle
semplicemente osservare il lavoro del gnatura, ecc. Però è una cosa di un fa- fuori. Di questo l'oriente è convinto.
maestro. Quindi molto tecnico. Pratica- scino incredibile, sono proprio quelle C'è una grande differenza religiosa,
mente in quasi totale silenzio dall'alba cose per le quali viene da dire: è chiaramente, perché noi abbiamo
al tramonto, tipo dalle otto alle undici impossibile, stiamo facendo una cosa l'idea che la capacità artistica, essendo
di sera, con le pause per mangiare. Il impossibile. Io spesso penso: sono un un dono di Dio, sia data solo a qualcu-
rapporto spirituale è il silenzio, quindi italiano che deve fare un'arte giappone- no, invece è data a tutti, solo che non
è il contatto con la figura quasi asceti- se, in un paese dall'altra parte del tutti la esprimono. L'uomo, per essere
ca che è il grande Maestro. Poi dicia- mondo, che già solo l'andarci è una co- tale ha in sé queste capacità, queste
mo che qualcosa di simile a una sa difficile. Eppure non riesco a sensibilità che magari sono
lezione di tipo accademico pratica- fermarmi perché è talmente bello... adombrate, coperte, schiacciate,
mente non esiste. Il Maestro non parla annientate e il percorso anche di
mai. Cita una frase che piove dal cie- Se chi si avvicina ai bonsai non ha la un'arte così tecnica e pragmatica co-
lo, come una cosa di un peso, di una possibilità di fare un'esperienza del me quella di un'arte fine giapponese
grandezza incredibile; dichiara la genere può arrivare a certi livelli? E' come il bonsai è in grado di risollevarti
grande verità in quattro parole. E' sufficiente una conoscenza di tipo ed estrarre queste capacità e diventa
quello il sistema. E sono quelle le tecnico o è indispensabile un anche un'esperienza di vita. C'è anche
giornate più belle perché comunque so- rapporto con un Maestro? un altro aspetto affascinante. Quando
no quelle più intense dove l'informazio- In questo tipo di arte, il nel medioevo le persone cercavano i
ne ti rimane molto. E' lì si vede proprio rapporto col Maestro è praticamente maestri spirituali per ritirarsi in stato
la differenza con il sistema accademi- indispensabile. La scelta del Maestro è ascetico o spirituale venivano respinte,
co, dove c'è un professore che spiega una responsabilità dell'allievo. Io ho tant'è che nella regola di san bene-
mille perché l'allievo impari 10 o 100. puntato su quello perché volevo lui, detto c'è scritto che se uno vuole
Invece lì lui ti spiega uno ma a te rima- ed era una cosa difficilissima. Non abbracciare la vita monastica dovrà es-
ne uno perché l'informazione è data in importa quanto sia grande, sere respinto. Se poi insiste, insiste e
una condizione talmente preparata l'importante è che ci sia un Maestro, insiste, alla fine sarà accettato perché
che tu la cogli totalmente. Faccio un che abbia studiato dai veri Maestri chia- così si è sicuri che ciò che voleva era
esempio. Una volta stavamo facendo ramente, non da autodidatta, altri- proprio quello. Con i Maestri giappo-
degli innesti su un ginepro, quindi una menti decade tutto. Questo è molto nesi delle arti fini succede ancora oggi
cosa molto tecnica. Ora, l'innesto sul gi- più importante di una laurea perché la la stessa cosa, quindi tu ci provi e ci ri-
nepro è una cosa praticata conoscenza di tipo scientifico in realtà provi e alla fine forse sarai accettato.
dappertutto, tutti lo fanno ma non è un supporto, loro addirittura dicono Anche Kimura, alla prima lettera che
tutti gli innesti attecchiscono, anzi che possa essere un ostacolo. Io, che gli ho mandato, non ha neanche rispo-
molti non prendono perché c'è ho tutte e due le esperienze dico che sto, allora la seconda l'ho iniziato scri-
qualche piccolo trucchetto. Il Maestro non è un ostacolo perché molte cose vendo: le ho mandato una lettera,
voleva insegnarmi questo metodo, io le ho approfondite con la mia cono- non è che non le è arrivata? In realtà
guardavo, e mi dicevo: questo è scenza di tipo scientifico (agronomico, c'è la tendenza iniziale a respingere,
quello che è bello però è che, una re una figura che magari è anche sti sono persone che amano i bonsai,
volta che il sistema è agganciato, non molto bella. Ma è uno stereotipo, non li comprano e fanno gli interventi quo-
potrai essere rifiutato, salvo che non si è l'arte bonsai. tidiani tipo bagnare, concimare
faccia qualcosa di tremendo e allora si mentre tutti i lavori specialistici vado a
viene buttati fuori. Ci vogliono due o Nel 2000 ha fondato la Fuji Kyookai farli io, quindi le manutenzioni, i lavo-
tre anni perché il Maestro. capisca se Bonsai. Che cosa significa questa ri di stagione, cosa che tra l'altro avvie-
tu sei in grado di raggiungere un livello scuola per lei e cosa l'ha portata a ne anche in Giappone. E poi il mio
alto, altrimenti, se quello è un grande scegliere anche la Spagna come sede terzo lavoro è il commercio perché,
Maestro, smette d'insegnarti, ti rifiuta, della sua scuola? chiaramente lavorando tre giorni alla
ti manda via. Perché lui può seguire Oggi sostanzialmente settimana in un centro bonsai mi occu-
qualcuno, che porterà avanti il suo no- nell'ambito dei bonsai faccio tre lavori. po anche di commercio, quindi
me, solo se pensa sia alla sua altezza. Uno è l'insegnamento nella scuola. import export da Cina e Giappone,
Il problema è che ci mette due o tre Scuola che ha una sede a Torino, una bonsai e materiali a loro connessi.
anni per capire se tu sei in grado di es- a Maiorca e una a Marbella. A Torino Anche il commercio io lo trovo molto
sere avviato agli insegnamenti più alti. ci sono i bonsaisti, quindi come nelle interessante, molto affascinante
Anche questa è una cosa tipicamente altre scuole, più una sezione per i perché offre molte opportunità di co-
feudale. Da noi la conoscenza è per bimbi dai 4,5,6 anni e quelli delle scuo- noscere ancora altri tipi di ambienti
tutti, invece lì no. Un'altra grande diffe- le elementari, poi abbiamo anche una professionali. Tra l'altro in Giappone la
renza tra occidente e oriente è che noi sezione per i portatori di handicap figura del Maestro è molto mischiata
abbiamo l'idea dei metodi che vanno psichici della fatebenefratelli. Molto nel commercio, non è separata come
per obiettivi e per mete. Invece nel ku- affascinante quest'esperienza d'insegna- avviene qua. Per quanto riguarda la
den non c'è la meta, non c'è l'obiettivo mento del bonsai, che è stata molto scelta della seconda sede c'è un moti-
ma c'è il percorso. Quindi tutto è apprezzata dai padri della fatebene- vo storico anche lì. Nei primi anni 90
percorso, c'è sempre un migliora- fratelli perché avere a che fare con i c'era un collezionista di Marbella che
mento, che è il concetto del migliora- bonsai, vuol dire prendersi cura di aveva una grande collezione e so-
mento continuo (KAIZEN). Anche qualche cosa e quel tipo di pazienti ha stanzialmente non se la cavava più, vo-
nelle piccole cose, non solo nelle molto bisogno di questo. E' un'espe- leva la mano di qualcuno che lo
grandi. Chiaramente questo è il livello rienza che ha funzionato molto bene aiutasse a sistemare un po' le piante e
massimo, ma la natura del bonsai do- ed è uno dei fiori all'occhiello della combinazione aveva conosciuto un
vrebbe essere questa qua. Si può fare mia scuola. Un secondo lavoro, quello commerciale dell'allora centro bonsai
bonsai anche solo dal punto di vista più professionale è la manutenzione e Castagno che mi conosceva e gli consi-
tecnico, quindi coltivare, lavorare e fa- la gestione delle collezioni. I collezioni- gliò di contattarmi. Ci siamo conosciu-
ti così. Lui due anni dopo, grazie ad Scuola d'Arte e la scuola di Crespi). Mi proprio la qualità e la ricerca disimpe-
un fondo per lo sviluppo del comune proposero di svolgere quel programma gnata, che ha portato l'Italia a questo
di Marbella ha fondato un museo, che anche da loro. E così abbiamo fatto un livello. Chiaramente questa è una cosa
per allora era una cosa straordinaria, ci programma che consta di due, tre molto legata al bonsai contemporaneo
voleva quasi un milione di euro per interventi l’anno fisicamente là, più le ed è comunque molto legata all'Occi-
farlo un miliardo e ottocento milioni di web conference ogni mese, con lezio- dente perché i giapponesi pensano
lire di allora, una cosa davvero colossa- ni di tipo teorico più tutta un'altra se- che il nostro bonsai sia proprio base,
le che è ancora magnifica oggi. Mi no- rie di viaggi, programmi, stage, scambi agli inizi, come un bambino che ha ini-
minò assessore del museo e alla fine tra le scuole, una cosa molto artico- ziato a fare i primi vagiti. Loro non
cominciai ad andare periodicamente a lata. Quindi è nata così. considerano solo il bonsai contempo-
sistemare le piante. Andavo dieci, raneo ma chiaramente tutta la storia
quindici giorni l’anno e sistemavo le A proposito del bonsai italiano. del bonsai quindi, dall'alto dei loro se-
piante, in quelle occasioni lui invitava com'è visto il movimento bonsaistico coli non possono considerarci a un li-
altra gente, altri professionisti, io avevo italiano all'estero? In tutto il mondo, vello alto, anche perché per loro molti
già l'esperienza di Kimura e quindi a parte in Giappone il bonsai italia- materiali devono invecchiare secoli o
ogni volta che andavo a fare la manu- no è visto come una cosa ecceziona- comunque tanti decenni, non qua-
tenzione c'era una sorta di gruppo che le, di qualità altissima. ranta anni. Se andiamo a vedere in
veniva a vedere i lavori. Alcuni erano Si chiedono come abbiano realtà il bonsaismo italiano ha qua-
di Maiorca e alla fine si appassionaro- fatto gli italiani a fare delle cose così ranta anni, ma i primi dieci anni mori-
no, formarono dei club e iniziarono a belle e la spiegazione è che gli istrutto- va tutto perché non sapevamo curarli,
chiedere miei interventi sporadici ri italiani hanno cercato di organizzarsi i secondi dieci è sopravvissuto qualco-
all'interno dei club e così ho iniziato a in maniera più sistematica, sono nati i sa ma erano orribili, i terzi dieci abbia-
essere conosciuto in Spagna. Poi nel diversi gruppi d’istruttori, e, un po' per mo fatto dei bei bonsai, però i
2000 io fondai la scuola in Italia, nel una maggiore organizzazione, un po' materiali non erano importanti. Sono
2001 iniziai il primo programma e per la concorrenza, si sono dati molto solo dieci anni che stiamo lavorando
parlai di questo progetto ai bonsaisti da fare e hanno sia importato che molto bene con materiali molto belli,
spagnoli. Dissi loro che avevo orga- raccolto materiali notevoli e lavorato, quindi i bonsai più belli che abbiamo
nizzato un programma di tipo scolasti- molto e molto bene. Molti degli istrutto- in Italia non sono ancora vecchi
co, con più corsi, (la mia era la terza ri italiani hanno come istruttori dei perché quelli che avrebbero dovuto fa-
scuola nata in Italia, dopo quella della Maestri giapponesi quindi alla fine è re quaranta anni fa non ci sono, a
parte qualche rarissimo caso. Un lioni di yen,quindi un bel bonsai va so- gna portarli avanti. La mia scuola
bonsai dopo dieci anni è ancora un pra i 90 mila euro. AVREBBE un programma di 5 anni,
bambino. Dopo venti incomincia ad peccato che quando arrivano all'inizio
avere una certa maturità. Ma quando Ci può dire quali sono i suoi prossi- del 5° vogliono assicurarsi che non sia
inizi a vedere i capolavori giapponesi mi impegni professionali? E quali i l'ultimo. In Spagna addirittura mi
che hanno 80, 100, 200, 400 anni … suoi progetti futuri? hanno abolito il concetto dei cinque
non si possono neanche comprare. Il Il problema è che quando si anni, cioè l'hanno trasformato in pri-
mio Maestro. dice che un bel bonsai mette tanta carne al fuoco poi bisogna mo anno propedeutico, quadriennio
va da 1 a 10 milioni con qualche cosa anche portarla avanti. Io concepisco i specialistico, post scuola illimitato,
di interessante, sopra i 10 milioni è ve- programmi al meglio che riesco dal quindi praticamente ogni volta che
ramente un bel bonsai, sotto 1 milione punto di vista teorico, poi quando li faccio qualche cosa è a vita, per cui
non è neanche un bonsai, ma sono mi- attuo, piacciono e quindi alla fine biso- oggi ho un certo timore nell'aumenta-
perplesso, non capivo cosa potessi fa-
re in un'associazione di americani. Pe-
rò in effetti era un'associazione che
aveva un respiro mondiale. Alla fine
seguii il consiglio di Chiara e divenni
prima socio, poi istruttore, poi amba-
sciatore e alla fine anche direttore, sia-
mo in venticinque nel mondo. E'
un'esperienza abbastanza impegnati-
va. C'è molto da fare, si discute di di-
versi temi, ci sono le votazioni,
abbiamo un nostro forum per discute-
re le varie tematiche; chiaramente
implica un'attività da svolgere al di là
del congresso e della rivista. E' molto
macchinoso perché, avendo un respi-
ro così mondiale, è un'organizzazione
immensa, però è molto affascinante, è
una bella esperienza, poi si svolge
tutto in inglese. Ora c'è il Sudamerica
che si sta muovendo molto.

Per concludere... quali consigli da-


rebbe a chi si è avvicinato da poco a
quest’arte?
re gli impegni. Comunque ho in pro- cultura giapponese e insieme nasceva Ai ragazzi che vengono nella
gramma l'edizione del mio libro, l'idea del magazine, che è andata scuola, il primo e il secondo anno in
“Bonsai d'avanguardia” in spagnolo, avanti e continua tuttora. Mi aveva Italia, quasi tutti ragazzi giovanissimi,
che dovrebbe essere pubblicato alla fi- detto che il magazine avrebbe dato (dai trent'anni in giù) io dico: il bonsai
ne dell’anno. Sarà interessante perché una grande opportunità, perché chiara- è una cosa che si fa per divertirsi, per
probabilmente riusciremo ad avere mente non avrebbe avuto i limiti di piacere, perché è una cosa bella, ecc,
qualche opportunità in più, quindi sa- diffusione che può avere una rivista voi quindi dovete capire prima di
rà con le immagini a colori e anche cartacea e anche per il fatto che è tutto perché lo fate. Cioè fate bonsai
qualche capitolo in più perché nel gratuita. Io ho creduto subito in que- perché volete divertirvi, conoscere
frattempo sono riuscito chiaramente a sto progetto proprio per la modernità, una cultura giapponese, fare soldi o
fare qualche capitolo in più. In italiano oltre alla bellezza con cui Carlo riesce trovare un lavoro, perché volete avere
abbiamo in progetto di farne due. Uno a creare una rivista veramente magnifi- uno svago, o una valvola di sfogo,
sui vasi, e questo sarebbe molto interes- ca. Quando poi sono diventato diretto- cioè, dovete capire perché fate
sante perché non c'è un libro non in re del BCI mi è stato chiesto se si bonsai. Secondo cosa vi aspettate po-
lingua giapponese solo sui vasi. Ci poteva creare una collaborazione tra il treste essere delusi in quanto il bonsai
vorrà ancora un po' di tempo perché magazine e l'associazione mondiale è una cosa molto lunga e difficile. Do-
ci sono molti tipi d'informazione, so- che ho generato. Questo ha permesso po uno o due anni ci si rende conto
prattutto sul cinese, di cui ho il materia- di ampliare sensibilmente il numero di della sua complessità, quindi si po-
le, ma è' ancora tutto da tradurre, visitatori della rivista che oggi è seguitis- trebbe avere un rifiuto. C'è molta
quindi c'è ancora un gran lavoro da fa- sima grazie anche al rapporto con il gente che magari inizia, ha un primo
re. Poi uno solo per i bambini, molto BCI. La rivista è bellissima, è letta in approccio e poi rimane deluso dalla
affascinante ma particolare; c'è il tutto il mondo e trovo che sia molto lunghezza e dalla difficoltà di que-
confronto con un altro tipo di professio- specchio della realtà del bonsai st'arte. Quindi una prima cosa che io
nalità che deve sviluppare la parte contemporaneo. Tra i membri del BCI faccio è mettere in guardia e consiglio
fantastica, un misto di favola e gioco. sono rimasti così affascinati dal B&S di capire cosa si vuol fare. E poi, se
Ci tengo molto perché è una sezione Magazine che si stanno organizzando uno non si è avvicinato a una scuola,
della scuola molto, molto bella. per fare una rivista simile, che è quasi assolutamente, la prima cosa è cercare
pronta. qualcuno che t'insegni bonsai. Non ci
E, sempre per quanto riguarda i suoi vuole un atteggiamento autodidatta
impegni, ci vuole dire qualcosa sulla Che cosa rappresenta per Lei il BCI, perché col bonsai non funziona.
sua collaborazione col Magazine? di cui è Direttore dal 2009? Quella è la cosa che consiglio. Bisogna
La collaborazione col Magazi- Ho conosciuto il BCI nei pri- scegliere un Maestro perché altrimenti
ne è nata da una richiesta che mi ha mi anni 90, quando sono stato in Ame- non si va da nessuna parte, non si fa il
fatto Sandro Segneri. Sandro era già ve- rica per il congresso e c'era ancora J. vero bonsai.
nuto da me nel 2006 perché aveva Naka. E allora mi ricordo la mitica fra-
l'idea d'inserire una sorta di master se di Chiara Padrini che mi disse: uno
all'interno della sua scuola; chiara- come te dovrebbe iscriversi all'associa-
mente a me ha proposto la parte di zione mondiale. Io rimasi un po'
S
ono Enrico Sallusti, Presidente dell’Asso-
ciazione Culturale Roma Bonsai, la mia
passione per il bonsaismo risale ormai a
molti anni fa, sono circa 40 anni che
pratico questa arte e continuo ad amarla. Molte
piante fanno parte della mia collezione e per
ognuna di esse avrei tante cose da raccontare,
come per il mio pino nero (varietà Villetta
Barrea), uno yamadori che mi ha dato molte
soddisfazioni.
Ricordo che era l’anno 2000 il 12 di Lu-
glio e con un mio cugino e un suo amico, tutti e
due non bonsaisti ma fungaioli, la mattina presto
ci avviammo per raggiungere una zona montuo-
sa in Abruzzo alla ricerca di funghi appunto.
Proprio il giorno precedente parlavo di
stili bonsai con il mio amico Fabrizio Petruzzello
e scherzando presi un foglio di carta ed abbozzai
un disegno di un bonsai con le curve al posto
giusto e i rami distribuiti nelle curve esterne e
con la giusta conicità, come ogni bonsaista desi-
dererebbe fosse la sua pianta “perfetta”. Fabrizio
sorridendo disse che noi bonsaisti non smettia-
mo mai di sognare!
Insomma ero in montagna coi miei ami-
ci fermo in una piazzola lungo la strada e godevo
dell’aria fresca e della vista panoramica, intorno
a me maestosi pini neri, ed una fascia di terreno
tenuta libera da alberi e vegetazione, proba-
bilmente dal corpo forestale dello stato oppure
dai cantonieri, sicuramente per motivi di sicu-
rezza e per non permettere ad un fuoco acci-
dentale di propagarsi dalla strada verso i boschi
circostanti, insomma per diversi anni l’intervento
dell’uomo aveva mantenuto bassa la vegetazione
in quel punto. E proprio in quel tratto di terreno
il mio sguardo venne attratto da un pino nero
basso sul terreno, mi chinai per vedere bene il
tronco e rimasi stupito nel vedere come po-
tenzialmente poteva somigliare al disegno che
avevo fatto il giorno prima “sognando” uno ya-
madori che mi potesse dare delle soddisfazioni.
Per abitudine in macchina porto
sempre con me una piccozza, dei sacchi e del
nastro da pacchi e quindi decisi di provare a
raccoglierlo. Il terreno in quel punto era molto
morbido e sciolto, quindi è stato facilissimo libe-
rarlo dalla terra e in pochi minuti la pianta era
nel bagagliaio della macchina. Ero molto eccitato
per quella fortunata scoperta, non appena arri-
vato a casa ho rinvasato il pino in una comoda
ciotola utilizzando pomice come terriccio. Ho co-
perto poi con una grande busta di plastica traspa-
rente fissandola al vaso, così che facesse una specie
di miniserra per mantenere una umidità costante.
L’unico problema evidente era la vegetazio-
ne che si trovava a circa un metro dal tronco. Ho do-
vuto quindi ragionare su come far arretrare la
vegetazione senza creare problemi alla pianta in
attecchimento, scegliendo perciò i passaggi giusti per
arrivare al risultato che si può ammirare oggi. Per
questo motivo ho lasciato trascorrere due anni di
coltivazione, per non correre rischi e per far diventa-
re il pino molto vigoroso, quindi nei primi giorni del
mese di giugno, dopo che le candele si erano riempi-
te di aghi al massimo turgore, ho tagliato le candele
lasciando dalle 4 alle 8 coppie di aghi decrescendo
dall’alto al basso.
Notai con piacere che dall’autunno di
quell’anno alla primavera successiva il pino so anno a Napoli è stato esposto al “Kokoro-
aveva prodotto numerose nuove gemme a ri- no Bonsai Ten” e si è guadagnata la targa del
troso sui rami fino al tronco, tanto che nella Bonsai & Suiseki Magazine.
primavera del 2004 le gemme hanno dato ori- Nel 2011 alla Mostra della Giareda
gine a tanti nuovi rametti. Nell’autunno dello di Reggio Emilia ha vinto il secondo premio
stesso anno finalmente ho potuto dare la pri- Conifere Categoria Amatori. Non poteva esse-
ma impostazione. re più giusto quest’ultimo premio, infatti io
Nella primavera del 2005 la buona sa- così mi considero: un amatore dell’arte
lute della pianta mi consentì di trapiantarla in bonsai.
vaso bonsai e a quell’epoca risale la prima fo- La cosa che ho imparato da questo
to. pino e da tutti gli altri che posseggo da tanti
Da quel momento in poi il bonsai di anni, è la loro facilità di coltivazione. Ri-
pino mi ha dato tantissime soddisfazioni ed è spondono alle potature ad alle cure senza
stato esposto in varie occasioni e nelle Mostre troppi sforzi e mi danno una grande sensazio-
dell’Associazione Roma Bonsai. ne di serenità.
E’ stato inserito nel Catalogo n.14 Insomma siamo cresciuti insieme: io
U.B.I. del 2010 quando è stato esposto al come bonsaista, loro come bonsai!
Congresso Nazionale di San Marino. Nello stes-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il bonsai preso in esame dai nostri Fantastici
Quattro è per questo primo progetto un araki di
tasso. Dalla sua raccolta, le uniche operazioni
svolte su questo esemplare sono state unicamente
la capitozzatura per ridurne l'eccessiva iniziale
altezza, ed il rinvaso finalizzato alla graduale ridu-
zione del pane radicale ed allo sviluppo di nuove
radici.
LORENZO AGNOLETTI

P
er quanto riguarda la prima pianta da tra- un movimento ed una direzione ai rami selezio-
sformare in bonsai credo sia di aiuto speci- nati. Per aumentare velocemente il diametro dei
ficare che il lavoro da fare sarà lungo. In rami si può lasciar crescere liberamente l´apice di
poche parole si tratta di decidere il fronte ogni ramo. Prendendo in considerazione la grossa
possibile, in questo caso quello dove si vede una e antiestetica radice si può iniziare ad incidere la
grossa radice a sinistra che sporge, e togliere parte superiore e con il tempo allargare il taglio
completamente i monconi di rami dritti in basso a per dividerla in due parti e diminuire l'impatto visi-
sinistra ed a metà a destra. In queste zone vo. Durante i rinvasi di coltivazione si può mettere
andranno lasciati uno o due rami per formare i della plastica o una piastrella sotto le radici come
successivi palchi. Per quanto concerne l´apice si fa con gli aceri per far sviluppare una base più
anche questo dovrà essere selezionato cercando di larga. Con le opportune concimazioni penso che
spaziare bene i vari rami. in tre anni si potrà avere un discreto albero da la-
Nel tasso è bene iniziare da subito a dare vorare.

NICOLA CRIVELLI
ANALISI DEL MATERIALE so nel primo disegno.
Il tasso è un’essenza molto vigorosa, que- Nella creazione di un tasso bonsai è
sto materiale ha moltissima vegetazione giovane. molto importante la lavorazione della legna secca.
Da quello che si può dedurre dalle foto, si tratta di La legna secca rientra nella tipicità dell’essenza del
un materiale da vivaio, fatto ingrossare in campo e tasso, ogni essenza, in natura e bonsai, ha una sua
poi capitozzato. Avendo una vegetazione molto tipicità. Il ginepro chinensis, shinpaku, ha un secco
fitta si fa molta fatica a vedere la struttura del molto tipico, contorto, a spirali e piatto.
tronco. Con un po’ di fantasia immagino un tronco Guardando un dettaglio di legna secca,
più o meno come quello che ho evidenziato in ros- un occhio esperto, sa riconoscere subito a che es-
senza appartiene. I tassi in natura e di conse-
guenza in bonsai, non hanno quasi mai un
comportamento contorto, la loro crescita è spesso
dritta, nei parchi si sviluppa quasi a scopa rove-
sciata. Per la facilità con cui forma i polloni, spesso
lo si trova in stile a ceppaia, quasi sempre con
tronchi dritti.
Il legno del tasso è molto duro, ma con il
tempo tende a svuotarsi all’interno, tipico del tasso
è perciò il sabamichi (tronco cavo)
Quando si analizza un materiale, la prima
cosa che si cerca è il nebari. Il piede di questo tas-
so è abbastanza difettoso perché si sviluppa solo
da un lato. Un nebari che si sviluppa solo da un
lato non si presta alla formazione di un bonsai ne-
gli stili Chokkan (eretto formale) e Moyogi (eretto
informale). Potrebbe andare bene per uno stile
inclinato (Shaka) o semi cascata (Han Kengai) - fig.
1
Si inclina il tronco leggermente verso sini-
stra per migliorare il nebari che formava uno scali-
no.
Dopo il nebari si analizza il tronco. Anche
in questo caso ci troviamo con un tronco non
molto conico, quindi dovremo cercare di dare co-
nicità al tronco intervenendo sulla legna secca,
ovvero creando delle parti secche, jin e shari dove
il tronco è cilindrico - fig. 2
In arancione ho evidenziato quale sarà il
movimento del fusto. L’apice verrà ricostruito con
un ramo giovane. Le parti che non servono per la
costruzione del tronco si lavorano a jin e shari, in
questo modo cerchiamo di dare conicità ed un po’
di movimento al tronco - fig. 3
Si selezionano i rami utili al disegno. Si
selezionano le vene (se non già definite natu-
ralmente). I tratti cilindrici verranno lavorati a le-
gna secca, i monconi e il tronco principale
verranno svuotati della parte centrale. Bisogna la-
vorare il secco in modo che sembri naturale e
non artificioso.
Nello stile inclinato è importante che ci
sia un ramo forte nella parte opposta alla direzio-
ne della pianta.
Il sashi-eda, il ramo principale che
enfatizza la direzione, sarà il secondo ramo di si-
nistra. L’apice torna verso il centro per poi direzio-
narsi a sinistra. Questo tasso avrà una direzione
molto marcata, è importante che il flusso di
energia che parte dal nebari verso l’apice, fluisca
verso sinistra.
Nel limite del possibile bisognerebbe evi-
tare una triangolarità della chioma. Nel bonsai so-
no molto importanti i vuoti e i pieni, come nella
musica e nell’arte in generale.
Con essenze come il tasso, in pochi anni
si possono ottenere degli ottimi risultati. Vedrei
bene una pianta di questo genere in un vaso
rettangolare di questo tipo.
ROBERTO RASPANTI
IL PIACERE DELLA PROGETTAZIONE (emessi dopo potatura). Sembrano essere assenti
Senza dubbio è uno degli argomenti più sti- vecchi rami aventi diametri significativi. Sulla
molanti nella realizzazione di un bonsai: ipotizzare lunghezza del tronco si “leggono” almeno due
un progetto grafico che ci permetta di ottenere un cambi di sezione significativi. Legna secca poco
albero il più evocativo possibile, partendo dal mate- presente o almeno da creare tramite le consuete
riale che abbiamo a disposizione. operazioni di jinning.
Prima di iniziare questa, spero, proficua Se si esclude la base e parte del tachiagari
collaborazione, terrei ad esprimere una piccola l’essenza non esprime molti altri punti focali che
considerazione personale riguardo al mio modo di catturino lo sguardo dell’osservatore.
vedere ed intendere il bonsai… il bonsai per me è
pura forma, a prescindere dal tipo di essenza che ALBERI ED IMMAGINARIO
mi trovo a lavorare. Talvolta può essere riduttivo, Dopo aver osservato ed analizzato oggetti-
in termini di creatività e di espressione artistica, pre- vamente la pianta, la nostra mente inizia ad ipo-
cludere alcuni tipi di interpretazione solo perché tizzare forme, soluzioni atte a trasformare il nostro
poco conformi alle peculiarità del tipo di essenza. araki in un bonsai con delle buone potenzialità. E’
Personalmente tendo a seguire quello che buona norma, oltre che una ottimale forma di
la forma suggerisce o lascia intuire. esercizio, provare a mettere su carta una o più so-
luzioni grafiche del nostro “albero immaginato”.
ANALISI OBIETTIVA/OGGETTIVA DEL MATERIALE
Taxus Baccata, probabilmente prove- IPOTESI DI PROGETTO
niente da raccolta in natura. Il soggetto appare in Liberando la creatvità e restando fedeli
buone condizioni di salute, per quanto concerne il alle caratteristiche mostrate dall’albero (il bonsai
vigore e la qualità della vegetazione. disegnato va poi realizzato!) sono diverse le solu-
Osservando le foto che ritraggono il zioni che ne scaturiscono… ne ho estrapolate due,
tronco, si evincono circa quattro punti dai quali na- molto diverse da loro.
scono i rami. I rami stessi appaiono “giovani”

PROGETTO A
Da realizzarsi mantenendo quasi la
totalità dell’araki: altezza del tronco originale,
mantenendo tutti i punti di inserzione dei rami. Il
risultato è quello di un vecchio albero, alto ed
imponente, modellato dahli anni e dal continuo e
leggero soffio del vento...
PROGETTO B
Prevede un drastico cambio delle proporzio-
ni. Pianta molto più bassa, chioma compatta, direzio-
nalità e senso dinamico molto pronunciati. Ad onor
del vero non ho una netta preferenza tra le due solu-
zioni: ambedue rappresentano due valide alternative
per poter interpretazre un materiale di partenza pove-
ro, ma che se approcciato con il giusto sistema, può re-
galare delle belle soddisfazioni bonsaistiche.
FRANCESCO SANTINI
ANALISI DEL MATERIALE luzione solo se il lavoro sul tronco e sul nebari aves-
Il tasso in questione è un materiale grezzo se risolto in modo sostanziale i difetti analizzati in
di notevoli dimensioni e in ottime condizioni di salu- precedenza (cilindricità, assenza di movimento, as-
te. Presenta un nebari molto piatto e allungato. senza di punti focali).
Una caratteristica non certo perfetta che dovrà pre-
vedere delle modifiche. Il tronco appare dritto e IL PROGETTO
senza movimenti particolari e con un portamento ci- La soluzione che però vorrei proporre è
lindrico. Solo nella parte alta sono presenti rami di invece una scelta molto drastica e mira all’elimina-
discreta dimensione, anch’essi cilindrici, che posso- zione degli evidenti difetti presenti. È una soluzio-
no rappresentare eventuali sostituzioni di apice. ne che conferirebbe una nuova personalità al
La vegetazione ricca e abbondante è costi- tronco e al risultato finale. Naturalmente è una pro-
tuita da ramificazione veramente giovane e di dia- posta che si basa sulle foto e sulle poche informa-
metro ridotto, non proporzionato alla dimensione zioni a disposizione, e che vuole rappresentare
del tronco. solo un’alternativa a soluzione più immediate. La
fattibilità del progetto deve in ogni caso essere valu-
LAVORI PREPARATORI tata con l’osservazione reale e l’analisi della pianta.
La prima cosa da fare è una pulizia e Partiamo dal presupposto che il difetto
un’adeguata preparazione della pianta. Questa lavo- principale della pianta è in un nebari lungo e spro-
razione consiste nel mettere in evidenza le caratteri- porzionato e in un fusto cilindrico e senza punti di
stiche della tasso che al momento sono nascoste interesse particolare.
come ritiri di linfa, eventuali jin o shari. Allo stesso L’eliminazione di gran parte del tronco
tempo è consigliabile una pulizia della corteccia in creerebbe una porzione di legno di generose di-
modo da evidenziare il bel colore rosso tipico di mensioni che lavorata potrebbe creare un vero
questa essenza. punto focale. Inoltre ci sarebbero i presupposti per
Il nebari potrebbe essere migliorato con la il ridimensionamento del nebari attraverso la ridu-
creazione di shari. A riguardo potrebbe essere utile zione del legno in eccesso. Forse meglio delle paro-
studiare il percorso delle radici, la loro vigoria e le può parlare il progetto stesso rimandando a
l’eventuale loro eliminazione. Gli shari dovranno es- dopo le spiegazioni per la sua realizzazione
sere realizzati soprattutto sulla parte superiore del Vediamo nei dettagli le motivazioni che
nebari (o delle radici) e in tutta la sua lunghezza in mi hanno portato a una scelta del genere. Una pri-
modo da rendere meno cilindrico il tutto. La legna ma considerazione è la possibilità di mettere a di-
secca potrà essere successivamente estesa anche mora questa pianta in un vaso adeguato. La
lungo il tronco. Nella creazione degli shari l’osserva- presenza di lunghe radici legnose limita la
zione del fusto puo’ darci utili indicazioni sul dove grandezza nella scelta del vaso. Più radici vengono
realizzarli. Al tatto sarà possibile scoprire che il eliminate più sarà facile rinvasare la pianta in un
tronco non cresce uniformemente dritto e cilindri- piccolo recipiente. A questo scopo l’eliminazione
co ma presenta dei piccoli e impercettibili avvalla- di gran parte del legno e la successiva creazione
menti. Sarà in questi punti in cui andremo a della chioma con due/tre piccole vene comporta
incidere la corteccia. Altri shari potrebbero essere l’utilizzo di un pane radicale estremamente picco-
realizzati a partire dagli eventuali jin già presenti. lo.
Così facendo diamo movimento a un Una seconda motivazione è la scelta dra-
tronco altrimenti dritto e cilindrico spezzandone la stica di eliminare i punti deboli di questa pianta.
monotonia e andando a creare degli importanti Le parti troppo rigide e cilindriche (tronco e neba-
punti focali. Un altro passo prima della progettazio- ri) vengono completamente ridiscusse e rimo-
ne è lo sfoltimento della vegetazione. Si opera in dellate concependole come legna secca. Starà
modo oggettivo senza curarsi dell’eventuale pro- all’abilità del bonsaista creare conicità, profondità,
getto. Si eliminano i rami deboli e secchi, si lascia ritmo e naturalezza dove prima non c’erano! Una
un solo ramo qualora in un punto ne nascessero bella sfida!
più d’uno. La drammaticità del legno secco non può
Dopo queste fasi è il momento della pro- che suggerire una modellatura della chioma in cui
gettazione. Cosa possiamo realizzare con un mate- la natura ha dato la sua impronta. Personalmente
riale del genere? Ad una prima valutazione, la non amo chiome centrate ed equilibrate su legni
soluzione più immediata potrebbe essere lo sfrutta- secchi particolarmente drammatici e contorti. Una
mento di quasi tutta l’altezza della pianta, natura così severa si riflette non solo sul dissecca-
cercando di distribuire la vegetazione in modo uni- mento di grandi porzioni di legno ma anche su
forme e radiale creando un bonsai in stile moyogi una struttura vegetativa molto squilibrata e ricca di
o inclinato. Questa soluzione per quanto corretta, linee di forza. In questo caso ho previsto una chio-
dipenderebbe in modo sostanziale da tutto un’insie- ma fortemente verso sinistra. Se ci si immagina il
me di valutazioni riguardo alla posizione e vento che proviene dalla destra, non sarà difficile
grandezza degli shari, alla conicità e al movimento trovare coerenza e naturalezza in un tale progetto.
del tronco. In un certo senso sarebbe un’ottima so- La costruzione della chioma prevederà la
selezione e l’utilizzo dei rami più forti la salute al massimo. Allo stesso tempo circa un anno dopo il rinvaso potremo
che possono assicurare la creazione di potremo accennare la creazione dei passare alla prima modellatura.
altrettante vene linfatiche sufficiente- primi shari e la potatura delle radici. Dunque, a conti fatti, il filo di
mente grandi e vigorose. Una piccola attenzione alla radice le- rame sarà utilizzato solo dopo due
Un discorso a parte richiede gnosa presente sulla destra. Non po- anni dall’inizio del lavoro. Ma in que-
la programmazione delle lavorazioni: tarla drasticamente ma lasciarla lunga sto periodo avremo raggiunto anche
potare drasticamente la pianta tutto in in modo da poterla utilizzare come le- un altro obiettivo: con la crescita vigo-
una volta non è una soluzione ade- gna secca fuori dal vaso. La “coda” di rosa di questi due anni avremo ottenu-
guata. Preferisco operare con progressi- legno sulla destra è infatti una appendi- to i diametri voluti della vegetazione.
ve operazioni di potatura a distanza di ce legnosa da posizionare fuori dal va- Diametri proporzionati alla grandezza
tre mesi l’una dall’altra. Una potatura so. del tronco.
così diluita permette alla pianta di rea- Una volta eliminata tutta la ve- La scelta di un progetto così
gire adeguatamente superando meglio getazione inutile, si procede con la pri- drastico non è cosa facile. Al di là di
lo stress che si verrebbe a causare da ma lavorazione del secco. Questa quella che è la sua possibile realizza-
una potatura unica. Nel corso del pri- operazione dovrà essere effettuata pri- zione, valutabile solo con la pianta da-
mo anno andremo a potare progressiva- ma del necessario rinvaso in modo da vanti, resta il fatto di aver proposto
mente la pianta, favorendo sempre la non danneggiare le radici durante la fa- una soluzione che vada a eliminare
vigoria della vegetazione utile. In que- se di scolpitura. L’utilizzo di frese e tutte le componenti negative del tasso
sto stesso periodo dovremo assistere il scalpelli fa infatti vibrare la pianta e in questione. Naturalmente è una
tasso con una coltivazione adeguata e quindi è meglio che questa lavorazio- delle tante soluzioni possibili.
ricca di concime in modo da portare ne avvenga prima del trapianto. Solo
L
'esperienza più scoraggiante per un
principiante bonsaista è forse il
non riuscire a trovare del buon
materiale di partenza a un prezzo
adeguato. Talvolta si riesce a trovare
qualcosa importato dal Giappone, e solo
poche sono le ditte italiane che produco-
no buon materiale, ed il prezzo è tuttavia
piuttosto elevato, anche se giustificato, e
non sempre alla portata di tutti. Quindi
penso che il bonsaista debba essere capa-
ce anche di selezionare e preparare il pro-
prio materiale. Essenzialmente ci sono
due modi di procurarsi il materiale: adatta-
re piante cresciute spontaneamente o
coltivate per altri scopi, però trovare
qualcosa di veramente valido è tutt'altro
che facile e molto raro, oppure bisogna
comprarlo.
Una maniera semplice per orga-
nizzare una collezione di bonsai, natu-
ralmente per chi sia disposto a spendere
anche cifre notevoli e non se la senta di
affrontare il lungo periodo di educazione
della pianta è di acquistare un certo nume-
ro di esemplari già formati. E sempre bene
preferire per l'acquisto un vivaio specia-
lizzato, perché un simile vivaio potrà costi-
tuire in seguito un valido punto di
riferimento per la soluzione di ogni proble-
ma che possa sorgere circa le cure e il
mantenimento del bonsai.
Prima di comprare i bonsai sa-
rebbe utile documentarsi un po', os-
servando il maggior numero possibile di
esemplari, in modo di formarsi un proprio
gusto, di chiarirsi le idee su ciò che si desi-
dera. Sarebbe bene scegliere, anche per
non spendere un capitale e per apprende-
re le cure, delle piante piuttosto giovani,
ma che siano bene impo- atmosferici, spesso ri- re: queste latifoglie, sia de-
state, che rivelino, cioè, già portandone danni evidenti, cidue sia sempreverdi,
tutta la loro potenzialità a di- il cui sviluppo del tronco è sono apprezzate per la no-
venire dei bei bonsai. All'ini- sui rami, è estremamente ta di colore che danno con
zio magari puntiamo sulle ordinato e rispondente a la loro fioritura. I giappone-
latifoglie anziché sulle coni- leggi biologiche precise, si preferiscono le fioriture
fere che hanno un punto in quasi geometriche. Gene- copiose e di breve durata,
più di difficoltà (anche se ralmente sono considerati i e questo rispecchia il loro
tassi, ginepri, cedri e cipres- bonsai più importanti, co- concetto estetico-filosofico
si consentono un buon me pini, cipressi e ginepri, della bellezza apprezzata
margine di approccio al tassi. ecc. Con piante deci- proprio per il suo essere
principiante). Le piante da due dalle foglie piccole, effimera. Inoltre, fra le
fiore e da frutto richiedono che si spogliano d'inverno, piante, dovrebbero esserci
anch'esse un tantino in più ma hanno il pregio di anche alcuni esemplari di
di esperienza specialmente cambiare aspetto nel corso stile diverso, come un bo-
per quanto riguarda gli delle stagioni. schetto, una zattera, un
interventi di potatura. Co- A differenza delle bonsai su roccia o uno a ca-
me inizio possono essere conifere hanno la capacità scata. Per organizzare una
sufficienti sei, sette esempla- di adattarsi all'ambiente la- collezione di bonsai si po-
ri in modo di creare una sciandosene modellare ma trebbe scegliere: una varie-
certa varietà di stili e di spe- senza riportare grossi danni tà di cotoneaster, che si
cie. Per evitare di possede- e rigenerandosi ad ogni ricopre molto presto di fo-
re una collezione anno. Le loro forme sono ge- glie di un verde vivace, ha
monotona bisognerebbe as- neralmente gentili ed aggra- una bella fioritura primave-
sortire bonsai di conifere: so- ziate. Si preferisce rile e in autunno assume
no piante molto longeve, osservarle d'inverno un'intensa colorazione ros-
che modificano poco il loro quando sono spoglie e se sa coprendosi di piccole
aspetto nel corso dell'anno, ne può apprezzare la ramifi- bacche, che durano fino
che si oppongono con de- cazione. all'inverno; una varietà di
terminazione agli agenti Con piante da fio- acero tridente, pianta che
possiede una ricca chioma sempre bene che la scelta me il cotoneaster, na-
e cresce velocemente; un gi- cada su una specie di scondono completamente
nepro, le piante più classi- pianta diffusa nella zona in il tronco, così che non è fa-
che per i bonsai, sempre cui si vive, perché non biso- cile valutarne le dimensio-
molto belle e decorative; gna assolutamente dimenti- ni e la lunghezza; in
inoltre sarebbe consigliabi- care che i bonsai devono questo caso, per decidere
le anche una varietà di stare all'aperto e quindi più se la pianta è adatta o me-
olmo. Infine si potrebbe il clima è adatto agli alberi no, ci si può aiutare con le
completare la collezione scelti e meno problematica mani, facendole scorrere
con un carpino e un melo sarà la loro ambientazione per tutta la lunghezza della
da fiore. Questo elenco vuo- e la loro sopravvivenza. Il pianta fino alla base per
le solo fornire un'indicazio- periodo migliore per co- meglio comprendere se la
ne dell'impronta iniziale da minciare a educare una forma è promettente oppu-
dare a una collezione di pianta è l'inizio della prima- re no. Con lo stesso siste-
bonsai. Il criterio generale vera poco prima che inizi ma ci si può rendere conto
è, come si è già detto, la ripresa vegetativa, oppu- dello stato delle radici, che
quello di unire stili e specie re in autunno quando gli in un bonsai dovrebbero
diverse: dalle conifere, alberi hanno già perduto le essere disposte uniforme-
fondamentali protagoniste foglie e i frutti hanno mente in tutte le direzioni,
dell'arte bonsai, alle piante raggiunto la maturazione, in modo da fare una forte
da frutto e da fiore che, quando, cioè, sta per inizia- presa sul suolo.
con la loro variabilità re il riposo vegetativo.
d'aspetto, durante l'anno da- Quando si va a scegliere la MATERIALE VALIDO PER ESSERE
ranno alla collezione una pianta bisognerebbe avere LAVORATE A BONSAI
nota sempre diversa. già in mente lo stile che si Per capire quali es-
vuole ottenere, oppure biso- senze sono valide per esse-
LE PIANTE DI VIVAIO gna riuscire a valutare tutte re lavorate a bonsai, in
In sostanza quasi le caratteristiche dell'albe- primo luogo si osservano le
tutte le piante adatte a dive- rello per riuscire a immagi- caratteristiche genetiche
nire un bonsai sono rinveni- nare, una volta che sarà dell'essenza: ad esempio la
bili nei vivai che vendono stato trasformato in bonsai, foglia piccola è un grande
piante da giardino: non es- quale risultato potrà dare. pregio (olivastro), ma ci so-
sendo dei prebonsai, sono Un criterio da se- no molte essenze a foglia
molto meno costose dei guire nella scelta, sarebbe grande che rispondono be-
bonsai veri e propri, e allo quello della massima dispo- nissimo alla miniaturizza-
stesso tempo si ha una nibilità a seguire i suggeri- zione, ed in genere sono
certa sicurezza che non menti e gli spunti che le quelle che sullo stesso ra-
soffriranno eccessivamente piante stesse possono dare. mo presentano foglie di
per il trapianto e che sono A volte la chioma grandezze differenti
esemplari sani e robusti. E e i rami di certe piante, co- (querce, lecci). Invece
quelle che hanno foglie
composite, generalmente
rispondono poco alla mi-
niaturizzazione. Altra cosa
da tenere presente è che la
foglia a margine lobato, o
comunque irregolare, dà
l'impressione di essere più
piccola di una foglia di
uguali dimensioni, ma a
margine liscio (querce,
biancospino). Altro fattore
essenziale per decidere se
un'essenza è bonsaistica-
mente promettente, è ve-
dere come risponde
all'impostazione con il filo.
Alcune essenze hanno le-
gno duro e fragile, senza
elasticità, che si spezza al
tentativo di piegarlo; altre
lasciano impostare i rami
col filo ma, nell'arco di po-
chi mesi o 2, 3 anni, questi rami rà quasi inevitabilmente col rea-
s’indeboliscono fino a morire lizzare un bonsai dalla scarsa
(corbezzolo, leguminose e acacie). conicità, invece conviene immagi-
Altro fattore importante è nare il maggior numero possibile di
il modo in cui l'essenza risponde sostituzioni d'apice fin dalla parte
alla coltivazione in vaso da bonsai. più bassa del tronco. Quindi, spes-
Alcune essenze dei climi caldo- so, risultano molto interessanti
secchi hanno apparati radicali quelle piante che hanno il primo ra-
molto sviluppati che scendono mo molto grosso e molto basso con
nella profondità del suolo dove ci so- cui fare la prima sostituzione d'api-
no umidità e calore costanti. Que- ce; questo caratterizzerà movi-
ste essenze poco tollerano di vivere mento e conicità. Per quanto
in un vaso basso da bonsai dove ca- riguarda invece i rami, in primo luo-
lore ed umidità cambiano di conti- go vanno eliminati tutti i rami gros-
nuo, il che può far soffrire la pianta si e non flessibili, lasciando dei
o modificarne caratteristiche come monconi per realizzare degli jin se
la fioritura o fruttificazione. l'essenza li prevede.
Per quelle essenze che
I CRITERI DI VALUTAZIONE DI UN BEL non rigettano dal tronco, è indi-
BONSAI spensabile che ci siano il maggior
Può essere utile, per me- numero possibile di rametti molto
glio guidare alla scelta della pianta flessibili. Invece, per quelle essenze
giusta, elencare quelli che sono i cri- che hanno la capacità di rigettare
teri di valutazione di un bel bonsai. abbondantemente dal tronco que-
Le caratteristiche del buon sto può essere lasciato anche
materiale sono un nebari regolare, completamente spoglio e ricostrui-
Il colletto (nebari) che presenta gros- re tutta la ramificazione con i nuovi
se radici disposte radialmente getti. Nella scelta dei rami da lascia-
rappresenta un elemento di prima- re, tenere presente che ne servono
ria importanza in modo particolare un numero molto maggiore, degli
nelle latifoglie perché, oltre ad attri- impalchi che si prevedono per il
buire maggiore stabilità contribui- bonsai, una volta giunta a matura-
sce a dare un aspetto di maturità zione; comunque, non lasciare mai
all'albero. La conicità del tronco è a lungo due rami allo stesso livello,
un requisito essenziale, in modo altrimenti si rischia che in quel
particolare per le caducifoglie. Da punto si formi un antiestetico ri-
evitare tronchi che si allargano gonfiamento del tronco.
verso l'alto, che presentano segni La chioma più apprezzata
antiestetici d’innesto o gibbosità. è quella nella quale i rami più gros-
Ma avere un tronco coni- si si estendono verso i lati e i più
co, e presentarsi con la corteccia ti- piccoli verso la parte frontale e po-
pica della specie, e la presenza di steriore. I mikikiri-eda sono per i
molti rami sottili e flessibili. Per tale giapponese quei rami che, posti di
motivo il primo passo non è guarda- fronte, tagliano di traverso tronco, i
re la chioma, bensì mettere allo sco- kuruma-eda sono invece quelli che
perto le prime grosse radici. partono da uno stesso punto, a
Spesso, infatti, il nebari è in pro- raggiera e i kannuki-eda quelli che
fondità e non a filo terra, ed il crescono opposti, orizzontalmente,
tratto di tronco interrato può modifi- l'arte bonsai non apprezza e non
carne radicalmente il disegno, o considera di valore nessuna di que-
addirittura presentare difetti tali da ste tre categorie di rami.
renderlo inutilizzabile. Le foglie devono essere
Le radici devono irradiarsi piccole, folte e movimentate. I
in modo regolare senza essere bonsai dal fogliame minuto e fitto,
intrecciate o rivolte verso l'alto, il detti himesho o yatsubusasho, son
tronco deve assottigliarsi bene di gran pregio. Infine la zona apica-
verso la cima partendo da una base le dell'albero, essendo dai giappo-
solida; inoltre un'apparenza piutto- nesi considerata un simbolo di vita,
sto vecchia è sempre da preferirsi. deve mostrare una forte vitalità.
Il bonsaista principiante
che sceglie un materiale bonsai spes- © RIPRODUZIONE RISERVATA
so guarda il tronco già esistente in
tutta la sua lunghezza, ma così fini-
IN SINTESI
· BUON APPARATO RADICALE.
· UNA RAMIFICAZIONE BEN DISTRIBUITA.
· INTERNODI BREVI, FOGLIE POSSIBILMENTE PICCOLE.
· ESSERE IN GRADO DI TOLLERARE POTATURE, ANCHE DRASTICHE.
· REAGIRE BENE AGLI INTERVENTI DI TORSIONE E AVVOLGIMENTO.
· SOPPORTARE FERTILIZZAZIONI ANCHE COSPICUE.
· ESSENZA FACILE DA COLTIVARE.
· ESSERE RESISTENTE A PARASSITI.
· ESSERE ADATTA AL CLIMA E ALL'AMBIENTE IN CUI VIVRÀ.
· ESSERE ADATTA ALL’ESIGENZA DEL PROPRIETARIO.
G
uardandolo dallo spazio, il del sapere (arte, letteratura, storia, re-
Giappone somiglia a un ligione, usi e costumi, manifestazioni
arco affiorante a pelo tradizionali... ), rimarcandone non so-
d'acqua nell'indaco lo gli eventi notevoli, ma anche perso-
dell'oceano Pacifico. L'arcipelago, naggi di spicco e opere salienti.
frammentato in una miriade di isole, Un ricchissimo apparato ico-
si snoda per circa tremila chilometri, nografico — che ritrae monumenti,
dalle nevi dello Hokkaidō sino ai ce- luoghi e capolavori del Giappone di
dri di Yakushima, passando per le fore- ogni epoca — ci accompagna pagina
ste subtropicali delle isole Ryūkyū e dopo pagina, permettendoci
gli onsen (terme) disseminati un po' un'immersione totale tra le pieghe del
ovunque. tempo, alla scoperta delle tante es-
Per una coincidenza bizzarra senze che hanno fecondato il suolo
(o forse no), la cultura nipponica pare nipponico, sempre illustrate dalla Me-
riflettere la medesima ricchezza e va- negazzo con un linguaggio accessibile
rietà del paesaggio, lasciando il curio- e puntuale.
so o l'appassionato di lungo corso Travolti dalla bellezza lu-
incantati e talvolta smarriti dinanzi a cente delle lacche, dall'eleganza chia-
tanta grazia. In Italia, purtroppo, gli ra e sobria dei templi, dalla pace che GIAPPONE
strumenti di qualità per districarsi in emanano i volti assorti delle mille e
questa selva scarseggiano o sono poco uno dee Kannon di Kyōto, dimenti-
conosciuti: è il caso di Giappone di chiamo così il consiglio che Hakuin
Rossella Menegazzo (Mondadori Ekaku riportò più volte nelle sue pittu- ROSSELLA MENEGAZZO
Electa, 2007, pp. 384, € 22), studiosa re zen: «Sia la vita interiore sia il
e soprattutto sincera amante della mondo fluttuante intorno a noi / sono MONDADORI ELECTA
cultura del Sol Levante. come ciechi che vagano su un ponte.
Ricalcando sinteticamente la / Una mente che possa andare oltre è € 22,00
struttura di un'enciclopedia, il volume la guida migliore».
passa in rassegna i principali ambiti © RIPRODUZIONE RISERVATA
HITOSHI'S WORLD
photo © Hitoshi Shirota
I
l senso della vita e dell’arte giapponese po- l’effimero ondeggiare dei petali, metafora della
trebbero essere racchiusi in una pratica che caducità della vita.
si ripete immutata da centinaia di anni; si Inizialmente queste feste erano ri-
tratta dell’Hanami, che vuol dire lette- servate esclusivamente ai nobili, ma dal periodo
ralmente “ammirare i fiori”. Edo (1603-1868) in poi esse furono estese ad
L’Hanami è la consuetudine di ammira- ogni singolo suddito dell’Impero. Un ruolo
re, per sole due settimane l’anno, la fioritura dei importante nella diffusione di questa pratica si
ciliegi in varie parti del deve soprattutto allo shogun
Giappone. Le origini di que- Tokugawa Yoshimune che
sta usanza sono antichissime ordinò di piantare centinaia
e risalgono, molto proba- di ciliegi in ogni area del
bilmente, al periodo Nara Giappone, in modo che que-
(710–794) quando ogni anno, sta festa potesse estendersi
all’arrivo della primavera, si davvero a tutti.
contemplava la fioritura dei L’Hanami ha da
pruni (ume). sempre affascinato artisti e
Questa pratica fu de- scrittori; ne troviamo traccia
finitivamente consolidata in numersi tanka, haiku e,
nell’epoca Heian (794–1185), non ultimo, nel testo più
quando la fioritura dei ciliegi rappresentativo della letteratu-
(sakura) preannunciava l’ini- ra giapponese: il Genji Mono-
zio del periodo di semina del gatari di Murasaki Shikibu.
riso. Era opinione diffusa che Ancora oggi l’Hanami
nell’albero di ciliegio vivesse è vissuto come un momento
una divinità, per questo moti- importantissimo da tutti i
vo alle sue radici venivano po- giapponesi, tanto che
ste laute offerte di sake l’Agenzia Meteorologica moni-
capaci di propiziare la semina e rendere profi- tora costantemente la fioritura (sakurazensen)
cuo il successivo raccolto. che raggiunge l’apice tra il 25 marzo e il 15 apri-
Ben presto l’imperatore Saga, cominciò le. I ciliegi fioriscono fancedo la prima comparsa
ad organizzare feste nella sua corte di Kyoto, du- nell’isola di Okinawa per poi spegnersi definiti-
rante le quali si componevano poesie in onore vamente nell’isola di Hokkaido. Ogni fase della
dei fiori di ciliegio, si beveva sake e si ammirava fioritura, dai primi boccioli (kaika) al momento
di massimo splendore (mankai), è seguita attenta-
mente da tutta la popolazione che si reca nei
parchi per assistere a questo magnifico spettacolo
naturale, unendo la contemplazione della natura a
feste, musica e pic-nic. Anche di notte, in quello
che si chiama yozakura, è possibile ammirare que-
sta straordinaria pioggia di ciliegi che, complice la
luna, assume un carattere incredibilmente romanti-
co.
L’Hanami si sta lentamente diffondendo
anche in Occidente, in particolare negli Stati Uniti
dove si celebrano l’"International Cherry Blossom
Festival" (Macon, Georgia) e l’”Annual Sakura
Matsuri Cherry Blossom Festival” (Brooklin, New
York).
Di recente questa pratica è arrivata anche
in Italia, grazie ai ciliegi giapponesi piantati al la-
ghetto dell’Eur di Roma che, da qualche anno, ri-
creano la magica atmosfera senza tempo di questo
suggestivo spettacolo naturale.

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FAMIGLIA: ROSACEAE
GENERE: PRUNUS
NOME COMUNE: MUME, UME, PLUM

Il genere Prunus comprendente alberi ed arbusti coltivati per i loro frutti: albicocche, ciliegie, pesche e prugne e specie
coltivate a scopo ornamentale per la bellezza dei loro fiori.
Il Prunus è un bonsai molto apprezzato proprio per la sua fioritura che può durare alcune settimane, dalla fine dell'inverno
a primavera inoltrata, ma anche per il portamento, la distribuzione dei rami e il tronco rugoso che danno aspetto vetusto e
fascino all'insieme. È adatto a tutti gli stili, eccetto l’eretto formale e quello a scopa.

I
l Prunus ha una tradizione millenaria nella cultura cine- soleggiata. Proteggere a mezz'ombra in estate piena e in
se. Attraverso lo studio letterario e le raffigurazioni arti- serra fredda, o con altra protezione adeguata, in caso di ge-
stiche, già sotto le dinastie Quin , Han e, late invernali. Attenzione al troppo sole in inverno perché
successivamente, Song (960-1270), è stata docu- potrebbe anticipare la fioritura.
mentata la presenza dell’educazione a bonsai di questa es-
senza: spettacolare per la bellezza ed il profumo dei suoi POTATURA - Prima di iniziare la potatura, dobbiamo tener
fiori, per il portamento e per il suo ritmo. In un antico testo presente lo stato della pianta, se è giovane o vecchia, a che
vengono descritti due bonsai di Prunus (plum è il nome punto della sua formazione si trova, se ha internodi corti o
dato dai cinesi) che rappresentano la forza e il ritmo, un lunghi. La potatura di formazione si effettua durante stagio-
terzo ed un quarto Prunus che rappresentano la bellezza e ne vegetativa, in primavera, quando le gemme cominciano
il colore dei fiori, e un ultimo che rappresenta l’inizio della a muoversi; andrà effettuata su tutti i rami contemporanea-
primavera. L’introduzione del Prunus mume in Giappone ri- mente in modo da indurre la pianta ad attivare nuovi
sale al VI secolo e se ne trova testimonianza in un libro di germogli da foglia, molto vicini al tronco.
poesie chiamato “Kaifusoo”, scritto nel 751, in cui viene cele- E’ molto importante mantenere delle gemme da fo-
brata la bellezza dei fiori di questa specie. glia per non perdere il ramo. Si può ripotare a fine luglio o
agosto.
PROPAGAZIONE - Il Prunus si propaga dai semi estratti dal Se la potatura è diretta all'ottenimento di fiori, si
frutto maturo; i semi vengono stratificati in una miscela di sfa- attende il termine della fioritura per eliminare l'eccesso di
gno e sabbia per tre mesi a 4°C e messi a dimora in primave- crescita dell'anno precedente. I fiori appassiti vanno elimi-
ra. La propagazione per talea prevede l’utilizzo dei giovani nati. Durante l’estate si formeranno le gemme per l’anno se-
rami prelevati in estate. guente e quando queste si saranno differenziate si potrà
procedere con una nuova potatura, che mirerà a mantenere
ESPOSIZIONE - Il Prunus predilige un’esposizione luminosa e quante più gemme da fiore possibile. Le gemme da fiore si
Il noto bonsai di Prunus mume è un albero da frutto
appartenente alla famiglia delle rosaceae. Il nome della
pianta e del frutto è Ume in giapponese e Maesil in co-
reano.
La pianta si può considerare una forma
intermedia tra un pruno ed un albicocco. Non essendo
una pianta autoctona, sono meno evidenti nella nostra
cultura e letteratura medica le sue proprietà, ciò nono-
stante possiamo tener conto del suo uso culinario in
quanto i frutti vengono molto utilizzati, ad esempio
nella preparazione dell' umeboshi, un diffuso condi-
mento asiatico. Oppure il succo dei frutti viene estratto
tenendoli sotto zucchero e serve come base per una be-
vanda rinfrescante, dal sapore agrodolce, spesso usata
in estate. In Corea, il succo di Maesil', che è commercia-
lizzato come una bibita salutare, sta godendo di una
crescente popolarità. I frutti vengono anche utilizzati
per aromatizzare l'aceto (umezu o umesu).
L'umeboshi è un popolare condimento della
cucina giapponese a base di prugne salate. Vengono uti-
lizzate, abitualmente, le prugne giapponesi arrivate a
maturità. Il colore naturale è un bruno aranciato - dato
dal contenuto in beta-carotene - ; spesso tuttavia si pre-
ferisce colorare l'umeboshi per fargli assumere un più
piacevole colore rosso. La colorazione viene effettuata
mediante le foglie di shiso, una pianta aromatica, molto
ricche di antociani. L'umeboshi ha un gusto accentuato
acido e salato dato principalmente dalla macerazione
delle prugne nel sale.
L’umeboshi e quindi il prumus mume, hanno
delle proprietà terapeutiche date dal beta-carotene che
agiscono nella prevenzione delle malattie cardiovascola-
ri, di alcuni tipi di tumore e dell’invecchiamento. Il be-
ta-carotene è contenuto nei frutti come le albicocche, i
cachi, i meloni, le pesche, le arance e nelle verdure co-
me le carote, i pomodori, la zucca gialla, i peperoni ros-
si, ma anche verdure a foglia verde come gli spinaci, i
broccoli, le rape e la cicoria. Il beta-carotene, giunto
nell'intestino, viene convertito in parte in vitamina A,
una sostanza fondamentale per la salute della pelle e
degli occhi, e il resto viene assorbito e immagazzinato
come tale. È fondamentale per il nostro organismo in
quanto offre una vera e propria protezione nei
confronti delle malattie cardiovascolari e di alcuni tipi
di tumore. Ecco l’importanza di una dieta alimentare
ricca di frutta e verdura, per l’ elevata assunzione di vi-
tamine e sostanze ad azione antiossidante naturalmente
distinguono da quelle da foglia poiché sono più grosse e arro- presenti in questi alimenti (beta-carotene, vitamina C,
tondate. vitamina E, selenio).
Dopo la potatura e nella successiva fase vegetativa, i Le sostanze antiossidanti avrebbero infatti la
nuovi germogli crescono; quelli nella zona apicale o sulle capacità di neutralizzare almeno in parte i "radicali libe-
estremità dei rami forti sono molto vigorosi per cui si intervie- ri", prodotti di scarto che si formano costantemente nel
ne pinzando; questo è molto importante perché se lasciassi- corso delle reazioni cellulari e capaci, attraverso reazio-
mo crescere liberamente, i rami più deboli della parte interna ni chimiche definite ossidazioni, di danneggiare cellule
della pianta non riuscirebbero a germogliare. Invece, limi- e tessuti dell'organismo.
tando il vigore della vegetazione forte, i rami deboli più Potrebbe esserci un effetto indesiderato nell’as-
interni cominceranno a muoversi. sunzione di troppo beta carotene, che si manifesta in
genere quando esso viene integrato, difficilmente succe-
DEFOGLIAZIONE - Dai primi di Maggio fino a giugno, si cimano de solo con l’alimentazione, e può essere la comparsa
le punte dei rami forti, lasciando due o tre internodi e si ese- di una colorazione giallastra, soprattutto del palmo
gue la defogliazione. Questa tecnica viene utilizzata per otte- della mano e della pianta del piede (carotenodermia):
nere gemme da vegetazione alla base dei rami. Il tempo questo inestetismo che si manifesta nell'arco di 2-6 setti-
ottimale per farlo è appena prima della caduta delle foglie; mane è solitamente dovuto all'assunzione di una quanti-
l’obiettivo della defogliazione, normalmente, è quello di tà eccessiva beta-carotene; si attenua e scompare
riducendo o sospendendo l'assunzione.
PREPARAZIONE DELL’UMEBOSHI
Dopo aver lavato i frutti freschi e maturi, questi vengono lasciati per alcuni minuti
nell'acqua fredda per togliere l'amaro. In seguito vengono scolati ed asciugati con
un panno. I frutti vengono poi disposti sul fondo di un recipiente adatto (prima ste-
rilizzato con acqua bollente) e spruzzati o vaporizzati con acquavite. Viene a que-
sto punto aggiunto il sale (in proporzione di circa 200 grammi di sale per chilo di
frutta) mescolando accuratamente affinché il sale penetri bene nei frutti.
A questo stadio l'umeboshi può essere consumato ma più frequentemente
viene colorato di rosso con le foglie di shiso. Dopo aver lavato le foglie nell'acqua
fredda, queste vengono mescolate al sale marino. Questo miscuglio viene disposto
a strati, con le prugne per favorire la fermentazione. Il recipiente viene coperto
con un peso per ben pressare i frutti nella loro salamoia che deve durare da
quattro a cinque settimane. Quando la fermentazione è avvenuta le prugne vengo-
no ritirate e fatte seccare. Possono essere consumate intere o ridotte in polvere a
formare un condimento chiamato shiso momiji.

aumentare il numero dei rami, ma serve anche successiva ma rischia di debilitare seriamente la
ad aumentare il numero di gemme da fiore per la pianta. C’è da dire, comunque, che i Prunus Mu-
vegetazione successiva. me fioriscono abbondantemente, eccetto per
alcune varietà vecchie e rare; perciò possiamo
AVVOLGIMENTO - Applicare il filo dalla primavera concimare e irrigare abbondantemente, ripe-
all'estate proteggendo la corteccia e procedendo tendo la pinzatura e la filatura.
con cautela per la fragilità dei rami. È meglio evita-
re l’applicazione di questa tecnica e formare la CONCIMAZIONE - Anche la concimazione è molto
pianta soprattutto con le potature. importante poiché, se il Prunus perde forza, nella
Eventualmente si può ricorrere ad altre tecniche primavera seguente la maggior parte delle
come tiranti, pesi, morsetti, etc. gemme sarà solo da fiore, il che è un problema
per la continuazione della ramificazione. Si consi-
IRRIGAZIONE - Un punto focale nella coltivazione glia l’utilizzo di concimi organici a lenta cessione
del Prunus è l’annaffiatura: evitare che manchi ogni 20-30 giorni dalla primavera, dopo la fioritu-
l’acqua, che la pianta consuma in gran quantità. ra, all'autunno con un intervallo a luglio e agosto.
Durante l’inverno si può decidere di ridurre In autunno utilizzeremo prodotti ricchi di potas-
molto l’apporto di acqua: questo comporta la sio e fosforo. In caso di rinvaso non fertilizzare
formazione molte gemme da fiore per la stagione per tre mesi.
SHISO - Visto che ho nominato le foglie terreno drenante che mantiene una antibiotiche e sono ricche di vitamina
di questa pianta mi sembra giusto buona umidità. Le foglie di shiso A, B2, ed E, contengono inoltre calcio
parlarne. La Perilla è una pianta erba- hanno un gusto molto piacevole e e ferro. L’olio estratto dai semi è ricco
cea annuale della famiglia delle lamina- vengono usate nella cucina giappone- di acidi grassi polinsaturi, in particola-
cee alla quale appartengono anche la se per aromatizzare i piatti (sushi, riso, re l’omega 3, i più potenti tra gli anti-
menta, il basilico e il timo. Può arriva- zuppe o salse), in insalata o fritte ossidanti vegetali, presenti anche nel
re all’altezza di 1 metro e le foglie so- (tenpura). Il seme, inoltre, fornisce un pesce, i quali esercitano sull’organi-
no verdi (aoshiso – perilla bianca) o olio da cucina nutriente e ricco di Ome- smo una funzione particolarmente be-
porpora (akashiso – perilla rossa), ga 3, mentre lo shiso rosso viene nefica.
piuttosto grandi e con i contorni se- anche usato per dare colore a molti Oltre a costituire un ottimo ri-
ghettati. piatti marinati come ho già anticipato medio contro l’invecchiamento cuta-
Produce un’infiorescenza esti- all’umeboshi). neo e il decadimento fisico,
va (a partire da Luglio) con piccoli fiori Foglie spezzettate di shiso ros- mantenendo vitali, lubrificate e
bianchi, rosa o lilla, da cui poi si svi- so mischiato al riso al vapore subito do- idratate mucose e pelle, la Perilla può
lupperanno i semi. E’ molto bella po averne ultimato la cottura, gli essere usata anche come antiallergico
anche come pianta ornamentale, ma bi- forniscono un bel colore rosa e un sapo- e antinfiammatorio, inoltre può essere
sogna fare attenzione ai suoi numerosi re leggermente speziato, molto buono. importante anche per il suo ruolo pre-
semi che si propagano e possono farne Tagliato a striscioline e messo nello ventivo rispetto alle malattie cardiova-
una pianta altamente infestante. tsuyu, aromatizza i piatti di soba e scolari. D’altronde è stato usato per
La Perilla è nativa dell’Asia udon freddi. Si può usare anche per secoli nella medicina orientale come
orientale (Cina, Giappone, Tailandia, aromatizzare spaghetti e pizza, al po- antiasmatico, antibatterico, antimicro-
Corea). La sua coltivazione è molto sto del basilico bico, antipiretico (febbre), antisettico,
semplice in quanto non ha bisogno di Lo shiso ha anche proprietà antispasmodico, come farmaco antitos-
cure particolari: sole quanto basta e medicinali: le foglie hanno proprietà se, e per le sue caratteristiche
emollienti, espettoranti, ristoratrici, co- prio antidoto naturale contro ni contro gli effetti negativi indotti
me tonico e anche per combattere la l’invecchiamento. La proprietà più inte- dall’ipercolesterolemia.
nausea in gravidanza. La perilla contie- ressante degli antociani riguarda l'azio- Infine, gli antociani
ne molti antociani il cui nome deriva ne protettiva sul microcircolo. Per hanno azione scavenanger (scova rifiu-
dall'unione delle parole greche "antro questo motivo il succo di mirtillo, che ti) sui radicali liberi e sono quindi
kyanos" = fiore blu; sono pigmenti colo- rappresenta la principale fonte natura- importantissimi per il benessere gene-
rati presenti in quasi tutti i frutti e gli le di glicosidi antocianici, viene so- rale dell'organismo (protezione dagli
ortaggi presenti in natura, ai quali vente consigliato per combattere agenti cancerogeni)) e per rallentare
conferiscono le sfumature del rosso e la fragilità capillare ( cellulite, varici, l'ineluttabile fenomeno biologico
del blu. Alcuni ritengono che gli anto- emorroidi); inoltre, grazie alla sua azio- dell'invecchiamento.
ciani siano essenziali per attirare, ne antiedemigena ( contro l’edema, il Le fonti naturali più ricche di
dapprima gli insetti impollinatori sul fio- gonfiore), è molto utile per risolvere i queste sostanze sono i frutti di bosco,
re, e, successivamente, gli animali sul problemi di ritenzione idrica. Gli anto- le melanzane, l'uva scura e la bietola
frutto. Certi autori attribuiscono a que- ciani del mirtillo sono importanti rossa. Gli antociani abbondano anche
sti pigmenti la capacità di filtrare le ra- anche per il trattamento della fragilità nei fiori della malva e del carcadè, co-
diazioni solari nocive ; altri ancora e della permeabilità capillare sì come nelle arance, nelle ciliege,
estendono questa ipotesi attribuendo dell'occhio. nelle mele, nelle fragole e nelle pere.
agli antociani una funzione protettiva Ai glicosidi antocianici vengo- In linea generale tanto più il loro colo-
dalla siccità nei momenti di illuminazio- no attribuite proprietà antinfiammato- rito (rossastro o bluaceo) è intenso e
ne elevata. rie ed antiaggreganti piastriniche che, tanto maggiore è il prezioso carico di
Gli antociani, pur non es- unitamente all'azione vasodilatatoria antociani.
sendo indispensabili per la nutrizione ed antiossidante, costituiscono un vero
umana, esercitano un'azione positiva toccasana per l'intero sistema cardiova-
sull'intero organismo, un vero e pro- scolare e una delle più valide protezio-

RINVASO - Nel Prunus il rinvaso va


effettuato a radice nuda ogni anno
per le piante giovani, ogni 2-3 anni
per esemplari più maturi . Il periodo
più indicato è in primavera, dopo l'
appassimento dei fiori, o in autunno,
dopo la caduta delle foglie. Utilizze-
remo un terriccio composto da: 60%
akadama, 30% torba e 10% sabbia
grossolana, ricco di sostanza organi-
ca, non eccessivamente drenante e
molto poroso.
Il vaso deve essere abba-
stanza profondo e smaltato con colo-
ri che mettano in risalto la fioritura di
queste piante.

PARASSITI E MALATTIE - I nuovi germogli


sono soggetti all’attacco degli afidi,
per cui utilizzeremo un insetticida
preventivo. I Prunus come tutte le ro-
sacee possono andare incontro a mal
bianco o oidio, corineo, ruggine fo-
gliare, mal del piombo parassitario,
cancri fungini ai rami, marciumi radi-
cali, tumore batterico alle radici,
cancro batterico, virosi varie, carie
del legno, galle al colletto.
L' Umeshu (a volte tradotto come "succo di pru-
no") è una dolce bevanda alcolica giapponese e
coreana prodotta immergendo i frutti verdi
in shochu (un liquore). “ume” vuol dire “pru-
gna” (ma è una prugna giapponese che sembra
un’albicocca, le stesse usate per le umeboshi)
e “shu” che vuol dire “alcool”. Il sapore e l'aroma
dell'umeshu può attirare persino quelle persone
che normalmente disdegnano gli alcolici.

La ricetta è molto semplice, ci vogliono:


· 1 kg di prugne giapponesi acerbe, ma vanno
bene le prugne italiane o anche le albicocche.
· 1.8 l di liquore a 35 gradi vodka o grappa
· da 400 a 600 grammi di zucchero o miele.

Le prugne vanno lavate e pulite accuratamente,


mondate del picciolo e asciugate bene. Non
danneggiare la buccia durante il lavaggio. In un
grande contenitore perfettamente pulito di vetro
(ideali quelli con la chiusura ermetica da 3 o 4 li-
tri), fate uno strato di frutta, poi mettete lo
zucchero o il miele, lo zucchero nero d’Okina-
wa, per conferire un aroma speciale. Quindi co-
prite ancora con la frutta restante. Coprite il tutto
con il liquore scelto. Lasciare l’umeshu in un luo-
go protetto e al riparo dalla luce, deve maturare
almeno 3 mesi.
Si beve liscio, con ghiaccio o allungato
in acqua calda o fredda oppure con soda o
acqua tonica. Non dimenticate di mettere alme-
no una prugna nel bicchiere: bisogna mangiare
anche quella!
Cin Cin! Anzi... Kanpai!

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