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OLIGOPOLIO

Finora abbiamo visto 2 casi estremi: concorrenza perfetta e monopolio. Tra questi due opposti ci
sono dei casi intermedi che riguardano l’oligopolio, dove le imprese hanno qualche potere di
mercato. Negli anni 70/80 si comincia a capire la teoria dell’oligopolio: anche se concorrenza e
monopolio sono agli antipodi hanno una cosa in comune cioè nelle decisioni non ci si occupava
dei comportamenti dei concorrenti. Nel monopolio perché non ci sono concorrenti ma bisogna
tener conto dei comportamenti dei consumatori, mentre nella concorrenza perfetta bisogna tener
conto del livello del prezzo ssato dal mercato. Tutti i casi di oligopolio sono caratterizzati da
decisioni prese in base al comportamento dei concorrenti, comportamento strategico. La teoria
dei giochi è il miglior strumento per studiare le situazioni di competizione, quindi molto utile per
l’oligopolio.
I due antichi modelli di oligopolio risalgono ‘800.
1. MODELLO DI BERTRAND: due imprese che producono un prodotto omogeneo (uguali) tra
loro, per questo quando il consumatore dovrà decidere lo farà in base al prezzo. La curva di
domanda di mercato è decrescente Q=Q(p), con Q’(p)<0. I costi delle imprese sono uguali
(stessa funzione) e io costi medi e marginali sono costanti CT(q)= cq, con c>0; ogni impresa
decide il prezzo al quale vendere il proprio prodotto e lo fa in previsione del prezzo che
applicherà l’altra impresa. —>teoria Bertrand nella teoria dei giochi= le imprese sono i
giocatori, lo spazio delle strategie per l’impresa (i): pi=che va da 0 a in nito; il payo è dato dal
pro tto: (pi-c)*qi. Supponiamo che il presso dell’impresa 2 sia p2 (maggiore del costo
marginale), il payo dell’impresa 1 può essere: p1>p2>c—> quantità venduta dall’impresa 1
sarebbe 0 in quanto il prezzo è troppo alto. Impresa 1 decide p2>p1>c—> allora l’impresa 1
venderà tutta la quantità che i consumatori domandano, il pro tto sarà (p1-c)*Q(p1)>0.
Impresa 1 decide di vendere il prodotto allo stesso prezzo dell’impresa 2 p1=p2>c quindi il
mercato sarà diviso in parti uguali tra le due imprese; il pro tto dell’impresa 1 sarà
Q( p1)
(p1-c)* >0. In ne se p1<c il pro tto sarà negativo.
2
L’equilibrio di Nash nel modello di Bertrand una coppia di prezzi tali che (p1*,p2*): il pro tto
dell’impresa 1 è superiore a qualsiasi altro pro tto se l’impresa 2 continuasse a scegliere p2* e
l’impresa 1 scegliesse sempre p1*; viceversa l’impresa 2 massimizzerà i suoi pro tti con p2* e
se l’impresa 1 continuerà a scegliere p1*. Possono essere p1*>p2*>c? No perché in
questa situazione l’impresa 1 guadagnerebbe un pro tto nello essendo p1*>p2*. All’impresa 1
basterebbe scegliere un qualsiasi p1*<p2* (anche di poco) per ottenere un pro tto positivo,
uguale per impresa 2.
Possono p1*=p2*>c? No perché in questa situazione il pro tto dell’impresa 1 è dato da
Q( p1*)
(p1*-c)* e basterebbe scegliere un qualunque p1*<p2* per ottenere tutto il mercato e
2
raddoppiare la quantità venduta.
Possono essere p1*=p2*=c? Si perché se l’impresa 1 aumentasse il prezzo avremmo
p1>p2=c, l’impresa 1 non venderebbe conseguenza pro tti nulli. Se diminuisse il prezzo il
prezzo sarebbe inferiore al costo marginale, perciò lavorerebbe in perdita. P1=p2=c il pro tto è
comunque 0, quindi questa è la situazione di equilibrio.
Il modelle di Bertrand descrive un modello di competizione molto estremo, l’esito della
situazione è comunque un prezzo uguale per tutti come in concorrenza perfetta, con la
di erenza che nell’oligopolio le imprese scelgono il prezzo. Oltre all’omogeneità del prodotto
c’è un altro elemento molto importate: le imprese non fronteggiano vincoli dal lato della
capacità produttiva cioè noi ipotizziamo che non ci siano limiti alla capacità produttiva, ma
normale te le imprese dispongono di risorse in maniera limitata; il modello di Bertrand esclude
questa possibilità. Quindi ci si è cominciato a chiedere come sarebbe il modello se si
considerassero i limiti della capacità produttiva.
2. MODELLO DI COURNOT: stesse ipotesi del modello di Bertrand tranne che ogni impresa ha
un livello massimo di capacità produttiva, q1<k1 e q2<k2 (con k1 e k2 pre ssati). Invertite la
funzione di domanda Q(p) ottenendo P(q). Esisterà un prezzo p(k1+k2) tale che
Q(p(k1+k2))=k1+k2 cioè un prezzo in presenza del quale il mercato domanda esattamente la
quantità massima che le imprese sono in grado di produrre.
Supponiamo che p1=p2>p(k1+k2)>c ciò signi ca che per almeno una delle due imprese Qi<ki
(capacità produttiva sotto utilizzata). Questa impresa avrà un incentivo a ridurre il prezzo, in
modo da impiegare la propria capacità inutilizzata. Ma questo processo si fermerà solo
quando p1=p2=p(k1+k2).
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Se invece p1=p2<p(k1+k2) ciò signi ca che ogni impresa vende al massimo la quantità k1 o k2 e
lo sarebbe anche se il prezzo aumentasse, capacità produttiva interamente satura. Il processo
prosegue nche p1=p2=p(k1+k2). Se le capacità produttive sono limitate sono queste a
determinare il prezzo sul mercato. Come fa
un’impresa a scegliere la propria capacità produttiva? Max(p(k1+k2)-c)k1 (uguale con k2). Dato
che in equilibrio q1=k1 e q2=k2, il problema di Cournot si può scrivere come Max(p(q1+q2)-c)q1
(uguale q2). Dato che le quantità prodotte coincideranno con le capacità produttive. Modello di
Cournot e la teoria dei giochi le imprese sono i giocatori, lo spazio delle strategie per l’impresa i
va da 0 a in nito, i pro tti sono dati da (p(qi+qj)-c)qi. Equilibrio di Nash nel
modello di Cournot: una coppia di quantità q1* e q2* tali che: se l’impresa 2 produce q2, q1* è la
quantità che massimizza i pro tto dell’impresa 1; e se l’impresa 1 produce q1, q2* è la quantità
che massimizza i pro tti dell’impresa 2. Queste due condizioni si veri cano c’è equilibrio di Nash.
Dato q2, come si trova il q1 ottimale? Derivare rispetto a q1 il pro tto dell’impresa 1 ed eguagliare
a 0 (p(q1+q2)-c)q1= p(q1+q2)+p’(q1+q2)q1-c=0 (vale anche per impresa 2). Immaginate
che la funzione domanda inversa sia lineare: p(q1+q2)=a-b(q1+q2) le funzioni di pro tto diventano
—> (a-b(q1+q2)-c)q1 o (a-b(q1+q2)-c)q2 se derivo rispetto q1 la prima—> a-bq2-2q1-c=0 se
a−c
derivo rispetto a q2 la seconda—>a-bq1-2bq2-c=0. Si può risolvere per q1 trovando: q1=
2b
q2
— questa è la funzione di reazione dell’impresa 1: dice qual è il livello ottimale di q1 dato q2,
2
ed è rappresentata gra camente

a − c q1
Per l’impresa 2 l’equazione è q2= — e gra camente è
2b 2
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L’equilibrio di Nash di ha quando le curve si incontrano sullo stesso gra co
Per trovare la soluzione in cui le equazioni si risolvono, quindi i punti q2* e q1* sostituiscono
nell’equazioni di 2 con i valori q1–>
a − c q1 a − c 1 a − c q2 a−c
q2= − = − ( − ) − > q2 * =
2b 2 2b 2 2b 2 3b
Stesso risultato nella prima equazione.
2 a−c a + 2c
La quantità complessiva di Cournot sarà Qco=q1*+q2*= * . E il prezzo è Pco=
3 b 3
CONFRONTO MONOPOLIO, CONCORRENZA PERFETTA E OLIGOPOLIO DI COURNOT
Stessa funzione di domanda in concorrenza perfetta sarebbe
a−c
Pcp=a-bQcp=c—>Qcp= Prezzo uguale a c
b
In monopolio avremmo
a−c
MR(Qm)=a-2bQm=c—> Qm=
2b
a−c a+c
E il prezzo pm= a-b =
2b 2
La quantità complessiva con il modello di Cournot è
2 a−c
Qco=q1*+q2*= *
3 b
a + 2c
E il prezzo Pco=
3
La quantità del modello di Cournot è intermedia tra quella elevata della concorrenza perfetta e
quella di monopolio CP>OLIG>MONO per quanto riguarda la quantità
Per i prezzi MON>OLIG>CP

COURNOT CON DIFFERENZA NEI COSTI MARGINALI


Supponiamo che i costi marginali delle due imprese siano rispettivamente c1<c2. Le curve di
reazione diventano
a − c1 q 2
Q1= −
2b 2
fi
a − c q1
Q2= −
2b 2
Se il valore di c diminuisce, aumenterà la quantità o erta del prodotto; la curva di reazione
dell’impresa 1 si sposta verso destra

Nella gura R1 e R2 sono le stesse curve di reazione della gura precedente. R1’ è la curva di
reazione dell’impresa 1 nell’ipotesi che sia c1<c2=c. Nel punto di incontro tra la nuova curva
dell’impresa 1 e quella dell’impresa 2, ossia l’equilibrio di Nash, la quantità dell’impresa 1
aumenta e quella dell’impresa 2 diminuisce rispetto alla situazione in cui i costi erano uguali.

COLLUSIONE
Dato che Pco<Pm alle due imprese converrebbe mettersi d’accordo: ognuna produrrebbe
Qm a−c
Qcoll: = e ognuna guadagnerebbe metà del pro tto di un monopolista, che è il
2 4b
maggior pro tto che è possibile “estrarre” da quel mercato. Ma l’accordo reggerebbe? Vediamo le
cose dal punto di vista dell’impresa 1.
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ff
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Supponiamo che q1* e q2* siano le quantità che verrebbero prodotte nell’equilibrio di Cournot.
Siccome la quantità di monopolio (Qm) è minore della somma di q1* e q2*, colludere per le due
Qm
imprese signi cherebbe produrre una quantità < q1*e di q2*, come indicato in gura.
2

Qm
Ma se davvero l’impresa 2 producesse , converrebbe all’impresa 1 stare ai patti? No, perché
2
Qm
la risposta ottimale dell’impresa 1 alla scelta dell’impresa 2 di produrre è di produrre q1^
2
come indicato in gura.
Colludere agendo come monopolisti “a metà” procurerebbe più pro tti che facendosi concorrenza
alla Cournot. Ma una volta fatto l’accordo, se uno dei due vi attiene, l’altro guadagna ancora di
più tradendo l’accordo, producendo una quantità superiore rispetto a quella che produrrebbe in
equilibrio di Cournot.
Questo ragionamento spiega perché gli accordi collusivi, che sembrano la scelta più ovvia, non
sempre funzionano. Naturalmente non è detto neppure che non vi sia mai collusione: modelli più
complessi di quelli che abbiamo analizzato nora chiariscono quali condizioni la collusione può
realizzarsi e perdurare nel tempo.

Nel caso di due prodotti di erenziati non si guarda più solo il prezzo, ma il pacchetto di
caratteristiche—> di erenziazione orizzontale o per varietà

MACROECONOMIA
Le origini della macroeconomia risalgono nel periodo di grande instabilità tra le due grandi guerre
mondiali: la grande depressione del ‘29 in cui crolla la produzione e aumenta la disoccupazione,
l’iperin azione tedesca del ‘23 che mediamente era del 600% all’anno, il valore della moneta era
molto caduto.
Il messaggio del’’instabilità rivolge è che le crisi non sono settoriali ma dell’intero sistema, le crisi
non sono fenomeni sporadici o temporanei quindi si ha la necessità di occuparsi dei fenomeni di
dis equilibrio; le crisi segnalano una mancanza di auto regolazione dei mercati, si necessità una
teoria dell’intervento pubblico.
La risposta è costituita dall’economia keynesiana (Keynes 1883-1946), scrive varie opere tra cui
the general theory of employment proprio nel momento di instabilità.

CARATTERI GENERALI DELLA MACROECONOMIA


La macroeconomia studia i problemi sempre dal punto di vista dell’intero sistema economico (pur
non ignorando le questioni settoriali e gli aspetti “micro). Si serve della nozione di equilibrio ,a
soprattuto studia i meccanismi che avvicinano o allontanano il sistema dall’equilibrio (approccio
dinamico). Dal punto di vista economico si interessa alla funzione dello stato come moderatore
dell’instabilità del sistema economico; lo studio dei fenomeni monetari e nanziari è più
importante che in campo microeconomico. Il problema dell’e cienza (approccio normativo
centrale in qualsiasi ragionamento economico) non è assente, ma è maggiormente presente un
approccio positivo.
Per ragionare sul sistema economico bisogna essere in grado di vederlo, cioè di misurarlo—> la
contabilità nazionale è la branca della statistica economica che de nisce e misura le grandezza
macroeconomiche; nasce simultaneamente all’economia keynesiana.

Cosa si scambia nel sistema economico? Beni, servizi (oggetti sici, informazioni, beni
immateriali) e i diritti intesi come titoli. La produzione e lo scambio dei beni costituiscono quella
che si chiama comunemente l’economia reale. I beni si suddividono per destinazione d’uso:
- Destinati alla produzione cioè usati per essere venduti o per produrre altri beni e destinati
successivamente allo scambio
- Beni di consumo utilizzati direttamente da chi li ha acquistati, senza ulteriori scambi
Per durata possono essere:
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- durevoli cioè che possono essere utilizzati per più anni
- Non durevoli dove la loro funzione economica si esaurisce in un anno
Convenzioni: beni durevoli sono in genere considerati soltanto i macchinari, mezzi di trasporto,
immobili e arredi. Al contrario un coltello che può essere utilizzato per più anni è considerato non
durevole
I beni durevoli destinati alla produzione si chiamano beni d’investimento o strumentali, mentre i
beni destinati alla produzione non durevoli si chiamano beni intermedi. I beni di consumo si
dividono tra consumi durevoli e non durevoli, a parte gli immobili che sono considerati
investimenti anche se sono destinati a fungere da abitazione personale.

Il mercato del lavoro è un mercato particolare perché tutti ne fanno parte e, per una motivazione
etica, nel mercato del lavoro si scambiano tempo, energie e capacità umane.
La domanda di lavoro è espressa da agenti che sono disponibili a retribuire altri individui perché
svolgano attività lavorative. (Chi assume)
L’o erta di lavoro è invece espressa da individui che sono disponibili a svolgere, a date
condizioni, determinate attività lavorative. (Chi lavora). Nel linguaggio comune si dice
scorrettamente che le imprese o rono lavoro per dire che o rono posti di lavoro, e che gli
individui fanno domanda di lavoro per dire che da mandano di ottenere un impiego.
LA STRUTTURA DELL’FFERTA DI LAVORO
La popolazione include: la popolazione in età di lavoro (tra i 16 e i 64 anni) e la popolazione non in
età di lavoro. La popolazione in età di lavoro include le forze di lavoro e le non forze di lavoro,
queste includono a loro folta gli occupati e i disoccupati. Tra chi non ha lavoro distinguiamo tra
coloro che non hanno un’occupazione e sarebbero disponibili ad accettare di lavorare alle
condizione attualmente vigenti (disoccupati involontari); coloro che non hanno un’occupazione,
non sono disponibili ad accettare di lavorare alle condizioni vigenti, ma lo sarebbero se venisse
o erta loro un’occupazione che risponda alle proprie esigenze (disoccupati volontari). La
distinzione tra volontari e involontari è importante concettualmente. Non coincide con le
distinzioni statistiche: tra coloro che non partecipano alle forze di lavoro e tra i disoccupati così
come de niti statisticamente potrebbero esserci sia disoccupato volontari che involontari.
IL PREZZO DEL LAVORO
Nel linguaggio comune la parola salario indica di solito la retribuzione dei lavori manuali,
contrapposta allo stipendio tipico del lavoro dipendente a carattere impiegatizio.
Nel linguaggi tecnico si indicano invece con la parola salari le retribuzioni dei lavoratori dipendenti
in genere; la distinzione tra salari e stipendi si utilizza quando sia e ettivamente necessario
sottolineare tale di erenza. Molto lavoro si svolge al di fuori del mercato del lavoro (lavori di
manutenzione, di pulizia, cura e assistenza nei confronti di familiari...)
SCAMBI DI DIRITTI O TITOLI
Esempio: 1 gennaio 2020 rmate un contratto con un fornitore di petrolio. Il fornitore si impegna
consegnare 100 barili di petrolio il 1 gennaio 2021. Voi pagate in anticipo all’atto della rme 14000
(contratto a termine). Il contratto contiene una clausola: potete cedere il contratto a chi volete voi
(entro 1/1/2021). Supponiamo che lo vendiate a George. Per quanto? Dipende. Se nel frattempo il
prezzo del petrolio è aumentato, e la stesso quantità si vende pra a 17000, potreste chiedere a
George no a 17000, realizzando un certo guadagno.
Quello che George acquista da voi non è petrolio: è il diritto di ottenere del petrolio dal produttore.
Quello che è cambiato è la titolarità del diritto. Il contratto, cioè il documento che attesta
legalmente questo diritto, e il titolo oggetto di scambio. Il petrolio invece è un bene, e il suo
prezzo può variare indipendentemente da quello del titolo (in gergo. Il petrolio costituisce il
sottostante sico del contratto a termine).

MERCATI FINANZIARI
Esempio: 1/1/2020 avete prestato a Paul 10000, che si impegna a restituirli il1/1/2021, maggiorati
del 10% (11000 totale). Potete cedere il diritto di ottenere gli 11000 a chiunque voi desideriate, lo
cedete a John, in tal caso Paul dovrà pagare la somma a John. John non è diventato proprietario
degli 11000, ma del diritto a ottenere la somma alla scadenza. Gli 11000 sono il sottostante del
contratto di prestito. I mercati in cui si scambiano titoli che danno diritto ad ottenere altri titolo si
dicono mercati nanziari

Un titolo è un documento avente valore legale che certi ca l’esistenza di un impegno da parte di
un soggetto (l’emittente del titolo) a compire una data prestazione nei confronti di un altro
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soggetto, il proprietario di quel titolo, che è appunto il titolare dei diritti previsti (ad esempio, un
buono del tesoro è un documento che attesta l’impegno del tesoro, emittente del titolo, a pagare
ad una data scadenza la somma indicata sul titolo steso e a pagare somme periodiche (interessi)
la cui entità (o il modo di calcolo di tale entità) è a sua volta compresa nel titolo.
Il mercato in cui l’emittente colloca per la prima volta il titolo si dice mercato primario del titolo,
mentre le successive cessioni del titolo si svolgono su quello che si chiama mercato secondario.
In ogni sistema economico esistono molto tipi di titolo diversi: buoni del tesoro, obbligazioni
private, azioni...). Per l’emittente del titolo, quel titolo costituisce una passività nanziaria, mentre
per chi ne è titolare rappresenta un’attività nanziaria. In un sistema chiuso, la somma di tutte le
attività nanziarie detenute dall’insieme dei membri di un sistema economico chiuso è pari alla
somma di tutte le passività nanziaria detenute dall’insieme dei membri del sistema economico
stesso.
Non tutti i titoli sono ugualmente negoziabili, cioè facilmente trasferibili tra soggetti. I buoni del
tesoro sono un esempio di titolo facilmente negoziabile. Se voleste vendere, invece, un’ azione di
una piccola società poco nota, trovare un acquirente può essere di cile e costoso, anche se la
società in questione è sana e potrebbe garantire altri redditi in futuro.
LA MONETA
George e John vivono porta a porta; Paul e Ringo vivono anche loro porta a porta ma a 10 km di
distanza dai primi due.
George possiede 1kg di ca è, ma vorrebbe avere 1kg di tabacco. John possiede un kg di tabacco
ma vorrebbe avere una bottiglia di whisky. Paul possiede 1 kg di tabacco e una bottiglia di whisky
ma vorrebbe avere due kg di ca è. Ringo possiede un kg di ca è ma vorrebbe un kg di tabacco.
Supponiamo che un kg di ca è valga quanto un kg di tabacco e quanto una bottiglia di whisky.
La forma più elementare (ma non più semplice) di scambio è il baratto.
Col baratto, Paul deve comprare un kg di ca è da Ringo, in cambio di un kg di tabacco; un kg di
tabacco da John in cambio di una bottiglia di whisky; poi comprerà un secondo kg di ca è da
George in cambio del tabacco ricevuto da John. In totale, ciò rende necessari 4 viaggi di 10km,
con un carico di 1kg per ogni viaggio.
Supponiamo ora che George possieda 5 conchiglie, di peso e utilità irrilevanti. George potrebbe
acquistare tabacco da John in cambio di 5 conchiglie. John porterebbe le conchiglie da Paul e
riporterebbe a casa la bottiglia di whisky. Paul porterebbe le conchiglie da George e otterrebbe in
cambio 1 kg di ca è. In ne baratterebbe con Ringo il tabacco che possiede in cambio del
secondo kg di ca è.

Le persone dell’acquirente del tabacco e del venditore del ca è non devono necessariamente
coincidere. Questo permetto all’esempio di ridurre i costi di trasporto. Supponete che John
desideri il whisky, ma preferisca aspettare il mese prossimo prima di acquistarlo. Intanto, essendo
allergico al tabacco, vuole liberarsene al più presto. L’esistenza di un mezzo di scambio permette
di separare il momento della vendita del tabacco da quello dall’acquisto del whisky; le conchiglie (
mezzo di scambio) possono così svolgere anche una funzione di riserva di valore.
La moneta è un bene materiale e la sua funzione è quella di facilitare gli scambi. La moneta però è
anche un titolo: perché accettare di scambiare del ca è con delle conchiglie che sono “inutili”?
Perché vi aspettate che chi vende ca è sia disposto ad accettare le conchiglie come mezzo di
scambio. La moneta contiene un impegno implicito a permettervi di ottenere dei beni in cambio di
quelle conchiglie, nel momento in cui sarete disponibili a spenderle. La quantità di ca è che
potrete ottenere in cambio di quelle conchiglie non è predeterminata, accettando le conchiglie in
pagamento, neppure voi vi siete impegnati a comprare ca è in una particolare data futura;
l’impegno contenuto nel titolo che chiamiamo moneta è che la si potrà usare come mezzo di
scambio anche in futuro.
CHI È L’EMITTENTE?
Notate come a moneta funziona come tale se l’impegno ad accettarla come mezzo di scambio è
preso da tutti i membri della società, o almeno una parte sostanziale di essi. In questo senso
l’impegno contenuto nella moneta è un impegno di tutta la società, allora è evidente che
l’emittente di questo titolo deve essere la società stessa.
STORIA DI UN’ISOLA (ES)
Un’isola è popolata da produttori di grani e pescatori, che scambiano grano contro pesce,
servendosi di un particolare tipo di conchiglie come moneta. Il numero di conchiglie è dato e
immutabile. A memoria d’uomo, un pesce vale tre conchiglie e un chilo di grano ne vale una.
Chiunque vende tre chili di grano sa che potrà comprare un pesce con le conchiglie guadagnate
dalla vendita del grano. Un giorno, George scopre un giacimento di conchiglie, no ad allora
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ignoto. Con le conchiglie appena scoperte, George si reca al mercato e compra tutto il grano e i
pesci esistenti nel sistema economico, e va a consumarli in un’altra isola. A questo punto, gli altri
membri della società hanno le tasche piene di conchiglie, ma i beni sono scomparsi. Se fosse
rimasto un po’ di pesce e un po’ di grano, per averli bisognerà sborsare più conchiglie rispetto a
prima. Dopo un anno di cile, con il nuovo raccolto e la nuova stagione di pesca, i beni ritornano
nelle stesse quantità di prima. Ci sono però in circolazione molte più conchiglie che in passato. I
venditori cominciano di nuovo ad accettare le conchiglie ma chiederanno prezzi più elevati. Ad
esempio il prezzo del pesce diventi di 30 conchiglie e quello del grano di 10. Il rapporto di
scambio grano e pesce è però sempre di 3:1.
COSA INSEGNA LA STROIA DELL’ISOLA?
L’emissione di moneta non può essere lasciata all’iniziativa dei singoli. Il potere di creare moneta
conferisce il potere di acquistare beni.
La creazione di nuova moneta deve essere sottoposta a regole chiare e accettate da tutti i
partecipanti dello scambio. In questo senso, la società è il vero emittente della moneta.
Le diverse società si dotano di istituzione (banche centrali o autorità monetarie), cui a dano
concretamente il compito di creare e regolare la quantità moneta. La loro funzione è sempre di
garantire che gli individui si possano dar della moneta come mezzo di scambio e riserva di
valore.
L’informazione ha un ruolo fondamentale nei mercati nanziari.
La ducia nella moneta dipende dalla convinzione che la quantità di beni che la moneta può
acquistare, non cambierà troppo nel futuro.
IL CONTRATTO DI PRESTITO
Un soggetto (il mutuante) consente ad un altro soggetto (mutuatario) di utilizzare per un certo
periodo ( es. un anno) una data quantità di moneta (il capitale K), con l’impegno da parte del
mutuatario di rimborsare il capitale stesso al termine del periodo, maggiorato di un certo importo
detto interesse (R). La somma di capitale e interesse (K+R) si dice montante. Il rapporto r=R/K si
dice tasso di interesse. Pertanto il montante si può esprimere come K+R=K(1+r).
SIGNIFICATO DELL’INTERESSE
Il mutuante avrebbe potuto spendere l’ammontare K di moneta, oppure tesaurizzarlo cioè tenerla
per sé; prestandolo rinuncia ad entrambe le cose. L’interesse è la ricompensa che il mutuante
ottiene per aver rinunciato temporaneamente a fare uso della liquidità in proprio possesso.
Dunque, il presupposto per l’esistenza di un mercato di prestiti (dei mercati nanziari) è l’esistenza
di soggetti con diversi propensione a detenere liquidità.
Perché un individuo (o impresa) dovrebbe voler detenere liquidità e addirittura liquidità aggiuntiva
rispetto a quella che avrebbe senza sottoscrivere il contratto di prestito?
L’individuo desidera detenere liquidità per tesaurizzarla a sua volta (moneta a scopo
precauzionale). Il mutuante intende spendere la liquidità che si è fatto presentare per acquistare
beni (moneta a scopo transattivo). Il mutuatario utilizza la liquidità che si è fatto prestare per
prestarla sua volta ad altri soggetti (intermediazione nanziaria).
PROMESSE, SCOMMESSE
All’ippodromo scommette 10 su Palla di Lardo vincente, che viene dato 20 a 1 (se palla di lardo
vince incassate 200, altrimenti non vincete niente e perdete i 10 della scommessa). Come prova di
tutto ciò avete un biglietto emesso dal totalizzatore, presentando il quale, in caso di vittoria di
Palla di Lardo, ritirerete la vostra vincita. Il biglietto è, secondo la nostra de nizione, un titolo:
l’emittente è il totalizzatore, il titolare è il possessore del biglietto. In linea di principio potreste
anche vendere il titolo: qualcuno che ha più ducia di voi nelle possibilità di Palla di Lardo vi
pagherebbe più di 10 per avere quel biglietto.
È GUSTO PARAGONARE LA FINANZA AL GIOCO D’AZZARDO?
- Sì. Avete acquistato un BOT, le obbligazione emesse dallo stato p italiani: state
“scommettendo” sulla capacità dello stato italiano di rimborsarvi a tempo debito il capitale da
voi investito e i relativi interessi. Come qualsiasi titolo, il BOT continente una promessa per il
futuro, e quindi comporta una scommessa, perché il futuro per de nizione è più o meno incerto.
Da questo punto di vista, nanza e gare ippiche sono simili.
- No. Lo scommesso ippiche sono esclusivamente un sistema casuale di redistribuzione della
ricchezza esistente, tra perdenti e vincitori:non conducono alla produzione di alcuna nuova
ricchezza. L’emissione di un’obbligazione invece potrebbe per esempio permettere ad uno
stato o a un’impresa di realizzare un investimento che altrimenti non sarebbe stato possibile,
l’avrebbe dovuto essere rimandato per molto tempo.
- Esistono però strumenti nanziari molto simili alle scommesse ippiche: la regolamentazione dei
mercati nanziari ha l’obbiettivo di promuovere mercati nanziari come creatori di ricchezza.
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ASSICURAZIONI
Siete proprietari di un bosco che potrebbe incendiarsi, con un danno economico per voi. Potreste
stipulare un’assicurazione. Una polizza assicurativa è un titolo: in caso di incendio, la compagnia
di assicurazione si impegna a rimborsarvi il valore del bosco, in cambio del pagamento (certo) di
un premio da parte vostra. Di fatto, si potrebbe dire che l’assicurazione sta scommettendo sul
fatto che l’incendio non si veri cherà. CHE RICCHEZZA CREANO LE ASSICURAZIONI?
In fondo, ci sarà un trasferimento netto di ricchezza dalla compagnia a voi in caso di incendio, e
un trasferimento netto di ricchezza da voi alla compagnia in caso contrario. Quanto al bosco,
brucerà o no indipendentemente dal fatto che siete assicurati o no.
Stipulando l’assicurazione voi vi siete liberati dal rischio: qualunque cosa succeda, conserverete il
valore del bosco (decurtato dal valore del premio). La compagnia si è assunta il rischio
dell’incendio al vostro posto.
Se per voi il bosco rappresenta l’unica fonte di ricchezza, l’averlo messo al sicuro è molto
importante; la compagnia potrebbe compensare l’eventuale danno derivante dall’incendio del
vostro bosco, con i premi incassati sulle decisone di altri boschi che la compagnia sicura e non si
incendiano.
Il contratto di assicurazione è servito a ri-allocare il rischio da una parte (voi) per la quale il rischio
è particolarmente dannoso ad un’altra per la quale è più facile fronteggiare il rischio. Siccome voi
pagate per questa ri-allocazione, alla ne sia voi che la compagnia di assicurazione “starete
meglio” che in mancanza della possibilità di assicurarvi.
Qualsiasi rapporto nanziario contiene un’allocazione del rischio

CONTABILITÀ NAZIONALE
Si regge su due nozioni:
- Prodotto Interno Lordo—> un periodo di tempo (2012) è un luogo (econolandia). Il prodotto
interno lordo di Econolandia per l’anno 2012 è: il valore totale dei beni e servizi destinati al
consumo delle famiglie (o consumo nale) oppure all’accumulazione (sotto forma di beni
d’investimento o di scorte aggiuntive), oppure all’esportazione, prodotti nel territori di
Econolandia, valutati ai prezzi a cui sono stati scambiati sul mercato nel corso del 2012.
- Reddito nazionale—> è la somma dei redditi percepiti dalle famiglie nel corso del 2012, inclusi
quei redditi che spetterebbero alle famiglie, ma che le imprese trattengono sotto forma di
auto nanziamento (pro tti non distribuiti).
Prodotto interno lordo e reddito nazionale sono ussi riferiti ad un periodo piuttosto che ad un
istante di tempo. Sono grandezze espresse in termini monetari.
Econolandia è un’economia immaginaria composta da due imprese (A e B) e da una famiglia. La
famiglia è proprietaria delle imprese e ne è anche dipendente (nella realtà ci sono più famiglie, che
possiedono azioni delle società e prestano lavoro dipendente in proporzioni diverse).
Dati sul sistema di Econolandia 2012

Valore della produzione dell’impresa A 1000

Valore della produzione impresa B 1200

Vendita di beni di consumo da parte di A 900

Vendita di beni di consumo da parte di B 800

Acquisti di beni intermedi da parte di A 200

Acquisti di beni intermedi da parte di B 100

Acquisti di beni di investimento da parte di B 150

Salari e stipendi pagati da A 700

Salari e stipendi pagati da B 400

Scorte iniziali di beni di A 300

Scorte iniziali di beni di B 0


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fi
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fi
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Le imprese vendono i propri prodotti ai consumatori e/o alle altre imprese; i beni venduti alle altre
imprese possono essere sia beni intermedi che beni d’investimento. Le imprese possono
accumulare scorte di prodotti, il valore delle scorte nali sarà determinato da SCORTE
FINALI=VALORE DELLA PRODUZIONE+SCORTE INIZIALI-FATTURATO

BILANCIO IMPRESA A

Il risultato lordo di gestione è la di erenza tra il totale del lato destro e la somma di salari e
stipendi, acquisti di beni intermedi e valore iniziale della scorte. È un residuo contabile che include
quelli che si chiamano pro tti, o utili, ma anche qualsiasi pagamento che le imprese possano
avere e ettuato alle famiglie e che non consista in salari o stipendi. Nel risultato lordo di gestione
sono compresi anche i pro tti che spetterebbero alla famiglia, ma che sono stati trattenuti
dall’impresa per auto nanziamento. Il risultato lordo di gestione comprende le quote di
ammortamento del capitale.

BILANCIO IMPRESA B

Se dovessimo unire questi due bilanci in uno solo noteremmo che i beni intermedi non compaiono
nel bilancio consolidato (le relative voci si eliminano reciprocamente). I beni di investimento
compaiono nei ricavi dell’impresa A, ma non nei costi dell’impresa B perché compariranno negli
esercizi successivi i relativi ammortamenti. Invece di indicare sul lato sinistro del bilancio le scorte
iniziale e su quello destro le scorte nali, si è scelto di indicare sul lato destro il saldo tra scorte
nali e scorte iniziali (variazione delle scorte).
Il valore 1900 che compare a destra nel bilancio consolidato è il valore totale dei beni e servizi
destinati al consumo delle famiglie (o consumo nale) oppure dall’accumulazione (sotto forma di
beni d’investimento o di scorte aggiuntive), oppure all’esportazione (in questo caso di economia
chiusa sono pari a 0), prodotti nel territorio di Econolandia, valutati ai prezzi a cui sono stati
scambiati sul mercato nel corso del 2012. Ma questo valore è quello che abbiamo dei nito
prodotto interno lordo di Econolandia nel 2012.
A si sì tra del bilancio consolidato compaiono invece tutti i redditi pagati dalle imprese nel periodo
in corso, divisi tra salari e stipendi e il “residuo” che abbiamo chiamato risultato lordo di gestione,
sia per la parte che è stata e ettivamente pagata alle famiglie sotto forma di dividendi, interessi,
ecc. sia per la parte che le imprese hanno trattenuto. Ma questo valore è quello che abbiamo
de nito reddito nazionale di Econolandia nel 2012.
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ff
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Dato che il alto sinistro e il lato destro del bilancio consolidato coincidono per de nizione,
possiamo quindi scrivere la seguente identità fondamentale della contabilità nazionale in
economia chiusa: PRODOTTO INTERNO LORDO=REDDITO NAZIONALE
Da quanto sopra, consegue che, per misurare il prodotto interno lordo, si può:
- Partire dai bilanci delle singole imprese e poi consolidarli
- Partire dai bilanci delle famiglie e sommare i rispettivi redditi (più i pro tti non distribuiti)
Notate che: valore aggiunto dell’impresa A: valore della produzione-acquisti di beni intermedi=
fatturato+scorte nali-scorte iniziali=800
Valore aggiunto dell’impresa B=1100
VALORE AGGIUNTO=PRODOTTO INTERNO LORDO
fi
fi
fi
IL CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI (economia chiusa)
Prodotto interno lordo=consumi+investimenti+variazione delle scorte
È la base del conto delle risorse e degli impieghi/ conto di equilibrio dei beni e dei servizi

IL CONTO DELLA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO


Reddito nazionale= salari e stipendi+risultato lordo di gestione

CONTO DELL’UTILIZZAZIONE DEL REDDITO


Considerando il alto sinistro del bilancio consolidato

Unendo il conto delle risorse e degli impieghi e il conto dell’utilizzazione del reddito (PIL=reddito
nazionale) si ha: CONSUMI+INVESTIMENTI+VARIAZIONE DELLE SCROTE
(PIL)=CONSUMI+RISPARMIO DELLE FAMIGLIO+RISPARMIO DELLE IMPRESE (REDDITO
NAZIONALE
CONTO DELLA FORMAZIONE DEL CAPITALE
Eliminando i consumi delle famiglie, otterremo: INVESTIMENTI+VARIAZIONE DELLE
SCORTE=RISPARMIO DELLE FAMIGLIE+AUTOFINANZIAMENTO (RISPARMIO DELLE IMPRESE)
+(IMPOSTE-CONSUMI A.P)

AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Si occupano della produzione di servizi non destinati alla vendita e si occupano della
redistribuzione delle risorse mediante tasse e trasferimenti.
Il valore aggiunto del settore pubblico è uguale agli stipendi dei dipendenti pubblici.
Nel 2012 le amministrazione pubbliche hanno acquistato beni intermedi dall’impresa B per 50 e
pagato stipendi agli impiegati pubblici per 60. Il bilancio delle A.P. Viste come imprese è
COSTI “RICAVI”
Salari e stipendi 60 produzione di servizi non 110
Acquisti di beni int. 50 destinabili alla vendita
Il risultato lordo di gestione delle A.P.-impresa è nullo per de nizione.
CONTO CONSOLIDATO DELLE IMPRESE E DELLE A.P. IMPRESA
Per le imprese private non cambia nulla, tranne che l’impresa A venderà 50 di beni intermedi alla
A.P., utilizzando a tale scopo le scorte (il cui valore si ridurrà a 100 per l’impresa A e a 0 per il
sistema nel suo complesso). Consolidando i bilanci delle imprese e delle A.P.-impresa avremo

Quindi si avrà per il conto delle risorse degli impieghi CONSUMI+CONSUMI A.P.
+INVESTIMENTI+VARIAZ.SCORTE =(PIL)= SALARI E STIPENDI+RISULTATO LORDO DI
GESTIONE=REDDITO NAZIONALE
fi
IL BILANCIO DELLE A.P.-FAMIGLIA
Le entrate di A.P.-famiglia sono costituiti e dai trasferimenti provenienti dalle famiglie e dalle
imprese (imposte; le uscite sono costituite dai trasferimenti alle famiglie e alle imprese e
dall’acquisto della produzione delle A.P.-impresa (la collettività come reale acquirente dei servizi
pubblici=consumi nali delle pubbliche amministrazioni). Nel 2012 le A.P.-famiglia hanno prelevato
imposte e contributi vari dalle famiglie per 100, non hanno e ettuato trasferimenti. Il bilancio delle
A.P-famiglia sarà

Consolidando il bilancio delle famiglie con quello delle A.P si ha CONSUMI+CONSUMI FINALI
DELLE A.P.+RISPARMIO DELLE FAMIGLIE+RISPARMIO A.P.=SALARI E STIPENDI+ALTRI
REDDITI (al netto del risparmio delle imprese) (7)
Aggiungendo alla prima formula da entrambi i lati il risparmio delle imprese dove il risparmio delle
A.P.=imposte-consumi nali A.P.-indebitamento A.P. (8); avremo
COSUMI+ CONSUMI FINALI DELLE A.P.+RISPARMIO DELLE FAMIGLIE+RISPARMIO DELLE
IMPRESE+RISPARMIO A.P.=SALARI E STIPENDI+ ALTRI REDDITI (9)

IL SETTORE ESTERO
Il sistema economico nazionale intrattiene tre tipi di rapporto con l’estero:
1. Beni e servizi vengono venduti a (e acquistati da) imprese ed altri agenti economici residenti
all’estero (esportazioni ed importazioni)
2. I redditi prodotti sul territorio nazionale (o estero) vengono trasferiti all’estero (oppure
dall’estero al sistema economico nazionale): esempi sono i redditi che gli emigranti
guadagnano nel paese di destinazione e inviano al paese d’origine
3. Rapporti di debito e credito vengono stabiliti con agenti economici residenti all’estero
(vengono emessi e scambiati titolo di vario genere in cui uno, tra l’emittente e il titolare, risiede
all’estero e l’altro sul territorio nazionale): si indicano questi rapporti con il nome di movimenti
di capitale.
Nei conti nazionale che stiamo studiando appaiono soltanto le transazioni di cui al punto 1.
ESPORTAZIONI ED IMPORTAZIONI
Le esportazioni compaiono tra i ricavi delle imprese nazionali, nell’operazione di consolidamento
non si eliminano (come avviene per le vendite di beni intermedi tra imprese nazionali).
Le importazioni compaiono tra i costi delle imprese (anche qui, nel consolidamento non
scompaiono), una parte delle importazioni è e ettuata direttamente dai consumatori (turismo): per
semplicità non le consideriamo.
Di conseguenza, consolidando i bilanci delle imprese nazionali avremo SALARI+RISULTATO
LORDO DELLA GESTIONE+IMPORTAZIONI=CONSUMI+CONSUMI S.P.+INVESTIMENTI+
VARIAZIONE SCORTE+ ESPORTAZIONI
E dato che SALARI+RISULTATO LORDO DI GESTIONE=REDDITO NAZIONALE= PIL
Avremo PRODOTTO INTERNO LORDO+IMPORTAZIONI=CONSUMI+CONSUMI A.P.
+INVESTIMENTI+ VARIAZIONE DELLE SCORTE+ESPORTAZIONI. La parte sinistra riguarda le
risorse e i costi, la destra sono gli impieghi e i ricavi.
Mentre il conto della formazione del capitale diviene
RISPARMIO (FAMIGLIE E IMPRESE)= INVESTIMENTI+VARIAZIONE DELLE SCORTE+(ESP-IMP)+
(CONSUMI A.P.-IMPOSTE)
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ff
ff
FONTE ISTAT

Valore del pil come lo


abbiamo de nito negli
esempi precedenti. È il
valore dei prezzi a cui
sono stati venduti i beni
destinati a consumo,
investimenti,
accumulazione scorte nei
vari anni in Italia.

CONSUMI/PIL IN ITALIA

Il rapporto oscilla
ampliamento intorno al
60%, questa percentuale
rappresenta il PIL
impiegato nei consumi.
Si tratta di variazioni di
2/2.5, molto rilevanti

CONSUMI P.A./PIL IN ITALIA

C’è una pendenza nettamente


crescente tra il 1999 e il 2055,
dopo si ha una contrazione
no al 2007 per poi riprendere
e raggiungere il massimo nel
2009. Il rapporto tra consumi
p.a. e pil è superiore al 20%.
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INVESTIMENTI/PIL IN ITALIA

È importante perché
l’acquisto di investimenti è
un indicatore dello stato di
salute delle imprese.
Queste investono se
hanno delle sicurezze nel
futuro.

ESPORTAZIONI/PIL

Dal 2008 le esportazioni sono molto cresciute, fa osservare come si sia “dipendenti” dall’estero.
(EXP+IMP)/PIL

Somma di esportazione e
importazioni rispetto al PIL. È un
indicatore che viene usato per il
grado di apertura dell’economia.
Un’economia è aperta se esporta
ed importa.
Il grado di apertura
dell’economia italiana ci fa notare
come siamo fortemente legasti
all’estero.

INDICI DI PREZZI
AGGREGATI MONETARI E GRANDEZZE REALI
Due beni; le quantità al tempo t sono q1t e q2t (al tempo t-1, rispettivamente q1(t-1) e (q2t-1)). Le
quantità sono grandezze reali. I prezzi dei due beni nei due anni sono rispettivamente p1t, p1(t-1)
e p2t, p2(t-1).
Le espressioni At=p1t*q1t+p2t*q2t e At-1= p1(t-1)q1(t-1)+p2(t-1)*q2(t-1) sono il valore
monetario (o nominale) dell’aggregato composto dai beni 1 e 2 nei due anni.
Considerate At=p1t*q1t+p2t*q2t e At-1= p1(t-1)q1(t-1)+p2(t-1)*q2(t-1); l’espressione
At − A(t − 1) At
gA = = − 1 si dice tasso di crescita dell’aggregato A (se gA è
A(t − 1) A(t − 1)
negativo si chiama tasso di decremento). Dato che A è un aggregato nominale, gA è a sua volta
un tasso di crescita nominale.
Supponete che At>a(t-1). La crescita potrebbe essere dovuta a:
Tutte le quantità sono cresciute a parità di prezzi
Tutti i prezzi sono cresciuti a parità di quantità
Un prezzo e una quantità sono cresciuti e gli altri no
Problemi: come raccontare in modo sintetico questa “storia”? Si può valutare in che misura la
crescita di A è dovuta ai prezzi e in che misura alle quantità? Cosa vuol dire parlare in generale dei
prezzi o delle quantità?
Se non vogliamo descrivere cosa è successo a ciascun prezzo ma vogliamo una misura sintetica
dobbiamo costruire un indice dei prezzi che non è nient’altro che un numero (uno scalare) il cui
valore dipende da tutti i prezzi e ri ette solo le variazioni dei prezzi
INIDCE DEI PREZZI DI LASPEYRES
Consideriamo la quantità q1(t-1) e q2(t-1) diremo che esce costituiscono il paniere dell’anno t-1.
L’aggregato nominale al tempo t-1,A(t-1)= p1(t-1)*q1(t-1)+p2(t-1)*q2(t-1) corrisponde al valore di
tale paniere calcolato ai prezzi del periodo t-1.
Costruiamo ora il seguente valore p1t*q1(t-1)+p2t*q2(t-1) esso è il valore del paniere dell’anno t-1
calcolato però ai prezzi dell’anno t. Ora considerate il seguente rapporto
p1t * q1(t − 1) + p2t * q 2(t − 1)
I(lt) = questa espressione è l’indice dei prezzi
p1(t − 1) * q1(t − 1) + p2(t − 1) * q 2(t − 1)
di Laspeyres, è uno scalare che contiene i prezzi di tutti i beni che fanno parte dell’aggregato; se il
numeratore di erisce dal denominatore, questo può avvenire solo se i prezzi si modi cano tra t-1
ff
fl
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e t. Al denominatore ci sono le quantità al tempo t-1 valutate al prezzo al tempo t; al numeratore le
quantità del tempo t-1 valutate ai prezzi del tempo t.
( p1t − p1(t − 1)) * q1(t − 1) + ( p2t − p2(t − 1)) * q 2(t − 1)
Calcoliamo il valore di IL-1=
p1(t − 1) * q1(t − 1) + p2(t − 1) * q 2(t − 1)
Separiamo i due addendi e moltiplichiamo e dividiamo il primo termino per p1(t-1) e il secondo
per p2(t-1)
( p1t − p1(t − 1)) p1(t − 1) + q1(t − 1) ( p2t − p2(t − 1)) p2(t − 1) * q 2(t − 1)
IL − 1 = * + *
p1(t − 1) p1(t − 1) * q1(t − 1) + p2(t − 1) * q 2(t − 1) p2(t − 1) p1(t − 1) * q1(t − 1) + p2(t − 1) * q 2(t − 1)
Il primo addendo è il prodotto tra il tasso di crescita del prezzo del bene 1 e la percentuale del
valore dell’aggregato rappresentata dal bene 1 nel corso del periodo t-1. Il secondo addendo ha
la stessa struttura facendo riferimento al bene 2.
L’indice di Laspeyres (meno 1) quindi è una media ponderata dei tassi di crescita dei prezzi dei
singoli beni, dove i “pesi” sono costituiti dalle quote dei vari beni nell’aggregato del periodo t-1.
Chiameremo l’indice di Laspeyres (diminuiti di 1) tasso di in azione aggregato e indicheremo tale
valore con πL—> IL-1=πL
Calcolate ora il tasso di crescita dell’aggregato gA e de azionatelo sottraendo πL= gQ=gA-πL. Si
può dimostrare il valore di gQ dipendi solo dalle variazioni delle quantità, così come πL dipende
solo dalle variazioni dei prezzi. GQ si de nisce come il tasso di crescita dell’aggregato A in termini
reali

INDICE DI PAASCHE
p1t * qt + p2t * q 2t
Considerate il rapporto Ip =
p1(t − 1) * q1t + p2(t − 1) * q 2t
Ip è l’indice dei prezzi di Paasche. Sia la numeratore che al denominatore appare lo stesso
paniere (dell’anno t)
Ip-1=πP corrisponde alla media ponderata dei tassi di crescita dei prezzi, dove i “pesi” sono
costituiti dalle quote dei vari beni nell’aggregato del periodo t (tasso di in azione aggravasti
secondo Paasche)
È possibile de azionare la crescita di un aggregato A sottraendo da gA il tasso πP. Quello che si
ottiene è il tasso di crescita di A in termini reali (gQ)
ΠP non coincide con πL anche se i loro valori sono collegati
PIL A PREZZI CORRENTI O A PREZZI DELL’ANNO BASE
In Econolandia esistono in tutto due beni destinati all’uso nale. Il PIL di Econolandia nell’anno t
corrisponderà perciò all’aggregato Yt=p1t*q1t+p2t*q2t
Yt è il PIL in termini nominali o a prezzi correnti cioè il PIL valutato ai prezzi dell’anno in cui è stato
rilevato.
Considerate l’anno t-1 come anno base e calcolate la seguente grandezza
Yt(t-1)=p1(t-1)*q1t+p1(t-1)*q2t
Yt(t-1) si chiama prodotto interno lordo dell’anno t ai prezzi dell’anno base t-1 o anche prodotto
interno lordo a prezzi costanti (anno base t-1)
IL DEFLATORE DEL PIL
Calcolate il seguente rapporto
Yt p1t * q1t + p2t * q 2t
DEF = = si chiama de atore del Pil e non è altro
Yt (t − 1) p1(t − 1) * q1t + p2(t − 1) * q 2t
che l’indice dei prezzi di Paasche riferito all’aggregato prodotto interno lordo. Ha lo scopo di
distinguere, all’interno di una variazione di una grandezza nominale, la parte che è dovuta a una
variazione dei prezzi nel loro complesso dalla parte che è dovuta dalla variazione delle quantità
nel loro complesso. È un indicatore che dice in media quanto sono variati i prezzi dei prodotti
all’interno del PIL. Calcola il tasso di crescita dei prezzi dei singoli beni, li combina tra loro
associando a ciascuno un peso che è dato dalla percentuale di quel bene all’interno del paniere
dell’anno nale.
DEFLAZIONARE LA CRESCITA DEL PIL
Calcolando πP=DEF-1 si può de azionare la crescita del PIL. Dato il tasso di crescita del PIL
Yt − Y(t − 1) Yt
nominale gY= = −1
Y(t − 1) Y(t − 1)
Il tasso di crescita del PIL in termini reali sarà dato da gQ=gY-(DEF-1). Diminuito di 1 perché
rimane la media ponderata dei tassi di crescita dei prezzi dei singoli beni
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fl
fl
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Yt (0)
R= * 100 dove Yt(0) è il PIL dell’anno t ai prezzi costanti dell’anno 0, mentre Y0 è il PIL
Y0
nominale dell’anno base (che coincide per de nizione con il PIL dell’anno t=0 ai prezzi costanti
dell’anno 0)
Il rapporto è un indicatore del prodotto interno lordo a prezzi costanti. È un numero puro: se
maggiore di 100, vuol dire che il PIL in termini reali è maggiore di quello dell’anno base. Se per
esempio fosse pari a 170, vuol dire che nell’anno t il PIL era (in termini reali, cioè di quantità) del
70% superiore a quello dell’anno base.
PIL a prezzi costanti anno t, avendo come anno base l’anno 0, ci riferiamo alle quantità prodotte
nell’anno t valutate ai prezzi dell’anno 0. C’è solo la variazione delle quantità prodotte.

CONFRONTI INTERNAZIONALI
Prodotto interno lordo mondiale

Fonte:banca mondiale.
Sull’asse verticale è
rappresentato il PIL
mondiale numeri vari anni
(58 anni). È stato calcolato
a prezzi costanti, ai prezzi
del 2010 così che si
possa notare la variazione
delle quantità. Tutti i PIL
sono stati convertiti in
dollari americani. Si può
osservare che il prodotto
interno lordo nel lungo
periodo cresce.
Raddoppia una prima
volta tra il 1960 e il 1974,
una seconda volta tra il
1974 e il 1998 e nel 2018 il PIL è dell’80% superiore a quello del 1998. Ci si chiede se questa
crescita sia sostenibile e cioè sia compatibile con le dimensioni e le risorse del nostro pianeta. La
crescita avviene infatti don accelerazioni e rallentamenti, in un caso (2009) addirittura una
riduzione. Con una crescita nel complesso così imponente , le oscillazioni sembrano “piccole” ma
non lo sono.
Immaginate di tracciare una immaginaria curva del PIL mondiale tra 196 e 2018 che sia il più
possibili simile a quella vera rappresentata nella gura e lungo la quale il PIL cresca ad un tasso
constante. In sostanza è come se calcolassimo una “media” tra i periodi in cui il PIL cresce
velocemente e quelli in cui cresce lentamente per ottenere una curva lungo la quale il PIL cresce
ad un tasso costante. Per fare questo esiste una tecnica apposita, tecnica dei minimi quadrati
ordinari.

La curva azzurra è uguale


a quella della g.1 la
curva arancione è quella
che si ottiene elaborando i
dati, è una curva che non
ha oscillazioni.
fi
fi
fi
Questa gura riporta sull’asse verticale gli scostamenti tra le due curve della g. 2. Si ha una fase
nella quale il GDP è al di sotto della curva stimata (dal ‘60 a ne anni 60). Si ha poi una forte
crescita ed in ne un calo.
L’economia mondiale comprende paesi molto diversi tra loro.

Consideriamo 9 paesi—> 2 europei (Germania e Italia), gli USA, un paese sudamericano (Brasile),
3 asiatici (Giappone india e Cina), 2 africani (Egitto e Ghana). Il PIL a prezzi costanti US$ 2010,
diviso per il valore assunto nel 1970.

PIL DI ALCUNI PAESI IN VIA DI SVILUPPO


Supponiamo che nel 1970 tutti i PIL fossero pari a 1. Nel 2018 la Cina raggiungo un PIL maggiore
di 60 volte rispetto a quello iniziale
La crescita degli altri paesi sembrerebbe nulla, ma in realtà in Egitto e india il loro PIL è superiore
di 10 volte rispetto quello iniziale. Mentre il Ghana nei primi anni c’è una riduzione rispetto ai valori
iniziali.
ALCUNI PAESI INDUSTRIALIZZATI
Si nota che i tassi incremento sono più ridotti. Partendo da 1 nel 1970 il PIL cresce rapidamente
ma non riescono neanche a quadruplicare il valore iniziale.
L’Italia all’inizio ebbe una crescita più veloce della Germania, ma negli anni 90 rallenta. Nel 2012 il
livello del PIL tedesco raggiunge e supera quello del 2009 (il più alto prima della caduta dovuta
alla crisi); in Italia, nel 2018 il PIL in termini reali non ha ancora superato il livello del 2007 ( il più
altro prima della crisi. Ma non è stata solo la crisi, è già dal 1987 il rapporto tra PIL italiano e
quello dell’Europa a 15 paesi che tale rapporto inizia a declinare
Il PIL indica la dimensione economica di un paese: nel 2018, l’economia italiana risulta più piccola
rispetto alle economie cinese, indiana e brasiliana. Ma questo signi ca che queste economie sono
più ricche dell’economia italiana? L’indicatore più appropriato è il PIL pro capite (PIL/
popolazione): il volume di produzione disponibile (in media) per ogni individuo di quel paese.

I livelli più alti rimangono quelli dei paesi più sviluppati, la Cina ha una crescita molto notevole, ma
in termini di PIL procapite è molto basso. In india e in Egitto il pil procapite cresce più di cinque e
quattro volte; in Brasile cresce di due volte e mezzo.
In Ghana il PIL procapite declina no ai primi anni 80, per poi ricominciare a crescere e
riguadagnare il livello del 1970 solo nel 2006. Nel 2018 è appena di circa il 70% più elevato di
quattro anni prima.
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SIMBOLI
TERMINE E ACRONIMO TERMINE E ACRONIMO SIMBOLO USATO
ITALIANO INGLESE

PIL Gross domestic product (GDP)) Y

Reddito nazionale (RNL) Gross national income (GNI)

Consumi nali delle famiglie Household nal consumption C


expenditure

Consumi nali delle Government nal consumption G


amministrazioni pubbliche expenditure

Spesa pubblica (consumi nali Total government expenditure G


a.p.+spesa per trasferimenti)

Gettito scale complessivo Total tax revenue T

Esportazioni di beni e servizi Exports X, EXP

Importazioni di beni e servizi Imports M, IMP

Risparmio Savings S

Investimenti Investments I

FUNZIONE DEL CONSUMO KEYNESIANA


La spesa per consumi è proporzionale al redito disponibile Yd, dove Yd=Y-T
Pertanto C=C0+cYd—> consumo autonomo+il consumo costante rispetto al reddito disponibile.
I consumi sono una percentuale del reddito, questa percentuale è un numero compreso tra 0 e 1;
più vicino è a 1 più grande è la parte di reddito che viene spesa per i consumi con c= propensione
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marginale al consumo. Il risparmio è la di erenza tra reddito e consumi S=(1-c)*Yd-C0. 1-c di dice
propensione marginale al risparmio.
Keynes de nisce la sua teoria “una legge psicologica fondamentale” valida in condizioni normali.
Il valore di c è esogeno cioè ogni individuo ha il suo consumo; Keynes sostiene che c è diverso
secondo il reddito: per le persone ricche è di più (risparmiano di più). Noi consideriamo che ogni
individuo abbia un reddito uguale

MODELLO REDDITO-SPESA
Teoria rivoluzionaria: a livello del sistema economico, il reddito dipende dalla spesa (e non
viceversa).
Ipotesi: economia chiusa e non c’è lo stato (per semplicità), esiste uno stock molto grande di
lavoratori disponibili a lavorare al salario corrente ed esiste uno stock molto ampio di beni capitali
pronti per l’uso (quindi non ci sono problemi di o erta), i lavoratori necessari per la produzione
crescono proporzionalmente alla produzione stessa, i prezzi sono ssi (si fa a meno della loro
funzione di aggiustamento); esiste un solo tipo di attività nanziaria, la moneta, che si usa per gli
scambi, vale la teoria keynesiana del consumo con C0=0 (per semplicità), la spesa per
investimenti è data esogenamente (non viene spiegata).
Nella situazione iniziale tutto è fermo:nessuno lavora, nessuno produce, nessuno guadagna,
spende risparmia... in t0 una certa impresa spende un somma l per acquistare beni di
investimento (cede una quantità di moneta l, di cui inizialmente disponeva, alle imprese che
producono beni di investimento); le imprese in questione usano la somma l per :a) pagare i propri
dipendenti e azionisti, b) per acquistare beni intermedi da parte di altre imprese. In sostanza, la
spesa iniziale l si trasforma nel reddito di chi, direttamente o indirettamente, partecipa alla
produzione dei beni di investimento: l=Y0. In t1 coloro che avevano conseguito un reddito nel
periodo t0: spenderanno una somma che nel complesso è pari a cY0 per consumi. A sua volta, la
spesa cY0 si trasforma in reddito per i lavoratori e gli azionisti delle imprese che sono coinvolte
nella produzione di beni di consumo: cY0=Y1

Il reddito è pare alla spesa per investimenti.

La spesa di consumi è uguale a c*I, spesa per investimenti non si ripete più. La spesa per
consumi diventa Y1.

In t2 si spenderà una somma pari a cY1 cioè c*c*I che diventerà reddito nel tempo 2.
Quando si arresta il processo?
Sommando i redditi relativi ai diversi periodi, avremo l’e etto complessivo sui redditi della spesa
iniziale I al tempo t: Yt=I + cI + c 2 I + . . . + c t − 1I = I(1 + c + c 2 + . . . + c t − 1) (4)
(sarebbe c alla t-1)
Moltiplichiamo entrambi i lati della (4) per c, ottenendo cYt=I(c + c 2 + c 3 + . . . + c t ) (5)
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ff
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I(1 − c t )
Sottraendo la (5) dalla (4) avremo Yt = 1-c al denominatore perché la di erenza tra
(1 − c)
membro di sinistra della 4 e della 5 è Yt*1-c
I
In ne, facendo tendere T all’in nito (essendo c<1) avremo Y = (6)
1−c
1
L’espressione si dice moltiplicatore (keynesiano) della spesa autonoma perché quella parte
1−c
di spesa indipendente dal reddito (spesa per investimenti) produce un e etto moltiplicativo.
Essendo 1-c<1, la relazione (6) implica che Y>I perché se 1-c è minore di 1, allora il moltiplicatore
keynesiano è maggiore di 1 quindi se si spende 1 per investimenti, il livello di reddito creato da
quella spesa sarà superiore a 1. Il moltiplicatore keynesiano è quella costante che collega la
spesa autonoma al livello del reddito, il reddito dipende da quella parte della spesa autonoma.
Una volta e ettuata una spesa, questo impulso si propagherà nel sistema economico
Se S=Y-C=Y(1-c) dalla (6) otterremo S=I cioè la spesa iniziale per investimenti genera, attraverso il
moltiplicatore, i risparmi.
Quindi il processo si arresta quando il valore iniziale dell’investimento ha generato, all’interno del
sistema economico, la somma equivalente ai risparmi.
In un sistema economico che presenta risorse (lavoro, macchinari, scorte ecc.) inutilizzati, il
semplice fatto che qualcuno spenda ha una funzione positiva: quella di attivare il sistema
economico. Mentre il singolo consumatore deve disporre di un reddito, prima di poter consumare,
a livello aggregato spendere crea risorse. La relazione S=I non è una relazione contabile ma
causale, con I—>S dove gli investimenti generano risparmio. La disoccupazione dipende da un
livello insu ciente di spesa per investimenti
Il modello reddito spesa non dice perché le spese d’investimento siano elevato o scarse, tuttavia:
immaginate un’economia ferma, dove tutti sono disoccupati, se le imprese investissero, questo
farebbe aumentare il reddito, la produzione e l’occupazione, con e etti bene ci per tutti. Ma le
imprese investono sperando di ripagare l’investimento e di guadagnare pro tti, di cilmente
vorranno farlo in una situazione di questo tipo. La situazione in cui sarebbe necessario che le
imprese investissero è la meno adatta ad incoraggiare tali investimenti: equilibrio di
sottoccupazione.
In una trappola di sottoccupazione è necessario che qualcuno spenda, e in misura
su cientemente ampia, senza bisogno di un incentivo economico privato. Lo stato non è
costretto a giusti care le proprie scelte in termini di maggiori pro tti e può e ettivamente investire
per il bene comune. Se si guarda al modello reddito spesa, è addirittura irrilevante come il
governo spenda e che cosa venga acquistato, lo stato deve imprimere stimoli adeguati alla
domande a ettiva quando questa non è su ciente ad assorbire la disoccupazione.
POLITICA FISCALE ED ECONOMIA APERTA NEL MODELLO REDDITO SPESA
La politica scale è l’insieme delle decisioni del governo per quanto riguarda l’entità e la
composizione della spesa pubblica e l’entità e la struttura della tassazione. Per quanto riguarda la
tassazione, supporremo: gli individui pagano un’imposta proporzionale al reddito tY, dove 1>t>0 è
un’aliquota scale costante (t= tao).
Immaginando un dato volume di spesa pubblica G (per esempio spesa sanitaria), al tempo t0 i
lavoratori della sanità e i lavoratori e gli azionisti delle imprese a vario titolo coinvolte nella
produzione di farmaci percepiranno nel loro complesso un reddito pari a G=spesa e ettuata
inizialmente).
In t1, questi lavoratori e questi azionisti spenderanno per consumi la seguente frazione di tale
reddito C1 = c(Y − taoY ) = c(1 − tao)G (la quota c del reddito disponibile, cioè al netto delle
imposte). Spenderanno c depurato dalle imposte (tao). (C(1-tao) sono i consumi al netto delle
imposte)
Quindi nel periodo t1 i lavoratori e i proprietari delle imprese che producono beni di consumo
percepiranno redditi per c(1-tao)G (cioè consumano quella parte del reddito al netto delle
imposte) e in t2 spenderanno C2=c(1-tao)(c(1-tao)G)=c 2(1 − tao)2G
Pertanto la somma dei redditi generati da una spesa iniziale pari a G saranno perciò, nei primi
periodo (incluso t0) Yt = G + c(1 − tao)G + c 2(1 − tao)2G + . . . + c t (+1)(1 − tao)t (+1)G
(1)
Moltiplicando per c(1-tao) otteniamo
c(1 − tao)Yt = c(1 − tao)G + c 2(1 − tao)2G + . . . + c t (+1)(1 − tao)t (+1)G (2)
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G (1 − c t (+1)(1 − tao)t (+1)
Sottraendo (2) dalla (1) Y =
1 − c(1 − tao)
G
E facendo tendere t all’in nito avremo Y =
1 − c(1 − tao)
1
L’espressione è il moltiplicatore keynesiano della spesa autonoma in presenza di
1 − c(1 − tao)
tassazione proporzionale

L’EFFETTO DELLA SPESA IN DEFICIT


Il valore del moltiplicatore è tanto minore quanto più è elevata l’aliquota scale tao. Di
conseguenza è più e cace una politica di spesa pubblica in disavanzo (tao molto basso, quasi
nullo) rispetto a una politica in cui la spesa pubblica è nanziata in misura più o meno grande
dalle imposte. L’e cacia della politica scale nell’aumentare il reddito non è però l’unico criterio di
giudizio.
Asse orizzontale: reddito Y asse verticale: spesa E=G+I+C (cioè data la funzione keynesiana del
consumo) E=G+I+cY lungo la retta a 45 gradi E=Y

Inizialmente Y=0 e E=G+I. G+I= spesa autonoma e Y=0, la spesa è dato dalla somma di
investimenti e spesa pubblica
Il reddito del periodo successivo è Y1=G+I e la spesa ad esso associata è G+I+cY1=Y2. Nel
periodo successivo Y2 è associata la spesa G+I+cY2=Y3 e così via. La spesa e il reddito
aumentano progressivamente, perché a ogni round si aggiungono alle spese di investimento le
spese per consumo. Il reddito aumenta nché non si raggiunge il livello Y*, in corrispondenza del
quale G+I*cY*=Y*cioè quando il reddito sarà uguale alla spesa.
L’ECONOMIA APERTA NEL MODELLO REDDITO SPESA
Esportazioni: i residenti all’estero desiderano acquistare beni nazionale per un valore di X. L’e etto
X
delle esportazione sul PIL è identico a quello di I e di G: Y =
1 − c(1 − tao)
Importazioni: un euro in più speso da un residente in Econolandia non si traduce internamento in
reddito di altri residenti di Econolandia, perché una parte più o meno grande di quell’euro sarà
spesa per l’acquisto di beni prodotti all’estero e in uenzerà quindi i redditi dei residenti all’estero.
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MOLTIPLICATORE IN ECONOMIA APERTA
Supponiamo investimenti I, esportazioni X, spesa pubblica G e I+G+X=A
Le importazione dipendono dal reddito secondo la relazione M=vY (3) dove v si dice propensione
marginale a importare. Dato che Y+M=C+I+G+X
Sostituendo C=c(1-tao)Y e la (3) otterremo Y+vY=c(1-tao)Y+I+G+X
I+G +X
E in ne Y =
1 − c(1 − tao) + v

DAL MODELLO REDDITO SPESA AL MODELLO IS-LM: I MERCATI


FINANZIARI
La de nizione di ricchezza netta individuale è la seguente: la ricchezza netta di un individuo è
costituita dalla somma del valore della attività reale (stock di beni d’investimento) e del valore
delle attività nanziarie (stock di titoli di credito di varia natura e moneta) possedete da
quell’individuo, diminuita del valore delle passività nanziarie (stock di debiti e impegni di
pagamenti vari) in capo all’individuo stesso in un dato instante di tempo. S+∆PF=∆AF+I
N.B. La ricchezza è una grandezza che misura in relazione a un istante puntuale nel tempo
ESEMPIO: George il mattino dell’1/1/2017 misura la propria ricchezza netta. Egli possiede: un
appartamento dal valore di 200.000, un’automobile dal valore di 10.000, titoli vari per 40.000, un
conto corrente bancario con un saldo attivo di 5.000 e 1.000 in contanti. L’appartamento è stato
acquistato grazie ad un mutuo, di cui restano da rimborsare 70.000, George ha contratto un
ulteriore prestito per 2.000

RICCHEZZA FINANZIARIA E RICCHEZZA REALE


La ricchezza nanziaria netta è la di erenza fra le sole attività nanziarie e le passività nanziarie.
Nell’esempio è negativa ed è pari a -26.000 (i debiti di George superano l’insieme delle sue attività
nanziarie).
Le identità contabili rilevanti sono Wt=ARt+AFt-Pft (1)
WFt= AFt-PFt (2)
Dove Wt:ricchezza totale netta, WFt: ricchezza nanziaria netta, ARt: attività reali, AFt: attività
nanziarie, PFt: passività nanziarie tutte al tempo t
Se considerate l’identità (1) riferita al tempo t+1 e le sottraete la stessa identità riferita al tempo t
otterrete Wt+1-Wt=∆AFt-∆PFt (3)
Dove It=ARt+1-ARt sono gli investimenti (variazione delle attività reali), ∆AFt=AFt+1-AFt la
variazione delle attività nanziarie e ∆PFt=PFt+1-PFt la variazione delle passività nanziarie nel
periodo dall’istante t all’istante t+1
George si aspetta di guadagnare redditi per 35.000 al netto delle imposte (Yt=35.000) e di
spenderne 20.000 per consumi (Ct=20.000). Deve rimborsare 10.000 del mutuo residuo, ed
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estinguere interamente il debito di 2.000 di nanziamento al consumo, ormai giunto a scadenza.
Desidera acquistare un appartamento del valore di 70.000.
Esborsi totali (escludendo le spese per consumi) di 82.000
Copertura: utilizzerà tutti i risparmi dell’anno (St=Yt-Ct=15.000), venderà titoli per 22.000 e
accenderà un ulteriore mutuo per 45.000
Se tutto andasse come previsto

La ricchezza totale netta di George è aumentata di 15.000. Questo è il risultato di: una variazione
positiva delle attività reale It=70.000, una variazione negativa delle attività nanziarie
∆AFt=-22.000, una variazione positiva delle passività nanziarie pari a ∆PFt=33.00 (+45.000 del
nuovo mutuo-10.000 rimborsati sul mutuo preesistente -2.000 di rimborso del nanziamento al
consumo). La ricchezza nanziaria netta è diminuita di 55.000 passando da -26.000 a -81.000.
RICCHEZZA E RISPARMIO
Wt+1-Wt=15.000 è esattamente uguale ai risparmi dell’individuo. È un caso?
No. Se un individuo aumentasse la propria ricchezza, reale o nanziaria, indebitandosi
esattamente nella stessa misura, la ricchezza netta non potrebbe aumentare, essendo la
di erenza tra attività e passività. Quindi se la ricchezza netta aumenta, la “fonte” di tale
incremento di ricchezza non può consistere in risorse prese a prestito, ma in nuove risorse, come
il risparmio, che è la componente del reddito (=nuova produzione) che viene messa da parte dopo
la spesa per consumi. Nel corso di un anno, un individuo può e ettuare tre tipo di spesa:
acquistare nuovi beni accumulabili (It), acquistare nuove attività nanziarie (∆AFt) oppure di beni di
consumo (Ct). Per e ettuare questi acquisti può utilizzare il proprio reddito (Yt) e/o contrarre debiti
(∆PFt). Il vincolo di bilancio è quindi Yt+∆PFt=It+∆AFt+Ct (4)
Se si sottrae Ct da entrambi i lati avremo Yt-Ct=∆AFy+It-∆PFt (5). Data questa espressione
otteniamo: ∆AFt-∆PFt=St-It (6)
∆AFt-∆PFt si dice salto nanziario. Se è positivo, allora l’individuo accresce la propria ricchezza
nanziaria. Se è negativo, la riduce.
Quanto detto sopra a proposito dell’individuo vale per qualsiasi operatore economico. Per le
imprese S è il risparmio de nito come utili non distribuiti St-It=∆AFt-∆PFt (7)
Per la pubblica amministrazione l’identità contabile è T-G=∆AFt-∆PFt
I MERCATI FINANZIARI
I mercati nanziari sono luoghi dove si incontrano: individui, imprese o amministrazioni pubbliche
con un saldo nanziario negativo e che quindi hanno necessità di indebitarsi; altri operatori con
saldi nanziari positivi e la possibilità di prestare risorse nanziarie agli altri operatori.
Tutto ciò che avviene nei mercati nanziari si può tradurre a due operazioni fondamentali: il
prestito e lo sconto. Il prestito (contratto di prestito uniperiodale): un soggetto (il prestatore o
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mutuante) concede ad un altro soggetto (il debitore) l’uso di una certa quantità di denaro (K, il
capitale) per un dato periodo di tempo. Il debitore si impegna a restituire K entro il termine del
periodo e a corrispondere inoltre un compenso detto interesse (R). Lo somma di capitale e
interesse si dice montante (M=K+R); ciò viene pattuito tra debitore e creditore è un valore r, detto
tasso di interesse tale che R=rK. Pertanto: M=K+R=K(1+r) (8)
DOMANDA E OFFERTA DI PRESTITI
Domanda di prestiti: chi ha un saldo nanziario negativo domanda prestiti; più basso è il tasso di
interesse, maggiore sono le somme che si desidera prendere il prestito; maggiore è il numero di
coloro disposti a diventare debitori.
O erta di prestiti: i potenziali creditori saranno più numerosi e disposti ad o rire nanziamenti di
maggiore importo quanto più è elevato il tasso di interesse.
Quindi: la domanda di credito dipenderà dunque negativamente dal tasso di interesse, mentre
l’o erta di credito ne dipenderà positivamente
MERCATI EFFICIENTI DEL CREDITO
Immaginiamo un mercato dei prestiti uniperiodali. In una situazione iniziale tutti i contratti sono
stipulati per un tasso del 3%. Un nuovo operatore, George, è disposto a pagare no al 5% sui
fondi che gli verranno prestati.
Se la voce si di ondesse, tutti i potenziali prestatori o rirebbero a George i loro fondi. George
potrebbe forse spuntare un 4% inferiore al massimo che sarebbe disposto a pagare, ma superiore
a quanto i nanziatori guadagnavano prima del suo arrivo.
Gli altri soggetti in cerca di nanziamenti (per non restare senza fondi) potrebbero o rire un po’
più del 3% originario, arrivando magari ad o rire anch’essi il 4%.
Una parte di quelli che erano disposti ad indebitarsi al 3% potrebbero rinunciare a cercare prestiti,
mentre qualcuno di quelli che a quel tasso non prestavano, potrebbe farlo con il tasso al 4%. In
un mercato del credito su cientemente ben funzionante e competitivo i tassi di interesse tendono
rapidamente a diventare uniformi (a parità di contratto)
CONTRATTI DI PRESTITO MULTIPERIODALI
Con capitalizzazione composta.
Stipulato all’inizio del periodo 1 per un capitale pari a K1, rimborso dopo t periodi (inizio del
periodo t+1). Il contratto stabilisce un tasso di interesse r che si applicherà nei successivi periodi
sulle somme dovute. Al termine di ogni anno maturano gli interessi sulle somme dovute no a
quel momento. Tali interessi vengono pagati solo all’inizio del periodo t+1, insieme al capitale
iniziale K1.
Alla ne del periodo 1, la somma dovuta dal debitore e K1, più l’interesse maturato nel periodo
R1=rK1. In totale quindi (1+r)K1.
Alla ne del periodo 2, matura l’interesse r(1+r)L1 sulla somma dovuta alla ne del periodo 1. In
più il capitale iniziale produce nel secondo periodo l’interesse rK1. In ne, la somma K1 deve
ancora essere rimborsata. In totale quindi K1+rK1+r(1+r)K1= K1(1 + r)2
Per lo stesso ragionamento, alla ne del periodo 3, la somma dovuta (capitale più interessi
maturati) sarà K1(1 + r)3 e all’inizio del periodo t+1: Mt = K1(1 + r)t (9)
Questo meccanismo per cui gli interessi del periodo t vengono calcolati anche sugli interessi
dovuti no al periodo t-1 si chiama capitalizzazione composta degli interessi.
IL MERCATO DEL CREDITO A LUNGO PERIODO
In un contratto di prestito multiperiodale l’entità dei pagamento dovuto tra t periodi è certo perché
r è determinato per contratto all’inizio del periodo 1. Per questo motivo il tasso r è chiamato tasso
di interesse a lungo termine.
Come funziona il mercato a lungo termine?
Coloro che desiderano indebitarsi a lungo termine cercheranno contratti con r più basso possibile,
mentre coloro che desiderano prestare a lungo termine faranno esattamente l’opposto. Se il
mercato funziona in modo e ciente, i tassi dei vari contratti tenderanno ad uniformarsi
rapidamente e il valore di r che equilibra domanda e o erta di credito a lungo termine sarà il tasso
a lungo termine di equilibrio o di mercato.
LA COESISTENZA DI MERCATI A LUNGO E A BREVE TERMINE
Che relazione esiste tra mercato del credito uniperiodale (o a breve termine) e mercato del credito
multiperiodale (a lungo termine)? Per semplicità esistono solo contratti di prestito uniperiodali e
contratti bi-periodali (t=2). George vuole prendere a prestito K1 da rimborsare alla ne del periodo
2; con contratto bi-periodale al tasso di lungo termine r: montante alla ne del periodo 2
M = K1(1 + r)2 (10) alla ne del secondo periodo con contratto a lungo.
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Con contratto uniperiodale “ripetuto”: nel primo periodo tasso di interesse a breve r1; nel secondo
periodo, nuovo contratto al tasso (atteso) r*2. M=K1(1+r1)(1+r*2) (11) può, alla ne del primo
periodo, non pagare e chiedere un altro prestito con un altro tasso di interesse.
La di erenza è che con il contratto a lungo termine il tasso di interesse del secondo periodo è già
noto, nel caso del contratto a breve periodo ripetuto il tasso di interesse del secondo periodo
verrà rinegoziato.
ARBITRAGGIO
Supponiamo che M=K1(1+r1)(1+r*2)>M=K1(1 + r)2 (12) quello a breve è più elevato rispetto
quello a lungo.
Immaginate che George, più furbo e più vigile di tutti gli altri, si accorga di questa situazione. Egli
quindi sceglierà il contratto a lungo termine. Quello che gergo sta facendo si chiama, con termine
tecnico, arbitraggio: di fronte alla diversa convenienza di due strumenti nanziari, egli sceglie
quello più vantaggioso.
Se molti fanno come George, il tasso a lungo periodo tenderà a salire: i potenziali debitori “si
a ollano” nel mercato di lungo termine e sui contendo i fondi disponibili. I prestatori di do di in
questo mercato hanno quindi buon gioco nello spuntare remunerazioni via via più elevate. Per lo
stesso motivo, il tasso di marcato a breve scenderà: infatti chi cerca fondi in prestito tende a
lasciare il mercato del breve termine e quindi i prestatori di fondi a breve dovranno accontentarsi
di rendimenti meno elevati. Quando il tasso del lungo termine e quello del breve termine avranno
raggiunto rispettivamente i valori r*>r e r1*<r1 tali che (1 + r1*)(1 + r 2) = (1 + r *)2 (13) (i costi
dei due presiti si eguaglino) l’incentivo all’arbitraggio non verrà meno. La condizione (13) si dice
condizione di non arbitraggio.
ALTRI CONTRATTI DI PRESTITO MULTIPERIODALI
- Prestito a tasso variabile indicizzato.
- Contratto di prestito con facoltà di rimborso anticipato: il debitore è obbligato a pagare il
montante maturato all’inizio del periodo t+1, ma ha la facoltà, se lo desidera, di rimborsare (in
tutto o in parte) il capitale e gli interessi maturati no a quel momento. A ogni eventuale
rimborso, viene ricalcolato l’ammontare residuo del debito
- Contratto di prestito con rimborso a rate regolari di (parte del) capitale e degli interessi (mutui)

RENDITA E SCONTO
Una rendita consiste in una successione di pagamenti (rate) associati ad una serie di date future
(l’importo Z1 verrà pagato alla ne del periodo 1, Z2 alla ne del periodo 2 e così via). T può
essere in nito (rendita perpetua). All’opposto possiamo immaginare rendite composte da una sola
rata, pagabile alla ne di una dato periodo futuro.
George è titolare di una rendita (ogni anno, per T anni, George riceverà date somme di denaro). Se
George invece di attendere anno dopo anno il pagamento delle rate volesse ottenere subito un
unico pagamento anticipato, potrebbe per esempio rivolgersi ad una banca e proporre a
quest’ultima di sostituirsi a lui nella titolarità della rendita, in cambio appunto di un unico
pagamento.
Conto: operazione nanziaria con la quale il titolare du una rendita cede ad un altro soggetto il
diritto ad ottenere il pagamento delle rate in cambio di una somma di denaro unica, da pagarsi
all’inizio del periodo 1. Tale somma di denaro (V) è detta valore attuale della rendita.
V<Z1+Z2+...+Zt. Infatti il rentier deve essere disposto a rinunciare a una parte dell’importo
complessivo delle rate, altrimenti aspetterebbe pazientemente che esse gli vengano pagate alle
varie scadenze
Esiste un mercato dello sconto? I rentier impazienti cercheranno i soggetti disposti a pagare il V
più elevato possibile; gli operatori più pazienti cercheranno di acquistare la rendita al valore più
basso possibile. Esisterà un valore V in presenza del quale la domanda e l’o erta di rendite si
equilibrano
ARBITRAGGI TRA SCONTO E PRESTITO
Un caso semplice: la rendita si estingue dopo un solo periodo, vale a dire esiste una sola rata, che
sarà pagata tra un anno alla ne del periodo 1. La banca (il rentier vuole cedere la rendita alla
banca) ragionerà così: “immaginiamo di anticipare ora al rentier una certa somma V1 in cambio,
tra un anno, della rata Z1. Se invece io impegnassi questa stessa somma prestandola, quanto
otterrei tra un anno? Se il tasso d interesse vigente è r1, il relativo montante sarebbe M1=V1(1+r1)
Quindi a nché l’operazione di sconto sia redditizia almeno quanto l’operazione di prestito che
potrei realizzare con la stessa somma V1, bisognerà cheZ1>V1(1+r1)”.
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In una forma del tutto equivalente avremo V1< (14)
1 + r1
Z1
Se iV1< le banche andranno a caccia di rentier disponibili a cedere le proprie rendite, e
1 + r1
Z1
pertanto il valore V1 crescerà, ntantoché non avremo V * 1 = (15). A questo punto, le
1 + r1
operazioni di sconto saranno equivalenti alle operazioni di prestito, e le banche smetteranno di
cercare ulteriori rentier. L’espressione (15) è un’altra condizione di non arbitraggio
RENDITE CON PIÙ RATE
Se ci sono due rate pari a Z1, Z2. Il valore attuale di Z1 è dato dalla (15). Per determinare il valore
di Z2, la banca ragionerà così: “immaginiamo che V2 sia l’ipotetico valore attuale di una rata Z2
che io riceverò tra due anni. Se io impiegassi V2 per un prestito bi periodale a un tasso di
interesse r il relativo monta to sarebbe M 2 = V 2(1 + r)2
Quindi a nché l’operazione di sconto sia redditizia almeno quanto l’operazione di prestito che
potrei realizzare con la stessa somma V2, bisognerà che Z2≥V2(1 + r)2 (16)
Quindi il valore massimo che una rendita bi periodale come quella descritta potrebbe assumere
Z1 Z2
sarà V ≤ V1 + V 2 ≤ +
1 + r1 (1 + r)2

TITOLI NEGOZIABILI A REDDITO FISSO


Un titolo negoziabile a reddito sso è un documento con cui l’emittente del titolo si impegna a
pagare, tra T periodi, un valore pari a F (valore facciale o valore di rimborso del titolo alla
scadenza). Si impegna inoltra a pagare, alla ne di ciascuno dei periodi da 1 a T, una rata
costante pari a R (detta cedola).
L’emittente propone il titolo ai risparmiatori in cambio di un unico pagamento da e ettuarsi
all’inizio del periodo 1 (valore di emissione del titolo, V).
T, F e R sono “scritti” sul titolo; il valore di emissione V viene stabilito al momento dell’emissione
mediante una negoziazione bilaterale, oppure mediante meccanismi d’asta.
Il luogo in cui si incontrano gli emittente di titoli e i risparmiatori (o sottoscrittori) si dice mercato
primario dei titoli.
Dal punto di vista dell’emittente: è come ricevere in prestito V all’inizio del periodo 1, da
rimborsare mediante pagamenti costanti a intervalli regolari e l’ulteriore pagamento F alla
scadenza.
Dal punto di vista del sottoscrittore: è come acquistare una rendita che si estinguerà tra T periodi.
Il sottoscrittore segue la stesa logica della banca nel decidere quanto anticipare a Tizio in cambio
della sua rendita. Tale massimo valore sarà: (17)
1 1 1 F
V = R( + + ... + )+
1 + r1 (1 + r1)(1 + r 2) (1 + r1)(1 + r 2) . . . (1 + rT ) (1 + r1)(1 + r 2) . . . (1 + rT )

Quest’espressione corrisponde esattamente alla de nizione di valore attuale i una rendita con rate
costanti R (+ il pagamento aggiuntivo di F alla scadenza).
I tassi R1, r2, r3...,rT sono i tassi di interesse che il sottoscrittore prevede che potrebbe
guadagnare se invece di acquistare il titolo, prestasse la somma V sul mercato del credito.
NEGOZIABILITÀ
Negoziabile signi ca che il sottoscrittore non è obbligato a conservare il titolo no alla scadenza,
ma può cederlo in qualunque momento ad un altro soggetto. Il nuovo proprietario verserà al
sottoscrittore un prezzo d’acquisto del titolo che sarà negoziato bilateralmente al momento dello
scambio oppure determinato, come spesso avviene, in un mercato di tipo borsistico. Il nuovo
proprietario del titolo assume il diritto a ricevere le cedole non ancora maturate e il valore di
rimborso.
Un titolo è negoziabile quando l’emittente è un ente o un’impresa nota, o della quale e possibile
almeno valutare i bilanci; è di norma necessaria un’autorizzazione da parte delle autorità di
vigilanza sui mercati nanziari; gli aspetti legali sono standardizzati e prede niti, così come i diritti
e le garanzie in caso di insolvenza; esistono per questi titoli di mercati su cientemente ampi ed
e cienti sui quali comprare e vendere.
VALORE FACCIALE (F)
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Un risparmiatore è convinto che il tasso d’interesse di mercato sarà pari a r e per tutti i futuri T
periodi. Quando gli viene proposito un titolo a reddito sso con la cedola R, valore facciale F e
scadenza tra T periodi, il valore che attribuirà al titolo sarà
1 F

V=R (t = 1aT ) + (18)
(1 + r e)t (1 + r e)T
Ora di idee entrambi i lati della (18) per F e supponente che, per puro caso, il rapporto R/F
V 1 1
(rendimento nominale) sai uguale a r e. Otterrete = re

(t = 1aT ) +
F (1 + r e)t (1 + r e)T
(19)
Ora, con qualche calcolo si può dimostrare che il lato destro della (19) è pari a 1

Se il rendimento nominale è superiore al tasso d’interesse, allora avremo che il valore di mercato
del titolo è superiore al valore facciale.
Se invece il rendimento nominale è inferiore al tasso d’interesse, il valore di mercato del titolo
sarà inferiore al valore facciale.
ARBITRAGGIO TRA TITOLO E CREDITO
Se un risparmiatore che ha acquistato il titolo decide di disfarsene dopo k periodi, il nuovo
acquirente calcolerà il prezzo che è disposto a pagare per avere il titolo secondo la formula (18),
modi cata per tenere conto che la durata del titolo è ora T-k
1 F

V=R (d at = 1aT − k) +
(1 + r e)t (1 + r e)(T − k)
Un certo titolo è stato acquistato da John in passato, con l’aspettativa, per i T periodi futuri fosse
R
re = . (V=F)
F
Per i primi k periodi, le cose vanno come previsto. C’è anche un altro risparmiatore, Paul, che
nora ha investito i suoi fondi nel mercato del credito, al tasso vigente (e atteso) r e. A un certo
R
punto Paul viene a sapere che nei restanti T-k periodi, il tasso di interesse sarà r e * < . Se
F
questo avvenisse, il valore del titolo sarebbe
1 F

V*=R (d a . t = 1aT − k) + >F
(1 + r e*)T (1 + r e*)(T − k)
Paul ritirerà le somme investite nel mercato del credito e vi o rirà di acquistare il vostro titolo per
poco più del valore di F. Siccome per voi il tasso d’interesse atteso è ancora r e, credete che il
vostro titolo sia F e anche la piccola di erenza o erta da Paul vi indurrà a vendere.
Paul acquistando il vostro titolo al prezzo F (e poco più) otterrà un guadagno in conto capitale
rivendendo il titolo quando il suo valore sarà, come egli prevede, V*. Paul sta e ettuando
arbitraggio: ha spostato i suoi fondi, no a quel momento impiegati altrimenti, sul mercato dei
titolo che, secondo le sue informazioni, promette in quel momento un certo guadagno.
Se pPaul è il solo ad agire così, non cambierà molto, a parte che se le sue informazioni erano
valide, egli realizzerà il guadagno previsto al momento della vendita. Se però Paul dovesse avere
molti imitatori, il prezzo dei titoli come quello considerato comincerebbe a salire sensibilmente. Ad
un certo punto, il prezzo sarà così alto che l’incentivo a spostare fondi sul mercato dei titoli verrà
meno.
SE IL VALORE DEI TITOLI AUMENTO IL TASSO D’INTERESSE DIMINUISCE
Inizialmente, tasso d’interesse di mercato pari a r0 e valore dei titoli pari a V0=F (cioè R/F=r0)
Nessun risparmiatore ha interesse a spostare fondi dal credito ai titoli e nessun debitore desidera
cambiare la proporzione di titoli e debiti nella struttura delle proprie passività nanziaria.
Un certo giorno, un’importante impresa decide di emettere altri titoli identici a quelli già esistenti.
Siccome nella situazione iniziale i prestatori di fondi non avevano incentivi ad acquistare altri titoli,
per collocare i propri l’impresa dovrà o rirli ad un prezzo V1<V0.
Di conseguenza, il rendimento e ettivo dei titolo, che nella situazione iniziale era R/V0, aumenterà.
I prestatori sposteranno allora i fondi dal mercato del credito verso quello dei titoli, e questo farà
salire il tasso di interesse nel mercato del credito.
VICEVERSA
Inizialmente il tasso di interesse di mercato pari a r0 e valore dei titoli pari a V0=F (cioè R/F=r0)
fi
fi
ff
fi
ff
ff
ff
fi
ff
fi
ff
Nessun risparmiatore ha interesse a spostare fondi dal credito ai titoli e nessun debitore desidera
cambiare la proporzione di titoli e debiti nella struttura delle proprie passività nanziaria.
Un giorno, un’importante impresa decide di chiedere un grosso prestito bancario. Siccome nella
situazione iniziale i possessori di titoli non avevano incentivi a concedere crediti bancari, per
ottenere il prestito l’impresa dovrà accettare di pagare un tasso d’interesse maggiore r1>r0.
Di conseguenza, i possessori di titoli tenderanno a disfarsene, e il loro valore di mercato scenderà
sotto V0. Il rendimento e ettivo dei titoli aumenterà no al punto in cui il rendimento e ettivo R/V1
non sarà cresciuto al pento di fermare la fuga di titoli.

LA MONETA
Perché detenere moneta?
Gli operatori economici conservano la propria ricchezza nanziaria sotto forma di titoli vari o
crediti di altro genere (nel nostro caso, esistono per semplicità solo titoli negoziabili a reddito sso
e crediti). Dato che la moneta non ha rendimento, il motivo per cui gli agenti economici detengono
scorte di moneta è la proprietà della moneta di essere liquida (può essere trasformata
rapidamente senza costi in beni i altre attività nanziarie)
DOMANDA DI MONETA TRANSATTIVA
Dato che la moneta serve per gli scambi, la quantità di moneta che gli individui detengono
dipende positivamente dal numero di transazioni che si aspettano di compiere (TR).
TR è collegato al reddito (più elevato è il reddito maggiore è il numero degli scambi che l’individuo
si aspetta di compiere); nell’aggregato, quindi Y aumenta—> TR aumenta—> aumenta la
domanda di moneta a scopo transattivo.
COSTO OPPORTUNITÀ DI DETENERE MONETA
Maggiore è la parte della propria ricchezza detenuta in forma di moneta, minore è la parte
costituita da attività nanziarie fruttifere: quindi il rendimento delle attività nanziarie è il costo
opportunità della detenzione di moneta.
Quindi r cresce—> cresce il costo opportunità della detenzione di moneta—> diminuisce la
domanda di moneta.
Attraverso l’arbitraggio i rendimenti di tutte le attività nanziarie sono collegati, per cui “r”
riassume i costi opportunità.

MOVENTE SPECULATIVO
George deve decidere in che Fiorona detenere la sua ricchezza. Il tasso di interesse corrente è r0,
molto basso secondo George. Sappiamo già che George sia sicuro che il tasso di interessa sia
così basso che in futuro nn possa che aumentare.
Di conseguenza (secondo George) in futuro i prezzi dei titoli non potrà che diminuire: una ragione
in più per detenere moneta invece di titoli
La domanda di moneta sarà dunque una funzione (crescente) del reddito e (decrescente) del
tasso di interesse M d = PL(Y, r) (questa funzione dipende positivamente dal reddito e
negativamente dal tasso d’interesse) dove P è il livello generale dei prezzi.
Dato r e dato Y0, supponiamo che il numero delle transazioni sia TR0=1000. Se il prezzo medio di
una transazione è di 1€ serviranno 1000€ per eseguire quelle transazioni. Se il prezzo raddoppia
servirà, a parità di tutto il resto, una quantità doppia di moneta.
Se c’è una domanda di moneta ci sarà anche un’o erta. Ma come funziona?
Non ci riferiamo al processo produttivo di stampa sica delle banconote o al conio della moneta
metallica. Una volta stampata la moneta ci sono infatti vari modi di farla entrare in circolazione
LA BANCA CENTRALE
Di norma, la creazione (o meglio il governo) della moneta è a data a un istituto detto Banca
Centrale. La funzione della banca centrale è di interesse pubblico, anche se questo non signi ca
che la sua proprietà sia interamente pubblica. L’eleggi che disciplinano l’attività delle banche
centrali rappresentano il punto di equilibrio scelto in ciascun paese tra interesse (e controllo)
pubblico e autonomia dall’autorità politica (soprattutto dalle amministrazioni con poteri di spesa)
HELICOPTER MONEY
Una volta stampate, le banconote potrebbero essere lanciate da un elicottero—>Metodo
semplice e diretto; distribuzione casuale del “potere d’acquisto” con possibili ingiustizie; di norma
l’ipotesi di “helicopter money” è più che altro un espediente didattico, per illustrare in astratto gli
e etti di una creazione di moneta “neutrale” e senza l’uso di intermediari. In questi giorni se ne
parla come di una possibile misura di politica economica, intendendo con ciò una distribuzione
ff
fi
ff
fi
fi
ff
fi
fi
fi
ffi
fi
fi
ff
fi
fi
eccezionalmente rapida ed incondizionate di sussidi/crediti (in considerazione della situazione del
tutto eccezionale in cui ci troviamo)
LO STATO PATRIMONIALE DI UNA BANCA
Per capire come funzione la banca centrale, bisogna considerare il bilancio di una normale banca
commerciale.

Mancano le riserve e gli


accantonamenti, gli
immobili ecc...
La colonna dell’attivo ci
dice dove sono impiegate
le risorse della banca,
mentre quella del passivo
ci dice da dove la banca
ha preso le risorse per
impiegarle

BILANCIO DELLA BANCA CENTRALE

La banca centrale detiene


titoli pubblici e privati,
crediti verso le altre
banche e dispone di scorte di valuta estera.
IL PASSIVO
Anche la Banca centrale ha un suo capitale sociale, ma non è rilevante ai ni di quello che diremo,
e quindi è posto =0
Mentre le banche commerciali nanziano l’attivo con i depositi dei risparmiatori e delle imprese,
con le obbligazioni emesse e con il capitale proprio, quando la Banca Centrale concede un
credito, o compra un titolo o un’unità di valuta estera, immette nel sistema la corrispondente
quantità di nuova moneta.
La moneta emessa viene poi utilizzata per gli scambi o la tesaurizzazione (circolante) oppure
depositata presso la banca centrale stessa, in parte volontariamente e in parte obbligatoriamente.
La somma di questi utilizzi della moneta eguaglia il voler delle moneta creata. Lo moneta come
passività della banca centrale.
L’EQUAZIONE LM
Supponente che l’o erta sia data (M S = M *) e che il livello del reddito Y e del tasso di interesse
r siano tali che la domanda di moneta eguagli l’o erta. L’equazione o erta=domanda M*=PL(Y,r)
(1) si chiama equazione LM (laons and money)
L’equazione LM impone che l’o erta di moneta corrisponda alla quantità di moneta che gli
operatori desiderano detenere. Dato che l’alternativa al detenere moneta è detenere attività
nanziarie, ciò implica che gli operatori detengano anche lo stock di attività nanziarie che
fi
ff
fi
ff
ff
ff
fi
fi
desiderano. Il meccanismo dell’arbitraggio fa sì che la composizione delle attività nanziarie sia
quella desiderata dagli operatori.
Supponete che, dato P, l’equazione LM sia soddisfatta per un’o erta di moneta M s = M * 0 e
per un reddito Y0 e un tasso di interesse r0
M*0=PL (y0,r0) (2)
Immaginate ora che il valore di Y vari passando a Y0+∆Y. In generale,
M*0≠PL(Y0+∆Y,r0) (3) l’o erta di moneta sarà diversa dalla domanda di moneta.
Ma possiamo dire di più: dato che la domanda di moneta è crescente in Y, se ∆Y>0, allora
M<PL(Y0+∆Y,r0) (4) la domanda di moneta diventa maggiore quando il reddito aumenta rispetto
all’o erta.
Quindi se ∆Y>0 e se perciò valesse la (4) , l’equilibrio sarebbe ristabilito se r variasse in modo tale
da ridurre il valore del membro di destra. E siccome sappiamo che la domanda di moneta è
decrescente in r, sarà necessario che il tasso di interesse assuma un valore r1=r0+∆r, con ∆>0.
M*0=PL(Y0+∆Y,r0+∆r) (5)
Un aumento del reddito provoca un aumento della domanda di moneta, facendo un menta re il
tasso di interesse la domanda sarà uguale all’o erta
In presenza di ∆Y>0 sarà necessaria la presenza di ∆r>0 per ristabilire l’equilibrio

LA CURVA LM
Immaginiamo ora di voler rappresentare, nel piano (Y,r), l’insieme delle combinazione di Y e r che
veri cano l’equazione (1). In base quanto detto, tale luogo geometrico avrà, qualitativamente, la
seguente forma

La combinazione di r e Y che equilibri domanda e o erta per un dato valore di o erta di moneta,
dovremo spostarci o verso l’alto o verso il basso. Cioè se Y aumenta anche r aumenta e viceversa
Questa curva, che è la rappresentazione gra ca dell’equazione (1) si chiama a sua volta curva LM
ed è crescente nel piano perciò in tutti i punti della curva domanda e o erta sono uguali.
Rappresenta le combinazioni r, Y in presenza delle quali si ha equilibrio di domanda e o erta di
moneta.
SQUILIBRI
Che genere di squilibri avremo sopra e sotto la curva LM?
Sappiamo che se facciamo aumentare Y, a parità di r, avremo: M0<P0L(r0, Y0+∆Y) (6)
Quindi: a destra della curva LM avremo eccesso di domanda di moneta, e per lo stesso motivo,
nell’area a sinistra della curva LM avremo eccesso di o erta M s 0 > P 0L(r 0,Y 0 + ΔY ) (7)
In questa seconda disuguaglianza ∆Y<0
SPOSTAMENTI
fi
ff
ff
fi
ff
ff
ff
ff
ff
ff
fi
ff
Supponete, a partire della situazione iniziale, che l’o erta di moneta passi da M0 a M1>M0.
Avremo perciò M1>P0L(r0, Y0) (8)
A parità di tasso di interesse, per ristabilire l’equilibrio tra i due membri della (8) bisognerà che Y
cresca: in altre parole, un aumento (riduzione) di M s determina uno spostamento a destra
(sinistra) della curva LM.
Intuitivamente, un aumento (riduzione) di P determina uno spostamento a sinistra (destra) della
curva LM.

GLI INVESTIMENTI
Nel modello reddito spesa, la teoria dell’investimento è riassunta dall’espressione I=I* (1) e cioè
non è una teoria: gli investimenti sono un dato esogeno, non spiegato, delle cui eventuali
variazioni studiamo gli e etti (riassunti nella teoria del moltiplicatore) ma non le cause. Ora
dobbiamo rimpiazzare l’espressione (1) con un’altra del tipo I=I(x,y,z...) dove gli investimento
dipendono da una serie di altre variabili economiche da de nire.
Considerata un progetto di investimento nel settore dell’esplorazione ed estrazione petrolifera (30
anni)

PRIMO PERIODO
I primi periodi servono per cercare di ottenere una licenza di esplorazione dal pese che ospita il
giacimento, no al quinto periodo, dal sesto si parte con l’estrazione preliminare. Questi periodi
sono perdite, date le spese per investimenti.

SECONDO PERIODO
Fase operativa nella quale i pro tti sono positivi nonostante i
costi da sostenere. I costi aumentano con il tempo ma ad un
certo punto diminuiscono, questa è una caratteristica dello
sfruttamento petrolifero: all’inizio i costi di estrazione sono alti,
poi diminuiscono e man mano che ci si avvicina alla fase nale
i costi accrescano perché il petrolio comincia ad esaurirsi e bisogna trivellare più in profondità;
nché si arriva all’ultimo anno in cui il giacimento è esaurito

TERZO PERIODO
Fase di uscita, l’impianto viene smantellato, terreno boni cato e in ne impianti macchinari
vengono venduti
fi
fi
ff
fi
ff
fi
fi
fi
fi
DETERMINANTI DEI PROFITTI nel settore petrolifero
Prezzo del greggio (uno dei più instabili), l’attività economica nei paesi utilizzatori, le innovazioni
risparmiatrici di petrolio, la scoperta di giacimenti di petrolio concorrenti o di combustibili
alternativi, la regolamentazione e l’instabilità politica, le guerre ecc...
Investimento=incertezza

Dimentichiamo l’incertezza e consideriamo un progetto più semplice.


Spesa iniziale (I) il 1/1 del periodo 0 (t=0).
Nei due periodi successivo (t=1,2), il 1/1, l’investimento genererà pro tti π1 e π2 (certi)
Dovete decidere se intraprendere questo investimento.
Una valutazione ingenua: se I≤π1+π2 (2) allora il progetto è pro ttevole ed è razionale
intraprenderlo.
Un a valutazione so sticata: in fondo questo progetto di investimento equivale a una rendita che
paga due rate, π1 e π2, all’inizio di ciascun periodo. Quanto sarei disposto a pagare, come
π1 π2
massimo, per questa rendita? Il suo valore attuale V = + prenderò in
(1 + r) (1 + r)2
considerazione il valore attuale della rendita cioè il la prima rata della rendita, scontata al tasso r+
il pro tto della seconda amata della rendita scontata a 1+r^2. r è il costo opportunità della scelta.
Quindi se
π1 π2
I≤ + (3) allora il progetto è pro ttevole ed è razionale intraprenderlo. Bisogna
1 + r (1 + r)2
anche tener conto che quella somma potrei utilizzarla altrimenti quindi il costo opportunità che
otterrei investendo in altro e non sono che la spesa iniziale sia minore del pro tti futuro.
fi
fi
fi
fi
fi
fi
Se il tasso di interesse fosse 0 il 3 e il 2 coinciderebbero.
Notiamo che il criterio (3) è più restrittivo del (2). Nell’esempio del petrolio

Il valore che la linea blu assume nel periodo 30 corrisponde a π1+π2-I nell’esempio a due periodi
(+8000)
π1 π2
Il valore che la linea arancione assume nel periodo 30 corrisponde a + −I
1 + r (1 + r 2)
nell’esempio a due periodi, con un tasso di sconto dell 1%
1
Ogni valore nei 30 periodi è diviso per ((1+r) sarà elevato al periodo di riferimento da 0 a
(1 + r)
−100
29) per cui nel periodo 0 sarà 100, nel periodo 1 sarà , nel periodo 2 sarà
1+r
−100
e così via
(1 + r)2
π1 π2
Il valore che la linea grigia assume nel periodo 39 corrisponde a + −I
1 + r (1 + r)2
nell’esempio a due periodi, con un tasso di sconto dell’1,7% (-3,66)
Il lato destro della condizione (3) è decrescente in r, più grande è r, minore è il valore attuale delle
somme future.
Dati I e il pro lo dei pro tti futuri π1, π2 esisterà pertanto un certo valore r* tale che se il tasso di
interesse vigente dovesse superare r*, la diseguaglianza non sarebbe più valida e il progetto di
investimento non verrebbe e ettuato (nell’esempio petrolifero r* è di poco inferiore a 1,7%).
r* si chiama saggio di rendimento interno di un progetto di investimento (Keynes lo chiamava
e cienza marginale del capitale).

TEORIA AGGREGATA DELL’INVESTIMENTO


Esiste una lista di N possibili progetti di investimento, ognuno caratterizzato da un requisito di
spesa (I1, I2,...,IM) e dal rispettivo saggio di rendimento interno (r*1, r*2... r*N con r*1>r*2>r*N).
Il tasso di interesse vigente sul mercato è r=r*(N-1). Il progetto 1 è quello che ha il tasso di
rendimento interno più alto, quindi rimane pro ttevole anche quando il tasso d’interesse diventa
molto elevato; il progetto N è quello con il tasso di rendimento più basso (N-1>N). I progetti 1 a
N-1 saranno pro ttevoli e verranno e ettuati (l’entità degli investimenti aggregati sarà
ffi
fi
fi
fi
ff
ff
fi
I(r*(N-1))=I1+I2+I(N-1))quindi il
volume degli investimenti è
dato da la spesa relativa al
primo investimento+ la spesa
investimento 2 no a spesa
investimento N-1).
Solo il progetto N-esimo, quello
con il tasso di rendimento
interno più basso non verrà
e ettuato.
Se forre r=r*(N-2)(quindi il tasso
di interesse sale e diventa
uguale al tasso di rendimento
del progetto N-2, il terzo meno
redditizio) anche il progetto N-1
esimo diverrebbe non
pro ttevole e non verrebbe
eseguito.
In generale, dato un interesse r,
tutti i progetti di investimento
con r*<r non verranno e ettuati in quanto avranno un tasso di rendimento interno troppo basso, e
quindi I(r) (la spesa aggregata per investimenti quando il tasso di interesse è r) sarà decrescente
rispetto a r.
LA FUNZIONE DI INVESTIMENTO
In sostanza, la nostra teoria (quella che sostituisce (1)) sarà I=I(r;π1,π2,π3...) (la spesa o per
investimenti dipende dal tasso di interesse e dalle aspettative degli imprenditori riguardo ai pro tti
futuri) con I(r;π1 π2 π3...) decrescente rispetto a r (o Ir(r;π1,π2, π3...)<0)
Instabilità della funzione di investimento
π1 π2 π3... dati (Conseguenze della loro variazione).
Per semplicità—> notazione accorciata I=I(r) (4) con I’(r)<0 gli investimenti dipendono dal tasso
di interesse ed è una funzione decrescente. La (4) sostituisce la (1).
L’EQUAZIONE IS
I(r) + G
L’equazione centrale nel modello reddito spesa diventa perciò Y = (5)
1 − c(1 − tao)
tao è l’aliquota scale e c è la propensione al consumo
La (5) de nisce una relazione di equilibrio tra Y e r: se essa è veri cata
I(r)+G=Y(1-c(1-tao))=Y((1-c)(1-tao)+tao)=S+T la somma per le spese di investimento e le
spese della spesa pubblica sono
uguali alla somma di risparmio e
imposte.
cioè dati r e G, una volta che il
moltiplicatore ha compiuto il suo
funzionamento, la (5) è veri cata.
Assumiamo che con G,Y0 e r0
l’equazione (5) sia veri cata.
Il PIL varia: Y1=Y0+∆Y, con ∆Y>0.
Se inizialmente (1-c(1-
tao))Y0=I(r0)+G allora adesso vale
(1-c(1-tao))(Y0+∆Y)>I(r0)+G (6)
(S+T>I+G) la somma di imposte e
risparmi supera la somma di
investimenti e spesa pubblica
Come dovrebbe modi carsi il livello
di r per ristabilire tale equilibrio, in
presenza del nuovo livello del PIL?
Il membro di destra della (6)
aumenta se r diminuisce perché la funzione I è decrescente in r.
Per r1=r0+∆r, con ∆r<0, quindi il tasso di interesse diminuisca per far aumentare la spesa per
investimenti e ristabilire l’uguaglianza
ff
fi
fi
fi
fi
fi
fi
ff
fi
fi
fi
(1-c(1-tao))(Y0+∆Y)=I(r0+∆r)+G (7)

LA CURVA IS

Rappresentiamo l’insieme dei valori di Y e r che veri cano l’equazione (5). In base a quanto
abbiamo detto, tale luogo geometrico avrà , qualitativamente, la seguente forma
Se Y aumenta il livello di r diminuisce e viceversa.
Relazione decrescente

SQUILIBRI
Le combinazione r, Y che non si trovano sulla curva IS corrispondono a situazione di mancanza di
equilibrio.
Dato r0, fate crescere Y. Ci troviamo nella regione destra della curva IS: in quest’area il
disequilibrio è del tipo (1-c(1-tao))Y=S+T>I(r)+G
Nella regione sinistra della curva IS, il disequilibrio è del tipo (1-c(1-tao))Y=S+T<I(r)+G

SPOSTAMENTI DELLA CURVA IS


Come si modi ca la posizione della curva nel piano al variare di G?
Supponete:(1-c(1-tao))Y0=i(r0)+G0
Se G passa da G0 a G1 con G1>G0, avremo:
(1-c(1-tao))Y0<I(r0)+G1
A parità di tasso di interesse, Y dovrebbe aumentare, per ristabilire l’equilibrio: all’aumentare di G
la curva IS si sposta verso destra
Se invece ci fosse un aumento dell’aliquota scale (tao), a partire da un valore iniziale tao0 causa
invece il seguente disequilibrio (1-c(1-tao))Y0>I(r0)+G
Di conseguenza, a parità di r, un aumento di Teo comporta che Y diminuisca, e cioè che la curva
IS si sposti a sinistra
In sintesi, politiche scali espansive ( aumento della spesa pubblica; riduzione dell’aliquota
d’imposta) comportano uno spostamento verso destra della curva IS; politiche restrittive
(riduzione spesa pubblica e aumento dell’aliquota d’imposta) provocano invece uno spostamento
a sinistra.

IL MODELLO IS-LM
Dati i valori di G, M s, tao e P, l’equilibrio nel modello IS-LM è costituito da una coppia di valori (Y,
r) tale che le due equazioni G+I(r)=(1-c(1-tao))Y (1) M s= PL(Y,r) (2) siano simultaneamente
soddisfatte
fi
fi
fi
fi
Se Y0 e r0 sono valori di equilibrio, si trovano al tempo stesso sulla curva IS e sulla curva LM (e
quindi nel punto in cui esse si intersecano). Una coppia di valori (Y,r) che si trova sulla curva IS,
ma non sulla LM, soddisfa l’equazione (1) ma non la (2): l’opposto è vero, se una coppia (Y,r) si
trova sulla LM ma non sulla IS

DISEQUILIBRI
Il seguente gra co riassume ciò che avviene fuori dall’equilibrio, cioè allorché prodotto interno
lordo e tasso d’interesse di eriscono da Y0 e r0

Nell’idea di equilibrio IS-LM non è implicata nessuna idea di ottimalità, di e cienza o di


desiderabilità.
Equilibrio signi ca soltanto che:
- Il livello del reddito è quello determinato dalla spesa autonoma (G+I(r)) attraverso il meccanismo
del moltiplicatore, una volta che si è concluso il processo di moltiplicazione.
- Gli agenti detengono il portafoglio (titoli e moneta) che desiderano avere dato il reddito e il
tasso d’interessa.
In particolare, è possibile che l’equilibrio corrisponda a un livello di reddito (e di conseguenza di
occupazione) troppo basso—> il problema di Keynes.
DISEQUILIBRIO E AGGIUSTAMENTO
Dati due valori di equilibrio Y0 e r0, non c’è nessun motivo per ritenere che Yt=Yo e rt=r0 per ogni
t (normalità del disequilibrio). Si pone allora la seguente domanda: se, in un dato momento, il PIL
e il tasso di interesse non sono quelli che assicurano l’equilibrio in entrambi i mercati, reale e
monetario, esistono delle “forze” automatiche (o meccanismi automatici di aggiustamento) che
riportino il sistema verso l’equilibrio?
Cosa vuol dire “automatico”?
ES: un’impresa che produce mele non riesce a vendere, al prezzo corrente, tutte le mele che
produce; l’o erta eccede dunque la domanda.
Ora, l’impresa si rende conto che riducendo il prezzo potrebbe ottenere un pro tto maggiore di
quello che ottiene nella situazione presente. La riduzione del prezzo fa crescere la domanda e
l’equilibrio tra domanda ed o erta si ristabilisce.
Questo è un meccanismo automatico: l’impresa non è particolarmente interessata al fatto che ci
sia o no equilibrio sul mercato; è la normale ricerca del massimo pro tto che induce l’impresa ad
ff
fi
fi
ff
ff
fi
ffi
fi
assumere un comportamento che, incidentalmente, porta a ristabilire l’equilibrio. Se pre esempio
l’impresa si rendesse conto che vi è sì uno equilibrio tra domanda e o erta, ma anche che una
riduzione del prezzo non comporterebbe un pro tto maggiore, il comportamento spontaneo
dell’impresa non contribuirebbe a ristabilire l’equilibrio.

AGGIUSTAMENTO PRODOTTO INTERNO LORDO


Nel modello IS-LM, il meccanismo attraverso cui il prodotto interno lordo si aggiusta al proprio
valore di equilibrio è “ereditato” dal modello reddito spesa, e consiste nel meccanismo del
moltiplicatore.
Partiamo dal disequilibrio. Dati G, tao e r immaginiamo che G+I(r)>(1-c(1-tao))Y
In questo caso la spesa iniziale G+I(r) non si è ancora trasformata in risparmio e imposte: tale
somma spesa continuerà perciò a circolare, generando successivi incrementi di reddito.
Immaginate che Y* sia tale che G+I(r)<(1-c(1-tao))Y*
G + I(r)
<Y*
1 − c(1 − tao)
Questo signi cherebbe che il reddito degli individui è n dall’inizio superiore al massimo reddito
che la spesa autonoma G+I(r) è in grado di generare attraverso il moltiplicatore; un caso quindi
intrinsecamente contraddittorio. Per semplicità ipotizzeremo quindi che se, in un certo istante t il
G + I(r)
reddito Yt è maggiore di , immediatamente dopo Y si aggiusti al valore
1 − c(1 − tao)
G + I(r)
senza ulteriori descrizioni del processo.
1 − c(1 − tao)
Il gra co riassume le direzioni di movimento del PIL nelle varie regioni del piano

AGGIUSTAMENTI DEL TASSO DI INTERESSE


Immaginiamo che M s > PL(Y, r)
Nel sistema esiste più moneta di quanta ne sia richiesta per e ettuare gli scambi a quel livello di
reddito.
fi
fi
fi
fi
ff
ff
Gli operatori investiranno perciò questa liquidità in eccesso nell’acquisto di titoli. Dato pero che, a
parità di altre condizioni, lo stock di titoli è dato, il loro prezzo d’acquisto crescerà, e rendimenti (r)
diminuiranno.
Ms
Se invece < L(Y, r) avverrà il contrario di quanto scritto sopra: gli individui, per procurarsi la
P
liquidità necessaria, venderanno i titoli e altre attività nanziarie in proprio possesso; ciò diminuirà
il prezzo dei titoli facendo aumentare il rendimento r

Nel gra co sono indicate le direzioni in cui varia il tasso di interesse secondo il tipo di disequilibrio
considerato

Sovrapponendo le ultime due gure, abbiamo una descrizione sintetica della dinamica del nostro
modello
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fi
fi
LE POLITICHE ECONOMICHE
Politica economica (de nizione ampia): l’insieme delle decisioni e delle misure prese dalle autorità
politiche o dalle autorità monetarie in grado di in uenzare il funzionamento del sistema economico
Politica economica (de nizione più ristretta): l’insieme delle decisioni e delle misure prese dalle
autorità politiche o dalle autorità monetarie in grado di condizionare, incentivare, disincentivare il
comportamento sul mercato delle imprese e degli individui e di redistribuire il reddito.
Politica scale: l’insieme delle decisioni e delle misure prese dalle autorità politiche competenti
riguardanti gli acquisti di beni, servizi, attività e passività nanziarie da parte della pubblica
amministrazione e i trasferimenti di reddito (imposte, tasse, sussidi, pensioni).
Politica monetaria: l’insieme delle decisioni e delle misure prese dalle autorità monetarie
riguardanti la dimensione e la composizione dello stock di moneta.

OBIETTIVI DELLA POLITICA ECONOMICA


La politica economica può avere numerosi obiettivi, che riguardano potenzialmente tutti gli aspetti
della vita e delle attività umane. Alcuni di questi obiettivi sono: assicurare ai cittadini un livello alto
e crescente di consumi privati; garantire un alto standard di salute e istruzione; proteggere e
accrescere i beni e la qualità ambientale; tenere sotto controllo l’in azione; ridurre al minimo la
disoccupazione...
POLITICHE DI GESTIONE DELLA DOMANDA
In questo corso studiamo le politiche monetarie e scali il cui scopo è di controllare il livello della
domanda aggregata.
I cambiamenti nel livello di G, tao, M^s e P modi cano infatti la posizione nel piano delle due
curve IS e LM e quindi i valori di equilibrio di Y e r.
Eccetto il livello dei prezzi (che consideriamo costante) queste grandezze esogene sono
determinate dalle autorità di politica scale e monetaria.
POLITICA ECONOMICA COME CREATRICE DI DISEQUILIBRI
Inizialmente Y0 e r0: livelli di equilibrio dato G0, tao0,M s 0; G0+I(r0)=(1-c(1-tao0))Y0 (3)
M s 0=PL(Y0, r0) (4).
Il governo non ritiene appropriati i livelli di Y0 e r0. Quindi modi ca G0 (per esempio
aumentandolo a G1). Immediatamente G1+I(r0)>(1-c(1-tao0))Y0 (5)—> disequilibrio
Il disequilibrio creato dalla politica economica ( scale in questo esempio) è seguito da un
processo automatico di aggiustiamo e che porta a un nuovo equilibrio Y1 e r1 tale che:
G1+I(r1)=(1-c(1-tao 0))Y1 (6) M s 0=PL(Y1, r1) (7)
Il nostro compito è comprendere, per ogni speci ca politica economica: che genere di
disequilibrio crea, come reagiscono gli agenti economici a tale disequilibrio e le caratteristiche del
punto di arrivo (Y1, r1)

QUATTRO MISURE DI POLITICA ECONOMICA


- Aumento della spesa pubblica o riduzione dell’aliquota d’imposta (politiche scali espansive)
- Riduzione della spesa pubbliche o aumento dell’aliquota d’imposta (politiche scali restrittive)
- Aumento dell’o erta di moneta (politica monetaria espansiva)
- Riduzione dell’o erta di moneta (politica monetaria restrittiva)

POLITICA FISCALE
Variazione della spesa pubblica G o dell’aliquota d’imposta tao.
Un aumento di G o una riduzione di tao spostano la curva IS a destra, ma non in uenza la
posizione della curva LM. L’aumento della spesa pubblica da G0 a G1 dovrebbe rappresentarsi
gra camente nel modo seguente:
Vi sarà un nuovo equilibrio con Y1>Y0 e r1>r0
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IL PROCESSO 1: L’EFFETTO DI IMPATTO
Lo spostamento da Y0 a Y1 e da r0 r1 richiede però tempo.
Immediatamente il livello di G aumenta. La “vecchia” curva IS non vale più. Per il momento il
reddito e il tasso d’interesse sono ancora Y0 e r0.

Il mercato della moneta è ancora in equilibrio (il punto (Y0, r0) si trova sulla curva LM tuttora in
vigore).
La somma di spesa pubblica e investimenti (G1+I(r0)) supera la somma di risparmi e imposte ((1-
c(1-tao))Y0).
IL PROCESSO 2: SI AVVIA IL MOLTIPLICATORE
A parità di r0, il reddito comincia ad aumentare (grazie al moltiplicatore). Supponiamo che si
raggiunga il livello Y’>Y0. Il nuovo punto (Y’, r0) non è più un punto di equilibrio per il mercato
della moneta (non si trova più sulla curva LM). L’accresciuto livello del reddito comporta che la
domanda di moneta transattiva aumenti. Dato che l’o erta di moneta non è cambiata, c’è un
eccesso di domanda di moneta.
IL PROCESSO 3: GLI OPERATORI REAGISCONO ALLA SCARSITà DI MONETA
Coloro che hanno maggior necessità di liquidità o rono i titoli in proprio possesso a coloro che
possono invece privarsi della liquidità. Ovviamente questi ultimi dovranno essere indotti a farlo
o rendo loro i titolo a prezzi particolarmente basse, il che ne fa aumentare il rendimento.
Alcuni operatori, che hanno bisogni di liquidità e che non hanno in portafoglio titoli da vendere, si
procureranno la liquidità necessaria emettendo nuovi titoli da vendere, che devono essere o erti a
prezzi di sottoscrizione particolarmente vantaggiosi per i prestatori, in modo, ancora da indurli a
rinunciare alla liquidità.
Il Tesoro stesso, che ha aumentato la spesa pubblica senza aumentare l’aliquota scale, deve
nanziare tale spesa. Ai titoli messi sul mercato dai privati si aggiungeranno titoli del debito
pubblico di nuova emissione, con lo stesso e etto sui rendimenti dei titoli.
E etto complessivo: aumento dei tassi di interesse, riduzione del prezzo dei titoli e in un aumento
dello stock di titoli detenuti dai risparmiatori. L’aumento del prodotto interno lordo e quello del
tasso di interesse proseguiranno no a che non sia stata raggiunta la posizione di equilibrio in
(Y1,r1).
IL PROCESSO 4: SI RIDUCE LA SPESA PER INVESTIMENTI
L’aumento dei tassi di interesse comporta una riduzione della spesa privata per investimenti, che
dipende appunto negativamente dal rendimento delle attività nanziarie. Ciò signi ca che
l’aumento di reddito da Y0 a Y1 è il risultato netto dell’espansione della spesa pubblica e di una
riduzione della spesa privata per investimenti. Se il tasso d’interesse fosse rimasto al suo livello
iniziale r0, il livello di equilibrio del reddito sarebbe Y’’: la di erenza Y’’-Y1 misura la riduzione del
reddito (e etto di spiazzamento o crowding out) dovuta alla riduzione della spesa privata per
investimenti.

UNA RIDUZIONE DELL’ALIQUOTA D’IMPOSTA


G 0 + I(r 0)
Dara la condizione di equilibrio iniziale = Y 0 (8)
(1 − c(1 − tao0))
Quando tao passa da tao 0 a tao1 con tao1<tao0,
G 0 + I(r 0)
> Y 0 (9)
(1 − c(1 − tao1))
Quindi una riduzione dell’aliquota d’imposta non fa variare la spesa autonoma (come farebbe un
1
aumento di G) ma il valore del moltiplicatore ; come si è visto, l’e etto sulla
(1 − c(1 − tao1))
posizione della IS è identico e il processo di aggiustamento successivo è identico, incluso l’e etto
di spiazzamento.

POLITICA MONETARIA ESPANSIVA 1: L’IMPATTO


Un aumento dell’o erta di moneta comporta uno spostamento a destra della funzione LM. La
situazione iniziale (con Y=Y0 e
r=r0) comporta un eccesso di
o erta
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Per il momento, equilibrio sul mercato dei beni (siamo sulla curva IS)

IL PROCESSO 2: AGGIUSTAMENTO DEI PORTAFOGLI


Gli operatori reagiscono a questo eccesso di o erta acquistando titoli (diminuisce il loro
rendimento), oppure o rendo fondi sul mercato del credito a condizioni più vantaggiose: la
conseguenza è in ogni caso una riduzione dei rendimenti delle attività nanziarie. A questo punto
non vi è equilibrio nemmeno sul mercato dei beni.
IL PROCESSO 3: LO STIMOLO DELL’INVESTIMENTO
La spesa privata per investimenti aumenta e, attraverso il moltiplicatore, fa crescere il prodotto
interno lordo. In questo modo, l’ eccesso di o erta di moneta viene assorbito in due modi: da un
lato la velocità di circolazione della moneta diminuisce, dall’altro la domanda di moneta a scopo
transattivo si accresce per l’aumento del prodotto interno lordo.
E etto nale: il reddito è aumentato e il tasso d’interesse è diminuito. L’aumento del reddito non è
causato direttamente da un aumento della domanda autonoma (come nel caso della politica
scale), ma indirettamente attraverso lo stimolo alla spesa per investimenti
LA POLITICA ECONOMICA È ONNIPOTENTE?
Scindiamo in due la domanda:
- Una volta individuato l’obiettivo, le due politiche economiche che abbiamo studiato ( scale e
monetaria) sono sempre in grado di raggiungerlo?
- Ammesso che la risposta alla domanda precedente sia a ermativa, ci sono controindicazioni
( o costi) nell’uso dell’uno o dell’altro strumento di politica economica?
La risposta alla prima domanda è: questione di “numeri”.
Politica monetaria espansiva (e etto “cruciale”: riduzione di r—>aumento di I). Se il tasso di
interesse è già molto basso, la domanda speculativa di moneta sarà molto alta (tutti saranno
felicissimi di cedere titoli in cambio di moneta e nessuno vorrà impegnarsi a prestare denaro:
quindi non ci saranno ulteriori riduzioni del tasso di interesse e gli investimenti non ne saranno
stimolati (trappola della liquidità).
Se i pro tti attesi degli investitori fossero quasi nulli, anche se il tasso d’interesse dovesse ridursi,
questo non renderà più attraenti di prima progetti di investimento che non rendono nulla.
Politica scale espansiva (e etti cruciali: aumento di G—> aumento di C e Y attraverso il
moltiplicatore; riduzione di I per l’e etto di spiazzamento). Valore del moltiplicatore per vari tipi di
spesa; e etto “spread”.
POLITICHE ECONOMICHE RESTRITTIVE
Fino a questo punto, l’obiettivo delle politiche economiche era aumentare il livello del reddito e
dell’occupazione. Perché si potrebbe porre l’obiettivo opposto?
Quando il sistema invece di essere sotto occupato è al limite della capacità produttiva:in azione
Nel nostro corso non abbiamo modo di studiare l’in azione ma politiche monetarie e scali
restrittive possono ridurre, agendo sul reddito e l’occupazione, la pressione in azionistica.
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Riduzione della spesa pubblica o aumento di tao. Supponiamo che G passi da G0 a G1 con
G1<G0
La curva IS si sposta in IS’. La con gurazione (Y0, r0) che era di equilibrio non lo è più (per il
mercato dei beni). Avremo infatti G1+I(r0)<G0+I(r0)=(1-c(1.tao0))Y0 (10)
Come si è detto, questo disequilibrio porta con se a una riduzione di Y (il moltiplicatore funziona al
contrario); per il momento no a Y’
In Y’ abbiamo M s 0=PL(Y0,r0)>PL(Y’, r0) (11) cioè un eccesso di o erta di moneta. Gli operatori
investiranno i saldi monetari in eccesso nel mercato del credito e/o dei titoli. Teniamo conto che al
tempo stesso il governo ha ridotto la propria o erta di titoli (ha meno bisogno di indebitarsi
rispetto al passato)—> i rendimenti sul mercato nanziario si riducono.
Al diminuire di r la spesa per investimenti aumenta, moderando così la riduzione di reddito dovuta
alla riduzione della spesa pubblica: il fenomeno speculare dell’e etto di spiazzamento.
Politica monetaria restrittiva. Supponiamo che M s passi da M s 0a M S1 < M s 0

La LM si sposta in LM’. La con gurazione (Y0, r0) che tra di equilibrio non lo è più (per il mercato
delle moneta. Avremo infatti M s1 < M s 0 = PL(Y 0,r 0) (12)
Eccesso di domanda di moneta: gli agente vendono i propri titoli (prezzi dei titoli diminuiscono,
rendimento aumenta) oppure chiedono prestiti (r aumenta). La monta esistente circola più
velocemente. Con un tasso di interesse pari a r’.
Con un tasso di interesse pari a r’>r0 gli investimenti diminuiscono
G0+I(r’)<G0+I(r0)=(1-c(1-tao0))Y0 (13). Il reddito diminuisce.

CONCEZIONE PIÙ AMPIA DI MONETA


Finora abbiamo parlato in generale di moneta, intendendo implicitamente con questo la moneta
emessa dalla banca centrale (banconote e monete metalliche). Tuttavia noi e ettuiamo ogni giorni
pagamenti utilizzando mezzi di pagamento diversi: assegni, boni ci bancari, carte di credito...
Anche questa è moneta (la moneta creata dalla banca centrale si chiama in realtà base monetaria)
RELAZIONE TRA MONETA E BASE MONETARIA
Le banche depositano presso la Banca Centrale sotto forma di riserva (RB), una percentuale ssa
dei depositi (øR, detta coe ciente di riserva) dei depositi a vista da esse amministrati (DB).
ØR=RB/DB (1)
Individui ed imprese non bancarie, detengono circolante e depositi bancari in un rapporto sso
che è øL=CIRC/DB (2). ØL si dice coe ciente di liquidità
La banca centrale crea ∆BM (prestito senza scadenza alle banche commerciali). Le banche usano
∆BM per prestiti alle imprese e alle famiglie. I bene ciari del prestito trattengono presso di sè o
spendono una parte detta ∆CIRC1 e lasciano ∆DB1 depositata presso le banche.
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ΔCIRC1
Quindi: ∆BM=∆CIRC1+∆DB1=( + 1)∆DB1
ΔDB1
Cioè data la (2) ∆DB1=∆BM/1+øL
Le banche depositeranno una percentuale øR di questi depositi presso la banca centrale e
impiegheranno il residuo (1-øR)∆DB1=(1-øR)∆BM/1+øL nel mercato del credito
A loro volta, bene ciari di questo nuovo “round” di credito ne utilizzeranno una parte come
circolante e una parte la depositeranno presso le banche, secondo la formula (ø=deta)
1 (1 − deta R)ΔBM 1 − deta R
ΔDB2 = = ΔDB1
(1 + deta R) (1 + deta L 1 + deta L
Se il processo di ripeta T volte, il volume totale di depositi creati a seguito dell’immissione
originaria di base monetaria sarà
1 1 − deta R (1 − deta R)T )−1
ΔDB = ΔDB1 + ΔDB2 + . . . + ΔDBt = ΔBM( + + . . . +
1 + deta L (1 + deta L)2 (1 + deta L)T
(3)
(1 − deta R)
Moltiplichiamo entrambi i lati della (3) per otteniamo
(1 + deta L)
(1 − deta R) 1 − deta R (1 − deta R)T
ΔDB = ΔBM( + . . . + ) (4)
1 + deta L) (1 + deta L)2 (1 + deta L)T )+1
Sottraendo membro a meno la (4) dalla (3) e facendo tendere T all’in nito, otterremo
1
ΔDB = ΔBM
deta R + deta L
Sfruttando poi la (2) avremo
1 + deta L
ΔM = ΔDB + ΔCIRC = ΔBM (5)
deta R + deta L
1 + deta L
L’espressione è nota come moltiplicatore della base monetaria (o dei depositi).
deta R + deta L
Esso rappresenta il legame te esistente tra (incrementi della) base monetaria e (incrementi della)
quantità di moneta. Si noti che il moltiplicatore della base monetaria è decrescente si rispetto a
detaL che rispetto a detaR
GLI AGGREGATI MONETARI
Limitare il concetto di moneta circolante è restrittivo; esistono altre attività, meno liquide, che
sono comunque mezzi di pagamento (i depositi bancari). Esiste una de nizione di moneta ancora
più larga, che include altre attività oltre a circolante e deposito?
Sì, nel momento in cui si stabilisce che la liquidità non è una proprietà dicotomica (sì/no) ma
relativa (più o meno i liquido), è solo questione di convenienza e di signi catività del punto di vista
conoscitivo ssare il limite tra moneta e “non moneta”. In pratica
M0: coincide con la base monetaria, cioè il circolante e le riserve depositate presso la banca
centrale, che sono convertibili in circolante senza costi e senza ritardi.
M1 (Liquidità primaria) consiste in M0+ depositi bancari a vista, che si possono trasferire con
assegno
M2 (liquidità secondaria) comprende M1+ depositi bancari diversi da quelli a vista e altri tipi di
deposito (ad esempio i depostiti postali), non trasferibili a vista mediante assegno.
M3: comprende M2 più obbligazione e titoli di stato a breve termine e altre attività a breve termine
(ad esempio le quote di fondi di investimento)
Va detto tuttavia, che quando si parla di moneta senza altri aggettivi ci si riferisce tipicamente alla
liquidità primaria (M1). Nel resto di queste note, la de nizione di moneta sarà anche questa.
Inoltre, molto di quello che diremo può essere compreso anche facendo riferimento al solo
aggregato M0, senza cioè l’esistenza della moneta bancaria.
COME LA BANCA CENTRALE CONTROLLA LA QUANTITÀ COMPLESSIVA DI MONETA
1 + deta L
Data la formula ∆M=∆DB+∆CIRC=ΔBM (6)
deta R + deta L
La banca centrale può controllare la quantità di moneta:
Dati detaL e detaR , controllando la base monetaria nei modi che conosciamo ( nanziamento alla
banche, acquisti e vendite di titoli e valuta estera).
A parità di ∆BM, in uenzando detaR (detaL è pire soggetto a cambiare, ma si tratta di fenomeni
medio lungo periodo)
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il valore di detaR si può in uenzare in due modi:
La banca centrale remunera le riserve depositate dalle banche (tasso u ciale di riferimento, tasso
u ciale di sconto): variando questo tasso può incentri are o disincentivare le banche a detenere
riserve.
La banca centrale può imporre alle banche che detaR non scenda mai sotto un certo valore detaR
min (coe ciente di riserva obbligatoria): in questo i modo, la banca centrale sarà certa che, dato
∆BM, la massima quantità di moneta che verrà generata sarà
1 + deta L
ΔM = ΔBM (7)
deta Rmin + deta L
CHIARIMENTI SUGLI SCAMBI CON L’ESTERO
Tute le transazioni tra un paese e il resto del mondo sono registrate in un particolare documento
di contabilità nazionale detto bilancia dei pagamenti.
Europa e USA che scambiano tra di loro sia beni e servizi che attività e passività nanziarie.
Caso sempli cato: Europa e USA hanno la stessa valuta (euro)
Avvengono 3 operazioni:
L’Europa acquista beni intermedi dagli USA per 1000€. Metà dell’importo viene pagato “a pronti”
e la parte restante verrà pagata tra sei mesi.
L’Europa vende prodotti niti agli USA per 2000€, che vengono internamento pagati in contanti.
L’Europa compra (in contanti) titoli del debito pubblico USA per 1000€.
LA CONTABILITÀ DELL’ “IMPRESA EUROPA”

Entrano beni per 100€ (segno +)

Escono beni per 2000€(segno -)

Europa ha debiti per 500€


Acquisto titoli debito pubblico USA, quindi crediti di 1000€

Dalla cassa Europa sono usciti 500€


Dalla cassa Europa entrano 2000€
Dalla cassa Europa escono 1000€ (per acquisto titoli debito pubblico)

LE PARTITE CORRENTI
Consolidando i primi due conti (importazioni-esportazioni) si ottiene un saldo pari a -1000. Questo
saldo registra esclusivamente gli scambi di beni e servizi tra i due paesi
Nel linguaggio della bilancia dei pagamenti, questo conto si dice bilancia delle partite correnti.
Quando le esportazioni superano le importazioni, come in questo caso, si dice che la bilancia
delle partite correnti è in avanzo (anche se c’è segno “-“ non deve trarre in inganno perché sono
uscite più merce di quelle sono entrate).
I MOVIMENTI DI CAPITALE
Il saldo del conto crediti/debiti da un saldo pari a +500. Nel linguaggio della bilancia dei
pagamenti, il conto crediti/debiti di chiama invece bilancia dei movimenti di capitale. Esso
registra l’acquisizione di nuove attività nanziarie da parte dell’Europa nei confronti degli USA
(nell’esempio, i titoli del debito pubblico USA per 1000€ ora detenuti dall’Europa) meno il valore
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delle nuove passività nanziarie contratte dall’Europa nei confronti degli USA ( i 500€ che l’Europa
deve agli USA per completare il pagamento de i beni intermedi acquistati).
La bilancia dei movimenti di capitale dell’Europa è in avanzo quando il valore delle nuove passività
nanziarie supera quello delle nuove attività nanziarie (in questo caso in avanzo signi ca che
l’Europa ha nel complesso ricevuto più nanziamenti degli USA di quanti ne abbia concessi agli
USA nello stesso periodo di tempo)
I MOVIMENTI MONETARI
Il saldo del conto cassa da un saldo pari a +500. Nel linguaggi della bilancia s dei pagamenti il
conto cassa si chiama conto dei movimenti monetari.
La somma algebrica del saldo delle partite correnti e dei movimenti di capitale (-500) ha valore
assoluto uguale (e segno opposto) al saldo dei movimenti monetari (partita doppia).
IL SALDO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI
SALDO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI=SALDO DELLE PARTITE CORRENTI+ SALDO DEI
MOVIMENTI DI CAPITALE+SALDO DEI MOVIMENTI MONETARI=0 (1)
Quindi, il saldo della bilancia dei pagamenti sarebbe sempre identicamente 0. Tuttavia, nel
linguaggio operativo, si usa de nire il saldo della bilancia dei pagamenti come il saldo
complessivo partite correnti+ movimenti di capitale, che naturalmente può assumere in linea di
principio qualsiasi valore, positivo o negativo. Ricordate anche che, in modo solo apparentemente
contro intuitivo, un saldo partite correnti+movimenti di capitale negativo è in avanzo.
STESSI SCAMBI CON DUE VALUTE
Euro e dollaro—> 1€=1$ per semplicità. Chiunque desideri procurarsi euro per e ettuare scambi
con l’Europa (residenti USA) o dollari per e ettuare scambi con gli USA (residenti Europa), si deve
rivolgere alla banca centrale europea, o BCE
L’impresa Europa Chen vuole comprare beni intermedi USA per 1000$ deve:
- Acquistare 500$ dalla BCE, consegnandole 500€ che escono dalla circolazione.
- Trasferire i 500$ all’esportatore USA, (l’importo residuo verrà pagato tra sei mesi)
L’importatore USA che vuole acquistare beni europei per 2000€ dovrà
- Cedere alla BCE 2000$, ricevendo in cambio 2000€
- Trasferirle all’esportatore europeo, facendoli cosi entrare in circolazione.
L’acquisto di titoli USA da parte dell’impresa europea richiede che l’impresa si procuri 1000$ dalla
BCE , in cambio di 1000€ che escono dalla circolazione.
COSA CAMBIA?
I saldi individuati nella prima parte dell’esercizio rimangono gli stessi.
La novità riguarda la BCE: essa ha creato base monetaria per complessivi 2000€ ( come risultato
dell’operazione 2) e ne ha distrutta per complessivi 1500 ( per e etto delle operazione 1 e 3)
La creazione netta di base monetaria dovuta alle operazioni con l’estero per +500, esattamente
pari (con segno opposto al saldo complessivo partite correnti+ movimenti capitale) non è un caso:
se infatti l’estero ha utilizzato (per gli scambi con l’Europa) più euro di quanti gli europei ne
abbiano ceduti in cambio di dollari destinati ad acquistare beni e servizi o attività nanziarie USA,
la di erenza non può che essere stata creata dalla BCE.
Quindi: la somma dei saldi delle partite correnti e dei movimenti di capitale eguaglia, con segno
opposto la quantità netta di base monetaria creata dalla banca centrale attraverso le operazioni in
valuta (questo valore si chiama saldo della bilancia dei movimenti monetari).
SCORTE DI VALUTA
L’importatore USA di cui all’operazione 2 dispone di una scorta di 2000€ e patta con quelli. Cosa
cambia?
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L’operatore USA rinuncia a
2000€ che facevano parte
delle sue attività nanziarie nei
confronti dell’Europa.
Iscriveremo perciò nel conto
dei movimenti di capitale una
variazione negative
(diminuzione) delle passività
nanziarie dell’Europa nei
confronti degli USA.
Il saldo dei movimenti di
capitale passa cosi a +2500, e
il saldo della bilancia dei
pagamenti (de nizione “operativa) a 1500 (in disavanzo).
In questo caso, corrispondentemente, vi è stata solo distruzione netta di base monetaria della
BCE per 1500€, che conferma l’identità (1)

DUE BANCHE CENTRALI


Che ruolo ha la banca centrale USA (FED)?
L’importare USA dell’operazione 2 si rivolge alla FED per ottenere 2000€ in cambio di dollari. Ci
sono due possibilità:
- La FED si rivolge alla BCE per ottenere gli euro in questione, trasferendole i 2000$ ricevuti
dall’importatore USA. In questo caso, la FED ha semplicemente agito da intermediario tra
l’importatore e la BCE, e come prima l’operazione comporta creazione di nuova base monetaria
per 2000€ da parte della BCE.
- La FED possiede una scorta di euro ed attinge a quella per fornire all’importatore USA la
somma necessaria. Con questa operazione, l’economia USA (rappresentata in questo caso
dalla FED) ha rinunciato a 2000€ che facevano parte delle proprie attività nanziarie nei
confronti dell’economia europea
Ogni transazione con l’estero provoca in ultima analisi una variazione nella creazione di base
monetaria: i aumento se la transazione comporta un pagamento dall’estero verso il paese in
esame. In diminuzione nel caso opposto.
COS’È IL TASSO DI CAMBIO
Il tasso di cambio è il prezzo di una valuta in termini di un’altra valuta. Nel nostro caso sarà:
E: valore in dollari che è necessario pagare per ottenere in cambio 1€
1/E: valore in euro che è necessario pagare per ottenere in cambio 1$.
Oggi 18 maggio 2020 E=1.08 (servono un dollaro e 8 centesimi di dollaro per acquistare un euro),
oppure 1/E=0,92 ( servono 92 centesimi di euro per acquistare un dollaro)
IL MERCATO VALUTARIO
Dati che il tasso di cambio è un presso, ci sarà un mercato sul quale esso si determina: il mercato
valutario (dove si scambiano le valute)
Domanda di euro sul mercato valutario: la somma degli euro acquistati da rendimenti USA per
pagare beni prodotti in UE e acquistare titoli europei (dal punto di vista europeo=
ESPORTAZIONI+∆PFEU—>USA)
O erta di euro sul mercato valutario: la somma degli euro o erti da residenti europei per
comprare dollari destinati a pagare beni prodotti in USA e acquistare titoli americani (dal punto di
vista europeo IMPORTAZIONI+∆AFEU—>USA)
Di erenza tra domanda e o erta—> ESPORTAZIONI+∆PFEU->USA-(IMPORTAZIONI+∆AFEU->USA)+
(ESPORTAZIONI- IMPORTAZIONI) + (∆PFEU->USA-∆AFEU->USA)
B.P.=P.CORRENTI+MOV.CAP=DOM€-OFF€ (GUARDA FORMULA SU SLIDE)
DETERMINANTI DEI MOVIMENTI DI CAPITALE CON UNA SOLA VALUTA
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Una banca italiana deve decidere se investire K euro in Italia o in Francia. Ha individuato due
possibili impieghi, con lo stesso grado si rischio ecc. Il tasso di interesse italiano è r, il tasso di
interesse francese è r*.
La decisione tra i due investimenti è semplice: se r>r*, la banca impiegherà il capitale in Italia, e se
r<r* lo impiegherà in Francia. In ogni caso, se r≠r* tutti gli investitori, sposteranno i propri fondi
verso il paese dove il tasso d’interesse è maggiore, cosicché il tasso d’interesse più elevato
comincerà a diminuire, e il più basso ad aumentare. Gli spostamenti cesseranno quando sarà
diventato r=r* (condizione di non arbitraggio)
DETERMINANTI DEI MOVIMENTI DI CAPITALE CON DUE VALUTE
Una banca europea deve decidere se investire K euro in EU o negli USA. Ha individuato dice
possibili impieghi, con lo stesso grado di rischio ecc. Il tasso di interesse europeo è r, il tasso di
interesse in USA è r*.
Se investisse in Europa il montante (in euro) sarebbe K(1+r)
Se investisse in USA il montante (in dollari) sarebbe KEt(1+r*)
Et 1+r*
E convertito in euro K (1 + r *) = K( )
Et + 1 1 + gE
tasso di crescita del cambio
gE è il tasso di prezzamento del dollaro, se gE>0 vuol dire che tra qui e la ne dell’anno la
quantità di dollari che è necessaria per ottenere un euro aumenterà, quindi il dollaro perderà
valore. Quindi la somma che eventualmente io avessi investito negli USA in dollari, alla ne
dell’anno varrà in euro meno di quanto valeva oggi.
LA CONDIZIONE DI NON ARBITRAGGIO
La banca sarebbe indi erente se fosse 1+r*=(1+r)(1+gE)
Ovvero r*-gE≈r
Cioè il mercato dei movimenti di capitale è in quei libri o se il rendimento delle attività nanziarie in
dollari (corretto per il tasso atteso di deprezzamento del dollaro (gE)) è uguale al tasso di
rendimento delle attività nanziarie in euro.
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