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GIORNALISMI E SOCIETÀ 

Francesco Giorgino

Scopo del libro: si vuole analizzare il ruolo sociale dell’informazionein un momento storico in cui
il pubblico è esso stesso produttore di contenuti in una società in cui stanno cambiando i concetti
stessi di politica economia e cultura. Cioè che sta avvenendo nella società post-moderna è
un cambiamento: cambia la società e lo fa ad una velocità impressionante, cambia il rapporto con
la tecnologia, con il tempo con una spasmodica concentrazione sul presente, cambia il concetto di
potere facendosi più accessibile ma anche più vulnerabile. Cambio l’essere umano e con lui la
società e il modo di raccontare i fatti che accadono.

CAP. 1 – GIORNALISMI, NOTIZIA, NOTIZIABILITA’

CHE COS’È UNA NOTIZIA?

Questo termine puo’ essere definito in tanti modi ed è per questo complicato trovare una definizione
univoca. Quel che è certo è che le notizie sono la materia prima dell’informazione e quindi del
giornalismo. “la notizia è il racconto di un accadimento portato a conoscenza del pubblico di
massa perché non ha lasciato indifferente il giornalista”. Le notizie più che uno specchio della
realtà sono dunque ri-costruzioni con lo scopo di mettere a conoscenza persone che altrimenti non
avrebbero modo di conoscere quella realtà. È qui che emerge la forte funzione sociale del
giornalismo. La partita più importante si gioca dunque proprio nella fase di selezione delle
informazioni. I tratti caratterizzanti le news sono: la tempestività (i fatti devono essere accaduti da
poco); la non sistematicità (l’assenza di collegamenti tra gli eventi che deve infatti essere creata
dal giornalista nella ricostruzione che forma la notizia); l’effimerità (la limitatezza temporale delle
notizie). La notiziabilità cioè la capacità di un fatto di diventare notizia, dipende proprio da questo
insieme di fattori. Vi è comunque una continua negoziazione all’interno delle testate giornalistiche
per creare quel giusto compromesso tra tutti i settori che compongono l’assetto della testata. Queste
scelte vengono influenzate sia dalla tipologia di contenuto da realizzare (articolo per tesata cartacea,
online o radio)sia da fattori altri (le condizioni storiche, politiche e sociale in cui opera il
giornalismo), è una continua ricerca di un equilibrio tra ciò che è giusto dire, ciò che non lo è, ciò
che è interessante, ciò che non lo è, dire ciò che si puo’ o anche ciò che non si puo’.

GENERI GIORNALISTICI

Ogni organizzazione newsmediale deve riuscire ogni giorno ad ogni ora a richiamare l’attenzione


del pubblico e mantenerla costante il più allungo possibile, nonostante la ricchezza di contenuti e di
mezzi di fruizione a tali contenuti. Così, spesso si tende a far prevalere la logica della preferenza, di
ciò che è più accattivante, anziché di ciò che potrebbe rispondere di più ai parametri di rilevanza e
notiziabilità. È così che vengono a crearsi i programmi di infotainment in cui è difficile distinguere
l’informazione dall’intrattenimento. Infatti la crescente centralità della tv come mezzo
d’informazione ha indotto ad una sorta di universalizzazione o ibridazione dei codici linguistici e
generi narrativi, raccontando le storie in maniera più emotiva. Una delle conseguenze di tale
approccio è quello di ricorrere alla distinzione tra:

• Hard news: ‘notizie vere e proprie’: fatti di cronaca, attualità, politica, economia, che hanno una
certa rilevanza per la popolazione e necessitano di essere comunicate tempestivamente e in modo
dettagliato. Per la radio e la tv vengono infatti presentate al pubblico contemporaneamente o poco
dopo l’evento, i quotidiani invece sono costretti a far prevalere sulla tempestività la logica
dell’approfondimento.

• Soft news: ‘notizie di alleggerimento’ , riguardano aree tematiche meno importanti, come
approfondimenti di fatti di gossip, cronaca rosa, curiosità sul mondo dello spettacolo. Se ben
utilizzate possono fungere da esca per attirare il pubblico verso altri contenuti

Il genere è un etichetta che si dà ad una tipologia mediale per essere riconosciuta sia dagli emittenti
che dai riceventi. È possibile quindi classificare le notizie in base alle tematiche affrontate ma anche
l’utilizzo di una forma linguistica o di un metodo narrativo specifico determinano l’area di
competenza della notizia (anche se ci sono molteplici zone di intersezione).

IL GATEKEEPING nei processi di NEWSMAKING

(gatekeeping: il meccanismo con cui avvengono le scelte nel lavoro mediale, come il lasciare
filtrare una determinata notizia oppure no, attraverso i cancelli,gates, di un mezzo di informazione).
Newsmaking significa “produzione di notizie” ma è anche una branca della sociologia della
comunicazione che si occupa di studiare: l’influenza della società sul sistema mediale;
l’organizzazione e prestazione del contenuto mediale; l’influenza dei media sulla società e sugli
individui. Il newsmaking si articola in 4 fasi consequenziali:

1. La selezione: scelta del materiale notiziabile Il giornalista, per conto del proprio pubblico, opera
delle scelte precise sottoponendo alla collettività quei fatti che lui o la testa per cui lavora, ritengono
essere notiziabili. Il gatekeeper è proprio la figura del giornalista che seleziona i fatti destinati a
diventare notizia, filtrando quindi ciò che dovrà diventare argomenti di discussione per l’opinione
pubblica. Secondo McQuail il gatekeeper svolge un ruolo sociale: ha il potere di dare o negare
l’accesso a voci differenti della società e per questo diventa luogo di conflitto. White studiò il
lavoro dei caporedattori per capire meglio i meccanismi che influenzavano la selezione delle notizie
e arrivò alla conclusione che i gatekeepers hanno un ruolo fondamentale. Tuttavia dalle loro
motivazioni emergevano criteri di scelta ampiamente soggettivi, basati sulle loro esperienze e
aspettative dunque si poneva il problema di una scelta individuale ma al tempo stesso collettiva.
Infatti con il passare del tempo quelle che erano state delle scelte individuali si istituzionalizzarono
diventando dinamiche di gruppo, per questo Abrhaam Bass agli inizi degli anni ’60 ha diviso
l’attività di gatekeeping in 2 fasi:

• Il newsgathering: la selezione dei fatti notizia bili

• Il newsprocessing: l’attività di assemblaggio delle notizie e adattamento per il pubblico Con il


tempo si è passati da un gatekeeping tradizionale, nel quale il cittadino era solo il destinatario
dell’informazione ad un gatekeeping a rete che stimola le attività cognitive delle persone che sono
portate ad interessarsi solo a ciò che ritengono opportuno.

2. La gerarchizzazione: dare valore alla singola notizia

3. Il trattamento: il modo di presentare la notizia al pubblico

4. La tematizzazione della notizia: de contestualizzazione e successiva ricontestualizzazione dei


fatti

LA NOTIZIABILITÀ e i BIG NEWS VALUES


Ogni notizia deve rispondere alle 5W: chi? Cosa? Dove? Quando? Perché? Nelle prime 10 righe
dell’articolo, prima di passare a racconti più dettagliati o collegamenti con altre vicende.
La notiziabilità –> è la potenzialità di un accadimento di diventare notizia: non è detto che ciò
accada ma quel fatto presenta tutti i requisiti per essere portato dal giornalista all’attenzione del
pubblico. Infatti il giornalista deve avere la dote di saper cogliere nella realtà in movimento quel
fatto che ha presa sul lettore.

La scelta del giornalista non è però totalmente autonomia, ma segue la scia di principi guida
generali, astratti e universalmente accettati da chi compie questo lavoro.

Per diventare notizia un fatto deve avere 3 costanti (i big news values):

1. La singolarità: intesa come novità, eccezionalità rispetto al normale, cioè capacità di suscitare
stupore e attenzione

2. L’attualità: capacità del fatto di essere al centro dell’attenzione e rimanerci. Ciò che si riferisce
al presente o al recentissimo passato

3. L’interesse: da non confondere con l’importanza, l’interesse è un fatto soggettivo mentre


l’importanza deve essere legittimata al livello sociale in qualche modo. I circuiti mediatici sono alla
costante ricerca di un equilibrio tra interesse ed importanza che insieme formano la rilevanza intesa
come capacità delle news di suscitare interesse rispondendo anche a criteri standard di importanza.

La notiziabilità si articola poi su 3 piani: il piano assiologico (big news valaues), il piano ideologico
(valori notizia intermedi e i fattori notizia) e il piano empirico (la totalità dei criteri di selezione del
materiale notiziabile).

VALORI NOTIZIA INTERMEDI

Altri elementi rilevanti, ma che non possono essere classificati come big values news si trovano ad
uno stadio intermedio:

• La semplificazione: la tendenza a far diventare notizia ciò che puo’ essere raccontato. Questo
termini puo’ anche essere considerato come il risultato di un operazione giornalistica che riduce
tutto a pochi ed essenziali concetti.

• Identificazione: si ricercano le notizie che possono creare sintonia con il pubblico 

• Sensazionalismo: ricerca di entrare in relazione con la sfera emotiva delle persone più che con
quella cognitiva. Galtung e Ruge hanno invece analizzato altri valori intermedi rendendosi conto di
quanto il contesto sociale influisse sulla notiziabilità di un evento:

• La frequenza: la tempestività e la novità del fatto. Tenderanno a diventare notizia quei fatti
accaduti da poco

• La soglia: un ostacolo che deve essere superato dall’accadimento per diventare notizia. Si riferisce
al numero e alla tipologia di persone coinvolte, ovviamente questa è una variabile molto relativa.

• La consonanza: quanto più quel fatto rispetta le aspettative del pubblico tanto più quel fatto sarà
notiziabile
• Novità: è l’opposto della consonanza ma è possibile una convivenza trai due: all’interno di ciò che
è consonante puo’ essere selezionato ciò che è inaspettato

• La continuità: ci sono notizie che seguono un lungo filo narrativo e che proseguono nel tempo.

• La composizione tematica: si cerca di creare una diversificazione tematica degli argomenti

Ci sono poi 4 fattori notizia:

• Il riferimento a nazioni d’èlite: ciò che succede nei Paesi più e grandi e sviluppati è destinato a
fare notizia di più di ciò che accade nei Paesi in via di sviluppo.

• Riferimento a persone d’èlite: le azioni e dichiarazioni di persone note sono più notizia bili di
quelle di altri

• La personificazione: gioca un ruolo più importante nella notiziabilità che sia l’individuo al centro
dell’attenzione e non la massa

• La negatività delle conseguenze: uno scandalo fa notizia più di una buona azione, è qualcosa che
rompe l’ordinario.

Le conseguenze di questi principi potrebbero essere la contrazione della realtà:

• Geografica: si favoriscono alcuni Paesi rispetto ad altri • Tematica: la variabilità in base al mezzo


di comunicazione che richiama specificità culturali, tecnologiche e di contenuti.

• Personale: la maggior concentrazione per le èlite

FATTORI IDEOLOGICI E ORGANIZZATIVI

I valori notizia devono dunque velocizzare e facilitare il processo di scelta delle notizie essendo
flessibili ma universali. Ma nel processo di selezione gli elementi tirati in ballo sono tanti e c’è il
rischio che i valori notizia diventino un ideologia professionale che si allontanano dagli standard di
notiziabilità di un evento. Infatti i fattori che influenzano maggiormente sono ideologici: che
nascono dal contesto sociale e culturale in cui si realizza l’attività giornalistica (Paesi laici svolgono
un giornalismi differente da quelli con una religione predominante), dipendenti anche dalle
aspettative del pubblico; ci sono poi i fattori organizzativi: specifiche routine burocratiche e
impostazioni di lavoro all’interno della redazione. Mc Quail semplifica i criteri di selezione delle
notizie a 3 categorie: criterio relativo al luogo, al tempo e alla persona.

■ Criterio relativo al luogo: un fatto deve avere una localizzazione geografica: più un evento è
vicino più è notiziabile. È inclusa anche la prossimità sociale e culturale: valutazioni geopolitiche,
geoeconomiche. Infatti pur essendo l’Albania vicina al sud Italia non si parla di questi Paesi ma
piuttosto di altri Paesi europei più distanti geograficamente ma più affini da un punto di vista
culturale. Ovviamente le testate giornalistiche tendono ad avere inviati proprio in quei luoghi che
sono più importanti e interessanti per l’interesse pubblico. I fattori spaziali incidono anche sui
fattori organizzativi della testata suddividendola in redazioni tematiche: redazione politica,
redazione di cronaca, economica.

■ Criterio relativo al tempo: il tentativo è quello di ridurre al minimo la distanza cronologica tra
l’accaduto e il momento in cui è reso noto ( le nuove tecnologie hanno aiutato molto in questo). Si
tratta della tempestività e velocità nel trasformare un fatto in notizia. I differenti mezzi di
comunicazione che hanno modalità di fruizione differenti impongono che gli argomenti vengano
trattati in modo diverso (i contenuti web sono aggiornati continuati e quindi puntano all’essenzialità
della notizia; il giornale deve dunque puntare sull’approfondimento). Proprio in base al tempo sono
state categorizzate alcune notizie

• Hard news: arrivano all’improvviso

• Soft news: il fattore tempo incide poco, hanno una certa rilevanza nel medio-lungo termine.

• Notizie in via di sviluppo: quei fatti che hanno bisogno di tempo per essere conosciuti appieno,
dunque il pubblico è informato un pezzo alla volta (processi giudiziari)

• Notizie continuative: si ripetono continuamente come un appuntamento fisso per il pubblico


(notizie di borsa, il meteo)

I valori notizia più importanti per il tempo sono: la frequenza, la novità e l’inaspettatezza. Le notizie
più pianificabili (appuntamenti da seguire con calendarizzazione degli incontri) sono quelle
atemporali: sport, cultura spettacoli, economia mentre le meno pianificabili possono essere la
politica e la cronaca.

■ Criterio relativo alla persona: vi è la tendenza a mettere al centro dell’attenzione più che il fatto
in sé, l’autore, creando la persona-notizia. La personalizzazione degli eventi è la tendenza ad
estrapolare da un fatto notiziabile la storia di un singolo rappresentativa dell’intera vicenda. È la
cronaca politica che più si presta al criterio relativo alla persona: il racconto politico è basato sulla
presentazione dei leader più carismatici e delle loro relazioni più che sulla presentazione di
problemi e soluzioni. La logica dello star system: i media producono e riproducono notizie che
ruotano attorno alla vita di personaggi famosi. Ovviamente gli aspetti positivi ci sono perché si
semplifica la comprensione di fatti che sarebbero potuti rimanere in una zona d’ombra, quindi ben
vengano i processi di personalizzazione in casi di femminicidi, negazioni di diritti, esperienze
negative, regimi totalitari

CRITERI SOSTANTIVI E RELATIVI AL PRODOTTO

• Criteri sostantivi: ripropongono la contrapposizione tra l’importanza e l’interesse. Mentre le


notizie importanti sono quelle che non possono mancare, quelle interessanti si limitano ad
incuriosire, suscitare emozioni. L’importanza sembra derivare da 4 variabili:

1. il livello gerarchico degli individui coinvolti;


2. l’impatto della notizia sulla nazione e sull’interesse nazionale.;

3. la quantità di persone coinvolte

4. i possibili sviluppi futuri

• Criteri relativi al prodotto: meno la notizia è importante più è difficile la sua accessibilità nelle
routine produttive. I criteri di notiziabilità in questo caso sono:

1. brevità: scartare il superfluo concentrandosi su ciò che è importante


2. novità
3. qualità della storia: chiarezza di esposizione, sottratta ad ogni sorta di incomprensione

4. bilanciamento: un evento è tanto più notiziabile se fa parte di una categoria di eventi non
raccontati già.

IL CRITERIO RELATIVO AL MEZZO

I materiali relativi ad un fatto variano in base al mezzo di comunicazione scelto per comunicare la
notizia (per la tv è importante avere materiale audiovisivo che dà azione ai fatti; per la radio ci
vuole l’alternanza giornalista- soggetto coinvolto; per una testa online deve esserci ipertestualità).
Non tutte le notizie sono spendibili in tutti i mezzi di comunicazione, il linguaggio fa la differenza:
un convegno scientifico ad esempio è meglio da spiegare sulla carta stampata che in radio o tv.
Diverso è il discorso per i giornali online che riescono a far convergere più linguaggio
contemporaneamente

IL CRITERIO RELATIVO AL PUBBLICO

Il pubblico vive nella notizia e influenza i processi di newsmaking. Per questo ci sono tecniche per
la rivelazione degli ascolti televisivi e radiofonici ed analisi qualitative e quantitative di lettori di
quotidiani. Tecniche che agevolano la scelta di certe informazioni piuttosto che altre. Il rischio è
che altri argomenti importanti ma meno interessanti restino esclusi. I meccanismi per acquisire i
feedback del pubblico sono diversi:

• Auditel: approccio quantitativo è stato messo in discussione da quello qualitativo: misura non solo
l’entità della fruizione ma anche il contesto di riferimento e la capacità del singolo di sviluppare
relazioni. è diventato il metodo per valutare qualunque scelta di palinsesto, giornali compresi.

• Audipress: misura la quantità di fruitori di giornali quotidiani. Il tutto avviene attraverso la


somministrazione di un questionario dettagliato somministrato ad un campione diviso in base alla
fruizione di contenuti

• Audiradio: indaga gli ascolti radiofonici • Audiweb

Secondo il modello semiotico-enunciazionale il testo riesce a contenere sia il punto di vista


dell’emittente che del destinatario. Il marketing nel giornalismo: nonostante la presenza d i di
prodotti informativi generalisti, in grado di catturare la pluralità del pubblico, c’è sempre più la
necessità di intercettare segmenti o target di pubblico. Il pubblico si sta sempre più abituando ad
intercettare gli interessi di segmenti di pubblico personalizzando così i contenuti canali tematici. Un
possibile effetto negativo è l’esclusione di determinati argomenti magari che riguardano territori
lontani o gruppi sociali marginalizzati.

IL CRITERIO RELATIVO ALLA CONCORRENZA

Trovarsi in una situazione di monopolio o oligopolio agevola la falsificazione e distorsione della


realtà. Uno dei rischi della nostra epoca, nonostante il gran numero di testate e la molteplicità di
fonti di informazione, è la graduale omologazione dei contenuti e riduzione di spazi di concorrenza
e differenziazione. Concorrenza infatti comporta competizione e quindi che i rivali si guardino, si
spiino, valutino insieme la realtà. Il criterio della concorrenza puo’ essere concepito come l’analisi
delle aspettative che i media nutrono l’uno rispetto all’altro. Le reazioni potranno
essere: concorrenza omologante: ci si adegua per non differenziare troppo la propria scelta e
perdere l’audience; oppure concorrenza diversificante: si cerca di differenziarsi il più possibile ( il
rischio è che per diversificarsi si deformi la realtà). Sono prodotti due effetti legati alla distorsione:
la sovraesposizione di alcuni eventi rispetto ad altri e la semplificazione della realtà.
La concorrenza puo’ essere divisa in 3 categorie:

• Cognitiva: riguarda l’intera industria della conoscenza culturale

• Inter-media: concorrenza tra media diversi che entrano in competizione

• Intra-media: la concorrenza tra lo stesso tipo di media È possibile ipotizzare che esse agiscano
contemporaneamente

LA DISTORSIONE DELLA REALTÀ

L’istituzionalizzazione dei processi di selezione, gerarchizzazione, tematizzazione della notizia ha


portato alla deformazione della realtà. Questa distorsione a volte è volontaria ma altre no, perché è
solo frutto del modello organizzativo della linea produttiva: anche uno stesso evento trasmesso su
media diversi verrà interpretato in maniera differente e acquisirà significati differenti.

• Distorsione involontaria strutturale: dettata da vincoli organizzativi del contesto in cui si opera

• Distorsione involontaria produttiva: basata su vincoli di mercato, considerando l’interesse del


pubblico

In base al grado di manipolazione della realtà la distorsione puo’ essere inoltre totale o parziale; e


in base ai soggetti protagonisti della deviazione (un giornalista, un’intera
testata) isolata o generalizzata. Evoluzione del modello semiotico enunciazionale in chiave
giornalistica autoreferenzialità informazione in base al pubblico e alla concorrenza: nelle scelte di
notiziabilità non prevale ciò che si aspetta il pubblico ma ciò che gli altri media o l’intero sistema si
aspettano da esso. Il ‘dire per essere creduti’ rischia di essere sostituito dal ‘dire per non sbagliare’,
in direzione di un conformismo nelle scelte che puo’ sfociare in un conformismo delle idee.

SOGGETTIVITÀ, OGGETTIVITÀ E OBIETTIVITÀ

Se l’obiettività è un rituale strategico che ha la finalità di garantire la conformità dell’attività


giornalistica , l’oggettività ha a che fare con l’oggetto di riferimento: più la rappresentazione di tale
oggetto è fedele alla realtà, più è oggettivo. L’antinomia soggettività- oggettività si sviluppa sulla
linea di confine del sé con l’altro: quando la sfera soggettiva entra in quella oggettiva crea una
metamorfosi della verità. Dunque si puo’ non essere oggettivi perché la soggettività sovrasta spesso
l’oggettività, ma non per questo si puo’ violare la condizione indispensabile del giornalismo:
l’obiettività. Quell’obiettività che ha l’esigenza etica di avvertire il pubblico del rischio di
distorsioni volontarie della realtà. Sorrentino ha individuato 4 forme di obiettività come
competenza:

• competenza tematica: non tutti si possono occupare di tutto, per evitare manipolazioni è
necessario che il giornalista abbia conoscenze specifiche sulla materia assegnatagli;

• competenza interpretativa: liberarsi dal proprio punto di vista per non seguire solo il filone di
notizie che lo rafforzano

• competenza espressiva: capacità tecnica e professionale (conoscenze linguistiche, tecnologiche,


espositive)
• competenza relazionale: rapporto fiduciario con il pubblico e le fonti la carta vincente del
giornalista resta la moderazione, in grado di garantire la credibilità anche quando si manifestano
opinioni scomode o posizioni nette. Obiettività orientata alla responsabilità riflessiva.

DIVERSE TIPOLOGIE DI FONTI

La fase di raccolta del materiale notiziabile necessita di un flusso costante e sicuro di notizie, ciò
porta a privilegiare canali di raccolta come le fonti istituzionale e le agenzie di stampa. Fonte
significa “origine di un informazione”. Possono essere:

• fonti ufficiali: è quella fonte che per il ruolo ricoperto, la competenza e la sua responsabilità, è
legittimata ad essere un interlocutore. Es. ufficio stampa Quirinale, un ministero ecc

• fonti ufficiose: ha titolo per dare determinate informazioni ma solo sul piano sostanziale, non
formale. Es. collaboratore di giustizia

• fonte specializzata: interna al sistema dell’informazione come l’agenzia di stampa

• fonte meno specializzata: gli informatori che hanno alcuni giornali nei luoghi dove vi è alta
possibilità che nascono notizie in modo assiduo

• fonti credibili vs non credibili: fonti affidabili dove il criteri per stabilirlo è il tempo e la
mancanza di smentite delle informazioni date da quella fonte

• fonti attive o passive: per il tipo di uso che se ne fa e il rapporto che si crea con il giornalista

• fonti di primo livello: hanno una competenza specifica su un fatto 

• fonti di secondo livello: necessitano una verifica ulteriore 

• fonti primarie vs secondarie: in base alla possibilità che il giornalista ha di partecipare o meno
gli eventi i media sono sempre alla caccia di contenuti così come i contenuti alla ricerca si spazi per
mostrarsi al pubblico, viene a crearsi così un processo di negoziazione e contrattazione di senso.

Nella scelta di una determinata fonte il giornalista valuta l’autorevolezza della fonte, la credibilità e
l’attendibilità. Cutlin e Center hanno elaborato a tal proposito il teorema delle 7 C:

• credibilità 

• comprensione dei contesti: cioè delle logiche di notiziabilità che devono coordinarsi con quelle
del media

• continuità: al lavoro di produzione delle informazioni

• per garantire l’accesso ai contenuti presso un buon canale 

• chiarezza 

• capacità di raggiungere l’audience.

Seconda fase: GERARCHIZZAZIONE DELLA NOTIZIA


Dopo il processo di raccolta delle informazioni si passa alla gerarchizzazione: dà un valore aggiunto
ad alcuni temi scelti rispetto ad altri, selezionando quali temi affrontare con più enfasi. Alcuni dei
principi con cui si scelgono le notizie, vengono riutilizzati in questa seconda fase:
la frequenza (compatibilità nel tempo), relazione tra interesse e importanza ecc. la notizia puo’
essere collocata in prima pagina se il fatto non ha perso valore con il passare del tempo. Diverso è il
caso dei giornali online o telegiornali il cui parametro di scelta è prevalentemente l’ultima notizia.
Un altro parametro è la composizione tematica: un bilanciamento che tenga conto della pluralità
degli interessi del pubblico e che rispecchi nel complessivo le dinamiche macrosociali.
Normalmente nella prima pagine del giornale o nei titoli dei tg: notizie di attualità (politica+ eco +
cronaca), notizie di esteri, costume, società , cultura e spettacolo.

METODO APERTURA-SPALLA-TAGLIO:

Dopo l’apertura dove sono evidenziate le notizie più importanti, vi è la spalla: l’articolo o


argomento in alto a destra (nel telegiornali o radio è il secondo blocco tematico). Il taglio centrale è
per le notizie che occupano il centro della pagina (terzo blocco per tg e radio), cioè notizie di media
importanza; a fondo pagina finiscono gli argomenti curiosi, di costume, di argomenti colti e
letterati. Non tutti i quotidiani però usano questo modo, alcuni hanno una finta apertura: si
riconosce una notizia per l’apertura ma se ne sceglie un’altra nello spazio più visibile perché si
crede possa suscitare maggior interesse. Nei periodici l’apertura è stata rimpiazzata
dalla copertina dove con una foto predominante si fa entrare il lettore nell’argomento di maggior
rilievo.

Terza e quarta fase: TRATTAMENTO E TEMATIZZAZIONE della notizia

Nel raccontare le notizie bisogna tener conto dell’esigenza di raccontare ad un pubblico di massa
unito nella fruizione ma diversificato per interessi e sensibilità. Il trattamento risponde a questa
necessità: il quotidiano deve trattare le storie rispondendo ad una sua struttura madre che
comprende pagine, griglie, spazi. È qui che il trattamento si fonde con la tematizzazione: prima di
decidere il trattamento della notizia questa deve essere decontestualizzata da cornici sociali,
economici o politici e ricontestualizzata dentro i formati editoriali. Il frame è una cornice che ci
permette di organizzare la realtà in categorie. Esistono in questo caso le cornici dei giornalisti e
quelle del pubblico, a volte coincidono, altre volte si scontrano, in quest’ultimo caso la
comunicazione non avrà mai successo perché manca il supporto del ricevente. L’effetto di
framing è una distorsione non intenzionale, parziale e generalizzata della realtà in specifiche
porzioni di realtà rappresentabile. Quando i giornalisti tematizzano una notizia, decidendo come
trattarla, classificano la realtà sulla base di loro cornici cognitive nate dall’esperienza e quindi dalla
memoria pregressa. La categoria ‘malasanità’ è un esempio di frame che racchiude tutte le notizie
che riguardano una cattiva gestione dei sevizi sanitari. Sono due i filoni di ricerca della fase del
trattamento:

• l’editing: per la stampa di massa e online

• il timing: la tv e la radio, si tratta del tempo da assegnare a ciascun servizio la questione


fondamentale del trattamento è quella di garantire contemporaneamente sintesi ed efficacia
narrativa.

LA MEDIAZIONE GIORNALISTICA

Il giornalista è considerato dal sistema sociale e istituzionale come il narratore di fatti veri e
verificabili. La chiave di volta probabilmente va ricercata nel legame tra realtà e mente del
pubblico. Il linguaggio così risulta essere il mezzo di interazione più efficace tra l’individuo e il
mondo.Sapir e Whorf dicevano che il linguaggio determina il pensiero e vi è quindi una
costruzione sociale della realtà. Lo scopo di un buon giornalista dovrebbe essere quello di far
coincidere realtà simbolica e ambiente reale. Dunque la mediazione culturale deve trasformarsi
in media-azione o azione mediatica, 4 fasi:

• osservazione: puo’ essere casuale o sistematica, strutturata. Il secondo caso comporta che ci siano
eventi più esposti di altri

• lettura della realtà: comprenderla in base anche ai propri riferimenti culturali

• interpretazione: qui arriva la vera attività di mediazione tra pubblico e realtà. Interpretare
significa attribuire un significato alla realtà letta: intuire propositi, volontà, ansie dei soggetti.
Trasformare un fatto privato in un fatto di pubblico dominio

• narrazione/ descrizione: capacità di raccontare ,quindi esternare una realtà compresa ed


interpretata dal giornalista ovviamente per la comprensione dell’informazione non puo’ che essere
molto rilevante anche il contesto di riferimento.

I testi possono essere invece:

• testo aperti: non vincolano il pubblico ad un particolare significato, ad


un'unicainterpretazione

• testo chiuso: comporta un'unica interpretazione

MODELLI TRADIZIONALI DI GIORNALISMO

Secondo la teoria delle transizioni alla cui base vi è il principio di accumulazione, i mezzi di
comunicazione si sono sviluppati nel tessuto sociale senza sovrapporsi, convivendo reciprocamente.
La radio ha aggiunto un nuovo linguaggio non presente nella stampa ma senza sostituirlo, stessa
cosa per la tv anche se ha una forte di condizionamento maggiore e poi con internet. La rivoluzione
digitale ha ridotto tutta la realtà alla logica dei bit, compresa l’informazione: nuove modalità
interattive e ambienti di condivisione dell’informazione che rischiano di mettere in crisi i pilastri
fondamentali su cui si basa l’informazione. 3 modelli:

1. market model: tendenza ad assecondare il pubblico, anticipandone tendenze ed esigenze. Il


pubblico è considerato come target cioè come un potenziale consumatore da raggiungere.

2. L’advocacy model: una tipologia di giornalismo schierato. Si porta avanti una posizione
culturale ed ideologica di parte

3. Trustee model: modello del giornalista paladino della verità, al servizio esclusivo per l’interesse
dell’opinione pubblica

Altri 4 modelli tradizionali del giornalismo:

1. New journalism: elaborato da Wolfe negli anni ’70. • Affermazione della iper-soggettività del
giornalista. È il giornalismo delle opinioni; • Analisi dei problemi oltre alla narrazione della realtà •
Attenzione maggiore ai particolari con tecniche di scrittura più simili al romanzo che al giornalismo
classico
2. Giornalismo investigativo: rivelazione di quei fatti rilevanti per il pubblico ma che solitamente
sono trascurati

3. Giornalismo interpretativo: dagli anni ’90 ancora più market oriented, contaminazione tra
informazione ed intrattenimento, spettacolarizzazione.

4. Public journalism: segnalazione di problemi ma anche di possibili soluzioni Altri modelli di


giornalismo condizionati dalla politica, economia e società.

• Modello mediterraneo o pluralista-polarizzato: vi è una stampa d’èlite con diffusione limitata.


La livertà e la diffusione dei media arrivano tardi. I media hanno un forte interesse politico, sono
schierati, prediligono il commento al racconto. Lo Stato è il regolatore, proprietario e finanziatore
dei media. Il nome nasce dall’alto grado di ideologie e conflitti nei Paesi dell’Europa meridionale,
con conseguente presa di posizione dello Stato nell’economia ma anche nella televisione pubblica.

• Il modello dell’Europa centro- settentrionale o democratico corporativo: i media sono visti


come istituzioni sociali in cui lo Stato è responsabile. Fino agli anni ’80 prevalse la formula del
monopolio radiotelevisivo, mentre in questo modello vi è una forte libertà di stampa e informazione

• Modello liberale o nord-Atlantico: prevalgono i giornali commerciali, il ruolo dello Stato è


contenuto e prevale la pluralità.

I NUOVI MODELLI DI GIORNALISMO

Internet ha radicalmente cambiato il metodo di accesso alle informazioni: l’interattività, l’accesso


semplice a contenuti illimitati e in gran parte gratuiti, l’indelebilità di ciò che viene caricato. I nuovi
valori della notizia sono la flessibilità e l’adattabilità: intesi come la capacità di adeguarsi a diversi
formati multimediali. Tutto questo ha portato ad una sovrapposizione dell’editoria, del broadcasting
e dell’informatica. Anderson sostiene che grazie ad internet il mercato di massa si è trasformato in
una massa di mercati in cui produttore e cliente dialogano alla pari. Siamo passati grazie ad internet
dall’utopia dell’informazione per tutti all’utopia dell’informazione da parte di tutti: è il citizen
journalism: una forma di giornalismo praticato non da professionisti ma da semplici cittadini. La
partecipazione sempre più attiva e interattiva di informazioni ha portato ad un notevole aumento del
grado di partecipazione del pubblico. Il giornalismo partecipativo non è altro che la possibilità di un
cittadino di pubblicare video fatti da lui o informazioni che possono arrivare ad essere utilizzate
anche in telegiornali nazionali. In questo modo si racconto la realtà senza la mediazione del
giornalismo rompendo tutti gli schemi gerarchici che lo compongono In tempi moderni si parla di
narcisismo digitale intendendo il culto del sé digitale. Così da una parte il citizen juornalism è un’
opportunità per far dialogare vecchi e nuovi media, dall’altra un rischio di distorsione: con un
telefono ed una connessione si possono caricare foto, video, immagini e commenti su qualsiasi tipo
di fatto. Così il reporter di strada diventa una figura di rilievo: trovarsi al posto giusto e nel
momento giusto per documentare un fatto di cronaca significa diventare il braccio operativo del
giornalismo professionale, essere fonti dirette, testimoni oculari. Ma c’è anche il rischio di creare
confusione, facendo girare notizie non ancora verificate.

MODELLI TRADIZIONALI CITIZEN JOURNALISM Norme deontologiche Interessi


personali Formazione e selezione rigorose Informazioni ‘fai da te’ Credibilità dinamiche
(newsmaking) Scarsa attendibilità Professionalità ed obiettività amatorialità. Di fronte a qualsiasi
contenuto così non diventa più importante chi ha prodotto cosa ma la qualità del contenuto. Sono i
contenuti a fare la differenza: se utili e compatibili con il giornalismo, se in linea con i criteri di
notiziabilità, possono entrare nei processi di newsmaking. Sono dunque proprio i contenuti a
stabilire i termini di questa collaborazione tra giornalismo professionale e i cittadini reporter. Il
giornalismo che interessa oggi è quello che attraverso il network permette di avere linguaggi
diversi, aumentare la partecipazione, incrociando testi e contesti. La sfida è rendere queste due
realtà sempre più compatibili e meno in sfida. Anche per il Data journalism il punto di partenza è
il web: è una pratica giornalistica che produce storie sulla base di dati. Il giornalista ha la funzione
di colmare il gap tra i dati prodotti da istituzioni o privati e la comprensione del pubblico. Il data
journalism nasce negli anni ’60 quando giornalisti americani iniziarono ad analizzare data set
pubblici, anche se questo nome è coniato più in là nel 2010 quando vennero gli venne dedicata una
conferenza internazionale. Si costruiscono prove inconfutabili basate su una grande quantità di dati
che tendono a far vedere gli avvenimento del mondo con un’ottica di insieme. Ma come si possono
trasformare i dati in storie? Il blogger inglese Bradshow ha elaborato IL TEOREMA DELLE
DOPPIE PIRAMIDI:

• Una piramide rovesciata: raccolta, pulizia, contestualizzazione, incrocio e comunicazione dati

• Raccolta: acquisizione di dati relativi ad una questione. I dati possono essere procurati da un
organizzazione, estrapolati da documenti o frutto di sondaggi.

• Pulizia: eliminati errori umani • Contestualizzazione: porre i dati in relazione al contesto


• Incrocio di dati: a volte per trovare una buona storia bisogna incrociare diversi data base
• Comunicazione: attraverso diverse tecniche narrative

• Seconda piramide ordinaria: visualizzazione, narrazione, comunicazione, umanizzazione,


personalizzazione, utilizzo. Sono esplicitati quindi i 6 modi di presentare al pubblico la storia

• Visualizzazione: la più importante e rapida. L’informazione grafica ha il ruolo di evidenziare


gli argomenti più nascosti di una storia, semplificare quelle più complesse e sottolineare i più
importanti.

• Narrazione: il dato visualizzabile è trasformato in elemento narrativo. In base ai propri obiettivi è


possibile prendere in considerazione determinati dati invece di altri

• Comunicazione: quando la raccolta dati ha funzione sociale perché crea una community

• Umanizzazione: la capacità di coinvolgere un soggetto specifico nella comunicazione di dati

• Personalizzazione: quando i contenuti coincidono con i dati, un utente puo’ controllare un


informazione sulla base di input diversi: economici, geografici ecc

• Utilizzo: l’informazione a tanto più valore quanto più vicina è all’azione dell’utente, quindi
quando produce conseguenze sul piano empirico.

Nel data journalism vanno considerati altri 3 aspetti: le news sono prodotti di processi pianificati
che durano giorni o mesi in base alla complessità della storia; il modo di esposizione: devono essere
chiari e verificabili; i modelli di business non riguardano più solo le dinamiche produttive delle
testate, periodici, agenzie ma anche delle testate online, citizen journalism ecc. Si puo’ concludere
dicendo che il Data journalism non nasce all’improvviso ma in modo graduale grazie allo sviluppo
tecnologico e alla maggior partecipazione che hanno rotto la linearità dei classici processi di
newsmaking. L’enorme quantità di dati puo’ essere una condanna o un’opportunità, dipende da
come viene utilizzata. Altro modello è il brand journalism : il marketing per sedurre i potenziali
consumatori ha bisogno di tutte le forme di comunicazione di massa, giornalismo incluso; il
giornalismo dal canto suo ha bisogno delle strategie del marketing per ‘vendere i propri prodotti’
ed arrivare a quei segmenti di mercato sempre più frammentati. La questione è far in modo che pur
in un quadro di interconnessione reciproca, giornalismo e marketing possano mantenere le loro
autonomie. Per spiegare come nasce il brand journalism è necessario spiegare prima cosa sia
il brand content tra le soluzioni operative del marketing: nasce dalla necessità delle aziende di
comunicare i contenuti al pubblico target in modo diverso dalla pubblicità classica (per i tagli agli
investimenti pubblicitari): si ricorre allo storytelling giornalistico e si producono articoli
sponsorizzati dal brand e non necessariamente aventi come oggetto il brand. In poche parole si tratta
di contenuti audiovisivi – ma possono essere anche dei testi cartacei o per il web oppure dei
contenuti radiofonici ecc. –, che non sono spot pubblicitari, bensì contenuti che hanno lo scopo di
veicolare i valori del brand che li ha prodotti. Quindi l’evoluzione del marketing in direzione
dell’evoluzione dello sviluppo dei contenuti attraverso lo storytelling, ha consentito lo sviluppo del
brand jurnalism. In questo modo ci si fida del brand journalism perché chi scrive non vuole vendere
un prodotto o servizio (anche se poi lo scopo ultimo è quello) ma accrescere il valore sociale del
brand.

IL NEOGIORNALISMO TELEVISIVO

L’aumento dei new media, così come l’aumento dello spazio mediatico ha dilatato lo scenario e
aumentato anche i soggetti, sviluppando così una notevole concorrenza che determina poi un
processo di fidelizzazione del pubblico. Negli anni ’80 le emittenti commerciali rompono gli schemi
dei palinsesti: si moltiplica l’offerta, si producono programmi tematizzati creando un meccanismo
che a volte diversifica ed altre omologa i contenuti. Si passa da una televisione pedagogica ad una
che vende prodotti attraverso la pubblicità adattandosi al telespettatore e rincorrendolo. Cambiano i
servizi offerti, i contenuti e i linguaggi usati, si assiste ad una spettacolarizzazione
dell’informazione, a programmi di infotainment che superano i generi tradizionali creando delle
versioni ibride. Nella prima metà degli anni ’90 il linguaggio si fa sempre più diretto assistendo a
forme di teatralizzazione della politica, affollando talk show, individuando nel conduttore una guida
necessaria alla comprensione degli eventi. Le tematiche affrontate diventato sempre più incentrate
sulla vita privata delle persone, la ‘tv realtà’ che si plasma in base alle reazioni e volontà del
pubblico. Cambiano i processi di newsmaking della notizia ed è in questo contesto che nascono
le all news: trasmette ininterrottamente telegiornali e programmi d'approfondimento, spesso in
diretta al fine di ridurre il gap evento- notizia. Caratteristiche all news:

SELEZIONE: più notizie da mandare in onda GERARCHIZZAZIONE: creazione di un flusso


continuo e immediato TRATTAMENTO: dilatazione del tempo per affrontare le notizie;
organizzazione sempre pronta alla messa in onda; uso costante della direttaTEMATIZZAZIONE:
coincidenza tempo reale e televisivo; effetto di verità senza eliminare mediazione

NEWSMAKING: obiettivo è fare in modo che il numero più alto di telespettatori si sintonizzi per
guardare la singola edizione. Il passaggio dall’analogico al digitale ha determinato inoltre il digital
newsmaking: i computer utilizzati dai giornalisti televisivi permettono di ricevere oltre alle
informazioni delle agenzie, anche i video più importanti del giorno, che possono essere archiviati e
personalizzati. Puo’ premontate le notizie elaborando il testo e contemporaneamente vedendo le
immagini video. Alla fine il materiale prodotto essendo già in formato digitale puo’ essere
facilmente trasportabile su altri media o trasmesso su diversi mezzi . Altra questione è la social tv:
le azioni generate sui social in base alla programmazione tv. La tv diventa social ovvero una tv di
condivisione e partecipazione. Il pubblico così puo’ vedere la tv su qualsiasi supporto diventando
nomade, grazie all’interazione tv-internet.
I LINGUAGGI USATI nei telegiornali: un tele cineoperatore puo’ raccontare la realtà che
intende descrivere con un totale o un primissimo piano; puo’ ricorrere poi ad una panoramica o ad
una zoomata.

• Totale: inserirà il soggetto che vuole raccontare all’interno del contesto in cui si trova. Il
significato attribuitogli non potrà prescindere dal modo in cui il soggetto si rapporta con ciò che gli
sta intorno

• Primissimo piano: è il soggetto o oggetto a costruire l’unico strumento per l’attribuzione di senso

• Panoramica: vi è una scrittura per immagini che tende a valorizzare l’insieme a discapito del
particolare mentre

• La zoomata: è una scrittura più accentuata e carica nei toni, volta a far emergere dettagli.

La parola in tv è al servizio delle immagini, per questo gli atti comunicativi, che potrebbero vivere
anche di luce propria, hanno bisogno di essere portati all’interno di percorsi narrativi che mettano in
relazione il passato, il presente e il futuro. La parola è necessaria per legare la narrazione , le
immagini e descrivere i fotomontaggi che sono montati con un ordine e una consequenzialità logica
e temporale. Dividiamo ora la nostra analisi del linguaggio dei telegiornali in:

• LESSICO: si utilizza un elaborazione della lingua italiana scritta e parlata. Il problema del lessico
televisivo è particolarmente rilevante nel momento in cui si devono affrontare argomenti tecnici
come l’economia, sanità, cronaca giudiziaria perché in questi casi il rischio di ipersemplificazione e
banalizzazione dei contenuti è elevato. In quanto si considera non solo il lessico del conduttore o
dell’autore del servizio, ma anche delle persone intervistate o eventuali ospiti in studio

• SINTASSI: le variabili della sintassi dipendono da come si concepiscono gli attori del discorso:
individuali o collettivi

• LA FONETICA: il modo con cui a notizia arriva al pubblico. Esiste il problema della dizione e
del ritmo che cambia in base ai titoli e ai servizi. Il ritmo coincide con la velocità dell’esposizione e
lettura delle notizie

Ma un ruolo importante lo giocano anche le forme di comunicazione non verbale utilizzate dai


conduttori e dai giornalisti in collegamento: postura, espressioni facciali, gestualità, sguardo. Inoltre
non puo’ mancare la scrittura per effetti: le immagini sono girate registrando il rumore
dell’ambiente, i suoni di sottofondo. Emerge così che il valore aggiunto sta nella straordinaria
capacità di legare tutti gli elementi della rappresentazione verbali, visivi e acustici.

CAP. 2 - INFORMAZIONE E POLITICA

La politica e l’economia hanno cambiato le reciproche dominanze passando dalla logica del più


Stato e meno mercato a quella opposta del più mercato e meno Stato. Politica ed economia da un
lato e cultura e informazione dall’altro hanno finito per intrecciarsi e condizionarsi a vicenda. Per
esempio la politica e l’informazione ad un certo punto si sono scambiati i ruoli: prima i media al
servizio della politica, poi la politica al servizio dei media. Nel condurre questa analisi si vuole
portare avanti un approccio empirico più che teorico per i motivi indicati da Sorice: le scienze
sociali si differenziano dalla filosofia perché si fondano su dati dell’esperienza, reali e
generalizzabili, non particolari. Si opera da tempo in una fase di transizione dove per transizione si
intende il passaggio da uno stato all’altro, da una condizione all’altra per approdare in una
situazione nuova di cui si conoscono solo gli elementi maggiormente connotativi essendo chiari
solamente gli obiettivi e la finalità. Se applichiamo questa definizione alla politica è semplice
immaginare processi di questo tipo che si susseguono nel tempo ovviamente senza modificare
alcuni principi di fondo: rafforzare il livello di partecipazione dei cittadini, mantenere un equilibrio
tra dimensione nazionale e sovrannazionale. A volte però le conseguenze di questi processi di
transizione sfuggono arrivando a mettere in discussione anche il valore della democrazia (difficoltà
nel tenere separati i 3 poteri). Si parla di fase di transizione perché sono continue le dispute tra
Parlamento centrale ed assemblee regionali, la sovrapposizione dei ruoli fino alla loro confusione,
le istanza di continua modifica della Costituzione. Se consideriamo il nostro Paese l’opera di
trasformazione è iniziata nei primi anni ’90 con i referendum, proprio il 2016 sarà ricordato per il
referendum sulla modifica della Costituzione indotto dal governo Renzi in cui vinse con una
stragrande maggioranza il NO. Nella campagna elettorale referendaria sono scesi in campo anche
personaggi dello spettacolo come la dichiarazione del voto del Si di Benigni dimostrando che da
tempo comici,satirici, cantanti, attori ecc vogliono prendere parte al dibattito.

……….. taglio ……

QUESTIONI DI SOCIOLOGIA DEL GIORNALISMO POLITICO

4 interrogativi più rilevanti della sociologia del giornalismo:

1. Crisi di credibilità dell’informazione: quali sono i motivi della mancata sintonia tra
giornalismo e cittadini

2. La funzione sociale dell’informazione e la sistemazione dei vari media nell’ecosistema


comunicativo dominato dal web

3. Il nesso di causalità tra un atteggiamento cinico del giornalismo nei confronti di chi detiene il
potere e la crisi di credibilità dell’informazione.

4. Il cambiamento: amplificazione delle forme di mediazione che ha indebolito quelle tradizionali

IL VECCHIO E NUOVO CONCETTO DI POTERE

Quando si parla del rapporto politica-potere diventa indispensabile ricordare quanto sia cambiato
negli ultimi tempi il concetto di potere. Non si tratta di capire chi tra politica e potere prevalga
sull’altro ma quanto entrambi rendano più densa la loro complessità. È da considerare la
trasformazione, il rifiuto della staticità, il rifugio nella processualità dei processi. Con la parola
potere si intende la capacità di un individuo di produrre effetti nella condotta altrui, per ottenerne
qualche vantaggio. Weber individuò 3 tipologie di potere:

• Potere legale: alla legge sottostanno sia coloro che esercitano il potere che coloro che lo
subiscono

• Potere tradizionale: la fonte è la tradizione

• Potere carismatico: venne proposto da Ferrarotti di aggiungere un quarto potere:

• Potere massmediatico o manipolativo: la vittoria dell’immagine sullo scritto che ipnotizza e


mette in discussione l’autonomia dell’individuo.
Il potere ha la capacità di indirizzare o ostacolare le azioni di gruppi e individui, cioè ha una
funzione sociale perché organizza la società. Sono 4 i meccanismi del potere:

• Forza: consiste nell’escludere possibilità, riducendo le scelte ad una sola opzione

• Coercizione: l’assicurarsi che gli altri si conformino al nostro volere • Manipolazione:


condizionare le scelte altrui • Autorità: bisogna distinguere: • Essere un’autorità: autorità sulla
credenza, che porta alla fiducia • Avere autorità: autorità sulla condotta con conseguente
obbedienza. 4 sono invece le relazioni che si sviluppano tra attori sociali in presenza di dinamiche
di potere:

• Ineguaglianza: distribuzione di opportunità e rischi nella società • Dominio: relazioni di potere


tra gli individui che portano ad oppressione o ad effetti positivi. Se la politica si muove in
direzione della società, l’informazione lo fa più nei confronti del singolo e delle sue esigenze di
personalizzazione della fruizione. Il potere sta diventando più debole, più effimero e svincolato. Gli
effetti sono visibili non solo in chi è impegnato nella gran parte dei processi decisionali ma anche
nel ceto medio con la crescita della povertà a seguito della crisi economica. Quali sono le cause di
questo declino del potere?

• Ragioni geopolitiche: l’aumento esponenziale di Stati sovrani (indipendenti) • Ragioni politiche:


la crisi dei partiti tradizionali per la presenza di leader emersi da mondi diversi • Ragioni
economiche. Per concludere: negli ultimi anni assistiamo ad un numero sempre maggiore di
rappresentanti del potere perché il potere è diventato più disponibile per effetto di significative
trasformazioni demografiche, economiche, politiche e valoriali. Tutto questo anche a causa del
differente ruolo delle tecnologie e dal differente peso assunto dall’informazione, dalla
comunicazione e dal loro condizionare i processi della conoscenza. Potere politico e giornalistico
sono destinati ad incontrarsi e persino confondersi.

DICOTOMIA PUBBLICO-PRIVATO

Habermas: sostiene che lo sviluppo del capitalismo insieme alla mutazione delle forme istituzionali
del potere politico hanno creato insieme le condizioni di un nuovo tipo di sfera pubblica: la società
civile. Secondo il filosofo tra il regno dell’autorità pubblica e quello privato della società civile si
costituì una nuova sfera pubblica borghese composta da privati cittadini che si incontravano per
dibattere dei temi più importanti dell’epoca e sul modo in cui erano gestiti dal potere. Per pubblico
si intendeva l’insieme delle attività legate allo stato e all’autorità di cui godeva; per privato le
attività o sfere di vita che ne erano escluse. Pubblico è ciò che è accessibile a tutti, ciò che è visibile
mentre privato è tutto ciò che è nascosto alla vista. Oggi si dà grande visibilità al potere e ai
processi decisionali di chi lo detiene anzi tutto sembra essere costruito per avere una
rappresentazione nello spazio pubblico e sia accessibile a tutti come fonte di legittimazione
popolare. Thomson fa una distinzione tra:

• Pubblicità tradizionale della compresenza: le caratteristiche ed esiti dell’interazione faccia a


faccia

• Pubblicità mediata: la possibilità di pubblicare atti del dibattimento tramite la stampa o alti mezzi
di diffusione agendo quindi anche a distanza

Lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione ha modificato il controllo e l’autorappresentazione


della politica, cambiando il modo di produrre e ricevere i messaggi politici. Da una parte c’è il
tentativo di rappresentare il papabile detentore del potere nel migliore dei modi, dall’altro ci sono
gli avversari che cercano di screditare quel ruolo. In particolare con la tv, con internet è accresciuto
questo secondo ruolo, dando all’informazione un ruolo sociale nel costruire l’opinione pubblica.
Viviamo in un epoca in cui il consenso va continuamente alimentato attraverso i media. Stare al
governo significa decidere cosa rendere pubblico e cosa no e in che modo farlo o con quale
frequenza. Alcuni esperti di comunicazione escogitano una strategia sintetizzabile con la teoria del
parafulmine: quando le notizie non sono buone si mandano avanti altre persone per proteggere il
principale leader politico. Nixon è stato il primo presidente ad utilizzare come mezzo mediatico la
televisione così come Obama ha accolto per primo i vantaggi della rete. Ha suscitato particolare
scalpore l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Trump, uno shock politico sia per i democratici
che per i repubblicani in cui milita lo stesso Trump:

1. Più che la vittoria del partito repubblicano è emersa la vittoria dell’imprenditore e dell’uomo che
rappresenta Trump, del tutto estraneo alla politica e votato soprattutto per questo

2. È stato un voto contro le èlite politiche, contro le sue logiche e contro il conformismo. Un voto di
chi si ritiene estraneo alla politica e cova rabbia verso questa

3. La vittoria di Trump è stata la sconfitta di Hillary Clinton in cui il popolo non si è rispecchiato. Si
è voluto rompere il filo di continuità con il passato

4. Un ruolo dominante lo ha avuto la paura dell’immobilismo economico. Molti non si sono fidati di
continuare sullo stesso percorso delineato a partire dalla crisi economica del 2008 e che non aveva
portato a molti miglioramenti. Hanno cercato una visione più nazionalista, a tratti protezionistica
Insomma in una società in cui i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri,
in cui la borghesia è entrata in una seria difficoltà, aver votato un imprenditore di successo ha
portato all’attivazione di un processo di identificazione con chi ha saputo affermarsi nel mondo da
solo

5. L’America sembra aver accantonato la retorica delle pari opportunità di genere, avendo ricevuto
la Clinton pochi voti proprio dalle stesse donne

6. Il risultato ha dimostrato la scarsa capacità dei sondaggi di interpretare il voto dei cittadini: la
vittoria di Trump non era stata prevista da nessuno.

a. Gli strumenti a disposizione per l’elaborazione dei dati sono inadeguati oppure chi viene
interpellato non dice la verità, preferendo custodire nel privato le proprie decisioni elettorali?

7. Trump è riuscito a parlare direttamente al singolo cittadino, prospettando la soluzione di problemi

8. Un ruolo lo ha giocato anche la questione demografica: la divisione tra bianchi e neri tra
minoranze e maggioranze etniche, tra i cittadini delle metropoli e quelli delle campagne

9. I rapporti Stati Uniti- Italia sono talmente solidi che non subiscono il cambiamento del potere
americano ma molti elettori democratici italiani si dichiarano preoccupati di questa vittoria,
riscuotendo invece consenso negli elettori di centro destra. Inoltre molti italiani hanno dichiarato
che Trump è riuscito a nutrire il sogno americano di essere un grande Paese, dall’altro lato gli
sconfitti sono chi volevano mantenere la stabilità economica o aprire la porta agli immigrati.

10. Le elezioni americane hanno certificato la difficoltà dei media mainstream di interpretare
fenomeni nuovi. La stampa americana non aveva mica previsto la vittoria di Trump anzi aveva
fornite in molti casi una narrazione a favore della Clinton
MEDIA MAINSTREAM: le fonti di informazione ufficiali (giornali o emittenti televisive), spesso
per la maggioranza macchine della propaganda controllate da governi, banche e multinazionali.
Sempre di più quindi le persone preferiscono informarsi su altri mezzi. Nelle società in cui i media
non sono sotto il diretto controllo dello stato la visibilità dei leader politici viene gestita con
maggior cooperazione. Inoltre la visibilità mediatica potrebbe causare anche effetti negativi come le
gaffe, la fuga di notizie, gli scandali. negli scandali viene reso pubblico qualcosa che dovrebbe
rimanere privato. Infatti i politici, così come tutti gli individui non sono in grado di controllare
completamente la propria visibilità con conseguente indebolimento dell’assetto istituzionale,
debolezze dei governi e paralisi politica. Oltre alla nascita di forme di potere che sfruttano a proprio
vantaggio gli scandali o l’indebolimento del rapporto tre elettorato attivo e passivo. Un esempio è
il Movimento 5 stelle di Grillo che ha fatto di internet il luogo del confronto e della partecipazione
aprendo un solco enorme rispetto alle forme di rappresentazione mediata del giornalismo
mainstream. Lo stesso Grillo parla di ‘democrazia diretta’ e cerca consenso nei blog, nei social
network. Il nocciolo della loro politica è il ‘non’, il ‘ciò che non siamo’ ‘ciò che non vogliamo’.
Una classificazione della politica non più divisa tra dex e sin ma tra vecchio e nuovo, tra buoni e
cattivi. Questo nuovo modo di far politica ridefinisce il prima invalicabile limite tra pubblico e
privato nella rappresentazione della politica, allargando le modalità di partecipazione politica che
comportano anche pericoli e distorsioni.

L’OPINIONE PUBBLICA

Un termine che richiama due termini in apparenza contrastanti: l’opinione, qualcosa di puramente
individuale, frutto della soggettività, distante dalla verità; pubblica: fa riferimento alla dimensione
plurale e collettiva. Per Grossi l’opinione pubblica è un processo di interazione e comunicazione
collettiva che si svolge in uno spazio sociale caratterizzato da numerosi referenti, apparati e
organizzazioni (lobby, istituzioni, partiti) e sistemi cognitivi ( valori, preferenze, giudizi) che si
confrontano. Dato che i media sono l’ambiente in cui le opinioni prendono forma, nell’era della
comunicazione politica attraverso i media il passaggio da consenso a dissenso, da fiducia a critica è
molto più rapido del passato. Habermas distingue 3 tipi di opinione pubblica:

• Opinione pubblica borghese: la borghesia reclama al potere politico nuovi spazi di libertà

• Opinione pubblica ricettiva: cresce talmente tanto il processo di commercializzazione che


l’opinione pubblica si limita a recepire passivamente quanto prodotto e veicolato dai media

• Quasi opinione pubblica: crescono organizzazioni che svolgono la funzione di mediazione tra
Stato e cittadini

• Opinione pubblica disintermediata: destrutturazione delle forme tradizionali di mediazione

L’invensione di internet ha permesso:

• L’inclusività: tutti accedono alle informazioni, possono esprimersi • Universalità: non ci sono più
barriere insormontabili • Trasparenza: inedite forme di partecipazione politica e ai governi maggior
sintonia

con i cittadini È emersa dunque la necessità di reinventare il concetto di sfera pubblica a vantaggio
di una sfera pubblica mediata, al di là della mediazione dello Stato

LA DEMOCRAZIA
Etimologicamente significa ‘potere del popolo’ e ‘potere per il popolo’. La definizione puo’ essere
articolata in 5 macrocategorie:

• Definizione generale: ci si riferisce alla garanzia di partecipazione e alla possibilità di


dissenso.

• Definizione procedurale: la garanzia che certe decisioni saranno prese seguendo delle regole

• Definizione genetica: l’insieme di norme e procedure nate da un accordo per larisoluzione


pacifica dei conflitti tra attori sociali.

• Definizione minima: suffragio universale maschile e femminile, elezioni libere, corrette e


ricorrenti; presenza di più di un partito, diverse fonti di informazione

• Definizione massima: alcuni principi generali per garantire il potere del popolo:uguaglianza
e libertà.

• Uguaglianza: accettazione di tutte le diversità delle persone

• Libertà: libertà di associazione ed organizzazione, diritto di voto ed elezione, manifestazione del


proprio pensiero È nella definizione minima e massima che si verifica la compresenza di:

• Rispetto delle leggi e del principio di legalità. Con magistratura autonoma e indipendente e un
sistema di informazione diffuso

• Accountability: responsabilità

• Responsiveness: cioè la capacità di chi governa di rispondere alla domande dei Governati

• Rispetto pieno dei diritti 

• Uguaglianza politica, economica e sociale

Riguardo al rapporto tra la qualità della democrazia e la qualità dell’informazione in passato era
sufficiente ricorrere a sistemi di circolazione delle idee senza troppi vincoli per dare l’idea di una
buona qualità di democrazia, oggi questo non basta più. Non è più la quantità di notizie disponibili a
far la differenza ma la qualità attraverso la quale l’informazione assolve i suoi ruoli sociali. Questo
rapporto cambia anche in base ai 3 modelli principali di democrazia:

• Democrazia presidenziale: elezione diretta del Capo di Stato come negli Stati Uniti, autonomia
del potere esecutivo da quello legislativo

• Democrazia semipresidenziale: elezione diretta del capo di stato e del Parlamento ma il governo
riceve la fiducia dalle assemblee elettive (Francia e Portogallo)

• Democrazia parlamentare: il capo di stato ha poteri circoscritti (Germania e Italia) La differenza


la fa il sistema elettorale: quello proporzionale dilata l’esigenza della rappresentazione giornalistica
data la complessa rappresentanza parlamentare; il sistema maggioritario invece ha una narrazione
della politica semplificata ed è incline alla polarizzazione della lotta. Le
alternative antidemocratiche sono:
• Autoritarismi: regimi personali e militari (tirannia o oligarchia militare); regimi civili militari
(burocratico- militare, corporativo, esercito- partito)

• Totalitarismi: poteri assoluti come nazismo, stalinismo

• Regimi di transizione: regimi preceduti da autoritarismi e seguiti da liberalizzazione

Democrazia paritaria: supera le differenze di genere

Democrazia rappresentativa indiretta: disponibilità di fonti alternative per la difesa dell’uguaglianza

Democrazia della maggioranza: particolare attenzione al potere esercitato dalla maggioranza

Democrazia partecipativa: prevede nuove forme di decisione diretta (referendum), democrazia


territoriale o locale

Democrazia associativa: forme di collaborazione e solidarietà sociale

Democrazia deliberativa: le preferenze possono trasformarsi grazie alla comunicazione

AGENDA SETTING

“L'agenda-setting è la teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass-media
(mass-news) sull'audience in base alla scelta delle notizie considerate "notiziabili" e allo spazio e
preminenza loro concessa. Il postulato principale dell'Agenda-setting è il salience transfer, cioè il
rendere la notizia saliente rispetto alle altre, quindi indica l'abilità dei mass media a trasferire un
argomento da una agenda privata a quella pubblica d'interesse generale più elevato” wikipedia.
L’agenda setting è una teoria elaborata negli Stati Uniti dai ricercatori McCombs e Shaw dopo aver
attivato un sistema di osservazione delle campagne elettorali per le presidenziali. In sostanza lo
scopo è capire quanto le priorità fissate dalla politica rispecchino quelle indicate dal pubblico da
parte dei media.

• Agenda della politica: stabilire le urgenze su cui operare e una piattaforma tematica su cui
costruire un opinione pubblica il pi possibile favorevole a chi detiene il potere

• Agenda dei media: tramite una critica propositiva o semplice segnalazione di problemi ed
emergenze di cui le responsabilità pubbliche devono occuparsi nell’interesse dei cittadini

• Agenda del pubblico: portavoce delle proprie priorità e preferenze senza grandi mediazioni
politiche o mediatiche Possiamo partire dall’agenda della politica e attraverso la mediazione
dell’agenda dei media, andare a costruire quella del pubblico oppure partire dall’agenda dei media
per definire quella del pubblico passando attraverso quella politica. La questione ruota attorno alla
dominanza di uno sull’altra nei processi democratici di riferimento in cui il rapporto politica-
informazione si sviluppa su parametri qualitativi o quantitativi. Non va sottovalutato che più cresce
il rapporto diretto tra il pubblico e le fonti di informazione, più cresce la sua influenza sulla politica,
senza la mediazione dei media.

LA COMUNICAZIONE POLITICA
Thomson: per comunicazione di massa si intende un tipo di comunicazione che permette che certi
prodotti siano accessibili ad una pluralità di destinatari. Si tratta quindi di una produzione di merci
simboliche attraverso la trasmissione di informazioni e contenuti simbolici che diventano pubblici.

• Il modello dell’allocuzione dei vecchi mezzi di comunicazione prevede un flusso da uno a molti,
unidirezionale con scarsa possibilità di feedback da parte del pubblico. Successivamente si è passati
al

• Modello della conversazione: flusso a reta, da molti a uno in cui gli individui interagiscono
direttamente tra loro anche senza la mediazione del giornalista

• Modello della consultazione: un individuo cerca informazioni in una memoria centrale come
anche il web, decidendo tempo, luogo e oggetto della ricerca.

• Modello della registrazione: un centro si limita a chiedere informazioni a un utente periferico.

Il rapporto tra informazione e politica si allarga o restringe a seconda dei diversi modelli,quindi
occorre distinguere:

• Politics il cui potere sta nell’influenzare gli altri e perseguire obiettivi per la comunità

• Polity allude all’identità, all’azione e agli spazi di rappresentazione della comunità politica

• Policy riguarda i processi decisionali messi in atto dai governi: programmi, leggi ed azioni
politiche varie

La comunicazione politica è dunque un intreccio di relazioni tra Parlamento, Governo, istituzioni,


cittadini e mass media. Ci sono 2 scuole di pensiero:

• Modello pubblicistico e dialogico: partendo dal presupposto che i media siano attori dei processi
politici così come lo sono le istituzioni politiche, partiti e cittadini elettori, la comunicazione
politica prende forma dall’interazione di tutti questi attori sociali

• Modello mediatico: assegna ai media un ruolo di cornice o ambiente in cui politici e cittadini si
parlano.

Per produzione di messaggi politici si intendono le modalità tramite le quali i politici


interloquiscono con i propri elettori alla ricerca di consenso o del suo consolidamento. La ricezione
dei messaggi politici riguarda invece gli effetti provocati dalla comunicazione politica:

-effetti sul livello di informazione e conoscenza politica: elettori già orientati politicamente
preferiscono fruire di prodotti mediali con marcata identità e quindi schierati.

-effetti sul livello di interesse e partecipazione politica: ci si domanda se i media aiutano o no i


cittadini ad avvicinarsi alla politica

-effetti sulla valutazione di partiti, candidati e orientamenti di voto: capacità dei media di
convincere gli indecisi ad esprimersi

I tipi di linguaggio utilizzati dai politici sono 4:


1. Esortativo: evidenziano le loro cause in campagna elettorale 2. Giuridico: parlare delle leggi della
carta costituzionali in modo non sempre

comprensibile a tutti 3. Amministrativo 4. Linguaggio della contrattazione: con lo scopo di


persuadere l’interlocutore arrivando

ad un accordo finale

L’INTERAZIONE MEDIA-POLITICA

Mentre negli altri contesti la stampa si è sviluppata per iniziativa della borghesia commerciale, in
Italia i primi giornali si sono legati all’aristocrazia e al clero, scelta che portò ad una maggiore
attenzione ai temi politici e questioni filosofico-letterali. Il giornalismo rinascimentale ebbe una
spiccata connotazione politica ed elitaria anche per le grandi forme di disuguaglianza dell’epoca
dovute all’assenza della borghesia che in altri contesti invece aveva permesso di creare il concetto
di sfera pubblica. Dopo che nel 1866 l’editore Sonzogno fondò a Milano ‘Il secolo’, cominciò per il
nostro Paese un grande incremento della tiratura dei giornali e alla nascita della testata più
importante per l’epoca: IlCorriere della Sera per iniziativa di Torelli Vollier. Non si puo’ non
ricordare la funzione svolta da Albertini liberale, conservatore antifascista che trasformò il giornale
in un contenitore moderno sulla scia del Times di Londra. Il suo fu un intervento importante che
comportò un effetto a catena: i quotidiani cercano di essere più indipendenti dai partiti. Lo scenario
cambiò con l’avvento di Mussolini: soppressione dei giornali contrari al fascismo, quelli favorevoli
invece vennero usati per costruire il consenso, la fascistizzazione della stampa fu completata poi
nel 1928. Mussolini capì molto bene l’importanza della stampa e del cinema che
concentrò nell’Istituto Luce, una sorta di pre sistema di comunicazione di massa. I giornali
vennero modernizzati: più spazio allo sport per esaltare le doti fisiche, aggiunte rubriche dedicate
alla moda e al cinema. Nel 1946 con la nascita della repubblica con De Gasperi il rapporto
giornalisti e potere rimase, seppur in forme più lievi dal passato, dominato dal sistema istituzionale.
I giornali del partito ritornarono. Con l’arrivo della tv lo scenario cambiò ancora: nei primi anni 50
si creò uno spartiacque enorme con il passato: si modificò la comunicazione politica e anche i
codici narrativi e dei criteri di notiziabilità degli eventi. La tv comportò da un lato un aumento
dell’interesse verso la politica, dall’altro un omologazione culturale che verrà superata negli anni
successivi con l’avvento del secondo canale e il terzo. La Rai, concessionaria del servizio pubblico,
puntò sull’alfabetizzazione del Paese, abituò alla cultura della diversità. Il newsmaking politico
domina nei telegiornali e giornali radio del servizio pubblico. La stampa di massa intanto seppe
canalizzare i suoi sforzi verso nuovi editori con interesse più ampi. Nel 1956 grazie ai finanziamenti
Eni e Iri nacque ‘Il Giorno’ che si dichiarò favorevole all’intervento statale nell’economia. Anche
il linguaggio televisivo ha cominciato ad essere meno formale, vicino al lessico del ceto medio.
Inevitabilmente aumentò la politicizzazione dei giornalisti come consolidamento della
democratizzazione della stampa. Il Corriere della Sera di Ottone spostò verso sinistra l’asse
politico dell’informazione diventando più liberale . Nascita del quotidiano La Repubblica su
volontà di Scalfari: un quotidiano dichiaratamente schierato. Riforma del 1975:

• Sottrarre la Rai dal controllo del Governo, significò fare un passo avanti verso il pluralismo,
maggior circolazione di idee, sperimentazione di nuovi format e linguaggi, prodotti più innovativi

• Istituzione della commissione parlamentare di vigilanza dei servizi radiotelevisivi

• Nascita della terza rete: con un identità più culturale


Alla fine degli anni ’70 ci furono molte tensioni sociali e si presenta il fenomeno del terrorismo.
Nel 1979 Berlusconi cambia il nome di Telemilano in Canale 5. In questo periodo nacquero
numerose televisioni e radio private e la rai perse la sua esclusività ma non la sua centralità nel
sistema. La Corte Costituzionale permise alle televisioni commerciali di trasmettere via etere solo in
ambito regionale. 1984 Fininvest: gruppo che contiene 3 reti televisive. Legge Mammì 1990: fine
monopolio Rai, nasce la stagione del duopolio. Si creò una concorrenza maggiore tra i diversi
telegiornali con il tg5 di Mentana fu evidente la voglia di utilizzare un linguaggio più informale e
diretto. La politica cedette spazi alla cronaca, al costume, allo sport. Le soft news hanno attratto
nuove fette di audience. Da un punto di vista politica agli inizi degli anni ’90 ci fu una crisi
profonda dei partititradizionali, Democrazia Cristiana e Partito socialista, travolto dallo scandalo
Tangentopoli. Da un lato la televisione in questo periodo trasforma l’attualità politica in spettacolo,
dall’altro la politica dimostra di non essere in grado di trovare altri luoghi di confronto oltre la
televisione. Sembra prevalere un modello di giornalismo di tipi interpretativo che abbandona la
funzione di descrizione dei fatti per assecondare la logica televisiva: la realtà viene drammatizzata,
collocata dentro gli schemi ‘vincitori e vinti’. Questo è il periodo a cui Eco dà il nome
di neotelevisione. Riguardo il rapporto tra stampa e televisione è strano: la prima pur essendo stata
messa in crisi dalla tv, assimila parte dei suoi linguaggi e contenuti anche quando la critica; la
seconda prende molto spunto, riguardo i criteri di notiziabilità o nella costruzione di opinioni, dalla
stampa. La convivenza invece tra carta stampata e web è stato più agevole proprio perché sono
state proprio le principali testate cartacee ad adattarsi al web con le proprio versioni online. i due
mondi della carta stampata e dei giornali online dialogano con la finalità di costruire sinergie
editoriali.

Il web ha chiaramente modificato anche la comunicazione politica creando una ragnatela tra gli
utenti anche distanti tra loro per farli comunicare. Degli utenti che hanno diritti civili, sociali e
politici ma che sono anche consumatori e quindi vengono trattati come tali seguendo le logiche
commerciali. Come già detto Beppe Grillo è riuscito a sfruttare veramente appieno il web per fini
politici: ha elaborato un linguaggio dello spettacolo con finalità politiche e ha cominciato a far usare
un linguaggio politico contaminato dai codici dello spettacolo politainment. Anche Renzi si è
avvalso del sostegno dei principali social network adoperando quotidianamente Facebook, Twitter
per stabilire rapporti più diretti con gli elettori.

INFORMAZIONE POLITICA E GIUSTIZIA

Al rapporto tra informazione e politica si aggiunge un terzo elemento cioè la giustizia. Un tema
fondamentale che la sociologia del diritto analizza è il rapporto complesso tra sistema giuridico e
politico, economico e cultrale, nella consapevolezza che ognuno di questi è legato anche a quello
mediale. Prima di tutto bisogna distinguere tra diritto naturale: quell’insieme di norme che sono
connesse alla natura stessa dell’uomo; e diritto positivo: l’insieme di Costituzioni degli stati
moderni di codici e norme che costituiscono l’ordinamento giuridico di un Paese. Il
giuspositivismo, a differenza del giusnaturalismo riconosce solo il diritto positivo. Dare un
significato al termine diritto è possibile attraverso due modi:

• In senso soggettivo: per diritto si intende la pretese di qualcuno di vedere affermato qualcosa

• In senso oggettivo: si fa riferimento alla norma o all’insieme di norme a cui affidare le


regolamentazione delle diverse relazioni umane

Le due modalità sono interdipendenti e interconnesse perché una persona puo’ esercitare una
pretesa (diritto soggettivo) solo se una norma glielo consente. L’intreccio tra media- giustizia e
informazione è evidente se pensiamo che i media devono ricordare tutti i giorni le norme sulla
condotta ed eventuali sanzioni e questo in qualche modo orienta la convivenza sociale. Dal punto di
vista sociologico il diritto indica ciò che va fatto nella dimensione pubblica e per farlo è necessaria
almeno una condizione di non ostilità da parte dei media. Insomma sia se si guarda alla questione
della labilità del confine esistente tra norme consuetudinarie e norme giuridiche, sia se si guarda alla
maggiore o minore capacità del diritto di intercettare le aspettative di regolamentazione nella vita
quotidiana, si fa riferimento al senso comune.

Il quadrilatero delle responsabilità della magistratura

• Responsabilità penale • Responsabilità disciplinare • Responsabilità amministrativa •


Responsabilità civile Più • Responsabilità processuale • Responsabilità mediatica e sociale

Ci sono stati periodi in cui l’informazione ha contribuito alla crescita della credibilità della
magistratura, come durante il terrorismo degli anni ’70 o la prima fase di Tanentopoli, in altri casi si
è ottenuto l’effetto contrario. In alcuni casi i media si sono inseriti nel confronto politca-
magistratura, in altri è stata la politica a mettersi nella relazione magistratura- giornalismo.
L’eccesso di stereotipi nella rappresentazione della giustizia ha portato ad una sfiducia dei cittadini
nei confronti del sistema giudiziario I giornalismo e la magistratura hanno come elemento in
comune la ricerca della verità. Il problema è che i tempi della giustizia e quello dei media non
coincidono anzi, entrano in collisione. Il potere politico, della magistratura e mediatico dovrebbero
combinarsi e collaborare. Bisogna distinguere:

• Processo ordinario: ha un luogo e tempo deputato. Il procedimento è basato su regole e norme


ben definite;

• Processo mediatico: non finisce mai. Prevale la logica inquisitoria e l’emotivitàsemplificando


notevolmente la narrazione

Questa differenza aumenta ancora di più il divario tra giustizia reale e giustizia percepita e diventata
spettacolo. La tv finisce per creare percorsi extra-procesuali esasperati, generando effetti collaterali
come l’eccesso di protagonismo di magistrati giudicati non più solo per il proprio lavoro ma per la
capacità di rapportarsi con i media

INORMAZIONE E LEGALITÀ

La legalità è la necessità che l’agire degli esseri umani sia conforme alla legge. La legge serve a
stabilire le regole a cui tutti devono attenersi. La società moderna incentivando l’individualismo
finisce per favorire comportamenti sbagliati, egoismi, forme di prevaricazione. Possiamo
concludere che serve un alleanza tra le diverse agenzie educative, consapevoli che la legalità non è
soltanto un insieme di divieti ma l’esito di un processo di partecipazione attiva.

INFORMAZIONE POLITICA

In Italia l’informazione politica non si occupa solo di analizzare i problemi nazionali ma nella
maggior parte dei casi si occupa di cronaca e della gratificazione dei politici che rilasciano
dichiarazioni alla stampa per mostrarsi migliori rispetto ad altri. All’interno della tv le tipologie
narrative utilizzate per parlare di politica sono diverse:

• Il pastone: affrontare temi diversi, legati soltanto dal voler rappresentare la pluralità delle
dichiarazioni politiche. Un minestrone di notizie e commenti
• La nota politica: il racconto ragionato dei fatti, delle posizioni degli esponenti dei partiti il
riferimento ad un tema di politica interna.

• Sistema dei bidoni: due contenitori entrambi autonomi dedicati uno alla maggioranza e l’altro
all’opposizione

• Tecnica del panino: dividere i servizi politici in 3 segmenti strutturati in 3 aree: governo,
opposizione, maggioranza. L’Osservatorio dell’Università di Pavia monitorava il tempo di parola
dei politici nei tg

Nella nostra società odierna i social network stanno assolvendo la funzione un tempo delle agenzie
di stampa, sia perché i social hanno dimostrato una sintonia con le logiche dell’informazione ,ma
anche perché molti giornalisti li usano in prima persona. Anche la politica come detto in precedenza
ha compreso l’importanza strategica specie per comunicare con le fasce più giovani dell’elettorato
per stabilizzare il proprio potere. Anche le agenzie utilizzano twitter e tutti i politici hanno un
profilo face book dove postano anche decisioni politiche.

CAP. 3 - INFORMAZIONE ED ECONOMIA 

Nel passaggio dalla società industriale a quella postindustriale, ha creato un sentimento sospeso tra
la sorpresa e il panico: un sentimento di disorientamento. Oggi in fatti manca un modello ideale di
riferimento e questo ha comportato difficoltà nel definire la meta da perseguire. Negli ultimi anni la
politica è stata soprattutto politica economica e l’Europa ha comportato una considerevole stretta
riguardante la spesa pubblica. Le fonti da consultare da parte del giornalismo economico sono: la
Commissione Europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo. Da monitorare in questo caso
sono anche gli atteggiamenti dei singoli Stati rispetto alle politiche economiche programmate in
sedi europee. Nella narrazione giornalistica economica sono presenti molte antonimie:

• Austerità e rigore vs flessibilità e crescita • Immobilismo politico vs riforme • Stato vs Mercato •


Old economy vs New economy

Alcuni studiosi come Balibar sono convinti che l’Unione Europea sia soltanto il fantasma di uno
stato perché non ha alcun elementi di identificazione efficace; altri come Baumanl’Unione Europea
è uno de tentativi più efficaci per trovare una soluzione locale per problemi globali. Il rapporto tra
economia, politica e informazione porta all’ipotesi della teoria delle dominanze invertite: il potere
di condizionamento dell’economia sulla politica è direttamente proporzionale al potere di
condizionamento esercitato dal giornalismo politico sull’informazione economica (fasi del
newsmaking). Alcuni termini economici:

• Crescita: l’aumento quantitativo del Pil • Sviluppo: maggior produttività che si accompagna alla
crescita • Acrescita: si fa riferimento al benessere come elemento multi sistemico • Decrescita: non
si intende un inversione della curva della crescita, ma un approccio

che vuole tornare ad un livello di produzione sostenibile, soprattutto per l’ambiente In questo senso
si vuole liberare l’Homo oeconomicus dalla dittatura della creazione illimitata di prodotti e dalla
frustrazione che ne deriva. Secondo la teoria dei paradigmi oppositivi si potrebbe persino zone di
contatto tra crescita, acrescita e decrescita. È noto che la politica tenda a rassicurare per non far
perdere la fiducia ai cittadini verso le istituzioni e molti media sono coinvolti in questa operazione
ma la globalizzazione ci immerge di una dimensione più vasta e meno controllabile. Una delle
caratteristiche della comunicazione del mondo moderno è la continua rimedi azione dei contenuti è
l’utilizzo di una narrazione che difficilmente si differenzia in base a temi politici o economici.
Con Sharing economy: si fa riferimento all’economia della condivisione.

Economia = si intende l’insieme delle risorse, delle attività, dell’utilizzo del denaro per ottenere il
massimo vantaggio con il minimo sforzo. A seconda se gli uomini si limitino ad utilizzare le risorse
della natura o aumentino queste risorse producendono di nuove, si puo’ avere un economia attiva o
passiva. E in base ai soggetti coinvolti un economia individuale o collettiva, naturale o monetaria,
nazionale o internazionale. In base alla scelta del tipo di commercio con l’estero: economia liberista
o protezionista. L’economia è anche una scienza sviluppatosi nel 16° secolo per studiare la
produzione, la distribuzione e il consumo delle marci.

Finanza = i mezzi di cui si dispone per i propri fini

Teoria della rappresentazione economica alternata

MODELLO FORDISTA abbondanza della narrazione giornalistica incentrata su:

-politiche intervento Stato nell’economia

-crescita dimensioni imprese 

MODELLO POST-FORDISTA Diversificazione narrazione giornalistica, incentrata su:

-politiche neoliberaliste

-varietà organizzazione modelli produttivi

-distretti industriali 

MODELLO DELLA GLOBALIZZAZIONE Frammentazione narrazione

-policentrismo

-vincolo esterni all’azione dei singoli Stati

-logica delle reti a livello globale e locale 

MODELLO DEL RECUPERO DELL’ECONOMIA SOCIALE DEL MERCATO Scarsità


della narrazione

-libertà individuale

-libero mercato

-solidarietà e sussidiarietà

-sostenibilità ambientale

La SEQUENZA DELLE 6R per uscire dalla CRISI ECONOMICA:

-recessione risposta riforme ripresa rilancio rappresentazione nella sfera pubblica mediata
LA CRISI ECONOMICA E IL RUOLO DELLA FINANZA

la crisi economica ebbe inizio nei primi anni del 2000 negli Stati Uniti che aveva un sistema che
favoriva l’erogazione del credito in quanto i tassi di interesse erano molto bassi. Molte finanziarie
avevano concesso mutui superiori al prezzo dell’immobile che si voleva acquistare a soggetti non
sicuri in quanto a solvibilità. 2 conseguenze: i debitori iniziarono a non pagare le rate, le finanziarie
fallirono, i prezzi degli immobili crollarono. La seconda: i titoli tossici, emessi per finanziare questi
mutui fecero sì che la crisi si espanse ovunque. Furono colpiti molti Paesi d’Europa come il
Giappone, la Russia, fallì la grandissima banca americana Lehman Brothers. Dalla finanza la crisi
passò all’economia: il commercio mondiale diminuì notevolmente i volumi di vendita, crisi delle
banche, delle imprese che imposero politiche dell’austerità che alla lunga creano un impatto
recessivo. L’Italia applicò una stretta fiscale molto più pesante degli altri Paesi soprattutto per via
del suo debito pubblico

ALTRE TEMATIZZAZIONI

Vi sono altre forme di narrazione giornalistica riguardo l’economia: per decenni si è fatto ricorso al
racconto di dati che, raccolti in determinati periodi dell’anno, rappresentavano il modo prevalente
per costruire resoconti o analisi macroeconomiche. In particolare si sono utilizzati termini tipici
come inflazione: perdita di valore del denaro e la deflazione: discesa dei prezzi di beni di consumo
a seguito della crisi economica. Il giornalismo economico ha poi dovuto occuparsi molto anche di
pressione fiscale e disoccupazione, specie in periodi pre-elettorali e soprattutto riguardo il
Mezzogiorno. Sono proprio i numeri, il mezzo utilizzato a volte dai giornalisti per spiegare le
situazioni economiche, perché questi se ben analizzati sono più espressivi di molte parole. Il
rapporto informazione-economia e finanza è diventato di continua consultazione. Infatti questo
allargamento dei fruitori della finanza, aumenta le responsabilità dell’informazione riguardo
eventuali rischi o pericoli da schivare. Altro tema sicuramente molto importante è quello
dell’andamento delle Borse

INTERAZIONE MEDIA-ECONOMIA

L’informazione quotidiana e periodica nasce nel 500 proprio come informazione economica tramite
i fogli di notizie commerciali e finanziarie. Il capo stipite del giornalismo economico è considerato
‘ I prezzi delle merci’ uscito ad Amsterdam nel 1585 (ricordiamo la nascita del primo quotidiano
italiano ‘la Nazione’ nel 1859). Il primo prototipo più strutturato fu ‘il Giornale del commercio’ di
Livorno nel 1822 poi il ‘The Economist’ nel 1848. In Italia fino agli anni 60/70 i temi economico-
finanziari erano affidati soltanto alla stampa specializzata. Le cose cambiarono quando l’economia
divenne un genere autonomo proprio all’interno delle pagine dei quotidiani generalisti: sviluppando
un modello di informazione a metà tra esigenze specialistiche e generaliste. Elemento catalizzatore
fu sicuramente il boom, a metà degli anni 80, della Borsa. La diffusione del benessere, la
globalizzazione, la crescita dei liberi professionisti fecero il loro ruolo così come lo slittamento dei
grandi quotidiani verso le logiche narrative e la spettacolarizzazione politica tipiche della tv. Non
bisogna dimenticare inoltre che l’informazione economica- finanziaria puo’ contare anche sui
quotidiani online, telegiornali e giornali radio: Tg1 Economia, Sky tg 24 Economia. Un’offerta
variegata insomma in linea con la multimedialità e ipertestualità

CARATTERISTICHE DELL’INFORMAZIONE ECONOMICA

Si possono suddividere i fruitori dell’informazione economica e finanziaria in:

• Specialisti: che richiedono contenuti tecnici, iper-tecnici, dettagliati e mirati


• Il pubblico generalista: coloro che pur non essendo esperti del settore sono comunque interessati
a questo campo per prevederne le conseguenze sulla vita di tutti i giorni Così anche i quotidiani
possono essere divisi in

• Quotidiani generalisti: tendono a dare un interpretazione dell’evento con termini tipici della
politica economica

• Quotidiani specialisti (economici): evidenziano gli aspetti tecnici e utilizzano un lessico per


specialisti; ultimamente il cronista economico non è più solo colui che si occupa di questione
aziendal-finanziarie, ma è un professionista in grado di connettere specifiche informazioni del
campo con questioni più generali, muovendosi anche all’interno di un percorso di interpretazione
sociale. Il moderno giornalista economico e finanziario deve consultare le principali agenzie,
soprattutto inglesi per monitorare le scelte prese al livello nazionale, internazionale e deve
accostarsi ad un team di esperti che lo aiutino ad interpretare nel dettaglio gli eventi. Deve saper
usare tabelle e grafici per rendere più fruibili i concetti e sostenere quanto dice con il riscontro delle
cifre.

• La notizia economica va compresa fino in fondo (visto l’elevato livello di tecnicismo) • È


necessario un significato impiego risorse per raccogliere le informazioni di base • Importante è il
rapporto con il tempo: l’informazione economica si inserisce in una situazione articolata perché
viene studiata ogni mattina da analisti finanziari per capire come muoversi nelle principali piazze
finanziarie. Quanto più rilevante è l’indiscrezione di un fatto inatteso tanto più la notizia comporta
cambiamenti nei mercati. Per questo il giornalismo economico non puo’ permettersi
improvvisazioni o una non adeguata professionalità. L’informazione economico-finanziaria ha un
rapporto diretto con il mercato fatto di causa edeffetto: l’informazione è l’unico modo che il
mercato ha di far sviluppare una democrazia economica. A differenza delle altre tipologie di
giornalismo questa tramite previsioni e aspettative influisce direttamente sul ciclo economico.

CAP. 4 - INFORMAZIONE E CULTURA 

Per cultura si intende l’universo delle conoscenze conoscibili: cinema, teatro, musica arte, costume,
scienza, sport. Settori molti diversi ma che fanno parte del nostro quotidiano e che a seconda di
come vengono interpretati possono dar forma ai valori di un’identità collettiva. Secondo Eli
Wiesel c’è uno stretto legame tra comunicazione e libertà, presupposto imprescindibile
della cultura. Ci informiamo perché vogliamo sapere, vogliamo uscire dal buio, confrontandoci con
altri per avvicinarci il più possibile alla verità. Teoria di ELi Wiesel = Dunque l’informazione e
la comunicazione sono il mezzo per la conoscenza che è il tramite per raggiungere la verità che a
sua volta strumento per avvicinarsi alla libertà, l’unica condizione in cui ci puo’ essere vera
informazione e comunicazione tra le persone un processo circolare.

Il problema è quello di trasformare in conoscenza una quantità vastissima di informazioni, portate


all’attenzione del pubblico in modo così rapido da destabilizzare la formulazione del pensiero
stesso. Le conseguenze però di questa media cultura moderna non è tanto l’omologazione quanto la
frammentazione e il processo di individualizzazione. Secondo ricerche empiriche
del Censis riguardo i consumi mediatici nel 2016

• Il pubblico televisivo coincide con la totalità della popolazione (97,5%) e aumentano sempre di
più (0,8% all’anno); riguardo le web tv 24,4 %

• Gli ascolti della radio sono molto alti 85%


• I lettori dei quotidiani cartacei si sono ridotti del 40% mentre aumentano quelli dei quotidiani
online • Mantengono i propri lettori i settimanali i mensili

• I libri sono in calo del 4%

• Mentre diminuiscono i fruitori di telefonini basic -5%, gli utilizzati di smartphone arrivano al 65%
• Gli utenti della rete arrivano al 73%degli italiani

Gli italiani hanno inoltre evitato di spendere su tutto ma non sui consumi tecnologici: tra il 2007 e il
2015 sono decollate le spese per telefoni (6 miliardi solo nell’ultimo anno) e computer. La spesa per
i libri e giornali si riduce del 39%. Gli italiani hanno speso soldi per informarsi, prenotare viaggi,
acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio. È ancora molto grande il divario
riguardo il consumo mediatico tra giovani (under 30 circa 96%) e anziani (30%). Il 90% dei giovani
usa smartphone mentre per gli anziani la percentuali crolla al 16%. Riguardo i social network: 2
italiani su 3 ne utilizzano almeno uno

• Facebook il più utilizzato

• Youtube

• Molto lontano dalle prime due utenze ma in gran crescita Instagram e whatsapp che dopo la
fusione con Facebook ha avuto un boom: 61 % degli italiani lo usano

File 0255 pag 397

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