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LA MORTE DI SARDANAPALO

ED. CIVICA CARMINATI GAIA

 AUTORE: Eugène Delacroix

 TIPOLOGIA: Quadro

 DENOMINAZIONE: La
morte di Sardanapalo

 DATAZIONE: 1827

 DIMENSIONI: 395 x 425 cm

 COLLOCAZIONE: Parigi,
Museo del Louvre

 TECNICA: Olio su tela

L’opera fu esposta al Salon di Parigi nel 1828 ma fu molto criticata per la composizione
confusa, la violenza e l’erotismo del quadro. L’obbiezione principale riguardava l’aspetto
caotico del dipinto: gli oggetti appaiono disseminati senza un ordine e le figure si
ammassano nello spazio senza che ci sia chiaro dove poggiano; l’ambientazione confonde
anche chi guarda. I critici del tempo infatti attribuiscono la confusione che pare
caratterizzare il dipinto ad una composizione frettolosa e negligente dell’artista, ma in
realtà questo realizzò molti schizzi e si concentrò particolarmente sulla dinamica delle
figure.

ICONOGRAFIA
L’artista in questo quadro dipinge la leggenda del potente re assiro Sardanapalo, il cui
nome vero è probabilmente Assurbanipal, una figura storica vissuta tra il 668 e il 626 a.C.
Secondo la leggenda greca un satrapo di nome Arbace, il governatore di una provincia
dell’impero persiano, sarebbe giunto a palazzo del re per avere udienza e lo avrebbe
trovato coinvolto in pratiche peccaminose. Scandalizzato, fece ritorno ai suoi
possedimenti, giurando che non avrebbe più obbedito a un simile sovrano: decise allora di
organizzare una spedizione di conquista su Ninive per togliere i poteri a quel re che lui
credeva immorale. Secondo alcune versioni, l’esercito
di Assurbanipal sarebbe stato sconfitto e il re, ritiratosi
nel suo palazzo, avrebbe fatto costruire una pira sotto il
suo trono, deciso a sacrificarsi per non cadere nelle
mani del nemico. Altre versioni invece propongono una
storia più macabra: il re Sardanapalo, dopo la sconfitta,
ordinò che i suoi tesori venissero distrutti e che le sue
concubine e i suoi animali fossero uccisi poiché nulla

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che gli aveva procurato felicità durante la vita avrebbe potuto sopravvivere alla sua morte;
l’artista rappresenta proprio questa versione.

FONTI ARTISTICHE E LETTERARIE


L’artista per questo quadro prese spunto dalla tragedia di Byron intitolata Sardanapalus e
pubblicata nel 1821. Quest’opera si basava sulla storia di un semi-mitico re assiro di cui
parlò anche lo storico greco Diodoro Siculo. Delacroix però si discosta dal finale dell’opera:
se Byron propone una morte nobile del re Sardanapalo, l’artista inscena invece una fine più
sanguinosa. Il pittore però non si limitò a raccogliere informazioni da questa tragedia ma,
per progettare questa impegnativa opera esaminò numerosi testi: Delacroix, infatti, consultò
direttamente gli scritti di Diodoro di Sicilia e del contemporaneo Victor Hugo.

Inoltre, lo studio per la


realizzazione del
dipinto non finisce
qua: gli storici
identificano nel dipinto
allusioni provenienti
dalla scultura etrusca,
da miniature persiane
e studi su costumi
indiani; Sardanapalo
adagiato nel suo letto
scarlatto somiglia al
sultano Mughal.

LINGUAGGIO E LETTURA DELL’IMMAGINE


Il protagonista dell’opera è il re Sardanapalo: è disteso
su un’ampia coperta rossa, avvolto in un telo bianco, in
un monumentale letto che si innalza al centro della
grande stanza, il re osserva impassibile la terribile
carneficina che gli si apre davanti. Myrrha, la concubina
preferita, accasciata sul letto dove siede Sardanapalo,
è già morta, mentre in alto e a destra si nota inoltre il
corpo di una donna appeso: è Aischeh che si è
impiccata come precisò lo stesso Delacroix nel libretto
di presentazione del Salon parigino. Neanche il cavallo
prediletto dal re riesce a sfuggire alla morte, e presenta
uno sguardo inquieto e pauroso,
che stride molto con quello dello
schiavo pronto a trafiggerlo con
un coltello. Neanche la
distruzione dei suoi beni preziosi
(ai piedi della catasta/letto vi
sono le teste in oro di un
elefante) sembra commuovere
Sardanapalo, che attende con

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risolutezza l'arrivo della serva con il veleno letale che lo ucciderà. La città brucia in
lontananza. Dal punto di vista compositivo la scena si articola su una diagonale che va
dall'angolo inferiore destro all'angolo superiore sinistro, culminando così nella figura di
Sardanapalo.

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COLORI
I colori più evidenti, saturi e brillanti, sono
i rossi gli ocra e il nero. Le parti riservate
agli incarnati delle giovani, dei soldati e
degli schiavi sono le zone più chiare e
brillanti, mentre la parte centrale del
dipinto è occupata dalla grande massa
rossa del letto. Si nota che la scena è
illuminata lungo la diagonale, mentre il
resto del dipinto è quasi completamente
in ombra con colori bruni e scuri.
L’illuminazione è particolarmente
scenografica e mette in evidenza
drammatica la zona centrale: la figura
della concubina riversa sul letto di
Sardanapalo è bene illuminata grazie al
telo bianco che avvolge il sovrano. Le
parti in ombra a sinistra e a destra creano così un forte contrasto che rende ancora più
spettacolare la scena.

LO SPAZIO
Le figure dei soldati e delle concubine
affollano il primo piano e si confondono
con il tesoro del re. La spazialità
dell’opera si costruisce quindi dalla
relazione tra i personaggi e gli oggetti
sparsi nella stanza. Al centro le linee
della base del monumentale letto
costituiscono un riferimento architettonico
che stabilizza i gruppi dei personaggi.

STILE ROMANTICO
Delacroix colse nella storia del suicidio di Sardanapalo un ottimo modo per riunire in un
unico quadro tutte le tematiche care al Romanticismo, nell’opera si coglie il pathos
dell’azione, l’orrore della morte, l’orientalismo, l’erotismo rappresentato dalle concubine e il
sublime stesso. Secondo questa considerazione critica, La morte di Sardanapalo si
propone quindi come un manifesto visivo del Romanticismo francese. La pittura di
Delacroix è caratterizzata da un colore sontuoso, da pennellate evidenti e orientate in
direzioni diverse che contribuiscono a movimentare la scena e l’uso abbondante di
ornamenti. Queste componenti a prima vista nascondono il rigore del metodo di
preparazione con il quale l’artista progettò la sua opera. L’artista mostra una
rappresentazione fortemente spettacolare del fatto e la scena risulta particolarmente
dinamica, oltre grazie alla pennellata, per via della concitazione scatenata dai soldati di
Sardanapalo che uccidono le concubine dell’harem.

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