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LA NOTIZIA
«La notizia è il resoconto giornalistico di un fatto o avvenimento ritenuto degno di essere portato a conoscenza di un
pubblico» (A. Preziosi).
«La notizia giornalistica è il rapporto su un avvenimento destinato a un pubblico» (Weiss).
«Può fare notizia tutto ciò che è insolito, che non fa parte della quotidianità: news is
what’s different».
S. Russ Mohl, Fare giornalismo.
“Le notizie sono innanzi tutto delle costruzioni discorsive (.. ). La realtà, in quanto tale, si presenta come
un flusso di realtà, di eventi, casi, episodi. Si tratta ogni volta di segmentare questo continuum di fatti,
selezionare eventi e trasformarli in notizie. La notizia è la percezione (o la costruzione) di una rottura
di continuità” (Lo Russo-Violi, Semiotica del testo giornalistico 2004).
• La notizia è una storia: non conosciamo l’evento in sé, ma l’evento diventato notizia, la rappresentazione dell’evento (non è la verità
dell’evento, non è la riproduzione fedele della realtà, ma una sua registrazione e interpretazione)
• È una rottura della quotidianità: imprevedibilità, difformità.
• Non è un’esposizione di prima mano, ma il frutto di un processo di rielaborazione : è scritta con un linguaggio semplice (per un pubblico più ampio); è
prodotto di un processo standardizzato; è frutto di un continuo lavoro di selezione e gerarchizzazione.
• Il giornalista tiene in considerazione il suo pubblico specifico.
>L’informazione
L’informazione può essere uno scambio di sapere orientato a far conoscere (colmare un vuoto informativo) e/o creare opinione.
Tale scambio di sapere presuppone:
- una distanza tra emittente e ricevente;
- deve attenersi a specifiche regole definite nella prassi giornalistica e sancite a livello di regolamentazione dalla legge e dai codici etici.
Bisogna distinguere l’informazione e la comunicazione: nel l’informazione l’emittente ha più potere del destinatario, mentre nella comunicazione c’è un
maggior coinvolgimento tra il mittente e il destinatario che hanno lo stesso potere e c’é la possibilità di feedback)
L’informazione è frutto di una negoziazione, una mediazione fra tre attori (fattori):
1. Fonti
2. Giornalisti
3. Pubblico (il giornalista deve tenere conto del suo pubblico e recepirne le esigenze)
“La selezione non è una particolare o malevola forma di censura. E’ la sostanza stessa del processo informativo. Ogni giorno, ogni
ora, ogni minuto accadono in ogni paese eventi degni di essere riferiti. La costruzione di ciò che, al termine del processo, sarà
definita "informazione" è il risultato, innanzitutto, della cancellazione di una serie innumerevole di eventi dalla possibilità stessa
della loro conoscibilità”.
Tanti studiosi si sono dedicati proprio allo studio del processo di selezione, studio sul processo produttivo del giornalismo cioè sul newsmaking, costruzione
della notizia.
2. Kurt Lewin (1947): ci sono alcune zone del sistema informativo (zone filtro) possono funzionare da “cancello” o da “portiere” decidendo del passaggio
degli eventi da trattare.
Anticipa così il concetto del gatekeeper, “il controllore del flusso dell’informazione, ha il potere di decidere se lasciare passare o bloccare l’informazione” .
Le decisioni del gatekeeper non vengono realizzate tanto sulla base di valutazioni individuali di “notiziabilità”, quanto in relazione a un insieme di valori che
includono criteri professionali, organizzativi come l’efficienza, la velocità..
Le prime ricerche su questo tema, realizzate da David Manning White e Walter Gieber negli anni Cinquanta, dimostravano che la figura del giornalista,
che fungeva anche da gatekeeper, rappresentava l’elemento centrale del modello classico di mediazione giornalistica in cui la negoziazione o processo di
selezione e sintesi che dal fatto porta alla notizia, era di tipo lineare:
il giornalista apprende il fatto da una fonte lo valuta lo diffonde al pubblico
Oggi ci troviamo in un circuito comunicativo interconnesso e interattivo in cui la distinzione tra emittenti e riceventi è sempre più sottile, anche il ruolo del
gatekeeper è cambiato Lo studioso italiano dei media Carlo Sorrentino, distingue tra:
-“Negoziazione situata”: è interna alla redazione, il giornalista è chiamato a definire la rilevanza delle informazioni in suo possesso e decidere la
collocazione e lo spazio da assegnare ad ognuna di esse.
- “Negoziazione di contesto”: coinvolge soggetti esterni quali fonti e pubblico che sono ugualmente abilitati a ricevere e pubblicare informazioni.
Questa evoluzione impone ai giornalisti professionisti di dotarsi di nuove competenze tecnico-professionali in grado di gestire la negoziazione tra
• Le fonti: visto che adesso i giornalisti non sono più gli unici testimoni degli eventi, le fonti possono attirare l’attenzione del pubblico senza mediazioni
oppure limitandosi ad accompagnare la mediazione giornalistica. L’attivismo delle fonti realizza un radicale cambiamento di prospettiva che influisce
nell’organizzazione del lavoro giornalistico di raccolta, selezione, trattamento e diffusione delle notizie.
• La concorrenza: il continuo confronto tra testate influisce nella scelta degli eventi che faranno notizia e induce la redazione a cercare di
prevedere la valutazione di un possibile evento da parte del concorrente
• Il pubblico: da sempre il processo di nascita di una notizia richiede un pubblico interessato a conoscerla e giustificarne la divulgazione. Perciò qualsiasi
gruppo professionale deve immaginare quale sia il suo pubblico.
Nel nuovo ecosistema comunicativo definito dal ruolo attivo del pubblico (che grazie ai network digitali può interagire con le fonti senza nessuna
intermediazione giornalistica) il giornalista può continuare a svolgere il suo ruolo di mediatore se accetta di farlo in un nuovo contesto in cui non ha
più l’esclusiva informativa. Anzi se da una parte il nuovo ecosistema riduce il monopolio della mediazione giornalistica, dall’altra assegna ad essa un
ruolo più nobile e importante: nel selezionare le notizie dal flusso già conosciuto o del conoscibile a tutti, ciò che ritiene significativo e nel
discriminare ciò che è irrilevante, il giornalismo realizza a beneficio del cittadino una costruzione di senso della realtà attraverso due fasi:
I. Nella gerarchizzazione e nella presentazione della notizia, quindi nella ricerca della “newsworthiness” di un fatto (la sua notiziabilità intesa
come ciò che è rilevante e non solo come ciò che interessa al pubblico) La selezione della notizia è un giudizio di rilevanza: si valuta l’attitudine
per trasformare un fatto in una notizia attraverso un processo di decontestualizzazione e di ricontestualizzazione all’interno dei diversi
formati giornalistici (televisione, radio, stampa, web, mobile)
II. Nella sua capacità di offrire utilità: in questo caso si distinguono
3. Kurt Lang e Gladys Lang (1953): studiano il rapporto tra newsmaking e costruzione della realtà: per esempio come i network statunitensi rappresentano la
Convention dei democratici del 1952 e le manifestazioni britanniche contro la guerra in Vietnam?
C’è un’involontaria distorsione della realtà rappresentata dai mass media, spiegata attraverso l’esigenza organizzativa di pianificare il lavoro di copertura
degli eventi: la realtà rappresentata dai mass media è diversa dalla realtà della Convention e delle manifestazioni britanniche. Secondo loro perché i mass media hanno
delle esigenze organizzative, distorcono la realtà in modo involontario, non intenzionale, perché il network ha bisogno di organizzare il lavoro e quindi non fornisce la realtà.
4. David Altheide (1976): I media “creano” la realtà perché il rapporto tra realtà e informazione è risultato di una decostruzione: ogni fatto, per diventare
notizia, deve essere estrapolato dal suo contesto, scomposto sulla scorta dei suoi attributi specifici e ricomposto in base alle esigenze di formato, di genere e di
contenuto legati al mezzo.
La rappresentazione della realtà da parte dei media è il risultato del continuo processo di decontestualizzazione e ricontestualizzazione di eventi notiziabili
che risponde a precise logiche mediali (media logic). Mentre rappresentano la realtà sociale, i media la costruiscono.
Rappresentazione: capacità di un avvenimento di rappresentare una certa realtà sociale, politica ed economica o di
fungere da specchio di un certo atteggiamento culturale che incarna modelli socialmente dominanti.
Più un fatto è rappresentativo dei comportamenti, della mentalità e delle idee di ciascuno di noi, tanto più è suscettibile
di diventare notizia Il pubblico viene sollecitato dalla possibilità di inquadrare lo specifico fatto in un certo contesto
(noto per esperienza diretta o per conoscenza indiretta) e riflettere sulla società in cui vive
Contrapposizione: è la frattura di una realtà che si regge su valori più o meno consolidati che si traducono in
comportamenti prevedibili e visioni stereotipate della realtà.
Quando un fatto è capace di mettere in discussione tale equilibrio e di scuotere l’immaginario collettivo esso s’impone
come rilevante e notiziabile. Il giornalista deve aver la capacità di saper individuare e rappresentare le
contraddizioni sociali, parlando anche controcorrente. Se risulta credibile e autorevole, assolve alla sua funzione di
manutentore civile, di “colui che svela i falsi simulacri della tribù” (Claudio Magris)
Decontestualizzazione: dopo aver deciso quale porzione dalla realtà si vuole riportare
(selezione) gli elementi selezionati vengono estratti dal contesto originale, attribuendo
significati differenti da quelli che veicolavano nel contesto originale.
Oltre a condizionare l’immagine della realtà sociale offerta dai media, le routine produttive produrrebbero una verità alterata. Infatti dagli studi della
Communication Research (che si occupa proprio del rapporto tra verità e notizia e che quindi ha avanzato i primi studi sulla distorsione involontaria) è
emerso che le routine produttive interne all’organizzazione dei media e l’adesione dei giornalisti alla linea politico-editoriale della testata favoriscono la
distorsione involontaria, che al contrario di quella volontaria, è la conseguenza di sottolineare a lungo tempo una certa rappresentazione della realtà
favorendo o penalizzando alcuni aspetti rispetto che altri, costruendo poi un’immagine della realtà incompleta.
Questo significa che non bisogna conoscere solo il sistema di valori a cui fanno riferimento i media o il meccanismo per cui arrivano a proporre una
certa rappresentazione della realtà, ma anche sugli aspetti più tecnico-procedurali
Per esempio: il tornado che il 22 maggio 2011 ha colpito la cittadina di Joplin, nel Missouri, tanto che il “New York Times” non ha aspettato l’edizione
cartacea del giorno dopo, ma viene raccontato in un articolo pubblicato sul proprio sito web dal giornalista Noam Cohen che riassume l’evento nel “lead” o
“attacco giornalistico”, cioè le prime righe dell’articolo che introducono l’articolo.
Il giornalista scrive nel “news desk”, cioè la redazione “attualità” del quotidiano.
Gli elementi che dispone il giornalista non sono di prima mano ma vengono raccolti consultando le varie agenzie giornalistiche, i siti web dei quotidiani locali
del Missouri, i primi servizi mandati in onda dalle redazioni televisive, i servizi delle testate radiofoniche.. infatti Cohen nel suo articolo ha scritto varie volte
“secondo le fonti”, “secondo le cronache” e citando altre fonti. Sono state altrettanto importanti le immagini e i video trasmessi da utenti, come anche
semplici cittadini, che con semplici cellulari e videocamere, documentavano in diretta ciò che stava succedendo sui vari social network.
Il giorno successivo, nell’edizione cartacea del “New York Times” viene pubblicato un altro articolo riguardante il tornado, in cui sempre Cohen scrive gli ultimi
aggiornamenti arrivati in redazione dal Missouri.
Però considerata l’attualità e la drammaticità dell’accaduto, gli enormi danni provocati e l’interesse umano suscitato che poi si è tradotto in termini di
solidarietà e dolore nei confronti delle persone coinvolte e delle vittime, il quotidiano decide di inviare sul posto l’inviato Brian Stelter.
A Joplin, il giornalista raccoglie le testimonianze di un gruppo di “tornado cheasers” (“cacciatori di tornado”, persone che per hobby osservano e filmano
tempeste e tornadi da vicino), intervista meteorologi, sopravvissuti al cataclisma, infermiere che accudiscono i feriti.. Stelter pubblica costantemente gli
aggiornamenti sul suo account Twitter tanto che i suoi tweet rappresentano una cronaca in tempo reale.
In Italia, la notizia viene riportata dai siti web delle maggiori testate giornalistiche che pubblicavano comunque aggiornamenti, mentre nelle edizioni
cartacee la notizia compare solo tra le brevi.
Ma se l’uragano avesse causato la morte di dieci turisti italiani, la notizia negli Stati Uniti non sarebbe cambiata molto, mentre in Italia l’importanza e la
rilevanza della notizia sarebbe cambiata di molto e avrebbe occupato le prime pagine dei quotidiani, sia cartacei sia online, e avrebbe aperto le principali
edizioni dei telegiornali. Se ci fossero state più vittime di una stessa regione, la notizia avrebbe assunto una notevole rilevanza non solo a livello nazionale,
ma anche a livello regionale. Inoltre se si fosse conosciuta la storia particolare di alcune delle vittime, la notizia avrebbe avuto un’ulteriore carica emozionale.
Questo è successo a causa della notiziabilità e dei criteri di notiziabilità
Notiziabilità: caratteristica di un evento che lo rende adatto a essere incluso nel circuito dell’informazione (è legato all’esigenza di trasformare l’imprevisto
in routine: poterlo trattare con delle prassi organizzate senza che la redazione sia in emergenza continua).
Criteri di notiziabilità (news values, valori-notizia): riferimenti di valutazione che governano la selezione e la scelta compiuta attorno alla rilevanza
giornalistica di un fatto o di un fenomeno. Sono stati “scoperti” osservando come i giornalisti lavoravano e sceglievano le notizie nella redazione.
Sono considerati condivisi (anche da altri giornalisti) e difendibili (si può giustificare il perché si è scelto un determinato evento) , ma dipendono anche dal contesto,
epoca storica, cultura..
Nella definizione dei criteri e nel processo di selezione contano:
-la professionalità giornalistica;
-le routine produttive (organizzazione del lavoro nella redazione);
-la considerazione del pubblico.
“Fa notizia” ciò che risponde alle esigenze delle procedure produttive e ai canoni della cultura professionale.
Il celebre slogan, coniato al momento della sua fondazione nel 1851, del “The New York Times” diceva “All the news that’s fit to print” (“Tutte le
notizie che meritano di essere pubblicate”) Tutt’ora questo slogan riassume l’essenza del compito del giornalismo di selezionare gli eventi accaduti
nel mondo, eliminando quelli non ritenuti interessanti, e porli all’attenzione del pubblico. Questo compito era importante nel passato quando il giornalista era
l’unico intermediario tra gli accadimenti dei fatti e la diffusione pubblica, ma lo è ancora in quest’era del web e delle tecnologie connettive: se questa
abbondanza di notizie non fosse selezionata, controllata e analizzata, le informazioni stesse perderebbero di valore e rischierebbero di “annegare nel
mare magnum della quantità”.
In un tempo in cui l’innovazione tecnologica e la diffusione globale di internet e dei social network in cui il tempo della rappresentazione giornalistica e il
tempo del consumo non sono più successivi all’evento, ma coincidono con il tempo della produzione ricostruzione in tempo reale dai vari intermediari
giornalistici, tra cui reporter, redattori, fotografi.. mentre il fatto si sta svolgendo (processo informativo integrato dal lavoro di redazioni televisive e di
testate prestigiose che sono in grado di dare la stessa notizia in diverse forme compatibili con i giornali cartacei e con siti web), è necessario più che mai
analizzare i criteri formulati nella storia del giornalismo che sovrintendono alla definizione del concetto di notizia.
-Mezzo: possibilità di fornire un buon supporto di documentazione e di far coincidere i tempi e il formato della notizia con quello del mezzo
-Qualità del materiale visivo; (che ci siano video o immagini)
-Frequenza dell’avvenimento;
-Formato della notizia (limiti spazio-temporali).