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GIORNALISMI E SOCIETÀ
Scopo del libro: si vuole analizzare il ruolo sociale dell’informazionein un momento storico in cui il
pubblico è esso stesso produttore di contenuti in una società in cui stanno cambiando i concetti
stessi di politica economia e cultura. Cioè che sta avvenendo nella società post-moderna è un
cambiamento: cambia la società e lo fa ad una velocità impressionante, cambia il rapporto con la
tecnologia, con il tempo con una spasmodica concentrazione sul presente, cambia il concetto di
potere facendosi più accessibile ma anche più vulnerabile. Cambio l’essere umano e con lui la
società e il modo di raccontare i fatti che accadono.

CAP.1 – GIORNALISMI, NOTIZIA, NOTIZIBILITA´

CHE COS’È UNA NOTIZIA?

Questo termine puo’ essere definito in tanti modi ed è per questo complicato trovare una
definizione univoca. Quel che è certo è che le notizie sono la materia prima dell’informazione e
quindi del giornalismo. “la notizia è il racconto di un accadimento portato a conoscenza del
pubblico di massa perché non ha lasciato indifferente il giornalista”. Le notizie più che uno
specchio della realtà sono dunque ri-costruzioni con lo scopo di mettere a conoscenza persone che
altrimenti non avrebbero modo di conoscere quella realtà. È qui che emerge la forte funzione
sociale del giornalismo. La partita più importante si gioca dunque proprio nella fase di selezione
delle informazioni. I tratti caratterizzanti le news sono: la tempestività (i fatti devono essere
accaduti da poco); la non sistematicità (l’assenza di collegamenti tra gli eventi che deve infatti
essere creata dal giornalista nella ricostruzione che forma la notizia); l’effimerità (la limitatezza
temporale delle notizie). La notiziabilità cioè la capacità di un fatto di diventare notizia, dipende
proprio da questo insieme di fattori. Vi è comunque una continua negoziazione all’interno delle
testate giornalistiche per creare quel giusto compromesso tra tutti i settori che compongono
l’assetto della testata. Queste scelte vengono influenzate sia dalla tipologia di contenuto da
realizzare (articolo per tesata cartacea, online o radio)sia da fattori altri (le condizioni storiche,
politiche e sociale in cui opera il giornalismo), è una continua ricerca di un equilibrio tra ciò che è
giusto dire, ciò che non lo è, ciò che è interessante, ciò che non lo è, dire ciò che si puo’ o anche ciò
che non si puo’.

GENERI GIORNALISTICI

Ogni organizzazione newsmediale deve riuscire ogni giorno ad ogni ora a richiamare l’attenzione
del pubblico e mantenerla costante il più allungo possibile, nonostante la ricchezza di contenuti e di
mezzi di fruizione a tali contenuti. Così, spesso si tende a far prevalere la logica della preferenza, di
ciò che è più accattivante, anziché di ciò che potrebbe rispondere di più ai parametri di rilevanza e
notiziabilità. È così che vengono a crearsi i programmi di infotainment in cui è difficile distinguere
l’informazione dall’intrattenimento. Infatti la crescente centralità della tv come mezzo
d’informazione ha indotto ad una sorta di universalizzazione o ibridazione dei codici linguistici e
generi narrativi, raccontando le storie in maniera più emotiva. Una delle conseguenze di tale
approccio è quello di ricorrere alla distinzione tra:

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▪ Hard news: ‘notizie vere e proprie’: fatti di cronaca, attualità, politica, economia, che hanno
una certa rilevanza per la popolazione e necessitano di essere comunicate tempestivamente
e in modo dettagliato. Per la radio e la tv vengono infatti presentate al pubblico
contemporaneamente o poco dopo l’evento, i quotidiani invece sono costretti a far
prevalere sulla tempestività la logica dell’approfondimento.
▪ Soft news: ‘notizie di alleggerimento’ , riguardano aree tematiche meno importanti, come
approfondimenti di fatti di gossip, cronaca rosa, curiosità sul mondo dello spettacolo. Se ben
utilizzate possono fungere da esca per attirare il pubblico verso altri contenuti

Il genere è un etichetta che si dà ad una tipologia mediale per essere riconosciuta sia dagli emittenti
che dai riceventi. È possibile quindi classificare le notizie in base alle tematiche affrontate ma anche
l’utilizzo di una forma linguistica o di un metodo narrativo specifico determinano l’area di
competenza della notizia (anche se ci sono molteplici zone di intersezione).

IL GATEKEEPING nei processi di NEWSMAKING

(gatekeeping: il meccanismo con cui avvengono le scelte nel lavoro mediale, come il lasciare filtrare
una determinata notizia oppure no, attraverso i cancelli,gates, di un mezzo di informazione).
Newsmaking significa “produzione di notizie” ma è anche una branca della sociologia della
comunicazione che si occupa di studiare: l’influenza della società sul sistema mediale;
l’organizzazione e prestazione del contenuto mediale; l’influenza dei media sulla società e sugli
individui. Il newsmaking si articola in 4 fasi consequenziali:

1. La selezione: scelta del materiale notiziabile Il giornalista, per conto del proprio pubblico, opera
delle scelte precise sottoponendo alla collettività quei fatti che lui o la testa per cui lavora,
ritengono essere notiziabili. Il gatekeeper è proprio la figura del giornalista che seleziona i fatti
destinati a diventare notizia, filtrando quindi ciò che dovrà diventare argomenti di discussione
per l’opinione pubblica. Secondo McQuail il gatekeeper svolge un ruolo sociale: ha il potere di
dare o negare l’accesso a voci differenti della società e per questo diventa luogo di conflitto.
White studiò il lavoro dei caporedattori per capire meglio i meccanismi che influenzavano la
selezione delle notizie e arrivò alla conclusione che i gatekeepers hanno un ruolo fondamentale.
Tuttavia dalle loro motivazioni emergevano criteri di scelta ampiamente soggettivi, basati sulle
loro esperienze e aspettative dunque si poneva il problema di una scelta individuale ma al tempo
stesso collettiva. Infatti con il passare del tempo quelle che erano state delle scelte individuali si
istituzionalizzarono diventando dinamiche di gruppo, per questo Abrhaam Bass agli inizi degli
anni ’60 ha diviso l’attività di gatekeeping in 2 fasi:

• Il newsgathering: la selezione dei fatti notizia bili


• Il newsprocessing: l’attività di assemblaggio delle notizie e adattamento per il pubblico Con
il tempo si è passati da un gatekeeping tradizionale, nel quale il cittadino era solo il
destinatario dell’informazione ad un gatekeeping a rete che stimola le attività cognitive delle
persone che sono portate ad interessarsi solo a ciò che ritengono opportuno.

2. La gerarchizzazione: dare valore alla singola notizia


3. Il trattamento: il modo di presentare la notizia al pubblico
4. La tematizzazione della notizia: de contestualizzazione e successiva ricontestualizzazione dei
fatti

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LA NOTIZIABILITÀ e i BIG NEWS VALUES

Ogni notizia deve rispondere alle 5W: chi? Cosa? Dove? Quando? Perché? Nelle prime 10 righe
dell’articolo, prima di passare a racconti più dettagliati o collegamenti con altre vicende. La
notiziabilità –> è la potenzialità di un accadimento di diventare notizia: non è detto che ciò accada
ma quel fatto presenta tutti i requisiti per essere portato dal giornalista all’attenzione del pubblico.
Infatti il giornalista deve avere la dote di saper cogliere nella realtà in movimento quel fatto che ha
presa sul lettore.

La scelta del giornalista non è però totalmente autonomia, ma segue la scia di principi guida generali,
astratti e universalmente accettati da chi compie questo lavoro.

Per diventare notizia un fatto deve avere 3 costanti (i big news values):

1. La singolarità: intesa come novità, eccezionalità rispetto al normale, cioè capacità di


suscitare stupore e attenzione

2. L’attualità: capacità del fatto di essere al centro dell’attenzione e rimanerci. Ciò che si
riferisce al presente o al recentissimo passato

3. L’interesse: da non confondere con l’importanza, l’interesse è un fatto soggettivo mentre


l’importanza deve essere legittimata al livello sociale in qualche modo. I circuiti mediatici
sono alla costante ricerca di un equilibrio tra interesse ed importanza che insieme formano
la rilevanza intesa come capacità delle news di suscitare interesse rispondendo anche a
criteri standard di importanza.

La notiziabilità si articola poi su 3 piani: il piano assiologico (big news valaues), il piano ideologico
(valori notizia intermedi e i fattori notizia) e il piano empirico (la totalità dei criteri di selezione del
materiale notiziabile).

VALORI NOTIZIA INTERMEDI

Altri elementi rilevanti, ma che non possono essere classificati come big values news si trovano ad
uno stadio intermedio:

▪ La semplificazione: la tendenza a far diventare notizia ciò che puo’ essere raccontato.
Questotermini puo’ anche essere considerato come il risultato di un operazione giornalistica
che riduce tutto a pochi ed essenziali concetti.
▪ Identificazione: si ricercano le notizie che possono creare sintonia con il pubblico
▪ Sensazionalismo: ricerca di entrare in relazione con la sfera emotiva delle persone più che
con quella cognitiva. Galtung e Ruge hanno invece analizzato altri valori intermedi
rendendosi conto di quanto il contesto sociale influisse sulla notiziabilità di un evento:
▪ La frequenza: la tempestività e la novità del fatto. Tenderanno a diventare notizia quei fatti
accaduti da poco
▪ La soglia: un ostacolo che deve essere superato dall’accadimento per diventare notizia. Si
riferisce al numero e alla tipologia di persone coinvolte, ovviamente questa è una variabile
molto relativa.

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▪ La consonanza: quanto più quel fatto rispetta le aspettative del pubblico tanto più quel fatto
sarà notiziabile
▪ Novità: è l’opposto della consonanza ma è possibile una convivenza trai due: all’interno di
ciò che è consonante puo’ essere selezionato ciò che è inaspettato
▪ La composizione tematica: si cerca di creare una diversisicazione tematica degli argomenti.
▪ La continuità: ci sono notizie che seguono un lungo filo narrativo e che proseguono nel tempo.

Ci sono poi 4 fattori notizia:

1. Il riferimento a nazioni d’èlite: ciò che succede nei Paesi più e grandi e sviluppati è destinato
a fare notizia di più di ciò che accade nei Paesi in via di sviluppo.
2. Riferimento a persone d’èlite: le azioni e dichiarazioni di persone note sono più notizia bili
di quelle di altri
3. La personificazione: gioca un ruolo più importante nella notiziabilità che sia l’individuo al
centrodell’attenzione e non la massa
4. La negatività delle conseguenze: uno scandalo fa notizia più di una buona azione, è qualcosa
che rompe l’ordinario.

Le conseguenze di questi principi potrebbero essere la contrazione della realtà:

▪ Geografica: si favoriscono alcuni Paesi rispetto ad altri • Tematica: la variabilità in base al


mezzo di comunicazione che richiama specificità culturali, tecnologiche e di contenuti.
▪ Personale: la maggior concentrazione per le èlite

FATTORI IDEOLOGICI E ORGANIZZATIVI

I valori notizia devono dunque velocizzare e facilitare il processo di scelta delle notizie essendo
flessibili ma universali. Ma nel processo di selezione gli elementi tirati in ballo sono tanti e c’è il
rischio che i valori notizia diventino un ideologia professionale che si allontanano dagli standard di
notiziabilità di un evento. Infatti i fattori che influenzano maggiormente sono ideologici: che
nascono dal contesto sociale e culturale in cui si realizza l’attività giornalistica (Paesi laici svolgono
un giornalismi differente da quelli con una religione predominante), dipendenti anche dalle
aspettative del pubblico; ci sono poi i fattori organizzativi: specifiche routine burocratiche e
impostazioni di lavoro all’interno della redazione. Mc Quail semplifica i criteri di selezione delle
notizie a 3 categorie: criterio relativo al luogo, al tempo e alla persona.

1. Criterio relativo al luogo: un fatto deve avere una localizzazione geografica: più un evento è
vicino più è notiziabile. È inclusa anche la prossimità sociale e culturale: valutazioni geopolitiche,
geoeconomiche. Infatti pur essendo l’Albania vicina al sud Italia non si parla di questi Paesi ma
piuttosto di altri Paesi europei più distanti geograficamente ma più affini da un punto di vista
culturale. Ovviamente le testate giornalistiche tendono ad avere inviati proprio in quei luoghi
che sono più importanti e interessanti per l’interesse pubblico. I fattori spaziali incidono anche
sui fattori organizzativi della testata suddividendola in redazioni tematiche: redazione politica,
redazione di cronaca, economica.
2. Criterio relativo al tempo: il tentativo è quello di ridurre al minimo la distanza cronologica tra
l’accaduto e il momento in cui è reso noto ( le nuove tecnologie hanno aiutato molto in questo).
Si tratta della tempestività e velocità nel trasformare un fatto in notizia. I differenti mezzi di

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comunicazione che hanno modalità di fruizione differenti impongono che gli argomenti vengano
trattati in modo diverso (i contenuti web sono aggiornati continuati e quindi puntano
all’essenzialità della notizia; il giornale deve dunque puntare sull’approfondimento). Proprio in
base al tempo sono state categorizzate alcune notizie
• Hard news: arrivano all’improvviso
• Soft news: il fattore tempo incide poco, hanno una certa rilevanza nel medio-lungo
termine.
• Notizie in via di sviluppo: quei fatti che hanno bisogno di tempo per essere conosciuti
appieno,dunque il pubblico è informato un pezzo alla volta (processi giudiziari)
• Notizie continuative: si ripetono continuamente come un appuntamento fisso per il
pubblico(notizie di borsa, il meteo)

I valori notizia più importanti per il tempo sono: la frequenza, la novità e l’inaspettatezza. Le
notizie più pianificabili (appuntamenti da seguire con calendarizzazione degli incontri) sono
quelle atemporali: sport, cultura spettacoli, economia mentre le meno pianificabili possono
essere la politica e la cronaca.

3. Criterio relativo alla persona: vi è la tendenza a mettere al centro dell’attenzione più che il fatto
in sé, l’autore, creando la persona-notizia. La personalizzazione degli eventi è la tendenza ad
estrapolare da un fatto notiziabile la storia di un singolo rappresentativa dell’intera vicenda. È la
cronaca politica che più si presta al criterio relativo alla persona: il racconto politico è basato
sulla presentazione dei leader più carismatici e delle loro relazioni più che sulla presentazione di
problemi e soluzioni. La logica dello star system: i media producono e riproducono notizie che
ruotano attorno alla vita di personaggi famosi. Ovviamente gli aspetti positivi ci sono perché si
semplifica la comprensione di fatti che sarebbero potuti rimanere in una zona d’ombra, quindi
ben vengano i processi di personalizzazione in casi di femminicidi, negazioni di diritti, esperienze
negative, regimi totalitari

CRITERI SOSTANTIVI E RELATIVI AL PRODOTTO

▪ Criteri sostantivi: ripropongono la contrapposizione tra l’importanza e l’interesse. Mentre le


notizie importanti sono quelle che non possono mancare, quelle interessanti si limitano ad
incuriosire, suscitare emozioni. L’importanza sembra derivare da 4 variabili:
1. Il livello gerarchico degli individui coinvolti;
2. L’impatto della notizia sulla nazione e sull’interesse nazionale.;
3. La quantità di persone coinvolte
4. I possibili sviluppi futuri

▪ Criteri relativi al prodotto: meno la notizia è importante più è difficile la sua accessibilità
nelle routine produttive. I criteri di notiziabilità in questo caso sono:
1. Brevità: scartare il superfluo concentrandosi su ciò che è importante
2. Novità
3. Qualità della storia: chiarezza di esposizione, sottratta ad ogni sorta di
incomprensione
4. Bilanciamento: un evento è tanto più notiziabile se fa parte di una categoria di eventi
non raccontati già.

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IL CRITERIO RELATIVO AL MEZZO

I materiali relativi ad un fatto variano in base al mezzo di comunicazione scelto per comunicare la
notizia (per la tv è importante avere materiale audiovisivo che dà azione ai fatti; per la radio ci vuole
l’alternanza giornalista- soggetto coinvolto; per una testa online deve esserci ipertestualità). Non
tutte le notizie sono spendibili in tutti i mezzi di comunicazione, il linguaggio fa la differenza: un
convegno scientifico ad esempio è meglio da spiegare sulla carta stampata che in radio o tv. Diverso
è il discorso per i giornali online che riescono a far convergere più linguaggio contemporaneamente

IL CRITERIO RELATIVO AL PUBBLICO

Il pubblico vive nella notizia e influenza i processi di newsmaking. Per questo ci sono tecniche per la
rivelazione degli ascolti televisivi e radiofonici ed analisi qualitative e quantitative di lettori di
quotidiani. Tecniche che agevolano la scelta di certe informazioni piuttosto che altre. Il rischio è che
altri argomenti importanti ma meno interessanti restino esclusi. I meccanismi per acquisire i
feedback del pubblico sono diversi:

• Auditel: approccio quantitativo è stato messo in discussione da quello qualitativo: misura non solo
l’entità della fruizione ma anche il contesto di riferimento e la capacità del singolo di sviluppare
relazioni. è diventato il metodo per valutare qualunque scelta di palinsesto, giornali compresi.

• Audipress: misura la quantità di fruitori di giornali quotidiani. Il tutto avviene attraverso la


somministrazione di un questionario dettagliato somministrato ad un campione diviso in base alla
fruizione di contenuti

• Audiradio: indaga gli ascolti radiofonici

• Audiweb: Secondo il modello semiotico-enunciazionale il testo riesce a contenere sia il punto di


vista dell’emittente che del destinatario. Il marketing nel giornalismo: nonostante la presenza d i
di prodotti informativi generalisti, in grado di catturare la pluralità del pubblico, c’è sempre più la
necessità di intercettare segmenti o target di pubblico. Il pubblico si sta sempre più abituando ad
intercettare gli interessi di segmenti di pubblico personalizzando così i contenuti canali tematici.
Un possibile effetto negativo è l’esclusione di determinati argomenti magari che riguardano
territori lontani o gruppi sociali marginalizzati.

IL CRITERIO RELATIVO ALLA CONCORRENZA

Trovarsi in una situazione di monopolio o oligopolio agevola la falsificazione e distorsione della


realtà. Uno dei rischi della nostra epoca, nonostante il gran numero di testate e la molteplicità di
fonti di informazione, è la graduale omologazione dei contenuti e riduzione di spazi di concorrenza
e differenziazione. Concorrenza infatti comporta competizione e quindi che i rivali si guardino, si
spiino, valutino insieme la realtà. Il criterio della concorrenza puo’ essere concepito come l’analisi
delle aspettative che i media nutrono l’uno rispetto all’altro. Le reazioni potranno essere:
concorrenza omologante: ci si adegua per non differenziare troppo la propria scelta e perdere
l’audience; oppure concorrenza diversificante: si cerca di differenziarsi il più possibile ( il rischio è
che per diversificarsi si deformi la realtà). Sono prodotti due effetti legati alla distorsione: la

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sovraesposizione di alcuni eventi rispetto ad altri e la semplificazione della realtà. La concorrenza


puo’ essere divisa in 3 categorie:

• Cognitiva: riguarda l’intera industria della conoscenza culturale


• Inter-media: concorrenza tra media diversi che entrano in competizione
• Intra-media: la concorrenza tra lo stesso tipo di media È possibile ipotizzare che esse
agiscano contemporaneamente

LA DISTORSIONE DELLA REALTÀ

L’istituzionalizzazione dei processi di selezione, gerarchizzazione, tematizzazione della notizia ha


portato alla deformazione della realtà. Questa distorsione a volte è volontaria ma altre no, perché
è solo frutto del modello organizzativo della linea produttiva: anche uno stesso evento trasmesso
su media diversi verrà interpretato in maniera differente e acquisirà significati differenti.

• Distorsione involontaria strutturale: dettata da vincoli organizzativi del contesto in cui si


opera
• Distorsione involontaria produttiva: basata su vincoli di mercato, considerando l’interesse
del pubblico

In base al grado di manipolazione della realtà la distorsione puo’ essere inoltre totale o parziale; e
in base ai soggetti protagonisti della deviazione (un giornalista, un’intera testata) isolata o
generalizzata. Evoluzione del modello semiotico enunciazionale in chiave giornalistica
autoreferenzialità informazione in base al pubblico e alla concorrenza: nelle scelte di notiziabilità
non prevale ciò che si aspetta il pubblico ma ciò che gli altri media o l’intero sistema si aspettano da
esso. Il ‘dire per essere creduti’ rischia di essere sostituito dal ‘dire per non sbagliare’, in direzione
di un conformismo nelle scelte che puo’ sfociare in un conformismo delle idee.

SOGGETTIVITÀ, OGGETTIVITÀ E OBIETTIVITÀ

Se l’obiettività è un rituale strategico che ha la finalità di garantire la conformità dell’attività


giornalistica , l’oggettività ha a che fare con l’oggetto di riferimento: più la rappresentazione di tale
oggetto è fedele alla realtà, più è oggettivo. L’antinomia soggettività- oggettività si sviluppa sulla
linea di confine del sé con l’altro: quando la sfera soggettiva entra in quella oggettiva crea una
metamorfosi della verità. Dunque si puo’ non essere oggettivi perché la soggettività sovrasta spesso
l’oggettività, ma non per questo si puo’ violare la condizione indispensabile del giornalismo:
l’obiettività. Quell’obiettività che ha l’esigenza etica di avvertire il pubblico del rischio di distorsioni
volontarie della realtà. Sorrentino ha individuato 4 forme di obiettività come competenza:

1. Competenza tematica: non tutti si possono occupare di tutto, per evitare manipolazioni è
necessario che il giornalista abbia conoscenze specifiche sulla materia assegnatagli;
2. Competenza interpretativa: liberarsi dal proprio punto di vista per non seguire solo il filone
di notizie che lo rafforzano
3. Competenza espressiva: capacità tecnica e professionale (conoscenze linguistiche,
tecnologiche, espositive)

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4. Competenza relazionale: rapporto fiduciario con il pubblico e le fonti la carta vincente del
giornalista resta la moderazione, in grado di garantire la credibilità anche quando si
manifestano opinioni scomode o posizioni nette. Obiettività orientata alla responsabilità
riflessiva.

DIVERSE TIPOLOGIE DI FONTI

La fase di raccolta del materiale notiziabile necessita di un flusso costante e sicuro di notizie, ciò
porta a privilegiare canali di raccolta come le fonti istituzionale e le agenzie di stampa. Fonte significa
“origine di un informazione”. Possono essere:

▪ Fonti ufficiali: è quella fonte che per il ruolo ricoperto, la competenza e la sua responsabilità, è
legittimata ad essere un interlocutore. Es. ufficio stampa Quirinale, un ministero ecc
▪ Fonti ufficiose: ha titolo per dare determinate informazioni ma solo sul piano sostanziale, non
formale. Es. collaboratore di giustizia
▪ Fonte specializzata: interna al sistema dell’informazione come l’agenzia di stampa
▪ Fonte meno specializzata: gli informatori che hanno alcuni giornali nei luoghi dove vi è alta
possibilità che nascono notizie in modo assiduo
▪ Fonti credibili vs non credibili: fonti affidabili dove il criteri per stabilirlo è il tempo e la
mancanza di smentite delle informazioni date da quella fonte
▪ Fonti attive o passive: per il tipo di uso che se ne fa e il rapporto che si crea con il giornalista
▪ Fonti di primo livello: hanno una competenza specifica su un fatoo
▪ Fonti di secondo livello: necessitano una verifica ulteriore
▪ Fonti primarie vs secondarie: in base alla possibilità che il giornalista ha di partecipare o meno
gli eventi i media sono sempre alla caccia di contenuti così come i contenuti alla ricerca si spazi
per mostrarsi al pubblico, viene a crearsi così un processo di negoziazione e contrattazione di
senso.

Nella scelta di una determinata fonte il giornalista valuta l’autorevolezza della fonte, la credibilità e
l’attendibilità. Cutlin e Center hanno elaborato a tal proposito il teorema delle 7 C:

▪ Credibilità
▪ Comprensione dei contesti: cioè delle logiche di notiziabilità che devono coordinarsi co
quelle del media
▪ Continuità: al lavoro di produzione delle informazioni
▪ Per garantire l’accesso ai contenuti presso un buon canale
▪ Chiarezza
▪ Capacità di raggiungere l’audience.

Seconda fase: GERARCHIZZAZIONE DELLA NOTIZIA

Dopo il processo di raccolta delle informazioni si passa alla gerarchizzazione: dà un valore aggiunto
ad alcuni temi scelti rispetto ad altri, selezionando quali temi affrontare con più enfasi. Alcuni dei
principi con cui si scelgono le notizie, vengono riutilizzati in questa seconda fase: la frequenza
(compatibilità nel tempo), relazione tra interesse e importanza ecc. la notizia puo’ essere collocata
in prima pagina se il fatto non ha perso valore con il passare del tempo. Diverso è il caso dei giornali
online o telegiornali il cui parametro di scelta è prevalentemente l’ultima notizia. Un altro parametro

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è la composizione tematica: un bilanciamento che tenga conto della pluralità degli interessi del
pubblico e che rispecchi nel complessivo le dinamiche macrosociali. Normalmente nella prima
pagine del giornale o nei titoli dei tg: notizie di attualità (politica+ eco + cronaca), notizie di esteri,
costume, società , cultura e spettacolo.

METODO APERTURA-SPALLA-TAGLIO:

Dopo l’apertura dove sono evidenziate le notizie più importanti, vi è la spalla: l’articolo o argomento
in alto a destra (nel telegiornali o radio è il secondo blocco tematico). Il taglio centrale è per le
notizie che occupano il centro della pagina (terzo blocco per tg e radio), cioè notizie di media
importanza; a fondo pagina finiscono gli argomenti curiosi, di costume, di argomenti colti e letterati.
Non tutti i quotidiani però usano questo modo, alcuni hanno una finta apertura: si riconosce una
notizia per l’apertura ma se ne sceglie un’altra nello spazio più visibile perché si crede possa
suscitare maggior interesse. Nei periodici l’apertura è stata rimpiazzata dalla copertina dove con
una foto predominante si fa entrare il lettore nell’argomento di maggior rilievo.

Terza e quarta fase: TRATTAMENTO E TEMATIZZAZIONE della notizia

Nel raccontare le notizie bisogna tener conto dell’esigenza di raccontare ad un pubblico di massa
unito nella fruizione ma diversificato per interessi e sensibilità. Il trattamento risponde a questa
necessità: il quotidiano deve trattare le storie rispondendo ad una sua struttura madre che
comprende pagine, griglie, spazi. È qui che il trattamento si fonde con la tematizzazione: prima di
decidere il trattamento della notizia questa deve essere decontestualizzata da cornici sociali,
economici o politici e ricontestualizzata dentro i formati editoriali. Il frame è una cornice che ci
permette di organizzare la realtà in categorie. Esistono in questo caso le cornici dei giornalisti e
quelle del pubblico, a volte coincidono, altre volte si scontrano, in quest’ultimo caso la
comunicazione non avrà mai successo perché manca il supporto del ricevente. L’effetto di framing
è una distorsione non intenzionale, parziale e generalizzata della realtà in specifiche porzioni di
realtà rappresentabile. Quando i giornalisti tematizzano una notizia, decidendo come trattarla,
classificano la realtà sulla base di loro cornici cognitive nate dall’esperienza e quindi dalla memoria
pregressa. La categoria ‘malasanità’ è un esempio di frame che racchiude tutte le notizie che
riguardano una cattiva gestione dei sevizi sanitari. Sono due i filoni di ricerca della fase del
trattamento:

▪ L’editing: per la stampa di massa e online


▪ Il timing: la tv e la radio, si tratta del tempo da assegnare a ciascun servizio la questione
fondamentale del trattamento è quella di garantire contemporaneamente sintesi ed
efficacia narrativa.

LA MEDIAZIONE GIORNALISTICA

Il giornalista è considerato dal sistema sociale e istituzionale come il narratore di fatti veri e
verificabili. La chiave di volta probabilmente va ricercata nel legame tra realtà e mente del pubblico.
Il linguaggio così risulta essere il mezzo di interazione più efficace tra l’individuo e il mondo.Sapir e
Whorf dicevano che il linguaggio determina il pensiero e vi è quindi una costruzione sociale della
realtà. Lo scopo di un buon giornalista dovrebbe essere quello di far coincidere realtà simbolica e

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ambiente reale. Dunque la mediazione culturale deve trasformarsi in media-azione o azione


mediatica, 4 fasi:

1. Osservazione: puo’ essere casuale o sistematica, strutturata. Il secondo caso comporta che
ci siano eventi più esposti di altri
2. Lettura della realtà: comprenderla in base anche ai propri riferimenti culturali
3. Interpretazione: qui arriva la vera attività di mediazione tra pubblico e realtà. Interpretare
significa attribuire un significato alla realtà letta: intuire propositi, volontà, ansie dei soggetti.
Trasformare un fatto privato in un fatto di pubblico dominio
4. Narrazione/ descrizione: capacità di raccontare ,quindi esternare una realtà compresa ed
interpretata dal giornalista ovviamente per la comprensione dell’informazione non puo’ che
essere molto rilevante anche il contesto di riferimento.

I testi possono essere invece:

• testo aperti: non vincolano il pubblico ad un particolare significato, ad


un'unicainterpretazione
• testo chiuso: comporta un'unica interpretazione

MODELLI TRADIZIONALI DI GIORNALISMO

Secondo la teoria delle transizioni alla cui base vi è il principio di accumulazione, i mezzi di
comunicazione si sono sviluppati nel tessuto sociale senza sovrapporsi, convivendo reciprocamente.
La radio ha aggiunto un nuovo linguaggio non presente nella stampa ma senza sostituirlo, stessa
cosa per la tv anche se ha una forte di condizionamento maggiore e poi con internet. La rivoluzione
digitale ha ridotto tutta la realtà alla logica dei bit, compresa l’informazione: nuove modalità
interattive e ambienti di condivisione dell’informazione che rischiano di mettere in crisi i pilastri
fondamentali su cui si basa l’informazione. 3 modelli:

1. Market model: tendenza ad assecondare il pubblico, anticipandone tendenze ed esigenze.


Il pubblico è considerato come target cioè come un potenziale consumatore da raggiungere.
2. L’advocacy model: una tipologia di giornalismo schierato. Si porta avanti una posizione
culturale ed ideologica di parte
3. Trustee model: modello del giornalista paladino della verità, al servizio esclusivo per
l’interesse dell’opinione pubblica

Altri 4 modelli tradizionali del giornalismo:

1. New journalism: elaborato da Wolfe negli anni ’70. • Affermazione della iper-soggettività
del giornalista. È il giornalismo delle opinioni; • Analisi dei problemi oltre alla narrazione
della realtà • Attenzione maggiore ai particolari con tecniche di scrittura più simili al romanzo
che al giornalismo classico
2. Giornalismo investigativo: rivelazione di quei fatti rilevanti per il pubblico ma che
solitamente sono trascurati
3. Giornalismo interpretativo: dagli anni ’90 ancora più market oriented, contaminazione tra
informazione ed intrattenimento, spettacolarizzazione.

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4. Public journalism: segnalazione di problemi ma anche di possibili soluzioni Altri modelli di


giornalismo condizionati dalla politica, economia e società.

Modello mediterraneo o pluralista-polarizzato: vi è una stampa d’èlite con diffusione limitata. La


livertà e la diffusione dei media arrivano tardi. I media hanno un forte interesse politico, sono
schierati, prediligono il commento al racconto. Lo Stato è il regolatore, proprietario e finanziatore
dei media. Il nome nasce dall’alto grado di ideologie e conflitti nei Paesi dell’Europa meridionale,
con conseguente presa di posizione dello Stato nell’economia ma anche nella televisione pubblica.

Il modello dell’Europa centro- settentrionale o democratico corporativo: i media sono visti come
istituzioni sociali in cui lo Stato è responsabile. Fino agli anni ’80 prevalse la formula del monopolio
radiotelevisivo, mentre in questo modello vi è una forte libertà di stampa e informazione

Modello liberale o nord-Atlantico: prevalgono i giornali commerciali, il ruolo dello Stato è


contenuto e prevale la pluralità.

I NUOVI MODELLI DI GIORNALISMO

Internet ha radicalmente cambiato il metodo di accesso alle informazioni: l’interattività, l’accesso


semplice a contenuti illimitati e in gran parte gratuiti, l’indelebilità di ciò che viene caricato. I nuovi
valori della notizia sono la flessibilità e l’adattabilità: intesi come la capacità di adeguarsi a diversi
formati multimediali. Tutto questo ha portato ad una sovrapposizione dell’editoria, del broadcasting
e dell’informatica. Anderson sostiene che grazie ad internet il mercato di massa si è trasformato in
una massa di mercati in cui produttore e cliente dialogano alla pari. Siamo passati grazie ad internet
dall’utopia dell’informazione per tutti all’utopia dell’informazione da parte di tutti: è il citizen
journalism: una forma di giornalismo praticato non da professionisti ma da semplici cittadini. La
partecipazione sempre più attiva e interattiva di informazioni ha portato ad un notevole aumento
del grado di partecipazione del pubblico. Il giornalismo partecipativo non è altro che la possibilità di
un cittadino di pubblicare video fatti da lui o informazioni che possono arrivare ad essere utilizzate
anche in telegiornali nazionali. In questo modo si racconto la realtà senza la mediazione del
giornalismo rompendo tutti gli schemi gerarchici che lo compongono In tempi moderni si parla di
narcisismo digitale intendendo il culto del sé digitale. Così da una parte il citizen juornalism è un’
opportunità per far dialogare vecchi e nuovi media, dall’altra un rischio di distorsione: con un
telefono ed una connessione si possono caricare foto, video, immagini e commenti su qualsiasi tipo
di fatto. Così il reporter di strada diventa una figura di rilievo: trovarsi al posto giusto e nel momento
giusto per documentare un fatto di cronaca significa diventare il braccio operativo del giornalismo
professionale, essere fonti dirette, testimoni oculari. Ma c’è anche il rischio di creare confusione,
facendo girare notizie non ancora verificate.

MODELLI TRADIZIONALI CITIZEN JOURNALISM Norme deontologiche Interessi personali


Formazione e selezione rigorose Informazioni ‘fai da te’ Credibilità dinamiche (newsmaking) Scarsa
attendibilità Professionalità ed obiettività amatorialità. Di fronte a qualsiasi contenuto così non
diventa più importante chi ha prodotto cosa ma la qualità del contenuto. Sono i contenuti a fare la
differenza: se utili e compatibili con il giornalismo, se in linea con i criteri di notiziabilità, possono
entrare nei processi di newsmaking. Sono dunque proprio i contenuti a stabilire i termini di questa
collaborazione tra giornalismo professionale e i cittadini reporter. Il giornalismo che interessa oggi
è quello che attraverso il network permette di avere linguaggi diversi, aumentare la partecipazione,

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incrociando testi e contesti. La sfida è rendere queste due realtà sempre più compatibili e meno in
sfida. Anche per il Data journalism il punto di partenza è il web: è una pratica giornalistica che
produce storie sulla base di dati. Il giornalista ha la funzione di colmare il gap tra i dati prodotti da
istituzioni o privati e la comprensione del pubblico. Il data journalism nasce negli anni ’60 quando
giornalisti americani iniziarono ad analizzare data set pubblici, anche se questo nome è coniato più
in là nel 2010 quando vennero gli venne dedicata una conferenza internazionale. Si costruiscono
prove inconfutabili basate su una grande quantità di dati che tendono a far vedere gli avvenimento
del mondo con un’ottica di insieme. Ma come si possono trasformare i dati in storie? Il blogger
inglese Bradshow ha elaborato IL TEOREMA DELLE DOPPIE PIRAMIDI:

▪ Una piramide rovesciata: raccolta, pulizia, contestualizzazione, incrocio e comunicazione


dati

▪ Raccolta: acquisizione di dati relativi ad una questione. I dati possono essere procurati da un
organizzazione, estrapolati da documenti o frutto di sondaggi.

▪ Pulizia: eliminati errori umani • Contestualizzazione: porre i dati in relazione al contesto


▪ Incrocio di dati: a volte per trovare una buona storia bisogna incrociare diversi data base •
Comunicazione: attraverso diverse tecniche narrative

▪ Seconda piramide ordinaria: visualizzazione, narrazione, comunicazione, umanizzazione,


personalizzazione, utilizzo. Sono esplicitati quindi i 6 modi di presentare al pubblico la storia

▪ Visualizzazione: la più importante e rapida. L’informazione grafica ha il ruolo di evidenziare


gli argomenti più nascosti di una storia, semplificare quelle più complesse e sottolineare i
più importanti.

▪ Narrazione: il dato visualizzabile è trasformato in elemento narrativo. In base ai propri


obiettivi è possibile prendere in considerazione determinati dati invece di altri

▪ Comunicazione: quando la raccolta dati ha funzione sociale perché crea una community

▪ Umanizzazione: la capacità di coinvolgere un soggetto specifico nella comunicazione di dati

▪ Personalizzazione: quando i contenuti coincidono con i dati, un utente puo’ controllare un


informazione sulla base di input diversi: economici, geografici ecc

▪ Utilizzo: l’informazione a tanto più valore quanto più vicina è all’azione dell’utente, quindi
quando produce conseguenze sul piano empirico.

Nel data journalism vanno considerati altri 3 aspetti: le news sono prodotti di processi pianificati che
durano giorni o mesi in base alla complessità della storia; il modo di esposizione: devono essere
chiari e verificabili; i modelli di business non riguardano più solo le dinamiche produttive delle
testate, periodici, agenzie ma anche delle testate online, citizen journalism ecc. Si puo’ concludere
dicendo che il Data journalism non nasce all’improvviso ma in modo graduale grazie allo sviluppo
tecnologico e alla maggior partecipazione che hanno rotto la linearità dei classici processi di
newsmaking. L’enorme quantità di dati puo’ essere una condanna o un’opportunità, dipende da

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come viene utilizzata. Altro modello è il brand journalism : il marketing per sedurre i potenziali
consumatori ha bisogno di tutte le forme di comunicazione di massa, giornalismo incluso; il
giornalismo dal canto suo ha bisogno delle strategie del marketing per ‘vendere i propri prodotti’
ed arrivare a quei segmenti di mercato sempre più frammentati. La questione è far in modo che pur
in un quadro di interconnessione reciproca, giornalismo e marketing possano mantenere le loro
autonomie. Per spiegare come nasce il brand journalism è necessario spiegare prima cosa sia il
brand content tra le soluzioni operative del marketing: nasce dalla necessità delle aziende di
comunicare i contenuti al pubblico target in modo diverso dalla pubblicità classica (per i tagli agli
investimenti pubblicitari): si ricorre allo storytelling giornalistico e si producono articoli sponsorizzati
dal brand e non necessariamente aventi come oggetto il brand. In poche parole si tratta di contenuti
audiovisivi – ma possono essere anche dei testi cartacei o per il web oppure dei contenuti radiofonici
ecc. –, che non sono spot pubblicitari, bensì contenuti che hanno lo scopo di veicolare i valori del
brand che li ha prodotti. Quindi l’evoluzione del marketing in direzione dell’evoluzione dello
sviluppo dei contenuti attraverso lo storytelling, ha consentito lo sviluppo del brand jurnalism. In
questo modo ci si fida del brand journalism perché chi scrive non vuole vendere un prodotto o
servizio (anche se poi lo scopo ultimo è quello) ma accrescere il valore sociale del brand.

IL NEOGIORNALISMO TELEVISIVO

L’aumento dei new media, così come l’aumento dello spazio mediatico ha dilatato lo scenario e
aumentato anche i soggetti, sviluppando così una notevole concorrenza che determina poi un
processo di fidelizzazione del pubblico. Negli anni ’80 le emittenti commerciali rompono gli schemi
dei palinsesti: si moltiplica l’offerta, si producono programmi tematizzati creando un meccanismo
che a volte diversifica ed altre omologa i contenuti. Si passa da una televisione pedagogica ad una
che vende prodotti attraverso la pubblicità adattandosi al telespettatore e rincorrendolo. Cambiano
i servizi offerti, i contenuti e i linguaggi usati, si assiste ad una spettacolarizzazione dell’informazione,
a programmi di infotainment che superano i generi tradizionali creando delle versioni ibride. Nella
prima metà degli anni ’90 il linguaggio si fa sempre più diretto assistendo a forme di teatralizzazione
della politica, affollando talk show, individuando nel conduttore una guida necessaria alla
comprensione degli eventi. Le tematiche affrontate diventato sempre più incentrate sulla vita
privata delle persone, la ‘tv realtà’ che si plasma in base alle reazioni e volontà del pubblico.
Cambiano i processi di newsmaking della notizia ed è in questo contesto che nascono le all news:
trasmette ininterrottamente telegiornali e programmi d'approfondimento, spesso in diretta al fine
di ridurre il gap evento- notizia. Caratteristiche all news:

SELEZIONE: più notizie da mandare in onda GERARCHIZZAZIONE: creazione di un flusso continuo e


immediato TRATTAMENTO: dilatazione del tempo per affrontare le notizie; organizzazione
sempre pronta alla messa in onda; uso costante della direttaTEMATIZZAZIONE: coincidenza tempo
reale e televisivo; effetto di verità senza eliminare mediazione

NEWSMAKING: obiettivo è fare in modo che il numero più alto di telespettatori si sintonizzi per
guardare la singola edizione. Il passaggio dall’analogico al digitale ha determinato inoltre il digital
newsmaking: i computer utilizzati dai giornalisti televisivi permettono di ricevere oltre alle
informazioni delle agenzie, anche i video più importanti del giorno, che possono essere archiviati e
personalizzati. Puo’ premontate le notizie elaborando il testo e contemporaneamente vedendo le
immagini video. Alla fine il materiale prodotto essendo già in formato digitale puo’ essere facilmente
trasportabile su altri media o trasmesso su diversi mezzi . Altra questione è la social tv: le azioni

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generate sui social in base alla programmazione tv. La tv diventa social ovvero una tv di condivisione
e partecipazione. Il pubblico così puo’ vedere la tv su qualsiasi supporto diventando nomade, grazie
all’interazione tv-internet.

I LINGUAGGI USATI nei telegiornali: un tele cineoperatore puo’ raccontare la realtà che intende
descrivere con un totale o un primissimo piano; puo’ ricorrere poi ad una panoramica o ad una
zoomata.

▪ Totale: inserirà il soggetto che vuole raccontare all’interno del contesto in cui si trova. Il
significato attribuitogli non potrà prescindere dal modo in cui il soggetto si rapporta con ciò
che gli sta intorno
▪ Primissimo piano: è il soggetto o oggetto a costruire l’unico strumento per l’attribuzione di
senso
▪ Panoramica: vi è una scrittura per immagini che tende a valorizzare l’insieme a discapito del
particolare mentre
▪ La zoomata: è una scrittura più accentuata e carica nei toni, volta a far emergere dettagli.

La parola in tv è al servizio delle immagini, per questo gli atti comunicativi, che potrebbero vivere
anche di luce propria, hanno bisogno di essere portati all’interno di percorsi narrativi che mettano
in relazione il passato, il presente e il futuro. La parola è necessaria per legare la narrazione , le
immagini e descrivere i fotomontaggi che sono montati con un ordine e una consequenzialità logica
e temporale. Dividiamo ora la nostra analisi del linguaggio dei telegiornali in:

▪ LESSICO: si utilizza un elaborazione della lingua italiana scritta e parlata. Il problema del
lessico televisivo è particolarmente rilevante nel momento in cui si devono affrontare
argomenti tecnici come l’economia, sanità, cronaca giudiziaria perché in questi casi il rischio
di ipersemplificazione e banalizzazione dei contenuti è elevato. In quanto si considera non
solo il lessico del conduttore o dell’autore del servizio, ma anche delle persone intervistate
o eventuali ospiti in studio
▪ SINTASSI: le variabili della sintassi dipendono da come si concepiscono gli attori del discorso:
individuali o collettivi
▪ LA FONETICA: il modo con cui a notizia arriva al pubblico. Esiste il problema della dizione e
del ritmo che cambia in base ai titoli e ai servizi. Il ritmo coincide con la velocità
dell’esposizione e lettura delle notizie

Ma un ruolo importante lo giocano anche le forme di comunicazione non verbale utilizzate dai
conduttori e dai giornalisti in collegamento: postura, espressioni facciali, gestualità, sguardo. Inoltre
non puo’ mancare la scrittura per effetti: le immagini sono girate registrando il rumore
dell’ambiente, i suoni di sottofondo. Emerge così che il valore aggiunto sta nella straordinaria
capacità di legare tutti gli elementi della rappresentazione verbali, visivi e acustici.

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CAP. 4 - INFORMAZIONE E CULTURA

Per cultura si intende l’universo delle conoscenze conoscibili: cinema, teatro, musica arte, costume,
scienza, sport. Settori molti diversi ma che fanno parte del nostro quotidiano e che a seconda di
come vengono interpretati possono dar forma ai valori di un’identità collettiva. Secondo Eli Wiesel
c’è uno stretto legame tra comunicazione e libertà, presupposto imprescindibile della cultura. Ci
informiamo perché vogliamo sapere, vogliamo uscire dal buio, confrontandoci con altri per
avvicinarci il più possibile alla verità. Teoria di ELi Wiesel = Dunque l’informazione e la
comunicazione sono il mezzo per la conoscenza che è il tramite per raggiungere la verità che a sua
volta strumento per avvicinarsi alla libertà, l’unica condizione in cui ci puo’ essere vera informazione
e comunicazione tra le persone un processo circolare.

Il problema è quello di trasformare in conoscenza una quantità vastissima di informazioni, portate


all’attenzione del pubblico in modo così rapido da destabilizzare la formulazione del pensiero stesso.
Le conseguenze però di questa media cultura moderna non è tanto l’omologazione quanto la
frammentazione e il processo di individualizzazione. Secondo ricerche empiriche del Censis riguardo
i consumi mediatici nel 2016

▪ Il pubblico televisivo coincide con la totalità della popolazione (97,5%) e aumentano sempre
dipiù (0,8% all’anno); riguardo le web tv 24,4 % • Gli ascolti della radio sono molto alti 85%
▪ I lettori dei quotidiani cartacei si sono ridotti del 40% mentre aumentano quelli dei
quotidianionline • Mantengono i propri lettori i settimanali i mensili
▪ I libri sono in calo del 4%
▪ Mentre diminuiscono i fruitori di telefonini basic -5%, gli utilizzati di smartphone arrivano al
65%
▪ Gli utenti della rete arrivano al 73%degli italiani

Gli italiani hanno inoltre evitato di spendere su tutto ma non sui consumi tecnologici: tra il 2007 e il
2015 sono decollate le spese per telefoni (6 miliardi solo nell’ultimo anno) e computer. La spesa per
i libri e giornali si riduce del 39%. Gli italiani hanno speso soldi per informarsi, prenotare viaggi,
acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio. È ancora molto grande il divario
riguardo il consumo mediatico tra giovani (under 30 circa 96%) e anziani (30%). Il 90% dei giovani
usa smartphone mentre per gli anziani la percentuali crolla al 16%. Riguardo i social network: 2
italiani su 3 ne utilizzano almeno uno

▪ Facebook il più utilizzato


▪ Youtube
▪ Molto lontano dalle prime due utenze ma in gran crescita Instagram e whatsapp che dopo
lafusione con Facebook ha avuto un boom: 61 % degli italiani lo usano

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