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TEORIE E TECNICHE DELLA COMUNICAZIONE GIORNALISTICA

2019 / 2020
TERZO ANNO – PRIMO SEMESTRE – 6 CFU
ARGOMENTO LEZIONI: Tra informazione e disinformazione: ruolo del giornalismo e tecnica di
composizione nell'epoca della comunicazione diffusa
PROFESSORE: Fertilio Dario

Informazioni sul corso


Il corso è rivolto agli studenti iscritti ai corsi di studio in Scienze umanistiche per la comunicazione
(L-20) e Lingue e letterature europee ed extraeuropee (LM-37).
Presentazione del corso
L'incremento contemporaneo del flusso di informazioni, mettendo in discussione il ruolo
tradizionale del giornalista, gli impone un approccio critico e tecnico di tipo nuovo. Accanto alla
capacità di cogliere la notizia, elaborarla correttamente e comunicarla, è necessaria quella di saper
vagliare, selezionare e utilizzare le fonti. Le "notizie del diavolo" o "fake news", cioè il flusso della
disinformazione, cresce parallelamente a quello dell'informazione corretta, e si sviluppa secondo
modalità che è necessario conoscere. Di qui la necessità, accanto al bagaglio tradizionale, di un
approccio critico a tutto campo, che fondi un vero proprio statuto della qualità culturale e
giornalistica.
E' prevista la partecipazione ad eventi (culturali e non, con la presenza del docente) cui seguirà
facoltativamente la stesura di articoli, recensioni, reportage (di prova).
Prerequisiti
Conoscenza aggiornata dei principali eventi mediatici.
Risultati di apprendimento
Conoscenze: Fruizione corretta dei media e utilizzazione professionale.
Competenze: Il corso si propone di mettere lo studente nelle condizioni di accostarsi
autonomamente a qualsiasi evento o fonte di informazione primaria, in modo da tradurli in
corretta forma giornalistica.
Indicazioni bibliografiche
Unità didattiche A-B (40 ore, 6 CFU) per studenti frequentanti e non frequentanti.
Programma d'esame per studenti frequentanti o non frequentanti
- "Giornali: l'informazione dov'è?" a cura di Dario Antiseri e Giovanni Santambrogio (Rubbettino)
- Dario Fertilio, "Ultime notizie dal diavolo, i segreti della disinformazione dall'antichità alle fake
news" (Guerini)
- Dario Fertilio, "Il Virus Totalitario" (Rubbettino)
- "Giornalismo aumentato" a cura di Giorgio Triani (Franco Angeli)
Prerequisiti e modalità di esame
L'esame consiste in una prova scritta preliminare facoltativa e di una prova orale obbligatoria,
vertenti ad accertare le conoscenze degli studenti sugli argomenti a programma.
Lunedì 30 settembre 2019 -> lezione registrata e seguita interamente.
Presentazione generale del corso.
Venerdì 4 ottobre 2019

La comunicazione, essendo anche una fonte luminosa, porta con sé anche l’aumento dell’ombra.
Da cui la disinformazione come faccia oscura, l’ombra, della comunicazione. L’aumento
esponenziale della quantità di informazioni che noi siamo ormai oggetto e soggetto e che ci
bombarda in maniera costante dalla mattina alla sera porta con sé non soltanto più informazione
ma anche più disinformazione. Siamo sempre bombardati e ricettivi di informazioni. Dunque
abbiamo un sistema di comunicazione pervasivo e potenzialmente totalitario, che ci vuole imporre
le sue informazioni -> il sistema telematico vuole attivare in noi un piacere (a durata breve per
poterlo riattivare). In sostanza è fondamentale sapere di essere costantemente manipolati.
- Domanda: Il giornale cartaceo e il giornale online sono la stessa cosa? Sono simili?
No. O meglio, hanno degli aspetti in comune e degli aspetti di diversità. Leggere e scrivere
un giornale online significa accorciare i tempi di lettura rispetto alla versione cartacea,
proprio per motivi strutturali, perché la lettura su schermo è più corta, prevede cose molto
veloci e argomenti molto diversi. Dunque il giornale online è una forma diversa di
quotidiano, ciò che invece accomuna entrambi è la struttura delle notizie verticale e cioè
gerarchica (vaglio, selezione e ideologizzazione delle notizie).
Quello che noi dobbiamo considerare è che la comunicazione deve per forza avvenire sotto forma
di linguaggio -> quello che prediligiamo nella nostra comunicazione è quello verbale (scritto / ora
le), ma è altrettanto importante anche il linguaggio gestuale. Poi ci sono il linguaggio dei colori
(che ha molto importanza nel linguaggio visivo), l’importanza dei suoni, dei profumi, il tatto
(visione stereoscopica nella scultura, ad esempio).
Di linguaggi, come vediamo, ce ne sono tanti, ma noi ci troviamo davanti a prevalentemente un
linguaggio e una fonte che è la comunicazione scientifica, che normalmente si impone alla nostra
attenzione. Noi riteniamo che la comunicazione scientifica sia qualcosa di quasi indiscutibile e la
accettiamo per tale, salvo lodevoli eccezioni critica di coloro che hanno una certa conoscenza delle
cose e che quindi sanno che non esiste nessuna perfezione nel linguaggio. Il linguaggio scientifico
ha poi come correlato il linguaggio tecnico, che è quello che oggi ci viene somministrato in dosi
veramente da cavalli presso gli spot televisivi (pubblicità case automobilistiche, ad esempio), che si
impone nella nostra mente, pensando che sia in discutibile e quindi lo accettiamo come tale.
Tutti cercano di ottenere mediante il linguaggio tecnico-scientifico l’autorità. Oggi è anche molto
importante e molto imposto parallelamente al linguaggio tecnico scientifico anche quello
economico (spread come termometro della nostra salute / giudizi che arrivano dalle agenzie di
ranting).
Dunque noi abbiamo a che fare con dei linguaggi prevalentemente scientifici, ma anche
tecnologici ed economici, che si impongono autoritariamente sulla nostra vita. Questo stato di
caso viene approfondito da molti studi filosofici -> uno dei più importanti è quello sostenuto da
Emanuele Severino.
Severino sostiene che la scienza sia l’autentica potenza del mondo moderno. E che la scienza e il
suo linguaggio siano quello che guida la forza prevalente, servendosi del capitalismo e
dell’economia per imporre la propria forza e per prevalere su tutti gli altri valori: essa cerca
l’egemonia sociale.
In questa situazione conflittuale in cui le molte forze (socialista, capitalista, comunista,
scientifica…) cercano di conquistare l’egemonia, lo strumento comunicativo (del socialismo, del
capitalismo, del comunismo, della scienza, del cristianesimo, islamismo e così via) può diventare lo
scopo. Tutti gli strumenti che queste potenze mettono in campo per poterci influenzare possono
diventare uno scopo. Severino dice che nessuno può competere con la comunicazione tecnica
oggi, perché scopo della comunicazione tecnica è aumentare la capacità dell’uomo di realizzare
scopi. Dunque la tecnica si pone come strumento che è anche fine, cioè la tecnica si impone come
strumento che vuole impiegare se stessa senza fine, all’infinto, attraverso naturalmente l’impiego
della razionalità e della tecnica scientifica.
Lo scopo della tecnica e della scienza è dire che loro hanno l’egemonia, noi dobbiamo accettarlo e
riconoscerlo. Quello che ci viene imposto è un atteggiamento acritico verso la scienza e la tecnica
stessa -> questo è un paradosso: la scienza e la tecnica dovrebbero essere critiche verso se stesse
per poter migliorare.
Severino dice infatti (e questo è fondamentale) che non vi è scienza senza comunicazione, non vi è
scienza senza linguaggio e il linguaggio è appunto il senso del comunicare -> la scienza e la tecnica
ci comunicano la loro esistenza e la loro potenza. La scienza non è un dono fatto all’uomo di cui
possiamo usufruire liberamente e quando ci serve, no, la scienza è un’imposizione autoritaria, una
potenza che vuole manipolarci.
Il motivo per cui si dice che la scienza è potente è il riconoscimento pubblico di cui la scienza gode.
Questa volontà scientifica vuole che questi eventi diventino di consenso pubblico, mondiale, che
non ci sia discussione. La scienza decide essa stessa in che cosa consista la potenza (cioè la
possibilità di dominare gli altri) e lo decide lei regolando le regole. Noi crediamo di desiderare ciò
che la scienza e la tecnica ci impongono di desiderare e se noi non lo desideriamo, il messaggio
che passa, è che c’è qualcosa che non vada. L’esempio è internet: algoritmi per cui noi ci
ritroviamo sul telefono quello che vogliamo trovarci -> È necessario che la scienza conosca il
dominato.
Il punto è che la comunicazione funziona, e questo è il senso di questo corso, soltanto come
comunicazione critica.
Dunque, riprendendo Severino, il mezzo diventa lo scopo. L’antidoto a questa situazione sarebbe
la buona filosofia, essendo Severino un filosofo. Il robot e il computer riduce la realtà in classi di
modelli del reale, ad esempio i famosi algoritmi, i database (qualcuno sa tutto su di noi e noi,
approfondendo i dati che abbiamo a disposizione, possiamo comunicare certi aspetti).
Tutte queste forze, che ci continuano a circondare, sono comunque potenti forze di
comunicazione. Si tratta di modelli a cui noi siamo soggetti. La scienza e la tecnica sono quelle
attività che l’uomo sviluppa in seguito a dei modelli da lui inventati. Dunque mentre le attività
dell’invenzione sono esclusive dell’uomo, le attività della fabbricazione sono sia dell’uomo che
della macchina algoritmica.
Tutto questo avrà poi un effetto sulla capacità comunicativa. Ecco perché è un errore definire il
giornalismo come quarto potere e la televisione come quinto potere e internet come sesto. Il fatto
è che i poteri in uno stato democratico sono tre: esecutivo, legislativo e giudiziario. Ma il
giornalismo non è un potere, se si pone come potere (e con lui ovviamente la comunicazione)
allora incominciano i guai seri: perché un potere non basato sul popolo è un potere non
democratico. L’informazione non può essere un potere e nemmeno un anti potere.
Potremmo considerare la comunicazione come un grande polmone che diffonde quest’aria di
comunicazione ma che è sempre a rischio di ammalarsi, di inquinamento.
Lunedì 7 ottobre 2019 -> lezione registrata e seguita interamente.
Dimensione dell’analisi filosofica del mondo della comunicazione -> Emanuele Severino già
vent’anni fa si rendeva conto che esiste una continua lotta fra potenze che vogliono conquistare la
comunicazione per poter imporre la propria egemonia sulla società: la scienza è il linguaggio
dominante.
Visione post umana della società -> il robot intende progressivamente imporre la sua lingua e il
suo modo di pensare, per cui non adeguarsi al robot significherebbe interrompere la nostra
comunicazione con il robot stesso. Neo lingua -> 1984 George Orwell (scritto nel 1948): lingua
artificiosamente e forzosamente imposta.
Totalitarismo cibernetico -> Pressione comunicativa enorme con tendenza totalitaria -> internet
vuole accendere in noi continui desideri e piaceri tecnologici che però hanno brevissima durata
per tenerci avvinti al gioco del piacere e delle prestazioni, Queste agenzie che dominano la lingua
e il web sono agenzie di controllo: algoritmo. Pathos tecnico: la tecnologia ci fornisce una forza
continua a cui noi siamo sensibili e avvinti continuamente. Dunque produzione di pathos e
attivazione incessante di desiderio, sono pulsioni infinite. E anche ricerca continua di una nuova
ebrezza. Queste espressioni sono di Nietzsche, scritte nell’800 e oggi sempre attuali. Michel
Foucault definisce tutto questo con il termine bio politica: disciplina della vita che ci viene
proposta dal pensiero dominante.
Entriamo ora nel campo del virus totalitario: Benito Mussolini (fascismo visione totale della vita,
nazionalismo) e Antonio Gramsci (contesta il totalitarismo di Mussolini, per Gramsci il vero
totalitarismo era quello comunista). Lo scopo del virus è quello di espandersi in maniera infinita.
Venerdì 11 ottobre 2019
• Esaminata presenza di “potenze”= forti condizionamenti di cui noi siamo i bersagli che
condizionano sviluppo, scienza e tecnologia + altre potenze che intervengono e
condizionano il nostro universo comunicativo e di cui vogliono egemonia.
• L’operato di scienza e tecnologia non sono indolori, sono forme di condizionamento e
potere che agiscono su di noi, sulla nostra società e sulla nostra comunicazione.
Azione di condizionamento analizzata tramite testo di De Michelis , imperativo categorico che si
impone a noi come obbligo da parte nostra di essere prestanti (ottenere sempre più forte
partecipazione e successo all’interno della rete mediatica + continua attivazione di “piacere”–>
ricerca continua del piacere come forma di condizionamento della rete).
Obiettivo: risvegliare le coscienze di fronte a questa continua omologazione.

IL VIRUS TOTALITARIO:
Idea che queste forze che agiscono potentemente nel mondo della comunicazione determinano
condizionamento tale da poter diventare virale.
Il virus totalitario si serve della comunicazione per affermarsi, gli effetti vengono ingigantiti
dall’interconnessione.
Ogni forma totalitaria di potere e di comunicazione basta su 2 elementi:
1. Elemento arcaico: fa riferimento alle nostre radici in cui desideriamo riconoscerci.
2. Elemento ultramoderno: ci fa sentire perfettamente integrati con gli altri e a passo coi
tempi.
Questo espandersi del virus trova la sua espressione con lo sviluppo della società di massa, col
‘900: solo qui alcuni concetti possono essere diffusi rapidamente e in maniera capillare in tutta la
società. Momento di incubazione: da ricercare nelle trincee della grande guerra. Qui abbiamo
prima mobilitazione totale delle masse e delle coscienze (coinvolgimento della popolazione intera
della macchina bellica). Ernst Junger: tempeste d’acciaio, definisce questa mobilitazione come
Total Mobilmachung (totale mobilitazione delle masse). Industria assoggettata alla macchina da
guerra, tutto incentrato sulla guerra. In questo sradicamento della vita normale delle persone,
messa in discussione dei valori tradizionali, si fonda il virus totalitario comunista e bolscevico
teorizzato da Lenin come “i soviet + elettrificazione” (idea arcaica del villaggio russo trasferito
nella fabbrica + possibilità di trasferire potere di soviet su piano della politica industriale).
Totalitarismo che nasce da condizioni estreme e disperate di moltissimi soldati che vanno incontro
alla morte.
Rivoluzione bolscevica: colpirà grande combattente della grande guerra, anche lui sradicato di
fronte a realtà imprevedibile = Adolf Hitler, si propone di trasferire rivoluzione bolscevica su un
piano diverso, mantenendo alcuni elementi e modificandone altri (che non sono il mito del
proletariato, ma la razza che erediterà la terra, passaggio tra classe e razza con nuova visione di
totalitarismo concorrente). Nazionalsocialismo: modello profondamente spirituale e religioso (=
più seducente per le masse). Razza ariana considerata espressione migliore del piano della natura.
Eliminazione dei parassiti (per Lenin i vecchi monarchici, gli aristocratici...) si trasferisce nella
visione nazionalsocialista nella visione degli ebrei come razza parassita ma non solo di loro. Qui
entra in campo l’evoluzionismo, che stabilisce che l’essere meglio organizzato a sopravvivere
sopravvive eliminando l’inferiore e debole (sembrava andare in appoggio alle teorie
nazionalsocialiste) = origine del mito ariano.
Queste forme totalitarie, che hanno pesantemente influenzato anche la comunicazione di massa,
sono stati fenomeni casuali, paragonabili a terremoto catastrofico: questa visione, di confinare i
totalitarismi nel “secolo breve” ha continuato a consolare l’umanità sul fatto che il peggio fosse
passato. Credenza che “la storia più terribile” fosse finita, l’uomo non avrebbe più ripetuto questi
errori. Visione ingenua, i virus sono sempre esistiti e continueranno a sopravvivere perché il
mondo non è il paradiso (virus totalitario, Dario Fertilio). Marciano al nostro fianco e non ci
lasciano, quelli latenti sembrano lasciarci per un lungo periodo e poi esplodono. Per questo a
lungo non è stato riconosciuto il terzo totalitarismo: il totalitarismo islamista.
Instaurazione dittatura islamista di Ayatollah. Inviato a Tehran e in Iran il filosofo Michael
Foucault, perse la testa anche lui, risultò sedotto dalla spiritualità delle masse e iniziò a inneggiare
alla rivoluzione anche lui.
Virus totalitario che “si maschera da qualcos’altro” e colpisce tutti coloro che non sono in grado di
riconoscerlo –> si manifesta in una forma arcaica mescolata ad una forma ultramoderna.
Commistione che ripete il “morso del virus”, elemento arcaico a cui si richiama: la religione
mussulmana, in particolare interpretazione assoluta e indiscutibile del Corano (dettato da
Maometto ≠ Vangelo, direttamente dettato da Dio –> blasfemo chi lo mette in discussione) e il suo
adattamento pratico alla vita quotidiana. Elemento arcaico = mobilitante per le masse. Valorizzata
la Jihad (guerra santa), sottomissione del fedele... –> per Hitler la bibbia era la rivalsa della razza
ariana verso la razza ebraica (cristo non visto come ebreo ma come ariano durante il
nazionalsocialismo).
Elemento moderno: modernità tecno-economica –> utilizzo sofisticato di internet e delle forme di
comunicazione. Internet come fattore di radicalizzazione e autoradicalizzazione. L’islamismo così
prende di sorpresa l’occidente, convinto che il totalitarismo fosse terminato, lo coglie di sorpresa
–> 11 settembre 2001.
Come questo islamismo radicale agisce con forza? Riproduce in maniera forte (anche
ideologicamente) le premesse dei due virus che lo avevano preceduto. Radicali islamisti avevamo
guardato con ammirazione Hitler. Affinità elettiva tra islamismo radicale e nazionalsocialismo.
Insieme all’affinità con razzismo hitleriano, trova affinità anche con marxismo comunista:
anch’esso ha carica di universalità, rigenerazione e dominio del mondo. Egemonia proletaria come
purificazione del mondo –> diventa il popolo eletto (dell’islam) prende il suo posto nella
rivoluzione islamista.
Conquista dell’universalità dei fedeli, la visione dell’islamismo totalitario trova qui il suo
completamento (paradiso proletario per i comunisti). Dominio assoluto della religione islamica,
finché ultimo infedele non sarà stato convertito il compito dell’islamismo non sarà terminato.
Islamismo = conclusione ideale del totalitarismo novecentesco.
Visione universalistica molto forte –> islamismo radicale, potente forma virale comunicativa in
grado di radicalizzare e comunicare facilmente su base spirituale ai principi di fondo.
Obiettivo di questi totalitarismi: redenzione del mondo attraverso una classe/razza/religione
eletta. Affinità nel fatto che sono: universalistiche, vogliono redimere il mondo, mettono in
discussione la proprietà individuale.
Tre principi del liberalismo classico (Locke) = libertà di vivere, scegliere e possedere. Tutti i
totalitarismi mettono in discussione la proprietà.
Distinzione con visioni autoritarie delle visioni totalitarie:
Il regime autoritario impone il potere del suo partito, in tutte le forme della vita pubblica
(compresa mobilitazione delle masse nelle grandi manifestazioni pubbliche). Lo stato autoritario
impone adesione formale, il totalitarismo controlla ciò che fai in casa e ci riesce attraverso unità di
quartiere di controllo.
Il totalitarismo entra nella vita privata delle persone, controlla adesione personale e mentale ai
principi dello stato totalitario –> chi non aderisce = sospetto, passibile d’arresto. Lo stato
autoritario “si ferma sulla soglia di casa”.
Idea che in fondo, questa grande cavalcata attraverso i secoli, serva a dare un senso alla storia
(che di per sé non ce l’ha). Mobilitazione nel presente per rimuovere idea del grande nulla che ci
circonda in tutte le forme totalitarie –> grande pericolo a cui dobbiamo sfuggire.
I fratelli musulmani (espressione islamismo radicale): teoria gramsciana dell’egemonia (?) –>
islamismo radical-gramsciano, egemonia che si manifesta attraverso progressiva occupazione della
società.
Islamismo radicale = viralità del fenomeno + non sempre “gli anticorpi” sono presenti –> per
tempo noi occidentali ci siamo cullati nell’illusione che il peggio fosse passato. Il virus ha bisogno di
“materiale di combustione”: deve essere sempre abbondante perché il virus totalitario non può
fermarsi, altrimenti perde la sua efficacia. Con che materiale di combustione si è giovato
l’islamismo radicale? Il corano e la pietà islamica. Il modo per contrastare il virus totalitario è
affamarlo = sottrargli materiale di combustione.
Risposta da trovarsi su vari piani:
1. Piano militare: prosegue la sua avanzata finché qualcuno non lo ferma. Il pacifismo
integrale risulta una forma di rassegnazione al totalitarismo.
2. Forma politica- diplomatica: non deve essere dubbia/ambigua sulle sue finalità anche
totalitarie.
3. Battaglia culturale: individuazione del nemico, del suo percorso, la sua confutazione.
Aspetto più importante, che spesso viene purtroppo sottovalutato.
Certe forme ideologiche totalitarie possono essere “ibride”: solidarietà storiche tra islamismo
radicale e razzismo nazionalsocialista, tra islamismo radicale e marxismo. Non sempre ottengono
espansione universale come i non ibridi.
• Primo grande genocidio del ‘900: genocidio armeno –> avvenne come forma pre totalitaria
ma per fusione ibrida (elemento arcaico: imperialismo ottomano + elemento moderno:
nazionalsocialsmo prussiano).
• Centro-est Europa: nazicomunsimo. Forma ideologica ibrida, che oggi ha trovato terreno
fertile nei paesi post comunisti. L’attuale dittatore democratico Luka Shenka (?) ha lodato
la pulizia etnica di Hitler e contemporaneamente è d’accordo con visione comunista (?). Ha
messo in atto dittatura di tipo nazicomunista in Bielorussia. Cosa simile avvenne in Serbia:
superiorità Serbia e comunismo jugoslavo (?). Forza portante di Putin in Russia anche, forte
componente che lo appoggia è quella nazicomunista –> dove c’è un russo c’è la Russia,
quindi posso invadere la Crimea ad esempio, più nostalgia dell’imperialismo sovietico.
• Altra forma di paratotlitarsimo: il terzomondismo (in America Latina).
Es: regime di Daròn in Argentina. In Perù il movimento terroristico “sendero luminoso”
combina forme di arcaismo biblico (?) con forme di terrorismo marxista leninista. La
Cambogia: altro esempio di terzomondismo sui generis (antichi valori della Cambogia pre
arcaica, preistorica, con precetti del comunismo marxista leninista –> risultò in olocausto
cambogiano):
Serie di fenomeni pretotalitari: non hanno modo di espandersi oltre area regionale, ma anche
nella loro dimensione riescono ad applicare principi dettati da virus totalitari.
Lunedì 14 ottobre 2019 -> lezione seguita interamente e registrata.
Ricapitolando:
- senza approccio critico non siamo dei comunicatori
- quando esaminiamo qualcosa che ci viene proposto siamo persone scomode
- forme virali con dimensione universalistica
- forme virali ibride
"Il totalitarismo è una cosa lontana da noi? È il nostro nemico conosciuto? Noi siamo esenti da
questo totalitarismo?"
Noi non ne siamo esenti dalle forme virali almeno quelle pre totalitarie. Anche noi ci troviamo su
un territorio vulnerabile e il rischio è quello di esserne infettati senza rendercene conto. Se siamo
infettati, infetteremo anche gli altri.
Ci sono vari segni da considerare -> tecnocrazia (algocrazia)-> creazioni di bisogni.
Abbiamo questa potenza scientifica tecnocratica che vuole imporci il suo dominio attraverso
l'imposizione di bisogni. Non possiamo ovviamente demonizzare i bisogni.
La faccia oscura dei bisogni è però quella della contaminazione e schiavizzazione.
Ci sono bisogni in parte veri e in parte indotti (spesso dalla rete).
Questo bisogni devono essere soddisfatti e quindi li traduciamo in richiesta di diritti -> da bisogno
a diritto -> ho bisogno di quella cosa è quindi ne ho diritto -> dato che il diritto non è astratto, esso
deve essere codificato dalla legge. I diritti devono moltiplicarsi adattandosi ai desideri soggettivi,
ogni soggetto ha diritto a quello che chiede. Diritti che si moltiplicano all'infinito.
Il problema che la moltiplicazione di diritti riduce lo spazio di libertà (es: se io in una stanza in
presenza di altre persone ho il diritto di parlare, riduco lo spazio di parola egli altri).
Cosa succede quando in una società ci sono milioni di diritti e questi essendo tra di loro configgenti
non possono essere realizzati?
C'è bisogno di un buon legislatore che deve decidere quali possono essere esercitati e quali no.
La dittatura dei diritti è la necessità di un'imposizione dei diritti giusti e non giusti.
Nella comunicazione universale si affaccia un grande valore -> sappiamo che i valori fondanti del
pensiero liberale di Locke sono la libertà di vivere, scegliere e possedere.
Se avviene assolutizzazione del principio della vita -> se la vita diventa qualcosa che non possa
essere messa in discussione -> risultato: preservare la propria vita -> "la banalità del male" della
Harendt; se la vita è principio indiscutibile, dobbiamo considerare che tutto è possibile per la
preservazione della vita -> dobbiamo immaginare la nostra vita infinita e sotto controllo.
L'eugenetica (controllo della qualità del feto) diventa legittima, quello che conta è la qualità della
vita. La vita diventa l'elemento fondamentale a cui noi ci dobbiamo riferire. Senza questa noi non
abbiamo alcun tessuto connettivo. La vita si impone inoltre sulla morte, riteniamo che la vita possa
decidere su chi deve morire.
Questo grande mito della vita che ha sicuramente origini pagane, diventa una delle grandi forme
di totalitarismo pre totalitario. Su questa base possiamo considerare una serie di ideologie, di
diritti che si vanno consolidando in ideologie (da bisogno a diritti a ideologie).
Abbiamo forme di collettivismo -> affermazione dei diritti di un gruppo (religioso, sociologico,
omosessuale...). Più si allargano queste forme collettiviste, più si restringono le libertà individuali.
Noi dobbiamo mettere in discussione criticamente tutte le forme di collettivismo che ci vengono
proposte e sviluppare la critica individuale, la capacità di mettere in discussione con un articolo
queste verità ufficiali perché la loro egemonia è il rischio fondamentale di questa forma pre
totalitaria (chiamata iper radicalismo).
Un altro tipo di ideologia collettivista è quella no border -> non ci sono più confini, c'è solo un
mondo iper connesso, in cui tutti hanno diritto a tutto.
A proposito del mito della vita abbiamo un'altra grande manipolazione cioè quella dell'essere
umano, il prolungamento artificiale della sua vita -> corpo conservato, ibernato e poi risvegliato
ecc...
GIORNALI: L'INFORMAZIONE DOV'È?
Il discorso si sposta dalla comunicazione in senso generale a un senso più specifico.
Contrasto fra legge del mercato e legge dell'informazione critica: la legge del mercato è un altro
degli elementi pre totalitari. Il problema del mercato è la regolazione, la sua capacità di essere
equilibrato e controllato. C'è un passaggio esplicitato nel testo in cui dobbiamo considerare come
comportarci, come essere dei buoni comunicatori. C'è la possibilità di una comunicazione
oggettiva e una obiettiva. Su questo ci sono diverse scuole di pensiero:
• Umberto Eco sosteneva che l'oggettività è un mito e come tale deve essere dissacrata.
• Popper sosteneva che l'oggettività è un'apertura scientifica, con possibilità di confutazione
dell'informazione. Se la scienza si può sottoporre a critica (mentre la religione non si può
falsificare perché non è scientifica), allora è vera o falsa quando si hanno le prove. Le prove
sono la possibilità di verificare le fonti anche attraverso internet. L'obiettività è
atteggiamento morale e individuale, per cui io mi impongo di essere obiettivo.
Queste sono tesi legate al dibattito del 900.
L'oggettività può essere un principio morale ma non perseguibile. L'obiettività consente alla
persona di giungere alla sua conclusione, alla sua notizia. Saremo veramente obiettivi quando
lasceremo la possibilità a chi ci ascolta di fare le sue considerazioni che possono essere l'opposto
delle nostre.
Capitolo della semiologia (capitolo pag. 59):
Semiologia -> scienza dei semi, la coscienza del fatto che il fatto viene per forza sostituito da un
segno (se parlo di una malattia, non posso mettere la malattia sulla carta ma la devo sostituirei
con un segno che può essere verbale, un'immagine...). È il segno di chi ha scritto quel segno (c'è
qualcuno che nel segno ci mette del suo). Ad esempio -> test psicologici: ci sono una serie di
risposte e poi fare la somma di quello che salta fuori. Il test è fatto dallo pseudopsicologo, bisogna
capire cosa attribuisce questo pseudopsicologo a un determinato segno.
Il segno è la testimonianza di chi è intervenuto e ha dato corpo al fatto. Il segno non è un fatto
oggettivo ma è qualcosa che va interpretato. Potrebbe essere obiettivo ma può anche non esserlo.
Diffidenza critica rispetto al segno, qualsiasi segno è sospetto, dubbio. Quando spiraliamo dal
segno al fatto, noi risaliamo a chi ha scritto quel segno.
Doppia direzione -> da chi comunica verso il ricettore della sua comunicazione e dal ricettore verso
il comunicatore.
Tipo di comunicazione diffusa a livello giornalistico e professionale:
Teoria del conflitto e dell'ascensore -> Paolo Neri, direttore a due riprese del corriere della sera.
• Teoria del conflitto: teorizzò il conflitto come strumento per catturare il lettore, devo
creare un conflitto allo scopo che il pubblico partecipi. Dobbiamo ricreare il conflitto a
livello comunicativo. Se riceviamo una notizia, noi dovremmo sottoporla a gente che la
pensa in modo diverso per generare conflitto. Questa idea è molto bella perché aumenta il
coinvolgimento del pubblico ma anche pericolosa perché noi saremo i registi del conflitto.
Se c'è disuguaglianza fra le due tesi, allora non va bene e c'è disinformazione (notizia del
diavolo). Altro metodo è quello di concedere a uno dei contendenti la facoltà di
interrompere l'altro, ma quando l'altro cerca di interrompere il primo invece lo si ferma.
• Teoria dell'ascensore: commistione fra alto e basso (personaggio elevato e basso)-> crea
cortocircuito informatico che suscita interesse. Ad es: fare parlare il filosofo di moda e fare
parlare la stilista di filosofia.
Cosa dobbiamo prendere in considerazione -> efficacia della comunicazione e rischi legati a questi
processi.
Mentre nell'ambito di società totalitarie chiuse discendono dall'alto forme che devono essere
accettate, dal basso giungono forme che hanno vita breve e fatalmente si sfaldano in illusioni,
leggende metropolitane.
In ambito autoritario -> occupazione del potere ufficiale, si richiede di non disturbare il
conducente e di marciare quando si chiede di marciare.
Nel contesto democratico della società aperta c'è meno controllo, tutto è aperto. L'unica tenuta
sotto controllo è la critica individuale.
Mercoledì 16 ottobre 2019
Ricapitolando:
- Distinzione tra utopia e ideologia: utopia -> immaginazione di un altro luogo, qualcosa di
positivo. Passaggio da utopia a ideologia -> movimento che parte da utopia individuale
(sogno), affermazione di questa utopia nella pratica. Quando l'utopia viene imposta come
necessario da realizzare si solidifica in ideologia in un processo autosugellante. L'ideologia
è una bestia feroce che non risparmia nessuno se si mette in moto.
- Ruolo delle religioni nella comunicazione: cristianesimo, ebraismo e islamismo. Religioni
come espressione primarie dell'uomo. Distinzione fra spazio profano e sacro è alla base
dello sviluppo dell'umanità preistorica. Il problema è quando si passa all'uso delle religioni.
Non c'è un vero interesse per la religione in senso tale ma solo uno sfruttamento ai fini
totalitari. I grandi totalitarismi utilizzano una versione amputata dei testi sacri religiosi
(nazionalsocialismo -> cristo come ariano che rompe con la tradizione ebraica; comunismo
-> mondo mondano del popolo eletto; islamismo -> Corano interpretato in maniera
unilaterale). Testi interpretabili in modo diverso, opposto -> ci sono nella Bibbia e nel
Corano delle esortazioni allo sterminio del nemico ma anche esortazioni alla fratellanza ->
questo è facile per chi vuole imporre un totalitarismo, poiché amputa la parte più scomoda
lasciando invece la parte interessata.
- Pre totalitarismo in ambito democratico e liberale -> "virus dal volto liberale" -> quindi
anche le democrazie occidentali sono in stato pre totalitario? Sono suscettibili e vulnerabili
e lo sono ancora di più delle altre società totalitarie perché la comunicazione rende più
difficili i controlli. Radicalismo di massa -> si fonda su moltiplicazione dei bisogni -> diritti.
Aspetto di manipolazione dell'essere umano, la possibilità tipica della società iper
capitalistica di intervenire su ogni aspetto della società e della comunità.
- Sovranismo -> totale sovranità democratica di ogni singolo stato.
- Sono tutti fenomeni occidentali che si contendono il potere e che non sono tolleranti
rispetto al dissenso e che tendono a solidificarsi in ideologie.
- Il sovranismo e il mass radicalismo sono in conflitto fra loro.
- Semiologia -> il segno non è la cosa, è un segno che simboleggia la cosa. Bisogna
riconoscere l'autore del segno e perché l'ha messo. Il segno può essere del tutto arbitrario
rispetto alla cosa.
Dibattito tra oggettivo e obiettivo: l'obiettività consiste a essere aperti a tutto. L'oggettività invece
prevede che l'informazione debba essere verificabile e quindi anche falsificabile. Questo viene
contestato da alcuni, secondo alcuni l'oggettività è un'ideologia. Altri sostengono che il problema
può essere risolto tramite una distinzione fra giornalismo informativo e giornalismo di opinione ->
quando si informa si è oggettivi, quando si dà un'opinione si può essere soggettivi e parziali.
Non c'è una vera differenza fra informazione e opinione. Questo mito della contrapposizione fra
oggettività e obiettività è molto legato al 900.
Quello su cui ci concentriamo -> diversa forma di obiettività che fornisce al lettore gli strumenti
utili per farsi un'opinione diversa rispetto all'informazione data.
Costruttivismo: ha a che fare con il virus totalitario. Termine usato dalla scuola filosofica di Vienna
di inizio 900 che ha sottoposto a critica queste ideologia. Tra i membri vi è Popper. È un fenomeno
tipico delle società aperte occidentali -> si può costruire una società perché sia più bella, più pulita,
più tutto -> costruire un progetto e applicarlo. Questo concetto è affine con l'idea del controllo
totale, della manipolazione. Tutte le forme di costruttivismo hanno un peso. Questa forma di
costruzione impone che si faccia in un modo e non in un altro negli anni a seguire. Costruisco una
serie di leggi che spingono l'uomo ad adattarsi e ad agire in un certo modo. Se io li costringo con
multe, detenzioni, incentivi, io cambio la natura umana, la miglioro, non perché il singolo si
impone un miglioramento ma perché è un miglioramento imposto da fuori.
Es: il fumo è un male -> punisco severamente chiunque fumi -> anche se una persona fuma
all'aperto, io glielo vieto per il suo bene. Questo tende a solidificarsi come ideologia pervasiva.
C'è l'aspetto ancora più perverso che è quello rovesciato -> se io penso che la società possa essere
cambiata socialmente, posso pensare che la società che adesso non mi piace sia stata costruita da
qualcuno prima di me -> teoria complottista (es: caduta delle torri gemelle -> sono stati gli stessi
americani).

ULTIME NOTIZIE DAL DIAVOLO


Autoritarismo e censura: affermazione di forme autoritarie che impongono diverse forme di
censura per garantire il loro potere. Ciò che colpisce è là contemporaneità di queste forme; es:
- Hong Kong -> regole della democrazia contestate tramite minacce ma anche tramite una
ideologia della repressione comunicativa. È stata teorizzata in maniera cruda.
- Turchia -> guerra in corso dichiarata. Il dissenso viene ghettizzato e sottoposto a forme di
censura e repressione. La Turchia chiede di entrare in UE però sottoposta a processo
regressivo; adesso non nasconde più il suo intento autoritario nella comunicazione. La
repressione e la censura si stanno affermando, non riducendo.
- Russia -> ideologia nazicomunista che è una delle componenti di Putin.
- Catalogna -> popolo in piazza che chiede l'indipendenza. Abbiamo forme di repressione
anche comunicativa da parte di un regime democratico.
Siamo continuamente soggetti a forme di repressione comunicativa.
Queste forme di autoritarismo e censura sono attuali, purtroppo i margini di libertà comunicativa
si stanno riducendo.
La comunicazione utopica può trasformarsi in ideologia? Si, poiché non c'è libertà senza limiti,
altrimenti sarebbe tutto caos primordiale.
Esiste la comunicazione perfetta? Sì, San Tommaso d'Aquino riteneva che la comunicazione
perfetta derivasse dagli angeli. L'angelo è quello che noi vorremo essere, annunciatori perfetti.
Tommaso dice che non hanno però perfetta conoscenza del cuore umano -> l'angelo comunica
con noi solo se noi vogliamo comunicare con lui. Dio conosce la comunicazione intima del cuore
umano, l'angelo invece la comunicazione volontaria. Es: Maria di Nazaret accetta la comunicazione
con l'angelo.
Il diavolo invece è il contrario dell'angelo. Il diavolo è il padre della menzogna, colui che rovescia la
verità. C'è sempre una volontà perversa, negativa e malvagia, nel mettere in moto le false
comunicazioni. Si tratta di una scelta immorale, rovesciare il processo comunicativo inquinandolo.
La morale ci consente di prendere una posizione. Siamo chiamati a una presa di posizione morale.
Quanto più aumentano le fonti formative, quanto più la iper connessione ci tuffano in un mare di
informazioni, tanto più aumentano le notizie del diavolo. Quando ci troviamo a che fare con una
notizia del diavolo proviamo un vago senso di disagio, c'è qualcosa che manca ma non siamo
abituati a capire perché. Quando ci si abitua a ciò può scattare l'indignazione legata a qualcosa che
noi scopriamo essere menzognero e che questa menzogna voglia essere imposta come vera.
L'indignazione è qualcosa di positivo.
Venerdì 18 ottobre 2019
Qual è il rapporto tra religioni e totalitarismo?
Il virus totalitario ha un rapporto molto strumentale e pragmatico con le religioni. Le religioni
totalitarie non sono “autentiche”: sfruttano il materiale religioso ai fini della propria espansione,
vittoria e dominio. Per loro è indifferente servirsi di Antico Testamento, Vangelo, Corano o altro.
Scintoismo totalitario: l’immolazione della propria vita ad un principio totale è sintomo di
un’accettazione totalitaria del senso della vita e della morte.
Totalitarismo: fenomeno tipicamente ‘900esco, prima non avrebbe avuto gli stessi effetti in
quanto non esisteva la società di massa. La società di massa viene solitamente considerata una
conseguenza della rivoluzione industriale inglese dell’800, ma trova piena realizzazione con la
mobilitazione totale (“Total Mobilmachung”, di Ernst Jung) della Grande Guerra, quando lo stato si
impadronisce della società (tutto deve essere dato allo stato e alla guerra). Totale
assoggettamento dell’individuo alla macchina da guerra.
La macchina da guerra del secondo conflitto mondiale porta ulteriori sviluppi in questa direzione.
Queste forme estreme di combattimento e dedizione totale alla patria e alla religione sono da
considerare nell’ambito della grande visione totalitaria del ‘900.
Ruolo del genocidio nella visione totalitaria:
I grandi genocidi del ‘900 (Armeno, ucraino, ebraico e quello attuato in maniera sistematica ad
opera dell’islamismo radicale). Dobbiamo sempre considerare che il concetto del genocidio =
concetto dell’uccisione simbolica, quasi come metafora –> si uccide la persona in quanto
appartenete ad una nazione/razza/classe sociale/religione... non come singolo. Va al di là
dell’esecuzione di massa il genocidio: il terrorismo, è lo stesso strumento del genocidio ma “in
pillole”.
Il terrorismo è sempre un genocidio in pillole, estreme, ma pur sempre genocidio.
Il terrorismo in Italia durante gli anni di piombo (brigate rosse e altri gruppi terroristici) era un
genocidio in pillole: si uccideva un rappresentante di un’ideologia, ad una categoria politica.
Politica = anch’essa strumento di terrorismo e genocidio.
Tragedia di Hiroshima e Nagasaki: la guerra che si trascinava nel pacifico viene “risolta” con lo
scaricare 2 bombe atomiche su città giapponesi. Gesto che consiste nel colpire popolazione civile,
non è un atto di guerra ma un atto di terrorismo. Siamo abituati a considerare genocidio e
terrorismo come nemici storici della democrazia occidentale (comunismo e il nazionalsocialismo),
ma dobbiamo anche considerare il gesto americano come atto terroristico e genocida: uccise
migliaia di persone, non in quanto nemici che abbiano commesso qualcosa, impegnate in guerra,
ma in quanto giapponesi.
Idea che si possa usare un totalitarismo per combatterne un altro = tipica illusione di chi non
conosce il vero meccanismo virale (cinico e pragmatico, si comporta come un animale in assetto
predatorio, che si muove nel suo territorio di caccia). È una possibilità estremamente
problematica. Una volta iniettato questo antivirus nel contesto totalitario, spesso si provoca un
effetto ancora più catastrofico.
Es: applicazione dell’antivirus bolscevico da parte degli inglesi durante la II GM. Frase pronunciata
da Churchill davanti al parlamento inglese “io sono pronto ad allearmi anche col Diavolo se il
Diavolo è il nemico del mio nemico”, è una frase terrificante. L’alleanza col diavolo non solo porta
a combattere il mio nemico, ma combatterà anche me. Proprio per l’alleanza tra il mondo
democratico e libero e quello comunista, portò l’Europa a dividersi a metà: metà di questa cadde
sotto la cortina di ferro.
Idea di usare un virus contro un virus, è sempre molto pericolosa –> torna periodicamente,
attualmente si pensa che si possa applicare l’aiuto della Russia di Putin o della Turchia di Erdogan
contro l’islamismo.
A volte la politica ignora queste regole di fondo che poi si ritorcono contro di essa: non è possibile
cercare di fare qualcosa di buono con qualcosa di cattivo.
La comunicazione dovrebbe sempre mettere in rilievo che è impossibile applicare in senso buono
qualcosa di cattivo.

ULTIME NOTIZIE DAL DIAVOLO:


La definizione di notizie del diavolo si riferisce al fatto che il diavolo, nella visione giudaico
cristiana, è considerato il padre della menzogna.
Noi ci troviamo davanti, oggi, ad un’informazione e comunicazione profondamente mutata
rispetto a quella del secolo scorso –> dovuta a rivoluzione digitale (amplificazione estrema delle
fonti informative del 900, che erano le agenzie di stampa e i mezzi di comunicazione). Oggi
amplificazione soprattutto su campo della comunicazione digitale (eco-espansiva rispetto a singola
notizia, comunicazione che riceviamo):
Ci permette di essere informati “in tempo reale” riguardo quello che sta succedendo, noi
sappiamo che l’aumento dell’informazione corrisponde anche a d un aumento della
disinformazione, effetti “distorsivi” nella sua eco.
Non possiamo sperare di essere meglio informati perché più informati: siamo più informati, ma
non necessariamente meglio.
Il mondo digitale è analizzabile e ripete le stesse formule distorsive (ampliandole) del mondo
tradizionale del secolo scorso.
Il fatto che il mondo digitale sia bello, smart, pieno di novità importanti a cui dobbiamo
continuamente adeguarci, nasconde una realtà cruda: dietro la maschera dell’informazione più
completa e continua si nasconde il vecchio e perverso gioco della disinformazione e della
concezione dell’informazione come potere (egemonia che vuole imporre il suo linguaggio e i suoi
valori).
Contro questa egemonia, sul piano della conversazione comune, possiamo attuare una critica
individuale: siamo chiamati a farla “ad alta voce”, di fronte a forme di disinformazione dobbiamo
alzare la voce.
Sul piano dell’informazione giornalistica dobbiamo sapere che questa tende ad essere un potere,
che si espande e può corrompere, quindi deve essere soggetto ad un’autocritica molto intensa.
L’informazione corretta non può e non deve essere un potere. Nella democrazia, il potere risiede
solo nella scelta popolare. Non può esserci un “quarto o quinto potere” (come televisione, radio),
devono esistere solo i tre poteri originali (legislativo, esecutivo e giudiziario).
Stampa e informazione non possono né essere un potere né un contro-potere –> illude
indirettamente ad essere un potere, un’arma da usare contro il potere costituito.
Antipotere = una forma comunicativa e giornalistica contro ogni potere, non in quanto potere
istituzionale, economico o politico, ma in quanto potere che vuole condizionare e dominare il
mondo della comunicazione. E imporci i suoi valori e interessi.
Informazione come potere = aspetto sempre presente nella dinamica del giornalismo, è qualcosa
che ci deve sempre inquietare.
Anni ‘80, a Milano fondato “Il Giorno” (quotidiano): formato da grandi giornalisti ma finanziato
dall’ENI. Uno dei più grandi giornalisti (Giorgio Bocca) si preparò a immaginare una serie di servizi
che gli sarebbero stati commissionati per magnificare le sorti dell’Eni: rimase estremamente
stupito quando questi servizi non gli furono richiesti. Non era necessario che l’Eni, avendo fondato
un giornale, lo facesse parlare bene di sé: un giornale è un o strumento di potere, una pistola
carica (se possiedo un giornale è come se possedessi una pistola carica. Se devo trattare con
qualcuno, pongo su un tavolo la mia pistola carica, e poi trattiamo). Il senso vero del potere del
giornalismo: lo uso allo scopo di intimidire e prevenire azioni nocive nei miei confronti. Obiettivo
primario di un organo di informazione: avere un potere di interdizione rispetto a ciò che succede
nella società/nel campo d’interesse di questo organo di informazione.
Volto oscuro del potere comunicativo, è ciò che deve indignarci e spaventarci: se saremo dentro
questo circuito in quanto giornalisti, saremo chiamati a rispondere di fronte a queste regole e
strumenti, e avremo varie possibilità (reagire, rischiare il posto...).
L’informazione intesa come potere è qualcosa di cui non possiamo ignorare l’esistenza, rischia di
prendere possesso dentro di noi.
[Commedia “Il Rinoceronte” (di Eugene Ionesco) -> il rinoceronte è ciò che inquina la nostra vita,
mentre in una casa normale si svolge un dialogo appare un rinoceronte. Quando appare c’è
spavento iniziale, ma dopo si cerca di adattarsi e fare finta di niente, per cui tutto continua
normalmente con quel rinoceronte seduto lì. Dopo un certo periodo di tempo in cui ci si è abituati
alla sua presenza, i rinoceronti diventano due, e continuano ad aumentare fino a prendere il
possesso della casa. Nella scena conclusiva, tutto è occupato solo da rinoceronti.]
Se noi accettiamo un potere come quello informativo e giornalistico, e lo ammettiamo in veste di
rinoceronte nel nostro salotto, alla fine diverremo noi stessi dei rinoceronti.
Rapporto tra giornalismo e comunicazione:
Sempre più stretto, se una volta giornalismo = disciplina a parte, garantita dall’ordine e sindacata
da sindacato dei giornalisti, adesso la crisi del giornalismo tradizionale e l’espansione della
comunicazione genera avvicinamento tra queste due “anime” della comunicazione -> diminuzione
numero dei giornalisti, riduzione incassi dovuta a calo delle copie vendute in edicola e alla bassa
adesione ad abbonamenti online (per la libera informazione senza controllo, tipo quella di
Google). Ciò genera una crisi di incassi, difficoltà di assunzione di giornalisti, e una crisi dell’IPG
(ente mutualistico), che non ha abbastanza contributi per pagare pensioni e spese mediche.
Diventa una necessità inserire, nell’ordine dei giornalisti come albo a parte e nella richiesta del
pagamento dei contributi, anche i comunicatori.
Ci stiamo avviando verso un mondo della comunicazione in cui queste due figure saranno sempre
più vicine (giornalisti e comunicatori).
Questo impone che entrambi combattano per libertà informativa, altrimenti il terreno della
comunicazione sarebbe un campo di mietitura degli interessi richiesti e il giornalismo sarebbe un
fortino assediato sempre più ridotto e destinato a sparire per i più catastrofici.
Prospettiva di avvicinamento tra le varie forme comunicative –> necessità che tutti si sforzino ad
imparare leggi della cattiva comunicazione per evitarla e della buona comunicazione per
praticarla.
Tutto è comunicazione: dalla comunicazione e al mercato, a quella dell’aula universitaria, da quella
sul set cinematografico, a quella oratoria in tribunale...
Le regole di fondo rimangono sempre le stesse: non è possibile astrarsi o pensare che queste
regole si applichino in maniera ridotta, e richiedono presa di posizione di carattere critico,
intellettuale e morale.
Altro mito del mondo della comunicazione: la purezza (paragrafo 1.5):
Spesso si sente dire (soprattutto nel dibattito politico) che la purezza è una caratteristica
importante della comunicazione. Si intende fare una distinzione tra editori “puri” ed editori
commerciali “impuri” -> puro = editore che si occupa solo di giornalismo, un appassionato che ne
vuole fare una battaglia culturale informativa oltre al business; impuro = “produttore di
caramelle”, che crede dia prestigio fondare una rivista che potrà esibire come fiore all’occhiello. Ci
si aspetta, da parte di questo editore impuro, che possa mettere in allegato alla sua rivista anche
un “gadget”.
Forme collaterali di questi gadget: cd, dvd, profumi, libri... parte di questo business complessivo.
Business che contribuisce a pareggiare bilanci dei giornali e dei mezzi di comunicazione.
Distinzione tra editori puri e impuri:
Abbiamo visto che l’informazione in realtà è sempre impura (non esiste un’informazione pura), i
condizionamenti che subisce connaturati all’idea stessa di informazione, sono troppo forti per
essere eliminati. Il mito dell’editore puro spesso maschera altri interessi non dichiarati dell’editore
stesso. Dibattito da affrontare in maniera critica, non cascare in questa logica che favorisce alcuni
a danno di altri.
Gli agenti del bene:
Bene –> agitato spesso come il grande obiettivo da perseguire. È abbastanza difficile da definire,
ma generalmente gli agenti del bene hanno molto interesse ad indicare quale sia il male, ciò che
va combattuto. Non il male che si trova via via, ma il male dato una volta per tutte. L’agente del
bene una volta che lo vede lo identifica e dice che va combattuto. Es: gli haters. Molti agenti del
bene vogliono dare battaglia agli haters, ma anziché definirli concretamente (come esempi di
bullismo in atto sulla rete, soprattutto da parte di giovanissimi, a danno di altri. Come nella chat
chiamata “shoah party”, dove alcuni giovani si compiacevano con discorsi filo semiti, filo islamisti,
ecc...) quando si parla di haters in generale (gente che dice qualcosa che non condividiamo), si può
anche scoprire che tra alcuni agenti del bene si nascondano degli “odiatori”, che ritengono che chi
non condivide la loro opinione è da perseguire, mascherandolo magari da hater.
Quindi l’odiatore cambia a seconda della prospettiva dell’agente del bene.
Es: in Cina l’hater è chi non condivide le linee politiche del governo comunista.
In Italia ci sono molte forme di “odiatori” che non condividono i punti di vista della maggioranza
politica del momento. Bisogna rifiutare questa visione autoritaria della comunicazione. Qualsiasi
reato di opinione è qualcosa che il vero giornalista non può accettare. Qualsiasi forma
comunicativa, purché non comporti reato, per quanto perversa non deve essere mai perseguita.
Tutte le forme di reato di opinione sono estremamente pericolose e andrebbero sconfitte.
Obiettività e oggettività (paragrafo 1.7):
L’obiettività deve essere raggiunta e conseguita sul campo. Deve sempre essere effetto di un
articolo, discorso, manifestazione (anche iconica, grafica), ma sempre tale da consentire che venga
letto, decodificato in maniera libera. Che non ci sia una risposta obbligata al termine della lettura.
Regola fondamentale.
Passaggio da annuncio alla notizia (paragrafo 1.8):
Tutti siamo in grado di dare un annuncio (anche se darlo in maniera comunicativamente buona
non è sempre facile), il problema è motivare e dare seguito ad annuncio attraverso percorso libero
interpretativo che porti alla fine alla notizia.
Cos’è la notizia?
Esistono dei metodi informatici per definirla. Si basa sul “bit informativo” (opposizione binaria dal
punto di vista informatico, 0 1. Se si moltiplicano le opposizione binarie noi abbiamo una serie di
bit che generano unità di misura superiore –> byte). Un qualsiasi processo comunicativo avviene
su base di bit, byte, ecc...
Quindi potremmo dire che la comunicazione si può misurare aritmeticamente, ma non vale nel
mondo della comunicazione: troppe varianti nel percorso comunicativo interferiscono. La qualità
informativa del nostro prodotto dipende dal numero di scelte, di bit, a cui noi consentiamo di
accedere al nostro lettore. Se noi consentiamo a nostro spettatore un’unica scelta, oltre a dare un
annuncio falso, dò anche una notizia estremamente povera. Introducendo ulteriori passaggi e
articolando informazioni su avvenimento, sviluppi ecc... io aumento numero dei bit, la qualità
informativa del mio messaggio –> alla fine abbastanza ricco da far arrivare autonomamente il
lettore alla notizia. Processo complicato a cui dobbiamo sempre rispondere, sia quando leggiamo
che quando inviamo.
La notizia si può considerare la meta di un viaggio compiuto mentre si decodifica il messaggio (che
può essere anche molto bello, con un incipit accattivante, uno svolgimento narrativo originale e
piacevole, un explicit che porti gradevolmente alla notizia). La nostra “linea melodica” è formata
dalla buona comunicazione e dal dettaglio interpretativo a cui sottoponiamo il nostro pubblico.
Il paradosso di Mozart (paragrafo 1.9): Mozart morì in povertà e solitudine perché il “copyright” di
quanto produceva apparteneva al principe per cui la produceva.
Si potrebbe concludere che il copyright sia un aspetto fondamentale nel mondo della
comunicazione.
Nel nostro mondo le cose sono sempre ambigue, esiste una “regola contraria” –> industria
cinematografica americana. Nella parte orientale USA (New York, Boston, ecc) in vigore forte
diritto di proprietà intellettuale che ha sottoposto a rigide regole l’industria cinematografica –>
quest’ultima è dunque esplosa dove tutte le regole non c’erano.
Poiché impronta dell’autore in ogni messaggio comunicativo resta rilevante (soprattutto per capire
gli intenti della comunicazione stessa), il copyright è in linea di principio qualcosa di positivo (ma
gli eccessi sono sempre dannosi). Bisognerebbe arrivare ad attuare una regolamentazione delle
informazioni, dei messaggi che ad esempio Google trasmette sulla rete senza pagare il diritto
d’autore, mentre d’altra parte svolge un importante ruolo comunicativo. Ipotesi della tassazione
delle piattaforme transnazionali online.
Riferimento alla bontà dell’indignazione individuale (chiusura primo capitolo):
È positiva, a differenza di quella collettiva, importante segno di intelligenza intellettuale. Siamo
indignati per una menzogna che ci viene proposta. Siamo sulla via di guarigione dal virus che
vorrebbe infettarci.
Lunedì 21 ottobre 2019 -> lezione registrata e seguita interamente.
Inferni artificiali che noi stessi ci creiamo per allontanare la paura sui problemi dell’oggi e del
domani immediato. Noi abbiamo bisogno di informazione, perché senza di essa entriamo in uno
stato di inquietudine e anche di angoscia (comune a tutti gli essere viventi).
Mercoledì 23 ottobre 2019
Domanda: come possiamo essere sicuri che le notizie provengano da fonti certe e senza qualche
intento particolare?
Risposta: Accenno ai diversi tipi di disinformazione propagandistica nell’ambito della
comunicazione, applicando la “triste regola” con paragone dell’arte della guerra alla politica
conseguita con altri mezzi, l’informazione paragonata alla guerra in quanto prolungamento della
politica. Soprattutto la politica è fattore inquinante nell’informazione, così come la guerra (non
solo nelle corrispondenze di guerra, soggette a censure e a condizionamenti militari, es:
Embedded = inserito in settore militare, giornalisti con autorizzazione dell’esercito per recarsi in
prima linea, compito di riportare quanto vedono (rischiano quanto i soldati). Si utilizza con tono
ironico quando i giornalisti seguono i lavori del parlamento italiano o di altri parlamenti, o quelli
che nei grandi giornali seguono un partito specifico (i grandi giornalisti riportano in maniera più o
meno oggettiva quanto avviene nel partito, all’estremo cancella il confine tra giornalismo e
politica, questo è negativo).
Cosa succede quando abbiamo una fonte non certa, di cui non capiamo bene la provenienza o gli
scopi?
Sui testi troviamo propaganda bianca, propaganda nera, propaganda grigia -> tecniche di
disinformazione giornalistica.
Propaganda bianca = non tace rispetto ai suoi obiettivi, quando dichiara che bisogna svolgere certa
azione per avere un certo risultato o combattere un certo avversario.
Propaganda nera = nasconde i suoi veri scopi, fingendo di avere provenienza diversa da quella
reale (es: durante II GM, americani e inglesi misero in piedi una radio che trasmettesse in tedesco
qualificandosi come radio filo-nazista, in realtà forniva informazioni sbagliate da parte degli alleati)
Propaganda grigia= non se ne riesce a riconoscere né la provenienza né gli scopi, è quella che può
essere “gettata” come una pagnotta avvelenata ai cani quando si vogliono distrarre da ciò che
devono proteggere, propaganda di distrazione.
Questo nell’ambito delle coloriture della disinformazione.
Quando abbiamo a che fare con fonti sicure, tipo una testata giornalistica, radiofonica o televisiva,
abbiamo garanzia di principio che quanto ci è sottoposto sia stato vagliato e sia in linea di massima
affidabile.
Ma esiste:
• Informazione verticale: tradizionale, del secolo scorso e di questo, gerarchizzazione delle
notizie secondo criterio giornalistico stabilito in principio. Ci consente di avere garanzia,
non abbiamo a che fare con notizie del diavolo. Ma abbiamo anche buone probabilità di
capire che non si tratta di obiettività vera ma guidata (tolte da giornale di sx, dx, centro,
progressista, libertario... ). Abbiamo doppia faccia: garanzia di selezione (è data dalla
testata, dal direttore...) e sospetto delle notizie che siano pilotate e manipolate per
garantire che la linea politica del giornale sia rispettata.
• Informazione orizzontale: informazione pura della rete (google, social...), niente garanzia
che ci sia un direttore che dia garanzia di realtà e oggettività delle notizie, niente filtro che
sale dal basso (redattore, capo servizio, capo del desktop, vice direttore, direttore), libertà
anarchica della diffusione delle notizie ma senza reale controllo.
Dobbiamo considerare con uguale sospetto e interesse sia l’informazione tradizionale verticale sia
quella orizzontale. Ciò ce a noi si impone è compiere il processo di verifica sapendo che abbiamo a
che fare con un “sapone scivoloso” con entrambe.
L’orizzontale è certamente più selvaggia e democratica, l’altra più seria ma meno democratica.
Tutte le testate giornalistiche hanno componente fortemente ideologica, che serve anche a
fidelizzare i propri lettori e spettatori (tutte legate a linea politica non dichiarata, i giornali di
partito avevano linea politica dichiarata ormai non ci sono più, attualmente tutti seguono una
linea politica non dichiarata).
Come possono i giornalisti essere fedeli ad una linea politica non dichiarata? Non si insegna mai
apertamente, si incorpora al singolo giornalista con l’esperienza: la linea politica non è una
“dittatura” per cui il dittatore dice cosa scrivere, ma “una lunga striscia grigia all’interno della
quale si deve restare, senza superarne i confini”. La libertà è relativa.
Questo non avviene se cambiamo tipo di informazione passando a quella di un social, online (che
non sia online di un giornale), ma in ogni caso anche le community web sono sottoposte ad un
certo tipo di influenza senza che ce ne accorgiamo. Molte community sono costruite a tavolino,
attirando il pubblico più affine a quell’interesse -> teoria dello sciame.
Quando lo sciame è in relazione ad una fonte dichiarata (es: influencer) allora abbiamo un gioco
complesso per cui questo, dà i suoi gusti e le sue indicazioni, i suoi fedeli ne discutono e le
riportano sui social: da qui intrecci di comunicazioni condizionati sin dall’inizio dal giudizio
dell’influencer. Si mette in moto un grande sciame virtuale portatore di informazione ma anche di
disinformazione e condizionamento. Ecco perché informazione orizzontale = più libera,
democratica, selvaggia, incontrollabile.
Giornale online: dimensione intermedia, compromesso tra quello verticale (c’è un direttore, ci
sono dei responsabili di settore, redattori, ecc...) ma è anche online -> assoggettati alla libertà
comunicativa che solo la rete può dare. Abbiamo quindi collocazione ibrida: da un lato più
dinamici (più informazioni ma anche più disinformazioni).
Se io apro il NY Times: so di avere a che fare con un giornale liberal, progressista, che non coincide
con le informazioni di un giornale liberale conservatore.
Anello di congiunzione tra informazione verticale e orizzontale: SEO –> Search Engine
Organization.
Chi scrive per giornale online, utilizza la SEO come un manuale per ottenere audience. Questo
perché questo SEO include tutte le parole maggiormente popolari sul web, se le includo nel mio
articolo= maggior numero di click. Il mio articolo, estratti dalla testata per cui scrivo, andrà, in
relazione con quelle parole, in testa ai risultati delle persone. Es: parole pace, ecologia...
inserendole il mio articolo avrà più clickbaiting.
Porto lettori, spettatori, maggiore pubblicità per il giornale, molto gradito quindi dal direttore del
giornale.
Ci vuole una coscienza generale di come funziona la sfera della comunicazione, e all’interno di
questa, la fetta del giornalismo. In questo modo siamo in grado di navigare in maniera
responsabile, senza essere infettati dai vari virus. Dobbiamo sottoporre tutto a critica. Essere
professionisti della comunicazione è bello ma faticoso.
Fare dell’informazione, del giornalismo puro e imparziale, quindi è impossibile?
Un giornalismo puro è impossibile, la purezza comunicativa non esiste (se non da parte degli angeli
per la visione di San Tommaso). L’obiettività invece è il nostro grande scopo: riuscire ad essere
comunicatori obiettivi in qualsiasi contesto (tenendo conto del fatto che se saremo in un certo
ambito potrebbero chiederci di chiudere un occhio su determinate cose, es: giornale sportivo di un
certo tipo potrebbe chiederci di chiudere un occhio sulle debolezze di una squadra, ma senza
nascondere le informazioni). Continua richiesta di manipolare il nostro giornalismo, mentre noi
avremo la continua necessità di renderlo obiettivo. Ci possiamo domandare: come renderlo
obiettivo?
Per rendere obiettiva la nostra informazione -> dobbiamo passare dall’annuncio alla notizia.
Annuncio: è quel richiamo fortemente emotivo e spesso immaginifico, che si propone di catturare
attenzione dell’ascoltatore, spettatore, lettore (es: esplosione bomba alla banca dell’agricoltura di
Milano, 1969 -> è facile attirare l’attenzione con un annuncio in questo caso).
Più difficile dare annuncio importante in riferimento a qualcosa di meno significativo (es: allagato
viale Fulvio Testi, non è granché come annuncio poiché succede sempre).
Ma se io do un annuncio che dice “è la settima volta che si allaga il viale, gli inquilini scendono in
piazza” è già diverso, più significativo.
Per creare un buon annuncio bisogna saper padroneggiare la tecnica dell’incipit, dell’attacco=
elemento fondamentale in un articolo, è ciò che si ricorda e che ci avvince subito. Devo renderlo
accattivante, emotivamente forte, breve e comprensibile in prima battuta. Non può esistere un
attacco che dia un annuncio dopo, non fa parte di un buon circuito comunicativo. Annuncio=
impatto diretto, se avviene alla radio (es: comunicazione straordinaria che interrompe le
trasmissioni, l’evento pubblico). Se siamo sul web annuncio = può anche sere un’immagine
accompagnata da un breve testo, ma deve sempre rispondere ai criteri sopracitati e quelli indicati
dalla SEO.
Ha caratteristiche anche inaspettate, linguaggio non scontato-> necessità di freschezza e
inventività espressiva.
Se io utilizzo parole logore dall’uso = diminuisco impatto emotivo.
Es: in politica il termine “paletto” o “questo paese” sono utilizzatissimi dai varii esponenti o dai
giornalisti, o annuncio che è stato aperto un fascicolo, o comunicazione del nome del giudice che
sta conducendo l’inchiesta (utilizzata dai giornalisti per “ammaliare” un certo giudice). L’annuncio
deve essere caratterizzato da un attacco chiaro e originale, che possa evitare di utilizzare queste
parole stra-usate.
L’arte dell’annuncio è molto simile alla titolazione = qualcosa di fondamentale, il titolo serve 1. A
dare un’idea di quello che servirà, 2. A sedurre -> un annuncio seducente va bene, vanno bene
anche le seduzioni relative alle immagini.
Ricorda vagamente il trailer cinematografico = breve anticipazione, pizzica qui e là la narrazione
cinematografica in modo da stimolare i potenziali spettatori. Sia sul piano di immagine che suono
tutte queste caratteristiche sono come miele per il consumatore.
Questo annuncio si basa su un incipit che sia al massimo originale e nuovo.
L’attacco è spesso l’arte che caratterizza non solo il giornalista ma anche il titolista-> figura
diversa, chi è “parte in causa” (scrive un articolo o pronunzia un intervento radiofonico o si
esibisce su un palco) tende ad essere fortemente coinvolto in quello che dice. Un professionista
non deve mai perdere di vista l’orologio e il tempo che deve usare per la sua comunicazione. Il
titolista è colui che, non coinvolto direttamente nel contenuto della comunicazione, ne coglie
l’aspetto più forte dell’annuncio (mentre colui che scrive tende un po’ ad abbassare i toni perché
vuole essere giusto nella sua espressione). Il titolo tende sempre ad enfatizzare o forzare un
aspetto di quello che segue (che può essere legittimo o arbitrario). Questo è l’annuncio.
Il passaggio da un annuncio al tema è ciò che caratterizza nella professionalità la comunicazione.
Come avviene il passaggio?
Plot -> trama, racconto o fabula = indica il percorso narrativo dell’articolo, che è differente a
seconda del tipo di notizia (es: se devo parlare dell’ennesimo litigio a Buckingham Palace potrò dar
sfogo alle mie allusioni, fantasie, ecc..., se invece scrivo di una rapina in banca tratterò fatti
ravvicinati su cui c’è poco da alludere). Il principio resta lo stesso: dobbiamo considerare la
comunicazione come qualcosa di simile al pezzo musicale. La composizione musicale complessa è
costituita da una linea melodica e da un tessuto musicale di fondo. Nell’ambito comunicativo, la
linea melodica è la fabula= la nostra narrazione, rende avvincente il percorso narrativo da inizio
alla fine. Quindi avremo nel nostro sparito comunicativo immaginario un annuncio (es: operetta),
e poi la fabula (il Leitmotiv). La narrazione non può interrompersi tra un capitolo e l’altro a caso,
deve avere la sua logica e concludersi dove si conclude la narrazione, nel caso di un articolo la
fabula deve coinvolgere il lettore portandolo fino alla conclusione.
La fabula però non è tutto: c’è anche il tema (aspetto più importante della nostra comunicazione)-
> è quel qualcosa di unico su cui si regge il nostro articolo, la nostra comunicazione. Se non
abbiamo il tema il nostro articolo sarà come “panna montata che diventa informe tale da non
essere appetitosa”, l’individuazione del tema è un ELEMENTO PORTANTE DELLA COMUNICAZIONE.
Il tema deve essere anche la cosa più nuova, che può maggiormente coinvolgere lo spettatore che
non ha conoscenza precedente di ciò di cui noi stiamo parlando.
Non è detto che il tema poi regga tutta la narrazione (se limitato soprattutto), anche un elemento
secondario (un sottotema) può essere l’elemento originale.
Quindi: Annuncio –> Attrazione emotiva sul fatto –> Narrazione (fabula) –> Sviluppo del tema
(attraverso la fabula) –> Inserimento di sottotemi (di interesse di chi li costruisce) all’interno della
fabula –> Conclusione della fabula (explicit = frase conclusiva di qualsiasi narrazione, deve
contenere una vaga risonanza del tema e dell’annuncio). L’explicit deve essere risultato di una
serie di liberi percorsi (devono esser stati lasciati lati interpretativi ai lettori nella fabula).
A questo punto il nostro annuncio si sarà trasformato in una notizia, che si auspica possa
conquistare mente e cuore del lettore.
Uno degli incipit più famosi della storia = processo ad Eichmann, un inviato sul posto scrisse “mi
volto e vedo Eichmann”. In 5 parole contiene moltissimo: immagine quasi diabolica di questo
carnefice, il fatto che il giornalista sia arrivato sul posto, il fatto che per la prima volta venga a
contatto con questo “essere” che non sembra nemmeno umano.
Venerdì 25 ottobre 2019 -> lezione numero 10.
Dopo l'annuncio inizia il percorso informativo, un articolo può essere breve o lungo. Questo
percorso deve corrispondere in una fabula, in un plot, in un racconto che abbia alcune
caratteristiche della narrativa. La fabula deve esemplificare un tema detto anche "topic". Il tema è
il leitmotif della nostra comunicazione, può essere percepito già dall'annuncio.
Il tema deve essere noto prima di iniziare la scrittura, anche se in alcune circostanze la nostra
facoltà inventiva può anche suggerircene uno nel corso del racconto.
Durante la costruzione del nostro articolo esistono passaggi secondari detti sottotemi, elementi
importanti nell'ambito della comunicazione ma che non sono il tema principale. Si tratta di
digressioni, passaggi a cenni, riferimenti, allusioni che impreziosiscono il testo e non allontanano
troppo dallo svolgimento del tema. Sono un allargamento tematico di ciò che scriviamo. L'arte
della seduzione deve essere messa in atto anche nella normale comunicazione.
La fabula deve essere articolata e non monotona di modo che il lettore segua un suo percorso e si
formuli una sua opinione libera. I beat informativi sono tanto più numerosi quante sono le vie
interpretative.
La notizia risponde alla stessa regola dell'annuncio, cioè incipit, explicit (espressivo e informativo).
Fake news del mondo online: la comunicazione online risponde alle stesse regole della
comunicazione tradizionale. Il suo effetto risulta potenziato perché accessibile a tutti e in tempo
quasi reale. Il suo effetto è meno potente perché il tempo di lettura medio e la nostra attenzione
alla lettura online è più bassa rispetto a quella della lettura cartacea.
Uno studioso, Marshall McLuhan, fece la distinzione fra:
Media caldi -> carta stampata, radio poiché portatori di calore che un lettore non doveva faticare a
percepire.
Media freddi -> televisione, meno direttamente coinvolgente ma che imponeva allo spettatore
maggiore attenzione.
Tutta la comunicazione online tende a cogliere qualcosa che possa essere ricordato anche
ricorrendo alle fake news. Il campo in cui questa comunicazione online si diffonde in maniera forte
è la disinformazione pubblicitaria che tende a ottenere un certo numero di click. Vi è anche la
disinformazione commerciale, la quale nasconde le carenze, le pecche di un prodotto -> es: danni
della ditta Mutti, passata di pomodoro -> questa disinformazione non mira a essere accettata per
vera ma mira a colpire qualcuno -> venne poi smentita.
Le informazioni online passano attraverso tanti attori che intervengono, i quali rendono difficile
risalire ai primi registi della disinformazione.
Vi è poi la disinformazione politiche -> troupe informatiche che, al servizio di un politico o di un
partito, colpiscono con allusioni, notizie non verificate che hanno capacità virale di diffondersi.
L'esistenza dei social e di gruppi che rispondono agli stessi interessi sono utili alla disinformazione
di questo tipo perché attraverso dei messaggi possono facilmente fare passare calunnia e
disinformazione -> es: falsi account dei falsi politici -> vengono cancellati gli account ma la notizia
del diavolo continua a girare.
Skem(?) -> disinformazione maliziosa: induce il navigatore online a comportamenti guidati
dallautore dello skem -> i più sviluppati sono quelli economici e quelli sentimentali/emotivi.
Desideriamo essere ricchi ed essere amati.
Influencer: imprese commerciali che favoriscono certe influenze e ne danneggiano altre.
L'influencer non deve essere troppo sopra al livello del follower ma nemmeno troppo allo stesso
livello. Non deve scendere nel terreno del pettegolezzo o della scurrilità, deve avere un tono
medio.
Informazione malata: giornalismo verticale e orizzontale.
Il giornalismo verticale in Italia a inizio 900 poteva arrivare addirittura a incorporare in una sola
persona tutt'e le funzioni principali di un quotidiano. Es: Corriere della Sera, direttore Albertini->
raccoglieva in sé tutte le caratteristiche, era direttore, politico ecc.. Era un ruolo totale, un grande
occhio che poteva intervenire sulle singole parole che un redattore scriveva. Giornalismo che
confondeva la sua funzione con quella del potere politico.
Logomachia: battaglia delle parole, imposizione della propria parola. È immediato il modo di
esprimersi e di scegliere le parole. Es: "salvare i migranti, imbarcare i clandestini"-> grande
impatto, imposizione di un linguaggio.
Neolingua: è quasi il politicamente corretto. Orwell ne parla. È una lingua falsa che consiste nella
manipolazione dei significati. È negativa per la comunicazione, deve essere sempre corrosa e
contestata. Può essere una forma di imposizione e di ideologia sottostante.
Immagologia: scrittore ceco che scrisse "l'insostenibile leggerezza dell'essere". Al posto di un'idea
originale metto un'altra immagine. Ha lo scopo di colpire la nostra immaginazione. Es: meme->
immagine mnemonica che sostituisce ma che ci rimane in mente. Es: immagine buffa del politico->
danneggiò l'immagine non perché contiene una verità ma perché è buffa.
Fattoidi: è un fatto non successo ma che nella comunicazione funziona come se fosse successo
perché è verosimile. Nella visione classica aristotelica il verosimile è una parte importante della
narrazione soprattutto teatrale (eichos -> verosimile). Il verosimile è molto bello perché induce al
lettore la sospensione alla verosimiglianza. Il lettore sa che lo svolgimento della storia non
corrisponde a uno criterio realistico o che il finale è obbligato, tuttavia quando entrò nella storia
sospendo la mia incredulità perché la cosa è resa verosimile. Il problema è quando dietro questa
verosimiglianza non c'è niente, menomale si parla di creazione di fantasia ma di una
comunicazione che intende essere reale. Dietro al fattoide c'è solo l'idea di quello che potrebbe
essere. Un videogame è un fattoide. Il flashmob è una manifestazione che avviene in pochi secondi
e viene fatta solo per essere ripresa da un regista che dà l'idea che qualcosa sia successo, anche se
in realtà è una manifestazione di pochi secondi.
Effetto Pottionkin (?): principe russo che lavorava per Caterina II di Russia. Il suo scopo era fare in
modo che Caterina quando andava a visitar le zone periferiche dell'impero, non venisse rattristata
dalla povertà. Per cui lungo il percorso costruì i villaggi di Pottionkin, di cartone, con finti contadini
che applaudivano l'imperatrice al suo passaggio. La stessa cosa avviene a livello comunicativo
quando si crea una sceneggiatura di cartapesta che ha lo scopo di mascherare la realtà. Es: faccio
riunione di carattere politico, faccio intervenire 10 persone e faccio in modo che le riprese
rendano l'immagine di una sala piena.
Iperconnessione: ci spinge a essere sempre connessi fino a farci provare un sentimento di disagio
di fronte al fatto che non siamo connessi perché abbiamo il telefonino spento. Sistema all news->
si distingue più dall'importante al non importante-> attenzione bassa-> non c'è mai il vero
annuncio e la vera notizia.
La comunicazione deve avere un inizio e una fine. L'informazione all news non può permettersi di
fermarsi. Se le notizie non ci sono bisogna inventarle, riempiendo gli spazi.
Ghigliottine verbali: quella più classica è quella della scelta di civiltà -> quello che dico io è una
scelta di civiltà, quello che dite voi è una scelta di inciviltà e quindi non avete diritto di parola.
Deviazione: dirigere verso un obiettivo secondario e marginale il senso di quello che viene
dibattuto nella notizia principale.
Rimbalzo: quanto più un fatto si carica di carica emotiva tanto più questa carica procederà in
senso opposto. Personaggio negativo -> personaggio positivo.
Allusione anglosassone: allusione che non viene portata a termine ma che ha efficacia proprio
come allusione.
Lunedì 28 ottobre 2019
Paragrafo 7.10 -> La comunicazione liquida:
Il termine “società liquida” deriva da Baumer, con questo termine intende una società in cui tutto
è in continuo mutamento, l’unica regola costante è che il mutamento è perenne, nulla è definitivo
e tutto si modifica in breve tempo. Questa teoria ha grande importanza nella comunicazione
(Ultime notizie dal Diavolo), poiché da una società liquida deriva una comunicazione altrettanto
liquida = tale da cambiare in continuazione e le sue regole e il suo aspetto.
Con comunicazione liquida si intende che non c’è più una netta distinzione tra giornalismo e non
giornalismo, tra professionista e dilettantista, forme di giornalismo a pagamento che si
caratterizzano come intervento liquido e non autoritario. La comunicazione liquida prevede
differenti aspetti, es: quella di chi si trova in un social/ gestisce un blog/ partecipa ad una chat-
line... ed è quindi membro partecipe di una comunità “dal basso” = i suoi valori, interessi, modi di
dire si modellano sulla base dell’ambiente in cui si trova –> non solo lui viene influenzato, questi
ambienti possono anche essere influenzati. In questo modo si possono diffondere certe
comunicazioni utili a qualcuno (es: ad un’azienda, impresa o marchio che assume il comunicatore
perché diffonda certi contenuti nell’ambito del social/community/blog...).
Di fatto questa comunicazione liquida è una continua spola tra l’alto (interessi di imprese,
marketing, ecc...) e basso (comunicazione orizzontale).
La forma comunicativa che esaminiamo è estremamente liquida e in grado di permeare in sé aree
sempre più vaste della comunicazione.
I bravi comunicatori (es: influencer, organizzatori di un blog) possono immediatamente collegarsi
alla “cultura alfa” ottenendo spazi, comunità, possibilità a partecipare ad eventi, conferenze...
dove questa capacità di essere “comunicatori orizzontali” (liquidi) viene esaltata.
Comunicazione liquida: forma spontanea in cui si organizza il giornalismo orizzontale. Le sue
espressioni sono facilmente definibili, ma anche in continuo cambiamento (dire cose che domani
potranno già essere sostituite da qualcos’altro).

GIORNALISMO AUMENTATO:
Qual è il passaggio che ci suggerisce il testo “Giornalismo Aumentato”?
Oltre al giornalismo tradizionale e quello liquido, potremmo anche pensare ad un “giornalismo
gassoso” = giornalismo che punta tutto sulle impressioni mediatiche, ma che poi non lascia traccia
(evanescente). Permea di sé tutto il resto, il suo scopo è lasciare una “raw impression” –>
impressione non raffinata ma destinata a rimanere nella coscienza e a condizionare con una forma
comunicativa che lascia delle tracce.
[Quadro generale proposto da giornalismo aumentato]
Settore radiofonico (riferimento sempre nel testo “Giornalismo Aumentato”):
Il grande periodo delle radio (anni ’80, addirittura 3000 in Italia) adesso è passato a radio che
funzionano in forma di web-radio.
Easy listening = “ascolto facile”, non impegnativo, classico ascolto della radio fatto in auto,
replicato in varie circostanze (es: continuare ad ascoltare musica o notiziari mentre si fa altro,
comunicazione facile non molto permeate di riflessione). Possono funzionare egregiamente per la
diffusione e della comunicazione gassosa –> l’ascolto facile e distratto per questa serve a
diffondere impressioni che fanno entrare in empatia col nostro ascolto e possono spingerci ad
adeguarci a questa impressione, ricordo.
Se protratto esageratamente l’easy listening può diventare una forma di disinformazione,
procedere sempre con le cuffie è l’inizio di un approccio all’informazione gassosa perché non si
riflette rispetto a quello che si ascolta, ci si limita a recepirlo distrattamente.
Stesso discorso per l’easy reading -> in metro, autobus,ecc... mi dedico ad una lettura facile e non
approfondita che, essendo limitata a pochi secondi, si limita all’annuncio non approfondendo.
“Zapping” –> trasmissione simbolo di un tipo di lettura o ascolto, passare quasi compulsivamente
da una cosa all’altra, creando un mosaico personale che può essere anche ottimo, o magari anche
disinformato.
Easy listening + Easy reading + Zapping = informazione gassosa (resta importante perché molti
blogger che si misurano sull’informazione dal basso che loro stessi diffondono, quando
raggiungono un certo livello di ascolto vengono contattati da aziende).
Abbiamo un intreccio tra giornalismo solido (verticale), giornalismo liquido e giornalismo gassoso
(punt sugli effetti più momentanei, labili e sottili ma non per questo meno importanti).
Sostenuta la tesi che il diffondersi di queste forme comunicative orizzontali (liquide e gassose)
dovrebbe richiamare in noi il desiderio di approfondimento attraverso i “media tradizionali” –>
possibile ritorno al giornalismo su carta stampata (o online), con caratteristica di avere delle firme
importanti e affidabili. La scommessa sarebbe anziché perdere un’ora creare un proprio mosaico a
rischio di errore con lo zapping, nello stesso arco di tempo si potrebbero leggere 3 articoli fatti da
grandi giornalisti, affidabili.
Nel momento in cui si parla di questa possibilità si ritorna però all’aspetto ideologico selettivo
gerarchico (riferimento al “paese migliore”, garantito dalle grandi firme, il giornalismo autentico,
ecc...: FARE ATTENZIONE, perché qualcuno ritiene di essere il migliore e lo dà per scontato = virus
inquinante delle formazione ideologica politica mirata). Vigilare perennemente, se decidiamo di
misurarci col giornalismo tradizionale dobbiamo farlo con l’antivirus dell’anti-ideologia. Se
vogliono farci passare il loro giornalismo come “giornalismo migliore” (o “paese migliore”) questo
dovrebbe farci sospettare.
Considerare quali strumenti ci permettono di entrare in questa nuova forma di giornalismo:
I “BIG DATA”: nel campo informatico, tutti i dati, le impressioni che lasciamo con la nostra
navigazione sul web. Ogni navigazione che facciamo, ogni sito che visitiamo, ecc... equivalgono a
un disegnare nella rete i nostri dati, facilmente assemblabili con gli algoritmi, e a disposizione di
chi sa gestirli (es: google, Facebook, Twitter, Instagram...). Diffusione di dati che permettono alle
imprese di comunicazione di mettere insieme un nostro profilo molto efficace, fornendoci
comunicazioni (commerciali e non) mirate. Questa disseminazione di dati arriva allo scopo di
diffondere la massima quantità di informazioni utili a chi le vuole gestire.
È anche vero che questi sono a loro volta materiale utile per informazione giornalistica:
consentono di modellare inchieste e sondaggi sulla base di quello che viene immagazzinato sotto
forma di dati (es: serie di trasmissioni televisive caratterizzate per punto di partenza numerico, di
big data. Se la percentuale di giovani tra i 20 e i 35 anni che decide di cercare lavoro all’estero è
una curva crescente, su questa base io posso prevedere e organizzare un’inchiesta giornalistica
efficace con possibilità di ottenere audience. Grande facilità di manipolare questi dati).
I big data si possono illustrare non necessariamente attraverso un testo scritto, ma anche
visivamente attraverso schemi, istogrammi, forme grafiche di immediato impatto comunicativo
che richiedono anche nessun testo di accompagnamento., un comunicatore professionista trova
un ottimo strumento di azione e di professione nei big data (può specializzarsi in questo campo).
Anche il campo del giornalismo visuale è suscettibile ed in continua evoluzione. Qui noi abbiamo
una diversa impostazione che avviene sul piano della comunicazione giornalistica: immagine (con
o senza testo o audio) diventa dominante, principale strumento di penetrazione (gassoso) della
nostra comunicazione. L’aspetto di impatto emotivo diventa fondamentale.
Il giornalismo visuale è ancora in una fase acerba, ma se consideriamo la possibilità di utilizzazione
dei droni ad esempio (prospettiva nuova) e l’uso del 3D, questi sono un altro elemento
comunicativo estremamente forte. Elemento principalmente applicato alla pubblicità attualmente.
Giornalismo fortemente gassoso = crea realtà parallela non soggetta alle regole di comunicazione
tradizionale, concentra tutto in un annuncio variegato e ricco.
Non è necessariamente da considerare un “diavolo” (anche se può essere mezzo di “notizie del
diavolo”), il suo utilizzo può anche essere molto positivo, ma è ancora in fase di sperimentazione.
Esistono molte forme di interconnessione tra queste varie dimensioni (es: giornali online
strettamente connessi a quelli cartacei, a loro volta diffusori di video, approfondimenti,
applicazioni –> solitamente a pagamento). Approfondimenti che in molti casi sono riservati ai
paganti. Dobbiamo quindi attrezzarci ad affrontare un “terreno aperto”, in cui le zone “riservate ai
soci” saranno minoritarie e poco significative. Sarà importante essere “surfer della
comunicazione” = percorrerla senza rinchiudersi in una dimensione circoscritta (essere sempre
aperti ad utilizzo di nuovi mezzi).
“Native journalism” (giornalismo nativo) = giornalismo “dal basso”, utilizza i modi di dire, i temi
ricorrenti, i luoghi comuni della “base” comunicativa sul web per tradurli in articoli utili a qualcosa
(diffusione di un marchio, diffusione di un messaggio, messaggio politico...). Se da navigatore base
del web percepisco interesse di un pubblico selezionato nei confronti di qualcosa, potrò proporre
ad impresa editoriale articolo che la illustri e proponga dei modi per conquistare questo pubblico.
Non è l’impresa editoriale che va alla ricerca del suo pubblico, ma il pubblico che va alla ricerca
della sua impresa editoriale attraverso strumenti “ambasciatori dal basso”, che si qualificano
professionalmente anche con efficacia e successo.
Altre forme tipiche del giornalismo “di quarta generazione” (del “giornalismo aumentato”), si
riferiscono al modo di mescolare annunci pubblicitari o para-pubblicitari a quelli giornalistici –>
STORYTELLING = modo per raccontare efficacemente dal punto di vista comunicativo o
dell’informazione (in ambito giornalistico) qualcosa che deve avere uno scopo. Se racconto una
storia lo faccio per indirizzare interesse dei lettori verso un risultato (attraverso la forma
narrativa).
Abbiamo parlato del messaggio comunicativo giornalistico come insieme di fattori:
Annuncio (impatto emotivo di novità e qualità nella resa della scrittura, modo per catturare
brevemente attenzione del lettore) –> sviluppo dell’annuncio attraverso la fabula (sviluppo
narrativo, storytelling, deve portarci verso una conclusione) –> individuazione del tema (topic,
individuare di volta in volta a presiedere tutto lo svolgimento della comunicazione, dell’articolo.
Dovrebbe essere accennato nell’annuncio e sviluppato narrativamente nella fabula.) –>
individuazione dei sottotemi –> diramazione della fabula (conclusione, divisione in varii percorsi
dove portare il lettore) –> notizia (come risultato della nostra comunicazione).
Aumento di bit informativi, numero di scelte necessarie da parte del lettore per arrivare alla
conclusione. Più sono i bit, più la comunicazione è ricca, più ci si può fare un’idea autonoma
(comunicazione positiva).
Questo modo di comunicare trova chiaramente la sua migliore espressione nella narrativa, poiché
ha più spazio a disposizione per sviluppare elaboratamente gli stessi concetti.
Per un giornalista professionista o uno scrittore, il semplice incipit (l’annuncio) con cui si apre uno
scritto è sufficiente per avere un’idea molto precisa e quasi definitiva della qualità di tutto il testo.
Dà l’idea complessiva.
L’idea dello storytelling è letteraria e, in quanto tale, pienamente legittima e “nobile”.
Problema: quando lo storytelling diventa tale solo per avvicinarsi ad un obiettivo, raggiunto
normalmente attraverso il “brand journalism” o l’informazione pubblicitaria (che anch’essa si basa
sullo storytelling).
Se facciamo storytelling per un’impresa o una pubblicità, noi utilizziamo questo strumento
letterario e giornalistico allo scopo di ottenere una risultato commerciale (racconto una bella
storia cercando di convogliare in maniera rigida il mio lettore verso il risultato che voglio). La
notizia che voglio ottenere è “c’è qualcosa di bello se si fa, se si compra una certa cosa”. Funzione
di tutto questo (storytelling a fine pubblicitario, SEO...) richiamata nello scopo conclusivo:
fidelizzare, raggiungere un pubblico favorevole a quello che io voglio che sappia.
Per far funzionare al meglio questo giornalismo che è un po’ liquido, ma prevalentemente gassoso
(vuole suggerire cose che fanno più riferimento all’inconscio che alla coscienza), possiamo
utilizzare molte strategie per catturare maggiormente i nostri lettori, ad esempio: far riferimento
all’aspetto morale, una comunicazione che punta su questo fa riferimento ai grandi valori a cui la
nostra comunicazione si rifà (es: attualmente l’economia sostenibile, biodegradabile. L’80% dei
consumatori sono sensibili a questo aspetto, che va venduta al meglio attraverso lo storytelling
morale); oppure far leva sui sentimenti, ad esempio sulla famiglia (come storytelling è fortemente
comunicativo); oppure sulla nostalgia (classico della comunicazione visuale, riferimento ai “buoni
prodotti di una volta” che ora non ci sono più).
Possibilità di comunicare qualcosa più all’inconscio che alla nostra coscienza raziocinante.
C’è qualcosa di malvagio in questo? NO, poiché noi siamo fatti di moltissime dimensioni, non
siamo solo “ragione”. Quando tentiamo di essere deduttivi attraverso la comunicazione facciamo
qualcosa di tipico dell’essere umano –> tutte le arti seduttive sono estremamente nobili e piene di
significato comunicativo, da valorizzare perché favoriscono proprio la comunicazione.
Ma se sfruttiamo questo impatto emotivo per “bloccare la comunicazione” solo su certi livelli (ad
esempio sull’annuncio) noi facciamo un’azione di disinformazione.
Riferimento al “distributed journalism” (giornalismo distributivo) = altro aspetto della
comunicazione gassosa. Ognuno può imporsi come giornalista (in relazione a qualcosa, un blog,
una testata...) attraverso serie di comunicazioni che avviene all’interno della sua community, coi
suoi followers...: distribuire l’informazione (che ritiene/che altri gli impongono di dover dare)
all’interno del suo pubblico, con intento di ampliarlo.
L’aura un po’ “magica” che circonda internet è qualcosa che va contestato e limitato: questa
“civiltà digitale” è una trappola pericolosa che ci spinge a scambiare il mezzo per il valore. Non c’è
valore nell’utilizzo del mezzo, sono semplici e banali strumenti senza valore aggiunto (ad esempio
nella capacità di performance digitale). Questo è esclusivamente parte di un mondo vario che può
essere conosciuto provocando delle reazioni tra il giornalismo tradizionale e quello di seconda,
terza, quarta generazione, senza dargli valore in sé. Questo valore è un inganno.
La realtà è sempre cruda, siamo noi che dobbiamo conferirle un significato, senza accettare quello
che gli altri vorrebbero farci credere.
Mercoledì 30 ottobre -> lezione seguita interamente e registrata.
Parte scritta dell’esame: ultimo giorno del corso, scritto facoltativo -> avremo tre tracce tra cui
scegliere e dovremmo svolgerle liberamente durante le due ore. Consegnare poi l’articolo
giornalistico – stampandolo in aula, ma scrivendolo a pc – al termine delle due ore. Questa prova
sarà una verifica del nostro grado di competenze circa la scrittura giornalistica. Lo scritto verrà
valutato in trentesimi e verrà presentato il giorno dell’appello orale.
Parte orale dell’esame: appello di dicembre, gennaio e febbraio -> conoscenza dei libri di testo
dell’esame, appunti e conoscenza delle parte dei libri di testo presenti sul gruppo di Facebook.

Aggiungere appunti che ho seguito male.


1. Titolo -> è qualche cosa che ricorda l’incipit del pezzo. Deve dare insieme l’annuncio e (?).
Deve anche essere brillante e vuole catturare la nostra attenzione.
2. Occhiello -> sta sopra al titolo. Serve per collocare nel tempo e nello spazio l’annuncio-
notizia del titolo. Il dove, il quando e se possibile il soggetto o i soggetti coinvolti. Deve
inoltre essere molto chiaro.
3. Sommario -> sta sotto il titolo. È una spiegazione didascalica di quello che il titolo, in
maniera estremamente sintetica e brillante, dice, dunque di quello che si vuole dire. Ha lo
scopo di spiegare.
Un altro aspetto importante è la gerarchizzazione delle notizie e la costruzione della pagina. La
gerarchizzazione classica, in un giornale cartaceo, ha i seguenti elementi:
1. Apertura -> apre in alto a sinistra la pagine. L’apertura, per essere forte,
2. La spalla -> sta sulla destra dell’apertura.
3. Il taglio centrale -> si colloca al centro della pagina o comunque in terza battuta rispetto
all’apertura e alla spalla. Spesso, per motivi di spazio, comporta solo il titolo e l’occhiello.
4. Il taglio basso ->
5. Il fogliettone -> un testo, non troppo lungo, che in basso sulla pagina spezza il flusso delle
notizie, scegliendone una particolarmente curiosa ed interessante che vuole spezzare tutte
le altre notizie.
6. Il box -> è un riquadro all’interno del testo. Approfondimento generalmente basato su un
aspetto particolare di quello che sto dicendo.
Lunedì 4 novembre 2019 -> copiare appunti da registrazione.
Venerdì 8 novembre 2019 -> copiare appunti da registrazione.
Lettura articoli.
Importanza dell’uso della retorica nella comunicazione (in ogni ambito).
I tre elementi della retorica sono:
• Movere -> toccare i sentimenti e smuoverli
• Docere -> provocare piacere in chi ci ascolta
• Delectare -> istruirlo e insegnargli cose concettualmente nuove
Maestro della retorica classica: Cicerone, ancora oggi ci si riferisce alla sua retorica.
1. Inventio: si rifà alla tematica, consiste nell’individuare il tema centrale prima di iniziare a
scrivere/parlare. Il tema non può nascere per caso durante la presentazione ma deve
essere chiaro già dall’inizio.
2. Dispositio: elemento relativo a fabula e sviluppi vari. una volta che viene stabilito il tema va
elaborato in modo da ottenere il massimo della quantità informativa possibile.
3. Eloqutio: pronuncia verbale ma anche esecuzione scritta, “ornare con le parole”.
4. Actio: come presentiamo visivamente quello che stiamo producendo, agire per rafforzare il
concetto. Esempio: muoversi nello spazio per coinvolgere + giornalista sul luogo
dell’evento per mantenere l'attenzione sul pubblico + emoji come actio visuale nello scritto
5. Memoria: nella retorica ciceroniana serve all’oratore per ricordare quello che sta dicendo.
Nella retorica classica consiste nell’immaginare il discorso come una casa, ad ogni stanza
corrisponde un tema che devi toccare “camminando nella casa”.
È quello che stiamo per dire ma anche quello che dovrà ricordarsi il nostro ascoltatore. Per far sì
che la gente ricordi è importantissimo l'explicit -> richiamo al leitmotiv del incipit.
Scegliere il linguaggio (elevato/medio/semplice) in base al tipo di pubblico, nello spettacolo viene
usato semplice in modo che tutti capiscano. Nella politica viene usato semplice per arrivare
direttamente al popolo (es. Renzi Salvini) -> scopo della retorica: arrivare.
Uso delle figure retoriche: necessario nel discorso, ma sempre in evoluzione e così che deve
essere. Il nemico della eloqutio è l’easy listening -> riduce l’impatto comunicativo.
Figure retoriche usate maggiormente nella eloqutio:
• Spostamento da un significato all’altro.
• Metonimia: parte per il tutto.
• Amplificazione: ripetizioni, amplificazione dei significati.
• Antifrasi: dire una cosa volendo intenderne un’altra, porta alla provocazione.
• Anafora: riprendere con la stessa parola più frasi consecutive.
• Allegoria e ironia: arma a doppio taglio .
• Allusione: dire senza dire, pesante nello scritto perché non hai la certezza di sapere.
• Reticenza: fermarsi prima di dire la cosa più forte della frase, che sia scorretta o
inadeguata.
• Ipotiposi: più per lo scritto che per l'orale, rendere mentalmente un oggetti visivo presente
nella scena.
• Schiettezza: efficace se usata adeguatamente.
• Luogo comune: figura retorica per eccellenza nella eloqutio, rafforza il concetto.
Lunedì 11 novembre 2019 -> copiare appunti da registrazione. Lezione numero 15.
Venerdì 15 novembre 2019 -> lezione registrata.
Lezione di intervista a Isabel Russinova.
Lunedì 18 novembre 2019 -> lezione registrata.
Lettura articoli prodotti sulla Russinava.
Titolo, occhiello, sommario. Anziché una lunga narrazione, scegliere un tema e non fare una
semplice elencazione, ma fare l’articolo proprio. L’incipit deve essere interessante, in grado di
catturare l’attenzione. Nell’incipit si può riprendere anche le frasi dette dalla persona intervistata.
Non usare parole altisonanti o troppo alte, che stonerebbero con il personaggio che si sta
descrivendo. Misurare e calibrare il proprio linguaggio in base al contesto.
Evitare ripetizioni, il tipo di linguaggio è una scelta del tutto artificiale modulato sulla base del
contesto. Mantenere sempre un distacco critico rispetto al soggetto che si sta raccontando e non
prendere mai una posizione netta. Occorre essere il più oggettivi e misurati possibili per evitare di
prendere una posizione di parte o di cadere in mistificazioni e semplificazioni. Mai usare un
linguaggio basso o troppo elevato e cercare, restando il più oggettivi possibili, di dare all’articolo
una propria impronta personale.
Venerdì 22 novembre 2019
Lezione-conferenza tenuta da Giulio Primiceri (tennista a livello internazionale e personal trainer)
e Christian Belfiore (un ragazzo seguito da lui).
Lunedì 25 novembre 2019
Lettura articoli scritti sulla conferenza di venerdì 22.
Venerdì 29 novembre 2019
Stesura scritto facoltativo del corso.

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