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Le fonti
di Marco Binotto
Gli apparati sono condizionati non solo a “leggere” la realtà in una certa
chiave, ma anche a “leggerne” soltanto la porzione che le fonti rivelano.
Insomma, gli apparati non solo tendono a registrare soprattutto
l’“eccezionalità” e la “devianza”, ma registrano di regola soprattutto
l’“eccezionalità” e la “devianza” che si manifestano all’interno della
rete della fonti. 2
1
M. Sorice, “Dall’evento al testo”, in G. Faustini, op. cit., p. 74.
2
G. Cesareo, op. cit., p. 75.
213
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
nimento osservato direttamente dal cronista, quanto piuttosto da una rete sem-
pre più articolata e complessa di organizzazioni. Se infatti la stessa struttura
redazionale si è progressivamente ramificata in una serie di articolazioni peri-
feriche e distinte (redazioni locali e tematiche, agenzie di notizie e di servizi,
syndication, cronisti e fotoreporter free lance), le stesse notizie riportate pro-
vengono sempre più da istituzioni, enti pubblici e privati, forze politiche e
sociali, organizzazioni non profit, imprese più che da fatti o incidenti. Imprese
informative o agenzie di relazioni pubbliche, istituzioni o testimoni, eventi e
“pseudo-eventi” 3: la produzione di notizie deve affidarsi e confrontarsi con
una insieme molto ampia di informazioni, provenienti da una serie smisurata
di canali e strutture.
3
Nella nota definizione di Daniel Boorstin unopseudo evento è un evento preparato e piani-
ficato per riceve l’attenzione dei mass media. Cfr. D. Boorstin, The Image: A Guide to pseudo-
Events in America, Harper, New York 1964.
4
“A New York già negli anni Venti un grande giornale riceveva quotidianamente 150.000
parole di materiale di pubbliche relazioni. I 5.000 agenti di relazioni pubbliche superavano in
quella città il numero di giornalisti”, M. Livolsi , Manuale di sociologia della comunicazione,
Laterza, Roma-Bari 2000, p. 431. In Italia da molti anni questo mutamento viene denunciato e
lamentato da studiosi e giornalisti ad esempio sulle pagine della già citata rivista guida degli
studi del settore, “Problemi dell’Informazione”.
5
Una lunga intervista all’ex direttore del quotidiano romano è stata raccolta dalla nostra
osservatrice ed è stata ora riportata nella sua tesi di laurea (C. Raffa, Il manifesto, un altro
quotidiano: l’organizzazione, le pratiche produttive, il linguaggio, a.a. 2003/2004, Università
degli Studi di Roma “La Sapienza”).
214
Capitolo XI - Le fonti
caso, era destinata a perdersi nella frenesia quotidiana, persino in una testata
impegnata meno delle altre nella corsa a coprire tutte le notizie del giorno.
Questa progressiva trasformazione del lavoro giornalistico non può non
avere radicali conseguenze nei contenuti delle notizie, ma soprattutto nella
loro provenienza. Questo cambiamento è significativo, con gradi diversi, dalle
piccole notizie trattate senza particolare attenzione dai redattori fino ai fatti più
rilevanti, soprattutto per quelli provenienti da zone geografiche remote o sem-
plicemente esterni al reticolo di corrispondenti dalla testata. In queste grandi
occasioni fornite dai media events o dai fatti più rilevanti, l’attenzione delle
testate è maggiore e si traduce nella presenza e nell’approfondimento informa-
tivo di corrispondenti e inviati superando così la dipendenza dalle fonti, men-
tre al contrario queste continuano a dominare nella piccole notizie quotidiane.
È infatti nelle notizie minute, spesso trattate in poco tempo e con un piccolo
spazio nei menabò, che l’esperienza diretta è stata definitivamente sostituita
dall’utilizzo di strumenti di comunicazione. Quattro in questo caso sono le
tecnologie e (quindi) le modalità di relazione con l’esterno: a) e-mail e fax; b)
telefono; c) mass media; d) terminali d’agenzia. Il loro ordine e la loro premi-
nenza dipende dalla testata, dall’operatore individuato, dall’argomento e dalla
tipologia della notizia. In ogni redazione analizzata queste però si confermano
le principali “fonti” delle informazioni trattate. La presenza e l’osservazione
dei fatti nel corso del loro svolgersi non è escluso dal panorama, ma è relegato
alla “straordinarietà” di avvenimenti più rilevanti o sui quali si decide di com-
piere un passo di approfondimento oppure alle più rare occasioni in cui è lo
stesso redattore o “quadro” a cogliere uno spunto “dalla strada”.
6
Il primo processo studiato e il primo concetto elaborato dalla sociologia del giornalismo è
storicamente quello di “Gatekeeper”. Termine ripreso dagli studi dello psicologo sociale Kurt
Lewin e introdotto dalla ricerca di White nel 1950 sui criteri di scelta delle notizie operati da un
215
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
La selezione avviene con due precise modalità, ognuna delle quali definisce
la fortuna e il destino dell’informazione inviata alla redazione. La prima è quella
che stabilisce l’ammissibilità o meno della notizia: cestino o cucina. Superata
questa soglia di ingresso binario, in/out 7, che fornisce lo status di notizia alla
comunicazione ricevuta, questa intraprende un percorso interno alla redazione
verso il redattore che se ne occuperà. La scelta preliminare della redazione (ser-
vizio) a cui indirizzare la notizia, come la scelta redazionale del cronista che
dovrà trattarla, costituisce ovviamente non solo la condizione per essere inclusa
nelle notizie da pubblicare, ma determina la modalità e la cornice tematica attra-
verso cui verrà “lavorata”. In questo caso la difficoltà maggiore è costituita dalle
notizie difficilmente collocabili nella suddivisione degli argomenti della testata e
delle specializzazioni dei redattori, per le quali quindi è più complessa la scelta
della redazione o del giornalista verso cui dirottare il comunicato 8. Ormai i co-
municati stampa vengono spesso inviati anche – o direttamente – al cronista
specializzato (perché interessato all’argomento della notizia o perché già noto
alla fonte). In questo senso i giornalisti diventano bersagli alternativi e comple-
mentari delle fonti, giornalisti che quindi hanno a disposizione un panorama di
fonti e di comunicati “personalizzato” e sempre più ricco.
Molti manuali di relazione pubbliche sono dedicati alla corretta formulazione
di questi comunicati proprio per rispondere alla difficoltà di emergere tra le mol-
teplici possibilità offerte alle redazioni. Questa infatti appare come la maggiore
difficoltà, sia dei giornalisti che delle realtà sociali emittenti. In questo senso il
miglior comunicato è quello che aderisce alle necessità generali e immediate
del redattore e che quindi risponde alle esigenze di linguaggio, di contenuto e
formato dell’informazione. Questa constatazione conferma due conseguenze or-
mai note. La prima è quella più generale: la “realtà” che raggiunge le scrivanie
dei giornalisti è ormai quella costruita intorno ai linguaggi e ai percorsi più adatti
a divenire notizia. Ovvero solo i fatti-notizia costruiti in maniera tale da poter
giungere attraverso questi canali diventano notizie pubblicabili. La seconda è
una diretta conseguenza di questa: soltanto le strutture che possono, o riescono,
a costruire tali pseudo-eventi possono avere voce sui news media. Le principali
caratteristiche richieste e necessarie per costruire tale rapporto privilegiato con
giornalista di una città della provincia statunitense, il celebre “Mr. Gates”. Questa immagine
individualistica e centralizzata del lavoro di selezione verrà presto superata dalla ricerca e dalla
letteratura ma permane come metafora per illustrare il processo di selezione. Cfr. C. Sorrentino,
I percorsi della notizia…, cit., pp. 190 e sgg.; M. Janowitz, “Modelli professionali nel giornali-
smo: il gatekeeper e il difensore”, in A. Garbarino, op. cit., pp. 124-131.
7
“Anche se la verità, o anche la supposizione di verità, è indispensabile per le notizie e per
i reportage, i mass media [...] non seguono il codice vero/non vero, ma quello informazione/
non-informazione”, N. Luhmann, La realtà dei mass media, FrancoAngeli, Milano 2000.
8
L’ambigua collocazione di alcune notizie rispetto alle tradizionali distinzioni dei quotidia-
ni – ad esempio la cronaca o la politica interna – appare particolarmente rilevante nel caso delle
notizie d’immigrazione o della presenza straniera.
216
Capitolo XI - Le fonti
11.2.2. Il telefono
Da tempo si osserva come il telefono sia ormai uno dei principali strumenti di
lavoro del giornalista 10. Da una parte questa constatazione – confermata dalla
nostra osservazione – costituisce un’ulteriore conferma della definitiva deskiz-
zazione della professione, dall’altra fornisce ulteriori dettagli sulla provenienza
delle informazioni e sul loro utilizzo. Se infatti è noto come ogni giornalista,
come ogni ufficio stampa, consideri indispensabile la propria agenda telefonica,
differente è l’utilizzo di questo strumento per completare il lavoro di raccolta e
scrittura. Il telefono del giornalista riceve continuamente chiamate di soggetti e
contatti che cercano di segnalare una particolare notizia, spesso già arrivata sulla
sua scrivania attraverso un lancio d’agenzia o un comunicato. Quest’attività co-
stante, il recalling 11, compiuto quasi esclusivamente da parte degli uffici stampa
e dei portavoce, costituisce non solo un’attività di ricordo e segnalazione ma
mette in campo un continuo lavoro negoziale in cui, come si vedrà, la redazione
è costantemente impegnata. Se infatti all’interno delle reazioni i vincoli maggio-
ri vengono dall’alto o dalle necessità produttive, le pressioni esterne si costrui-
scono intorno a comunicazioni telefoniche delle fonti che premono per la pub-
blicazione delle proprie informazioni o comunque per una loro “adeguata” trat-
9
“Esse [...] si collocano a uno stadio avanzato del processo produttivo (e, infatti, dispongo-
no, di fonti proprie e di redazioni proprie), elaborano già prodotti direttamente consumabili e
possono essere semmai considerate apparati di rifornimento per le redazioni. Il fatto che le si
consideri invece alla stregua delle fonti non è senza significato”, G. Cesareo, op. cit., p. 82.
10
Si veda il paragrafo dedicato allo “Scenario del cambiamento nel campo giornalistico”.
11
Quest’attività di segnalazione telefonica è raccomandata praticamente tutti i manuali di
relazioni pubbliche. Cfr. M. De Vincentiis, L’ufficio stampa, Lupetti, Milano 1999; E. Invernizzi,
(a cura di) Relazioni pubbliche. Le competenze, le tecniche e i servizi di base, McGraw-Hill,
Milano 2001.
217
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
tazione. Nel caso delle notizie di cronaca, soprattutto in ambito locale, i protago-
nisti di queste trattative sono nella maggior parte le forze dell’ordine, che non
solo forniscono informazioni quasi quotidiane attraverso comunicati e conferen-
ze stampa, ma che spesso le segnalano, ne richiedono la pubblicazione o, in casi
eccezionali, tendono a modificarne o addirittura frenarne la diffusione 12.
Il secondo utilizzo del telefono è più attivo. In questo caso è il redattore a
contattare direttamente le fonti per richiedere conferma di una notizia ricevuta
ovvero semplicemente per ricevere maggiori dettagli. Nella prima ipotesi rara-
mente la comunicazione aggiunge informazioni al “pezzo”, ed è spesso neces-
saria per notizie provenienti da fonti non istituzionali. Nel secondo la necessità
di ulteriori particolari risponde agli usuali criteri di selezione delle notizie: la
notizia è ritenuta più importante o spesso più “carina”. I dettagli possono an-
che essere necessari ad una più articolata o evocativa narrazione della “storia”.
Ad esempio, durante l’osservazione in un telegiornale nazionale, abbiamo
avuto occasione di notare l’arrivo di una notizia riguardante un incidente fatale
avvenuto su di un ascensore. La notizia, pervenuta attraverso un lancio d’agen-
zia, a causa della non verosimiglianza di un dato statistico in essa contenuta,
ha richiesto una telefonata di verifica. Quest’intervento ha offerto uno spunto
per ampliare lo spazio dedicato alla notizia, la sua correttezza (il dato era effet-
tivamente sovrastimato), il suo approfondimento e il “colore” della sua tratta-
zione 13. Per altre testate – come nel quotidiano Il manifesto – si utilizzano i
legami stabiliti con il mondo dell’associazionismo e dei movimenti sociali per
ricercare sistematicamente un controcanto alla fonte istituzionale.
Il “giro telefonico” operato dai redattori dalle sezioni di cronaca tra Que-
stura, Comandi dei Carabinieri, ospedali, alla ricerca di fatti criminali o di
incidenti è tendenzialmente limitato alle redazioni di cronaca o di interni e
soprattutto ai quotidiani locali o alle redazioni locali delle agenzie di notizie.
Progressivamente, nel caso delle notizie più importanti, questa consuetudine
viene sostituita dall’attività informativa ormai compiuta volontariamente e in
maniera anticipata da queste strutture. L’ultimo utilizzo del telefono risponde
alla finalità tutta organizzativa di mettersi in contatto con inviati, corrispon-
denti e collaboratori della testata 14. Un impiego che rafforza l’immagine di
una modalità reticolare e mediata di rapporto con l’esterno delle redazioni.
12
In questo caso l’attività di pressione può arrivare al negare dettagli di un fatto del quale
non si gradisce la pubblicazione.
13
Anche in questo caso il fatto è riportato per esteso nella tesi di laurea della ricercatrice che
ha effettuato questa osservazione e alla quale rimandiamo (C. Tuveri, Le routine produttive nel
Tg di La7, a.a. 2002/2003, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”).
14
Abbiamo fino a questo momento ignorato il ruolo svolto sul campo dagli inviati e dei
corrispondenti per il semplice motivo che questi non erano parte del nostro spettro di osserva-
zione. Infatti lo sguardo etnografico dei nostri ricercatori era – anche per motivi legali – circo-
scritto agli accadimenti interni alle redazioni. È importante però sottolineare come l’attività di
queste figure è difficilmente osservabile come è difficile riuscire a carpirne segreti e pratica.
218
Capitolo XI - Le fonti
Come abbiamo avuto già modo di evidenziare, gli altri mezzi di informa-
zione costituiscono la continua pietra di paragone del lavoro compiuto, sia nei
termini dell’osservazione della concorrenza, che in quello della conferma per
le notizie giunte in redazione. Ma più in generale vengono utilizzati per rico-
struire l’agenda delle notizie della giornata, e quindi la loro possibile gerar-
chia. La conoscenza del comportamento degli altri costituisce il primo dovere
delle redazioni. Il contenuto dei mass media normalmente si configura come
traccia e falsariga per le proprie scelte e, più saltuariamente, come conferma
del buon lavoro realizzato, ma può, se necessario, trasformarsi rapidamente in
una vera e propria fonte. Infatti, come accade sempre più frequentemente, le
notizie pubblicate sui news media concorrenti, italiani o stranieri, diventano
spunto o spesso parte degli articoli, talvolta come necessaria riabilitazione da
un fatto “bucato” in precedenza. Spesso invece la notizia pubblicata dal medium
“concorrente” costituisce l’origine o il pretesto di uno scandalo, di un dibattito
politico o solo di un’anticipazione.
Un utilizzo più diretto si ha quando l’agenzia di informazione o la testata
riprende come notizia un fatto avvenuto direttamente su un medium. È il caso
di un accidente accaduto durante una trasmissione televisiva o più spesso per
l’intervento o l’intervista di una personalità (spesso politica) all’interno di una
trasmissione di approfondimento televisiva, radiofonica o della carta stampa-
ta. In questo caso la notizia può essere ripresa direttamente da un redattore che
assume in quel caso la veste del dimafonista, oppure più di frequente, e molto
più semplicemente, questa viene fornita dalla redazione della trasmissione o
testata interessata a diffonderne il contenuto. In questo caso è lo stesso appara-
to emittente a segnalare la notizia selezionando giornalisticamente, secondo
proprie priorità e interessi, le parole o gli atti ritenuti rilevanti. In casi più
importanti – come nelle dirette parlamentari o nel corso di eventi mediali –
sono gli stessi redattori a seguire la notizia durante il suo svolgimento.
Diverso il discorso per la rete delle reti. L’Internet è ormai disponibile in
tutti i terminali della redazioni nazionali e rappresenta un costante e comodo
deposito di ulteriori dettagli e di conferme delle notizie giunte sulla scrivania
della redazione attraverso il canale tradizionale dell’agenzia. In questi termini
la capacità di ricercare le notizie attraverso le interfacce di navigazione e le
capacità di ricerca nel web del redattore di turno costituiscono gli unici criteri
di selezione, l’unica separazione tra il giornalista e un tipo di informazione
richiesta. È cioè lo spider di Google – il più usato search engine –, la capacità
del redattore di usarlo, ma anche la capacità delle fonti di costruire siti web
adeguati, documentati e aggiornati, a fare la differenza. L’utilizzo del mezzo
informatico diviene abitudine quotidiana anche per la ricerca di spunti e noti-
zie singolari o bizzarre da riprendere o approfondire e – persino nelle redazioni
delle agenzie – un archivio permanente di fatti curiosi e originali da segnalare.
219
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
Siamo quindi giunti allo strumento di contatto con l’esterno più usato. La
realtà, nella forma di notizie – o spesso dello spunto per costruirne una – giun-
ge di fatto nelle scrivanie dei redattori attraverso questo settore fondamentale
della “fabbrica delle notizie”. Più precisamente è il terminale del singolo re-
dattore a ricevere quotidianamente le notizie attraverso le reti telematiche de-
dicate. Stessa provenienza per le notizie ricevute dallo staff redazionale (dire-
zione, redattori capo, capisettore). In questo caso il redattore riceve la notizia
da trattare senza operare nessuna selezione, l’argomento del pezzo infatti gli
viene in quel caso “assegnato”.
Le nostre osservazioni confermano in questo caso i risultati degli studi pre-
cedenti: l’agenzia di notizie rappresenta lo sfondo, la materia prima fonda-
mentale per il lavoro redazionale 15. Spesso la prima attività svolta all’interno
delle redazioni da parte di giornalisti e manager è proprio di ripercorrere nei
terminali i lanci di agenzia più recenti, sia al fine di ricostruire i fatti accaduti
che di trovare spunti o notizie per gli articoli da costruire o attribuire. Nel
primo caso l’agenzia si costruisce – come abbiamo appena visto insieme a
molti altri mezzi – come strumento di conoscenza generale della realtà e del-
l’agenda mediale. Nel secondo si costruisce come vera e propria fonte di infor-
mazioni: in questo caso i lanci vengono ripresi ampiamente per costruire il
testo della maggior parte delle notizie di routine 16.
Ampie sono le differenze sull’utilizzo di questa “fonte”: diverso è l’utilizzo
dei take da parte dei diversi componenti della redazione, per le diverse tipologie
di pezzo e per i diversi argomenti. Se lo staff redazionale utilizza l’agenzia per
rintracciare l’agenda della giornata e quindi per definire nel dettaglio la gene-
rale gerarchia delle notizie del giorno e quindi stabilire la scaletta del giornale,
i singoli redattori invece la utilizzano per costruire i contenuti del pezzo in
lavorazione. Per le notizie più minute spesso le informazioni contenute nel
lancio possono divenire le uniche disponibili e quindi il lavoro consisterà esclu-
sivamente nel rimaneggiamento del testo da parte del redattore e nella scelta
della sua collocazione e della scelta del materiale paratestuale (titoli, immagi-
ni, grafica). Se sono presenti diversi aggiornamenti dello stesso fatto-notizia –
sul modello della continuing news – le agenzie serviranno invece a costruire
progressivamente il pezzo aggiungendovi nel corso del tempo nuovi dettagli.
15
Il ruolo svolto dalle agenzie è evidenziato da praticamente tutti i saggi che si occupano
giornalismo e di newsmaking, mentre paradossalmente mancano ricerche approfondite sulla
struttura organizzativa e produttiva di queste testate. I principali riferimenti in Italia sono rap-
presentati dei testi di Sergio Lepri – per anni direttore dell’Ansa – e recentemente da una ricerca
concentrata proprio sui lanci Ansa dedicati ai migranti. Cfr. M. Corte, op. cit.
16
Sui processi di riscrittura dei lanci d’agenzia cfr. L. Capuzzo, Notizie in viaggio. Dalle
agenzie ai quotidiani: Il processo di riscrittura giornalistica, Franco Angeli, Milano 1990.
220
Capitolo XI - Le fonti
In ogni caso il materiale proveniente dalle agenzie costruisce una sorta di veri-
fica delle notizie provenienti da altri mezzi, in qualche modo l’agenzia costitu-
isce un garante, la seconda fonte della maggior parte delle notizie.
Anche nei giornali in cui la ricerca di altre fonti è parte della linea editoria-
le, le agenzie rimangono uno strumento di lavoro indispensabile. Infatti queste
costituiscono il materiale fondamentale per le notizie “da dare”, quelle cioè
che sono disponibili a tutte le testate e che quindi tutte le redazioni sanno vi-
cendevolmente di possedere. Inoltre, è il caso dell’Unità di Furio Colombo, le
agenzie vengono usate come conferma dei comunicati ricevuti dalla “società
civile”, ai quali viene dedicata una attenzione particolare.
17
In questo caso soprattutto per le agenzie “minori” nei confronti dell’Ansa e non viceversa.
221
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
18
In questi termini il lavoro delle agenzie si configura come l’estremo confine, il margine,
della professione giornalistica come viene immaginata comunemente e rappresentate nelle mi-
tologie professionali: il reporter che raccoglie i fatti “dalla strada”. Invece si è costretti a consta-
tare una sostanziale deskizzazione anche di questa attività professionale, con i redattori che si
avvicendano tra il lavoro di terminale e la partecipazione a conferenze stampa e avvenimenti
organizzati (convegni, manifestazioni, ecc.).
19
I criteri espositivi permangono anche se mitigati dalle minori possibilità per le agenzie di
modulare, interpretare ed evidenziare una notizia. L’unica selezione opera difatti nella diversa
elaborazione fornita in termini di lunghezza, quantità dei lanci e il loro livello di approfondi-
mento.
20
Ma questa selezione ha ricevuto una più ampia trattazione nelle pagine dedicata alla
notiziabilità e ai valori-notizia.
222
Capitolo XI - Le fonti
223
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
Questa situazione, insieme alla rilevanza assunta dal lavoro di desk nelle agenzie
di informazioni e immagini, influenza in maniera determinante il lavoro
redazionale nel senso illustrato dai dati della ricerca sulle notizie.
Si tratta spesso di brevi di cronaca o di succinte note lette in studio
dall’anchorman dei Tg in cui proprio il formato, cioè proprio l’esiguo spazio/
tempo dedicato, condiziona in maniera stabile la routine produttiva messa in
atto. In questi casi infatti le notizie sono trattate in maniera inevitabilmente
rapida dai redattori incaricati. Non necessitando di ulteriori precisazioni o rag-
guagli, vengono quindi pubblicate così come arrivano. La redazione in questo
caso è costretta ad un doppio vincolo: da una parte, non può permettersi di
ricercare nuove informazioni, di approfondire una notizia marginale, dall’altro
non può eliminare queste poche conoscenze perché questo comporterebbe il
non disporre più di elementi di notizia. Così la pubblicazione di quelle uniche
informazioni – la nazionalità dei protagonisti e la loro posizione di fronte alla
legge – diventa una necessità per la struttura redazionale, una necessità conse-
guente alla sua stessa logica. Si tratta di un paradosso di cui spesso non si
riconoscono i rischi, ovvero – sempre più frequentemente – non si trova il
modo di evitarli. A dire il vero, spesso i redattori si dimostrano consapevoli
dell’importanza delle fonti nel determinare il contenuto stesso dell’informa-
zione veicolata: interrogandoli direttamente sulle cause di questa presenza
mediale dei migranti la risposta coincide spesso con le ipotesi qui presentate.
21
Intervista a Massimo Mapelli, Tg La7.
224
Capitolo XI - Le fonti
vedere quello che c’era, andando a far parlare le persone che erano lì, e
facendo parlare, poi, in seguito, il giorno successivo per ritornarci, chi
doveva decidere a proposito della loro sorte; 22
Questa, come vedremo, è solo una delle possibili risposte alla medesima
domanda. Se infatti le ridotte dimensioni della redazione o gli elevati carichi di
lavoro, per quelle più ampie, giustificano la soppressione dell’“ozio giornali-
stico” 25 a scapito del lavoro di inchiesta e approfondimento, sono molteplici le
22
Ibidem.
23
Ibidem.
24
Ibidem.
25
Cfr. F. Amodeo, Elogio dell’ozio giornalistico, “Problemi dell’informazione”, n. 1, 1993,
pp. 23-30.
225
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
Appare a questo punto chiaro il condizionamento delle fonti, non solo nel
contenuto, ma nell’esistenza stessa delle notizie. Come abbiamo visto la “real-
tà” che perviene alle redazioni è quella individuata e selezionata da quella che
Mario Giacomarra chiama una “rete di sensori”. Distribuita sul (proprio) terri-
torio, nei propri ambiti di interesse a seconda della posizione o dall’argomento
interessato dalla testata, fornisce (solo) le informazioni richieste. Un sistema
utile per la registrazione dei fatti, con un’unica eccezione:
26
Intervista a Guy Chiappaventi.
27
Tratteremo questo tipo di cause in un prossimo capitolo dedicato proprio ai criteri di
selezione delle notizie.
28
M. Giacomarra, Manipolare per comunicare, Palombo, Palermo 1997, p. 95.
29
Ibidem.
226
Capitolo XI - Le fonti
30
Su questo tema si veda il capitolo dedicato alle notizie sugli sbarchi.
31
Sull’attenzione selettiva come prerequisito cognitivo della costruzione psicologica dei
pregiudizi cfr. B. Mazzara, Appartenenza e pregiudizio, Carocci, Roma 1996.
32
La principale difficoltà delle ricerche sul newsmaking è costituita proprio dal fatto che
sostanzialmente le “regole produttive” del giornalismo rappresentano un senso comune sottinte-
so, fondato su convenzioni tacite e processi di socializzazione impliciti alla professione. La
nostra osservazione etnografica conferma questi asserti. Soprattutto nel caso delle brevi notizie
di cronaca, la loro selezione e titolazione raramente passa per le gerarchie redazionali, ed ecce-
zionalmente riceve attenzione da parte delle riunioni di redazione e dei caposervizio. Nelle agenzie
di notizie l’intera procedura di selezione e indirizzamento di questo genere di notizie avviene in
maniera del tutto routinaria in assenza di qualsiasi indirizzo o formazione esplicita.
33
D. Altheide, op. cit., p. 25: “Nel processo di rappresentazione della realtà, il mondo di tutti
i giorni è trasformato per servire al meglio le esigenze giornalistiche. L’effetto è di isolare un
fatto dal suo contesto abituale, dai suoi contorni e significati e di porlo in una situazione estra-
nea: un telegiornale”.
227
FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
Con la sola eccezione che nel caso dei migranti spesso non avviene questo
secondo passaggio. Per quelle notizie non esistono altre versioni, altre possibi-
li fonti 35. Come per le notizie giudiziarie in assenza di avvocati, come per gli
sbarchi per l’irripetibilità degli scafisti o dei migranti in assenza di gruppi di
interesse organizzati: quel primo lancio di cronaca nera è spesso l’unica ver-
sione che resta.
34
Intervista a Bruno Socillo, direttore del Gr Radio Rai.
35
M. Giacomarra, Migrazioni e identità. Il ruolo delle comunicazioni, Palumbo, Palermo
2000, pp. 138-139.
36
I processi negoziali appaiono a molti autori come fondanti le attività esterne ma anche
interne alle redazioni. Cfr. Garbarino, op. cit., p. 67; e C. Sorrentino, Giornalismo…, cit., p. 9.
228
Capitolo XI - Le fonti
zione con le strutture esterne alla “cucina” redazionale. In questo caso si in-
contrano due reciproci e spesso contrastanti interessi. Si tratta sostanzialmente
di un conflitto tra l’interesse di queste fonti di condizionare e veder riprese
solo le informazioni messe a disposizione o comunque quelle gradite e quello
delle redazioni di non farsi trasformare in semplice megafono. Il conflitto, per
la fonte, si dipana tra la possibilità di esser visibili e il rischio di veder veicolata
un’immagine distorta o troppo ampia 37. Un conflitto speculare a quello delle
strutture informative, combattute tra la necessità di disporre di informazioni –
abbondantemente offerte da questo tipo di fonti – e la necessità di non farsi
semplice veicolo di quei contenuti, di non diventarne “l’ufficio stampa”.
Tale conflitto si traduce in una continua trattativa sulle scelte di inclusione/
esclusione dall’agenda del medium, un dibattito spesso esacerbato dalle diffe-
renti utilità nel riprodurre le notizie proposte (fa notizia?), nei particolari da pub-
blicare (cosa fa notizia?) o evidenziare (qual’è la notizia?), fino al linguaggio da
utilizzare e al frame che la connota (Che notizia è?). Questo conflitto si trasfor-
ma solitamente nell’accusa mossa dalle fonti di voler spettacolarizzare o di uti-
lizzare un linguaggio sensazionalistico. In questo caso si evidenzia proprio la
distanza tra l’intenzione della fonte di veder pubblicata la “notizia-informazio-
ne” nel modo più semplice ed immediato – tendenzialmente in modo non filtrato
– e quella dell’emittente di tradurla nei propri linguaggi: nei linguaggi espressivi
del medium utilizzato (immagini, titoli, ecc.), nei termini della propria struttura
di notiziabilità e di organizzazione del senso (sezioni, tempi, frame, ecc.).
Si tratta in questo caso di condizionamenti interni: correlati cioè alla strut-
tura “sintattica” del testo, alla necessità di confezionare un prodotto qualitati-
vamente adeguato e a quella di renderlo compatibile con gli spazi a disposizio-
ne e con i tempi e le risorse necessarie alla sua trattazione. Non ultima l’esi-
genza di fornire una continuità e stabilità nel tempo al lavoro: ci riferiamo in
questo caso alla non secondaria importanza per il lavoro della redazione di
stabilire relazioni stabili e di fiducia con alcune fonti ritenute particolarmente
preziose. Questa necessità si dipana lungo un continuum di evenienze ed esi-
genze: si va dalla possibilità eccezionale di ricevere una notizia “in esclusiva”
o una indiscrezione fino al bisogno quotidiano di ricevere dettagli per telefono.
Questa confidenza con la fonte può arrivare fino ad accordi informali tra reda-
zione e uffici stampa, ad esempio con il fine tecnico di ricevere una “dichiara-
zione” sul tema d’attualità da un personaggio o da una personalità politica
invece di attendere che questa venga pronunciata “estemporaneamente” 38.
37
Con il rischio ulteriore di veder trapelare informazioni che si vorrebbe nascondere. Impos-
sibile in questo caso non fare riferimento all’oramai classico lavoro di Joshua Meyrowitz sulla
tendenziale sparizione della distinzione tra scena e retroscena ad opera della “trasparenza” dei
media elettronici. Cfr. J. Meyrowitz, Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influen-
zano il comportamento sociale, Baskerville, Bologna 1993.
38
In questo caso l’utilità interna è quella di evitare il costo di un inviato che avrebbe dovuto
seguire l’occasione pubblica in cui era prevista la partecipazione del suo protagonista.
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Come si è visto in precedenza diverso il caso delle agenzie di stampa, dove la negoziazione
e la selezione delle informazioni che pervengono in redazione è minima. In quel caso l’esigenza
generale è opposta a quella di quotidiani e Tg: quasi tutte le notizie ricevute vengono trattate.
40
Durante la nostra osservazione abbiamo potuto notare come, sia da parte delle agenzie che
da parte delle testate, la diffusione di dati statistici diventa condizione sufficiente per inviare un
redattore all’evento o alla conferenza stampa. Come abbiamo modo di rilevare, una reazione
che denota, senza eccezioni, un particolare interesse alla notizia da parte della redazione.
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Capitolo XI - Le fonti
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L’Unità e del manifesto. In entrambi i casi esiste una redazione dedicata “al
sociale” – in entrambi i casi chiamata “società” – e vi è una specifica attenzio-
ne alle realtà della società civile da parte della direzione e della “storia edito-
riale” della testata 41. Come si è detto, anche in questi casi quanto meno pecu-
liari nel panorama dell’informazione, questa maggiore attenzione non garanti-
sce affatto un completo ribaltamento delle routine produttive.
Ad esempio L’Unità non costruisce totalmente la propria agenda su questi
temi e fonti. L’intenzione e il posizionamento nel mercato desiderato vede la
testata puntare a divenire il “primo giornale” per i propri lettori e quindi costrin-
ge – talvolta non in modo del tutto gradito da parte dei suoi giornalisti – ad
inseguire l’agenda e quindi le fonti del resto dell’informazione, riprendendo e
diventando così parte di quello che abbiamo definito altrove il mainstreaming
informativo. Inoltre, com’è ovvio, l’attenzione programmatica alle fonti della
società civile non si traduce, anche nel caso del manifesto, in una indifferenziata
e generica apertura a qualsiasi fonte. La linea editoriale insieme all’orientamen-
to politico-culturale sceglie e seleziona le fonti più “vicine” al posizionamento
della testata e soprattutto a quello costruito dal suo lettore modello e dalle forze
culturali ed economiche che ne costituiscono il mercato di riferimento.
La necessità di un preciso posizionamento nel mercato si ritrova pratica-
mente in tutto il panorama dell’informazione. Per onestà, bisogna riconoscere
la sostanziale differenza di segno nei contenuti rispetto ai fenomeni migratori
di queste testate sulle simili scelte di fonti e di pubblico operate da altre. Que-
ste considerazioni sono valide per qualsiasi testata, soprattutto per quelle con
una linea editoriale più chiara, decisa o semplicemente orientata con più preci-
sione verso un target specifico: queste condizionano la scelta, l’attenzione e
quindi i risultati della negoziazione con le fonti non istituzionali. Nel caso
delle testate di orientamento conservatore, ad esempio, le voci della società
civile con cui si intende intrecciare maggiore familiarità saranno i comitati e le
realtà locali maggiormente sensibili ai rischi e alle difficoltà della convivenza
con gli stranieri residenti 42. Mentre l’attenzione ad un target particolarmente
scolarizzato nel caso del TgLa7, produrrà una particolare attenzione all’equili-
brio tra le fonti e una tensione verso l’approfondimento (a “360 gradi”) delle
notizie, anche rischiando di elidere la comprensibilità del messaggio veicolato.
Diverso il caso delle testate legate ad un particolare territorio dove, da una
41
In entrambi i casi, come spesso avviene nelle redazione, la socializzazione a queste norme
e prassi redazionali come alla linea editoriale della testata avviene in maniera quasi mai esplici-
ta. Nel caso in esame, visti i noti orientamenti e storia delle testate, esiste una sostanziale “socia-
lizzazione anticipatoria”: i “veterani”, come le nuove leve, la conoscono e spesso la condivido-
no sin dal momento del loro ingresso nelle redazioni, anzi questa ne costituisce spesso la princi-
pale motivazione.
42
È il caso dell’attenzione fornita dalla redazione romana de Il Giornale verso i comitati del
quartiere Esquilino, così come evidenziata dai risultati della nostra analisi del contenuto delle
notizie.
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parte, la cronaca è ancora dominante e quindi sono ancor più stringenti i lega-
mi con fonti istituzionali e i poteri locali, ma dove la prossimità con altre fonti
e con la vita quotidiana dei redattori permette in alcuni casi una maggiore
articolazione nell’origine delle notizie 43.
Queste indiscutibili differenze non possono però allontanare la sensazione
emersa nel corso della ricerca: quello che ci ha colpito in particolare è la ricor-
renza e la sostanziale chiusura dell’universo abituale delle fonti utilizzate. Tutte
le redazioni sostanzialmente condividono un unico e fortemente correlato pa-
norama di informazioni. Se l’agenzia come parte integrante della rete editoria-
le costituisce il comune denominatore della realtà che giunge nelle redazioni,
lo sfondo e l’agenda è costituita dalla lettura e dall’osservazione simmetrica
degli stessi news media, l’uno con l’altro. Le fonti istituzionali e progressiva-
mente le fonti “sociali” stabili, organizzate e generaliste – quelle cioè utilizza-
te da tutte le testate – per il notevole sforzo organizzativo che richiedendo
tendono a limitarsi ad un numero circoscritto almeno al panorama della singo-
la testata, mentre le voci isolate – più deboli o settoriali – rischiano continua-
mente l’oblio fino a quando vengono ripescate da un redattore – spesso tramite
internet – in virtù di una tematizzazione favorevole. Anche in questi termini, la
nostra ricerca conferma le conclusioni delle analisi sul newsmaking: la forza
delle abitudini professionali consolidate, l’oggettiva difficoltà a farsi largo tra
il numero e la densità delle informazioni, insieme alla produttività richiesta al
lavoro in redazione comportano un sostanziale ridursi del lavoro di ricerca di
fonti e altre voci per “accontentarsi” della routinaria osservazione delle agen-
zie e dei soliti siti web, del solito quotidiano, del solito informatore.
Per concludere, un’eccezione: infatti altre emergenze si ritrovano in manie-
ra omogenea in tutte le organizzazioni analizzate. Se, come abbiamo appena
osservato in linea generale, raramente le informazioni riportate possono dirsi
del tutto estranee all’agenda generale dei media, le stesse fonti per essere “se-
lezionate” sono costrette o possono accodarsi ad un dibattito già in corso, ad
un tema inserito da altri, o più semplicemente al treno di una notizia già ripor-
tata. Come vedremo infatti, inserirsi attraverso dichiarazioni ed eventi in un
tema già presente nell’agenda dei media, in particolare fornire al redattore “di
turno” possibili nuovi materiali da inserire “nel pezzo”, costituisce una delle
maggiori possibilità per una fonte di aggiungere la propria posizione al dibat-
tito. A questo scopo diventa sempre più necessario compiere, da parte di queste
organizzazioni, un lavoro di pubbliche relazioni particolarmente attento e tem-
pestivo. Diventa allora importante seguire tempestivamente l’afflusso di note
ed agenzie nella rete dell’informazione e essere costantemente aggiornati dei
movimenti dell’agenda mediale, come abbiamo visto una delle principali atti-
vità compiute dai giornalisti.
43
Appare possibile, se non ricorrente, per un giovane collaboratore delle piccole redazioni
locali di segnalare un fatto o un avvenimento culturale per la pubblicazione.
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Nel passato a quest’elenco si doveva aggiungere la presenza di un unico “portavoce”,
capace e indubbiamente competente, nella persona di Luigi di Liegro.
Alla Caritas, anche nelle nostre interviste, è unanimamente riconosciuto questo ruolo. Più
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