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NIMBY,
nel cortile dei media
di Marco Binotto1
2 È praticamente impossibile elencare tutti i filoni di studio o gli autori che si sono occupati di
queste dinamiche. Riguardo la cosiddetta «società del rischio» l’autore di riferimento è certa-
mente Ulrich Beck (2000), mentre un’utile ricognizione è presente nel testo di Deborah Lupton
(2003). Riguardo invece la presenza di una particolare attenzione alla qualità della vita e quin-
quindi ai rischi che la mettono in discussione un’utile indagine è quella ormai trentennale
compiuta da Ronald Inglehart (1998) sull’emergere in questo senso dei cosiddetti «valori post-
materialistici» e, in Italia, con diverse metodologie e modalità, compiuta ad esempio dagli isti-
tuti diretti da Giampaolo Fabris (2003) e Francesco Morace (2000).
3 È soprattutto Alberto Abruzzese a collegare con insistenza l’edonismo proprio della «cultura
dei consumi diffusi» ai moderni movimenti sociali e al necessario rinnovarsi del linguaggio
della politica.
4 Leonardo Becchetti (2006) collega il concetto di felicità – ispirazione per il titolo di questo pa-
ragrafo – alle tendenze contemporanee al consumo critico, al commercio equo e solidale, alla
responsabilità d’impresa.
5 Naturalmente su questo tema sono numerosi e innumerevoli i testi dedicati al ruolo dei me-
dia nella (comunicazione) politica. Per l’approccio di studi qui delineato si veda il lavoro di
Stefano Cristante (1999: 254-263) o l’ormai classica opera del 1922 di Walter Lippman (1999).
del pericolo, della malattia. Del tutto naturalmente tali immagini di-
ventano allora la materia prima principale per rappresentare il mon-
do, renderlo spettacolo: allora i news media producono costantemente
ipersensibilità ai pericoli, enfatizzazione dei rischi, vicinanza alla
contaminazione6.
Due sono le lunghezze d’onda attraverso le quali questi timori si
dispiegano nel panorama mediale: il brusio e l’emergenza.
Il primo è il rumore di fondo costituito dai piccoli rischi quotidiani,
il timore puntiforme del fatto di cronaca, l’aggressione quotidiana al
corpo (sociale) della criminalità, l’assedio costante dell’immigrazione
(naturalmente clandestina), l’infiltrazione virale, e “finalmente”
l’attacco invisibile dell’inquinamento. L’ambiente come la casa, il
quartiere, la città e la nazione sono i territori immaginari sotto attac-
co nella rappresentazione quotidiana di un’informazione per questo
naturalmente ansiogena7. L’emergenza ne rappresenta invece l’apice,
lo scatenamento eccezionale, la manifestazione estrema e al tempo
stesso simbolica di quell’aggressione (altrimenti) inavvertita, quasi
subliminale. È il momento in cui quel pericolo si materializza in
maniera puntuale o eccessiva, ma anche il momento in cui si
condensa quel timore sotterraneo, la tensione accumulata che quindi
richiede un’azione, una difesa, una risposta8.
È evidente come questi due momenti rappresentano nello stesso
tempo due toni dell’informazione e due modalità espressive della
politica, due diverse risposte sociali. Nel primo caso siamo di fronte
alle rappresentazioni mediali della figura e dello sfondo, del diluirsi
quotidiano dei fatti e l’eccezionalità degli eventi mediali, i temi di
fondo e l’accadimento che costruisce tematizzazione. Nel secondo ri-
flettono il modo in cui i cambiamenti sociali si producono e vengono
prodotti. Lunghi periodi di stasi, periodi di ascolto delle notizie e
dello spirito dei propri temi, che improvvisamente diventano mo-
menti di espressione, di performance. Allora la paura accumulata, le
connessioni tra stereotipi, immagini e simboli costituiscono una mi-
scela che improvvisamente supera la massa critica facendole supera-
re di scatto le proporzioni fin lì possedute. Allora l’energia disponibi-
le si moltiplica. Emerge. Diventa mobilitazione.
In quella situazione infatti il cortocircuito media-avvenimenti è ormai
innestato, la dialettica fatto-rappresentazione è così stringente da
rendere praticamente indistinguibile causa ed effetto, la rappresenta-
zione mediale e quella politica diventano un tutt’uno rendendo ogni
intervento parte della costruzione di nuovi immaginari e parte della
scena, nuova materia prima. È quello il momento in cui la politica,
come l’analisi sociale, diventa inutile, viene spiazzata. Infatti lo sca-
6 Sul tema degli immaginari legati al rischio e alla contaminazione appare centrale l’opera di
Mary Douglas (1993, 1996). Per una recente ricognizione delle immagini del pericolo e della
sua concretizzazione si veda il testo curato da Valeria Giordano e Stefano Mizzella (2006).
7 Sul ruolo dei media nel costruire una rappresentazione legata “intenzionalmente” alla paura
rimandiamo al lavoro di David Altheide (2002). Sulla relazione tra news media e percezione del
rischio segnaliamo anche il pluriennale lavoro del Media Group dell’Università di Glasgow nel
Regno Unito.
8 Le dialettica tra un “rumore di fondo” ansiogeno e l’eccezionalità di un fatto di cronaca e del
9 L’emergere sempre più imponente dei weblog comincia ad imporsi anche sulla letteratura
scientifica e giornalistica, sulla correlazione tra capitale sociale e movimenti sociali e, quindi,
sulla capacità delle nuove tecnologie di accentuare e favorire la cooperazione di masse, che
acquistano quindi un’impensabile capacità di mobilitazione e coordinamento, si veda il testo
di Howard Rheingold (2003).
10 Sulla crescente incapacità delle forze politiche e quindi delle istituzioni a gestire la complessi-
tà delle informazioni necessarie alle scelte e quindi al crescere di importanza del ruolo di lob-
bying delle forze imprenditoriali e della società civile si veda Fotia (2002).
11 A dispetto di un’ampia produzione editoriale dedicata a questi temi: si vedano – a solo titolo
di esempio – Bevitori (2004), Bucci (1998), Lagadec (2001).
12 È noto come persino il Presidente del Consiglio addebiti il suo svantaggio elettorale proprio
una «cultura della comunicazione» nel solco tracciato dalla legge 150/2000 proprio nella dire-
zione di assecondare un «desiderio profondo di reinterpretazione delle istituzioni, nella dire-
zione di una maggiore identificazione con i soggetti che esse debbono ascoltare e interpreta-
re» (Morcellini 2004: 22).
Riferimenti bibliografici
Altheide D. L.
2002 Creating Fear. News and the Construction of Crisis, Aldine De Gruyter, New York.
Becchetti, Leonardo,
2006 Felicità responsabile, Donzelli,
Beck, Ulrich,
2000 La società del rischio, Carocci, Roma.
Bevitori Paolo (a cura di),
2004 La comunicazione dei rischi ambientali e per la salute. Strategie di comunicazione del
rischio e analisi di alcuni casi reali, Franco Angeli, Milano.
Binotto M., Martino V. (a cura di)
2004 FuoriLuogo. L’immigrazione e i media italiani, Pellegrini/Rai-ERI, Cosenza.
Bucci A.,
1998 La comunicazione di crisi, Muova Arnica, Roma.
Douglas Mary,
1993 Purezza e pericolo. Un’analisi dei concetti di contaminazione e tabù, Il Mulino, Bolo-
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1996 Rischio e colpa, Il Mulino, Bologna.
Fabris, Giampaolo,
2003 Il nuovo consumatore verso il postmoderno, Franco Angeli, Milano.
Fotia, Mauro,
1997 Le lobby in Italia, Bari, Edizioni Dedalo.
Giordano V., Mizzella S. (a cura di),
2006 Aspettando il nemico. Percorsi dell’immaginario e del corpo, Meltemi, Roma.
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1998 La società postmoderna. Mutamento, ideologie e valori in 43 paesi, Editori Riuniti,
Roma.
Lagadec, P.,
2001 Crisis management. Come affrontare e gestire emergenze e imprevisti, Franco Angeli,
Milano.
Lippmann W.,
1999 L’opinione pubblica, Donzelli, Roma.
Lupton Deborah,
2003 Il rischio. Percezioni, simboli, culture, Il Mulino, Bologna.
Morace, Francesco,
2000 Previsioni e presentimenti. Stili di pensiero per un futuro ormai presente, Sperling &
Kupfer, Milano.
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2004 Comunicare: mettere in Comune in M. Valentini, A. Baiocchi, M. Morcellini, F.
Faccioli, Roma. Laboratorio comune, Labitalia, Milano.
Putnam, Robert D.,
2004 Capitale sociale e individualismo: crisi e rinascita della cultura civica in America, Il
Mulino, Bologna.
Rheingold, Howard,
2003 Smart mobs. Tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima ventura, Raffaele
Cortina, Milano.
Marco Binotto insegna nel Laboratorio di Stili e Tecniche della Comunicazione Sociale
nella Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma e
coordina l’Osservatorio sulla Comunicazione Sociale Terza.com e l’Osservatorio Co-
municazione Politica (OCP). Ha pubblicato Pestilenze (Castelvecchi, 2000) e ha coor-
dinato le ricerche pubblicate in Elezioni 2001. Descrizione di una battaglia mediale
(Sossella, 2001), Violenza Mediata. Il ruolo dell’informazione al G8 di Genova (Editori
Riuniti, 2003) e FuoriLuogo. L’immigrazione e i media italiani (Pellegrini/Rai-ERI, 2004).
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