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2019 / 2020
TERZO ANNO – PRIMO SEMESTRE – 6 CFU
ARGOMENTO LEZIONI: Tra informazione e disinformazione: ruolo del giornalismo e tecnica di
composizione nell'epoca della comunicazione diffusa
PROFESSORE: Fertilio Dario
La comunicazione, essendo anche una fonte luminosa, porta con sé anche l’aumento dell’ombra.
Da cui la disinformazione come faccia oscura, l’ombra, della comunicazione. L’aumento
esponenziale della quantità di informazioni che noi siamo ormai oggetto e soggetto e che ci
bombarda in maniera costante dalla mattina alla sera porta con sé non soltanto più informazione
ma anche più disinformazione. Siamo sempre bombardati e ricettivi di informazioni. Dunque
abbiamo un sistema di comunicazione pervasivo e potenzialmente totalitario, che ci vuole imporre
le sue informazioni -> il sistema telematico vuole attivare in noi un piacere (a durata breve per
poterlo riattivare). In sostanza è fondamentale sapere di essere costantemente manipolati.
- Domanda: Il giornale cartaceo e il giornale online sono la stessa cosa? Sono simili?
No. O meglio, hanno degli aspetti in comune e degli aspetti di diversità. Leggere e scrivere
un giornale online significa accorciare i tempi di lettura rispetto alla versione cartacea,
proprio per motivi strutturali, perché la lettura su schermo è più corta, prevede cose molto
veloci e argomenti molto diversi. Dunque il giornale online è una forma diversa di
quotidiano, ciò che invece accomuna entrambi è la struttura delle notizie verticale e cioè
gerarchica (vaglio, selezione e ideologizzazione delle notizie).
Quello che noi dobbiamo considerare è che la comunicazione deve per forza avvenire sotto forma
di linguaggio -> quello che prediligiamo nella nostra comunicazione è quello verbale (scritto / ora
le), ma è altrettanto importante anche il linguaggio gestuale. Poi ci sono il linguaggio dei colori
(che ha molto importanza nel linguaggio visivo), l’importanza dei suoni, dei profumi, il tatto
(visione stereoscopica nella scultura, ad esempio).
Di linguaggi, come vediamo, ce ne sono tanti, ma noi ci troviamo davanti a prevalentemente un
linguaggio e una fonte che è la comunicazione scientifica, che normalmente si impone alla nostra
attenzione. Noi riteniamo che la comunicazione scientifica sia qualcosa di quasi indiscutibile e la
accettiamo per tale, salvo lodevoli eccezioni critica di coloro che hanno una certa conoscenza delle
cose e che quindi sanno che non esiste nessuna perfezione nel linguaggio. Il linguaggio scientifico
ha poi come correlato il linguaggio tecnico, che è quello che oggi ci viene somministrato in dosi
veramente da cavalli presso gli spot televisivi (pubblicità case automobilistiche, ad esempio), che si
impone nella nostra mente, pensando che sia in discutibile e quindi lo accettiamo come tale.
Tutti cercano di ottenere mediante il linguaggio tecnico-scientifico l’autorità. Oggi è anche molto
importante e molto imposto parallelamente al linguaggio tecnico scientifico anche quello
economico (spread come termometro della nostra salute / giudizi che arrivano dalle agenzie di
ranting).
Dunque noi abbiamo a che fare con dei linguaggi prevalentemente scientifici, ma anche
tecnologici ed economici, che si impongono autoritariamente sulla nostra vita. Questo stato di
caso viene approfondito da molti studi filosofici -> uno dei più importanti è quello sostenuto da
Emanuele Severino.
Severino sostiene che la scienza sia l’autentica potenza del mondo moderno. E che la scienza e il
suo linguaggio siano quello che guida la forza prevalente, servendosi del capitalismo e
dell’economia per imporre la propria forza e per prevalere su tutti gli altri valori: essa cerca
l’egemonia sociale.
In questa situazione conflittuale in cui le molte forze (socialista, capitalista, comunista,
scientifica…) cercano di conquistare l’egemonia, lo strumento comunicativo (del socialismo, del
capitalismo, del comunismo, della scienza, del cristianesimo, islamismo e così via) può diventare lo
scopo. Tutti gli strumenti che queste potenze mettono in campo per poterci influenzare possono
diventare uno scopo. Severino dice che nessuno può competere con la comunicazione tecnica
oggi, perché scopo della comunicazione tecnica è aumentare la capacità dell’uomo di realizzare
scopi. Dunque la tecnica si pone come strumento che è anche fine, cioè la tecnica si impone come
strumento che vuole impiegare se stessa senza fine, all’infinto, attraverso naturalmente l’impiego
della razionalità e della tecnica scientifica.
Lo scopo della tecnica e della scienza è dire che loro hanno l’egemonia, noi dobbiamo accettarlo e
riconoscerlo. Quello che ci viene imposto è un atteggiamento acritico verso la scienza e la tecnica
stessa -> questo è un paradosso: la scienza e la tecnica dovrebbero essere critiche verso se stesse
per poter migliorare.
Severino dice infatti (e questo è fondamentale) che non vi è scienza senza comunicazione, non vi è
scienza senza linguaggio e il linguaggio è appunto il senso del comunicare -> la scienza e la tecnica
ci comunicano la loro esistenza e la loro potenza. La scienza non è un dono fatto all’uomo di cui
possiamo usufruire liberamente e quando ci serve, no, la scienza è un’imposizione autoritaria, una
potenza che vuole manipolarci.
Il motivo per cui si dice che la scienza è potente è il riconoscimento pubblico di cui la scienza gode.
Questa volontà scientifica vuole che questi eventi diventino di consenso pubblico, mondiale, che
non ci sia discussione. La scienza decide essa stessa in che cosa consista la potenza (cioè la
possibilità di dominare gli altri) e lo decide lei regolando le regole. Noi crediamo di desiderare ciò
che la scienza e la tecnica ci impongono di desiderare e se noi non lo desideriamo, il messaggio
che passa, è che c’è qualcosa che non vada. L’esempio è internet: algoritmi per cui noi ci
ritroviamo sul telefono quello che vogliamo trovarci -> È necessario che la scienza conosca il
dominato.
Il punto è che la comunicazione funziona, e questo è il senso di questo corso, soltanto come
comunicazione critica.
Dunque, riprendendo Severino, il mezzo diventa lo scopo. L’antidoto a questa situazione sarebbe
la buona filosofia, essendo Severino un filosofo. Il robot e il computer riduce la realtà in classi di
modelli del reale, ad esempio i famosi algoritmi, i database (qualcuno sa tutto su di noi e noi,
approfondendo i dati che abbiamo a disposizione, possiamo comunicare certi aspetti).
Tutte queste forze, che ci continuano a circondare, sono comunque potenti forze di
comunicazione. Si tratta di modelli a cui noi siamo soggetti. La scienza e la tecnica sono quelle
attività che l’uomo sviluppa in seguito a dei modelli da lui inventati. Dunque mentre le attività
dell’invenzione sono esclusive dell’uomo, le attività della fabbricazione sono sia dell’uomo che
della macchina algoritmica.
Tutto questo avrà poi un effetto sulla capacità comunicativa. Ecco perché è un errore definire il
giornalismo come quarto potere e la televisione come quinto potere e internet come sesto. Il fatto
è che i poteri in uno stato democratico sono tre: esecutivo, legislativo e giudiziario. Ma il
giornalismo non è un potere, se si pone come potere (e con lui ovviamente la comunicazione)
allora incominciano i guai seri: perché un potere non basato sul popolo è un potere non
democratico. L’informazione non può essere un potere e nemmeno un anti potere.
Potremmo considerare la comunicazione come un grande polmone che diffonde quest’aria di
comunicazione ma che è sempre a rischio di ammalarsi, di inquinamento.
Lunedì 7 ottobre 2019 -> lezione registrata e seguita interamente.
Dimensione dell’analisi filosofica del mondo della comunicazione -> Emanuele Severino già
vent’anni fa si rendeva conto che esiste una continua lotta fra potenze che vogliono conquistare la
comunicazione per poter imporre la propria egemonia sulla società: la scienza è il linguaggio
dominante.
Visione post umana della società -> il robot intende progressivamente imporre la sua lingua e il
suo modo di pensare, per cui non adeguarsi al robot significherebbe interrompere la nostra
comunicazione con il robot stesso. Neo lingua -> 1984 George Orwell (scritto nel 1948): lingua
artificiosamente e forzosamente imposta.
Totalitarismo cibernetico -> Pressione comunicativa enorme con tendenza totalitaria -> internet
vuole accendere in noi continui desideri e piaceri tecnologici che però hanno brevissima durata
per tenerci avvinti al gioco del piacere e delle prestazioni, Queste agenzie che dominano la lingua
e il web sono agenzie di controllo: algoritmo. Pathos tecnico: la tecnologia ci fornisce una forza
continua a cui noi siamo sensibili e avvinti continuamente. Dunque produzione di pathos e
attivazione incessante di desiderio, sono pulsioni infinite. E anche ricerca continua di una nuova
ebrezza. Queste espressioni sono di Nietzsche, scritte nell’800 e oggi sempre attuali. Michel
Foucault definisce tutto questo con il termine bio politica: disciplina della vita che ci viene
proposta dal pensiero dominante.
Entriamo ora nel campo del virus totalitario: Benito Mussolini (fascismo visione totale della vita,
nazionalismo) e Antonio Gramsci (contesta il totalitarismo di Mussolini, per Gramsci il vero
totalitarismo era quello comunista). Lo scopo del virus è quello di espandersi in maniera infinita.
Venerdì 11 ottobre 2019
• Esaminata presenza di “potenze”= forti condizionamenti di cui noi siamo i bersagli che
condizionano sviluppo, scienza e tecnologia + altre potenze che intervengono e
condizionano il nostro universo comunicativo e di cui vogliono egemonia.
• L’operato di scienza e tecnologia non sono indolori, sono forme di condizionamento e
potere che agiscono su di noi, sulla nostra società e sulla nostra comunicazione.
Azione di condizionamento analizzata tramite testo di De Michelis , imperativo categorico che si
impone a noi come obbligo da parte nostra di essere prestanti (ottenere sempre più forte
partecipazione e successo all’interno della rete mediatica + continua attivazione di “piacere”–>
ricerca continua del piacere come forma di condizionamento della rete).
Obiettivo: risvegliare le coscienze di fronte a questa continua omologazione.
IL VIRUS TOTALITARIO:
Idea che queste forze che agiscono potentemente nel mondo della comunicazione determinano
condizionamento tale da poter diventare virale.
Il virus totalitario si serve della comunicazione per affermarsi, gli effetti vengono ingigantiti
dall’interconnessione.
Ogni forma totalitaria di potere e di comunicazione basta su 2 elementi:
1. Elemento arcaico: fa riferimento alle nostre radici in cui desideriamo riconoscerci.
2. Elemento ultramoderno: ci fa sentire perfettamente integrati con gli altri e a passo coi
tempi.
Questo espandersi del virus trova la sua espressione con lo sviluppo della società di massa, col
‘900: solo qui alcuni concetti possono essere diffusi rapidamente e in maniera capillare in tutta la
società. Momento di incubazione: da ricercare nelle trincee della grande guerra. Qui abbiamo
prima mobilitazione totale delle masse e delle coscienze (coinvolgimento della popolazione intera
della macchina bellica). Ernst Junger: tempeste d’acciaio, definisce questa mobilitazione come
Total Mobilmachung (totale mobilitazione delle masse). Industria assoggettata alla macchina da
guerra, tutto incentrato sulla guerra. In questo sradicamento della vita normale delle persone,
messa in discussione dei valori tradizionali, si fonda il virus totalitario comunista e bolscevico
teorizzato da Lenin come “i soviet + elettrificazione” (idea arcaica del villaggio russo trasferito
nella fabbrica + possibilità di trasferire potere di soviet su piano della politica industriale).
Totalitarismo che nasce da condizioni estreme e disperate di moltissimi soldati che vanno incontro
alla morte.
Rivoluzione bolscevica: colpirà grande combattente della grande guerra, anche lui sradicato di
fronte a realtà imprevedibile = Adolf Hitler, si propone di trasferire rivoluzione bolscevica su un
piano diverso, mantenendo alcuni elementi e modificandone altri (che non sono il mito del
proletariato, ma la razza che erediterà la terra, passaggio tra classe e razza con nuova visione di
totalitarismo concorrente). Nazionalsocialismo: modello profondamente spirituale e religioso (=
più seducente per le masse). Razza ariana considerata espressione migliore del piano della natura.
Eliminazione dei parassiti (per Lenin i vecchi monarchici, gli aristocratici...) si trasferisce nella
visione nazionalsocialista nella visione degli ebrei come razza parassita ma non solo di loro. Qui
entra in campo l’evoluzionismo, che stabilisce che l’essere meglio organizzato a sopravvivere
sopravvive eliminando l’inferiore e debole (sembrava andare in appoggio alle teorie
nazionalsocialiste) = origine del mito ariano.
Queste forme totalitarie, che hanno pesantemente influenzato anche la comunicazione di massa,
sono stati fenomeni casuali, paragonabili a terremoto catastrofico: questa visione, di confinare i
totalitarismi nel “secolo breve” ha continuato a consolare l’umanità sul fatto che il peggio fosse
passato. Credenza che “la storia più terribile” fosse finita, l’uomo non avrebbe più ripetuto questi
errori. Visione ingenua, i virus sono sempre esistiti e continueranno a sopravvivere perché il
mondo non è il paradiso (virus totalitario, Dario Fertilio). Marciano al nostro fianco e non ci
lasciano, quelli latenti sembrano lasciarci per un lungo periodo e poi esplodono. Per questo a
lungo non è stato riconosciuto il terzo totalitarismo: il totalitarismo islamista.
Instaurazione dittatura islamista di Ayatollah. Inviato a Tehran e in Iran il filosofo Michael
Foucault, perse la testa anche lui, risultò sedotto dalla spiritualità delle masse e iniziò a inneggiare
alla rivoluzione anche lui.
Virus totalitario che “si maschera da qualcos’altro” e colpisce tutti coloro che non sono in grado di
riconoscerlo –> si manifesta in una forma arcaica mescolata ad una forma ultramoderna.
Commistione che ripete il “morso del virus”, elemento arcaico a cui si richiama: la religione
mussulmana, in particolare interpretazione assoluta e indiscutibile del Corano (dettato da
Maometto ≠ Vangelo, direttamente dettato da Dio –> blasfemo chi lo mette in discussione) e il suo
adattamento pratico alla vita quotidiana. Elemento arcaico = mobilitante per le masse. Valorizzata
la Jihad (guerra santa), sottomissione del fedele... –> per Hitler la bibbia era la rivalsa della razza
ariana verso la razza ebraica (cristo non visto come ebreo ma come ariano durante il
nazionalsocialismo).
Elemento moderno: modernità tecno-economica –> utilizzo sofisticato di internet e delle forme di
comunicazione. Internet come fattore di radicalizzazione e autoradicalizzazione. L’islamismo così
prende di sorpresa l’occidente, convinto che il totalitarismo fosse terminato, lo coglie di sorpresa
–> 11 settembre 2001.
Come questo islamismo radicale agisce con forza? Riproduce in maniera forte (anche
ideologicamente) le premesse dei due virus che lo avevano preceduto. Radicali islamisti avevamo
guardato con ammirazione Hitler. Affinità elettiva tra islamismo radicale e nazionalsocialismo.
Insieme all’affinità con razzismo hitleriano, trova affinità anche con marxismo comunista:
anch’esso ha carica di universalità, rigenerazione e dominio del mondo. Egemonia proletaria come
purificazione del mondo –> diventa il popolo eletto (dell’islam) prende il suo posto nella
rivoluzione islamista.
Conquista dell’universalità dei fedeli, la visione dell’islamismo totalitario trova qui il suo
completamento (paradiso proletario per i comunisti). Dominio assoluto della religione islamica,
finché ultimo infedele non sarà stato convertito il compito dell’islamismo non sarà terminato.
Islamismo = conclusione ideale del totalitarismo novecentesco.
Visione universalistica molto forte –> islamismo radicale, potente forma virale comunicativa in
grado di radicalizzare e comunicare facilmente su base spirituale ai principi di fondo.
Obiettivo di questi totalitarismi: redenzione del mondo attraverso una classe/razza/religione
eletta. Affinità nel fatto che sono: universalistiche, vogliono redimere il mondo, mettono in
discussione la proprietà individuale.
Tre principi del liberalismo classico (Locke) = libertà di vivere, scegliere e possedere. Tutti i
totalitarismi mettono in discussione la proprietà.
Distinzione con visioni autoritarie delle visioni totalitarie:
Il regime autoritario impone il potere del suo partito, in tutte le forme della vita pubblica
(compresa mobilitazione delle masse nelle grandi manifestazioni pubbliche). Lo stato autoritario
impone adesione formale, il totalitarismo controlla ciò che fai in casa e ci riesce attraverso unità di
quartiere di controllo.
Il totalitarismo entra nella vita privata delle persone, controlla adesione personale e mentale ai
principi dello stato totalitario –> chi non aderisce = sospetto, passibile d’arresto. Lo stato
autoritario “si ferma sulla soglia di casa”.
Idea che in fondo, questa grande cavalcata attraverso i secoli, serva a dare un senso alla storia
(che di per sé non ce l’ha). Mobilitazione nel presente per rimuovere idea del grande nulla che ci
circonda in tutte le forme totalitarie –> grande pericolo a cui dobbiamo sfuggire.
I fratelli musulmani (espressione islamismo radicale): teoria gramsciana dell’egemonia (?) –>
islamismo radical-gramsciano, egemonia che si manifesta attraverso progressiva occupazione della
società.
Islamismo radicale = viralità del fenomeno + non sempre “gli anticorpi” sono presenti –> per
tempo noi occidentali ci siamo cullati nell’illusione che il peggio fosse passato. Il virus ha bisogno di
“materiale di combustione”: deve essere sempre abbondante perché il virus totalitario non può
fermarsi, altrimenti perde la sua efficacia. Con che materiale di combustione si è giovato
l’islamismo radicale? Il corano e la pietà islamica. Il modo per contrastare il virus totalitario è
affamarlo = sottrargli materiale di combustione.
Risposta da trovarsi su vari piani:
1. Piano militare: prosegue la sua avanzata finché qualcuno non lo ferma. Il pacifismo
integrale risulta una forma di rassegnazione al totalitarismo.
2. Forma politica- diplomatica: non deve essere dubbia/ambigua sulle sue finalità anche
totalitarie.
3. Battaglia culturale: individuazione del nemico, del suo percorso, la sua confutazione.
Aspetto più importante, che spesso viene purtroppo sottovalutato.
Certe forme ideologiche totalitarie possono essere “ibride”: solidarietà storiche tra islamismo
radicale e razzismo nazionalsocialista, tra islamismo radicale e marxismo. Non sempre ottengono
espansione universale come i non ibridi.
• Primo grande genocidio del ‘900: genocidio armeno –> avvenne come forma pre totalitaria
ma per fusione ibrida (elemento arcaico: imperialismo ottomano + elemento moderno:
nazionalsocialsmo prussiano).
• Centro-est Europa: nazicomunsimo. Forma ideologica ibrida, che oggi ha trovato terreno
fertile nei paesi post comunisti. L’attuale dittatore democratico Luka Shenka (?) ha lodato
la pulizia etnica di Hitler e contemporaneamente è d’accordo con visione comunista (?). Ha
messo in atto dittatura di tipo nazicomunista in Bielorussia. Cosa simile avvenne in Serbia:
superiorità Serbia e comunismo jugoslavo (?). Forza portante di Putin in Russia anche, forte
componente che lo appoggia è quella nazicomunista –> dove c’è un russo c’è la Russia,
quindi posso invadere la Crimea ad esempio, più nostalgia dell’imperialismo sovietico.
• Altra forma di paratotlitarsimo: il terzomondismo (in America Latina).
Es: regime di Daròn in Argentina. In Perù il movimento terroristico “sendero luminoso”
combina forme di arcaismo biblico (?) con forme di terrorismo marxista leninista. La
Cambogia: altro esempio di terzomondismo sui generis (antichi valori della Cambogia pre
arcaica, preistorica, con precetti del comunismo marxista leninista –> risultò in olocausto
cambogiano):
Serie di fenomeni pretotalitari: non hanno modo di espandersi oltre area regionale, ma anche
nella loro dimensione riescono ad applicare principi dettati da virus totalitari.
Lunedì 14 ottobre 2019 -> lezione seguita interamente e registrata.
Ricapitolando:
- senza approccio critico non siamo dei comunicatori
- quando esaminiamo qualcosa che ci viene proposto siamo persone scomode
- forme virali con dimensione universalistica
- forme virali ibride
"Il totalitarismo è una cosa lontana da noi? È il nostro nemico conosciuto? Noi siamo esenti da
questo totalitarismo?"
Noi non ne siamo esenti dalle forme virali almeno quelle pre totalitarie. Anche noi ci troviamo su
un territorio vulnerabile e il rischio è quello di esserne infettati senza rendercene conto. Se siamo
infettati, infetteremo anche gli altri.
Ci sono vari segni da considerare -> tecnocrazia (algocrazia)-> creazioni di bisogni.
Abbiamo questa potenza scientifica tecnocratica che vuole imporci il suo dominio attraverso
l'imposizione di bisogni. Non possiamo ovviamente demonizzare i bisogni.
La faccia oscura dei bisogni è però quella della contaminazione e schiavizzazione.
Ci sono bisogni in parte veri e in parte indotti (spesso dalla rete).
Questo bisogni devono essere soddisfatti e quindi li traduciamo in richiesta di diritti -> da bisogno
a diritto -> ho bisogno di quella cosa è quindi ne ho diritto -> dato che il diritto non è astratto, esso
deve essere codificato dalla legge. I diritti devono moltiplicarsi adattandosi ai desideri soggettivi,
ogni soggetto ha diritto a quello che chiede. Diritti che si moltiplicano all'infinito.
Il problema che la moltiplicazione di diritti riduce lo spazio di libertà (es: se io in una stanza in
presenza di altre persone ho il diritto di parlare, riduco lo spazio di parola egli altri).
Cosa succede quando in una società ci sono milioni di diritti e questi essendo tra di loro configgenti
non possono essere realizzati?
C'è bisogno di un buon legislatore che deve decidere quali possono essere esercitati e quali no.
La dittatura dei diritti è la necessità di un'imposizione dei diritti giusti e non giusti.
Nella comunicazione universale si affaccia un grande valore -> sappiamo che i valori fondanti del
pensiero liberale di Locke sono la libertà di vivere, scegliere e possedere.
Se avviene assolutizzazione del principio della vita -> se la vita diventa qualcosa che non possa
essere messa in discussione -> risultato: preservare la propria vita -> "la banalità del male" della
Harendt; se la vita è principio indiscutibile, dobbiamo considerare che tutto è possibile per la
preservazione della vita -> dobbiamo immaginare la nostra vita infinita e sotto controllo.
L'eugenetica (controllo della qualità del feto) diventa legittima, quello che conta è la qualità della
vita. La vita diventa l'elemento fondamentale a cui noi ci dobbiamo riferire. Senza questa noi non
abbiamo alcun tessuto connettivo. La vita si impone inoltre sulla morte, riteniamo che la vita possa
decidere su chi deve morire.
Questo grande mito della vita che ha sicuramente origini pagane, diventa una delle grandi forme
di totalitarismo pre totalitario. Su questa base possiamo considerare una serie di ideologie, di
diritti che si vanno consolidando in ideologie (da bisogno a diritti a ideologie).
Abbiamo forme di collettivismo -> affermazione dei diritti di un gruppo (religioso, sociologico,
omosessuale...). Più si allargano queste forme collettiviste, più si restringono le libertà individuali.
Noi dobbiamo mettere in discussione criticamente tutte le forme di collettivismo che ci vengono
proposte e sviluppare la critica individuale, la capacità di mettere in discussione con un articolo
queste verità ufficiali perché la loro egemonia è il rischio fondamentale di questa forma pre
totalitaria (chiamata iper radicalismo).
Un altro tipo di ideologia collettivista è quella no border -> non ci sono più confini, c'è solo un
mondo iper connesso, in cui tutti hanno diritto a tutto.
A proposito del mito della vita abbiamo un'altra grande manipolazione cioè quella dell'essere
umano, il prolungamento artificiale della sua vita -> corpo conservato, ibernato e poi risvegliato
ecc...
GIORNALI: L'INFORMAZIONE DOV'È?
Il discorso si sposta dalla comunicazione in senso generale a un senso più specifico.
Contrasto fra legge del mercato e legge dell'informazione critica: la legge del mercato è un altro
degli elementi pre totalitari. Il problema del mercato è la regolazione, la sua capacità di essere
equilibrato e controllato. C'è un passaggio esplicitato nel testo in cui dobbiamo considerare come
comportarci, come essere dei buoni comunicatori. C'è la possibilità di una comunicazione
oggettiva e una obiettiva. Su questo ci sono diverse scuole di pensiero:
• Umberto Eco sosteneva che l'oggettività è un mito e come tale deve essere dissacrata.
• Popper sosteneva che l'oggettività è un'apertura scientifica, con possibilità di confutazione
dell'informazione. Se la scienza si può sottoporre a critica (mentre la religione non si può
falsificare perché non è scientifica), allora è vera o falsa quando si hanno le prove. Le prove
sono la possibilità di verificare le fonti anche attraverso internet. L'obiettività è
atteggiamento morale e individuale, per cui io mi impongo di essere obiettivo.
Queste sono tesi legate al dibattito del 900.
L'oggettività può essere un principio morale ma non perseguibile. L'obiettività consente alla
persona di giungere alla sua conclusione, alla sua notizia. Saremo veramente obiettivi quando
lasceremo la possibilità a chi ci ascolta di fare le sue considerazioni che possono essere l'opposto
delle nostre.
Capitolo della semiologia (capitolo pag. 59):
Semiologia -> scienza dei semi, la coscienza del fatto che il fatto viene per forza sostituito da un
segno (se parlo di una malattia, non posso mettere la malattia sulla carta ma la devo sostituirei
con un segno che può essere verbale, un'immagine...). È il segno di chi ha scritto quel segno (c'è
qualcuno che nel segno ci mette del suo). Ad esempio -> test psicologici: ci sono una serie di
risposte e poi fare la somma di quello che salta fuori. Il test è fatto dallo pseudopsicologo, bisogna
capire cosa attribuisce questo pseudopsicologo a un determinato segno.
Il segno è la testimonianza di chi è intervenuto e ha dato corpo al fatto. Il segno non è un fatto
oggettivo ma è qualcosa che va interpretato. Potrebbe essere obiettivo ma può anche non esserlo.
Diffidenza critica rispetto al segno, qualsiasi segno è sospetto, dubbio. Quando spiraliamo dal
segno al fatto, noi risaliamo a chi ha scritto quel segno.
Doppia direzione -> da chi comunica verso il ricettore della sua comunicazione e dal ricettore verso
il comunicatore.
Tipo di comunicazione diffusa a livello giornalistico e professionale:
Teoria del conflitto e dell'ascensore -> Paolo Neri, direttore a due riprese del corriere della sera.
• Teoria del conflitto: teorizzò il conflitto come strumento per catturare il lettore, devo
creare un conflitto allo scopo che il pubblico partecipi. Dobbiamo ricreare il conflitto a
livello comunicativo. Se riceviamo una notizia, noi dovremmo sottoporla a gente che la
pensa in modo diverso per generare conflitto. Questa idea è molto bella perché aumenta il
coinvolgimento del pubblico ma anche pericolosa perché noi saremo i registi del conflitto.
Se c'è disuguaglianza fra le due tesi, allora non va bene e c'è disinformazione (notizia del
diavolo). Altro metodo è quello di concedere a uno dei contendenti la facoltà di
interrompere l'altro, ma quando l'altro cerca di interrompere il primo invece lo si ferma.
• Teoria dell'ascensore: commistione fra alto e basso (personaggio elevato e basso)-> crea
cortocircuito informatico che suscita interesse. Ad es: fare parlare il filosofo di moda e fare
parlare la stilista di filosofia.
Cosa dobbiamo prendere in considerazione -> efficacia della comunicazione e rischi legati a questi
processi.
Mentre nell'ambito di società totalitarie chiuse discendono dall'alto forme che devono essere
accettate, dal basso giungono forme che hanno vita breve e fatalmente si sfaldano in illusioni,
leggende metropolitane.
In ambito autoritario -> occupazione del potere ufficiale, si richiede di non disturbare il
conducente e di marciare quando si chiede di marciare.
Nel contesto democratico della società aperta c'è meno controllo, tutto è aperto. L'unica tenuta
sotto controllo è la critica individuale.
Mercoledì 16 ottobre 2019
Ricapitolando:
- Distinzione tra utopia e ideologia: utopia -> immaginazione di un altro luogo, qualcosa di
positivo. Passaggio da utopia a ideologia -> movimento che parte da utopia individuale
(sogno), affermazione di questa utopia nella pratica. Quando l'utopia viene imposta come
necessario da realizzare si solidifica in ideologia in un processo autosugellante. L'ideologia
è una bestia feroce che non risparmia nessuno se si mette in moto.
- Ruolo delle religioni nella comunicazione: cristianesimo, ebraismo e islamismo. Religioni
come espressione primarie dell'uomo. Distinzione fra spazio profano e sacro è alla base
dello sviluppo dell'umanità preistorica. Il problema è quando si passa all'uso delle religioni.
Non c'è un vero interesse per la religione in senso tale ma solo uno sfruttamento ai fini
totalitari. I grandi totalitarismi utilizzano una versione amputata dei testi sacri religiosi
(nazionalsocialismo -> cristo come ariano che rompe con la tradizione ebraica; comunismo
-> mondo mondano del popolo eletto; islamismo -> Corano interpretato in maniera
unilaterale). Testi interpretabili in modo diverso, opposto -> ci sono nella Bibbia e nel
Corano delle esortazioni allo sterminio del nemico ma anche esortazioni alla fratellanza ->
questo è facile per chi vuole imporre un totalitarismo, poiché amputa la parte più scomoda
lasciando invece la parte interessata.
- Pre totalitarismo in ambito democratico e liberale -> "virus dal volto liberale" -> quindi
anche le democrazie occidentali sono in stato pre totalitario? Sono suscettibili e vulnerabili
e lo sono ancora di più delle altre società totalitarie perché la comunicazione rende più
difficili i controlli. Radicalismo di massa -> si fonda su moltiplicazione dei bisogni -> diritti.
Aspetto di manipolazione dell'essere umano, la possibilità tipica della società iper
capitalistica di intervenire su ogni aspetto della società e della comunità.
- Sovranismo -> totale sovranità democratica di ogni singolo stato.
- Sono tutti fenomeni occidentali che si contendono il potere e che non sono tolleranti
rispetto al dissenso e che tendono a solidificarsi in ideologie.
- Il sovranismo e il mass radicalismo sono in conflitto fra loro.
- Semiologia -> il segno non è la cosa, è un segno che simboleggia la cosa. Bisogna
riconoscere l'autore del segno e perché l'ha messo. Il segno può essere del tutto arbitrario
rispetto alla cosa.
Dibattito tra oggettivo e obiettivo: l'obiettività consiste a essere aperti a tutto. L'oggettività invece
prevede che l'informazione debba essere verificabile e quindi anche falsificabile. Questo viene
contestato da alcuni, secondo alcuni l'oggettività è un'ideologia. Altri sostengono che il problema
può essere risolto tramite una distinzione fra giornalismo informativo e giornalismo di opinione ->
quando si informa si è oggettivi, quando si dà un'opinione si può essere soggettivi e parziali.
Non c'è una vera differenza fra informazione e opinione. Questo mito della contrapposizione fra
oggettività e obiettività è molto legato al 900.
Quello su cui ci concentriamo -> diversa forma di obiettività che fornisce al lettore gli strumenti
utili per farsi un'opinione diversa rispetto all'informazione data.
Costruttivismo: ha a che fare con il virus totalitario. Termine usato dalla scuola filosofica di Vienna
di inizio 900 che ha sottoposto a critica queste ideologia. Tra i membri vi è Popper. È un fenomeno
tipico delle società aperte occidentali -> si può costruire una società perché sia più bella, più pulita,
più tutto -> costruire un progetto e applicarlo. Questo concetto è affine con l'idea del controllo
totale, della manipolazione. Tutte le forme di costruttivismo hanno un peso. Questa forma di
costruzione impone che si faccia in un modo e non in un altro negli anni a seguire. Costruisco una
serie di leggi che spingono l'uomo ad adattarsi e ad agire in un certo modo. Se io li costringo con
multe, detenzioni, incentivi, io cambio la natura umana, la miglioro, non perché il singolo si
impone un miglioramento ma perché è un miglioramento imposto da fuori.
Es: il fumo è un male -> punisco severamente chiunque fumi -> anche se una persona fuma
all'aperto, io glielo vieto per il suo bene. Questo tende a solidificarsi come ideologia pervasiva.
C'è l'aspetto ancora più perverso che è quello rovesciato -> se io penso che la società possa essere
cambiata socialmente, posso pensare che la società che adesso non mi piace sia stata costruita da
qualcuno prima di me -> teoria complottista (es: caduta delle torri gemelle -> sono stati gli stessi
americani).
GIORNALISMO AUMENTATO:
Qual è il passaggio che ci suggerisce il testo “Giornalismo Aumentato”?
Oltre al giornalismo tradizionale e quello liquido, potremmo anche pensare ad un “giornalismo
gassoso” = giornalismo che punta tutto sulle impressioni mediatiche, ma che poi non lascia traccia
(evanescente). Permea di sé tutto il resto, il suo scopo è lasciare una “raw impression” –>
impressione non raffinata ma destinata a rimanere nella coscienza e a condizionare con una forma
comunicativa che lascia delle tracce.
[Quadro generale proposto da giornalismo aumentato]
Settore radiofonico (riferimento sempre nel testo “Giornalismo Aumentato”):
Il grande periodo delle radio (anni ’80, addirittura 3000 in Italia) adesso è passato a radio che
funzionano in forma di web-radio.
Easy listening = “ascolto facile”, non impegnativo, classico ascolto della radio fatto in auto,
replicato in varie circostanze (es: continuare ad ascoltare musica o notiziari mentre si fa altro,
comunicazione facile non molto permeate di riflessione). Possono funzionare egregiamente per la
diffusione e della comunicazione gassosa –> l’ascolto facile e distratto per questa serve a
diffondere impressioni che fanno entrare in empatia col nostro ascolto e possono spingerci ad
adeguarci a questa impressione, ricordo.
Se protratto esageratamente l’easy listening può diventare una forma di disinformazione,
procedere sempre con le cuffie è l’inizio di un approccio all’informazione gassosa perché non si
riflette rispetto a quello che si ascolta, ci si limita a recepirlo distrattamente.
Stesso discorso per l’easy reading -> in metro, autobus,ecc... mi dedico ad una lettura facile e non
approfondita che, essendo limitata a pochi secondi, si limita all’annuncio non approfondendo.
“Zapping” –> trasmissione simbolo di un tipo di lettura o ascolto, passare quasi compulsivamente
da una cosa all’altra, creando un mosaico personale che può essere anche ottimo, o magari anche
disinformato.
Easy listening + Easy reading + Zapping = informazione gassosa (resta importante perché molti
blogger che si misurano sull’informazione dal basso che loro stessi diffondono, quando
raggiungono un certo livello di ascolto vengono contattati da aziende).
Abbiamo un intreccio tra giornalismo solido (verticale), giornalismo liquido e giornalismo gassoso
(punt sugli effetti più momentanei, labili e sottili ma non per questo meno importanti).
Sostenuta la tesi che il diffondersi di queste forme comunicative orizzontali (liquide e gassose)
dovrebbe richiamare in noi il desiderio di approfondimento attraverso i “media tradizionali” –>
possibile ritorno al giornalismo su carta stampata (o online), con caratteristica di avere delle firme
importanti e affidabili. La scommessa sarebbe anziché perdere un’ora creare un proprio mosaico a
rischio di errore con lo zapping, nello stesso arco di tempo si potrebbero leggere 3 articoli fatti da
grandi giornalisti, affidabili.
Nel momento in cui si parla di questa possibilità si ritorna però all’aspetto ideologico selettivo
gerarchico (riferimento al “paese migliore”, garantito dalle grandi firme, il giornalismo autentico,
ecc...: FARE ATTENZIONE, perché qualcuno ritiene di essere il migliore e lo dà per scontato = virus
inquinante delle formazione ideologica politica mirata). Vigilare perennemente, se decidiamo di
misurarci col giornalismo tradizionale dobbiamo farlo con l’antivirus dell’anti-ideologia. Se
vogliono farci passare il loro giornalismo come “giornalismo migliore” (o “paese migliore”) questo
dovrebbe farci sospettare.
Considerare quali strumenti ci permettono di entrare in questa nuova forma di giornalismo:
I “BIG DATA”: nel campo informatico, tutti i dati, le impressioni che lasciamo con la nostra
navigazione sul web. Ogni navigazione che facciamo, ogni sito che visitiamo, ecc... equivalgono a
un disegnare nella rete i nostri dati, facilmente assemblabili con gli algoritmi, e a disposizione di
chi sa gestirli (es: google, Facebook, Twitter, Instagram...). Diffusione di dati che permettono alle
imprese di comunicazione di mettere insieme un nostro profilo molto efficace, fornendoci
comunicazioni (commerciali e non) mirate. Questa disseminazione di dati arriva allo scopo di
diffondere la massima quantità di informazioni utili a chi le vuole gestire.
È anche vero che questi sono a loro volta materiale utile per informazione giornalistica:
consentono di modellare inchieste e sondaggi sulla base di quello che viene immagazzinato sotto
forma di dati (es: serie di trasmissioni televisive caratterizzate per punto di partenza numerico, di
big data. Se la percentuale di giovani tra i 20 e i 35 anni che decide di cercare lavoro all’estero è
una curva crescente, su questa base io posso prevedere e organizzare un’inchiesta giornalistica
efficace con possibilità di ottenere audience. Grande facilità di manipolare questi dati).
I big data si possono illustrare non necessariamente attraverso un testo scritto, ma anche
visivamente attraverso schemi, istogrammi, forme grafiche di immediato impatto comunicativo
che richiedono anche nessun testo di accompagnamento., un comunicatore professionista trova
un ottimo strumento di azione e di professione nei big data (può specializzarsi in questo campo).
Anche il campo del giornalismo visuale è suscettibile ed in continua evoluzione. Qui noi abbiamo
una diversa impostazione che avviene sul piano della comunicazione giornalistica: immagine (con
o senza testo o audio) diventa dominante, principale strumento di penetrazione (gassoso) della
nostra comunicazione. L’aspetto di impatto emotivo diventa fondamentale.
Il giornalismo visuale è ancora in una fase acerba, ma se consideriamo la possibilità di utilizzazione
dei droni ad esempio (prospettiva nuova) e l’uso del 3D, questi sono un altro elemento
comunicativo estremamente forte. Elemento principalmente applicato alla pubblicità attualmente.
Giornalismo fortemente gassoso = crea realtà parallela non soggetta alle regole di comunicazione
tradizionale, concentra tutto in un annuncio variegato e ricco.
Non è necessariamente da considerare un “diavolo” (anche se può essere mezzo di “notizie del
diavolo”), il suo utilizzo può anche essere molto positivo, ma è ancora in fase di sperimentazione.
Esistono molte forme di interconnessione tra queste varie dimensioni (es: giornali online
strettamente connessi a quelli cartacei, a loro volta diffusori di video, approfondimenti,
applicazioni –> solitamente a pagamento). Approfondimenti che in molti casi sono riservati ai
paganti. Dobbiamo quindi attrezzarci ad affrontare un “terreno aperto”, in cui le zone “riservate ai
soci” saranno minoritarie e poco significative. Sarà importante essere “surfer della
comunicazione” = percorrerla senza rinchiudersi in una dimensione circoscritta (essere sempre
aperti ad utilizzo di nuovi mezzi).
“Native journalism” (giornalismo nativo) = giornalismo “dal basso”, utilizza i modi di dire, i temi
ricorrenti, i luoghi comuni della “base” comunicativa sul web per tradurli in articoli utili a qualcosa
(diffusione di un marchio, diffusione di un messaggio, messaggio politico...). Se da navigatore base
del web percepisco interesse di un pubblico selezionato nei confronti di qualcosa, potrò proporre
ad impresa editoriale articolo che la illustri e proponga dei modi per conquistare questo pubblico.
Non è l’impresa editoriale che va alla ricerca del suo pubblico, ma il pubblico che va alla ricerca
della sua impresa editoriale attraverso strumenti “ambasciatori dal basso”, che si qualificano
professionalmente anche con efficacia e successo.
Altre forme tipiche del giornalismo “di quarta generazione” (del “giornalismo aumentato”), si
riferiscono al modo di mescolare annunci pubblicitari o para-pubblicitari a quelli giornalistici –>
STORYTELLING = modo per raccontare efficacemente dal punto di vista comunicativo o
dell’informazione (in ambito giornalistico) qualcosa che deve avere uno scopo. Se racconto una
storia lo faccio per indirizzare interesse dei lettori verso un risultato (attraverso la forma
narrativa).
Abbiamo parlato del messaggio comunicativo giornalistico come insieme di fattori:
Annuncio (impatto emotivo di novità e qualità nella resa della scrittura, modo per catturare
brevemente attenzione del lettore) –> sviluppo dell’annuncio attraverso la fabula (sviluppo
narrativo, storytelling, deve portarci verso una conclusione) –> individuazione del tema (topic,
individuare di volta in volta a presiedere tutto lo svolgimento della comunicazione, dell’articolo.
Dovrebbe essere accennato nell’annuncio e sviluppato narrativamente nella fabula.) –>
individuazione dei sottotemi –> diramazione della fabula (conclusione, divisione in varii percorsi
dove portare il lettore) –> notizia (come risultato della nostra comunicazione).
Aumento di bit informativi, numero di scelte necessarie da parte del lettore per arrivare alla
conclusione. Più sono i bit, più la comunicazione è ricca, più ci si può fare un’idea autonoma
(comunicazione positiva).
Questo modo di comunicare trova chiaramente la sua migliore espressione nella narrativa, poiché
ha più spazio a disposizione per sviluppare elaboratamente gli stessi concetti.
Per un giornalista professionista o uno scrittore, il semplice incipit (l’annuncio) con cui si apre uno
scritto è sufficiente per avere un’idea molto precisa e quasi definitiva della qualità di tutto il testo.
Dà l’idea complessiva.
L’idea dello storytelling è letteraria e, in quanto tale, pienamente legittima e “nobile”.
Problema: quando lo storytelling diventa tale solo per avvicinarsi ad un obiettivo, raggiunto
normalmente attraverso il “brand journalism” o l’informazione pubblicitaria (che anch’essa si basa
sullo storytelling).
Se facciamo storytelling per un’impresa o una pubblicità, noi utilizziamo questo strumento
letterario e giornalistico allo scopo di ottenere una risultato commerciale (racconto una bella
storia cercando di convogliare in maniera rigida il mio lettore verso il risultato che voglio). La
notizia che voglio ottenere è “c’è qualcosa di bello se si fa, se si compra una certa cosa”. Funzione
di tutto questo (storytelling a fine pubblicitario, SEO...) richiamata nello scopo conclusivo:
fidelizzare, raggiungere un pubblico favorevole a quello che io voglio che sappia.
Per far funzionare al meglio questo giornalismo che è un po’ liquido, ma prevalentemente gassoso
(vuole suggerire cose che fanno più riferimento all’inconscio che alla coscienza), possiamo
utilizzare molte strategie per catturare maggiormente i nostri lettori, ad esempio: far riferimento
all’aspetto morale, una comunicazione che punta su questo fa riferimento ai grandi valori a cui la
nostra comunicazione si rifà (es: attualmente l’economia sostenibile, biodegradabile. L’80% dei
consumatori sono sensibili a questo aspetto, che va venduta al meglio attraverso lo storytelling
morale); oppure far leva sui sentimenti, ad esempio sulla famiglia (come storytelling è fortemente
comunicativo); oppure sulla nostalgia (classico della comunicazione visuale, riferimento ai “buoni
prodotti di una volta” che ora non ci sono più).
Possibilità di comunicare qualcosa più all’inconscio che alla nostra coscienza raziocinante.
C’è qualcosa di malvagio in questo? NO, poiché noi siamo fatti di moltissime dimensioni, non
siamo solo “ragione”. Quando tentiamo di essere deduttivi attraverso la comunicazione facciamo
qualcosa di tipico dell’essere umano –> tutte le arti seduttive sono estremamente nobili e piene di
significato comunicativo, da valorizzare perché favoriscono proprio la comunicazione.
Ma se sfruttiamo questo impatto emotivo per “bloccare la comunicazione” solo su certi livelli (ad
esempio sull’annuncio) noi facciamo un’azione di disinformazione.
Riferimento al “distributed journalism” (giornalismo distributivo) = altro aspetto della
comunicazione gassosa. Ognuno può imporsi come giornalista (in relazione a qualcosa, un blog,
una testata...) attraverso serie di comunicazioni che avviene all’interno della sua community, coi
suoi followers...: distribuire l’informazione (che ritiene/che altri gli impongono di dover dare)
all’interno del suo pubblico, con intento di ampliarlo.
L’aura un po’ “magica” che circonda internet è qualcosa che va contestato e limitato: questa
“civiltà digitale” è una trappola pericolosa che ci spinge a scambiare il mezzo per il valore. Non c’è
valore nell’utilizzo del mezzo, sono semplici e banali strumenti senza valore aggiunto (ad esempio
nella capacità di performance digitale). Questo è esclusivamente parte di un mondo vario che può
essere conosciuto provocando delle reazioni tra il giornalismo tradizionale e quello di seconda,
terza, quarta generazione, senza dargli valore in sé. Questo valore è un inganno.
La realtà è sempre cruda, siamo noi che dobbiamo conferirle un significato, senza accettare quello
che gli altri vorrebbero farci credere.
Mercoledì 30 ottobre -> lezione seguita interamente e registrata.
Parte scritta dell’esame: ultimo giorno del corso, scritto facoltativo -> avremo tre tracce tra cui
scegliere e dovremmo svolgerle liberamente durante le due ore. Consegnare poi l’articolo
giornalistico – stampandolo in aula, ma scrivendolo a pc – al termine delle due ore. Questa prova
sarà una verifica del nostro grado di competenze circa la scrittura giornalistica. Lo scritto verrà
valutato in trentesimi e verrà presentato il giorno dell’appello orale.
Parte orale dell’esame: appello di dicembre, gennaio e febbraio -> conoscenza dei libri di testo
dell’esame, appunti e conoscenza delle parte dei libri di testo presenti sul gruppo di Facebook.