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Il 10 agosto è il giorno in cui viene ucciso il padre.

In questa poesia, il tema principale è sicuramente quello


dell’omicidio del padre, il tema del nido, e questa forte presenza degli uccelli, dettati dal suo “periodo
positivistico”, contrapposto al nido familiare, perché parla delle rondini, quindi c'è tutta un’analogia tra la
vita della rondine e la vita del papà, il duplice omicidio, con i “rondinini” che rimangono quindi senza
sostentamento, così come la famiglia del papà che viene “spezzata” in quanto privata della sua principale,
nonché unica fonte di sostentamento. Nelle prime cinque strofe, l’impianto della poesia si fonda sul
paragone tra la rondine e il padre ucciso; nell’ultima strofa invece Pascoli ci presenta il problema del male e
lo imposta in chiave metafisica e religiosa, affermando che ogni vittima innocente è immagine della
sofferenza di Cristo e il cielo, impotente piange sull’ “atomo opaco del Male”.

Il “gran pianto” di cui si parla nella prima strofa, è un riferimento alle stelle cadenti, infatti lui immagina che
il cielo pianga e che le stelle cadenti siano le lacrime del cielo. È un’analogia (caratteristica del poetare di
Pascoli).

Nelle due strofe successive, ovvero seconda e terza, è presente la descrizione della vita della rondine, che
come il padre viene uccisa.

“Ritornava una rondine al tetto” è una sineddoche, perché il “tetto” in questo caso allude chiaramente alla
casa, al nido.

“Ora là, come in croce” richiama un simbolo cristiano, cioè il simbolo della croce, infatti la rondine cade
trafitta tra gli spini, come se fosse trafitta sulla croce; inoltre Pascoli immagina che questa rondine cada con
le ali aperte, formando appunto una croce, che in ultima istanza, richiama al sacrificio della rondine e, in
ambito religioso lo accosta al sacrificio di Cristo, quindi si è sacrificata per i suoi rondinini. Inoltre, la rondine
uccisa diviene il simbolo degli innocenti perseguitati dalla malvagità degli uomini.

Nella parte finale della terza strofa, Pascoli descrive la morte lenta dei rondinini, perché non avendo il
necessario sostentamento, pigoleranno sempre più piano, e quindi saranno destinati alla morte.

Nella quarta e quinta strofa, Pascoli torna al suo dolore personale, ricalcando con la stessa struttura, la
descrizione della morte della rondine, evidenziata da alcune frasi come: “l’uccisero”; “portava due bambole
in dono”; lo aspettano, aspettano in vano: addita le bambole al cielo lontano. Inoltre, nella quarta strofa è
presente un’altra allusione cristologica, infatti il perdono che il padre concede ai suoi uccisori, è
paragonabile al perdono di Cristo che dà ai suoi persecutori. (“padre perdona loro perché non sanno quello
che fanno” disse Cristo in punto di morte)

Nell’ultima strofa, infine è presente una visione negativa della Terra, all’interno del cosmo, definita per
l’appunto “un atomo opaco del Male”, atomo perché nell’universo la Terra è nulla, ed è il nulla del male,
quindi si instaura un’implicita antitesi con la luminosità delle stelle, così come l’atomo si contrappone
all’infinità del cielo, dove il male viene ignorato, o meglio dove non esiste.

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