3 ‐ Novembre/Dicembre 2013
CONTRIBUTORS
Fabio Canneta, Gian Luigi Enny, Ettore Gardini, Antonio Gesualdi,
Masahiko Kimura, L., Luca Ramacciotti, Daniela Schifano, Umberto
Scognamiglio, Anna Lisa Somma, Mauro Stemberger, Alessandro Valfré,
Melanie Walzer
IN COLLABORAZIONE CON
1
2
3
4
SOMMARIO
EDITORIALE
8 Antonio Ricchiari
Editoriale
SECRET WORLD 10
10 Fabio Canneta
L'assenza
22 Luca Ramacciotti
Ikebana. Tecniche di base
30 Melanie Walzer
Summer Bonsai Festival 30 22
BONSAI 'CULT'
44 Antonio Ricchiari
Lo spirito del bonsai
IN LIBRERIA
47 Antonio Ricchiari
Bonsai
47 16
SOMMARIO
LA MIA ESPERIENZA
48 Alessandro Valfré
Storia di un bonsai di ficus 1
90
54 Antonio Gesualdi
Cambio di vento
62 Mauro Stemberger
The beauty face of ugly 1
A LEZIONE DI SUISEKI & CO.
70 Ettore Gardini
Il mistero della montagna
76 Luciana Queirolo
Il fronte in una pietra pae‐
saggio.
L'OPINIONE DI... 62 81 1
81 Giuseppe Monteleone
Ezio Piovanelli
BSM AWARD 1
90 Daniela Schifano
Spirito immortale 1
54 70
SOMMARIO
IL BONSAINAUTA
100
106 L.
I luoghi del mondo...
A SCUOLA DI ESTETICA
119 108
V iviamo in un periodo di tempo che non esito a definire “decadenti‐
sta”. E non mi riferisco soltanto alla grave e perdurante crisi econo‐
mica. La critica ufficiale della seconda metà dell’800 usò questo termine
proprio per ricordare la sensazione di crollo di una civiltà.
Credo che l’accezione negativa ricordi propri gli inizi degli anni
80 e 90 del XIX secolo con il diffondersi di uno stato d’animo caratte‐
rizzato da un senso di disfacimento e termine di una civiltà, l’approssi‐
marsi di un cambiamento epocale, lo smarrimento della coscienza e
della crisi dei valori. In questo periodo la sensazione è quella di contra‐
sto con la società che ci circonda, insensibile e distaccata di fronte alle
sue esigenze.
Questo disarmante panorama fa registrare un calo preoccupante
della cultura e di tutte le arti dovuto alla insensibilità di chi dovrebbe
istituzionalmente averne cura e stimolo. E quando in una nazione
avviene tutto ciò ne risultano compromessi popolo e democrazia.
In Italia negli ultimi anni si è notato un calo preoccupante del li‐
vello di attenzione appunto verso le arti che sono le fondamenta di tutto
il patrimonio culturale di un popolo. Si è incapaci di dare risposte
soddisfacenti all’uomo nelle sue esigenze estetiche e di gusto. L’uomo
tende infatti ad interrogarsi su di sé, sui suoi bisogni, sui suoi desideri
effimeri assai più di quanto si occupi della realtà fisica o naturale,
perché incapaci di coinvolgere più di tanto sentimenti ed aspirazioni.
Perché tutto questo preambolo?
Perché bonsai e suiseki sono da considerarsi “un’isola felice” per
il bagaglio di cultura e di emozioni che sono in grado di trasmettere a
chi li pratica e li “frequenta”. Perché sono essi stessi cultura. Fanno
cultura. Regalano cultura. E in questa nostra società non è roba da poco.
Tutta la produzione bonsaistica, in particolare, che l’uomo ha
creato fa parte del patrimonio culturale e ha valore di documento, in
quanto testimonianza dell’evoluzione stessa del bonsai visto come patri‐
monio artistico. Gli esemplari di bonsai e le pietre d’arte, oltre ad avere
la stessa rilevanza di tutti gli altri prodotti dell’uomo sul piano della te‐
stimonianza storico‐sociale, presentano un contenuto qualitativamente
più significativo sul piano estetico e simbolico.
Bonsai e suiseki possono quindi essere considerati “prodotti
d’arte speciali” complessi e ricchi di significato, che parlano a chi li sa
“leggere” di molteplici aspetti (filosofici, estetici, etc.) della cultura pro‐
pria di chi li ha creati o li possiede.
Ogni bonsai suscita in chi lo osserva particolari sensazioni.
Ognuno di noi è in grado di fornire giudizi di carattere intuitivo su ciò
che sta osservando. Ma per capire pienamente che cosa il bonsaista
abbia saputo comunicare attraverso il suo lavoro sulla pianta e decifrare
così i molteplici messaggi che essa contiene, è necessario approfondire
l’analisi in modo preciso e metodico.
Il bonsai utilizza le tre dimensioni della scultura con
un’aggiunta: la quarta dimensione. Il tempo. Nessuna altra arte dell’uo‐
mo è capace di tanto! Il bonsai, inoltre, si può etichettare anche come
“opera d’arte di relazione” perché può prevedere la partecipazione di
più bonsaisti che collaborano alla realizzazione e alla definizione di una
pianta.
Bonsai e suiseki, due arti di grande valenza culturale dunque
che ci accomunano e ci fanno ritrovare anche nell’appuntamento con il
nostro Magazine.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Fabio CANNETA
L’ombra di se oscura se stesso.
Distorce gli spazi e restituisce forme uniche, irripetibili, mai uguali a se stesse.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
- (PH) © NICOLA C RIVELLI
D
al 31 agosto al 8
settembre Fai della Paga‐
nella, una piccola cittadi‐
na nel bel mezzo delle
Dolomiti del Brenta, ha ospitato una
settimana bonsai denominata
“Summer Bonsai Festival” orga‐
nizzato dalla Nippon Bonsai Sakka
Kyookai Europa (NBSKE) con il
supporto di Trentino Bonsai Club e il
comune di Fai della Paganella.
Obiettivo dell'associazione è quello
di diffondere il tradizionale bonsai
giapponese e le sue antiche arti in
Europa. Questa Associazione ha
obiettivi educativi e culturali, ed è
una associazione senza scopo di lu‐
cro; qualsiasi forma di competizione
non è incluso nelle attività.
Questi nove giorni sono stati
pieni di workshop, conferenze, di‐
mostrazioni e molto altro e che ci
crediate o no, tutte queste attività
erano aperti a tutti. La struttura era
pulita, luminosa e abbastanza grande
da consentire fino a 43 pezzi in mo‐
stra tra i quali bonsa , suiseki, kusa‐
mono e piante di compagnia, che
sono stati ben esposti e cambiate di
posizione per tre volte nel corso della
settimana. I laboratori serano pieni di
nuovi membri che hanno voluto
imparare qualcosa di nuovo, così co‐
me vecchi membri che hanno assistito gor Carino e suoi vasi bonsai; e ultimo più popolare al mondo e alla fine il
ed aiutato e, alla fine, hanno imparato ma non meno importante, il Presi‐ pubblico poteva provare diversi tipi di
qualcosa anche loro. Le conferenze dente della NBSKE Lorenzo Agnoletti tè. E non dimentichiamo le più
erano di varia natura e interessanti. E che ha tenuto un seminario sugli Ya‐ femminili tra le arti giapponesi: ikeba‐
le demo sono state spiegate in detta‐ madori, lo spirito della natura. Tutti na e cerimonia del tè. Le signore
glio anche se a volte tradotti dal questi meravigliosi insegnanti di talento giapponese con i loro Kimono imma‐
giapponese. Nell'insieme l'evento è erano molto disponibili, gentili e la colate erano graziose e delicate nella
stato un vero successo. maggior parte di loro sono rimasti per loro arte e gestualità. Suiseki, a quanto
Iniziamo dai workshop: shita‐ tutta la settimana in modo che sia il pare, non sono solo le "pietre" e ognu‐
kusa con Alfonsina Zenari, delicata, novizio sia i bonsaisti più esperti po‐ no ha scoperto qualcosa di nuovo su di
femminile, affascinante; il competente tessero sfruttare appieno le loro cono‐ loro. Un vero esperto ha spiegato
Paolo Giai e il suo elegante pino silve‐ scenze consolidate. coltivazione di Ficus bonsai e bonsai
stre; il ginepro Shimpaku e Nicola Cri‐ Le conferenze d'altra parte da interno e condiviso la sua cono‐
velli con la sua conoscenza quasi erano più interessanti del previsto. scenza. Incredibile!
enciclopedica della materia; Adriano Partendo dall'importanza del tavolo Si potrebbe concludere di‐
Nolan e la sua spiccata sensibilità nel per la presentazione di un bonsai. Di cendo: una settimana davvero ricca.
coltivare da seme; Xavier Redon pro‐ solito i nuovi membri non ricevono Lo pensi davvero? Non è ancora finito,
venienti dalla Spagna e il suo know ‐ questo tipo di spiegazione in un club. la perla è ancora da svelare: Sensei
how in materia di olivi in natura. Il bel Si è parlato della storia e il sapore del Isao Fukita è venuto dal Giappone e
I tè, la bevanda ha
impressionato il pubblico con la sua conoscenza, ni nel tokonoma, che è l'obiettivo di tutti gli
tecnica e sensibilità, tutti ingredienti a cui ogni bonsai‐ appassionati di bonsai. Ci sono state discussioni su
sta dovrebbe mirare lungo il suo percorso. La de‐ quale sia il tavolino più adatto, il miglior kakejiiku, la
mo/workshop è stato davvero interessante per il scelta tra diversi shitakusa, il giusto equilibrio tra il
pubblico, il Sensei Fukita ha spiegato il suo intento e vuoto e il pieno all'interno della esposizione. Sì, a mio
ha dato una lezione di teoria sul dramma (Shibishiza). parere, l'arte della esposizione nel tokonoma è davve‐
Il proprietario del bonsai intanto lavorava con la filatu‐ ro una sfida.
ra e lavori sul legno: Jin e Shari. Una volta che il lavo‐ Il Festival ha chiuso le sue porte per questa
ro tecnico è stato concluso il sensei ha impostato edizione, ma ha aperto molte porte nuove nel cuore
l'albero e di nuovo spiegato la sua visione. Se questo di molti appassionati di bonsai. Non vedo l'ora di
non è una perla ditemi voi cosa è! partecipare alla nuova edizione che si terrà l'anno
Ogni membro del NBKSE poteva esporre il prossimo. Per diventare un membro inviare una e‐
proprio bonsai, che la pianta fosse pronta o meno. mail con il vostro nome e indirizzo alla segreteria del
Naturalmente dovevano essere piante visivamente NBSKE info@sakkakyookai‐e.com, 35 euro per anno
accattivante. E' proprio questo il tipo di supporto di e chiunque può diventare membro.
cui hanno bisogno i nuovi membri ai loro primi passi
nella esposizione. Non vi è nessuna giuria e nessuno è Homepage: http://www.sakkakyookai‐e.com
giudice, ci sono solo scambi di opinione, suggerimenti
per migliorare il bonsai e la presentazione. Non ci so‐ Blog: http://summerbonsaifestival.wordpress.com
no vincitori o perdenti, tutti uguali, uniti dalla la stessa
passione . Facebook: https://www.facebook.com/sakka.kyookai
Al fine di raggiungere i migliori risultati possi‐
bili, 11 membri hanno esposto le proprie composizio‐
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L
a forma del bonsai torna all’osservatore come oscura gli altri, ma passando sopra tutti ci conferma
soggetto efficace, capace cioè di trasformare che ognuno è in grado di possedere i caratteri della
chi la contempla. C’è una reciprocità bellezza. La “summa” dei particolari forma la bellezza
drammatizzata, una tensione in atto che è il totale della pianta.
risultato della forma stessa del bonsai. E’ un evento Il bonsai inteso come opera si evolve da sé e
che ha leggi solo sue. Esclusive. Se il bonsai dal punto nemmeno il bonsaista conosce la sua conclusione. Il
di vista estetico non è concettualizzabile, ciò è dovuto bonsaista decide passo passo gli interventi sulla
al fatto che è affascinante in sé. La tessitura della ra‐ pianta, come compierli e perciò si richiede un potere
mificazione, la trama della corteccia, le venature della percettivo di ricezione della pianta, e non qualità
pianta non sono classificabili, ma è proprio per via soggettive o oggettive di analisi. Il bonsaista deve pos‐
dell’attrazione e del fascino che esercitano con quel sedere una potenzialità percettivo‐estetica che
dato colore e quelle sfumature particolari e irripetibili, coincida totalmente con la ricezione immediata del
che il bonsai è più che sé stesso nel suo grado di bonsai.
bellezza visibile, perché porta la presenza di una Un’accurata analisi estetica delle forme del
perfezione invisibile, impalpabile. bonsai riconfigura tutta la tradizione orientale del
C’è una stretta associazione fra compimento e pensiero estetico senza imprimervi una propria dire‐
limite: la forma, quando si realizza un bonsai, è limi‐ zione, ma lasciando che si realizzino concetti di stili
tazione perché l’idea globale in essa non sarà mai diversi e coesistenti. E’ questa la questione degli stili
completa. Dagli esemplari dei grandi maestri possia‐ che sta subendo un processo evolutivo e che trova nel
mo evincere come, a distanza di tanti anni, molti di bonsaismo italiano particolare sensibilità ed attenzio‐
questi sono stati ristrutturati e stravolti esteticamente. ne. Stiamo parlando del bonsai d’avanguardia.
Se si osserva profondamente un bonsai è co‐ Un bonsai viene selezionato dal tempo, sotto‐
me se ogni forma contemplata ci facesse dimenticare posto alla capacità di giudizio e custodito come valore
la precedente, ma tutte nella loro successione storico di memoria artistica.
confermano la presenza costante della bellezza di E’ IL TEMPO CHE RACCHIUDE LO SPIRITO DI UN BONSAI.
ogni pianta. E’ come guardare con una lente di Partendo dall’analisi dell’osservazione e della
ingrandimento che mentre ingrandisce un particolare, contemplazione di un bonsai attraverso la percezione
della sua forma, si evince che se non certa verve e con compiaciuta mae‐
si dà contemplazione senza perce‐ stria.
zione è anche vero che la percezio‐ E’ vero che qua e là si incontrano
ne è naturalmente modellata sulla spesso ottimi bonsaisti e validi di‐
contemplazione della pianta. Non si mostratori che forse meriterebbero
percepisce dunque se non per attra‐ altri destini. Ma l’arte è un’altra co‐
zione dell’attenzione, per passione, sa, è qualcosa che esprime una
per potere apprendere la struttura sensibilità più raffinata, un’intuizio‐
della forma. ne che va oltre il confine della realtà
L’estetica quindi può ristabi‐ e che sopravviverà come un valore
lire con un maggiore realismo che spirituale eterno; vuol dire riempire
cosa accade quando percepiamo. di contenuto un vuoto, dare un
Una volta stabilito l’elemento tra‐ senso al senso di vuoto. In altre
scendente nella percezione del parole è la visione di un bonsai nel
bonsai, una considerazione ontolo‐ quale convivono contaminazioni
gica della bellezza diventa possibile culturali e spiritualità universali.
con gli elementi che costituiscono i Queste contaminazioni pos‐
punti focali o di “interesse”. Questa sono provenire dall’anima autentica
proceduralità è il nocciolo dell’este‐ di una terra mitica come per
tica del bonsai e il suo disordine es‐ esempio la Sicilia … o come qua‐
senziale ne fa un puro prodotto lunque altro posto del mondo. Per
dell’arte. sentieri di montagna, campagne as‐
Il bonsai è diventato un oggetto di solate e fresche battigie, il bonsaista
culto. si incammina inconsapevolmente
E’ identificato e classificato alla ricerca delle proprie radici.
in quella nicchia che raccoglie ogni Quando affermo che ad ispirare il
cosa sia definibile con il termine bonsai ad un siciliano non è la Sici‐
cult. Un totem su cui si proiettano lia, ma la sua natura di uomo, e che
immagini che intrecciano passato e il resto semmai è solo l’effetto di una
futuro. Un oggetto di culto diventa causa, dico una cosa vera.
quanto più importante quanti più Un siciliano o un abitante di
sono i suoi seguaci e quanto più so‐ qualsiasi altra terra può fuggire
no fedeli. lontano dalla propria terra d’origine
Il bonsai ha dato vita ad uno ma, ovunque si trovi, non riuscirà
di quei fenomeni definiti “comunità mai abbastanza a fuggire da sé stes‐
immaginate” in cui i membri spesso so e dal proprio modo di fare
non si conoscono, non si frequenta‐ bonsai.
no per forza, ma sentono di Desidero ora inserire un concetto:
appartenere, in questo caso, ad una l’austerità, che nel caso del bonsai
comunità di pratiche ma anche ad ha una doppia connotazione che
una filosofia comune. Un credo coinvolge sia l’estetica che il bonsai‐
anche un po’ snob, che gode sta. L’austerità, nel bonsaista, ri‐
nell’essere minoranza e se ne privi‐ guarda l’individuo che vive
legia. Come ogni vera fede ha biso‐ concretamente la propria esistenza
gno di seguaci convinti, costanti e quotidiana nonché la sua condotta
praticanti. Un totem sì, un totem se etica.
lo vogliamo intendere nell’accezio‐ Il bonsaista si caratterizza
ne del termine. per questo profondo incrocio fra la
Un vero, grande bonsaista (e sfera etica e quella estetica: non
in Italia, buon per tutti, qualcuno insegna l’ethos né attraverso impe‐
c’è!) deve essere un protagonista rativi morali astratti o formali, né
indiscusso del panorama bonsaisti‐ allenando la facoltà di giudizio e di
co. Dico “vero” perché oggi il termi‐ analisi della Natura mediante
ne ha subito un grave processo di l’esercizio artistico che si direziona
inquinamento, una deriva inquie‐ verso l’armonia con la natura stessa
tante e licenziosa. o addirittura nella sua idea più alta
Se autori dei capolavori che coinvolge i maestri orientali, fi‐
bonsai sono i grandi artisti, non si nisce per esserne assorbito. Per
capisce come e perché sia invalsa quanto riguarda l’estetica, il rigore
l’abitudine a considerare come significa essenzialità, semplicità.
espressione dell’arte bonsai qualsiasi
pianta venga impostata con una © RIPRODUZIONE RISERVATA
A
vevo già acquistato questo corpo vero e proprio del lavoro che
lavoro editoriale del Mae‐ è diviso nei dodici mesi dell’anno.
stro Kobayashi nella sua Ogni mese comprende le foto ed
versione originale in lingua una brevissima descrizione di una
inglese, edito da PIE International varietà di pianta. L’Autore scrive che
Inc. di Tokyo. Da buon bibliofilo ho “sono circa 120 le varietà di alberi
poi acquistato l’edizione italiana, usate nella creazione di bonsai,
stampata sempre in Cina dove, con qualcuna in più se si includono le
buona grazia, i costi di stampa sono varietà orticole e i cultivar”. Il titolo
concorrenziali, distribuita da L’Ippo‐ di ogni mese è allietato dai versi di
campo di Milano. un haiku. Alle lingue straniere delle
Nella IV di copertina, il no‐ varie edizioni si affiancano gli ideo‐
me di Kobayashi è insolitamente grammi giapponesi che dal punto di
affiancato da quello di Kazuhiko Ta‐ vista estetico fa sempre piacere
jima che è Art Director di questo li‐ apprezzare.
bro. Il Maestro ha potuto contare su E’ questo un libro che va
uno staff professionale che ha pre‐ tenuto assieme ad altri di ogni buon
sentato un lavoro editoriale molto bonsaista soprattutto per il nume
gradevole e molto curato. Il prezzo illustre del suo Autore. Dal punto di
BONSAI
di copertina rientra in una media ra‐ vista informativo le schede botani‐
gionevolmente accettabile. che sono molto sintetiche e credo KUNIO KOBAYASHI
La cooperazione con una non aggiungano molto alle nostre
serie di musei giapponesi ne valo‐ conoscenze.
rizza la ricerca fotografica. Ma l’Autore si chiama pur
Il libro si apre con una bre‐ sempre Kobayashi.
EDIZIONI IPPOCAMPO
vissima storia del bonsai, cui segue
una pagine interessante titolata € 29,90
"Contemplazione". Entriamo poi nel © RIPRODUZIONE RISERVATA
DI ALESSANDRO VALFRE'
I
l ficus: un'essenza che può dire poco se impostata, co‐ mero 3. Per maggior chiarezza ho numerato tutti i rami che
me spesso si vede, secondo canoni che non le hanno avuto un ruolo nella successiva impostazione: il nu‐
appartengono (vale a dire, ricalcando stili fatti per le mero contrassegnante ogni ramo è riportato vicino all'apice
conifere) ma che può dare risultati interessanti se del ramo stesso. Il ramo 1 ed il ramo 12 erano ancora molto
vengono valorizzati i suoi punti di forza. esili e flessibili e si prestavano a qualunque posizionamento.
Nel seguito descrivo la mia personale esperienza di Il ramo 2 era già invece discretamente rigido e aveva alcuni
realizzazione di un bonsai di ficus retusa partendo da una rametti secondari nella parte bassa (numeri 4, 5 e 6). I rami
piantina di poche foglie. Un'esperienza in gran parte da au‐ 7, 10 e 13 erano pure già discretamente sviluppati.
todidatta, fatta secondo il principio dell'osservazione, del La piantina, essendo ancora giovane, si prestava
tentativo e dell'errore corretto, che spero possa costituire ovviamente ad interpretazioni diversissime: dallo stile ban‐
magari per qualcuno una piccola fonte di ispirazione. jan al moyogi al bonsai su roccia, solo per citarne alcuni,
escludendo evidentemente le impostazio‐
GLI INIZI E LA PRIMA IMPOSTAZIONE. Tutto "Alla fine, ispi‐ ni non adatte ai ficus, quale, per esempio,
ebbe inizio .. non ricordo nemmeno più
quando, comunque, all'incirca nel
randomi anche al lo stile a cascata. Come esempi cui ispi‐
rarmi avevo in mente i grandi ficus ma‐
2001/2002, dopo la potatura primaverile famoso e magni‐ gnoloides dalla imponente chioma
del mio bonsai di ficus retusa (all'epoca il
mio unico bonsai, che accudivo da circa
fico esemplare di uniforme e a cupola, in particolare quelli
dei giardini palermitani , che conoscevo
10/12 anni), mi domandai: "con tutti que‐ Ficus Benjamin da fotografie e che ho avuto poi modo di
sti rametti, perché non provare a fare una
talea?" Detto,fatto. Presi uno dei rametti
custodito presso ammirare dal vivo nell'estate 2011.
Era mio desiderio riprodurre un
più regolari e lo misi, molto semplice‐ il Crespi Bonsai albero di quel tipo, ricco di intricate radici
mente, in un piccolo recipiente riempito
di acqua di rubinetto. Il rametto produsse
Museum, optai aeree, che sostenessero come colonne
grandi rami serpeggianti, che avrebbero
radici con vigore, radici sanissime, per uno stile a dovuto dipanarsi in tutte le direzioni.
bianche e turgide. Quando le radici
ebbero raggiunto all'incirca una spanna di
tre tronchi" D'altro canto, volevo cercare anche di
imprimere un qualche movimento e ritmo
lunghezza, lo piantai in un vasetto con comune terriccio per alla chioma, senza limitarmi a farla sviluppare come una
piante ornamentali. semplice cupola. Alla fine, ispirandomi anche al famoso e
Non avevo in mente uno specifico progetto e se‐ magnifico esemplare di ficus benjamin custodito presso il
guirono alcuni anni di pura coltivazione senza alcun Crespi Bonsai Museum, optai per uno stile a tre tronchi.
intervento bonsaistico. La prima impostazione può essere sinteticamente descritta
Arriviamo quindi alla primavera 2006, quando la come segue, con riferimento al disegno di figura 2:
piantina aveva raggiunto l'altezza di circa tre spanne e aveva • Rinvaso in un vaso di coccio di dimensioni maggio‐
l'aspetto che ho personalmente riprodotto in figura 1 ri del precedente. La vecchia zolla è stata in gran parte
(purtroppo, non ho foto risalenti a quel periodo). Il tronco mantenuta e, nel posizionarla nel nuovo vaso, è stata girata
principale aveva un diametro, alla base, di circa 1cm e se‐ di quasi 90° così che il tronco, prima verticale, andasse ad
guiva la linea che conduce all'apice, contrassegnato col nu‐ assumere una giacitura sub orizzontale.
• I rami 1 e 2 sono stati scelti come sinistra dando equilibrio all'insieme.
futuri tronchi, per costituire lo stile a
tre tronchi insieme a quello che già TRA IL DIRE ED IL FARE C'È DI MEZZO IL
era il tronco principale e sono stati MARE! Il ficus ha una spiccatissima
incurvati e posizionati col filo. tendenza ad incurvare i rami verso
• Il tronco principale ha subito una l'alto, alla ricerca della luce. Avevo
sostituzione dell'apice: l'apice 3 è di‐ forte difficoltà a mantenere la posizio‐
venuto un ramo, mentre il rametto 9 è ne dei palchi in quanto questi, anche
stato posizionato come nuovo apice. dopo ripetute applicazioni di filo e ti‐
• Gli altri rami sono stati piegati, so‐ ranti, tendevano poi sempre ad assu‐
prattutto con l'ausilio di tiranti, fissati mere inverosimili forme arcuate,
ad un filo di ferro girato e chiuso protendendosi verso l'alto. L'applica‐
attorno al vaso: zione successiva di filo e tiranti non
‐ Il rametto 12 è stato posizionato co‐ era sufficiente a stabilizzare nel tempo
me una piccola branca frontale. e rendere definitiva la giacitura voluta.
‐ 11 e 13 sono stati posizionati come Inoltre, occorreva incentivare la cre‐
rami posteriori. scita delle radici aeree, che diffi‐
‐ 7 e 10 sono stati abbassati al fine di cilmente riescono a svilupparsi
creare una grande massa fogliare in autonomamente se non si ha a dispo‐
basso a sinistra, visivamente separata sizione una serra che permetta di
dal resto della chioma. Il ramo 10 è mantenere un alto livello di umidità
stato anche spostato un po' all'indietro, nell'ambiente.
per dare maggior profondità. Negli anni successivi alla pri‐
‐ Il ramo 8 è stato posizionato come ma impostazione, oltre a procedere a
un palco intermedio. successivi rinvasi in vasi (sempre di
L'effetto finale vuole essere coccio) via via più grossi, per velo‐
quello di un grande albero cresciuto cizzare lo sviluppo delle branche ed
sulle placide rive di un lago e che ingrandirne velocemente il diametro,
quindi, crescendo, si è proteso col ho risolto entrambi i problemi di cui
tronco e coi rami verso l'acqua, alla ri‐ sopra con le lavorazioni illustrate in fi‐
cerca della luce. Il tronco, piegandosi gura 3 e che vado di seguito a descri‐
e incurvandosi per il suo stesso peso, vere.
ha lasciato degli spazi vuoti, colmati Anno 2007 circa: i rami
dai tronchi 1 e 2. Lo sviluppo succes‐ incurvati sono stati abbassati mediante
sivo di radici colonnari avrebbe dovu‐ la tecnica dell'asportazione di una
to controbilanciare il movimento verso fettina di legno. Ciò ha permesso di
1. Il ficus retusa nell’aprile 2006, pro‐ interrompere la continuità delle fibre ringa attraverso la fasciatura di nylon.
nto per la prima impostazione. ‐ 2. (più di quanto non si riesca a fare con Anno 2010: quando le radici
Schema della prima impostazione. ‐ 3. la torsione dei rami) e di far sviluppare sono state sufficientemente lunghe, le
Schema della tecnica usata per abbas‐ piccoli calli legnosi, con l'effetto di fasciature di nylon sono state aperte e
sare i rami e far crescere le radici immobilizzare finalmente il ramo nella le radici sono state distese delicata‐
aeree. ‐ 4. Futura tecnica di
posizione voluta. I rami sono stati nuo‐ mente fino a raggiungere il terreno
costruzione di ulteriori radici aeree
mediante talea, innesto per vamente filati e/o tirantati. sottostante. Quando la loro lunghezza
approssimazione e successiva Anno 2008 circa: a cicatrizza‐ non era ancora sufficiente a toccare il
asportazione dell’apice. zione completamente avvenuta, dopo terreno, il livello di quest'ultimo è stato
la rimozione del filo, il ramo è stato temporaneamente innalzato
avvolto in nylon riempito di terriccio riempiendo di terra dei cilindretti co‐
per piante ornamentali. Terriccio è struiti artigianalmente con ritagli di una
stato applicato anche sul tronco. Que‐ comune rete a maglia fine, reperibile
sto allo scopo di incentivare lo svi‐ in qualunque centro per bricolage. Il
luppo di radici, che sarebbero poi tratto di radice aerea appena esposto
diventate radici aeree, applicando, di all'aria rischiava comunque di subire
fatto, la tecnica della margotta ma un forte shock, che avrebbe rischiato
senza poi staccare i rami dalla pianta di comprometterne lo sviluppo e, nei
madre. Per favorire lo sviluppo delle casi peggiori, anche di farlo seccare.
radici è bene mantenere il terriccio vi‐ Per scongiurare tale eventualità
cino a tronco e rami il più possibile occorre intervenire con frequenti ne‐
umido e ridurre le irrigazioni nel pane bulizzazioni e mantenere una parziale
di terra sottostante. Personalmente, copertura con sfagno (in alternativa, si
mantenevo l'umidità delle margotte può anche applicare un bendaggio di
iniettando acqua con una comune si‐ cotone idrofilo da mantenersi umido,
tecnica che ho pure personalmente speri‐
mentato e che ha avuto una discreta effica‐
cia, seppur non tanto quanto l'applicazione
dello sfagno) fino a che la radice non appaia
sufficientemente lignificata.
Nel corso dell'anno 2010 è stato
anche possibile rinvasare finalmente l'albero
in un vaso bonsai, procedendo ad una forte
riduzione dell'apparato radicale. Questa
volta il substrato è stato in gran parte rinno‐
vato e sostituito con una miscela di materia‐
le drenante, akadama (prevalenti nella parte
inferiore del vaso) e terriccio per piante
ornamentali (prevalentemente in superficie).
Successivamente si sono progressi‐
vamente rimosse le varie retine di terriccio
di supporto per le radici aeree arrivando fino
ad oggi!
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PROPRIETARIO ESEMPLARE: DOMENICO SANTORIELLO
I
1. Febbraio 2005, il fronte dell‐ l Ginepro Fenicio rappresenta per avviarli alla via del bonsai, non possia‐
'albero nella precedente impos‐ attualmente in Italia una delle più mo non citare i vari appassionati della
tazione del proprietario. ‐ 2. Il importanti cupressace a squama di Campania; in questa regione esistono,
nuovo fronte da me
interesse bonsaistico, presente in ma‐ infatti, grandi popolazioni spontanee sulle
considerato ‐ 3. Particolare
della legna seccai ‐ 4. Dopo niera naturale sul territorio nazionale e in coste e nell'entroterra più prossimo al mare.
aver deciso di piegare il tutto il bacino del Mediterraneo, tanto da Il ginepro che vi vado a presentare
ramo‐tronco si iniziano le diventare in pochi anni, da essenza quasi è uno di questi pionieri, raccolto nel 1996
operazioni di scavo della totalmente sconosciuta ai più, una della più nell'entroterra cilentano dal sig. Domenico
porzione secca interna alla richieste ed apprezzate sul mercato. Tra i Santoriello, amico e socio dell'Arbores
curva del ramo da piegare primi in assoluto a raccogliere dei materiali Bonsai Club da sempre.
6
10
L'amico Domenico mi consegnò questo fe‐
nicio presso il mio giardino‐laboratorio nel febbraio
2005, dopo che gli espressi il mio parere sull'impo‐
stazione da lui data a quest'albero tempo prima. In
quell'occasione gli confermai il fatto che l'albero era
da ridisegnare in quanto in una prima impostazione
egli scelse un fronte che, se pur accattivante per
movimento e composizione d'insieme, non
permetteva la visione della vena viva che correva
magnificamente sul tronco, all'epoca sul retro,
completamente nascosta alla vista.
Ricordo che erano i primi anni in cui mi
avviavo a fare del bonsai la mia professione e questo
fu uno dei primi lavori su commissione che presi; ri‐
cordo che allora ero combattuto tra l'emozione e la
responsabilità di mettere mano ad una pianta di un
ottimo livello, e il cercare di accontentare al meglio
il committente senza intervenire in maniera pesante
da mettere a repentaglio la vita della pianta stessa.
Domenico, acconsentendo al mio progetto,
mi lasciò mano libera nella reinterpretazione di
questo bonsai e così non ebbi che da mettermi al
lavoro in quel febbraio stesso.
La prima operazione fu quella di scegliere
un nuovo fronte, scelta che cadde sull'angolo sinistro
dell'allora retro. Nello scegliere questo fronte,
immediatamente mi resi conto che una tale chioma
ora non aveva senso, per di più copriva una buona
parte della bellissima legna secca presente. E fu in
quel momento che decisi che per quest'albero biso‐
gnava "cambiare vento"!
5. scavando scavando… si elimina la parte secca lasciando
intatta la parte viva ‐ 6. Dopo l’applicazione della raphya ‐
7. Si applica il filo di rame e si procede alla piega ‐ 8. Una
visione d’insieme ‐ 9. Qualche giorno dopo la piega, prim‐
a della gelata ‐ 10. Ecco l’aspetto della pianta a marzo
2006 dopo aver eliminato il ramo‐tronco piegato ormai
inesorabilmente seccato ‐ 11. Marzo 2006 la forza del
ramo rimasto dopo solo un anno ‐ 12. Una prima veloce
impostazione ‐ 13. Una visione d’insieme… davvero una
magra consolazione allora! ‐ 14. Settembre 2006
incredibile esplosione, la desolazione si trasforma in gioia,
e si ricomincia a progettare ‐ 15. Settembre 2006 si inizia
a leggere già un progetto d’insieme ‐ 16, 18. Momenti
durante una dimostrazione alla mostra della Giareda
settembre 2006
più lunghi per la formazione. Mi dovetti ri‐ manifestazioni nazionali, Crespi coup, UBI
credere! In poco tempo e nello stesso anno 2008, trofeo Arbores, Valle d'Itria Bonsai ed
la pianta reagì violentemente regalando una altre, riscuotendo sempre grandi apprezza‐
vegetazione abbondante e vigorosa, infatti menti. L'ultima apparizione pubblica di
nel settembre 2005 direzionai già la vegeta‐ questa pianta risale al giugno 2011 durante
zione in laboratorio, facendo seguire nella il trofeo Arbores.
primavera del 2006 una prima impostazio‐ Questa pianta rappresenta un
ne e sistemazione del secco in demo alla esempio di come nel bonsai da un inci‐
mostra delle Giareda a Reggio Emilia. dente di percorso si possa ricominciare e ri‐
L'anno seguente, nel 2007, fu costruire una storia tutta nuova e magari
cambiato anche il vaso, con un contenitore anche più interessante.
dalle linee più eleganti e morbide. Nel 2008
questo ginepro ha poi partecipato a diverse © RIPRODUZIONE RISERVATA
di MAURO STEMBERGER
2
1, 2, 3. Il pino al momento dell'acquisto
E
ra il 2006 quando ebbi colpì subito per le sue caratteristiche
l'opportunità di acquistare da peculiari quasi più simili ad un gine‐
un raccoglitore questo interes‐ pro, intendo dire le torsioni del
santissimo araki di pino Silve‐ tronco che creavano moltissime curve
stre raccolto l'anno precedente in interessanti dalla base fino all'apice.
Francia. La pianta che aveva superato Inoltre questi pini, provenienti da una
in modo ottimale lo stress da raccolta specifica zona nell'altipiano al centro
mostrava già segni di ottimo vigore della Francia, presentano una
con gemme apicali forti ed inoltre corteccia molto rugosa e dal colore
gemme arretrate che a seguito della grigiastro ed un colore verde/azzurro
potatura di contenimento si stavano degli aghi, molto diversi dai loro cu‐
sviluppando nella ramificazione che gini italiani che hanno corteccia e co‐
ora aveva luce ed aria. Il materiale mi lore degli aghi più scuro.
L'anno seguente in primavera, informatiche, creare dei piccoli pro‐
viste le ottimali condizioni in cui si tro‐ getti in modo da poter valutare le di‐
vava il materiale, era auspicabile una verse opzioni che il materiale ci
prima lavorazione in modo da propone. In questo caso, analizzando
compattare i lunghi rami (queste un cambio di angolazione della pianta,
piante, che in natura crescono in un sono emersi due interessanti progetti
terreno composto prevalentemente da da sviluppare nel tempo.
creta, quindi povera di sostanze nutri‐ L'importante, quindi, come
tive, sviluppano una crescita cosiddetta primo passo è stato riportare i lunghi
"a fungo", coprendosi interamente rami vicini al tronco in modo che nel
dai rami e strisciando nel terreno in futuro, lavorando con la ramificazione
modo da diminuire il più possibile la secondaria e terziaria, si potesse fa‐
4. Si studia la nuova inclinazione al mome‐ traspirazione dell'umidità dal terreno cilmente ricostruire la chioma del no‐
nto della prima lavorazione ‐ 5, 6. Le due circostante nel periodo estivo ). stro bonsai. L'utilizzo della raphia
possibilità ipotizzate al computer sullo A volte può essere interes‐ naturale in questi casi è il metodo che
sviluppo futuro del bonsai sante, utilizzando le tecnologie prediligo in quanto, durante la fase di
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12
DI ETTORE GARDINI
E
ra il 16 agosto 2011... una bella anni fa: quella sera, Claudio Villa si presentò
giornata baciata dal sole, l'aria al Club Bonsai di Forlì con le sue prime
frizzante e cinque persone cariche pietre d'arte. L’interesse esplose immediata‐
di speranza: Franco, Virna, Attilio, mente e come una malattia epidemica
Guerrina ed io, con zaini ed i piccoli picco‐ infettò in maniera gravissima Cusercoli, un
ni nella mano destra, ci accingevamo paesino presso le colline romagnole nella
all'ennesima ricerca del tesoro, esclamando, valle del Bidente.
come antico grido di battaglia: “Al lago! Al L’epicentro della pandemia venne
lago!”. localizzato all’interno del KON‐DO‐MING
Tutto era cominciato circa quindici (kon significa dio della pioggia, do la via
della mano vuota, ming l'illuminazio‐ storia che poi, insieme, abbiamo bonsai da circa tre anni e frequenta il
ne) ovvero “Il Condominio” ove risie‐ scritto. club di Forlì; lì ha visto le nostre pietre
dono Carlo Laghi, Attilio Valdifiori e Torniamo a quel giorno me‐ per la prima volta… ed ecco che il vi‐
Primangelo Pondini. Ho bazzicato morabile, ennesima uscita al lago di rus dormiente si risveglia e ne viene
anch’io per vent'anni la casa dell’Atti‐ Giacopiane, ma con una novità: si infettata. Pure suo marito ne esce
lio e sono rimasto subito contagiato. uniscono a noi la Virna Marchi con febbricitante. Scendiamo dunque le
Questo fu l'inizio della nostra storia e l'inseparabile marito Franco, mio ami‐ rive del lago; Virna e Franco, spaesati
della “Cooperativa Aias Val Bidente”; co d'infanzia. Virna si interessa di tra tutte quelle pietre, non sanno cosa
7
fare o, per meglio dire, fanno troppo! nalmente svelata: “ la Montagna Mi‐ chi veramente possiede un suiseki?
Si affannano su ogni pietra senza ri‐ steriosa " si manifesta in tutta la sua Possederlo è solamente un piccolo
sultati: rovescia ed ancora rovescia, bellezza. La febbre è salita a 42°! Son passo, nella vita di un oggetto che avrà
nulla. Passano due ore. disposto a tutto: offro una cifra alla altri padroni, altre storie. E poi, chi è
Attilio ed io offriamo alla Virna… (me ne vergogno ancora, ma l’artista: la Natura che l’ha formata?
Virna, in dono, alcune pietre trovate; non troppo!) che lei, ancora Chi l’ha trovata? Chi ha costruito il suo
ma Virna, gentilmente ma ferma‐ “gentilmente ma fermamente”, rifiuta. daiza? Questa, comunque, non è una
mente, le rifiuta: “No! Le voglio con le Si torna a casa e il KON‐DO‐ storia comune ad ogni pietra degna di
punte, cerco una montagna”. MING comincia a interagire con la divenire in futuro un suiseki; questa, è
Sconcertato, continuo a seguirla con lo pietra. Claudio Villa, Primangelo la storia del ritrovamento di una bella
sguardo, sino a che, all'improvviso si Pondini, Carlo Laghi, Attilio Valdifiori pietra e della sua evoluzione a Suiseki
china e mi chiama: “Una puntina!” mi ed Ettore Gardini dicono la loro circa attraverso la condivisione di un
dice. Mi chino anch'io: sarà due centi‐ la scelta del fronte, Franco dice la sua. gruppo; e condividere il godimento di
metri, quel piccolo triangolino di pa‐ Passiamo diverse giornate a un oggetto naturale… questo dovrebbe
lombino che affiora dalla terra. casa di uno, a casa dell’altro in discus‐ essere il fine, non il solo possesso."
Cominciamo a scavare… mi fermo un sioni, scelte di posizione e calcoli; poi ma torniamo alla Storia... (foto
attimo: il tempo di scattare una foto si decide per un fronte. La pietra passa 7‐10) Attilio Valdifiori ha procurato
alla montagnina che sta emergendo ed dalle mani di Franco e Virna a quelle l’asse di mogano per il daiza, mentre la
alla Virna. Il mio cuore sobbalza (foto di Primangelo per una sommaria puli‐ sua costruzione, nonché la supervisio‐
3), mentre invece lei si alza demora‐ tura e poi a quelle di Claudio per la ne & costruzione del tavolino, è affi‐
lizzata: “La montagna è attaccata ad pulizia di fino. Nel mentre, procede il data a Carlo Laghi. Coordina il tutto
altra pietra” dice “è troppo grande, la‐ confronto su daiza e tavolino finché Ettore Gardini e non è da dimenticare
scia stare”. Io però insisto. Lei, per tre Carlo Laghi prende il comando ed i la‐ la caparbietà di Virna in tutta la vi‐
volte si rialza sfiduciata e per tre volte vori di intaglio hanno inizio (foto 4, 5, cenda.
la esorto: “Aspetta, aspetta”. 6). Son passati due anni di
Siamo invasati da sacro furore LUCIANA: "Bella storia davvero! Ricordo incontri e belle serate tra i componenti
mentre continuiamo a scavare e la bra‐ una discussione scambiata alcuni anni del condominio (foto 11): ora la pietra
mosia che riluce nei nostri occhi si fa or sono, proprio circa la paternità su di ha il suo daiza ed il suo tavolino e
sempre più forte: Attilio, Franco e una pietra e di quanta importanza Virna ringrazia tutti gli amici citati, per
Guerrina si avvicinano alla pietra fi‐ possa avere chi la sta possedendo. Ma la collaborazione e la passione che li
ha uniti, permettendo la realizzazio‐ suo percorso verso il meritato
ne di questo sogno. Solamente la appellativo di “Meiseki” e tale è di
scelta del fronte ha avuto sorti già per Virna… Virna che, come ha
alterne praticamente sino al giorno spiritosamente ricordato il Giudice
del Concorso ed in quel di Pescia, Jesus Quintas premiando il di lei pri‐
sono gli amici dell’associazione che, mo e per ora unico suiseki, avrà vita
concordi, ne han deciso la scelta. dura nel mettere insieme una colle‐
La "Montagna Misteriosa" zione che ne sia all’altezza.
ha conquistato il titolo di “Trofeo
A.I.A.S. 2013” (foto 12) iniziando il
Il fronte
in una pietra paesaggio
N
el caso della “Montagna zione del Congresso… (foto 13, 14) ricompensato dal gradimento del Giu‐
Misteriosa” c’era ancora tanto che, inizialmente, venne posi‐ dice e dei presenti tutti. In effetti, se
qualche incertezza, nel zionata ponendo come fronte quello guardiamo la pietra dall’alto (foto
gruppo, appena prima che che diventò poi, definitivamente, il re‐ 17)… un fronte corretto dovrebbe
si “aprisse il sipario” sulla Manifesta‐ tro. Fronte alfine scelto (foto 15, 16) e abbracciare lo spettatore e non re‐
spingerlo; in effetti, una ampia curva “Le cime delle montagne non mezzo della curva convessa, potrebbe
concava prende oltre la metà della dovrebbero essere allineate. Tutte le creare, se posta sul retro, sì! certa‐
pietra sulla parte in alto, mentre una cime dovrebbero essere diseguali in mente la profondità della terza di‐
complessiva curva convessa disegna altezza e forma e tutte dovrebbero es‐ mensione…
una schiena lungo il lato inferiore. sere più basse della cima principale e Ma… (foto 18) dovrebbe essere ormai
Anche in alto verso sinistra, però (così collocate lungo il lato frontale o poste‐ risaputo… (foto 19) che se il materiale
come in basso al centro), abbiamo una riore; le posteriori più dolci e smus‐ che compone la pietra ha assunto, du‐
contro‐curva: perimetro della cospicua sate mentre, i picchi frontali, rante la sua formazione, una inclina‐
massa di uno dei due massicci princi‐ dovrebbero avere insenature più zione diagonale, questa ora ci impone
pali che caratterizzano il paesaggio. profonde e superficie più ruvida. di indirizzare le linee che attraversano
Sulla parte sinistra del lato in basso, Valli relativamente poco profonde, in la pietra ad inclinarsi verso lo spettato‐
poi, i due “promontori” creano una maniera da permettere che lo sguardo re e non a “cadere all’indietro” perché
baia, anche se più aperta… con questi scorra da un picco ad un altro senza in tal caso creerebbero senso di dise‐
presupposti così tra loro “conflittuali”, fatica.” quilibrio e precarietà.
appare naturale che la scelta sia stata Ancora, se continui a sfogliare E’ l’inclinazione delle linee e
così sofferta. il Covello, trovi che: “Idealmente, le della forma complessiva che ha de‐
Sul caro, vecchio Covello ‐ inclinazioni del lato frontale saranno terminato la scelta del suo posiziona‐
Yoshimura, abbiamo imparato che: differenti rispetto al lato posteriore.” mento.Ma non sempre la scelta del
”L’Equilibrio è un elemento essenziale Nel senso che, come per il bonsai e fronte valuta a sufficienza dove la pie‐
per la bellezza di un Suiseki. Per giudi‐ come ricordato più sopra, il fronte do‐ tra va e se tende otticamente a cadere
care la validità di un suiseki, esamina vrebbe presentarsi aperto verso l’os‐ all’indietro. A volte, si tiene poco in
la pietra dai sei lati e cerca l’asimme‐ servatore ed avvolgente, mentre sul conto la tridimensionalità (profondità
tria, l’originalità, l’irregolarità e gli ele‐ retro il paesaggio dolcemente scema visuale) del paesaggio sullo sfondo,
menti contrastanti, in armonioso verso l’orizzonte. Ecco che, a questo prediligendo ciò che “sta davanti”: per
Equilibrio; Elementi importanti so‐ punto, quella piccola collina “dolce e spiegarmi meglio, si dà rilevanza ad
prattutto per la scelta del Fronte.” smussata e bassa”, posta proprio nel avere piccole colline che salgono gra‐
datamente sino alla montagna più alta
e massiccia e che, in tal modo, si verrà
a trovare “dietro” sullo sfondo… ma‐
gari con una schiena‐parete a picco;
magari, senza null’altro dietro di lei.
Questo, dimenticando che un suiseki
quasi perfetto e presentato corretta‐
mente, non è una cartolina, ma una
massa tridimensionale che dovrebbe
rispettare la regola del Sanmen non ho
(il Metodo delle tre superfici).
Come ricorda il nostro caro
amico e sensei, Martin Pauli: “Le tre
superfici ( sanmen ) si riferiscono alle
parti: anteriore e posteriore , sinistra e
destra , ed alla parte superiore ed infe‐
riore della pietra. Un equilibrio tra
queste differenti superfici è da consi‐
derarsi basilare, quando visualizziamo
e giudichiamo una pietra. Quando si
osserva una pietra partendo dal punto
di vista di queste tre superfici, ci do‐
vrebbe essere un equilibrio in termini
di massa e di forma. Una pietra note‐
vole è anche quella in cui vi sia
un'armonia nelle dimensioni, spessore
e forma delle tre superfici… In pratica,
le tre superfici dovrebbero mostrare
fondamentalmente una forma rappre‐
sentativa ed un certo grado di unità”.
Così, senz’altro difficile è
stata, da parte di Attilio Valdifiori nel
2012, la scelta del fronte per quella
sua spaziosa, inusuale e preziosa pietra
scenica che ben ha meritato il Trofeo
AIAS dello scorso anno. (foto 20) Nella
scelta del fronte, la preferenza è
andata a favorire l’esaltazione della Questa la visuale del retro. La leggera mentre i loro proprietari possono
spianata, ad ampio respiro, a fronte del inclinazione del massiccio e del suo permettersi di disquisire con
picco solitario. (foto 21) Il picco più apice posto frontalmente, si annulla. Lo indulgenza e pour parler sulle scelte di
alto si trova sulla linea di perimetro del spazio si dilata sui fianchi e sullo esposizione, per noi, poveri mortali
retro: se fosse visionata di profilo sfondo in maniera tridimensionale. La dalle pietre modeste, azzeccare il giu‐
(sanmen sinistra – destra), nonostante il piccola appendice della montagna che sto fronte ed un passabile equilibrio,
perfetto lavoro di intaglio di Carlo La‐ spunta da dietro, si estende in pro‐ equivale alla salvezza della dignità dei
ghi e l’aumentato spessore del daiza spettiva verso un orizzonte sconfinato. nostri piccoli tesori. Vi mostro (eserci‐
sul retro, la parete del picco pende un Bene! Pochi possono vantare tazione per nuovi entusiasti!) due mo‐
poco ancora all’indietro. (foto 22) il possesso di simili pietre perciò, destissimi esempi: una da decenni
staziona nella mia cantina;
l’altra, recente e neppure
pulita. (foto 23, 24) Proba‐
bilmente (ma con questo
non voglio sottovalutare la
perspicacia dei novellini) la
fretta di vederle già nel loro
daiza potrebbe spingerci a
valutare sufficiente l’equili‐
brio della rappresentazione
nel suo insieme ed andare
via di intaglio torno ‐ torno.
Ma… tutto sommato, per
fare un lavoro di fino, basta
poco: (foto 25, 26) uno
spessore da 0,1 cm. riequili‐
bra la cima maggiore e dà
maggiore visibilità al lato si‐
nistro, di per sé esiguo, ripi‐
do e lineare rispetto al
destro.
(foto 27, 28) Lo so:
mi direte che il fronte mi‐
gliore è senz’altro quello che
sta a sinistra… mi stringo
nelle spalle: se quello di de‐
stra retro deve essere, assie‐
me al sinistro, saranno una
coppia di sanmen che
“fondamentalmente mostra
una forma rappresentativa
ed un certo grado di unità”.
Ecco l’arenaria di recente ri‐
trovamento (foto 29): ancora
da rivelare nei particolari,
ma già distinguibile nelle
altezze e masse e alternanze
dei volumi.
Questo esempio
(foto 30) potrebbe bene
indirizzare chi va alla ricerca
ed ha la lucidità di ponde‐
rare e quindi scartare le pie‐
tre mancanti dei requisiti
richiesti per una scelta ocu‐
lata (non sarò mai io,
quella!). Il lato a sinistra,
infatti, scende asimmetrica‐
mente, con una certa qual
armonia di insieme. Mentre
a destra, il perimetro
dell’intero lato è pratica‐
mente perpendicolare al
piano del tavolo.
La tavoletta è 0,2
cm. di spessore (foto 31,
32). Aumentare ancora lo
spessore sotto la pietra per
inclinare il lato altrimenti di‐
ritto, danneggerebbe l’equi‐
librio dell’insieme. Mi
sostiene la speranza che il
profilo in alto di questo
fianco (foto 33, 34) sia, sotto la scorza di degrado, otticamente più morbido di
quanto appare… e che l’inclinazione data sia di un qualche aiuto.
Ora, si dovrebbe passare dalle chiacchiere alla segatura perciò, non
mi resta che darvi appuntamento… alla prossima! Luciana Q.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salve amici, questa intervista riapre lo spazio dedicato al Suiseki. Ci farà
compagnia, in queste prossime pagine, Ezio Piovanelli. Persona discreta e
riservata, di lui non si hanno notizie, se non quelle relative ai concorsi e
premi vinti, oltre al suo impegno per la diffusione di questa meravigliosa
arte. Nelle prossime pagine cercheremo di conoscerlo meglio. Ora lascio
la parola ad Ezio.
Buona lettura.
I SUISEKI. Pietre raccolte in natura per la loro bellezza, rispettate nella lo‐
ro integrità, racchiudono in sé con perfetta armonia colori, forme e sugge‐
stioni.
E' nella capacità dell'uomo capirne l'interpretazione per poi ved‐
erle trasformate in opere di assoluto valore artistico.
"Questo concetto fa dei Suiseki una vera forma d'arte, naturale, primitiva e sp‐
irituale." ‐ Ezio Piovanelli
Voglio cominciare questa intervista ringra‐ ne erano a livelli ottimali. L’incontro mi portò a
ziandoti per averci “aperto la porta di casa”. partecipare a manifestazioni nazionali e interna‐
Detto ciò ti chiedo di parlarci un po’ di te. Chi zionali. Importante era la nostra frequentazione,
è Ezio tra le pareti di casa? ci portava a dibattere quali erano le problemati‐
Ezio tra le mura di casa è sicuramente che del Suiseki. Ci trovavamo concordi su due
un uomo felice. Tutto ciò che gli è attorno gli punti fondamentali; la diffusione del Suiseki, per
rappresenta le sue passioni (che sono il Suiseki e mezzo di associazioni e di club che ne prendes‐
il Bonsai). Sì, per chi non lo sapesse, anche il sero in considerazione l’importanza. L’altro
Bonsai fa parte delle mie passioni. Così trascorro punto è l’esposizione, che ci vedeva quasi
buona parte del mio tempo tra pulire, fare Dai sempre in conflitto, ma che poi risultava sempre
alle mie pietre e annaffiare, potare e concimare i costruttiva.
miei Bonsai.
Ritornando al sodalizio con Franco, quanto ri‐
I tuoi primi approcci con il Suiseki risalgono tieni sia stato importante nella divulgazione di
agli anni ’90, sbaglio o possiamo affermare un’arte che, ancora adesso, ai più risulta poco
che tu sia stato uno dei principali attori del comprensibile?
suo sviluppo in Italia? Personalmente tanto. Se oggi ho la pos‐
Nei primi anni ’90, il mio lavoro occu‐ sibilità di trasmettere quest’arte lo devo a quei
pava gran parte del mio tempo. Malgrado que‐ dibattiti. Sono sicuramente gli anni più proficui,
sto, nei ritagli di tempo, mi dedicavo alla ricerca dove la mia conoscenza ha fatto veramente un
e all’informazione di tutto quanto riguardava il salto di qualità.
Suiseki. Le mie esperienze le ho riportate ai soci
del mio club e pochi altri appassionati. Questo è Collegandomi all’ultima parte della domanda
quanto ho potuto fare in quegli anni. precedente, io ho l’impressione che nel nostro
Paese il Suiseki, tra quelle di importazione
Fondamentale per la tua crescita personale nipponica in particolare, sia un’arte conside‐
sembra sia stato l’incontro con Franco Saburri, rata, a torto, minore. Se è così, quali a tuo
oltre che sul piano umano, tu quanto pensi avviso i motivi?
abbia inciso la frequentazione con Franco nel La non conoscenza. Abbiamo l’abitudi‐
tuo percorso artistico? ne di osservare l’esteriorità delle cose, mentre si
Conosco Franco nel 1998, anno in cui dovrebbe approfondire di più quest’arte. Il Sui‐
la mia conoscenza del Suiseki e la mia collezio‐ seki è fatto di meditazione, poesia e di valori
culturali. È questa la differenza tra La mia passione per i minerali
Oriente e Occidente: due culture e i fossili mi ha sempre portato ad
ampiamente differenti. amare le pietre. Avvicinandomi al
Bonsai scopro il Suiseki. Riportandomi
Voglio ancora insistere sulla scarsa alla risposta precedente, per questo
considerazione della quale quest’arte dico che confrontarci con altre passioni
gode in Italia, quali secondo te po‐ aumenterà le opportunità di far cono‐
trebbero essere le iniziative, o più scere il Suiseki.
prosaicamente, le cose da fare,
perché il Suiseki abbia finalmente la La tua collezione vanta diverse deci‐
dignità che merita? ne di pezzi provenienti dai luoghi più
Bella domanda. I giapponesi disparati, tra tutti ce n’è uno che ami
hanno la cultura del Tokonoma. Arti di più o per han tutte la stessa
come il Suiseki o il Bonsai, la scrittura importanza?
e l’Ikebana, hanno la loro maggiore Dire che tutte hanno la stessa
espressione artistica nell’interpretare la importanza, non è corretto. Ci sono
Keido. Il Suisekista dovrebbe, a mio pietre legate a dei momenti, altre che
parere, orientarsi su questa, come un risultano nei canoni del Suiseki, altre
pittore lo fa dipingendo la tela. ancora che per motivi personali mi
emozionano. Per ciò non mi sento di
Piccola frecciatina… Pensi che tutte dire che una pietra valga più di
le federazioni interessate si stiano un’altra. Tutte hanno quel qualcosa
muovendo in maniera adeguata per che me le fa apprezzare.
raggiungere gli obiettivi prima detti?
Io credo di sì. O meglio, me Quando ti fermi ad osservare le tue
lo auguro. Penso che per il Suiseki non pietre quali sono le emozioni che ti
sia abbastanza confrontarsi con il suscitano? Cos’è che ti spinge a
Bonsai, si dovrebbe accedere con altre fermarti a contemplare una pietra?
arti come l’Ikebana, con cui ho avuto il Quando guardo le mie pietre,
piacere di confrontarmi con positività. vedo che non ce n’è una uguale
Oppure con hobbies e passioni come all’altra; vedo forme, disegni oppure
la mineralogia o addirittura la scultura. colori. Mi chiedo: “Chi c’è dietro a
tutte queste opere per poi regalarme‐
Dopo aver divagato un po’ veniamo le?”. Io penso che la natura faccia delle
all’Ezio Piovanelli artista del Suiseki. cose talmente belle, da poter donare a
La mia prima domanda è: cosa ti ha tutti, orientali e occidentali. Per questo
fatto innamorare di quest’arte? chi ama il Suiseki ha un solo modo di
apprezzarne la sua bellezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I
l TOKONOMA semplice misura SHAKU, 302 cm. sigillo rosso che normalmente nel ka‐
191 x 95,5 cm, ed il TOKONOMA Fino a 50 anni fa, Tokokazari kemono (pitture montate su tela)
composto, di 191 x 95,5 + 95,5 x era l'unico modo per esporre. Il rappresenta il nome del pittore descri‐
62‐68,5 oppure di 191 x 95,5 + concetto che permea tutta la cultura ve un po’ il punto di chiusura delle li‐
131‐138 x 95,5 o 62, in cui la parte se‐ giapponese e perciò anche il bonsai e nee di movimento in quella
condaria, rialzata ulteriormente dalla la sua esposizione, ma anche la rea‐ composizione, è questo deve essere
primaria, con sotto un cassetto o lizzazione del tokonoma è dato da tre valutato.
sportello in cui riporre oggetti, può termini che definiscono tre gradi di SHIN ‐ Nell’allestimento è
avere misure più libere e variabili della formalità: SHIN ‐ GYOU – SOO (SHO) quello più formale classico che rispetta
principale. Formale ‐ Informale – Libero rigidamente le regole e la tradizione. Se
Il TOKONOMA allargato, nelle Questi tre stili sono da riferi‐ l’esposizione è fatta con due oggetti, lo
misure: ‐ nana shaku‐doko, sette SHA‐ mento per rendere concorde l'esposi‐ scroll è posto al centro, e l'oggetto
KU, 212‐227cm (1 SHAKU è intorno ai zione di oggetti d'arte. Le principali principale è esposto sotto la pittura o
30,3 cm), ‐ hasshaku‐doko, otto SHA‐ motivazioni per realizzare un'esposizio‐ appena di Iato, normalmente con
KU, 272 cm, ‐ kyuushaku‐doko, nove ne sono le stagioni e gli avvenimenti. Il oggetti diritti. Se ci sono tre oggetti, il
II PARTE
DI ANTONIO ACAMPORA
rotolo è appeso sempre nel centro e periodo dell’apprendere, nella tradizio‐ appesi centralmente. Le linee sono
l'oggetto principale dei tre è messo ad ne Giapponese il ripetere ciecamente molto rigide; si usano colori neutri e
una distanza del 60% dal bordo, gli insegnamenti del Maestro. Negli stili misurati, si usano tavolini alti. Si
mentre l'oggetto di compagnia è espo‐ bonsai è l’eretto formale (Chokkan) a scelgono suiseki ad orientamento verti‐
sto ad una distanza del 40% dal bordo tronco rigido e diritto e il Kengai o ca‐ cale e si posizionano nel centro del to‐
del tokonoma. Il soggetto del kakemo‐ scate verticali ed anche Shakan konoma.
no deve reggere l'intero leitmotiv leggermente inclinati e Moyogi con ca‐ GYOU ‐ nell’allestimento del
dell'esposizione e ricordandosi che più ratteristiche forti su tavoli alti. Tra le es‐ bonsai nel Tokonoma è qualcosa di più
il tema è un dettaglio e più l'esposizio‐ senze sono le conifere, per primo il libero, meno formale. La mostra gyoo è
ne è intensa. Aggettivi che possono pino essenza molto maschile e ginepri, quella dove c'è più movimento, senza
qualificarle questo stile possono essere: conifere in generale specie molto quella rigidezza tipica della forma shin.
formale, duro, forte, uomo, caldo, longeve. I tipi di vaso sono quelli Nell'uso dei bonsai si prediligono alberi
dritto, nero, rugoso, verticale, pesante, rettangolari antichi e ben definiti nelle decidui e latifoglie in genere, con una
a spigoli vivi. Shin è anche la realtà, la linee. Disposizione verticale della mo‐ linea sinuosa. Il soggetto principale è
verità la purezza. Ma indica anche il stra; i kakejiku (rotoli di carta) sono messo al lato opposto della fonte
d’illuminazione. Le caratteristiche es‐
senziali dello stile sono: una prevalenza
di linee orizzontali; una disposizione
asimmetrica degli oggetti in mostra; l'uso
di vasi ovali o rotondi con curve affuso‐
late; tavolini bassi o basi di legno;
Aggettivi che possono definire
questo stile possono essere: Informale,
soffice, né debole né forte, donna, tie‐
pido, inclinato neutro, scuro, né pesante
né leggero, a spigoli arrotondati, né li‐
scio né rugoso. Gyou nello SHODO é il
semi corsivo, una scrittura più veloce e
libera.
Nel bonsai lo stile Moyogi,
eretto casuale, è una delle sue espres‐
sioni, le latifoglie sono gyou. In generale
gyou è anche un’impostazione più
leggera e libera. Gyou è anche il porta‐
mento tipicamente femminile delle lati‐
foglie. Nell’apprendimento è il
momento di agire, rielaborare e
reinterpretare gli insegnamenti ricevuti.
Acquisire un proprio stile personale.
SOO ‐ Nell’allestimento
rappresenta qualcosa di estremamente
libero, personale e raffinato.
La mostra soo è quella, che
suggerisce un movimento largo e vasto,
con linee di movimento informali. Può
essere anche di soli due oggetti dove il
suiseki o il bonsai diventa principale. Le
caratteristiche principali sono: sistema‐
zione irregolare della mostra; colloca‐
zione asimmetrica degli oggetti; forme
morbide, vasi ovali o rotondi; lo
stile bonsai più adeguato è lo stile bun‐
jin. La serenità ed il silenzio sono gli
elementi per giudicare la qualità
1. Tokonoma destro, il cui movimento va verso destra (michi nagare). Questo tipo di toko‐
dell'allestimento; consideriamo che
noma possiede l'oggetto principale a sinistra. L'elemento di compagnia riceve il movimento
dell'albero, il sigillo principale (rakka) è opposto all'oggetto principale. ‐ 2. Tokonoma l'allestimento si fa per gli ospiti e non
sinistro: il cui movimento va verso sinistra (hidare nagare). Questo tipo di tokonoma per se stessi. Aggettivi che possono indi‐
possiede l'oggetto principale a destra. L'elemento di compagnia riceve il movimento care questo stile possono essere: casua‐
dell'albero, il sigillo principale (rakka) è opposto all'oggetto principale ‐ 3. Tokonoma shin le, libero, debole, bambino, fresco,
(formale, rigido) ‐ 4. Tokonoma gyou (informale) ‐ 5. Tokonoma soo chiaro, curvo, leggero, senza spigoli, li‐
scio, colorato, gioco. Sono sou le piante da fio‐
re e da frutto, le erbe di compagnia.
Il kanji Sou vuol dire erba, nel bonsai
sono i Kusamono, i bonsai di erbacee e le erbe
di compagnia. Ma anche, le piante impostate
in modo molto libero e naturale. I vasi sou
hanno forme rustiche e molto naturali sia nel
colore sia nella pasta (ceramica raku).
Una persona, un Maestro in stato Sou
è libero da tutte le regole, ogni cosa che fa è
giusta.
Queste tre fasi vanno vissute e speri‐
mentate in successione. Essere Gyou o Sou
senza passare dallo Shin è una cosa irrealizza‐
bile.
Ciascuno degli stili su indicati si divide
ancora nel seguente modo:
SHIN: Shin di SHIN, Gyo di SHIN e So di
SHIN.
GYO: Shin di GYO, Gyo di GYO, e So di
GYO.
SO: Gyo di SO e So di SO.
Ogni suddivisione esprime particolari
secondari all'interno di una categoria. Ad
esempio un pino BUNJIN sarà GYo di So per la
sua corteccia ruvida a scaglie fini (GYo),
mentre le caducifoglie BUNJIN saranno So di
So.
L’esposizione infatti dovrà contenere
solo elementi GYO nelle loro varianti, o So
nelle loro varianti, senza mischiare tra loro.
L’esposizione SHIN richiede elementi formali,
tavolini squadrati, pesanti e neri, lo stile bonsai
utilizzabile è l'eretto formale di conifera; ed è
idonea anche ad oggetti o KAKEMONO. Ecco
quindi che tutto diventa semplice, le regole
incomprensibili spariscono, sostituite dalla
semplice logica.
Diventa facile capire il vaso adatto,
capire perché un BUNJIN vada in vasi tondi attenzione è condotta via da evidenti segni di‐
ed/o irregolari (pianta e vaso so) e un tavolino rezionali nella f orma delle piante.
da caducifoglie debba avere colori più chiari, Se il soggetto principale sembra avere
bordi smussati. Partendo dai Kakejiku, i rotoli la sua massa concentrata a destra e le sue linee
dipinti da appendere, è importante capire portano l'occhio a sinistra, si dice che ha una
l'importanza degli spazi vuoti che lasciano libe‐ dominanza destra e può essere posto nella
ra la mente di immaginare. parte destra dell'esposizione. Al contrario, se la
massa è concentrata a sinistra e il movimento è
PRINCIPI BASE D’ESPOSIZIONE ‐ DIREZIO‐ verso destra, il soggetto ha una sua dominanza
NE. C’è noto dalla psicologia, che l'occhio si a sinistra ed posto a sinistra dell'esposizione.
ferma quando incontra masse, e si muove di‐ Quando queste regole sono applicate,
rezionalmente in reazione alla linea di fuga. gli occhi saranno direzionati verso il centro
Questa conoscenza è usata nelle esposizioni dell'esposizione e verso gli altri oggetti. Nessu‐
per tenere l'attenzione dell’osservatore foca‐ na regola formulata sarà sempre vera, ma
lizzata su un'esposizione. l'intuizione è sviluppata dalla pratica.
Quando otteniamo un successo, l'os‐ I principi di massa e movimento si
servatore per prima esamina il Bonsai o il sui‐ applicano anche agli oggetti di compagnia che
seki principale, il centro d'interesse. Quando il devono essere scelti e piazzati con la stessa cu‐
suo interesse iniziale si affievolisce, la sua ra.
POSIZIONAMENTO. L'esposizione SPAZIO. Lo spazio è l'elemento più KAKEJUKU. I rotoli ci permettono
non deve sembrare affollata o "stipata". importante e difficile dello studio d'introdurre interessanti forme, colori e
Come regola generale, non dovrebbe‐ dell'esposizione. Lo spazio ha forma, materiali come soggetto concreto
ro esserci più di due pezzi, in uno spa‐ aria, umore e sensazioni. La bellezza nell'esposizione. Cura va posta nello
zio largo 1,80 m. E non più di tre in dello spazio può essere vista solo attra‐ scegliere quelli che non dominano
uno di m. 2.50. In uno spazio di 3 m. verso l'occhio della mente, l'occhio l'esposizione. Due tipi sono soprattutto
si possono porre 5 pezzi. (Più di 5 della mente con conoscenza e senti‐ preferibili:
pezzi sono generalmente esposti insie‐ mento. Shodo, calligrafie (parole o poemi
me solo nelle esposizioni shohin)
appropriati alla stagione e all’atmosfera
ERBE DI COMPAGNIA. della mostra.)
EQUILIBRIO ASIMMETRICO. L'equili‐ A — le piante di compagnia devono Sumi‐ e, acquerelli di semplici scene in
brio si ottiene quando l'esposizione è provenire dalla stessa zona geografica tonalità sottomesse.
interessante ma riposante per la vista. del Bonsai principale: alpina, pia‐
E' difficile insegnarlo, dovete "sentirlo". neggiante, desertica. TEMPAI. Oggetti d'arte. Figurine o altre
I diagrammi mostrati possono essere B — Idealmente, differenti erbe di miniature sono talvolta usate efficace‐
un punto di partenza. compagnia vanno preparate per ogni mente. Esse hanno la tendenza, tutta‐
stagione in cui un soggetto può essere via, di far volgere i propri pensieri alle
STAGIONE. Piante di compagnia e esposto. condizioni umane, e necessitano di
altri accessori sono scelti per accresce‐ C — Le piante di compagnia intensifi‐ essere utilizzate con attenzione.
re la percezione della stagione. Per cano l'atmosfera stabilita dal soggetto
convenzione il tentativo è fatto per principale. Ad esempio, il senso del
suggerire una stagione con un breve tardo autunno è accresciuto da un
tempo nel futuro. complemento di bambù con le punte © RIPRODUZIONE RISERVATA
secche.
DI L.
I
luoghi del mondo hanno un odore, quello che mi arri‐ capacità di ingurgitare il pasto in una frazione di minuto. A
va aprendo la finestra nel primo giorno dal Maestro è volte lo guardo ammirato, così piccolo e magro, nei suoi 19
stato quello del legno tagliato. Dei carpentieri stavano anni perennemente in azione ed un cespuglio disordinato
costruendo a pochi metri dall'abitazione degli allievi un di capelli. Ba si alza per primo e va a letto per ultimo a volte
nuovo edificio in stile tradizionale destinato a divenire il buttandosi sul futon completamente vestito, in fondo è una
Museo dei Vasi. disgrazia che capita a tutti quella di essere per un certo pe‐
Appena il tempo di appendere il futon che Ak mi riodo l'allievo più giovane, eppure Ba si considera fortunato
chiama per le pulizie del giardino. Imparerò ben presto che di essere stato accettato da un famoso Maestro di bonsai.
nonostante tutto sia già pulito e nessuno sporchi, questo è Ba è il figlio di un Maestro del nord, conosciuto
un rito da rispettare. Mentre ho la scopa in mano arriva per i bonsai di media dimensione, e come tradizione è stato
improvvisa la voce della moglie del Maestro che avverte mandato da un altro Maestro per l'apprendistato. Gli allievi
della prima colazione. Per fortuna scoprirò che il menu è un più fortunati o quelli con i padri più abili riescono a far
misto di tradizione e modernità ben fatto. accettare il proprio figlio ad un Maestro famoso e con un
Una volta seduti sperimento la capacità del Mae‐ buon giro di clienti. In questo modo si creano nel tempo
stro di fare almeno tre azioni contemporaneamente: circoli di affari e favori, ed inoltre, provenire da un giardino
mangiare, conversare, vedere le notizie, fare elenchi di famoso è utile come futura presentazione nel mondo
mansioni per se e gli allievi, controllare fatture e spese. In giapponese del bonsai.
questi primi giorni osservo le persone con le quali dividerò D'altro canto l'allievo non deve pensare, sopratutto
lo spazio nipponico. Il primo è Ba, l'allievo più giovane. quello più giovane. Ba è ancora un adolescente ed è
Tutti gli danno ordini e lui deve eseguire. Oggi come gli altri normale che faccia degli errori e venga rimproverato. Du‐
giorni passati e futuri si è alzato per primo ed ha dato di na‐ rante il mio soggiorno si renderà autore di episodi di‐
scosto due boccate alla sigaretta dentro la sua stanza, poi è vertenti... almeno per me.
partito veloce diretto in cucina dove ha apparecchiato e
pulito. Servirà e mangerà contemporaneamente durante
tutti i pasti della giornata senza perdere tempo. Ba ha la © RIPRODUZIONE RISERVATA
N
ell'interpretazione occidentale il termine "stile" implica il concetto di conformità a una
tendenza specifica. Le caratteristiche stilistiche sono determinate dall’assieme dei tratti
formali che caratterizzano un gruppo di opere, costituito su basi tipologiche o storiche.
Criteri che non hanno alcun riferimento a quello che i giapponesi intendono con la paro‐
la "stile". Un altro equivoco è quello di associare l'aggettivo "giapponese" ai concetti di linearità, puri‐
smo e minimalismo. E’ pur vero che l'arte giapponese non conosce lo sfarzo, è semplice, ma sempre
in termini occidentali perché ciò che definiamo "semplice", per la sensibilità giapponese potrebbe
essere prezioso e sofisticato. Inoltre il termine minimalismo dovrebbe essere sostituito con “chia‐
rezza”. L’architettura e i manufatti artistici giapponesi hanno sempre contorni ben definiti e sono
funzionali, ma proprio l'irregolarità e la casualità sono due delle caratteristiche più evidenti dell'arte
di questo paese.
La peculiarità dell'estetica giapponese si può riassumere in due punti: l'uso oculato dello
spazio e l'asimmetria. Un punto fondamentale è l'asimmetria. La simmetria ha in sé qualcosa di stati‐
co, mentre l'asimmetria comunica un senso di dinamismo e mobilità. Il buddhismo zen ha profonda‐
mente influenzato l'estetica della dinamica in Giappone. Il nucleo del pensiero Zen è il concetto di
“vuoto”, di immateriale. Secondo questa filosofia le cose non hanno materia, tutto fluisce. Le cose
sono soltanto l'insieme dei diversi elementi che, dopo un certo tempo, si disgiungono per creare
nuovi insiemi.
Le conseguenze del pensiero Zen nell'ambito della creatività sono il vuoto nell'area centrale
e l’asimmetria, che suggerisce l'idea di movimento nella partizione dello spazio di stanze, giardini,
composizioni di fiori e disposizione delle vivande. Perfino i numeri pari destano diffidenza e si cerca
di evitarli. L’ordine, secondo il grande poeta e filosofo francese Paul Valéry (1871‐1945), è una
grande e innaturale impresa. Questo concetto base di un pensatore europeo è evidente dalla dispo‐
sizione giapponese dello spazio: negli edifici urbani, nei giardini, in architettura e nelle diverse
espressioni artistiche come pittura, calligrafia e ceramica. L’artista nipponico si pone in rapporto di‐
retto con gli elementi cosmici. Il mondo non è altro che il mondo delle apparenze. Se il soggetto non
ha in sé un punto di riferimento centrale, autonomo, nell'ambito della percezione estetica, è intuitivo
e non produrrà mai forme pianificate, calcolate.
I manufatti artistici occidentali particolarmente preziosi si distinguono generalmente anche
per il valore del materiale: negli oggetti, per esempio, si tratta di argento, oro, legni pregiati,
porcellana e pietre preziose, nelle arti figurative di colori a olio o bronzo, mentre in architettura di
materiali nobili come il marmo o l'intonaco decorato. Nell’arte shintoista giapponese il valore del
materiale risiede invece nell'essenza non alterata, ma conservata nel suo stato naturale. Sono consi‐
derati pregiati la pietra ruvida, la nervatura del legno con tutte le sue tracce di vita, la paglia e il
bambù, la lacca opaca. Mentre in Occidente l’impegno è rivolto al restauro delle opere d'arte anti‐
che, in Giappone è molto apprezzato il concetto di beauty born by use. Si attribuisce un grande va‐
lore proprio alle tracce visibili lasciate dall'uso, che creano motivi propri, inconfondibili e uno stile
proprio, mentre l'età di un'opera non conta nulla. La domanda "è d'epoca?", cioè originale di un de‐
terminato periodo, tanto spesso ricorrente in Occidente quando si calcola il valore di un oggetto
d'arte, in Giappone è del tutto irrilevante.
Le arti giapponesi hanno le medesime fina‐ è la manifestazione, allo stesso tempo accessibile e
lità della meditazione nel buddhismo zen, che pre‐ sofisticata, di un sostrato culturale. Profonda cono‐
tende di assumere una determinata posizione del scenza della natura, senso del cambiamento e della
corpo. Imparare a sedersi in questa posizione educa mutabilità, austerità zen e funzionalità ritualizzata
anche lo spirito, perché esso segue il corpo. La meta confluiscono per dare come risultato un tipo di spa‐
da raggiungere è l'unità di corpo e spirito, di zio nel quale il Vuoto si fa accogliente e riposante,
soggetto e oggetto. Da questa ricerca di armonia de‐ utile e flessibile. Nello spazio vuoto dell’interno
riva anche la profonda dedizione alle stagioni, ai fio‐ giapponese non è possibile l’oblio. I suoi materiali
ri di ciliegio, ai mutamenti cromatici delle foglie e la naturali ed il suo ordine denotano attesa, vigilia. In
temporalità delle feste che celebrano invaria‐ questo Vuoto sottile e puro, la provvidenza è
bilmente l’impermanenza. latente.
Lo spirito Zen è racchiuso anche negli Arata Isozaki (1931) noto architetto
oggetti esili, silenziosi che arredano stanze serene, giapponese della prefettura di Oita, scrive che “In
per riconquistare la calma dopo una giornata pas‐ giapponese la parola ma è un concetto che
sata fuori. L’arredamento post‐moderno rivaluta e incorpora lo spazio ed il tempo, in termini stretta‐
valorizza lo stile Zen, reinterpretando il passato con mente spaziali; è la distanza naturale tra due o più
un nuovo rigore formale. Il mobile in rovere bianco cose che si trovano in continuità, o lo spazio delimi‐
con un gioco di venature contrapposte. La sedia tato da pilastri e paraventi (la stanza) o, in termini
dalla linea purissima. La grande ciotola in acero la‐ temporali, la pausa naturale o intervallo tra due o
vorata a mano. Una pietra usata come fermacarte. più fenomeni che si succedono in continuità (questa
Un sacchetto o una busta in carta stropicciata lavo‐ definizione è presa dall’Iwanani Dictionary of
rata a mano, trattenuta da uno spago per contenere Ancient Terms). Il Giappone antico non conosceva il
poche parole. Nessuna concessione al superfluo. sistema seriale occidentale di tempo e spazio.
Tutta la semplicità e la raffinatezza racchiusi in que‐ Entrambi, tempo e spazio, erano concepiti come
sti oggetti. E non è un fatto di mode passeggere. intervalli, e ciò si riflette nel Giappone attuale nei
La forma del cerchio rappresenta, come ha concetti di base dell’ambiente e della progettazione
osservato Suzuki, “l’infinito che è il fondamento di del giardino, nelle arti della vita quotidiana, in
tutti gli esseri” (Suzuki, Il maestro zen Sengai, pag. architettura, nelle belle arti, nella musica e ne
42), ma non solamente questo. Tale forma delimita teatro. Tutte queste discipline possono essere chia‐
due spazi: quello esterno, virtualmente infinito, e mate arti del ma” (Arata Isozaki, “Ma: Japanese‐
quello interno, effettivamente finito. Il primo rinvia Space”, in The Japan Architect, pag. 70).
all’origine unitaria e indeterminata che consente la Lo spazio concepito come ma ha un
determinazione dei molteplici esseri. Il secondo aspetto sintattico: è uno spazio referenziale. “In
rinvia all’ambito finito in cui si determinano i singoli Giappone, tutte le cose dipendono dal ma, dallo
esseri particolari. Riferendoci al buddhismo, si può spazio. L’arte del combattimento, l’architettura, la
dire che il primo rinvia al nirvāna, ossia alla condi‐ musica o l’arte stessa di vivere, l’estetica, il senso
zione in cui si è dissolta ogni determinazione, sepa‐ delle proporzioni, la disposizione delle piante in un
razione ed opposizione, mentre il secondo rinvia al giardino dipendono da un insieme di significati
samsāra, ossia alla condizione in cui si danno de‐ collegati tra loro e risultanti dal ma. (…) Dietro ogni
terminazioni, separazioni ed opposizioni. La forma cosa esiste il ma, lo spazio indefinibile che è come
del cerchio mostra anche che in definitiva spazio l’accordo musicale di ogni cosa, l’intervallo giusto e
esterno e interno sono un unico spazio o che, il la sua migliore risonanza”. (Michael Random,
vuoto esterno ha le stesse qualità di quello interno: “Giappone: la strategia dell’invisibile”, Genova,
in questo senso la circonferenza del cerchio li ECIG, 1988, pagg. 173‐175). Il Vuoto, quindi, è un
distingue ma non li separa. Il modo stesso on cui la valore fondamentale per la comprensione dello spa‐
forma circolare viene tracciata con il pennello evi‐ zio. “Lo spazio giapponese è sempre legato a questa
denzia la continuità dello spazio, rifiutando sublimazione del vuoto. Per vivere, infatti, in uno
intenzionalmente di tracciare una circonferenza spazio con la massima libertà possibile, occorre
perfetta. La circonferenza non è mai del tutto chiusa innanzitutto creare il vuoto; in seguito il vuoto sarà
e, quando lo è, la sua forma non è mai perfetta. in qualche maniera occupato, ma la vibrazione del
vuoto e la sua presenza devono restare sensibili”
Il Vuoto. Il Vuoto è il concetto prediletto dal taoi‐ (Michael Random, op. cit. pag. 176).
smo. Ovviamente non c’è nulla di più difficile da La cultura giapponese, ed in particolare la
precisare del Vuoto. Il suo significato non è univoco sua tradizione scintoista, offre una delle concezioni
anzi, affrontato ai differenti punti di vista, si apre a più ricche del Vuoto. La sua qualità consiste nel
diverse accezioni. modulare una cornice speciale per i fenomeni
La potenzialità del Vuoto è definita in mo‐ spirituali, risaltando con il sapiente uso del
do superbo dalla frase di Borges: “Non essere è più Vuoto una particolare forma di trascendenza.
che qualcosa e, in certo modo, essere tutto”. Con Il Vuoto, come attributo del Tao, non è da
questa accezione ormai puramente concettuale, il confondere con il Nulla “cioè il vuoto è
Vuoto diventa il protagonista di spazi concepiti co‐ ciò che non riusciamo a nominare, de‐
me simboli della globalità. finire o concepire. Le costruzioni lo‐
Il Vuoto della casa tradizionale giapponese giche ed intellettuali non possono
riempirlo” (Félix Ruiz de la Puerta, “La
concepcióne del mundo en el Taoísmo,
pag. 220).
Nello Zen, il vuoto non è consi‐
derato un concetto comprensibile attra‐
verso il processo analitico del
ragionamento, ma un’affermazione
dell’intuizione e della percezione. La re‐
lazione tra forma e spazio deve essere
presentata in modo tale che lo spirito os‐
servatore non si soffermi su uno solo de‐
gli aspetti, ma legga le loro reciproche
necessità, la loro muta relazione. La
forma prende posto nello spazio vuoto in
modo che percepiamo il vuoto come
forma e la forma come vuoto” (Raymond
Thomas, op. cit. pag. 124).
Per quel che riguarda il bonsai,
come ben sappiamo, uno degli elementi
più importanti che costituiscono l’armo‐
nia della pianta à appunto il concetto del
Vuoto, ovvero la presenza di spazi vuoti.
Nel bonsai, talune proporzioni che sono
inerenti all’albero costituiscono il metro
regolare da cui il reale si allontana per
gradazioni impercettibili. Ma questo
argomento va affrontato meglio e in ma‐
niera più profonda.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
G
ià dal titolo del suo libro, alla vecchina ritenuta dai parenti priva di
Leggero il passo sui tatami* lucidità, eppure ancora in grado di
(Einaudi, 2010, pp. 192, comportarsi da perfetta padrona di casa;
13,50), Antonietta Pastore oppure al timidissimo professore che,
sembra voler suggerire una doppia chia‐ consapevole del suo amore impossibile
ve di lettura del volume: da un lato il te‐ per una ragazza americana, acquista tutti
sto si snoda sotto forma di narrazione di gli oggetti che lei ha posseduto per
un viaggio sentimentale all'interno di una sentirla vicina una volta che sarà tornata
cultura ricca di grazia, mentre dall'altro si in patria.
presenta come un'indagine attenta a sve‐ La scrittrice, con grande onestà,
lare gli aspetti più familiari e talora non nasconde i suoi momenti di insoffe‐
contraddittori del popolo nipponico, tesa renza o scoraggiamento dinanzi ai
così a smentire (o per lo meno a piccoli e grandi problemi che ha dovuto
correggere) i numerosi stereotipi in pro‐ affrontare in Giappone nel corso del
posito. tempo, come le difficoltà di apprendi‐
La scrittrice ci racconta con fare mento degli onnipresenti ideogrammi, gli
confidenziale questa realtà formalmente scarti imprevedibili dal galateo occi‐
così lontana da noi ‐ ma umanamente dentale, l'inflessibilità dei regolamenti e LEGGERO IL PASSO SUI
così vicina ‐ ricorrendo a disavventure ed della burocrazia. TATAMI
episodi vissuti in prima persona durante Infine, sono senz'altro da citare
il suo lungo soggiorno in Giappone, che le pagine dedicate all'incontro dell'autri‐
ANTONIETTA PASTORE
non di rado strappano un sorriso. Si deli‐ ce con la letteratura giapponese; un
nea in tal modo, dinanzi ai nostri occhi, incontro avvenuto per caso dopo anni di
un orizzonte inconsueto e inatteso, fatto indifferenza, che il tempo ha fecondato
di superstizioni, credenze bislacche, abi‐ e portato a maturazione: oggigiorno, EINAUDI
tudini in apparenza incomprensibili e infatti, Antonietta Pastore è una delle più
gesti di squisita gentilezza. Protagonisti di prolifiche e competenti traduttrici italia‐
€ 13,50
questi ricordi sono per lo più individui ne.
comuni, conosciuti attraverso esperienze
quotidiane, non di rado incrociati * I tatami sono le stuoie che ricoprono i
soltanto per qualche minuto. pavimenti delle abitazioni giapponesi.
Alcuni di loro, però, sono senza
dubbio destinati a rimanere nella memo‐
ria del lettore: il pensiero corre subito © RIPRODUZIONE RISERVATA
HITOSHI'S WORLD
photo © Hitoshi Shirota
FAMIGLIA: PINACEAE
GENERE: PICEA
NOME COMUNE: ABETE, PECCIO
PICEA ABIES (ABETE ROSSO) ‐ Questa specie è molto re‐ te bianco. La corteccia, anche in queste piante va
sistente al freddo, infatti si trova in alta montagna. dal rossiccio al marrone, ma gli aghi sono particolari
Possiede aghi di medie dimensioni di colore verde in quanto tendono al blu.
chiaro. La corteccia è rossastra e marrone. PICEA JEZOENSIS (PECCIO DI JEZO, ASIA NORDORIENTALE,
PICEA GLEHNII (PECCIO DI GLEHN, GIAPPONE SETTENTRIO‐ KAMCHATKA, FINO AL GIAPPONE) ‐ Meno resistente di
NALE, SAKHALIN) ‐ Questa è un'altra specie molto uti‐ altre specie, questa picea, molto popolare in
lizzata come bonsai soprattutto in Giappone. La si Giappone, è molto bella e si trova sotto nomi diversi
conosce comunemente anche come Ezo, Edo e abe‐ come: Jezo, Hondo,Yeddo. Predilige una condizio‐
YU‐EN
Sfogliando una vecchia rivista, mi ha incuriosito la
storia di una picea in stile a zattera o netsuranari so‐
prannominata Yu‐en …
…Fu raccolta in natura a Kokugo, un'isola al nord di
Hokkaido
Si è sempre distinta, nel mondo del bonsai, per la
rarità del suo stile e per l'armonia e la proporzione
tra lo spessore dei tronchi, l'altezza e la larghezza. E'
un esempio di equilibrio naturale e, osservando la, si
percepisce la bellezza dei boschi di Picea del nord
del Giappone; senza alcun dubbio la migliore che si
sia mai vista. Dopo la guerra fu acquistata da un
amatore della provincia di Tochiki. Allora il bonsai
presentava sette tronchi. Un altro appassionato, Na‐
gakitsu Sasano, sentì parlare della bellezza di questo
esemplare e volle comprarlo. Così incaricò un
commerciante di sua fiducia di informarsi chi fosse il
suo proprietario ed il prezzo richiesto.
Il commerciante partì ed arrivò al 'dove veniva cu‐
rato l'esemplare: il proprietario del vivaio era Kyuzo
Murata.
I due commercianti fecero da intermediari; acqui‐
rente e proprietario giunsero ad un accordo verbale
di compravendita. Rimasero anche d'accordo di tra‐
sportare la pianta da un vivaio all'altro (vivevano
molto distanti); fecero una sosta nel vivaio di un
amico comune.
Qui Densaburo Osuka, ricchissimo imprenditore nel
territorio di Omiya, vide l'albero e disse "Ora che ho
visto questa meraviglia, non posso permettere che la
portiate a qualcun'altro".
Gli intermediari gli spiegarono che era stato venduto
ad un'altra persona e pertanto avrebbe dovuto
parlare con il nuovo proprietario e così fecero, ma il
signor Sasano non volle venderlo. Venuto però a co‐
noscenza che l'accordo era solo verbale, il signor
Osuka parlò con il vecchio proprietario e lo comprò.
TECNICHE ‐ Le picee bonsai spesso sono associate allo stile saikei (boschetto) e
hanno esteticamente un impatto notevole, ma in generale si adattano a tutti gli
stili tranne a scopa rovesciata.
Il periodo ottimale per pinzare una picea con le dita è molto breve.
Se si opera nel momento giusto il lavoro sarà piuttosto semplice, se lo si fa
tardi, occorrerà lavorare allo stesso modo, ma con pinze e forbici. Dopo la
pinzatura ci si può aspettare soltanto una seconda vegetazione, ma non ci sarà
una crescita continua.
Lasciare crescere le parti deboli senza pinzarle, per equilibrare il vi‐
gore dell’albero, è molto più importante per questa specie rispetto a qualsiasi
altra. Dopo la prima pinzatura che avviene a metà del mese di maggio, si può
eseguire una seconda dopo circa un mese, lasciando crescere i germogli
interni in modo che si rinforzino e aumentino la compattezza della vegetazio‐
ne. L’applicazione del filo va fatta tra il tardo autunno e l’ inverno.
MALATTIE ‐ Gli acari sono il problema più grande per i bonsai di picea. Gli
attacchi più massivi si verificano soprattutto durante l’estate ed hanno bisogno
di essere controllati con trattamenti specifici. I primi sintomi evidenti sono
ingiallimento alla base degli aghi più vecchi Naturalmente, piante indebolite
da parassiti hanno difese meno attive nei confronti di insetti e in particolare
dei tarli.
Il cancro da Cytospora è una grave malattia fungina causata da funghi
Cytospora kunzei var. piceae: le spore e i conidi del fungo si propagano attra‐
verso l'irrigazione o in seguito all’uso di attrezzi di potatura non adeguata‐
mente disinfettati. Le ferite degli alberi sono spesso punti di ingresso per i
funghi che di solito attaccano i rami più bassi e poi si propagano verso la parte
più alta. I sintomi più evidenti sono l’imbrunimento degli aghi e la secrezione
di una resina biancastra. Le parti della pianta colpite vanno prontamente eli‐
minate. C’è da dire, comunque, che cytospora difficilmente attacca piante in
perfetto stato di salute.
questo albero fu riconosciuto con il numero 59 . Fu sempre curato da
Saburo Kato e non ebbe molti problemi di salute (per lo meno nessu‐
no che non fosse di normale amministrazione) fino al 1982, quando
per un errore di annaffiatura soffrì di marciume radicale, che causò la
perdita di 1/3 delle radici e di due tronchi. Il resto dell'albero fu re‐
cuperato.
Dopo 20 anni di appartenenza a Zoji Tezuka venne comprato da
Koichi Nakoyatsu, che lo espose alla convention nazionale di Osaka,
nel 1989. Da allora non è stato più esposto; si cerca di mantenere la
sua immagine intatta senza effettuare rimodellature di rilievo.
Questa decisione è stata presa, in quanto un bonsai del genere è
ormai giunto alla sua massima espressione artistica. E' un esemplare
di rara bellezza che difficilmente può essere modificato senza che
perda parte del suo naturale fascino. Ci si può solo augurare che nel
futuro colui che si prenderà cura di questo bonsai, sappia
comprendere sino in fondo il carattere di ogni singolo albero, che
compone la zattera. (K.Onishi)
Tomekichi Kato
RINVASO ‐ Il rinvaso va eseguito ogni due anni su esemplari giovani all’inizio
della primavera, prima che si sviluppi la
nuova vegetazione, o in autunno. Gli esemplari più vecchi (10 anni) possono
essere
rinvasati ogni 5 anni. Utilizzare un terriccio che assicuri il giusto drenaggio ri‐
ducendo il pane radicale di 1/3 o meno. Dopo il rinvaso proteggere le piante
dal pieno sole per alcune settimane. P. jezoensis deve essere lasciato riposare
per 3 mesi dopo il rinvaso prima di qualsiasi intervento di potatura o filatura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA