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Microeconomia, a.a.

2019/20
V esercitazione: soluzioni

Gli esercizi che seguono riguardano la concorrenza perfetta. Riferimenti bibliografici:


capp. IX-X del libro di testo.
Alle fine delle soluzioni trovate una sezione su massimizzazione di breve e lungo periodo
dove vengono riassunte le condizioni per l’equilibrio di mercato.

1 La concorrenza perfetta

1.1 Vero/Falso
Si stabilisca se i seguenti enunciati sono veri, falsi, o incerti (cioè veri solo sotto ipotesi
restrittive non contenute nell’enunciato). Si fornisca una spiegazione e si argomenti com-
piutamente la risposta [NB: La spiegazione e l’argomentazione sono più importanti della
corretta classificazione]

1. La condizione di chiusura di un’impresa in concorrenza perfetta è che il prezzo di


vendita del bene sul mercato sia inferiore al costo medio variabile del bene.
R. Falso (o al pù incerto). La condizione di chiusura è che il prezzo sia inferiore al
minimo del costo medio variabile. Si veda la didascalia della Figura 9.2 del manuale.

2. Il bene α, venduto in condizioni di concorrenza perfetta, è un bene inferiore. Suppo-


nete: (1) che il reddito dei consumatori interessati all’acquisto di tale bene aumenti
e (2) che i costi di produzione di α si contraggano. Allora la domanda di mercato
di α si sposterà verso sinistra, la curva di offerta di mercato di α si sposterà verso
destra, ed il prezzo di equilibrio si contrarrà.
R. Vero. Se il bene è un bene inferiore, un aumento nel reddito dei consumatori
comporterà una contrazione della quantità domandata (la domanda di Q si sposta

1
verso sinistra). Inoltre, se i costi di produzione diminuiscono, la curva di offerta
si sposterà verso destra. Dal momento che il prezzo di riserva dei venditori ovvero
il prezzo minimo a cui i produttori sono disposti a vendere ciascuna unità del bene
si è ridotto e che il numero di consumatori interessati all’acquisto è diminuito, il
prezzo di equilibrio di si contrarrà necessariamente.

3. Il surplus del produttore per la singola impresa è pari all’area al di sotto della retta
del prezzo di mercato e al di sopra della curva di offerta di mercato, tra 0 e il livello
di produzione aggregata ottimale Q∗ .
R. Falso. La proposizione definisce il surplus aggregato del produttore non il surplus
individuale (cfr. p.282-3).

4. Nell’equilibrio di lungo periodo, l’impresa concorrenziale fissa il prezzo di vendita a


un livello pari al costo medio minimo di produzione.
R. Falso. In concorrenza perfetta l’impresa non fissa il prezzo bensı̀ lo prende per
dato.

1.2 Esercizi

5. La curva di offerta di breve periodo di una singola impresa è data da:

(
0 se P ≤ 10
S(P ) = (1)
3P − 30 se P > 10
Qual è la funzione del costo marginale SM C(q)?
R. Se l’impresa produce una quantità positiva, questa quantità è tale che P = SM C.
Nel nostro caso,
q
SM C(q) = + 10
3

6. Un’industria è composta da 20 imprese, ciascuna delle quali con identica curva di


costo totale di breve periodo:

SCT (q) = 16 + q 2

dove q è la quantità prodotta dalla singola impresa. Sia data una curva di domanda
pari a Q = 110 − P .

2
(a) Scrivere la curva di offerta di breve periodo della singola impresa, ipotizzando
costi fissi non recuperabili pari a 16.
R. La curva di costo medio variabile è:
q2
AV C = =q
q
Il minimo di AV C è 0. Se il prezzo è 0 l’impresa produrrà 0, mentre per prezzi
maggiori di 0, l’offerta è data da:

P = SM C = 2q

dunque la funzione di offerta della singola impresa è pari a S(P ) = P/2.


(b) Scrivere la curva di offerta di breve periodo dell’industria.
R. La curva di offerta dell’industria si determina sommando orizzontalmente
le curve di offerta delle singole imprese. Dato che in questo mercato vi sono
20 produttori identici, l’offerta di mercato data da 20 · P/2 = 10P .
(c) Determinare prezzo e quantità di equilibrio.
R. Mettendo a sistema la curva di domanda con la curve di offerta dell’indu-
stria, si ottiene il prezzo di equilibrio P ∗ = 10, che implica una quantità totale
prodotta pari a a 100 (i.e. ciacsuna delle venti imprese produce 5 untà del
bene).

7. Data la funzione di costo totale di un’impresa operante in regime di concorrenza


perfetta:
T C = 9 + 4q 2 (2)

dove 9 sono i costi fissi non recuperabili. Determinare:

(a) il minimo livello di prezzo che induce l’impresa a restare nel mercato nel breve
periodo.
(b) il minimo prezzo che induce l’impresa a restare nel mercato nel lungo periodo.

R. Un’impresa operante in regime di concorrenza perfetta massimizza il proprio


profitto fissando un prezzo par al costo marginale. Data la struttura di costo definita
dalla (2) otteniamo:
dT C
MC ≡ = 8q (3)
dq

3
La condizione di equilibrio di breve periodo richiede che il prezzo giaccia al di sopra
del punto di minimo della curva di costo medio variabile (AVCmin):

VC 4q 2
AV C ≡ = = 4q (4)
q q
Il costo medio variabile è minimo per q = 0 a cui corrisponde - attraverso la (3)
- un prezzo di equilibrio p = 0. Per ogni p > 0 infatti, l’impresa consegue ricavi
superiori al costo variabile totale.

T R ≡ p · q = (8q)q > T C ≡ AV C · q = 4q 2 ∀p 6= 0 (5)

Il minimo prezzo che induce l’impresa a restare nel mercato nel breve periodo è
pertanto p = 0. La condizione di equilibrio di lungo periodo richiede invece che il
prezzo giaccia al di sopra del punto di minimo della curva di costo medio totale
(ATCmin):
TC 9 + 4q 2
AT C ≡ = = 9q −1 + 4q (6)
q q
Per trovare il costo medio minimo (ATCmin) basterà derivare la (6) rispetto a q ed
uguagliare a zero
dAT C 3
= 0 ⇒ −9q −2 + 4 = 0 ⇒ q ∗ = (7)
dq 2
a cui corrisponde un ATCmin pari a 9 · (2/3) + 4 · (3/2) = 6 + 6 = 12 che rappresenta
anche il prezzo minimo che induce l’impresa a restare nel mercato nel lungo periodo
(M C = 8(3/2) = 12).

8. Considerate un’impresa le cui curve di costo marginale e di costo medio variabile di


breve periodo siano pari a:

M C = 2 + 4q (8)
AV C = 2 + 2q (9)

Data questa struttura dei costi:

(a) quante unità di output produce un’impresa in concorrenza perfetta se il prezzo


di mercato è 10?
(b) quale deve essere il livello dei costi fissi (F C) affinché tale livello di output
consenta la massimizzazione del profitto anche nel lungo periodo.

4
R. In concorrenza perfetta l’impresa massimizza il profitto quando p = M C

2 + 4q = 10 ⇒ q ∗ = 2 (10)

Per q ∗ = 2 i ricavi totali T R sono pari a 2 · 10 = 20 mentre i costi variabili totali


sono pari a AV C · q = (2 + 2 · 2) · 2 = 12. Il profitto di breve periodo è pari a
Π = T R − T C = 20 − 12 = 8. Affinché q ∗ = 2 corrisponda anche alla quantità
prodotta nel lungo periodo - situazione nella quale i profitti sono nulli (T R = T C)
- F C deve risolvere la seguente equazione:

TR − TC = 0
pq ∗ − (q ∗ AV C + F C) = 0
20 − 2[(2 + 2 · 2)] + F C = 0
FC = 8

9. La curva dei costi totali di breve periodo di una impresa in concorrenza perfetta è
pari a:
T C = 50 + 5q − 2q 2 + q 3 . (11)

dove 50 sono i costi fissi non recuperabili.


Quali sono, nel breve periodo, le quantità offerte dalla stessa impresa se i prezzi sono:

(a) p1 =3.8
(b) p2 =6

R. Nel breve periodo la curva di offerta coincide con il tratto crescente della curva
del costo marginale (MC) superiore al punto di minimo costo medio variabile (AVC).
Data la (11) il costo variabile è pari a: V C = 5q − 2q 2 + q 3 da cui:
VC 5q − 2q 2 + q 3
AV C ≡ = = 5 − 2q + q 2 (12)
q q
Per minimizzare la (12) basterà derivarla rispetto a q ed uguagliare a zero:
dAV C
= 0 ⇒ −2 + 2q = 0 ⇒ q ∗ = 1 (13)
dq
q = 1 minimizza il costo variabile medio. Il costo variabile medio minimo (AVCmin)
si ottiene sostituendo 1 a q nell’espressione (12); esso è pari a 5 − 2 · (1) + (1)2 = 4.
Dunque:

5
(a) per p1 = 3.8 < AV Cmin, l’impresa minimizza le sue perdite non producendo
nulla (q = 0)
(b) per p2 = 6 > AV Cmin, l’impresa produce una quantità positiva pari a:

4 + 28
CM = p ⇒ 5 − 4q + 3q 2 = 6 ⇒ q = ≈ 1.55 (14)
6

10. In un certo settore produttivo, caratterizzato da un mercato perfettamente concor-


renziale, operano 100 imprese identiche, ognuna con funzione dei costi medi data
da:
20
AT C = + 5q. (15)
q
Data la curva di domanda di mercato:

QD = 260 − p (16)

Quante imprese opereranno in questo settore nel lungo periodo? Quante entreran-
no/usciranno da questo mercato?
R. La risoluzione dell’esercizio può essere articolata su 3 step:

a) Derivare le condizioni di equilibrio di lungo periodo {q ∗ , p∗ }


b) Calcolare la quantità prodotta nel lungo periodo dalle 100 imprese
c) Confrontare con la funzione di domanda e calcolare il numero di imprese nel
lungo periodo

L’equilibrio di lungo periodo in concorrenza perfetta è caratterizzato dall’eguaglianza


tra prezzo e costo medio minimo, le imprese non ottengono cioè extraprofitti. Quindi
dobbiamo trovare quella quantità che minimizza il costo medio, vale a dire:
20
min + 5q
q q
La condizione per ottenere il minimo è:
dAT C
= 0 → −20q −2 + 5 = 0 (17)
dq
per q 6= 0 abbiamo:
5q 2 = 20 → q = 2 (18)

6
Sostituendo il valore ottenuto in (18) nella (26) otteniamo:

min AT C = p = 20

Possiamo quindi ottenere la quantità prodotta nell’equilibrio di lungo periodo attra-


verso la (16):
Q = 260 − 20 = 240
Poichè le imprese sono 100 e producono ciascuna q = 2 la quantità prodotta è pari a
200. Vi è quindi spazio per un maggior numero di imprese, 120, e dunque 20 nuove
imprese entreranno nel mercato.

11. Un’impresa è dotata della seguente funzione di produzione


√ √
y= L K (19)

dati i prezzi degli inputs w = 18 e r = 10 ed il prezzo del prodotto p = 32,


determinare:

(a) il profitto dell’impresa nel breve periodo quando l’input K è fisso e pari a 9;R.
Nel breve periodo (SR) la funzione di produzione diventa:

ySR = 3 L (20)

Il profitto è dato da:



ΠSR = pySR − T C = 32 · 3 L − 18L − 9 ∗ 10 (21)

La condizione di massimizzazione del profitto implica che


∂Π
= 0 ⇒ L = 7.1 (22)
∂L
Da cui ySR = 2.6 ∗ 3 = 8 e ΠSR = 32 ∗ 8 − 7.1 ∗ 18 − 90 = 38.
(b) il prezzo di mercato compatibile con l’equilibrio dell’impresa nel lungo periodo
se il costo totale è pari a 360.
R. Nel lungo periodo (LR) il fattore K non è più fisso e sua la quantità im-
piegata nel processo produttivo comincia ad aggiustarsi. L’assenza di barriere
all’entrata implica inoltre che gli extra profitti debbano essere nulli. Ipotizzan-
do che il costo totale sia pari a 360, la funzione di isocosto può essere scritta
come:
360 = 18L + 10K (23)

7
Le funzioni di produzione e profitto possono essere scritte allora come:
p p
y = L(36 − 1.8L) Π = p L(36 − 1.8L) − 360 (24)

da cui segue che il profitto è massimo quando L = 10, e dunque K = 18. Il


prezzo che assicura la condizione di lungo periodo di nullità del profitto risolve
la seguente equazione:
√ √
p 10 18 − 360 = 0 ⇒ p ≈ 26.8 (25)

12. Si consideri un’industria perfettamente concorrenziale in cui operano 200 imprese


identiche caratterizzate dalla seguente curva dei costi totali:
1 3
T C = q2 + (26)
2 2
Sapendo che la curva di domanda di mercato QD è pari a:

QD = 440 − 20p (27)

determinare:

(a) la curva di offerta della singola impresa e del mercato, nel breve periodo;
R. Derivando la (26) rispetto a q otteniamo he M C = q. Imponendo la con-
dizione che garantisce la massimizzazione del profitto, ovvero M C = p, otte-
niamo che la curva di offerta della singola impresa può essere definita come:

q∗ = p (28)
Da ciò discende che la quantità offerta in aggregato (ossia la somma delle
quantità prodotte dalle 200 imprese identiche tra loro) è pari a QS = 200(q ∗ ) =
200p.
(b) l’equilibrio di mercato di breve periodo, la quantità di output prodotta da ogni
singola impresa ed il profitto corrispondente;
R. Nel breve periodo mettendo a sistema la funzione di offerta aggregata de-
rivata al punto precedente e la funzione di domanda di mercato, otteniamo che
il punto in cui questa si intersecano avrà coordinate Q = 400 e p = 2. A
tale prezzo, ogni impresa produrrà una quantità di output q = 2. Il profitto
della singola impresa è pari a Π = T R − T C = 0.5 con T R = p · q = 4 e
T C = 21 (2)2 + 3
2
= 3.5. Essendo Π > 0, dato non esistono barriere all’entrata
in un mercato competitivo, nuove imprese entreranno nel mercato.

8
(c) il surplus del singolo produttore;
R. Il surplus del produttore rappresenta il beneficio monetario che l’impresa
ricava dall’offrire la quantità di output che massimizza il suo profitto. Nel
breve periodo il surplus corrisponde alla somma tra il profitto economico e i
costi fissi (o, equivalentemente, alla differenza fra ricavi totali e costi variabili).
Ovvero S = Π + F C. Il surplus della singola impresa sarà dunque pari a
S = 0.5 + 1.5 = 2
(d) la quantità prodotta ed il numero di imprese operanti nel lungo periodo.
R. Nel lungo periodo deve valere la seguente relazione p = M C = AT Cmin.

 
∂AT C ∂ 1 3 −1
≡ q+ q =0⇒q= 3 (29)
∂q ∂q 2 2
√ √
Se l’impresa produce q = 3 allora, dato che M C = q, anche p = 3. A tale
prezzo, usando la (27), la domanda complessivamente è pari a QD ≈ 405. Il

numero ottimale di imprese che offrendo q = 3 trovano spazio nel mercato
405
sarà infine pari a n = √
3
≈ 234.

13. In un mercato concorrenziale operano 40 imprese identiche, ciascuna caratterizzata


dalla funzione di costo T C(qi ) = 50+2qi2 , dove 50 rappresenta un costo fisso recupe-
rabile. Nel mercato sono presenti 1000 consumatori identici, ciascuno caratterizzato
dalla funzione di domanda individuale qjd = 16/p.

(a) Calcolare la funzione di costo medio della singola impresa.


R. AC = 50qi−1 + 2qi .
(b) Calcolare la funzione di offerta della singola impresa.
R. In equilibrio, p = minAC. Eguagliando M C ad AC si ha:

50qi−1 + 2qi = 4qi ⇒ qi = 5

a cui corrisponde p = 20. Dunque l’offerta dell’impresa sarà:


(
0 se p < 20
qis = S(p) = p
4
se p ≥ 20

(c) Calcolare le funzioni di domanda e offerta di mercato.


R. Ad ogni dato prezzo p, ciascuno dei 1000 consumatori domanda 16/p unità
del bene. Quindi la domanda di mercato è QD = 1000(16/p) = 16000/p.

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Avendo 40 imprese nel mercato, dalla risposta al punto precedente, otteniamo
che la funzione di offerta di mercato è QS = 40 p4 = 10p
(d) Calcolare l’equilibrio di breve periodo e i profitti di ciascuna impresa.
R. Uguagliando le funzioni di domanda e offerta di mercato, otteniamo 16000/p =
10p e quindi il prezzo di equilibrio p∗ = 40, da cui la quantità di equilibrio
Q∗ = 400. Ciascuna impresa produrrà 400/40 = 10 unità, ottenendo un
profitto pari a 10 ∗ 40 − (50 + 2(10)2) = 150.
(e) Come cambia l’equilibrio nel lungo periodo? Argomentare brevemente.
R. L’equilibrio individuato non può essere un equilibrio di lungo periodo, in
quanto la presenza di profitti positive attrarrà nuove imprese.

Massimizzazione del Profitto in Regime di Concorrenza Per-


fetta

Quando si parla di massimizzazione del profitto si intende la massimizzazione del


profitto economico, definito come:

P rof ittoEconomico = RicaviT otali − CostiT otali

In un regime di concorrenza perfetta l’impresa è price-taker : l’impresa assume il


prezzo come dato, perché non ha sufficiente potere di mercato per poterlo imporre
(cosa che invece succede in altri regimi di mercato). Dato che non sceglie il prezzo,
l’unica cosa che può decidere la quantità di output prodotta q, al fine appunto di
massimizzare il profitto.

Per qualsiasi impresa, il saggio al quale varia il ricavo totale è dato dal ricavo
marginale, mentre il saggio al quale varia il costo totale è il costo marginale. Nel
caso di un’impresa price-taker, il ricavo marginale coincide con il prezzo di mercato.
Perciò, quando un’impresa deve massimizzare il profitto in un regime di concorrenza
perfetta, andrà a scegliere una quantità di output tale per cui il ricavo marginale
(che è uguale al prezzo di mercato) uguagli il costo marginale

MR = P = MC

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Se P > M C, all’impresa conviene aumentare la produzione, perché la differenza tra
prezzo e costo marginale è positiva, e può quindi aumentare i profitti con un’unità
addizionale di output. Stesso discorso ma speculare qualora P < M C: l’impresa è
in perdita quindi le conviene ridurre la produzione.

Il mercato in regime di concorrenza perfetta ha due equilibri: uno di breve periodo


e uno di lungo periodo.

Breve Periodo

Nel breve periodo l’azienda deve tener conto di alcuni costi fissi di cui non si può
liberare nell’immediato. Questi costi fissi possono essere recuperabili e non recupe-
rabili: i primi possono essere tagliati dall’impresa qualora decidesse di non produrre
(es: illuminazione dei magazzini), i secondi devono essere sostenuti in ogni caso (es:
affitto del fondo).
Quando si parla di massimizzazione del profitto, P = M C non l’unica condizione
richiesta. L’impresa produrrà output uguale a zero se il prezzo di mercato pari o
al di sotto del prezzo di chiusura, ovvero il prezzo al di quale conviene ”star fermi”.
Si distinguono tre casi:

• Se tutti i costi fissi sono non recuperabili, allora il prezzo di chiusura si ha per
P < AV C, ovvero al di sotto della curva del costo medio variabile. Vedi fig.
9.2 pag. 262 del libro di testo, e vedi es.6 dell’E5.
• Se tutti i costi fissi sono recuperabili, allora il prezzo di chiusura si ha per
P < AC, ovvero al di sotto della curva del costo medio di breve periodo.
• Se alcuni costi fissi sono recuperabili e altri non recuperabili, allora il prez-
zo di chiusura si ha per P < AN SC, ovvero la curva del costo medio non
recuperabile. Vedi fig. 9.3 pag 264 del libro.

Questa distinzione è necessaria perché può decidere di non produrre e risparmiare


cosı̀ i costi fissi recuperabili, mentre in nessun caso riuscirà a tagliare i costi fissi
non recuperabili nel breve periodo.

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Lungo Periodo

Nel lungo periodo la distinzione la costi fissi recuperabili e non recuperabili non ha
più senso, perché l’impresa è in grado di tagliare tutti i costi ed uscire dal mercato,
se necessario. La condizione P = M C resta, ma se ne aggiungono altre due:

• In un equilibrio di lungo periodo il profitto uguale a zero, altrimenti nuove


imprese entrerebbero nel mercato, quindi il prezzo di mercato deve essere al di
sopra del costo medio di lungo periodo (ATC). Vedi es. 8 e 10 dell’E5.
• Domanda di mercato = offerta di mercato

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