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Roberto Tartaglione
Il formato "classico" dei giornali italiani è il 55x40 cm, la grandezza per esempio del Corriere della Sera. Anche
se oggi un po' tutti i giornali quotidiani hanno introdotto il colore, fino a pochi anni fa erano tutti in bianco e
nero.
Anche nel loro apparire, insomma, volevano avere un'immagine seria e pesante, lontana dalla vistosità delle
riviste scandalistiche, quasi a voler mostrare che si rivolgevano al "lettore impegnato".
Il giornale classico si sviluppa su 9 colonne di testo. Solo per le notizie di eccezionale importanza si può avere
un titolo a nove colonne, grande cioè quanto tutta la larghezza del giornale. Qui sopra ne abbiamo un
esempio riferito all'assassinio del giudice Falcone da parte della mafia nel 1991. "Titolo a nove colonne" è
entrato ormai nel linguaggio comune (anche ironico) per riferirsi a una notizia che merita la massima
attenzione.
Il giornale La Stampa, che pure mantiene il formato classico, ha recentemente cambiato la sua impaginazione
dividendo le pagine in sette colonne.
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La vera "rivoluzione grafica" nei giornali quotidiani italiani è stata fatta dal giornale La Repubblica che esce nel
1976 in formato tabloid, ovvero 47x32 cm.
La Repubblica si presenta subito come giornale nuovo e alternativo, nelle dimensioni certo, ma anche nel
linguaggio. Naturalmente anche questo giornale nei primi anni era in bianco e nero e il colore è una
innovazione di tempi piuttosto recenti.
Il formato tabloid è stato ripreso poi da parecchi altri quotidiani.
Per muoversi nel lessico caratteristico della struttura di un giornale, indichiamo qui il significato di alcune parole
fondamentali:
Il pezzo (o articolo) indica un testo più lungo, in cui la notizia viene riportata con maggiori dettagli e
analizzata in modo più ricco. Esistono numerosi tipi di pezzo a seconda del modo in cui si riportano i fatti:
il servizio, il reportage, l'inchiesta, l'intervista ecc.
Il servizio è in sostanza una notizia corredata di approfondimenti che analizzano tutta la situazione
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che ruota intorno all'informazione centrale.
Il reportage è un articolo lungo che analizza un fatto o una situazione. Non ha tanto la pretesa di
riportare un'informazione nuova, quanto piuttosto di raccogliere dati per raccontare in modo ampio e
dettagliato un contesto generale (un reportage sull'inquinamento in una certa città, o sulla condizione
della donna in una certa nazione, per esempio).
L'inchiesta (la parola "inchiesta" ha del resto in sé qualcosa di poliziesco, no?) è una vera e propria
indagine. Se il reportage illustra una situazione, l'inchiesta cerca di scoprire cosa c'è dietro (quanti
finanziamenti prendono i giornali italiani? Chi guadagna con la crisi delle borse internazionali? A chi fa
comodo l'immigrazione clandestina?). E qualche volta una inchiesta giornalistica provoca l'apertura di
una inchiesta della polizia.
L’articolo di fondo (o semplicemente fondo) si chiama così perché normalmente occupa una
colonna a sinistra sulla prima pagina del giornale e arriva fino in fondo al foglio (naturalmente le soluzioni
grafiche possono anche essere diverse). Esprime la linea del giornale e se non è firmato è
evidentemente del Direttore.
L’editoriale è come l'articolo di fondo, esprime cioè la linea del giornale. L'unica differenza dal fondo
consiste nel fatto che è scritto da una "personalità autorevole" e non direttamente dal Direttore. Per
questo è un articolo firmato.
Il corsivo (si chiama così perché i caratteri grafici sono appunto in corsivo) è un commento breve,
polemico o ironico, su un fatto di attualità o su una questione all'ordine del giorno. Spesso il corsivo è e
vuole essere un po' velenoso.
La rubrica è lo spazio fisso affidato ad un giornalista di prestigio. Viene pubblicata a intervalli regolari
e ha un titolo che la caratterizza.
La terza pagina è lo spazio dedicato alla cultura. Oggi in realtà questo spazio non è più nella terza
pagina (frequentemente è nel paginone centrale): tuttavia l'espressione "terza pagina" è così
consolidata che il suo significato è ormai cristallizzato nel senso di pagina culturale, a prescindere dalla
sua reale collocazione nel giornale.
Elzeviro è l'articolo di apertura della terza pagina, una specie di editoriale affidato a una personalità di
spicco nel mondo culturale. Si chiama così dal carattere tipografico usato per la prima volta nel Seicento
da stampatori olandesi che si chiamavano appunto Elzevier.
La vignetta è l'immagine satirica affidata al disegnatore umoristico: negli ultimi anni il vignettista è
diventato qualche volta una firma prestigiosa quanto e più di quella di un giornalista.
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