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La ricerca contemporanea ha trasformato l’immagine idealizzante e mitizzata dell’antichità

greca e romana come età della serenità,dell’equilibrio,dell’armonia,sia nell’arte che nel


pensiero.Questo mito,oggi messo in discussione,era stato al centro della concezione
dell’antico,fino all’età neoclassica.La contemporaneità ha invece recuperato la dimensione
passionale,concreta.Violenta,tragica, del mondo antico, ponendo al centro dell’indagine
conoscitiva non solo la theoria cioè il sapere puro, ma anche il sapere tecnico-pratico.Il
mondo classico,soprattutto greco,è stato studiato anche per gli apporti che le altre culture vi
hanno dato,ridimensionandone il peso o la superiorità rispetto alle altre civiltà coeve.Il nuovo
approccio storiografico ha inoltre rivalutato l’importanza di aspetti troppo a lungo
sottovalutati,(in nome della razionalità platonico-aristotelica o dell’ordine e dei valori espressi
dai poemi omerici) come il linguaggio,il mito,la sessualità,la tragedia,la figura dello straniero,
e, soprattutto,la vita quotidiana che rappresenta il complesso delle pratiche che incidono
direttamente sulla cultura e sulla società.Il merito di questa svolta va dato a molti studiosi
che hanno posto l’antichità classica sotto una luce nuova,anche dal punto di vista della
scienza pedagogica.Certamente,in questo modo,l’unità del mondo greco è stata infranta,ma
questo stesso mondo si è reso più ricco,più complesso e molto più interessante da
conoscere.
Il Mediterraneo-crocevia.
La visione del mondo antico si è ampliata:esso non è più limitato alla Grecia e a Roma,ma si
estende a tutto il Mediterraneo che è stato un vero e proprio crocevia di scambi
culturali,economici,fra molteplici civiltà,di cui quella greca è stata l’interprete più
matura.Quest’ultima ha infatti saputo interpretare e rimodellare l’eredità proveniente dal
mondo egiziano,dalle grandi e fertili pianure del Nilo,del Tigri e dell’Eufrate e anche dal
mondo orientale.Basti pensare a tutto il complesso di ideologie e miti religiosi,che sono stati
la fusione di modelli provenienti da diverse culture ed etnie.Da tale crogiuolo mitopoietico,la
Grecia ha poi prodotto l’emancipazione del pensiero dal mito,la razionalizzazione che
segnerà la frattura tra il mondo greco e quello orientale.Possiamo quindi affermare che
proprio nel Mediterraneo si è operata la svolta dinamica e pluralista che ha modellato i
caratteri e le peculiarità dell’Occidente rispetto alla cultura orientale.
Dalla “paideia” al costume educativo.
Anche dal punto di vista educativo,il Mediterraneo e la Grecia hanno avuto un ruolo
decisivo.Sia in Egitto che in Grecia,l’istituzione scuola si pone al centro della vita sociale:si
tratta di scuole statali frequentate dai figli delle classi dirigenti e medie;lo scopo è dare a
questi giovani un’educazione di base fondata principalmente sulla formazione
retorico-letteraria.In una prima fase,questo tipo di scuole era costituito dai tiasi,che poi
divengono collegi fino a trasformarsi,in piena età ellenistica,in scuole vere e proprie.I giovani
vengono seguiti dal pedagogo,che li sprona
e li controlla,ma questa figura va modificandosi e viene enfatizzata tanto che i pedagoghi
vengono considerati dei veri e propri “maestri di verità”,educatori spirituali,estremamente
presenti nella vita dei discepoli(pensiamo a Socrate) e quindi figure chiave della formazione
del cittadino greco.Il mondo greco,ma anche quello romano,fino ad Origene,pone grande
attenzione alla formazione umana,alla paideia, intesa come contatto organico con la
cultura,attraverso un corso di studi che pone al centro gli studia humanitatis,e pone
altrettanta attenzione alla teorizzazione della paideia stessa,di cui troviamo tracce copiose
nelle opere antiche(Platone, Aristotele, Quintiliano…).Solo recentemente,tuttavia,la storia ha
finalmente posto l’accento sulle pratiche educative,oltre che sulle teorie,ricostruendo le
istituzioni agenti dell’educazione,e le diverse figure sociali,nonché gli strumenti della
formazione scolastica,peraltro organizzati secondo precise fasi temporali,oltre che culturali e
geografiche.Ne è emersa l’immagine di un vero e proprio costume educativo pluralista,in
piena corrispondenza con la società complessa e articolata della koinè greca e del mondo
antico in generale.
Modelli di formazione in una società statica.
Nel mondo greco,l’educazione è differenziata per classi e funzioni sociali.Essa riflette
innanzitutto la contrapposizione fra gli aristoi(gli eccellenti)e il demos(il popolo) e quindi tra
ceti dominanti e ceti sottoposti.Ai primi spetta l’educazione retorica, finalizzata a formare
coloro che intendono partecipare attivamente alla direzione della cosa pubblica e alla vita
della polis.Si tratta perciò di un’educazione che emargina la tecnica,il lavoro
manuale,valorizzando al massimo l’esercizio della parola.Anche con Platone,si ha una netta
distinzione fra la formazione dei filosofi-re,alimentata dalla dialettica,libera,autonoma,e la
formazione banausica (tesa a finalità
pratiche)cui sono destinati coloro che compiono i lavori legati all’esperienza,come gli
artigiani,una formazione quindi non autonoma e non disinteressata.Questo dualismo tra
lavoro manuale e lavoro intellettuale,e quindi questo doppio canale della
formazione,resta vivo e operante fino alla rivoluzione culturale del Cristianesimo.Lo
ritroviamo,per esempio,nell’Odissea,nell’episodio di Ulisse che resiste al canto delle
sirene:qui,si indica,infatti,una vera e propria prassi educativa.I marinai rappresentano il
demos che viene privato di alcune capacità propriamente umane (come l’udito)per essere
preservato dal fascino delle idee(il canto delle sirene),mentre il capitano Ulisse (aristos)è la
loro guida e immerge se stesso nel rischio e nell’ignoto, auto-limitandosi,mantenendo però la
prerogativa di guidare gli altri con la sua libera scelta.Non solo:la separazione e il dualismo
fra logos e techne,fra scienza retorica e scienza pratica,è alla base del metodo
pre-socratico e dei sofisti,nell’età ellenistica e anche a Roma.Si tratta di modelli pedagogici
che riflettono una società statica e che ritroviamo anche nelle civiltà dei popoli nomadi o
ex-nomadi,come gli Ebrei.
Le origini e la differenza.
Abbiamo più volte ripetuto come la Grecia,grazie agli apporti delle altre civiltà sue
contemporanee,sia stata la terra in cui è nata e si è formata la cultura occidentale con tutti i
valori etici,morali e cognitivi e con tutte le lunghe prassi sociali,che si sono tramandate fino
ai nostri giorni(basti pensare alla ragione,all’etnocentrismo,al linguaggio,all’emarginazione
femminile,al governo come esercizio dell’autorità…). Dunque,conoscere il mondo classico
significa risalire alle origini del nostro mondo, tenendo conto non solo delle possibilità e delle
alternative vincenti,ma anche dei modelli culturali che non hanno avuto modo di esprimersi e
diffondersi;se prendiamo ad esempio la ragione,possiamo vedere come oltre al modello
metafisico,il mondo antico avesse sviluppato altre alternative come il modello
scettico,quello tecnico; oppure pensiamo al modello dell’uomo razionale socratico e
platonico, soggettività metafisica e insieme concreta,composta da corpo e anima,cui si
contrappone l’idea dell’uomo tragico,che accetta gli istinti della sua condizione vitale e che
valorizza la lotta e la passionalità.Come il mondo antico elabora diversi modelli di
società,così esso produce differenti modelli pedagogici,che vanno dalla valorizzazione del
corpo(modello ginnico-agonale,cioè degli agoni,le gare di atleti) alla razionalità deduttiva e
non deduttiva,alla soggettività dei saperi,alla dialettica.
L’educazione in Grecia
L’età arcaica e il modello omerico:le armi e il discorso.
Il popolo greco non è unitario ma è una mescolanza di etnie e culture stanziatesi nell’Ellade
a ondate successive.Qui,nel III millennio a.C.,si forma la civiltà cretese,o minoica,molto
evoluta dal punto di vista tecnico,governata da re-sacerdoti,e legata ai culti religiosi
mediterranei;intorno al 1600 a.C. questa splendida civiltà viene sottomessa dai Micenei e,ad
ondate successive,si succedono gli Achei,i Frigi,i Dori. Lentamente la struttura geografica
della Grecia si modifica:vanno creandosi regni isolati e indipendenti che,in determinate
situazioni,si alleano,poi si
contrappongono,si combattono,ma,nel complesso,costituiscono un’unità culturale e
commerciale,legata dalla stessa lingua,dallo stesso alfabeto,dalla stessa attività
mitopoietica.Testimoni di questa unità sono i poemi omerici,frutto di secoli di tradizione
poetica orale,in cui si esprimono i valori e gli stili di vita della Grecia arcaica.L’Iliade
racconta l’affermarsi di una comune storia mitica ed etnica,mentre l’Odissea esalta le
capacità dell’individuo,la sua intelligenza e la sua capacità di accettazione del
destino.Omero ci racconta il passaggio da una società sfrenata e cruenta,legata ai culti
orgiastici,verso una nuova società rigidamente gerarchizzata, razionale,organizzata intorno
ai valori della persuasione,dell’eccellenza fisica,delle
armi e della parola.In particolare,l’educazione tratteggiata nell’Iliade riprende la formazione
di Achille e si delinea come un’educazione pratica basata sulla parola e sul corpo,e
organizzata attraverso un rapporto personale di maestro e scolaro;essa si collega alla
pratica della pederastia che prevede un rapporto personale tra maestro e scolaro,un
rapporto di tipo anche carnale(come accade tra Chitone,il centauro,e il suo discepolo
Achille);nell’Odissea,questo stesso modello lo si ritrova in relazione al giovane
Telemaco.Tale formazione eroica è rivolta agli adolescenti aristocratici che vengono educati
nel palazzo del re ai combattimenti,alle gare di atletica,e all’agonismo in generale,in un
contesto ginnico,ma anche retorico,musicale,in quella che si definisce una pedagogia
dell’esempio,di cui Achille incarna il modello più completo e ideale.
Atene e Sparta:due modelli educativi.
Le due opzioni alternative dello spirito greco sono incarnate da due città
protagoniste del mondo antico:Atene e Sparta.La prima rappresenta il modello dello stato
totalitario,e la seconda il modello dello stato democratico.A Sparta,l’educazione è calata in
un contesto militare e mira alla formazione di cittadini-guerrieri,secondo una prospettiva
sociale chiusa,compatta;ad Atene,invece,l’educazione è di tipo soggettivo,tesa a valorizzare
l’individuo e le sue capacità di costruire il proprio mondo interiore ma anche di plasmare la
società.Possiamo quindi dire che l’ideale educativo spartano si basa sul conformismo e lo
statalismo,mentre quello ateniese si fonda sulla paideia,sulla formazione umana libera.In
particolare,Sparta è una città agricola, lontana dal mare,divisa rigidamente in
classi,governata da un’assemblea cittadina; questa elegge un consiglio di 28 membri a capo
dei quali ci sono due re per diritto ereditario.I bambini maschi,a partire dai 7 anni,vengono
sottratti alle famiglie e inseriti in scuole-ginnasi,dove restano fino ai 16 anni e ricevono una
formazione di tipo militare,imparando ad usare le armi,vivendo in comune e sviluppando
legami di amicizia e imparando l’obbedienza.La cultura è considerata meno importante,ed è
limitata allo stretto necessario.Le stesse donne vengono educate ad irrobustire il proprio
corpo con l’educazione fisica,per sopportare bene la gravidanza e per sviluppare i nobili
sentimenti della virtù e della gloria,come ci tramanda Plutarco.Quando Sparta entra in
conflitto con Atene,ne deriva la lunga guerra del Peloponneso dalla quale Sparta esce
stremata e si avvia al declino.Rimane tuttavia legata alle proprie tradizioni e ai propri ideali
benché,nel momento in cui viene ridotta ad una semplice città inglobata nell’impero
romano,ormai la formazione del guerriero diventa solo un’attrattiva per i
turisti.Atene,invece,sotto la guida di Solone,diventa la città più fiorente e avanzata del
mondo greco,anche perché il famoso legislatore,in una fase di profonde lotte sociali ed
economiche,dà agli ateniesi una costituzione di tipo democratico.In questo modo,anche
dopo la tirannia di Pisistrato,di Ippia,poi la nuova democrazia di Clistene,fino alla guerra
vittoriosa contro i persiani,Atene continua a far crescere i commerci,la cultura,il suo
prestigio.Nel V secolo,Atene diventa quindi una città leader,dotata di una complessa
burocrazia,in cui prende piede un ideale di formazione colto,civile,legato alla bellezza e
all’eloquenza, universale,legato all’humanitas e orientato a superare i confini della polis.In
una prima fase,i ragazzi vengono istruiti nella scuola e nella palestra attraverso la lettura,la
scrittura,la musica,la ginnastica;sono seguiti da tre istruttori:il grammatistes (maestro),il
kitharistes (insegnante di musica)e il paidotribes (insegnante di
grammatica).Accanto ai giovani c’è sempre un pedagogo,uno schiavo che li guida e li
controlla.A 18 anni,si iscrivono al proprio demo,cioè alla propria circoscrizione,e diventano
cittadini veri e propri,prestando poi servizio militare per due anni.Questo tipo di formazione si
fonda dunque su un ideale di armonico sviluppo della personalità individuale mediante la
cultura e lo sport,per preparare il cittadino ateniese ed educarlo ai valori base della società
greca.
La nascita della “paideia”.
Nei secoli V-IV,quando ormai Atene ha un ruolo di assoluta egemonia,si affermano nuovi
ceti sociali che,arricchitisi col commercio,reclamano una maggiore partecipazione alla vita
politica e premono per un ricambio della classe dirigente.Di pari passo,si diffonde l’esigenza
di una cultura ancora più aperta,che esalti il libero esercizio della ragione e dell’iniziativa del
singolo,e che quindi diventa più critica nei confronti della tradizione.Interpreti di questa
trasformazione culturale sono i sofisti, maestri di retorica e di sophia,cioè di sapienza
tecnica legata all’arte del discorso.La
novità di questi maestri sta nel fatto che si fanno pagare per i loro insegnamenti e mostrano
un’attenzione totale all’uomo,ai suoi problemi,mettendo in discussione i saperi e le credenze
tradizionali.Essi non mirano ad insegnare una verità ma mostrano il relativismo di ogni
sapere.Emblematici,in tal senso,sono Protagora e Gorgia,che sottolineano l’assunto per
cui l’uomo è misura di tutte le cose.Inoltre,i sofisti insegnano ad utilizzare l’abilità retorica
e linguistica per persuadere,legando l’educazione alla formazione dell’uomo come
oratore,sottraendola alla dimensione familiare e sacra per calarla in un contesto
pubblico.L’individuo viene ancorato
all’ideale del kalòs kai agathòs,cioè del bello e del buono,per elevarlo ad una condizione di
eccellenza che non si possiede per natura ma si sviluppa con lo studio e con
l’impegno.Questa nuova impostazione mette in crisi l’ethos tradizionale della polis greca,a
cui si contrappone il singolo,preda di un profondo disorientamento e alla ricerca di una
nuova identità.Siamo di fronte al trionfo dell’individualismo,portato ancora oltre da
Socrate che teorizza l’idea di un soggetto che costruisce la propria identità dal
profondo,mediante l’attivazione di daimon interiore che lo guida e
che,attraverso la dialettica e la discussione razionale,gli consente di raggiungere la
conoscenza di se stesso.Si delinea l’ideale di una paideia universale,intesa come
formazione di una umanità superiore nutrita di cultura e di civiltà.Essa parte dalla
concezione dell’uomo come idea,cioè come immagine universale ed esemplare della
specie.È in questa fase che si delinea il passaggio dall’educazione alla pedagogia,e questa
è la svolta determinante della cultura occidentale.
I grandi modelli teorici:Socrate,Platone,Isocrate,Aristotele
Con Socrate (470-399 a.C.)siamo davanti a una paideia come ricerca,che guarda ad un
soggetto il quale fa maturare continuamente se stesso,accogliendo nella sua interiorità la
voce del maestro e facendosi maestro di se stesso.Egli verrà accusato di aver corrotto i
giovani della sua città,ma era anche visto come un maestro di verità e paragona la sua
filosofia a quella dell'allevatrice,siccome l'allevatrice fa nascere il bambino che si trova già
nel ventre della madre,così come il filosofo riesce a far emergere le potenzialità
dell'individuo,l'ars maieutica.Platone nasce ad Atene nel 427 a.C e fu un allievo di
Socrate,da giovane scriveva ciò che gli diceva il maestro infatti di questo periodo ritroviamo
la sua opera Opere giovanili o socratiche scritte in forma dialogica perché riporta le parole di
Socrate(discorso indiretto).Successivamente scriverà anche l'Apologia di Socrate,dove
farà un monologo in difesa di Socrate.Andando avanti Platone sviluppa una propria
filosofia,distaccandosi da Socrate,non rispettando il mito di Theuth,ma scrive in forma
dialogica,da questo deriva la sua opera i Dialoghi,divisi in tre fasi che riprendono e riaprono
i problemi metafisici,etici,politici e logico-gnoseologici.Platone fissa nel suo pensiero due tipi
di paideia,una socratica e una politica,la formazione dell'anima viene teorizzata soprattutto
nel Fedone,nel Fedro e nel Simposio.Già in questo primo modello di formazione legato alla
condizione dell'uomo «imprigionato nella caverna» del corpo e della doxa.Nella
Repubblica e nelle Leggi Platone esprime invece la sua visione politica dell'educazione e
articola il modello di formazione in relazione alle diverse classi sociali.La "città rumorosa"
teorizzata da Platone vede presenti tre classi sociali:i governanti,i custodi e i produttori a
cui corrispondono tipi umani e morali molto diversi.Attraverso la divisione del lavoro si
delineano anche tre tipi di educazione:quella dei produttori che avviene sul luogo di lavoro
come apprendimento tecnico,quella dei custodi-guerrieri rivolta a favorire la formazione del
coraggio e della moderazione,quella dei governanti-filosofi che è la formazione speculativa
attraverso la dialettica.Nell'educazione dei custodi Platone richiama l'educazione grandi
pensatori della pedagogia abbiamo Isocrate,che rientra tra i sofisti,e fonderà ad Atene,che
si configura "musaica" ovvero un'educazione letteraria e musicale che escludeva i discorsi
falsi.Tra i custodi verranno scelti coloro che risulteranno più adatti allo studio della dialettica
e che darà ai futuri governanti una visione razionale della realtà,guidata dall'idea del
Bene,che Platone ribadisce anche nel Timeo.Discipline come l'aritmetica,la
geometria,l'astronomia e l'armonia sono preparatorie alla dialettica in quanto abituano a
pensare in astratto e a indirizzarti verso l'unità.Il modello alternativo a quello di Platone è
quello di Isocrate,scolaro dei sofisti entrò in contatto con Socrate e fondò ad Atene una
scuola di retorica e organizza una prima tecnica di discorso,quindi ci deve essere una
premessa,la narrazione,cioè la spiegazione degli accadimenti,la dimostrazione quindi
attraverso la retorica bisogna essere in grado di difendersi in ambito dei tribunali,e la
perorazione cioè la difesa delle proprie ragioni.Isocrate pur rientrando in questa
tradizione,si pone anche contro i sofisti perché ritiene importante fissare delle regole,però è
contro l'utilizzo di manuali perché ritiene che l'oratoria vada di pari passo con la crescita
della qualità dell'uomo e non si può imparare semplicemente da un manuale,ma deve
andare di pari passo con la crescita dell'uomo,tutto infatti non può essere riconducibile
esclusivamente alla tecnica ma deve andare di pari passo con lo sviluppo dell'individuo,il
buon oratore non è solo quello che apprende delle tecniche,ma deve crescere come
individuo,deve maturare quella che i latini chiameranno l'humanitas,che ritroviamo in
Cicerone,quindi la retorica non è solo una tecnica,ma è anche un'arte,e un buon oratore
deve anche essere calato nella polis,si afferma quindi una paideia animata dal
logos(ragionamento),una paideia non appiattita sulla tecnica,ma una paideia nata dalla
riflessione,una paideia che pone e da una grande importanza alla parola(la parola come
creatrice di cultura).Essa è in grado di porre il soggetto in una posizione di autonomia,un
soggetto che detiene la parola,autonomo e in grado di agire e interagire con gli altri nella
polis.Già anche successivamente nel 900 con Don Milani fa grande attenzione e pone al
centro la lingua,"la lingua vi farà sovrani,che tu sia ricco o povero poco
importa,l'importante è essere in grado di parlare",perché la lingua è uno strumento
fondamentale che supera la dimensione dello svantaggio,la padronanza della lingua,cosa
che i greci avevano capito molto tempo prima,su questo Don Milani è un esempio di
emancipazione e un esempio negativo che utilizza questo strumento per farsi gioco degli
altri e non per aiutarli,però questo dimostra comunque l'importanza della lingua.Tra i grandi
filosofi che ci hanno dato una visione fondamentale anche in ambito pedagogico va ricordato
Aristotele,nel 384 a.C,ha frequentato l'accademia di Platone ma si distaccherà da egli per i
sentimenti filomacedoni di Platone,fonderà ad Atene il liceo e diventerà il precettore di
Alessandro.Aristotele sottolinea inoltre l'importanza della pedagogia intesa come
disciplina in grado di formare l'anima dell'individuo,la pedagogia si configura quindi
come un'azione civile legata alla città,e al centro della vita viene posto l'elemento
dell'intelletto,secondo Aristotele l'uomo ha un duplice aspetto,cioè l'uomo deve essere
dedito alla vita contemplativa ma deve essere anche radicato alla città,quindi è una
formazione contemplativa ma al tempo stesso politica,l'uomo non può discostarsi dalla
città.Con l'Ellenismo la pedagogia scivolerà lentamente da una dimensione politica a una
dimensione privata
L’Ellenismo e l’educazione: le teorie e la prassi.
L’Ellenismo comincia all’incirca con la morte di Alessandro Magno(323 a.C.)e arriva fino alla
morte di Augusto,benché lasci degli influssi fino al IV secolo.
Possiamo indicare come principali trasformazioni dell’Ellenismo,i seguenti processi:
● Sviluppo dell’egemonia culturale greca sull’intero Mediterraneo
● Affermazione del modello culturale dell’humanitas
● Costituzione della koinè greca (la lingua comune)
● Sviluppo di una cultura scientifica e specializzata
● Stabilizzazione di filosofia e storiografia in forme più mature
● Costituzione di una vera e propria enciclopedia del sapere
● Declino delle polis e nascita di monarchie territoriali burocratiche
● Affermarsi del soggetto come uomo e non più solo come cittadino.
Siamo,quindi,di fronte ad un’età che matura intorno alla crisi nel rapporto fra l’individuo e
lo Stato,e che vede la crescita della cultura.In questa fase,accanto ad Atene,si sviluppano
altri centri culturali come Rodi,Pergamo e Alessandria che,con la sua Biblioteca e con il suo
Museo,diviene il centro principale di tutta la cultura ellenistica.Dal punto di vista filosofico,si
sviluppano sistemi di pensiero nuovi legati alla ricerca della vita “buona” e ai problemi
dell’etica,nonché alla definizione del saggio,visto come colui che limita i propri bisogni e
ricerca la felicità individuale mediante l’ascesi.Nascono così l’epicureismo e lo stoicismo
che individuano come virtù proprie del sapiente l’atarassia(indifferenza)e
l’apatia(imperturbabilità).Lo scetticismo,invece,critica ogni tipo di ricerca della verità
esaltando la sospensione del giudizio,l’afasia,l’impossibilità di pervenire al vero
oggettivo.Questi concetti,dalla filosofia,penetrano in tutte le pieghe della cultura,in una
unificazione spirituale che si compie grazie a Roma,conquistatrice dell’Oriente e,a sua
volta,conquistata dalla cultura greca.La formazione alessandrina ed ellenistica è la
formazione dell’uomo completo,moralmente sviluppato,dotato di personalità autonoma
ma,al contempo, legato alla tradizione scolastica e libresca.La pedagogia di questo periodo
si esprime nelle voci del commediografo Luciano,del moralista Plutarco,dei filosofi Sesto
Empirico e Plotino.Si valorizza l’educazione dei fanciulli,considerata come compito di
estrema importanza che porta all’eccellenza morale,e che deve essere affidata a maestri
competenti,in grado di sviluppare una prassi formativa sincera,non preconcetta,e
pratica,sensoriale,onde evitare di sviare la conoscenza verso la corruzione e il
formalismo.Soprattutto con Plotino,l’educazione si inserisce in una dimensione etica e
religiosa,non solo interiore ma anche metafisica:essa consente, mediante l’ascesi,di
ricongiungere gli uomini verso il principio,l’Uno,principio animatore e creatore di tutta la
realtà.La paideia ellenistica esalta l’auto-regolazione, l’armonia tra piaceri e rinunce,la
capacità del singolo di ordinare e assicurare il raggiungimento della perfezione individuale.
La scuola greca e la scuola ellenistica.
La scuola ellenistica,con il concetto di enkyklios paideia che sottolinea il valore
linguistico-letterario ma anche quello relativo alla formazione del carattere,siamo all’ultima
tappa dell’evoluzione della scuola in Grecia.Il cammino verso questo punto inizia molto
tempo prima.All’inizio,la scuola è una sorta di setta culturale e religiosa,il thiaso,in cui sono
uomini e donne legati da una stessa attività o da una comune idea religiosa;tra essi si
creano forti legami personali e si viene educati ai valori collettivi e comunitari;ne sono
esempi le scuole pitagoriche,organizzate mediante un sapere sacrale,con riti e misteri
propri.Più laiche sono le scuole di Talete e Parmenide,
mentre più vicine al modello di scuola moderna sono quelle dei sofisti,dove gli insegnanti
ricevono anche un compenso per le loro prestazioni.Con la nascita dell’alfabeto,poi,la
carriera educativa del fanciullo greco si delinea in maniera molto più organizzata:essa
comincia nella famiglia,dove la nutrice e la madre seguono il fanciullo,e continua con la
guida del pedagogo e del padre che gli insegnano ciò che è bene e ciò che è
male,ricorrendo anche alle percosse e alle minacce.Oltre all’insegnamento di
grammatica,musica,poesia,ginnastica,si apprende anche nelle botteghe artigiane,attraverso
l’imitazione e l’osservazione,anche qui ricorrendo a misure coercitive anche molto dure.Nelle
scuole di Atene e Sparta,l’insegnamento è di tipo pubblico,e l’educazione è uguale per tutti e
unica;essa si svolge principalmente nel ginnasio.Nel frattempo,si sviluppano l’Accademia di
Platone e il Liceo di Aristotele:la prima impartisce insegnamenti di tipo scientifico e
umanistico,mentre la seconda mira piuttosto ad insegnare un’enciclopedia del sapere,anche
se,in un secondo tempo,vi prevale sempre più l’aspetto scientifico.In età ellenistica,infine,il
sistema degli studi è organizzato in maniera più capillare dal livello elementare a quello
superiore con l’enkyklios paideia.La scuola elementare inizia a 7 anni con
lettura,scrittura,grammatica,musica e disegno.A 12 anni si passa alla scuola secondaria al
cui centro è collocata la grammatica ma si dà spazio anche alla matematica.Seguono due o
tre anni di efebeia in cui si forma il carattere del giovane mediante attività fisica,scambi
culturali,discussioni.La formazione scientifica si realizza invece nelle scuole filosofiche,di cui
un esempio è il Museo di Alessandria, grande centro culturale e massimo istituto di
istruzione del mondo ellenistico, affiancato dalla Biblioteca che raccoglie tutte le opere
dell’antichità.In esso l’insegnamento scientifico è molto importante proprio perché la
condizione dell’uomo di scienza,nell’età ellenistica,assume un ruolo nuovo:egli diviene uno
studioso specializzato che trascura la filosofia e la retorica per perfezionare unicamente il
proprio lavoro scientifico.

Roma e l’educazione
L’educazione ellenistica a Roma:modelli e figure.
Nel momento in cui Roma entra in contatto con la Grecia,riorganizza la propria identità
culturale incorporando gli elementi di quella cultura,accogliendo il greco come lingua colta,e
rimodellando la propria letteratura,l’architettura e la stessa filosofia sul modello greco.Anche
la pedagogia ne risente e si ristruttura intorno alla figura dell’uomo romano legato al mos
maiorum (agli antichi usi)e alla politica.Già con Cicerone,la pedagogia nasce come
disciplina autonoma,universale e razionale. Anche qui è forte l’influsso dello stoicismo,ma
soprattutto si tratta di una pedagogia che,su un impianto non originale ma derivato dal
mondo greco,innesta un sapere pratico fortemente vicino alle problematiche dell’attualità.A
Varrone(116-27 a.C.)va il merito di aver fissato lo schema delle arti liberali e del processo
dell’istruzione, comprendenti
grammatica,logica,retorica,musica,astronomia,aritmetica,geometria e anche medicina e
architettura.Lo stesso intento enciclopedico è presente nelle teorizzazioni di Plinio,che esalta
l’importanza dell’osservazione e della raccolta delle fonti.Ma il manuale per l’insegnamento
per eccellenza è la Institutio Oratoria di Quintiliano(35-96 d.C.),un’opera rivolta agli
insegnanti di retorica ma che tratta anche dell’educazione in generale.Lo scopo è la
formazione del ciceroniano vir bonus dicendi peritus,cioè del buon cittadino,moralmente
formatosi attraverso la retorica; le tappe di questo percorso educativo comprendono la
preparazione in tutte le discipline retoriche e grammatiche,ma anche in quelle
scientifiche,nella matematica e nella musica.La particolarità di Quintiliano sta però
nell’attenzione che presta alla prassi dell’insegnamento vero e proprio che egli cerca di
illustrare sia dal punto di vista del maestro che da quello del bambino del quale si deve tener
presente la psicologia e su quella misurare la tecnica di insegnamento;in
particolare,l’insegnante deve sollecitare nel ragazzo la memoria e stimolare la plasticità della
sua mente.Il riferimento alla filosofia stoica è presente poi nel Manuale di Epitteto(50-138)
mirante ad insegnare all’uomo a raggiungere l’imperturbabilità,unica condizione della
felicità,mediante l’auto-controllo.Sono gli stessi temi che ritroviamo in Seneca(4 a.C.- 65
d.C.)grande letterato e filosofo latino che,nelle sue diverse opere morali e filosofiche,espone
gli elementi basilari dello storicismo e delinea la figura del perfetto sapiente,in grado di
controllare le proprie passioni e intervenire nella propria vita per indirizzarla alla felicità.E
ancora:gli stessi temi,arricchiti dell’apporto di una forte coscienza individuale,si riscontrano
nei pensieri dell’imperatore Marco Aurelio, l’imperatore filosofo,portatore di una sensibilità
problematica e moderna che vede la formazione dell’individuo come un percorso da
costruire giorno per giorno
mediante un processo educativo costante e autogestito.È evidente,in questa carrellata
sommaria e superficiale dello sviluppo del pensiero antico,il cambiamento che si è avuto
dall’antichità greca,fino al maturo impero romano.
La scuola,il lavoro,le “corporazioni”.
A Roma,le scuole sul modello greco vengono organizzate a partire dal II sec. a.C. e ben
presto si stabilizzano e si dotano di un apparato didattico e di specifici manuali. Le scuole
sono divise per gradi in:
1.elementari,miranti all’alfabetizzazione primaria;esse sono situate in locali presi in affitto e i
fanciulli vi sono accompagnati dal pedagogus;imparano le lettere dell’alfabeto,a scrivere,a
leggere e fare i conti.I ragazzi trascorrono qui buona parte della giornata e sono sottoposti
ad un magistero severo,che non esclude le pene corporali;
2.secondarie,in cui si apprendono tutti gli aspetti della cultura(musica, geometria,
aritmetica,letteratura, oratoria)anche se l’insegnamento grammaticale e filologico è
prevalente;
3.scuole di retorica in cui si approfondisce la retorica e ci si allena a sostenere i dibattiti,e a
declamare le orazioni.
I secoli dell’Impero manifestano un'attenzione per la scuola e,benché essa venga sempre
concepita in funzione della preparazione della classe dirigente,non vengono trascurate,nelle
scuole secondarie,le attività manuali che invece in Grecia erano state disprezzate,infatti,nel
mondo romano si sviluppano le tecniche artigiane e si specializzano ad un punto tale da
richiedere luoghi di apprendimento appositi. Nascono allora le prime vere scuole
professionali(il pedagogium),una
palestra di formazione per liberti e schiavi in cui si apprendono le tecniche
dell’artigianato,ma anche l’alfabeto e la scrittura,e si crea un rapporto intenso sia tra i
discepoli che tra gli stessi e i maestri.Questi ultimi,peraltro,hanno delle proprie corporazioni
in cui vengono preparati e sono sottoposti a verifiche professionali e a controlli disciplinari
per essere formati e avviati all’insegnamento.Inoltre,a Roma, esistono anche scuole
sacerdotali(collegia) in cui si preparano i sacerdoti che col tempo assumono anche incarichi
di tipo giuridico:essi,infatti,sono anche uomini di legge e di lettere,oltre al fatto che
presiedono agli auspici,ai sacrifici e a tutti i riti pubblici.Altri collegia sono poi quelli per i
soldati,cittadini normali o militari di professione,che qui imparano l’esercizio delle armi e i
valori militari della devozione al servizio e della fedeltà all’imperatore.Questo tipo di scuole
rappresenta un vero e proprio mondo a parte,chiuso,isolato,con un proprio linguaggio (il
sermo militaris),i cui membri hanno un diverso livello di alfabetizzazione.Il servizio militare
riveste un ruolo importante per l’omogeneizzazione culturale di tanti giovani provenienti dalle
più
disparate province dell’immenso impero romano.
L’età imperiale:diffusione e declino dell’educazione antica.
Le scuole romane sono disseminate in tutto l’Impero,e in questo modo contribuiscono a
creare una unità spirituale legata alla lingua e alle tradizioni letterarie,pur essendo l’Impero
un insieme di elementi diversi e anzi difformi tra loro per etnia,fede religiosa, costumi e
lingua.Si attua così la romanizzazione delle province e di tutti i territori dell’impero,e anzi
gli imperatori considerarono questo come un compito indispensabile per le scuole e
l’educazione.Infatti,proprio il fatto di leggere i medesimi testi,studiare i medesimi classici e le
medesime lingue(greco e latino)crea,soprattutto a livello della classe dirigente,un fondo
culturale comune,sul quale verrà poi a formarsi il sostrato dell’Europa.Questa unità viene
infranta dalla diffusione del Cristianesimo che svaluta la retorica e la cultura dei pagani in
genere per diffondere valori diversi.Tuttavia,gli stessi cristiani si servono di quella cultura e si
formano su di essa,fino a riconoscerne finalmente il valore e ad introiettarla entro la propria
paideia, dopo averne modificato alcuni aspetti e averli “cristianizzati”.Ma nel IV secolo d.C.
lo scontro fra questi due modelli culturali è inevitabile,e vede la cultura pagana soccombere
anche per la stanchezza con cui ormai si tramandano pratiche e teorie concepite in un
contesto sociale e storico ben diverso.A ciò si aggiunga l’impoverimento delle scuole
causato dalle invasioni barbariche e dall’impatto,quindi, con popoli ignoranti e poco legati
alla cultura scritta.Le scuole cominciano a declinare e sopravvivono solo i grandi centri
culturali di Oriente,come Atene ed Alessandria,ma anch’essi sono destinati al tramonto,alla
fine del VII secolo

Il Cristianesimo
Roma è una città che ha costruito un impero che ha avuto una grandissima estensione
territoriale e nell’ambito dell’impero romano abbiamo anche la nascita e lo sviluppo del
cristianesimo.L’insegnamento di Gesù si sviluppa proprio quando nel medio oriente è
fortissima l’influenza romana.La questione del cristianesimo è importante perché quando
l’impero romano entra in crisi l’unica cosa che rimane in piedi è la chiesa.Il libro principale
del cristianesimo è la Bibbia,che è divisa in due parti principali.In una parte abbiamo il testo
di riferimento della religione ebraica,qui una parte della Bibbia è dedicata alla tradizione
più antica(antico testamento)e poi c'è quello che viene chiamato Nuovo Testamento che
continente 4 vangeli e lettere di Paolo,quindi testi che mostrano qual è stata la diffusione
dell’insegnamento di Gesù .Queste lettere sono indirizzate a nomi di popoli,di tribù,e questo
testimonia il fatto che dopo la lezione di Gesù avviene la diffusione della religione Cristiana.I
Vangeli parlano della vita di Gesù,sono delle testimonianze scritte dai discepoli,questo è
importante perché la pedagogia cristiana che si sviluppa proprio dagli anni 30 d.c.,così
come nel mondo antico vediamo che gli uomini sono degli esempi,anche la pedagogia
cristiana segue un modello,ovvero Gesù.Gli apostoli in alcuni momenti chiamano Gesù
“maestro".La vita di Gesù rappresenta il modello per il mondo occidentale che ha dominato
ininterrottamente per circa 1000 anni.Nel 476 d.c abbiamo la caduta dell’impero romano
d’Occidente.Nel cristianesimo abbiamo delle correnti,le prime correnti più importanti sono
quelle che danno vita ai monasteri,ritenevano che il messaggio di Gesù doveva essere
vissuto pienamente.Questi monasteri sono importanti a livello pedagogico perché sono
proprio delle comunità che si basano su un modello.Tra le varie fonti del cristianesimo
abbiamo il Vangelo,le lettere,gli atti degli apostoli (ne manca uno)questi sono i testi che
vengono considerati principali e vengono insegnati.La prima cosa che si trasmette attraverso
la pedagogia cristiana è la Bibbia,già dai vangeli possiamo capire alcuni aspetti fondamentali
dell’educazione cristiana,abbiamo una figura centrale che è quella del maestro profeta,il
maestro parla contro le abitudini correnti cercando di lasciare qualcosa a chi lo
ascolta,attraverso questa crisi spirituale si arriva ad un rinnovamento dello
spirito,l’insegnamento di Gesù reinterpreta quelli che erano gli insegnamenti della cultura
ebraica.Uno dei momenti principali che dimostra Gesù come maestro è il discorso alla
montagna( cercare di cosa parla).Una delle parole fondamentali della pedagogia Cristiana è
l’amore,l’amore verso Dio e verso il prossimo che viene ritenuto come noi stessi.L’amore è
AGAPE si tratta di una parola greca che vuole indicare questa unità che oltrepassa la
concezione classica di amore ,perché l’amore verso Dio non è l’amore fisico ma un amore
spirituale.Nelle lettere di Paolo abbiamo invece la diffusione del messaggio Cristiano anche
risolvendo dei problemi su cui discutevano le varie popolazioni,e le prime sette religiose cioè
quelli che affermavano che il bene e il male avevano la stessa radice,c’erano molte
controversie sull’origine del male,quando la religione Cristiana si inizia a diffondere,e San
Paolo risolve queste problematiche.Gli aspetti fondamentali che emergono sono i problemi
del dualismo(già affrontato con Platone)e il rapporto tra anima e corpo,il corpo solitamente
viene inteso come un limite nei confronti dell'animo,è fonte di sofferenza,turba l'equilibrio
dello spirito,quindi la pedagogia cristiana è anche la pedagogia del corpo,abbiamo infatti in
primo piano l’anima che prevale sul corpo.
- nell’apocalisse di Giovanni invece abbiamo il tema della fine dei tempi cioè l’arrivo del
giudizio divino,per questo si dice che il cristianesimo aveva una visione escatologica cioè
volta verso un fine,cioè l’idea dei cristiani e che la vita ha una linearità,si vive il momento
terreno ma in realtà il momento terreno è una preparazione alla vita nell’aldilà,quindi anche
la storia è indirizzata verso la salvezza. Dunque il messaggio Cristiano spinge da un lato
verso l’educazione dell’altro ma è anche una autoeducazione,perché seguendo
l’insegnamento di Gesù ci si educa alla vita,si apprende qual è la vita che deve essere
vissuta.Negli atti degli apostoli invece si trova l’azione educativa delle prime comunità
cristiane,anche qui i valori sono quelli della rigenerazione interiore,ma anche quelli
dell’uguaglianza,cioè considerare anche i più poveri come destinatari del messaggio
divino,anche i poveri di salveranno anzi come dice Gesù gli ultimi saranno i primi.Quindi
questo grande ideale consente al messaggio Cristiano di diffondersi,di portare speranza
nelle comunità che erano rimaste orfane dello stato romano,infatti bisogna considerare che
quelli che facevano parte della chiesa,i sacerdoti,i vescovi,erano loro stessi che svolgevano
la funzione di educatori nell’età romana.Dunque tra pedagogia e cristianesimo abbiamo un
forte legame.La chiesa primitiva lotta contro le persecuzioni che avvenivano verso i cristiani
e poi contro le eresie,abbiamo già infatti delle divisioni sull’interpretazione del messaggio di
Gesù,si stabiliva una visione ufficiale e se non rispettavano questa visione venivano
condannati come eretici.Tutto questo fa unire sempre di più la comunità cristiana,anche il
fatto che venivano perseguitati,molti santi che oggi veneriamo sono stati anche dei martiri
del cristianesimo.Quindi il messaggio Cristiano si diffonde,entra in contatto con popoli e
culture diverse ma con la capacità di mantenere l’originalità del messaggio.Dunque il
cristianesimo rappresenta una vera e propria rivoluzione educativa/pedagogica perché
sono proprio gli ideali che vengono cambiati.La teologia( deriva da teos e da logos)che è lo
studio della divinità diventa una disciplina che è quasi equiparata alla filosofia,cioè capire
attraverso la ragione come si determina ma divinità.L’altro pilastro della pedagogia cristiana
è la fede che accompagna la ragione,la ragione non è infallibile,esiste comunque una
differenza tra l’imperfezione umana e la perfezione divina quindi la fede consente di
superare l’indeterminatezza della ragione.La pedagogia Cristiana si basa sul modello del
maestro,però è forte l’influenza della cultura greca e ellenistica( un esempio è il dualismo).Il
cristianesimo si diffonde quando viene meno il modello educativo romano,in un primo
momento si affianca infatti abbiamo detto che a Roma i membri del clero educavano,nel
momento in cui l’impero romano viene meno in occidente la chiesa romana sostituisce lo
stato e impone il suo modello.L’importanza della chiesa romana è anche la sua posizione, si
trovava infatti al centro dell’impero romano,infatti per questo il messaggio della chiesa
romana si diffonde rispetto ad altri.
- SANT’AGOSTINO:cerca di ricollegare il messaggio del cristianesimo alla filosofia
platonica,considera il dualismo anima e corpo,nella sua opera principale intitolata “le
Confessioni” parla di come sia difficile seguire in maniera fedele il messaggio
Cristiano,qual è il rapporto tra bene e male e parla anche del tema dell’ASCESI cioè una
pratica spirituale che consente all’uomo di meditare allontanandosi dai bisogni
immediati,privilegiando le riflessione sull’ interiorità,sulla sua anima,distaccandosi dalle
riflessioni terrene.Agostino si concentra poi sul tema della trinità e spiega il significato e poi
parla della morale cioè come fa l’uomo a condurre una vita morale. Sant Agostino è stato il
primo filosofo che stabilisce quali sono i punti fermi del messaggio Cristiano,come l’uomo
entra in contatto con questo messaggio e come deve risolvere queste problematiche difficili(
il peccato, la trinità ).Agostino nasce nel 354 anche lui si converte al cristianesimo ,lo studia
e legge i testi fondamentali e si converte nel 386,ponendo un grande accento sull’auto
riflessione,sull’indagine su se stessi perché per Sant'Agostino l’uomo nasce con la verità
,per questo si dice che lui aveva una concezione INNATISTA,infatti lui dice che se si guarda
bene in noi stessi è possibile trovare la verità riflettendo e meditando e utilizzando la
ragione,la verità è dentro di noi.Gli ellenisti dicono che la verità non si può raggiungere
mentre Sant Agostino affermava che la verità è dentro ognuno di noi.Per Sant Agostino
dunque ragione e fede vanno di pari passo,non abbiamo contraddizioni tra questi due
elementi.
- Sant Agostino parla anche di due città,la città degli uomini e quella di Dio,dalla città degli
uomini noi dobbiamo arrivare a quella di Dio,quindi anche lui mette in primo piano la
salvezza ma soprattutto stabilisce che le leggi della città non sono le stesse leggi di
Dio,quindi pone una differenza tra città degli uomini e città di Dio.Infatti proprio per questo è
importante l’ascesi,cioè il ritiro dalla vita civile per mettersi in contatto con Dio.
- Sant Agostino in un’opera intitolata 'il Maestro' parla del rapporto tra maestro e
discepolo,un’altra opera importante sono le Confessioni si tratta di un’opera autobiografica
cioè lui scrive un’opera in cui parla del suo avvicinamento al messaggio Cristiano,parla della
sua vita ,l’anima cristiana di forma estraniandosi dal peccato e muovendosi verso
Dio,pentendosi dei suoi errori,riflettendo sulle azioni commesse e mettendo l’accento sul
valore dell’autoeducazione.l riflettere su un proprio errore significa educare se stessi.
- Sant Agostino si collega molto a Platone,il ruolo della memoria in Platone infatti, vediamo
che secondo Platone la conoscenza risvegliava la memoria del passato e anche per Sant
Agostino l’uomo deve risvegliarsi per trovarsi dentro di sé.Dunque la ragione e la fede sono
come intrecciati nella coscienza umana e quando si scopre la verità avviene un
rinnovamento e un illuminazione dell’anima.L’anima porta l’impronta di Dio perché è fatta a
immagine e somiglianza di Dio per questo l’uomo la può scoprire,la può trovare,quindi
l’avvicinamento dell’uomo con Dio avviene attraverso l’anima,l’intelligenza quindi la
conoscenza e anche attraverso l’amore.Questi tre elementi stanno alla base della vita di
colui che vive separato dalla città.Una delle prime orme con cui si raccolgono le comunità
cristiane del Medioevo sono i monasteri.

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