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Risposte alle domande di educazione civica

1 Da un tampone faringeo si possono o1enere due risposte: posi4vo e nega4vo (alla mala8a).
Se posi4vo il laboratorio procede con delle analisi molecolari per monitorare nuove evoluzioni e per analizzare il genoma virale. Se
nega4vo l’analisi dovrebbe riessere ripetuto per un accertamento della nega4vità, sono possibili casi di falsi nega4vi, ossia risulta4
nega4vi al test ma infe8 e potenzialmente contagiosi. Grazie alla messa a punto del test sierologico si possono prevenire queste
situazioni, poiché qui si individua la presenza di an4corpi specifici contro la mala8a. Questo 4po di test va alla ricerca di
immunoglobuline, le IgM, che si formano nelle fasi precoci alla mala8a e le IgC che emergono solo dopo alcune se8mane di
mala8a. Da ciò è anche possibile capire la fasi di mala8a dell’individuo.
2Il drug reposi4oning consiste nell’u4lizzo di cure per altre mala8e per curare un’altra mala8a (ossia che non è stata creata per
quel 4po di mala8a). Ad esempio per il Covid si sono usate cure usate per l’HIV e l’ebola, ovviamente ciò è considerabile in una fase
della mala8a abbastanza avanzata.
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Astrazeneca: Il vaccino messo a punto da AstraZeneca è un vaccino a vettore virale ed è stato realizzato utilizzando l’adenovirus
degli scimpanzè (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1), un virus responsabile del raffreddore comune in questi animali.
Una versione indebolita dell’adenovirus degli scimpanzè (incapace di replicarsi e innocua per l’organismo umano) nella quale è
stato inserito il materiale genetico della proteina Spike, viene utilizzata come vettore ovvero come tramite per introdurre nelle
cellule umane il materiale genetico della proteina Spike, quella che permette al virus SARS-CoV-2 di innescare l’infezione
responsabile di COVID-19.Il sistema immunitario si attiva così contro la proteina Spike e produce gli anticorpi: laddove l’individuo
in futuro entrasse in contatto con il virus, gli anticorpi – allenatisi con la vaccinazione – saranno in grado di riconoscere il virus e
bloccare l’infezione. Quella del vettore virale è una tecnologia già utilizzata, per esempio nel primo vaccino approvato per Ebola alla
fine del 2019; in questo caso si ricorre agli adenovirus di scimpanzé perché gli adenovirus umani sono responsabili di diverse
infezioni a carico dell’apparato respiratorio, anche di lieve entità. Pertanto, se un soggetto ha già incontrato l’adenovirus scelto per
veicolare il vaccino anti-COVID-19 nel corso di una precedente infezione, è possibile abbia già sviluppato gli anticorpi che
potrebbero poi bloccare l’adenovirus del vaccino, inficiando l’efficacia della vaccinazione. È invece più improbabile che un individuo
abbia sviluppato gli anticorpi contro un adenovirus di scimpanzè. Una volta somministrato, l’adenovirus modificato penetra nel
nucleo della cellula dove fornisce il codice genetico per produrre la proteina Spike di SARS-CoV-2. Le cellule T del sistema
immunitario riconoscono lo stimolo della proteina Spike e attivano la risposta immunitaria e la produzione di anticorpi specifici
contro il virus. Con la vaccinazione vengono inoltre prodotte cellule dotate di memoria difensiva contro la proteina Spike: se il
vaccinato in futuro dovesse entrare in contatto con il virus, il suo sistema immunitario ne avrà memoria, lo riconoscerà e si attiverà
per combatterlo, impedendo alle proteine Spike l’ingresso all’interno delle cellule. Con il vaccino si introduce nelle cellule
dell’organismo solo l’informazione genetica necessaria per costruire copie della proteina Spike. L’adenovirus non è in grado di
replicarsi e dunque non può diffondersi nell’organismo dei vaccinati. Dopo la somministrazione l’informazione genetica viene
degradata ed eliminata.

Spikevax: Il vaccino Spikevax (Moderna) contiene le molecole di RNA messaggero (mRNA) con le indicazioni per costruire le
proteine Spike del virus SARS-CoV-2. All’interno del vaccino, le molecole di mRNA sono protette da una microscopica vescicola
lipidica: una “bollicina” che impedisce il rapido degradamento dell’RNA (come solitamente accade) e la sua distruzione da parte del
sistema immunitario in quanto componente estraneo all’organismo, così che possa entrare nelle cellule.

Dopo l’iniezione del vaccino, l’mRNA viene assorbito nel citoplasma delle cellule e inizia la sintesi delle proteine Spike. Queste
ultime stimolano la produzione di anticorpi specifici da parte del sistema immunitario. Con il vaccino si introduce nelle cellule
dell’organismo l’informazione genetica fondamentale alla cellula per costruire copie della proteina Spike e non si introduce il virus
vero e proprio: pertanto il vaccino non può in alcun modo provocare COVID-19 nella persona vaccinata.

Con la vaccinazione inoltre si attivano le cellule T che preparano il sistema immunitario a rispondere a eventuali ulteriori
esposizioni al virus SARS-CoV-2: se il vaccinato in futuro dovesse entrare in contatto con il virus, il suo sistema immunitario ne avrà
memoria, lo riconoscerà e si attiverà per combatterlo, impedendo alle proteine Spike l’ingresso all’interno delle cellule.

Una volta terminato il proprio lavoro, pochi giorni dopo la vaccinazione l’mRNA del vaccino si degrada naturalmente: non c’è
pertanto alcun rischio che entri nel nucleo delle cellule e ne modifichi il DNA.

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