2019/20
V esercitazione: soluzioni
1 La concorrenza perfetta
1.1 Vero/Falso
Si stabilisca se i seguenti enunciati sono veri, falsi, o incerti (cioè veri solo sotto ipotesi
restrittive non contenute nell’enunciato). Si fornisca una spiegazione e si argomenti com-
piutamente la risposta [NB: La spiegazione e l’argomentazione sono più importanti della
corretta classificazione]
1
verso sinistra). Inoltre, se i costi di produzione diminuiscono, la curva di offerta
si sposterà verso destra. Dal momento che il prezzo di riserva dei venditori ovvero
il prezzo minimo a cui i produttori sono disposti a vendere ciascuna unità del bene
si è ridotto e che il numero di consumatori interessati all’acquisto è diminuito, il
prezzo di equilibrio di si contrarrà necessariamente.
3. Il surplus del produttore per la singola impresa è pari all’area al di sotto della retta
del prezzo di mercato e al di sopra della curva di offerta di mercato, tra 0 e il livello
di produzione aggregata ottimale Q∗ .
R. Falso. La proposizione definisce il surplus aggregato del produttore non il surplus
individuale (cfr. p.282-3).
1.2 Esercizi
(
0 se P ≤ 10
S(P ) = (1)
3P − 30 se P > 10
Qual è la funzione del costo marginale SM C(q)?
R. Se l’impresa produce una quantità positiva, questa quantità è tale che P = SM C.
Nel nostro caso,
q
SM C(q) = + 10
3
SCT (q) = 16 + q 2
dove q è la quantità prodotta dalla singola impresa. Sia data una curva di domanda
pari a Q = 110 − P .
2
(a) Scrivere la curva di offerta di breve periodo della singola impresa, ipotizzando
costi fissi non recuperabili pari a 16.
R. La curva di costo medio variabile è:
q2
AV C = =q
q
Il minimo di AV C è 0. Se il prezzo è 0 l’impresa produrrà 0, mentre per prezzi
maggiori di 0, l’offerta è data da:
P = SM C = 2q
(a) il minimo livello di prezzo che induce l’impresa a restare nel mercato nel breve
periodo.
(b) il minimo prezzo che induce l’impresa a restare nel mercato nel lungo periodo.
3
La condizione di equilibrio di breve periodo richiede che il prezzo giaccia al di sopra
del punto di minimo della curva di costo medio variabile (AVCmin):
VC 4q 2
AV C ≡ = = 4q (4)
q q
Il costo medio variabile è minimo per q = 0 a cui corrisponde - attraverso la (3)
- un prezzo di equilibrio p = 0. Per ogni p > 0 infatti, l’impresa consegue ricavi
superiori al costo variabile totale.
Il minimo prezzo che induce l’impresa a restare nel mercato nel breve periodo è
pertanto p = 0. La condizione di equilibrio di lungo periodo richiede invece che il
prezzo giaccia al di sopra del punto di minimo della curva di costo medio totale
(ATCmin):
TC 9 + 4q 2
AT C ≡ = = 9q −1 + 4q (6)
q q
Per trovare il costo medio minimo (ATCmin) basterà derivare la (6) rispetto a q ed
uguagliare a zero
dAT C 3
= 0 ⇒ −9q −2 + 4 = 0 ⇒ q ∗ = (7)
dq 2
a cui corrisponde un ATCmin pari a 9 · (2/3) + 4 · (3/2) = 6 + 6 = 12 che rappresenta
anche il prezzo minimo che induce l’impresa a restare nel mercato nel lungo periodo
(M C = 8(3/2) = 12).
M C = 2 + 4q (8)
AV C = 2 + 2q (9)
4
R. In concorrenza perfetta l’impresa massimizza il profitto quando p = M C
2 + 4q = 10 ⇒ q ∗ = 2 (10)
TR − TC = 0
pq ∗ − (q ∗ AV C + F C) = 0
20 − 2[(2 + 2 · 2)] + F C = 0
FC = 8
9. La curva dei costi totali di breve periodo di una impresa in concorrenza perfetta è
pari a:
T C = 50 + 5q − 2q 2 + q 3 . (11)
(a) p1 =3.8
(b) p2 =6
R. Nel breve periodo la curva di offerta coincide con il tratto crescente della curva
del costo marginale (MC) superiore al punto di minimo costo medio variabile (AVC).
Data la (11) il costo variabile è pari a: V C = 5q − 2q 2 + q 3 da cui:
VC 5q − 2q 2 + q 3
AV C ≡ = = 5 − 2q + q 2 (12)
q q
Per minimizzare la (12) basterà derivarla rispetto a q ed uguagliare a zero:
dAV C
= 0 ⇒ −2 + 2q = 0 ⇒ q ∗ = 1 (13)
dq
q = 1 minimizza il costo variabile medio. Il costo variabile medio minimo (AVCmin)
si ottiene sostituendo 1 a q nell’espressione (12); esso è pari a 5 − 2 · (1) + (1)2 = 4.
Dunque:
5
(a) per p1 = 3.8 < AV Cmin, l’impresa minimizza le sue perdite non producendo
nulla (q = 0)
(b) per p2 = 6 > AV Cmin, l’impresa produce una quantità positiva pari a:
√
4 + 28
CM = p ⇒ 5 − 4q + 3q 2 = 6 ⇒ q = ≈ 1.55 (14)
6
QD = 260 − p (16)
Quante imprese opereranno in questo settore nel lungo periodo? Quante entreran-
no/usciranno da questo mercato?
R. La risoluzione dell’esercizio può essere articolata su 3 step:
6
Sostituendo il valore ottenuto in (18) nella (26) otteniamo:
min AT C = p = 20
(a) il profitto dell’impresa nel breve periodo quando l’input K è fisso e pari a 9;R.
Nel breve periodo (SR) la funzione di produzione diventa:
√
ySR = 3 L (20)
7
Le funzioni di produzione e profitto possono essere scritte allora come:
p p
y = L(36 − 1.8L) Π = p L(36 − 1.8L) − 360 (24)
determinare:
(a) la curva di offerta della singola impresa e del mercato, nel breve periodo;
R. Derivando la (26) rispetto a q otteniamo he M C = q. Imponendo la con-
dizione che garantisce la massimizzazione del profitto, ovvero M C = p, otte-
niamo che la curva di offerta della singola impresa può essere definita come:
q∗ = p (28)
Da ciò discende che la quantità offerta in aggregato (ossia la somma delle
quantità prodotte dalle 200 imprese identiche tra loro) è pari a QS = 200(q ∗ ) =
200p.
(b) l’equilibrio di mercato di breve periodo, la quantità di output prodotta da ogni
singola impresa ed il profitto corrispondente;
R. Nel breve periodo mettendo a sistema la funzione di offerta aggregata de-
rivata al punto precedente e la funzione di domanda di mercato, otteniamo che
il punto in cui questa si intersecano avrà coordinate Q = 400 e p = 2. A
tale prezzo, ogni impresa produrrà una quantità di output q = 2. Il profitto
della singola impresa è pari a Π = T R − T C = 0.5 con T R = p · q = 4 e
T C = 21 (2)2 + 3
2
= 3.5. Essendo Π > 0, dato non esistono barriere all’entrata
in un mercato competitivo, nuove imprese entreranno nel mercato.
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(c) il surplus del singolo produttore;
R. Il surplus del produttore rappresenta il beneficio monetario che l’impresa
ricava dall’offrire la quantità di output che massimizza il suo profitto. Nel
breve periodo il surplus corrisponde alla somma tra il profitto economico e i
costi fissi (o, equivalentemente, alla differenza fra ricavi totali e costi variabili).
Ovvero S = Π + F C. Il surplus della singola impresa sarà dunque pari a
S = 0.5 + 1.5 = 2
(d) la quantità prodotta ed il numero di imprese operanti nel lungo periodo.
R. Nel lungo periodo deve valere la seguente relazione p = M C = AT Cmin.
√
∂AT C ∂ 1 3 −1
≡ q+ q =0⇒q= 3 (29)
∂q ∂q 2 2
√ √
Se l’impresa produce q = 3 allora, dato che M C = q, anche p = 3. A tale
prezzo, usando la (27), la domanda complessivamente è pari a QD ≈ 405. Il
√
numero ottimale di imprese che offrendo q = 3 trovano spazio nel mercato
405
sarà infine pari a n = √
3
≈ 234.
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Avendo 40 imprese nel mercato, dalla risposta al punto precedente, otteniamo
che la funzione di offerta di mercato è QS = 40 p4 = 10p
(d) Calcolare l’equilibrio di breve periodo e i profitti di ciascuna impresa.
R. Uguagliando le funzioni di domanda e offerta di mercato, otteniamo 16000/p =
10p e quindi il prezzo di equilibrio p∗ = 40, da cui la quantità di equilibrio
Q∗ = 400. Ciascuna impresa produrrà 400/40 = 10 unità, ottenendo un
profitto pari a 10 ∗ 40 − (50 + 2(10)2) = 150.
(e) Come cambia l’equilibrio nel lungo periodo? Argomentare brevemente.
R. L’equilibrio individuato non può essere un equilibrio di lungo periodo, in
quanto la presenza di profitti positive attrarrà nuove imprese.
Per qualsiasi impresa, il saggio al quale varia il ricavo totale è dato dal ricavo
marginale, mentre il saggio al quale varia il costo totale è il costo marginale. Nel
caso di un’impresa price-taker, il ricavo marginale coincide con il prezzo di mercato.
Perciò, quando un’impresa deve massimizzare il profitto in un regime di concorrenza
perfetta, andrà a scegliere una quantità di output tale per cui il ricavo marginale
(che è uguale al prezzo di mercato) uguagli il costo marginale
MR = P = MC
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Se P > M C, all’impresa conviene aumentare la produzione, perché la differenza tra
prezzo e costo marginale è positiva, e può quindi aumentare i profitti con un’unità
addizionale di output. Stesso discorso ma speculare qualora P < M C: l’impresa è
in perdita quindi le conviene ridurre la produzione.
Breve Periodo
Nel breve periodo l’azienda deve tener conto di alcuni costi fissi di cui non si può
liberare nell’immediato. Questi costi fissi possono essere recuperabili e non recupe-
rabili: i primi possono essere tagliati dall’impresa qualora decidesse di non produrre
(es: illuminazione dei magazzini), i secondi devono essere sostenuti in ogni caso (es:
affitto del fondo).
Quando si parla di massimizzazione del profitto, P = M C non l’unica condizione
richiesta. L’impresa produrrà output uguale a zero se il prezzo di mercato pari o
al di sotto del prezzo di chiusura, ovvero il prezzo al di quale conviene ”star fermi”.
Si distinguono tre casi:
• Se tutti i costi fissi sono non recuperabili, allora il prezzo di chiusura si ha per
P < AV C, ovvero al di sotto della curva del costo medio variabile. Vedi fig.
9.2 pag. 262 del libro di testo, e vedi es.6 dell’E5.
• Se tutti i costi fissi sono recuperabili, allora il prezzo di chiusura si ha per
P < AC, ovvero al di sotto della curva del costo medio di breve periodo.
• Se alcuni costi fissi sono recuperabili e altri non recuperabili, allora il prez-
zo di chiusura si ha per P < AN SC, ovvero la curva del costo medio non
recuperabile. Vedi fig. 9.3 pag 264 del libro.
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Lungo Periodo
Nel lungo periodo la distinzione la costi fissi recuperabili e non recuperabili non ha
più senso, perché l’impresa è in grado di tagliare tutti i costi ed uscire dal mercato,
se necessario. La condizione P = M C resta, ma se ne aggiungono altre due:
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