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Di itto dell i fo azio e

Prof. Ruben Razzante


Corso semestrale a.a. 2016-2017

Da febbraio 2017 verrà redatto il nuovo Testo Unico della deontologia giornalistica, la cui principale
novità riguarderà il rapporto tra giornalismo e social network (Facebook soprattutto), prescrivendo
come rapportarsi e servirsi di questi ultimi. Esso sarà utile al giornalista per sapere come muoversi
a livello di privacy e riguardo ai contenuti, essendo i social network una fonte ormai attuale di
informazione: se si ha una violazione della privacy, un reato o una diffamazione, come può il
giornalista rendersene conto?

I principali elementi del giornalismo professionistico


o ‘i oluzio e dell i fo azio e e uo o statuto dell Ordine dei giornalisti
o Princìpi fondamentali dell o dinamento, significato della libertà di espressione e di pensiero,
inquadratura degli st u e ti del di itto dell i fo azio e
o Plu alis o dell i fo azio e o tologicamente collegato alla Rete con relativo documento
della dichiarazione dei diritti in Internet,
o La privacy, il suo rispetto e la sua violazione soprattutto riguardo un personaggio pubblico,
l influenza del criterio temporale sulla liceità della pubblicazione
o La diffamazione, l utilizzo delle ause giudiziarie per silenziare la stampa ed intimorire,
l i fo azio e usata come pretesto di offesa
o La missione principale dell i fo azio e di da e otizie e il diritto del fruitore a riceverle,
diritto di commento da parte del giornalista e il divieto di autocensura dopo aver assolto il
proprio impegno (scrivere e diffondere notizie con trasparenza e rispetto dei criteri previsti),
di itto all o lio di ciascuno ad essere dimenticato per fatti non più attuali (per quanto
riguarda diffamazione e violazione della privacy, le notizie possono essere eliminate dalla
Rete, non semplicemente perché scomode, tramite richiesta al motore di ricerca e alla
testata giornalistica in questione, senza obbligo da parte degli enti di rimozione, pena di
conseguenza falle e u hi all i te o della sto ia dell i fo azio e .

I quattro strumenti utilizzati


1. Leggi1 e normative nazionali, europee ed i te azio ali ell a ito di u e a ismo
globale quale quello della Rete. Pe assi u a e l uguale attuazio e si hanno il Regolamento
Europeo e la Direttiva Europa: il primo è maggiormente vincolante per gli Stati europei e
viene redatto parola per parola a Bruxelles con conseguente trattamento giuridico identico
i tutta l U io e; le Di etti e so o ugual e te i ola ti, ma si limitano ad enunciare i
princìpi generali, cosicché ogni Stato debba regolamentare, poi, u effetti a legge di
applicazione con conseguenti trattamenti giuridici differenti e flessibilità applicativa.
Nell a ito della ‘ete la seconda soluzione è meno accettabile, poi h li ita l utilizzo degli
strumenti a livello statale (se Google Italia viene bloccato, non per forza avviene la medesima
situazione in un altro Stato europeo).
Questo primo strumento è sicuramente il più importante, a l a io di Internet non
permette di renderlo completamente efficiente a causa della scarsezza di normative nel
campo: tale materia è in continua evoluzione allo scopo di garantire i diritti di ogni individuo.
La violazione di una legge prevede le pene di sanzione e reclusione.

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Regolamentate a Bruxelles

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2. La giurisprudenza, costituita non dalle leggi, ma dalle sentenze dei tribunali, importanti
soprattutto in assenza delle prime: essa viene in soccorso in caso di sentenza di buon senso.
Vi u a giu isp ude za di outi e asata sull appli azio e di leggi ige ti giurisprudenza
applicativa) e una in assenza (giurisprudenza creativa o innovativa). Pe uest ulti a, in
presenza di un caso già trattato il giudice fa ricorso a sentenze già effettuate.
3. La deontologia ( όν, όντος = dovere), ossia lo studio dei doveri e dei comportamenti che
gli ope ato i dell i fo azio e de o osse a e pe esse e eti a e te o etti. L eti a
discerne il giusto e lo sbagliato, ma la deontologia è la sua traduzione sul terreno
professionale, differente in base ad ogni settore. Non seguire tali princìpi prevede una
sanzione mediante esclusio e dall O di e.
4. La dottrina, l i sie e dei sape i e delle teo ie, posizio i diffe e ti a o u ue oe e ti
o al u i ele e ti del di itto dell i fo azio e, costituita da varie scuole di pensiero in
merito a determinati argomenti.

Internet ha cambiato il modo di produrre l i fo azio e e f ui e. Ormai è sempre più diffusa la


figura del prosumer2: diversamente dalla figura professione del giornalista, le loro informazioni si
diluiscono ed affogano nel mare magnum di informazioni che viaggiano in Rete, senza filtri di
attendibilità né veridicità. In una Rete così ampia non si può sapere chi abbia diffuso per primo la
data notizia, a meno che essa non derivi da una fonte giornalistica.
Dei 100 mila giornalisti di tutta Italia, solo uno su due è presente su Facebook, quindi una quantità
evidentemente minoritaria confronto alla totale popolazione in Rete.
Il diritto d i fo azio e oggi è, quindi, molto diverso da quando bastavano le regole per i giornali e
la televisione. Oggi si naviga a vista.

Quali sono le quattro libertà dell odie o gio alis o?


1. Dei giornalisti
2. Dei direttori di giornale
3. Degli editori
4. Degli utenti fruitori e destinatari

Quanto questi principali attori sono liberi?


I giornalisti stanno vivendo una situazione molto difficile legata alla suddetta metamorfosi della
Rete: prima essi erano facilmente riconoscibili sulla base della scrittura su carta, ora tal distinzione
si pe sa ausa do u a isi d ide tità i Rete; essi vivono anche una crisi economica e sociale, a
causa dei continui licenziamenti e fallimenti dei giornali – essendoci pochissimi posti di lavoro liberi,
il giornalista accetta qualsiasi incarico, compreso quello in Rete. La libertà – che nasce, al contrario,
dalla possibilità di scegliere e di accontentarsi di qualsiasi tipo di lavoro, compreso un giornale che
imponga una determinata linea editoriale – oggi viene progressivamente meno. Ecco, quindi, che lo
scenario di mercato lavora contro la libertà dei giornalisti. Anche la pubblicità – progressivamente
in declino – influenza questa situazione: le poche aziende inserzioniste non si accontentano più del
semplice spazio pubblicitario, pretendendo un potente condizionamento sulla linea editoriale del
dato giornale. Altro elemento è la negligenza stessa dei giornalisti che, invece di opporsi alle
restrizioni della libertà di stampa – o e a o a po hissi i e oi fa o –, si schierano
politi a e te all i te o di talk sho e i a po edito iale.

I direttori costituiscono una categoria a sé, pur essendo a loro volta dei giornalisti, poiché possono
essere licenziati anche se in possesso di un contratto a tempo indeterminato, venendo equiparati ai
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Da producer + consumer

2
dirigenti: provvedimento corretto, se essi si risultano incapaci a condurre il loro incarico. Quali sono,
però, le logiche secondo cui viene giudicato il loro lavoro e con cui vengono scelti in qualità di
direttori? Gli amministratori delegati delle aziende vengono scelti attraverso agenzie volte alla
selezione accurata del personale, con colloqui che ne verifichino le capacità. Ciò non accade nel
o do gio alisti o, e sì ell edito ia italia a – escludendo la RAI di cui si parlerà – essi vengono
scelti per la loro fedeltà all edito e. È uest ulti o – che nella vita fa altro, al di fuori dal mondo
dell i fo azio e, – a scegliere il suo fidato di etto e. No u aso he l età dei di etto i si sia,
ormai, progressivamente abbassata, un buon segno certo, ma chiaramente questo determina una
maggior obbedienza con crescente disponibilità al compromesso, per timore e paura di perdere
l incarico in un mondo sempre più precario.

Gli editori ha o i te essi aggio i ei lo o p i i setto i di la o o, di e si da uello dell edito ia:


hia a e te, esse do l atti ità edito iale la e o edditizia di tutte, essi si i olgo o ad alt e atti ità
come principale fonte di guadagno. In questo modo essi hanno potere di negoziazione in altri campi,
mettendo in conto eventuali perdite nelle attività editoriali con la consapevolezza che avere un
quotidiano che vende molte copie, con redazione e direttore addomesticabili, non ha un valore
monetario ed economico, ma produce vantaggi su altri tavoli, come in campo finanziario e bancario.
I più importanti direttori sono, infatti, eletti dalle banche, che, pur non avendo competenze in
campo giornalistico, basano la scelta sulla loro fedeltà, in una sintonia tale per cui spesso il direttore
stesso s a al a l auto o ia dell edito e.

I fruitori sono sicuramente più liberi di attingere alle informazioni in Rete, nonostante la maggiore
esposizione al falso, e per questo occorre iniziare a difendersi, evitando di diventare lettori acritici
e completamente influenzabili.

La Rete aumenta la nostra libertà, ma allo stesso tempo riduce – e talvolta elimina –, la possibilità
di vagliare le notizie, rendendo il mercato delle informazioni saturo. Con la velocità delle connessioni
si viene costantemente i alzati da u a otizia all alt a se za a e e lo spazio di app ofo di e la
stessa: i si fe a al titolo e a ual he pi ola pillola i fo ati a he o e de l idea della totalità
dettagliata dell i fo azio e. Di o segue za si , quindi, tanto attendibili quanto più si
approfondisce un determinato argomento, poiché tale azione consente di dare un giudizio quanto
più completo e ragionato.
Si ha una libertà dallo Stato in quanto è il cittadino il primo a cercare di emanciparsi dagli organi di
governo: la prima dimensione della libertà che segue lo Stato assoluto è una dimensione, quindi,
limitata, poiché il cittadino non ne ha ancora piena consapevolezza. Questa viene, invece, acquisita
con lo Stato liberale a seguito delle Ri oluzio i sette e tes he e o i oti dell , ua do
l i di iduo i izia ad app ezza e i odi li e i dell azio e ed una libertà positiva, ossia di porre in
essere delle azioni per realizzare la propria personalità. Riassumendo, nella prima fase storica il
cittadino cerca di liberarsi dallo Stato, mentre ora cerca di essere libero nello Stato stesso.
Nella terza fase, tra Otto e Novecento, lo Stato è alleato del cittadino, poiché offre una serie di
possibilità per la fase della libertà mediante lo Stato: uest ulti o si preoccupa di garantire le libertà
al cittadino.

Nell a ito del di itto all i formazione come si declinano queste categorie della libertà?
Certamente si è ora nella terza fase, con uno Stato che decreta leggi per garantire la libertà di
informazione e permettere che i cittadini siano liberi di attingere ad essa. Un sistema, questo,
ovviamente ben lontano dalla censura fascista, nonostante, però, neanche gli editori siano
totalmente liberi.

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Essendo lo Stato italiano relativamente giovane, nato con l U ità el e vissuto fino al 1948 con
lo Statuto Albertino che non contemplava una libertà di stampa così tutelata, si è arrivati a
quest ulti a data con una scarsa consapevolezza del valore di tale libertà; si è giunti al 1946 con
l Assemblea Costituente e la sua consapevolezza molto scarsa della libera circolazione
dell i fo azio e. Questo perché in Italia si è sempre parlato poco di tale tema, ed il potere politico
per colmare la propria de olezza ha usato l i fo azio e o e camera di compensazione delle
proprie debolezze, a ipola do i ezzi dell i fo azio e pe le p op ie fi alità.
Questo fenomeno parte proprio con lo Statuto Albertino: esso, promulgato il 4 marzo 1848 dal re
Carlo Alberto che nello Stato Sabaudo lo riconosce ai cittadini sudditi, presentava delle
caratteristiche che rendevano molto precaria la tutela della libertà dell i fo azio e; esso era fatto
dal Re per il Regno Sabaudo piemontese, quindi, una Costituzione costituita appositamente per un
piccolo stato. Quando nel 1861 si pretende di estenderlo all i te o te ito io italia o, si apis e
subito come esso non risponda alle esigenze di uno Stato così esteso e con tali diversità culturali
storiche territoriali molto nette. Si avevano cittadini unificati sotto lo stesso Stato, ma con origini
differenti e lo Statuto era inadatto a governare una realtà come quella italiano, perché determinato
da caratteristiche estremamente precarie.
Esso, infatti, era una Costituzione molto poco garante nei confronti dei diritti dei cittadini: si trattava
di una Costituzione breve, contenente un elenco molto ridotto in materia di limiti delle libertà. Era
stata concessa dal sovrano e non votata dai cittadini, senza, quindi, espressione della volontà
popolare. Terza caratteristica, e non meno importante, era, inoltre, la flessibilità, aspetto
evidentemente negativo, poiché dava il potere al Re di sospendere le libertà scritte a proprio
piacimento. Tra queste, all articolo 28 vi era la libertà di stampa. Quest ulti a, ui di, pote a in
qualunque momento essere sacrificata in nome di altri princìpi, dall i te esse pu li o alla sicurezza
nazionale.
Se si ripercorre la storia della libertà di stampa tra il 1848 e il 1948 i momenti in cui essa è stata
soffocata e limitata sono stati più numerosi di quelli in cui essa è stata garantita. Nell a o te po ale
1865-90 vennero decretate alcune leggi di polizia: esse, tra le tante libertà sospese in materia di
riunione ed associazione, avevano eliminato quella di stampa, che veniva così contingentata,
limitandola ad un uso esclusivamente strumentale in mano del potere.

Un barlume di fioritura di tali libertà si ebbe agli inizi del o l Età Giolittiana (1903-1913) si
assiste ad una rifioritura delle libertà, tra cui anche le suddette di associazione e riunione,
l i stau azio e del patto Gentiloni per il rientro dei Cattolici in politica, nonostante fosse ancora
presente lo Statuto. Il governo Giolitti si fa, quindi, interprete delle istanze di libertà ormai molto
sentite dall opi io e pu li a. Ci si a o ge dell a ia di li e tà espi ata i uegli a i per mezzo di
tre fattori e fatti inequivocabili.
1. Emanazione di una legge che cancella la censura preventiva sui giornali
Volendo capire quali siano state epoche storiche in cui si è avuta maggior libertà di stampa,
basta guardare quelle in cui sono state decretate leggi al riguardo. In molte epoche
precedenti a quella giolittiana, ci sono stati governi che tramite leggi introducevano la
censura preventiva sulla stampa3. Nell età giolittia a viene fatta la legge 278 del 28 giugno
1906 che eliminava la censura preventiva, introducendo un regime maggiormente liberale

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Non significa che i giornali venissero censurati prima di essere pubblicati, ma che se un giornale pubblicava
informazioni che potessero essere denigratorie, diffamatorie o sovversive, quel determinato cartaceo veniva
immediatamente ritirato dal mercato, non potendo, così, più circolare fino al momento in cui un giudice non avesse
stabilito se effettivamente la violazio e si fosse e ifi ata. Nell attesa, pe ò, della de isio e del giudi e si pe segui a el
du io ell attuazio e della e su a, sulla ase di u se pli e p etesto.

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in materia di stampa. Anche di fronte ad una denuncia o ad un sospetto, infatti, il giornale
poteva continuare a circolare fino alla sentenza del giudice.
2. Il secondo segnale si ha nel 1908, momento in cui in Italia si dichiarano scioperi nei giornali,
viene letto un comunicato he e ita la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha
proclamato uno sciopero . Essa era il Sindacato Unico dei Giornalisti che vedevano, così,
garantita la propria autonomia: favorendone la nascita si sono riconosciuti libertà e diritti.
La Federazione nasce in quanto tale tra una serie di Associazioni di giornalisti nate nei
decenni precedenti (Lombarda, Subalpina in Piemonte, Romana ecc.), tutte entità regionali
al fine di difendere i diritti dei giornalisti. Essa, poi, lentamente si espande in tutto il Paese.
Pian piano apre sedi in tutte le regioni italiane in cui prima erano assenti.
3. L ulti o seg ale ostituito dalla firma del primo Contratto Nazionale4 di lavoro
giornalistico: nel 1911, i giornalisti sono per la prima volta ammessi ad un tavolo di trattativa
per veder riconosciuti e formalizzati i propri diritti.

La pa e tesi dell età giolittia a du a po o, perché, di lì a poco si ha la Prima Guerra Mondiale e come
spesso succede in epoca bellica si assiste ad una sospensione e riduzione delle libertà garantite,
quindi anche la libertà di stampa viene limitata: non è più possibile pubblicare notizie di carattere
militare e in generale la stampa viene irreggimentata e piegata agli interessi della politica.
Finita la guerra si ha qualche segnale positivo, come la firma di un Nuovo Contratto di lavoro
giornalistico che nel 1919 riconosce la tredicesima, gli scatti di anzianità – che al tempo erano quasi
inauditi –, ampliando la portata delle garanzie offerte ai lavoratori del settore. Di lì a poco con la
Marcia su Roma dell ottobre 1922, instaurandosi il Regime, si apre un ventennio contrassegnato da
u o t ollo asfissia te della politi a sull i fo azio e, ed una forte sospensione della libertà di
stampa. Tra le prime azioni vengono conferiti ampi poteri ai prefetti, tra cui il controllo sulla stampa:
il prefetto poteva, infatti, diffidare una testata che pubblicasse notizie sgradite al Regime e, al
secondo richiamo, far scattare la revoca del direttore responsabile, così che la testata non potesse
più uscire, o meglio, tornasse ad uscire con un direttore responsabile messo a Regime. Molti giornali
erano partiti con grande libertà per venire, poi, regimentati.
Si reintroduce, quindi, la censura preventiva pre-giolittiana, con un potere politico che interviene
sulle testate dissenzienti, con censura immediata: i giornali vengono ridotti alla clandestinità, e
l unica fonte di informazione poteva essere l age zia Stéfani, che faceva capo al Regime
mussoliniano con gli uffici nel Palazzo del Governo, diffondendo, quindi, solo le notizie gradite al
Duce.
C e a, poi, il Sottosegretariato alla stampa e alla propaganda, l uffi io stampa che presso il Palazzo
del Governo selezionava le notizie da diffondere all este o, ed a ricoprire tale ruolo di
sottosegretario era il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano.
Nella fase delle Leggi Fascistissime, la più cruenta del fascismo, il segretario era stato assorbito nella
struttura del Ministero della Cultura Popolare, riconducendo, così, tutto al vertice del governo.
Dal punto di vista giornalistico, il Governo compì due azioni o l o ietti o di selezio a li a li ello
ideologico e politico, facendo loro giurare fedeltà al Regime.
1. La Federazione Nazionale della Stampa viene occupata dagli uomini del Regime (l ultimo
congresso si è avuto nel 1904 e, poi, è stato sospeso per quasi 20 anni), esautorando tutto
quello che sarebbe dovuto essere fatto dalla Federazione, sostituita, invece, dal Sindacato
Unico Fascista, che selezionava gli is itti sulla ase dell appa te e za e del giu a e to di
fedeltà.
2. L Ordine dei Giornalisti viene formalmente istituito con la Legge 2307 del 31 dicembre del
’25: con essa il Regime fascista pretende di creare un organismo per selezionare
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Se ne sono, poi, susseguiti una decina, rinnovati ogni 3-4 anni. Quello in vigore è stato al momento prolungato.

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politicamente e ideologicamente i giornalisti. Perché lo istituisce solo formalmente? Poiché
in realtà esso rimar à sulla a ta e o as e à ai du a te l epo a fas ista. Era, infatti, un
doppione della Federazione, poiché il Sindacato aveva già consentito di irreggimentare la
categoria. Quello attuale non è, quindi, un retaggio fascista, e nascerà nel 1963 non come
st u e to pe sato da u egi e pe o t olla e l i formazione, ma pensato da un
Parlamento democratico per garantire ai cittadini la ualità dell i fo azio e stessa.

L epo a fas ista, dunque, ha azzerato molte libertà, frenato la crescita di molte testate con le leggi
del 43, anche dopo la caduta di Mussolini, in una fase storica della politica italia a i ui l atte zio e
al diritto dell i formazione non avveniva ancora in maniera sistematica, a causa dei numerosi
problemi post-bellici a cui si doveva dare la precedenza.
Con la svolta della Legge 1946 si ritorna alla situazione giolittiana di ua a t a i anni prima, con la
massima garanzia della libertà di stampa, il divieto di pubblicazioni solo se offensive del buon
costume, l azze a e to di ogni controllo politico sull i formazione. Però, poiché in questi
ua a t a i l i fo azione non era cresciuta, restaurare la situazione giolittiana allora non bastava
pe po ta e f utti all i te o del siste a.
Si era, quindi, tornati al punto di partenza ed esse do passati solamente setta t a ni da allora,
sebbene sia lecito criticare la situazione attuale, si è davanti ad una storia prevalentemente recente
o f o to ad u a glosasso e plu ise ola e, fatta di u e ose Carte di Diritti. La vera crescita è
partita proprio nel preciso istante in cui né una guerra né un regime di limitazione potevano porsi
come ostacoli alla libertà di espressione.

Il 2 giugno del 1946 i cittadini sono chiamati alle urne per:


 Scegliere la forma del nuovo Stato tra Monarchia o Repubblica
 Eleggere una nuova Assemblea Costituente deputata a scrivere una nuova Costituzione

Quest ulti a ie e p o ulgata a dicembre del 47 ed entra in vigore il 1° gennaio del 1948, con
caratteristiche completamente opposte alle tre citate dello Statuto:
o Si tratta di una Costituzione lunga, con ben 139 articoli, con u ele azio e olto spe ifi a
dei diritti delle libertà
o Non è concessa dal Re, ma scritta dall Assembla Costituente eletta dai cittadini, ed è quindi
votata dal popolo
o È rigida, cosicché per approvarne una modifica non sia sufficiente che il Parlamento faccia
una modifica alla legge, ma occorra seguire un procedimento disciplinato dall articolo 138
della Costituzione, con la chiara spiegazione dei passaggi di modifica dell a ti olo i
questione: non basta, inoltre, la semplice maggioranza, ma il parlamento deve riunirsi più
volte e, prima di cambiare uno o più articoli, e essa ia u a alisi a u ata, o doppia
lettura a intervalli non inferiori a 3 mesi da parte della Camera e del Senato, tramite
Referendum per richiedere il parere del popolo. I cambiamenti avvengono, dunque, solo di
fronte ad un ampio consenso.

La Costituzione nasce in qualità di compromesso tra tutte le culture presenti in precedenza: la


cattolico-democristiana, prevalente ed attenta al valore della solidarietà; la socialcomunista,
particolarmente atte ta al alo e dell uguaglia za; la liberale, in difesa delle libertà individuali. Un
mix di tradizioni che si incontrano/scontrano, e da cui viene fuori u asso iazio e liberale
democratica che determina e ricerca il giusto compromesso tra il liberalismo-individualismo e il
collettivismo, senza lasciare la li e tà assoluta all i di iduo, sminuire il ruolo dello Stato o
rafforzarne eccessivamente il potere.

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Si è, così, riconosciuto il valore supremo della libertà d informazione come garanzia di un sistema
democratico, senza la uale uest ulti o o può esiste e: l a ti olo stato proprio scritto senza
grandi contrasti, perché le tre antiche tradizioni si sono ritrovate unite dalla legittima ossessione
post-fascista ol deside io e l o ietti o di s o giu a e il rischio di un ritorno al Regi e. L o ietti o
principale era appunto che mai un Regime politico nel futuro politico italiano potesse controllare le
informazioni.

Entrando nel merito della Costituzione, l art.2 è il più importante di essa sull i iola ilità dei di itti
dell uo o. Tra questi, la dignità umana, che deve essere rispettata sia dalle istituzioni sia dai mezzi
dell i fo azio e.
Oltre ai diritti, poi, ci sono anche i doveri inderogabili, che tutti devono osservare: sono i doveri di
solidarietà politica, economica e sociale. Cosa e t a la solida ietà, pe ò, o i edia he t atta o
di informazione? La radice della parola solidarietà deriva dal latino solidum, corpo unico e compatto,
intendendo quindi u u io e solida i ui ias u i di iduo hia ato a pa te ipa e se te dosi
pa te di esso. Qui di, il o do dei edia de esse e solidale p op io i uesto se so, ossia allo
scopo di rappresentare fedelmente tutte le anime del corpo sociale: dar voce agli ultimi come ai
pe so aggi di ilie o, a hi o a e e alt o odo di fa si as olta e. L app o io solidale
all i fo azio e pe uesto u approccio inclusivo, riguardante tutti gli individui.
Altro riferimento per il mondo dell i fo azio e l art. 3 sull uguaglia za, valore democratico
i po ta tissi o da appli a e i tutti i a pi dell agi e u a o: tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti alla legge. L uguaglia za più i po ta te è quella sostanziale: nella
sostanza lo Stato si deve impegnare a rimuovere le disuguaglianze, eliminando gli ostacoli che le
provocano. In che modo? Lo Stato si impegna a fare delle leggi per riequilibrare posizioni altrimenti
troppo squilibrate. Anche l i fo azio e, i fatti, s uili ata: il te a dell uguaglia za igua da
l e uo a esso alle otizie o tutti i luoghi ha o, infatti, uguale accesso alla Rete), la par condicio
o e e uili io dei pa titi politi i all i te o degli interventi televisivi, una legge originariamente
fatta da u a pa te politi a o t o l alt a, appli a do l a t. sull uguaglia za sosta ziale e palesando
con i fatti).
Tra gli articoli da menzionare vi è, poi, sicuramente l art. 41 sulla libertà economica. Se si creano
delle situazioni di monopolio o oligopolio con un potere eccessivo nelle mani di qualcuno, si hanno
distorsioni sul mercato, ma non per forza questo potrebbe arrecare danni ai cittadini, in quanto essi
sono toccati dal sistema solo nel breve momento in cui comprano un determinato prodotto. Nel
o do dell i fo azio e invece no, poiché i cittadini vi convivono per tutta la vita e chi comunica
loro le notizie li informa quotidianamente: così, il p odotto fi ale he giu ge all i di iduo
u i fo azio e alte ata e condizionata alla radice dalla posizione dominante che eventualmente
la controlla. Una posizione dominante, quindi, indifferente in qualsiasi altro settore, diventa
dete i a te e letale ell a ito dell i fo azio e.
Ciò si lega all art. 41 per cui qualsiasi cittadino ha diritto alla libertà di iniziativa economica: nel
o do dell i fo azio e tale li e tà p ese te a pa ole, ma nei fatti ci sono tuttavia degli ostacoli.
Pe a ia e u i iziati a e o o i a el pe o so edito iale ea e u uo o a ale televisivo, un
nuovo giornale, ecc.) servono mezzi, sussidi pubblici e sgravi fiscali a cui poter accedere. Determinati
sussidi so o o hest ati dall atti ità politi a e el aso i ui si a ia la as ita di u gio ale he
attacca il potere politico, si creerebbe automaticamente una conventio ad excludendum per
emarginarlo. In via teorica lascerebbe, quindi, completa libertà economica a tutti gli individui, ma
per tutti i condizionamenti già citati essa non si verifica. Particolare rilievo hanno, poi, i conflitti di
interessi, sempre più numerosi ed eclatanti in particolare nel campo della televisione, dei giornali e
della Rete (in particolar modo da parte di colossi con interessi economici più che politici, che si
approfittano dei dati degli utenti ai propri fini di business e non di controllo ideologico).

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Alt o i po ta te pu to dato dall art. 21. Quando i Costituenti scrissero la Costituzione
sicuramente ebbero dei contrasti riguardo ad alcuni articoli della stessa, in particolare sul lavoro,
sulla proprietà privata, sui rapporti Stato-Chiesa. Essi si ritrovarono, però, concordi su un punto
fermo, ossia evitare che si ritornasse alla censura fascista sui giornali e che il potere politico si
i ge isse el o do dell i fo azio e. P op io l a ti olo i uestione è fatto in funzione
antifascista, figlio della legittima paura che i giornali tornassero ad essere il megafono dei potenti.
Al primo comma esso enuncia un principio generale che conserva una straordinaria attualità anche
nel mondo della Rete. Esso recita:

Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione.

Nella Costituzione vi sono tanti diritti garantiti esclusivamente ai cittadini italiani, mentre questo a
chiunque si trovi sul territorio nazionale anche solo temporaneamente o saltuariamente: quella
italiana si conferma, quindi, una democrazia matura da questo punto di vista. La libertà riguarda in
particolare il diritto di commentare o scrivere notizie, esprimere opinioni con ogni mezzo,
includendo oggi anche la Rete, la telefonia mobile e qualsiasi forma di manifestazione del pensiero
pe la fu zio e o i o p e si a e ge e alista del p i o o a pe l appu to.
Dal secondo al sesto comma, invece, ci si concentra quasi in via esclusiva sulla carta stampata,
fattore ben comprensibile essendo essa il principale strumento di approvvigionamento di notizie nel
1947. Il secondo recita la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure : è evidente
l i p o ta a tifascista; il potere politico non può stabilire i requisiti di pubblicazione di uno
stampato, soprattutto in via preventiva, anche se esso contenesse notizie scomode o sgradite.
Nel e e fatta la Legge sulla Stampa, importantissima conferma delle libertà prescritte in
Costituzio e. Essa p es i e a l o ligo di egist azio e di u a dete i ata testata i t i u ale:
appa e te e te u a o t addizio e alla li e tà di sta pa sa ita l a no precedente. La questione
fu sottoposta alla Corte Costituzionale per sta ili e se la legge del fosse ostituzio ale e oe e te
al se o do o a dell a ti olo o o e, conseguentemente, dovesse essere abrogata. Si sancì la
sua conformità concludendo che o ’e a al u o t asto t a l’a t. se o do o a e la Legge
sulla Stampa , in quanto il primo vieta le autorizzazioni discrezionali, di tipo politico, mentre la
se o da p e ede u is izio e i t i u ale u o ati a e fo ale, u atto do uto he es lude il
controllo della propria individualità economica, ideologica, politica o sociale.
I successivi terzo e quarto comma sono strettamente collegati: essi riguardano il sequestro degli
stampati, sempre in forte ideale antifascista. Si voleva, infatti, impedire anche questo nel nuovo
Stato Italiano e tali commi sono stati scritti in maniera fortemente garantista nei confronti della
libertà di stampa. Essi vietano il sequestro preventivo degli stampati. Uno degli strumenti di
o t ollo della politi a sull i fo azio e e a il se uest o: alla de u ia di u a testata, essa eniva
subito ritirata e, prima o poi, un giudice avrebbe dichiarato la correttezza o meno del sequestro,
uno strumento ciclicamente utilizzato dal potere. Nel terzo comma, invece, si dice che il sequestro
di uno stampato può essere deciso solo dal giudice e non da capi di Stato o di polizia. Il giudice,
però, non deve solo produrre la sentenza, ma specificarne il motivo poiché si può procedere a
sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria .
Venendo al quarto comma, se si ha l u ge za di sequestro di uno stampato per reato (es. una
pubblicazione oscena o offensiva), si procede con l i ediato se uest o, ma in via del tutto
provvisoria e non preventiva, con la necessità di darne notizia al giudice entro 24 ore. Il giudice ha
altre 24 ore per analizzare il caso e in 48 ore si determina, quindi, la de isio e defi iti a. L ulti a
parola, dunque, spetta sempre al giudice per garantire che la denuncia non sia stata mossa da
semplici antipatie. Anche in queste 48 ore se il giudice tace prevale la presunzione di innocenza e la

8
libertà di stampa, per cui lo stampato continua a circolare, altrimenti entro le 48 ore il giudice si
pronuncia dichiarando il sequestro da provvisorio a definitivo.
Il quinto riguarda la trasparenza dei mezzi di finanziamento dei giornali, prescrivendo che la legge
può stabilire che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica . La parola può,
evidenziando il carattere, ha fatto sì che fino al 1981 non ci fosse alcun comma che obbligasse la
trasparenza di fronte al sistema finanziario. “olo el 8 e e fatta la p i a legge dell edito ia he
obbliga i giornali a dichiarare i primi mezzi di finanziamento, per impedire quelli occulti sotto banco
per orientare a proprio favore i giornali.
Il sesto comma introduce ai limiti della libertà di stampa: le uniche pubblicazioni che possono
essere vietate sono quelle contrarie al buon costume . Quest ulti o , ui di, l u i o li ite
opponibile alla libertà di stampa. Una norma vagamente antifascista che esclude tutti gli altri limiti
finanziari, economici, politici, ideologici. Come si fa, però, ad attualizzare il buon costume? Quello
del 1947 coincideva col concetto di morale ed era ancora molto restrittivo. Il giudizio morale non
derivava di certo dalla stampa, ma essa andava di pari passo con il sistema sociale di giudizio morale.
A partire dai movimenti studenteschi, il buon senso comune si è svincolato sempre più dal concetto
di morale, per avvicinarsi a quello di pubblica decenza o comune senso del pudore. Quindi, a meno
che lo stampato non vada contro uest ulti o, è lecito pubblicare qualsiasi notizia. Se i giornali sono
sempre più lontani da questo buon costume e il comma 6 lo prescrive, però, come unico limite,
allora esso si è depotenziato e i giornali sono diventati completamente anarchici? No, si hanno
a o a dei li iti he e do o il o do dell i fo azio e o etto ei igua di del f uito e. Ci so o,
i fatti, alt i li iti he il o do dell i fo azio e de e a e e pe fu zio a e e e, o p e isti dalla
Costituzione ma introdotti attraverso delle leggi, riguardanti ad esempio il segreto di Stato, quello
ist utto io, uello p ofessio ale dei edi i, le o e sulla p i a , sull o o e e sulla eputazio e,
uelle sul di itto d auto e5.
Se non si superano i limiti, i giornali possono comunque pubblicare tutto quello che scoprono? No,
ci sono altri limiti previsti dalle leggi. Se pubblicare le carte ritrovate significa ledere la libertà del
soggetto in questione, il giornalista non deve pubblicarle in quanto violerebbe il segreto istruttorio.
“upe ato il i olo o ale del uo ostu e , si ha o o u ue alt i li iti i t odotti da leggi,
codice penale, disposizioni normative, che vincolano il giornalista a tenere conto di tutti questi altri
diritti degli individui.
La Rete rappresenta il luogo di esercizio della libertà di manifestazione del pensiero e consente di
attua e l articolo 21: tutti coloro che scrivono su un sito Internet, infatti, realizzano tale libertà, la
stessa di chi scrive un articolo sul formato cartaceo; se, quindi, si legge un articolo scritto da un
giornalista, esso è del lettore in quanto egli si sta informando tramite il giornalista stesso.
Ma Internet si usa anche come strumento di comunicazione (chat, blog, social network) e E-
commerce (compravendita online): anche in tutti questi casi si esercita la libertà di manifestazione
del pe sie o, a a uesta si aggiu ge la li e tà p e ista dall articolo 15 della Costituzio e. A h esso
si applica alla Rete e persino in modo innovativo, poiché protegge libertà e segretezza della
corrispondenza e delle comunicazioni intessute tra gli individui: la libertà e la segretezza della
corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili , per poter comunicare con i
mezzi tecnologici senza il rischio di ingerenze da parte delle autorità [e.g. chi scrive una mail, realizza
la propria libertà di corrispondenza e ha il diritto a che essa sia segreta – il forward da parte del
destinatario, poi, non ne costituisce una violazione].
Entrambi gli articoli, quindi, si applicano anche a Internet, ma mentre il 21 si applica ai prodotti
online rivolti ad un pubblico indeterminato, il 15 si applica alla posta elettronica e di conseguenza a
tutti i soggetti che interagiscono con destinatari prescelti.

5
Vedi paragrafi 1.8-1.9 del Manuale

9
Agli articoli appena citati, si aggiunge la Dichiarazione dei Diritti in Internet che è stata redatta da
una Commissione della Camera appositamente costituita: chi non rispetta tale carta non rischia
nulla a livello penale o civile, essa rappresenta solamente un elenco di princìpi che gli Stati
dovrebbero rispettare per far crescere la cultura della Rete. Una Ca ta, ui di, he fa u po ciò che
è già stato attuato in altri Stati: introdurre il diritto di accesso alla Rete. Nella Carta si hanno princìpi
quali l inviolabilità dei p op i dati all i te o del siste a.
In qualche modo, questa dichiarazione di intenti ben si instaura nel clima creato dalle due principali
categorie di Stati che si sono occupati di tali diritti: 1) Gli Stati che hanno fatto una legge per
garantire il diritto di accesso ad Internet, il primo dei quali la Finlandia nel 2010 per colmare il vuoto
legislativo allora presente; 2) Quelli he ha o addi ittu a i t odotto tale di itto all i te o della
Costituzione (Equador e Grecia), accanto alla libertà di stampa.
Tale dilemma si trova nel dibattito politico italiano: per alcuni tale diritto andrebbe esplicitamente
i se ito ella Costituzio e, pe alt i l articolo 21 con il primo comma garantisce già una copertura
istituzionale della Rete e, piuttosto, si dovrebbe fare una legge ad i ita e to dell uso di I te et,
ordinaria senza un inserimento e una modifica costituzionali. La Dichiarazione dei Diritti in Internet
app ese ta, ui di, u a testi o ia za di se si ilità dell Italia e so uesto tema, ma esclude
qualsiasi tipo di obbligatorietà nei suoi confronti.

Pluralismo: non vuol dire solo pluralismo politico per preservarne la ricchezza del confronto, ma
anche il fatto che i media siano pluralisti. Si può avere libertà di informazione senza questa
o po e te? No, o possi ile, se l a esso all i fo azio e o dizio ato da alt i pote i
connessi ad essa.
Il plu alis o dell i fo azio e si o p e de e e fa e do ife i e to all articolo 21 e ad alcune
sentenze della Corte Costituzionale. Quest ulti a ha a pliato la po tata dell a t. spe ifi a do
che non debba essere esclusivamente interpretato in maniera letterale: esso contiene
implicitamente la garanzia del plu alis o dell i fo azio e e del di itto all i fo azio e.
Il tutto viene chiarito in quattro se te ze, testi o i di u e oluzio e a pa ti e dal fi o al .

o Sentenza 10 del 72 sul diritto del cittadino ad essere informato: nell a t. o i al u a


garanzia per il cittadino, vi è solo quella di divieto di censura di stampa. Essa afferma che
l a t. de a esse e i te p etato i a ie a este si a pe h o p e de i pli ita e te
a he il di itto del ittadi o ad esse e o etta e te i fo ato. L a t. tutela, quindi,
a he la di e sio e passi a del di itto all informazione, ossia il diritto del cittadino a
ricevere dai media notizie corrette. Il cittadino, così, diventa titolare di un diritto nei
o f o ti dei edia, e uest ulti i sono obbligati a dare notizie corrette al primo. Tale diritto
sta sullo stesso piano della dimensione attiva del giornalista. (Diritto di informare = diritto
ad essere informato).

o “e te za del sul rapporto tra l’i for azio e e gli altri poteri sull i dipe de za
dell i fo azio e dalla politi a : due anni dopo la Legge Rai fatta per tutelare gli utenti
sull i fo azio e o etta pe ga a ti e l i dipe de za e l i pa zialità della ‘ai), ora la
Co te de e p e de e atto he tali o etti sia o solo o te ito i uoti, i ua to el la
Rai era già preda della lottizzazione politica: ci si rende, quindi, conto come una legge, come
uella del , possa diventare al contrario strumento di controllo del sistema politico. Si
i hia a allo a o tale se te za il alo e dell auto o ia dei uo i edia e si i t odu e il
nuovo concetto: bisogna evitare ingerenze di pubblici poteri nella gestione dei mezzi
dell’i fo azio e . La Legge del sulla Rai è stata, quindi, fatta per impedire che fosse il

10
go e o a o t olla e l i fo azio e pu li a. Plu alis o e i pa zialità so o, pe ò, state
erroneamente interpretate come lottizzazione e divisione tra partiti.

o “e te za dell se p e sull ambito radio-televisivo con ulteriori riflessi sugli altri


mezzi: introduce il concetto di pluralismo, affe a do he l a t. tuteli anche questa
compo e te. Cos il plu alis o dell i fo azione? Esso ha due dimensioni: 1) Pluralismo
esterno 2) Pluralismo interno.
L este o sulla li e tà di i iziati a e o o i a già itata, sull ape tu a assi a possi ile
all i g esso di uo i ope ato i sul e ato, quindi sulla libertà di concorrenza. Se anche le
barriere non ci fossero e tutti fossero nelle condizioni di entrare nel mercato dei media, non
si avrebbe comunque la garanzia di un vero pluralismo, perché in linea teoria gli imprenditori
dell edito ia e della tele isio e, pu esse do u e osi, pot e e o ette si d a o do a
li ello di e ato pe o ie ta e l i fo azio e i u a dete i ata di ezio e, pe i flue za e
le chiavi di lettura della realtà, per censurare notizie, per spartire le zone di influenza. Per
avere un pluralismo vero occorre anche la seconda dimensione, ossia la massima apertura
possibile alle opinioni di tutti, senza condizionamenti ideologici o partitici. La spartizione non
è pluralismo.

o Sentenza 112 del 24 marzo del 1993: la più recente nonché punto di evoluzione più alto delle
riflessioni della Corte. Essa indica quattro punti che per la Corte si possono ricavare da
u i te p etazio e este si a dell a ti olo .
1. Pluralismo
2. Imparzialità ed obiettività
3. Completezza, correttezza e co ti uità dell i fo azio e: la notizia va data in modo
completo e corretto, ma ancor più essa va aggiornata costantemente e
o ti ua e te. L aggio a e to , i fatti, i di e di o ettezza e edi ilità.
4. Tutela di vari valori come il rispetto della dignità u a a, dell o di e pu li o, del
libero sviluppo psichico e morale dei minori (oltre al buon costume già citato)

Approfondimento sul pluralismo


Il presidente della Repubblica Ciampi nel 2002 convocò le Camere per costituire una Legge sul
pluralismo che garantisse diritti allora inesistenti in Italia. Nei suoi 7 anni di governo, fece una sola
volta tale proposta. Il tema del pluralismo chiaramente riguarda soprattutto la televisione, ma non
solo, perché interessa anche i giornali.
Già la Legge della Rai e a a di fa o i e il plu alis o dell i fo azio e. Essa positi a, in quanto
e de l azie da o petiti a all i te o del e ato allo ta a dola dall i flue za politi a, i ui il
direttore generale per la prima volta ha i medesimi poteri di un delegato di una grande azienda: i
vertici Rai sono, così, più auto o i elle de isio i ei o f o ti dell azie da.
La Legge e à attuata el . Il di etto e ge e ale Ca po dall O to stato eletto dalla
commissione generale di vigilanza che sulla base dei partiti ha eletto o siglie i d a i ist azio e,
più o meno in rappresentanza dei vari poteri politici (il Pd ne ha di più dopo il premio di maggioranza
alla camera delle elezioni del 2013) ma ci sono anche consiglieri più vicini alle amministrazioni. Tale
sistema non funziona più perché con la nuova Legge cambia il modo di elezione dei consiglieri. Per
questi aspetti è, dunque, negativa. Da 9 essi diventano 7, di cui 4 vengono eletti 2 da camera6 e 2

6
Il partito che vince le elezioni prende il premio di maggioranza, come il PD nel 2013. Di conseguenza, tra i vincitori egli
può eleggere autonomamente i suoi due consiglieri

11
dal senato7. Per gli altri 3, 2 sono nominati dal governo8. A prescindere dal prossimo referendum, si
rischia, quindi, con questa legge una televisione pubblica completamente nelle mani del governo,
con una programmazione orientata a difendere le posizioni di uest ulti o. Si rischia, così, la fine
del pluralismo.
Altra conseguenza negativa: perché la Rai è la TV pubblica? Lo Stato ogni 10 anni rinnova ad essa la
concessione di trasmissione su base nazionale, garantendone il servizio pubblico 9. Per avere la
concessione, la Rai deve impegnarsi a garantire determinati standard (tutela dei minori, minoranze,
pluralismo ecc.). A ciò si è aggiunto un Contratto di servizio allo scopo di aggiornare ogni tre anni
gli o ietti i della p og a azio e, pe ga a ti e l effi ie za. Nella riforma è, invece, previsto che
venga stipulato ogni cinque anni, quindi a metà concessione. Ma, cosa ben più grave, è che ciò che
viene scritto nel Contratto viene stabilito dal Governo.
La Legge è stata proposta quando ancora il Governo allora al potere era ben più forte di quello
attuale e perché essa ha ben più aspetti positivi di quelli negativi.
Qual allo a la soluzio e pe ga a ti e il plu alis o dell i fo azio e? Che la o i a dei o siglie i
risponda a criteri meritocratici sulla base del mercato.

Deontologia giornalistica e tutela della persona10


Mancano persone che si pongano al di sopra delle parti ed esprimano valutazioni super partes. Il
mondo del giornalismo dovrebbe assicurare l'imparzialità – perché il sistema editoriale si sostiene
grazie ai contributi pubblici (le tasse versate da ogni cittadino) –, in modo che ognuno possa trovare
un'utilità nel leggere quell'informazione.
In Italia (per una serie di ragioni storiche, diverse da quelle del mondo anglosassone), la cifra
dominante del mondo dell'informazione è sempre stata la faziosità. Spesso, infatti, non si leggono i
giornali per informarsi, ma quasi per trovare conferma del proprio punto di vista; non si compra un
giornale sulla base del merito, ma sulla base delle preferenze ideologiche-culturali e politiche. È raro
che un giornale influenzi i voti cambiandoli: chi legge un giornale è già da quella parte.
È evidente che i giornalisti non debbano mai schierarsi: hanno il diritto e il dovere di informare,
arricchendo il bagaglio del cittadino di informazioni e conoscenze; hanno il diritto di critica,
esprimendo un'opinione, proponendo un'interpretazione dei fatti; ma il problema maggiore è che
in Italia il giornalista esprime solo opinioni, e le notizie sono solo una variabile eventuale, quasi
superflua e data per scontata. Si creano, così, delle falle nel diritto dell'informazione: se c'è il diritto
a essere informati, c'è bisogno di qual u o he i fo i, a se uest ulti a persona piuttosto che
informare, esprime solo la sua opinione, allora vi è un grosso problema. Non bisognerebbe mai
cadere nella propaganda.
In una logica obiettiva, dunque, bisogna dire che i giornalisti che non si schierano rispettano la
deontologia.

La legge professionale dei giornalisti è sicuramente la più importante, in quanto istituita dall'Ordine
dei Giornalisti e fatta dal Parlamento italiano.

7
Avendo vinto il NO alle elezioni del 4 dicembre 2016, esso è rimasto invariato, e i due consiglieri continuano ad essere
u o alla aggio a za e u o all opposizio e. “e a esse i to il “I, esso a e e a uto o e e i se ato i e i
sindaci, i quali avrebbero dovuto eleggere i due consiglieri: sarebbe stato, quindi, un sistema eccessivamente limitante
per la par condicio.
8
Nella iglio e delle ipotesi, alla a e a e al se ato si las ia o due o siglie i dell opposizio e e due del go e o,
cosicché, con questi altri due, ben quattro sarebbero della maggioranza. Ma nella peggiore delle ipotesi essi diventano
addirittura 6/7
9
Ora è scaduto a maggio 2016, rinnovato fino ad ottobre 2016 e da qui probabilmente per altri 10 anni
10
Vedi capitolo 2 del Manuale

12
L'Ordine dei Giornalisti nacque nel 1963 con la Legge 69 del 3 Febbraio (o Legge Professionale dei
Giornalisti), quando si ritenne utile creare un organismo che potesse difendere l'autonomia dei
giornalisti, un ente pubblico che potesse difendere i princìpi della deontologia giornalistica.
Esso nasce, dunque, per ragioni completamente diverse rispetto a quelle del fascismo. Se nel '25
Mussolini aveva pensato di creare un Ordine per radunare i giornalisti amici ed espellere i
dissertatori, come a un elenco di giornalisti fedeli, nel 1963 viene creato un Ordine per tutelare il
diritto a essere informati. La prospettiva è completamente diversa: nel '25 si voleva creare un Ordine
come strumento di controllo del potere politico sulla categoria, nel '63 si crea un Ordine dei
Giornalisti come garanzia della loro autonomia. Esso, dunque, assicura che i giornalisti rispettino i
princìpi della deontologia professionale.
Tutte le Carte deontologiche prodotte dai giornalisti sono un'applicazione di questa legge
professionale, che già all'articolo 1 chiarisce chi siano i suoi destinatari: non solo i giornalisti
professionisti, ma anche quelli pubblicisti e praticanti11.
In Italia si diventa giornalisti professionisti svolgendo un regolare periodo di praticantato di 18 mesi,
al termine del quale si sostiene un Esame di Stato a Roma, col cui superamento del quale si ottiene
l'iscrizione all Al o ell'elenco dei giornalisti professionisti.
L'esame viene svolto secondo le regole del Decreto Attuativo 115 del 4 febbraio del '65, in cui viene
minuziosamente spiegato come si svolga: esso prevede una prova scritta e una orale, con la prima
che consta di tre singole prove12, tutte nello stesso giorno della durata complessiva di 6 ore. Al
termine gli scritti vengono imbucati in una busta chiusa anonima, mentre in un'altra viene indicato
il nome dei candidati: la correzione viene effettuata da una Commissione composta da cinque
giornalisti con almeno 10 anni di anzianità di iscrizione all'Ordine, e due magistrati, nominati dal
Ministero della Giustizia13.
Una volta corretti gli scritti, al lo o supe a e to si a ede all o ale. È necessario il minimo punteggio
di 18 in ciascuna delle prove scritte14. L'orale verte in larga parte sul diritto dell'informazione e
sull'attualità. L'esame si può fare solo per massimo tre volte ed il numero massimo di candidati per
sessione è di 400: se i presenti sono di più, bisogna nominare una nuova Commissione.

I giornalisti praticanti sono quelli che svolgono il praticantato e che già da quando lo iniziano si
devono iscrivere all'Ordine i ualità di praticanti . Fare il praticantato significa: 1) L assunzione
presso la redazione di un giornale, elemento che la crisi editoriale rende molto difficile; 2)
Frequentare un Master universitario di giornalismo15. La frequenza del Master vale come
praticantato, essendo strutturato come una vera e propria redazione della durata di 18 mesi nel
corso di un biennio. Per accedervi bisogna sostenere un esame di ammissione, per un numero
limitato di posti. Esso consente agli aspiranti giornalisti di associare esperienze pratiche a
conoscenze teoriche; 3) Un praticantato d'ufficio: sono tantissimi i collaboratori di testate oberati
di lavoro nella speranza di essere assunti, collaboratori di giornali, televisioni (anche locali), che
vengono pagati ad articolo, perché in assenza di un contratto e senza alcuna tutela. Essi continuano

11
Nel relativo Albo, solo 37-38 mila sono i giornalisti professionisti, gli altri pubblicisti e praticanti
12
Un articolo di circa 45 righe da 60 battute su un argomento scelto la mattina; una sintesi in 30 righe di un articolo
uscito quel giorno su qualche giornale, senza che si trascuri nessuno dei particolari importanti; questionari di sei
domande sul diritto dell'informazione, la deontologia e di cultura generale su argomenti di cronaca o sulle competenze
di un giornalista
13
L'Ordine è un ente pubblico vigilato dal Ministero della Giustizia
14
Statisticamente sono molti i praticanti che cadono rovinosamente sui questionari
15
Essi sono figli di un accordo tra le Università e l Ordine, per cui il secondo si impegna a riconoscere, per mezzo di una
Convenzione firmata, lo status di praticanti a tutti gli studenti di un dato Master. Le Scuole di Giornalismo non possono
essere aperte da tutte le Università: sono necessarie apposite attrezzature, bisogna avere le possibilità di sostenere i
costi per allestire la redazione del praticantato

13
comunque a collaborare, per passione e per un minimo, ma comunque presente, compenso. Per
ottenere il praticantato ci si può rivolgere al giudice che, basandosi sul lavoro svolto dal giornalista
negli ultimi anni e sul giudizio dell'Ordine, può obbligare l'azienda al pagamento dell'arretrato,
riconoscendogli i 18 mesi già fatti, col pagamento dei contributi ed il conseguente diritto da parte
del collaboratore di presentarsi a Roma per l'Esame di Stato. Il giudice riconosce il vincolo di
subordinazione16 sulla base del numero di articoli, della posta ricevuta in ufficio, delle telefonate
ricevute e delle testimonianze. Controindicazione di uest ulti a opzio e il dete io a e to dei
rapporti con la testata in questione.

Il giornalista pubblicista è sempre stato tradizionalmente colui che scrive o produce servizi
radiotelevisivi o su internet con regolarità e con un compenso, ma che nella vita ha altri impieghi
principali. Dopo due anni di collaborazioni retribuite egli può presentare la domanda di iscrizione
all'Elenco dei giornalisti pubblicisti.
La figura tipica del giornalista pubblicista fino a 20-30 anni fa era quella di esperti in altri settori che
scriveva o a he i al u e testate, o u assidua olla o azio e. Quest ulti a de e esse e pagata
o u o pe so sta ilito dall O di e i edia -1300 euro a biennio).
Vista la situazione attuale, la figura del giornalista pubblicista si sta, ormai, snaturando: egli è quasi
sempre un giornalista al pari dei professionisti, che però non riesce ad essere assunto, a frequentare
i Master e non vuole fare causa alla sua azienda per il riconoscimento del praticantato.

FREE-LANCE: giornalisti pu li isti he aspetta o u assunzione che non arriva, altrettanto bravi
rispetto ai professionisti ma senza tutele17.

La Cassa Previdenziale dei Giornalisti si divide in due. L'Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei
giornalisti italiani) si divide in quello versato dai dipendenti che, avendo un regolare contratto e
versando i contribuiti, hanno così garantiti i trattamenti di pensione di invalidità, vecchiaia e
superstiti, disoccupazione, infortunio, cassa integrazione, assegni famigliari e trattamento
economico in caso di tubercolosi; il se o do, i e e, la Gestione Separata pe i o -dipendenti,
attraverso cui i pubblicisti versano due volte l'anno una somma che viene accantonata per ritrovarsi
alla fine si ritroveranno la conseguente pensione. Anche i giornalisti professionisti (i dipendenti con
un lavoro continuativo di 30-40 anni e che continuano a scrivere) mentre prendono la pensione
dell Inpgi1 sono obbligati a pagare l'Inpgi2 sugli articoli che scrivono.
Il mercato giornalistico, quindi, presenta tali anomalie: non vi è più una netta la differenza tra
pubblicisti e professionisti. Si sta per questo cercando di rivedere gli elenchi delle due rispettive
categorie, per ripulirli dei nomi che sono rimasti iscritti all'elenco ma ora fanno un altro lavoro e per
riconoscere il lavoro dei pubblicisti.
Si sta cercando di fare in modo che la differenziazione non avvenga sulla base di un esame, ma sulla
base dell'effettivo accertamento del tipo di attività e dell'effettivo svolgimento a tempo pieno
dell'attività giornalistica. E questo soprattutto poiché vi è anche il risvolto dell'assistenza sanitaria18:
la Casagit, è la Cassa autonoma di assistenza sanitaria integrativa dei giornalisti italiani, che
garantisce diverse esenzioni e di cui i giornalisti pubblicisti non hanno diritto.

Il 15 giugno del 1997 in Italia si tenne un referendum abrogativo della legge 69 del 1963. I radicali19
p ese ta o o u a se ie di i o azio i pe li e alizza e l a esso alla p ofessio e, a ole do l Esame

16
Non sancita dal contratto, ma dai fatti
17
Vedi paragrafi 1-2-3 del II capitolo del Manuale
18
Paragrafo 2.3 del Manuale
19
Pannella e i suoi

14
di Stato e l O di e. “olta to il % degli eletto i20 si è recato alle urne e il quesito si è rivelato
i alido, las ia do i igo e la legge del .
Quali e a o le p e esse e uali sa e e o state le o segue ze dell a ogazione della data legge?
Il giornalista avrebbe perso lo scudo protettivo della deontologia giornalistica a difesa della propria
auto o ia; uest ulti a sa e e e uta a a a e21 e il giornalista sarebbe giuridicamente
diventato un semplice dipendente statale impossibilitato a rifiutare in alcun modo gli ordini del
proprio superiore22. Tale e a is o, fu zio ale all i te o di u azie da, si oppo e allo s opo del
lavoro giornalistico, per cui il giornalista viene assunto per raccontare i fatti senza predeterminati
o lighi. La ga a zia dell auto o ia la deontologia, la garanzia professionale prescritta dalla legge
63 del 1963.
L O di e i ua to p esidio di li e tà e di auto o ia o a, ui di, eli i ato, a al assi o
rinnovato al suo interno.

Come funziona, invece, negli altri Stati?23


Esistono delle Associazioni private a tutela dei propri diritti. In molti Stati vi sono dei percorsi
formativi obbligatori, quali la laurea in Giornalismo o in Scienze della comunicazione 24.
Stati quali Belgio e Lussemburgo hanno degli Ordini sul modello italiano, degli organismi pubblici
allo s opo di dis ipli a e l a esso alla p ofessio e detta do e i princìpi guida. In tutti gli Stati,
quindi, si ritiene necessario formalizzare la categoria.

In Italia, con la legge del 1965, si prescriveva che, aumentando il numero di giornalisti, dovesse
aumentare di conseguenza il numero di rappresentanti in Consiglio. Nelle regioni, in particolare
quelle in cui si ha il percorso di studi formalizzato, ogni tre anni si controllano gli elenchi.
La uo a legge sull edito ia p e ede la ifo a dell O di e e la iduzio e del u e o di Co siglie i
nazionali a un totale fisso di 60. Come si possono suddividere? Tre per regione? Sarebbe discutibile,
allo stesso odo di u elezio e da u u i a lista nazionale, perché avendo più giornalisti in
Lombardia e Lazio, questi eleggerebbero maggiormente i propri rappresentanti sbilanciando gli
equilibri.
Il pa adosso he i a a za di tali de eti, il P eside te dell O di e pot e e o o a e u alt a
assemblea per eleggere altri 150 Consiglieri.

Co eta e te osa fa l O di e?
Fino al 2012 la sua competenza più importante era giudicare gli errori dei giornalisti, pena reclusione
o pe e pe u ia ie e la pu izio e da pa te dell o ga o. U a o pete za, uindi, disciplinare per
garantire il rispetto dei princìpi deontologici.
Il 7 agosto 2012 è stata fatta la legge 137 che, applicata a tutte le professioni, ha separato le
o pete ze dis ipli a i da uelle a i ist ati e. A pa ti e da uesto o e to, l O di e ha perso
le competenze disciplinari: i giornalisti non vengono più giudicati dal loro ordine professionale, ma
da appositi Consigli di disciplina composti da altri giornalisti. Essi, nominati dal Presidente del
Tribunale di ogni luogo, si occupano esclusivamente della disciplina. La necessità di scorporare i due

20
Il 65% dei votanti aveva espresso il SI abrogativo
21
Apparentemente con i limiti finora citati, essa sembra già assente, ma se tutte le leggi vigenti venissero correttamente
rispettate, il giornalista avrebbe sicuramente una sua libera autonomia. Egli dovrebbe semplicemente imporsi
aggio e te all i te o del suo estie e piuttosto he fa p e ale e la logica carrieristica
22
Articolo del Codice Civile che obbliga alla diligenza e alla fedeltà
23
Vedi paragrafo 2 capitolo 2 del Manuale
24
I Italia o i l o ligo alla lau ea i ase alla legge del . Il pe o so p es itto dai Maste di e tato u a
forma di praticantato

15
compiti è dipesa dalla volontà di snellire i tempi burocratici25, senza in realtà essere riusciti ad
accelerare nulla.
Di o segue za, l O di e o a si o upa di questioni amministrative tenendo aggiornati gli elenchi:
riaggiorna questi ultimi se ual u o stato adiato dall O di e pe iolazio e deo tologi a, se si
supe ato l esa e di stato e si de esse e i se iti egli ele hi dei p ofessio isti, se o si paga la
quota di partecipazione annuale; organizza gli Esami di Stato e i corsi di formazione obbligatori26 per
i giornalisti per raggiungere il dato numero di crediti prescritti dalla professione; produce le Carte
deontologiche inserendo i princìpi garanti del corretto esercizio del diritto di cronaca.
La deo tologia dell O di e si appli a i diffe e te e te ai gio alisti p ofessio isti e a uelli
pubblicisti o u e uipa azio e totale.

Analisi delle egole deo tologi he e i fo da e ti dell O di e pa te do dal Testo unico dei
doveri del giornalista27 in vigore dal 19 febbraio 2016, con il suo primo articolo28 che
riassume i capisaldi della legge professionale giornalistica.

All articolo 2 esso prescrive che è diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di
critica :
 Insopprimibile, pe h essu pote e politi o este o all i fo azio e pot à ai sopp i e e
tale libertà. Oggi tale concetto è dato per scontato ed ovvio, ma negli anni Sessanta,
all i do a i della gue a e dei egi i totalita isti, e a fo da e tale;
 informazione e critica, due categorie separate esercitate con modalità e declinazioni
differenti. Spesso si spaccia per verità oggettiva l opi io e del si golo gio alista, a tale
differenziazione serve proprio a salvaguardare la libertà del giornalista che, pur avendo
diritto di commentare le notizie, non può far prevalere la propria opinione con la pretesa
che essa superi i fatti stessi; la sua missione è scovare i fatti e trasmetterli come bene
pu li o dell i fo azio e. Co segue te e te, dopo a e raccontato i fatti, egli può
cimentarsi nel commento degli stessi offrendone una chiave di lettura, senza imporne una
visione predeterminata. Prima ancora degli anni Novanta, anche nel mondo
dell i fo azio e si sono avute una radicalizzazione e una bipolarizzazione dell opi io e o
di qua o di là), mentre oggi il panorama è più frastagliato e quasi tripartito.
Si precisa, poi, che tale libertà è li itata all’osse va za delle o e dalla tutela alt ui , in
quanto essa deve essere contemperata con altri diritti: il giornalista è, infatti, un mediatore
e un selezionatore di notizie, ruolo che deve essere ancora di più perfezionato nel mondo
della Rete.
Egli de e app o ia e i odo asetti o e se za p e o etti le fo ti e, ell i ediatezza del
p o esso, p odu e u a uale i fo ati o o t asseg ato dall o ietti ità.
Quali sono i limiti che si oppongono a questa libertà? Co l articolo 3, il Testo prescrive il
rispetto della personalità altrui che non va mai offesa o lesa: essa è sacra quanto la libertà di
informare.
Co ti ua do a legge e l a ti olo, i è l’obbligo inderogabile di riportare la verità sostanziale
dei fatti, osservati sempre i doveri di lealtà e buona fede ;

25
Ad og i de isio e di olpe olezza del dato gio alista, do e a esse e iu ita l asse lea o oto di e i og i
volta
26
Obbligatoria a partire dal 2012
27
http://www.odg.it/content/testo-unico-dei-doveri-del-giornalista
28
Articolo 2 ispirato alla li e tà di esp essio e sa ita dalla Costituzio e italia a ed egolata dall a ti olo della legge
n. 69 del 3 febbraio 1963

16
 inderogabile, in correlazione con insopprimibile, determina un obbligo irrinunciabile e
impresci di ile pe la o ettezza dell i fo azio e;
 la verità deve essere, inoltre, sostanziale, l u i a he il gio alista può ipo ta e, non essendo
egli depositario della verità assoluta dei fatti, l u i a ipo tata o lealtà e buona fede, con
correttezza.

Il 18 ottobre del 1984 la Corte di Cassazione con la Sentenza n. 5259, definita Decalogo del
giornalista , che vale più di un codice deontologico. Perché decalogo? Le sue 78 pagine definiscono
dieci princìpi volti ad ispirare il diritto di cronaca, che nella dottrina sono riassunti in tre soli punti29.
1. La verità sostanziale: essa può avere una dimensione oggettiva e una putativa. La prima è
quella del giornalista che racconta i fatti che gli si presentano icta oculi, semplicemente come
colui che assiste e racconta. Ma troppo spesso egli non può essere personalmente sul luogo,
e se le fonti gli giungono da altri, egli deve verificarne la fondatezza attraverso la
consultazione ed il controllo incrociato di altre fonti e di diversi punti di vista, amalgamando,
poi, il tutto al fine di comporre un articolo: da qui si ha la verità putativa (da puto = credere),
ossia quella che il giornalista crede essere sostanziale al termine di un attento vaglio.
2. Il principio di pertinenza: le notizie devono essere pertinenti e di interesse pubblico e
sociale. Il giornalista deve interrogarsi se un dato particolare serva a tal fine a completare la
notizia o se sia eccedente30.
3. Il principio di continenza: esso riguarda la forma espositiva e il tenore del racconto. La
continenza della forma espositiva stabilisce un linguaggio sobrio e lineare, alla portata della
casalinga di Voghera31, affinché chiunque possa comprendere ciò che legge in quanto
l i fo azio e o e di itto pu li o de e esse e alla po tata di tutti. “ig ifi a, a he,
linguaggio non offensivo e rispettoso della personalità altrui32.

Co ti ua do o l a ti olo 2 del Testo, devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e
riparati gli eventuali errori : se o do il p i ipio della ettifi a, l i fo azio e per essere credibile
deve imparare a correggere il proprio messaggio, ristabilendo il dominio della libertà dei fatti, anche
o isalto ed e ide ziazio e dell e o e e della sua ettifi a.
Tale principio è stabilito dalla Legge del ’48 della stampa33 che obbliga alla rettifica delle notizie
inesatte con la stessa evidenziazione grafica di rettifica34 e notizia da rettificare e con una scadenza
da rispettare. Dal 1990 con la legge Mammì n.223/90 tale obbligo è stato esteso anche ai
Telegiornali, con una conseguente equiparazio e dei ezzi d i fo azio e, he pe ò o può

29
Se anche il giornalista sbaglia ma rispetta questi tre principi, egli può essere assolto. Se, invece, ne viola anche solo
uno, incorre in una violazione che viene punita
30
Si ricorda un caso di violazione della privacy verificatosi mediante comunicazione di particolari della vita privata di
persone decedute. Contro chi potrebbe sostenere che, essendo esse decedute, la violazione non sussiste, il Garante
della P i a , i e ito ad u fatto a alogo su u aso di gio a i stup ate, ha i t odotto l i po ta te lausola della
dignità della memoria che, per dovere professionale, ontologico e morale, il giornalista deve tutelare
31
Essa è la sintesi della professione giornalistica derivata dallo slogan di una grande agenzia anglosassone che recitava
You a e iti g fo the Ka sas Cit ilk a , t adotto dall i tuizio e di Al e to A asi o i “tate s i e do pe la
asali ga di Voghe a : o si s i e pe se stessi, a pe alt i he de o o esse e i g ado di o p e de e, u pu li o
medio e il più vasto possibile
32
Cfr. articolo 3 del Testo unico
33
La Legge n. 47 dell 8 febbraio 1949, una delle primissime sulla stampa e ancora oggi applicata, che ha instituito
l obbligo di registrazione delle testate giornalistiche.
34
Articolo 8 della suddetta legge; all art. 14 si ha la diffamazione a mezzo stampa, più grave se nei confronti dei
minori; all art. 15 la difesa della dignità delle persone.

17
giungere anche al mondo della Rete per la capillarità e la rapidità della diffusione delle notizie al suo
interno35.
L a ti olo della legge p ofessio ale i t odu e alt i princìpi che riguardano il rapporto tra giornalisti,
tra editori e giornalisti, tra giornalisti e pubblico.
Alcune norme36 proteggono il segreto professionale dei giornalisti, ma nonostante la loro presenza,
spesso i giudici esagerano provando ad imbavagliare la stampa. In alcuni processi e inchieste,
talvolta i giudici hanno richiesto agenda e computer dei giornalisti per controllarne le fonti: in base
all art.200 del Codice di procedura penale, si ha l o ligo della di ulgazio e delle fo ti del
giornalista qualora senza di essa l i dagi e o possa a da e a a ti. I uesti asi, i giornalisti sono
obbligati ad obbedire, in quanto i suoi indagati potrebbero, sotto interrogatorio, fare il nome del
olpe ole o dell assassi o he si sta e a do. “pesso, pe ò, iò o a ade e il lavoro maggiore del
gio alista d i hiesta isulta pa adossal e te u o st u e to pe il giudi e s ogliato ella i e a
degli indizi utili alle indagini.
Tale principio ha, allora, ottenuto una tutela stabilita dalla Corte Europea dei diritti dell’uo o che
ha riconosciuto più volte il diritto dei giornalisti di non divulgare le proprie fonti confidenziali. Di
o segue za, ta ti gio alisti opposti alle pe uisizio i el lo o stato d o igi e ha o fatto i o so
alla Corte, ricorso possibile solo dopo una sentenza definitiva nel proprio Stato d o igi e37. In 9 casi
su 1038 la Corte ha sancito la ragione dei giornalisti e ha condannato al risarcimento e al recupero
delle fonti sequestrate. Prevale, quindi, la tutela a titolo europeo su quella dei tribunali39 dei singoli
Stati.
La Co te Eu opea o ha lo s opo di sal a e la li e tà di sta pa, a si li ita ad appli a e l a t.
della Co ve zio e Europea sui diritti dell’uo o del 1950: la li e tà d’esp essio e o igua da
solo la libertà di dare notizie, ma di ricevere e scambiare informazioni . Il giornalista può, quindi, in
modo riservato parlare liberamente con chi crede per giungere alle fonti per lui utili al fine di
esprimere le notizie40.
Il setti o e ulti o pu to dell a t. igua da il appo to gio alisti-pubblico. Se riflettiamo sugli
ulti i e e ti delle elezio i a e i a e dell o e e , i edia da a o pe i it i e Hila
Clinton mentre alla fine si è avuto un notevole colpo di scena: senza ombra di dubbio molti votanti
intervistati non hanno detto la verità riguardo al proprio voto e i giornali, che tanto allarmavano un
e e tuale fi e del o do se a esse i to T u p, o a si so o già i eduti. I gio alisti o ha o,
quindi, saputo interpretare e raccontare la verità e il credo popolare41.
Il pu to igua da, pe l appu to, il appo to fidu ia io t a i fo ato i e i fo ati he o a sta ia
via scomparendo, per scarsa professionalità dei giornalisti italiani e non solo.
Bisogna, quindi, stabilire tale fiducia tramite la collaborazione tra giornalisti che deve essere
garantita dallo spirito di cordo42, e con una piena cooperazione tra giornalisti43 ed editori44. I motori
di ricerca spesso forniscono notizie migliori di quelle presenti sui giornali cartacei, portando di
conseguenza alla rifioritura della olla o azio e sa ita dall a ti olo i uestio e.
35
Il risarcimento morale per citazioni improprie può essere richiesto in un successivo momento con revisione della
notizia e presa in esame della stessa
36
Citate nel paragrafo 2.5 del Manuale
37
Al termine della fine del processo interno con il definitivo torto dichiarato dalla Corte di Cassazione
38
Eccetto quando si crede che il giornalista abbia con le sue ricerche frenato le indagini
39
O per il suddetto motivo di rifiuto di condurre da sé le indagini, o per frenare la ricerca del giornalista
40
Tutela delle fo ti gio alisti he da pa te della Co te Eu opea dei di itti dell uo o f . apitolo pa ag afo del
Manuale
41
Già l a o p e ede te o da a o la i i a fidu ia a T u p
42
Non suggerire fonti errate ai colleghi
43
Però essi, tra un dicta da pa te dell edito e e u do e oso ispetto della deo tologia, de o o opta e pe il se o do
44
Poiché spesso essi svolgono altre attività, hanno altri fini non sempre conciliabili con la qualità editoriale che non
sempre viene rispettata. Si dà maggior importanza a rimanere nel mercato con un prodotto fatto da incompetenti

18
Il rapporto di fiducia, poi, deve anche instaurarsi tra giornalisti e grande pubblico: bisogna
alimentare e promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori . Oltre ai doveri nei confronti degli
editori45, la ragione fondante del giornalismo è il servizio ai lettori46 per produrre il bene pubblico
dell i fo azio e e ita do e al u i e essi. Tale appo to , pe ò, e uto e o e le oti azio i
sono facilmente sintetizzabili con un confronto col passato: egli a i - il appo to di ispetto
reciproco giornalisti-lettori era ben saldo, tanto che tutto ciò che era pubblicato su un giornale
veniva considerato senza ombra di dubbio vero.
To a do all ese pio delle elezio i a e i a e, la faziosità delle posizioni ha minato al suddetto
rapporto fiduciario: nel momento in cui il lettore ha preso consapevolezza del secondo fine dei
giornali e della sua informazione falsata, la fiducia è venuta meno.
Oggi, ormai troppi giornalisti passano al lavoro da parlamentare senza, poi, tornare al mestiere
originario: ecco un altro fattore che toglie credibilità alla stampa.
Ultimo elemento è la confusione o commistione tra pubblicità e informazione: l O di e ieta a
qualsiasi giornalista di fare il promoter pubblicitario, che così perde credibilità di fronte al lettore,
pe a l es lusio e47. “pesso, poi, si ha o e essi e i te fe e ze t a l age zia pu li ita ia e
l i fo azio e.

A seguito dell a alisi dei p i ipali do u e ti p e ede te e te itati, si possono, quindi,


sintetizzare i princìpi fondamentali della professione giornalistica. Co l a t. 48 del Testo Unico si ha
un approfondimento del ruolo di Internet e dei nuovi media, attualizzandone i contenuti e rendendo
ese ita ile il di itto di o a a a he ell e a dei so ial et o k. L a ti olo suddetto affe a he il
giornalista dife de il di itto all’i fo azio e e la li e tà di opi io e di og i pe so a e pe uesto
ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di
pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti . Egli, quindi, valutando attentamente le
fonti a sua disposizione, riproduce fedelmente la verità dei fatti con obiettività e oggettività,
perseguendo la verità sostanziale attraverso gli strumenti del lavoro giornalistico.
L a ti olo, poi, aggiu ge il rispetto dei diritti fondamentali delle persone: il giornalista non deve
violare o danneggiare la privacy dei soggetti, diffondendone particolari non di interesse pubblico. I
diritti della personalità non sono, quindi, una forma di censura, ma piuttosto un argine
p o ide ziale all agi e dei gio alisti.
Nel l O di e e il “i da ato dei gio alisti de ise o di p odu e la osiddetta Carta di Firenze,
una carta deontologica allegata al Testo Unico49: essa igua da l equo compenso dei giornalisti.
Questi ulti i, i fatti, se o do la Ca ta de o o p o uo e e e ispetta e l aspetto olla o ati o del
proprio mestiere, premiato da uno stipendio equamente distribuito. La dignità del lavoro
giornalistico è, ui di, st etta e te o essa all e uità della sua et i uzio e50.
La Legge n. 233 del 31 dicembre 2012 ha, poi, ampliato i contenuti della Carta, stabilendo tra le più
importanti la regola di inserimento degli editori che non retribuiscono adeguatamente i propri
giornalisti in una black list di testate es luse dai fi a zia e ti pu li i all edito ia. Ma hi sta ilis e

45
Non diffondere segreti aziendali, non offendere pubblicamente sui social network il proprio editore
46
Cfr. Indro Montanelli <<il mio padrone è il lettore>>
47
Che stata a ettata da pe so aggi pu li i o e Ba a a d U so, Be edetta Pa odi e Ti e io Ti pe i: essi ha o
olo ta ia e te ifiutato l i a i o gio alisti o pu li a e te i o os iuto pe i a a e aggio i guadag i dall attività
pubblicitaria
48
No a aso defi ito Fo da e ti deo tologi i
49
P i a di esso, fi o al si a e a o a te deo tologi he e a ate si dagli a i . Al u e di ueste a te so o,
però, state allegate al Testo perché ritenute particolarmente importanti. La Carta deontologica a cui si fa riferimento è
il quinto allegato
50
La Carta di Firenze è un chiaro invito agli editori a trattare adeguatamente i giornalisti senza contratto che, sottopagati
senza contributi né assicurazioni, non godono dei medesimi diritti dei giornalisti a contratto

19
se la suddetta retribuzione è equa o iniqua?51 Era, quindi, necessario stabilire un concetto di
massima di equo compenso: il Sindacato dei giornalisti e la Fieg52 hanno prodotto, così, una tabella
sull e uo o pe so, he fissa a u a et i uzio e i i a di eu o e sili pe u i i o di
articoli redatti.
Non essendo tale accordo sufficiente per stabilire la retribuzione di un numero superiore di articoli,
esso è stato disapprovato dal Tar del Lazio e ad oggi non si ha ancora una tabella retribuzionale.
Bisogna, quindi, affidarsi alla coscienza dei singoli editori: ma il problema si estende a livello
nazionale e non può rimanere irrisolto sul piano economico.
Si ha, poi, che il giornalista accetti direttive dai superiori solo laddove esse non siano contrarie ai
princìpi deontologici53.

Il giornalista non aderisce ad associazioni segrete, i o t asto o l a t. della Costituzio e


Italia a, o e l Asso iazio e Masso i a P , do e do esse e es lusi a e te al se izio della e ità
sostanziale dei fatti. Egli, dovendo risultare credibile, non può accettare premi o ricompense,
ricorrenti ad esempio per chi lavora per le riviste di moda.
Il giornalista rispetta il decoro e le or e dell’Ordi e, un principio che, però, non viene rispettato
in quanto molti erroneamente ritengono che la scarsa libertà di informazione nel nostro Paese
dipe da p op io dall esiste za dell O di e stesso.
L ele e to più originale del Testo Unico è, però, quello riferito alla Rete Internet: prima di esso,
nelle carte deontologiche preesistenti non si parlava del rapporto Internet-giornalismo. Invece ora
si ha anche un ulteriore riferimento ai nuovi media e ai social network.
Il appo to ie e i esso aff o tato ell art. 2 già itato e ell art. 9 dal punto di vista delle modalità
di utilizzo dei Social Network da parte dei giornalisti.
Essendo presenti in Rete molti contenuti scritti da non professionisti senza il rispetto della
deontologia, notizie non attendibili né verificate vengono condivise sui social da altrettanti non
giornalisti che a loro volta non si accertano della fondatezza delle informazioni: come devono,
quindi, comportarsi i giornalisti sui Social Network? Essi devono ugualmente rispettare i suddetti
princìpi deontologici, nel rispetto del diritto ad essere informati degli utenti, mantenendo una veste
uffi iale a he ei o e ti di asse za dal la o o. La fidu ia he l ute te ipo e el dato
giornalista deve trovare risco t o ell i peg o gio alisti o, do e osa e te equo e identico anche
su differenti mezzi.
L i po ta za dell art. 9 del Testo U i o ie e e ide ziata ell e u iato se o do ui il giornalista
ha diritto di proteggere le sue fonti54. Solo le fonti ufficiali (Comunicati stampa, Comune cittadino,
tribunali e governo, Agenzie stampa) possono essere palesi per autorevolezza e verificabilità delle
notizie. La o ità del Testo l i se i e to dei so ial et o k el o e o delle fo ti uffi iali. O mai,
è in attuo nel nostro Paese un processo di disintermediazione: il giornalista in quanto mediatore ed
intermediario tra fatti e opinione pubblica viene sempre più scavalcato dai medesimi protagonisti
dei fatti. Volendo fare un esempio pratico, un tempo i personaggi politici per comunicare con la
stampa informavano il proprio addetto stampa per scrivere un Comunicato e rilasciare una
dichiarazione: oggi, essendo diventati i social network i primi mezzi di comunicazione, il giornalista
li utilizza a citazione come principale fonte.

51
Ci so o, i fatti, a ti oli di e ti ighe s itti i i uti, alt i s itti i u gio o i te o pe l a plia i e a di fo ti che
richiedono: non è corretto che essi vengano ugualmente retribuiti
52
La Federazione Italiana Editori Giornali
53
In tal caso, non rischia il licenziamento, perché la via maestra da seguire è rispettare la deontologia, finché perlomeno
ige te l O di e
54
P es itto a he dall a t.

20
Ulti o pu to dell a t. del Testo la u a da pa te del gio alista dell aggiornamento
professionale, prescritta come obbligatoria dalla legge 137 del 7 agosto 2012.

L art. 3 riguarda la diffusione delle notizie su Internet: si ha una continua dialettica tra promuoverle
e rimuoverle dalla Rete, problema che non si pone con gli altri media. In Rete, invece, dove si ha una
forte volatilità di contenuti, il prodotto finito diventa un concetto molto relativo.
Il giornalista è, quindi, chiamato a fare il proprio lavoro aggiornando le notizie, senza esimersi dalla
tutela di privacy, immagini, libertà.
L a ti olo i uestio e aff o ta, pe iò, u te a deli ato, uello io della pe a e za di otizie i
Rete che possano riguardare detenuti o individui che abbiano avuto problemi con la giustizia.
Fondamentale è il diritto del diritto di cronaca nei riguardi di questi individui: la domanda principale
è chiedersi se un ex detenuto abbia la possibilità di chiedere la cancellazione di tutte le notizie
riguardanti la propria condanna.
Tale richiesta deve essere presa in seria considerazione, poiché, a seguito della pena scontata di
f o te alla giustizia, l i di iduo i uestio e o può o ti ua e a paga e o la p op ia i agi e
in una continua esposizione mediatica.
L ap ile del l O di e azio ale dei gio alisti ha p odotto la Carta deontologica di Milano55,
sul rapporto giornalisti-ex detenuti56: essa affe a he a he i gio alisti de a o ispetta e l art.
27 della Costituzione italiana, di cui riportiamo i due assunti principali:
1. La presunzione di innocenza: anche i giornalisti, infatti, devono aspettare le sentenze
definitive per dichiarare la colpevolezza di un dato individuo, considerandolo innocente fino
alla condanna ufficiale e conclusiva;
2. Il principio della funzione rieducativa della pena: nel nostro sistema giuridico, il carcere deve
tendere a rieducare

Il rispetto nei confronti degli ex-detenuti va comunque limitato nei casi in cui essi decidano di ritirarsi
a vita privata; pensando ai figli e al trauma che potrebbero subire venendo a conoscenza di
determinate notizie da Internet, in alcuni casi eliminare le notizie è una forma di protezione.
Nei asi i ui, i e e, l e -detenuto non si sia redento alla fine dello sconto della propria pena, il
diritto di oblio viene meno.
L a ti olo affe a, ui di, he il gio alista o de a a a i si su pa ti ola i del passato, a e o
he essi o sia o esse ziali pe la o pletezza dell i fo azio e. A dista za di te po, isogna
saper valutare se la pubblicazione di notizie del passato possa incidere sul reinserimento sociale
della persona in questione57. Tale tutela deve essere applicata anche alle vittime di violenze sessuali,
evitando la loro sovraesposizione a livello mediatico.

Alcuni interrogativi
- Cos il di itto all o lio?
- Come si realizza sui siti internet giornalistici?
- Come nei motori di ricerca, uno su tutti Google?
- Co e ha agito ei o f o ti del di itto all o lio il ga a te della privacy?

55
L ulti a p odotta p i a del Testo U i o
56
Ciò he p es i e pie a e te esp esso ell a t. del Testo
57
Se Erika del delitto di Novi Ligure è recidiva, è corretto citare ciò che ha commesso anche in passato, ma se un giorno
il figlio vincerà un concorso canoro, il passato materno non è rilevante

21
Non tutte le richieste de o o esse e a olte e il di itto all o lio o se p e de e esse e ige te: se
si pensa al recente caso Cantone, non è possibile rimuovere tutti i contenuti diffusi
esponenzialmente in Rete.
Ma se il di itto all o lio o u a se pli e a cellazione, è giusto riconoscerlo e precisarlo in altri
termini. Esso, infatti, non può essere inteso come diritto a cancellare a prescindere notizie scomode,
bensì di poter rivedere le informazioni sull i di iduo correttamente riprodotte in Rete, così che
uest ulti a possa essere lo specchio fedele della realtà individuale e umana, senza, al contrario,
diventare deformante.
Chiu ue de e, ui di, dife de e la p op ia li e tà i tuale e si può ifo ula e il di itto all o lio i
diritto alla corretta indicizzazione dei dati e delle informazioni .
Ma come si applica concretamente e da parte di chi? Talvolta esso spetta al giornalista stesso che si
occupa dei siti i te et: egli de e aluta e l utilità dell a ti olo i Rete ed eventualmente provvedere
alla cancellazione. Molto spesso l a ti olo ie e se pli e e te aggiornato.
La terza modalità, ancora più frequente, avviene quando il giornale, occupatosi correttamente del
dato cittadino per mezzo di numerosi articoli, ha prodotto vari aggiornamenti sulla data persona. Il
cittadino in questione non ha, però, il diritto alla cancellazione totale degli articoli che lo riguardano,
pe h essi fa o pa te dell i fo azio e pu li a e il suo o e ie e ipetuto i do u e ti, a te
ed indagini. Egli ha, comunque, diritto di rivedere fedelmente riprodotta in Rete l i te a i e da
giudiziaria che lo riguarda, al fine di una corretta indicizzazione delle informazioni.
Spesso, al contrario, i giornalisti hanno provveduto a scrivere articoli solo all i izio della vicenda
giudiziaria, quando il soggetto era ancora accusato o presunto tale, senza, poi, ritrattare
affermandone la verificata innocenza. In casi come il suddetto, il Garante della privacy ha chiarito
ogni dubbio con due provvedimenti.
Nei casi di mancato aggiornamento di infondati sospetti, bisogna indicizzare in Rete precisando
tramite postilla che il dato articolo non è stato i isto e o etto: ell archivio online si trova, così,
solo l a ti olo i iziale a comunque segnalato.
Questo è quanto detto nella sentenza 5525 del 5 aprile 2012 della Corte di Cassazione: un ex politico
lombardo di estrema sinistra coinvolto in Tangentopoli ha chiesto la rimozione totale degli articoli
iniziali essendo stato, poi, assolto dall a usa di o uzio e. La Cassazio e ha ifiutato l i tera
cancellazione della sua completa vicenda giudiziaria, che comunque deve essere chiarita fino
all esito fi ale di assoluzio e. De e, ui di, esse e ga a tita la e o ia sto i a i a hi io.
Come si agisce, invece, con i motori di ricerca? Fino al 2014 quasi sempre si decideva per la non
rimozione dei link per ragioni economiche e pubblicitarie58, finché la Corte di Giustizia europea non
ha i o os iuto il di itto all o lio ad u a o ato spag olo he el sta a pe fallire; il quotidiano
spagnolo La Vanguardia aveva, infatti, scritto un articolo su di lui, affermando che non avesse
pagato i diritti previdenziali ai dipendenti e che i suoi beni fossero stati pig o ati o u asta pe
paga e i de iti. Nel f atte po l a o ato Go zalez ipia a il de ito, entre Google Spain continua
ad indicizzare i precedenti articoli sul pignoramento, con un conseguente crollo di fama e clienti.
L a o ato ottie e la agio e da pa te della Co te e si ha la i ozio e dell a ti olo da Google. Esso
rimaneva, però, ell a hi io del sito del gio ale e l a o ato ha do uto hiede e l effetti a
rimozione.
Google ha dovuto rimuovere il link perché, a differenza del sito del giornale, esso non prende i soldi
pubblici per garantire il diritto degli individui ad essere informati, ma è semplicemente un
contenitore di notizie pubblicate da altri, non tenuto a contenerle tutte, solo a raccogliere quelle
rilevanti, aggiornate e che riproduco o l ide tità eale di u dete i ato soggetto. Ci so o a he
notizie che non è giusto lasciare in Google, perché esso ha una potenza tale maggiore di un sito
locale spagnolo.
58
L i di izzazio e e il ollega e to al li k app ese ta o la p i ipale fo te di guadag o pe il oto e di i e a Google

22
Ma l e o e p i ipale ella se te za Go zalez l aver affidato a Google la decisione finale della
rimozione del link, che sarebbe dovuta spettare agli organi garanti della privacy. Compilando un
format, il cittadino si rivolge a Google che deve poi avere il permesso del Garante. Oppure può
rivolgersi direttamente al Garante, o ancora per via giudiziaria. In prima battuta, resta comunque
Google il primo ente a cui ci si rivolge.
Google ha preteso di esercitare il diritto di notifica al sito in questione di aver rimosso il dato link. Il
guadagno del click sul link non va solo a Google ma anche indirettamente al sito. Così, i siti sorgente,
avvisati, per non perdere gli utili trovano il modo di riformulare e modificare la notizia per
mantenere il link.
La sentenza del tribunale di Ortona59 riguarda alcune sentenze sui giorni di permanenza in Rete di
informazioni: il Tribunale accusa il sito primadinoi.it per aver mantenuto troppo a lungo notizie su
determinati ristoratori che, per sovraesposizione mediatica, avevano subìto u e essi a
diffamazione. Il Tribunale ha stabilito che gli scopi della pubblicazione non erano così importanti da
giustificare la prolungata permanenza in Rete della notizia60. Anche la Cassazione ha confermato la
sentenza del Tribunale, pena il pagamento da parte della redazione di 17mila euro per danni.

Altri articoli del Testo Unico

L art. 361 del Testo Unico prescrive di non pubblicare i nomi dei parenti di indagati o rei confessi, in
u esposizione mediatica i utile ai fi i dell i fo azio e, poi h o aggiu ge dettagli i ile a ti al
dato caso di cronaca. Deve, invece, essere rivalutato il principio di essenzialità che per la correttezza
del racconto evita abusi giornalistici e risparmia dettagli eccedenti alla finalità informativa.
La lette a G dell a ti olo o liga, poi, il gio alista alla assi a ise atezza.

L art. 4 del Testo Unico applica il Codice di deontologia relativo al trattamento dei dati personali
ell ese izio dell atti ità gio alisti a, previsto dal dlgs 196/2003 sulla protezione dei dati personali,
che fa parte integrante del Testo unico, al quale viene allegato62.
In che modo il giornalismo deve rispettare la privacy? In Italia tale tema si è affermato solo nel 1996
con la prima legge italiana al riguardo, la 675 del 31 dicembre. Essa recepiva la direttiva europea
95/46/CE63 del 24 ottobre 1995, che obbligava tutti gli Stati europei al rispetto della privacy,
cominciando, così, a dare un valore ai dati individuali e privati.
La legge del 6 fatta in Italia serviva a distinguere tra dati personali e dati sensibili: i primi, ad
ese pio, uelli o te uti el do u e to d ide tità olti all ide tifi azio e degli i di idui; i se o di,
maggiormente personali e intimi, consentono di tracciare un profilo particolareggiato della data
persona, sullo stato di salute, sulle preferenze sessuali, sul edo eligioso, sull appa te e za politi a
o sindacale. I dati sensibili sono, quindi, dal punto di vista della privacy protetti in modo rafforzato.
Nella legge 675 si parla anche di trattamento dei dati: essi devono essere richiesti al diretto
interessato, raccolti e, conseguentemente, catalogati a fini statici, a delineare un quadro di alcune
caratteristiche, o divulgati a fini pubblicitari, ma solo su consenso e autorizzazione. Rispettando tale
articolo, il giornalismo sarebbe morto, in quanto, per ogni citazione di persone comuni e non,
sarebbe stato necessario il consenso. Serviva, quindi, un regime speciale per il mestiere giornalistico,

59
Pagina 507 del Manuale
60
La condanna non è, quindi, avvenuta per diffamazione, essendo stato l a ti olo e itie o.
61
Lettera F
62
Allegato 1 del 1998
63
Relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla ibera circolazione
di tali dati

23
valido non solo in Italia ma in tutta Europa64, per garantire a pieno il lavoro giornalistica in totale
libertà e corretta diffusione informativa per la collettività: ecco perché i giornalisti hanno prodotto
il proprio Codice Deontologico, approvato in via definitiva da Garante della Privacy, per garantirsi i
propri princìpi professionali.
Il rispetto del Codice Deontologico è, quindi, una modalità alternativa di rispetto della privacy. Il
Codice nel 2003 è stato allegato come primo allegato al nuovo Testo Unico della privacy65, che ha
osì a ogato la legge del : tale supe a e to do uto ai olti a ia e ti e ifi atosi
ell a o di te po t a il e il 66. Il mondo è, infatti, cambiato a partire da quell sette e
del 2001, diventando maggiormente vulnerabile attraverso la Rete, strumento usato dai terroristi
che, senza essersi mai conosciuti tra di loro, si sono scambiati le informazioni relative ai piani
condivisi. Bisognava, perciò, essendo diventata anche la Rete pericolosa, estendere la legge sulla
privacy alla diffusione di dati reali e virtuali, e ciò è avvenuto tramite il Decreto legislativo 30 giugno
2003 n. 196, che ha, così, recepito la precedente direttiva europea potenziando la privacy negli
strumenti elettronici. Oggi, quindi, se ad esempio dobbiamo comprare il biglietto di un volo su
I te et, se za l auto izzazio e al suddetto de eto o si può p o ede e a essu a uisto.
Il Codice Deontologico dei giornalisti è parte integrante della legge sulla privacy, in quanto primo
allegato.
Tale legge del 2003 cambierà ancora nella forma nel giro di due anni, poiché nel maggio 2016
l U io e Eu opea ha app o ato u uo o Regolamento67 della privacy a cui gli Stati dell U io e
Europea hanno il dovere di adeguarsi: si inseriranno nuove normative sulla privacy, tra cui il diritto
all o lio e la portabilità dei dati.

L art. 5 tutela i minori.

L art. 6 riguarda i doveri nei confronti dei soggetti deboli.

L art. 7 tutela gli stranieri.

L art. 8 riguarda la cronaca giudiziaria e i processi mediatici: per la prima volta in un testo
deontologico si sottolinea la gravità della pubblicazione online di determinate notizie. Una certa
gravità è data dalla messa in onda dei processi mediatici in Tv, ma peggio è se questi si trovano in
Rete, poiché si moltiplicano i danni e si amplificano le lesioni dei diritti dei soggetti in questione. Il
giornalismo online dovrebbe, perciò, applicare una cautela maggiore à no gogna mediatica
perpetua.

L art. 9 è sulla rettifica delle notizie inesatte.

L art. 10 riguarda i doveri in tema di pubblicità e sondaggi. Si ha una commistione tra pubblicità ed
informazione, collegata alla edi ilità dell i fo azio e. No si devono prestare nome, voce o
immagine per fini pubblicitari, se non in maniera esclusivamente gratuita e previa autorizzazione da
pa te dell Ordine, in casi di pubblicità a fini umanitari68. Sono, però, troppi i casi in cui un giornalista

64
All a t. della di etti a eu opea del e a già p e ista u e ezio e pe i gio alisti: quando i fatti delle persone
vengono trattati a fini giornalistici, cioè per diffondere informazioni alla collettività, non è necessario avere il consenso
65
Da non confondere col Testo Unico della deontologia
66
Nuo a di etti a eu opea dell luglio
67
Non una direttiva, ben più rigido
68
Vedi esempi riportati nel punto 2.13 del Manuale

24
aiuti u i serzionista senza farsi scoprire per fa e u fa o e ad u a ditta, lasciandosi corrompere,
senza che il lettore se ne possa accorgere69.
Per quanto riguarda i sondaggi, secondo la legge sulla par condicio essi possono essere pubblicati
solo fino a 15 giorni prima70. Come devono essere riportati i sondaggi? Anche dal modo con cui essi
vengono esposti, è possibile favorire una parte piuttosto che l alt a. È, perciò, necessario chiarire la
fonte, non priva di attendibilità, come esso sia stato effettuato, quale sia il campione
rappresentativo, come le persone siano state interpellate, quante siano state le domande rivolte,
quale sia la percentuale delle persone che hanno risposto e, soprattutto, in quale data esso si sia
svolto.

L art. 11 precisa le regole di un particolare segmento del diritto di cronaca, ossia quelle riguardanti
il giornalismo economico finanziario. In Italia nel biennio 2003-2004 si sono verificati i famosi
s a dali Ci io-Parmalat : i risparmiatori sono stati presi in giro dai vertici delle aziende che hanno
venduto come bond71 titoli privi di copertura. Fino al giorno prima della rivelazione dei titoli fasulli,
i diretti interessati non immaginavano nulla della truffa e, quando di punto in bianco scoppiò la bolla
speculativa, si capì come i giornali non avessero comunicato la verità. Questi ultimi l a e a o,
dunque, fatto in buona fede oppure erano complici di un sistema finanziario che alimentava la
disinformazione dei risparmiatori? La risposta non è data sapersi, e probabilmente è più vera la
prima tesi: i giornalisti hanno preferito eludersi dalla responsabilità di scavare a fondo nella
situazione economica dei dati colossi, fidandosi eccessivamente dei comunicati ufficiali.
Da questo episodio è derivata nel 2005 la decisione dell Ordine di istituire una Carta deontologica
del giornalismo economico-finanziario, come Allegato 4 del Testo Unico della deontologia. Si è,
quindi, voluto mettere per iscritto i doveri che ha il giornalista che si occupa di questioni di Borsa,
quotazioni finanziare, titoli azionari ecc.
Il giornalista di finanza deve, infatti, evitare di commettere reati finanziari, tra cui due in particolare:
1) Insider trading, se il giornalista viene a conoscenza di notizie riservate durante il proprio esercizio
che rivende per finalità di arricchimento personale, o investendo direttamente i propri soldi o
favorendo altri soggetti. Se tale reato viene commesso da chi nella finanza il rischio è una salata
pena72 da parte del CONSOB73; mentre se esso viene commesso da un giornalista, egli grazie alla
suddetta Carta rischia solo le quattro sanzioni disciplinari previste; 2) Aggiotaggio74, ovvero
diffondere informazioni false e tendenziose per indurre i risparmiatori ad investire in una
determinata direzione. Il giornalista – che riporta solo uno studio o una valutazione economica senza
alcuna certezza – è, quindi, tenuto a dichiarare sempre la fonte delle informazioni finanziarie. È la
trasparenza la base della Carta deontologica, per cui bisogna rendere chiari anche gli eventuali
interessi del proprio editore.

L art. 12 igua da l informazione sportiva. Nel 2005 il cir uito tele isi o e l o di e dei giornalisti
hanno condotto una seria riflessione a seguito dell omicidio Raciti75: un filone del giornalismo
sportivo e a i fe o ato ed au e ta a l odio delle stesse tifoserie. Così il 25 luglio del 2007 i

69
Una situazione molto frequente nelle testate mensili o settimanali prevalentemente rivolte ad un pubblico
femminile
70
Ciò, però, non vale per le testate straniere
71
Gli investimenti dei risparmiatori: si sarebbe scoperto solo successivamente che si trattasse di semplice carta
straccia
72
Fino a 5 milioni di euro
73
L Ente che ha app o ato el u a legge o ui, ade e do alla di etti a eu opea del sul a ket a use , si
è assunto la piena responsabilità in quanto autorità indipendente volta anche a sanzionare, laddove sia necessario
74
Dal francese, aggiu ge e pesi
75
L ispetto e u iso fuo i dallo stadio dopo il de Cata ia-Palermo

25
principali Sky, Mediaset e Rai, firmarono il Codice Media e sport che dettava alcune regole precise
per i giornalisti sportivi: 1) L i te uzio e delle t as issio i tele isi e i caso di risse tra gli ospiti,
qualora questi ultimi fomenti o le te sio i; E ita e l e ulazio e; I te o pe e ualsiasi atto
di violenza; 4) Trasmettere esclusivamente i valori sani dello sport.
L a ti olo , dunque, non è altro che la riproduzione fedele del Codice del 2007.
Per chi non è giornalista quali sono i rischi? Le televisioni dovrebbero sia determinare sanzioni
pecuniarie sia sospendere i programmi in questione e revocare la concessione a trasmettere.
Inoltre, gli ospiti prima di sedersi in studio sono chiamati a firmare una liberatoria, in quanto tutto
ciò che dicono è sotto la propria responsabilità.
L art. 13 fa riferimento al quinto ed ultimo allegato del Testo Unico. Esso riguarda l equa
retribuzione dei giornalisti, per la prima volta inserita in una Carta deontologica nel novembre del
2011, unitamente alla Carta di Firenze76. Quest ulti a stata s itta dall Ordine e dal Sindacato al
fine di proteggere il diritto dei giornalisti77 e dei collaboratori este i ad u e ua et i uzio e. Gli
editori, quindi, devono impegnarsi a pagare in modo dignitoso i propri collaboratori.
In materia di lavoro, il giornalista si trova a dover rispettare la suddetta Carta. Egli deve denunciare
situazioni di sfruttamento e non accettare compensi irrisori. Chiaramente il concetto di dignitoso è
flessibile, perciò è necessario stabilire alcuni parametri. Le testate che non rispettano la Carta non
avranno successivamente diritto ai Fondi pubblici della Legge 23378 del 31 dicembre 2012 sull equo
compenso.

L art. 14 riguarda gli uffici stampa. Esso indica i tre doveri del giornalista che lavora presso tali uffici:
1) Separare il proprio compito da quello di altri soggetti che operano nel campo della
comunicazione, senza confondere le diffe e ti figu e p ofessio ali all i te o del edesi o campo.
Egli ha gli stessi vincoli deontologici di qualsiasi altro giornalista. Tale norma è stata così scritta,
poiché vi è un altro problema, legato alla figura del portavoce79: se un giornalista di Repubblica deve
intervistare il sindaco di Milano, egli effettuare una richiesta al portavoce del sindaco e,
successivamente, filt a e la do a da pe fissa e l i te ista, in base alla Legge n.150 del 7 giugno
del 2000, secondo il cui articolo 9 l addetto sta pa de e esse e obbligatoriamente iscritto
all O di e, mentre il portavoce (seco do l a ti olo 7) o ha l o ligo di is izio e: il e ti e dell Ente
sceglie il proprio portavoce esclusivamente secondo criteri di fedeltà e di amicizia. Il portavoce ha
come unico obiettivo il fare gli interessi del proprio capo e, non avendo alcuna competenza, è
po tato a da e o di i all addetto stampa e a dargli una determinata linea; al contrario, l addetto
stampa è un professionista. Il portavoce ha un contratto a mandato e la sua sorte è legata a quella
del capo;
2) Non accettare collaborazioni che determinino conflitti di interesse con il proprio incarico. Se
l addetto sta pa del si da o di Mila o s i esse articoli per la cronaca de Il Corriere della Sera sul
Comune della città, cosa potrebbe mai scrivere? Vi è un evidente conflitto di interessi, che
dete i a he l addetto stampa non possa avere collaborazioni giornalistiche.
3) Garantire nelle istituzioni di natura assembleare (consigli comunali o regionali ecc.) il pieno
rispetto della dialettica e del pluralismo delle posizioni politiche. Nel o e to i ui l addetto
stampa del Comune di Milano scrive il Comunicato per raccontare la seduta del giorno, non può
occupare una precedente posizione e riportare solo quello ciò detto dal sindaco, ma è suo dovere
riportare tutte le voci e, quindi, rispettare dialettica e pluralismo: egli è, infatti, pagato con i fondi

76
Il ui to allegato, pe l appu to
77
Non solo quelli assunti ma anche i precari
78
Ispirata alla Carta di Firenze
79
Vedi capitolo 2 del Manuale

26
pubblici e deve, perciò, raccontare tutti i punti di vista, a he uelli dell opposizio e, per garantire
la libera e non pregiudicata80 informazione a tutti i cittadini.
Questi princìpi dell a ti olo erano già stati inseriti in due Carte deontologiche precedentemente
redatte per gli addetti alla stampa81:

 La Carta degli Uffici Stampa del febbraio 2002


 Il Codice degli Uffici Stampa del 2011

L art. 15 afferma che i giornalisti che violano il Testo Unico rischiano le quattro sanzioni disciplinari
della Legge del .

L art. 16 riguarda la norma transitoria: se transitoriamente vi sono dei provvedimenti disciplinari


antecedenti all e t ata i igo e del Testo Unico, è necessario applicare le precedenti Carte
deontologiche.

I 13 articoli del Codice Deontologico della Privacy82

Questi devono essere seguiti dal buon giornalista per fare una corretta informazione, con il giusto
e uili io t a di itto dell i fo azio e e p i a .
L art. 1 – In forza dell'art. 21 della Costituzione, la professione giornalistica si svolge senza
autorizzazioni o censure – riprende ciò che è già stato detto a riguardo del primo del Testo Unico:
il giornalista ha ampia libertà nella diffusione delle notizie.
L art. 2 indica la strada da seguire per chi fa il gio alis o d i hiesta: esso p es i e l o ligo di
trasparenza e dichiarazione della propria identità, della propria testata di lavoro e le finalità della
raccolta dati. Per le inchieste, il giornalista ha il compito di rendere pubblico ciò che viene a sapere
in via ufficiosa e, non potendosi sostituire a chi fa le indagini, si trova di fronte ad alcuni limiti.
L a ti olo , pe ò, i di a i asi i ui il gio alista può usa e ezzi f audole ti e pi oli trucchi
tele a e e e i ofo i as osti . Questa u a o dotta le ita o o? Pe l a ti olo suddetto essa è
lecita in due precisi casi: 1. Se il giornalista rischia la propria incolumità 2. Quando la rinuncia all uso
di questi mezzi renda altrimenti impossibile l'esercizio della funzione informativa .
Se il giornalista riceve una telefonata informativa su maltrattamenti di anziani in una casa di riposo,
egli non può effettuare una verifica ufficiale telefonando, ma può recarsi in loco senza rivelare la
propria identità e munito di una telecamera nascosta. Ci sono, poi, casi in cui non si forniscono
informazioni di interesse pubblico, spionaggio di personaggi pubblici le cui diffamazioni non
interessano a meno che esse non vadano a ledere il ruolo pubblico stesso, ledendo la sua affidabilità.
“e o do l a t. della Costituzio e italia a, i fatti, il ost o domicilio è inviolabile , se non di fronte
u a dato di pe uisizio e, e di o segue za l art. 3 del Codice Deontologico sulla tutela del
domicilio conco da, f e a do l atti ità del gio alista: egli o può a o ta e ulla della p i a
della data persona pubblica, eccetto il caso in cui ci siano prove e controprove dimostrate. Il
suddetto art. 3 aggiunge che la tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora si estende
ai luoghi di cura, detenzione o riabilitazione .
L art. 4 igua da l obbligo di rettifica83 per qualsiasi giornalista che debba ristabilire il dominio della
realtà dei fatti.

80
Si deve mettere sempre al primo posto la propria deontologia e non le imposizioni del campo
81
Vedi paragrafo 8 capitolo 2 del Manuale
82
Vedi capitolo 2 paragrafo 6 del Manuale.
83
P i ipio già t attato pa la do dell a t. della legge del

27
Gli art. 5 e 6 sono i più importanti e rispondono a molte domande del mestiere giornalistico. Il quinto
riguarda i particolari delle notizie riguardanti persone collegate ai protagonisti dei fatti: quando si
parla di un personaggio pubblico si cade spesso nella tentazione di raccontare fatti riguardanti
parenti e congiunti, persone non coinvolte direttamente nella notizia in questione ma sulla cui vita
privata si accanisce il giornalista84.
Il sesto, invece, distingue i casi in cui i vip abbiano diritto alla tutela della propria privacy e al
contrario quando no: essi hanno sicuramente una privacy molto lieve e ridotta, per cui una loro
azio e, se e e outi a ia e uotidia a, o passa ai i osse ata. Vole do ea e u a s ala
so iale di p otezio e della p i a si a i es e do a pa ti e dai ip, pe giungere ai cittadini medi
comuni fino al massimo grado di tutela dei minori. Anche per i meno protetti a livello di privacy,
se o o o u ue dei paletti e l a t. p es i e l o ligo di i fo azio e solo ualo a si t atti di
una condotta originale, che non passa inosservata. Per essere definita originale, essa deve essere
u azio e o piuta i palese o t asto o le p op ie di hia azio i pu li he o o le p op ie
condotte precedenti. Nelle scuole di giornalismo si insegna o fa otizia il a e he o de l’uo o,
a l’uo o he o de il a e : qualcosa che, quindi, stravolge il comune pensiero. Volendo fare
degli esempi, se un parlamentare del partito radicale, che si batte per legalizzare e liberalizzare
qualsiasi condotta che non leda il prossimo ma soddisfi le aspettative degli individui, viene sorpreso
in un locale pubblico in condotte alquanto stravaganti, non desterà troppo stupore, perché, per chi
lo conosce bene a livello ideologico, egli pensa, parla e agisce coerentemente con se stesso.
Volendo citare un caso di incoerenza tra il dire e il fare, utile ipo ta e l ese pio del pe iodo
i te o so a pa ti e dalle di issio i di Be lus o i del o e e all i izio del go e o di
Mo ti del o e e, o e to di isi pe l Italia e della p es rizione della cosiddetta spending
e ie pe ui agli italia i si o siglia a di o fa e a a ze all este o pe ispa ia e, ua do Alfa o
e altri si sono recati in mete esotiche con le loro famiglie con una spesa giornaliera, sia pure con i
propri soldi, di ben 1500 euro. In questo caso, è giornalismo puro e semplice comunicare
l i o g ue za e l i oe e za dei fatti.
Un caso su tutti è quello del giudice Mesiano85 che ha obbligato De Benedetti a risarcire Mediaset
di milioni di euro per la compravendita della Mo dado i. All i do a i della se te za, essa e e
commentata in un servizio di Mattino5 condotto da Brachino86: o stata fatta u atte ta a alisi
e lettura della sentenza stessa, ma le telecamere hanno seguito il giudice Mesiano dal barbiere sotto
casa da cui si recava in déshabillé per poi andare a sedersi su una panchina, analizzando
atte ta e te il olo e dei suoi alzi i, pe o lude e uno che si veste in questo modo deve per
forza aver prodotto una sentenza errata . L O di e dei gio alisti intervenne e per due mesi
B a hi o e l auto e del servizio non poterono effettuare alcuna attività giornalistica.
L art. 7 riguarda i minori in quanto soggetti particolarmente protetti, la cui dignità è un valore
importantissimo, al pari della loro privacy per il diritto di cronaca. Quando si parla di minori è
strettamente necessario chiedersi se la notizia rischi di danneggiarli e se essa è veramente
i po ta te ai fi i dell i fo azio e t atta e uella otizia. Al u i princìpi erano già contenuti nella
prima Carta deontologica dei giornalisti ovvero la Carta di Treviso del 5 ottobre 1990. I princìpi di
questa carta risultano trasferiti ell a t. 7 del Codice Deontologico del 1998. Esso afferma che non
bisogna rendere identificabili i minori nel diritto di cronaca, difendendo il loro anonimato, e facendo
in modo che i minori vengano trattati in modo diverso dagli altri soggetti. Ovviamente quando si
parla di good news (la vincita di un premio, il primissimo giorno di scuola) non è necessario

84
Si pensi ai asi F a zo i pe ui si diffa ato a he sul f atelli o del pi olo “a uele, al aso “a a “ azzi e a uello
su Mafia Capitale
85
Citato ell ultimo paragrafo del capitolo 2 del Manuale
86
Dopo che molti personaggi pubblici si recavano in televisione con in mano la sentenza, probabilmente mai letta, e
relativo commento personale pro o contro.

28
schermare il volto del minore o nascondere la sua identità (previo consenso dei genitori); i minori
devono essere necessariamente censurati solo nei casi di violenza, di cronaca nera, nei casi negativi
che potrebbero compromettere a vita la loro identità e che nel tempo potrebbero condizionarne la
ita i ase all a aduto. Il i o e oggetto di p otezio e spe iale a he sul pia o della dig ità
(privacy – dignità).
L art. 8 tutela la dignità delle persone: il giornalista non pubblica notizie, fotografie, immagini di
soggetti coinvolti in fatti di cronaca lesive della loro dignità né si sofferma su particolari di violenza
a meno che non li ritenga di rilevanza sociale. Tale dignità va particolarmente osservata quando
siamo di fronte a persone detenute o arrestate.
In linea generale il giornalista non racconta fatti macabri o violenti, non pubblica foto di corpi
martoriati o violentati, ma tale dignità va rispettata anche quando si è di fronte a persone portatrici
di un disagio, che in quel momento non vorrebbero essere filmate [l a a i e to sulle a ette ai
polsi pregiudicherebbe il giudizio che si avrà su di lui]: rispettare la dignità vuol dire dare la notizia
senza accanirsi su questi particolari di violenza e di disagio, che possono essere pubblicati
esclusivamente quando assumono una rilevanza sociale. Ad esempio, riguardo al Caso Meredith, il
delitto della studentessa americana a Perugia, si a uta u e essi a p essio e ediati a da pa te
di una televisione che ha addirittura mandato in onda un video girato dalla polizia scientifica sul
luogo del delitto al fine di documentare il modo errato con cui erano state condotte le indagini per
evidenziarne la superficialità: la rilevanza sociale, quindi, qui non è presente. Il garante della privacy,
infatti, durante quella giornata minacciò di punire con sanzioni, il servizio non venne più andato in
onda ed i gio alisti e e o pu iti dall Ordine.
Nel caso di Eluana Englaro, morta dopo 17 anni di coma dopo a e i hiesto l euta asia, i medici
scattarono delle foto ai fini della catalogazione clinica, ma le uniche mandate in onda furono quelle
p i a dell i ide te mostranti un volto sorridente, nel totale rispetto della dignità post-mortem e
della dignità della memoria.
Altro esempio è il Caso Franco Scoglio, ex allenatore di calcio che morì in diretta in uno studio
televisivo, per cui la conduttrice mandò la pubblicità senza precisarne il motivo e al ritorno del
programma disse che Franco Scoglio aveva lasciato lo studio per un malore. Quando le altre reti
chiesero le immagini a Primo Canale, quest ulti o diffuse le i agi i del o e to a te ede te al
malore, mentre solo in dissolvenza si poteva vedere per una frazione di secondo il corpo di Scoglio
sulla poltrona dello studio.
In alcuni casi, però, le immagini sono state, erroneamente e molto crudelmente, mostrate: è il caso
di Alyan Kurdi, il bambino migrante trovato morto sulla riva, o e dell ese uzio e di Gheddafi. I
rispettivi cameramen e fotografi erano stranieri e, perciò, i contenuti si erano già diffusi in Rete;
alcuni di questi sono, inoltre, esempi di rilevanza sociale col fine di trasmettere un messaggio: sarà,
poi, l E te a de ide e se t as ette e o trattare quella determinata notizia.
L art. 9 tutela il diritto alla non-discriminazione (Principio di uguaglianza): la privacy deve, infatti,
essere applicata a tutti ed allo stesso modo, così come i princìpi di riservatezza e di dignità. Il fatto
deve essere ugualmente trattato a prescindere da chi l a ia compiuto, e le differenze non devono
influenzare il tenore del racconto, ma il giornalista deve limitarsi a raccontare i fatti senza esserne
condizionato a priori.
L art. 10 tutela i malati, in quanto soggetti a situazioni di disagio: la loro patologia non deve venire
mai in alcun modo divulgata, anche qualora si tratti di un personaggio pubblico (a meno che non sia
il diretto interessato a fare coming out ). Due, in particolare, sono stati i casi che hanno fatto la
storia del giornalismo: 1) Nel momento in cui il senatore Gianni Agnelli, affetto da un terribile male
al pancreas, ha deliberatamente scelto di confessare al quotidiano La Stampa di non volersi curare,
i giornalisti – che prima, pur sospettando la malattia, non osavano scrivere al riguardo – iniziarono
a parlare delle sue precarie condizioni di salute; 2) Stessa cosa fece Berlusconi quando, recandosi in

29
una casa di cura per tossicodipendenza a Padova, parlò apertamente della propria lotta con il
tumore alla prostata, ormai sconfitto.
L art. 11 si pronuncia in materia di orientamenti sessuali, garantendone il diritto ad una privacy
ulteriormente rafforzata, violabile soltanto nel caso in cui il diretto interessato faccia coming out .
Si dà, quindi, spazio agli orientamenti sessuali solo se essi sono essenziali alla completezza della
notizia e se legati al coming out del diretto interessato. Ad esempio, nel caso di un incidente stradale
con vittime, se sul luogo viene ritrovato un elemento i di e dell omosessualità di una vittima
prevale la privacy, non esse do esso u i fo azio e e essa ia ai fi i della cronaca. Se, al
contrario, le persone decidono di essere intervistate per fare coming out e raccontare la propria
esperienza, il problema non sussiste, poiché è il diretto interessato a parlare del proprio
orientamento.
L art. 12 riguarda la materia giudiziaria: nelle loro cronache i giornalisti possono riportare tutte le
notizie ufficiali riguardanti la o dizio e giudizia ia dei p otago isti. Qua do all i te essato a i a
l a iso di ga a zia87, il giornalista può comunicarlo, p e ia i fo azio e dell i teressato. L i te o
processo riguarda il lettore e, quindi, deve essere tutto riportato con massimi completezza e
rispetto.
L art. 13, a o lusio e del Codi e, affe a he, hiu ue ioli uest ulti o, is hia quattro sanzioni
disciplinari previste dalla Legge professionale dei giornalisti:

 Avvertimento
 Censura
 Sospensione
 Radiazione

87
Ovvero, egli viene informato della conduzione delle indagini su di sé

30

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