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Francesco Giorgino
Scopo del libro: si vuole analizzare il ruolo sociale dell’informazionein un momento storico in cui
il pubblico è esso stesso produttore di contenuti in una società in cui stanno cambiando i concetti
stessi di politica economia e cultura. Cioè che sta avvenendo nella società post-moderna è
un cambiamento: cambia la società e lo fa ad una velocità impressionante, cambia il rapporto con
la tecnologia, con il tempo con una spasmodica concentrazione sul presente, cambia il concetto di
potere facendosi più accessibile ma anche più vulnerabile. Cambio l’essere umano e con lui la
società e il modo di raccontare i fatti che accadono.
Questo termine puo’ essere definito in tanti modi ed è per questo complicato trovare una definizione
univoca. Quel che è certo è che le notizie sono la materia prima dell’informazione e quindi del
giornalismo. “la notizia è il racconto di un accadimento portato a conoscenza del pubblico di
massa perché non ha lasciato indifferente il giornalista”. Le notizie più che uno specchio della
realtà sono dunque ri-costruzioni con lo scopo di mettere a conoscenza persone che altrimenti non
avrebbero modo di conoscere quella realtà. È qui che emerge la forte funzione sociale del
giornalismo. La partita più importante si gioca dunque proprio nella fase di selezione delle
informazioni. I tratti caratterizzanti le news sono: la tempestività (i fatti devono essere accaduti da
poco); la non sistematicità (l’assenza di collegamenti tra gli eventi che deve infatti essere creata
dal giornalista nella ricostruzione che forma la notizia); l’effimerità (la limitatezza temporale delle
notizie). La notiziabilità cioè la capacità di un fatto di diventare notizia, dipende proprio da questo
insieme di fattori. Vi è comunque una continua negoziazione all’interno delle testate giornalistiche
per creare quel giusto compromesso tra tutti i settori che compongono l’assetto della testata. Queste
scelte vengono influenzate sia dalla tipologia di contenuto da realizzare (articolo per tesata cartacea,
online o radio)sia da fattori altri (le condizioni storiche, politiche e sociale in cui opera il
giornalismo), è una continua ricerca di un equilibrio tra ciò che è giusto dire, ciò che non lo è, ciò
che è interessante, ciò che non lo è, dire ciò che si puo’ o anche ciò che non si puo’.
GENERI GIORNALISTICI
• Hard news: ‘notizie vere e proprie’: fatti di cronaca, attualità, politica, economia, che hanno una
certa rilevanza per la popolazione e necessitano di essere comunicate tempestivamente e in modo
dettagliato. Per la radio e la tv vengono infatti presentate al pubblico contemporaneamente o poco
dopo l’evento, i quotidiani invece sono costretti a far prevalere sulla tempestività la logica
dell’approfondimento.
• Soft news: ‘notizie di alleggerimento’ , riguardano aree tematiche meno importanti, come
approfondimenti di fatti di gossip, cronaca rosa, curiosità sul mondo dello spettacolo. Se ben
utilizzate possono fungere da esca per attirare il pubblico verso altri contenuti
Il genere è un etichetta che si dà ad una tipologia mediale per essere riconosciuta sia dagli emittenti
che dai riceventi. È possibile quindi classificare le notizie in base alle tematiche affrontate ma anche
l’utilizzo di una forma linguistica o di un metodo narrativo specifico determinano l’area di
competenza della notizia (anche se ci sono molteplici zone di intersezione).
(gatekeeping: il meccanismo con cui avvengono le scelte nel lavoro mediale, come il lasciare
filtrare una determinata notizia oppure no, attraverso i cancelli,gates, di un mezzo di informazione).
Newsmaking significa “produzione di notizie” ma è anche una branca della sociologia della
comunicazione che si occupa di studiare: l’influenza della società sul sistema mediale;
l’organizzazione e prestazione del contenuto mediale; l’influenza dei media sulla società e sugli
individui. Il newsmaking si articola in 4 fasi consequenziali:
1. La selezione: scelta del materiale notiziabile Il giornalista, per conto del proprio pubblico, opera
delle scelte precise sottoponendo alla collettività quei fatti che lui o la testa per cui lavora, ritengono
essere notiziabili. Il gatekeeper è proprio la figura del giornalista che seleziona i fatti destinati a
diventare notizia, filtrando quindi ciò che dovrà diventare argomenti di discussione per l’opinione
pubblica. Secondo McQuail il gatekeeper svolge un ruolo sociale: ha il potere di dare o negare
l’accesso a voci differenti della società e per questo diventa luogo di conflitto. White studiò il
lavoro dei caporedattori per capire meglio i meccanismi che influenzavano la selezione delle notizie
e arrivò alla conclusione che i gatekeepers hanno un ruolo fondamentale. Tuttavia dalle loro
motivazioni emergevano criteri di scelta ampiamente soggettivi, basati sulle loro esperienze e
aspettative dunque si poneva il problema di una scelta individuale ma al tempo stesso collettiva.
Infatti con il passare del tempo quelle che erano state delle scelte individuali si istituzionalizzarono
diventando dinamiche di gruppo, per questo Abrhaam Bass agli inizi degli anni ’60 ha diviso
l’attività di gatekeeping in 2 fasi:
La scelta del giornalista non è però totalmente autonomia, ma segue la scia di principi guida
generali, astratti e universalmente accettati da chi compie questo lavoro.
Per diventare notizia un fatto deve avere 3 costanti (i big news values):
1. La singolarità: intesa come novità, eccezionalità rispetto al normale, cioè capacità di suscitare
stupore e attenzione
2. L’attualità: capacità del fatto di essere al centro dell’attenzione e rimanerci. Ciò che si riferisce
al presente o al recentissimo passato
La notiziabilità si articola poi su 3 piani: il piano assiologico (big news valaues), il piano ideologico
(valori notizia intermedi e i fattori notizia) e il piano empirico (la totalità dei criteri di selezione del
materiale notiziabile).
Altri elementi rilevanti, ma che non possono essere classificati come big values news si trovano ad
uno stadio intermedio:
• La semplificazione: la tendenza a far diventare notizia ciò che puo’ essere raccontato. Questo
termini puo’ anche essere considerato come il risultato di un operazione giornalistica che riduce
tutto a pochi ed essenziali concetti.
• Sensazionalismo: ricerca di entrare in relazione con la sfera emotiva delle persone più che con
quella cognitiva. Galtung e Ruge hanno invece analizzato altri valori intermedi rendendosi conto di
quanto il contesto sociale influisse sulla notiziabilità di un evento:
• La frequenza: la tempestività e la novità del fatto. Tenderanno a diventare notizia quei fatti
accaduti da poco
• La soglia: un ostacolo che deve essere superato dall’accadimento per diventare notizia. Si riferisce
al numero e alla tipologia di persone coinvolte, ovviamente questa è una variabile molto relativa.
• La consonanza: quanto più quel fatto rispetta le aspettative del pubblico tanto più quel fatto sarà
notiziabile
• Novità: è l’opposto della consonanza ma è possibile una convivenza trai due: all’interno di ciò che
è consonante puo’ essere selezionato ciò che è inaspettato
• La continuità: ci sono notizie che seguono un lungo filo narrativo e che proseguono nel tempo.
• Il riferimento a nazioni d’èlite: ciò che succede nei Paesi più e grandi e sviluppati è destinato a
fare notizia di più di ciò che accade nei Paesi in via di sviluppo.
• Riferimento a persone d’èlite: le azioni e dichiarazioni di persone note sono più notizia bili di
quelle di altri
• La personificazione: gioca un ruolo più importante nella notiziabilità che sia l’individuo al centro
dell’attenzione e non la massa
• La negatività delle conseguenze: uno scandalo fa notizia più di una buona azione, è qualcosa che
rompe l’ordinario.
I valori notizia devono dunque velocizzare e facilitare il processo di scelta delle notizie essendo
flessibili ma universali. Ma nel processo di selezione gli elementi tirati in ballo sono tanti e c’è il
rischio che i valori notizia diventino un ideologia professionale che si allontanano dagli standard di
notiziabilità di un evento. Infatti i fattori che influenzano maggiormente sono ideologici: che
nascono dal contesto sociale e culturale in cui si realizza l’attività giornalistica (Paesi laici svolgono
un giornalismi differente da quelli con una religione predominante), dipendenti anche dalle
aspettative del pubblico; ci sono poi i fattori organizzativi: specifiche routine burocratiche e
impostazioni di lavoro all’interno della redazione. Mc Quail semplifica i criteri di selezione delle
notizie a 3 categorie: criterio relativo al luogo, al tempo e alla persona.
■ Criterio relativo al luogo: un fatto deve avere una localizzazione geografica: più un evento è
vicino più è notiziabile. È inclusa anche la prossimità sociale e culturale: valutazioni geopolitiche,
geoeconomiche. Infatti pur essendo l’Albania vicina al sud Italia non si parla di questi Paesi ma
piuttosto di altri Paesi europei più distanti geograficamente ma più affini da un punto di vista
culturale. Ovviamente le testate giornalistiche tendono ad avere inviati proprio in quei luoghi che
sono più importanti e interessanti per l’interesse pubblico. I fattori spaziali incidono anche sui
fattori organizzativi della testata suddividendola in redazioni tematiche: redazione politica,
redazione di cronaca, economica.
■ Criterio relativo al tempo: il tentativo è quello di ridurre al minimo la distanza cronologica tra
l’accaduto e il momento in cui è reso noto ( le nuove tecnologie hanno aiutato molto in questo). Si
tratta della tempestività e velocità nel trasformare un fatto in notizia. I differenti mezzi di
comunicazione che hanno modalità di fruizione differenti impongono che gli argomenti vengano
trattati in modo diverso (i contenuti web sono aggiornati continuati e quindi puntano all’essenzialità
della notizia; il giornale deve dunque puntare sull’approfondimento). Proprio in base al tempo sono
state categorizzate alcune notizie
• Soft news: il fattore tempo incide poco, hanno una certa rilevanza nel medio-lungo termine.
• Notizie in via di sviluppo: quei fatti che hanno bisogno di tempo per essere conosciuti appieno,
dunque il pubblico è informato un pezzo alla volta (processi giudiziari)
I valori notizia più importanti per il tempo sono: la frequenza, la novità e l’inaspettatezza. Le notizie
più pianificabili (appuntamenti da seguire con calendarizzazione degli incontri) sono quelle
atemporali: sport, cultura spettacoli, economia mentre le meno pianificabili possono essere la
politica e la cronaca.
■ Criterio relativo alla persona: vi è la tendenza a mettere al centro dell’attenzione più che il fatto
in sé, l’autore, creando la persona-notizia. La personalizzazione degli eventi è la tendenza ad
estrapolare da un fatto notiziabile la storia di un singolo rappresentativa dell’intera vicenda. È la
cronaca politica che più si presta al criterio relativo alla persona: il racconto politico è basato sulla
presentazione dei leader più carismatici e delle loro relazioni più che sulla presentazione di
problemi e soluzioni. La logica dello star system: i media producono e riproducono notizie che
ruotano attorno alla vita di personaggi famosi. Ovviamente gli aspetti positivi ci sono perché si
semplifica la comprensione di fatti che sarebbero potuti rimanere in una zona d’ombra, quindi ben
vengano i processi di personalizzazione in casi di femminicidi, negazioni di diritti, esperienze
negative, regimi totalitari
• Criteri relativi al prodotto: meno la notizia è importante più è difficile la sua accessibilità nelle
routine produttive. I criteri di notiziabilità in questo caso sono:
4. bilanciamento: un evento è tanto più notiziabile se fa parte di una categoria di eventi non
raccontati già.
I materiali relativi ad un fatto variano in base al mezzo di comunicazione scelto per comunicare la
notizia (per la tv è importante avere materiale audiovisivo che dà azione ai fatti; per la radio ci
vuole l’alternanza giornalista- soggetto coinvolto; per una testa online deve esserci ipertestualità).
Non tutte le notizie sono spendibili in tutti i mezzi di comunicazione, il linguaggio fa la differenza:
un convegno scientifico ad esempio è meglio da spiegare sulla carta stampata che in radio o tv.
Diverso è il discorso per i giornali online che riescono a far convergere più linguaggio
contemporaneamente
Il pubblico vive nella notizia e influenza i processi di newsmaking. Per questo ci sono tecniche per
la rivelazione degli ascolti televisivi e radiofonici ed analisi qualitative e quantitative di lettori di
quotidiani. Tecniche che agevolano la scelta di certe informazioni piuttosto che altre. Il rischio è
che altri argomenti importanti ma meno interessanti restino esclusi. I meccanismi per acquisire i
feedback del pubblico sono diversi:
• Auditel: approccio quantitativo è stato messo in discussione da quello qualitativo: misura non solo
l’entità della fruizione ma anche il contesto di riferimento e la capacità del singolo di sviluppare
relazioni. è diventato il metodo per valutare qualunque scelta di palinsesto, giornali compresi.
• Intra-media: la concorrenza tra lo stesso tipo di media È possibile ipotizzare che esse agiscano
contemporaneamente
• Distorsione involontaria strutturale: dettata da vincoli organizzativi del contesto in cui si opera
• competenza tematica: non tutti si possono occupare di tutto, per evitare manipolazioni è
necessario che il giornalista abbia conoscenze specifiche sulla materia assegnatagli;
• competenza interpretativa: liberarsi dal proprio punto di vista per non seguire solo il filone di
notizie che lo rafforzano
La fase di raccolta del materiale notiziabile necessita di un flusso costante e sicuro di notizie, ciò
porta a privilegiare canali di raccolta come le fonti istituzionale e le agenzie di stampa. Fonte
significa “origine di un informazione”. Possono essere:
• fonti ufficiali: è quella fonte che per il ruolo ricoperto, la competenza e la sua responsabilità, è
legittimata ad essere un interlocutore. Es. ufficio stampa Quirinale, un ministero ecc
• fonti ufficiose: ha titolo per dare determinate informazioni ma solo sul piano sostanziale, non
formale. Es. collaboratore di giustizia
• fonte meno specializzata: gli informatori che hanno alcuni giornali nei luoghi dove vi è alta
possibilità che nascono notizie in modo assiduo
• fonti credibili vs non credibili: fonti affidabili dove il criteri per stabilirlo è il tempo e la
mancanza di smentite delle informazioni date da quella fonte
• fonti attive o passive: per il tipo di uso che se ne fa e il rapporto che si crea con il giornalista
• fonti primarie vs secondarie: in base alla possibilità che il giornalista ha di partecipare o meno
gli eventi i media sono sempre alla caccia di contenuti così come i contenuti alla ricerca si spazi per
mostrarsi al pubblico, viene a crearsi così un processo di negoziazione e contrattazione di senso.
Nella scelta di una determinata fonte il giornalista valuta l’autorevolezza della fonte, la credibilità e
l’attendibilità. Cutlin e Center hanno elaborato a tal proposito il teorema delle 7 C:
• credibilità
• comprensione dei contesti: cioè delle logiche di notiziabilità che devono coordinarsi con quelle
del media
• chiarezza
METODO APERTURA-SPALLA-TAGLIO:
Nel raccontare le notizie bisogna tener conto dell’esigenza di raccontare ad un pubblico di massa
unito nella fruizione ma diversificato per interessi e sensibilità. Il trattamento risponde a questa
necessità: il quotidiano deve trattare le storie rispondendo ad una sua struttura madre che
comprende pagine, griglie, spazi. È qui che il trattamento si fonde con la tematizzazione: prima di
decidere il trattamento della notizia questa deve essere decontestualizzata da cornici sociali,
economici o politici e ricontestualizzata dentro i formati editoriali. Il frame è una cornice che ci
permette di organizzare la realtà in categorie. Esistono in questo caso le cornici dei giornalisti e
quelle del pubblico, a volte coincidono, altre volte si scontrano, in quest’ultimo caso la
comunicazione non avrà mai successo perché manca il supporto del ricevente. L’effetto di
framing è una distorsione non intenzionale, parziale e generalizzata della realtà in specifiche
porzioni di realtà rappresentabile. Quando i giornalisti tematizzano una notizia, decidendo come
trattarla, classificano la realtà sulla base di loro cornici cognitive nate dall’esperienza e quindi dalla
memoria pregressa. La categoria ‘malasanità’ è un esempio di frame che racchiude tutte le notizie
che riguardano una cattiva gestione dei sevizi sanitari. Sono due i filoni di ricerca della fase del
trattamento:
LA MEDIAZIONE GIORNALISTICA
Il giornalista è considerato dal sistema sociale e istituzionale come il narratore di fatti veri e
verificabili. La chiave di volta probabilmente va ricercata nel legame tra realtà e mente del
pubblico. Il linguaggio così risulta essere il mezzo di interazione più efficace tra l’individuo e il
mondo.Sapir e Whorf dicevano che il linguaggio determina il pensiero e vi è quindi una
costruzione sociale della realtà. Lo scopo di un buon giornalista dovrebbe essere quello di far
coincidere realtà simbolica e ambiente reale. Dunque la mediazione culturale deve trasformarsi
in media-azione o azione mediatica, 4 fasi:
• osservazione: puo’ essere casuale o sistematica, strutturata. Il secondo caso comporta che ci siano
eventi più esposti di altri
• interpretazione: qui arriva la vera attività di mediazione tra pubblico e realtà. Interpretare
significa attribuire un significato alla realtà letta: intuire propositi, volontà, ansie dei soggetti.
Trasformare un fatto privato in un fatto di pubblico dominio
Secondo la teoria delle transizioni alla cui base vi è il principio di accumulazione, i mezzi di
comunicazione si sono sviluppati nel tessuto sociale senza sovrapporsi, convivendo reciprocamente.
La radio ha aggiunto un nuovo linguaggio non presente nella stampa ma senza sostituirlo, stessa
cosa per la tv anche se ha una forte di condizionamento maggiore e poi con internet. La rivoluzione
digitale ha ridotto tutta la realtà alla logica dei bit, compresa l’informazione: nuove modalità
interattive e ambienti di condivisione dell’informazione che rischiano di mettere in crisi i pilastri
fondamentali su cui si basa l’informazione. 3 modelli:
2. L’advocacy model: una tipologia di giornalismo schierato. Si porta avanti una posizione
culturale ed ideologica di parte
3. Trustee model: modello del giornalista paladino della verità, al servizio esclusivo per l’interesse
dell’opinione pubblica
1. New journalism: elaborato da Wolfe negli anni ’70. • Affermazione della iper-soggettività del
giornalista. È il giornalismo delle opinioni; • Analisi dei problemi oltre alla narrazione della realtà •
Attenzione maggiore ai particolari con tecniche di scrittura più simili al romanzo che al giornalismo
classico
2. Giornalismo investigativo: rivelazione di quei fatti rilevanti per il pubblico ma che solitamente
sono trascurati
3. Giornalismo interpretativo: dagli anni ’90 ancora più market oriented, contaminazione tra
informazione ed intrattenimento, spettacolarizzazione.
• Raccolta: acquisizione di dati relativi ad una questione. I dati possono essere procurati da un
organizzazione, estrapolati da documenti o frutto di sondaggi.
• Comunicazione: quando la raccolta dati ha funzione sociale perché crea una community
• Utilizzo: l’informazione a tanto più valore quanto più vicina è all’azione dell’utente, quindi
quando produce conseguenze sul piano empirico.
Nel data journalism vanno considerati altri 3 aspetti: le news sono prodotti di processi pianificati
che durano giorni o mesi in base alla complessità della storia; il modo di esposizione: devono essere
chiari e verificabili; i modelli di business non riguardano più solo le dinamiche produttive delle
testate, periodici, agenzie ma anche delle testate online, citizen journalism ecc. Si puo’ concludere
dicendo che il Data journalism non nasce all’improvviso ma in modo graduale grazie allo sviluppo
tecnologico e alla maggior partecipazione che hanno rotto la linearità dei classici processi di
newsmaking. L’enorme quantità di dati puo’ essere una condanna o un’opportunità, dipende da
come viene utilizzata. Altro modello è il brand journalism : il marketing per sedurre i potenziali
consumatori ha bisogno di tutte le forme di comunicazione di massa, giornalismo incluso; il
giornalismo dal canto suo ha bisogno delle strategie del marketing per ‘vendere i propri prodotti’
ed arrivare a quei segmenti di mercato sempre più frammentati. La questione è far in modo che pur
in un quadro di interconnessione reciproca, giornalismo e marketing possano mantenere le loro
autonomie. Per spiegare come nasce il brand journalism è necessario spiegare prima cosa sia
il brand content tra le soluzioni operative del marketing: nasce dalla necessità delle aziende di
comunicare i contenuti al pubblico target in modo diverso dalla pubblicità classica (per i tagli agli
investimenti pubblicitari): si ricorre allo storytelling giornalistico e si producono articoli
sponsorizzati dal brand e non necessariamente aventi come oggetto il brand. In poche parole si tratta
di contenuti audiovisivi – ma possono essere anche dei testi cartacei o per il web oppure dei
contenuti radiofonici ecc. –, che non sono spot pubblicitari, bensì contenuti che hanno lo scopo di
veicolare i valori del brand che li ha prodotti. Quindi l’evoluzione del marketing in direzione
dell’evoluzione dello sviluppo dei contenuti attraverso lo storytelling, ha consentito lo sviluppo del
brand jurnalism. In questo modo ci si fida del brand journalism perché chi scrive non vuole vendere
un prodotto o servizio (anche se poi lo scopo ultimo è quello) ma accrescere il valore sociale del
brand.
IL NEOGIORNALISMO TELEVISIVO
L’aumento dei new media, così come l’aumento dello spazio mediatico ha dilatato lo scenario e
aumentato anche i soggetti, sviluppando così una notevole concorrenza che determina poi un
processo di fidelizzazione del pubblico. Negli anni ’80 le emittenti commerciali rompono gli schemi
dei palinsesti: si moltiplica l’offerta, si producono programmi tematizzati creando un meccanismo
che a volte diversifica ed altre omologa i contenuti. Si passa da una televisione pedagogica ad una
che vende prodotti attraverso la pubblicità adattandosi al telespettatore e rincorrendolo. Cambiano i
servizi offerti, i contenuti e i linguaggi usati, si assiste ad una spettacolarizzazione
dell’informazione, a programmi di infotainment che superano i generi tradizionali creando delle
versioni ibride. Nella prima metà degli anni ’90 il linguaggio si fa sempre più diretto assistendo a
forme di teatralizzazione della politica, affollando talk show, individuando nel conduttore una guida
necessaria alla comprensione degli eventi. Le tematiche affrontate diventato sempre più incentrate
sulla vita privata delle persone, la ‘tv realtà’ che si plasma in base alle reazioni e volontà del
pubblico. Cambiano i processi di newsmaking della notizia ed è in questo contesto che nascono
le all news: trasmette ininterrottamente telegiornali e programmi d'approfondimento, spesso in
diretta al fine di ridurre il gap evento- notizia. Caratteristiche all news:
NEWSMAKING: obiettivo è fare in modo che il numero più alto di telespettatori si sintonizzi per
guardare la singola edizione. Il passaggio dall’analogico al digitale ha determinato inoltre il digital
newsmaking: i computer utilizzati dai giornalisti televisivi permettono di ricevere oltre alle
informazioni delle agenzie, anche i video più importanti del giorno, che possono essere archiviati e
personalizzati. Puo’ premontate le notizie elaborando il testo e contemporaneamente vedendo le
immagini video. Alla fine il materiale prodotto essendo già in formato digitale puo’ essere
facilmente trasportabile su altri media o trasmesso su diversi mezzi . Altra questione è la social tv:
le azioni generate sui social in base alla programmazione tv. La tv diventa social ovvero una tv di
condivisione e partecipazione. Il pubblico così puo’ vedere la tv su qualsiasi supporto diventando
nomade, grazie all’interazione tv-internet.
I LINGUAGGI USATI nei telegiornali: un tele cineoperatore puo’ raccontare la realtà che
intende descrivere con un totale o un primissimo piano; puo’ ricorrere poi ad una panoramica o ad
una zoomata.
• Totale: inserirà il soggetto che vuole raccontare all’interno del contesto in cui si trova. Il
significato attribuitogli non potrà prescindere dal modo in cui il soggetto si rapporta con ciò che gli
sta intorno
• Primissimo piano: è il soggetto o oggetto a costruire l’unico strumento per l’attribuzione di senso
• Panoramica: vi è una scrittura per immagini che tende a valorizzare l’insieme a discapito del
particolare mentre
• La zoomata: è una scrittura più accentuata e carica nei toni, volta a far emergere dettagli.
La parola in tv è al servizio delle immagini, per questo gli atti comunicativi, che potrebbero vivere
anche di luce propria, hanno bisogno di essere portati all’interno di percorsi narrativi che mettano in
relazione il passato, il presente e il futuro. La parola è necessaria per legare la narrazione , le
immagini e descrivere i fotomontaggi che sono montati con un ordine e una consequenzialità logica
e temporale. Dividiamo ora la nostra analisi del linguaggio dei telegiornali in:
• LESSICO: si utilizza un elaborazione della lingua italiana scritta e parlata. Il problema del lessico
televisivo è particolarmente rilevante nel momento in cui si devono affrontare argomenti tecnici
come l’economia, sanità, cronaca giudiziaria perché in questi casi il rischio di ipersemplificazione e
banalizzazione dei contenuti è elevato. In quanto si considera non solo il lessico del conduttore o
dell’autore del servizio, ma anche delle persone intervistate o eventuali ospiti in studio
• SINTASSI: le variabili della sintassi dipendono da come si concepiscono gli attori del discorso:
individuali o collettivi
• LA FONETICA: il modo con cui a notizia arriva al pubblico. Esiste il problema della dizione e
del ritmo che cambia in base ai titoli e ai servizi. Il ritmo coincide con la velocità dell’esposizione e
lettura delle notizie
……….. taglio ……
1. Crisi di credibilità dell’informazione: quali sono i motivi della mancata sintonia tra
giornalismo e cittadini
3. Il nesso di causalità tra un atteggiamento cinico del giornalismo nei confronti di chi detiene il
potere e la crisi di credibilità dell’informazione.
Quando si parla del rapporto politica-potere diventa indispensabile ricordare quanto sia cambiato
negli ultimi tempi il concetto di potere. Non si tratta di capire chi tra politica e potere prevalga
sull’altro ma quanto entrambi rendano più densa la loro complessità. È da considerare la
trasformazione, il rifiuto della staticità, il rifugio nella processualità dei processi. Con la parola
potere si intende la capacità di un individuo di produrre effetti nella condotta altrui, per ottenerne
qualche vantaggio. Weber individuò 3 tipologie di potere:
• Potere legale: alla legge sottostanno sia coloro che esercitano il potere che coloro che lo
subiscono
DICOTOMIA PUBBLICO-PRIVATO
Habermas: sostiene che lo sviluppo del capitalismo insieme alla mutazione delle forme istituzionali
del potere politico hanno creato insieme le condizioni di un nuovo tipo di sfera pubblica: la società
civile. Secondo il filosofo tra il regno dell’autorità pubblica e quello privato della società civile si
costituì una nuova sfera pubblica borghese composta da privati cittadini che si incontravano per
dibattere dei temi più importanti dell’epoca e sul modo in cui erano gestiti dal potere. Per pubblico
si intendeva l’insieme delle attività legate allo stato e all’autorità di cui godeva; per privato le
attività o sfere di vita che ne erano escluse. Pubblico è ciò che è accessibile a tutti, ciò che è visibile
mentre privato è tutto ciò che è nascosto alla vista. Oggi si dà grande visibilità al potere e ai
processi decisionali di chi lo detiene anzi tutto sembra essere costruito per avere una
rappresentazione nello spazio pubblico e sia accessibile a tutti come fonte di legittimazione
popolare. Thomson fa una distinzione tra:
• Pubblicità mediata: la possibilità di pubblicare atti del dibattimento tramite la stampa o alti mezzi
di diffusione agendo quindi anche a distanza
1. Più che la vittoria del partito repubblicano è emersa la vittoria dell’imprenditore e dell’uomo che
rappresenta Trump, del tutto estraneo alla politica e votato soprattutto per questo
2. È stato un voto contro le èlite politiche, contro le sue logiche e contro il conformismo. Un voto di
chi si ritiene estraneo alla politica e cova rabbia verso questa
3. La vittoria di Trump è stata la sconfitta di Hillary Clinton in cui il popolo non si è rispecchiato. Si
è voluto rompere il filo di continuità con il passato
4. Un ruolo dominante lo ha avuto la paura dell’immobilismo economico. Molti non si sono fidati di
continuare sullo stesso percorso delineato a partire dalla crisi economica del 2008 e che non aveva
portato a molti miglioramenti. Hanno cercato una visione più nazionalista, a tratti protezionistica
Insomma in una società in cui i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri,
in cui la borghesia è entrata in una seria difficoltà, aver votato un imprenditore di successo ha
portato all’attivazione di un processo di identificazione con chi ha saputo affermarsi nel mondo da
solo
5. L’America sembra aver accantonato la retorica delle pari opportunità di genere, avendo ricevuto
la Clinton pochi voti proprio dalle stesse donne
6. Il risultato ha dimostrato la scarsa capacità dei sondaggi di interpretare il voto dei cittadini: la
vittoria di Trump non era stata prevista da nessuno.
a. Gli strumenti a disposizione per l’elaborazione dei dati sono inadeguati oppure chi viene
interpellato non dice la verità, preferendo custodire nel privato le proprie decisioni elettorali?
8. Un ruolo lo ha giocato anche la questione demografica: la divisione tra bianchi e neri tra
minoranze e maggioranze etniche, tra i cittadini delle metropoli e quelli delle campagne
9. I rapporti Stati Uniti- Italia sono talmente solidi che non subiscono il cambiamento del potere
americano ma molti elettori democratici italiani si dichiarano preoccupati di questa vittoria,
riscuotendo invece consenso negli elettori di centro destra. Inoltre molti italiani hanno dichiarato
che Trump è riuscito a nutrire il sogno americano di essere un grande Paese, dall’altro lato gli
sconfitti sono chi volevano mantenere la stabilità economica o aprire la porta agli immigrati.
10. Le elezioni americane hanno certificato la difficoltà dei media mainstream di interpretare
fenomeni nuovi. La stampa americana non aveva mica previsto la vittoria di Trump anzi aveva
fornite in molti casi una narrazione a favore della Clinton
MEDIA MAINSTREAM: le fonti di informazione ufficiali (giornali o emittenti televisive), spesso
per la maggioranza macchine della propaganda controllate da governi, banche e multinazionali.
Sempre di più quindi le persone preferiscono informarsi su altri mezzi. Nelle società in cui i media
non sono sotto il diretto controllo dello stato la visibilità dei leader politici viene gestita con
maggior cooperazione. Inoltre la visibilità mediatica potrebbe causare anche effetti negativi come le
gaffe, la fuga di notizie, gli scandali. negli scandali viene reso pubblico qualcosa che dovrebbe
rimanere privato. Infatti i politici, così come tutti gli individui non sono in grado di controllare
completamente la propria visibilità con conseguente indebolimento dell’assetto istituzionale,
debolezze dei governi e paralisi politica. Oltre alla nascita di forme di potere che sfruttano a proprio
vantaggio gli scandali o l’indebolimento del rapporto tre elettorato attivo e passivo. Un esempio è
il Movimento 5 stelle di Grillo che ha fatto di internet il luogo del confronto e della partecipazione
aprendo un solco enorme rispetto alle forme di rappresentazione mediata del giornalismo
mainstream. Lo stesso Grillo parla di ‘democrazia diretta’ e cerca consenso nei blog, nei social
network. Il nocciolo della loro politica è il ‘non’, il ‘ciò che non siamo’ ‘ciò che non vogliamo’.
Una classificazione della politica non più divisa tra dex e sin ma tra vecchio e nuovo, tra buoni e
cattivi. Questo nuovo modo di far politica ridefinisce il prima invalicabile limite tra pubblico e
privato nella rappresentazione della politica, allargando le modalità di partecipazione politica che
comportano anche pericoli e distorsioni.
L’OPINIONE PUBBLICA
Un termine che richiama due termini in apparenza contrastanti: l’opinione, qualcosa di puramente
individuale, frutto della soggettività, distante dalla verità; pubblica: fa riferimento alla dimensione
plurale e collettiva. Per Grossi l’opinione pubblica è un processo di interazione e comunicazione
collettiva che si svolge in uno spazio sociale caratterizzato da numerosi referenti, apparati e
organizzazioni (lobby, istituzioni, partiti) e sistemi cognitivi ( valori, preferenze, giudizi) che si
confrontano. Dato che i media sono l’ambiente in cui le opinioni prendono forma, nell’era della
comunicazione politica attraverso i media il passaggio da consenso a dissenso, da fiducia a critica è
molto più rapido del passato. Habermas distingue 3 tipi di opinione pubblica:
• Opinione pubblica borghese: la borghesia reclama al potere politico nuovi spazi di libertà
• Quasi opinione pubblica: crescono organizzazioni che svolgono la funzione di mediazione tra
Stato e cittadini
• L’inclusività: tutti accedono alle informazioni, possono esprimersi • Universalità: non ci sono più
barriere insormontabili • Trasparenza: inedite forme di partecipazione politica e ai governi maggior
sintonia
con i cittadini È emersa dunque la necessità di reinventare il concetto di sfera pubblica a vantaggio
di una sfera pubblica mediata, al di là della mediazione dello Stato
LA DEMOCRAZIA
Etimologicamente significa ‘potere del popolo’ e ‘potere per il popolo’. La definizione puo’ essere
articolata in 5 macrocategorie:
• Definizione procedurale: la garanzia che certe decisioni saranno prese seguendo delle regole
• Definizione massima: alcuni principi generali per garantire il potere del popolo:uguaglianza
e libertà.
• Rispetto delle leggi e del principio di legalità. Con magistratura autonoma e indipendente e un
sistema di informazione diffuso
• Accountability: responsabilità
• Responsiveness: cioè la capacità di chi governa di rispondere alla domande dei Governati
Riguardo al rapporto tra la qualità della democrazia e la qualità dell’informazione in passato era
sufficiente ricorrere a sistemi di circolazione delle idee senza troppi vincoli per dare l’idea di una
buona qualità di democrazia, oggi questo non basta più. Non è più la quantità di notizie disponibili a
far la differenza ma la qualità attraverso la quale l’informazione assolve i suoi ruoli sociali. Questo
rapporto cambia anche in base ai 3 modelli principali di democrazia:
• Democrazia presidenziale: elezione diretta del Capo di Stato come negli Stati Uniti, autonomia
del potere esecutivo da quello legislativo
• Democrazia semipresidenziale: elezione diretta del capo di stato e del Parlamento ma il governo
riceve la fiducia dalle assemblee elettive (Francia e Portogallo)
AGENDA SETTING
“L'agenda-setting è la teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass-media
(mass-news) sull'audience in base alla scelta delle notizie considerate "notiziabili" e allo spazio e
preminenza loro concessa. Il postulato principale dell'Agenda-setting è il salience transfer, cioè il
rendere la notizia saliente rispetto alle altre, quindi indica l'abilità dei mass media a trasferire un
argomento da una agenda privata a quella pubblica d'interesse generale più elevato” wikipedia.
L’agenda setting è una teoria elaborata negli Stati Uniti dai ricercatori McCombs e Shaw dopo aver
attivato un sistema di osservazione delle campagne elettorali per le presidenziali. In sostanza lo
scopo è capire quanto le priorità fissate dalla politica rispecchino quelle indicate dal pubblico da
parte dei media.
• Agenda della politica: stabilire le urgenze su cui operare e una piattaforma tematica su cui
costruire un opinione pubblica il pi possibile favorevole a chi detiene il potere
• Agenda dei media: tramite una critica propositiva o semplice segnalazione di problemi ed
emergenze di cui le responsabilità pubbliche devono occuparsi nell’interesse dei cittadini
• Agenda del pubblico: portavoce delle proprie priorità e preferenze senza grandi mediazioni
politiche o mediatiche Possiamo partire dall’agenda della politica e attraverso la mediazione
dell’agenda dei media, andare a costruire quella del pubblico oppure partire dall’agenda dei media
per definire quella del pubblico passando attraverso quella politica. La questione ruota attorno alla
dominanza di uno sull’altra nei processi democratici di riferimento in cui il rapporto politica-
informazione si sviluppa su parametri qualitativi o quantitativi. Non va sottovalutato che più cresce
il rapporto diretto tra il pubblico e le fonti di informazione, più cresce la sua influenza sulla politica,
senza la mediazione dei media.
LA COMUNICAZIONE POLITICA
Thomson: per comunicazione di massa si intende un tipo di comunicazione che permette che certi
prodotti siano accessibili ad una pluralità di destinatari. Si tratta quindi di una produzione di merci
simboliche attraverso la trasmissione di informazioni e contenuti simbolici che diventano pubblici.
• Il modello dell’allocuzione dei vecchi mezzi di comunicazione prevede un flusso da uno a molti,
unidirezionale con scarsa possibilità di feedback da parte del pubblico. Successivamente si è passati
al
• Modello della conversazione: flusso a reta, da molti a uno in cui gli individui interagiscono
direttamente tra loro anche senza la mediazione del giornalista
• Modello della consultazione: un individuo cerca informazioni in una memoria centrale come
anche il web, decidendo tempo, luogo e oggetto della ricerca.
Il rapporto tra informazione e politica si allarga o restringe a seconda dei diversi modelli,quindi
occorre distinguere:
• Politics il cui potere sta nell’influenzare gli altri e perseguire obiettivi per la comunità
• Policy riguarda i processi decisionali messi in atto dai governi: programmi, leggi ed azioni
politiche varie
• Modello pubblicistico e dialogico: partendo dal presupposto che i media siano attori dei processi
politici così come lo sono le istituzioni politiche, partiti e cittadini elettori, la comunicazione
politica prende forma dall’interazione di tutti questi attori sociali
• Modello mediatico: assegna ai media un ruolo di cornice o ambiente in cui politici e cittadini si
parlano.
-effetti sul livello di informazione e conoscenza politica: elettori già orientati politicamente
preferiscono fruire di prodotti mediali con marcata identità e quindi schierati.
-effetti sulla valutazione di partiti, candidati e orientamenti di voto: capacità dei media di
convincere gli indecisi ad esprimersi
ad un accordo finale
L’INTERAZIONE MEDIA-POLITICA
Mentre negli altri contesti la stampa si è sviluppata per iniziativa della borghesia commerciale, in
Italia i primi giornali si sono legati all’aristocrazia e al clero, scelta che portò ad una maggiore
attenzione ai temi politici e questioni filosofico-letterali. Il giornalismo rinascimentale ebbe una
spiccata connotazione politica ed elitaria anche per le grandi forme di disuguaglianza dell’epoca
dovute all’assenza della borghesia che in altri contesti invece aveva permesso di creare il concetto
di sfera pubblica. Dopo che nel 1866 l’editore Sonzogno fondò a Milano ‘Il secolo’, cominciò per il
nostro Paese un grande incremento della tiratura dei giornali e alla nascita della testata più
importante per l’epoca: IlCorriere della Sera per iniziativa di Torelli Vollier. Non si puo’ non
ricordare la funzione svolta da Albertini liberale, conservatore antifascista che trasformò il giornale
in un contenitore moderno sulla scia del Times di Londra. Il suo fu un intervento importante che
comportò un effetto a catena: i quotidiani cercano di essere più indipendenti dai partiti. Lo scenario
cambiò con l’avvento di Mussolini: soppressione dei giornali contrari al fascismo, quelli favorevoli
invece vennero usati per costruire il consenso, la fascistizzazione della stampa fu completata poi
nel 1928. Mussolini capì molto bene l’importanza della stampa e del cinema che
concentrò nell’Istituto Luce, una sorta di pre sistema di comunicazione di massa. I giornali
vennero modernizzati: più spazio allo sport per esaltare le doti fisiche, aggiunte rubriche dedicate
alla moda e al cinema. Nel 1946 con la nascita della repubblica con De Gasperi il rapporto
giornalisti e potere rimase, seppur in forme più lievi dal passato, dominato dal sistema istituzionale.
I giornali del partito ritornarono. Con l’arrivo della tv lo scenario cambiò ancora: nei primi anni 50
si creò uno spartiacque enorme con il passato: si modificò la comunicazione politica e anche i
codici narrativi e dei criteri di notiziabilità degli eventi. La tv comportò da un lato un aumento
dell’interesse verso la politica, dall’altro un omologazione culturale che verrà superata negli anni
successivi con l’avvento del secondo canale e il terzo. La Rai, concessionaria del servizio pubblico,
puntò sull’alfabetizzazione del Paese, abituò alla cultura della diversità. Il newsmaking politico
domina nei telegiornali e giornali radio del servizio pubblico. La stampa di massa intanto seppe
canalizzare i suoi sforzi verso nuovi editori con interesse più ampi. Nel 1956 grazie ai finanziamenti
Eni e Iri nacque ‘Il Giorno’ che si dichiarò favorevole all’intervento statale nell’economia. Anche
il linguaggio televisivo ha cominciato ad essere meno formale, vicino al lessico del ceto medio.
Inevitabilmente aumentò la politicizzazione dei giornalisti come consolidamento della
democratizzazione della stampa. Il Corriere della Sera di Ottone spostò verso sinistra l’asse
politico dell’informazione diventando più liberale . Nascita del quotidiano La Repubblica su
volontà di Scalfari: un quotidiano dichiaratamente schierato. Riforma del 1975:
• Sottrarre la Rai dal controllo del Governo, significò fare un passo avanti verso il pluralismo,
maggior circolazione di idee, sperimentazione di nuovi format e linguaggi, prodotti più innovativi
Il web ha chiaramente modificato anche la comunicazione politica creando una ragnatela tra gli
utenti anche distanti tra loro per farli comunicare. Degli utenti che hanno diritti civili, sociali e
politici ma che sono anche consumatori e quindi vengono trattati come tali seguendo le logiche
commerciali. Come già detto Beppe Grillo è riuscito a sfruttare veramente appieno il web per fini
politici: ha elaborato un linguaggio dello spettacolo con finalità politiche e ha cominciato a far usare
un linguaggio politico contaminato dai codici dello spettacolo politainment. Anche Renzi si è
avvalso del sostegno dei principali social network adoperando quotidianamente Facebook, Twitter
per stabilire rapporti più diretti con gli elettori.
Al rapporto tra informazione e politica si aggiunge un terzo elemento cioè la giustizia. Un tema
fondamentale che la sociologia del diritto analizza è il rapporto complesso tra sistema giuridico e
politico, economico e cultrale, nella consapevolezza che ognuno di questi è legato anche a quello
mediale. Prima di tutto bisogna distinguere tra diritto naturale: quell’insieme di norme che sono
connesse alla natura stessa dell’uomo; e diritto positivo: l’insieme di Costituzioni degli stati
moderni di codici e norme che costituiscono l’ordinamento giuridico di un Paese. Il
giuspositivismo, a differenza del giusnaturalismo riconosce solo il diritto positivo. Dare un
significato al termine diritto è possibile attraverso due modi:
• In senso soggettivo: per diritto si intende la pretese di qualcuno di vedere affermato qualcosa
Le due modalità sono interdipendenti e interconnesse perché una persona puo’ esercitare una
pretesa (diritto soggettivo) solo se una norma glielo consente. L’intreccio tra media- giustizia e
informazione è evidente se pensiamo che i media devono ricordare tutti i giorni le norme sulla
condotta ed eventuali sanzioni e questo in qualche modo orienta la convivenza sociale. Dal punto di
vista sociologico il diritto indica ciò che va fatto nella dimensione pubblica e per farlo è necessaria
almeno una condizione di non ostilità da parte dei media. Insomma sia se si guarda alla questione
della labilità del confine esistente tra norme consuetudinarie e norme giuridiche, sia se si guarda alla
maggiore o minore capacità del diritto di intercettare le aspettative di regolamentazione nella vita
quotidiana, si fa riferimento al senso comune.
Ci sono stati periodi in cui l’informazione ha contribuito alla crescita della credibilità della
magistratura, come durante il terrorismo degli anni ’70 o la prima fase di Tanentopoli, in altri casi si
è ottenuto l’effetto contrario. In alcuni casi i media si sono inseriti nel confronto politca-
magistratura, in altri è stata la politica a mettersi nella relazione magistratura- giornalismo.
L’eccesso di stereotipi nella rappresentazione della giustizia ha portato ad una sfiducia dei cittadini
nei confronti del sistema giudiziario I giornalismo e la magistratura hanno come elemento in
comune la ricerca della verità. Il problema è che i tempi della giustizia e quello dei media non
coincidono anzi, entrano in collisione. Il potere politico, della magistratura e mediatico dovrebbero
combinarsi e collaborare. Bisogna distinguere:
Questa differenza aumenta ancora di più il divario tra giustizia reale e giustizia percepita e diventata
spettacolo. La tv finisce per creare percorsi extra-procesuali esasperati, generando effetti collaterali
come l’eccesso di protagonismo di magistrati giudicati non più solo per il proprio lavoro ma per la
capacità di rapportarsi con i media
INORMAZIONE E LEGALITÀ
La legalità è la necessità che l’agire degli esseri umani sia conforme alla legge. La legge serve a
stabilire le regole a cui tutti devono attenersi. La società moderna incentivando l’individualismo
finisce per favorire comportamenti sbagliati, egoismi, forme di prevaricazione. Possiamo
concludere che serve un alleanza tra le diverse agenzie educative, consapevoli che la legalità non è
soltanto un insieme di divieti ma l’esito di un processo di partecipazione attiva.
INFORMAZIONE POLITICA
In Italia l’informazione politica non si occupa solo di analizzare i problemi nazionali ma nella
maggior parte dei casi si occupa di cronaca e della gratificazione dei politici che rilasciano
dichiarazioni alla stampa per mostrarsi migliori rispetto ad altri. All’interno della tv le tipologie
narrative utilizzate per parlare di politica sono diverse:
• Il pastone: affrontare temi diversi, legati soltanto dal voler rappresentare la pluralità delle
dichiarazioni politiche. Un minestrone di notizie e commenti
• La nota politica: il racconto ragionato dei fatti, delle posizioni degli esponenti dei partiti il
riferimento ad un tema di politica interna.
• Sistema dei bidoni: due contenitori entrambi autonomi dedicati uno alla maggioranza e l’altro
all’opposizione
• Tecnica del panino: dividere i servizi politici in 3 segmenti strutturati in 3 aree: governo,
opposizione, maggioranza. L’Osservatorio dell’Università di Pavia monitorava il tempo di parola
dei politici nei tg
Nella nostra società odierna i social network stanno assolvendo la funzione un tempo delle agenzie
di stampa, sia perché i social hanno dimostrato una sintonia con le logiche dell’informazione ,ma
anche perché molti giornalisti li usano in prima persona. Anche la politica come detto in precedenza
ha compreso l’importanza strategica specie per comunicare con le fasce più giovani dell’elettorato
per stabilizzare il proprio potere. Anche le agenzie utilizzano twitter e tutti i politici hanno un
profilo face book dove postano anche decisioni politiche.
Nel passaggio dalla società industriale a quella postindustriale, ha creato un sentimento sospeso tra
la sorpresa e il panico: un sentimento di disorientamento. Oggi in fatti manca un modello ideale di
riferimento e questo ha comportato difficoltà nel definire la meta da perseguire. Negli ultimi anni la
politica è stata soprattutto politica economica e l’Europa ha comportato una considerevole stretta
riguardante la spesa pubblica. Le fonti da consultare da parte del giornalismo economico sono: la
Commissione Europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo. Da monitorare in questo caso
sono anche gli atteggiamenti dei singoli Stati rispetto alle politiche economiche programmate in
sedi europee. Nella narrazione giornalistica economica sono presenti molte antonimie:
Alcuni studiosi come Balibar sono convinti che l’Unione Europea sia soltanto il fantasma di uno
stato perché non ha alcun elementi di identificazione efficace; altri come Baumanl’Unione Europea
è uno de tentativi più efficaci per trovare una soluzione locale per problemi globali. Il rapporto tra
economia, politica e informazione porta all’ipotesi della teoria delle dominanze invertite: il potere
di condizionamento dell’economia sulla politica è direttamente proporzionale al potere di
condizionamento esercitato dal giornalismo politico sull’informazione economica (fasi del
newsmaking). Alcuni termini economici:
• Crescita: l’aumento quantitativo del Pil • Sviluppo: maggior produttività che si accompagna alla
crescita • Acrescita: si fa riferimento al benessere come elemento multi sistemico • Decrescita: non
si intende un inversione della curva della crescita, ma un approccio
che vuole tornare ad un livello di produzione sostenibile, soprattutto per l’ambiente In questo senso
si vuole liberare l’Homo oeconomicus dalla dittatura della creazione illimitata di prodotti e dalla
frustrazione che ne deriva. Secondo la teoria dei paradigmi oppositivi si potrebbe persino zone di
contatto tra crescita, acrescita e decrescita. È noto che la politica tenda a rassicurare per non far
perdere la fiducia ai cittadini verso le istituzioni e molti media sono coinvolti in questa operazione
ma la globalizzazione ci immerge di una dimensione più vasta e meno controllabile. Una delle
caratteristiche della comunicazione del mondo moderno è la continua rimedi azione dei contenuti è
l’utilizzo di una narrazione che difficilmente si differenzia in base a temi politici o economici.
Con Sharing economy: si fa riferimento all’economia della condivisione.
Economia = si intende l’insieme delle risorse, delle attività, dell’utilizzo del denaro per ottenere il
massimo vantaggio con il minimo sforzo. A seconda se gli uomini si limitino ad utilizzare le risorse
della natura o aumentino queste risorse producendono di nuove, si puo’ avere un economia attiva o
passiva. E in base ai soggetti coinvolti un economia individuale o collettiva, naturale o monetaria,
nazionale o internazionale. In base alla scelta del tipo di commercio con l’estero: economia liberista
o protezionista. L’economia è anche una scienza sviluppatosi nel 16° secolo per studiare la
produzione, la distribuzione e il consumo delle marci.
-politiche neoliberaliste
-distretti industriali
-policentrismo
-libertà individuale
-libero mercato
-solidarietà e sussidiarietà
-sostenibilità ambientale
-recessione risposta riforme ripresa rilancio rappresentazione nella sfera pubblica mediata
LA CRISI ECONOMICA E IL RUOLO DELLA FINANZA
la crisi economica ebbe inizio nei primi anni del 2000 negli Stati Uniti che aveva un sistema che
favoriva l’erogazione del credito in quanto i tassi di interesse erano molto bassi. Molte finanziarie
avevano concesso mutui superiori al prezzo dell’immobile che si voleva acquistare a soggetti non
sicuri in quanto a solvibilità. 2 conseguenze: i debitori iniziarono a non pagare le rate, le finanziarie
fallirono, i prezzi degli immobili crollarono. La seconda: i titoli tossici, emessi per finanziare questi
mutui fecero sì che la crisi si espanse ovunque. Furono colpiti molti Paesi d’Europa come il
Giappone, la Russia, fallì la grandissima banca americana Lehman Brothers. Dalla finanza la crisi
passò all’economia: il commercio mondiale diminuì notevolmente i volumi di vendita, crisi delle
banche, delle imprese che imposero politiche dell’austerità che alla lunga creano un impatto
recessivo. L’Italia applicò una stretta fiscale molto più pesante degli altri Paesi soprattutto per via
del suo debito pubblico
ALTRE TEMATIZZAZIONI
Vi sono altre forme di narrazione giornalistica riguardo l’economia: per decenni si è fatto ricorso al
racconto di dati che, raccolti in determinati periodi dell’anno, rappresentavano il modo prevalente
per costruire resoconti o analisi macroeconomiche. In particolare si sono utilizzati termini tipici
come inflazione: perdita di valore del denaro e la deflazione: discesa dei prezzi di beni di consumo
a seguito della crisi economica. Il giornalismo economico ha poi dovuto occuparsi molto anche di
pressione fiscale e disoccupazione, specie in periodi pre-elettorali e soprattutto riguardo il
Mezzogiorno. Sono proprio i numeri, il mezzo utilizzato a volte dai giornalisti per spiegare le
situazioni economiche, perché questi se ben analizzati sono più espressivi di molte parole. Il
rapporto informazione-economia e finanza è diventato di continua consultazione. Infatti questo
allargamento dei fruitori della finanza, aumenta le responsabilità dell’informazione riguardo
eventuali rischi o pericoli da schivare. Altro tema sicuramente molto importante è quello
dell’andamento delle Borse
INTERAZIONE MEDIA-ECONOMIA
L’informazione quotidiana e periodica nasce nel 500 proprio come informazione economica tramite
i fogli di notizie commerciali e finanziarie. Il capo stipite del giornalismo economico è considerato
‘ I prezzi delle merci’ uscito ad Amsterdam nel 1585 (ricordiamo la nascita del primo quotidiano
italiano ‘la Nazione’ nel 1859). Il primo prototipo più strutturato fu ‘il Giornale del commercio’ di
Livorno nel 1822 poi il ‘The Economist’ nel 1848. In Italia fino agli anni 60/70 i temi economico-
finanziari erano affidati soltanto alla stampa specializzata. Le cose cambiarono quando l’economia
divenne un genere autonomo proprio all’interno delle pagine dei quotidiani generalisti: sviluppando
un modello di informazione a metà tra esigenze specialistiche e generaliste. Elemento catalizzatore
fu sicuramente il boom, a metà degli anni 80, della Borsa. La diffusione del benessere, la
globalizzazione, la crescita dei liberi professionisti fecero il loro ruolo così come lo slittamento dei
grandi quotidiani verso le logiche narrative e la spettacolarizzazione politica tipiche della tv. Non
bisogna dimenticare inoltre che l’informazione economica- finanziaria puo’ contare anche sui
quotidiani online, telegiornali e giornali radio: Tg1 Economia, Sky tg 24 Economia. Un’offerta
variegata insomma in linea con la multimedialità e ipertestualità
• Quotidiani generalisti: tendono a dare un interpretazione dell’evento con termini tipici della
politica economica
Per cultura si intende l’universo delle conoscenze conoscibili: cinema, teatro, musica arte, costume,
scienza, sport. Settori molti diversi ma che fanno parte del nostro quotidiano e che a seconda di
come vengono interpretati possono dar forma ai valori di un’identità collettiva. Secondo Eli
Wiesel c’è uno stretto legame tra comunicazione e libertà, presupposto imprescindibile
della cultura. Ci informiamo perché vogliamo sapere, vogliamo uscire dal buio, confrontandoci con
altri per avvicinarci il più possibile alla verità. Teoria di ELi Wiesel = Dunque l’informazione e
la comunicazione sono il mezzo per la conoscenza che è il tramite per raggiungere la verità che a
sua volta strumento per avvicinarsi alla libertà, l’unica condizione in cui ci puo’ essere vera
informazione e comunicazione tra le persone un processo circolare.
• Il pubblico televisivo coincide con la totalità della popolazione (97,5%) e aumentano sempre di
più (0,8% all’anno); riguardo le web tv 24,4 %
• Mentre diminuiscono i fruitori di telefonini basic -5%, gli utilizzati di smartphone arrivano al 65%
• Gli utenti della rete arrivano al 73%degli italiani
Gli italiani hanno inoltre evitato di spendere su tutto ma non sui consumi tecnologici: tra il 2007 e il
2015 sono decollate le spese per telefoni (6 miliardi solo nell’ultimo anno) e computer. La spesa per
i libri e giornali si riduce del 39%. Gli italiani hanno speso soldi per informarsi, prenotare viaggi,
acquistare beni e servizi, guardare film o seguire partite di calcio. È ancora molto grande il divario
riguardo il consumo mediatico tra giovani (under 30 circa 96%) e anziani (30%). Il 90% dei giovani
usa smartphone mentre per gli anziani la percentuali crolla al 16%. Riguardo i social network: 2
italiani su 3 ne utilizzano almeno uno
• Youtube
• Molto lontano dalle prime due utenze ma in gran crescita Instagram e whatsapp che dopo la
fusione con Facebook ha avuto un boom: 61 % degli italiani lo usano