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Questioni di responsabilità
Parte II – Le redazioni
Coordinamento
Marco Binotto e Andrea Cerase
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9. Dentro la cittadella
di Marco Binotto
il ruolo dei media nella riproduzione del razzismo può essere compreso
adeguatamente e spiegato solo nei termini di una questione che combini
1
Per un ulteriore approfondimento della premessa antirazzista (e antimediale) della ricerca
e dei vincoli linguistici e organizzativi nella rappresentazione mediale dei fenomeni migratori
rimandiamo a M. Binotto, L’inesorabile pregiudizio. Sul ruolo dell’informazione nella costru-
zione degli stereotipi sugli immigrati: aspetti linguistici e produttivi, Tesi di dottorato in Scienze
della Comunicazione, a.a. 2001-2002, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
Tale effetto viene costruito non solo grazie alla selezione delle notizie, ma
2
T. Van Dijk, Racism and the Press. Critical Studies in Racism and Migration, Routledge,
London 1991, p. 23, traduz. nostra.
3
J. Young, Oltre il paradigma consensuale…, op. cit., pp. 144 e 141. I principali esponenti
delle teorie del “paradigma consensuale” sviluppate in Gran Bretagna negli anni Settante sono
nomi noti alle ricerche sul newsmaking come Gaye Tuchman e Harvey Murdock, gli studiosi del
Glasgow Media Group e di Graham Murdock e Stanley Cohen. Cfr. S. Cohen, Folk Devils and
Moral Panics, MacGibbon and Kee, London 1972; S. Cohen, J. Young (a cura di), The
manufacture of the news. Social problems, Deviance and the Mass Media, Constable, London
1973.
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L’unica grande modificazione appare avvenuta con l’avvento delle tecnologie informati-
che in redazione e il suo influsso nella trasmissione delle informazioni. La diffusione delle
tecnologie telematiche, della rete Internet e delle tecnologie satellitari come l’avvento dei com-
puter nelle scrivanie di redattori e tipografi hanno modificato infatti tempi e ritmi del lavoro, e
ritoccato il numero di lavoratori necessari. Cfr. A. Piersanti, Bytes all’arrabbiata. Come Internet
ha rivoluzionato i giornali italiani, Ente dello Spettacolo, Roma 2000.
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Le pionieristiche ricerche compiute da Giovanni Bechelloni e Milly Buonanno, e più in
generale dall’associazione “Il Campo” negli anni Ottanta e nella prima metà dei Novanta sono
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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani
ra nord americana ha raggiunto le bibliografie italiane solo dai primi anni Ot-
tanta quando lentamente sono emerse le prime ricognizioni empiriche 6.
Nelle ricerche su questo campo è tipico l’utilizzo di tecniche etnografiche –
dalla tradizione dell’osservazione partecipante all’utilizzo delle interviste in
profondità – indispensabili alla ricognizione di dimensioni non indagabili con
gli strumenti sociologici della tradizione quantitativa o di una realtà per alcuni
aspetti impenetrabile allo sguardo sociologico perché costituita intorno a pras-
si consolidate e a culture professionali acquisite tramite socializzazioni infor-
mali e quindi difficilmente accessibili con altre metodologie di ricerca. Però
questa “svolta etnografica” appare in Italia essersi tradotta in ricerca spesso
individuale e quasi sempre poco strutturata con il risultato di aver prodotto una
serie di piccole o grandi osservazioni prive di una visione d’insieme o di qual-
siasi quadro sistematico e comparativo.
Quindi, se il modello iniziale degli studi sul giornalismo è stato maggior-
mente orientato alla “sociologia delle professioni e dell’organizzazione” 7, ora
l’utilizzo delle tecniche etnografiche e dell’osservazione partecipante da parte
dei cosiddetti studi sul newsmaking consente proprio di mettere in luce l’im-
portanza delle routine e degli infiniti vincoli che regolano la performance gior-
nalistica. Esempio illuminante di questo tipo di ricerca sociologica è costituito
sicuramente dall’indispensabile lavoro di David Altheide. Il suo racconto de-
gli anni di osservazione delle pratiche e delle abitudini non nasconde l’impor-
tanza dei singoli aspetti, anche tecnici, che condizionano la fattura dell’infor-
mazione. Ad esempio, dopo aver narrato le divertenti peripezie di un giornali-
sta (e del suo operatore) per effettuare delle riprese su una barca a vela e con-
temporaneamente leggere il testo del servizio, afferma senza incertezze:
state soprattutto indirizzate alla ricognizione della composizione sociale del “campo giornalisti-
co”, sui limiti e ritardi “politici” ed economici della traduzione editoriale italiana, sul ruolo
svolto e sulla necessaria autonomia e indipendenza del discorso giornalistico. Da citare la ricer-
ca curata da Marino Livolsi all’inizio degli anni Ottanta e le ricerche sulle routine produttive
condotte recentemente da Carlo Sorrentino. Cfr. I percorsi della notizia…, cit.; e Giornalismo.
Che cos’è e come funziona, Carocci, Roma 2002.
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Parte delle ricerche dedicate al newsmaking sono giunte in Italia grazie alle traduzioni curate
da Paolo Baldi (Il giornalismo come professione, Il Saggiatore, Milano 1980), (Andrea Garbarino,
Sociologia del giornalismo. Professione, organizzazione e produzione di notizie, ERI, Torino 1985),
e dal lavoro di Mauro Wolf. Negli anni precedenti l’attenzione e il dibattito erano stati orientati alla
questione dell’obiettività e imparzialità della stampa soprattutto in relazione ai movimenti politici
degli anni Settanta; cfr. U. Eco, M. Livolsi, G. Panozzo, (a cura di) Informazione, consenso e
dissenso, Il Saggiatore, Milano 1979. Oppure l’analisi si era indirizzata prevalentemente verso
strumenti di tipo semiotico o linguistico. Le poche analisi rivolte al concreto farsi del prodotto
giornale appaiono quindi negli anni Ottanta, intorno ad una crescente attenzione per l’approccio
etnografico. Cfr. F. Boni Etnografia dei media, Laterza, Roma-Bari 2004. Indispensabile e prezio-
so, a questo riguardo, il lavoro compiuto dalla nota rivista edita dalla casa editrice Il Mulino “Pro-
blemi dell’informazione” che ha raccolto riflessioni e ricerche nel corso degli ultimi decenni.
7
Bechelloni, Giornalismo e postgiornalismo, cit., p. 32.
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Questo dimostra che chi lavora ai telegiornali ha più a che fare con gli
aspetti pratici del proprio mestiere che non con le formulazioni astratte
sull’importanza sociale o l’oggettività dell’informazione. 8
8
D. Altheide, 1976, Creare la realtà. I telegiornali in America: selezione e trattamento delle
notizie, Eri-Rai, Torino 1985, p. 81.
9
M. Livolsi (a cura di), La fabbrica delle notizie: una ricerca sul Corriere della Sera e La
Repubblica, Franco Angeli, Milano 1984, p. 9.
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Non possiamo nascondere la difficoltà nella collaborazione con molte testate contattate
anche a causa dello scoppio della seconda guerra del Golfo che ha costretto “all’emergenza” le
redazioni per un lungo periodo di tempo. In ogni caso queste difficoltà hanno reso problematica
la realizzazione dei periodi di osservazione rendendole disomogenee nella durata e impedendo
in particolare la realizzazione di questa rilevazione in contemporanea e sulle stesse testate di
quelle indagate nella ricerca sulle notizie.
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Capitolo IX - Dentro la cittadella
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Sui valori notizia il riferimento principale è alla ricerca di H. J. Gans, Deciding what’s
news: A Study of CBS Evening News, NBC Nightly News, Newsweek and Time, Vintage Books,
New York 1979, introdotta in Italia da Mauro Wolf (Teorie delle comunicazioni di massa,
Bompiani, Milano 1993). Il riferimento ovvio per il concetto di tematizzazione e frame è al
lavoro di Erving Goffman e David Altheide e in Italia a quello di Carlo Marletti (Prima e dopo.
Tematizzazione e comunicazione politica, Eri Rai-VQPT, Torino 1985).
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Come si è detto infatti, alle tipologie di notizie descritte nei capitoli prece-
denti corrispondono precise consuetudini delle routine redazionali. Ad esem-
pio, nelle notizie riguardanti gli sbarchi o il terrorismo islamista una serie di
notizie simili nel tempo hanno costruito un preciso percorso convenzionale,
una prassi nella trattazione e una serie di figure specializzate all’interno delle
redazioni 12. Il consolidamento di queste procedure risponde, negli studi sul
newsmaking citati, alla necessità di trasformare l’imprevisto in routine, la con-
tinuità del reale in tipizzazioni.
Tipizzazioni, riferibili all’organizzazione produttiva della redazione, che
tagliano trasversalmente generi e argomenti. Ci si riferisce infatti a tipologie di
notizie – o meglio a modelli di comportamento e scrittura – utilizzati di fronte
a fatti-notizia simili. Infatti queste rispondono ad esigenze logistiche più che a
criteri linguistici di trattamento o al loro contenuto, permettendo di gestire una
realtà altrimenti imprevedibile. Difatti, come evidenzia Gaye Tuchman,
12
Si pensi addirittura al caso del progresso professionale compiuto da Magdi Allan originato
proprio da una specializzazione di questo tipo.
13
G. Tuchman, “Produrre notizie lavorando: applicazione della routine all’imprevisto”, in
A. Garbarino, op. cit., p. 220.
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14
Citato in G. Faustini, (a cura di) Le tecniche del linguaggio giornalistico, Nuova Italia
Scientifica, Roma 1995. La distinzioni ricavate dalle ricerche della studiosa statunitense indivi-
duano una complessa tipologia di notizie. Alla più nota distinzione individuata dalla ricercatri-
ce, quella tra hard e soft news, si assommano infatti le categorie di spot, developing e continuing
news. La prima appare imperniata sull’argomento trattato, mentre il secondo gruppo è costituito
intorno alla variabile tempo, cioè al suo sviluppo longitudinale e quindi spesso alla dispersione
e quantità di fatti in un periodo. Tali categorie, sebbene riferite a precisi esempi di carattere
prototipico, apparivano tanto utili allo svolgersi del lavoro quanto di difficile applicazione. In-
fatti il dato fondamentale di questa analisi è costituito dai criteri di tipizzazione delle notizie.
15
G. Tuchman, op.cit., p. 210.
16
Ibidem, pp. 209-210.
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Cronaca Interni, Cronaca Le brevi e i pezzi Largo uso delle È molto rara una “Dimensione” e
nazionale e locale minori sono mol- agenzie e dei co- scelta editoriale. drammaticità,
to spesso asse- municati istitu- Le brevi vengono brevità, momento
gnati a giovani re- zionali (forze del- selezionate dal di arrivo in reda-
dattori e, se pre- l’ordine, giudici, caposervizio o zione, “vicinan-
sente, al redatto- ecc.)17. Più rara- dal redattore in- za” (al pubblico),
re di giudiziaria. mente si utilizza caricato. Il capo- human interest,
il “giro” o si veri- redattore selezio- scarsità di notizie
ficano le notizie. na i pezzi più lun- e necessità di
Soprattutto per i ghi. riempimento del-
pezzi più brevi è le pagine.
molto raro l’invio
di un giornalista.
Terroristi Interni, più rara- Il pezzo viene Istituzionali (for- Spesso si aggiun- “Dimensione” e
mente Esteri. normalmente as- ze dell’ordine, gono articoli o drammaticità, im-
segnato al redat- giudici, ecc.). Più box di approfon- patto sulla nazio-
tore di cronaca o raramente si uti- dimento. ne, novità, “vici-
di giudiziaria. lizzano fonti con- nanza” (al pubbli-
fidenziali (per le co), conflittualità,
rilevazioni). aspettative reci-
proche.
Sbarchi Cronaca o in casi Per gli articoli Largo uso delle La scelta della se- Numero dei
eccezionali Inter- minori si incarica agenzie e dei co- zione e dell’am- “clandestini coin-
ni o Esteri. un redattore di municati. piezza del tratta- volti”, nazionali-
“lavorare” la nota Accordi con sedi mento è condizio- tà e presenza di
d’agenzia. Per i e testate decentra- nata dalla “gravi- situazioni di crisi
fatti più impor- te per notizie e tà” del fatto. “umanitaria” o
tanti si interpella- immagini. conflitti, disponi-
no corrisponden- bilità di immagi-
ti o inviati. ni, durata.
Dibattito politico Interni o Cronaca Cronisti politici e Largo uso delle La notizia viene Personalità coin-
locale. commentatori. agenzie e dei co- scelta per la volte, conflittua-
municati stampa. rilevanza delle lità.
Interviste. Fonti personalità politi-
riservate per i che coinvolte ri-
retroscena. spetto alle con-
suetudini del ge-
nere.
Economia Sezioni economi- Redattori e com- Fonti istituziona- La scelta spesso Scadenze istitu-
che. mentatori econo- li, istituti di ricer- coincide con un zionali o normati-
mici. ca e centri studi. dibattito politico o ve, collegamento
con una scadenza con fatti di crona-
legislativa. ca o dibattiti.
Cultura Cultura, Spetta- Cronisti della se- Enti locali, impre- Molto spesso la Personalità coin-
colo o “Società”. zione “Cultura e se o organizzazio- scelta è legata al volte, “curiosità” o
spettacoli”. Più ni non profit. verificarsi di sin- esotismo del fatto.
spesso redattori goli avvenimenti
della cronaca lo- o eventi.
cale.
17
Ovviamente nel caso delle agenzie di notizie la fonte è prevalentemente istituzionale (co-
municati e conferenze stampa).
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Si tratta del campo di indagine affrontato esplicitamente dai studi “pioneristici” di Teun
van Dijk e dalle riflessioni ad esempio di Etienne Balibar. Cfr. E. Balibar, I. Wallerstein, Razza
nazione classe. Le identità ambigue, Edizioni Associate, Roma 1996.
19
T. Van Dijk, Il discorso razzista, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994, p. 88. Per lo studioso
olandese in effetti “l’ideologia razzista” si riproduce prevalentemente senza il “bisogno di esse-
re consapevolmente programmata ed eseguita” (ibidem, p. 28).
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