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Capitolo VIII - Notizie “fuori luogo”.

Questioni di responsabilità

Parte II – Le redazioni

Coordinamento
Marco Binotto e Andrea Cerase

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9. Dentro la cittadella
di Marco Binotto

9.1. La causa perduta e il male comune

Di solito, nelle indagini relative al ruolo svolto dai mezzi di comunicazione


di massa in settori o aspetti della realtà sociale, l’attenzione si sofferma princi-
palmente sulla rappresentazione che forniscono. Meno spesso ci si occupa del-
le conseguenze immediate o a lungo termine del loro comportamento, ma ancor
meno spesso si cerca di ricondurlo alle sue cause, scovarne l’origine.
Come abbiamo già accennato, la prima e più immediata ragione di questa
omissione è da ricondurre al costo e alla fatica di una ricerca che contemperi
contemporaneamente tutti questi aspetti, dall’altro ci pare sia riconducibile allo
stesso impianto teorico e “politico” di queste indagini. Se l’assenza di un’ana-
lisi degli effetti evidenzia una concezione potente dei media, in questo caso
abbiamo a che fare con un atteggiamento pregiudizievolmente negativo verso
i mass media che in sostanza ne fa svanire linguaggio, condizioni produttive e
logica. Nel nostro caso la doverosa ed esplicita premessa “antirazzista” pre-
sente in queste ricerche si traduce proprio nel concentrarsi su un comporta-
mento discriminatorio non contestualizzandolo nell’usuale comportamento dei
media, nelle sue caratteristiche strutturali 1.
Anche nella nostra indagine l’attenzione si è focalizzata sulle notizie ri-
guardanti l’immigrazione o, più semplicemente, gli “stranieri”. Abbiamo vi-
sto come la loro presenza possa essere enfatizzata nei titoli e connotata da testo
e immagini. Abbiamo però nel contempo cercato di esplorare le condizioni
organizzative in cui queste scelte si esprimono. Se, come afferma perentoria-
mente Teun van Dijk, il “razzismo” è parte integrante e strutturale delle società
nord-occidentali,

il ruolo dei media nella riproduzione del razzismo può essere compreso
adeguatamente e spiegato solo nei termini di una questione che combini

1
Per un ulteriore approfondimento della premessa antirazzista (e antimediale) della ricerca
e dei vincoli linguistici e organizzativi nella rappresentazione mediale dei fenomeni migratori
rimandiamo a M. Binotto, L’inesorabile pregiudizio. Sul ruolo dell’informazione nella costru-
zione degli stereotipi sugli immigrati: aspetti linguistici e produttivi, Tesi di dottorato in Scienze
della Comunicazione, a.a. 2001-2002, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

le dimensioni politiche, culturali e sociali delle organizzazioni mediali


ad un macrolivello con gli aspetti interazionali, discorsivi e cognitivi del
newsmaking e del giornalismo ad un microlivello 2.

Se la nostra ricerca si è concentrata su questo microlivello di spiegazione,


analizzando nello specifico le procedure di selezione e costruzione delle noti-
zie, molti di questi aspetti sono direttamente connessi con il macrolivello co-
stituito da quelli politici e “istituzionali”. Infatti le scelte compiute dalle reda-
zioni non sono solo motivate dalla configurazione personale e cognitiva, strut-
turale e linguistica, del lavoro giornalistico ma anche dal particolare reticolo di
relazioni e condizionamenti che le stanze delle redazioni hanno con il mondo
esterno: non solo con la semplice “realtà”, ma con il groviglio di interessi e
istituzioni, condizionamenti culturali e volontà, in cui quella stessa realtà è
inserita.
Innanzitutto possiamo generalizzare questo dato “discriminatorio” della
stampa “occidentale”. Se infatti il razzismo non è una delle consuetudini della
stampa italiana, le “cattive abitudini” del sistema dell’informazione nei con-
fronti delle minoranze e della devianza appaiono ricorrenti. A questo proposito
evitando qualsiasi raffigurazione pregiudiziale o cospiratoria del funzionamento
dei news media è ormai indiscutibile il ruolo svolto da questi nel rappresentare
il binomio normale/anormale, in particolare costruendo espliciti “etichettamenti”
(labelling) delle devianze secondo una

rappresentazione consensuale del mondo, dove le violazioni vengono


considerate atipiche (e formano il piano implicito delle notizie) e messe
in contrasto con la maggioranza ipertipica della popolazione (che forma
lo sfondo implicito o meno cospicuo delle notizie). […] Il nocciolo del-
la teoria è costituito dall’affermazione secondo cui l’operatore dei me-
dia impiega un particolare paradigma per comprendere gli avvenimenti
del mondo reale. [che] Biforca il mondo in una maggioranza di persone
normali dotate di libero arbitrio da una parte, e, dall’altra in una mino-
ranza di devianti. 3

Tale effetto viene costruito non solo grazie alla selezione delle notizie, ma

2
T. Van Dijk, Racism and the Press. Critical Studies in Racism and Migration, Routledge,
London 1991, p. 23, traduz. nostra.
3
J. Young, Oltre il paradigma consensuale…, op. cit., pp. 144 e 141. I principali esponenti
delle teorie del “paradigma consensuale” sviluppate in Gran Bretagna negli anni Settante sono
nomi noti alle ricerche sul newsmaking come Gaye Tuchman e Harvey Murdock, gli studiosi del
Glasgow Media Group e di Graham Murdock e Stanley Cohen. Cfr. S. Cohen, Folk Devils and
Moral Panics, MacGibbon and Kee, London 1972; S. Cohen, J. Young (a cura di), The
manufacture of the news. Social problems, Deviance and the Mass Media, Constable, London
1973.

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Capitolo IX - Dentro la cittadella

anche dalla loro rappresentazione. Sono evidentemente gli stereotipi a rappre-


sentare il fulcro di questi processi. Lo stereotipo incapsula la devianza in una
struttura stabile e riconoscibile: “l’atipico tipico”. La difficoltà maggiore di
questa teoria sopraggiunge nel momento in cui se ne deve spiegare il funziona-
mento. Quando cioè si devono affrontare i meccanismi che permettono la dire-
zione e il mantenimento di questo paradigma ideologico. Classicamente si fa
riferimento ai meccanismi di direzione, socializzazione e autocensura del pro-
cedere giornalistico: della linea editoriale fino alla rappresentazione del pro-
prio “lettore modello”. Non è possibile però escludere dalla spiegazione la
struttura stessa delle testate giornalistiche e il loro rapporto con la realtà o
meglio con la provenienza delle notizie.
L’obiettivo della nostra ricerca è stato quindi, prima di tutto quello di esami-
nare – e quindi in parte adottare – il punto di vista dei giornalisti, in secondo
luogo quello di osservare i concreti meccanismi di produzione delle notizie su
immigrazione e stranieri in Italia. Nel primo caso si è cercato di spiegare il com-
portamento e le scelte dei giornalisti nei loro stessi termini, ovvero comprender-
ne i condizionamenti linguistici e organizzativi oltre che l’orientamento cultura-
le. Nel secondo caso la ricerca si è inserita in un più ambizioso intento.

9.2. Analizzare le emittenti

Come per le comuni fabbriche di beni materiali la sociologia ha prodotto


negli anni una serie di ricerche sulle procedure di produzione delle notizie, sul
cosiddetto newsmaking e sulle cosiddette news organisation. Leggendone i
risultati un dato appare subito evidente: sono sorprendentemente simili. Simili
le opere citate, curiosamente simili le impostazioni teoriche e le categorie uti-
lizzate. Il quadro sul processo di “fabbricazione delle notizie” appare chiaro e
uniforme nel giornalismo occidentale, nordamericano ed europeo. Da almeno
trenta anni.
Il quadro fornito della ricerca si è quindi cristallizzato e offre una visione
delle procedure di creazione e diffusione delle notizie ben definita e stabile 4. A
questa stabilità delle produzioni teoriche e dei risultati emersi dalle ricerche,
emerse soprattutto in ambito anglosassone, corrisponde in Italia una sostan-
ziale assenza di adeguate e organiche ricerche sul campo 5. La stessa letteratu-

4
L’unica grande modificazione appare avvenuta con l’avvento delle tecnologie informati-
che in redazione e il suo influsso nella trasmissione delle informazioni. La diffusione delle
tecnologie telematiche, della rete Internet e delle tecnologie satellitari come l’avvento dei com-
puter nelle scrivanie di redattori e tipografi hanno modificato infatti tempi e ritmi del lavoro, e
ritoccato il numero di lavoratori necessari. Cfr. A. Piersanti, Bytes all’arrabbiata. Come Internet
ha rivoluzionato i giornali italiani, Ente dello Spettacolo, Roma 2000.
5
Le pionieristiche ricerche compiute da Giovanni Bechelloni e Milly Buonanno, e più in
generale dall’associazione “Il Campo” negli anni Ottanta e nella prima metà dei Novanta sono

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

ra nord americana ha raggiunto le bibliografie italiane solo dai primi anni Ot-
tanta quando lentamente sono emerse le prime ricognizioni empiriche 6.
Nelle ricerche su questo campo è tipico l’utilizzo di tecniche etnografiche –
dalla tradizione dell’osservazione partecipante all’utilizzo delle interviste in
profondità – indispensabili alla ricognizione di dimensioni non indagabili con
gli strumenti sociologici della tradizione quantitativa o di una realtà per alcuni
aspetti impenetrabile allo sguardo sociologico perché costituita intorno a pras-
si consolidate e a culture professionali acquisite tramite socializzazioni infor-
mali e quindi difficilmente accessibili con altre metodologie di ricerca. Però
questa “svolta etnografica” appare in Italia essersi tradotta in ricerca spesso
individuale e quasi sempre poco strutturata con il risultato di aver prodotto una
serie di piccole o grandi osservazioni prive di una visione d’insieme o di qual-
siasi quadro sistematico e comparativo.
Quindi, se il modello iniziale degli studi sul giornalismo è stato maggior-
mente orientato alla “sociologia delle professioni e dell’organizzazione” 7, ora
l’utilizzo delle tecniche etnografiche e dell’osservazione partecipante da parte
dei cosiddetti studi sul newsmaking consente proprio di mettere in luce l’im-
portanza delle routine e degli infiniti vincoli che regolano la performance gior-
nalistica. Esempio illuminante di questo tipo di ricerca sociologica è costituito
sicuramente dall’indispensabile lavoro di David Altheide. Il suo racconto de-
gli anni di osservazione delle pratiche e delle abitudini non nasconde l’impor-
tanza dei singoli aspetti, anche tecnici, che condizionano la fattura dell’infor-
mazione. Ad esempio, dopo aver narrato le divertenti peripezie di un giornali-
sta (e del suo operatore) per effettuare delle riprese su una barca a vela e con-
temporaneamente leggere il testo del servizio, afferma senza incertezze:

state soprattutto indirizzate alla ricognizione della composizione sociale del “campo giornalisti-
co”, sui limiti e ritardi “politici” ed economici della traduzione editoriale italiana, sul ruolo
svolto e sulla necessaria autonomia e indipendenza del discorso giornalistico. Da citare la ricer-
ca curata da Marino Livolsi all’inizio degli anni Ottanta e le ricerche sulle routine produttive
condotte recentemente da Carlo Sorrentino. Cfr. I percorsi della notizia…, cit.; e Giornalismo.
Che cos’è e come funziona, Carocci, Roma 2002.
6
Parte delle ricerche dedicate al newsmaking sono giunte in Italia grazie alle traduzioni curate
da Paolo Baldi (Il giornalismo come professione, Il Saggiatore, Milano 1980), (Andrea Garbarino,
Sociologia del giornalismo. Professione, organizzazione e produzione di notizie, ERI, Torino 1985),
e dal lavoro di Mauro Wolf. Negli anni precedenti l’attenzione e il dibattito erano stati orientati alla
questione dell’obiettività e imparzialità della stampa soprattutto in relazione ai movimenti politici
degli anni Settanta; cfr. U. Eco, M. Livolsi, G. Panozzo, (a cura di) Informazione, consenso e
dissenso, Il Saggiatore, Milano 1979. Oppure l’analisi si era indirizzata prevalentemente verso
strumenti di tipo semiotico o linguistico. Le poche analisi rivolte al concreto farsi del prodotto
giornale appaiono quindi negli anni Ottanta, intorno ad una crescente attenzione per l’approccio
etnografico. Cfr. F. Boni Etnografia dei media, Laterza, Roma-Bari 2004. Indispensabile e prezio-
so, a questo riguardo, il lavoro compiuto dalla nota rivista edita dalla casa editrice Il Mulino “Pro-
blemi dell’informazione” che ha raccolto riflessioni e ricerche nel corso degli ultimi decenni.
7
Bechelloni, Giornalismo e postgiornalismo, cit., p. 32.

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Capitolo IX - Dentro la cittadella

Questo dimostra che chi lavora ai telegiornali ha più a che fare con gli
aspetti pratici del proprio mestiere che non con le formulazioni astratte
sull’importanza sociale o l’oggettività dell’informazione. 8

Ci è sembrato quindi necessario indagare contemporaneamente queste due


dimensioni: la concreta quotidianità del lavoro giornalistico – grazie all’osser-
vazione etnografica – e il punto di vista degli stessi giornalisti – grazie alle
interviste in profondità.

9.3. Ipotesi e verifiche

In sostanza le ipotesi della ricerca miravano a porre in congiunzione questi


due ambiti di indagine e spiegazione: l’analisi delle emittenti con l’analisi del-
la rappresentazione mediale. In entrambi i casi ci trovavamo di fronte a settori
disciplinari molto consolidati, con una lunga tradizione di indagini sul campo.
Nel caso dell’analisi delle emittenti però, oltre alla necessità di compiere pro-
babilmente la prima ricerca sistematica e simultanea compiuta in Italia su più
redazioni di testate quotidiane, era necessario disporre di una serie di ipotesi
circa le cause di quel preciso comportamento dei media all’interno delle con-
suetudini giornalistiche. Infatti normalmente le indagini condotte sulle news
organization non sono state condotte al fine di spiegare un precisa condotta o
un argomento specifico ma miravano genericamente a rintracciarne le consue-
tudini e “il processo di ricostruzione della realtà sociale” 9.
Nel nostro caso quindi l’analisi mirava a) a verificare nell’ambito italiano
contemporaneo le principali risultanze già emerse da quelle ricerche e b) veri-
ficare quali tratti di quelle conclusioni siano da ricondurre al trattamento del
“tema immigrazione”. Alcune dimensioni costitutive del lavoro redazionale
sono nello stesso tempo oggetto delle ricerche sul newsmaking e possibili cau-
se della rappresentazione mediale dell’immigrazione. In particolare la nostra
attenzione si è focalizzata sulle caratteristiche organizzative del lavoro, sui
criteri di selezione delle notizie, sulla funzione svolta dalle fonti di informa-
zione e dagli altri news media, sul ruolo svolto dal pubblico, sulle convenzioni
e consuetudini linguistiche.
È stata nostra intenzione quindi verificare una serie di ipotesi che riguarda-
vano a) la rilevanza e la persistenza dei news value così come introdotti dalle
classiche ricerche sul newsmaking e utilizzarli per spiegare la ricorrenza delle
notizie legate ai crimini e alla cronaca; b) il ruolo e l’importanza delle fonti
istituzionali nella costruzione delle notizie; c) la possibilità di accesso di mino-

8
D. Altheide, 1976, Creare la realtà. I telegiornali in America: selezione e trattamento delle
notizie, Eri-Rai, Torino 1985, p. 81.
9
M. Livolsi (a cura di), La fabbrica delle notizie: una ricerca sul Corriere della Sera e La
Repubblica, Franco Angeli, Milano 1984, p. 9.

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

ranze e delle associazioni; d) il peso della linea editoriale e della percezione


del pubblico da parte dello staff editoriale, in particolare nella sua funzione di
feedback, e infine e) la funzione svolta dai limiti di tempo e spazio e dalle
convenzioni circa la scrittura degli articoli.
Questi ultimi aspetti – probabilmente i più complessi – intendevano indivi-
duare proprio le possibili cause della costruzione degli stereotipi. Per questo
motivo – come vedremo nel prossimo capitolo – siamo partiti dalla percezione
del “tema immigrazione” e degli “immigrati” come “categoria” da parte dei
giornalisti. Ovviamente questo ambizioso obiettivo si è dovuto confrontare
con la difficoltà nel contattare le testate e riuscire a far svolgere ai nostri ricer-
catori e ricercatrici un periodo di osservazione nelle redazioni sufficientemen-
te esteso 10. Naturalmente un’altra rilevante difficoltà è quella di indagare di-
mensioni attinenti ai rapporti personali e professionali tra i redattori e tra que-
sti, la direzione e le fonti di informazione. Un compito facilitato dal carattere
fortemente routinario nella trattazione dell’immigrazione: come si vedrà, in-
fatti, le notizie riguardanti immigrati e immigrazione molto raramente occupa-
no “i piani alti” delle redazioni, ma sono trattati senza grande approfondimen-
to o particolare attenzione, non solo da parte della gerarchia redazionale, ma
degli stessi cronisti. Si tratta in sostanza di comportamenti abituali di fronte a
notizie ordinarie.

9.4. Notizie tipiche e tipiche cause

L’informazione giornalistica ha costruito nei lunghi anni della sua esisten-


za una serie molto estesa di pratiche convenzionali attraverso le quali vengono
raccolte e diffuse le notizie. Per questo motivo esiste un tratto comune tra la
diffusione di un evento eccezionale e quella di un fatto di cronaca quotidiano,
tra i casi straordinari e il consueto comportamento dei news media.
In genere la narrazione delle notizie riprende infatti, adattandoli agli eventi,
diversi modelli standardizzati. A questi modelli linguistici corrispondono alcu-
ne pratiche professionali accertate. Un simile fatto-notizia intraprende un pre-
ciso percorso incontrando sempre gli stessi professionisti e le stesse procedu-
re. Una serie di selezioni e scelte indirizzano la notizia verso certe abitudini,
attraverso certe convenzioni codificate. Di conseguenza questo insieme di
routine ha come corrispettivo una trattazione consolidata. Alle formule narra-
tive stabili necessarie per un linguaggio inevitabilmente industriale delle co-

10
Non possiamo nascondere la difficoltà nella collaborazione con molte testate contattate
anche a causa dello scoppio della seconda guerra del Golfo che ha costretto “all’emergenza” le
redazioni per un lungo periodo di tempo. In ogni caso queste difficoltà hanno reso problematica
la realizzazione dei periodi di osservazione rendendole disomogenee nella durata e impedendo
in particolare la realizzazione di questa rilevazione in contemporanea e sulle stesse testate di
quelle indagate nella ricerca sulle notizie.

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Capitolo IX - Dentro la cittadella

municazioni di massa corrispondono quindi, in una “burocrazia dell’imprevi-


sto”, alcune precise formule produttive.
Uno dei maggiori problemi teorici nelle ricerche sul newsmaking è stato
proprio quello di costruire una tassonomia efficace per quei criteri di notiziabilità
identificati con i valori-notizia. La fortunata definizione di news value permet-
te infatti di riassumere in un elenco quale sia l’insieme di “regole” utilizzate
dalle redazioni per filtrare e scegliere le notizie. Tutto ciò ha prodotto un com-
pendio dei valori-notizia certamente influenti nelle scelte compiute dai redat-
tori, ma che raramente sono utilizzati in quanto tali. Infatti oltre a essere criteri
taciti, queste “regole” sono spesso ricavate dal ricercatore come razionalizza-
zione a posteriori di scelte operate inconsapevolmente.
L’osservazione condotta all’interno delle redazioni ci consente di avanzare
un’ulteriore possibilità che forse permetterà, da una parte, di fornire una inter-
pretazione delle scelte più vicina al “ragionamento” compiuto dei giornalisti e
dall’altra più vicina alla forma linguistica delle notizie come vedremo più avanti,
e la proposta è quella di determinare i pattern, gli attributi linguistici e di for-
mato utilizzati dalle redazioni per individuale e redigere le notizie-tipo. Questa
ipotesi infatti permetterebbe di associare le convenzioni riscontrate nell’attri-
buzione delle notizie ai diversi redattori, la scelta del settore di competenza e
del formato della notizia, la tipologia della fonte di provenienza e il concetto di
tematizzazione e genere ai già citati valori-notizia 11. Questa nozione sintetica
ci pare, inoltre, particolarmente efficace per l’argomento della ricerca.
Come abbiamo evidenziato, la rappresentazione dello straniero e del mi-
grante sulle pagine dell’informazione massmediale è caratterizzata da una se-
rie di elementi ricorrenti. La maggioranza dei quali è certamente da ricondurre
alle procedure di selezione e scrittura giornalistica. Infatti queste notizie ri-
prendono e ribadiscono costantemente gli stessi modelli, le stesse immagini,
gli stessi stereotipi. Cliché come si è detto fortemente legati ai generi dell’in-
formazione. L’esempio principe è quello offerto dalle notizie di criminalità
presentate nelle pagine di cronaca nera o giudiziaria dei quotidiani. Se tale tipo
di cronaca è uno dei modelli maggiormente consolidati e “classici” nella trat-
tazione giornalistica, il fatto di cronaca nel quale il protagonista è un “negro” –
nella tradizione statunitense – o un “immigrato” – in quella continentale – è
una delle notizie maggiormente ricorrenti nella nostra come in tutte le ricerche
sul tema.
Ebbene, queste brevi notizie rappresentano, nei nostri termini, un doppio
stereotipo. Rappresentano un’immagine stereotipata dello straniero – dando

11
Sui valori notizia il riferimento principale è alla ricerca di H. J. Gans, Deciding what’s
news: A Study of CBS Evening News, NBC Nightly News, Newsweek and Time, Vintage Books,
New York 1979, introdotta in Italia da Mauro Wolf (Teorie delle comunicazioni di massa,
Bompiani, Milano 1993). Il riferimento ovvio per il concetto di tematizzazione e frame è al
lavoro di Erving Goffman e David Altheide e in Italia a quello di Carlo Marletti (Prima e dopo.
Tematizzazione e comunicazione politica, Eri Rai-VQPT, Torino 1985).

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

vita per sineddoche ad una rappresentazione dell’immigrazione nel suo insie-


me – ma nello stesso tempo costituiscono un modello stereotipato di notizia.
Ovvero costituiscono un caso tipo di una notizia di genere. Infatti alla notizia
di cronaca nera, convenzionale nel trattamento e nei contenuti, si associa con
periodicità allarmante o comunque sospetta il “soggetto” ricorrente dell’immi-
grato, del clandestino o peggio “dell’albanese” autore o vittima di un reato.
Fino ad ora, utilizzare questo modello ci ha permesso di associare e riassumere
il comportamento dei media, il tipo di notizie più ricorrenti, ma da adesso in
poi ci consentirà di rintracciare le consuetudini redazionali e linguistiche da
cui queste notizie originano. In quest’ultimo senso riteniamo questo metodo
utile per meglio comprendere, in generale, le routine giornalistiche e i criteri di
selezione delle notizie, come speriamo sia stato efficace nel descrivere la rap-
presentazione mediale dei migranti e delle minoranze etniche.

9.5. Aspettarsi l’inaspettato

Come si è detto infatti, alle tipologie di notizie descritte nei capitoli prece-
denti corrispondono precise consuetudini delle routine redazionali. Ad esem-
pio, nelle notizie riguardanti gli sbarchi o il terrorismo islamista una serie di
notizie simili nel tempo hanno costruito un preciso percorso convenzionale,
una prassi nella trattazione e una serie di figure specializzate all’interno delle
redazioni 12. Il consolidamento di queste procedure risponde, negli studi sul
newsmaking citati, alla necessità di trasformare l’imprevisto in routine, la con-
tinuità del reale in tipizzazioni.
Tipizzazioni, riferibili all’organizzazione produttiva della redazione, che
tagliano trasversalmente generi e argomenti. Ci si riferisce infatti a tipologie di
notizie – o meglio a modelli di comportamento e scrittura – utilizzati di fronte
a fatti-notizia simili. Infatti queste rispondono ad esigenze logistiche più che a
criteri linguistici di trattamento o al loro contenuto, permettendo di gestire una
realtà altrimenti imprevedibile. Difatti, come evidenzia Gaye Tuchman,

Le organizzazioni giornalistiche sono in grado di trattare gli avveni-


menti apparentemente imprevisti, incluse le situazioni di emergenza e le
catastrofi, perché tipizzano gli avvenimenti-notizia in base al modo in
cui accadono e in base alle conseguenze che ‘quel modo di accadere’ ha
per l’organizzazione del lavoro. 13

La necessità di costruire procedimenti ripetibili e serializzabili nella produ-

12
Si pensi addirittura al caso del progresso professionale compiuto da Magdi Allan originato
proprio da una specializzazione di questo tipo.
13
G. Tuchman, “Produrre notizie lavorando: applicazione della routine all’imprevisto”, in
A. Garbarino, op. cit., p. 220.

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Capitolo IX - Dentro la cittadella

zione costruisce proprio la necessità primaria, e quella di più ardua soluzione,


della fabbrica delle informazioni. Le tipizzazioni sono quindi necessarie a
routinizzare gli imprevisti, sono un modo in cui i giornalisti “classificano l’av-
venimento-notizia (event-as-news)” al fine di ridurne la variabilità. In questi
termini la stessa nozione di avvenimento imprevisto può essere rivista. Le
tipizzazioni operate dai redattori infatti permettono di identificare anche que-
ste apparenti eccezioni, una particolare tipologia è pronta anche per le notizie
non tipizzabili altrimenti. Proprio per essere identificati come “imprevisti”
devono esser stati codificati e decodificabili: “the exception proves rules” 14.
La Tuchman evidenzia la differenza tra la definizione di “categoria” e quella
di “tipizzazione”. Mentre la prima risponde a una suddivisione basata su criteri
soggettivi di sistematizzazione “formale” stabiliti dall’osservazione, nella
tipizzazione la classificazione viene effettuata in riferimento a contesti quotidia-
ni: “le tipizzazioni infatti sono connaturate all’ambiente in cui vengono usate e
alle occasioni che ne richiedono l’uso, ed è da ciò che traggono significato” 15. La
definizione qui proposta in qualche modo congiunge queste due descrizioni. Le
tipologie a cui facciamo riferimento sono infatti categorie costruite intorno alle
“regole” stesse della comunicazione giornalistica e insieme risultanze dell’os-
servazione. L’ipotesi è che alcune di queste coincidano con effettive pratiche
quotidiane, con i concreti procedimenti di selezione e indirizzamento dei fatti-
notizia nel processo di costruzione dei testi informativi.
Si può notare come in quella distinzione la catalogazione non venga effettua-
ta rispetto all’argomento trattato, quanto rispetto alle modalità del suo accadere:

Esse confortano l’ipotesi che i giornalisti in realtà non classifichino gli


avvenimenti-notizia operando una distinzione di carattere contenutistico.
Essi piuttosto, tendono a tipizzare gli avvenimenti notizia secondo il
modo in cui accadono e secondo le esigenze della struttura organizzativa
nel cui ambito le news stories vengono costruite. 16

Possiamo nondimeno affermare che alcuni argomenti, o meglio alcuni fatti


ricorrenti, si prestino perfettamente a costruire comportamenti convenzionali

14
Citato in G. Faustini, (a cura di) Le tecniche del linguaggio giornalistico, Nuova Italia
Scientifica, Roma 1995. La distinzioni ricavate dalle ricerche della studiosa statunitense indivi-
duano una complessa tipologia di notizie. Alla più nota distinzione individuata dalla ricercatri-
ce, quella tra hard e soft news, si assommano infatti le categorie di spot, developing e continuing
news. La prima appare imperniata sull’argomento trattato, mentre il secondo gruppo è costituito
intorno alla variabile tempo, cioè al suo sviluppo longitudinale e quindi spesso alla dispersione
e quantità di fatti in un periodo. Tali categorie, sebbene riferite a precisi esempi di carattere
prototipico, apparivano tanto utili allo svolgersi del lavoro quanto di difficile applicazione. In-
fatti il dato fondamentale di questa analisi è costituito dai criteri di tipizzazione delle notizie.
15
G. Tuchman, op.cit., p. 210.
16
Ibidem, pp. 209-210.

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

in risposta. Sono infatti le esigenze di trattamento a motivare tali distinzioni.


Alcuni di questi avvenimenti – il caso esemplare è quello degli sbarchi – costi-
tuiscono allora configurazioni di risposta stabili che hanno nei fatti modificato
la struttura redazionale costruendo inoltre specifiche consuetudini narrative.

9.6. L’eccezione e la norma

Allora lo sforzo analitico è stato quello di cercare una eventuale corrispon-


denza tra queste tipologie rintracciate dall’osservazione del contenuto dei news
media e le tipologie utilizzate dai giornalisti nei loro stessi termini. Rafforza, e
forse conferma, questa convinzione la constatazione della grande frequenza
con cui questo tipo di notizie si presentano nelle pagine dei giornali e nei servi-
zi televisivi. La grande stabilità nel contenuto corrisponde al filtro effettuato
nello stesso senso dalle agenzie di notizie e dal simile tragitto percorso all’in-
terno delle redazioni.

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Capitolo IX - Dentro la cittadella

Tab. 1 - Notizie tipo e redazioni


Tipologia Sezione Organizzazione Fonti Selezione Valori-notizia
incaricata

Cronaca Interni, Cronaca Le brevi e i pezzi Largo uso delle È molto rara una “Dimensione” e
nazionale e locale minori sono mol- agenzie e dei co- scelta editoriale. drammaticità,
to spesso asse- municati istitu- Le brevi vengono brevità, momento
gnati a giovani re- zionali (forze del- selezionate dal di arrivo in reda-
dattori e, se pre- l’ordine, giudici, caposervizio o zione, “vicinan-
sente, al redatto- ecc.)17. Più rara- dal redattore in- za” (al pubblico),
re di giudiziaria. mente si utilizza caricato. Il capo- human interest,
il “giro” o si veri- redattore selezio- scarsità di notizie
ficano le notizie. na i pezzi più lun- e necessità di
Soprattutto per i ghi. riempimento del-
pezzi più brevi è le pagine.
molto raro l’invio
di un giornalista.

Terroristi Interni, più rara- Il pezzo viene Istituzionali (for- Spesso si aggiun- “Dimensione” e
mente Esteri. normalmente as- ze dell’ordine, gono articoli o drammaticità, im-
segnato al redat- giudici, ecc.). Più box di approfon- patto sulla nazio-
tore di cronaca o raramente si uti- dimento. ne, novità, “vici-
di giudiziaria. lizzano fonti con- nanza” (al pubbli-
fidenziali (per le co), conflittualità,
rilevazioni). aspettative reci-
proche.

Sbarchi Cronaca o in casi Per gli articoli Largo uso delle La scelta della se- Numero dei
eccezionali Inter- minori si incarica agenzie e dei co- zione e dell’am- “clandestini coin-
ni o Esteri. un redattore di municati. piezza del tratta- volti”, nazionali-
“lavorare” la nota Accordi con sedi mento è condizio- tà e presenza di
d’agenzia. Per i e testate decentra- nata dalla “gravi- situazioni di crisi
fatti più impor- te per notizie e tà” del fatto. “umanitaria” o
tanti si interpella- immagini. conflitti, disponi-
no corrisponden- bilità di immagi-
ti o inviati. ni, durata.
Dibattito politico Interni o Cronaca Cronisti politici e Largo uso delle La notizia viene Personalità coin-
locale. commentatori. agenzie e dei co- scelta per la volte, conflittua-
municati stampa. rilevanza delle lità.
Interviste. Fonti personalità politi-
riservate per i che coinvolte ri-
retroscena. spetto alle con-
suetudini del ge-
nere.
Economia Sezioni economi- Redattori e com- Fonti istituziona- La scelta spesso Scadenze istitu-
che. mentatori econo- li, istituti di ricer- coincide con un zionali o normati-
mici. ca e centri studi. dibattito politico o ve, collegamento
con una scadenza con fatti di crona-
legislativa. ca o dibattiti.
Cultura Cultura, Spetta- Cronisti della se- Enti locali, impre- Molto spesso la Personalità coin-
colo o “Società”. zione “Cultura e se o organizzazio- scelta è legata al volte, “curiosità” o
spettacoli”. Più ni non profit. verificarsi di sin- esotismo del fatto.
spesso redattori goli avvenimenti
della cronaca lo- o eventi.
cale.

17
Ovviamente nel caso delle agenzie di notizie la fonte è prevalentemente istituzionale (co-
municati e conferenze stampa).

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FuoriLuogo - L’immigrazione e i media italiani

Risulta chiaro come queste procedure, largamente consolidate dalla prassi


quotidiana, determinano in modo “generativo” il contenuto dei “pezzi”. Da una
parte si evidenzia la natura determinante della provenienza della notizia: se l’uso
delle fonti istituzionali e delle agenzie di informazione appare largamente diffu-
so in tutti i comparti, questo appare determinante nelle notizie di cronaca – per-
sino in quelle “culturali” – dove molto spesso l’intervento del desk redazionale si
esprime solo nella selezione (gatekeeping) e nella semplice riscrittura e verifica.
Il tono e gli elementi conoscitivi sono quindi determinati da queste fonti e dal
percorso operato per arrivare nelle scrivanie della redazione.

In questo modo ci allontaniamo definitivamente dalla ricerca di una dimen-


sione “ideologica” o “razzista” nel comportamento degli operatori dell’infor-
mazione 18, perseguendo più sobriamente la possibile distinzione tra una di-
mensione intenzionale – legata presumibilmente alla linea editoriale della
singola testata, al “lettore modello” o addirittura a pregiudizi personali – e una
condotta involontaria da ricondurre prevalentemente agli aspetti del lavoro
redazionale legati all’organizzazione e ai ritmi del lavoro, alle “norme stilistiche”
adottate per la redazione delle notizie e alla loro provenienza (tutti gli argo-
menti che verranno affrontati in dettaglio nelle prossime pagine). Un’ideolo-
gia quindi che forse è “prodotta semplicemente astenendosi dall’agire” 19.

18
Si tratta del campo di indagine affrontato esplicitamente dai studi “pioneristici” di Teun
van Dijk e dalle riflessioni ad esempio di Etienne Balibar. Cfr. E. Balibar, I. Wallerstein, Razza
nazione classe. Le identità ambigue, Edizioni Associate, Roma 1996.
19
T. Van Dijk, Il discorso razzista, Rubbettino, Soveria Mannelli 1994, p. 88. Per lo studioso
olandese in effetti “l’ideologia razzista” si riproduce prevalentemente senza il “bisogno di esse-
re consapevolmente programmata ed eseguita” (ibidem, p. 28).

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